L’art Nouveau Gli ultimi anni dell’800 si diffonde in Europa e negli Stati Uniti un movimento con caratteristiche simili ma diverse denominazioni in ogni nazione, che interessò soprattutto l’architettura ma anche pittura, scultura, grafica, moda e design caratterizzante dell’epoca della “belle èpoche”. In Francia prenderà il nome di “l’Art Nouveau”, in Germania prese il nome di “Jugendstil”, in Austria fu denominato “Secessione”, in Spagna “Modernismo”. In Italia prese il nome di “Liberty” (dal nome dei magazzini inglesi di Arthur Liberty, che vendevano arredi, oggetti, tessuti e tappezzerie dal gusto floreale) ed incontrò il gusto della nuova borghesia cittadina senza però trovare una diffusione negli edifici pubblici. L’Art Nouveau nacque dal rifiuto verso gli stili del passato e la ricerca di ispirazione nella natura e nelle forme vegetali, attraverso la creazione di uno stile nuovo e libero, totalmente originale dove l’artista si rifugia in un mondo immaginario intimo e raffinato. Gli elementi caratterizzanti l’Art Nouveau possono essere riassunti in questi punti: −l’uso della linea curva definita «a colpo di frusta» −l’utilizzo di ferro e ghisa per uso residenziale −il riferimento al mondo vegetale e animale nelle decorazioni −la ricerca di una nuova bellezza nei prodotti industriali e la parallela esaltazione dell’artigianalità −una pittura soggettiva e interiore con uso piatto del colore −la figura femminile sensuale, sofistica e sfuggente, a volte ambigua. −l’applicazione di questo stile in ogni forma di produzione artistica (architettura, pittura, scultura, arredi, monili, oggetti d’uso, abbigliamento, pubblicità, grafica, arredo urbano). A dare la spinta verso un linguaggio unitario fu l’architetto francese Eugène Viollet-le-Duc, il quale aveva teorizzato che la “verità” di un’opera architettonica stesse in tre punti: - struttura, intesa come uso dei materiali secondo la loro qualità - funzione, capacità di soddisfare le necessità - forma derivante dai caratteri estetici della struttura. In Belgio il maggior esponente di questa nuova idea progettuale fu Victor Hortache. Ispirato dall’uso dei nuovi materiali come il ferro combinato con il vetro, egli riuscì a rivoluzionare la figura dell’architetto e il modo di concepire gli edifici. Il compito dell’architetto spazia infatti, con lui, dalla progettazione di interni ed esterni sino allo studio di luci, arredi e decorazioni delle pareti. In particolare Casa Tassel (1893) è considerata una sorta di monumento-simbolo dell’Art Nouveau, sia per l’esterno sia per l’interno per la straordinaria sintesi tra architettura e arti decorative. Il ferro viene trattato come un filamento organico che si insinua nell’edificio e varia le sue forme diventando un corrimano, un pilastro o un apparecchio illuminante. Non c’è più differenza tra struttura e decorazione, ma tutti gli elementi concorrono in una unica straordinaria sintesi ed in una continuità di forme, a definire il “carattere” dell’edificio. Victor Horta, Casa Tassel, Bruxelles In Francia massimo esponente del movimento fu Hector Guimard (1867-1942). L’architetto adottò le teorie di Viollet-le-Duc e rifiutò alcuni principi tradizionali, come la simmetria e la regolarità delle piante, per creare uno stile funzionale all’utilizzo del fabbricato e alle proprietà dei materiali. Realizzerà Castel Béranger, un edificio residenziale dove, adottando il principio della funzionalità, le numerose aperture si adatteranno alla disposizione interna dei vari ambienti senza un ordine e senza rispetto delle simmetrie. Guimard utilizzerà il “bow-window”, una sorta di gabbia in ferro e vetro addossata alla facciata per aumentare la superficie vetrata. Sono ulteriori dimostrazioni del suo ingegno progettuale le entrate della metropolitana (ancora oggi esistenti) che egli ridisegna con elementi in ghisa ondulati come fiori, conferendo loro un aspetto organico e vitale. L’architettura modernista in Spagna contribuì alla trasformazione di Barcellona, attraverso il suo genio eccentrico Antoni Gaudì. La sua architettura è la sintesi tra forma, struttura e funzione attraverso un’esplosione di colore, di esuberanza decorativa, di linee ondulate e sinuose, e del recupero di tutte le arti applicate. Nella sua architettura originale e innovativa egli racchiude elementi di scultura, pittura, ceramica, artigianato, vetro e ferro battuto. In città realizzerà Casa Milà, Casa Battlò, Parco Guelle, la Sagrada Familia e molte altre opere. Massima espressione del suo genio è la facciata di Casa Batlló, autentica esplosione di creatività e materiali ispirati alla natura e alla cultura catalana. Gaudí ideò per la Casa Batlló una facciata a tema marino, aggiungendo sculture, materiali riciclati e oggetti che trasformò in arte. Risalta l’effetto di una superficie ondulata dove luce e colore, pietra, vetro e ceramica sono protagonisti. Quando la facciata riceve la prima luce della mattina, la brillantezza e il luccichio la riempiono di vita come se fosse un elemento vivo del paesaggio urbano. Nel piano terra, nel piano nobile e nel primo piano, la facciata incorpora colonne di pietra slanciate di forma ossea decorate con elementi floreali tipicamente modernisti. Le ringhiere dei balconi, invece, hanno forma di maschere. Sono fabbricate in ferro fuso monopezzo e fissate attraverso due punti di ancoraggio, in modo che una parte fuoriesce. L’interno di Casa Batlló ha un design sorprendente. Gaudí collaborò con i migliori artigiani dell’epoca lavorando il ferro forgiato, il legno, le vetrate, le piastrelle di ceramica, gli ornamenti di pietra… Percorrendo la casa, i dettagli sono sempre più particolari con grande effetto visivo. È un’opera d’arte totale, nella quale l’artista interviene in tutto: design, colore, forma, spazio e luce dove la bellezza e funzionalità si uniscono in tutte le zone dell’edificio. Il piano nobile è il cuore della casa, un salone unico che rappresenta la massima espressione del modernismo e che ci spiega come viveva la borghesia dell’epoca. In questo piano troviamo, innanzitutto, l’ufficio del signor Batlló e uno strano camino a forma di fungo. Nel salone principale della casa troviamo una finestra di grandi dimensioni che forma una tribuna affacciata sul Paseo de Gracia. Tra gli altri elementi, spiccano le grandi porte di rovere con forme marine nelle quali Gaudì incorporò vetri colorati e un soffitto ondulato che allude alle onde del mare. Il cortile interno è una parte fondamentale della casa, che consente la distribuzione dell’aria e della luce che entrano dal lucernario principale. Gaudì lo rivestì con piastrelle in vari toni di azzurro (più intensi nella parte superiore e più chiari in quella inferiori) per ottenere una distribuzione uniforme della luce. Dalla sala da pranzo privata della famiglia Battló, si accede a un esclusivo cortile posteriore, una piccola oasi in mezzo alla città. Questo spazio spicca per il pavimento e per i vasi ricoperti in ceramica e vetro che rappresentano un fantastico elemento decorativo. Nella terrazza risalta quello che si conosce come il dorso del drago che Gaudí rappresenta con tegole di diversi colori. Gli autentici protagonisti della terrazza sono quattro insiemi di camini con forme sinuose e policromate, disegnate per impedire che l’aria ritorni verso l’interno. In questo spettacolo cromatico bellezza e funzionalità si uniscono nella Casa più bella e rappresentativa del modernismo catalano. In Austria e Germania assistiamo al fenomeno della Secessione con il quale gli artisti intendono abbandonare gli stili storici del passato in nome della funzionalità costruttiva, sempre attraverso la fusione tra pittura, scultura e arti figurative. Tra questi artisti ricordiamo il fondatore della Secessione Viennese Otto Wagner e Joseph Maria Olbrich che realizzò Il palazzo della Secessione con l’intento di creare un “tempio” dell’arte moderna. Per la prima volta un museo è considerato non solo uno spazio espositivo ma è lui stesso un’opera d’arte. Il pittore Gustav Klimt è forse il maggior esponente di questo rinnovamento dell’arte figurativa. Nelle opere di Klimt motivi decorativi naturalistici, tipici dell’Art Nouveau, si mescolano con elementi più astratti, fondendosi in una tecnica preziosa, ricca di riferimenti simbolici. I dipinti di Gustav Klimt sembrano realizzati a mosaico attraverso l’utilizzo di pietre dure, madreperla, bottoni, sabbia e frammenti di specchio. Di questa tecnica, che egli studiò attentamente a Ravenna, conservano l’effetto bidimensionale accostando colore e forma, riuscì ad annullare il volume delle cose che raffigura, tanto da farle apparire quasi astratte. Una linea sinuosa definisce le figure che sono una a fianco dell’altra con una elegante armonia. Centrale nei lavori di Klimt è la figura femminile visibilmente ritratta da personaggi della vita quotidiana. Il bacio-olio su tela-1907/8-Galleria Belvedere Vienna Artista controverso del tempo fu il norvegese Edward Munch che fece della sua pittura soggettiva la rappresentazione della realtà interiore piena di angoscia e disperazione. La natura vien usata come specchio per le emozioni che sembrano fondersi con lo sfondo creando un’atmosfera fortemente espressiva attraverso l’uso del colore e delle pennellate. Malinconia, olio su tela, Nasjonalmuseet Oslo L’art Nouveau e le arti applicate In Gran Bretagna, patria della rivoluzione industriale, si assiste ad una vera e propria contrapposizione verso la produzione meccanizzata in favore di un recupero dell’artigianalità. Sarà il pittore, decoratore Morris e successivamente Charles Mackintosh a dar vita al movimento chiamato “Art and Craft” che darà risposta a questa esigenza esaltando la produzione artigianale. Una delle caratteristiche comuni a tutti i filoni dell’Art Nouveau è proprio quella di voler rendere esteticamente validi gli oggetti di uso comune allontanandoli della produzione in serie dell’industria. In questo periodo conobbe uno straordinario sviluppo la lavorazione del vetro come dimostrano le geniali creazioni di Emile Gallé che, all’ingresso del suo laboratorio, fece scrivere “le mie radici sono nel cuore dei boschi”, o quelle dell’americano Louis Comfort Tiffany famoso per le sue lampade e vetrate realizzate con vetri coloratissimi e legati a stagno, detti vetri Tiffany, ma anche pittore e creatore di gioielli ed elementi di arredo, ancora oggi apprezzati in tutto il mondo. L’ispirazione alla natura e l’uso di nuovi materiali dettero un rivoluzionario impulso anche all’oreficeria che ebbe in René Lalique, l’inventore del gioiello moderno, uno dei suoi più geniali creatori. Con lui la tradizione orafa ottocentesca tesa all’esaltazione dei materiali preziosi venne superata per un gioiello capace di avere valore espressivo di per sé, prescindendo dal valore dei materiali usati. Meotto Davide 5ELSA