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L'INTERCULTURA E LA DIDATTICA DELLE LINGUE

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Domanda 1: Fatte tutte le riflessioni nel forum, a vostro avviso, quali sono gli obiettivi di
un approccio interculturale alla didattica della lingua/cultura straniera e qual è il limite del
concetto di cultura che va superato con quest’approccio?
Utilizzare un approccio interculturale alla didattica della lingua e della cultura straniera,
significa educare gli alunni alla promozione del dialogo, del rispetto e del confronto tra
culture; implica quindi la ricerda di una relazione tra etnie e culture differenti. La diversità
di ogni cultura è sinonimo di identità, secondo una concezione dinamica della cultura che
vuole evitare giudizi e stereotipi. La diversità deve essere vista come un valore aggiunto,
un patrimonio culturale diverso che arricchisce, condiziona e si intreccia con le nostre
abitudini e tradizioni, smontando la supremazia della cultura eurocentrica. Sebbene siano
molti gli studenti con origini non italiane nelle nostre scuole, la realtà di una classe o di
una singola scuola, non potrà mai cogliere le diverse sfaccettature della realtà quotidiana
nella quale i contatti con culture diverse sono molteplici. Per questo motivo, è importante
sottolineare che bisogna utilizzare un approccio interculturale anche quando non siamo in
presenza di studenti stranieri. In primo luogo perché bisogna educare i discenti anche a
quella che sarà la vita reale al di fuori dell’ambito scolastico, preparandoli a diventare i
futuri cittadini del mondo. In secondo luogo perché l’approccio interculturale non si limita
ad apportare strategie di integrazione per gli studenti immigrati, ma accompagna i
discenti a vivere la multiculturalità, salvaguardando l’unicità di ciascuna persona in una
prospettiva di inclusione e cooperazione che rende significativa l’esperienza scolastica
di ciascun alunno, indipendentemente dalle diversità culturali della sua etnia. In questo
modo, da un lato si valorizza l’unicità culturale di ogni singolo alunno nelle sue diversità,
dall’altro il discente si rende conto di appartenere ad una comunità più ampia, che si
estende al di fuori della classe ( mondo ).
A livello generale, l’obbiettivo sociale che si pone l’intercultura è l’arricchimento
reciproco tra
culture finalizzato
alla
convivenza
pacifica,
caratterizzato
da
soggetti volenterosi di avere un contatto con “l’altro”.
A livello scolastico invece, insieme a diverse azioni per l’integrazione, l’approccio
interculturale si pone diversi obbiettivi di apprendimento, alcuni che riguardano più il
processo di “interculturalizzazione” (prendere coscienza della propria e dell’altrui identità
personale e culturale; acquisire consapevolezza dell’unicità e della diversità di ogni
persona; rispettare e apprezzare le diversità multietniche), altre più didattiche (sviluppare
relazioni positive tra gli alunni e un senso di appartenenza; adottare metodi e strategie
per comunicare; conoscere caratteristiche fisiche e abitudini di vita di altre etnie;
sperimentare la pluralità linguistica, conoscere tradizioni, usanze e leggende del mondo,
…).
In conclusione, penso che si possa affermare che uno dei valori fondanti dell’approccio
interculturale nella didattica delle LS sia il relativismo culturale. Penso che, se non si
abitua un bambino a comprendere, riconoscere ed apprezzare il multiculturalismo della
società in cui vive, esso continuerà a pensare che una cultura sia confinata in un
determinato Paese/spazio nel Mondo e basta, che sia un qualcosa di chiuso, di diverso e
che non abbia nulla a che fare con la propria cultura ed educazione. Coglierà subito le
differenze dello straniero sul “proprio” territorio, ma non sarà incuriosito né disposto a
mettere in discussione o smentire le proprie credenze perché le considererà giuste e
superiori a priori.
Far prendere coscienza agli alunni della relatività delle culture invece, li porta ad evitare di
catalogare gli individui in mondi culturali autonomi, in quanto concetti come quello di
cultura ed etnia, non possono essere definiti in "maniera assoluta", perché variano nel
tempo e nello spazio. In questo modo, si supera il limite del concetto di cultura,
educando gli alunni ad una buona predisposizione per il confronto, all’apertura al dialogo e
a conoscere ed apprezzare le differenze che anzi, dovrebbero diventare motivo di coesione
sociale tra culture per arricchirsi a vicenda.
Domanda 2: Dal punto di vista operativo, come pensate potreste applicare le riflessioni fatte nel
forum alla vostra didattica? Quali strategie, azioni, tecniche didattiche privilegereste? Perché?
Dal punto di vista operativo, penso sia fondamentale inanzitutto che sia il docente in
primis ad essere formato su cosa significa utilizzare un approccio interculturale alla
didattica delle LS. Siccome dovranno formare quelli che saranno i futuri cittadini del
mondo, insegnanti ed educatori per primi sono chiamati a rimettere in discussione i propri
paradigmi di riferimento con l’obiettivo di attenuare il tasso di etnocentrismo presente nel
nostro sistema educativo. Il docente deve ripensare le proprie modalità di insegnamento
attraverso una revisione dei contenuti e dei metodi e adottare atteggiamenti favorevoli
all’instaurarsi di un clima scolastico di apertura e dialogo in classe, oltre che allo sviluppo
di una percezione della diversità come arricchimento reciproco. Non basta infatti condurre
progetti per l’integrazione di studenti immigrati per parlare di intercultura, bisogna
metterla in pratica utilizzando metodologie didattiche con cui si cerca di promuovere una
conoscenza che accetti operazioni di rilettura, l’inclusione di nuovi saperi e di nuove fonti,
di comparazioni e mescolamenti con altre realtà culturali.
Non avendo ancora reali esperienze come docente di LS, posso solo immaginare quale tipo
di strategie e metodologie didattiche applicherei in un mio ipotetico approccio didattico
per promuovere l’intercultura.
Partendo dal presupporto che utilizzando un’approccio interculturale della didattica questo
implica che il percorso venga effettuato trasversalmente per più materie didattiche,
sicuramente il primo aspetto che terrei in considerazione durante le mie lezioni di LS e che
dovrebbe essere approfondito anche durante le altre ore di altre discipline è il dialogo.
Seguirei quindi una metodologia narrativa poiché, ogni studente, straniero o non che sia,
ha la sua storia e i suoi modi di fare. Educare gli studenti ad ascoltare i racconti dei propri
compagni e a dialogare con loro raccontando la propria storia, a mio avviso, è il primo
passo per far avvicinare “mondi diversi”. Proporrei per esempio delle attività di libero
dibattito e confronto in classe anche ponendo quesiti semplici (“Cosa si mangia a casa tua
la domenica?”, “Come si festeggia a casa tua il Natale?”) ma che, tra le righe, faranno per
forza emergere diversità meramente abitudinali o fortemente culturali. Nella prima
domanda per esempio, potrebbero venire fuori ingredienti o piatti tipici che regaleranno ai
compagni di classe italiani le prime parole in lingua materna dei compagni stranieri. Nel
secondo caso invece, per un bambino italiano per esempio, sapere che il compagno di
classe straniero non festeggia il Natale è un qualcosa di davvero strano; i compagni italiani
potrebbero essere incuriositi sulle altre feste che invece si festeggiano nella sua cultura e
voler instaurare un dialogo con il compagno per capire meglio come funziona “a casa sua”.
Il tutto deve essere fatto con una giusta predisposizione all’ascolto, in cui se emerge una
diversità bisogna che quest’ultima venga approfondita e compresa, non deve diventare
motivo di presa in giro da parte dei compagni.
Un’altra attività più pratica invece potrebbe richiedere agli alunni di parlare del loro piatto
preferito, di raccontare una fiaba, spiegare le regole di un gioco,… magari accompagnando
il tutto con dei supporti audiovisivi, delle immagini o una semplice presentazione
PowerPoint. In una classe in cui sono presenti studenti stranieri sarà interessante per gli
alunni scoprire le diversità dei propri compagni, mentre in una classe di alunni italiani si
potrebbero utilizzare diversi materiali per avvicinarli all’Altro (storie di emigranti,
documentari di autori stranieri, documentari sulle tradizioni di un Paese straniero,…). Qui
entra in gioco anche il metodo comparativo, perché si mettono
a confronto
oggetti/narrazioni simili visti da occhi differenti. Per esempio si potrebbe proporre di
studiare la Conquista dell’America Latina e, contemporaneamente, accostare alle fonti
tradizionali, altre fonti che ci raccontino la storia vista dall’altra faccia della medaglia, dal
punto di vista degli indios. Oppure, per i più piccoli, come viene narrata una semplice fiaba
come Cenerentola in Europa, in Asia o in Africa. In questo modo, lo studente viene abituato
a decentrare il suo punto di vista, confrontandosi con gli altri, scopre che esistono altre
visioni della realtà, della storia e del mondo in generale. Inoltre ritengo che per le attività
di gruppo siano più efficaci a livello interculturale; entrano in gioco la cooperazione, il
gioco di squadra e la voglia di lavorare insieme per perseguire un’obbiettivo comune,
facendo dimenticare agli alunni le diversità etniche esistenti tra loro. In un project work
infatti, ogni studente è al pari degli altri e il suo contributo vale tanto quanto quello dei
suoi compagni. Le diversità culturali potrebbero essere un valore aggiunto nella ricerca
delle fonti e per avere punti di vista e idee “fuori dall’ordinario” che potrebbero portare
benefici per la buona riuscita del progetto.
Parlando invece dell’aspetto che riguarda l’integrazione degli studenti stranieri,
bisognerebbe creare attività e percorsi flessibili e differenziati per aiutarli nel processo di
acquisizione delle abilità comunicative di base della lingua italiana per orientarsi nel nuovo
contesto sociale. Al contrario, si potrebbero organizzare attività ludiche di gruppo durante
le quali gli studenti italiani si cimentano con la lingua dei compagni stranieri.
Infine, concludo dicendo che, ritrovandoci in una società multietnica ma anche
estremamente tecnologica, le TIC potrebbero essere un ottimo supporto per favorire una
didattica interculturale. Grazie alle tecnologie infatti, è possibile dare agli allievi prove di
comunicazione autentica in LS, “raggiungere” velocemente le diverse culture e Paesi
del mondo tramite video ed immagini, avere una fonte di informazioni inesauribile in
qualsiasi lingua e avere anche contatti con stranieri in tempo reale ( social network, Skype,
…). Grazie alle TIC, sia in presenza di allievi stranieri che magari si trovano davanti a del
materiale autentico che li fa sentire più vicini “a casa”, sia in presenza di soli allievi italiani,
è possibile far conoscere/riportare la realtà multietnica del quotidiano anche all’interno
dell’ambito scolastico.
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