ANTROPOLOGIA CULTURALE – FABIO DEI LA SCUOLA IN PRATICA – MARA BENADUSI Antropologia culturale Antropologia dell’educazione Scuola di cultura e personalità Studio della trasmissione culturale - Nasce nel 1871, Primitive Culture, Edward Tylor - è la scienza che studia gli esseri umani dal punto di vista della loro vita sociale e culturale; - il settore scientifico-disciplinare che fa riferimento ad essa nell'attuale ordinamento didattico italiano è definito dall'acronimo M-DEA (discipline Demo-Etno-Antropologiche); - Al momento della nascita si concentra sui primitivi (no modernità); - Studio delle differenze e attrazione per le diversità culturali; - Il confronto con l’altro costringe a una continua revisione delle categorie occidentali; - Basata sulla tecnica dell’osservazione partecipante (Malinowski), standard per molte generazioni - Basata sulla ricerca sul campo – no antropologia da tavolino (ideata da Boas e Malinowski), contraddistinta da un approccio olistico; - Nonostante l’approccio olistico l’antropologo si specializza spesso su specifici ambiti della vita socioculturale: sistemi di parentela, sistemi economici e di scambio, stratificazione sociale, politica e potere, linguaggio e comunicazione non verbale, religione e stregoneria, etnoscienza, mutamento culturale; - La figura dell’antropologo è quella di un teorico e di un ricercatore (il manifesto di questa figura si trova in Argonauti del Pacifico Occidentale di Malinowski. Il libro è il resoconto del periodo di studio nell’arcipelago malesiano delle Trobriand – descrive la pratica del kulache - , esso inaugura il nuovo genere di testo antropologico: la monografia etnografica. Tale modello viene rivisto con il processo di decolonizzazione, quando subentra la soggettività di ricercatore e informatori); - L’antropologo nel corso della vita si può specializzare su massimo 2/3 aree culturali - Tipi di antropologia: museale, storica, del mondo antico, linguistica, psicologica, medica, urbana, etnopsichiatria, filosofica (in IT no DEA) - L’antropologia presenta una tensione culturale: da un lato una pulsione positivista e scientifica e dall’altro le istanze del giro lungo (Concetto di Remotti, per capire la nostra stessa ragione occorre passare da ciò che ci è meno familiare) Nasce a cavallo degli anni ‘50 e ‘60, la sua fioritura è legata al triennio precedente. Nel 1934 Malinowski andò in Sudafrica per partecipare a una conferenza internazionale sull’educazione. La conferenza del 1954 coordinata da Spindler segnò un momento di svolta per la disciplina poiché consentì a studiosi e professionisti di condividere le proprie idee e interessi. La relazione antropologia- educazione nasce nei problemi sociopolitici degli Stati Uniti e nell’esigenza di reagire alle teorie deprivazioniste. L’antropologia educativa ereditò dalla scuola di cultura e personalità l’interesse per i fenomeni inculturativi, l’abitudine a non separare i processi educativi dai contesti socioculturali. Ciò che li accomuna è lo studio della trasmissione culturale. Il termine usato da Spindler (modello strumentale) spiega i mezzi e i modi di trasmettere i valori e i comportamenti attesi da una generazione all’altra all’interno della società. Secondo la teoria la cultura viene trasmessa per rendere l’individuo pronto a fare ciò che deve secondo le norme della comunità. Limiti della visione: considera il processo replicativo, senza considerare i meccanismi di elaborazione personale, come sostengono Mead e Herskovits. PARADIGMI TEORICI Diffusionismo Evoluzionismo antropologico Funzionalismo In antitesi con l’evoluzionismo. Teoria antropologica sorta alla fine del 19° secolo. In polemica con gli evoluzionisti, i diffusionisti vedevano nelle migrazioni, nel contatto, negli scambi, nei prestiti tra culture i fenomeni da indagare per ricostruire la storia culturale delle varie società. Oggetti, idee, invenzioni hanno punti di origine precise da cui, nel tempo, si diffondono nelle società più o meno vicine (teoria dei ‘cerchi culturali’). Di fronte a un tratto culturale presente in diverse aree anche lontane tra loro occorre risalire all’unico punto di irradiazione ricostruendo poi i processi di circolazione e di scambio tra i popoli. In America, alcuni allievi di F. Boas diedero vita a una forma originale di d. (C. Wissler e la teoria delle ‘aree culturali’). Le teorie diffusioniste vennero criticate soprattutto per la loro incapacità di dar conto dell’innovazione e della creatività e per aver fornito un’immagine poco organica delle società umane. Di recente, i fenomeni della globalizzazione hanno portato alla rivalutazione di alcuni aspetti teorici del diffusionismo. In antitesi con il diffusionismo. Intende risalire indietro nel tempo alla scoperta dell’origine delle forme viventi e culturali oggi osservabili. Utilizza il metodo comparativo: dati provenienti dai più diversi contesti geografici e temporali possono essere accostati per gettare nuova luce. Il metodo comparativo implica il principio uniformista: l’evoluzione si dispiega in modo graduale continuativo e costante seguendo leggi che restano invariate nel tempo e nello spazio. Questa teoria sostiene che l’evoluzione sia uniforme sebbene non proceda alla stessa velocità in tutti i luoghi. Infatti alcune specie arcaiche osservate da Darwin presentavano tratti e simboli del passato (definite sopravvivenze, ne è un esempio lo sbadiglio). Di fronte a un tratto culturale non ci si chiede più da cosa abbia avuto origine ma a cosa serve in relazione di tutti gli altri tratti e all’equilibrio del sistema che li comprende. Malinowski sostiene che la cultura abbia una natura funzionale: ad esempio la magia e la religione fungono da controllo dell’ansia e da rassicurazione. La concezione funzionalistica della società e della struttura sociale trae origine dal pensiero di Herbert Spencer, che paragonava le società agli organismi viventi e riteneva che le loro varie parti costituissero sistemi i quali, a loro volta, operavano insieme come un tutto funzionante. Come i diversi organi e sistemi di un corpo complesso sono dissimili tra di loro, così le parti di un'unità sociale complessa ed evoluta tendono a differenziarsi tra loro. Si differenzierà così la religione rispetto alla politica, il lavoro rispetto alla vita familiare e così via. Ogni parte di una società o di un corpo vivente ha una funzione e quanto più queste funzioni differiscono, tanto più è difficile per una parte sostituirne un'altra. Il risultato finale, sia per gli organismi che per la società, è un tutto costituito da parti interdipendenti. Secondo Radcliffe-Brown, il concetto di funzione ha senso solo in rapporto alla continuità della struttura sociale. Quindi la funzione di ogni pratica culturale è il ruolo che svolge nella vita sociale e il contributo che dà al mantenimento della struttura sociale. Il funzionalismo presenta una debolezza: tende a descrivere le società come omeostatiche. Ciò dipende dal fatto che i ricercatori studiano popolazioni colonizzate e immobilizzate dal dominio coloniale. Strutturalismo Antropologia interpretativa Ermenutica Antropologia critica neomarxista Antropologia medica Disease, Illness e Sickness Sindromi culturalmente condizionate Efficacia simbolica Dagli anni ‘50 il funzionalismo cede il passo allo strutturalismo (Levi Strauss). Secondo Strauss la cultura è una sorta di matrice di tutti i linguaggi possibili (la cultura va intesa come il linguaggio, potenzialmente l’uomo può imparare qualsiasi linguaggio). Ogni società ha le proprie configurazioni, ma viene costruita secondo una sintassi universalmente umana. Queste matrici vengono definite da Strauss strutture. Fa l’esempio della parentela: sebbene ne esistano vari tipi, l’obiettivo finale di tutti è quello di separare i matrimoni proibiti da quelli consentiti. Geertz, fine ‘900. Sapere comprendente e non esplicativo, che cerca di chiarire il significato delle pratiche culturali attraverso un progressivo accostamento delle categorie del ricercatore e quelle degli attori sociali. È una forma di comprensione pratica, è un lento processo che procede per tentativi ed è parziale e provvisorio. Per Geertz l’oggetto di studio sono le forme di vita: pratiche irriducibili a modelli cognitivi o a una razionalità discorsiva. Approccio ermeneutico Secondo l’ermeneutica il ricercatore non può disfarsi delle proprie categorie neppure per finzione metodologica. L’idea di circolo ermeneutico presenta sotto una nuova luce la tensione tra etnocentrismo e relativismo. Non possiamo fare a meno di partire dai nostri pregiudizi, ma nel confronto con la diversità ne diventiamo consapevoli e disponibili ad andare oltre. Fine anni ‘80. Gli studi post coloniali e sull’influenza del potere danno il via a questo indirizzo neomarxista che si muove dalla priorità della dimensione politico-economica. Essi sottolineano che i rapporti di potere non sono riconducibili ai rapporti di classe. Nell’antropologia critica i discorsi e i sentimenti che occupano la coscienza rappresentano un livello superficiale, sotto al quale occorre mostrare l’azione strutturante delle grandi forze economico-politiche. Ad esempio dietro le pratiche dello shopping c’è l’azione del mercato capitalistico che ha bisogno di incrementare i consumi e crea soggetti orientati in tal senso. Sostiene che non sia possibile comprendere il corpo e la mente senza tirare in ballo i rapporti sociali e la cultura. In Italia gli studi sulle tradizioni mediche popolari vanno sotto il nome di Demoiatria. L’antropologia medica intende studiare le medicine (fondate su conoscenze o su credenze) in quanto modi complessi di affrontare il problema del male. Secondo l’antropologia medica il progresso è una transizione tra complesse cornici di senso che articolano il rapporto tra corpo, Incorporazione Pluralismo medico esperienza e linguaggio. Mauss in Le tecniche del corpo lancia un programma di etnografia descrittiva riguardo gli usi del corpo nelle diverse culture. Esistono tre accezioni di malattie: - disease, la malattia identificata dalla biomedicina, la trasformazione della funzionalità del corpo e l’allontanamento da uno stato di normalità. - illness, esperienza soggettiva di sofferenza - sickness, ruolo sociale dell’ammalato (concetto collegato all’organizzazione istituzionale della sanità) Le sindromi culturalmente condizionate (CBS) sono malattie riconosciute e diffuse in una specifica area culturale (tarantismo pugliese, disturbo psichico curato con un rito esorcistico di carattere coreutico-musicale. Il fatto che tale pratica sia percepita come un dispositivo medico e una terapia porta De Martino a individuare in tale pratica un’efficacia simbolica). Secondo Levi-Strauss l’efficacia simbolica è la capacità di indurre una trasformazione organica vivendo intensamente un mito (né è esempio anche la cura sciamanica). Questo tema è al centro della riflessione medico-antropologica. Secondo il concetto di incorporazione il corpo non è oggetto da studiare in relazione alla cultura, ma deve essere considerato come il soggetto della cultura stessa. Esistono infatti tre dimensioni del corpo: - corpo sociale (peso morto inerte e passivo) - corpo politico (plasmato dalle relazioni di potere) - corpo personale ( soggetto attivo) Il pluralismo medico si riferisce alla compresenza di biomedicina e medicine tradizionali nei sistemi di diagnosi e cura. La medicina scientificamente provata avrebbe voluto far scomparire le pratiche popolari, l’OMS ha considerato le medicine tradizionali come patrimonio da preservare. Romanticismo e Positivismo In Europa avviene un processo di sviluppo non uniforme, che assume due sembianze: da un lato il primitivo e il selvaggio, dall’altro il tradizionale, ciò che esiste nel cuore della civiltà. Anche il popolo assume un ambivalente giudizio etico: arretratezza e ignoranza da un lato, autenticità e nostalgia dall’altro. Su questa ambivalenza si inseriscono due basi: il positivismo e il romanticismo. Romanticismo: cultura dei ceti popolari e contadina (Volksgeist), lo spirito di un popolo, anima collettiva della nazione che trova in usi, costumi e patrimonio orale la sua massima espressione. Per l’Italia un testo di riferimento è Canti Popolari Toscani di Tommasi Niccolò. Positivismo: tenta di documentare tutti gli aspetti della cultura di un popolo (fiabe, canti, usi, costumi, credenze, pratiche del lavoro contadino, riti, cerimonie, tradizioni, ballate, proverbi, superstizioni). Per il positivismo non c’è limite disciplinare tra folklore e antropologia, ma entrambi documentano stadi arcaici dell’evoluzione dell’umanità. Per l’Italia la tradizione di studi è legata al medico Giuseppe Pitrè e alla sua demopsicologia. Successivamente viene definita Storia delle tradizioni popolari. Agli inizi del ‘900 Loria fonda a Firenze il primo Museo di Etnografia Italiana. Acquisizione culturale Adattamento senza assimilazione Agency dell’individuo Analisi strutturale Antropologia dell’educazione - anni ’90: Wolcott sposta l’attenzione dalla trasmissione culturale all’acquisizione culturale, superando così una visione troppo concentrata sull’uniformità culturale; - tale approccio non considera la cultura come un monolite da trasmettere da una generazione a un’altra con lo scopo di creare omogeneità, ma attribuisce all’individuo un ruolo attivo nell’organizzazione delle diversità, che gli permette di reinterpretarle e ottenere esiti più favorevoli alla sua sopravvivenza. - espressione coniata da Gibson per descrivere il comportamento, dei gruppi di immigrati, consistente nel seguire le regole scolastiche del gruppo dominante anche se in contrasto con quelle familiari – senza applicarle poi a casa. - capacità di adattare e modificare i modelli culturali del proprio gruppo a seconda delle situazioni specifiche di interazione sociale; - concetto che, insieme a quello di “struttura”, contribuisce a determinare e condizionare le pratiche scolastiche degli alunni appartenenti a gruppi di minoranza; - agency e struttura non sono concetti in opposizione e nemmeno reciprocamente escludenti. - mette in evidenza il ruolo delle forze macro-economiche e sociali; - determina il superamento della micro-etnografia. - disciplina istituzionalizzata tra gli anni ’50 e ’60 negli Stati Uniti (dopo un trentennio di riflessioni e studi); - Conferenza di Stanford (1954); - l’oggetto di studio furono inizialmente i sistemi di educazione e inculturazione del bambino (nel contesto statunitense); - l’obiettivo era studiare lo sviluppo infantile al fine del superamento delle spiegazioni esclusivamente biologiche; - conseguenza delle dinamiche socio-politiche negli USA; - nasce in continuità con la scuola di “cultura e personalità”; - particolare interesse per le dinamiche educative che coinvolgono studenti appartenenti a gruppi di minoranza (alunni di origine immigrata o di classe sociale bassa). Antropologia medica Approccio idiografico Approccio micro-etnografico - concentrato su casi specifici (come nelle discipline di stampo storico), volto a ricostruire i processi di formazione di determinati costumi o tratti culturali. - limiti: si concentra esclusivamente su dinamiche micro-sociali, Approccio nomotetico Approccio post-coloniale Apprendimento situato Assimilazione CAE – Council on Anthropology annd Education Comunità di pratica “Coscienza collettiva” e “rappresentazioni collettive” Cultura Cultura della povertà Cultural Studies Determinismo biologico tralasciando il fatto che l’insuccesso dei gruppi minoritari sia dovuto anche a dinamiche macro-sociali; - rischio di deriva riduzionista. - volto alla ricerca di leggi (come nelle scienze naturali). - espressione coniata da Lave e Wenger, e successivamente ripresa da Varenne e McDermott, secondo cui la conoscenza sarebbe incorporata in maniera implicita nelle pratiche di comunità formate da partecipanti che condividono esperienze. - rinuncia alle proprie pratiche culturali per acquisire quelle della maggioranza. Studiano lo sviluppo e l’apprendimento infantile nelle diverse modalità e ambienti in cui si realizzano. - gruppo sociale avente l'obiettivo di produrre conoscenza organizzata e di qualità, alla quale ogni membro ha libero accesso; - caratterizzata da impegno reciproco, repertorio condiviso, obiettivo comune. - concetti elaborati da Durkheim; - hanno una funzione di mediazione tra società e individui; - le credenze o i modi di sentire comuni ai membri di una società o cultura non si acquisiscono attraverso l'esperienza, ma fondano l'esperienza individuale e la precedono; - attraverso queste rappresentazioni collettive la società influenza il pensiero individuale ai livelli più profondi: la classificazione delle cose, del mondo, riproduce la classificazione degli uomini. La cultura è: - prodotti del lavoro intellettuale (arte, scienza, letteratura); - consuetudini e usi; - conoscenze quotidiane con cui le comunità si adattano all’ambiente e regolano le relazioni sociali; - entità organica in cui ogni parte dipende dall’altra (religione, società, economia, ecc); L’equazione primitivi = bambini è la variante culturalista del razzismo; - Nel Novecento si sviluppa un punto di vista relativista e pluralista della cultura (i giudizi negativi su altre culture dipendono dall’incapacità di comprenderne il funzionamento), da cui il principio del relativismo culturale; - espressione coniata da Lewis (teoria della deprivazione) per mostrare come la “povertà” (= modo di vita stabile e strutturato) sia un fattore che determina il comportamento individuale, attraverso processi di inculturazione trasmessi da generazione a generazione. - anni ’60: nascono con la rilettura delle teorie marxiste sui rapporti tra struttura politico-economica e sovrastruttura culturale. Grande influenza di Gramsci e nozioni di egemonia e subalternità. - riconduce l’insuccesso scolastico dei gruppi di minoranza a condizioni sfavorevoli innate nei bambini; - superato prima con le teorie deprivazioniste e poi con quelle Determinismo culturale Diritti umani Discriminazione positiva in Gran Bretagna Dissonanza affettiva Dono e scambio Mauss MAUSS (Movimento anti utilitarista nelle scienze sociali) Godbout (lo spirito del dono) della discontinuità. - riconduce l’insuccesso scolastico dei gruppi di minoranza esclusivamente a condizioni culturali; - rispetto alle teorie precedenti, supera il riferimento a differenze di origine genetica, ma persiste l’idea di una “mancanza” di natura culturale. - orientamento di tipo interculturale che insiste sulla “discriminazione positiva” e sulla “riduzione del divario nella riuscita scolastica”. - timore degli individui appartenenti a un gruppo di minoranza di comportarsi come il gruppo dominante e di perdere perciò il sostegno comunitario (acting white). Lo scambio di beni avviene per un principio utilitarista e e secondo la legge del rapporto domanda/offerta. Al di fuori di questa dinamica economica sta il concetto di dono. Mauss in Il saggio sul dono parla dello scambio di beni di prestigio in quanto prestazioni sociali totali, che sono: - lo scambio non connesso a logiche di mercato e baratto - transazione pubblica attraverso riti e cerimonie - no accordi contrattuali (dare, ricevere, ricambiare) - prestazioni agonistiche, chi dona di più vince (Potlach) Nel testo Mauss due casi etnografici ( il Kula delle isole Trobriand – già studiato da Malinowski – e il Polach tra gli indiani del Nord America). In entrambi dei beni è visto come un servizio alla costruzione di relazioni sociali. Perché, se il dono è libero, si viene poi ricambiati? Mauss lo spiega con l’esempio dei Taonga, oggetti cerimoniali dei Maori della Nuova Zelanda con un’essenza spirituale (Hau o spirito della cosa donata) che obbliga chi ha ricevuto il dono a ricambiare pena la sua distruzione. L’obbligo di ricambiare fonda il legame sociale. Il dono è stato soffocato nella modernità dallo sviluppo del mercato, qui lo Hau scompare. Le nascenti forme di assistenza statale e gli istituti previdenziali rappresentano una rinascita del dono, la reimmissione di un elemento morale. Lo scambio non poggia sulla paura superstiziosa dello Hau ma su una logica di organizzazione di questi scambi che tiene in equilibrio il sistema economico delle società primitive in assenza di istituzioni. La reciprocità è la logica che regola il corpo sociale. Se il dopo mantiene le relazioni sociali, la reciprocità promuove la solidarietà sociale. Secondo Mauss alla base dello scambio vi sono degli aspetti etici, lo scambio implica partecipazione e condivisione. Nel 1981 viene fondato il MAUSS, movimento in cui è presente Godbout, autore de Lo spirito del dono, testo in cui G si distanzia da Mauss in quanto sostiene che lo stato e il mercato sono meccanismi antidono. In essi i beni devono circolare a prescindere dalle relazioni sociali, e anzi evitando di crearne. Nonostante ciò Stato e mercato non riescono mai a esaurire i rapporti personali, che continuano a scorrere secondo una logica lontana dal modello economico-giuridico. G identifica tale logica nello spirito del dono, che si infiltra nella rete stato-mercato, e che quindi si trova dappertutto. Il dono è quindi uno strumento che coltiva e difende i legami sociali dalla minaccia della modernità capitalistica. Dai lavori di G e del MAUSS emergono numerose pratiche in cui troviamo il dono (cerimoniali, in famiglia, volontariato e no profit, commercio equo e solidale e consumo critico, donazione del sangue e organi). Tutte queste pratiche interagiscono con lo Stato e anzi grazie a questa interazione raggiungono gli obiettivi. Il dono si inserisce anche nelle relazioni stato e mercato, a dimostrazione che oltre il lavoro esistono relazioni umane. Dono secondo Mauss “Effervescenza collettiva” Efficacia simbolica Etnia Etnocentrismo Etnocentrismo critico Etnografia - prototipo di ogni azione rituale in cui l'individuo esperisce l'appartenenza al gruppo. Raggruppamenti umani che condividono culturali (lingua, religione, usi, costumi, ecc). Viene utilizzato per esprimere differenze tra gruppi umani indipendentemente dalle suddivisioni politiche degli Stati. In origine accezione discriminatoria, nella seconda metà dell’800 assume valore neutro. Proprietà immutabile. Sumner, il punto di vista secondo il quale il gruppo a cui si appartiene è il centro del mondo e il campione di misura a cui si fa riferimento per giudicare gli altri. Herskovits e Strauss riconoscono l’universalità del comportamento etnocentrico. Teoria di De Martino. È una posizione che si definisce a partire dal paradosso dell’incontro etnografico, cioè dal problema del posizionamento dell’antropologo di fronte alla cultura che cerca di comprendere. Il modo per andare oltre è quello di fare un confronto sistematico ed esplicito tra la storia di cui questi comportamenti sono documento e la storia culturale occidentale le cui categorie vengono messe in campo durante la fase di studio. Così facendo il proprio e l’alieno sono sorpresi come due possibilità storiche di essere uomo: l’uomo occidentale può così farsi un esame di coscienza e andare oltre la consapevolezza dell’essere uomo che ha avuto l’Occidente. Secondo l’etnocentrismo critico, il confronto con altre culture deve portare a uno sforzo di ampliamento del nostro orizzonte storiografico. De Martino nel parlare di altri faceva riferimento ai contadini poveri del Mezzogiorno, per la cui emancipazione da condizioni di miseria e oppressione lottava. - disciplina che si occupa di raccogliere e descrivere i materiali che sono oggetto delle scienze etnoantropologiche; - dimensione fondamentale per la comparazione transculturale proprio per i dati diretti che essa raccoglie; - il suo obiettivo dovrebbe essere, secondo Varenne e McDermott, quello di capire perché una cultura legittimi l’esistenza di soggetti in posizioni marginali e analizzare la cultura scolastica come processo contestuale; senza concentrarsi sul rendimento del singolo. Etnografia urbana Etnologia Famiglia (concetto non universale) Filedwork – Ricerca sul campo Folklore Globalizzazione - da etnos: termine greco che designava un popolo e le sue istituzioni indistinte, fondate su sangue e legami di parentela; - disciplina che si occupa dello studio delle culture umane, delle loro forme e dei loro processi di trasformazione; definita spesso come fase analitica, interpretativa e comparativa dei dati etnografici; - capostipite: Mauss. Metodo di ricerca con taglio olistico introdotto da Malinowski. Fa uso di documentazione, materiale d’archivio, reperti di cultura materiale e dialogo con informatori locali. Il modello entra in crisi tra gli anni ‘60 e gli anni ‘80poiché prende il via il processo di decolonizzazione. Lo studio del folklore è prevalente in Europa, mentre negli Stati Uniti ci si concentra sul fieldwork. Il folklore è il patrimonio culturale di un popolo-nazione con profonde radici storiche. Non considera il concetto di campo, molto spesso si decentra dalla città alla campagna, lavora su test. De Martino è una combinazione di folklore e fieldwork, poiché nelle sue ricerche nel Mezzogiorno associava ricerca partecipante a metodi di rilevazione folklorica come le analisi storiche. La denominazione folklore viene coniata nel 1846 da Thoms. Gli studi sulla cultura popolare hanno trovato massima espressione nei musei e nelle politiche territoriali di valorizzazione del territorio. Talvolta il folklore viene strumentalizzato politicamente come supporto per la costruzione del mito della razza (nazionalismi). Dopo la IIGM Gramsci in Quaderni dal carcere dedica la sua attenzione al folklore, affermando che ciò che definisce un tratto culturale come folklorico è la collocazione nelle dinamiche dei rapporti sociali. Le classi popolari non potendo accedere alla cultura dei ceti dominanti si accontentano di frammenti. Gramsci ripensa il folklore come rapporto tra le classi e come conseguenza diretta dei processi egemonici tramite i quali i ceti dominanti esercitano il potere. Individua gli intellettuali come i mediatori dei processi egemonici, Bosio propone una figura di intellettuale rovesciato che impara dalle classi più povere, grazie al magnetofono. Tra gli anni ‘50 e ‘70 assistiamo ad una virata del folklore verso finalità estetiche e commerciali, diviene genere di consumo di massa. Dagli anni ‘90 l’UNESCO detta il nuovo linguaggio della valorizzazione delle culture locali nella Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale intangibile, che definisce intangibile quello che prima si chiamava folklore. Flusso crescente di commercio, finanza, cultura, idee e persone, consentito dallo sviluppo della tecnologia di comunicazione e di trasporto, nonché dalla diffusione del neo-capitalismo liberale. Parliamo di globalizzazione vera e propria quando i flussi assumono una dimensione tale da indebolire le istituzioni classiche della modernità e lo Stato. 5 filoni (economia, politica, nuovi flussi migratori, della cultura, nuove gerarchie sociali). Prima del concetto di globalizzazione Wallerstein aveva coniato il concetto di sistema-mondo. Con la globalizzazione assistiamo ad un passaggio da un modello internazionale ad un trans nazionale di migrazione. Con il termine transnazionale si intende la costruzione di legami stabili e comunitari che attraversano i confini nazionali, grazie allo sviluppo di tecnologia e trasporti. Non sono spazi dove si preserva la cultura di origine, ma sono differenti sia dalla cultura di origine che da quella di arrivo. Infatti gli spazi transnazionali non sono costituiti solo dai più classici flussi migratori ma anche dai più alti livelli della scala sociale. Anche il turismo produce spazi transnazionali (villaggi turistici, navi da crociera, ecc). Se la globalizzazione consiste nella perdita dei confini, ciò sembra riguardare anche i confini tra le sfere dell’agire sociale (dedifferenziazione). Risulta evidente anche la confusione tra i confini tra le sfere alte e basse della cultura (arte, scienza vs intrattenimento, pubblicità ecc). La globalizzazione da un lato viene considerata come un processo di omologazione ovvero un processo di acculturazione che comporta un’imposizione dall’esterno di una cultura che cancella quella dominante (McDonaldizzazione della società, Ritzer). All’omologazione si contrappongono le teorie dell’eterogeneità o ibridazione, in questo caso l’interesse si sposta verso il modo in cui queste pratiche interagiscono con i contesti locali, modificandoli. I prodotti – soprattutto occidentali – che circolano vengono indigenizzati e riletti su uno specifico sfondo culturale. Nella comunicazione di rete, strumenti come Facebook rafforzano la rete di rapporti locali. Prendendo anche da esempio le serie tv e il gioco del calcio, seppur in esse emergano i tratti tipici della globalizzazione, esse assumono numerosi significati simbolici nelle situazioni locali. Grandi e piccole tradizioni (Europa) “Identità fluida” Inculturazione - concetto emerso da uno studio di Hemming condotto in due scuole statunitensi con l’obiettivo di comprendere le traiettorie di vita degli studenti partendo dall’analisi delle dinamiche contestuali e interazionali in cui sono immersi; - consiste nella negoziazione della propria identità: being bad è una strategia che permette agli studenti afro-americani di “diventare qualcuno” dosando in maniera fluida le loro diverse affiliazioni identitarie. - processo naturale attraverso cui la cultura si trasmette in maniera più o meno meccanica da una generazione a quella successiva; - Herskovits la suddivide in due fasi: inculturazione meccanica nei primi anni di vita e inculturazione processuale nel periodo seguente; - concetto ormai in disuso a causa del forte determinismo culturale: sia Herskovits che Mead mettono in evidenza l’esistenza di meccanismi di rielaborazione. Luogo (concetto antropologico) M-DEA “Mente etnica” Metodo genealogico Minoranze involontarie e involontarie Modello ecologico-culturale Nuova etnografia dell’educazione Discipline demoetnoatropologiche del settore scientifico. Demologia (storia delle tradizioni popolari), etnologia (studi settoriali su specifici popoli e culture in ogni parte del mondo) e antropologia culturale. L’oggetto di studio è l’uomo e le culture umane nelle loro articolazioni etniche e nelle espressioni popolari. - concetto sviluppato da Hewitt per descrivere il diverso sistema di valori degli indiani. Secondo lo studioso, l’insegnamento più efficace per queste minoranze sarebbe quello impartito direttamente nelle riserve (problema: propone politiche scolastiche separatiste e non una revisione concreta del sistema educativo statunitense). - elaborato da Rivers (Inghilterra) per lo studio delle organizzazioni sociali, divenne in seguito una metodologia ampiamente usata nell'antropologia; - consiste nel metodo di raccolta dei dati genealogici che porta successivamente alle complesse analisi dei sistemi di discendenza e parentela, tipiche dell'antropologia sociale inglese. - distinzione attuata dall’antropologo Ogbu; - m. involontarie: comunità incorporate attraverso processi di colonizzazione, conquista e schiavitù (es. afro-americani, messicani, nativi americani) – occupano posizione subordinata rispetto alla cultura di maggioranza; - m. volontarie: immigrati arrivati volontariamente con l’obiettivo di migliorare il proprio status socioeconomico (es. giapponesi) – non sviluppano un’identità culturale oppositiva; - sia le m. volontarie sia quelle involontarie sperimentano pregiudizi e discriminazioni, ma attivano risposte e interpretazioni differenti. - anni ’80: sviluppato dall’antropologo Ogbu negli USA; - consiste in una lettura alternativa rispetto all’approccio differenzialista, con una maggiore attenzione al contesto storicosociale (=integrazione di aspetti micro e macro-sociali); - propone un ampliamento di scala e coniuga elementi di ecologia culturale con altri di struttural-funzionalismo; - il preconcetto che le minoranze hanno del contesto da cui provengono, di quello di arrivo e soprattutto del posizionamento della propria comunità all’interno della società stessa; - difficilmente adattabile al contesto europeo a causa delle diverse dinamiche che hanno luogo nei vari paesi; - gli alunni rom e sinti sarebbero considerati minoranze involontarie da Ogbu. - anni ‘70/’80: movimento femminista, studi critici sulla razza, idea marxista della resistenza; - diminuisce l’attenzione alle differenze etniche e aumenta quella per l’aspetto relazionale, situato e dinamico dei processi di produzione culturale; - focus sulle modalità di rimodellamento dell’identità dei giovani nel confronto con i pari (dentro e fuori dalla scuola); - compare il concetto di resilienza (insieme alla rielaborazione di quelli di riluttanza e resistenza). Obiettivi dell’antropologia Oggetto studio dell’antropologia odierna Olismo Omologazione Osservazione partecipante PARENTELA Lignaggio Clan La teoria dell’alleanza La teoria della discendenza Il dominio maschile La famiglia - è una tecnica di ricerca etnografica incentrata sulla prolungata permanenza e partecipazione del ricercatore alle attività del gruppo sociale studiato; - tale metodo è stato reso celebre da Malinowski ed è divenuto fondamentale per le scienze etnoantropologiche; - Almeno un anno; - Straniamento dalla cultura occidentale; - Permanenza prolungata; - Approccio olistico; - Entrare in empatia; - Schemi genealogici; - Interviste strutturate; - Diario di campo; - Redazione di note; - Documentazione fotografica; - Schedatura manufatti Tre tipi di relazioni: - discendenza (padre/figlio) - collateralità (antenato comune, es. Fratelli/sorelle) - affinità legami acquisiti tramite matrimonio I sistemi di parentela possono essere: - Unilaterali, considerano solo una delle due discendenze (patrilineare o matrilineare) - Bilaterali, considerano entrambe le discendenze Lignaggio: gruppo di persone fondato sulla parentela che convivono in società agricole trasmettendosi di generazione in generazione status, beni e diritti, ma anche unità produttiva e socioeconomica. Un insieme di lignaggi che si riconoscono in un unico antenato è detto clan. Criteri di Kroeber: classificazione secondo 8 criteri che permette di distinguere 6 tipi fondamentali di terminologie identificate con il nome dei gruppi etnici. Levi-Strauss non cerca di classificare le forme di parentela in tipi ma intende comprendere i principi in grado di dare vita a innumerevoli combinazioni di parentela. Secondo la teoria dell’alleanza l’elemento essenziale della reciprocità è lo scambio matrimoniale. Il tabù dell’incesto costituisce la condizione negativa necessaria per istituire la reciprocità. Secondo la teoria della discendenza (Pritchard e Fortes) l’idea chiave è che nelle società primitive i gruppi di discendenza unilineare (clan o lignaggi) siano la base dell’organizzazione economica e politica. Per le due teorie sopra la parentela è una forma culturale autonoma e primaria. Entrambe le teorie sostengono il ruolo passivo della donna, vista come oggetto di scambio. Negli anni ‘50 invece Leach vede le scelte matrimoniali legate a questioni di potere e ricchezza. Negli anni ‘60/’70 l’antropologia marxista considera la parentela come un modello primario delle relazioni economiche di sfruttamento. Negli ultimi anni Sahlins afferma che la parentela non consiste nella consanguineità occidentale ma che forma le sue diverse forme nelle culture umane (parentela come comunione di anime). Sahlins lo definisce reciprocità dell’essere. Negli anni ‘70 tre direzioni del dibattito antropologico: - assenza delle donne nella produzione etnografica - problema della costituzione sociale della differenza di genere (I gender studies negli anni ‘80 portano a distinguere i concetti di genere e sesso. Nasce il concetto di gender, in riferimento ai modi in cui le differenze sono plasmate in specifici sistemi di relazioni sociali e simboliche e non secondo differenze biologiche. - analisi delle forme di dominio maschile (libro di riferimento: bourdieu, il dominio maschile, in riferimento ai contadini berberi dell’Algeria, società androcentrica. Egli parla di processo di naturalizzazione nelle distinzioni discriminanti uomo/donna: c’è un lavoro collettivo di socializzazione del biologico e di biologizzazione del sociale. Bourdieu vede come uscita l’amore puro. La famiglia, tre forme: - monogamica - poligamica - poliginica Possibili dimensioni: - nucleare - estesa (parenti non sposati) - multipla (più nuclei in senso verticale e orizzontale) Oggi le famiglie, proprio perché non sono più legami obbligatori come un tempo, non sono più la base dell’identità sociale, proprio perché vengono costantemente fatte e rifatte. Si sono però rafforzate come strutture di sentimento, indebolendosi come strutture normative. Patrimonio dell’UNESCO Patrimonio intangibile Post colonialismo Prestazioni sociali totali Prospettiva emica Prospettiva etica Prospettiva personale Razza Razzismo differenzialista Relativismo epistemologico Relativismo culturale Relativismo etico - creazione di una rete di connessioni che ognuno di noi crea e riformula continuamente; - riconducibile al concetto di “propriospect” formulato da Goodenough. - Termine usato nel ‘500 per indicare una discendenza, un lignaggio o un gruppo di parentela; - Nel XIX secolo definisce un gruppo umano con specifiche caratteristiche somatiche, intellettuali e comportamentali biologicamente trasmesse per via ereditaria; - 1856, Il saggio sull’inuguaglianza delle razze umane, Gobineau: una delle prime dottrine razziste. Sostiene la naturalizzazione delle differenze tra culture o civiltà, una rigida gerarchia tra le razze con ai vertici quella bianca, l’orrore per la mescolanza delle razze. - Darwin e l’evoluzionismo: le teorie monogenetiche sostengono che l’umanità ha una comune origine e che le attuali differenze tra culture sono il frutto di processi di evoluzione influenzati da fattori esterni quali ambiente e circostanze storiche. Per le teorie poligenetiche le attuali differenze rimandano a peculiarità interne all’individuo. La reificazione e l’essenzialismo sono alla base del razzismo differenzialista. Esso non parla di differenza naturali ma accetta il relativismo culturale: proprio questa tolleranza porta alla riaffermazione dell’esigenza xenofoba secondo cui i nostri valori e le nostre convinzioni morali sono radicati in una precisa identità culturale e non devono essere mescolati. Strauss sostiene che la diversità culturale è il bene massimo da preservare per l’umanità, poiché il progresso è garantito alla compresenza di culture diverse. Questa forma di razzismo è vicina al razzismo biologico secondo tre atteggiamenti: la categorizzazione essenzialista (ogni individuo è solamente un rappresentante del suo gruppo di appartenenza, nascere tale equivale a rimanere tale), la stigmatizzazione (esclusione simbolica secondo stereotipi negativi) e la barbarizzazione (convinzione che certe categorie non siano civilizzabili. Essa implica l’impossibilità di ogni assimilazione e quindi apre la strada a politiche eliminazioniste). Relativismo che riguarda le forme di conoscenza, riguarda il non pretendere di possedere a priori criteri universali di razionalità prima di avvicinarsi alla diversità delle culture e alle epoche storiche. Concetto di Herskovits. Non si possono formulare giudizi etici, estetici e talvolta cognitivi al di fuori di un contesto culturale poiché è il contesto culturale a stabilire i criteri di riferimento. Ogni tentativo di stabilire criteri sovra-culturali di riferimento è etnocentrico. Tutte le culture hanno pari dignità e non possono quindi essere giudicate sulla base di criteri ad esse estranei. Riguarda la formulazione di giudizi morali e sistemi di valori. La scuola americana ne ha fatto uno strumento di lotta contro razzismo, pregiudizi etnici e oppressione coloniale. Riduzionismo Riluttanza, resistenza, resilienza Riproduzione sociale e culturale Reificazione Scuola di “cultura e personalità” Sistema di dominanza multiplo Situazione educativa degli immigrati in Germania Spazio Senso del luogo - termini che hanno una duplice accezione semantica: una derivante dalla branca della fisica che studia le proprietà della materia e l’altra traslata o figurata che viene usata nella lingua comune; - non sono parole interscambiabili, sebbene condividano un’area di significato comune; - riluttanza = ritrosia, difficoltà/avversione a fare o dire qualcosa; - resistenza = opporre forza alla forza, non lasciarsi smuovere o abbattere, fare contrasto, rifiutarsi di ubbidire; - resilienza = capacità umana che serve ad affrontare le avversità della vita, superarle e uscirne rafforzati o addirittura trasformati. - consiste nell’idea che la scuola sia un luogo in cui si riproducano le diseguaglianze strutturali (di potere, di genere, etc.) piuttosto che un luogo dove si realizzino condizioni favorevoli alla mobilità sociale; - esponenti: Bowles e Gintis; Bourdieu e Passeron; - critiche: discorso teorico che non analizza i modi concreti in cui avvengono le relazioni in classe; riduzione degli attori sociali a portatori passivi di capitale culturale. Il processo di ridurre a cosa, di trattare alla stregua di cosa materiale istanze intellettuali e psichiche, morali, storico-culturali. In particolare, secondo la dottrina di Marx, il processo per cui, nel sistema capitalistico di produzione, il lavoro umano è ridotto a merce e i rapporti sociali si configurano come rapporti tra cose. Il termine si è diffuso attraverso la traduzione francese del ted. Verdinglichung «materializzazione». Nella sua accezione marxiana, il concetto di r. è stato ampiamente sviluppato da G. Lukács (1922) ed è poi stato ripreso da Goldmann e dai teorici della Scuola di Francoforte. - anni ’30: Kardiner, Mead, Benedict, Linton, DuBois; - interesse per fenomeni interculturativi; - approccio fortemente comparativo; - parte dall’ipotesi secondo cui ogni individuo strutturi la propria personalità seguendo le regole di comportamento apprese nella propria società di appartenenza; - focus sui fenomeni di trasmissione culturale. - Anni ’90: Foley; - individuazione di altri fattori determinanti nella stratificazione sociale e nella formazione dell’identità oltre all’appartenenza etnica: appartenenza di classe e di genere. - diffusione di un programma pedagogico interculturale in contrapposizione all’educazione speciale per stranieri. Lo spazio è considerato una delle dimensioni fondamentali della cultura. Il luogo è un qualcosa che attribuisce grande importanza alle dinamiche della vita quotidiana. Secondo Augè i luoghi sono riconoscibili per i fenomeni di appartenenza, le relazioni sociali e la memoria locale; in questo senso la modernità crea non-luoghi ai quali nessuno può appartenere. Senso del luogo: espressione che indica i processi e le pratiche culturali attraverso cui i luoghi assumono i loro significati. Statement of human rights Herskovits, Documento proposto all’ONU che sosteneva il principio secondo il quale l’uomo è libero solo nel momento in cui vive nel modo in cui la sua società definisce la libertà, che i suoi diritti sono quelli che egli riconosce in quanto membro della sua società. Non fu accolto dalle Nazioni Unite perché c’era una differenza di visione nel concetto di disugaglianza. Per Herskovits è un elemento da salvaguardare, per l’ONU è intesa come disuguaglianza. Successo scolastico - è condizionato da legittimità, fiducia e interesse, a livello istituzionale (struttura) ed esistenziale (relazioni). - olismo + prospettiva emica; - in contesto educativo prevede tre fasi di ricerca: orientamento generale; struttura dell’evento; struttura interna delle parti. - insuccesso dei gruppi di minoranza dovuto a fattori sociali e culturali legati al contesto familiare di provenienza, considerato essere culturalmente “impoverito”; - ne consegue la promozione di interventi ad hoc volti a recuperare tale deficit; - esponenti: Lewis, Glazer, Moynihan; - trascura il fatto che vi siano, in realtà, tratti culturali, modalità comunicative, educative e interazionali diversi (e non assenza totale di tali elementi); - sono teorie attraenti e assolutore poiché de-responsabilizzano le istituzioni scolastiche e imputano l’insuccesso scolastico degli alunni al contesto di provenienza; - problema: crea una graduatoria tra alunni più bisognosi e meno bisognosi, riconducendo i primi alla dimensione del vuoto, della carenza e della mancanza. - fine anni ’60: negli Stati Uniti inizia il susseguirsi di una serie di movimenti di rivendicazione dei gruppi di minoranza, i quali chiedono autodeterminazione educativa e il riconoscimento dell’identità etnica e culturale; - insuccesso dei gruppi di minoranza dovuto a stili di apprendimento differenti, che portano a conflitti tra le aspettative di insegnanti e alunni (non più deficit culturale, ma deficit dell’ambiente di apprendimento scolastico); - ne consegue l’esplorazione in profondità, tramite analisi etnografiche, della distanza fra realtà differenti, in modo tale da comprendere gli assetti culturali della realtà degli alunni; - precursori: Hewitt, secondo cui le scuole statunitensi non comprendono il background culturale degli immigrati e delle culture minoritarie. Accusa le istituzioni scolastiche di perseguire obiettivi di “americanizzazione” degli individui più che di “produrre americani, indiani o filippini migliori”. - il processo attraverso cui i membri di una comunità, attraverso interventi intenzionali, si sforzano di trasferire patrimonio culturale alle nuove generazioni; - meccanismo replicativo che produrrebbe uniformità culturale; - modello strumentale in quanto necessario per il funzionamento della società; - concetto che connette la scuola di “cultura e personalità” all’antropologia dell’educazione; Tecnica micro-etnografica Teorie della deprivazione culturale Teorie della discontinuità culturale Trasmissione culturale Terminologia identificativodiscriminatoria in Francia Writing culture - oggetto di studio della prima tradizione dell’antropologia dell’educazione (coniugi Spindler). - utilizzo di espressioni quali “figli di immigrati”, “immigrati di seconda generazione”, “giovani delle banlieues” per identificare studenti altrimenti invisibili. Geertz, Said. Un gruppo di studiosi statunitensi accomunati dalla partecipazione al libro-manifesto Writing Culture, del 1986. Writing Culture si è dedicato all'analisi delle etnografie come testi. Smascherando le pretese di oggettività e di neutralità epistemologica e politica - dell'antropologia classica, il libro mostra come i resoconti etnografici siano invece costruiti sulla base di strategie retoriche che a loro volta nascondono relazioni politiche di dominio, come le relazioni di potere coloniale e post-coloniale. Rendere trasparenti la politica e la poetica dell'etnografia, come suona il sottotitolo, è il progetto di Writing Culture. Said cercò di decostruire le rappresentazioni che il mondo occidentale aveva dato dell’Oriente. Secondo lui il potere, seppur non determini le forme del sapere, esercita una funzione plasmante. Il gruppo di Writing Culture cerca di promuovere forme nuove di rappresentazione che cerchino di disimparare l’atteggiamento di dominio. Verso la fine degli anni ‘80 l’antropologia converge verso l’oggettività del sapere storico-sociale, poiché viene sostenuta la tesi dell’influenza delle relazioni di potere nelle pratiche antropologiche (atteggiamento post-moderno). Boas Bourdieu e Passeron Bowles e Gintis AUTORI - critica fortemente le istituzioni scolastiche a lui contemporanee, definendole individualiste e orientate alla conformità culturale piuttosto che alla valorizzazione delle differenze; - ogni essere umano è l’esito di interazione fra ambiente, cultura ed eredità familiare – necessità di essere sostenuto nel percorso di sviluppo delle proprie potenzialità; - sostiene l’importanza di riformare il sistema scolastico in modo da adattarlo alle risorse culturali degli alunni. - propone il “particolarismo storico”; - anni ’80 dell’Ottocento: parte per una spedizione nella baia di Baffin (studio sugli eschimesi) e poi compie un viaggio nella Columbia Britannica (studio etnografico sugli indiani della costa nord-occidentale. - anni ’70: sostengono che le scuole rafforzino le risorse culturali della classe dominante ed escludano gli studenti di classe sociale bassa, attraverso un processo di violenza strutturale che sviluppa in essi il senso dei loro limiti sociali). - fine anni ’70: individuano corrispondenza tra l’organizzazione del lavoro e i processi di scolarizzazione. Clifford Durkheim Foley Frazer Galloni Galton Geertz Gearing Gibson Goodenough Haddon - considerato il fondatore della sociologia; - “coscienza collettiva”; “rappresentazioni collettive” - Sostiene che la società è considerata qualcosa di più della somma degli individui che la compongono. Essa funziona secondo meccanismi oggettivi di cui non necessariamente gli attori sociali sono consapevoli (in questa direzione è interessante la teoria sul suicidio, che non dipende solo dalla psicologia individuale ma è legato a regole sociali). La mediazione tra società e individuo avviene grazie ai concetti di coscienza collettiva e rappresentazioni collettive, ossia credenze e modi di sentire comuni ai membri di una società o cultura. Attraverso le rappresentazioni collettive la società influenza il pensiero individuale. Scrive le forme elementari della vita religiosa in cui analizza la religione a partire dalla contrapposizione tra sacro e profano (si interessa soprattutto delle religioni totemiche e degli aborigeni australiani). - anni ‘90: critica il modello di Ogbu a causa della reificazione delle caratteristiche culturali dei vari gruppi di minoranza, da lui descritte come stabili, definite e trasmesse inevitabilmente; - si rifà alle teorie sulla formazione dell’identità etnica, vista come prodotto dinamico, continuamente negoziato in contesti di forte e rapido cambiamento culturale e politico; - mette in evidenza l’importanza di altri fattori determinanti nella stratificazione sociale, oltre all’appartenenza etnica: appartenenza di classe, di genere. Da qui “sistema di dominanza multiplo”. - Il ramo d’oro: il testo più famoso dell'antropologia evoluzionistica (credenze magico-religiose, riti agrari, rinascita e fertilità; totale decontestualizzazione; comparazioni arbitrarie; parallelo superstizione dei “selvaggi” e ingenuità infantile; oggi visto come uno dei più grandi romanzi modernisti e d'avanguardia). - sviluppa il cosiddetto “modello transazionale”, di stampo struttural-funzionalista. Il suo presupposto è che il sistema culturale di società o gruppi consiste in un insieme di equivalenze di significato diverso, ma interconnesse, che sono state precedentemente negoziate nell’incontro tra i membri. Questo modello ha aperto la strada alla nuova etnografia dell’educazione. - studia l’importanza delle dinamiche faccia-a-faccia nella trasmissione culturale; - sostiene che l’acquisizione delle identità sociali sia un processo interattivo, osservabile e studiabile pubblicamente; - lega la trasmissione culturale ai soli eventi comportamentali e fa coincidere la cultura con un sistema di comportamenti; - hidden curriculum: individua la presenza, a scuola, di un “curriculum nascosto”, tacito, che alunni e insegnanti condividono per replicare in contesto scolastico la struttura e le aspettative della società. Queste dimensioni meno esplicite incidono sulle attività di classe. - “adattamento senza assimilazione” - conia il termine “propriospect” per spiegare come ciascuno di noi sviluppi una competenza multiculturale (in continua riformulazione) in grado di portarci a sapere quale micro-cultura risulta più appropriata alla situazione in cui si trova. - fine ‘800: guida la spedizione nelle isole dello stretto di Torres; Heath Hemming Henry Herskovits Kimball Levi-Strauss Lewis - uno dei pionieri delle spedizioni etnografiche; metodo delle survey, ricognizioni. - 1983: Ways with Words: compara due comunità di classe lavoratrice, una bianca e una nera; - analizza i due diversi stili comunicativi e rileva che i bambini neri non sono abituati a utilizzare il formato linguistico richiesto a scuola e gli insegnanti non sono in grado di riconoscere le differenze comunicative. - identità fluida; - ricorre al concetto di coping per spiegare le dinamiche di agency degli studenti. - strategie di coping: consistono nella capacità dei soggetti di mitigare gli effetti negativi di circostanze difficili ricorrendo a compromessi che richiedono flessibilità nella risposta. - anni ’60: adotta il paradigma della scuola di “cultura e personalità” e lo applica a uno studio etnografico del contesto scolastico statunitense, analizzando come gli insegnanti trasmettessero agli studenti quel che lui definisce “carattere culturale americano”. - anni ’40: introduce il concetto di inculturazione, inteso come processo attraverso cui un individuo apprende i modi di pensare e agire che distinguono la cultura della società. suddivide l’inculturazione in due fasi - inculturazione meccanica nei primi anni di vita e inculturazione processuale nel periodo successivo. - seconda tradizione dell’antropologia dell’educazione (dopo Spindler); - Applica la metodologia definita natural history method, in cui studia i cambiamenti avvenuti nelle vite degli individui e delle comunità - sostiene l’importanza della comunità e dei piccoli gruppi come contesto di apprendimento; - le modalità con cui le conoscenze si trasmettono all’interno di una comunità costituiscono un modello di pensiero e interazione per i membri stessi. Razza e storia | Teoria della deprivazione culturale (spiega lo scarso rendimento degli studenti di minoranza chiamando in causa fattori sociali e culturali legati all’ambiente di apprendimento) Secondo Lewis, le persone si adattano alle condizioni sociali in cui vivono, inclusa la povertà, che diviene causa di scarso rendimento e plasma i tratti culturali di un gruppo o individuo. Questa teoria fa da contrappunto a quelle che vedevano differenze genetiche legate all’intelligenza per spiegare lo scarso rendimento. Egli sosteneva che le difficoltà dei bambini immigrati e di minoranza erano il risultato dei tratti culturali prodotti da quelle condizioni di vita. Secondo la teoria i bambini vanno male a scuola per l’ambiente impoverito nel quale sono cresciuti. Coniò l’espressione cultura della povertà, con la quale enfatizzava le forze che facevano della povertà un modo di vita stabile e strutturato. La povertà può forgiare i tratti della personalità di un gruppo. Poggia sull’assunto “Noi abbiamo una cultura, voi no”. Questa teoria viene rivista con la teoria della discontinuità culturale secondo cui le difficoltà dei bambini di minoranza non erano la conseguenza di un contesto di provenienza impoverito ma piuttosto erano conseguenza di un apprendimento culturale differente. Poggia sull’assunto “Noi abbiamo una nostra cultura, voi ne avete una differente”. A queste teorie fa seguito l’approccio differenzialista, che vuole insegnare ai bambini poveri e a quelli agiati la cultura degli uni e degli altri, cosicché le abitudini culturali dei primi cesseranno di essere un ostacolo. Approccio differenzialista MacLeod McLaren Malinowski Mauss Mead Mehan Montaigne Mulloly O’Connor Ogbu - l’insuccesso scolastico è dovuto alle differenze negli stili di apprendimento; - i membri di gruppi differenti si formano come soggetti rispondendo alle richieste della propria cultura: ogni percorso è valido, nessuno è deficitario; - obiettivo: capire perché le competenze (e non le mancanze) degli studenti di minoranza creano incomprensioni con gli insegnanti; - importante collaborazione tra antropologia dell’educazione e sociolinguistica nell’analisi degli stili interazionali e cognitivi. - studio “Brothers vs. Hallway Hangers” – adattamento vs. opposizione; - dimostra la necessità di contestualizzare il concetto di resistenza e di prevedere che anche gli student svantaggiati siano portatori di agency. - osserva a livello micro le interazioni quotidiane tra insegnanti e alunni; - suddivide le attività educative in due tipi di azioni contrapposte, coesistenti e in tensione dialettica: quelle rientranti nella “struttura della conformità” e quelle costituenti la cosiddetta “anti-struttura della resistenza”. Le prime regolarizzano il comportamento degli studenti, con le seconde gli alunni oppongono resistenza a tali meccanismi di controllo. - individua quattro tipi di rituali scolastici: r. di rivitalizzazione (per rinnovare motivazioni, scaricare ansie, etc.); r. di intensificazione (caricano emotivamente: es. gite scolastiche); r. di resistenza (azioni di antagonismo attivo o passivo da parte degli allievi); r. di istruzione (definiscono e rafforzano la realtà egemonica della scuola). - considerato il padre fondatore dell’antropologia culturale; - allo scoppio della prima guerra mondiale si trova in Australia dove sta studiando gli aborigeni ed è perciò costretto a rifugiarsi nelle isole Trobriand, dove conduce una ricerca intensiva e solitaria vivendo in villaggi e documentando tutti gli aspetti della vita quotidiana dei nativi; - 1922: Gli Argonauti del Pacifico Occidentale . Opera monografica, manifesto e paradigma di un nuovo modo di intendere la ricerca e la presentazione dei dati; - “osservazione partecipante” - Negli anni ‘60 pm viene pubblicato il Diario di campo - importante etnologo francese - anni ’30: importanza di comparare le abitudini americane con quelle di società altre; - anni ’40: interesse sui processi di trasmissione sia in società altre, sia in quelle occidentali; - figura di collegamento tra la scuola di “cultura e personalità” e l’antropologia dell’educazione. - Studia l’interazione sociale nei contesti educativi. Egli sostiene che le strutture sociali sono il risultato dell’interazione e che l’atto linguistico è un atto sociale. Pertanto gli atti linguistici danno significato all’interazione sociale. - “L’identificazione del lavoro manuale con la mascolinità assicura l’accettazione da parte dei lads del loro destino economico di subordinazione e facilita la riproduzione della struttura di classe.” – riferimento allo studio di Willis contenuto in Learning to Labor (1977). Scrive Essais, in Sui cannibali fa una riflessione sul cannibalismo come pratica culturale organica. Dedica un saggio al concetto di consuetudine - fine anni ‘90: utilizza il concetto di resilienza per descrivere l’attitudine positiva verso l’istruzione di un gruppo di adolescenti afro-americani di classe sociale bassa a Chicago. - anni ’80: propone il modello ecologico-culturale; - si chiede il motivo per cui alcuni gruppi di minoranza (es. asiatici) siano meno a rischio di insuccesso scolastico rispetto ad altri (es. afro-americani) pur condividendo Philips Piasere Piestrup Pritchard Remotti Spindler Suarez-Orozco Tylor Varenne, McDermott Wallace Wenger Whiting Willis un grado analogo di differenza culturale; - distingue tra minoranze volontarie (percepiscono la propria posizione come “differente da” quella dominante) e involontarie (percepiscono la propria posizione come “in opposizione a” quella dominante); - individua tre tipi di discontinuità culturali legate alla scolarizzazione: d. universali (riguardano tutti i bambini); d. primarie (sono transitorie e riguardano i bambini immigrati); d. secondarie (riguardano le minoranze etniche). - 1983: The Invisible Culture: bambini nativi americani nella riserva di Warm Springs; - osserva che le strutture di partecipazione che i bambini apprendono a casa sono differenti da quelle richieste e utilizzate a scuola. - studio sull’uso del dialetto a scuola, che dimostra il carattere di processo politico delle categorie di successo e insuccesso; - le forze all’origine della discriminazione sociale risiedono in parte fuori dall’istituzione e in parte dentro di essa; - sostiene che i “confini” possano trasformarsi in “frontiere” nella relazione faccia-afaccia. Concetto del giro lungo: per capire la nostra stessa ragione occorre passare da ciò che ci è meno familiare - prima tradizione dell’antropologia dell’educazione; - tiene la Conferenza di Stanford (1954); - focus dello studio: relazioni fra scuola e società; trasmissione culturale; rapporto tra insegnanti e alunni. - attua un’ulteriore distinzione rispetto a Ogbu (m. volontarie e involontarie), parlando di prime e seconde generazioni di immigrati volontari. I figli di seconda generazione non hanno sperimentato in prima persona le difficoltà pre-migratorie e non riescono a comparare le due realtà. Sperimentano, invece, problemi di identità e appartenenza. - 1871: Primitive Culture - fine anni ’90: l’attività di apprendimento deriva da negoziazioni costantemente rinnovate; - mettono in luce come ogni individuo contemporaneamente agisca e sia agito dalle costruzioni culturali cui partecipa; - successful failure: “successo” e “fallimento” sono etichette convenzionali che ci sembrano ormai naturali e che finiscono con l’identificare gli alunni stessi cui esse vengono affibbiate; - 2001: “Insegniamo ai bambini poveri e a quelli di classe media la cultura gli uni degli altri, e le abitudini culturali dei primi cesseranno di essere un ostacolo per il loro rendimento scolastico”. - mette in evidenza l’antitesi tra “riproduzione dell’uniformità” e “organizzazione della diversità culturale”. - Concetto di apprendimento situato, fa riferimento al fatto che la conoscenza è di natura tacita, cioè non situata nella testa di individui ma è incorporata nelle pratiche di comunità. La conoscenza quindi circola secondo una dinamica chiamata partecipazione periferica legittimata. Nelle comunità di pratica si riscontrano intrapresa comune, impegno reciproco, repertorio condiviso. - anni ’50: studio comparativo su sei culture, partendo dall’ipotesi che il contesto di apprendimento del bambino influenzi il suo comportamento sociale; - l’importanza della comparazione è sia trans-culturale, sia intra-culturale. - sviluppa il concetto di resistenza per superare i limiti della teoria della discontinuità (perché alcune minoranze vanno bene a scuola?) e i limiti dell’etno-ecologia (perché Wolcott membri delle minoranze involontarie vanno bene a scuola?). - anni ’90: sposta l’attenzione dalla trasmissione culturale all’acquisizione culturale, superando così una visione troppo concentrata sulla trasmissione culturale replicativa. - si rifà a Wallace: entrambi criticano Spindler per aver trascurato il ruolo attivo e trasformativo del soggetto che apprende e aver dato eccessiva importanza alle omogeneità interne alla cultura; - la cultura non è un monolite trasmesso per generare omogeneità. Essa organizza le diversità al suo interno per sopravvivere. - Propone che il termine cultura indichi il know-how che ogni essere umano acquisisce. Durante il processo di acquisizione avviene l’acquisizione di competenze (achieving competence) e la costruzione di una prospettiva personale (propriospect). 1) cosa studia l'antropologia 2) Cosa è la razza 3) Significato Etnico 4) Razzismo Differenzialista 5) Statment of Human Rights 6) Studio di campo 7) Geertz osservazione forme di vita 8) Antropologia interpretativa 9) Etnocentrismo crítico 10) Post colonialismo 11) Strutturalismo di Strauss 12) Patrimonio intangibile 13) illness 14) Mauss prestazioni sociali totali 15) Globalizzazione 16) Fenomeno diasporico 17) studio degli spazi nell'antropologia 18) Sistema mondo 19) Inculturalismo 20) contributo wolkott 21) cultura e personalità 22) i 2 spagnoli inutili 23) antropologia italiana 24)nuova etnologia dell'educazione 25) discontinuità 26) Lewis e cultura della povertà 27) ecologia culturale 28) relativismo etico 29) Minoranze volontarie 30) Relazioni biologiche e culturali 1Etnocentrismo critico 2 Concetto di identità 3 Concetto di etnia 4 A cosa serve l'antropologia 5 Diffusionista 6 Globalizzazione 7 Omologazione 8 Etnografia 9 Razzismo differenzialista 10 Cosa studia l'antropologia oggi 11Deprivati 12 Francesca galloni 13 concetto di razza 14 corpo salute e malattie per l'antr.medica 15 sistemi di parentela 16 modello ecologico 17 approccio differenzialista 18 deprivazionista 19 il dono e lo scambio 20 interculturazione 21il dono in rapporto con stato ed economia 22 concetto di cultura 23 i dannati della terra 24 efficacia simbolica 25 patrimonio intangibile 26 post coloniale 27 concetto di Luogo e spazio 28 cultura e personalità 29 le grandi e piccole tradizioni in Europa ( Germania- omogeneità ) 30 Writing culture globalizzazione; post-colonialismo; Fanon ( i dannati della Terra); razza ( non la definizione ma sull'utilizzo del termine); etnocentrismo critico ( De Martino, pag. 105 Dei); antropologia urbana; Herkoswits e la Statement on Human Rights del 1960 ( pag. 59 Dei); la funzione dell'antropologia culturale; Wokott e la critica al modello di trasmissione culturale c.d. "passivo"; critiche alla riproduzione culturale; Levi-Strauss e lo strutturalismo; il concetto di disease ( la parte di antropologia medica, capitolo 9, sulle terminologie inglesi, pag. 172 Dei); il modus operandi dell'antropologia interpretativa ( Geertz: la risposta, confermata dalla professoressa, era "da un punto di vista dei nativi"); il fulcro della ricerca dell'antropologia educativa in Italia ( nel mio caso, la risposta corretta era "critica sulla praticabilità dell'approccio interculturale nella scuola italiana", pag 171 Benadusi); sul concetto di etnia ( la risposta, secondo me corretta, è l'etimologia del termine, pag. 41 Dei); il concetto di "dono" secondo Mauss ( pag. 206 Dei); Castano e Moyano ( antropologia educativa in Spagna, riduzionismo etnico, pag 165 Benadusi). CAP 1- 2-3 Definizione di antropologia come disciplina (la cultura dei primitivi di Taylor) Quali sono i suoi obiettivi metodi culturali ricerca sul campo ( come si fa ricerca in antropologia) le varie tipologie d'indagine obiettivi formali società contemporanea identità - razza-razzismo cosa si intende per antropologia concetti di antropologia Cap 3: Diritti umani Colonialismo -Post Colonialismo Cap 5 Paradigmi teorici : storia della disciplina Evoluzionismo Diffusionismo di Boas Culturalismo Funzionalismo Antropologia interpretativa ( Ci sono due domande nei test) cosa sono le diverse scuole le caratteristiche delle scuole e gli autori da attribuire alle scuole Cap . 9 Corpo -salute-malattie Antropologia medica(1 domanda) Cap 11: Dono : concetto di dono fra economia e antropologia Qual è l’opera di riferimento? ( dono interpretazione di Marsel Maus (opera di riferimento) rituali di scambio principio di reciprocità distinzione del dono tra Maus e altri antropologi (Kula di malinosky e Boas) Lo spirito del dono Interpretazione di maus sui diversi interpreti etnografici del dono il concetto di "dono" secondo Mauss Mauss prestazioni sociali totali il dono e lo scambio il dono in rapporto con stato ed economia Domande o argomenti che sono stati segnalati degli appelli precedenti relativi al CAPITOLO 12 del DEI Globalizzazione Fenomeno diasporico Sistema mondo omologazione, cos'è il transnazionalismo Cap12-13: Globalizzazione influssi culturali(1 domanda) rapporto tra spazio luogoe città( trasformazione subita) Cap 15 domanda su famiglia e parentela Concetti generali di parentela Studi specifici di Levis Streuss approccio strutturalista Perché uno strutturalista si occupa di parentela BENADUSI Circa 10 12 domande che si possono trovare nel test Cap2 Lo snodo del successo e insuccesso scolastico e le diverse teorie Studiare bene le varie teorie Obiettivi formativi Deprivazione culturale Discontinuità culturale Definizione e autori ut sopra Cap3 Nuova etnografia dell’educazione Cosa sia questa nuova etnografia dell’educazione Riproduzione culturale e le varie teorie che criticano e riformulano la teoria culturale 2 domande su Scuola e pratica dopo aver tracciato la questione internazionale (statunitense)si va nel dettaglio del contesto europeo e italiano Le domande chiedono cose dettagliate rispetto agli studi contemporanei e sull’educazione nel conteso Guardare bene autore e ambito dello studio Piacer Benadusi Simonicca francesca Coppoli Chi ha fatto e cosa Etnocentrismo critico, globalizzazione , inculturazione, Francesca Gabelli, Deprivazione, patrimonio intangibile, mauss, post colonialismo Piasere si è occupato dei ROM