1. Composizione dei meccanismi: Macchina: Sistema di organi disposti in modo tale da compiere, muovendosi sotto l’azione di forze convenientemente applicate, lavoro d’interesse industriale. Meccanismo: Dispositivo in grado di trasformare le forzo d’ingresso ed il movimento in un insieme di forze di uscita e movimento desiderati. Membri: Organi che compongono una macchina, od un meccanismo. Elemento cinematico: Membro a contatto con Coppia cinematica: Insieme di due elementi cinematici a contatto; ha almeno un grado di libertà. A seconda di dove avviene il moto, varia il numero dei gradi di libertà, se è piano ho 3 gdl, se è spaziale ho 6 gdl. Tipologie di coppie: 1) Indipendenti: Permettono un movimento relativo ad un solo gdl. 2) Combacianti: In contatto con porzioni di superficie finita. 3) Elementari: Coppie rigide e combacianti. 3.1) Rotoidale: Moto di rotazione (es. cerniera). 3.2) Prismatica: Moto di traslazione (es. cilindro + pistone). 3.3) Elicoidale: Moto elicoidale (es vite + madrevite). Catena cinematica: Un dispositivo è tale se suppongo che nessuno dei membri che lo compongono sia a priori da considerarsi fisso. Regola di Kutzbach: 3 1 2 , dove , , . Applicazioni: , 1. Manovellismo di spinta: 3 4 1 2∙4 1 . 2. Quadrilatero articolato: 3 4 1 2∙4 1 . 3. Camma e punteria: 3 4 1 2∙3 1 1 . 4. Giunto di Oldham: 3 5 1 2∙6 0 , in realtà ha 1 gdl; infatti il corpo 4 non aggiunge nessun vincolo poiché il punto M descrive una traiettoria circolare. 2. Forze agenti sulle macchine: Forze: Motrice: (Nel movimento della macchina compie lavoro positivo). Resistente: (Nel movimento della macchina compie lavoro negativo). Esterne: Derivano dall’azione di corpi esterni alla macchina o dall’azione di campi di forze. Interne: Nascono dal contatto fra i membri della macchina. Esempi: 1.Attrito di strisciamento fra superfici asciutte (tra le due superfici in contatto non molecole/atomi di altre sostanze, come polvere, ossidazione…). " Legge di Coulomb: ! , f = coefficiente di attrito, dipende dal materiale, dalla # natura delle superfici, dalla temperatura, dalla pressione di contatto, 0,2 ≤ ! ≤ 1,8. 2. Attrito mediato (tra le due superfici in contatto c’è un materiale lubrificante). Conseguenza dell’attrito tra superfici asciutte è il logoramento, quanto vale? Ipotesi del Reye: “Il volume di materiale asportato durante il logoramento è proporzionale al lavoro di attività”. Esempi: 1) Perno di spinta: Un albero/disco/geometria cilindrica su un piano è tenuto da una forza assiale, mantenuta in rotazione con un momento d’attrito μA. Quanto vale per mantenere la rotazione? Distribuzione di pressione fra superfici di contatto. Per le ipotesi del Reye: ! ∙ ∙ 2& ∙ '( ≡ 2& ∙ ∙ (Lavoro resistente/dissipato dalle forze di attrito è proporzionale al volume), f=coefficiente * di attrito, p=pressione di montaggio, h=usura/riduzione di pattino. Quindi . + Voglio trovare la distribuzione delle pressioni: ̅ - ./ .0 ∙ 2& ∙ 3̅ 4 ./ 5.0 ./ 2& - ∙ + ⟹ .0 ̅ 2& 2 2 ⟹ (equazione traslazione verticale) Voglio il momento di attrito da applicare al perno di spinta per mantenere la rotazione: ./ 67 - !∙ 67 ! .0 ∙ 2& .0 8./ ./ ∙ 2&! - &! 2 .0 2 ⟹ ! 29:;<= (equazione di rotazione). Nota bene: Se 67 > ! 29:;<= , c’è slittamento. 2) Pattino su superficie piana: ( + @0 5@A B ∙C ( D1 F + E G, B asportato per effetto dell’usura. Ipotesi del Reye: C! H C E I I !! II Dall’equilibrio: B B C ̅ C - D1 + E G C ( ̅ +E ( 2 1+E C E @0 5@A K +E Forza necessaria per mantenere l’equilibrio: L @A , h è lo spessore del materiale I C ! ̅ ⟹ B MB ! J +E C ! ̅ K 2 II I ⟹ Porzione dissipata dal punto p: ̅ ∙ C( E B - ( 0 ⇒ C C èE B - NC + E ( I E JJ C O C I ⇒ C( 2 , ′ E 2 +E I 3 ⟹ C( I I . 2E 3 2+E 1+ 3) Ceppo-puleggia (freni a ceppo e tamburo): Direzione di accostamento –> ho la massima usura. Descrizione: La puleggia ruotante attorno al proprio asse viene premuta sulla fascia cilindrica da un ceppo che viene accostato alla puleggia con un movimento di traslazione. Voglio trovare la distribuzione della pressione nel contatto ceppopuleggia. Affinché il ceppo possa rimanere a contatto con la puleggia nonostante l’usura, deve subire uno spostamento traslatorio. Lo strato usurato ha pertanto un’altezza h0 costante secondo la direzione di accostamento; quindi secondo il raggio della puleggia, lo spessore dello strato varia secondo la legge: ( cos V. Il volume di materiale asportato dall’usura sull’area elementare 2 V vale: 2 ( cos V V. Il lavoro di attrito corrispondente vale: ! 2 V'( α( angolo di cui ha ruotato la puleggia . Per le ipotesi del Reye: Volume del materiale asportato = Lavoro delle forze di attrito: 2 cos V V ! 2 V'( ⟹ V ( cos V. Voglio calcolare d=angolo che individua la direzione della risultante delle azioni di pressione. Per farlo basta osservare che d individua tale direzione ⟺ proiettando tutte le azioni di pressione in direzione ortogonale a quest’ultima, si ottiene un valore nullo. Cioè: g - 5 g sin ' d 2 ' g5hij g g 2 - cos ' 5 g f sin ' d ' 0⟹ tan d tan f . g8hij g Proiettando tutte le azioni di pressione sull’angolo d, devo trovare Fp: L3 o / o 5 / M cos ' d 2 ' ⋯ 2lm cos f d + sin m cos f + d n. Calcolo la forza equivalente alle azioni di attrito: La risultante è p !L3 ed è ortogonale alla direzione individuata da d, inoltre sarà applicata ad una distanza d da O tale che: g m 4 sin 2 cos d. - ! 2 V !L3 , 2 g m + sin m 5 Circonferenza del Romiti: K=Intersezione delle rette di azione T e Fp. Al variare di d, il punto K descrive una circonferenza di diametro: 42 hij o / g8hij g cos d. ( ssss = braccio di tutte le risultanti delle azioni normali e tangenziali Se trovo d trovo qr ssss che la puleggia ed il ceppo si scambiano. qr t. hij o / g8hij g cos d. Punto P0 = Per questo punto passano le risultanti delle azioni normali e tangenziali che si scambiano il ceppo e la puleggia. Utilità del Romiti = Risolvere equilibri freno a ceppo flottanti. Attrito di rotolamento: Caso ideale: Le forze dissipanti (ad esempio l’attrito) sono assenti. La distribuzione delle pressioni è simmetrica. Caso reale: La distribuzione delle pressioni è deformata. R si sposta in anticipo rispetto al rotolamento della ruota di una quantità u (=parametro d’attrito volvente, è causato da elasticità imperfetta, elasticità ritardata, urti tra le asperità). ' ' < 1 , rappresenta la frazione della semicirconferenza c della zona deformata. P ed R costituiscono una coppia ⟹ il momento si oppone all’v (= rotazione ruota sul terreno) ⟹ devo applicare un momento 6 per mantenerlo un moto con v=costante. Esempi (parametro d’attrito volvente): 1) Ruota e piano perfettamente elastici: ∁ xy 3+ z 'xy { I , 3+ z ⟹ !+ | 'xy JJ 3 I z+ 2) Solo la strada è deformabile e la pressione è proporzionale alla deformazione: }≡ | }≡ + •z @ 'x y • y ⟹ €+ z • ⟹ !+ + €+ z 'x y • + 2 ≃ € z+ / 3) Ruota rigida, strada si deforma plasticamente: } ≡ |, ' € 'x ⟹ !+ z 'x € z+ + 2 ⟹ 2 Cuscinetti a rotolamento: Utilità: L’attrito è più basso rispetto ai cuscinetti di strisciamento. 3. Lavoro e rendimento: Il lavoro di una forza/coppia è una grandezza scalare: ‚ La forza può essere applicata a: L∙ I E I . Parti mobili: Lavori positivi --> forza motrice Lavori negativi --> forza resistente Telaio: Reazioni movente = membro al quale è applicata la forza motrice. Reazioni cadente = membro al quale è applicata la resistenza utile. Forza motrice compie lavoro: ‚ƒ Resistenza utile compie lavoro: ‚. Resistenza passiva compie lavoro: ‚€ Teorema delle forze vive: Δ… ‚ƒ ‚. ‚€ Δ… J . I E Se ΔΕ 0 per ogni intervallo di t ⟹ l’energia cinetica è costante ⟹ la macchina si dice in condizioni di regime assoluto: ‚ƒ ‚. + ‚€ . L’energia cinetica E è una funzione periodica del tempo t, di periodo T. Regime: Assoluto --> L’equazione ‚ƒ ‚. + ‚€ è sempre vera, Δ… di tempo (esempio: turbine, alternatori). 0 per ogni intervallo Periodico --> L’equazione ‚ƒ ‚. + ‚€ è verificata solo per intervalli di tempo che sono multipli del periodo T (esempio: motori alternativi, come motori a pistone, pompe a pistone, compressori alternativi). Rendimento per le macchine a regime: ‡ ‡<Œ•BŽ•BŽ:= ;ˆ‰ ;ˆŠ ; ‡9:;<= Differenza di perdita: 1 ‡ ˆ‰ ˆŠ ˆ• ˆ‰ ˆŠ ΔI siccome ‚€ ≠ 0 ⟹ ‡ < 1 E ˆŠ 1) Meccanismi in serie: Il cadente di ogni meccanismo è il movente del successivo, il rendimento è: ‡ ˆ ‰• ˆŠ0 ˆ ‰0 ˆŠ/ ∙ ˆ ‰/ ˆŠ• ∙ …∙ ˆ‰•’0 ˆŠ• ∙ ˆ ‰• ˆŠ•“0 ‡ ∙ ‡ ∙ … ∙ ‡Ž 2) Meccanismi in parallelo: Il moto è trasmesso da un movente a più meccanismi differenti, oppure viene trasmesso da più meccanismi ad un solo cadente, il rendimento vale: ‡ ‚+ ‚9 ‚+0 + ‚+/ + ⋯ + ‚+• ‚90 + ‚9/ + ⋯ + ‚9• ‡ ∙ ‚90 + ‡ ∙ ‚9/ + ⋯ + ‡Ž ∙ ‚9• ‚90 + ‚9/ + ⋯ + ‚9• 3) Espressioni del rendimento: Considero una macchina in cui: Forza motrice = P, ‚9 } ∙ Forza resistente = Q, ‚+ ” ∙ • P, Q rimangono costanti I E I I E I Condizioni ideali: Macchina identica, ma senza resistenze: ‚€A 0 Considero L9=•+<*: un po’ più piccola, non ci sono forze da equilibrare (es: attrito), dunque }( L → ‚ƒA }( ∙ ‚+ + ‚€A ‚9A , E ‚€A ‚9A }( ∙ ‚+ ‚9 ‚9 } ∙ sp 4) Moto retrogrado: ‡ 0 ⟹ ‚+ }( } ‚9A }( ∙ , il rendimento vale: Macchina funzionante a regime, ma in condizioni di moto invertito, nel senso che la forza Q, che prima era resistente, diventa la forza motrice. Per osservarne il moto a regime, dovremo applicare una forza }K con la stesso retta d’azione di P, che costituisce la forza resistente della macchina. ‡ K ˆ˜— ˆ˜™ €˜ ∙Œ3 š∙Œ3 €˜ ∙Œ3 €˜ €A ∙Œ3 €A Moto diretto: }( ”, condizioni ideali; } }( 1 ‡ ⟶ ‡<1 } x x ∙ ”, condizioni reali (k>1) Moto retrogrado: NON lascio la fune ed il peso viene giù con un moto accelerato, MA: mi deve scendere con I I ⟹ devo applicare una forza resistente: }K ∙ x ” J E I I , L+ E E • ,è ) 5) Relazione œ • œK : 1 ‡K ‡ ‚€ ‚ƒ ‡∙ x+1 œ 1 x ‡ ‚K€ ‚Kƒ K ‚K€ 1 ⟹ ‚+ 1 ‡ ‡K ‚+ ‚€ ∙ ‚ƒ ‚K€ ‚€ ‡∙ K ‚€ ‚K€ ∶ ‚€ x 6) Macchina ad arresto spontaneo: Avvien quando la macchina si ferma spontaneamente, nel caso che venga a mancare la forza motrice, senza che inizi il moto retrogrado: ‡K ≤ 0 ⟹ ‡ ≤ x 1+x è x ≃ 1 ⟹ ‡ ≤ 0,5 E I Esempi di rendimento: I E | E I . 1) Piano inclinato: ‡ }( , } f ≫ ', }( sin f Condizioni reali: } sin f + Condizioni ideali: }( ‡ }( ⟹ ‡ } 1 + ! cot f 1 + ! cot ' š hij ¡ hij £ sin ' sin ' + I ” sin ' ” sin ' + ∙ sin f + sin f :‡ 0,5 Condizioni moto retrogrado: }K sin f ⟹} š hij ¡8¢ hij £8¢ sin ' ∙ sin f cos + sin cos f sin f sin ' cos + sin cos ' & f ∨ ' 2 ” sin ' ⟹ }K š hij ¡5¢ hij £5¢ ‡ K }K }( 1 1 ! cot ' ! cot f I : ‡K 0 ' 2) Coppia rotoidale: Q=Forza resistente (assegnata), P=Forza motrice(nota solo la retta d’azione), R=Reazione vincolare passante per il punto H (dall’equilibrio dei momenti) e tangente al circolo d’attrito (di raggio ¦). šz8.§ Equilibrio dei momenti intorno al centro del perno: } ∙ ”∙|+2∙¦ ⟹} Equilibrio delle forze usando thr. Carnot: 2 Dal momento che 2 ≃ 2( ho che: 2( y}( + ” Dunque: } ”| + 2¦ ”© 2}” cos V | ”| Da cui: ‡ }( } Mentre: 1 + ¦y 1 +1 ©ª ”| | 2 cos V ¦ | + ”© + 1 + 1 1 | 2 cos V | « +” | 2 cos V ¨} + ” 2ª ”| 2}” cos V « ” cos V B ‡K 1 ¦© + 1 | 2 cos V | 3) Coppia prismatica: Q = Forza resistente (nota); P = Forza motrice (nota retta d’azioni) } cos ' + f } ‡ ” cos f cos ' + f }( } ” cos f cos f cos f 1 ! tan ' 1 + ! tan f 4) Coppia elicoidale: }( ∙ ⟹ }( cos ' ” cos f cos ' cos ' + cos ' ” cos f cos f ∙ cos ' cos sin ' sin cos ' ∙ cos f cos + sin f sin Considero una vita mobile e la madrevite sia fissa. Alla vite applico una forza resistente Q (nota e diretta secondo l’asse). Sono note anche le caratteristiche geometriche della vite (cioè: h = passo, rm = raggio medio del filetto, V = angoli che le generatrici degli elicoidi formano con un piano normale all’asse della vite). È noto anche = angolo d’attrito tra vite e madrevite. Sia ' = inclinazione dell’elica media. Voglio trovare Mm = momento necessario a mantenere la vite in moto uniforme. Considerazioni: Considero un tratto elementare di elica media, di lunghezza , ed indico con • ∙ la forza su di esso agente; • è dunque la forza unitaria di contatto. La forza • è scomponibile in una componente normale (indicata con ¬), che forma con l’asse della vite un angolo, d, ed una componente tangenziale (indicata con -¬), diretta secondo l’elica media, ossia secondo la direzione dello strisciamento della vite sulla madrevite. Per calcolare il momento ®9 si ricorre all’equazione dei lavori, scrivendo che il lavoro motore, corrispondente ad una certa variazione della vite, è uguale alla somma del lavoro resistente e del lavoro perduto per spostamenti corrispondenti, facendo riferimento alla rotazione 2& posso scrivere che: ®9 ∙ 2& ” + ‚3 ‚ I Il lavoro perduto, come si evince dalla figura, è dovuto unicamente alle forze ! . Infatti lo spostamento della forza ! , per una rotazione 2& della vite, è pari alla lunghezza dell’ipotenusa di un triangolo rettangolo di cateti 2& 9 . L’ipotenusa @ risulta uguale a . Dunque: hij ¡ JJ J ‚3 E ¯ ! sin ' ( I I I II I E I ®9 ” + ¯ ! M sin ' ( 2& Voglio calcolare l’integrale, dunque dall’equilibrio delle forze agenti sulla vite alla traslazione assiale: ¯ ¯ ” + ! sin ' - ( Ottengo quindi che: ®9 cos d - ⟹ - ( ” ! °1 + 2& sin ' cos d ” cos d ! sin ' ¯ ( ! sin ' ” 2& ®9A ± Il rendimento della coppia vale dunque: ®9A ®9 ‡ 1+ 1 1 sin ' cos d sin ' cos d ! sin ' cos d + ! ! sin ' ' ' Voglio calcolare d essendo noti V ed ' (questo può essere calcolato se sono noto il @ passo h ed il raggio 9 , infatti tan ' ). Osservo che ' e d sono le proiezioni su 4+™ due piani ortogonali dell’angolo d, dunque: I d I '+I V ⟹ cos d √1 + I Dall’espressione del rendimento: ‡ I II 1 ! K tan ' ª 1 + ! K cot ' E I I sin ' cos d ! sin ' cos d + ! sin ' cos d ! K cos ' ! « cos d tan ', ' ' '+I sin ' cos ' ∙ cos d cos ' cos ' cos ' 1+! ∙ cos d sin ' 1 E 1 V ! I 1 !K tan ' tan ' + ! K tan ' ∙ cot ' E I 1 I cos ' 1 tan K tan ' tan ' tan ' + tan K Se il filetto è: Rettangolare: ' d, Triangolare: d > ', K Rendimento moto retrogrado: !K tan K K tan ' tan ' + I , ‡ ‡ K tan ' tan ' K ù| K 4. Richiami di cinematica del corpo rigido: Un moto rigido può essere sempre considerato determinato dal rotolamento di una rigata mobile ´K su una rigata fissa ´ ed in pari tempo da uno scorrimento della prima lungo la generatrice di contatto. Le due rigate sono il luogo delle successive posizioni dell’asse di moto rispetto al sistema di riferimento fisso e rispetto al corpo in movimento. Un moto rigido piano è tale che il vettore v µ, si mantiene sempre parallelo a se stesso e la velocità di traslazione dei punti sull’asse di moto è nulla, quindi il moto di tutti i punti avviene sui piani normali ad v µ; le due rigate diventano due cilindri aventi lo stesso asse. Un generico piano normale ad v µ taglia i due cilindri K secondo due curve: ¶ (polare fissa / base) e ¶ (polare mobile / rulletta). Teorema di Chasles: 3̅ ̅( + v µ∧ P O ̅( + ̅€A v µ ∧ P O è la velocità che supposto O fisso, il punto P avrebbe se ruotasse intorno ad O con la v µ caratteristica di un moto rigido. Teorema di Rivals: s3 s( + vºµ ∧ } q + v µlv µ ∧ } q n s( + s€A vºµ ∧ } q + v µlv µ ∧ } q n è l’accelerazione che, supposto O fisso, il punto P avrebbe se ruotasse intorno ad O con vºµ e la v µ caratteristiche di un moto rigido. Teorema di Eulero-Savary: c = centro di istantanea rotazione, punto di tangenza; e K sono a contatto dopo un tempo I ⟶ » Quanto vale s* ? s* *̅ ' *̅ *̅ I I+ I I ¼ s* ¼ ¼K » 2 'Δv , I ¼K I+ I »v I ' I *̅ I I I+ I I J » ⟹ 2K v ⟹ s* ' *̅ I 0, è I I II I ' »ª Δv 1 2 E | 1 « 2K K I E I ! E K » ⟹ » Δ I 'Δ » Prendendo sulla normale alle polari un punto S tale che |¾ ¿| ∆ Sfrutto la formula di Rivals, prendendo il polo O coincidente con il centro C di istantanea rotazione: s3 s* + vºµ ∧ } q +v µ ∧ lv µ∧ } s* + v µ∧ v µ∧ } ¿ v ¾ ¿ v } v ¾ vºµ ∧ } Á ¿ E I E ¿ v ¾ I I Âv } º ¿ J II q n E I } v ¾ , v Á E E J Á +v Á I } } E ¿, } I II E .I Dunque: s€ Âvº } ¿ +v ¾ } Âvº } ¿ +v ¾ Se prendo P coincidente con J } ≡ Á , cosa succede? Á +v Á } La componente tangenziale sarà: sÕ v ¾ Á . La componente normale sarà: sÃŽ v Á } 0. Al variare dell’angolo , J lo costruisco sempre nello stesso modo ⟹ data una direzione trovo su ogni direzione un punto J che ha la componente di accelerazione normale nulla ⟹ J sta su una circonferenza, che si chiama: Circonferenza dei flessi: È il luogo geometrico dei punti che appartengono al piano mobile che hanno istantaneamente la componente normale di accelerazione nulla: Ωè I Relazione tra: ssss ÆÇ I s3 I ¦ II ssss }¿ Ä Äv }Ω I }, ssss ÈÇÉ Ì Ë -ÍÎÏÐÑÌÒÓÍÔ• ÕÓ ÖÐÑ•ÎÍ ssss ÊÇ } II K ×ÌØÌÎÙ Punto P (appartenente al piano mobile); Punto C (centro d’istantanea rotazione); Punto J (appartenente alla retta ssss }¿ e giacente sulla circonferenza dei flessi); Punto Ω (centro di curva della traiettoria del punto P). P, C, J, Ω sono allineati. II Altra formulazione: sss Á} 1 ∆ sss + ¿} ssss Á¿ ssss ¿} ssss Ω} Ë Ú Ë Û 1 Δ cos ssss + ¿} ∙ cos ssss ¿} ssss ¿} ssss ssss Ω¿ + Ω} ∙ cos ssss ssss ¿} ∙ ¿Ω Ë ÛK ª Ë ssss ÈÊ ssss ¿} ⟹ Δ cos ssss Ω} ssss Ω} ∙ cos ssss ∙ Ω} ssss ¿} ssss ¿} ssss Ω} ssss ⟹ ¿} ssss ssss Ω¿ + Ω} ∙ cos sssss¿} ssss Ω} ssss ¿} Ë « ÜÝÞ ß ÉÌ -ÍÎÏÐÑÌÒÓÍÔ• ÕÓ ÖÐÑ•ÎÍ ssss ÈÇ ×ÌØÌÎÙ Esistono punti per i quali la componente di accelerazione tangenziale è nulla? Essa vale: µv ¿} + ¾Á vº ssss ¿} + Δ sin v s* vº ssss Essa è nulla per i punti del piano situati su una circonferenza detta circonferenza delle accelerazioni passante per C, avente il centro sulla tangente connessa alle due àá/ polari, di diametro: º . È il luogo geometrico dei punti del piano mobile che hanno á istantaneamente accelerazione tangenziale nulla. Nota bene ¿ ∉ alla circ. delle accelerazioni, poiché ha accelerazione tangenziale. K = Polo delle accelerazioni, è il punto appartenente ad entrambe le circonferenze (accelerazioni e flessi) dunque ha accelerazione totale nulla. Proprietà di K: s7Ž tan ' v ssss qã; såŽ s7• s7Ž v vº v ssss qæ; s7• ssss qã ssss qã vº ssss qã; så• v ; tan f vº så• såŽ v vº vº ssss qæ ssss qæ ssss qæ v ⟹ ' vº f, è: 1B Il polo delle accelerazioni K, vede le accelerazioni di tutti i punti del piano sotto lo stesso angolo; 2B Le accelerazioni di tutti i punti del piano mobile sono proporzionali rispetto alla distanza del punto da K; çæ 3B L’angolo ãr d è lo stesso descritto dall’accelerazioni s7 e så . Esempio: Quadrilatero articolato (catena cinematica, che ha quatto membri collegati ssss (manovella, vincolata al telaio, con quattro coppie rotoidali: 1) Telaio (fisso); 2) qã sssss (bilanciere, vincolata al telaio, movimento di rotazione rispetto ad O); 3) q′æ ssss (biella). movimento di rotazione rispetto ad O’; 4) ãæ Nota bene 4 membri rigidi ⟹ 4 moti rigidi piani diversi, voglio il moto della biella: Circonferenza dei flessi della biella, circonferenza delle accelerazioni, circonferenza ausiliaria: Come trovo la circonferenza delle accelerazioni? sssss e trovo C (centro di istantanea rotazione della Prolungo le direzioni di ssss qã e q′æ biella, vede le velocità di A e B sotto un angolo retto). Teorema di Eulero: sss Áã ssss ¿ã I ssss qã Á , ssss Á′æ ssss ¿æ I sssss q′æ ÁK . La circonferenza dei flessi passa per J, J’ e C (punti noti). L’accelerazione di J, essendo sulla curva dei flessi, è tutta tangenziale ed è passante per il polo dei flessi S. Nota l’accelerazione di A, trovo il punto M, che è il punto d’incontro dell’accelerazione di J e di A. Chiamo circonferenza ausiliaria quella che passa per J, A e M. Questa circonferenza interseca la circonferenza dei flessi in J e nel centro delle accelerazioni K. La circonferenza delle accelerazioni ha il centro sulla tangente alla circonferenza dei ssss r” ssss. flessi, passa per C e per K ⟹ ”¿ 5. Sistemi articolati: Un sistema articolato è un meccanismo formato da più membri (aste) collegati fra loro da coppie rotoidali e prismatiche. Si distinguono in: 1) Piani --> Gli assi di tutte le coppie sono paralleli fra loro. 2) Sferici --> Gli assi di tutte le coppie sono incidenti in un punto. 3) Generali --> Gli assi delle coppie sono comunque sghembi. Il membro fisso costituisce il telaio. Se il meccanismo ha un solo grado di libertà la relazione fra il numero numero di coppie rotoidali è la seguente: 2 4 di aste ed il Esempi di sistemi articolati: 1) Quadrilatero articolato: È l più semplice sistema articolato. Possiede 4 coppie rotoidali e quindi ha 4 aste. ssss = Manovella (rotazione di 360°), æé ssss = Lato fisso (telaio), ã¿ ssss = Bilanciere ãæ ssss = Biella. Ci sono tre tipi di quadrilatero articolato: (oscilla), ¿é 1. A doppia manovella, 2. A doppio bilanciere, 3. A manovella e bilanciere. Studio cinematico del quadrilatero articolato, due problemi: 1) Problema di sintesi cinematica: Date delle caratteristiche del moto che voglio ottenere, trovare il meccanismo che mi consente di ottenere quel moto. 2) problema analisi cinematica: Ho un sistema articolato, conosco i dati, ̅ , s, voglio trovare la velocità e l’accelerazione di tutti gli altri punti appartenenti ai membri del meccanismo. Esempio: 4 Per convenzione la velocità è ruotata di rispetto alla direzione reale ed v 1. Velocità di B: ̅å | ̅å | ̅ B +v µ∧ æ ã ̅ 7 + ̅å7 ̅ 7 0, èãè I ! ssss, direz. perpendicolare ad ãæ ssss , ruoto di 90° → ̅å //ãæ ssss → ãæ ssss v µãæ ̅å7 | ̅å | Velocità di C: ̅ì ̅ìå ̅å + ̅ìå ssss ‚æ ̅ì ssss ̅ì //¿é ssss ‚ã ̅ìå v µå ∧ ¿ æ I 90° → ssss J. // ¿æ Velocità di P (generico punto solidale alla biella): ̅€ ̅å + ̅€å in generale: Voglio le accelerazioni: ̅€å sssss ®æ ̅€ ̅€ sssss ®ã *̅ + ̅€ì ̅€ì ssss ®‚ Accelerazione di B: så såŽ + så• så v ãæ så• vºµ ãæ, E v ãæ ssss æã I ⟹ vºµ 0 ⟹ så• 0 såŽ ísî ssss 7å Accelerazione di C: 1. sì Ž sìå så + sìå ìå ssss ¿æ ssss æ‚ ssss ¿æ Ž • så + sìå + sìå ssss v æï sìå v æ Ž ï → sìå ssss æï Infatti dai triangolo ACB e ABL risulta che: ã¿æ ≡ æ‚® ⟹ ãæ‚ æ®ï ⟹ ssss ãæ ssss æ¿ ssss æ‚ ssss ãæ sssss ssss æ® æ‚ ⟹ ssss ssss æ‚ æ¿ ssss sssss æï æ® ⟹ sssss ssss æ® ãæ Unisco le due espressioni: sssss æ® , ssss ãæ ssss æï ssss æ‚ ssss ssss æï æ‚ ̅ìå æ‚ ssss Ž ssss ⟹ æï sìå ssss ssss ssss ssss æ¿ æ‚ æ¿ æ¿ • L’accelerazione sìå è diretta ortogonalmente alla congiungente ssss æ¿ v ãæ sìŽ 2. sì + sì• , sìŽ ssss ‚ã v ssss ¿é ̅ì ssss ¿é 2ã Prendo un punto R su ssss ‚ã tale che sia ssss Dunque ottengo che: sìŽ v 2 ssss/ ˆ7 ssss ìð ã Sia S il punto comune alla normale a ssss ‚ã condotta per R ed alla normale ssss ¿æ condotta per N, risulta che: sì ã ¾ v Accelerazione del punto P, solidale alla biella: så Ž sìå • sìå såŽ ssss æã ssss ïæ ñ sìå ssss ¾ï sìŽ sì• ssss ¾æ ssss 2ã ñ sì ssss ¾2 ssss ¾ã B = Polo delle accelerazione, quindi proprietà di K (vedi sopra) s€ s€ så + s€å ò s sì + s€ì € ssss, ”ã E I ”? Avevo ipotizzato che v µ = costante, cosa succede se v µ ≠ 0/costante: Per quanto riguarda la velocità non cambia nulla, mentre l’accelerazione så• ≠ 0. så såŽ + så• , såŽ vº ssss ãæ v såŽ ssss ãæ sì Ž • sìå + sìå + sìå sìŽ ssss ¾ã så• ̅ìå ssss ¿æ ssss v ãæ så• ããK → så 2 sì sssss æã′ I ssss æ¾ ssss , vº ãæ s*Ž sìå J v ̅ì ssss ¿é sssss 2ã′ 1, • : 2) Manovellismo: Si tratta di un meccanismo composto da 4 membri: Manovella, Biella, Corsoio/Pistone, Guida/Glifo, che sono collegati tra loro con tre coppie rotoidali ed una coppia prismatica (glifo). Il manovellismo si dice: Centrato = La traiettoria rettilinea di P passa per O. Deviato = La traiettoria rettilinea di P non passa per O. (Il manovellismo di spinta è circa un quadrilatero articolato, ottenuto facendo tendere all’infinito la lunghezza delle due bielle / manovelle / biella e manovella. Velocità: ̅ƒ ̅ìƒ sssss , ®q ̅€ƒ sssss , {® ̅ì€ ssss, ‚® ̅€ ssss, {‚ ̅ì ssss, ‚q ssss {q Accelerazioni: sƒ sssss , ®q ssss , ¾q s€ Ž s€ƒ sssss , ”® • s€ƒ ssss , ¾” s€ƒ sssss p® ö • Considero la risoluzione analitica: ssss( q} ∙ + 1 sin V + cos f + + 1 5Ãô 1 ⟹ cos f cos V + 1 ⟹ õ1 cos V +  sin f ⟹ sin f sin f + cos f 1 ã cos f sin V + + sin V, D ¯ ¯ ¨ 1 1 ã ö + õ1 sin f , ¶G ⟹ sin f sin f ¨ 1 cos V + 1 5Ãô ¶ sin V, ¶ sin V ¨ 1 ¶ sin V : ∙ ∙ I I ¶ 2 sin V cos f v sin V + v 2 ¨ 1 ¶ sin V ¶ ≃ v ªsin V + sin 2V« 2 I v Nsin V + ¶ 2 sin V cos V O≃ 2 ¨ 1 ¶ sin V º¶ ≃ v cos V + ¶ cos 2V + 2v sın V + sın 2V Trasmissione delle forze nel quadrilatero articolato: Q = Forza resistente, nota; P = Forza motrice, nota retta d’azione. Cerco la P tale che faccia equilibrio con Q in condizioni reali ed ideali. Q è applicata su CD, cioè un corpo rigido sottoposto a tre forze (Q, reazione del telaio in D, reazione della biella in C). La biella è un membro rigido sottoposto a due forze, che per equilibrio costituiscono una coppia di braccio nullo, la cui retta d’azione è l’asse della biella. Prolungo BC e Q e chiamo il punto d’intersezione K1. Congiungo D e K1. Il membro 1 è sottoposto a tre forze (R21 nota, P, di cui conosco solo la retta d’azione e la reazione del telaio su 1). Condizioni reali, c’è attrito. Abbiamo dimostrato che le reazioni della coppia rotoidale sono sempre tangenti al circolo d’attrito, però ho quattro possibilità di tangenza, infatti: Come scelgo le rette d’azione? Voglio forze tangenti al circolo d’attrito e che generino una componente di momento che si opponga al moto: Sono su ② e vedo ③ ruotare in senso orario, affinché R23 mi dia una componente di momento che si opponga al moto deve essere tangente dalla parte di sotto, infatti: Sono su ② e vedo ① ruotare in senso orario, affinché R21 mi dia una componente di momento che si opponga al moto deve essere tangente dalla parte di sopra, infatti: Trasmissione delle forze nel manovellismo di spinta: La manovella è in equilibrio sotto l’azione di ®+ e di un sistema di forze in grado di equilibrare ®+ ⟶ cerco una coppia di forze che faccia equilibrio a ®+ . Condizioni reali: Cosa succede in corrispondenza del punto morto superiore ed inferiore: Fenomeno di arresto/impuntamento: condizione per cui le reazioni d’attrito sono in grado di equilibrare qualunque forza motrice ⟹ se ®. 0, la condizione ® 0 non posso verificarla. Vi sono due archi nei punti dei quali la coppia resistente è nulla (archi d’arresto). Essi sono definiti dalla condizione in cui tutti e tre i circoli d’attrito sono alternativamente tangenti ad una stessa retta. 3) Meccanismi a croce: 3.1) Giunto di Oldham: Si compone di quattro membri collegati da due coppie prismatiche e due coppie rotoidali. ssss ãæ | , ¿ I I K I I J Tengo ferma la biella: 3 E 1 2 ⟹ : 3 4 1 2∙2 2 1 Il cursore A può ruotare intorno ad A ed il cursore B può ruotare intorno a B. Se prendo un albero uscente solidale al cursore A ed un albero uscente solidale al ssss e si cursore B, ottengo una trasmissione tra due alberi. Se si tiene fissa l’asta ãæ rende mobile la croce i due cursori ruotano rispettivamente attorno ad A e B. Il meccanismo si presta a collegare fra loro due assi paralleli non coincidenti. Il centro dell’arco O ruota attorno ad O’ con velocità angolare doppia di quella degli altri. Il rapporto fra le velocità dei due alberi è costante e pari ad 1. ãqø æ 4 ãqø æ, q ãùq ', q æøq f, ' f, d La velocità di rotazione della croce è doppia di quella degli altri. 2' 3.2) Giunto di Cardano: È un meccanismo a croce sferico. Gli assi delle due coppie prismatiche (C, D) corrispondono a due circonferenze massime, di diametro della sfera. I cursori (A, B) sono simili a dei “salsicciotti” stondati che percorrono tubi, che hanno una geometria compatibile con la geometria dell’asse e ci scorrono dentro. Si muovono su una circonferenza con assi convergenti passanti per il centro della sfera. La biella ssss è un segmento sferico, geometricamente a forma di arco di circonferenza, la cui ãæ caratteristica particolare è che i due perni che l’accoppiano hanno l’asse incidente nel centro della sfera. ssss e rendo le due circonferenza libere di muoversi ⟹ se il Tengo ferma la biella ãæ punto D (coppia rotoidale) lo rendo solidale ad un albero e faccio lo stesso con C ⟹ il movimento della croce fa si che ci sia un collegamento tra i due alberi in C e D, con l’asse incidente nel centro della sfera (punto O). Proprietà: È omocinetico (rapporto di trasmissione costante e pari ad 1 nel tempo)? Dipende. Considero un triangolo sferico: cot V K tan V cos ', derivo nel tempo: hij/ ô ;ô ˜ ;• cos ' úûh/ ô ;ô ;• v K sin V K cos 'v cos V v cos ' cos V + sin Vsin ' cos ' v cos V 1 + cot V v cos ' cos V + sin V 1 v cos ' cos V 1 + tan Vcos ' sin ' 1 v cos ' sin Vsin ' Dunque non è omocinetico, lo sarebbe solo se l’angolo di circonferenza tra i due alberi fosse zero, poiché cos 0 1. Per angoli piccoli le oscillazioni di velocità úûh ( nono sono significative, invece per alberi grandi lo sono. Per ottenere un collegamento omocinetico si possono impiegare due giunti di Cardano ed un albero ausiliario: v = Albero Motore, vK = Albero intermedio, vKK= Albero di contatto. ' = Angolo di incidenza tra i due alberi, f = Piano che contiene i due assi. ' ' KK cos cos v vKK vKK vK v 2 2 ⟹ ∙ 1 v vK v v K 1 sin V K sin ' v K 1 sin V K sinK ' 2 2 Ciò a condizione che gli angoli V K dei due giunti siano uguali misurati a partire dallo stesso riferimento. Questo comporta che quando un lato della croce giace sul piano f, lo stesso accada per il lato corrispondente della croce del secondo giunto. È possibile anche ottenere un collegamento fra assi sghembi, perché si possono ancora soddisfare le condizioni precedenti. Occorre che in questo caso quando un lato della croce si trova su d, il lato corrispondente della croce del secondo giunto si trovi su f. Esempi di sistemi articolati: Meccanismo di sterzo delle autovetture. ' Angolo di sterzata della ruota interna; f Angolo di sterzata della ruota esterna; Carreggiata / Distanza tra le due ruote; ‚ Passo del veicolo. tan ' m C C ‚ ‚ ; + ; tan f ‚ cot ' ; ‚ cot f ; cot f cot ' Angolo d’inclinazione dell’asse del glifo rispetto all’asse del veicolo; Spostamento della barra; tan m tan m sin ' cos m cos m ' ' tan m + f sin f ⟹ cos m cos m + ' ⟹ sin ' cos m cos f ⟹ sin ' cos f cos m sin m sin f sin f cos m cos ' + sin m sin ' ⟹ sin f cos ' cos m Divido per sin ', cos f, cos m ⟹ cot f Basta porre: 3 ˆ tan m 2 tan m 2 sin ' sin f sin m cot ' 6. Meccanismo con sagome e camme: 2 tan m ‚ Eccentrici a camme: Si indicano con questo nome i meccanismi atti a generare movimenti alternativi o periodici (di traslazione o di rotazione) che si svolgono secondo una legge determinata. Punteria = Organo cadente, trasla; Sagoma = Organo movente, trasla; Camma = Organo movente, ruota; Bilanciere = Organo cadente, ruota. Nel caso della punteria il contatto puntiforme come quello indicato non è in genere adottato, perché porta forti resistenze di attrito e rapidi logoramento. In genere il profilo dato al cedente è uno di questi tre: La coppia cinematica non è divisa; il contatto è assicurato soltanto se la forza mutua agisce nel senso di premere un elemento sull’altro. 1) Meccanismi a sagoma e punteria: Il problema cinematico consiste nel determinare il moto della punteria assegnati il profilo e la velocità della sagoma. Supponiamo che il profilo attivo della punteria sia costituito da un punto. Legge di moto (alzata): ü C I ̅ , ̅ I ! C I I Legge della velocità: ̅ é ü I I ̅ I I I I J ! C C I C ü I I Á r : º !K C ̅ ! C C • ü I• ̅ , • ! C C• ̅ I I ̅• Forme tipiche dei diagrammi: ü I , ̅ I , s I , sº I relativi ad un cadente, il quale partendo da una posizione di riposo ü 0 inizi il movimento per I 0 e raggiunga per I p la posizione di fine corsa ü . Adesso era nota la geometria / configurazione / sistema e volevo trovare la velocità e l’accelerazione della punteria. Problema inverso (più comune): Assegnata la legge del moto ̅ I della punteria e ̅ costante, determinare il profilo della sagoma: ̅ I ;ý ;F ̅ → ü ís/ • ís0 ̅ costante, I F í0 ⟹ü C ís0 F F M( ̅ Dís G C 0 Se la punteria è a rotella / a testa sferica il problema non cambia, le curve considerate costituiscono la traiettoria del centro della rotella. Il profilo effettivo della sagoma è definito come l’inviluppo di una famiglia di carichi aventi il centro sulla curva suddetta. 2) Meccanismi con camma e punteria: Dato il profilo e la velocità di rotazione della camma determinare la velocità ̅ della punteria. sssss v e M = Punto appartenente alla camma ed alla punteria (velocità ̅ q® sssss þ ̅ ). direzione tangente al profilo della camma ⟹ q® Prendo la tangente al profilo della camma e proietto lungo la direzione ortogonale la componente della velocità ̅ ⇒ ̅ cos ' + V ̅ cos V. 4 '+f+V . sssss sin f vq®. sssss ̅ sin f ̅ cos V vq® q{ Componente di ̅ e ̅ lungo la normale al profilo della camma in direzione ssss 7 ssss v. perpendicolare alla sua direzione e verso reale ⟹ ̅ v q¿ úûh ô C = Punto trovato come incontro tra le due rette: 1B Passante per O ed ortogonale alla punteria, 2B ) Congiungente H e M. Oppure: 3 ̅ ƒ Oppure: * ̅ ƒ + 7̅ , * ̅ ƒ v sssss , q® ̅. v sssss , ®¿ 3 ̅ ƒ ̅ ssss ∙ v q¿ C è il centro di istantanea rotazione del moto relativo della punteria rispetto alla camma. La velocità assoluta di un punto generico del piano mobile si ottiene sommando la velocità relativa di questo punto rispetto alla camma più la velocità dello stesso punto appartenente alla camma. Se questo punto coincide con C la 3 * ssss ∙ v. velocità relativa è zero ⟹ *̅ q¿ *̅ Questo stesso risultato si può ottenere ancora per un’altra via utile per il calcolo grafico dell’accelerazione. Per piccoli movimenti si può sostituire al profilo effettivo il cerchio osculatore e quindi il meccanismo equivale al manovellismo della figura: Ne segue che l’accelerazione della punteria può essere calcolata con lo stesso procedimento grafico valido per il manovellismo: 3) Meccanismi a camma e bilanciere: Problema cinematico: Dati i profili e la velocità v µ della camma determinare la velocità v µ del bilanciere. z ̅ ƒ v µ q ®, v µ z ̅ ƒ v µ I I , * ̅ ƒ v µ + ® ∈ z ̅ ƒ ̅. , v µ v µ | q ® + ® { q Quindi: ssssss q {v µ ssssss q {v µ , v µ ssssss q{ ∙v µ ssssss q { sssss q¿ ∙v µ sssss q ¿ Per determinare l’accelerazione si può fare ricorso al quadrilatero articolato della figura: Eccentrico: { Impuntamento delle camme: In alcune situazioni il momento motore applicato alla camma non è capace di equilibrare alcuna forza resistente Q applicata alla punteria. Si dice allora che il meccanismo “si impunta”. L’equilibrio è possibile solo se Q è diretta in senso opposto, ossia se agisce forza matrice. 7. Ruote dentate: Studio la statica delle ruote con la statica dei corpi rigidi, osservazioni: Le ruote non sono rigide, ma si deformano. Perché si studiano? Poiché ci sono certe osservazioni che mi danno spiegazione a questi fenomeni. Le rotaie sono più vicine al modello dei corpi rigidi. Suddivido tre cassi per la statica delle ruote: 1) Ruota condotta: p = Forza peso, u = Parametro di attrito volvente, T = Forza di trazione, d = Angolo della risultante, = Angolo di attrito, ≫ d. Non ho momenti, ho due forze: Ruota su terreno e Terreno su ruota (costituiscono una coppia di braccio nullo). 2) Ruota motrice: v µ ̅ , 2 ®. +:Œ<Œ•:Ž•: 2z ®9 , d≪ Nota bene: Non ha senso trattare il problema della statica della ruota in condizioni ideali, poiché se sono in condizioni ideali non ha senso parlare di rotolamento della ruota. Voglio trovare la forza di trazione da applicare alla ruota per fare equilibrio alle forze applicate: 2s µ ® 0 0 Le forze applicate alla ruota costituiscono una coppia non di braccio nullo, poiché c’è un momento resistente. Due momenti: 10) Resistente, generato dalle azioni che il veicolo applica sulla ruota ed il terreno. 20) Motore, che la ruota deve generare per fare equilibrio ai momenti del numero 1. d ≤ , se d > ⟹ La ruota non avrebbe più rotolamento, non sarebbe garantita l’aderenza sul terreno ⟹ la ruota striscerebbe. 3) Ruota frenante: Voglio mantenere ̅ equilibrio alla ruota. ® 2| costante ed applicare un ® +:ŽBŽ•: tale da garantire d ≤ , poiché se d > la ruota non rotolerebbe più rispetto al terreno, ma si bloccherebbe ⟹ striscerebbe. Profili coniugati: Dato un moto rigido piano definito mediante le primitive ¶ ¶K si definiscono profili coniugati due curve che durante il moto si mantengono costantemente in contatto. Le due polari sono un esempio particolare di profilo coniugato. Dalla definizione segue che: La normale comune ai profili coniugati nel punto di contatto passa per il centro di istantanea rotazione del moto C. Infatti in caso contrario si avrebbe il distacco o la compenetrazione dei profili. Come si tracciano i profili coniugati? Date le polari ¶ ¶K ed il profilo K , tracciare il profilo coniugato di K . 1 ® I : K Si disegna il profilo K nelle varie posizioni e con questo si genera il profilo inviluppo delle varie posizioni di K . 2 ® I E : per 3 ® I K K sssssss ¿ ® K sssssss ¿ ® : Prendiamo una curva ¼ ed un punto P ad essa solidale e facciamo rotolare ¼ una volta su ¶ ed una volta su ¶K . Durante questo moto P genera due curve e K che sono due profili coniugati. KK ssssss ¿ } K K ssssss ssssss ¿ } ¿ KK } ssssss ssssss ¿ } ⟹ ¿ }K ssssss ¿ } Analogamente se si considera una curva 6 solidale ad ¼, questa durante il K rotolamento di ¼ su ¶ ¶K inviluppa due profili conigati . Questo metodo si due K profili qualunque essi risultino coniugati. Infatti è definita assegnati K K K ¼ ¶ ¶ ; se variamo ¶ ¶ si ottiene una nuova curva , che è ancora K . coniugata di Trasmissione del moto fra due assi paralleli: K Considero due assi fra loro paralleli e due corpi rigidi rotanti attorno ad essi con velocità angolare v µ v µ K fra loro discordi. Imponendo la condizione determinare la primitiva del moto. µ˜ á I. µ á Determino il moto relativo dell’asse K rispetto ad imponendo a tutto il sistema una velocità v µ. Il moto risultante (moto relativo) è ancora una rotazione di intensità v + vK attorno ad un asse parallelo agli altri due: sssssK qq I I ⟹ ssss q¿ K¿ sssss q K¿ ⟹ sssss v µKq ssss v µq¿ I I v µK v µ I ssss q¿ K¿ sssss q ssss J q¿ K¿ sssss q . K K ¿ . Il moto è sssss Le primitive del moto sono due cilindri di assi e di raggi ssss q¿ q piano e può essere studiato in una qualsiasi sezione normale agli assi. La trasmissione del moto può avvenire materializzando due qualsiasi profili coniugati definiti dalle due polari che in questo caso sono costituite da due cerchi di raggio sssss . ssss q¿ q′¿ Ruote di frizione: Se come profili coniugati prendo le due primitive ¶ ¶K ho una coppia cinematica superiore, detta ruota di frizione. La trasmissione del moto da movente a cedente è dovuta unicamente all’attrito ed occorre premere con una forza ï le due ruote l’una contro l’altra affinché queste possano manifestarsi. In assenza di perdite di rotolamento si ha: ®9A dove: ! ∙ ∙ ï, !! I ®+ I I ∙ II I E K ∙ ï ⟹ ®9A 0< ≤ !, µ á µ™ á • • ®+ >! v µ ∙ ®+ v µ ∙ ®+ II , Nell’esercizio effettivo occorre tener conto della perdita per rotolamento che è l’unica causa di perdita della coppia. ®+ ®9 ï ∙ m + ∙ ï ∙ , ®+ ï∙m+ ∙ï∙ ⟹ ï ⟹ ∙ m ⟹ ®9 ‡ ®9A ®9 +m ® m + + m m , ®+ ¾ + m m ï ¨1 + ®+ m ¨1 + , ¾ ! J I E| Essendo m piccolo sembra che ‡ sia elevato; in realtà occorrono forti valori di ï con grosse deformazioni e strisciamenti locali. Ruote dentate cilindriche ad evolvente: Per avere una trasmissione sicura e non dipendente dal valore del coefficiente di attrito, non si può adottare come profili coniugati le primitive del moto. Occorre dunque rinunciare ad avere un contatto di puro rotolamento. I profili coniugati comunemente adottati sono generati da una retta 6 solidale ad un’altra retta ¼ (epiciclo) che rotola sulle due primitive. È facile verificare che i profili così generati sono volventi di cerchio. Infatti se f è l’angolo formato da ¼ e 6, l’angolo che la 4 normale d (retta dei contatti) al profilo forma con ¼ ' f ' = Angolo di pressione, rappresenta la direzione ortogonale ai profili coniugati nel punto di tangenza reciproca) è costante e quindi in ogni posizione la retta d mantiene una distanza costante da q pari a ¦ cos '. Quindi l’evoluta del profilo coniugato è una circonferenza di centro q e raggio ¦ (circonferenza di base). Analogamente il profilo ¦ è l’evolvente della circonferenza di centro q e raggio ¦ cos '. I profili coniugati suddetti possono anche essere generati come traiettoria di un punto } di d, mentre questa rotola sulla circonferenza di base. Le ruote ad evolvente dal punto di vista cinematico godono delle seguenti proprietà: La forza trasmessa dai denti, prescindendo dagli attriti, ha direzione costante, I profili rimangono coniugati anche se l’interasse varia; cambia solo l’angolo di pressione ', La ruota con numero infinito di denti (dentiera) ha superfici dei denti piane. Definizioni: Ingranaggio = Accoppiamento di due ruote dentate, Lavoro esterno = Entrambe le ruote dentate hanno dentatura esterna, Lavoro interno = Almeno una ruota dentata ha dentatura interna. Come costruisco le ruote dentate? Problema di proporzionalmente. Faccio riferimento al modulo come grandezza per il loro dimensionamento: E 2∙2 , J 2 EI I , J = I Definizioni: Passo : Distanza dall’inizio di un dente a quello successivo 2& J &E Spessore (pieno): Distanza misurata sulla primitiva dei due punti sui fianchi opposti del dente: J Vano (vuoto): Distanza dei due denti contigui: 2 Lina di contatto; arco di azione: sssss Accesso, il dente della ruota motrice penetra dentro il vano corrispondente ¿ï della ruota condotta. sssss ï ¿ Recesso, il dente della ruota motrice si disaccoppia rispetto al vano della ruota condotta. Durante il moto il punto di contatto di due profili descrive un segmento della retta d detto: arco di ingranamento. Esso è delineato dai punti ï ï intersezioni di d con le circonferenze di testa delle due ruote. Quando il profilo di contatto si sposta da ï a ï , le due primitive rotolano di un arco che si chiama: arco di azione. ã ã J . È importante considerare la lunghezza dell’arco di azione in relazione al passo 4+ &E. Infatti, essendo l’arco su cui rotolano le due primitive durante il contatto di due profili, se risultasse > vorrebbe dire che per un arco non esisterebbe alcun dente in contatto e quindi le due ruote non sarebbero più vincolate l’una all’altra. Deve risultare quindi: ≥ J I I Ià è E I , I è Ià E E I . Il calcolo della lunghezza dell’arco di azione e dell’arco di ingranamento può essere effettuato nel modo che segue sssss ï ¿; {‚ æ ¿ {‚ ¦ sssss Il valore del segmento ï ¿ + +C 1 ; æ ¿ cos ' sssss ï ¿ ; cos ' æ æ sssssss ï ï cos ' C può essere ottenuto dalla relazione: & 2C cos D' + G 2 + C + 2C sin ' La condizione di continuità del moto è in pratica sempre verificata, perché sussistono condizioni più restrittive di esse ( infatti ↓). Condizione di non interferenza dei profili: sssssss ssssss ïï ≤p p ¦ ssssss q p, ¦ sssssss q p , J : sssss sssss ï¿≤p ¿ sssss sssss ï ¿≤p ¿ sssssss ï ï I E I II I I II I ssssss p p Si verifica facilmente che nelle dentature ad evolvente il punto di contatto } di due profili deve essere sempre interno od esterno al segmento ssssss p p e non può essere in parte esterno ed in parte interno. Infatti i centri di curvatura dei profili sono i punti p p e quindi quando è interno i denti debbono essere ambedue convessi, quando è esterno devono essere uno concavo (quello di curvatura minore) e l’altro convesso. Un dente non può essere convesso per una parte del profilo e concavo per la rimanente, segue quindi l’asserto. ssssss In particolare nelle ruote esterne sssssss ï ï è sempre interno al segmento p p, nell’imbocco fra una ruota interna ed una esterna è sempre esterno. sssss ≤ ¿p sssss Deve risultare quindi: ¿ï sssss ≤ ¿p sssss ¿ï Per ruote normali aventi uguale addendum prendendo per ruota uno quella di sssss ≤ ¿p sssss. Essa impone diametro maggiore la condizione più gravosa è la prima: ¿ï un valore massimo all’addendum e per date primitive un valore minimo al numero ∙ ∙+ di denti J: x∙E . Dalla figura risulta che: ⟹ ⟹ + + 9BF 9BF +2 9BF sin ' + 2 sin ' ∙ 9BF +¨ + sin ' ∙ sin ' +2 (perché E è una grandezza discontinua) x∙ +/ Ž/ ™ • ≤ +¨ + sin ' ∙ +2 ⟹ 0 ⟹ ≥ x ∙ E9BF +2 ( 9<Ž è il = minimo di denti che dato un accoppiamento di ruote consente di soddisfare la condizione di interferenza) 9<Ž ≥ +¨ +¨ 2∙x 2∙x∙ + sin ' ∙ +2 2∙x + yD G + sin ' ∙ D1 + 2 G + sin ' 1 + 2 Per ruote a dentatura interna il calcolo si svolge in modo analogo, il rapporto di trasmissione τ deve essere cambiato di segno ed il radicale deve essere preso con il segno negativo: 2∙x ≥ 9<Ž + ¨ + sin ' 1 + 2 Per ∞ (coppia dentiera-pignone) l’espressione precedente risulta indeterminata. Applicando i teoremi di De l’Hopital si ha: 9<Ž ≥ 2x sin ' espressione ricavabile anche in modo semplice: 9BF sssss sin ' ¿p sin ' ⟹ x∙2∙ ≤ ∙ sin ' Convenzione dei profili sulle ruote dentate per ovviare alla non interferenza. Se ho che la ruota più piccola ha un J 9<Ž ⟹ la ruota più grande dovrà avere di conseguenza più denti. ï = minimo i denti 13 ≤ J9<Ž ≤ 17 (cinematismo), se ho una ruota con 17 denti, allora la condizione di non interferenza non è verificata Se J Se J 12 ⟹ J 20 ⟹ J Caso di due ruote: 60 100 v µ+ v µƒ ⟹ 1 5 B¯z:+= *=;=••= B¯z:+= 9=•=+: 72 100, I E I ù E I I. J ,J = I JJ Descrizione figura: ① I valori sono maggiori J 9<Ž J 9<Ž ⟹ è verificata la condizione di non interferenza per tutte e due le ruote. ② Una delle due ruote dentate ha un numero minore di denti del numero di denti consentiti dalla condizione di non interferenza, l’altro maggiore; ma: J + J ≥ 2J9<Ž ③ J J hanno un numero di denti minore di quanto consentito dalla condizione di non interferenza, ma tale che: J + J < 2J9<Ž Cosa posso correggere: ② Posso effettuare la correzione dei profili ⟹ prendere un utensile e correggere le posizioni rispetto al centro della ruota dentata da realizzare. Faccio uno spostamento della primitiva all’utenza in senso positivo o negativo. Prendo un tratto di evolvente in posizione diverso rispetto a quello standard. Il dente a secondo di dove lo prendo è più convesso ⟹ Se sono nella zona ②, se è vero che J + J ≥ 2J9<Ž , posso crescere in più la ruota con denti minori, in meno la ruota con denti maggiori ③ C C dovranno essere diversi anche in modulo, poiché devo correggere entrambe le ruote. Pignone (ruota con mento denti) + ruota: = di denti diversi, stesso materiale, ruota più resistente del pignone, perché per la formula di Lewis: »B99 J ü !! I | JJ E E E I ‚ , I , I . L9BF , »B99 ∙ ü ∙ |E, Per questa ragione si farà più resistente il pignone, poiché va prima in avaria. Si corregge il pignone in senso positivo e la ruota in senso negativo, affinché non ci sia una più resistente ed una meno. Rendimento delle ruote dentate: Ipotesi) 1. C’è una sola coppia di denti in presa ⟹ tutte le forze si trasmettono attraverso questa coppia: , J . 2. SI trascura l’attrito di rotolamento. 3. Non vi sono altre perdite ⟹ l’unico effetto di perdita è l’attrito di strisciamento. Quando i denti ingrano c’è un piccolo urto, laddove le ruote sono realizzate per bene, l’effetto dell’urto è ∼ 0, ma se non c’è precisione vi sarà urto (fanno rumore). Equilibrio delle ruote: fase di recesso (i denti si allontanano) C C3 , ®+ ®9 Elimino ï: ®9 sssss ï¦ + !ï ∙ ¿p è I I } K C ï¦ + !ï ∙ õ sin ' I I J ¿ . ï¦B + !ï ∙ sssss ¿p + C cos ' + ! cos ' + ! Condizioni ideali: ! ⟹ ®9 ï¦ + !ï ∙ õ sin ' + C3 sin 'ö 1 + ! Dtan ' + sin ' + C3 cos ' ∙ ®+ sin ' C3 cos ' 0 ⟹ ®9A ®+∙ ∙ 1 + ! Dtan ' + 1 + ! Dtan ' sssss }¿, p ⟹C C3 cos 'ö +0 +/ C3 G 1 + ! Dtan ' ⟹ C3 ∙ ®9A , G C3 G C3 ∙ G ∙ ®+ ã (®9A non è costante, anche se ®+ è costante, ma varia in funzione della posizione del punto di contatto). sssss (arco di L’espressione sopra scritta vale quando P si trova nel segmento ¿p sssss (arco di accesso) la forza di attrito recesso); quando si trova nel segmento ¿p cambia di verso e C di segno. Si ottiene quindi: ®9 1 1 ! Dtan ' C3 G C3 ∙ ®9A ! Dtan ' + G I rendimenti variano durante l’accoppiamento ⟶ ‡ ƒ™A ƒ™ + I I . Voglio un = medio per poter fare valutazioni energetiche sul motore da applicare ⟹ faccio riferimento al valore di un rendimento medio: ‚9 ‚+ ‚9 ‡ ®9 C3 ⟶ ‚9 1 + ! Dtan ' + ®9 ®9A 1 1 C3 G 1 ! Dtan ' J , - ®9 C3 3 ! Dtan ' C3 G C3 1 G ‚+ ®+ F - ®9 C3 + ( ≃ 1 + !C3 ª 1 1 + F— - ®9 C3 ( 1 « C3 > 0 Espressione valida sia in accesso che in recesso: ‚9 ®9A ®+ ®9A F - N1 + !C3 ª ( CB + C+ + ! ª °1 + !& ª 1 + 1 1 + 1 F— «O C3 + - N1 + !C3 ª CB C+ «N + O 2 2 1 1 + « ¼B + ¼+ ± J J ( ®9A ‚+ °1 + &! ª ! 1+ ª 2 1 1 + « J J 1 + + 1 «O C3 CB C+ «N + O ¼B , ¼+ ± Quindi: ‡ ‚+ ‚9 1 ≃1 !& ª 1 1 + « J J ¼B , ¼+ 1 1 1 + !& D + G ¼B , ¼+ J J ¼B , ¼+ è una funzione che tiene conto delle geometrie nell’arco di accesso e recesso. (Il segno meno nell’equazione del rendimento vale se la dentatura è interna, mentre se la dentatura è esterna vale il segno più). Ruote dentate cilindriche a denti elicoidali: La geometria dei denti è inclinata rispetto all’asse in modo da formare creste elicoidali. La superficie di un dente di una ruota ordinaria a denti diritti può essere considerata ssss parallelo agli assi quando il piano d rotola sui cilindri di raggio ¦ da un segmento ãæ ssss con un piano normale agli assi è un punto (cilindri di base). Infatti ogni sezione di ãæ della retta dei contatti che nel moto anzidetto genera un profilo. Se il segmento ssssss la anziché essere parallelo agli assi è inclinato di un angolo fz ( segmento ®} superficie del dente non è più cilindrica, ma elicoidale, pur rimanendo costante il profilo nella sezione normale agli assi. Le ruote cilindriche a denti elicoidali hanno le seguenti caratteristiche: 1. L’ingranamento è più dolce (inizia in un punto e termina in un punto) ⟹ minori urti e rumore e maggiore ‡, 2. L’arco di ingranamento risulta incrementato di tan fz e ⟹ l’arco di azione è ¯ !"j £# incrementato di: . úûh ¡ 3. Prescindendo dagli attriti, l’azione ¾ trasmessa fra due denti è normale al sssss; essa può essere decomposta in una componente normale (ï agli segmento ®} assi ed in una componente (p ad essi paralleli. LŽ ® , 2 L• LŽ tan ' , LB LŽ tan fz Vediamo vari tipi di ruote dentate; introduco la trasmissione del moto tra assi incidenti ⟹ si avranno Ruote dentate coniche: le primitive saranno su una sfera (siamo in tre dimensioni), ed analogamente alle ruote a denti dritti costruisco i profili dentati sferici con tecniche simili (un po’ diverse da quelle viste precedentemente, saranno curve differenti). Anche esse sono di varie tipologie, che variano a seconda del tipo di direttrice del dente: Rettilinee, Circolari, Spirale di Archimede, Evolvente di cerchio. Tali ruote danno anche sforzi assiali; abbiamo bisogno di cuscinetti che sopportino tali sforzi (e che tengano conto anche dell’errore di montaggio). Per questo sono più onerose dal punto di vista di costruzione e dal punto di vista di manutenzione. Ruote iperboloidiche: La trasmissione del moto avviene tra assi sghembi ⟶ le primitive saranno degli iperboloidi, accoppiate tra loro in modo puntiforme (non più attraverso le direttrici). Ruote cilindriche a denti elicoidali: Il contatto è sempre puntiforme, si utilizzano sempre per trasmissioni tra assi sghembi (molto utilizzate nella trasmissione a vite senza fine tra assi ortogonali) ⟶ riduttore: tra ruota dentata e pignone (vite senza fine), in cui i profili dentati sono modificati in modo tale da permettere un migliore moto: ‚. +$=•B + ‚€ 3<%Ž=Ž: & 2 EE K ! 90= Ciò permette rapporti di trasmissione molto piccoli (considerato che la ruota senza fine permette la continuità del moto con pochi denti); ciò conduce ad una regola (pratica), dettata dalla logica: 1 ,I I , || I ° ≤ ≤ 6± 6 Qual è lo svantaggio di tale accoppiamento? Il basso rendimento, che scende tanto più scende il rapporto di trasmissione. Con questi riduttori possiamo arrivare a rendimenti più bassi dello 0,5, ciò comporta l’irreversibilità, se proviamo a compiere il moto retrogrado (molto importante); per permettere la reversibilità dovranno cambiare il verso del momento rotore. Ruote ipoidi: Trasmissione tra assi sghembi, con ruote simili a quelle coniche; un esempio di applicazione è il differenziale automobilistico (poiché il pignone può essere messo sopra o sotto rispetto al centro dell’asse di trasmissione, questo comporta un montaggio di tale asse migliore, cioè meno sottoposto ad urti con il terreno). Tutto quello che concerne le ruote dentate si lega ai ruotismi. Ruotismo: Sono meccanismi formati da un ruote dentate e coppie rotoidali, sono di due tipi: 1. Ordinari: Gli assi delle ruote sono fissi (es: riduttori). 2. Epicicloidali: Uno o più assi sono mobili; l’organo su cui sono montati tali assi sono detti porta-treno (es: differenziale). Ruotismi ordinari: Il rapporto di trasmissione di un rotismo ordinario è il rapporto tra la velocità angolare del cedente e la velocità della ruota movente: se il ruotismo è composto da ruote in serie: ° v µŽ ± v µ v µ v µ• v µt v µŽ ∙ ∙ ∙ …∙ v µ v µ v µ• v µŽ5 J J JŽ5 ∙ ∙…∙ J J• JŽ Sappiamo che un ingranamento tra due ruote avrà assi con rotazione opposta (inversione del senso di rotazione); per mantenerlo in evidenza poniamo un segno meno, in modo tale da metterlo in evidenza: J J v µ → &v µ v µ v µ ' . II I J J• ∙ J Jt v µt → &v µt v µ v µ ' . II • II I Se negli assi intermedi ci sono due ruote, le loro velocità angolari sono uguali, allora: v µ v µt v µ( ∙ ∙ … è v µ v µ• v µ) I I E I Negli induttori ordinari ci sono delle regole sulla disposizione: v µ v µ J , J • v µ• v µ J , J• v µ• v µ v µ• v µ• ∙ v µ v µ ∙ • J J• La ruota q è detta oziosa; non ha impatto sul rapporto di trasmissione, ma solo senso della rotazione (cioè è sia condotta che motrice). Ruotismi epicicloidali: Hanno alcuni assi delle ruote mobili rispetto al telaio, sono meccanismi a due gradi di libertà. Si determina una relazione che lega le velocità angolari delle ruote esterne e la velocità angolare del membro al quale sono vincolati gli assi mobili (portatreno). Si determina la relazione imponendo a tutto il sistema una velocità uguale e contraria a quella del portatreno; il rotismo è ridotto ad un ruotismo ordinario ed il rapporto fra le velocità risultanti delle ruote esterne è esprimibile mediante le caratteristiche delle ruote componenti il ruotismo. v µ ,v µŽ Ω + Ià Ià v µŽ v µ µ Ω µ Ω E I I ( ! I E • * II • E I ( 2 I I E I E | . Tre categorie di rotismi epicicloidali: 1B Ruotismi riduttori: Una delle ruote esterne (v µ v µŽ è fissa ed il movente ed il cedente sono costituiti dall’altra ruota e dal portatreno. Ha di nuovo senso parlare del rapporto di trasmissione. Dalla formula di Wills, si ottiene: Hp) v µŽ 0 ruota fissa: Movente portatreno: v µ µ Ω µ Ω v µ Movente ruota uno: Hp) v µ ( 0 ruota fissa: v µ µ Ω Movente portatreno: µ Ω v µ Movente ruota uno: ( ( ( 1 1 1 1 ( 1 ( Esempio: v µ 0, E ( v µ µ Ω µ Ω I v , → µ ( Ω, Esempi di applicazione: Riduttore a ruote coniche: I µ Ω I I → µ∙ 1 v µ → Ω ( µ Ω , v µ * v µ → v µ µ Ω II 1 : ( J J• µ Ω v µ 1 J , J + J• J J• , J Jt v µt µ Ω J J• ( J J• Riduttore a ruote cilindriche: } v µt µ Ω J 1 Jt 50, 49 ∙ 51 50 J• 1 ( 49, 50 J 51: 1 50 + 1 50 1 1 J J• J Jt 50 1 50 1 50 Ruotismi di questo tipo, che permetto forte riduzioni con molte ruote, hanno rendimenti molto bassi. 2B Ruotismi combinatori: Hanno due gradi di libertà ed hanno un movente ed un cedente. 3B Ruotismi compensatori: Hanno due gradi di libertà, due cedenti ed un movente. Il più noto è il differenziale automobilistico, che è un ruotismo a ruote coniche, dove il movente è il portatreno ed i cedenti sono i due semiassi. Le ruote 1 e 3 ruotano con lo stesso verso di rotazione; la ruota 2 è detta oziosa, allora: ( 1 (dalla formula di Wills). In rettilineo v µ In curva v µ µ °Ω µ v µ• sono uguali ⟹ Ω v µ• sono diverse poiché: v µ +v µ• ± 2 v µ v µ• . La ruota interna ha velocità più bassa La ruota esterna ha velocità più alte 8. Organi flessibili: I meccanismi ad organi flessibili sono caratterizzati da coppie cinematiche costituite da un elemento flessibile (come ad esempio: cinghia, nastro metallico, catena) che si avvolge sopra ad un elemento rigido (come ad esempio: puleggia, carrucola, tamburo cilindrico). Nota bene: Nessun elemento è perfettamente flessibile, per deformarlo è necessario compiere lavoro, che non viene mai integramente restituito. Viene recuperato il lavoro accumulato come energia elastica, non restituito quello dissipato per attriti. Problema ‡: La dissipazione pesa sul ‡ Caso ideale: } ”, ‡ 1 Effetto elastico prevalente: m3 mš verso l’esterno ⟹ aumentano la forza motrice e la forza resistente (“poggia e buca”): }( 2 + m€ ‡ } , m€ < mš ⟹ ‡ < 1 ,‡ 2 + mš ” ∙ õ2 + mš ö } ∙ 2 + m€ Effetto d’attrito prevalente: m3 verso l’interno mš verso l’esterno: }( ‡ } ,‡ ” ∙ õ2 + mš ö } ∙ 2 + m€ 2 m€ , 2 + mš m€ > mš ⟹ ‡ < 1 Valutazione di m per: 1. Cinghie: Equilibrio alla rotazione della puleggia: } ∙ õ2 + m3 ö Casi: Ideale → }( ” Reale → } ∙ õ2 + m3 ö ‚3:+;$•= ‚9 2 + m”2Θ ∙ N 2 + m3 ‚. 1O ” ∙ 2 + m- ” ∙ õ2 + m- ö ⟹ } }∙2∙Θ ”2Θ ”∙2∙Θ m- m3 2 + m3 š∙õ.8g. ö m- > m3 .8g/ ” ∙ õ2 + m- ö ∙2∙Θ 2 + m3 ”Θ m- m3 Dunque: ‚3 2. Catene: ”Θõm- m3 ö, m3 m- m ⟹ 1 ”∙2∙Θ 2¬ É∙3∙4 Nel caso di una catena può essere fatta una valutazione di m una volta noto il coefficiente di attrito della coppia rotoidale costituita dai perni della catena: ‚3 ”¦ Θ + }¦ Θ ove: ¦ }+” 2 E I !Θ≃” K II I , !Θ I ! . ⟹ 1 !! 2¬ É34 I ÕË -Ë É K II I , Macchine per rallentamento carichi: 1) Carrucola fissa: La fune si avvolge sulla carrucola che ha un asse fisso collegato al telaio con una staffa con accoppiamento rotoidale Dall’equilibrio alla traslazione: ¾ Equilibrio dei momenti: } 2 m: L ! J J E I I I , à ! }+” m I I ¦ I à ” 2+m+¦ ⟹ , +m: ‚ ! • I Ià I 2+m+¦ ” 2 m ¦ ⟹} }( }( } ”⟹‡ ” ” x” 1+ 1 1 x m+¦ 2 ≃ ” ª1 + 2 m + ¦« m+¦ 2 2 x” 2) Carrucola mobile: La fune è in parte vincolata ed in parte fissa sul telaio. Sulla puleggia è applicata la forza resistente (discorde forze motrice) p+} ”, p + xp }( ” , 2 p 2+m+¦ ”⟹ p ‡ }( ” 1+x ” 1+x ∙ 2 x” } 2 m ¦ ⟹} xp, 1+x 2x Nel moto retrogrado: p x} ” K 1 + x }K ⟹ } K 1 , }( 1+x ” , ‡K 2 }K }= ” 2 ∙ 1+x ” 2 1+x Paranchi: I paranchi sono macchine costituite da una serie di carrucole fisse ed una serie di carrucole mobili, rispettivamente montate su di un unico asse, e da una fune che i avvolge alternativamente su di esse. Una delle estremità della fune è libera ed ad essa è applicata la forza motrice; l’altra estremità può essere fissata alla parte fissa od a quella mobile. Sono possibili quattro casi: 1. Tiro invertito e fune collegata alla parte mobile: p( + p + p + ⋯ + pŽ5 p xp( p xp x p( pŽ5 x Ž5 } x p( ‡ }( } Ž p( ⟹ ” ⟹ } ” p( 1 + x + ⋯ + x xŽ x 1 ”, xŽ 1 xŽ 1 , ‡K Ž x x 1 1 1 1 xŽ x 1 1 xŽ Ž5 }( xŽ 1 p ⟹ p( x 1 ( ” x 1 x xŽ 1 ” x 1 xŽ 1 2. Tiro invertito e fune collegata alla parete fissa: Ho lo stesso risultato del caso precedente salvo che il numero delle carrucole è pari anziché dispari. 3. Tiro diretto e fune collegata alla parete fissa: Q=p( + p + p + ⋯ + pŽ5 + } p xp( p xp x p( } x p( ⟹ ” } x p( ‡ Ž Ž }( } p( 1 + x + ⋯ + x ⟹ } xŽ x x Ž8 x Ž8 1 , ‡K + 1 xŽ x 1 Ž 1 ”, 1 x Ž8 1 p ⟹ p( x 1 ( }( +1 x 1 x x Ž8 1 ” +1 ” x x Ž8 1 1 4. Tiro diretto e fune collegata alla parte mobile: Ho lo stesso risultato del caso precedente salvo che il numero delle pulegge è pari anziché dispari. 5. Paranco differenziale: È costituito da due carrucole fisse di diametro diverso solidali fra loro e da una carrucola mobile. L’elemento flessibile è una catena che ingrana con la carrucola fissa di diametro minore munita di denti; ciò per evitare lo slittamento della catena sulla puleggia stessa. p + p( ⟹ p( K ”, p xp( • ” x , p ” 1+x 1+x p 2 +m+¦ } }( } 2 ” x 2 +m+¦ 6 1+x 2 m ¦ ” ª1 2 m 2 2 2 « 2 ¦ + p( 2 m m | I m ¦ ⟹} J I E | p 2 +m+¦ p( 2 2 m ¦ ¦ ” m+¦ 7≃ 6ª1 + 2 «x 1+x 2 ¦ 2 ª1 2 } 2 «, ‡ 2 2 Ho arresto spontaneo se: 22 2 1+x ∙ , ‡K 2 x 2 2 22 1 x 2 2 ∙ 1 2 1+ x 2 ¦ m+¦ m+¦ + «7 2 2 Se trascuro la differenza 2 e 2 nei termini di attrito e suppongo che 1 + 2 ” ªx 1+x m 22 g8§ .0 ≃ x: 2 x 2 ∙ 2 x x+1 1 x 2 >1 2 Trasmissione con cinghie: Per trasmette il moto bisogna che p ≠ p (differenza di tensioni), dunque devo studiare come fa la cinghia a passare da p p Equilibrio alla rotazione: ®9 2 ®9 p p 2 ò ®+ p p 2 ®+ 2 Durante il contatto della cinghia sulla puleggia, la tensione passa dal valore p p e viceversa. Voglio determinare la legge di variazione ⟹ determino l’equilibrio di un elemento infinitesimo di cinghia: Studio l’equilibrio lungo le direzioni radiali e tangenziali. ï ! J J E K I ! I E Equilibrio direzione tangenziale: p + p cos ª p + p cos ª K ! I ' « 2 ' « 2 E p cos ª p cos ª ' «, 2 E K è K ' «+! ï ⇒ p ! ï 2 ! JJ ′ II I II I : J I Equilibrio direzione radiale: L: 9 E I ¦2 ' ! I E I ⇒ K è! J I ! L % Massa elementino, ¦ Massa per unità di lunghezza della cinghia D G, 9 2 ' Lunghezza elementino infinitesimo di cinghia. 9 L* p sin ª 2v ' « 2 ! ï+¦ Siccome p p ' K . ' ' « + p + p sin ª « 2 2 p sin ª p ' E2v I ' ⟹ p pK e p pK ⟹ pK ! I I E I ¦ I I I ï + L, ' ! ï, ho che: p !p ' ⟹ K p J K ¦2 v ⟹I ï, ! ', "˜ , ⟹ log D G " /̃ ' p I ¦ | ¦ !' ⟹ p K La tensione p K cresce, fino a raggiungere p K per ' ' sin ª ⟹ pK ' pK pK : log N O pK 0 ⟹ pK ¡ ' ' «≃ª « 2 2 ï !', . pK Attenzione: La tensione non può variare con la legge: p K p K ¡ lungo tutto l’arco di abbracciamento della cinghia sulla puleggia; infatti tali angoli hanno valori diversi sulle due pulegge. La tensione varia con tale legge esponenziale lungo un certo arco 8 (arco di scorrimento) e rimane costante lungo l’arco restante 9 (arco d’aderenza). m m f ã || I Determino il valore di f: ®+ p K p ®+ ∙ 2 p 2 £ £ 1 , pK E J pK 2 pK I I , m ≠m , p K2 ®+ ∙ 2 1 £ £ m , f+d , m f ≃ 90= f+d & 2 1 1 Queste due relazioni non sono sufficienti per determinare il valore di f, che dipende dal valore di p( (tensione nella condizione di pulegge scariche). Ammesso che la cinghia si comporti in modo perfettamente elastico e trascurando le variazioni di lunghezza negli archi di abbracciamento, affinché la cinghia in lavoro abbia la stessa lunghezza della cinghia a riposo deve essere: p( p( p p , JJ I II | , … I Ià, …∙ …∙ ! J p( p +p ⟹ p( 2 da cui assegnati p( e ®+ posso calcolare f. Dato p( , se ®+ cresce deve diminuire : :; 8 : :; 5 ®+ ∙ 22 +1 +• £ 1 £ , questo comporta l’aumento di f: Quando f ha raggiunto il valore massimo pari all’angolo di abbracciamento della puleggia minore, le due tensioni non possono crescere ulteriormente e fare così equilibrio a ®+ . La cinghia scorre globalmente sulla puleggia, riducendo di solito la scorrevolezza. Cinghie a sezione trapezoidale: permettono di raggiungere valori più elevati del coefficiente di attrito. pK 2! ¾ 2! ;# hij < hij < ï, il coefficiente d’attrito diventa: hij < Rendimenti delle trasmissioni a cinghie: Le principali cause di perdita nelle trasmissioni a cinghie sono: ËÌ Per elasticità della cinghia: La massa che passa attraverso le due sezioni deve essere uguale ⟹ la somma è uguale a zero. È dovuta al fatto che per effetto delle deformazioni elastiche le velocità periferiche non uguali. Infatti sezionando i due rami liberi delle cinghie dovrà essere nulla la massa totale di cinghia che attraversa le sezioni per unità di tempo e quindi indicando con • la massa per unità di lunghezza della cinghia scarica si ha: • 1+ p …∙ • 1+ Essendo: p …∙ p >p ⟹ Ià Ià ª• … ⟹ > p …∙ p 1+ …∙ 1+ JJ JJ E I •>• >• v 2 2 ∙ ∙ v 2 2 ∙ 2 2 p ° 2 ∙= 2 2 • • Un’ulteriore dimostrazione del fatto che ® v >® v ⟹ 2 p x ±« E 1 = Per le cinghie indeformabili risulterebbe = vale dunque: v v ° >2 p 1+ p …∙ x ±, … ∙ E• x • • 1+ p …∙ 1; il rapporto effettivo di trasmissione > si evince da: p 2 : > Quindi la puleggia motrice deve aderire al tratto più teso, viceversa quella resistente; l’aderenza si ha dunque sempre dalla parte del ramo entrante. ÉÌ Perdita per rigidezza: Equilibrio dei momenti: ®9 ®+ ‡ p 2 +m p 2 m ®+ ∙ v ®9 ∙ v m 2 m 1+ 2 1 1 p 2 m p 2 +m ®+ 2 ®9 2 p +p G p p ≃ °1 p +p D G p p D 1 1 m∙ª + «∙ 2 2 2 p 2 p 2 p 2 p p +m p +p p m p +p p m p +p p +m p +p m p +p ± ∙ °1 ∙ 2 p p p p m p +p 2 m p + p +p 2 p m p +p ±≃1 ∙ 2 p p mª 1 1 p +p + «∙ 2 p 2 p +1 £ 1 £ >Ì Perdite per effetto ventilante: È la perdita dovuta alla resistenza dell’aria sulla cinghia e sulla puleggia. Non è facilmente valutabile, ma comunque varia sensibilmente con la velocità. ?Ì Perdite per attrito nei perni: Anche questa può essere sensibile perché in genere i perni sono fortemente caricati dalle tensioni p e p . Sotto questo aspetto sono molto convenienti i galoppini tenditori, che mantengono costane la tensione p da vuoto a carico ciò permette di ƒ ƒ avere mediamente p 1,15 — e p 0,15 —. . . Per altro la cinghia è più sollecitata perché le flessioni per giro sono in numero superiore. Il rendimento globale è, in genere, abbastanza elevato e può raggiungere lo 85%. Pe motivi pratici non conviene avere rapporti di trasmissione al di fuori del campo D , 3G e velocità periferiche superiori a 40, 50 • Freni a nastro: 1) Ordinario: 9 Œ . Sono costituiti da una puleggia solidale all’albero, che vogliamo frenare. Sulla puleggia si avvolge un nastro d’acciaio, bloccato in parte fissa non necessariamente sul fulcro della leva, la quale è montata sul fulcro fisso del telaio. Sulla leva è applicata la forza. La differenza sostanziale con la trasmissione a cinghia è che qui ho uno scarrucolamento su tutto l’arco di abbracciamento. p p ¡ ricavata da trasmissione a cinghia, in cui non ho scarrucolamento quindi è applicabile ai freni a nastro, faccio un’approssimazione) Equilibrio della rotazione della puleggia e della leva: ® p p 2⟹® pB põ L L ⟹p 1ö2 ¡ Se il ramo del moto si inverte p > p : ®K p p p 2 p ¡ ⟹p p 2õ1 p 5 ¡ ö 5 ¡ L ,® 2õ1 L 2õ 5 ¡ ö ¡ 1ö ,® L K 2∙ ¡ ¡ 1 ®K < ® significa che il freno a nastro funziona meglio (ha un momento frenante maggiore) se v è orario (come nella figura) rispetto ad un v antiorario. 2) Differenziale: La differenza da quello ordinario è che il nastro anziché essere montato in parte fissa, è collegato alla leva in modo tale che i bracci p e p siano tali per cui applicando la forza L il nastro si serri sulla puleggia. p ⇒p p , p| L ¡| | Essendo: Ho che: ¡ p | +L ⇒p | p ® p 5 ¡ p p ⇒p p 2 ¡ | 2 | | + L ⇒ p õ| ¡ | ¡ | ¡ 1 ' ¡ |ö L ⇒ L L | ¡ < 0 la forza L cambia di direzione. Questo significa che il freno entra Se | in azione anche se L 0 (freno ad azione spontanea). Se il senso di rotazione si inverte cambia segno all’angolo '. In ogni caso deve essere verificata la condizione che per piccole rotazioni della leva il nastro si serri su di essa. Questo comporta | > | quando il funzionamento è quello indicato nella figura. Quando si vuole un momento frenante circa uguale nei due sensi di rotazione si può ricorrere alla disposizione nella figura. Essendo | | |. ® 2 ∙ | 1 ∙L ¡+1 ¡ Poiché questa volta i momenti di p e p hanno segno concorde rispetto ad q. 9. Dinamica: A A… ª « AI A º A… A…3 + A•< A•< L: ∙ •< … Energia cinetica, …3 Energia potenziale, •< Coordinata lagrangiana i-esima, variabili alle quali faccio riferimento per individuare i gradi di libertà, Gradi di libertà, tanti sono questi tante saranno • , • , … , •Ž , L: ∙ •< Forze lagrangiane, sistema di forze applicate al nostro sistema ridotto all’i-esima coordinata lagrangiana. Equazioni di moto di una macchina: Nel caso di un meccanismo o di una macchina, quale normalmente intesa, in cui vi siano soltanto membri che si muovono i moto piano ed il complesso abbia un solo grado di libertà, ho delle espressioni che hanno una forma particolarmente C = dei membri in movimento, il vettore B* C D E D ha al semplice. Sia E ' E 0 massimo dimensione 3E e ∧ F è una matrice 3 C 1. La matrice ®+ G Gè 0 Á ancora uno scalare che ha le dimensioni fisiche di un momento d’inerzia o di una massa a seconda che la variabile indipendente rappresenti una rotazione V od uno spostamento C. L’energia cinetica è espressa dunque da: 1 1 Á+ V Vº ≡ E C Cº 2 2 E I I I ≡E I I I Le forze elastiche e dissipative esterne sono normalmente nulle. Se supponiamo di poter trascurare anche le perdite interne dovute agli attriti delle coppie cinematiche risulta che: A…* « I AVº ª A…* AV I õF+ V Vºö Vº 2 F+ V V F+ V VH + 1 F+ V Vº 2 V ” I V, Vº , I Nel caso in cui la variabile indipendente sia uno spostamento, l’equazione prende la forma: I+ C Cº + 1 E+ C Cº 2 C L+ C, Cº , I Si osservi che il momento I+ (o la forza lagrangiana L+ ) sono calcolate imponendo che il lavoro compiuto da essi per una variazione unitaria della variabile indipendente sia uguale al lavoro compiuto da tutte le forze applicate al sistema per spostamenti dei loro punti di applicazione congruenti a quello della variabile indipendente. Masse di sostituzione: passo ad un sistema di 1 Da un sistema di I Due casi: N …3 …* + • • …* O º3 1= Se ho come coordinata lagrangiana C: I ª …* « Cº …3 …* + C C 2= Se ho come coordinata lagrangiana V: I ª …* « Vº …3 …* + V V LF ®ô : L- L ® E J I Posso ricavare l’equazione di moto: I sistemi meccanici hanno membri (non mi interessa che siano rigidi) che hanno una distribuzione di massa ⟹ “rottura” ⟹ calcolare le distribuzioni di massa di un sistema con la distribuzione continua è complicato ⟹ meglio approcciare l’equazione di Lagrange e la dinamica usando semplificazioni. Cosa sono le masse di sostituzione? Schematizzo i membri; invece che con una distribuzione continua di massa, con delle masse concentrate. Devo imporre che i due sistemi abbiano la stessa energia cinetica, che è espressa da: dove: 1 E 2 % 1 " + v µ Γv µ, 2 v µ" Γ velocità angolare, tensore/matrice/omografia d’inerzia: Γ FF KFFý FF FFý Fý Fý FF Fý L F FF , Fý , F momenti d’inerzia rispetto agli assi del sistema di riferimento, FFý , Fý , Fý momenti d’inerzia centrifughi. Affinché le energie cinetiche (delle masse continue e delle masse concentrate) siano uguali: Le masse devono essere uguali: ∑ŽN E< ® ∑Ž<N E< C< ∑Ž<N E< ü< ∑Ž<N E< J< 0 0, Se prendo un sistema di riferimento baricentro = 0, 0, 0 0 ∑Ž<N E< C< ∑Ž<N E< ü< ∑Ž<N E< ü< ®CE ®üE , Se prendo un sistema non baricentrico, ®JE dove: CE ∑•O0 9 F ∑•O0 9 Verificare la matrice Γ: ∑Ž<N E< õü< + J< ö ∑Ž<N E< õC< + J< ö ∑Ž<N ∑Ž<N ∑Ž<N ∑Ž<N ∑•O0 9 ý , üE E< õC< + ü< ö E< C< ü< FFý E< C< ü< FFý E< ü< J< Fý ∑•O0 9 FF S Fý Q Q F FýF R FýF Q Q F ýP Ho un totale di 10 equazioni. , JE ∑•O0 9 ∑•O0 9 Pertanto se si assegnano in modo arbitrario 10 punti, le precedenti equazioni costituiscono un sistema i 10 equazioni nelle 10 incognite E< , che ammette in generale una sola soluzione. Se il moto è piano, assumendo l’asse J normale al piano del moto coincidente con il piano J 0. Non ho più ∑Ž<N E< J< 0, FF , Fý , FFý , FF , FF , dimostrazione del perché i momenti d’inerzia centrifughi sono nulli: v" vF , vý , v 0, 0, v Mi rimangono 4 equazioni: ∑ŽN E< ®, ∑Ž<N E< C< 0, ⟹ 00v FF ∙ KFFý FF ∑Ž<N E< ü< Infine se allineo le 4 masse (a titolo di esempio): Perdo: ∑Ž<N E< ü< 0, FFý Fý Fý FF 0 Fý L ∙ T 0 U v F ∑Ž<N E< õC< + ü< ö Fv F 0 ⟹ ho solo 3 equazioni. Concludendo un corpo rigido, che si muove di moto piano, può essere sostituito, per quanto riguarda l’energia cinetica, da 3 masse puntiformi allineate su di una retta baricentrica. Studio dinamico di meccanismi: Nello studio di un meccanismo ad un grado di libertà l’approccio matriciale non offre un sostanziale aiuto ed in genere conviene scrivere direttamente l’energia cinetica del sistema, eliminare le variabili in sovrannumero mediante un preventivo studio cinematico e scrivere direttamente l’unica equazione di Lagrange. Esempio: 1. Ruotismo: Raggi albero ≪ ruota ⟹ i raggi dell’albero sono ∼ trascurabili. Momenti d’inerzia dell’albero ≪ ruota. Scelgo come variabile lagrangiana …* V 1 1 1 F Vº + F + F K Vº + F• Vº• 2 2 3 , V• • V V Quindi: …* 1 Vº F + F + F K 2 + F• • 1 F Vº , F+<;=••= B ô0 2 +ô0 I I …* Vº F+ô0 Vº ⟹ …* V ® +v 0, õF+ô0 Vº ö …3 V 0 V ®• V• E ® v +® v ® V +® F+ô0 VH ®• v• ⟹ ® ‚9 F+ô0 VH | + J K E ® +® ®• I Lavoro del momento esterno applicato al nostro meccanismo) + ‚9 F+ VH V V• ® +® Se ® + ® > ®• Se ® + ® < ®• V ⟹ ® +® • ®• • ⟹ F+ VH ® ®• ‚í ®í ®í0 º • V• V º • V• • • V• • • Vº Vº ∙ V ® + + V ⟹ il sistema ruota in modo concorde a ® e ® . • ⟹ il sistema ruota in modo concorde a ®• . • Se ho coppie elastiche e viscose? ®í• • I JJ • ‚9 V ® I • V ⟹ ®í • • Vº ∙ • ‚9 Tutto avviene come se sull’albero 1 agisse una coppia viscosa di coefficiente: F+ VH F+ VH + ® + • • I Vº • • ® + Vº F+ VH I J K , • • • • Vº Se ci mettessi una coppia elastica: ®+ ‚ ® + V F+ VH + x V x V V , ‚ • • x Vº + x V V V V ® V V ⟹® + I + x V ⟹ ‚ x V V x V I V I 2. Quadrilatero articolato: ssss , ¿é ssss rispetto ai propri assi, Ez Siano F , F• i momenti d’inerzia delle manovelle (ãæ ssss e Fz il suo momento d’inerzia baricentrico. la massa della biella (æ¿ Energia cinetica del meccanismo: …* 1 1 1 1 F v + F• v• + Ez E + Fz Ω 2 2 2 2 ssss ssss 1 ã{ 1 1 ãæ 1 ssss + Fz v N O F v + F• v N O + Ez v ãr ssss ssss 2 2 2 2 ¿é qæ . v F + F• ssss 7V / ¯•/ ssss + Fz 0 / + Ez ãr ssss ¯/ å Fô0 V Momento d’inerzia ridotto alla coordinata Lagrangiana V : ssss ã{ V ssss I I ãr V , ⟹ Fô0 V ≠ ssss qæ V Ora voglio ridurre il momento delle forze esterne alla nostra lagrangiana: le potenze devono essere uguali. ®• v• ®•+ v T®•+ (Potenza manovella ®• ssss ã{ ssss ¿é ®•+ V ®ô0 V U Momento ridotto alla coordinata lagrangiana V ) Equazione di moto: Fô0 V VH 1 Fô0 V Vº + ⋯ 2 V Al posto di … ci sarebbe ;W ;- ®ô0 V , I , trascurabile, viene messo in conto al secondo membro. Dinamica delle macchine alternative: 1. Masse ridotte della biella di un manovellismo: sssss Manovella, corpo solido che ruota rispetto ad un punto fisso ⟹ non è q® difficile calcolare …* . Pistone/cursore, massa che descrive un moto alterno, lo schematizzo come un punto materiale. sssss Biella, problema. }® Sostituisco la biella con tre masse allineate poste in P (piede della biella), M (testa di biella), G (baricentro della biella). 1. E€ + Eƒ + EE 2. E€ ∙ Ez Eƒ ∙ | 3. E€ ∙ 0 + Eƒ ∙ | Fz Ž °X <N Ž °X E< <N Ž °X <N E< C< E< C< Ez ± 0± Fz ± Risolvo: E€ Eƒ Eƒ | Fz | ⟹ Eƒ | + Eƒ | Fz ⟹ Eƒ E€ Fz Fz | +| Fz | EE Ez I valori delle masse dipendono dalla geometria della biella; nel caso limite di approssimare la biella con un parallelepipedo di lunghezza e larghezza risulta: E€ EE Eƒ Ez 1 E 12 z 2Ez 6 Ez N1 + 6 + 2 2 E 3 z O≃ Ez 6 La risoluzione può essere fatta anche mediante due sole masse E€ e Eƒ ed un momento d’inerzia fittizio (nel senso che ad esso non corrisponde alcuna distribuzione di massa) che indico con F( . Le equazioni di equilibrio sono: E€ + E ƒ E z E€ ∙ Eƒ ∙ | 0 Y E€ ∙ + Eƒ ∙ | + F( Fz F| | Risolvo: E€ Eƒ Eƒ | ⟹ Eƒ | + Eƒ Ez Ez Solitamente F( < 0 poiché: E€ Ez | F( Fz Ez ∙ | Tutte le masse tra ® Z danno un contributo inerziale minore rispetto al caso in cui tutta la massa sia concentrata in ® (ci sono masse anche dopo ® che avranno un contributo inerziale maggiore, ma non sono in grado di soppesare). Affinché questo non si verifichi bisognerebbe che la biella fosse molto più lunga, ma è impossibile. Lo stesso discorso è applicabile alle masse tra Z }. 2. Energia cinetica del manovellismo: È la somma dei seguenti termini: Energia cinetica della manovella F9 v Energia cinetica delle masse dotate di moto alterno (masse alternative) EB € Energia cinetica della biella pari all’energia cinetica delle sue masse di sostituzione: 1 1 f 1 E€ € + Eƒ v + F( ª « 2 2 I 2 È chiaro che la massa E€ si somma alle masse alterne e Eƒ a quelle della manovella (masse alterne); per quanto riguarda il termine F( D G si ha: ;• ;£ sin f ¶ sin V ª¶ f I cos f f I F( ª F( ¶v f « I v JJ ¶v cos V I cos V ≃ ¶v cos V cos f f≪V F( ¶ v cos V F( E E II F( ¶ v 1 F( v sin V ƒ F( « I F( ¶ v sin V € F( ¶ v sin V Ricordando che: € ⟹ € [ v Dsin V + sin 2V G ≃ v sin V, v sin V poiché [ + ¯ è piccolino e sin 2V ≪ 1 Ne segue che l’energia cinetica spettante a F( può essere in parete imputata alla \ \ massa A/ posta in ® (che si aggiunge alle masse rotanti) ed in parte alla massa A/ ¯ ¯ posta in } (che si aggiunge alle masse alterne). Nel caso di biella e parallelepipedo risulta: E€ Ez 2 ⟹ E€ F( Eƒ Ez Ez + 2 6 Ez 2 F( 2 E ⟹ Eƒ 3 z Ez Energia cinetica di tutto il manovellismo: …* FB V 1 v °ªEB + E€ 2 DEB + E€ \A ¯/ F( «∙D í G D á• G € v 6 Ez 3 G + F9 + ªEƒ + DEB + E€ \A ¯/ F( « ssss G q{ ± 1 lF V + F+=• nv 2 B FB è funzione solo di V è il momento d’inerzia delle masse alterne (compresa la massa di sostituzione della biella) ridotto all’asse di rotazione della manovella. ª € v ssss q{ ¶ sin V + sin 2V « 2 Equazione di Lagrange: …* Vº F+=• + FB V ∙ Vº ⟹ õF+=• + FB V ö ∙ VH + …* Vº 1 FB V Vº V 2 I ª FB V ∙ Vº V …* « Vº õF+=• + FB V ö ∙ VH + Vº FB V I Equazione di moto delle macchine alterne: õF+=• + FB V ö ∙ VH + 1 F V Vº 2 V B ®B V, I 3. Bilanciamenti delle macchine alternative monocilindriche: Considero una motrice alternativa costituita da un manovellismo di spinta centrato come la manovella ruotante a velocità costante. I suoi membri in movimento sono soggetti alle seguenti forze alterne: 1. La spinta – L del fluido agente sulla testa del pistone. 2. La reazione 2€ esercitata sul pistone dalle pareti del cilindro, che in assenza di attrito è normale all’asse del manovellismo. 3. La reazione 2( esercitata sulla manovella attraverso la coppia rotoidale in q, che decompongo in 2=F e 2=ý . 4. La coppia resistente ®+ applicata all’asse per q. Per il principio di d’Alembert (per un sistema dinamico, le forze d’inerzia possono essere circa considerabili come se fosse applicate stazionarie ⟹ considero un problema dinamico ∼ statico) questo sistema di forze è equilibrato dalle forze d’inerzia delle masse del meccanismo; che sono: 1. La forza d’inerzia delle masse rotanti: E9 + Eƒ v diretta da q verso ® ed essendo la distanza dal baricentro Z9 della manovella da q. 2. La forza d’inerzia delle masse alterne: E€ + E€ s€ dirette secondo l’asse del manovellismo. 3. La coppia d’inerzia della biella pari a: F( fH . Condizioni di equilibrio: a Q 2=F + L 2=F + L+ sin V + LB L 0 2=ý ^ 2=ý + L+ sin V + 2€ 0 ⟹ ®+ + 2€ ssss }q F( fH 0 Q̀ _ L+ L J I ! LB L J I L L J ®+ ® E I I I ssss æ }q F( fH ® E I I E I !! II L+ sin V + LB ®+ F( fH L+ sin V + ssss ssss }q }q ®+ F( fH 2€ ssss ssss }q }q I J | Se il complesso delle azioni che sollecitano il telaio è uguale a zero ⟹ il meccanismo si dice equilibrato/bilanciato. Per ottenere un bilanciamento basta annullare i termini alternativi di maggiore ampiezza, che generano effetti di vibrazione. La variazione ®+ è molto lenta ⟹ non produce inconvenienti. LB (forza alterna) è diretta secondo l’asse del manovellismo ed ha carattere periodico, poiché è proporzionale all’accelerazione s€ del piede di biella. È di difficile equilibratura. La \ £H coppia d’inerzia della biella L J sAsss € Possibilità tecniche per annullare tali forze: q \A £H ssss € } ha un’intensità limitata. Forza rotante (facile annullamento): E9 + E ƒ Momento statico rispetto all’asse di rotazione della massa della manovella e della massa di sostituzione della biella in ®; è nullo se il baricentro della manovella si trova dalla parte opposta del bottone di manovella rispetto ad q 9 ed ad una distanza dall’asse pari a Š . Per fare questo basta disporre dei contrappesi sull’albero a gomiti. 9™ Forza alterna: s€ ≃ v cos V + ¶ cos 2V ; chiamo forze alterne del primo ordine quella parte di forze alterne indipendente da ¶ e forze alterne del secondo ordine quella dovuto al termine proporzionale ¶. Teoricamente anche la forza alterna è eliminabile: z La massa che moltiplica s€ è : EB + Ez ⟹ annullabile facendo | < 0, cioè * sssss dalla parte di ®. portando il baricentro della biella esternamente al segmento }® Soluzione mai realizzata ⟹ in un manovellismo semplice le forze alterne non possono mai essere completamente bilanciate. Compensazione parziale: Forze alterne del primo ordine: Bilanciabile, aumento il contrappeso della manovella. Forze alterne del secondo ordine 4. Bilanciamento di macchine alternative pluricilindriche: Considero il motore alternativo a ï cilindri in linea (gli assi di tutti i cilindri sono paralleli). Sul telaio della macchina agiscono: La coppia di reazione Una forza, somma di tutte le forze alterne e rotanti di componenti: C B X Ž <N Ž X <N C< X Ž <N lE+=• + v cos V< + EB¯• v cos V< + ¶ cos 2V< n E+=• v sin V< Un momento (valuto rispetto all’origine degli assi) di componenti: a ®F Q Q ®ý Q̀ Q® _ X Ž <N Ž X <N Ž X <N ü< J< C< J< E| F( fH< ≃ X Ž <N | I ¶ F( v sin V Posso annullare le singole forze rotanti contrappesando ciascuna manovella, oppure annullo la loro somma contrappesando due manovelle. Alternativa: Disporre i cilindri in modo che le singole forze d’inerzia si annullino reciprocamente, studio questo metodo. Il contributo delle forze alterne vale: C Ž EB¯• v ªX <N Ž B EB¯• v ªX <N cos V< + ¶ X Ž <N J< cos V< + ¶ X cos 2V< « Ž J< cos 2V< « <N Il complesso di queste forze è un sistema equilibrato se: X Ž cos V< <N Ž X J< cos V< <N Ž X cos 2 V< <N Ž X 0 S 0R P J< 2 cos V< <N • 0 S 0R P | I • | ! J I ! I J E I Se indichiamo con m< lo sfasamento della manovella -esima rispetto alla prima, così che risulti V< V + m< , le condizioni precedenti si scrivono: X Ž a Q Q Q X Ž <N Ž <N cos V X Ž cos V + m< J< cos V + m< X cos 2 V + m< Q̀ <N Q Ž Q X J cos2 V + m< _ <N < cos V X Ž <N <N Ž cos 2V X cos2 V X Ž <N <N cos m< J< cos m< sin V X Ž <N Ž sin V X sin m< J< sin m< <N Ž sin2 V X cos 2m< <N Ž sin2 V X J< cos 2m< 0 sin2 m< <N J< sin 2m< 0 0 Poiché l’angolo V varia con il tempo queste equazioni sono soddisfatte solo se: X Ž <N Ž X cos m< <N Ž X <N Ž X <N sin m< J< cos m< J< sin m< 0 S Q Q 0 Q 0R Q Q Q 0 P …• | I ! J I E 0 X Ž cos2 m< <N Ž X <N Ž X sin2 m< J< cos2 m< <N Ž X 0 S Q Q 0 Q 0R Q Q Q 0 P J< sin2 m< <N …• | I ! J I Se sono verificate queste 8 equazioni ⇒ anche il sistema delle forze rotanti è equilibrato: a X E+=• v cos V< <N Q Ž Q Q X E+=• v sin V< Ž <N Ž X E+=• v J< cos V< Q̀ <N Q Ž Q v J< sin V< X E _ <N +=• 0 0 0 0 Infine essendo: ∑Ž<N F( fH< ≃ F( ¶v ∑Ž<N sin V< ⟹ è nullo anche . Osservo che m< sono soggetti all’ulteriore condizione di mantenere nel motore la massima uniformità possibile della coppia motrice, dunque sull’albero vi devono essere manovelle spostate ciascuna rispetto alla precedente di un angolo ': m ' 2& ï 0, m E I ', m• I E 2', … , m# ï ;' 1 ' 4& ï E I • II I E Dunque solo per particolari valori di ï la somma delle forze d’inerzia sarà nulla. Per quanto riguarda i momenti: Conviene prendere l’origine q degli assi nel punto medio dell’albero a gomiti e disporre le manovelle in modo simmetrico. Se questo è possibile ⇒ il momento delle forze d’inerzia è uguale a zero. Esempi: ËÍ b É: ' 2I E & ⟹ m 0, m & Albero simmetrico ' 4I E 2& ⟹ m Albero simmetrico ÉÍ b >: ' 2I E 2& 3 ∑Ž<N L<\ 0 c Ž ∑<N ®<\ ≠ 0 ⟹ m ∑Ž<N L<\ 0 c Ž ∑<N ®<\ ≠ 0 ∑Ž<N L<\\ ≠ 0 c Ž ∑<N ®<\\ 0 ∑Ž<N L<\ ≠ 0 c Ž ∑<N ®<\ 0 ∑Ž<N L<\\ ≠ 0 c Ž ∑<N ®<\\ 0 0, m 0, m 2& 2& ,m 3 • 4& 3 ∑Ž<N L<\\ 0 c Ž ∑<N ®<\\ ≠ 0 t4 t4 d4 ' 4I E ⟹ m 0, m , m• La decomposizione della • • • manovella è identica a quella del motore a due tempi ⟹ stessi risultati. >Í b ?: ' 2I E & 2 ⟹ m Albero antisimmetrico, ∑Ž<N L<\ ∑Ž<N L<\ 0 c Ž ∑<N ®<\ ≠ 0 ' 4I E & ⟹ ∑Ž<N L<\\ c Ž ∑<N ®<\\ m e / & ,m 2 • 0, m 0, quindi: 0, m 0 0 Albero simmetrico con ∑< L<\ 0 ∑Ž<N L<\ 0 ∑Ž<N L<\\ ≠ 0 c Ž c Ž ∑<N ®<\ 0 ∑<N ®<\\ 0 ?Í b f: 3& 2 &, m• 2&, mt 3& 2& 3 ' 4I E ⟹ e / m Albero simmetrico con ∑< L<\ ∑Ž<N L<\ c Ž ∑<N ®<\ gÍ b ' 4I E h: 0 0 & ⟹m 2 0 ∑Ž<N L<\\ c Ž ∑<N ®<\\ 0, m e / Albero simmetrico con ∑< L<\ 2& ,m 3 • 0, m & ,m 2 • 4& ,m 3 t 2&, m) 2&, m( 5& ,m 2 i 8& ,m 3 ( 10& 3 0 0 &, mt 0, quindi: 3& ,m 2 ) 3&, md 7& 2 ∑Ž<N L<\ c Ž ∑<N ®<\ ∑Ž<N L<\\ c Ž ∑<N ®<\\ 0 0 0 0 5. Motore a due cilindri a V: Indico con f l’angolo formato dagli assi dei due cilindri e mi riferisco al sistema di assi di figura. Su ogni cilindro agiscono sui rispettivi assi le seguenti forze: ∙ CŒ E+=• v cos VŒ + E+=• v cos VŒ + ¶ cos 2VŒ ∙ BŒ E+=• v sin VŒ ∙ BŒ E+=• v sin V; C CŒ + C; cos ∙ CŒ E+=• v cos V; + EB¯• v cos V; + ¶ cos 2V; Sul complesso agisce la forza: B BŒ B; sin f 2 BŒ B; sin f 2 f f + BŒ + B; cos 2 2 Sostituendo a CŒ , C; , BŒ , B; i loro valori si ottiene: C l E+=• + EB¯• v cos VŒ B l E+=• + EB¯• v cos VŒ E+=• v sin VŒ cos V; + EB¯• v ¶ cos 2VŒ + cos 2V; n cos sin V; sin f 2 + E+=• v sin VŒ + sin V; cos Si noti che E+=• Eƒ + 9™ * f 2 + cos ªV f f « + cos ªV + « 2 2 f 2 cos cos V 2 cos ªV f « 2 f cos ªV + « 2 f 2 sin sin V 2 sin ªV f f « + sin ªV + « 2 2 f 2 cos sin V 2 cos 2V sin ªV f + cos 2V + f f f « 2 cos 2V + f f sin ªV + « 2 Si ottiene sostituendo: C ü 2 ªE+=• + EB¯• cos 2 ªE+=• + EB¯• sin f 2 ∙ perché la massa della manovella va suddivisa fra i due maccanismi. Adesso osservando che VŒ cos 2V cos 2V; n sin cos V; + EB¯• v ¶ cos 2VŒ f 2 V £ , V; £ V + e: 2 cos f cos 2V 2 sin f sin 2 V f 2 sin cos V 2 f f « v cos V + EB¯• v ¶2 cos f cos cos 2 V 2 2 f f « v sin V + EB¯• v ¶2 sin f sin sin 2V 2 2 Le componenti del primo ordine sono nulle se: f E+=• + EB¯• cos 0 2 j f 0 E+=• + EB¯• sin 2 Ossia sommando: 2E+=• + EB¯• E9 + 2Eƒ + EB + E€ j f f cos sin 0 2 2 0 La prima equazione può essere soddisfatta con un opportuno valore di c e la seconda facendo f 90= . Per f 90= si annulla anche la componente secondo C della forza alterna del secondo ordine. Rimane solo una componente secondo ü del secondo ordine che vale: EB¯• v ¶√2 sin 2 V. Bilanciamenti di meccanismi piani: La parte del bilanciamento è ben sviluppata per il manovellismo di spinta; più recenti sono gli studi generali sul bilanciamento dei meccanismi piani. In generale è possibile equilibrare le forze d’inerzia con opportuni contrappesi (bilanciamento passivo), ma di solito rimane non equilibrata una coppia d’inerzia. Sebbene un buon bilanciamento sia auspicabile in molte circostanze l’aggiunta di contrappesi aumenta la coppia d’inerzia non bilanciata, le reazioni dei cuscinetti e la coppia motrice necessaria per azionare il meccanismo. Pertanto molte volte la migliore soluzione tecnica consiste in un bilanciamento parziale, in altri termini il problema deve essere visto in un quadro più ampio con il fine di ottimizzare un progetto tenendo conto di esigenze diverse, spesso contrastanti. Studieremo questo problema nel caso di un quadrilatero articolato. 1. Bilanciamento attivo: Dato il quadrilatero ã, æ, ¿, é di figura, qualora sul telaio sia montato un secondo ssss e quadrilatero ã, æK , ¿ K , é immagine speculare del piano rispetto alla retta ãé ruotante in senso inverso, per ovvie ragioni di simmetria l’azione complessiva sul telaio è diretta secondo la congiungente ãé stessa. Questa componente può essere eliminata introducendo la seconda coppia di quadrilateri indicati in tratteggio, ruotanti alla stessa velocità (bilanciamento attivo). Questo metodo di bilanciamento è teoricamente non facile a realizzare ed ha per tanto un interesse puramente tecnico. 2. Bilanciamento passivo: Considero il quadrilatero ã, æ, ¿, é della figura ed indico con Z e Z• i baricentri delle manovelle e con Z il baricentro della biella. La porzione di ciascun baricentro rispetto all’asse del relativo membro è individuata dal numero complesso: Ãô =< ; < La porzione di ciascun baricentro rispetto al telaio dai numeri complessi: ^J J• J + t+ â0 = Ãô0 â0 • Ãô/ â/ Ãô• â• La forza d’inerzia totale che si scarica sul telaio è: Ls E JH + E JH + E• JH• Essa risulta nulla se: E J + E J + E• J• I â0 t â0 += + =• â• â/ E J + E J + E• J• E + E + E• JE I I Ossia se il baricentro complessivo dei membri in movimento rimane fisso. Sostituendo a J , J , J• i rispettivi valori si ha: E = +E â0 +E = â/ + E• =• â• + â• I I D’altra parte da considerazioni geometriche risulta: â0 Eliminando â/ E = + + â/ t • fra queste due equazioni si ottiene: E E = â0 + •E = + E =• â• I I SI noti che essendo = , = , =• costanti, gli unici termini variabili col tempo sono gli esponenziali â0 e â• . Quindi la condizione imposta può essere verificata solo se: Dalla figura risulta = E = + E E E• =• 0 •E = + 0 + = K e le condizioni precedenti si possono riscrivere: E = •E = + E =K E• =• 0 0 Esse determinano i momenti statici e le posizioni angolari del baricentro di due membri, assegnate le analoghe grandezze del terzo; infatti in termini reali esse si scrivono: E E K E E• • j • K V V V• V + & Dinamica delle motrici alternative funzionanti a regime periodico: L’equazione di moto di una motrice alternativa soggetta ad un momento motore ridotto ®9 ed ad un momento resistente ®+ è: Á V VH + 1 Á V Vº 2 V ®9 ®+ Da questa si vede che anche nell’ipotesi ®9 ®+ I I la velocità angolare ºV non può essere costante a causa della variabilità di Á V . La variabilità di Vº è ancora provocata dalla variabilità di ®9 V e talvolta anche di ®+ . Per tali motivi in una macchina alternativa è possibile soltanto una condizione di regime periodico ma non di regime assoluto Vº I I . Si definisce grado di irregolarità di una macchina alternativa funzionante a regime periodico il rapporto: v9BF v9<Ž v9:;<= Essendo v9BF e v9<Ž il valore massimo e minimo di v nel periodo e v9:;<= il valore di v. Tanto più è piccolo quanto più la macchina si approssima alla condizione di regime assoluto. Essendo in generale piccolo (da a a seconda delle •( •(( applicazioni della motrice), l’espressione precedente può anche essere modificata come segue: v9BF + v9<Ž ⟹E I v9BF + v9<Ž 2 v9BF v9<Ž v9BF + v9<Ž v9BF v9<Ž ∙ v9:;<= 2v9:;<= 2v9:;<= v9:;<= ≃ L’equazione dei lavori: ‚9 ‚+ Δ… 2v9:;<= Essendo una motrice alternativa: … Á V v + Á+ v …B + …+ può essere scritta: ‚9 ‚+ Δ…B + Δ…+ . Essa costituisce un integrale primo dell’equazione di moto della macchina. Noto ®9 V e ®+ V è possibile ricavare Δ… e quindi v per ogni valore di V compreso entro il periodo Θ della macchina e da questo risultato si può calcolare il grado di irregolarità . Il calcolo può essere condotto per via numerica o per via analitica grafica, seguendo il procedimento appresso esposto, noto sotto il nome di metodo di Tretgold. Nel metodo di Tretgold la variazione di energia cinetica delle masse alterne è messa in conto come lavoro delle forze d’inerzia alterne supposte note e sommate alle forze motrici. In realtà le forze d’inerzia alterne non sono note perché il loro valore dipende dalla velocità angolare v che è incognita, ma, essendo piccolo, possono essere valutate in prima approssimazione per v v9:;<= I I . Così facendo si ha: ‚9 ‚+ Δ…B + Δ…+ ‚9 Δ…B ‚+ ‚9 + ‚B ‚+ 1 Á v 2 + Δ…+ v= Poiché Á+ è costante il massimo ed il minimo di v si ottengo quando è massima e minima la differenza: ‚9 + ‚B ‚+ ‚∗9 ‚+ ‚∗9 ‚+ Pertanto risulta: Da cui: 1 Á õv 2 + 9BF 1 Á+ v9BF 2 j 1 Á õv 2 + 9<Ž v9<Ž ö v= v= ö ‚∗9 ‚+ v9BF v9<Ž 2v9:;<= ‚∗9 9BF ‚+ x 9BF 9<Ž ‚∗9 ‚+ 9<Ž x Á+ v9:;<= A parità di altre condizioni per diminuire occorre aumentare Á+ ossia calettare un volano sull’asse della motrice. In pratica il calcolo si svolge nel modo che segue: - Si valuta per V ®9 V e ®9B V Momento motore dovuto alle forze d’inerzia alterne. - Si integra il diagramma di ®9 V + ®9B V per via grafica o numerica per ottenere il diagramma ‚∗ V - Si traccia il diagramma ‚+ V in base alla legge nota di variazione di ®+ V - Si valuta la differenza di x. La relazione precedente permette di calcolare per una data macchina od il Á+ necessario per avere un dato grado di irregolarità. Dinamica dei moti oscillatori: Lo studio delle vibrazioni degli organi delle macchine riveste grande importanza per gli effetti che tali moti possono avere sul funzionamento della macchina e sulla sua stessa vita. In alcuni casi i moti vibratori sono utilizzati per conseguire alcuni effetti utili (ad esempio convogliatori a vibrazione) ma di solito il loto studio è effettuato al fine di individuarne le cause ed i eliminarne o limitarne gli effetti dannosi. Gli organi delle machine sono sistemi continui on massa ed elasticità distribuita. Lo studio dei moti di sistemi elastici continui è possibile in modo rigoroso soltanto in casi molto semplici che hanno un interesse tecnico limitato. D’altra parte per i problemi tecnici è sufficiente uno studio approssimato basato quasi sempre sulla sostituzione del sistema continuo ad infiniti gradi di libertà con un sistema discreto avente un numero finito di gradi di libertà. Questo modo di procedere è giustificato anche dal fatto che i modi di vibrare di pratico interesse corrispondono alle configurazioni più semplici della deformata dell’organo vibrante. Il problema delle più opportuna discretizzazione del sistema continuo in studio non è semplice; in alcuni casi la soluzione è ovvia, in altri rimane un notevole margine di direzionalità. La differenza fra i vari schemi possibili tende a ridursi al crescere del numero dei gradi di libertà. Da un punto di vista matematico la differenza consiste nel fatto che i sistemi continui sono rappresentabili con equazioni differenziali alle derivate parziali ed i sistemi discreti con equazioni differenziali ordinarie. Il numero dei gradi di libertà del sistema è definito come il numero di coordinate indipendenti atto a rappresentarlo e coincide con il numero di equazioni differenziali necessario per descrivere la sua evoluzione nel tempo. Le equazioni differenziali del complesso (“Modello matematico” de sistema) sono in genere accoppiate fra di loro a costituire un sistema; esse possono essere disaccoppiate mediante opportuni cambiamenti di coordinate. Le vibrazioni possono essere libere o forzate. Nel primo caso il sistema meccanico vibra in assenza di forze esterne e soltanto sotto l’azione di deformazioni inziali; in assenza di fenomeni dissipativi (“smorzamento”) la vibrazione si mantiene indefinitamente nel tempo ed è costituita da una somma di moti periodici aventi frequenza costante e dipendente soltanto dalle caratteristiche fisiche del sistema stesso (“modi o frequenze naturali” del sistema). Le vibrazioni forzate si manifestano quando il sistema è soggetto ad una o più forze eccitatrici di tipo alternativo. La frequenza di oscillazione coincide con la frequenza della forza eccitatrice. Se questa è uguale ad una delle frequenza naturali del sistema si manifesta il fenomeno della “risonanza” e l’ampiezza di vibrazione diventa molto grande limata soltanto dallo smorzamento. I sistemi meccanici sono di solito debolmente smorzati e le frequenze naturali possono anche essere determinate supponendo nullo lo smorzamento, senza commettere errori apprezzabili. Pertanto lo studio del sistema libero non smorzato porta ad informazioni essenziali anche per lo studio del sistema forzato. Le forze smorzanti si manifestano in vaie forme, non sempre rappresentabili matematicamente in modo semplice. I tipi più comuni sono: - Attrito viscoso, proporzionale alla velocità; - Attrito coulombiano, approssimativamente indipendente dalla velocità; - Attrito aerodinamico, proporzionale al quadrato della velocità; - Attrito isteretico, forma assai complessa, descritta nel seguito. Sistemi ad un grado di libertà: Nel caso di un corpo rigido in moto traslatorio o rotatorio soggetto a forze elastiche e viscose, le equazioni di moto sono: ECH ÁVH C V Cº + ! I Vº + E I A parte il diverso significato dei simboli le equazioni sono identiche e quindi basta riferirsi ad una di esse. Il problema da risolvere è quello di determinare la funzione C I una volta assegnata la forza ! I . Il problema può agevolmente essere risolto in modo generale utilizzando la trasformazione di Laplace (‚lC n C : El C C E Cº 0 n + l C C 0 L + + + C 0 n+ C EC 0 + ECº 0 + C 0 + E + L L + E + + ⟹ }( E + + Se tutti i valori iniziali sono nulli }( 0; inoltre il secondo termini non è significativo per quanto riguarda le proprietà intrinseche del sistema vibrante. Salvo casi particolarissimi si può quindi porre: C l™ = v9 E L + + 1 x , 9 9, x + 2= 2= Pulsazione naturale non smorzata. 9 +1 L , : 9 Fattore di smorzamento. Assegnata la funzione ! I la precedente relazione determina C I . Esempi: 1. ! I 1 I ;L C 9 x + 2= 9 +1 L’andamento della funzione C I dipende dai poli della C ossia dalle radici dell’equazione: + 2=v9 + v9 0. Poiché nei sistemi meccanici normalmente = è piccolo e minore di (quando è dovuto ai soli smorzamenti interni del materiale), tali radici sono: =v9 ± Âv9 ¨1 = e la C I è espressa da: C I x 1 =v9 ± Âv3 5ná™ • ¨1 = sin v3 I + v3 J ¨1 I T = = U Si ottiene come è noto un’oscillazione smorzata di pulsazione v3 ; l’ampiezza si riduce del fattore nel tempo 2. ! I : lL m I l™ n 1n . La forza eccitatrice, costituita da una forza di intensità molto grande che agisce per tempi molto piccoli, può essere rappresentata con una funzione di DIrac: C x + 2= 9 C I 5ná™ • x v9 = ¨1 9 +1 sin v3 I Si ottiene ancora un’oscillazione smorzata dello stesso periodo della precedente e con la stessa legge di smorzamento. 3. ! I sin vI L á Œ / 8á/ È noto che in generale la C I si compone di due termini. Il primo (integrale particolare) è dovuto alla forza eccitatrice ed è dello stesso tipo di questa; il secondo (integrale generale dell’equazione omogenea) è costituito da un’oscillazione smorzata avente le stesse caratteristiche delle precedenti. Il primo termine rappresenta l’oscillazione e la deformazione a regime. Nel nostro caso la situazione di regime è rappresentata da un’oscillazione della stessa pulsazione della forza eccitatrice. Se interessa questo termine si ha: C I +:%<9: ° v ∙ + Âv 1 ∙ 2 1 9 x + 2= 9 x 9 v + Â2= +1 9v ∙ ∙ Œ• ± ŒNÃá Ãá• +° 1 ∙ 2 1 v ∙ Âv 9 9v Ponendo: 1 x 9 v + Â2= 9v ® â x x + 2= Â2= 9 +1 9v ∙ ∙ Œ• Ãá• ± ŒN5Ãá Con: ® ¨ 1 9v x + 4= I ª 9v 1 2= 9v 9v « Si ha: C I dove ® e / Œ / 8 nl Œ8 l™ ™ +:%<9: ®∙ à á•8¢ 2 à á•8¢ ® sin vI + sono rispettivamente modulo ed argomento della funzione: valutata per Âv. Questo risultato è generale e non limitato a sistemi oscillanti ad un grado di libertà. Tutte le volte che si ha un’espressione del tipo C Z L , Z Ammettenza meccanica generalizzata o flessibilità dinamica E la ! I è una forza che varia con legge sinusoidale, l’oscillazione a regime vale: C I +:%<9: |Z v | ∙ sinlvI + I Z v n essendo v la pulsazione della fase eccitatrice, supposta di ampiezza unitaria. Ritornando al semplice sistema oscillante già considerato è noto che l’ampiezza della vibrazione può avere un massimo per valori di = che variano in un certo campo. Il massimo di ® si ha per quel valore di v che rende minimo il denominatore 1 + 4= 9 v ossia per v che soddisfa alla condizione: 9v ; ;á l 1 9v + 4= v 9n v+ 2 1 9v v9 ¨1 9v 2= + 8ξ v 0 da cui: 9 Questa pulsazione si dice pulsazione di risonanza del sistema. La risonanza ossia il massimo dell’ampiezza si manifesta solo se: 2= ≤ 1 ossia per = ≤ ≃ 0,7. Il corrispondente massimo dell’ampiezza ®9BF ƒ™ p n¨ 5n / √ n¨ 5n / ; al rapporto si dà il nome di fattore di risonanza, per = piccolo ƒ™ p ≃ n ” “fattore di qualità”. I fenomeni di risonanza sono in genere molto pericolosi negli organi delle macchine perché con forze di intensità anche modesta, si possono avere deformazioni (e quindi sollecitazioni del materiale) molto grandi. Il valore di ® inteso come rapporto fra ampiezza della deformazione ed ampiezza della forza eccitatrice si denomina anche flessibilità dinamica del sistema. Esso vale per quanto già visto: ® ¨ 1 Nel caso statico v 9v 1 0e ® + 4= : 9v 1 ©°1 ; alla risonanza ® v v Dv G ± + 4= Dv G 9 9 0 n¨ 5n / il rapporto fra flessibilità dinamica e flessibilità statica è proprio pari al fattore di risonanza. Ad infinito per = 0,1 (valore già grande per materiali ferrosi) la flessibilità dinamica alla risonanza è circa 5 volte la flessibilità statica. Consideriamo una curva relativa d un determinato valore di = (sufficientemente piccolo) e consideriamo punti } e } situati a destra ed a sinistra del massimo per i quali l’ampiezza si riduce a volte il √ valore del picco. Si può verificare che essi corrispondono rispettivamente alle v+ ¨1 2=, ω v+ ¨1 + 2=. pulsazioni: v Il rapporto á/ 5á0 á— àá á— ¨1 + 2= ¨1 2= ≃ 1 + = 1 = 2= š ‡ detto anche “fattore di perdita”, può servire per determinare sperimentalmente = e quindi il coefficiente di attrito viscoso. Questa proprietà risulta utile per la determinazione sperimentale del modello matematico di un sistema vibrante. 10. Lubrificazione: Parallelismo: Fisica meccanica Conservazione della massa Ls E ∙ s Fisica meccanica: - ∼ ∼ Fluidodinamica Equazione di continuità Equazione di Navier-Stokes ”s c s ”º E∙ ̅ Ls : Considero un fluido: Punto materiale si trasforma in un volumetto, che evolve nello spazio dalla configurazione iniziale Ω= ad una generica configurazione Ω I nell’istante I. La generica particella Cs finirà in C̅ ⟹ C̅ s Cs Associo alla particella delle grandezze: ! C̅ , I ¦∙ ̅ • I Ià ¦ E I Ià Ià E Sorgente delle forze agenti sulla particella: Voglio “trovare” Ls |s C, I → ¦ ∙ ! ̅ ! E ∙ s: J Ià E Come faccio a scrivere come evolvono le quantità associate alle sorgenti con le forze? Procedo in modo assiomatico: Newton: ”sº I Ls - r • Ipotesi fisiche: : dunque: !̅ + - r • |s + u- ! ̅ + ¦ ∙ ̅ ”s ⟹ ¦ ∙ ̅ I t r• t t - |s + Ls : s r • ”sº x w w w v 1B Il fluido è un continuo di Cauchy (effetti molecolari sono trascurabili, il fluido non è fatto da atomi: 2B La massa si conserva (non esistono forze che creano/distruggono la massa) 3B Il fluido è omogeneo ed incomprimibile ¦ ≃ costante, quand’è che questo accade? Liquidi, tratto oli ≃ liquidi ) 4B Fluido Newtoniano, le tensioni sono proporzionali solo ai gradienti di velocità: ∝ A+ Aü Considero solo l’attrito: Gli strati si muovono con velocità diverse e strisciano l’uno sull’altro: Se > ⟹ il primo strato tracina il secondo strato B 5 Non ci sono effetti termici: 6 costante Equazione di base della fluidodinamica: …• J ï I ¾I x Ià z …• J ! E Teorema del trasposto (dimostrazione fatta in seguito): - r • ! ̅ C̅ , I + !̅ + I E I E I - r • ! ̅ C̅ , I La variazione di ! ̅ è data da: ±¾ + II - r • • A! ̅ ++AI r • Ià E E ! ̅ ∙ s !̅ ã - La variazione ! ̅ dentro - La variazione AΩ (il fatto che AΩ si sposti fa si che ci sia un punto che mi entra ed esca da Ω Ω Utilità del teorema del trasposto ⟶ trovo equazione fondamentale della fluidodinamica: I - r • ⟹- r • ⟹ - r • + ! ̅ C̅ , I A! ̅ ++AI r • A! ̅ + AI - r • r • õ! ̅ ∙ ̅ " ö + õ! ̅ ∙ ̅ " ö {-s µ} ö + ÕÓØõ-s ∙ Ø {| ⟹ |s + ⟹ - µ ~ |s + A! ̅ ++AI r • - r • ̅ ∙ s !̅ ã - r • |s + ⟹ |s + ⟹ I, Ω Applicazioni: 1B ! ̅ → ¦ ̅ |s → 0 ̅" Equazione di continuità: 2B ! ̅ → ¦ ̅ • §ís •• + •§ D •• + •§ •ís ¦D •• ¦ ̅G + Áís ∙ ̅ G •• + |s → ¦!í̅ ¦ ̅ ̅" Vari passaggi: ̅ D •§ •• + ¦!í̅ ¦ ̅ ¦ ̅G + ¦ D E •ís •• 0 ! + Áís ∙ ̅ G E J ¦!í̅ 0 dall’equazione di continuità, Áís (Jacobiano) ¦!í̅ •ís F̅ ,• •F̅ Quali sono le forze agenti sul fluido? Ogni particella interagisce con delle forze d’interazione, prodotte dalla particelle adiacenti: |s ¦!í̅ + » » F•F• + p |s lp » »FF T ýF F Fý »ýý ý F ý » U matrice degli stress, F•F• pressioni, p matrice 3C3, termini tangenziali dovuti agli effetti dell’attrito. 6 Áís + Áís" → F + p → |s ¦!í̅ + µ ̅ 6Δ p 6 µ + Ià n Equazione di Navier-Stokes: •ís ¦D •§ •• •• + sss + Áís ∙ ̅ G ¾ ¦≃ ¦ ̅ I I 0 Condizioni iniziali: ̅ C̅ , I ¦ C̅ , I ̅( C̅ ¦( C̅ sss ̅ + ¦!ís equazione continuità ⟹ ̅ 0 ∀ C̅ ∈ Ω ∀ C̅ ∈ Ω Condizioni al bordo: ̅ C̅ , I ¦ C̅ , I +6 ̅z=+;= C̅ ¦z=+;= C̅ ∀ I̅ ≥ I( , ∀ C̅ ∈ Ωz ∀ I̅ ≥ I( , ∀ C̅ ∈ Ωz Teorema del trasposto (dimostrazione): p + ¦!í̅ L C, I µ •¢ •F̅ Á C, I det L det L ! ̅ s Cs , I , I I - ! ̅ C̅ , I rA - rA Lo Jacobiano di è una funzione che mi dice se le mie particelle si stanno espandendo/contenendo. I ⟹E ⟹E I ! ̅ C̅ , I - r • !ù Cs , I , Á Cs , I + !ù ̅ C̅ , I ∙ Á C̅ , I °ª I +( Á C̅ , I « !ù ̅ C̅ , I ‚ I - ! ̅ s Cs , I , I ∙ Á Cs , I + rA +( + A! ̅ ++AI r • I det L ̅ ƒ Á C̅ , I Á C̅ , I õ! ̅" ̅ ö + +( I ̅ C̅ , I ± ̅ ƒ Á C̅ , I ̅ Á C̅ , I + +( „! ̅" ̅ … ƒ +( Á C̅ , I ƒ +( +( A!ù ̅ + Áís C̅ , I ̅ AI Áís C̅ , I ̅ + ! ̅ C̅ , I | !ù ̅ C̅ , I ∙ Á C̅ , I !ù ̅ C̅ , I - ‚ Á C̅ , I + !ù ̅ C̅ , I I rA A!ù ̅ - ‚ + Áís C̅ , I ̅ + ! ̅ C̅ , I rA AI r • det L < 0 E !ù C̅ , I + ΔI ∙ Á C̅ , I + ΔI - lim ‚ ΔI rA à•→( !ù ̅ C̅ , I - ‚ + !ù ̅ C̅ , I I rA - J +ƒ - A! ̅ ++!̅ ∙ ̅ " ∙ AI r • - A! ++AI •r • r • r • ã „õ s|s " ö s ̅ ∙ s !̅ ã |s ∙ s ∙ s… Principali tipi di lubrificazione: 1= Lubrificazione asciutto (zero) → non c’è lubrificante, possibile grazie a materiali polimerici. Applicazione: bronzine, materiali sintetici. Costa poco, ma hanno limiti in termini di carichi applicabili. 2= Lubrificazione limite (grasso). Uso fluidi caratterizzati da molecole che hanno dimensioni caratteristicamente comparabili con le dimensioni caratteristiche della rugosità. Applicazioni: bronzine, cuscinetti volventi. 3= Lubrificazione mista, caso particolare tra 2 e 4. 4= Lubrificazione fluidodinamica. Effetto di portanza p Forze resistenti dovute all’opposizione del moto. Il contatto è completamente mediato dal meato/meandro (fluido). Sfrutto la portanza: Il corpo, che si muove su un fluido, è soggetto a delle forze risultanti. La risultante delle pressioni del fluido è diretta verso l’alto → produce forze che il fluido fa sul corpo, riuscendo a sostenere il carico che il fluido fa sul corpo. Applicazione: cuscinetti fluidodinamici. 5= Fluidostatica: Ovviare al problema di quando il moto si ferma. Porto il lubrificante in pressione dentro il meato. Se ottengo una forte sovrappressione ⟹ risultante delle forze che il fluido fa sull’albero ⟹ sostentamento anche se l’albero gira lento o si ferma. Applicazione: cuscinetti fluidostatici. ‚ | ! J ‚ I II ! E I E I I | E E I - La lubrificazione fluidodinamica è necessaria quando v, ï aumentano in contemporanea. - Pochi v, tanti ï ⟹ uso cuscinetti volventi. - Crisi coppia cinematica: elevati v, ï. Modello coppia cinematica: (come si fa?) T ̅ C, J Ls , Ls A¾ ü U ü C, J ̅ C, J U I , I Ls :F• necessarie per mantenere in moto le pareti su ¾ ed ¾ del meato. quattro facce laterali; A¾$ Inizio con Navier-Stoke !̅ s c T E µ + 6Δ µ ̅ ̅ 0 ̅ Uscita lubrificante; A¾: Entrata lubrificante. N O Campo delle velocità di un qualsiasi punto del fluido che si trova nel meato. Ipotesi: 1B Effetti inerziali (parte di accelerazione) trascurabile: s •ís D •• + Áís ̅ G ≃ 0 1.1 1.2 •ís •• ∼ 0 → moti stazionari ⟹ studio problema a regime. Áís ̅ ∼ 0 → moto fluido laminare, suppongo che il fluido non sia caratterizzato da moti vorticosi. 2B Noni ci sono Ls :F• (di volume) applicate al fluido !̅ ≃ 0 0 ⟹c L’unica forza sarebbe il peso, ma il peso del fluido è ridicolo rispetto ai carichi applicati sulla coppia cinematica. µ + 6Δ µ ̅ ̅ 0 Condizioni iniziali: considero non dipendenza dal tempo (problema stazionario) Condizioni al bordo: condizioni di aderenza ¾ ̅ ̅ Perché faccio il modello? ̅ ̅ ¾ ¦ A¾ Output da calcolare: - Campo delle velocità → come si muove il fluido nel meato; Campo delle pressioni → come si distribuiscono le pressioni nel meato; Effetto portante: che coppia e forza ottengo; Le } calcolate sono sufficienti a bilanciare i carichi?; Portata lubrificante ”: quanto lubrificante esce ed entra?. ≪ 2*$+íB•$+B Schiaccio → il fluido esce da tutte le parti → il moto del fluido lungo CJ (tangente) è preponderante rispetto a ü (normale): Derivate spaziali di ̅ ∼ 0; Moto schiacciamento quindi: L† õLý ö ≫ L•BŽ%:Ž•: LF A a AC Q Q A Aü Q̀ QA _ AJ 6 A Aü 0⟹ 6 A Aü Ricorda: 0 A a Q AC Q A Aü Q̀A Q _ AJ C, ü ⟹ le derivate spaziali , lungo C e J sono trascurabili rispetto alle derivate spaziali di , lungo ü. 1 2 3 µ + 6Δ µ ̅⟹ µ µ ̅: 6Δ A A A A 6N + + O AC Aü AJ Aü A A A 6N + + O 0 AC Aü AJ A A A A 6N + + O AC Aü AJ Aü õ ̅≃0 L† ≫ L•BŽ%:Ž•: ö õ Lý ≫ LFý ö Integro 1 e 3 : - → → A Aü ü A ü Aü A Aü A Aü - - u t t t s 1A ü ü+6 AC 1 A ü + 26 AC ü - ü - 1A ü ü+6 AJ 1 A ü 26 AC 1 A ü 26 AJ , ü ü C, J C, J ü + A 1 A ü→ AJ 6 Aü 1 A ü + 26 AJ Voglio adesso , , 1A ü+ 6 AC A 1 A ü→ AC 6 Aü , • , , • C, J ü + •, t ü ü C, J ü→ C, J 1A ü+ 6 AJ C, J t • C, J ü→ C, J sfrutto le condizioni al bordo: ¾ ¾ ü ü + + ü ü ü ü ü ü ü ü + + Il primo pezzo è il contributo quadratico di scorrimento, campo di velocità se le superfici stanno ferme. Il secondo pezzo è il contributo lineare di trascinamento, le superfici traslano il meato, che trascina il lubrificante. Per determinare le tre incognite fondamentali del problema l’equazione di continuità: A A A + + AC Aü AJ 0 ̅ Integro rispetto a ü, da ü a ü : ý/ A A ü +ü ý0 AC ý0 AJ ý/ A £ F, ! C, ü, J AC ¡ F, A! C, ü, J AC ! C, f C, J , J ! C, ' C, J , J A ý/ AC ý0 ü Idem per w: A ü AJ ý0 ý/ - ¡ F, A ; f C, J AC C, ü , J A ü+ ý0 AC A ý/ AJ ý0 Sostituisco in 1 : 2 C, J ü C, J A ü Aü A ! C, ü, J AC ü + ! C, f C, J , J ü ; ' C, J 1 A ü 26 AC C, ü , J ý/ ý/ ý0 £ F, ü Aü AC 1 A ü 26 AC ü ü; Aü + AJ Af C, J AC ü ü ü + ü ü ü + ý/ Aü A →ü AC ý0 AC 3 , ricordando K ü C, J h considero 0 - Formula di Leibniz: , , Aü AJ ü ü ü ü A ý/ AC ý0 3 ! C, ' C, J , J ü ü ü + ü ü + Aü + AC 1‡ … 26 L e chiamando 1‡ … 26 spessore del meato. A' C, J AC Aü AC 2 Equazione di Reynolds: A ª AC • A A «+ ª AC AJ • A « AJ 126 + 66 A A ü +ü AC 66 + AC + + A + AJ A ü +ü AC =Meato. Incognita. - 126 Termini di schiacciamento ( ∼ 0, ma non è detto che la differenza di sia ∼ 0). • $ 8$ • ˆ 8ˆ 0 / 0 / - 66 + Termine di velocità, mi dice come il moto •F • tangenziale delle superfici va ad agire sulle pressioni. • ý 8ý • ý 8ý 0 / 0 / - 66 + Termini delle superfici, mi •F •F dicono come la forma del meate agisce sulle pressioni. C, J A¾ B9z<:Ž•: Come trovo i carichi che gravano sulla superficie? Da trovo la velocità e poi i carichi e la portata. La risultante delle azioni che un fluido fa sulla superficie: Ls - »s + B Ls - »s + Bs ”Œ$ - ̅ ∙ s ¾$ ‰0 ‰/ •‰Š s E E ¾ ª ¾ - •‰ ̅ ∙ s ¾: ̅ s ! ! ¾ « ¾ »s E A¾$ A¾: , ” I I | ! I Cuscinetti fluidodinamici a pettini (elemento che viene ricavato o sull’albero (figura a sinistra) o sulla sede (figura a destra), opzione più comune e meno costosa): Obiettivo: Voglio capire quali forze si scambiano questi due elementi. Superficie cilindrica ⟹ superficie generate da una retta (in questo caso ¾ ortogonale a Cü, cioè parallela a J e simmetrica rispetto al piano Cü). | Larghezza slitta / piano lungo J. ¾ Una delle due superfici che delimitano il meato (fissa). È solo in funzione di C. Dunque: 0, 0, 0 costante, 0, 0 0, C ü C ü C ü ü C Dall’equazione di Reynolds: A ª AC • A A «+ ª AC AJ • Relazione di campo: •3 ‹ •F ü ü •3 ‹• A « AJ + ü ü $/ @ ü 66 C , 66 I , ,¿ E I E C I Ià E ! Siano ï , ï e p , p le componenti verticali e longitudinali di Ls e Ls u tLs t t t Ls s - ‰0 - ‰/ ® E »s + »s + : B s ¾ Bs ¾ ï Ls ∧ ’̅ - õ p Ls ∧ ̅ - D »F + ï Ls ∧ ’̅ - õ ‰0 Fý F ‰/ - 6 ‰/ A Aü F Ž • … Œ… … + õ»ý + Bö ý + ý ö ¾ + Fý ý + F G ¾ Bö ý + ý ö ¾ B ‰0 Fý » A Aü 6 F + õ»ý + F ¾ - ‰/ B ý ¾ 6ª A A + « x AC AJ ‘w A •w 6 w Aü w •v - B ‰0 - 6 ‰0 ¾ A ¾ Aü I Ls ∧ ̅ p - D »F + ‰0 - ‰/ F B B F F + Fý ý ¾ +- 6 ‰/ + A Aü G ¾ F ý ¾ e ý : componenti del versore normale alla superficie. Grandezze importanti: : Su entrambi i carichi entra in gioco sovrappressione ⟹ quanto riesco ad innalzare la pressione sul meato? 6 •$ •ý B (diretta lungo C) del fluido : Gradiente delle velocità, come varia la velocità lungo ü. Genera resistenza (negativa). Contributi secondari, quelli moltiplicati per F, possono essere negativi. Portata: ” - •‰Š ¾$ - •‰ ¾: Ipotesi ulteriori: Il pattino / slitta sia infinitamente largo: | → + ∞ cioè: spessore del pattino | ≫ meato Dunque: Con buona approssimazione posso studiare quello che accade nel meato in una sezione qualunque del meato } E ^ C, J C, ü, J C, ü, J q | → +∞ Y Sostituisco (le equazioni che ho ora) nell’equazione di Reynolds: C C, ü 0 ¿ C ª • J C 66 « C I Integro rispetto a C: 66 C + , ª : C I I C B , 0 C è è! J C« • Altra integrazione: CK F 66 - ( + F - ( CK • + Impongo le condizioni al bordo: 66 ∗ B M( B M( B M( B M( CK CK CK • CK • + ∗ 66 C B , ∃ un certo valore C ∗ , dove la pressione inverte il suo trend: Ottengo che: : 66 C B Nota bene: Se ;@ ;F ;@ ;F ∼ ∗ ª1 66 I « F N- ( I ⟹ CK ∗ ; ;/3 ;F / O→ C ª • C , 66 « C <0 > 0 ⟹ Meato deve essere divergente nel senso del moto. è una retta: ( E ≃ ( • > 0, poiché deve essere uguale ad una quantità negativa ed è moltiplicata . HP) Cosa succede se ( CK - • ;3 G ;F D ;F F + Spessore minimo del meato, Spessore massimo del meato, Parametro di forma del meato rispetto allo spessore minimo: ( C ( D1 @0 5@A @A + E CG , : . Mi dice di quanto è inclinato il pattino EE I E I →I I → ‚ ( ^ï ! E ò || I I I , I E | , E I ,E I E I I E I I I II I I J J | I I || ! E E ( I| Variabili adimensionali: 66 x x ∗ B = ã L 2 Z J E ( E E I I 1+E 2+E 66 | E , E sono E I E Dopo E ∼ 1 la situazione peggiora ⟹ E ï 66 ª ( « E = C x DE, G, 1: Δ • E E • I I , ( E I . ≅ ( II . Ià |p | 6 ( V E Coefficiente d’attrito equivalente: ! |p | ï J I I E ,E • I pesa |p |, !! II I , ï , !! II I Maggiore ⟹ maggiore spinta e resistenza Fluido ideale 6 0 ⟹ non sostengo carico, non ho perdite ( minore ⟹ ï cresce come inverso del quadrato, p cresce come inverso lineare HP) | è finito: B variano lungo J in prossimità di ± (facce laterali) z ≠ 0 in prossimità di ± (buono, poiché da qualche parte il fluido deve uscire negativo, poiché possibili perdite di pressione) ! aumenta: pzN <Ž<•= > pzN– Coefficienti correttivi: z A titolo di esempio di un coefficiente di bordo, ho trovato un carico grande su cuscinetti ï < ¼# ï +:B¯: |ï < ï < trovato dal progetto. Trovo ¼# . Trovo ï + (carico reale sostenibile dal cuscinetto). Coppia rotoidale: 1. Coppia rotoidale con perno oscillante: È costituita da: Due cilindri: ¾ , raggio 2 , asse (detto cuscinetto) coincidente con J, ha come traccia il punto q , ruota intorno ad q con velocità angolare v µ ; ¾ , raggio 2 , asse (detto perno) parallelo a J, ha come traccia il punto q , possiede un moto di rototraslazione del punto q e dalla velocità angolare v µ . La coppia cinematica, simmetrica rispetto al piano Cü, ha larghezza pari a |. Ci sono due aperture attraverso le quali il meato entra A¾: ed esce A¾$ . Ls , ® , Ls , ® sono le azioni esterne necessarie per mantenere in moto le pareti ¾ ed ¾ del meato. sssssss Spessore del meato V ã ã ≪ 2 , 2 ⟹ posso ricondurre lo studio della coppia rotoidale a quella della slitta piana, introducendo opportune coordinate cilindriche. Indicate con CŒ3 , üŒ3 , JŒ3 le variabili spaziali impiegate nello studio della slitta piana, ho che: CŒ3 Y üŒ3 JŒ3 V2 0 — J Le derivate sono dunque: &<V<& ≤ ≤ | | ≤J≤ 2 2 V 1 A A a ∙ 2 AV AC Œ3 Q Q A A AüŒ3 A A A Q̀ Q _ AJŒ3 AJ ˜ Il primo membro dell’equazione di Reynolds diventa: 1 A ª 2 AV • A A «+ ª AV AJ Velocità del punto q : ̅ q I º ’ ̅ + 'º ̅ , Ià • A «, AJ sssssss q q V, J : cos V ̅ + sin V ’̅ sin V ̅ + cos V ’̅ ̅ ’̅ Poiché: ã q (ricorda che ’̅ ∙ ̅ Quindi ho che: sssssss sssssss q ã ’̅ + ’̅ ⟹ q ã 0, ’̅ ∙ ’̅ cos V + ¨ sssssss q ã Lo spessore del meato 2 Con: m 2 sssssss q ã 1 cos V + 2 2 2 sssssss q ã + 2 ≃ cos V + 2 E sssssss ã ã può essere quindi ricavato notando che: 2 cos V m 1 2 (gioco radiale della coppia), ™ ̅ ã +v µ ∧ ã ̅ q : g . Poiché: ¾ →^ sssssss q ã ’̅ + ’̅ º sin V ̅ + cos V ’̅ + 'º cos V ̅ + sin V ’̅ + sssssss +v µ ∧õ q ã ’̅ + sin V ̅ + cos V ’̅ ö Siccome: v µ ∧ ’̅ ̅ ã µ ∧ º ’ ̅ + 'º ̅ + v q ≪2 ™ cos V Per la formula fondamentale dei corpi rigidi: ̅ ã 2 sssssss q ã cos V ;@ ;ô v ̅ ,v µ ∧ ’̅ v ̅ l º sin V + 'º cos V +v 2 n ̅ + l v cos V ̅ + sin V ’̅ º cos V + 'º sin V sin V, per quanto riguarda il cilindro: º sin V + 'º cos V + v 2 º cos V Supponendo che 2 ≃ 2 ;@ 'º + v ;ô 0 ;@ ;ô ¾ →Y v 2 0 0 2, trovo l’equazione di Reynolds: v sin V n’̅ 1 A ª 2 AV • A A «+ ª AV AJ • A « AJ 126 ª + º cos V 66 N 2 66 2 V 'º +v «+ V V v 2 + º sin V + 'º cos V + v 2 O V º sin V + 'º cos V + v 2 v 2 Attraverso delle semplificazioni posso scrivere: 1 A ª 2 AV • A A «+ ª AV AJ • A « AJ Le componenti della velocità , a ` _ 1 A 262 AV 1 A 26 AJ 66 sono: + v +v V 126 ª º cos V + 'º V « + Le azioni Ls , ® , Ls , ® necessarie per mantenere in moto le parati del meato hanno la seguente espressione: Ls - »s + B s ¾ ® - C̅ qs ∧ »s + Bs ¾ ∧ xs Ls - »s + Bs ¾ ® - C̅ qs ∧ »s + Bs ¾ ∧ xs ” - ̅∙s ¾ ‰0 ‰/ ‰0 ‰/ Per quanto riguarda la portata volumetrica di lubrificazione ”: •‰Š - •‰ ̅∙s ¾ Se poi A¾$ e A¾: sono costituite dalle sole facce laterali dei cilindri ¾ e ¾ (le eventuali altre aperture sono trascurabili) si ottiene: ” - •‰Š ¾ 2. Coppia rotoidale con perno non oscillante: - •‰ ¾ L’ipotesi di perno non oscillante comporta delle agevolazioni: - La velocità ̅ q del punto q è nulla ⟹ º 0 'º 0. µ v - La velocità angolare del cuscinetto v µ è nulla. Ho solo v L’equazione di Reynolds assume la forma: 1 A ª 2 AV • A A «+ ª AV AJ • A « AJ 66 Le componenti della velocità sono: a ` _ 1 A 262 AV 1 A 26 AJ + V v 2v Riguardo le azioni essenziali per mantenere in moto le parati del meato introduco le grandezze ï , } ï , } , cioè le componenti di Ls Ls rispettivamente ortogonali e q. parallele alla direzione di accostamento del perno al cuscinetto q ï Ls ∧ ’̅ - õ } Ls ∧ ̅ - D »F + ® ‰0 - „Cõ ‰0 - °6 ‰0 ï Ls ∧ ’̅ } Ls ∧ ̅ ® - „ C ‰0 ‰0 A A Cü 1C F + õ»ý + Bö ýö ¾ - °6 + Fý ýG ¾ - ° B F + õ»ü + ö 1C - õ ‰/ ‰0 q q F Fý õ F 1ü ö + õ»ý + F Fý ª6 A A ‰0 ü õ»C + üª õ 1ü - D »F + - ° C ‰0 Fý Bö + B F F + õ»ý + ý + Bö F ý« B + A A - ª6 ‰/ ü q q ª +6 … ¾ F B F B A A ý± ¾ ý± ¾ ¾ B ý« ¾ A Aü ý« ¾ F B »F + F 1ü «± A Aü ‰/ ü B Cü 1ü - ª ¾ ýö 1C 1C + 6 ö ¾ ý ýG Fý ö F B ‰0 ö A A +6 + F Fý +6 A A ý … ¾ ý «± ¾ Considero l’equilibrio alla traslazione ed alla rotazione del fluido all’interno del meato: a Q Q Q̀ Q® _ } +} ® ï +ï ï - •‰ - - •‰ •‰ C̅ Bs Bs qs ¾∧ ̅ ¾ ∧ ’̅ ∧ 0 Bs 0 ¾ ∧ xs 0 3. Coppia rotoidale infinitamente larga con perno non oscillante: Suppongo che la larghezza della copia tenda all’’infinito in direzione J, cioè | → + ∞ Vantaggi: V ,V - 0 Dal punto di vista fisico significa ammette che il meato sia molto allungato in direzione J e trascurare le cadute di pressione, che inevitabilmente avremmo nella realtà in prossimità dei bordi laterali. L’equazione di Reynolds diventa: 1 A ª 2 AV • A 66 v ⟹ V AV A « AV 66v2 + • 66v2 - ⟹ ô ( VK + - ô ( VK • + La costante può essere determinata imponendo la condizione al contorno & & : 66v2 VK 4 M54 66v2 VK 4 M54 • ∗ , ∗ 4 M54 4 M54 VK VK • 2m 1 ™ 2+™ Dunque: A AV 66v2 ª1 ô 66v2 N- ( ∗ V′ 2 « ∗ ô - ( V′ 3O+ 66v2 m ™ 2 ™ cos V sin V + 2 + ™ 1 ™ cos V Come trovo ? Devo conoscere il valore della pressione in corrispondenza di un valore di V; a tale scopo suppongo che sia V̅ B ovvero che il meato sia messo in comunicazione con l’ambiente esterno nel punto V V̅. Andamento di V B: Da questo grafico noto che solo per V̅ V ∗ la funzione V B sia sempre ∗ positiva (e nulla per V V ; al contrario per qualunque altro valore di V̅ la funzione V B presenta una zona negativa. Questo risultato è fisicamente inaccettabile, poiché nella realtà in tale zona si ha la rottura del film di lubrificante per cavitazione. La zona in questione non produce carico e quindi non collabora al sostentamento del perno; si avranno dunque sia una riduzione che un disassamento della risultante q come nel caso ideale. che non risulterà più ortogonale alla direzione q 1 A 262 AV L’equazione: + 2v permette anche in questo caso di determinare la componente della velocità (la è nulla per ipotesi). Volendo inoltre calcolare le azioni: ï , } , ® per unità di lunghezza agenti sul cilindro ¾ le equazioni: a ï Q Q Q Q} Q̀ ®1 Q Q Q _ Ls ∧ ’̅ Ls ∧ ̅ - ¾1 - õ ‰0 - D »F + diventano: ‰0 Cõ - °6 ¾1 Fý Fý A A F F F + õ»ý + B + õ»ý + F B + Bö Bö Fý ýö ý ýö ¾ ýG ¾ - °6 - ° ü D »F + üª ‰0 ‰0 B B A A F F + +6 F B Fý A A F ýG +6 ý «± B A A ¾1 ¾1 ý± ý± ¾ ¾ 4 A G A +N( ï - °6 } - ° ® - C ª6 a Q 1 A 2v + 262 AV 66v2 ™ 2 ™ cos V sin V + m 2 + ™ 1 ™ cos V 54 4 F B 54 4 54 B F A G A +N( +6 A G A +N( F ý± 2 B V ý± 2 V üª ý« dove: F cos V, ý sin V, C 2 cos V e ü equazioni appena scritte le equazioni: Q̀ _ si ottengo i valori desiderati di ï , } , ® . Tuttavia, poiché gli sforzi tangenziali: 6 •$ D •+ +N( B F +6 A G A +N( ý« 2 2 sin V. Sostituendo nelle V risultano trascurabili rispetto alle pressioni B , nelle applicazioni pratiche le grandezze ï , } , ® possono essere valutate come segue: 4 ï - õ B ýö 2 V } - õ B Fö 2 V ® 54 4 54 4 - 54 CD B ýG + ü B F 2 V Sostituendo l’equazione: 66v2 m ™ 2 ™ cos V sin V + 2 + ™ 1 ™ cos V nelle equazioni sopra scritte e ricordando la proprietà di disparità della funzione , si ottiene che: ï 2 66v2 ª « m } 0 ! |® | 2ï ® ! 6v2 2&™ 2 + ™ ¨1 ™ 2 4& 1 + 2™ m 2 + ™ ¨1 ™ mš C 26 C 6v2 š C © ï ¨6 C 2 66v ª « m 6v2 m 1 + 2™ 2 3™ C 2 š C m 6v2 © x ™ ï nelle quali ! è il coefficiente di attrito equivalente della coppia rotoidale lubrificata. Può essere interessante notare che la funzione: 1 + 2™ 3™ che compare nell’espressione del coefficiente di attrito !, si mantiene molto prossima ad uno in tutto l’intervallo 0.5 ≤ ™ ≤ 1 ovvero l’intervallo dei valori di ™ più comunemente adottati nel proporzionamento dei cuscinetti. Pertanto si può concludere che, per valori abituali di ™, il coefficiente di attrito ! della coppia rotoidale di larghezza infinita e perfettamente lubrificata valga circa: m , 2 dall’equazione } 0 si deduce quindi che la risultante delle azioni agenti sulla coppia è ortogonale alla direzione di accostamento q q . Per quanto riguarda le grandezze ï , } , ® , esse possono essere calcolate mediante le equazioni scritte sopra il paragrafo coppia rotoidale infinitamente larga con perno non oscillante. La situazione appena descritta può essere anche rappresenta graficamente riportando sul cuscinetto, coerentemente con le equazioni: ï 4 - õ 54 B ýö 2 V 4 } - õ 54 4 ® - 54 Fö 2 B CD V ýG + B ü B il campo di pressioni normali – che la componente della pressione proposito tale figura: B F 2 V s agenti su ¾ (dove si è posto V̅ 0 dato B non influisce sull’equilibrio). Si veda in Più in particolare, a causa della disparità della funzione , le risultanti ¾̅ < , ¾̅ Œ del campo di pressioni normali – B s agente rispettivamente sui semicuscinietti inferiore e superiore ¾ < , ¾ Œ , cioè: ¾̅ Œ - ‰0› »s + Bs ¾ Œ ≅ 4 - ( B s ¾ Œ 4 - ( B s 2 V ¾̅ Œ - ‰0 »s + Bs 4 ¾<≅ - B ( s ¾ ( - < 54 B s 2 V q del hanno somma diretta ortogonalmente alla direzione di accostamento q pernio (le eventuali altre aperture su ¾ , ¾ sono supposte trascurabili). Per quanto concerne la portata volumetrica di lubricante ” (per unità di larghezza), essa può essere calcolata sempre mediante la: ” Si noti che in questo caso la: - •‰Š ” ̅∙s ¾ - •‰Š - •‰ ¾ - •‰ ̅∙s ¾ ¾ darebbe ” 0 essendo 0; di conseguenza è necessario comunque supporre l’esistenza di altre aperture su ¾ , ¾ per il passaggio del lubrificante anche se queste ultime possono essere trascurabili da un punto di vista dinamico. Coppia rotoidale di larghezza finita con perno non oscillante: I risultati appena trovati posso essere estesi al caso di coppia rotoidale di larghezza finita |. Da un punto di vista quantitativo, passando dal primo caso al secondo, si osservano le seguenti differenze: - La sovrappressione B varia in questo caso anche lungo l’asse J e presenta necessariamente, al variare di V, una zona in cui si annulla od assume valori negativi (in tale zona il lubrificante non è attivo e non collabora al sostentamento del perno); come conseguenza, a parità di altre condizioni, la risultante delle pressioni risulta nel secondo caso inferiore (e non più ortogonale ala direzione q q ) rispetto alla risultante agente su una striscia di larghezza | nel primo caso. - La componente della velocità è in questa circostanza diversa da zero; si ha ciò necessariamente una fuga laterale del lubrificante in direzione J. - La fuga di lubrificante dal meato in direzione assiale (lungo J) deve essere continuamente bilanciata con l’introduzione di altro lubrificante; essa viene solitamente effettuata in zone che non danno contributo alla sostentazione del carico (ad esempio mediante aperture sulla facce laterali dei cilindri o direttamente su ¾ ); questo influisce nuovamente sulla riduzione e sul disassamento dell’azione risultante. - Nel caso in esame inoltre il coefficiente d’attrito è più alto quindi è più elevata la potenza dissipata. L’alimentazione del lubrificante può avvenire con l’impiego di mezzi elementari oppure facendo ricorso ad una circolazione forzata; in questo caso un impianto idraulico costituito da un serbatoio, un filtro, una pompa, un refrigerante dell’olio caldo, tubazioni di collegamento ed organi ausiliari permette un efficiente ricambio del lubrificante ed un sicuro controllo della temperatura. Se la portata di alimentazione del lubrificante supera un certo minimo dipendente dalle condizioni di funzionamento il perno si dispone nella sua sede in questo modo: La zona di meato tratteggiata corrisponde alla zona portante; essa ha inizio nel punto V & e termina in un punto prossimo a V 0 (solitamente dalla parte delle V positive); tale valore è individuato dalla condizione di contemporaneo ;3 annullamento delle sovrappressioni . B e dalla loro derivata ;ô La forza Ls è quella necessaria applicare al cuscinetto per bilanciare il carico gravante al perno. Tale forza ha sia un componente ï normale alla direzione di accostamento q q ed una componente } parallela ad essa. Andamento dei parametri adimensionali: ï∗ ï 2 66v2 D G m , !∗ 2 ! , m ”∗ ” , |v2m in funzione di ™, per | 22 (Le linee tratteggiate rappresentano i valori delle prime due grandezze per | → +∞) Nella soluzione del problema diretto ⟹ sono note le dimensioni della coppia |, m, 2, il carico per unità di lunghezza ï , la viscosità 6 e la velocità angolare v, bisogna determinar l’eccentricità , la portata ” ed il coefficiente di attrito !; si fa spesso uso del numero di Sommerfeld: ¾= 2 6v D G m &ï (la sua utilità è legata al fatto che contiene tutte le variabili normalmente specificate dal progettista). Coppia rotoidale di larghezza infinitamente piccola con perno non oscillante: In questo caso si suppone che la larghezza | della coppia rotoidale sia trascurabile rispetto al raggio 2: |≪2 Da un punto di vista grafico si può fare riferimento alla coppia rotoidale con perno non oscillante. Da un punto di vista modellistico ne consegue che le derivate di rispetto a V ⟹ D •3 ž/ Ÿ •3 •ô e ž/ Ÿ žô / G sono trascurabili rispetto alle analoghe derivate rispetto a J D e / G; si noti che questo non implica che dipenda solamente da J. Sotto • ž tale ipotesi l’equazione di Reynolds diventa: A A v ª • « 66 AJ AJ V dal momento che riduce a: V ⟹ posso portar fuori A AJ 66v • Integrando due volte rispetto a J, si ottiene che: V, J 36v • V J + dalla derivata rispetto a J, si V V J+ V da cui, imponendo le condizioni al contorno: ªV, V, J | « 2 | ªV, « 2 B 36v • B | N V 4 si ha: J O sssssss dove V è dato da: 2 q ã 2 2 cos V m 1 ™ cos V . Le altre grandezze di interesse per il sistema, ovvero , , ï , ï , } , } , ® , ® , e ”, possono essere calcolate mediante le due equazioni scritte prima del paragrafo della coppia rotoidale con perno non oscillante e le successive undici (esclusa quella sull’equazione di Reynolds). Lubrificazione fluidostatica: Il lubrificante è mantenuto in pressione mediante mezzi esterni e non grazie ad azioni dinamiche tra il lubrificante e gli elementi della coppia. Questo tipo di lubrificazione è applicabile sia a cuscinetti reggispinta che a cuscinetti portanti. I benefici di questa lubrificazione sono: - È impiegabile anche quando gli elementi cinematici della coppia non sono in moto relativo tra loro; - Ammette l’utilizzo di meati di altezza constante; - Consente di realizzare film di lubrificante di grande rigidezza (e quindi di sostenere grandi carichi) mediante un opportuno controllo delle condizioni di alimentazione; - Permette l’impiego di lubrificante a bassa velocità, cui corrisponde un basso valore del coefficiente di attrito della coppia. Cuscinetto reggispinta: Un albero ã rotante attorno al proprio asse con velocità angolare v e caricato con una forza assiale } , porta ad un’estremità una parete piana ortogonale all’asse dell’albero limitata dai raggi 2 e 2 . La parete di estremità dell’albero ¾ si affaccia sulla parete piana ¾ di un membro fisso æ. Attraverso un foro ricavato in æ, coassiale con l’asse dell’albero, viene inviato lubrificante sotto pressione entro un pozzetto di raggio 2 ricavato in corrispondenza dell’estremità dell’albero. Il lubrificante viene alimentato con pressione = costante per mezzo di un circuito idraulico (non rappresentato in figura). Attraverso il foro la pressione del lubrificante passa dal valore = (all’ingresso) al valore dentro il pozzetto. Il lubrificante sotto pressione tende a sfuggire dal pozzetto verso la periferia, dando origine ad un meato tra l’albero e la sua sede. La pressione del lubrificante, che dentro al pozzetto può ritenersi costante, decresce dentro il meato dal centro verso la periferia fino a raggiungere sul raggio esterno dell’albero il valore della pressione ambiente B . Il problema in questione è semplificabile utilizzando opportune coordinate cilindriche (con CŒ3 , üŒ3 , JŒ3 sono indicate le vecchie coordinate spaziali): CŒ3 ^üŒ3 JŒ3 ü sin V cos V dove: & < V ≤ &; 2 ≤ ≤2 ; 0 di conseguenza si avrà, per le derivate: A a ACŒ3 Q Q A AüŒ3 Q̀ Q A _ AJŒ3 sin V A Aü cos V A cos V A + A AV A A e per le velocità: ^ sin V A AV sin V º + cos V Vº ý cos V º sin V Vº sin V cos V + + + cos V sin V ô ô ü ≤ü≤ü Poiché inoltre: j + + ü ý ô 0, ý 0, ü costante ô 0 v L’equazione di Reynolds generalizzata diventa: 1A A 1A ª «+ A A AV 0 alla quale vanno associate le condizioni al contorno: B su A¾$ su A¾: Per quanto riguarda invece le componenti •3 ^ ‹ •F •3 ‹• danno: j + ô ü ü ü ü ü ü ü ü + + $/ 5$0 ý/ 5ý0 ˆ/ 5ˆ0 ý/ 5ý0 ü ü + e ü ü ô della velocità, le equazioni: + + 1 A ü ü 26 A v ü Dalla simmetria del problema si ha poi che: + + ,ü ; ô ô ,ü Di conseguenza l’equazione di Reynolds assume la forma: che integrata due volte fornisce: 1A A ª « A A 0 ⟹ ln + Le costanti di integrazione e possono essere determinate imponendo le seguenti condizioni al contorno: ^ - 2 •‰ B ̅∗ s ¾ - •‰Š ̅∗ s ¾+- •‰ ̅∗ s ¾ @ - ( + 2&2 ü ” 0 dove la seconda condizione impone la conservazione della massa sul volume del meato +9:B•= ; se ne deduce che: 6 6” 2 ln ª « & • B La seguente equazione: B 6 6” 2 ln « ª 2 & • permette di valutare il valore di ”. Poiché però nella pratica è nota solamente la pressione di alimentazione = occorre una relazione che leghi = e B . A tale scopo è sufficiente applicare la legge di Poiseuille al condotto di alimentazione: 128 6” & t = Le equazioni: j + ô 1 A ü ü 26 A v ü permettono a questo punto il calcolo delle componenti + e ô della velocità mentre per quanto riguarda le azioni esterne si ha (ricordando la simmetria del problema): } Ls ∗ ’̅ &2 B +- õ ‰0 Fý F + õ»ý + Bö ý + ý ö ¾ &2 p ® +- B Ls ∗ ̅ A - 6 Aü ‰0 - Cõ ‰0 - ° C6 ‰0 ./ 4 - .0 ./ ‰0 ¾ F 4 54 & 2 B ./ F .0 + + F ý + » + ý V N- s ¾+- Bs p +p N- s ¾+- Bs •‰Š + •‰ C̅ •‰ qs ⋀ G ¾ ý A + A ô + cos V G G Aü ýN( Aü ýN( ö B J D »F + sin V &6v t 2 2 V 2 ¾O ∗ ’̅ ¾O ∗ ̅ s ¾+- •‰ C̅ 2& B .0 2 ln D G 2 A + A ô + cos V G G O Aü ýN( Aü ýN( A ô G Aü ýN( N- ý A + G Aü ýN( } +} ® +® Fý +- B 2 B 54 sin V 6 N •‰Š &2 4 A A + J6 ± ¾ Aü Aü •‰Š ¾ - - 6 sin V 6 Nsin V - - 6 .0 - D »F + 54 + cos B ‰0 ./ B F + Fý V ý + 0 F ýG ¾ A ô G O + Aü ýN( V 2t } +} 0 p +p 0 qs ⋀ Bs ¾O ∗ ’̅ ® +® 0 dove si è supposto B costante su A¾: e costante su A¾$ ; si noti inoltre come nell’equazione di } sia stato anche considerato il contributo &2 B delle pressioni nel pozzetto. Si può infine calcolare il coefficiente di attrito ! del cuscinetto definito come il rapporto tra il momento |® | necessario per mantenere l’albero in rotazione uniforme ed il prodotto della forza assiale } per il raggio medio del cuscinetto: ! 2|® | } 2 +2 ; ricordando le equazioni: B 6 6” 2 ln ª «, & • 2 quella di } , quella di ® si ha poi: ! • 2 6 2 &v 2 + 2 © 3”} 2 + 2 In generale si può dimostrare che, per assicurare una buona rigidezza al cuscinetto, entro il condotto di è consigliabile fare in modo che la caduta di pressione = alimentazione sia paragonabile a B . Per ottenere una buona rigidezza si richiede anche che l’altezza del meato sia la più piccola possibile. L’altezza del meato tuttavia non può scendere al di sotto di un certo valore minimo che dipende dalla rugosità delle superfici e dalle tolleranze di lavorazione. Cuscinetto portante: Il perno (di raggio 2 ), a cui è applicato il carico verticale L , è alloggiato da un cilindro cavo di raggio 2 dentro il quale sono ricavati dei pozzetti (1, 2, 3, 4 in figura) comunicanti con l’esterno per mezzo di forellini in direzione radiale; attraverso tali fori è inviato dall’esterno lubrificante in pressione (ovvero = ). La portata di lubrificante che giunge a ciascun pozzetto uguaglia a regime quella che sfugge dal pozzetto stesso (attraverso canalini di scarico sia in direzione assiale che in direzione longitudinale) verso l’ambiente (a pressione B ). Per semplicità si suppone che il perno non ruoti v 0 ; questa è una condizione limite di particolare interesse perché mette in luce una delle più interessanti caratteristiche dei cuscinetti a sostentazione fluidostatica ovvero la loro attitudine a funzionare anche a bassissime velocità. Inoltre essa è anche una condizione cautelativa ai fini del calcolo della capacità portante del cuscinetto poiché, all’aumentare della velocità angolare del perno, si sovrappone all’effetto fluidostatico un effetto portante fluidodinamico con un conseguente aumento della capacità portante stessa. Si suppone inoltre che la linea di azione del carico L passi per la mezzeria di un pozzetto. Questa ipotesi semplifica la trattazione ma, al tempo stesso, conduce a risultati non sempre cautelativi. Prima di cominciare la trattazione analitica, è opportuno fare alcune considerazioni atte ad illustrare il funzionamento del cuscinetto. Essendo i pozzetti relativamente profondi si può ammettere che la pressione si mantenga costante all’interno di essi (e pari rispettivamente a < con 1, 2, 3, 4). Ciò permesso, facendo riferimento alla figura in alto, si osserva che, affinché il cuscinetto possa sopportare il carico L , occorre che nel pozzetto 2 si sviluppi una pressione superiore a quella t del pozzetto 4 (i pozzetti 1 e 3 intervengono soltanto per impedire spostamenti laterali del perno). Si nota poi che sia la pressione di alimentazione = che la pressione ambiente B sono uguali per tutti i pozzetti. Pertanto per tutti i pozzetti è costante la caduta di pressione = B tra monte e valle. Tale caduta ha luogo, praticamente, soltanto in due resistenze fluidodinamiche poste in serie: La resistenza offerta dai fori di alimentazione 2= e la resistenza offerta dalla zona che va dal pozzetto all’ambiente esterno 2< (con 1, 2, 3, 4). Affinché nel pozzetto 2 si sviluppi una pressione maggiore di quella che si ha nel pozzetto 4, occorre che la resistenza complessiva del circuito comprendente il pozzetto 2 sia maggiore di quella comprendente il pozzetto 4; in tal caso infatti la portata ” affluente al pozzetto 2 è minore della portata ”t che affluisce al pozzetto 4 e di conseguenza la è minore di = caduta di pressione = t . Ma questo è proprio quanto accade quando, sotto l’azione del carico L , il perno si accosta al pozzetto 2 aumentando la resistenza fluidodinamica 2 . Riassumendo si ha quindi: - Sotto il carico L il perno si accosta al pozzetto 2 aumentando la resistenza fluidodinamica 2 . - Aumenta la resistenza complessiva del circuito comprendente il pozzetto 2 (mentre diminuisce la resistenza del circuito che comprende il pozzetto 4). - Aumenta la pressione nel pozzetto 2 e diminuisce la pressione t nel pozzetto 4; si stabilisce così l’equilibrio del perno all’interno della sede (l’entità dell’accostamento del perno dipende ovviamente dal valore di L ). Questo permesso, si può impostare lo studio del cuscinetto ovvero, per una data geometria e per un dato valore della pressione di alimentazione = , è possibile determinare il valore del carico L e della portata di lubrificante ”. Nel seguito si adotterà la seguente notazione: Altezza del meato. V q . Angolo che un raggio generico uscente da q , forma con il raggio che passa da 2d Angolo compreso fra due raggi uscenti da q e passanti per gli spigoli del pozzetto. 2Γ Angolo compreso fra due raggi uscenti da q e passanti per gli spigoli dei canalini di scarico. | æ Dimensione assiale del pozzetto. Dimensione assiale del pozzetto. La figura sopra riportata, sviluppata in un piano, rappresenta la pianta di un pozzetto. Si è posto: ' ã 2d2 2Γ2 Come fatto in precedenza (coppia rotoidale con perno oscillante) si ha che: m 1 ™ cos V nella quale m 2 2 è il gioco radiale della coppia e ™ : g . Si è già osservato che la pressione si mantiene costante (pari < ) dentro ciascun pozzetto. Essa poi raggiunge il valore B sul contorno esterno del pozzetto in comunicazione con i canalini di scarico e quindi con l’ambiente (come si può vedere dalla figura sopra riportata, è il contorno più spesso). In corrispondenza della fascia compresa tra il contorno interno del pozzetto ed il suo contorno esterno a pressione ambiente il perno è molto ravvicinato alla sua sede. Su tale fascia pertanto la pressione non può essere considerata costatane ma deve variare dal valore < dentro il pozzetto al valore B . All’interno dell’intercapedine in questione nei due ratti circonferenziali la pressione varia con una che può desumersi dall’equazione di Reynolds (scritta prima a proposito della coppia rotoidale con perno non oscillante): 1 A ª 2 AV • A A «+ ª AV AJ • ª « A « AJ 66 V v Poiché il perno è fermo v 0, supponendo in questo caso che, data la geometria del problema, J si ha: J • J 0; poiché poi V se ne deduce che J è lineare. Anche per quanto riguarda i due tratti paralleli all’asse del cuscinetto, l’andamento della pressione può essere stimato mediante l’equazione: 1 A ª 2 AV • A A «+ ª AV AJ • A « AJ 66 V v Poiché v 0, supponendo, data la geometria del problema, che adesso si abbia V si ottiene: V ª • V « 0 75B Dato che il tratto sul quale avviene la caduta di pressione Dlungo G è piccolo rispetto al raggio 2 , si può ammettere che nel tratto stesso V assuma un valore costante, pari ad esempio a quello corrispondente alla mezzeria del tratto considerato (ovvero <K V K e <KK V<KK ); ossia si può ammettere che la pressione V vari anche in questo caso linearmente. In definitiva sulla superficie piana rappresentata in proiezione (nella figura rappresentante la pianta del pozzetto, comprensiva dell’intercapedine esterna) la pressione < esercita un’azione risultante pari approssimativamente a: ã+ æ+| < B 2 2 L’azione radiale risultante delle pressioni sul perno tuttavia non può essere calcolata usando l’equazione: V ª • V « 0 ma deve essere valutata ricordando che la pressione superficie cilindrica: L +< ô ˜˜ ≅- ô˜ < B æ+| cos V 2 2 < ovvero anche: L +< ≅ < B å8z B V < B < £8B t.0 G agisce su una ô æ+| 2 - cos V V 2 ô˜ æ+| Γ+d 2 ªsin ªV<K + « 2 2 2 Dsin DV<K + B ˜˜ sin V<K « sin V<K G. Per quanto riguarda il carico esterno L agente sul perno si ha infine: L L+ L +t æ + | 2 sin ª t ã+ « 42 Per il calcolo delle < occorre determinare la portata di lubrificante affluente a ciascun pozzetto ”< . Se indichiamo rispettivamente con < e < il diametro e la lunghezza dei fori di alimentazione, per la legge di Poiseuille si ha: ( < 128 < 6”< & <t Per valutare le ”< è necessario invece determinare una relazione che leghi la portata geometrica della coppia. Tale relazione si ottiene imponendo la conservazione della portata attraverso il generico pozzetto: ”< K KK K KK ”B< + ”B< + ”*< + ”*< K KK dove ”B< , ”B< sono le portata che sfuggono dal pozzetto in direzione assiale mentre K KK ”*< , ”*< sono le portata che sfuggono in direzione circonferenziale sui due lati del K KK ”B< ). pozzetto (per simmetria si avrà ”B< ”B< Ricordando: 1 A 262 AV 1 A 26 AJ a ` _ 2v + Si ha che: ô ˜˜ @ ”B< ≅ - - ô˜ ( @ ô ˜˜ - - ô˜ ( 1 < 66 æ 2 V 1 < 26 æ B | @ 2 ô ˜˜ 2 - ô˜ ô ˜˜ - ( ô˜ 2 B | • V≅ 1 A 26 AJ 2 1 < 26 æ V 1 < 66 æ B | • 9< ã+ 2 2 V ô 2 ª «| 6 ô˜ B ˜˜ • V dove: ô 2 2 ã + ô˜˜ ˜˜ 9< V K KK , ”*< si ha invece, essendo v Per quanto riguarda ”*< @˜ K ”*< ≅- ( å8z å8z 5 å8z t |ôNô˜ 1 < - å8z 262 ã ( 5 @˜ t 2 J B KK : ed analogamente per ”*< @ 0, 1 A å8z 262 AV 5 å8z - ( K < 1 < ã 262 J 1 < 126 ã K < 2 B æ+| 2 K• < 2 B J æ+| @ 2 ( ˜ K < 1 < 126 ã KK ”*< 2 A partire dalle equazioni: a ( Q Q” Q < ”B< Q̀ Q”K Q *< _ e: < B nella quale: ® ' ã+ , æ | Dall’equazione: è possibile ricavare f < K Q̀ Q”*< _ < 1+® • 2 f 9< x ' • + 3 m 3 B B< æ+| 2 KK• < 128 < 6”< < & <t K KK K KK ”B< + ”B< + ”*< + ”*< 1 < B • ã+ 66 æ | 9< 2 1 < B æ + | K• < 2 126 ã 2 si arriva alla relazione: a”< Q Q” B = B æ+| , ã 1+® = B +® K• < + m• x KK• < 32 < m • &m<t +® mentre le equazioni: K KK K KK ”B< + ”B< + ”*< + ”*< 1 < B • ã+ 66 æ | 9< 2 1 < B æ + | K• < 2 126 ã 2 permettono di calcolare il valore della portata ”< e quindi quello della portata complessiva: ” ” + ” + ”• + ”t ; infine le: aL Q Q̀ _ ( L+ < L +t 128 < 6”< & <t t æ + | 2 sin ª ã+ « 42 consentono di valutare il carico esterno L . Nella figura sottostante è riportata la capacità di carico del cuscinetto: |L | 2 æ B in funzione del fattore di forma: t m• per diversi valori del rapporto: = B Si osserva infine che il coefficiente di attrito della coppia è di norma molto piccolo, specie alle basse velocità. Esso dipende ovviamente dalle azioni tangenziali che nascono nelle fasce di contorno dei pozzetti dove il meato è sottile. Alle basse velocità sulle azioni tangenziali non influisce sensibilmente la velocità di trascinamento (secondo termina dell’equazione sottostante), ma solamente la componente parabolica della velocità stessa (primo termine dell’equazione sottostante): 1 A 2v + 262 AV Tale componente sviluppa inoltre sui bordi del pozzetto azioni tangenziali che almeno in parte si compensano.