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Enciclopedia dell'universo

LA GRANDE ENCICLOPEDIA
DELL’UNIVERSO
I
STRUTTURA
1
L’universo
Titolo del capitolo
Numero del capitolo
Non è facile definire cosa sia l’Universo. ……………………..
Testo
Immagine
Immagine 1
Didascalia
Numero di pagina
2
L’universo
1
Che cos’è
2
Come è nato
3
La sua grandezza
5
L’universo in espansione
6
Da cosa è composto
8
La sua età
9
La sua fine
12
La vita nell’universo
13
SOMMARIO (da revisionare a fine lavoro)
La loro morte
Asteroidi
Le stelle multiple
Meteoroidi
Gli ammassi stellari
Bolidi
Le galassie
I buchi neri
Vari tipi di galassie
Evoluzione delle galassie
Il nostro sistema solare
Le galassie attive
Gli ammassi e i Superammassi di galassie
Che cos’è un sistema solare
I pianeti
Il nostro sistema solare
I pianeti extra-solari
Come è nato
I satelliti
La sua struttura
Le stelle
Le nebulose
I suoi componenti
La loro classificazione
Vari tipi di nebulose
Il sole
Il loro ciclo di vita
Le comete
Mercurio
La loro nascita
Meteore
Venere
La sequenza principale
Meteoriti
Terra
Gli oggetti celesti
15
I
Luna
Catalogo Avedisova
Catalogo Trumpler
Marte
Catalogo Baranard
Uppsala General Catalogue (UGC)
Fascia degli asteroidi
Catalogo BFS
Catalogo van den Bergh
Giove
Catalogo Caldwell
Catalogo van den Bergh - Herbst
Saturno
Catalogo Cederblad
Urano
Catalogo Collinder
Nettuno
General catalogue of Nebulae and Clusters
Plutone
Catalogo di Gum
La fascia di Kuiper e la nube di Oort
Index catalogue (IC)
Osservazione del cielo
Condizioni necessarie per l’osservazione
Strumenti con cui osservare
Osservazione a occhio nudo
Dove si trova il nostro sistema solare
Cataloghi Lynds
Osservazione con il binocolo
Catalogo Melotte
Osservazione con il telescopio
La nostra galassia
Merged catalogue of reflection nebulae
Osservare con i telescopi spaziali
Catalogo Messier
La via lattea
New General Catalogue (NGC)
Diversi metodi per classificare gli
oggetti celesti
Le costellazioni
Catalogo Perek-Kohoutek
Che cosa sono
Principal galaxies catalogue
La loro storia
Catalogo RCW
Guida alle costellazioni
Diversi cataloghi per classificare gli oggetti
Catalogo Sharpless
celesti
Catalogo Simeis
Catalogo Abell
II
Approfondimento degli oggetti più
noti dei 3 cataloghi
Galassia vortice
Nebulosa fantasma di Giove
Nebulosa anello
Nebulosa Saturno
Nebulosa del granchio
Galassia girasole
Nebulosa occhio di gatto
Ammasso della farfalla
Galassia occhio nero
Nebulosa occhio di Dio
Ammasso di Tolomeo
Asterismo dell’acquario
Nebulosa farfalla
Nebulosa Laguna
Piccola campana muta
Nebulosa teschio
Ammasso dell’anitra selvatica
Galassia di bode
Nebulosa formica
Ammasso globulare di Ercole
Galassia sigaro
Nebulosa tappo di sughero
Ammasso della nebulosa Aquila
Galassia girandola del Sud
Nebulosa rosetta
Nebulosa omega
Galassia virgo A
Nebulosa nord America
Nebulosa trifida
Nebulosa gufo
L’anello di Barnard
Nebulosa manubrio
Galassia girandola
Nebulosa testa di strega
Galassia di Andromeda
Galassia fuso
Nebulosa sacco di carbone
Galassia del triangolo
Galassia sombrero
Nebulosa eskimo (eschimese)
Nebulosa di Orione
Grande Nube di Magellano
(Semmai aggiungere altri oggetti alla fine)
Nebulosa de Mairan
Piccola Nube di Magellano
Presepe
Nebulosa testa di cavallo
Pleiadi
Nebulosa del Cigno
III
L’Universo
II
1
Che cos’è
Non è facile definire cosa sia l’Universo. Per molto tempo, l’uomo ha pensato che l’Universo coincidesse con la Terra e
con ciò che si poteva vedere a occhio nudo, le stelle delle costellazioni e i pianeti del Sistema Solare visibili senza ausilio
di strumentazioni. La visione dell’Universo si modificò circa quattrocento anni fa, quando Galileo Galilei guardò la Luna
per la prima volta con il telescopio. Con l’invenzione di questo preziosissimo strumento l’Universo divenne
improvvisamente più grande, si scoprirono altri pianeti, come Urano, si
individuarono nuove stelle lontane e soprattutto nuove galassie. Potremmo dire che
l’Universo è tutto ciò che riusciamo a osservare con gli strumenti. Potrebbero
esistere regioni lontanissime dalle quali la radiazione cosmica emessa dai corpi ivi
presenti non è ancora giunta sino a noi. Nessun segnale, infatti, può viaggiare a
velocità superiori a quella della luce: per vedere tali regioni sarà necessario che la
radiazione completi il suo percorso fino a noi. Secondo alcuni astronomi, oltre
all’Universo così definito esistono regioni non osservabili, ma in questo contesto, per
semplicità, ci riferiremo solo all’Universo osservabile.
Un’altra definizione di Universo, potrebbe essere la seguente: L’UNIVERSO È
TUTTO CIÒ CHE ESISTE; lo spazio, il tempo e tutta la materia e l’energia che essi
contengono.
L’immagine qui a sinistra mostra una gamma diversificata di Galassie, composte da
miliardi di stelle. L’area equivalente di cielo che l’immagine occupa, viene
visualizzata con un quadratino rosso nell’angolo in basso a sinistra dell’immagine.
Scattata con il telescopio spaziale Hubble, essa mostra quanto può essere vasto l’universo, e quanti oggetti celesti ci sono
in esso.
2III
2
Come è nato
L’ipotesi cosmologica attualmente più accreditata è che l’Universo sia nato da un’esplosione primordiale di un ‘punto’ di
materia infinitamente densa, che prende il nome di big bang, letteralmente «grande bang». Inizialmente l’Universo era
molto piccolo e con temperatura incredibilmente elevata, poi andò espandendosi e raffreddandosi. L’energia si
trasformò in materia, e si formarono gli elementi più leggeri, idrogeno ed elio. Dopo circa un milione di anni, la forza di
gravità portò la materia – sotto forma di gas idrogeno ed elio – ad aggregarsi e si costituirono lentamente le
protogalassie in leggera rotazione. Tre miliardi di anni dopo il big bang le protogalassie cominciarono a fondersi e a
dare origine alle prime galassie. Cinque miliardi di anni dopo si formarono le prime galassie di dimensioni maggiori,
fra cui alcune a spirale, come quella nella quale viviamo noi oggi.
Fu un astronomo britannico di nome Fred Hoyle a utilizzare per primo l’espressione big bang. Hoyle se ne servì in senso
ironico: riteneva infatti che l’ipotesi di un’esplosione improvvisa fosse «disperatamente lontana dal vero». Hoyle insieme
ai colleghi austriaci Hermann Bondi e Thomas Gold – con i quali durante la Seconda guerra mondiale aveva lavorato al
perfezionamento degli apparecchi radar – presentò il modello di universo in stato stazionario, contrapposto a quello
dell’Universo in evoluzione. Nel modello di Hoyle – che rappresentò l’ultimo tentativo di salvare l’idea dell’immobilismo
cosmico – l’Universo non ha data di nascita perché esiste da sempre.
La radiazione cosmica
La teoria di Hoyle subì una decisiva sconfitta quando due tecnici statunitensi della Bell telephone company, Arno
Penzias e Robert Wilson, scoprirono casualmente – mentre mettevano a punto una sensibile antenna destinata a
ricevere i segnali emessi dai satelliti artificiali – un disturbo radio costante, presente in qualsiasi direzione puntassero la
loro antenna. Pensarono perfino che il disturbo dipendesse dalla presenza di una coppia di piccioni sull’antenna, ma non
era così. Avevano invece scoperto la radiazione cosmica di fondo prevista dalla teoria del big bang, il residuo di energia
prodotto dall’esplosione dalla quale è nato l’Universo. La radiazione individuata da Penzias e Wilson, infatti, non poteva
essere associata a stelle, galassie o ammassi di galassie, ma era coerente a un fenomeno cosmologico come l’origine
dell’Universo. Grazie a questa scoperta Penzias e Wilson ottennero il premio Nobel per la Fisica nel 1978.
II
3
Nel 1989 fu lanciato il satellite cobe, con il compito principale di individuare la radiazione residua lasciata dal big bang.
Il satellite riuscì a tracciare una mappa globale della radiazione cosmica mettendone in luce debolissime fluttuazioni di
temperatura, e dunque di densità. La materia primordiale non era cioè distribuita in modo omogeneo. Queste piccole
disomogeneità, chiamate fluttuazioni primordiali, grazie alla forza di attrazione gravitazionale, si sono evolute nel corso
della vita dell’Universo, fino a dare origine alle strutture odierne, cioè le stelle e le galassie, che possiamo considerare
distribuite uniformemente se consideriamo l’Universo su grande scala. Sembra che una componente particolare della
materia abbia guidato, più delle altre, il processo di addensamento: la cosiddetta materia oscura che secondo le
moderne teorie, domina l’Universo.
II
4
3
e
La sua grandezza
L’Universo è estremamente grande: non ne conosciamo le effettive dimensioni, perché, da quando si è formato, ha
continuato sempre ad espandersi (vedi pag. 7); portando così le sue regioni più distanti fuori dalla vista degli astronomi
posti sulla terra.
Esso potrebbe essere infinito; ma anche no!!!
Anche in questo caso, però, potrebbe non avere un centro e dei confini; questo perché l’Universo è incurvato su se stesso,
come accade per la superficie di una sfera, che non e infinita ma non ha perimetro e bordi.
Perciò, per quanto sembri paradossale, un oggetto che si muove in una data direzione, dovrà prima o poi riapparire
dalla direzione opposta.
Studiando la distribuzione della radiazione lasciata dal Big Bang, si deducono le dimensioni minime dell’Universo,
supposto finito: le distanze tra alcune sue parti, non possono essere inferiori ad alcune decine di miliardi di anni-luce.
I rapporti di scala
Ogni oggetto dell’universo, fa parte di qualcosa di più grande. I cosmologi, che si occupano di indagare sulle dimensioni
dell’Universo, si servono di modelli matematici per rappresentare oggetti e dimensioni ben più grandi di quelle della
Terra o della Luna, e che dunque sfuggono alla comune esperienza di un essere umano.
5I
4
L’Universo in espansione
Circa 15 miliardi di anni fa la materia e l’energia che oggi possiamo osservare, erano concentrate in una regione più
piccola di una monetina. Per qualche motivo che ancora ci è ignoto, l’equilibrio si ruppe e materia ed energia
cominciarono a diffondersi. Cominciò, così, l’espansione dell’Universo.
Quest’espansione continua ancor oggi e, anche se manca ancora un modello teorico che permetta di stabilire con
certezza per quanto tempo andrà avanti, di sicuro si sa che proseguirà per almeno altri 15 miliardi di anni.
Addirittura non sappiamo se essa si
arresterà o se proseguirà all’infinito.
Prove dell’espansione dell’Universo
si sono accumulate fin dalla prima metà del XX
secolo, quando fu osservato lo
spostamento verso il rosso, delle righe spettrali
delle galassie, il cosiddetto red-shift.
Una galassia emette o assorbe
radiazioni di ben precise lunghezze d’onda della
radiazione
elettromagnetica
e,
quindi, può dar luogo a spettri di emissione o di
assorbimento.
L’osservazione degli spettri di
emissione emessi da galassie, effettuata in tempi
successivi, mostrò uno spostamento
verso basse frequenze di alcune righe spettrali.
Edwin Hubble interpretò tale
spostamento ipotizzando che fossero dovute ad
effetto Doppler e che, pertanto,
l’oggetto celeste osservato potesse essere in moto
rispetto all’osservatore e, più
precisamente, che si stesse allontanando da lui.
Sulla base di tale interpretazione propose il primo modello di Universo in espansione.
Le misurazioni mostravano, inoltre, che il red-shift era tanto più marcato quanto più la galassia osservata era lontana
dall’osservatore.
Questa regolarità, che è proprio quella che si attenderebbe da un universo in espansione uniforme, è contenuta nella
legge, puramente empirica, che va, appunto, sotto il nome di legge di Hubble:
v=H•d
in cui:
6I
v è la velocità di allontanamento,
d è la distanza dall’osservatore,
H è un parametro costante, detto costante di Hubble.
ESPANSIONE DELL’UNIVERSO DAL BIG BANG AD OGGI
II7
5
Da cosa è composto
Fino ad ora abbiamo parlato dell’Universo e della sua grandezza, ma non ci siamo fatti una domanda molto importante: da
che cosa è composto?
Solo il 4% dell'Universo è costituito da particelle a noi note: protoni, elettroni e nuclei che costituiscono i pianeti, le stelle e
le galassie.
Un altro 23% è costituito da materia “oscura”, distribuita in modo non uniforme nella nostra galassia e lo spazio
intergalattico.
Il termine materia oscura è in realtà fuorviante: si dovrebbe parlare di materia trasparente o invisibile. Infatti la luce non
viene riflessa o assorbita da queste misteriose quanto elusive particelle. Questo perché si ritiene che esse risentono solo
della forza gravitazionale e la forza nucleare debole.
Recentemente si è poi scoperto che il 73% dell'Universo è costituito da una "energia oscura", una sorta di pressione
negativa che domina l’evoluzione dell’Universo accelerandone l’espansione.
Universo
Energia oscura
Materia oscura
Gas intergalattico
Stelle
8I
6
La sua età
Dopo aver scoperto da cosa è composto, quale dubbio ci rimane? Certamente, ce ne sono ancora tanti di dubbi da chiarire,
ma ora non è possibile esaudirli tutti in questa sede, perciò non ci resta che affrontare i più importanti. In questo capitolo
parleremo dell’età, quanto può essere vecchio l’universo?
Non conosciamo l'età esatta dell'Universo, ma crediamo che sia intorno ai 13-14 miliardi di anni. Gli astronomi stimano
l'età dell'Universo in due modi:
 Cercando e analizzando le stelle più vecchie;
 Misurando la velocità di espansione dell'Universo ed estrapolando i dati all'indietro, fino al Big Bang.
 Un metodo per stimare l'età dell'Universo consiste nello studiare gli ammassi globulari. Si tratta di insieme molto densi
di milioni di stelle, tutte formatesi all'incirca nello stesso periodo, che possono quindi servire come una specie di
"orologi cosmici". Questo metodo si basa sulla nostra conoscenza del ciclo di vita di una stella, il quale dipende dalla
massa della stella. Stelle di grande massa vivono meno a lungo e sono più luminose di quelle piccole; bruciando
rapidamente il loro "carburante" di idrogeno. Una stella come il nostro Sole possiede abbastanza idrogeno nel proprio
centro da poter brillare, con la stessa luminosità di oggi, per circa altri 5 miliardi di anni, cioè in totale oltre 9 miliardi di
anni. Una stella con il doppio della sua massa brucerà invece il proprio idrogeno in soli 800 milioni di anni. Una stella
di 10 masse solari, che brilla un migliaio di volte il Sole, vive solo 20 milioni di anni. Viceversa, una stella con metà della
massa del Sole brucia abbastanza debolmente da poter vivere oltre 20 miliardi di anni. Quindi se un ammasso globulare
è più vecchio di 10 miliardi di anni, tutte le sue stelle che stanno bruciando idrogeno sono più piccole di 10 masse
solare. Questo implica che nessuna stella singola sarà più luminosa di 1.000 volte il Sole. Se un ammasso globulare è
vecchio più di 2 miliardi di anni, non conterrà alcuna stella grossa più di 2 volte il Sole che stia ancora bruciando
idrogeno. Gli ammassi globulari più vecchi conosciuti contengono solo stelle con massa minore del 70% di quella solare,
che sono molto più deboli del Sole. L'osservazione suggerisce che gli ammassi globulari più vecchi abbiamo un'età
compresa fra gli 11 e i 18 miliardi di anni. L'incertezza di questa stima è dovuta alla difficoltà nel determinare l'esatta
9I
distanza di un ammasso globulare, poiché non conosciamo ancora nel dettaglio come evolve una stella.
 Un altro metodo per stimare l'età dell'Universo è misurare il valore esatto della "costante di Hubble". La costante di
Hubble (H0) è una misura dell'attuale velocità di espansione dell'Universo. I cosmologi la utilizzano per estrapolare i
dati indietro nel tempo, fino al Big Bang, la gigantesca esplosione avvenuta all’inizio della storia dell'Universo che
conosciamo. Questa estrapolazione dipende però dal valore dell'attuale densità di materia nel cosmo e dalla sua
composizione. Se l'Universo è "piatto" e composto soprattutto da materia ordinaria, la sua età è 2/(3 H0 ). Se la sua
densità di materia è molto bassa, allora la sua età è
maggiore, 1/H0. Se la Teoria della Relatività Generale viene
modificata per includere una "costante cosmologica", l'età
ricavata è ancora più grande. Molti astronomi lavorano per
misurre la costante di Hubble con precisione, usando mote
tecniche diverse. A volte si riferiscono al loro lavoro dicendo
che cercano di determinare la "curvatura" o la "forma"
dell'Universo. Come si può vedere nel grafico, questa
"forma" ci dice anche qual è la sua età. Le recenti
determinazioni della costante di Hubble ne hanno ristretto
sempre più l'intervallo di possibili valori. Un gruppo di
scienziati guidati da Wendy Freedman del Carnegie
Observatories di Pasadena, in California, ha usato il
Telescopio Spaziale Hubble per osservare diversi tipi di
oggetti distanti. Il valore della costante così ricavato è pari a
73, che sposta l'età dell'Universo da 9 a 11,5 miliardi di anni.
Un secondo gruppo di scineziati diretti da Allan Sandage, con gli stessi metodi, osservando supernovae lontane ha
ricavatoun valore di 58, cioè un'età fra gli 11,5 e i 14,5 miliardi di anni. Se confrontiamo le varie determinazioni dell'età,
notiamo un problema. Se hanno ragione coloro che stimano 1/H0 pari a 10 miliardi di anni, l'età dell'Universo sarebbe
minore di quella delle sue stelle più vecchie! Questa contraddizione implica o che la teoria del Big Bang è scorretta,
oppure che bisogna modificare la teoria della Relatività Genera-
II
10
le o, infine, che le nostre conoscenze di evoluzione stellare sono sbagliate. La maggior parte degli astronomi crede che
questa "crisi" passerà non appena le nostre tecniche di misura diventeranno più precise. Anche se i numeri sono ancora
incerti, i dati stanno iniziando a convergere verso valori compresi fra 12 e 13 miliardi di età.
M3, AMMASSO GLOBULARE NEI CANI DA CACCIA
CHE CONTIENE 500.000 STELLE.
QUESTO OGGETTO È TRA I PIÙ VECCHI DELLA GALASSIA.
11III
7
La sua fine
La teoria del Big Bang descrive l'origine e l'evoluzione dell'Universo fino ad oggi, ma quale sarà la sua evoluzione futura ?
Si potrebbe pensare che l'espansione iniziata col Big Bang continuerà all'infinito. In realtà, il destino del nostro Universo
potrà anche essere diverso. Al suo interno agiscono due forze contrapposte:
la spinta dell'espansione, che fa allontanare le galassie sempre più l'una dall'altra, e la forza di gravitazione, che tende a
tenerle legate e a frenare l'espansione. Quale sarà la fine dell'Universo verrà deciso da quale delle due prevarrà.
Come abbiamo visto, esiste una densità critica della materia, al di sopra della quale l'attrazione gravitazionale può frenare
l'espansione. I cosmologi preferiscono usare un parametro, detto Omega, per descrivere il tipo di universo in cui viviamo.
Omega rappresenta il rapporto tra la densità di materia totale presente nell'Universo e la densità critica.
Se Omega è minore di 1, la materia presente è insufficiente per controbilanciare la spinta di espansione, e l'Universo è
destinato ad espandersi indefinitamente. Questo tipo di universo si dice "aperto".
Se Omega è maggiore di 1, al contrario, l'espansione verrà prima o poi frenata e poi, lentamente, le galassie cominceranno
a riavvicinarsi, fino a scontrarsi e a fondersi tra loro, in un gigantesco impatto che viene definito "Big Crunch" (la
situazione opposta al Big Bang). Questo è il caso di universo "chiuso".
Infine, se Omega è esattamente uguale a 1, l'espansione rallenterà lentamente ma l'attrazione gravitazionale non sarà
sufficiente a far collassare l'Universo su se stesso. È questo il caso di universo "piatto".
Da queste considerazioni appare chiara l'importanza di determinare la quantità di materia presente nel cosmo. Come si
può fare? Ci sono fondamentalmente due metodi: il primo consiste nel misurare la densità media della materia,
sommando le masse di tutte le galassie presenti in un certo volume e dividendo per il volume stesso, naturalmente tenendo
conto della loro distribuzione irregolare. Purtroppo, come abbiamo visto, la gran parte della massa che ci circonda è
costituita da materia oscura, inaccessibile alle osservazioni. Per questo motivo è così importante stabilire qual’ è il suo
contributo esatto alla massa totale dell'Universo.
Il secondo metodo consiste nell'osservare la velocità di allontanamento di galassie a diverse distanze, cioè di diverse età, e
calcolare di quanto l'Universo ha decelerato la propria espansione negli ultimi miliardi di anni.
12I
8
La vita nell’Universo
Alla fine di quest’unità, voglio parlare della vita, della vita nell’Universo.
La vita, uno splendido insieme di organismi che si muovono, nutrono, respirano, pensano …
Possibile che questo dono sia stato fatto solamente al nostro pianeta?
La Terra, un pianeta tra altri 8 pianeti che girano intorno al sole.
Il Sole, una stella tra altre 100 miliardi di stelle che compongono la nostra galassia (Via Lattea).
La Via Lattea, una galassia tra 100 miliardi di altre galassie.
Tutto questo insieme ci fa capire quanto sia vasto (e molto c’è ancora da scoprire) questo universo che è sempre in
movimento e in trasformazione, pronto ad accogliere e distruggere la vita come se fosse un semplice gioco.
La nascita della vita, come la conosciamo sulla Terra è ancora in discussione tra gli scienziati.
Chi sostiene che la vita si sia formata nascendo dal cosiddetto “brodo primordiale”, materiale non vivente attraverso
reazioni complesse e chi invece sostiene che la vita sia stata portata da altri mondi attraverso asteroidi caduti
accidentalmente sulla Terra. Questi asteroidi avrebbero contenuto tracce di vita nella loro composizione ghiacciata che
sciogliendosi avrebbe dato inizio allo stupendo miracolo terrestre.
La vita sulla Terra è riuscita a svilupparsi ed evolversi grazie alla posizione del nostro pianeta rispetto al Sole.
Tutti i sistemi solari infatti hanno dei pianeti “privilegiati” per contenere la vita, questo privilegio è dovuto dalla posizione
rispetto al Sole. I nostri pianeti privilegiati sono appunto la Terra e Marte (su cui si sono trovate possibili tracce di antichi
fiumi).
La vita sulla Terra è favorita dalla presenza di acqua, come sapete elemento fondamentale. Si pensa che nell’universo ci sia
una grande quantità d’acqua, molta della quale in uno stato ghiacciato, quindi perché la vita non sarebbe possibile in altri
pianeti?
Gli esseri viventi su altri pianeti non è detto che siano uguali a noi, magari hanno forme totalmente diverse e
caratteristiche buffe, si adattano alle caratteristiche del pianeta, come noi ci siamo adattati a quelle del nostro.
Gli astronomi hanno individuato in Europa, satellite di Giove, un possibile pianeta culla della vita. La sua superficie è
interamente ricoperta da uno strato di 35 km di ghiaccio, il satellite girando attorno al suo pianeta viene “manipolato”
dalla sua forza di gravità e compresso, quindi si presuppone che sotto lo stato ghiacciato ci sia acqua allo stato liquido
perché surriscaldata. Qui potrebbero esserci esseri viventi tipo pesci, magari che, come alcuni esemplari nei nostri mari,
producano una sostanza luminosa per vederci nei fondali marini.
I
13
Questa rimane comunque tutta fantasia perché per avere sicurezze bisognerebbe recarsi sul luogo e come si può
immaginare la cosa è costosa e per il momento impensabile.
Ma soffermiamoci per un momento su una domanda … perché la vita dovrebbe svilupparsi solo in condizioni simili a
quelle della Terra? Non è possibile che altri organismi hanno bisogno di altro per vivere?
Potrebbero per esempio esistere organismi viventi che a noi non ci sembrerebbero nemmeno tali, oppure alieni di gas, che
si nutrono di energia delle tempeste elettriche dei pianeti gassosi.
La vita potrebbe svilupparsi anche a -195° in mancanza di acqua!
La Terra è in continua ricerca di altre forme di vita nell’universo, ha mandato dei messaggi tramite sonde e cerca con
telescopi ogni tipo di segnale, ma finora ancora nulla … tranne un episodio.
Il 16 agosto del 1977 l’Ohio State University Radio Observatory captò un segnale
considerato tutt’ora un possibile segnale extraterrestre, questo segnale aveva
frequenze d’onda diverse dalle solite che si ascoltano nell’universo, erano più forti.
Questo messaggio fu denominato “Segnale Wow”, era composto da 6 numeri e 6
lettere e fu chiamato così perché lo scienziato che lo studiò, Jerry Ehman, esclamò
proprio la parola “wow” e la trascrisse sul tabulato stampato dal computer.
Le coordinate indicavano che il segnale era stato emesso da un pianeta 200 anni
luce dalla Terra.
Purtroppo non si è più riusciti poi a captare nulla dopo quella fantastica esperienza.
La fantasia dell’uomo quindi a questo punto può spaziare e aspettarsi che gli extraterrestri ci contattino.
Ma sarebbe un bene per l’umanità essere contattati da loro?
C’è chi già sostiene che gli extraterrestri siano tra noi, ma perché non si fanno vedere? Che intenzioni hanno? Lo scienziato
Stephen Hawking sostiene che gli extraterrestri possano essere anche delle forme di vita molto più intelligenti di noi e
fantastica che stiano colonizzando l’universo con le loro astronavi ad alta tecnologia. Queste prenderebbero energia dai
Soli tramite degli specchi e tutte manderebbero la loro energia a un modulo “madre” che alimenterebbe un cunicolo
spazio/temporale e gli permetterebbe di viaggiare più velocemente. Quindi potrebbero arrivare sulla Terra e colonizzare il
nostro pianeta, sempre che non si autodistruggano prima per la loro tecnologia avanzata. Se ci pensiamo infatti anche noi
stiamo andando incontro a un autodistruzione se utilizziamo male la nostra tecnologia (bomba atomica).
Ma, tra fantasia e realtà resta ancora il grande dubbio.. c’è vita nell’universo?
II
14