DAI GAS AI DISTRETTI DI ECONOMIA SOLIDALE

SETTIMO CONVEGNO NAZIONALE DEI GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALE
"DAI GAS AI DISTRETTI DI ECONOMIA SOLIDALE"
2-3 GIUGNO 2007, MARINA DI MASSA (MS), OSTELLO INTERNAZIONALE TURIMAR
RELAZIONE DI LUCA BAGNOLI
Buongiorno e grazie per averci invitato al vostro convegno. Anzitutto, vorrei cercare di presentare
il mio ambito universitario di riferimento. Sono un economista aziendale, scienza che studia –
semplifico e sintetizzo - condizioni di esistenza e manifestazioni di vita degli strumenti creati
dall’uomo per gestire/organizzare l’uso di risorse e beni scarsi.
In altre parole, si parla di aziende pubbliche, private profit (imprese) e private senza scopo di
lucro, oltre che di mix più o meno articolati di tali categorie (cooperazione, imprenditoria sociale,
etc.).
Dunque, perché sono qua?
Senz’altro per ammettere una lacuna all’interno del mio ambito di riferimento, e poi per cercare di
“capire” il modello (di “business” –passatemi il termine senz’altro neutrale) su cui si basano i GAS
e, direi, l’economia solidale nel suo insieme..
L’economia aziendale come si comporta? Osserva il “mondo”, ne recepisce i comportamenti, le
“strutture” e li riversa come modelli sul mondo stesso. Vi è una forte integrazione tra operatività e
teoria.
Però questo approccio non è sempre capace di cogliere tutte le particolarità
Esemplificando, possiamo pensare al terzo settore puro. Questa realtà si è evoluta mentre non
sempre sia la teoria giuridica che quella economico-aziendale sono riuscite a “seguirla” e naturale
conseguenza è stata la cronica mancanza di un’adeguata cornice normativa e di strumenti
aziendali.
Da una parte si tende a porre rimedio attraverso interventi normativi ad hoc (Impresa sociale ex
d.lgs 155/06, proposte di riforma del libro I C.C. e della L. 266/91, etc.) dall’altra si sviluppa lo
studio economico-aziendale di tali modelli alternativi.
Dunque, vi è un concreto interesse da parte del ricercatore a riuscire ad intercettare queste realtà
in crescita.
Inoltre, come cittadino/consumatore – direi come essere umano - sono convinto che l’attuale
modello di sviluppo capitalistico sia intrinsecamente autodistruttivo, per cui deve essere
necessariamente trovato un modo per orientarlo in modo diverso (decrescita, o meglio una crescita
diversa, ricordando il pasoliniano contrasto tra sviluppo economico e progresso).
Qua mi aiuto con la dottrina: ben venga l’economia di mercato (lo scambio – inteso, semplificando,
come contrapposto ad una economia dirigistica, eterodiretta), mentre appare chiaramente
riconosciuta la “pericolosità” dell’approccio capitalistico, ovvero l’esistenza di un sistema in cui il
controllo e quindi la capacità di decidere – potremmo parlare di governance - è in mano al
capitalista, ed in particolare al capitalista orientato esclusivamente al profitto.
Dunque, vi è attenzione per l’analisi di quelle forme organizzative che tendono ad “umanizzare”
domanda e offerta, le realtà della cosiddetta economia civile (Bruni - Zamagni).
I principi dell’economia solidale – sintetizzo, reciprocità e cooperazione, democraticità, sostenibilità
ecologica, impegno locale, no scopo di lucro soggettivo – rientrano a pieno titolo in una visione di
questo genere.
Ovviamente, è interesse di tutti che questo approccio diventi quello “dominante”, nel senso che
riesca a sostituire nel tempo la cultura capitalistica da globalizzazione e, senz’altro, l’approccio
menefreghista del consumatore medio.
Cosa diventa dunque importante, a mio avviso?
• La individuazione di “regole” condivise e democratiche – penso alla vostra carta per la rete
italiana di economia solidale – me ne scuso, è la mia esigenza di poter disporre di un
modello di riferimento;
• La capacità di mantenere, anche al crescere del “movimento”, una partecipazione attiva da
parte dei soggetti coinvolti. Penso al mondo della cooperazione, agli ideali di partenza
durante l’800 che caratterizzavano la cooperazione di consumo, quella di lavoro, quella di
credito, nonché alle “deviazioni a cui quotidianamente assistiamo oggi. In altre parole, mi
immagino le concrete difficoltà di mantenimento di una governance partecipata, che
peraltro appare una opzione che va facendosi strada anche nel pubblico (ovviamente e
talvolta purtroppo per esigenze diverse, pensiamo alle esperienze di bilancio partecipato e
alle – future – norme in tema da parte della Regione Toscana). In questa ottica, vedo come
una bella sfida il GAS Energia, sia in termini di rappresentatività, di capacità di portare
avanti tutti gli aspetti anche prescindendo dai singoli, che di attenzione alle modalità di
gestione del “tesoretto”;
• La capacità di comunicare. Mi è sembrato molto interessante un passaggio della vostra
carta, laddove si fa riferimento al rispetto della legalità e all’impegno a protestare norme
ritenute ingiuste attraverso forme pubbliche trasparenti e in equivoche. Al fine di favorire
conoscenza, accettazione e quindi diffusione del modello di economia proposto, in altre
parole per entrare in contatto con la “massa” dei consumatori, vi è la necessità di
presentarsi in modo adeguato. A proposito di comunicazione penso ad iniziative accattivanti
che riescano a toccare i destinatari della comunicazione. L’esempio della Banca ACE
riportato sull’ultimo numero della rivista Valori (49 – maggio 2007) mi pare che possa
servire a rendere l’idea!
• In queste forme di presentazione ritengo utile anche che ci fosse una qlc attenzione
all’aspetto “risultato”. Quanti GAS ci sono, di cosa si occupano – ok – ma anche tipologia e
quantità di consumo realizzato e – perché no – il valore. Mi piacerebbe pensare ad una
sorta di rendiconto periodico – un bilancio sociale - dell’attività del singolo GAS e del livello
aggregato. Ovviamente, chi esiste come realtà strutturata ha già degli obblighi
rendicontativi minimi, per cui si potrebbe anche studiare un collegamento a tali prassi.
•
Collegato a ciò vedo con estremo interesse il contributo che l’economia solidale può dare –
più che al PIL - a tutte quelle forme alternative di misurazione dello sviluppo (dall’indice di
felicità al Genuine Progress Indicator)
Fatemi, in tutto ciò, fare anche una critica. Manca, o non è esplicitato, un soggetto che a mio
avviso è fondamentale per il “successo” nel tempo di una economia di tipo solidale. Il
coinvolgimento forte del mondo universitario.
Pensiamo insieme alle potenzialità collegate ad una formazione di base sull’economia solidale
“applicata” all’interno dei primi anni universitari in una facoltà come Economia, alla possibilità
di informare – anche di convincere e quanto meno sensibilizzare - quelli che spesso sentiamo
chiamare i futuri manager.
In definitiva, vorrei che il senso della nostra presenza qua oggi fosse anche quello di pensare
ad un percorso comune, ovviamente ciascuno secondo il proprio ruolo.
A tal fine faccio anche un po’ di pubblicità al mondo accademico ed in particolare allo sforzo
che sta portando avanti la facoltà di Economia di Firenze sul tema in questione. Nel 2004
abbiamo costituito il gruppo ECORES, che riunisce docenti e Ricercatori che si dedicano a
sostenere iniziative didattiche e scientifiche finalizzate al perseguimento di obiettivi di
ECOnomia RESponsabile (http://www.unifi.it/ecores/).
Inoltre, vi segnalo anche un’iniziativa intrapresa a livello professionale. Nel 2005 è stata
costituita l'Associazione Italiana Revisori Etici, con lo scopo di promuovere e diffondere tra le
organizzazioni pubbliche, private, sociali e professionali la responsabilità socio-ambientale, la
rendicontazione socio-ambientale e la revisione etica. Si tratta del tentativo di creare una figura
professionale nuova - il revisore etico – che possa, in qualche modo, dedicarsi alle diverse
materie dell’economia solidale caratterizzandosi non soltanto sotto il profilo della competenza
ma anche, e soprattutto, per la condivisione di tali finalità (www.revisorietici.net).
Provo a lanciare qualche proposta
- Collaboriamo ad approfondimenti comuni, aggiorniamoci a vicenda quando vi sono novità
normative o eventi particolari. Esemplificando, penso alle indicazioni per l’attività dei GAS
(vostro documento del feb-07). Si tratta di argomenti che ci vedono attenti sia in fase di
analisi della disciplina vigente che in fase di monitoraggio delle riforme in atto;
- definizione comune di tesi di laurea incentrate sul mondo gas e distretti dell’economia
solidale;
- recepimento di testimonianze all’interno dei nostri insegnamenti – mi piacerebbe ospitare
un vostro intervento – ovviamente di taglio giuridico-aziendale - all’interno del mio corso in
economia e amministrazione della cooperazione e del non profit;
- elaborazione, attraverso un approccio di tipo induttivo, di teorie economico-aziendali
innovative, che abbiano alla base fondamenti di equità, eticità e, direi, senz’altro
ragionevolezza.
Luca Bagnoli
Dipartimento di Scienze Aziendali - Università degli Studi di Firenze
via delle Pandette, 9 - 50127 Firenze Italy
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