ANTROPOLOGIA CULTURALE – FABIO DEI
LA SCUOLA IN PRATICA – MARA BENADUSI
Antropologia culturale
Antropologia dell’educazione
Scuola di cultura e personalità
Studio della trasmissione culturale
- Nasce nel 1871, Primitive Culture, Edward Tylor
- è la scienza che studia gli esseri umani dal punto di vista della loro
vita sociale e culturale;
- il settore scientifico-disciplinare che fa riferimento ad essa
nell'attuale ordinamento didattico italiano è definito dall'acronimo
M-DEA (discipline Demo-Etno-Antropologiche);
- Al momento della nascita si concentra sui primitivi (no
modernità);
- Studio delle differenze e attrazione per le diversità culturali;
- Il confronto con l’altro costringe a una continua revisione delle
categorie occidentali;
- Basata sulla tecnica dell’osservazione partecipante (Malinowski),
standard per molte generazioni
- Basata sulla ricerca sul campo – no antropologia da tavolino (ideata da Boas e Malinowski), contraddistinta da un approccio
olistico;
- Nonostante l’approccio olistico l’antropologo si specializza spesso
su specifici ambiti della vita socioculturale: sistemi di parentela,
sistemi economici e di scambio, stratificazione sociale, politica e
potere, linguaggio e comunicazione non verbale, religione e
stregoneria, etnoscienza, mutamento culturale;
- La figura dell’antropologo è quella di un teorico e di un
ricercatore (il manifesto di questa figura si trova in Argonauti del
Pacifico Occidentale di Malinowski. Il libro è il resoconto del
periodo di studio nell’arcipelago malesiano delle Trobriand –
descrive la pratica del kulache - , esso inaugura il nuovo genere di
testo antropologico: la monografia etnografica. Tale modello viene
rivisto con il processo di decolonizzazione, quando subentra la
soggettività di ricercatore e informatori);
- L’antropologo nel corso della vita si può specializzare su massimo
2/3 aree culturali
- Tipi di antropologia: museale, storica, del mondo antico,
linguistica, psicologica, medica, urbana, etnopsichiatria, filosofica
(in IT no DEA)
- L’antropologia presenta una tensione culturale: da un lato una
pulsione positivista e scientifica e dall’altro le istanze del giro lungo
(Concetto di Remotti, per capire la nostra stessa ragione occorre
passare da ciò che ci è meno familiare)
Nasce a cavallo degli anni ‘50 e ‘60, la sua fioritura è legata al
triennio precedente. Nel 1934 Malinowski andò in Sudafrica per
partecipare a una conferenza internazionale sull’educazione.
La conferenza del 1954 coordinata da Spindler segnò un momento
di svolta per la disciplina poiché consentì a studiosi e professionisti
di condividere le proprie idee e interessi.
La relazione antropologia- educazione nasce nei problemi sociopolitici degli Stati Uniti e nell’esigenza di reagire alle teorie
deprivazioniste.
L’antropologia educativa ereditò dalla scuola di cultura e
personalità l’interesse per i fenomeni inculturativi, l’abitudine a
non separare i processi educativi dai contesti socioculturali. Ciò che
li accomuna è lo studio della trasmissione culturale. Il termine
usato da Spindler (modello strumentale) spiega i mezzi e i modi di
trasmettere i valori e i comportamenti attesi da una generazione
all’altra all’interno della società. Secondo la teoria la cultura viene
trasmessa per rendere l’individuo pronto a fare ciò che deve
secondo le norme della comunità. Limiti della visione: considera il
processo replicativo, senza considerare i meccanismi di
elaborazione personale, come sostengono Mead e Herskovits.
PARADIGMI TEORICI
Diffusionismo
Evoluzionismo antropologico
Funzionalismo
In antitesi con l’evoluzionismo. Teoria antropologica sorta alla fine
del 19° secolo. In polemica con gli evoluzionisti, i diffusionisti
vedevano nelle migrazioni, nel contatto, negli scambi, nei prestiti
tra culture i fenomeni da indagare per ricostruire la storia culturale
delle varie società. Oggetti, idee, invenzioni hanno punti di origine
precise da cui, nel tempo, si diffondono nelle società più o meno
vicine (teoria dei ‘cerchi culturali’). Di fronte a un tratto culturale
presente in diverse aree anche lontane tra loro occorre risalire
all’unico punto di irradiazione ricostruendo poi i processi di
circolazione e di scambio tra i popoli.
In America, alcuni allievi di F. Boas diedero vita a una forma
originale di d. (C. Wissler e la teoria delle ‘aree culturali’). Le teorie
diffusioniste vennero criticate soprattutto per la loro incapacità di
dar conto dell’innovazione e della creatività e per aver fornito
un’immagine poco organica delle società umane. Di recente, i
fenomeni della globalizzazione hanno portato alla rivalutazione di
alcuni aspetti teorici del diffusionismo.
In antitesi con il diffusionismo. Intende risalire indietro nel tempo
alla scoperta dell’origine delle forme viventi e culturali oggi
osservabili. Utilizza il metodo comparativo: dati provenienti dai più
diversi contesti geografici e temporali possono essere accostati per
gettare nuova luce. Il metodo comparativo implica il principio
uniformista: l’evoluzione si dispiega in modo graduale continuativo
e costante seguendo leggi che restano invariate nel tempo e nello
spazio. Questa teoria sostiene che l’evoluzione sia uniforme
sebbene non proceda alla stessa velocità in tutti i luoghi. Infatti
alcune specie arcaiche osservate da Darwin presentavano tratti e
simboli del passato (definite sopravvivenze, ne è un esempio lo
sbadiglio).
Di fronte a un tratto culturale non ci si chiede più da cosa abbia avuto origine ma a cosa
serve in relazione di tutti gli altri tratti e all’equilibrio del sistema che li comprende.
Malinowski sostiene che la cultura abbia una natura funzionale: ad esempio la magia e
la religione fungono da controllo dell’ansia e da rassicurazione.
La concezione funzionalistica della società e della struttura sociale trae origine dal
pensiero di Herbert Spencer, che paragonava le società agli organismi viventi e riteneva
che le loro varie parti costituissero sistemi i quali, a loro volta, operavano insieme come
un tutto funzionante.
Come i diversi organi e sistemi di un corpo complesso sono dissimili tra di loro, così le
parti di un'unità sociale complessa ed evoluta tendono a differenziarsi tra loro. Si
differenzierà così la religione rispetto alla politica, il lavoro rispetto alla vita familiare e
così via.
Ogni parte di una società o di un corpo vivente ha una funzione e quanto più queste
funzioni differiscono, tanto più è difficile per una parte sostituirne un'altra. Il risultato
finale, sia per gli organismi che per la società, è un tutto costituito da parti
interdipendenti.
Secondo Radcliffe-Brown, il concetto di funzione ha senso solo in rapporto alla
continuità della struttura sociale. Quindi la funzione di ogni pratica culturale è il ruolo
che svolge nella vita sociale e il contributo che dà al mantenimento della struttura
sociale.
Il funzionalismo presenta una debolezza: tende a descrivere le società come
omeostatiche. Ciò dipende dal fatto che i ricercatori studiano popolazioni colonizzate e
immobilizzate dal dominio coloniale.
Strutturalismo
Antropologia interpretativa
Ermenutica
Antropologia critica neomarxista
Antropologia medica
Disease, Illness e Sickness
Sindromi culturalmente
condizionate
Efficacia simbolica
Dagli anni ‘50 il funzionalismo cede il passo allo strutturalismo (Levi
Strauss). Secondo Strauss la cultura è una sorta di matrice di tutti i
linguaggi possibili (la cultura va intesa come il linguaggio,
potenzialmente l’uomo può imparare qualsiasi linguaggio). Ogni
società ha le proprie configurazioni, ma viene costruita secondo
una sintassi universalmente umana. Queste matrici vengono
definite da Strauss strutture. Fa l’esempio della parentela: sebbene
ne esistano vari tipi, l’obiettivo finale di tutti è quello di separare i
matrimoni proibiti da quelli consentiti.
Geertz, fine ‘900. Sapere comprendente e non esplicativo, che
cerca di chiarire il significato delle pratiche culturali attraverso un
progressivo accostamento delle categorie del ricercatore e quelle
degli attori sociali. È una forma di comprensione pratica, è un lento
processo che procede per tentativi ed è parziale e provvisorio. Per
Geertz l’oggetto di studio sono le forme di vita: pratiche irriducibili
a modelli cognitivi o a una razionalità discorsiva.
Approccio ermeneutico
Secondo l’ermeneutica il ricercatore non può disfarsi delle proprie
categorie neppure per finzione metodologica. L’idea di circolo
ermeneutico presenta sotto una nuova luce la tensione tra
etnocentrismo e relativismo. Non possiamo fare a meno di partire
dai nostri pregiudizi, ma nel confronto con la diversità ne
diventiamo consapevoli e disponibili ad andare oltre.
Fine anni ‘80. Gli studi post coloniali e sull’influenza del potere
danno il via a questo indirizzo neomarxista che si muove dalla
priorità della dimensione politico-economica. Essi sottolineano che
i rapporti di potere non sono riconducibili ai rapporti di classe.
Nell’antropologia critica i discorsi e i sentimenti che occupano la
coscienza rappresentano un livello superficiale, sotto al quale
occorre mostrare l’azione strutturante delle grandi forze
economico-politiche. Ad esempio dietro le pratiche dello shopping
c’è l’azione del mercato capitalistico che ha bisogno di
incrementare i consumi e crea soggetti orientati in tal senso.
Sostiene che non sia possibile comprendere il corpo e la mente
senza tirare in ballo i rapporti sociali e la cultura.
In Italia gli studi sulle tradizioni mediche popolari vanno sotto il
nome di Demoiatria. L’antropologia medica intende studiare le
medicine (fondate su conoscenze o su credenze) in quanto modi
complessi di affrontare il problema del male.
Secondo l’antropologia medica il progresso è una transizione tra
complesse cornici di senso che articolano il rapporto tra corpo,
Incorporazione
Pluralismo medico
esperienza e linguaggio.
Mauss in Le tecniche del corpo lancia un programma di etnografia
descrittiva riguardo gli usi del corpo nelle diverse culture.
Esistono tre accezioni di malattie:
- disease, la malattia identificata dalla biomedicina, la
trasformazione della funzionalità del corpo e l’allontanamento da
uno stato di normalità.
- illness, esperienza soggettiva di sofferenza
- sickness, ruolo sociale dell’ammalato (concetto collegato
all’organizzazione istituzionale della sanità)
Le sindromi culturalmente condizionate (CBS) sono malattie
riconosciute e diffuse in una specifica area culturale (tarantismo
pugliese, disturbo psichico curato con un rito esorcistico di
carattere coreutico-musicale. Il fatto che tale pratica sia percepita
come un dispositivo medico e una terapia porta De Martino a
individuare in tale pratica un’efficacia simbolica).
Secondo Levi-Strauss l’efficacia simbolica è la capacità di indurre
una trasformazione organica vivendo intensamente un mito (né è
esempio anche la cura sciamanica). Questo tema è al centro della
riflessione medico-antropologica.
Secondo il concetto di incorporazione il corpo non è oggetto da
studiare in relazione alla cultura, ma deve essere considerato come
il soggetto della cultura stessa. Esistono infatti tre dimensioni del
corpo:
- corpo sociale (peso morto inerte e passivo)
- corpo politico (plasmato dalle relazioni di potere)
- corpo personale ( soggetto attivo)
Il pluralismo medico si riferisce alla compresenza di biomedicina e
medicine tradizionali nei sistemi di diagnosi e cura. La medicina
scientificamente provata avrebbe voluto far scomparire le pratiche
popolari, l’OMS ha considerato le medicine tradizionali come
patrimonio da preservare.
Romanticismo e Positivismo
In Europa avviene un processo di sviluppo non uniforme, che
assume due sembianze: da un lato il primitivo e il selvaggio,
dall’altro il tradizionale, ciò che esiste nel cuore della civiltà.
Anche il popolo assume un ambivalente giudizio etico: arretratezza
e ignoranza da un lato, autenticità e nostalgia dall’altro.
Su questa ambivalenza si inseriscono due basi: il positivismo e il
romanticismo.
Romanticismo: cultura dei ceti popolari e contadina (Volksgeist), lo
spirito di un popolo, anima collettiva della nazione che trova in usi,
costumi e patrimonio orale la sua massima espressione. Per l’Italia
un testo di riferimento è Canti Popolari Toscani di Tommasi
Niccolò.
Positivismo: tenta di documentare tutti gli aspetti della cultura di
un popolo (fiabe, canti, usi, costumi, credenze, pratiche del lavoro
contadino, riti, cerimonie, tradizioni, ballate, proverbi,
superstizioni). Per il positivismo non c’è limite disciplinare tra
folklore e antropologia, ma entrambi documentano stadi arcaici
dell’evoluzione dell’umanità. Per l’Italia la tradizione di studi è
legata al medico Giuseppe Pitrè e alla sua demopsicologia.
Successivamente viene definita Storia delle tradizioni popolari. Agli
inizi del ‘900 Loria fonda a Firenze il primo Museo di Etnografia
Italiana.
Acquisizione culturale
Adattamento senza assimilazione
Agency dell’individuo
Analisi strutturale
Antropologia dell’educazione
- anni ’90: Wolcott sposta l’attenzione dalla trasmissione culturale
all’acquisizione culturale, superando così una visione troppo
concentrata sull’uniformità culturale;
- tale approccio non considera la cultura come un monolite da
trasmettere da una generazione a un’altra con lo scopo di creare
omogeneità, ma attribuisce all’individuo un ruolo attivo
nell’organizzazione delle diversità, che gli permette di
reinterpretarle e ottenere esiti più favorevoli alla sua
sopravvivenza.
- espressione coniata da Gibson per descrivere il comportamento,
dei gruppi di immigrati, consistente nel seguire le regole
scolastiche del gruppo dominante anche se in contrasto con quelle
familiari – senza applicarle poi a casa.
- capacità di adattare e modificare i modelli culturali del proprio
gruppo a seconda delle situazioni specifiche di interazione sociale;
- concetto che, insieme a quello di “struttura”, contribuisce a
determinare e condizionare le pratiche scolastiche degli alunni
appartenenti a gruppi di minoranza;
- agency e struttura non sono concetti in opposizione e nemmeno
reciprocamente escludenti.
- mette in evidenza il ruolo delle forze macro-economiche e sociali;
- determina il superamento della micro-etnografia.
- disciplina istituzionalizzata tra gli anni ’50 e ’60 negli Stati Uniti
(dopo un trentennio di riflessioni e studi);
- Conferenza di Stanford (1954);
- l’oggetto di studio furono inizialmente i sistemi di educazione e
inculturazione del bambino (nel contesto statunitense);
- l’obiettivo era studiare lo sviluppo infantile al fine del
superamento delle spiegazioni esclusivamente biologiche;
- conseguenza delle dinamiche socio-politiche negli USA;
- nasce in continuità con la scuola di “cultura e personalità”;
- particolare interesse per le dinamiche educative che coinvolgono
studenti appartenenti a gruppi di minoranza (alunni di origine
immigrata o di classe sociale bassa).
Antropologia medica
Approccio idiografico
Approccio micro-etnografico
- concentrato su casi specifici (come nelle discipline di stampo
storico), volto a ricostruire i processi di formazione di determinati
costumi o tratti culturali.
- limiti: si concentra esclusivamente su dinamiche micro-sociali,
Approccio nomotetico
Approccio post-coloniale
Apprendimento situato
Assimilazione
CAE – Council on Anthropology
annd Education
Comunità di pratica
“Coscienza collettiva” e
“rappresentazioni collettive”
Cultura
Cultura della povertà
Cultural Studies
Determinismo biologico
tralasciando il fatto che l’insuccesso dei gruppi minoritari sia
dovuto anche a dinamiche macro-sociali;
- rischio di deriva riduzionista.
- volto alla ricerca di leggi (come nelle scienze naturali).
- espressione coniata da Lave e Wenger, e successivamente ripresa
da Varenne e McDermott, secondo cui la conoscenza sarebbe
incorporata in maniera implicita nelle pratiche di comunità
formate da partecipanti che condividono esperienze.
- rinuncia alle proprie pratiche culturali per acquisire quelle della
maggioranza.
Studiano lo sviluppo e l’apprendimento infantile nelle diverse
modalità e ambienti in cui si realizzano.
- gruppo sociale avente l'obiettivo di produrre conoscenza
organizzata e di qualità, alla quale ogni membro ha libero accesso;
- caratterizzata da impegno reciproco, repertorio condiviso,
obiettivo comune.
- concetti elaborati da Durkheim;
- hanno una funzione di mediazione tra società e individui;
- le credenze o i modi di sentire comuni ai membri di una società o
cultura non si acquisiscono attraverso l'esperienza, ma fondano
l'esperienza individuale e la precedono;
- attraverso queste rappresentazioni collettive la società influenza
il pensiero individuale ai livelli più profondi: la classificazione delle
cose, del mondo, riproduce la classificazione degli uomini.
La cultura è:
- prodotti del lavoro intellettuale (arte, scienza, letteratura);
- consuetudini e usi;
- conoscenze quotidiane con cui le comunità si adattano
all’ambiente e regolano le relazioni sociali;
- entità organica in cui ogni parte dipende dall’altra (religione,
società, economia, ecc);
L’equazione primitivi = bambini è la variante culturalista del
razzismo;
- Nel Novecento si sviluppa un punto di vista relativista e pluralista
della cultura (i giudizi negativi su altre culture dipendono
dall’incapacità di comprenderne il funzionamento), da cui il
principio del relativismo culturale;
- espressione coniata da Lewis (teoria della deprivazione) per
mostrare come la “povertà” (= modo di vita stabile e strutturato)
sia un fattore che determina il comportamento individuale,
attraverso processi di inculturazione trasmessi da generazione a
generazione.
- anni ’60: nascono con la rilettura delle teorie marxiste sui
rapporti tra struttura politico-economica e sovrastruttura culturale.
Grande influenza di Gramsci e nozioni di egemonia e subalternità.
- riconduce l’insuccesso scolastico dei gruppi di minoranza a
condizioni sfavorevoli innate nei bambini;
- superato prima con le teorie deprivazioniste e poi con quelle
Determinismo culturale
Diritti umani
Discriminazione positiva in Gran
Bretagna
Dissonanza affettiva
Dono e scambio
Mauss
MAUSS (Movimento anti
utilitarista nelle scienze sociali)
Godbout (lo spirito del dono)
della discontinuità.
- riconduce l’insuccesso scolastico dei gruppi di minoranza
esclusivamente a condizioni culturali;
- rispetto alle teorie precedenti, supera il riferimento a differenze
di origine genetica, ma persiste l’idea di una “mancanza” di natura
culturale.
- orientamento di tipo interculturale che insiste sulla
“discriminazione positiva” e sulla “riduzione del divario nella
riuscita scolastica”.
- timore degli individui appartenenti a un gruppo di minoranza di
comportarsi come il gruppo dominante e di perdere perciò il
sostegno comunitario (acting white).
Lo scambio di beni avviene per un principio utilitarista e e secondo
la legge del rapporto domanda/offerta. Al di fuori di questa
dinamica economica sta il concetto di dono.
Mauss in Il saggio sul dono parla dello scambio di beni di prestigio
in quanto prestazioni sociali totali, che sono:
- lo scambio non connesso a logiche di mercato e baratto
- transazione pubblica attraverso riti e cerimonie
- no accordi contrattuali (dare, ricevere, ricambiare)
- prestazioni agonistiche, chi dona di più vince (Potlach)
Nel testo Mauss due casi etnografici ( il Kula delle isole Trobriand –
già studiato da Malinowski – e il Polach tra gli indiani del Nord
America). In entrambi dei beni è visto come un servizio alla
costruzione di relazioni sociali. Perché, se il dono è libero, si viene
poi ricambiati? Mauss lo spiega con l’esempio dei Taonga, oggetti
cerimoniali dei Maori della Nuova Zelanda con un’essenza
spirituale (Hau o spirito della cosa donata) che obbliga chi ha
ricevuto il dono a ricambiare pena la sua distruzione. L’obbligo di
ricambiare fonda il legame sociale.
Il dono è stato soffocato nella modernità dallo sviluppo del
mercato, qui lo Hau scompare. Le nascenti forme di assistenza
statale e gli istituti previdenziali rappresentano una rinascita del
dono, la reimmissione di un elemento morale.
Lo scambio non poggia sulla paura superstiziosa dello Hau ma su
una logica di organizzazione di questi scambi che tiene in equilibrio
il sistema economico delle società primitive in assenza di
istituzioni. La reciprocità è la logica che regola il corpo sociale. Se il
dopo mantiene le relazioni sociali, la reciprocità promuove la
solidarietà sociale. Secondo Mauss alla base dello scambio vi sono
degli aspetti etici, lo scambio implica partecipazione e
condivisione.
Nel 1981 viene fondato il MAUSS, movimento in cui è presente
Godbout, autore de Lo spirito del dono, testo in cui G si distanzia
da Mauss in quanto sostiene che lo stato e il mercato sono
meccanismi antidono. In essi i beni devono circolare a prescindere
dalle relazioni sociali, e anzi evitando di crearne. Nonostante ciò
Stato e mercato non riescono mai a esaurire i rapporti personali,
che continuano a scorrere secondo una logica lontana dal modello
economico-giuridico. G identifica tale logica nello spirito del dono,
che si infiltra nella rete stato-mercato, e che quindi si trova
dappertutto. Il dono è quindi uno strumento che coltiva e difende i
legami sociali dalla minaccia della modernità capitalistica.
Dai lavori di G e del MAUSS emergono numerose pratiche in cui
troviamo il dono (cerimoniali, in famiglia, volontariato e no profit,
commercio equo e solidale e consumo critico, donazione del
sangue e organi). Tutte queste pratiche interagiscono con lo Stato
e anzi grazie a questa interazione raggiungono gli obiettivi. Il dono
si inserisce anche nelle relazioni stato e mercato, a dimostrazione
che oltre il lavoro esistono relazioni umane.
Dono secondo Mauss
“Effervescenza collettiva”
Efficacia simbolica
Etnia
Etnocentrismo
Etnocentrismo critico
Etnografia
- prototipo di ogni azione rituale in cui l'individuo esperisce
l'appartenenza al gruppo.
Raggruppamenti umani che condividono culturali (lingua, religione,
usi, costumi, ecc). Viene utilizzato per esprimere differenze tra
gruppi umani indipendentemente dalle suddivisioni politiche degli
Stati. In origine accezione discriminatoria, nella seconda metà
dell’800 assume valore neutro. Proprietà immutabile.
Sumner, il punto di vista secondo il quale il gruppo a cui si
appartiene è il centro del mondo e il campione di misura a cui si fa
riferimento per giudicare gli altri. Herskovits e Strauss riconoscono
l’universalità del comportamento etnocentrico.
Teoria di De Martino. È una posizione che si definisce a partire dal
paradosso dell’incontro etnografico, cioè dal problema del
posizionamento dell’antropologo di fronte alla cultura che cerca di
comprendere. Il modo per andare oltre è quello di fare un
confronto sistematico ed esplicito tra la storia di cui questi
comportamenti sono documento e la storia culturale occidentale
le cui categorie vengono messe in campo durante la fase di studio.
Così facendo il proprio e l’alieno sono sorpresi come due possibilità
storiche di essere uomo: l’uomo occidentale può così farsi un
esame di coscienza e andare oltre la consapevolezza dell’essere
uomo che ha avuto l’Occidente.
Secondo l’etnocentrismo critico, il confronto con altre culture deve
portare a uno sforzo di ampliamento del nostro orizzonte
storiografico.
De Martino nel parlare di altri faceva riferimento ai contadini
poveri del Mezzogiorno, per la cui emancipazione da condizioni di
miseria e oppressione lottava.
- disciplina che si occupa di raccogliere e descrivere i materiali che
sono oggetto delle scienze etnoantropologiche;
- dimensione fondamentale per la comparazione transculturale
proprio per i dati diretti che essa raccoglie;
- il suo obiettivo dovrebbe essere, secondo Varenne e McDermott,
quello di capire perché una cultura legittimi l’esistenza di soggetti
in posizioni marginali e analizzare la cultura scolastica come
processo contestuale; senza concentrarsi sul rendimento del
singolo.
Etnografia urbana
Etnologia
Famiglia (concetto non universale)
Filedwork – Ricerca sul campo
Folklore
Globalizzazione
- da etnos: termine greco che designava un popolo e le sue
istituzioni indistinte, fondate su sangue e legami di parentela;
- disciplina che si occupa dello studio delle culture umane, delle
loro forme e dei loro processi di trasformazione; definita spesso
come fase analitica, interpretativa e comparativa dei dati
etnografici;
- capostipite: Mauss.
Metodo di ricerca con taglio olistico introdotto da Malinowski. Fa
uso di documentazione, materiale d’archivio, reperti di cultura
materiale e dialogo con informatori locali.
Il modello entra in crisi tra gli anni ‘60 e gli anni ‘80poiché prende il
via il processo di decolonizzazione.
Lo studio del folklore è prevalente in Europa, mentre negli Stati
Uniti ci si concentra sul fieldwork. Il folklore è il patrimonio
culturale di un popolo-nazione con profonde radici storiche. Non
considera il concetto di campo, molto spesso si decentra dalla città
alla campagna, lavora su test. De Martino è una combinazione di
folklore e fieldwork, poiché nelle sue ricerche nel Mezzogiorno
associava ricerca partecipante a metodi di rilevazione folklorica
come le analisi storiche.
La denominazione folklore viene coniata nel 1846 da Thoms.
Gli studi sulla cultura popolare hanno trovato massima espressione
nei musei e nelle politiche territoriali di valorizzazione del
territorio. Talvolta il folklore viene strumentalizzato politicamente
come supporto per la costruzione del mito della razza
(nazionalismi).
Dopo la IIGM Gramsci in Quaderni dal carcere dedica la sua
attenzione al folklore, affermando che ciò che definisce un tratto
culturale come folklorico è la collocazione nelle dinamiche dei
rapporti sociali. Le classi popolari non potendo accedere alla
cultura dei ceti dominanti si accontentano di frammenti. Gramsci
ripensa il folklore come rapporto tra le classi e come conseguenza
diretta dei processi egemonici tramite i quali i ceti dominanti
esercitano il potere. Individua gli intellettuali come i mediatori dei
processi egemonici, Bosio propone una figura di intellettuale
rovesciato che impara dalle classi più povere, grazie al
magnetofono.
Tra gli anni ‘50 e ‘70 assistiamo ad una virata del folklore verso
finalità estetiche e commerciali, diviene genere di consumo di
massa.
Dagli anni ‘90 l’UNESCO detta il nuovo linguaggio della
valorizzazione delle culture locali nella Convenzione per la
salvaguardia del patrimonio culturale intangibile, che definisce
intangibile quello che prima si chiamava folklore.
Flusso crescente di commercio, finanza, cultura, idee e persone,
consentito dallo sviluppo della tecnologia di comunicazione e di
trasporto, nonché dalla diffusione del neo-capitalismo liberale.
Parliamo di globalizzazione vera e propria quando i flussi
assumono una dimensione tale da indebolire le istituzioni classiche
della modernità e lo Stato. 5 filoni (economia, politica, nuovi flussi
migratori, della cultura, nuove gerarchie sociali).
Prima del concetto di globalizzazione Wallerstein aveva coniato il
concetto di sistema-mondo.
Con la globalizzazione assistiamo ad un passaggio da un modello
internazionale ad un trans nazionale di migrazione. Con il termine
transnazionale si intende la costruzione di legami stabili e
comunitari che attraversano i confini nazionali, grazie allo sviluppo
di tecnologia e trasporti. Non sono spazi dove si preserva la cultura
di origine, ma sono differenti sia dalla cultura di origine che da
quella di arrivo. Infatti gli spazi transnazionali non sono costituiti
solo dai più classici flussi migratori ma anche dai più alti livelli della
scala sociale. Anche il turismo produce spazi transnazionali (villaggi
turistici, navi da crociera, ecc).
Se la globalizzazione consiste nella perdita dei confini, ciò sembra
riguardare anche i confini tra le sfere dell’agire sociale (dedifferenziazione). Risulta evidente anche la confusione tra i confini
tra le sfere alte e basse della cultura (arte, scienza vs
intrattenimento, pubblicità ecc).
La globalizzazione da un lato viene considerata come un processo
di omologazione ovvero un processo di acculturazione che
comporta un’imposizione dall’esterno di una cultura che cancella
quella dominante (McDonaldizzazione della società, Ritzer).
All’omologazione si contrappongono le teorie dell’eterogeneità o
ibridazione, in questo caso l’interesse si sposta verso il modo in cui
queste pratiche interagiscono con i contesti locali, modificandoli.
I prodotti – soprattutto occidentali – che circolano vengono
indigenizzati e riletti su uno specifico sfondo culturale.
Nella comunicazione di rete, strumenti come Facebook rafforzano
la rete di rapporti locali. Prendendo anche da esempio le serie tv e
il gioco del calcio, seppur in esse emergano i tratti tipici della
globalizzazione, esse assumono numerosi significati simbolici nelle
situazioni locali.
Grandi e piccole tradizioni
(Europa)
“Identità fluida”
Inculturazione
- concetto emerso da uno studio di Hemming condotto in due
scuole statunitensi con l’obiettivo di comprendere le traiettorie di
vita degli studenti partendo dall’analisi delle dinamiche contestuali
e interazionali in cui sono immersi;
- consiste nella negoziazione della propria identità: being bad è una
strategia che permette agli studenti afro-americani di “diventare
qualcuno” dosando in maniera fluida le loro diverse affiliazioni
identitarie.
- processo naturale attraverso cui la cultura si trasmette in maniera
più o meno meccanica da una generazione a quella successiva;
- Herskovits la suddivide in due fasi: inculturazione meccanica nei
primi anni di vita e inculturazione processuale nel periodo
seguente;
- concetto ormai in disuso a causa del forte determinismo
culturale: sia Herskovits che Mead mettono in evidenza l’esistenza
di meccanismi di rielaborazione.
Luogo (concetto antropologico)
M-DEA
“Mente etnica”
Metodo genealogico
Minoranze involontarie e
involontarie
Modello ecologico-culturale
Nuova etnografia dell’educazione
Discipline demoetnoatropologiche del settore scientifico.
Demologia (storia delle tradizioni popolari), etnologia (studi
settoriali su specifici popoli e culture in ogni parte del mondo) e
antropologia culturale. L’oggetto di studio è l’uomo e le culture
umane nelle loro articolazioni etniche e nelle espressioni popolari.
- concetto sviluppato da Hewitt per descrivere il diverso sistema di
valori degli indiani. Secondo lo studioso, l’insegnamento più
efficace per queste minoranze sarebbe quello impartito
direttamente nelle riserve (problema: propone politiche
scolastiche separatiste e non una revisione concreta del sistema
educativo statunitense).
- elaborato da Rivers (Inghilterra) per lo studio delle organizzazioni
sociali, divenne in seguito una metodologia ampiamente usata
nell'antropologia;
- consiste nel metodo di raccolta dei dati genealogici che porta
successivamente alle complesse analisi dei sistemi di discendenza
e parentela, tipiche dell'antropologia sociale inglese.
- distinzione attuata dall’antropologo Ogbu;
- m. involontarie: comunità incorporate attraverso processi di
colonizzazione, conquista e schiavitù (es. afro-americani,
messicani, nativi americani) – occupano posizione subordinata
rispetto alla cultura di maggioranza;
- m. volontarie: immigrati arrivati volontariamente con l’obiettivo
di migliorare il proprio status socioeconomico (es. giapponesi) –
non sviluppano un’identità culturale oppositiva;
- sia le m. volontarie sia quelle involontarie sperimentano
pregiudizi e discriminazioni, ma attivano risposte e interpretazioni
differenti.
- anni ’80: sviluppato dall’antropologo Ogbu negli USA;
- consiste in una lettura alternativa rispetto all’approccio
differenzialista, con una maggiore attenzione al contesto storicosociale (=integrazione di aspetti micro e macro-sociali);
- propone un ampliamento di scala e coniuga elementi di ecologia
culturale con altri di struttural-funzionalismo;
- il preconcetto che le minoranze hanno del contesto da cui
provengono, di quello di arrivo e soprattutto del posizionamento
della propria comunità all’interno della società stessa;
- difficilmente adattabile al contesto europeo a causa delle diverse
dinamiche che hanno luogo nei vari paesi;
- gli alunni rom e sinti sarebbero considerati minoranze
involontarie da Ogbu.
- anni ‘70/’80: movimento femminista, studi critici sulla razza, idea
marxista della resistenza;
- diminuisce l’attenzione alle differenze etniche e aumenta quella
per l’aspetto relazionale, situato e dinamico dei processi di
produzione culturale;
- focus sulle modalità di rimodellamento dell’identità dei giovani
nel confronto con i pari (dentro e fuori dalla scuola);
- compare il concetto di resilienza (insieme alla rielaborazione di
quelli di riluttanza e resistenza).
Obiettivi dell’antropologia
Oggetto studio dell’antropologia
odierna
Olismo
Omologazione
Osservazione partecipante
PARENTELA
Lignaggio
Clan
La teoria dell’alleanza
La teoria della discendenza
Il dominio maschile
La famiglia
- è una tecnica di ricerca etnografica incentrata sulla prolungata
permanenza e partecipazione del ricercatore alle attività del
gruppo sociale studiato;
- tale metodo è stato reso celebre da Malinowski ed è divenuto
fondamentale per le scienze etnoantropologiche;
- Almeno un anno;
- Straniamento dalla cultura occidentale;
- Permanenza prolungata;
- Approccio olistico;
- Entrare in empatia;
- Schemi genealogici;
- Interviste strutturate;
- Diario di campo;
- Redazione di note;
- Documentazione fotografica;
- Schedatura manufatti
Tre tipi di relazioni:
- discendenza (padre/figlio)
- collateralità (antenato comune, es. Fratelli/sorelle)
- affinità legami acquisiti tramite matrimonio
I sistemi di parentela possono essere:
- Unilaterali, considerano solo una delle due discendenze
(patrilineare o matrilineare)
- Bilaterali, considerano entrambe le discendenze
Lignaggio: gruppo di persone fondato sulla parentela che
convivono in società agricole trasmettendosi di generazione in
generazione status, beni e diritti, ma anche unità produttiva e
socioeconomica.
Un insieme di lignaggi che si riconoscono in un unico antenato è
detto clan.
Criteri di Kroeber: classificazione secondo 8 criteri che permette di
distinguere 6 tipi fondamentali di terminologie identificate con il
nome dei gruppi etnici.
Levi-Strauss non cerca di classificare le forme di parentela in tipi
ma intende comprendere i principi in grado di dare vita a
innumerevoli combinazioni di parentela.
Secondo la teoria dell’alleanza l’elemento essenziale della
reciprocità è lo scambio matrimoniale. Il tabù dell’incesto
costituisce la condizione negativa necessaria per istituire la
reciprocità.
Secondo la teoria della discendenza (Pritchard e Fortes) l’idea
chiave è che nelle società primitive i gruppi di discendenza
unilineare (clan o lignaggi) siano la base dell’organizzazione
economica e politica.
Per le due teorie sopra la parentela è una forma culturale
autonoma e primaria. Entrambe le teorie sostengono il ruolo
passivo della donna, vista come oggetto di scambio.
Negli anni ‘50 invece Leach vede le scelte matrimoniali legate a
questioni di potere e ricchezza. Negli anni ‘60/’70 l’antropologia
marxista considera la parentela come un modello primario delle
relazioni economiche di sfruttamento. Negli ultimi anni Sahlins
afferma che la parentela non consiste nella consanguineità
occidentale ma che forma le sue diverse forme nelle culture
umane (parentela come comunione di anime). Sahlins lo definisce
reciprocità dell’essere.
Negli anni ‘70 tre direzioni del dibattito antropologico:
- assenza delle donne nella produzione etnografica
- problema della costituzione sociale della differenza di genere (I
gender studies negli anni ‘80 portano a distinguere i concetti di
genere e sesso. Nasce il concetto di gender, in riferimento ai modi
in cui le differenze sono plasmate in specifici sistemi di relazioni
sociali e simboliche e non secondo differenze biologiche.
- analisi delle forme di dominio maschile (libro di riferimento:
bourdieu, il dominio maschile, in riferimento ai contadini berberi
dell’Algeria, società androcentrica. Egli parla di processo di
naturalizzazione nelle distinzioni discriminanti uomo/donna: c’è un
lavoro collettivo di socializzazione del biologico e di biologizzazione
del sociale. Bourdieu vede come uscita l’amore puro.
La famiglia, tre forme:
- monogamica
- poligamica
- poliginica
Possibili dimensioni:
- nucleare
- estesa (parenti non sposati)
- multipla (più nuclei in senso verticale e orizzontale)
Oggi le famiglie, proprio perché non sono più legami obbligatori
come un tempo, non sono più la base dell’identità sociale, proprio
perché vengono costantemente fatte e rifatte. Si sono però
rafforzate come strutture di sentimento, indebolendosi come
strutture normative.
Patrimonio dell’UNESCO
Patrimonio intangibile
Post colonialismo
Prestazioni sociali totali
Prospettiva emica
Prospettiva etica
Prospettiva personale
Razza
Razzismo differenzialista
Relativismo epistemologico
Relativismo culturale
Relativismo etico
- creazione di una rete di connessioni che ognuno di noi crea e
riformula continuamente;
- riconducibile al concetto di “propriospect” formulato da
Goodenough.
- Termine usato nel ‘500 per indicare una discendenza, un
lignaggio o un gruppo di parentela;
- Nel XIX secolo definisce un gruppo umano con specifiche
caratteristiche somatiche, intellettuali e comportamentali
biologicamente trasmesse per via ereditaria;
- 1856, Il saggio sull’inuguaglianza delle razze umane, Gobineau:
una delle prime dottrine razziste. Sostiene la naturalizzazione delle
differenze tra culture o civiltà, una rigida gerarchia tra le razze con
ai vertici quella bianca, l’orrore per la mescolanza delle razze.
- Darwin e l’evoluzionismo: le teorie monogenetiche sostengono
che l’umanità ha una comune origine e che le attuali differenze tra
culture sono il frutto di processi di evoluzione influenzati da fattori
esterni quali ambiente e circostanze storiche. Per le teorie
poligenetiche le attuali differenze rimandano a peculiarità interne
all’individuo.
La reificazione e l’essenzialismo sono alla base del razzismo
differenzialista. Esso non parla di differenza naturali ma accetta il
relativismo culturale: proprio questa tolleranza porta alla
riaffermazione dell’esigenza xenofoba secondo cui i nostri valori e
le nostre convinzioni morali sono radicati in una precisa identità
culturale e non devono essere mescolati.
Strauss sostiene che la diversità culturale è il bene massimo da
preservare per l’umanità, poiché il progresso è garantito alla
compresenza di culture diverse.
Questa forma di razzismo è vicina al razzismo biologico secondo tre
atteggiamenti: la categorizzazione essenzialista (ogni individuo è
solamente un rappresentante del suo gruppo di appartenenza,
nascere tale equivale a rimanere tale), la stigmatizzazione
(esclusione simbolica secondo stereotipi negativi) e la
barbarizzazione (convinzione che certe categorie non siano
civilizzabili. Essa implica l’impossibilità di ogni assimilazione e
quindi apre la strada a politiche eliminazioniste).
Relativismo che riguarda le forme di conoscenza, riguarda il non
pretendere di possedere a priori criteri universali di razionalità
prima di avvicinarsi alla diversità delle culture e alle epoche
storiche.
Concetto di Herskovits. Non si possono formulare giudizi etici,
estetici e talvolta cognitivi al di fuori di un contesto culturale
poiché è il contesto culturale a stabilire i criteri di riferimento. Ogni
tentativo di stabilire criteri sovra-culturali di riferimento è
etnocentrico. Tutte le culture hanno pari dignità e non possono
quindi essere giudicate sulla base di criteri ad esse estranei.
Riguarda la formulazione di giudizi morali e sistemi di valori. La
scuola americana ne ha fatto uno strumento di lotta contro
razzismo, pregiudizi etnici e oppressione coloniale.
Riduzionismo
Riluttanza, resistenza, resilienza
Riproduzione sociale e culturale
Reificazione
Scuola di “cultura e personalità”
Sistema di dominanza multiplo
Situazione educativa degli
immigrati in Germania
Spazio
Senso del luogo
- termini che hanno una duplice accezione semantica: una
derivante dalla branca della fisica che studia le proprietà della
materia e l’altra traslata o figurata che viene usata nella lingua
comune;
- non sono parole interscambiabili, sebbene condividano un’area di
significato comune;
- riluttanza = ritrosia, difficoltà/avversione a fare o dire qualcosa;
- resistenza = opporre forza alla forza, non lasciarsi smuovere o
abbattere, fare contrasto, rifiutarsi di ubbidire;
- resilienza = capacità umana che serve ad affrontare le avversità
della vita, superarle e uscirne rafforzati o addirittura trasformati.
- consiste nell’idea che la scuola sia un luogo in cui si riproducano
le diseguaglianze strutturali (di potere, di genere, etc.) piuttosto
che un luogo dove si realizzino condizioni favorevoli alla mobilità
sociale;
- esponenti: Bowles e Gintis; Bourdieu e Passeron;
- critiche: discorso teorico che non analizza i modi concreti in cui
avvengono le relazioni in classe; riduzione degli attori sociali a
portatori passivi di capitale culturale.
Il processo di ridurre a cosa, di trattare alla stregua di cosa
materiale istanze intellettuali e psichiche, morali, storico-culturali.
In particolare, secondo la dottrina di Marx, il processo per cui, nel
sistema capitalistico di produzione, il lavoro umano è ridotto a
merce e i rapporti sociali si configurano come rapporti tra cose. Il
termine si è diffuso attraverso la traduzione francese del ted.
Verdinglichung «materializzazione». Nella sua accezione marxiana,
il concetto di r. è stato ampiamente sviluppato da G. Lukács (1922)
ed è poi stato ripreso da Goldmann e dai teorici della Scuola di
Francoforte.
- anni ’30: Kardiner, Mead, Benedict, Linton, DuBois;
- interesse per fenomeni interculturativi;
- approccio fortemente comparativo;
- parte dall’ipotesi secondo cui ogni individuo strutturi la propria
personalità seguendo le regole di comportamento apprese nella
propria società di appartenenza;
- focus sui fenomeni di trasmissione culturale.
- Anni ’90: Foley;
- individuazione di altri fattori determinanti nella stratificazione
sociale e nella formazione dell’identità oltre all’appartenenza
etnica: appartenenza di classe e di genere.
- diffusione di un programma pedagogico interculturale in
contrapposizione all’educazione speciale per stranieri.
Lo spazio è considerato una delle dimensioni fondamentali della
cultura. Il luogo è un qualcosa che attribuisce grande importanza
alle dinamiche della vita quotidiana. Secondo Augè i luoghi sono
riconoscibili per i fenomeni di appartenenza, le relazioni sociali e la
memoria locale; in questo senso la modernità crea non-luoghi ai
quali nessuno può appartenere.
Senso del luogo: espressione che indica i processi e le pratiche
culturali attraverso cui i luoghi assumono i loro significati.
Statement of human rights
Herskovits, Documento proposto all’ONU che sosteneva il principio
secondo il quale l’uomo è libero solo nel momento in cui vive nel
modo in cui la sua società definisce la libertà, che i suoi diritti sono
quelli che egli riconosce in quanto membro della sua società.
Non fu accolto dalle Nazioni Unite perché c’era una differenza di
visione nel concetto di disugaglianza. Per Herskovits è un elemento
da salvaguardare, per l’ONU è intesa come disuguaglianza.
Successo scolastico
- è condizionato da legittimità, fiducia e interesse, a livello
istituzionale (struttura) ed esistenziale (relazioni).
- olismo + prospettiva emica;
- in contesto educativo prevede tre fasi di ricerca: orientamento
generale; struttura dell’evento; struttura interna delle parti.
- insuccesso dei gruppi di minoranza dovuto a fattori sociali e
culturali legati al contesto familiare di provenienza, considerato
essere culturalmente “impoverito”;
- ne consegue la promozione di interventi ad hoc volti a recuperare
tale deficit;
- esponenti: Lewis, Glazer, Moynihan;
- trascura il fatto che vi siano, in realtà, tratti culturali, modalità
comunicative, educative e interazionali diversi (e non assenza
totale di tali elementi);
- sono teorie attraenti e assolutore poiché de-responsabilizzano le
istituzioni scolastiche e imputano l’insuccesso scolastico degli
alunni al contesto di provenienza;
- problema: crea una graduatoria tra alunni più bisognosi e meno
bisognosi, riconducendo i primi alla dimensione del vuoto, della
carenza e della mancanza.
- fine anni ’60: negli Stati Uniti inizia il susseguirsi di una serie di
movimenti di rivendicazione dei gruppi di minoranza, i quali
chiedono autodeterminazione educativa e il riconoscimento
dell’identità etnica e culturale;
- insuccesso dei gruppi di minoranza dovuto a stili di
apprendimento differenti, che portano a conflitti tra le aspettative
di insegnanti e alunni (non più deficit culturale, ma deficit
dell’ambiente di apprendimento scolastico);
- ne consegue l’esplorazione in profondità, tramite analisi
etnografiche, della distanza fra realtà differenti, in modo tale da
comprendere gli assetti culturali della realtà degli alunni;
- precursori: Hewitt, secondo cui le scuole statunitensi non
comprendono il background culturale degli immigrati e delle
culture minoritarie. Accusa le istituzioni scolastiche di perseguire
obiettivi di “americanizzazione” degli individui più che di “produrre
americani, indiani o filippini migliori”.
- il processo attraverso cui i membri di una comunità, attraverso
interventi intenzionali, si sforzano di trasferire patrimonio culturale
alle nuove generazioni;
- meccanismo replicativo che produrrebbe uniformità culturale;
- modello strumentale in quanto necessario per il funzionamento
della società;
- concetto che connette la scuola di “cultura e personalità”
all’antropologia dell’educazione;
Tecnica micro-etnografica
Teorie della deprivazione culturale
Teorie della discontinuità
culturale
Trasmissione culturale
Terminologia identificativodiscriminatoria in Francia
Writing culture
- oggetto di studio della prima tradizione dell’antropologia
dell’educazione (coniugi Spindler).
- utilizzo di espressioni quali “figli di immigrati”, “immigrati di
seconda generazione”, “giovani delle banlieues” per identificare
studenti altrimenti invisibili.
Geertz, Said. Un gruppo di studiosi statunitensi accomunati dalla
partecipazione al libro-manifesto Writing Culture, del 1986.
Writing Culture si è dedicato all'analisi delle etnografie come testi.
Smascherando le pretese di oggettività e di neutralità epistemologica e politica - dell'antropologia classica, il libro mostra
come i resoconti etnografici siano invece costruiti sulla base di
strategie retoriche che a loro volta nascondono relazioni politiche
di dominio, come le relazioni di potere coloniale e post-coloniale.
Rendere trasparenti la politica e la poetica dell'etnografia, come
suona il sottotitolo, è il progetto di Writing Culture.
Said cercò di decostruire le rappresentazioni che il mondo
occidentale aveva dato dell’Oriente. Secondo lui il potere, seppur
non determini le forme del sapere, esercita una funzione
plasmante.
Il gruppo di Writing Culture cerca di promuovere forme nuove di
rappresentazione che cerchino di disimparare l’atteggiamento di
dominio.
Verso la fine degli anni ‘80 l’antropologia converge verso
l’oggettività del sapere storico-sociale, poiché viene sostenuta la
tesi dell’influenza delle relazioni di potere nelle pratiche
antropologiche (atteggiamento post-moderno).
Boas
Bourdieu e
Passeron
Bowles e Gintis
AUTORI
- critica fortemente le istituzioni scolastiche a lui contemporanee, definendole
individualiste e orientate alla conformità culturale piuttosto che alla valorizzazione
delle differenze;
- ogni essere umano è l’esito di interazione fra ambiente, cultura ed eredità familiare
– necessità di essere sostenuto nel percorso di sviluppo delle proprie potenzialità;
- sostiene l’importanza di riformare il sistema scolastico in modo da adattarlo alle
risorse culturali degli alunni.
- propone il “particolarismo storico”;
- anni ’80 dell’Ottocento: parte per una spedizione nella baia di Baffin (studio sugli
eschimesi) e poi compie un viaggio nella Columbia Britannica (studio etnografico sugli
indiani della costa nord-occidentale.
- anni ’70: sostengono che le scuole rafforzino le risorse culturali della classe
dominante ed escludano gli studenti di classe sociale bassa, attraverso un processo di
violenza strutturale che sviluppa in essi il senso dei loro limiti sociali).
- fine anni ’70: individuano corrispondenza tra l’organizzazione del lavoro e i processi
di scolarizzazione.
Clifford
Durkheim
Foley
Frazer
Galloni
Galton
Geertz
Gearing
Gibson
Goodenough
Haddon
- considerato il fondatore della sociologia;
- “coscienza collettiva”; “rappresentazioni collettive”
- Sostiene che la società è considerata qualcosa di più della somma degli individui che
la compongono. Essa funziona secondo meccanismi oggettivi di cui non
necessariamente gli attori sociali sono consapevoli (in questa direzione è interessante
la teoria sul suicidio, che non dipende solo dalla psicologia individuale ma è legato a
regole sociali).
La mediazione tra società e individuo avviene grazie ai concetti di coscienza collettiva
e rappresentazioni collettive, ossia credenze e modi di sentire comuni ai membri di
una società o cultura. Attraverso le rappresentazioni collettive la società influenza il
pensiero individuale.
Scrive le forme elementari della vita religiosa in cui analizza la religione a partire dalla
contrapposizione tra sacro e profano (si interessa soprattutto delle religioni
totemiche e degli aborigeni australiani).
- anni ‘90: critica il modello di Ogbu a causa della reificazione delle caratteristiche
culturali dei vari gruppi di minoranza, da lui descritte come stabili, definite e
trasmesse inevitabilmente;
- si rifà alle teorie sulla formazione dell’identità etnica, vista come prodotto dinamico,
continuamente negoziato in contesti di forte e rapido cambiamento culturale e
politico;
- mette in evidenza l’importanza di altri fattori determinanti nella stratificazione
sociale, oltre all’appartenenza etnica: appartenenza di classe, di genere. Da qui
“sistema di dominanza multiplo”.
- Il ramo d’oro: il testo più famoso dell'antropologia evoluzionistica (credenze
magico-religiose, riti agrari, rinascita e fertilità; totale decontestualizzazione;
comparazioni arbitrarie; parallelo superstizione dei “selvaggi” e ingenuità infantile;
oggi visto come uno dei più grandi romanzi modernisti e d'avanguardia).
- sviluppa il cosiddetto “modello transazionale”, di stampo struttural-funzionalista. Il
suo presupposto è che il sistema culturale di società o gruppi consiste in un insieme
di equivalenze di significato diverso, ma interconnesse, che sono state
precedentemente negoziate nell’incontro tra i membri. Questo modello ha aperto la
strada alla nuova etnografia dell’educazione.
- studia l’importanza delle dinamiche faccia-a-faccia nella trasmissione culturale;
- sostiene che l’acquisizione delle identità sociali sia un processo interattivo,
osservabile e studiabile pubblicamente;
- lega la trasmissione culturale ai soli eventi comportamentali e fa coincidere la
cultura con un sistema di comportamenti;
- hidden curriculum: individua la presenza, a scuola, di un “curriculum nascosto”,
tacito, che alunni e insegnanti condividono per replicare in contesto scolastico la
struttura e le aspettative della società. Queste dimensioni meno esplicite incidono
sulle attività di classe.
- “adattamento senza assimilazione”
- conia il termine “propriospect” per spiegare come ciascuno di noi sviluppi una
competenza multiculturale (in continua riformulazione) in grado di portarci a sapere
quale micro-cultura risulta più appropriata alla situazione in cui si trova.
- fine ‘800: guida la spedizione nelle isole dello stretto di Torres;
Heath
Hemming
Henry
Herskovits
Kimball
Levi-Strauss
Lewis
- uno dei pionieri delle spedizioni etnografiche; metodo delle survey, ricognizioni.
- 1983: Ways with Words: compara due comunità di classe lavoratrice, una bianca e
una nera;
- analizza i due diversi stili comunicativi e rileva che i bambini neri non sono abituati a
utilizzare il formato linguistico richiesto a scuola e gli insegnanti non sono in grado di
riconoscere le differenze comunicative.
- identità fluida;
- ricorre al concetto di coping per spiegare le dinamiche di agency degli studenti.
- strategie di coping: consistono nella capacità dei soggetti di mitigare gli effetti
negativi di circostanze difficili ricorrendo a compromessi che richiedono flessibilità
nella risposta.
- anni ’60: adotta il paradigma della scuola di “cultura e personalità” e lo applica a
uno studio etnografico del contesto scolastico statunitense, analizzando come gli
insegnanti trasmettessero agli studenti quel che lui definisce “carattere culturale
americano”.
- anni ’40: introduce il concetto di inculturazione, inteso come processo attraverso
cui un individuo apprende i modi di pensare e agire che distinguono la cultura della
società.
suddivide l’inculturazione in due fasi - inculturazione meccanica nei primi anni di vita
e inculturazione processuale nel periodo successivo.
- seconda tradizione dell’antropologia dell’educazione (dopo Spindler);
- Applica la metodologia definita natural history method, in cui studia i cambiamenti
avvenuti nelle vite degli individui e delle comunità
- sostiene l’importanza della comunità e dei piccoli gruppi come contesto di
apprendimento;
- le modalità con cui le conoscenze si trasmettono all’interno di una comunità
costituiscono un modello di pensiero e interazione per i membri stessi.
Razza e storia |
Teoria della deprivazione culturale (spiega lo scarso rendimento degli studenti di
minoranza chiamando in causa fattori sociali e culturali legati all’ambiente di
apprendimento) Secondo Lewis, le persone si adattano alle condizioni sociali in cui
vivono, inclusa la povertà, che diviene causa di scarso rendimento e plasma i tratti
culturali di un gruppo o individuo. Questa teoria fa da contrappunto a quelle che
vedevano differenze genetiche legate all’intelligenza per spiegare lo scarso
rendimento. Egli sosteneva che le difficoltà dei bambini immigrati e di minoranza
erano il risultato dei tratti culturali prodotti da quelle condizioni di vita.
Secondo la teoria i bambini vanno male a scuola per l’ambiente impoverito nel quale
sono cresciuti.
Coniò l’espressione cultura della povertà, con la quale enfatizzava le forze che
facevano della povertà un modo di vita stabile e strutturato. La povertà può forgiare i
tratti della personalità di un gruppo. Poggia sull’assunto “Noi abbiamo una cultura,
voi no”.
Questa teoria viene rivista con la teoria della discontinuità culturale secondo cui le
difficoltà dei bambini di minoranza non erano la conseguenza di un contesto di
provenienza impoverito ma piuttosto erano conseguenza di un apprendimento
culturale differente. Poggia sull’assunto “Noi abbiamo una nostra cultura, voi ne
avete una differente”.
A queste teorie fa seguito l’approccio differenzialista, che vuole insegnare ai bambini
poveri e a quelli agiati la cultura degli uni e degli altri, cosicché le abitudini culturali
dei primi cesseranno di essere un ostacolo.
Approccio
differenzialista
MacLeod
McLaren
Malinowski
Mauss
Mead
Mehan
Montaigne
Mulloly
O’Connor
Ogbu
- l’insuccesso scolastico è dovuto alle differenze negli stili di apprendimento;
- i membri di gruppi differenti si formano come soggetti rispondendo alle richieste
della propria cultura: ogni percorso è valido, nessuno è deficitario;
- obiettivo: capire perché le competenze (e non le mancanze) degli studenti di
minoranza creano incomprensioni con gli insegnanti;
- importante collaborazione tra antropologia dell’educazione e sociolinguistica
nell’analisi degli stili interazionali e cognitivi.
- studio “Brothers vs. Hallway Hangers” – adattamento vs. opposizione;
- dimostra la necessità di contestualizzare il concetto di resistenza e di prevedere che
anche gli student svantaggiati siano portatori di agency.
- osserva a livello micro le interazioni quotidiane tra insegnanti e alunni;
- suddivide le attività educative in due tipi di azioni contrapposte, coesistenti e in
tensione dialettica: quelle rientranti nella “struttura della conformità” e quelle
costituenti la cosiddetta “anti-struttura della resistenza”. Le prime regolarizzano il
comportamento degli studenti, con le seconde gli alunni oppongono resistenza a tali
meccanismi di controllo.
- individua quattro tipi di rituali scolastici: r. di rivitalizzazione (per rinnovare
motivazioni, scaricare ansie, etc.); r. di intensificazione (caricano emotivamente: es.
gite scolastiche); r. di resistenza (azioni di antagonismo attivo o passivo da parte degli
allievi); r. di istruzione (definiscono e rafforzano la realtà egemonica della scuola).
- considerato il padre fondatore dell’antropologia culturale;
- allo scoppio della prima guerra mondiale si trova in Australia dove sta studiando gli
aborigeni ed è perciò costretto a rifugiarsi nelle isole Trobriand, dove conduce una
ricerca intensiva e solitaria vivendo in villaggi e documentando tutti gli aspetti della
vita quotidiana dei nativi;
- 1922: Gli Argonauti del Pacifico Occidentale . Opera monografica, manifesto e
paradigma di un nuovo modo di intendere la ricerca e la presentazione dei dati;
- “osservazione partecipante”
- Negli anni ‘60 pm viene pubblicato il Diario di campo
- importante etnologo francese
- anni ’30: importanza di comparare le abitudini americane con quelle di società
altre;
- anni ’40: interesse sui processi di trasmissione sia in società altre, sia in quelle
occidentali;
- figura di collegamento tra la scuola di “cultura e personalità” e l’antropologia
dell’educazione.
- Studia l’interazione sociale nei contesti educativi. Egli sostiene che le strutture
sociali sono il risultato dell’interazione e che l’atto linguistico è un atto sociale.
Pertanto gli atti linguistici danno significato all’interazione sociale.
- “L’identificazione del lavoro manuale con la mascolinità assicura l’accettazione da
parte dei lads del loro destino economico di subordinazione e facilita la riproduzione
della struttura di classe.” – riferimento allo studio di Willis contenuto in Learning to
Labor (1977).
Scrive Essais, in Sui cannibali fa una riflessione sul cannibalismo come pratica
culturale organica. Dedica un saggio al concetto di consuetudine
- fine anni ‘90: utilizza il concetto di resilienza per descrivere l’attitudine positiva
verso l’istruzione di un gruppo di adolescenti afro-americani di classe sociale bassa a
Chicago.
- anni ’80: propone il modello ecologico-culturale;
- si chiede il motivo per cui alcuni gruppi di minoranza (es. asiatici) siano meno a
rischio di insuccesso scolastico rispetto ad altri (es. afro-americani) pur condividendo
Philips
Piasere
Piestrup
Pritchard
Remotti
Spindler
Suarez-Orozco
Tylor
Varenne,
McDermott
Wallace
Wenger
Whiting
Willis
un grado analogo di differenza culturale;
- distingue tra minoranze volontarie (percepiscono la propria posizione come
“differente da” quella dominante) e involontarie (percepiscono la propria posizione
come “in opposizione a” quella dominante);
- individua tre tipi di discontinuità culturali legate alla scolarizzazione: d. universali
(riguardano tutti i bambini); d. primarie (sono transitorie e riguardano i bambini
immigrati); d. secondarie (riguardano le minoranze etniche).
- 1983: The Invisible Culture: bambini nativi americani nella riserva di Warm Springs;
- osserva che le strutture di partecipazione che i bambini apprendono a casa sono
differenti da quelle richieste e utilizzate a scuola.
- studio sull’uso del dialetto a scuola, che dimostra il carattere di processo politico
delle categorie di successo e insuccesso;
- le forze all’origine della discriminazione sociale risiedono in parte fuori
dall’istituzione e in parte dentro di essa;
- sostiene che i “confini” possano trasformarsi in “frontiere” nella relazione faccia-afaccia.
Concetto del giro lungo: per capire la nostra stessa ragione occorre passare da ciò
che ci è meno familiare
- prima tradizione dell’antropologia dell’educazione;
- tiene la Conferenza di Stanford (1954);
- focus dello studio: relazioni fra scuola e società; trasmissione culturale; rapporto tra
insegnanti e alunni.
- attua un’ulteriore distinzione rispetto a Ogbu (m. volontarie e involontarie),
parlando di prime e seconde generazioni di immigrati volontari. I figli di seconda
generazione non hanno sperimentato in prima persona le difficoltà pre-migratorie e
non riescono a comparare le due realtà. Sperimentano, invece, problemi di identità e
appartenenza.
- 1871: Primitive Culture
- fine anni ’90: l’attività di apprendimento deriva da negoziazioni costantemente
rinnovate;
- mettono in luce come ogni individuo contemporaneamente agisca e sia agito dalle
costruzioni culturali cui partecipa;
- successful failure: “successo” e “fallimento” sono etichette convenzionali che ci
sembrano ormai naturali e che finiscono con l’identificare gli alunni stessi cui esse
vengono affibbiate;
- 2001: “Insegniamo ai bambini poveri e a quelli di classe media la cultura gli uni degli
altri, e le abitudini culturali dei primi cesseranno di essere un ostacolo per il loro
rendimento scolastico”.
- mette in evidenza l’antitesi tra “riproduzione dell’uniformità” e “organizzazione
della diversità culturale”.
- Concetto di apprendimento situato, fa riferimento al fatto che la conoscenza è di
natura tacita, cioè non situata nella testa di individui ma è incorporata nelle pratiche
di comunità. La conoscenza quindi circola secondo una dinamica chiamata
partecipazione periferica legittimata. Nelle comunità di pratica si riscontrano
intrapresa comune, impegno reciproco, repertorio condiviso.
- anni ’50: studio comparativo su sei culture, partendo dall’ipotesi che il contesto di
apprendimento del bambino influenzi il suo comportamento sociale;
- l’importanza della comparazione è sia trans-culturale, sia intra-culturale.
- sviluppa il concetto di resistenza per superare i limiti della teoria della discontinuità
(perché alcune minoranze vanno bene a scuola?) e i limiti dell’etno-ecologia (perché
Wolcott
membri delle minoranze involontarie vanno bene a scuola?).
- anni ’90: sposta l’attenzione dalla trasmissione culturale all’acquisizione culturale,
superando così una visione troppo concentrata sulla trasmissione culturale
replicativa.
- si rifà a Wallace: entrambi criticano Spindler per aver trascurato il ruolo attivo e
trasformativo del soggetto che apprende e aver dato eccessiva importanza alle
omogeneità interne alla cultura;
- la cultura non è un monolite trasmesso per generare omogeneità. Essa organizza le
diversità al suo interno per sopravvivere.
- Propone che il termine cultura indichi il know-how che ogni essere umano
acquisisce. Durante il processo di acquisizione avviene l’acquisizione di competenze
(achieving competence) e la costruzione di una prospettiva personale (propriospect).
1) cosa studia l'antropologia
2) Cosa è la razza
3) Significato Etnico
4) Razzismo Differenzialista
5) Statment of Human Rights
6) Studio di campo
7) Geertz osservazione forme di vita
8) Antropologia interpretativa
9) Etnocentrismo crítico
10) Post colonialismo
11) Strutturalismo di Strauss
12) Patrimonio intangibile
13) illness
14) Mauss prestazioni sociali totali
15) Globalizzazione
16) Fenomeno diasporico
17) studio degli spazi nell'antropologia
18) Sistema mondo
19) Inculturalismo
20) contributo wolkott
21) cultura e personalità
22) i 2 spagnoli inutili
23) antropologia italiana
24)nuova etnologia dell'educazione
25) discontinuità
26) Lewis e cultura della povertà
27) ecologia culturale
28) relativismo etico
29) Minoranze volontarie
30) Relazioni biologiche e culturali
1Etnocentrismo critico
2 Concetto di identità
3 Concetto di etnia
4 A cosa serve l'antropologia
5 Diffusionista
6 Globalizzazione
7 Omologazione
8 Etnografia
9 Razzismo differenzialista
10 Cosa studia l'antropologia oggi
11Deprivati
12 Francesca galloni
13 concetto di razza
14 corpo salute e malattie per l'antr.medica
15 sistemi di parentela
16 modello ecologico
17 approccio differenzialista
18 deprivazionista
19 il dono e lo scambio
20 interculturazione
21il dono in rapporto con stato ed economia
22 concetto di cultura
23 i dannati della terra
24 efficacia simbolica
25 patrimonio intangibile
26 post coloniale
27 concetto di Luogo e spazio
28 cultura e personalità
29 le grandi e piccole tradizioni in Europa
( Germania- omogeneità )
30 Writing culture
globalizzazione; post-colonialismo; Fanon ( i dannati della Terra); razza ( non la definizione ma sull'utilizzo
del termine); etnocentrismo critico ( De Martino, pag. 105 Dei); antropologia urbana; Herkoswits e la
Statement on Human Rights del 1960 ( pag. 59 Dei); la funzione dell'antropologia culturale; Wokott e la
critica al modello di trasmissione culturale c.d. "passivo"; critiche alla riproduzione culturale; Levi-Strauss e
lo strutturalismo; il concetto di disease ( la parte di antropologia medica, capitolo 9, sulle terminologie
inglesi, pag. 172 Dei); il modus operandi dell'antropologia interpretativa ( Geertz: la risposta, confermata
dalla professoressa, era "da un punto di vista dei nativi"); il fulcro della ricerca dell'antropologia educativa
in Italia ( nel mio caso, la risposta corretta era "critica sulla praticabilità dell'approccio interculturale nella
scuola italiana", pag 171 Benadusi); sul concetto di etnia ( la risposta, secondo me corretta, è l'etimologia
del termine, pag. 41 Dei); il concetto di "dono" secondo Mauss ( pag. 206 Dei); Castano e Moyano
( antropologia educativa in Spagna, riduzionismo etnico, pag 165 Benadusi).
CAP 1- 2-3
Definizione di antropologia come disciplina (la cultura dei primitivi di Taylor)
Quali sono i suoi obiettivi
metodi culturali
ricerca sul campo ( come si fa ricerca in antropologia)
le varie tipologie d'indagine
obiettivi formali
società contemporanea
identità - razza-razzismo
cosa si intende per antropologia
concetti di antropologia
Cap 3:
Diritti umani
Colonialismo -Post Colonialismo
Cap 5
Paradigmi teorici :
storia della disciplina
Evoluzionismo
Diffusionismo di Boas
Culturalismo
Funzionalismo
Antropologia interpretativa
( Ci sono due domande nei test)
cosa sono le diverse scuole le caratteristiche delle scuole e gli autori da attribuire alle scuole
Cap . 9
Corpo -salute-malattie Antropologia medica(1 domanda)
Cap 11:
Dono : concetto di dono fra economia e antropologia
Qual è l’opera di riferimento? (
dono interpretazione di Marsel Maus (opera di riferimento)
rituali di scambio
principio di reciprocità
distinzione del dono tra Maus e altri antropologi (Kula di malinosky e Boas)
Lo spirito del dono
Interpretazione di maus sui diversi interpreti etnografici del dono
il concetto di "dono" secondo Mauss
Mauss prestazioni sociali totali
il dono e lo scambio
il dono in rapporto con stato ed economia
Domande o argomenti che sono stati segnalati degli appelli precedenti relativi al CAPITOLO 12 del DEI
Globalizzazione
Fenomeno diasporico
Sistema mondo
omologazione,
cos'è il transnazionalismo
Cap12-13:
Globalizzazione
influssi culturali(1 domanda)
rapporto tra spazio luogoe città( trasformazione subita)
Cap 15
domanda su famiglia e parentela
Concetti generali di parentela
Studi specifici di Levis Streuss approccio strutturalista
Perché uno strutturalista si occupa di parentela
BENADUSI
Circa 10 12 domande che si possono trovare nel test
Cap2
Lo snodo del successo e insuccesso scolastico e le diverse teorie
Studiare bene le varie teorie
Obiettivi formativi
Deprivazione culturale
Discontinuità culturale
Definizione e autori ut sopra
Cap3
Nuova etnografia dell’educazione
Cosa sia questa nuova etnografia dell’educazione
Riproduzione culturale e le varie teorie che criticano e riformulano la teoria culturale
2 domande su
Scuola e pratica dopo aver tracciato la questione internazionale (statunitense)si va nel dettaglio del
contesto europeo e italiano
Le domande chiedono cose dettagliate rispetto agli studi contemporanei e sull’educazione nel conteso
Guardare bene autore e ambito dello studio Piacer Benadusi Simonicca francesca Coppoli Chi ha fatto e
cosa
Etnocentrismo critico, globalizzazione , inculturazione, Francesca Gabelli, Deprivazione, patrimonio
intangibile, mauss, post colonialismo
Piasere si è occupato dei ROM