LA GRANDE ENCICLOPEDIA DELL’UNIVERSO I STRUTTURA 1 L’universo Titolo del capitolo Numero del capitolo Non è facile definire cosa sia l’Universo. …………………….. Testo Immagine Immagine 1 Didascalia Numero di pagina 2 L’universo 1 Che cos’è 2 Come è nato 3 La sua grandezza 5 L’universo in espansione 6 Da cosa è composto 8 La sua età 9 La sua fine 12 La vita nell’universo 13 SOMMARIO (da revisionare a fine lavoro) La loro morte Asteroidi Le stelle multiple Meteoroidi Gli ammassi stellari Bolidi Le galassie I buchi neri Vari tipi di galassie Evoluzione delle galassie Il nostro sistema solare Le galassie attive Gli ammassi e i Superammassi di galassie Che cos’è un sistema solare I pianeti Il nostro sistema solare I pianeti extra-solari Come è nato I satelliti La sua struttura Le stelle Le nebulose I suoi componenti La loro classificazione Vari tipi di nebulose Il sole Il loro ciclo di vita Le comete Mercurio La loro nascita Meteore Venere La sequenza principale Meteoriti Terra Gli oggetti celesti 15 I Luna Catalogo Avedisova Catalogo Trumpler Marte Catalogo Baranard Uppsala General Catalogue (UGC) Fascia degli asteroidi Catalogo BFS Catalogo van den Bergh Giove Catalogo Caldwell Catalogo van den Bergh - Herbst Saturno Catalogo Cederblad Urano Catalogo Collinder Nettuno General catalogue of Nebulae and Clusters Plutone Catalogo di Gum La fascia di Kuiper e la nube di Oort Index catalogue (IC) Osservazione del cielo Condizioni necessarie per l’osservazione Strumenti con cui osservare Osservazione a occhio nudo Dove si trova il nostro sistema solare Cataloghi Lynds Osservazione con il binocolo Catalogo Melotte Osservazione con il telescopio La nostra galassia Merged catalogue of reflection nebulae Osservare con i telescopi spaziali Catalogo Messier La via lattea New General Catalogue (NGC) Diversi metodi per classificare gli oggetti celesti Le costellazioni Catalogo Perek-Kohoutek Che cosa sono Principal galaxies catalogue La loro storia Catalogo RCW Guida alle costellazioni Diversi cataloghi per classificare gli oggetti Catalogo Sharpless celesti Catalogo Simeis Catalogo Abell II Approfondimento degli oggetti più noti dei 3 cataloghi Galassia vortice Nebulosa fantasma di Giove Nebulosa anello Nebulosa Saturno Nebulosa del granchio Galassia girasole Nebulosa occhio di gatto Ammasso della farfalla Galassia occhio nero Nebulosa occhio di Dio Ammasso di Tolomeo Asterismo dell’acquario Nebulosa farfalla Nebulosa Laguna Piccola campana muta Nebulosa teschio Ammasso dell’anitra selvatica Galassia di bode Nebulosa formica Ammasso globulare di Ercole Galassia sigaro Nebulosa tappo di sughero Ammasso della nebulosa Aquila Galassia girandola del Sud Nebulosa rosetta Nebulosa omega Galassia virgo A Nebulosa nord America Nebulosa trifida Nebulosa gufo L’anello di Barnard Nebulosa manubrio Galassia girandola Nebulosa testa di strega Galassia di Andromeda Galassia fuso Nebulosa sacco di carbone Galassia del triangolo Galassia sombrero Nebulosa eskimo (eschimese) Nebulosa di Orione Grande Nube di Magellano (Semmai aggiungere altri oggetti alla fine) Nebulosa de Mairan Piccola Nube di Magellano Presepe Nebulosa testa di cavallo Pleiadi Nebulosa del Cigno III L’Universo II 1 Che cos’è Non è facile definire cosa sia l’Universo. Per molto tempo, l’uomo ha pensato che l’Universo coincidesse con la Terra e con ciò che si poteva vedere a occhio nudo, le stelle delle costellazioni e i pianeti del Sistema Solare visibili senza ausilio di strumentazioni. La visione dell’Universo si modificò circa quattrocento anni fa, quando Galileo Galilei guardò la Luna per la prima volta con il telescopio. Con l’invenzione di questo preziosissimo strumento l’Universo divenne improvvisamente più grande, si scoprirono altri pianeti, come Urano, si individuarono nuove stelle lontane e soprattutto nuove galassie. Potremmo dire che l’Universo è tutto ciò che riusciamo a osservare con gli strumenti. Potrebbero esistere regioni lontanissime dalle quali la radiazione cosmica emessa dai corpi ivi presenti non è ancora giunta sino a noi. Nessun segnale, infatti, può viaggiare a velocità superiori a quella della luce: per vedere tali regioni sarà necessario che la radiazione completi il suo percorso fino a noi. Secondo alcuni astronomi, oltre all’Universo così definito esistono regioni non osservabili, ma in questo contesto, per semplicità, ci riferiremo solo all’Universo osservabile. Un’altra definizione di Universo, potrebbe essere la seguente: L’UNIVERSO È TUTTO CIÒ CHE ESISTE; lo spazio, il tempo e tutta la materia e l’energia che essi contengono. L’immagine qui a sinistra mostra una gamma diversificata di Galassie, composte da miliardi di stelle. L’area equivalente di cielo che l’immagine occupa, viene visualizzata con un quadratino rosso nell’angolo in basso a sinistra dell’immagine. Scattata con il telescopio spaziale Hubble, essa mostra quanto può essere vasto l’universo, e quanti oggetti celesti ci sono in esso. 2III 2 Come è nato L’ipotesi cosmologica attualmente più accreditata è che l’Universo sia nato da un’esplosione primordiale di un ‘punto’ di materia infinitamente densa, che prende il nome di big bang, letteralmente «grande bang». Inizialmente l’Universo era molto piccolo e con temperatura incredibilmente elevata, poi andò espandendosi e raffreddandosi. L’energia si trasformò in materia, e si formarono gli elementi più leggeri, idrogeno ed elio. Dopo circa un milione di anni, la forza di gravità portò la materia – sotto forma di gas idrogeno ed elio – ad aggregarsi e si costituirono lentamente le protogalassie in leggera rotazione. Tre miliardi di anni dopo il big bang le protogalassie cominciarono a fondersi e a dare origine alle prime galassie. Cinque miliardi di anni dopo si formarono le prime galassie di dimensioni maggiori, fra cui alcune a spirale, come quella nella quale viviamo noi oggi. Fu un astronomo britannico di nome Fred Hoyle a utilizzare per primo l’espressione big bang. Hoyle se ne servì in senso ironico: riteneva infatti che l’ipotesi di un’esplosione improvvisa fosse «disperatamente lontana dal vero». Hoyle insieme ai colleghi austriaci Hermann Bondi e Thomas Gold – con i quali durante la Seconda guerra mondiale aveva lavorato al perfezionamento degli apparecchi radar – presentò il modello di universo in stato stazionario, contrapposto a quello dell’Universo in evoluzione. Nel modello di Hoyle – che rappresentò l’ultimo tentativo di salvare l’idea dell’immobilismo cosmico – l’Universo non ha data di nascita perché esiste da sempre. La radiazione cosmica La teoria di Hoyle subì una decisiva sconfitta quando due tecnici statunitensi della Bell telephone company, Arno Penzias e Robert Wilson, scoprirono casualmente – mentre mettevano a punto una sensibile antenna destinata a ricevere i segnali emessi dai satelliti artificiali – un disturbo radio costante, presente in qualsiasi direzione puntassero la loro antenna. Pensarono perfino che il disturbo dipendesse dalla presenza di una coppia di piccioni sull’antenna, ma non era così. Avevano invece scoperto la radiazione cosmica di fondo prevista dalla teoria del big bang, il residuo di energia prodotto dall’esplosione dalla quale è nato l’Universo. La radiazione individuata da Penzias e Wilson, infatti, non poteva essere associata a stelle, galassie o ammassi di galassie, ma era coerente a un fenomeno cosmologico come l’origine dell’Universo. Grazie a questa scoperta Penzias e Wilson ottennero il premio Nobel per la Fisica nel 1978. II 3 Nel 1989 fu lanciato il satellite cobe, con il compito principale di individuare la radiazione residua lasciata dal big bang. Il satellite riuscì a tracciare una mappa globale della radiazione cosmica mettendone in luce debolissime fluttuazioni di temperatura, e dunque di densità. La materia primordiale non era cioè distribuita in modo omogeneo. Queste piccole disomogeneità, chiamate fluttuazioni primordiali, grazie alla forza di attrazione gravitazionale, si sono evolute nel corso della vita dell’Universo, fino a dare origine alle strutture odierne, cioè le stelle e le galassie, che possiamo considerare distribuite uniformemente se consideriamo l’Universo su grande scala. Sembra che una componente particolare della materia abbia guidato, più delle altre, il processo di addensamento: la cosiddetta materia oscura che secondo le moderne teorie, domina l’Universo. II 4 3 e La sua grandezza L’Universo è estremamente grande: non ne conosciamo le effettive dimensioni, perché, da quando si è formato, ha continuato sempre ad espandersi (vedi pag. 7); portando così le sue regioni più distanti fuori dalla vista degli astronomi posti sulla terra. Esso potrebbe essere infinito; ma anche no!!! Anche in questo caso, però, potrebbe non avere un centro e dei confini; questo perché l’Universo è incurvato su se stesso, come accade per la superficie di una sfera, che non e infinita ma non ha perimetro e bordi. Perciò, per quanto sembri paradossale, un oggetto che si muove in una data direzione, dovrà prima o poi riapparire dalla direzione opposta. Studiando la distribuzione della radiazione lasciata dal Big Bang, si deducono le dimensioni minime dell’Universo, supposto finito: le distanze tra alcune sue parti, non possono essere inferiori ad alcune decine di miliardi di anni-luce. I rapporti di scala Ogni oggetto dell’universo, fa parte di qualcosa di più grande. I cosmologi, che si occupano di indagare sulle dimensioni dell’Universo, si servono di modelli matematici per rappresentare oggetti e dimensioni ben più grandi di quelle della Terra o della Luna, e che dunque sfuggono alla comune esperienza di un essere umano. 5I 4 L’Universo in espansione Circa 15 miliardi di anni fa la materia e l’energia che oggi possiamo osservare, erano concentrate in una regione più piccola di una monetina. Per qualche motivo che ancora ci è ignoto, l’equilibrio si ruppe e materia ed energia cominciarono a diffondersi. Cominciò, così, l’espansione dell’Universo. Quest’espansione continua ancor oggi e, anche se manca ancora un modello teorico che permetta di stabilire con certezza per quanto tempo andrà avanti, di sicuro si sa che proseguirà per almeno altri 15 miliardi di anni. Addirittura non sappiamo se essa si arresterà o se proseguirà all’infinito. Prove dell’espansione dell’Universo si sono accumulate fin dalla prima metà del XX secolo, quando fu osservato lo spostamento verso il rosso, delle righe spettrali delle galassie, il cosiddetto red-shift. Una galassia emette o assorbe radiazioni di ben precise lunghezze d’onda della radiazione elettromagnetica e, quindi, può dar luogo a spettri di emissione o di assorbimento. L’osservazione degli spettri di emissione emessi da galassie, effettuata in tempi successivi, mostrò uno spostamento verso basse frequenze di alcune righe spettrali. Edwin Hubble interpretò tale spostamento ipotizzando che fossero dovute ad effetto Doppler e che, pertanto, l’oggetto celeste osservato potesse essere in moto rispetto all’osservatore e, più precisamente, che si stesse allontanando da lui. Sulla base di tale interpretazione propose il primo modello di Universo in espansione. Le misurazioni mostravano, inoltre, che il red-shift era tanto più marcato quanto più la galassia osservata era lontana dall’osservatore. Questa regolarità, che è proprio quella che si attenderebbe da un universo in espansione uniforme, è contenuta nella legge, puramente empirica, che va, appunto, sotto il nome di legge di Hubble: v=H•d in cui: 6I v è la velocità di allontanamento, d è la distanza dall’osservatore, H è un parametro costante, detto costante di Hubble. ESPANSIONE DELL’UNIVERSO DAL BIG BANG AD OGGI II7 5 Da cosa è composto Fino ad ora abbiamo parlato dell’Universo e della sua grandezza, ma non ci siamo fatti una domanda molto importante: da che cosa è composto? Solo il 4% dell'Universo è costituito da particelle a noi note: protoni, elettroni e nuclei che costituiscono i pianeti, le stelle e le galassie. Un altro 23% è costituito da materia “oscura”, distribuita in modo non uniforme nella nostra galassia e lo spazio intergalattico. Il termine materia oscura è in realtà fuorviante: si dovrebbe parlare di materia trasparente o invisibile. Infatti la luce non viene riflessa o assorbita da queste misteriose quanto elusive particelle. Questo perché si ritiene che esse risentono solo della forza gravitazionale e la forza nucleare debole. Recentemente si è poi scoperto che il 73% dell'Universo è costituito da una "energia oscura", una sorta di pressione negativa che domina l’evoluzione dell’Universo accelerandone l’espansione. Universo Energia oscura Materia oscura Gas intergalattico Stelle 8I 6 La sua età Dopo aver scoperto da cosa è composto, quale dubbio ci rimane? Certamente, ce ne sono ancora tanti di dubbi da chiarire, ma ora non è possibile esaudirli tutti in questa sede, perciò non ci resta che affrontare i più importanti. In questo capitolo parleremo dell’età, quanto può essere vecchio l’universo? Non conosciamo l'età esatta dell'Universo, ma crediamo che sia intorno ai 13-14 miliardi di anni. Gli astronomi stimano l'età dell'Universo in due modi: Cercando e analizzando le stelle più vecchie; Misurando la velocità di espansione dell'Universo ed estrapolando i dati all'indietro, fino al Big Bang. Un metodo per stimare l'età dell'Universo consiste nello studiare gli ammassi globulari. Si tratta di insieme molto densi di milioni di stelle, tutte formatesi all'incirca nello stesso periodo, che possono quindi servire come una specie di "orologi cosmici". Questo metodo si basa sulla nostra conoscenza del ciclo di vita di una stella, il quale dipende dalla massa della stella. Stelle di grande massa vivono meno a lungo e sono più luminose di quelle piccole; bruciando rapidamente il loro "carburante" di idrogeno. Una stella come il nostro Sole possiede abbastanza idrogeno nel proprio centro da poter brillare, con la stessa luminosità di oggi, per circa altri 5 miliardi di anni, cioè in totale oltre 9 miliardi di anni. Una stella con il doppio della sua massa brucerà invece il proprio idrogeno in soli 800 milioni di anni. Una stella di 10 masse solari, che brilla un migliaio di volte il Sole, vive solo 20 milioni di anni. Viceversa, una stella con metà della massa del Sole brucia abbastanza debolmente da poter vivere oltre 20 miliardi di anni. Quindi se un ammasso globulare è più vecchio di 10 miliardi di anni, tutte le sue stelle che stanno bruciando idrogeno sono più piccole di 10 masse solare. Questo implica che nessuna stella singola sarà più luminosa di 1.000 volte il Sole. Se un ammasso globulare è vecchio più di 2 miliardi di anni, non conterrà alcuna stella grossa più di 2 volte il Sole che stia ancora bruciando idrogeno. Gli ammassi globulari più vecchi conosciuti contengono solo stelle con massa minore del 70% di quella solare, che sono molto più deboli del Sole. L'osservazione suggerisce che gli ammassi globulari più vecchi abbiamo un'età compresa fra gli 11 e i 18 miliardi di anni. L'incertezza di questa stima è dovuta alla difficoltà nel determinare l'esatta 9I distanza di un ammasso globulare, poiché non conosciamo ancora nel dettaglio come evolve una stella. Un altro metodo per stimare l'età dell'Universo è misurare il valore esatto della "costante di Hubble". La costante di Hubble (H0) è una misura dell'attuale velocità di espansione dell'Universo. I cosmologi la utilizzano per estrapolare i dati indietro nel tempo, fino al Big Bang, la gigantesca esplosione avvenuta all’inizio della storia dell'Universo che conosciamo. Questa estrapolazione dipende però dal valore dell'attuale densità di materia nel cosmo e dalla sua composizione. Se l'Universo è "piatto" e composto soprattutto da materia ordinaria, la sua età è 2/(3 H0 ). Se la sua densità di materia è molto bassa, allora la sua età è maggiore, 1/H0. Se la Teoria della Relatività Generale viene modificata per includere una "costante cosmologica", l'età ricavata è ancora più grande. Molti astronomi lavorano per misurre la costante di Hubble con precisione, usando mote tecniche diverse. A volte si riferiscono al loro lavoro dicendo che cercano di determinare la "curvatura" o la "forma" dell'Universo. Come si può vedere nel grafico, questa "forma" ci dice anche qual è la sua età. Le recenti determinazioni della costante di Hubble ne hanno ristretto sempre più l'intervallo di possibili valori. Un gruppo di scienziati guidati da Wendy Freedman del Carnegie Observatories di Pasadena, in California, ha usato il Telescopio Spaziale Hubble per osservare diversi tipi di oggetti distanti. Il valore della costante così ricavato è pari a 73, che sposta l'età dell'Universo da 9 a 11,5 miliardi di anni. Un secondo gruppo di scineziati diretti da Allan Sandage, con gli stessi metodi, osservando supernovae lontane ha ricavatoun valore di 58, cioè un'età fra gli 11,5 e i 14,5 miliardi di anni. Se confrontiamo le varie determinazioni dell'età, notiamo un problema. Se hanno ragione coloro che stimano 1/H0 pari a 10 miliardi di anni, l'età dell'Universo sarebbe minore di quella delle sue stelle più vecchie! Questa contraddizione implica o che la teoria del Big Bang è scorretta, oppure che bisogna modificare la teoria della Relatività Genera- II 10 le o, infine, che le nostre conoscenze di evoluzione stellare sono sbagliate. La maggior parte degli astronomi crede che questa "crisi" passerà non appena le nostre tecniche di misura diventeranno più precise. Anche se i numeri sono ancora incerti, i dati stanno iniziando a convergere verso valori compresi fra 12 e 13 miliardi di età. M3, AMMASSO GLOBULARE NEI CANI DA CACCIA CHE CONTIENE 500.000 STELLE. QUESTO OGGETTO È TRA I PIÙ VECCHI DELLA GALASSIA. 11III 7 La sua fine La teoria del Big Bang descrive l'origine e l'evoluzione dell'Universo fino ad oggi, ma quale sarà la sua evoluzione futura ? Si potrebbe pensare che l'espansione iniziata col Big Bang continuerà all'infinito. In realtà, il destino del nostro Universo potrà anche essere diverso. Al suo interno agiscono due forze contrapposte: la spinta dell'espansione, che fa allontanare le galassie sempre più l'una dall'altra, e la forza di gravitazione, che tende a tenerle legate e a frenare l'espansione. Quale sarà la fine dell'Universo verrà deciso da quale delle due prevarrà. Come abbiamo visto, esiste una densità critica della materia, al di sopra della quale l'attrazione gravitazionale può frenare l'espansione. I cosmologi preferiscono usare un parametro, detto Omega, per descrivere il tipo di universo in cui viviamo. Omega rappresenta il rapporto tra la densità di materia totale presente nell'Universo e la densità critica. Se Omega è minore di 1, la materia presente è insufficiente per controbilanciare la spinta di espansione, e l'Universo è destinato ad espandersi indefinitamente. Questo tipo di universo si dice "aperto". Se Omega è maggiore di 1, al contrario, l'espansione verrà prima o poi frenata e poi, lentamente, le galassie cominceranno a riavvicinarsi, fino a scontrarsi e a fondersi tra loro, in un gigantesco impatto che viene definito "Big Crunch" (la situazione opposta al Big Bang). Questo è il caso di universo "chiuso". Infine, se Omega è esattamente uguale a 1, l'espansione rallenterà lentamente ma l'attrazione gravitazionale non sarà sufficiente a far collassare l'Universo su se stesso. È questo il caso di universo "piatto". Da queste considerazioni appare chiara l'importanza di determinare la quantità di materia presente nel cosmo. Come si può fare? Ci sono fondamentalmente due metodi: il primo consiste nel misurare la densità media della materia, sommando le masse di tutte le galassie presenti in un certo volume e dividendo per il volume stesso, naturalmente tenendo conto della loro distribuzione irregolare. Purtroppo, come abbiamo visto, la gran parte della massa che ci circonda è costituita da materia oscura, inaccessibile alle osservazioni. Per questo motivo è così importante stabilire qual’ è il suo contributo esatto alla massa totale dell'Universo. Il secondo metodo consiste nell'osservare la velocità di allontanamento di galassie a diverse distanze, cioè di diverse età, e calcolare di quanto l'Universo ha decelerato la propria espansione negli ultimi miliardi di anni. 12I 8 La vita nell’Universo Alla fine di quest’unità, voglio parlare della vita, della vita nell’Universo. La vita, uno splendido insieme di organismi che si muovono, nutrono, respirano, pensano … Possibile che questo dono sia stato fatto solamente al nostro pianeta? La Terra, un pianeta tra altri 8 pianeti che girano intorno al sole. Il Sole, una stella tra altre 100 miliardi di stelle che compongono la nostra galassia (Via Lattea). La Via Lattea, una galassia tra 100 miliardi di altre galassie. Tutto questo insieme ci fa capire quanto sia vasto (e molto c’è ancora da scoprire) questo universo che è sempre in movimento e in trasformazione, pronto ad accogliere e distruggere la vita come se fosse un semplice gioco. La nascita della vita, come la conosciamo sulla Terra è ancora in discussione tra gli scienziati. Chi sostiene che la vita si sia formata nascendo dal cosiddetto “brodo primordiale”, materiale non vivente attraverso reazioni complesse e chi invece sostiene che la vita sia stata portata da altri mondi attraverso asteroidi caduti accidentalmente sulla Terra. Questi asteroidi avrebbero contenuto tracce di vita nella loro composizione ghiacciata che sciogliendosi avrebbe dato inizio allo stupendo miracolo terrestre. La vita sulla Terra è riuscita a svilupparsi ed evolversi grazie alla posizione del nostro pianeta rispetto al Sole. Tutti i sistemi solari infatti hanno dei pianeti “privilegiati” per contenere la vita, questo privilegio è dovuto dalla posizione rispetto al Sole. I nostri pianeti privilegiati sono appunto la Terra e Marte (su cui si sono trovate possibili tracce di antichi fiumi). La vita sulla Terra è favorita dalla presenza di acqua, come sapete elemento fondamentale. Si pensa che nell’universo ci sia una grande quantità d’acqua, molta della quale in uno stato ghiacciato, quindi perché la vita non sarebbe possibile in altri pianeti? Gli esseri viventi su altri pianeti non è detto che siano uguali a noi, magari hanno forme totalmente diverse e caratteristiche buffe, si adattano alle caratteristiche del pianeta, come noi ci siamo adattati a quelle del nostro. Gli astronomi hanno individuato in Europa, satellite di Giove, un possibile pianeta culla della vita. La sua superficie è interamente ricoperta da uno strato di 35 km di ghiaccio, il satellite girando attorno al suo pianeta viene “manipolato” dalla sua forza di gravità e compresso, quindi si presuppone che sotto lo stato ghiacciato ci sia acqua allo stato liquido perché surriscaldata. Qui potrebbero esserci esseri viventi tipo pesci, magari che, come alcuni esemplari nei nostri mari, producano una sostanza luminosa per vederci nei fondali marini. I 13 Questa rimane comunque tutta fantasia perché per avere sicurezze bisognerebbe recarsi sul luogo e come si può immaginare la cosa è costosa e per il momento impensabile. Ma soffermiamoci per un momento su una domanda … perché la vita dovrebbe svilupparsi solo in condizioni simili a quelle della Terra? Non è possibile che altri organismi hanno bisogno di altro per vivere? Potrebbero per esempio esistere organismi viventi che a noi non ci sembrerebbero nemmeno tali, oppure alieni di gas, che si nutrono di energia delle tempeste elettriche dei pianeti gassosi. La vita potrebbe svilupparsi anche a -195° in mancanza di acqua! La Terra è in continua ricerca di altre forme di vita nell’universo, ha mandato dei messaggi tramite sonde e cerca con telescopi ogni tipo di segnale, ma finora ancora nulla … tranne un episodio. Il 16 agosto del 1977 l’Ohio State University Radio Observatory captò un segnale considerato tutt’ora un possibile segnale extraterrestre, questo segnale aveva frequenze d’onda diverse dalle solite che si ascoltano nell’universo, erano più forti. Questo messaggio fu denominato “Segnale Wow”, era composto da 6 numeri e 6 lettere e fu chiamato così perché lo scienziato che lo studiò, Jerry Ehman, esclamò proprio la parola “wow” e la trascrisse sul tabulato stampato dal computer. Le coordinate indicavano che il segnale era stato emesso da un pianeta 200 anni luce dalla Terra. Purtroppo non si è più riusciti poi a captare nulla dopo quella fantastica esperienza. La fantasia dell’uomo quindi a questo punto può spaziare e aspettarsi che gli extraterrestri ci contattino. Ma sarebbe un bene per l’umanità essere contattati da loro? C’è chi già sostiene che gli extraterrestri siano tra noi, ma perché non si fanno vedere? Che intenzioni hanno? Lo scienziato Stephen Hawking sostiene che gli extraterrestri possano essere anche delle forme di vita molto più intelligenti di noi e fantastica che stiano colonizzando l’universo con le loro astronavi ad alta tecnologia. Queste prenderebbero energia dai Soli tramite degli specchi e tutte manderebbero la loro energia a un modulo “madre” che alimenterebbe un cunicolo spazio/temporale e gli permetterebbe di viaggiare più velocemente. Quindi potrebbero arrivare sulla Terra e colonizzare il nostro pianeta, sempre che non si autodistruggano prima per la loro tecnologia avanzata. Se ci pensiamo infatti anche noi stiamo andando incontro a un autodistruzione se utilizziamo male la nostra tecnologia (bomba atomica). Ma, tra fantasia e realtà resta ancora il grande dubbio.. c’è vita nell’universo? II 14