VITA NOVA Con la morte di BEATRICE si chiude la prima parte della vita di Dante. La Vita Nova è il diario di questa fase della sua esistenza o meglio, il diario della vita interiore di Dante durante questa fase della sua esistenza. FORMA La Vita Nova è di genere autobiografico, ed è composta come un prosimetro ( un testo in prosa all’interno del quale sono inserite delle poesie ) ➢ Dante si ispira a Severino Boezio che aveva utilizzato questa tecnica all'interno del De Consolatione Philosophiae. Dante legando insieme poesie e prosa in un libro autobiografico introduce una novità nella tradizione della letteratura romanza: nè i trovatori, nè altri poeti usarono questa struttura. I DUE TEMPI DELLA SCRITTURA Mentre le poesie della Vita Nova risalgono in buona parte agli anni giovanili, gli anni dell’innamoramento, le parti in prosa sono state composte dopo la morte di Beatrice avvenuta nel 1290. I testi per certi versi essendo scritto dopo la morte di Beatrice in qualche modo p reannunciano la sua morte. NOME DELL’OPERA Il titolo ha diversi significati: ➢ in primo luogo indica la vita giovanile. ➢ A questo si aggiunge però il significato più profondo di una vita rinnovata dalla presenza miracolosa di Beatrice e dell'amore. ➢ Né si può escludere che Dante abbia voluto alludere alla novità e all'originalità dell'opera. Tema principale → è l'amore per Beatrice; un amore che origina da un semplice sguardo e che diventa mezzo di elevazione verso Dio. Attraverso la contemplazione della donna amata egli si rende conto sì di esserle inferiore, ma nello stesso tempo consapevole che proprio attraverso lei potrà giungere alla salvezza e alla vita eterna. Per una forma di estremo rispetto Dante non rivela la vera identità di Beatrice, ma di lei elogia la bellezza e le qualità morali (la gentilezza su tutte). Non entra mai in contatto con lei, se non in sogno SIMBOLISMO Dante identifica nel numero nove la massima espressione dell'amore divino in quanto esso ha come radice quadrata il numero tre, sacro per i cristiani come simbolo della santissima trinità. LE POESIE Le poesie hanno un ruolo duplice: ➢ a volte semplicemente riassumono ciò che l’autore ha già raccontato nella prosa, ➢ a volte invece aggiungono dei particolari o narrano degli episodi che nella prosa non vengono narrati. In entrambi i casi le poesie non sono un corpo estraneo rispetto alla struttura in prosa ma la completano e la arricchiscono. TRAMA La Vita Nova è una specie di viaggio a ritroso nella vita di Dante: da quando incontra Beatrice per la prima volta a 9 anni fino a quando la rivede dopo ben 9 anni. Fra loro non ci sarà mai nient'altro che un dolcissimo saluto--->ma basta questo, unito alla visione della donna, a suscitare in lui un'incredibile felicità e un profondo amore. Dante, con l'intenzione di nascondere agli amici, preoccupati e incuriositi da questo suo stato d'animo, la vera identità della giovane, finge di essere innamorato di altra fanciulla, non si sa nulla del suo nome, si sa solo il soprannome dato da Dante cioè “ la donna schermo”. La donna che deve schermare il vero soggetto del suo amore. Ma questo stratagemma, segno di grande rispetto nei confronti di Beatrice, si rivelerà un'arma a doppio taglio perché anche la ragazza, venuta a sapere del (falso) innamoramento del poeta, gli toglierà il saluto, gettandolo in uno stato di profondo sconforto. Lui la incontra a una festa, circondata da altre ragazze. Il suo amore è sempre più forte: vorrebbe parlarle, ma non riesce e questa sua incertezza lo rende ridicolo agli occhi delle altre donne. Non potendo sostenere la vista di Beatrice decide allora di limitarsi a lodarti, senza chiedere niente in cambio. Nel frattempo muore il padre di Beatrice e Dante ha un incubo nel quale “vede”la morte della sua amata. Poco dopo Beatrice muore senza che i due si siano rivisti o parlati. Questo lutto terribile provoca in Dante un fortissimo dolore che, due anni dopo, lo porterà a scrivere la Vita Nova. LE RIME E’ una raccolta di poesie ordinata in questo modo non da Dante, ma da editori e critici moderni. Ci sono sia liriche giovanili che di età più matura (fino al tempo dell’esilio), comunque tutte quelle poesie che Dante non volle personalmente inserire in altre raccolte come La Vita Nova o Il Convivio. Quest'opera mostra la grande versatilità poetica di Dante, la sua capacità di spaziare fra temi, lingua e stili molto diversi fra loro. Le rime giovanili → risentono dell’influenza dell’amor cortese, di Guittone d’Arezzo, di Guinizzelli e Cavalcanti. Sono anche dette liriche stilnovistiche, appunto perché riflettono temi e stile di questa corrente poetica. Costituiscono il gruppo più numeroso e comprendono anzitutto i testi della prima produzione lirica di Dante, secondo i modelli della poesia cortese, siciliana e siculo-toscana: vi sono sonetti di «corrispondenza» con altri poeti (soprattutto guittoniani), componimenti d'occasione, liriche amorose. Seguono poi le rime composte all'epoca della Vita nuova, risalenti quindi al periodo 1283-1293, e rimaste escluse dal libello: alcuni testi sono dedicati a Beatrice, altri a donne diverse che vengono indicati con vari senhals Ci sono alcuni sonetti di corrispondenza con amici della scuola, ad es. Cino da Pistoia, ed altri che pur non essendo di argomento amoroso rientrano comunque nell'atmosfera della cerchia stilnovistica. Rime allegoriche→ Dopo la morte di Beatrice (1290) nacque in Dante una forte passione per la filosofia--> compose per questo alcune canzoni allegoriche (sotto l’immagine della donna cantata si cela in realtà la filosofia). In alcune liriche Dante condanna la corruzione della propria epoca: la scoperta della vita politica lo instrada infatti verso un’ideale di vita attiva, di impegno civile ispirato al rigore morale. Le rime petrose→ influenzate dalla poesia trobadorica (Arnaut Daniel), hanno un linguaggio ricco di tecnicismi e immagini difficili (tipici del trobar clus). Le rime petrose sono chiamate così perché dedicate ad una donna, Petra, bella e insensibile, spietata, crudele. Vennero definite così perché vennero scritte in un periodo di Dante molto brutto il poeta sofferto atrocemente perchè la donna amata non è solo ostile nei suoi confronti ma addirittura crudele. E in secondo luogo hanno uno stile estremamente originale, Dante riesce a far corrispondere il tema, il clima, le sensazioni con il linguaggio cioè fa coincidere la durezza del contenuto con la durezza dell’espressione utilizzando le lettere con sonorità dura come r, t, p,s Rime dell’esilio→Sono componimenti scritti nei primi anni dell'esilio, prima cioè che l'autore venisse assorbito dalla composizione della Commedia e dedicati per lo più a temi politici e civili: Dante si fa cantor rectitudinis, lamenta la mancanza di virtù e moralità nel mondo di cui il suo ingiusto esilio è la dimostrazione più chiara. In diverse di queste rime spicca l'alta coscienza e la dignità dell'esule immeritus, mentre in qualche caso i testi hanno struttura allegorica. Sono caratterizzate da una visione apocalittica del mondo: una visione cupa, in cui i valori morali sono profondamente degradati e dove si avverte un forte desiderio di pace e giustizia. Tenzone con Forese Donati→ È uno scambio di sonetti polemici e ingiuriosi con l'amico e rivale poetico Forese Donati, appartenente alla famiglia dei Donati, è il cugino di Gemma, sua moglie. Furono composti sicuramente dopo la Vita Nuova, forse negli anni 1293-1296. La tenzone si rifà ovviamente allo stile della poesia comico-realistica, più in particolare al genere del v ituperium: le accuse che i due si scambiano reciprocamente sono di vario tipo e mentre Dante accusa Forse di essere un goloso , un ladro e di trascurare ( adulterio) la moglie Nella, Forese risponde adombrando la viltà del poeta che avrebbe dovuto vendicare un'offesa fatta al padre Alighiero, accusato forse anche di praticare l'usura . Lo scambio ingiurioso non deve essere preso troppo sul serio, in quanto risponde sicuramente a una tradizione poetica nella quale entrambi si riconoscevano e va interpretato come una sorta di gioco letterario. Nella divina Commedia dante tratterrà quello che ha scritto durante queste tenzoni ( usando una palinodia ) DE VULGARI ELOQUENTIA È un trattato in prosa latina di argomento linguistico-retorico, dedicato alla definizione della lingua volgare da usare nelle opere letterarie: la datazione dell'opera è incerta, ma è probabile che Dante l'abbia scritta nei primi tempi dell'esilio parallelamente alla composizione del Convivio, forse nel 1302-1305. Il trattato è incompiuto e lasciando addirittura una frase a metà. Non conosciamo il progetto originale dell'opera, ma essa doveva prevedere almeno quattro libri. ↪ Il titolo significa letteralmente «Sull'eloquenza volgare» e la scelta del latino si spiega con il proposito da parte dell'autore di rivolgersi a un pubblico di specialisti, non necessariamente italiano, diverso quindi da quello cui si rivolgeva nello stesso periodo col Convivio. Ma come dichiara lo stesso Dante occuparsi scientificamente del volgare era un’impresa del tutto nuova: infatti è il primo libro che ripercorre la storia della lingua italiana. → TEMI DEL LIBRO Dante si mostra consapevole che il volgare è soggetto a continui mutamenti, sia nello spazio sia nel tempo, ma fissa un punto di inizio per queste trasformazioni: fino alla costruzione della Torre di Babele, infatti, tutti gli uomini del mondo parlarono un unico linguaggio l’ebraismo, lo stesso parlato da Adamo nel Paradiso Terrestre (opinione poi smentita nel Canto XXVI del Paradiso), ↓ mentre dopo la confusione provocata da Dio i linguaggi iniziarono a frammentarsi. Dante intuisce che i volgari parlati in Europa si dividono in tre grandi gruppi: corrispondenti al greco, alle lingue germano-slave e a quelle dell'Europa occidentale; queste ultime si dividono ancora in lingua d'oïl, lingua d'oc e lingua del sì, ovvero l'insieme dei volgari d'Italia. → A questo punto Dante passa in rassegna i volgari italiani, che divide in due gruppi di sette lingue ciascuno (distribuiti nella parte destra e sinistra d'Italia, ovvero a ovest e est dell'Appennino): il suo scopo è trovare il volgare illustre, quello cioè che abbia le caratteristiche adatte per essere usato nelle opere letterarie. ↪ Nessun volgare, a un attento esame, si rivela degno di essere considerato illustre, neppure il toscano verso il quale (verso il fiorentino in particolare) Dante esprime giudizi assai severi. Il volgare ideale viene allora definito con procedimento deduttivo, come una creazione retorica che si ritrova nell'uso dei principali scrittori, incluso Dante: esso dev'essere illustre, perché capace di dare lustro a chi lo usa; cardinale, perché dev'essere il cardine attorno al quale ruotano le altre parlate; aulico, perché degno di essere usato in una reggia, per quanto inesistente in Italia; curiale, perché degno di essere usato dai membri di una corte ideale. Curiosità ↪ Grazie al de vulgari eloquentia Dante si giustifica per l’uso del volgare toscano come lingua nel Convivio. Il Convivio è un'enciclopedia e come tutte le altre dovevano essere scritte in latino invece Dante la scrive in volgare perché vuole raggiungere il numero massimo di persone e per giustificarsi usa il de vulgari eloquentia stessa cosa vale per la Commedia. CONVIVIO È un'opera mista di prosa e versi di argomento filosofico-dottrinale, scritta da Dante in un periodo agli inizi del suo esilio (probabilmente intorno al 1304-1308). Dante non portò a termine l'opera e probabilmente per dedicarsi alla composizione della Commedia. ↪Il titolo significa letteralmente «banchetto» e allude alla volontà dell'autore di imbandire ai lettori la sapienza. L'ambizione di Dante era quella di creare una vasta opera enciclopedica, in cui affrontare tutti gli argomenti dello scibile e dimostrare così il proprio sapere e la propria maestria letteraria per riscattare la sua condizione di esule. Inoltre è la prima enciclopedia scritta in volgare, con questa opera voleva raggiungere il massimo numero di persone. L'autore afferma che il pubblico cui si rivolge non è di soli specialisti, ma è composto da tutti quei lettori desiderosi di conoscere e dotati di animo nobile, uomini e donne che per vari motivi non hanno avuto un'istruzione suoi studi filosofici. ↓ Da qui la scelta del volgare, per la prima volta usato da Dante in un'opera di argomento dottrinale e non amoroso: tale scelta è appassionatamente difesa dall'autore, che la sostiene con vari argomenti tra cui spicca la considerazione che il volgare è lingua viva, dotata di caratteristiche stilistiche e espressive sconosciute al latino (da Dante considerato una lingua artificiale, con cui sarebbe del resto impossibile raggiungere un vasto pubblico), un sole destinato ad illuminare coloro che sono nelle tenebre. ➢ progetto originario: Secondo il progetto originario, esposto da Dante nel capitolo introduttivo, l’opera doveva comprendere 15 trattati: uno introduttivo (in prosa) e 14 costituiti da altrettante canzoni allegoriche precedentemente composte, seguite dal commento in prosa, secondo una struttura che ricalca quella della Vita Nova. DE MONARCHIA È un trattato in prosa latina di argomento storico-politico, in tre libri, scritto da Dante probabilmente nel 1310-1313 in concomitanza con la discesa in Italia dell'imperatore Arrigo VII di Lussemburgo (la datazione è incerta: secondo alcuni studiosi potrebbe risalire a dopo il 1315). ↪ De Monarchia è l'unica opera in prosa e di argomento teorico ad essere stata completata da Dante e in essa l'autore raccoglie la summa del suo pensiero politico, con numerosi punti di contatto con la Commedia e in particolare con Purgatorio e Paradiso. La scrive in latino, come il De vulgari eloquentia, ↓ perché intende rivolgersi a un pubblico di dotti non necessariamente italiano e in quanto il tema affrontato è la necessità di una monarchia universale, che unifica sotto il suo dominio tutta l'Europa. UN TRATTATO AMATO E ODIATO La posizione filo-imperiale spiega la fortuna di cui il De Monarchia godette anche gli anni successivi della morte di Dante presso i seguaci dell’imperatore e in generale presso i laici che si battevano per la netta distinzione tra il potere temporale e spirituale. Ci fu anche una opposta reazione da parte degli ecclesiastici venne condannata come opera eretica dal cardinale Bertrando del Poggetto QUESITI E LE RISPOSTE. primo libro → risponde alla domanda: è necessario l’impero per il buon ordinamento del mondo? la risposta è affermativa: Dante sostiene la necessità, storica e filosofica, della monarchia universale, ovvero di un dominio politico che unifichi sotto di sé tutto il mondo cristiano: questa istituzione ha come fine principale quello di assicurare il rispetto delle leggi e, quindi, assicurare la giustizia nel mondo, condizione indispensabile affinché gli uomini raggiungano la felicità terrena col possesso delle quattro virtù cardinali. secondo libro →Ha un argomento più prettamente storico, in quanto Dante si sofferma sul carattere provvidenziale dell'Impero romano, voluto da Dio per assicurare una condizione di pace e stabilità al mondo e unificare i popoli in un'unica legge, così da preparare l'umanità alla nascita di Gesù. Tale tesi è sostenuta da Dante non solo con prove storiche, ma anche con argomenti teologici e di fede, ↓ concludendo che a buon diritto il popolo romano ha esteso il suo dominio sul mondo intero, come (è detto implicitamente) ha fatto poi il Sacro Romano Impero che dell'Impero di Roma antica è legittimo erede. terzo libro → È dedicato alla spinosa questione dei rapporti tra Chiesa e Impero, assai dibattuta al tempo di Dante e da lui affrontata anche in altre opere. L'autore confuta entrambe le tesi che allora si contrapponevano, ovvero quella filoimperiale che sosteneva la supremazia dell'imperatore sul papa e quella filopapale, che sosteneva l'opposto e cioè che l'autorità imperiale dipendeva non da Dio bensì dal papa (era la cosiddetta teoria «del sole e della luna»). Con argomenti storici e filosofici Dante afferma che i due poteri, quello spirituale e temporale, devono essere distinti e autonomi, in quanto destinati a scopi del tutto diversi: ➢ imperatore→ il fine è di condurre gli uomini alla felicità terrena attraverso la giustizia e il rispetto delle leggi, ➢ papa → è di condurre gli uomini alla felicità eterna attraverso il magistero della fede e l'insegnamento dei principi dottrinali. → Nulla è quindi l'autorità temporale del papa, poiché non ha valore mentre il potere dell'imperatore deriva non dal papa ma direttamente da Dio. I due poteri sono dunque reciprocamente autonomi e indipendenti l'uno dall'altro, anche se il sovrano deve al papa una sorta di rispettosa deferenza come riguardo alla maggiore importanza della sua carica, proprio come un figlio deve rispetto al padre ed essendo che il papa deve guidare anche la sua anima. DIVINA COMMEDIA La commedia è la più importante opera letteraria del Medioevo occidentale. La Divina Commedia è considerata la Summa del Medioevo perché al suo interno è ricca di riferimenti alla storia, alla filosofia, alla teologia e alla scienza. Oltre riferimenti della cultura medievale ci sono molti riferimenti alla cultura latina e greca come per esempio il personaggio Virgilio all'interno della Divina Commedia. DATA DI COMPOSIZIONE Dante comincia a scrivi Commedia quando ha poco più di 40 anni, tra 1306 e il 1307 conclude poco prima della sua morte nel 1321 . Riusciamo a dedurre queste date dagli argomenti interni ed argomenti esterni. gli argomenti interni sono i riferimente che Dante fa a episodi della storia contemporanea invece gli argomenti esterni sono le rare menzioni della Commedia o di una Cantica della Commedia . NOME DELL’OPERA La parola Commedia viene scelta da Dante sia per i contenuto sia nel linguaggio utilizzato da lui all’interno dell’opera. ➢ Dal punto di vista contenutistico perché, mentre la tragedia Ha un inizio solenne è pagato infine tragico e terribile, la commedia al contrario, inizia con situazione difficile e dolorose ma ha un lieto fine proprio come avviene nel suo poema ➢ sotto aspetto linguistico, mentre lo stile della tragedia è “elevato e sublime” quello della commedia è piano e umile ( un “linguaggio volgare” nel quale comunicano anche le donnette “ ) la lingua del poema, infatti, è il volgare non il latino, lingua dei dotti. Per comprendere il motivo che ha spinto Dante a intitolare il suo poema commedia occorre Dunque riferirsi alla teoria letteraria dei tre stili di Aristotele. secondo Aristotele esistevano Tre sfili per le composizioni in versi : ➢ tragico ( o alto o sublime ) → era usato per l’epica o appunto per la tragedia ➢ elegiaco ( o medio ) → era lo stile dell composizioni in cui prevale il sentimento come la poesia d’amore e la lirica in genere ➢ comico ( o basso o umile ) → Occorre comunque precisare che nella Commedia sono presenti tutti gli stili: ➢ Nell’inferno per descrivere le pene, la crudeltà Dante utilizza lo stile comico ( anche petroso ) utilizza uno stile aspro, violentemente realistico, la forma corrisponde al contenuto, alla natura della visione. ➢ Nel Purgatorio lo stile del lamento del canto triste ➢ Nel Paradiso per i suoi contenuti alti e per l’elevazione dello spirito lo stile tragico. Il linguaggio si arricchisce di latinismi, diventa più raffinato. perché divina ? Pare invece che l’aggettivo “divina” sia stato aggiunto da Giovanni Boccaccio quando nel 1373 fu chiamato dal comune di Firenze a leggere e commentare pubblicamente la Commedia nella Badia di Santo Stefano. TRAMA La Commedia è il racconto di un viaggio immaginario che Dante compie, nel corso di una settimana nei tre regni dell'oltretomba cristiano: inferno, purgatorio e paradiso. Scopo di questo viaggio, permesso da Dio grazie all'intercessione di Beatrice : 1. salvare L'anima del poeta, ormai prossima alla morte spirituale ( scopo personale del viaggio ) 2. Mostrare al mondo il percorso che l'uomo deve compiere per arrivare alla salvezza e le punizioni che aspettano Chi ha scelto di vivere nel peccato ( scopo universale, scopo didattico) Inizio come nella commedia è tragico : INFERNO Dante è smarrito in una selva oscura tenta di salire su un colle illuminato dal sole. viene ostacolato da tre belve feroci e mentre è sul punto di tornare indietro gli appare L'anima del poeta Virgilio, che gli offre di nel nell'inferno e nel Purgatorio e gli racconta di essere stato chiamato in suo aiuto da Beatrice che lo accompagnerà nel paradiso. Insieme alla sua prima guida, da Dante scende attraverso tutti i gironi infernali fino al più basso in cui è conficcato Lucifero( l'imperatore del doloroso regno) . PURGATORIO I due poeti escono quindi dall'inferno e arrivano alla montagna del Purgatorio. Dopo aver compiuto un rito di purificazione necessario a levare l'anima dalle scorie infernali, Dante e Virgilio intraprendono la salita e visitano le sette cornici in cui è suddiviso il Purgatorio. PARADISO Una volta Giunti sulla cima della montagna, dove ha inizio il paradiso terrestre, Virgilio scompare e davanti a Dante si manifesta Beatrice. il poeta confessa le sue colpe e dopo un nuovo rito di purificazione è finalmente pronto per ascendere al cielo insieme a Beatrice. giunge così le l'ultimo regno e pastando di cielo in cielo arriva fino alla Rosa dei beati, dove la donna lascia il posto a San Bernardo; questi rivolge una preghiera alla vergine Maria affinché sia consentito a Dante di contemplare Dio. Il poema termina con la visione del mistero della Trinità e dell'incarnazione. STRUTTURA DELLA COMMEDIA La struttura della commedia è scandita da un ritmo ternario infatti Nella Divina Commedia il numero 3 è presente tutto il poema ( numero 3 è IL SIMBOLO DELLA TRINITÀ ) Quale si accorda il numero 10 anch’esso simbolo di perfezione perché racchiude in sé sia il 3 sia l'uno alludendo sempre al mistero di Dio. Il poema è composto in tre cantiche; ogni cantica a sua volta comprende 33 canti formati da terzine ( l'inferno Ha 34 canti perché il primo funge da proemio o introduzione a tutto il poema), la Somma è 100 canti. ↓ IL numero tre lo ritroviamo anche in diversi elementi: Tre sono le fiere che impediscono Il cammino al poeta ( lonza, leone e Lupa) e tre sono le guide ( Virgilio, Beatrice è San Bernardo). Le terzine sono incatenate dalle rime, ognuna delle quali ricorre tre volte solo alla fine di ciascun canto compare un verso isolato concordato dalla rima.con il secondo verso dell'ultima terzina ↪ La funzione delle rime incatenate è: da vuol riproporre nei versi il cammino della vita umana che procede sempre in avanti ma che nel suo presente è legato al passato e al futuro. rima incatenata ( o dantesca) ; lega strofe di tre versi, secondo lo schema ABA BCB CDC Nel mezzo del cammin di nostra vita A mi ritrovai per una selva oscura B ché la diritta via era smarrita. A Ahi quanto a dir qual'era è cosa dura B esta selva selvaggia e aspra e forte C che nel pensier rinova la paura B Tant’è amara che poco è più morte; C ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai, D dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte. C LA COMMEDIA E IL SISTEMA TOLEMAICO La visione di Dante del cosmo si basa sul sistema tolemaico, ma si arricchisce di elementi filosofici di Aristotele “medievale”. STRUTTURA DEL COSMO → La Terra è una sfera immobile, oltre la sfera del fuoco ruotano nove cieli: i primi sette coincidono con quelli del sistema tolemaico ( Luna, Mercurio, Venere, Sole,..) l’ottavo è il cielo stellato o delle Stelle fisse e il nono è il Primo mobile o cristallino Successivamente dopo i nove cieli si trova l'EMPIREO, il cielo immobile, sede di Dio e dei Beati . Struttura della Terra secondo DANTE Secondo Dante la Terra era divisa in due emisferi: - emisfero boreale → formato da sola terra - emisfero australe → formato solo da acque LA CADUTA DI LUCIFERO Lucifero era il più splendente degli Angeli, risiedeva accanto al Signore ed era il “portatore di luce”. Sappiamo da Isaia che divenne estremamente superbo, pensò che potesse creare il suo trono nel Regno dei Cieli ed essere al pari di Dio. Si mise, insomma in contrapposizione con il Padre. ↓ Per fare ciò mosse guerra a Dio radunando una schiera di angeli. Ma il Signore lo sconfisse. Lucifero fu vinto e precipitò dall'Empireo e cadde sulla Terra; Ma la Terra, creazione di Dio, si esordì dal suo contatto e si inabissò ed emerse dalla parte opposta ( emisfero australe) dando origine alla montagna del purgatorio e nell'emisfero boreale si creò una voragine a forma di imbuto, l’inferno nel cui profondo ( al centro della Terra) rimase conficcato Lucifero. VIAGGIO DI DANTE Il viaggio immaginario di Dante nell'oltretomba dura una settimana: dal venerdi 8 aprile 1300 fino al giovedì dopo Pasqua 14 aprile. Dante che si era perso nella selva oscura durante la notte tra giovedì e venerdì santo, viene salvato e guidato da Virgilio ( allegoria della ragione ) inizia il suo viaggio. ↪ Dante inizia il suo viaggio immaginario nella settimana santa. Pasqua è l’allegoria della rinascita perché con la resurrezione di Cristo, il fedele resuscita, inizia una nuova vita spirituale, la stessa cosa vale per Dante stesso inoltre non è un anno come tutti gli altri, è l’anno del giubileo,l’anno santo, in cui tutti i peccati venivano “cancellati “ . VIAGGIO ALLEGORICO ↪ Il viaggio ha però anche un significato allegorico, ovvero quello di un percorso di purificazione morale e religiosa che ogni uomo può e deve compiere in questa vita per ottenere la salvezza eterna. In questa luce i vari personaggi del poema possono avere un doppio significato, letterale (o storico) e allegorico: Dante è ad esempio il poeta fiorentino nato nel 1265 e autore della Vita nuova (senso letterale), ma è anche ogni uomo (senso allegorico); Virgilio è il poeta latino autore dell’Eneide, ma anche la ragione naturale degli antichi filosofi in grado di condurre ogni uomo alla felicità terrena. TEMATICHE AFFRONTATE DA DANTE Durante la Commedia DANTE affronta varie tematiche e vari stili: ➢ team filosofico ➢ tema politico ➢ amore ➢ stile petroso ➢ comico-realistico SIGNIFICATO DELL’OPERA Dante personaggio, narratore e autore Nella Commedia, Dante appare nella triplice veste di personaggio, narratore e autore ma questi ruoli non coincidono tra loro e non sfuggono i medesimi punti di vista: DANTE personaggio → L’uomo che, per volontà di Dio, intraprende ancora vivo un viaggio nell’oltretomba DANTE narratore → è colui che a distanza di tempo, è in grado di interpretare il significato delle situazioni che hanno provocato lo smarrimento di Dante personaggio; è colui che racconta l’episodio DANTE autore → è quello che mette in versi l’accaduto e per differenziarsi sai dal personaggio sia dal narratore, inserisce il racconto all’interno di una dimensione universale ( “la nostra vita “ ) LA MISSIONE DI DANTE Racconto esemplare Attraverso la visione di peccati, penitenze e beatitudini, le passioni umane vengono osservate dal duplice punto di vista della religione cristiana e di Dante stesso. Il poeta si sente depositario di una missione di salvezza: egli, attraverso il racconto polisemico ( cioè con più livelli di significati ) del viaggio nell’oltretomba ↓ ,si propone di indicare agli uomini la “dritta via” che l’umanità ha smarrito e di mostrare loro, con un racconto esemplare, che il male commesso nel mondo si tramuta in pene eterne. LE PROFEZIE Dante “ vede” la vita terrena dall'aldilà, e parla con gli spiriti che abitano i tre regni ultraterreni. Ciò gli dà la possibilità di mettere in bocca ai personaggi che incontra delle profezie perché nell'aldilà le anime possono prevedere il futuro. ↓ Le profezie della commedia sono più spesso a breve termine e non riguardano la fine del mondo,..: i personaggi che Dante trova sul suo cammino gli dicono Quale sarà il suo destino personale e quello della loro città. La visione è usata Perciò come un espediente narrativo per il giudizio storico e per l'autobiografia In altre parole: Dante Immagina che il suo viaggio abbia luogo nell'anno 1300; ma la commedia viene scritta all'incirca dal 1305 al 1320. Perciò Dante autore e ha vissuto tutto ciò che Dante personaggio ancora non sa e non ha ancora vissuto, e sfrutta. ↪ Questa consapevolezza attraverso l'espediente della profezia ( una profezia che si è già avverata) pronunciata da uno dei defunti. ti chiamo PROFEZIE POST EVENTUM ( fatte cioè dopo che l’evento profetizzato ha già avuto luogo ) INFERNO L’INFERNO biblico e classico Già nell'Antico Testamento esisteva l'immagine dell'inferno come abisso dove precipitarono Lucifero e i suoi seguaci che avevano peccato di superbia. Come il pensiero Cristiano/ ebraico l'inferno ha durata eterna; è il luogo di definitiva condanna riservata a coloro che hanno Peccato di proposito e senza mai pentirsi. → l'Inferno di Dante accoglie Naturalmente il pensiero biblico e Cristiano ma si arricchisce di luoghi e personaggi del mito greco-romano. l’ordinamento morale dell’inferno L'inferno è presentato come una voragine a forma di cono che arriva fino al centro della TERRA. ↪ Divisa in nove cerchi che digradano verso il centro che procedono circolarmente verso il basso Mano a mano che si procede verso il basso si incontrano peccati sempre più gravi, fino ad arrivare al fondo cioè al centro della terra in cui è conficcato Lucifero. Ordinamento morale dell'inferno dantesco è un parte ricavato dal Etica a Nicomaco di Aristotele, i peccatori sono Infatti distribuiti secondo tre grandi categorie: ➢ Incontinenti → Sono coloro che non seppero tenere a freno le loro passioni, hanno seguito gli stimoli naturali ma senza fermarsi ( senza usare la Ragione ) ➢ Violenti →A loro volta vengono divisi in tre gruppi: violenti contro il prossimo ( omicidi e briganti ) violenti contro se stessi ( suicidi e scialacquatori ) violenti contro Dio, natura e arte ( bestemmiatori, sodomiti, usurai ) ➢ Fraudolenti → Divisi in due categorie: Fraudolenti verso chi si fida ( raggruppati in dieci bolge a seconda del Peccato specifico) Fraudolenti verso chi si fida ( Immersi nel lago ghiacciato di Cocito e divisi in quattro zone in cui sono puniti rispettivamente i traditori di familiari, della patria, degli ospiti dei benefattori ) PENE E CUSTODI Mano a mano che si scende, con la gravità ei peccati aumentano anche le regolate dalla legge del contrappasso per analogia o per contrapposizione. ↪ La legge del contrappasso regola la pena che si è costretti a subire (secondo Dante). La pena viene stabilita in rapporto ai peccati commessi in vita, per contrasto o per similitudine. Per esempio, come contrasto, gli ignavi sono costretti a seguire un' insegna, senza la passività che hanno avuto in vita, e vengono punti da insetti, sacrificando quindi il proprio sangue. Per similitudine, sono per esempio i lussuriosi. Paolo e Francesca in vita hanno lasciato che i loro corpi venissero travolti dalla passione, e saranno condannati ad essere travolti dalle bufere. → la legge del contrappasso consiste nella corrispondenza tra pena e colpa, soprattutto per quanto riguarda analogia e contrapposizione. ➢ L'analogia → si ha quando la pena assomiglia al peccato; ➢ la contrapposizione → invece quando le caratteristiche del peccato sono rovesciate a danno del peccatore (es. gli indovini hanno la testa girata al contrario, nell'inferno di dante, perchè vollero vedere troppo avanti nel futuro, e adesso sono destinati a vedere solo indietro ! ) Oltre ai dannati, si trovano numerosi mostri mitologici con funzione di custodi ( Cerbero, Minosse,) mentre nelle bolge dei fraudolenti il compito di sorvegliare i dannati è affidato ai diavoli, rappresentanti secondo i canoni della fantasia popolare, con ali di pipistrello, coda e forcone. STRUTTURA DELL INFERNO Oltre alla suddivisione basata sui peccati e sulla gravità, ve ne è anche una spaziale in tre zone: Antinferno, Alto inferno, Basso inferno L’antinferno e il Limbo L'antinferno è separato dall' inferno vero proprio da un fiume, Acheronte. Il fiume È la sede degli ignavi, di coloro che in vita non presero posizione e rifiutarono schierarsi tra il bene e il male. ↓ Superato l'antinferno è passato L’Acheronte, solcato dalla barca del nocchiero infernale Caronte, si accede Limbo, Dove si trovano le anime dei non battezzati e quelle dei pagani virtuosi. Dal Limbo si accede al secondo cerchio, cioè il vero e proprio inferno: l’anima si presenta a MINOSSE, giudice infernale, confessa i suoi peccati e precipita nel cerchio a lei assegnato in rapporto alla colpa commessa.