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Ultrasonografia riproduttiva nella specie equina - la gravidanza dallo stadio di vescicola alla fine dello stadio embrionale (40 giorni)

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Ippologia, Anno 15, n. 1, Marzo 2004
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ULTRASONOGRAFIA RIPRODUTTIVA
NELLA SPECIE EQUINA:
LA GRAVIDANZA DALLO STADIO DI VESCICOLA
ALLA FINE DELLO STADIO EMBRIONALE
(40 GIORNI)
REPRODUCTIVE ULTRASONOGRAPHY IN THE EQUINE SPECIES:
THE PREGNANCY FROM THE VESICLE TO THE EMBRYO (40 DAYS)
D. NECCHI, S. BARBACINI
Studio Veterinario Cristella, Via Argine 39, San Daniele Po (CR)
Riassunto
L’introduzione dell’ultrasonografia ha consentito ai veterinari ippiatri di accrescere le proprie potenzialità diagnostiche. Lo
scopo degli autori è di fornire, soprattutto ai neofiti, alcune linee guida sulle prime fasi della gravidanza, che potranno essere
d’aiuto nello svolgimento della professione. In questo lavoro saranno trattati sommariamente i primissimi stadi della gravidanza (dall’oocita fecondato alla formazione della vescicola embrionale) ed in modo più dettagliato i momenti in cui il prodotto del concepimento diventa visibile ecograficamente, (10-11 giorni post-ovulazione) fino ai 40 giorni di gravidanza.
Saranno infine trattati alcuni aspetti peculiari della gravidanza equina quali le coppe endometriali, le gravidanze gemellari e
le perdite embrionali.
Summary
Use of ultrasonography allowed equine practitioners to increase their diagnostic ability. The authors’ goal is to give some
guidelines that could help the practitioner to adequately use ultrasonography during the first part of the equine pregnancy. In
this paper the earliest stages (from the fertilised egg to the embryo vesicle) of the equine pregnancy will be briefly discussed.
Nevertheless the pregnancy period between day 11 and day 40 will be discussed in detail.
Finally, some typical aspects of the equine pregnancy like endometrial cups, twin pregnancies and early embryonic deaths
will be taken into consideration.
INTRODUZIONE
L’utilizzo dell’ecografia nella diagnostica dell’apparato
riproduttore della fattrice è oggigiorno fondamentale per
ogni teriogenologo equino. Le indagini ecografiche sono
solitamente effettuate tramite l’utilizzo di una sonda transrettale da 5 Mhz. I vantaggi derivanti dall’utilizzo di questa tecnica spaziano dalla non invasività, alla rapidità d’esecuzione, fino alla visione d’immagini molto prossime alla
realtà. Il contributo apportato dall’ultrasonografia transrettale ha permesso nel tempo di accrescere le capacità
professionali attraverso l’individuazione di patologie uterine, monitoraggi corretti delle fasi estrali e individuazione
dei cambiamenti fisiologici e patologici dell’embrione e
del feto. Mediante ultrasonografia è inoltre possibile effettuare diagnosi di gravidanza a partire dal 12°-14° giorno
di gestazione e quindi individuare precocemente anomalie
quali ad esempio le gravidanze gemellari. Il monitoraggio
della gravidanza in seguito al primo riscontro della vescicola attorno ai 14 giorni prevede, dove possibile, un ulteriore controllo a circa 21-23 giorni, in seguito a 30 ed infine a 50-60 giorni. Le interazioni tra l’embrione e l’utero, i
cambiamenti morfologici e fisiologici del “conceptus” ed
infine gli aspetti normali ed anormali di questo periodo
della gravidanza, saranno descritti in questo articolo soprattutto da un punto di vista ecografico.
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Ultrasonografia riproduttiva nella specie equina: la gravidanza dallo stadio di vescicola alla fine dello stadio embrionale (40 giorni)
Il termine embrione sarà da noi usato fino al 39° giorno
di gestazione mentre dal 40° giorno in poi si parlerà di feto o stadio fetale (Ginther 1992).
CENNI DI FISIOLOGIA DELLA FORMAZIONE
EMBRIONALE
Stadio oviduttale (da 1 a 5 gg post-ovulazione)
Una volta fecondato, l’oocita equino trascorre nell’ovidotto circa 144-166 ore, rispetto alle 48 di quello suino ed
alle 72 dei ruminanti (Ginther 1992, Allen 2000).
Durante questo periodo avvengono i processi mitotici
che permettono il passaggio dell’oocita fecondato dallo
stadio a due cellule (24 h post-ov) a quello a 4-6 cellule (48
ore) e quindi a 8-10 cellule (72 ore). Dopo un periodo di
4-5 giorni di permanenza nell’ampolla tubarica e giunto allo stadio di morula, l’embrione, passando attraverso la
giunzione utero-tubarica, raggiunge l’apice del corno uterino in fase di morulazione avanzata od inizio blastulazione. Le dimensioni dell’embrione a questo stadio sono di
circa 0,2 mm di diametro (Peyrot et al. 1982, Betterige et
al. 1982, Webel et al. 1997, Allen 2000).
potenzialmente contaminato da batteri, quindi la capsula
esplica la sua funzione proteggendo l’embrione dalla presenza di tossine prodotte da leucociti materni ostili, anticorpi e microrganismi. Dopo i primi 10-11 giorni di gestazione, lo sviluppo della blastocisti è caratterizzato dalla
formazione di un ammasso di cellule endodermali che ne
rivestono la superficie interna. La presenza delle cellule
endodermali determina il passaggio dallo stadio di blastocisti a quello di “sacco vitellino” (Ginther 1992 e 1998).
Da questo momento i cambiamenti morfologici e strutturali che accompagnano il passaggio dalla fase embrionale a
quella fetale possono essere valutati ecograficamente.
Giunta al 9°-11° giorno di gestazione la vescicola raggiunge il diametro di circa 3-5 mm (Ginther 1995). A 9
giorni è possibile la sua visualizzazione ecografica solo nel
5-10% dei casi, mentre le probabilità di effettuare una diagnosi di gravidanza precoce sono pari al 70% per un embrione di 10 giorni ed al 98% per uno di 11 (Bergfelt et al.
1998) (Fig. 2).
L’area anecogena visualizzata ecograficamente è costituita inizialmente dal liquido della blastocisti (9-11 giorni)
ed in seguito da quello del sacco vitellino (12-16 giorni)
(Ginther 1998).
FORMAZIONE DELL’EMBRIONE VERO E PROPRIO
Stadio di blastocisti (da 6 a 10 gg post-ovulazione)
È contraddistinto dalla formazione di una cavità all’interno della morula (blastocele) che gradualmente si riempie di liquido. Una volta che il blastocele si è completamente formato l’embrione ha raggiunto lo stadio di blastocisti vera e propria.
Un ammasso di cellule interne svilupperà, al polo ventrale della blastocisti, dapprima il disco embrionale, in seguito l’embrione vero e proprio e quindi il feto (Flood
1993). La blastocisti è rivestita da una serie di membrane
che hanno il compito di proteggerla. La più esterna, denominata zona pellucida, è già presente nell’oocita secondario e viene persa dalla blastocisti intorno ai 9 giorni dalla
fecondazione. La membrana più interna è denominata
trofoblasto e permane per tutta la gravidanza come parte
assorbente della placenta. Trascorse le prime 48 ore di vita
intrauterina, tra queste due membrane si forma una struttura, presente solo nella blastocisti della cavalla e della coniglia, denominata capsula o membrana embrionale terziaria (Betterige 1989, Ginther 1992, Flood 1993) (Fig. 1). Il
suo spessore aumenta con lo sviluppo della blastocisti, arrivando ad un massimo di 3-4 µm a circa 11 giorni di gestazione. La funzione della capsula embrionale sembra essere quella di proteggere ed aiutare l’embrione durante le
fasi di migrazione, fissazione ed orientamento. La sua
scomparsa avviene intorno al 21° giorno di gestazione, dopo che l’embrione si è orientato nella porzione ventrale
del sacco vitellino (Ender e Liu 1991, Ginther 1998). Alcuni autori ritengono che la capsula abbia anche una funzione di “barriera” contro fattori embriotossici uterini potenzialmente in grado di provocare danni all’embrione od
interferirne con lo sviluppo (Ginther 1992, Flood 1993).
Fra le femmine dei mammiferi la cavalla e la coniglia sono,
infatti, le sole che presentano una fase estrale post-partum.
Durante questo periodo l’utero non è ancora involuto ed è
Stadio del sacco vitellino
(da 11 a 21 gg post-fecondazione)
Da un punto di vista istologico il passaggio dallo stadio di blastocisti a quello di sacco vitellino si verifica
quando le cellule endodermali arrivano a rivestire completamente lo strato interno del trofoblasto. Solitamente
questa trasformazione avviene intorno agli 11 giorni di
gestazione (Ginther 1992). A questo punto si passa da
GIORNO 0: oocita secondario
GIORNO 6: blastocisti precoce
Smooth coat
Membrana vitellina
Zona pellucida
Zona pellucida
capsula
Gel coat
trofoblasto
GIORNO 2: uovo fecondato
GIORNO 8: blastocisti espansa
Membrana vitellina
trofoblasto
Zona pellucida
capsula
Zona pellucida
GIORNO 5: morula
Smooth coat
Zona pellucida
Membrane
esterne delle
cellule
FIGURA 1 - Sviluppo delle membrane dall’oocita alla blastocisti espansa. Nella blastocisti espansa la zona pellucida diventa sottile e si stacca,
la capsula rimane il rivestimento più esterno. Adattato da Ginther 1992.
Ippologia, Anno 15, n. 1, Marzo 2004
una blastocisti rivestita da una sola membrana, il trofoblasto, ad un sacco vitellino rivestito da due lamine, l’ectoderma e l’endoderma (onfalopleura bilaminare). La
struttura che forma l’embrione vero e proprio è costituita
invece da tre membrane (onfalopleura trilaminare) visto
che uno strato di cellule mesodermali originanti dal disco
embrionario invade lo spazio tra le altre due membrane
intorno ai 14 gg di gestazione (Ginther 1992 e 1998)
(Fig. 3). È bene ricordare che la capsula permane fino ai
FIGURA 2 - Vescicola embrionale di 11 giorni; le frecce indicano la sezione trasversale del corno uterino. La freccia gialla indica il sacco vitellino.
9 GIORNI
Inner cell mass
21
20-22 giorni di gestazione, ma non è considerata biologicamente una vera e propria membrana (Ginther 1992 e
1998, Flood 1993). Dal punto di vista pratico, utilizzando una sonda transrettale lineare da 5Mhz, questo stadio
di sviluppo embrionale è caratterizzato dalla visualizzazione ecografica di una vescicola sferica che rimane tale
fino ai 16-17 giorni di gestazione (fissazione) (Ginther
1992 e 1998, Allen 2000). L’interno della vescicola si presenta anecogeno per la presenza del liquido della blastocisti (9-11 giorni), mentre in seguito sarà il sacco vitellino
a conferire l’anecogenicità all’immagine ecografia (12-16
giorni). La parte esterna della vescicola presenta dorsalmente e ventralmente due caratteristici punti iperecogeni
dovuti alla riflessione speculare, che avviene in seguito
all’interazione degli ultrasuoni con una superficie sferica
(Ginther 1995 e 1998, Bergfelt et al. 1998) (Fig. 4). Il riscontro ecografico di quest’artefatto può essere d’ausilio
durante una diagnosi precoce di gravidanza, perché in alcuni casi consente di distinguere eventuali cisti uterine
da una vescicola embrionale. Non ci si deve tuttavia limitare a questo riscontro nell’effettuare una diagnosi differenziale, ma piuttosto valutare crescita, posizione e mobilità della vescicola, in quanto le riflessioni speculari caratterizzano qualche volta anche le cisti endometriali
(Bergfelt et al. 1998).
Ai fini pratici è importante conoscere le dimensioni fisiologiche della vescicola in base alla sua età: a 12 giorni
post-ovulazione è possibile reperire una vescicola di circa
10-12 mm mentre a 14 giorni, dopo essere cresciuta di 3-4
mm al giorno, il suo diametro raggiunge i 14-19 mm e, con
un incremento giornaliero costante, raggiunge intorno ai
16 giorni un diametro di circa 20-25 mm (Fig. 5). Da questo momento in poi la curva di crescita della vescicola si
appiattisce, raggiunge una fase di plateau tra i 17 ed i 25
giorni di gestazione ed il diametro ha una crescita marginale (Kähn 1994).
Ectoderma
Endoderma
Capsula
Mesoderma
Sacco vitellino
11 GIORNI
Disco embrionale
14 GIORNI
12 GIORNI
Disco embrionale
FIGURA 3 - Membrane di rivestimento della vescicola embrionale, formazione del sacco vitellino a 12 giorni e formazione del mesoderma a
14 giorni. Il disco embrionale passa da una forma sferica ad 11 giorni
ad una allungata a 14 (adattato da Ginther 1998).
FIGURA 4 - Vescicola di circa 13 giorni; le frecce indicano i caratteristici punti iperecogeni dovuti alla riflessione speculare.
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Ultrasonografia riproduttiva nella specie equina: la gravidanza dallo stadio di vescicola alla fine dello stadio embrionale (40 giorni)
Tabella 1
Crescita della vescicola embrionale e dell’embrione
nella prima fase di gravidanza
Giorni di gravidanza Diametro vescicola Lunghezza embrione
(giorno 0 = ovulazione)
(millimetri)
(millimetri)
10
FIGURA 5 - Gravidanza di 15 giorni.
Le vescicole che misurano 30 mm a 17-18 gg hanno solitamente una crescita accelerata tra il 15° ed il 17° giorno,
cosicché a 16 giorni posseggono dimensioni di 16-27 mm,
pari ad una differenza in sviluppo equivalente a 2 giorni
(Newcombe 2000) (Tab. 1).
Lo stadio del sacco vitellino è caratterizzato da tre importanti eventi: migrazione, fissazione ed orientamento
(Ginther 1992 e 1998, Flood 1993, Bergfelt et al. 1998).
Migrazione: la fase di mobilità trans-uterina inizia dal momento in cui la morula discende nell’utero (4-5 gg post-ovulazione) (Webel et al. 1977, Betteridge et al. 1982, Peyrot et
al. 1987, Allen 2000). Le capacità migratorie dell’embrione
devono essere assolutamente prese in considerazione quando si sottopone ad ecografia trans-rettale una fattrice per la
diagnosi di gravidanza. Data l’estrema mobilità della vescicola embrionale, l’ecografia deve essere eseguita metodicamente e con estrema precisione dalla cervice fino all’apice di ciascun corno uterino per almeno un paio di volte. La fase massima di mobilità avviene con vescicole di 11-14 giorni d’età;
in questo periodo la loro attività è tale da percorrere l’intera
superficie endometriale per 10-20 volte nell’arco delle 24 ore
(3-4 mm/min.) (Flood 1993, Bergfelt et al. 1998).
La mobilità dell’embrione è provocata dalla forza delle
contrazioni miometriali, che sono a loro volta favorite da
fattori embrionali quali la forma sferica, la rigidità e la non
adesività della vescicola dovuta alla presenza della capsula
e da fattori uterini legati all’orientamento longitudinale delle pliche endometriali. Le contrazioni uterine sottopongono l’embrione a compressioni che intorno ai 13-14 giorni di
gestazione avvengono ogni 5-14 secondi (Ginther 1998).
Inoltre, l’embrione partecipa attivamente rilasciando estrogeni, PGF, PGE e PGI2, sostanze che svolgono un’azione
locale provocando la nascita di contrazioni e decontrazioni
indispensabili alla mobilità dell’embrione all’interno del lume uterino (Bergfelt et al. 1998, Allen 2000). È tutt’oggi dimostrato che il costante movimento dell’embrione tra i 16
ed i 17 giorni post-ovulazione si traduce in un chiaro mes-
4-7
11
6-9
12
10-12
14
14-19
16
20-25
25
23-28
5
30
28-35
12
35
38-44
17
40
46-52
22
La vescicola durante la terza-quarta settimana cresce di circa 3-4 mm al giorno, raggiunge una fase di plateau tra 17-25 gg durante i quali, come si può
notare dalla tabella, ha una crescita che rimane pressoché invariata. Dalla
quarta settimana è possibile notare una differenza variabile da 1 a 4 mm tra
vescicole embrionali di razze equine leggere e pesanti. L’embrione vero e
proprio cresce di circa 1 mm al giorno fino ai 40 giorni (Kähn 1994).
saggio biochimico indispensabile al riconoscimento materno della gravidanza, fondamentale per la luteostasi. Il fenomeno della migrazione uterina è proprio della cavalla mentre nelle altre specie l’embrione interferisce con la madre
attraverso il rilascio di specifiche sostanze ad effetto luteostatico (Early Pregnancy Factor o EPF) (Allen 2000). Fissazione: è il termine della fase di mobilità ed avviene all’incirca 15 giorni post-ovulazione nei ponies e 16 nelle altre
razze (Flood 1993, Bergfelt et al. 1998, Ginther 1995). Nelle cavalle senza puledro la fissazione avviene in prevalenza
alla base del corno uterino di destra (63%), mentre nelle
cavalle con redo avviene più facilmente nel corno non gravido della gravidanza precedente (84%), presumibilmente
il più involuto (Bergfelt et al. 1998, Ginther 1998). La fissazione si verifica generalmente alla base delle corna poiché
la flessura della biforcazione uterina rappresenta un impedimento fisico alla mobilità embrionale. In questo periodo
si verifica anche un notevole incremento del tono uterino,
apprezzabile con la palpazione manuale dell’utero. L’aumento della tonicità dell’utero, associata alla diminuzione
della circonferenza uterina ed all’incremento del diametro
della vescicola, determina la fissazione (Ginther 1983). Studi recenti hanno dimostrato che l’embrione produce, oltre
a progesterone, anche prostaglandine (PGE2) che sono responsabili delle contrazioni uterine e dell’incremento in tono (Watson e Sertich 1989, Gastal et al. 1998).
A partire dal 12° giorno d’età, l’embrione rilascia anche
estrogeni in quantità proporzionale al proprio diametro.
In corrispondenza del giorno della fissazione, la produzione locale d’estrogeni determina la comparsa di un’ecotessitura endometriale tipica della fase estrale e molto evidente agli ultrasuoni. La presenza di pliche uterine in questo
momento della gravidanza non è patognomonica di un imminente “riassorbimento embrionale”. Nel caso si sospetti
una perdita precoce di gravidanza devono essere prese in
considerazione anche le ovaie (luteolisi) e l’aspetto dell’embrione stesso (mancata fissazione e/o diametro).
Ippologia, Anno 15, n. 1, Marzo 2004
In conclusione, la fissazione è un fenomeno che vede
due concause: l’embrione aumenta di diametro e l’incremento del tono uterino ne impedisce la mobilità intraluminale uterina (Bergfelt et al. 1998, Allen 2000).
Orientamento: rappresenta lo stadio della gravidanza in
cui, la vescicola embrionale ruota su se stessa fino a quando
l’embrione si dispone nella porzione ventrale del sacco vitellino (Bergfelt et al. 1998). Intorno ai 17-18 giorni d’età la
vescicola perde la sua sfericità ed ecograficamente si ottiene
un’immagine triangolare “a pera” od a “plettro di chitarra”,
dovuta al tono uterino ed all’ispessimento della parete dorsale dell’utero, soprattutto in corrispondenza dell’attacco
mesometriale dorsale (Ginther 1998) (Fig. 6). Altre immagini della vescicola reperibili ecograficamente in questo periodo possono essere a forma di stella, di campana o di banana
(Newcombe 2000). Il tono dell’utero rimane elevato dai 18
ai 26 giorni di gestazione, impedendo così alla vescicola embrionale di accrescere il proprio diametro trasversale. Le
uniche vie di crescita sono rappresentate da uno sviluppo
longitudinale nel lume uterino e dall’ingrossamento dell’embrione “vero e proprio” (Ginther 1992 e 1998).
È stato dimostrato che l’orientamento si verifica in un
periodo compreso tra la fissazione e la comparsa della forma irregolare (Ginther 1993).
In conclusione, i fattori che intervengono nell’orientamento dell’embrione sono tre: 1) La differenza di spessore
tra la parte a tre membrane e quella a due del sacco vitellino; 2) la diversa ipertrofia della parete uterina dorsale alla
vescicola a discapito di quella ventrale; 3) l’azione di massaggio delle contrazioni uterine. L’azione combinata di
questi fattori costringe la formazione del disco embrionale
nella porzione ventrale del sacco vitellino, posizione in cui
l’embrione vero e proprio è inizialmente reperito ecograficamente (Ginther 1998, Bergfelt et al. 1998).
Transizione dal sacco vitellino al sacco allantoideo
(21-40 giorni)
Questa fase della gravidanza è caratterizzata principalmente da quattro eventi: comparsa dell’embrione vero e
proprio, migrazione all’interno del sacco vitellino, comparsa delle coppe endometriali e passaggio allo stadio fetale.
Trascorsi 21 giorni dalla fecondazione od in qualche raro
caso a18 gg, l’embrione vero e proprio si presenta ecograficamente come un puntino iperecogeno del diametro di circa due millimetri, mentre a 23 giorni le sue dimensioni raggiungono i 2,5 mm circa. Solitamente l’embrione origina
come un’estroflessione all’interno della parte ventrale della
vescicola, in una posizione tra ore 4 e le ore 8 delle lancette
di un orologio (Newcombe 2000) (Fig. 7). Lo sviluppo dei
sacchi amniotico ed allantoideo inizia nello stesso periodo
in cui è possibile visualizzare ecograficamente per la prima
volta l’embrione ed a 21 giorni il sacco amniotico completa
la sua formazione (Ginther 1998, Bergfelt et al. 1998). Da
questo momento in poi l’unità embrio-amniotica inizia la
sua migrazione verso il polo dorsale della vescicola. Questo
fenomeno è dovuto al fatto che il sacco allantoideo inizia
ad espandersi e spinge sia l’embrione sia il sacco amniotico
lontano dalla superficie ventrale della vescicola. L’unione
dell’allantoide con l’amnion darà origine all’allantoamnion,
mentre la fusione dell’allantoide con il corion (somatopleu-
23
ra: ectoderma e mesoderma) formerà la placenta allantocorioidea, composta da ectoderma (trofoblasto) mesoderma
ed endoderma (membrana allantoidea). A 25 giorni di gestazione l’allantocorion costituisce circa un quarto del volume totale della vescicola ed è visualizzabile come una
coppa ventrale all’unità embrio-amniotica (Ginther 1992,
Bergfelt et al. 1998) (Fig. 8). Nei successivi 15-20 giorni si
espande fino a sostituire quasi completamente il sacco vitellino (Van Niekerk e Allen 1975).
In base alla percentuale di vescicola embrionale rispettivamente occupata dal sacco vitellino e dal sacco allantoideo è possibile valutare il corretto sviluppo spazio-temporale dell’embrione.
FIGURA 6 - Gravidanza di 18 giorni; l’ipertrofia della parete uterina determina la perdita di sfericità della vescicola (frecce).
FIGURA 7 - Gravidanza di 22 giorni; l’embrione vero e proprio è visibile
sulla parete ventrale della vescicola (E), circondato dal sacco vitellino (SV).
24
Ultrasonografia riproduttiva nella specie equina: la gravidanza dallo stadio di vescicola alla fine dello stadio embrionale (40 giorni)
Dal punto di vista ecografico a 25-26 giorni l’allantoide
occupa circa il 25% della vescicola, a 28-30 giorni il 50%
mentre il 75% è raggiunto a 34-36 giorni; alla fine dello
stadio embrionale (38-40 giorni) l’allantoide occupa la
quasi totalità della vescicola (Tab. 2).
Sempre utilizzando l’ultrasonografia transrettale è inoltre
possibile valutare gli spostamenti dell’embrione all’interno
della vescicola: per un teriogenologo il monitoraggio di questa migrazione embrionale è utile per determinare con sufficiente precisione i giorni di gestazione. Come accennato in
precedenza a 21 giorni circa il “conceptus” è appoggiato sulla superficie ventrale della vescicola, a 30 giorni fluttua nel
suo terzo ventrale, a 36 giorni occupa il terzo dorsale ed infine a 38-40 entra in contatto con il polo dorsale (Ginther
ECTODERMA (TROFOBLASTO)
CAPSULA
MESODERMA AVASCOLARE
ENDODERMA
1998) (Figg. 9 e 10). Durante questo periodo è possibile visualizzare l’attività cardiaca dell’embrione, partendo all’incirca dal 26° giorno di gestazione (Kähn 1994). A questo
punto (quarantesimo giorno post-ovulazione) inizia lo stadio
fetale: il feto comincia una migrazione opposta a quella vista
per l’embrione, tornando al margine ventrale della vescicola
verso i 45-50 giorni (Ginther 1992, Blanchard et al. 1998)
(Fig. 11). Dalla convergenza delle due lamine opposte del-
} CORION
SACCO VITELLINO
SACCO AMNIOTICO
SACCO ALLANTOIDEO
Day 24
Allantochorion
FIGURA 8 - A sinistra rappresentazione schematica di una gravidanza di
24 giorni: formazione dell’antocorion e rapporti tra le membrane del
“conceptus” (tratto da Ginther 1998). A destra gravidanza di 25 giorni:
l’embrione (E) inizia la sua migrazione verso il polo dorsale; il tratteggio
giallo evidenzia la separazione tra il sacco vitellino (SV) ed il sacco allantoideo (SA).
FIGURA 9 - Gravidanza di 30 giorni: l’embrione continua la sua migrazione ed occupa circa la metà della vescicola. Il sacco allantoideo (SA)
si espande e discapito del sacco vitellino (SV). La linea iperecogena
(frecce) è data dalla sovrapposizione delle membrane dei due sacchi.
Tabella 2
Principali eventi della gravidanza in relazione
ai giorni post-ovulazione, utili per determinare ecograficamente
i giorni di gravidanza (Bergfelt et al. 1998)
Giorni gravidanza
Eventi
9-11
Possibile prima visualizzazione vescicola
11-14
Migrazione transuterina
15-16
Fine della migrazione alla base delle corna
uterine
17-19
Perdita della forma sferica
19-22
Prima visualizzazione dell’embrione
e battito cardiaco
22-24
Migrazione dorsale dell’unità embrio-amniotica
25-27
Sacco allantoideo 25% del volume tot.
della vescicola; sacco vitellino 75%
28-30
Sacco allantoideo 50%; sacco vitellino 50%
31-33
Sacco allantoideo 75%; sacco vitellino 25%
34-36
Fine migrazione dorsale e formazione
del cordone ombelicale
40-50
Allungamento del cordone ombelicale e
migrazione ventrale dell’unità feto-amniotica
FIGURA 10 - Gravidanza di 35 giorni; l’embrione continua la sua migrazione dorsale, lo spazio occupato dal sacco vitellino (SV) è notevolmente inferiore a quello occupato dal sacco allantoideo (SA).
Ippologia, Anno 15, n. 1, Marzo 2004
l’allantoide e dalla loro fusione intorno ad uraco, vasi sanguigni e sacco vitellino origina il cordone ombelicale. Il punto
d’origine del cordone è localizzato al margine dorsale della
vescicola e pertanto l’immagine ecografica che si ottiene a
quest’età è rappresentata dall’embrione ecogeno, libero di
fluttuare nel liquido allantoideo anecogeno e sospeso per il
cordone ombelicale anch’esso ecogeno (Ginther 1995).
L’embriogenesi equina è contraddistinta dalla formazione di
cellule trofoblastiche che circondano completamente la vescicola a livello dello spazio avascolare, nel punto di passaggio tra il sacco vitellino ed il sacco allantoideo. Queste cellule
si formano dopo circa 25-35 giorni post-ovulazione e vanno
a costituire la struttura denominata “corionic girdle”, il precursore delle coppe endometriali. Infatti, intorno ai 36-38
giorni una parte delle cellule del “corionic girdle” invade
l’endometrio per formare le cellule endocrine delle coppe
endometriali (Ginther 1992, Flood 1993, Bergfelt et al. 1998,
Allen 2000). A 40 giorni queste strutture sono identificabili
in sede anatomica come placche biancastre leggermente rilevate sulla superficie endometriale. La loro forma tonda, peduncolata alla base e la piccola depressione sul margine dorsale gli conferisce il nome di “coppe”, anche se la maggior
parte di loro presenta una forma irregolare oblunga. Si presentano con forme e dimensioni variabili: possono svilupparsi in piccole strutture di qualche millimetro, in colonie continue di 3-5 cm di spessore e più di 30 cm di lunghezza ed arrivare a pesare circa 10 grammi (Ginther 1992 e 1998, Allen
2000). Le coppe endometriali si distribuiscono a forma di
cerchio od a ferro di cavallo alla base del corno uterino gravido, in modo tale da sostituire completamente il corionic
girdle del “conceptus” dal quale esse originano.
La glicoproteina eCG (equine Corionic Gonadotropin)
prodotta dalle coppe endometriali presenta, da un punto
di vista endocrinologico, componenti ad azione FSH e
LH-simile.
Il risultato della sua azione è un aumento volumetrico
delle dimensioni del corpo luteo primario, che si traduce
in un’aumentata produzione di progesterone e nell’avvio
alla produzione di estradiolo. La sua azione FSH e LH-simile porta inoltre alla luteinizzazione, con o senza ovulazione, di follicoli originati da altre onde follicolari. Questi
follicoli formano i corpi lutei secondari, indispensabili al
mantenimento della gravidanza.
Sacco amniotico
Ectoderma
Mesoderma
Endoderma
Sacco vitellino
SA
SA: sacco allantoideo
FIGURA 11 - Gravidanza di 40 giorni; una volta raggiunto il polo dorsale
della vescicola, l’embrione (E) avvolto dal sacco amniotico migra verso
il polo ventrale sospeso per il cordone ombelicale (freccia) che inizia a
formarsi.
27
I livelli ematici di progesterone e di estrogeni, derivanti
dal feedback positivo dell’eCG sulle ovaie, iniziano a diminuire quando l’unità feto-placentare produce autonomamente questi steroidi (circa 100 giorni di gestazione) (Allen
2000). La funzione principale delle coppe endometriali è
quindi quella di apportare, tramite il rilascio di eCG, quantità ormonali sufficienti al mantenimento della gravidanza
fino al momento in cui la produzione di origine feto-placentare è in grado di sostituire il progesterone di origine ovarica. Infine le coppe endometriali preparano immunologicamente l’endometrio alla successiva invasione microcotiledonare della placenta allantocorionica (Lunn et al. 1997).
Da un punto di vista strettamente pratico, ciò che più
interessa è la continua produzione di eCG da parte delle
coppe endometriali anche in caso di riassorbimento embrionale. I livelli ematici permangono comunque elevati
interferendo con la ripresa della normale attività ovarica,
portando la fattrice a lunghi periodi di anestro (anche 3
mesi) che perdurano fino alla scomparsa delle coppe endometriali (Ginther 1998, Blanchard et al. 1998).
Dopo un episodio di morte embrionale precoce, le coppe endometriali vanno incontro a calcificazione e possono
essere visualizzate ecograficamente (Ginther 1998).
In condizioni fisiologiche ma con variazioni soggettive,
queste strutture si formano a circa 40 giorni di gestazione,
raggiungono la loro maturità a 50-60 e la massima dimensione e produzione a circa 60-70 giorni. Le coppe iniziano
a necrotizzare ed a staccarsi dalla parete uterina tra i 70 ed
i 100 giorni; questo processo prosegue e si completa solitamente a 130 giorni di gestazione.
Le coppe endometriali staccate possono rimanere libere
tra l’endometrio e l’allantocorion, oppure trasformarsi in
strutture peduncolate avvolte dal tessuto placentare formando le cosiddette “sacche allantocorioniche”. Molte di queste
sacche scompaiono dopo i 130 giorni, ma in alcuni casi sono
state rinvenute anche in stadi avanzati di gravidanza (200
giorni) o addirittura in placente espulse a termine di gravidanza (Ginther 1992, Allen 2000, Whitwell e Jeffcot 1975).
GRAVIDANZE GEMELLARI
Uno dei principali vantaggi apportati dall’introduzione
dell’ultrasonografia in campo riproduttivo equino, è certamente quello di avere la possibilità di individuare e di gestire precocemente la gravidanza con due o più gemelli.
L’applicazione in campo pratico dell’ecografia ha portato
nel tempo ad una consistente riduzione del numero di
aborti dovuti alla presenza di gemelli. La possibilità di
espletare una diagnosi precoce di gravidanza durante la fase di mobilità associata ad interventi veterinari quali lo
schiacciamento manuale di una vescicola, portano ad una
percentuale di sopravvivenza della seconda vescicola pari
al 90% (Macpherson e Reimer 2000).
Solamente in alcuni rari casi le gravidanze gemellari
possono dar esito alla nascita di puledri vivi (solo uno od
entrambi), ma la maggior parte delle volte il risultato è un
aborto in gestazione avanzata. Questi aborti possono essere complicati da distocia, ritenzione placentare e ritardata
involuzione uterina.
Per quanto riguarda l’origine delle gravidanze gemellari
si può sicuramente affermare che originano da ovulazioni
28
Ultrasonografia riproduttiva nella specie equina: la gravidanza dallo stadio di vescicola alla fine dello stadio embrionale (40 giorni)
multiple, dando quindi origine a gemelli eterozigoti
(McKinnon e Rantanen 1998, Blanchard et al. 1998).
I fattori che direttamente od indirettamente influenzano
l’incidenza delle gravidanze gemellari riguardano la razza,
la stagione, lo stato di nutrizione e la predisposizione familiare. Ad esempio, fra le diverse razze equine, i purosangue
hanno un’incidenza di ovulazioni multiple del 16% ed i
trottatori del 6%. Le cavalle in fase di allattamento hanno
una frequenza minore di doppie ovulazioni se paragonate
alle cavalle nullipare o senza puledro al piede (Kähn 1994,
McKinnon e Rantanen 1998, Blanchard et al. 1998).
L’esame ecografico dell’utero effettuato per una diagnosi di gravidanza deve essere portato a termine con molta
attenzione, specialmente nel caso in cui ci si trovi di fronte
ad ovulazioni doppie. Le cause che possono portare al
mancato reperimento ecografico di due o più vescicole
embrionali sono:
– sovrapposizione delle vescicole embrionali: in questo
caso l’ecografia non consente di visualizzare distintamente la membrana formata dallo stretto contatto delle
due vescicole. La presenza di gemelli è comunque da
sospettarsi nel caso in cui si veda una vescicola di dimensioni maggiori rispetto alla sua età.
– Sovrapposizione degli embrioni: in questo caso può essere difficile distinguere separatamente i battiti cardiaci
dei due gemelli.
– Ovulazioni asincrone: in seguito al reperimento intorno
ai 14-15 giorni di gestazione della prima vescicola, una
seconda potrebbe ipoteticamente originare da un’ovulazione più tardiva ed essere quindi troppo piccola per la
visualizzazione ecografica.
– Cisti endometriali: possono condurre ad errori d’interpretazione (Fig. 12).
– Difficoltà a distinguere le strutture: in generale ciò accade in seguito ad ecografie effettuate in pessime condi-
FIGURA 12 - Gravidanza di 14 giorni; la vescicola embrionale (frecce) è
localizzata tra due cisti endometriali.
zioni ambientali (ex: ambiente troppo luminoso), scarsa
risoluzione dell’apparecchio oppure necessità di ecografare cavalle irrequiete. In questi casi anche l’esperienza
del veterinario assume un ruolo fondamentale.
La maggior parte degli errori nasce da una scansione
troppo “superficiale” dell’utero. Molte volte si termina
un’indagine ecografica dell’utero perché soddisfatti dell’individuazione di una vescicola, mentre bisognerebbe percorrere con la sonda almeno un paio di volte l’intera superficie
uterina per escludere con certezza la presenza di una seconda vescicola (Kähn 1994, McKinnon e Rantanen 1998).
Una volta che una gravidanza gemellare è stata identificata si può scegliere se intervenire eliminando una delle
vescicole o meno.
Il non intervento pre-fissazione: giorni 11-16
La perdita di una delle due vescicole embrionali il giorno prima o quello della fissazione non è da considerarsi un
aspetto importante della riduzione naturale dei gemelli. Il
diametro, la mobilità e la crescita delle vescicole a questo
stadio sono tali per cui è difficile che si verifichi una forma
di competizione tra loro. La probabilità che si verifichi un
riassorbimento embrionale è, in questo caso, identica a
quella di una gravidanza singola (Ginther 1998, McKinnon e Rantanen 1998).
Il non intervento post-fissazione
Il rinvenimento ecografico di due vescicole fissate nello
stesso corno fra il 17° ed il 21° giorno di gestazione, e
quindi prima della formazione dell’embrione, può rappresentare una “minaccia” diagnostica per il veterinario pratico. Questo dipende dal fatto che la sovrapposizione dei
due sacchi vitellini determina la formazione di una linea
iperecogena che divide in due parti una vescicola apparentemente di dimensioni maggiori. In questo modo una gravidanza gemellare unilaterale può essere interpretata come
una singola di 28-30 giorni. Dal momento in cui l’embrione compare all’interno delle vescicole la loro differenziazione diventa più semplice (McKinnon e Rantanen 1998).
Durante la fase di fissazione le vescicole con diametro simile hanno il 62% di probabilità di fissarsi nello stesso corno, mentre nel caso di vescicole con una differenza di sviluppo oltre le 24 ore, questa probabilità sale all’85%
(Ginther 1998). Circa l’85% delle gravidanze gemellari con
fissazione unilaterale termina con l’eliminazione spontanea
di una delle due vescicole prima dei 40 giorni, cosa che non
si verifica nel caso di gemelli che si fissano distintamente
nelle due corna uterine (Macpherson e Reimer 2000).
La spiegazione di questo fenomeno è da ricercare in
quell’evento denominato “ipotesi deprivativa”, secondo la
quale l’embrione che va incontro a riduzione subisce una
compromissione della sua parete vascolarizzata (a tre lamine) da parte di quella non vascolarizzata (a due lamine)
dell’embrione che sopravvive. La superficie dell’embrione
“dominato” che darà origine al disco embrionale si trova
in contatto con la parte non vascolarizzata dell’embrione
“dominante” e non con la parete uterina. I ruoli delle due
vescicole embrionali sono decisi durante le fasi della loro
fissazione ed orientamento.
Al contrario, se le due vescicole embrionali entrano in
contatto tra loro con entrambe le pareti non vascolarizzate
l’ipotesi deprivativa cessa di esistere: questo perché le pareti
Ippologia, Anno 15, n. 1, Marzo 2004
vascolarizzate delle due vescicole, i cosiddetti futuri dischi
embrionali, sono libere di stabilire il normale contatto embrio-uterino (Ginther 1998, McKinnon e Rantanen 1998).
Il tempo necessario al riassorbimento di uno dei due gemelli diminuisce quando esiste una grossa differenza in
diametro. La vescicola più piccola vedrà la sua parte vascolarizzata totalmente compromessa da parte della vescicola maggiore ed andrà incontro ad una rapida regressione
(circa 24 ore), mentre se le vescicole sono diametralmente
identiche è compromessa solo una piccola parte della parete vascolarizzata e per questo motivo la riduzione si verificherà più tardivamente od addirittura si assisterà alla sopravvivenza di entrambe le vescicole (Ginther 1998).
Cercheremo ora di capire cosa potrebbe succedere nel
caso in cui si decida di non intervenire su una gravidanza
gemellare precoce. Visti i mezzi ecografici a sua disposizione, l’unico valido motivo che potrebbe giustificare tale
scelta da parte del teriogenologo potrebbe essere la possibilità di diagnosticare una gravidanza gemellare solo dopo
la fissazione unilaterale delle due vescicole. In questi casi
risulta veramente difficile eliminare manualmente una delle due vescicole senza danneggiare l’altra.
Entro i 40 giorni esiste una probabilità dell’85% di assistere ad una riduzione spontanea di uno dei due gemelli
fissati ipsilateralmente. Il 60% di questa avviene tra i 17
ed i 20 giorni, il 27% tra i 21 ed i 30 ed il 14% tra i 31 ed i
38 giorni di gravidanza (McKinnon e Rantanen 1998).
È utile ricordare che le vescicole fissate bilateralmente
non subiscono solitamente una riduzione spontanea
(Macpherson e Reimer 2000).
L’intervento pre-fissazione: giorni 11-16
Come detto in precedenza, uno dei principali vantaggi
derivanti dall’utilizzo dell’ultrasonografia nel campo riproduttivo equino è sicuramente quello di effettuare diagnosi
precoci di gravidanza gemellare, con la possibilità di intervenire tramite riduzione manuale e con la probabilità di
ottenere il 90% di successo.
La tecnica di riduzione manuale suggerita da molti autori
consiste in una gentile manipolazione transrettale di una delle due vescicole, in modo da sospingerla ed isolarla nell’apice
del corno uterino per poi procedere allo schiacciamento manuale (“squeezing” per gli autori anglofoni) (McKinnon e
Rantanen 1998). La maggior parte della manualità necessaria
per questa tecnica viene svolta con l’ausilio dell’ecografo ed
è attuabile in quanto le vescicole non si sono ancora fissate.
Alcuni autori riportano una percentuale di successo della riduzione manuale del 90-95% se effettuata tra i 17-20
giorni su vescicole ancora separabili manualmente
(Macpherson e Reimer 2000).
Nel caso in cui non sia possibile separare le due vescicole, si ricorre ad una seconda visita un’ora circa dopo la prima, visto che la mobilità propria della vescicola le permette di percorrere per circa undici volte l’intera superficie
endometriale nell’arco delle 24 ore (Flood 1993).
Sottoporre la cavalla ad ecografie intervallate, quando
possibile, di un’ora circa consente di riscontrare lo spostamento e quindi la separazione delle vescicole.
La tecnica più frequentemente utilizzata prevede l’utilizzo della sonda ecografica in tutte le sue fasi. Una volta
accertata la gravidanza gemellare si procede allo spostamento (ed eventualmente separazione) di una delle due
29
vescicole fino a posizionarla alla biforcazione delle corna
uterine o nel corpo dell’utero. Pur tuttavia si può verificare, e non raramente, che una vescicola sia visualizzata subito alla prima ecografia in questa posizione. Giunti a questo punto, la vescicola viene imprigionata tra la sonda
(dorsalmente) ed il pavimento del bacino della cavalla
(ventralmente) e si esercita quindi una pressione sulla sonda in modo da determinare lo schiacciamento e la scomparsa della vescicola. La riduzione della vescicola viene sia
visualizzata ecograficamente che percepita dalla mano dell’operatore. Il fluido che si libera dalla vescicola schiacciata può circondare l’altra ma la sua sopravvivenza non è
quasi mai compromessa. Una volta terminato l’intervento
è bene somministrare farmaci ad effetto antiprostaglandinico alla cavalla in esame ed effettuare controlli ecografici
nelle 24-48 ore successive (McKinnon e Rantanen 1998).
L’intervento post-fissazione giorni 17-20
Nel caso in cui si riscontrino le due vescicole fissate distintamente in entrambe le corna è buona norma procedere immediatamente alla riduzione. Come precedentemente
descritto, la sorte delle vescicole adiacenti, e pertanto fissate unilateralmente, viene controllata dall’efficiente meccanismo di embrio-riduzione proprio delle cavalle.
Dopo i 17 giorni di gestazione si assiste ad un declino
delle probabilità di riassorbimento embrionale fisiologico
ed un incremento del tempo necessario alla riduzione.
Le possibilità di intervenire a questo stadio della gravidanza sono vincolate dall’aspetto ecografico delle due vescicole.
Infatti, nel caso in cui le vescicole siano molto sovrapposte, si
visualizza un’immagine ecografica che può assomigliare a
quella di una vescicola di dimensioni maggiori visto che presenta una linea iperecogena centrale; in questi casi è preferibile sperare in una riduzione spontanea, soprattutto se esiste
una differenza in diametro. Nel caso in cui le vescicole siano
disposte in modo da formare una specie di forma ad “otto”
bisogna tentare di separarle leggermente con la sonda e quindi procedere allo schiacciamento in situ di una delle due.
Da giorni 21 a 29
Per le vescicole fissate bilateralmente vale quanto detto
precedentemente, e cioè si deve sempre intervenire con la
riduzione manuale. Nel caso in cui le vescicole siano molto
adiacenti è preferibile aspettare i 30-35 giorni di gestazione, visto che manipolazioni e schiacciamenti effettuati in
questa fase spesso terminano con la perdita di entrambe le
vescicole, data la loro estrema fragilità.
Da giorni 30 a 35
Il periodo compreso tra la quarta e la quinta settimana
di gestazione costituisce uno dei momenti più critici per la
gestione di una gravidanza gemellare.
In questo periodo si assiste alla formazione delle coppe
endometriali che restano funzionanti fino agli 80-120 giorni di gravidanza sia in presenza sia in assenza di feti vitali.
Gravidanze gemellari non gestite correttamente prima
della formazione delle coppe endometriali possono portare, in caso di perdita di entrambi gli embrioni, a lunghi periodi di anestro; se ciò si verifica verso la fine della stagione di monta è possibile che l’intero anno riproduttivo della fattrice sia compromesso (McKinnon e Rantanen 1998,
Macpherson e Reimer 2000).
30
Ultrasonografia riproduttiva nella specie equina: la gravidanza dallo stadio di vescicola alla fine dello stadio embrionale (40 giorni)
Quando s’interviene manualmente su una gravidanza
gemellare nello stadio precedente la formazione delle coppe endometriali, è consigliabile non intervenire in modo
deciso sulla vescicola.
Questo perché il liquido allantoideo che si libera in seguito allo schiacciamento va a circondare l’altra vescicola
causando eventualmente un distacco della placenta primitiva (chorionic girdle, cellule trofoblastiche). L’intervento
consigliato consiste nel pizzicare la vescicola e creare all’interno del liquido allantoideo un effetto simile alla “caduta dei fiocchi di neve”, dato dalla separazione delle cellule dalle membrane. L’esito di questa manualità porta solitamente ad una lenta scomparsa dell’embrione danneggiato (48 ore) ed alla sopravvivenza dell’altro (McKinnon
e Rantanen 1998).
Questo tipo d’intervento richiede senza dubbio una
buona manualità ed una discreta esperienza. Nel caso in
cui non si riesca a metter in pratica questa tecnica, ricordiamo che a questo stadio una singola somministrazione intramuscolare di prostaglandine provoca l’interruzione della
gravidanza (Ginther 1998, McKinnon e Rantanen 1998).
Oltre i 35 giorni
Riduzioni manuali effettuate in questo periodo portano
a percentuali di successo molto ridotte, oltre che essere di
difficile attuazione. Alcune pubblicazioni scientifiche riportano un 60% di perdite di entrambi i gemelli, 20% di
nascite di un singolo puledro ed un 20% di sopravvivenza
di due soggetti. Nel caso in cui si decida di interrompere
farmacologicamente una gravidanza tra i 40 ed i 110 giorni, e quindi nel periodo successivo alla formazione delle
coppe endometriali, sono necessari ripetuti trattamenti.
Comunque, nel caso di gravidanze gemellari oltre i 110150 giorni risulta spesso difficile indurre un aborto farmacologico con prostaglandine (Blanchard et al. 1998,
McKinnon e Rantanen 1998).
In questi casi è preferibile intervenire attraverso l’impiego di punture ecoguidate del cuore o dell’allantoide per
via trans-addominale o trans-vaginale. Le note tecniche di
queste particolari applicazioni dell’ultrasonografia, sono
riportate su libri ed articoli specialistici.
EED (EARLY EMBRYONIC DEATH)
Sebbene non ci sia una definizione universale di perdita
embrionale o più impropriamente “riassorbimento embrionale”, concordiamo con alcuni autori nel definirla come il fallimento della gravidanza entro i 40 giorni, periodo
in cui si assiste alla transizione da embrione a feto. Da un
punto di vista ultrasonografico rimane impossibile visualizzare le vescicole embrionali prima dei 10-14 giorni e
quindi per valutare le morti embrionali precoci, si dovrebbe ricorrere alle tecniche di riproduzione assistita
(Ginther 1992, Vanderwall et al. 2000).
Le morti embrionali costituiscono senza alcun dubbio un
danno economico per l’allevatore e pongono un evidente limite al numero di puledri nati nell’allevamento. L’incidenza
mostra percentuali variabili dal 5 al 24% (Ball 1993) e recenti studi hanno evidenziato una perdita embrionale, nel
periodo compreso tra l’ovulazione ed i 50 giorni, pari al
17,3%, la maggior parte dei quali (77,1%) si verifica prima
dei 35 giorni (Squires 1998, Newcombe 2000).
Le cause eziologiche dell’EED possono essere classificate come di seguito: 1) fattori intrinseci di origine materna,
2) estrinseci e 3) embrionali (Vanderwall et al. 2000).
1) Tra i fattori materni si annoverano:
a) calo della progesteronemia dovuta ad ipoluteinismo (insufficienza luteinica primaria) oppure a luteolisi solitamente causata da endometriti (Ball
1993, Squires 1998, Vanderwall et al. 2000).
b) Disfunzioni oviduttali: possono accelerare la discesa dell’embrione portandolo in un ambiente uterino non ancora idoneo al suo sviluppo (Ball 1993,
Barbacini et al. 1999).
c) Patologie uterine come le endometriti acute, croniche e la fibrosi perighiandolare (Squires 1998, Vanderwall et al. 2000).
d) Età: le probabilità di “riassorbimento” embrionale
sono direttamente proporzionali all’aumentare dell’età (Ball 1993, Vanderwall et al. 2000).
e) Utilizzo del “calore di parto”: anche se gravidanze
che si sviluppano nel corno controlaterale della gestazione precedente hanno maggiori probabilità di
giungere a termine (Ball 1993, Newcombe 2000).
f) Cisti endometriali: la presenza di cisti inferiori ai
10 mm non interferisce con lo sviluppo embrionale. Cisti di dimensioni maggiori possono compromettere la gravidanza sia diminuendo la superficie
di scambio tra l’embrione e l’endometrio, sia limitando la vescicola nella sua fase di mobilità e quindi facilitando il rilascio di prostaglandine d’origine
endometriale (Squires 1998, Newcombe 2000).
g) Pneumoutero: il riscontro ultrasonografico di aria
nell’utero, identificabile sottoforma di puntini iperecogeni, è indice di una pessima conformazione
perineale. La continua aspirazione di aria dalla vagina diventa irritante per l’endometrio e può causare la lisi del corpo luteo con conseguente ritorno
della fattrice alla fase follicolare (Squires 1998).
h) Ritardata involuzione uterina come conseguenza di
distocie, macrosomia fetale e ritenzione placentare;
non creano problemi per l’instaurarsi della gravidanza ma piuttosto portano al fallimento della stessa (Newcombe 2000).
i) Gravidanze gemellari.
2) Fattori estrinseci: stress, nutrizione, stagione, palpazione transrettale, ultrasonografie e stallone.
Alcuni autori hanno rilevato un’alta percentuale di
riassorbimenti in cavalle coperte con particolari stalloni (Squires 1998).
3) Fattori embrionali: alterazioni cromosomiali, genetiche
e fattori immunogenetici.
Per il teriogenologo pratico i segnali di un’imminente
perdita embrionale, sono dati dalla visualizzazione ecografia di reperti anormali. Questi reperti comprendono:
forme irregolari della vescicola embrionale, prolungata fase di mobilità e quindi mancata fissazione, vescicole sottosviluppate, assenza o scomparsa dell’attività cardiaca,
mancata crescita embrionale, visualizzazione di fluido,
aria nel lume uterino e di pliche endometriali ed infine
una disorganizzazione delle membrane embrionali (Squires 1998, Ball 1993, Vanderwall et al. 2000, Barbacini et
al. 1999) (Fig. 13).
Ippologia, Anno 15, n. 1, Marzo 2004
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Parole chiave
Gravidanza, vescicola embrionale, embrione, coppe endometriali, gemelli.
Key words
Pregnancy, embryonic vescicle, embryo, endometrial cups,
twins.
Bibliografia
FIGURA 13 - Gravidanza anormale di 26 giorni; la vescicola embrionale
oltre ad essere di dimensioni inferiori alla norma, non presenta al suo
interno l’embrione e gli annessi embrionali.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
L’introduzione dell’ultrasonografia diagnostica ha permesso e permette ai veterinari pratici ed ai ricercatori di
visualizzare, esaminare e capire le fasi di crescita dell’embrione equino e del feto durante la gravidanza. Gli argomenti trattati in questo lavoro non sono che una piccola
parte delle reali applicazioni dell’esame ecografico. L’apparato riproduttore della fattrice può essere visualizzato
con l’impiego di diverse sonde ecografiche.
La frequenza più utilizzata nel settore della teriogenologia equina è quella liberata dalle sonde lineari da 5,0 Mhz.
In commercio è possibile reperire anche sonde con frequenze diverse da 3,5 e da 7,5 Mhz ed il loro impiego è
dettato dall’obiettivo dell’esame da effettuare. Per esempio, una frequenza più elevata permette una migliore risoluzione d’immagine a discapito di una profondità di scansione inferiore. A questo proposito le frequenze di 7,5 e
5,0 Mhz lineari sono utilizzate nei primi 80 giorni di gravidanza; oltre questo periodo sarebbe meglio impiegare sonde da 3,5 Mhz per via transaddominale, visto che le dimensioni del feto richiedono una maggiore profondità di
scansione.
Le sonde ad ultrasuoni possono essere utilizzate per via
transrettale, transaddominale o transvaginale. L’approccio
transrettale con l’impiego della sonda lineare è sicuramente il più utilizzato nella pratica diagnostica, in funzione degli stretti rapporti anatomici dell’apparato riproduttore
con l’ampolla rettale.
Concludendo, ci sembra quasi d’obbligo ricordare che
l’applicazione transrettale dell’ultrasonografia apporta
vantaggi di notevole valore clinico, soprattutto quando
questo mezzo diagnostico è supportato da buone conoscenze di anatomia e fisiologia riproduttiva.
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