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PROGETTO DI RICERCA DI MIRJAM RITA DAVID

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PROGETTO DI RICERCA DI MIRJAM RITA DAVID
CURRICULA: ITALIANISTICA
Tema della ricerca: Valenze e declinazioni della parola e del pastiche linguistico nella poesia di
Jolanda Insana. Itinerari linguistici e testuali del ‘poesificio’.
Stato dell’arte
Jolanda Insana rappresenta una voce poetica insolita ma incisiva all’interno del canone poetico del
secondo Novecento italiano. Per tale ragione, la sua poesia è stata studiata da critici che ne hanno
riconosciuto il merito e l’originalità. Primi tra questi, Giovanni Raboni, devoto e appassionato
studioso che, presentando la prima silloge della poetessa, confessa di non avere molti strumenti a
disposizione per comprendere la poesia di Jolanda Insana. Tuttavia, Raboni sostiene la necessità di
addentrarsi profondamente nei versi dell’Insana per scovarne il senso. Primo elemento
imprescindibile emerso da analisi e da attenti studi è un grandissimo interesse dell’Insana nei
confronti delle parole e dei loro suoni. Jolanda Insana non è ossessionata da un mero gioco fonetico
fine a stesso, al contrario, il suo obiettivo primario è compiere un lavoro di scavo della lingua, al
fine di liberarla da convenzioni e da usure che le impediscono di mostrare la sua grande potenza
espressiva. È risaputo che l’interesse linguistico accompagna Insana sin dai suoi studi universitari,
d’altra parte la sua laurea in Lettere classiche con una tesi su La Cunocchia di Erinna ne è la
dimostrazione. Dopo l’università, Insana continua a dedicarsi alla traduzione di autori classici latini
e greci. Tale background culturale costituisce un altro elemento messo in evidenza dagli studiosi al
fine di rintracciare i diversi sostrati linguistici presenti nei vari componimenti. Tra questi emergono
anche autori come Dante, Cielo D’Alcamo, Guido delle Colonne e poi ancora il dialetto siciliano ed
una componente teatrale, interna alle strutture testuali, che rimanda alla tradizione mediterranea, dal
teatro greco ai pupi siciliani. Appurato che la lingua di Insana sia caratterizzata da un forte
pluristilismo e da un’impronta fortemente personale e anticonvenzionale e identificate le
innumerevoli fonti culturali, letterarie e stilistiche di cui si serve; molti ricercatori concordano sulla
similarità tra lo stile della poetessa e la funzione Gadda o, generalmente, degli scrittori
espressionisti. Giovanna Ioli definisce il laboratorio poetico di Jolanda Insana «poesificio», poiché
esso ha origine da parole mai scritte, ma abitate già da tempo dalla mente del poeta. Si tratta di
parole che provengono da un’oralità perpetuata nel tempo, bassa e che nascono da immagini della
cultura popolare, da un realismo grottesco. La Ioli parla di una «coscienza linguistica» radicata nella
poetessa e perciò visibile in tutte le sue raccolte. Anche la studiosa conferma la tesi di una poesia
caratterizzata da un «aperto multilinguismo» e volta a scandagliare gli abissi più profondi e
sconosciuti della lingua, per farli poi venire alla luce. Ancora, Niva Lorenzini, in una recensione
alla raccolta Il collettame (1985) utilizza l’espressione «realismo impressionistico» per sintetizzare
il lavoro linguistico di Jolanda Insana. Tuttavia, la studiosa si chiede se sia possibile parlare di
realismo nel caso di una scrittura così smaniosa di far proprio il linguaggio, di «masticare la parola»
impregnandola di sostrati classici, di dialetto, di deformazioni o neologismi, dando vita ad un
grande pastiche che mette insieme registri e forme diversissimo. L’interrogativo di Niva Lorenzini è
allo stato attuale rimasto irrisolto, o più in generale, i critici e gli studiosi non arrivano ad un
accordo comune o quantomeno ad un’interpretazione riscontrabile sui testi. Ad oggi la ricerca si è
magistralmente concentrata sull’aspetto linguistico e tematico di Jolanda Insana arrivando a
delineare non solo gli aspetti fondamentali del percorso poetico, ma soprattutto ciò che distingue la
Insana dalle altre voci poetiche a lei coeve. Innumerevoli sono i contributi che presentano diverse
interpretazioni delle tematiche affrontate dalla Insana, tra i quali è doveroso citare Dal corpo
assediato alle macerie della memoria di Emanuele Broccio. Si è inoltre posto l’accento sulle varie
fonti linguistiche e culturali che popolano i versi dell’Insana, con maggiori riferimenti ai
componimenti appartenenti al decennio 1987-1997 (meno frequenti sono gli studi sulle ultime
raccolte). Il tema di ricerca è stato affrontato finora procedendo per accumulo di campioni testuali,
senza indugiare su un’analisi sistematica di tutte le raccolte di Jolanda Insana. Tale analisi sarebbe
opportuna per mettere in luce i rapporti intertestuali, ma soprattutto le peculiarità di ciascun testo e
l’evoluzione della lingua lungo l’intero percorso poetico.
Obiettivi
Obiettivo primario di questa indagine è studiare ed analizzare ciascuna silloge di Jolanda Insana, a
partire da Sciarra amara (1977) fino a Turbativa d’incanto (1977) da un punto di vista e linguistico
e tematico. Nelle poesie di Insana è la parola ad intessere il tema della raccolta, motivo per cui i due
aspetti, non potendo prescindere l’uno dall’altro, verranno trattati simultaneamente. Vi è poi un
secondo obiettivo, non meno importante, che consiste nel raccogliere e nel rielaborare i dati emersi
dalla suddetta analisi. Ciò ci permetterà di redigere dei commenti critici che avranno la funzione di
guida all’interpretazione ed alla comprensione di chiunque, esperto o meno, si accosti allo studio
della poesia di Insana. Ogni commento sarà costituito da una sezione interamente dedicata
all’analisi ed allo studio della lingua: indagheremo sulle influenze dialettali presenti nei testi,
individueremo latinismi e versi latineggianti (frequenti nella poesia di Jolanda Insana) e metteremo
in evidenza gli aspetti più significativi della creatività intra-linguistica della poetessa. Ci riferiamo
ad esempio al ricorso ai neologismi, alle tecniche di suffissazione, alle forme prefissali o
parasintetiche. In questa parte di analisi, inoltre, presteremo particolare attenzione alla struttura del
testo e del discorso, ma soprattutto alla particolare costruzione del parlato presente nei testi di
Insana. Un’altra sezione del commento sarà invece dedicata ai temi affrontati nelle raccolte. In
questa fase della ricerca prenderemo in esame le fonti letterarie di Jolanda Insana. Ripercorreremo
tutta la vita della poetessa dall’infanzia, alle guerre, al terremoto di Messina e proveremo a definire
la dimensione spazio-temporale in cui si muovono sia le raccolte, sia i singoli componimenti. Terzo
e ultimo obiettivo della nostra ricerca sarà confrontare i commenti elaborati per poi evidenziare le
similarità tra i testi e le raccolte, ma soprattutto le differenze, nonché l’evoluzione della poesia di
Jolanda Insana nel corso del tempo. In quest’ultima fase ci soffermeremo, in particolar modo,
sull’evoluzione della lingua durante gli anni di attività poetica, sul rapporto tra le parole e il loro
suono e sulla corrispondenza tra le parole create da Insana e il loro referente nella realtà.
Elementi innovativi
Rispetto agli studi precedenti, la nostra ricerca mira ad indagare più da vicino le modalità con le
quali Insana riesce a dare forma ad un linguaggio poetico sempre nuovo, sfruttando al massimo i
procedimenti di creazione lessicale preesistenti e ricorrendo ad associazioni di parole che ne
risvegliano il suono ed il significato. Particolare attenzione avrà il dato linguistico, inteso come
nucleo attorno al quale si erge l’intera poesia di Jolanda Insana. Centro focale della nostra ricerca
sono i testi: mettere in primo piano un lavoro di esegesi testuale (mai compiuto prima d’ora nel
senso stretto del termine) ci consentirà di elaborare delle ipotesi interpretative basate su elementi
concreti (quando si parla di elementi concreti, in questo caso, ci si riferisce agli elementi
riscontrabili sui testi). L’importanza attribuita al testo consente di dimostrare come le suddette
ipotesi non vogliono annullare la specificità dei singoli testi poetici raggruppandoli in categorie o
etichette. Tutto il contrario, i commenti critici mirano a porre sotto una luce nuova e diversa i testi,
aggiungendo nuovi elementi agli studi già esistenti. Ancora più luce sarà fatta sulle ultime tre
raccolte di Jolanda Insana, sino ad ora lasciate un po' nell’ombra dagli. L’ultima tesi di Dottorato
che ha riguardato parzialmente la Insana è stata fatta nel 2009 da Ambra Zorat. Tuttavia tale ricerca
prende in esame le opere della poetessa fino a La tagliola del disamore (2005), tralasciando le
successive fino al 2012. Per tale ragione la nostra indagine si propone anche di attenzionare
maggiormente queste ultime.
Si tenga in conto, poi, che il nostro lavoro potrebbe essere coadiuvato dal Centro Manoscritti
dell’Università di Pavia, il quale ospita l’archivio Insana, ancora in corso di catalogazione. Ciò ci
consentirebbe di reperire materiali autografi che, oltre ai testi, alle antologie critiche, ai saggi ed alle
monografie di cui possiamo disporre, potrebbero esserci di grande aiuto. Coinvolgere e collaborare
con altre istituzioni o con critici e studiosi interessati alla poesia di Jolanda Insana sarebbe un valore
aggiunto al nostro lavoro. In tal modo avremmo la possibilità di organizzare conferenze, convegni o
giornate di studi per confrontarci con personalità competenti e di spicco nell’ambito accademico e
letterario italiano.
Bibliografia
• E. Broccio, Dal corpo assediato alle macerie della memoria, Lanciano, Carabba, 2018.
• M. A. Grignani, Il Martorìo e altro, in Nessuno torna alla sua dimora, Messina, Sicania,
2009
• J. Insana, Tutte le poesie (1977-2006), Milano, Garzanti, 2007.
• G. Ioli, Il poesificio di Jolanda: scuole e scuolette, in Nessuno torna alla sua dimora, cit.,
pp. 55-64.
• N. Lorenzini, Recensione a Il collettame, in «Alfabeta», 85, 1986, p. 8.
• F. Piemontese, Autodizionario degli scrittori, Milano, Leonardo, 1990
• D. Tommasiello, Nessuno torna alla sua dimora, cit.
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