MATERIALE INFORMATIVO PROGETTO GREEN QUIZ INDICE PREMESSA…………………………………………………………………………………………………………………….…..pag. 2 1. ECONOMIA CIRCOLARE…………………………………………………..……………….……………………….……pag. 2 1.1 Un nuovo modo di guardare e chiamare le cose………………………………..…………………………pag. 5 2. PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE…………………………………………………………………………...……pag. 6 2.1 Riduzione……………………………………………………………………….…………………………………………….pag. 6 2.2 Riutilizzo……………………………………………………………………………………………………………………….pag. 9 2.3 Lo sperco alimentare…………………………………………………………………………………………………..pag. 10 3. LA RACCOLTA DIFFERENZIATA E IL RICICLO…………………………………..……………………………….pag. 13 3.1 Cosa può essere differenziato? Le categorie degli scarti…………………..………………………….pag. 15 3.2 Carta e cartone……………………………………………………………………………....………………………….pag. 15 3.3 Multimateriale…………………..……………………………………………………………………………………….pag. 17 3.3.1 Imballaggi in alluminio e alltri materiali…………………………..…………..………………………….pag. 18 3.3.2 Imballaggi in plastica…………………………………………………….……………..………………………….pag. 20 3.3.3 Imballaggi in vetro………………………………………………………….…………………………………….….pag. 21 3.4 Organico……………………………………………………………………………………………………………….…….pag. 22 3.5 Da portare all’isola ecologica……………………………………………………….……………………………..pag. 24 3.6 Indifferenziato…………………………………………………………………………………………………………….pag. 25 3.7 La lunga vita dei materiali………………………………………………………………..………………………….pag.27 4. IL CICLO DEI MATERIALI E LA SITUAZIONE IN CAMPANIA………………………........................pag. 28 5. MOBILITA’ SOSTENIBILE……………………………………………………………………………………………....pag. 30 1 PREMESSA Il presente materiale informativo supporta il corpo docente nella preparazione agli alunni per il progetto “Green Quiz”, promosso da Penisolaverde per l’anno scolastico 2018-2019. I contenuti che seguiranno prendono spunto dal Metodo Greenopoli, un approccio pedagogico nato per opera del prof. Giovanni De Feo dell’Università degli Studi di Salerno, premiato come “Ambientalista dell’anno” 2018 nell’ambito del premio Luisa Minazzi promosso da Legambiente. I concetti e i linguaggi utilizzati dal Metodo Greenopoli sono, infatti, funzionali al nuovo contesto che si sta sviluppando in tema di gestione dei rifiuti. In particolare l’endemica carenza impiantistica regionale e la conseguente saturazione degli STIR (che verranno approfonditi nel paragrafo 4), sta rendendo sempre più problematica la gestione del cosiddetto indifferenziato. Parallelamente anche la gestione dei materiali differenziati sta registrando una fase di profondo cambiamento, orientando il sistema verso parametri sempre più rigidi e restrittivi nella qualità delle raccolte differenziate. In questo quadro, maggiormente orientato sulla qualità dei materiali differenziati e non più sulle quantità, la raccolta differenziata è da considerarsi solo come un mezzo per conseguire lo scopo ultimo introdotto e promosso dalla nuova economia circolare: l’effettivo riciclo. 1 ECONOMIA CIRCOLARE Partiamo da una premessa storica. Gli scarti che producevamo prima della rivoluzione industriale erano pochi e poco duraturi. Erano costituiti soprattutto da materiali naturali che consentivano agli abitanti di gettarli in modo controllato. A smaltirli, ci avrebbero pensato i batteri. Infatti, i materiali naturali sono presenti sul nostro pianeta da centinaia di milioni di anni e i decompositori sono abituati a questi materiali, che sanno aggredire e smaltire. Al contrario, gli scarti odiernii sono molto diversi per qualità e quantità. Non solo sono aumentati il numero degli abitanti e il numero degli oggetti, ma anche la qualità degli scarti prodotti. Le tecnologie moderne hanno permesso l’utilizzo di materiali nuovi, con costi contenuti, molto più leggeri e pratici, igienici e sicuri ma con tempi di decomposizione estremamente lunghi (come vedremo in seguito nel paragrafo 3.7). La nostra economia si è così trasformata inun sistema lineare: si produceva, si consumava e si buttava. Oggi invece la scarsità di risorse e l’aumento degli scarti prodotti ci costringe a pensare a un nuovo sistema economico detto “economia circolare”. 2 3 L’economia circolare non è un’invenzione dell’uomo, ma riprende ciò che avviene in natura dove il rifiuto non esiste perché tutto si recuperain recupera un ciclo naturale chiuso.. Ciò che un qualsiasi organismo scarta diventa materia prima per qualcun altro e per questo non esistono rifiuti ma solo risorse. La natura opera quindi un continuo e completo riciclo di qualsiasi materiale, materiale un po’ come abbiamo visto in passato accadere dere per i nostri antenati. antenati Le attività gestite dall’uomo,, invece, sono basate su un modello dove, come conseguenza di un prelievo massiccio di materia ed energia dall’ambiente per produrre beni di consumo, c’è un’altrettanta massiccia produzione di scartii che hanno un impatto considerevole sull’ambiente stesso. Inoltre, come accennato all’inizio del paragrafo, con la nascita dell’industria chimica sono stati immessi sul mercato rcato nuovi prodotti, sintetici e non biodegradabili, che la natura non è in grado dii riciclare, aprendo in tal modo il ciclo chiuso della natura. Le materie prime vengono in questo modo estratte e utilizzate per costruire beni che, terminato il loro scopo, vengono eliminati e accumulati in un ciclo artificale aperto che ha generato scarti sempree più in aumento. Ma cosa sono questi scarti che ci ostiniamo a chiamare rifiuti?E quanti se ne producono? Nel ciclo artificiale aperto il cosiddettorifiuto è uno scarto che, ponendosi al di fuori del ciclo della materia e dell’energia, rappresenta un serio problema per il Pianeta, aggravato dal fatto che negli ultimi anni la popolazione mondiale, che produce rifiuti, è cresciuta in maniera esponenziale. Ogni anno nel mondo vengono prodotti 4 miliardi di tonnellate di rifiuti. In linea di massima, i paesi che ne producono di più sono quelli più ricchi e urbanizzati (in testa alla graduatoria ci sono gli Stati Uniti). Ogni italiano produce in media circa 1,4 kg. di rifiuti al giorno, per un totale annuo nazionale di 29,6 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani (497 kg. abitante annui). La produzione di questi scarti è in aumento anche in tutti i paesi che stanno vivendo una rapida crescita economica come ad esempio la Cina. Si calcola che nel 2025 l’umanità arriverà a produrre oltre 6 miliardi di tonnellate di rifiuti.In tutti i paesi, ad ogni modo, i rifiuti aumentano per tre motivi principali: 1) Ritmi e stili di vita odierni sono accompagnati da una vera e propria invasione della plastica e dei prodotti “usa e getta”, come risultato della sempre più diffusa richiesta di cibi precotti, surgelati, veloci da cucinare, in porzioni singole. 2) Il sistema industriale e commerciale tende ad immettere sul mercato prodotti poco durevoli, usa e getta o monouso, di cui non è conveniente la riparazione. 3) Invasione degli ultra-imballaggi: molti imballaggi hanno come unico scopo quello di rendere più visibile ed appetibile il prodotto e diventano subito rifiuti. Compito dell’economia circolare,invece, è chiudere il cerchio aperto dall’uomo, minimizzando il più possibile questa crescente produzione di scarti con il riuso, il recupero e il riciclo. 4 Cambia il concetto stesso di scarto/rifiuto: non più tutto ciò che non ci serve e vogliamo buttare via, ma solo ciò che non può essere riusato o differenziato. L’economia circolare ha inoltre un importante risvolto sociale perché grazie a questo sistema nascono anche molti lavori: chi progetta le cose in una nuova ottica, chi le ripara, chi le rivende, chi inventa i programmi per condividerle con gli altri. In questo modo viviamo bene, consumiamo meno risorse ed evitiamo di inondare il nostro pianeta di scarti inutili e difficili da gestire. 1.1Un nuovo modo di guardare e chiamare le cose Prima di vedere e approfondire le strategie e le azioni concrete con cui tutti noi possiamo realizzare l’economia circolare, non meno importanteè il nuovo modo con cui dobbiamo pensare e chiamare le cose che ci circondano. È ormai sotto gli occhi di tutti che il sistema di sviluppo adottato dall’uomo, soprattutto negli ultimi 100 anni, non è più sostenibile: troppi i materiali impiegati, troppa l’energia usata per la produzione e troppo lo spreco. Dobbiamo essere consapevoli che quando acquistiamo qualcosa stiamo comprando anche degli oggetti che non ci servono. Continuare a vedere gli oggetti che acquistiamo solo per quello che sono, e non per quello che erano in passato, ci impedisce di pensare a tutte le risorse che sono state impiegate per produrli e, di conseguenza, ci rende più predisposti allo spreco. Ogni prodotto si porta sulle spalle, infatti, l’immensa mole di materiale utilizzato durante le fasi di lavorazione fino ad arrivare al prodotto finale. Per aumentare la consapevolezza su questo processo è stato inventato lo zaino ecologico, un indicatore (si misura in kg.) che calcola il peso dei materiali e delle risorse energetiche necessarie per produrre un oggetto. Conoscere il rapporto tra il peso di un oggetto e il peso dei materiali che è stato necessario prelevare dalla natura per produrlo è spesso sorprendente ed altamente educativo: - per una confezione da un litro di succo d’arancia vengono utilizzati oltre 25 kg tra materie prime e risorse; - una polo di cotone richiede 4 tonnellate e mezza di materie prime e risorse; - un computer necessita di 15 tonnellate di materie prime e risorse. Oltre a compiere questo passo in avanti a livello mentale, è necessario anche iniziare ad utilizzare un nuovo linguaggionella vita di tutti i giorni. Termini quali “buttare”, “gettare”, “rifiuti” fanno parte di quel modello di economia lineare che non possiamo più permetterci. Le parole sono importanti eparlare dimateriali da differenziare è diverso rispetto al tradizionale appellativo di 5 rifiuti da buttare via. Abituiamoci a chiamare dunque le cose con il proprio nome: fogli di carta, bucce di banane, lattine di alluminio, ecc. I rifiuti sono una nostra invenzione sbagliata che dobbiamo imparare innanzitutto a prevenire. 2 PREVENIRE E’ MEGLIO CHE CURARE Se, come vedremo, la raccolta differenziata è importante nell’ottica di intercettare materiali sempre più puliti, la gerarchia comunitaria ci dice che le priorità devono essere azioni quali la riduzione degli imballaggi e degli sprechi, il riuso e la riparazione.In una parola: prevenzione. L’approccio alla prevenzione è connesso ad una visione generale relativa allanostra percezione del mondodella produzione e del consumo. L’obiettivo principale a cui dovrebbe tendere una società davvero sostenibile, in termini di prevenzione della produzione dei propri scarti, è l’allungamento del ciclo di vita dei prodotti mediante: - scelta di prodotti durevoli per loro natura intrinseca (no usa e getta); - scelta del riuso nelle sue diverse forme tutte le volte che ciò è possibile. Prima di differenziare un oggetto, quindi, dobbiamo sempre chiederci se possiamo prima riutilizzarlo (vasetto o barattolo di vetro o metallo) oppure non acquistarlo la prossima volta (una bottiglia o un flacone di plastica). 2.1 Riduzione Un grande contributo all’aumento di oggetti che acquistiamo e che facciamo fatica a gestire nelle nostre case proviene sicuramente dagli imballaggi. Per imballaggio si intende ciò che serve a trasportare, proteggere e conservare un prodotto durante il percorso dal luogo di produzione a quello di vendita, sino al luogo di consumo, dove viene scartato ed immesso nel circuito di raccolta dei rifiuti. Possiamo distinguere principalmente tre tipi di imballaggi: 1) primari, che contengono il prodotto (ad esempio la bottiglia che contiene l’acqua); 2) secondari, che raggruppano più unità di prodotto (ad esempio il cellophane che contiene più confezioni); 3) terziari, ovvero gli imballi da trasporto. 6 Gli imballaggi primari e secondari hanno anche una funzione comunicativa e pubblicitaria che incide sempre di più sulla quantità di immesso sul mercato. Purtroppo molti beni di consumo che utilizziamo quotidianamente possiedono tutti e tre i tipi di imballo, spesso superflui come possiamo vedere nelle immagini sottostanti. Come possiamo intervenire in prima persona per arginare questo fenomeno? Possiamo farlo da subito, ad esempio con le nostre scelte al supermercato. 7 Un capitolo a parte riguarda poi la riduzione tramite il consumo di acqua del rubinetto. Purtroppo in Italia due famiglie su tre (oltre il 61%) acquistano acqua minerale, con un consumo medio a persona pari a 192 litri all’anno. Il nostro Paese registra il consumo più alto in Europa, che si traduce in un salasso per l’ambiente: oltre alle quantità di petrolio utilizzato per la produzione delle bottiglie in plastica ed all’enorme quantità degli scarti prodotti, la minaccia all’ambiente derivante dal consumo dell’acqua in bottiglia è inoltre correllata alle necessità di trasporto, che implica il consumo di carburante fossile e le conseguenti emissioni di gas serra. Acquistare acqua imbottigliata inoltre non garantisce una maggiore qualità e sicurezza rispetto all’acqua del rubinetto che è: - sostenibile. L’acqua minerale grava sull’ambiente dall’imbottigliamento alla distribuzione, dall’acquisto allo smaltimento e le bottiglie di plastica, seppur riciclabili, hanno un forte costo per l’ambiente; - economica. Berla costituisce un risparmio economico per le famiglie; - sicura, perché controllata quotidianamente con test rigorosi. La presenza di tracce di cloro nell’acqua del rubinetto ne garantisce la salubrità: il cloro impedisce la diffusione di elementi potenzialmente dannosi come le infezioni batteriche. L’acqua in bottiglie PET è monitorata con test meno frequenti e severi ed è spesso soggetta a trasporto e deposito che comportano ulteriori rischi. È possibile perseguire azioni e pratiche di riduzione non solo al supermercato o a casa, ma anche a scuola: - stampare meno possibile e in modalità fronte retro; - quando si stampa, usare caretteri più piccoli, margini ed interlinea più stretti; - riutilizzare la carta già stampata su un lato per le bozze; - trasmettere comunicazioni via e-mail; - salvare i documenti su strumenti USB o cloud invece di stampare; - quando possibile, dematerializzare le lezioni usando schermi interattivi; - riutilizzare carta e cartoncino per le attività in classe; - promuovere l’uso di carta riciclata; - utilizzare tablet o e-reader per leggere i libri di narrativa assegnati; - promuovere l’uso dell’acqua del rubinetto. Da segnalare, infine, come dal lato delle imprese ci siano molte esperienze in penisola sorrentina che vanno verso la riduzione degli imballaggi. Ad esempio molti alberghi stanno iniziando ad 8 acquistare detersivi alla spina ed a eliminare imballaggi inutili, usa e getta (es. posate e bicchieri) e prodotti monodose (es. marmellate). 2.2 Riutilizzo Con la buona pratica del riutilizzo diamo una seconda vita ai beni che altrimenti diventerebbero subito uno scarto, ritardando o evitando la loro fase di riciclo o smaltimento finale. Fantasia e creatività consentono di dare nuova vita agli oggetti che sembrano non sevire più a nulla. Gli oggetti possono avere usi diversi da quelli per cui sono stati pensati. Ci sono ad esempio artisti che creano veri e propri gioielli a partire da materiale riutilizzato: plastica, bottoni, tappi, carta, lana, ecc. Ma anche nelle nostre case possiamo fare altrettanto: trasformando un barattolo in un portapenne, riempiendo vasi e vasetti con altri alimenti, ecc. L’attuale sistema industriale e commerciale, con lo scopo di aumentare sempre più le vendite, propone beni sempre meno durevoli o addirittura “usa e getta”. Ma molti degli oggetti che consideriamo rotti sono invece ancora utilizzabilui per molto tempo con la sempre più desueta pratica della riparazione: la borsacon la cerniera inceppata può essere riparata, gli elettrodomestici molto spesso possono essere riparati sostituendone qualche pezzo, ecc. Spesso,infine, ci sono cose che non sono né rotte né consumate, ma di cui ci siamo semplicemete stancati. Molte pratiche di riutilizzo informale degli oggetti sono ancora vive, come la buona abitudine di donare vestiti, giocattoli e altri beni ancora funzionanti. In alternativa è possibile usufruire dei circuiti di baratto gestiti da cooperative e associazioni di volontariato. 9 E a scuolacosa possiamo fare? - Incoraggiare gli studenti a usare gli zaini dell’anno precedente: la moda non fa scuola! - Coinvolgere famiglie e studenti nel creare una Bacheca per il Riutilizzo dove postare annunci su oggetti che non si usano più (giocattoli, libri, vestiti, oggetti per l’infanzia, ecc.) che possono invece essere utili ad altre famiglie. - Organizzare un’area apposita per i libri da lettura o scolastici di seconda mano, o da scambiare, all’interno della scuola per aumentare la vita utile di un libro. - Coinvolgeregli studenti in qualche semplice attività di riciclo creativo, per dimostrare loro come sia possibile ottenere oggetti utili dai materiali di scarto. - Organizzare dei veri e propri Swap party, ovvero delle feste dove ognuno mette a disposizione degli altri e scambia degli oggetti ancora utili e integri con qualcosa di cui invece abbiamo bisogno. 2.3 Lo spreco alimentare Con il termine spreco alimentare ci riferiamo all’insieme di quei prodotti alimentari che hanno perso valore commerciale e che vengono scartati dalla catena agroalimentare, ma che potrebbero essere ancora destinati al consumo umano. Si tratta di prodotti perfettamente utilizzabili, ma non più vendibili, che sono destinati ad essere eliminati e smaltiti, in assenza di un possibile uso alternativo. I prodotti così classificati perdono le caratteristiche di “merce”, ma non quelle di “alimento”, quindi sono prodotti invenduti ma non invendibili. Lo spreco alimentare è un fenomeno che per lungo tempo è stato estremamente sottostimato. Negli ultimi anni, complici la crisi economica globale, la volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli e il crescente allarme per il cambiamento climatico, si è accresciuta l’attenzione su tale problema, nonché sugli sprechi di materie prime e risorse energetiche connessi. Si tratta di un inaccettabile paradosso del nostro tempo: infatti se da un lato vi è la necessità nei prossimi anni di incrementare la produzione alimentare del 60-70% per nutrire una popolazione sempre crescente, dall’altro nel mondo si spreca oltre un terzo del cibo prodotto (145 kg. per persona l’anno in Italia), di cui l’80% sarebbe ancora consumabile. Con il cibo buttato, inoltre, vengono sprecati anche la terra, l’acqua, i fertilizzanti (senza contare le emissioni di gas serra) che sono stati necessari per la sua produzione. Ridurre lo spreco di cibo significa anche salvare il Pianeta. 10 Lo spreco si trova in tutte le fasi di lavorazione, produzione, distribuzione, fino alle nostre case. Senza dimenticare tutto ciò che avanza dai negozi, dalle mense e dai ristoranti. 11 Per quanto riguarda le famiglie, che ogni anno sprecano circa 454 € di cibo, i prodotti alimentari che si sprecano di più sono raffigurati di seguito: È importante essere consapevoli che compiendo pochi piccoli gesti nel quotidiano riusciamo ad avere dei benefici per la nostra salute e per l’ambiente. Ecco che dobbiamo imparare impar come comportarci, a partire dalle nostre scelte a casa, al ristorante e al supermercato per evitare acquisti eccessivi, prodotti ingannevoli o che non corrispondono a ciò che stavamo cercando. cercando 12 Sempre al supermercato, infine, costituiscono buone pratiche anche, l’acquisto acquisto di prodotti a basso impatto ambientale: - frutta e verdura di stagione. Sono più gustosi e salutari di quelli coltivati fuori stagione. Questo perché seguono il loro ciclo naturale di crescita e maturazione, mentre invece quelli coltivati ltivati fuori stagione devono essere aiutati a crescere con un’alta dose di fertilizzanti e antiparassitari; - prodotti “a Km zero”. Sono prodotti locali che vengono venduti vicino al luogo di produzione. Costano generalmente meno grazie ai minori costi di trasporto t e di distribuzione e sono di solito più freschi proprio perché subiscono spostamenti ridotti. Scegliendo alimenti “a km zero” si valorizza la produzione locale esaltando nel contempo gusti e sapori tipici, tradizioni gastronomiche e produzioni locali locali come gli agrumi della penisola sorrentina. Un altro importante effetto della scelta di questi alimenti è la riduzione dell’inquinamento legato al trasporto delle merci verso i luoghi di distribuzione, spesso piuttosto lontani. 3 LA RACCOLTA DIFFERENZIATA E IL RICICLO Solo quando di un oggetto non troviamo alcun utilizzo alternativo, possiamo pensare di conferirlo nei corretti contenitori attraverso la raccolta differenziata. Ma attenzione! La raccolta differenziata funziona e ha motivo di essere solo in quanto mezzo (e non fine) per un obiettivo più grande: il riciclo. Riciclare significa mettere in atto una serie di strategie e metodologie allo scopo di recuperare materiali utili a partire da ciò che differenziamo, in modo da poterli riutilizzare nella produnzione di nuovi beni. In parole più semplici: dare una nuova vita a quello che differenziamo. Il concetto di riciclo non è di per sé un concetto moderno, anche se è vero che solamente in tempi recenti ha acquisito un’importanza rilevante. L’uomo si è sempre dedicato ad attività di riciclo lungo tutto il corso della storia:per ottenere vantaggi economici (il costo della materia prima riciclata è inferiore rispetto al costo della materia prima vergine), ma anche per ovviare al problema dello smaltimento dei rifiuti. Nell’antichità venivano riciclati soprattutto materiali edili, perché la scarsità con cui si potevano recuperare non permetteva che venissero gettati. Altri materiali che nel corso della storia sono stati spesso riciclati sono i metalli, in particolare il bronzo, che veniva fuso e riutilizzato in modo pressoché perpetuo. Queste pratiche sono passate in secondo piano con l’esplosione della società dei consumi e della già citata economia lineare. Solo negli ultimi quarant’anni, quando si è rivelato indispensabile trovare una soluzione al problema della gestione degli scarti sempre crescenti, si è ricominciato a parlare di sistema di riciclo e, di conseguenza, di raccolta differenziata. La produzione di scarti indifferenziati cominciava ad aumentare, a causa della crescita dei consumi e dell’urbanizzazione; allo stesso tempo diminuivano sempre di più le aree disponibili per il trattamento e il deposito dei rifiuti in discarica. La raccolta differenziata è diventata così una pratica sempre più consolidata, fino a diventare in Italia un indicatore di virtuosità dei vari Comuni. Ciononostante la raccolta differenziata resta esclusivamente un mezzo per l’effettivo riciclo dei materiali raccolti, che costituisce il vero indicatore previsto dalle normative europee. Quest’ultime, infatti, non prevedono obiettivi di raccolta differenziata, ma ad esempio il raggiungimento entro il 2020 del 50% di effettivo riciclo degli scarti urbani prodotti (l’Italia al momento è ferma 43,9%). In questo mutato quadro il sistema si sta orientando verso parametri sempre più rigidi che portano a riconoscere maggiori risorse alle raccolte qualitativamente migliori, cioè più pulite e con meno materiali estranei. Questo ha comportato la necessità di fissare parametri più restrittivi nella 13 valutazione della coerenza tre i materiali conferitialle piattaforme di selezione e quelli effettivamente avviati a riciclo. Cambia, dunque, il concetto di Comune virtuoso che, a differenza del passato, non on si può basare più sul volume di raccolta differenziata ma sulla qualità della materia riciclabile e la presenza delle frazioni estranee che nei prossimi paragrafi vedremo materiale per materiale. 14 3.1 Cosa può essere differenziato? Le categorie degli scarti Ad oggi i materiali differenziabili sono molti; ne fanno parte tutti quelli che possono essere destinati agli impianti di riciclo per essere sottoposti a una serie di procedimenti per estarrre materie prime seconde da utilizzare nei cicli di produzione di nuovi beni anche diversi da quelli originari. I materiali che possono essere sottoposti a un processo di riciclo sono: legno, vetro, carta, tessuti, alluminio, acciaio, plastica, apparecchiature elettroniche, ma anche pneumatici e oli esausti. Dal punto di vista normativo in Italia si parla di due categorie di scarti: 1) Rifiuti solidi urbani: prodotti nelle città (negozi, uffici, famiglie) e a loro voltadivisi in tante famiglie più piccole. Alcuni vengono raccolti a casa in appositi contenitori tramite il sistema porta a porta: organico, metalli, plastica, vetro e indifferenziato. Altri vengono invece raccolti presso luoghi dedicati come l’isola ecologica: rifiuti pericolosi (medicine, pile, elettronici, toner, batterie, olii, ecc.) e ingombranti (mobili e arredi voluminosi). 2) Rifiuti speciali: prodotti dalle attività delle industrie, dell’agricoltura, del commercio, dell’edilizia e dei servizi. Vanno trattati in maniera specifica e con molta attenzione. La condizione per favorire il riciclo è quindi una sola: fare una buona divisione dei vari materiali. Ci sono tante piccole regole che ci possono aiutare: impariamole insieme, conoscendo meglio le varie tipologie di materiali. 3.2 Carta e cartone Per fare la carta ci vogliono tanti alberi. La carta infatti viene prodotta dalla cellulosa, che a sua volta deriva dal legno.In realtà in Europa la produzione della carta ricavata dalla fibra di cellulosa 15 risale solo al 1800. Prima la carta si otteneva con la macerazione degli stracci. Si calcola che una famiglia di 4 persone consumi circa due alberi ogni anno. Per proteggere le nostre foreste, si usano alberi appositamente piantati a questo scopo, specie che crescono più rapidamente, in modo che quelli tagliati vengano sostituiti nel più breve tempo possibile. Oggi per la verità la carta può essere realizzata anche a partire da alghe o pianticelle più basse, come il cotone e il riso, in modo da evitare di disboscare ancora. Parchi e foreste devono restare integri: sono il nostro polmone! La carta però sappiamo anche riprodurla riciclando quella usata. L’Italia è uno dei paesi che consuma più carta al mondo, ma è anche molto brava a riciclarla e, in parte, la esporta in altri paesi. Nella nostra Regione, tra l’altro, è presente una radicata filiera di impianti che trasforma la carta che differenziamo in nuova carta e cartone e, successivamente, scatole e altri imballaggi. Come funziona il procedimento di riciclo della carta? Dopo la raccolta e lo stoccaggio, la carta proveniente dalla raccolta differenziata subisce una selezione, presso apposite piattaforme, che serve ad eliminare eventuali materiali impuri e a separare la carta in diverse tipologie. A questo punto la carta viene pressata e legata in balle, che vengono destinate alle cartiere. Qui la carta subisce il vero e proprio processo di riciclo: viene dapprima sminuzzata in piccoli pezzetti, sbiancata per eliminare l’inchiostro e infine ridotta in poltiglia. Ecco prodotta una nuova materia prima seconda, dalla quale si ricaverà nuova carta. Il procedimento si conclude con la disidratazione della poltiglia e la stesura in rulli, fino all’avvolgimento finale in bobine che vanno dai trasformatori come le cartotecniche e le tipografie. A livello nazionale, l’ente che si occupa della gestione del materiale carta e del suo ciclo è Comieco. Il riciclo della carta permette di risparmiare energia, acqua e legno: da 100 fogli di carta nuova ne otteniamo 80/90 di carta riciclata. 16 Ad esempio con 10 giornali e 5 sacchetti di carta si può produrre una risma di fogli di carta riciclata. La carta però non si ricicla all’infinito, ma solo fino a 5 o 6 volte in media, dato che poi successivamente la sua qualità diventa troppo scadente. Per questo dobbiamo pensarci sempre e riciclarla tutta, anche quella che troviamo in giro . Possiamo differenziarela maggior parte della carta che abbiamo ogni giorno tra le mani:fogli, scatoloni (togliendo il nastro adesivo), quaderni,giornali, riviste, libri (anche se meglio regalarli!). Attenzione invece alle carte speciali, che al loro interno hanno qualche altro materiale: alcune non possono essere differenziata come la carta oleata dei panini e dei salumi, altre invece si come nel caso del Tetrapak. Quest’ultimo, con il quale si fanno i cartoni per bevande, è composto al 75% da carta, 20% polietilene, 5% alluminio. Raccolto assieme alla carta, può essere opportunamente riciclato separando i materiali che lo compongono. Ci sono, infine, anche altri tipi di materiali cellulosici che non possono andare nella carta come quella anti-spappolo (fazzoletti e tovaglioli), quella termica (scontrini)o la carta molto sporca (il cartone della pizza). 3.3 Multimateriale Nel multimateriale si raccolgono insieme tre diversi tipi di materiali che, in seguito alla nostra raccolta, vengono separati dalle piattaforme di selezione per poi essere avviati a riciclo: 1) Matalli (acciaio e alluminio) 2) Plastica 3) Vetro Tutti e tre questi materiali sono accomunati da una regola molto importante che può servire da bussola per non sbagliare la nostra raccolta differenziata: nel multimateriale si conferiscono solo gliimballaggi. Ogni volta che abbiamo un oggetto di metallo, plastica o vetro tra le mani e lo vogliamo differenziare, fermiamoci a pensare se si tratta o meno di un imballaggio. In caso affermativo, ad eccezione di un paio di oggetti di plastica (piatti e bicchieri) anch’essi 17 differenziabili, siamo sicuri di conferirlo correttamente nel multimateriale. In caso di oggetti particolarmente unti o sporchi, sarà sufficiente pulirli con un tovagliolo già utilizzato (da conferire poi nell’organico) o con una sciacquata superficiale. In presenza di adesivi, come nel caso delle bottiglie di plastica o di vetro, non c’è da preoccuparsi: gli impianti di riciclaggio separano gli adesivi e i tappi di diverso materiale. Fare una corretta raccolta differenziata del multimateriale è importante perché dal riciclo di metalli, plastica e vetro si possono fare tantissime cose utili che vedremo di seguito e che anticipiamo nelle immagini sottostanti. 3.3.1 Imballaggi in alluminio e altri metalli I metalli sono materiali preziosi, perché possono essere riciclati all’infinito. Le lattine e le scatolette contenute nel multimateriale vengono innanzitutto selezionate con sistemi magnetici. Questa operazione serve anche per eliminare eventuali frazioni di altri materiali. Una volta pulito e frantumato, il materiale viene pressato in blocchi ed è pronto per essere fuso nelle fonderie o nelle acciaierie per poi essere riutilizzato. Gli imballaggi di grosse dimensioni, invece di essere sottoposti a fusione, possono essere rigenerati: vengono sottoposti a una serie di operazioni che servono a rendere il contenitore nuovamente utilizzabile. A livello nazionale, gli enti che si occupano della gestione dei metalli e delo loro ciclo sono il Ci.Al. per l’alluminio e Ricrea per l’acciaio. L’acciaio è uno dei materiali più diffusi al mondo ed è una lega a base di ferro con cui si possono fare una serie di prodotti quali: lamiere, tubi, fusti, travi, filo di ferro, oggetti in banda stagnata (latta) come i contenitori del caffè, ecc. Anche l’alluminio è largamente presente nei prodotti di consumo: sono fatte di alluminio le lattine, i vassoi usa e getta per alimenti, molti tipi di pentole, ecc. In Italia circa il 90% dell’alluminio prodotto proviene da operazioni di riciclo. Questo perché per produrre alluminio nuovo serve un minerale che non si tova in Italia: la bauxite. 18 19 Per estrarre la bauxite dalle montagne si impiegano macchinari che consumano così tanta energia che è stato calcolato che creare oggetti in alluminio riciclato fa risparmiare il 95% di energia.Inoltre, l’alluminio riciclato non differisce per nulla da quelle ottenuto dal minerale originale, poiché le caratteristiche fondamentali del metallo rimangono invariate. L’importante è seguire queste semplici regole: Se siamo bravi a differenziare questi metalli possiamo produrre tanti oggetti nuovi. Per l’acciaio: - con 2 milioni e mezzo di scatolette possiamo ottenere 1 km di binario ferroviario. Per l’alluminio: - con 37 lattine è possibile fare 1 caffettiera. Tutte le caffettiere prodotte in Italia sono in alluminio riciclato; - con 3 lattine si produce 1 paio di occhiali; - con 130 lattine si costruisce 1 monopattino; - con 360 lattine tine si può costruire 1 bici. 3.3.2 Imballaggi in plastica La plastica è una grande invenzione dell’uomo. Proprio così: in natura la plastica non esiste. L’uomo,, attraverso complessi processi chimici, è riuscito a produrre la plastica dal petrolio. Quest’ultimo si forma, in un fenomeno molto lento, sotto la superficie terrestre per decomposizione di organismi marini e di piante che crescono sui fondali oceanici. Per questo dobbiamo sentirci ancora più responsabili. responsabili. Non solo perché per ottenere la plastica pl occorrono grandi quantità di petrolio, ma anche perché la plastica non è biodegradabile, ovvero non si decompone in modo naturale. Fortunatamente è riciclabile, soprattutto se poi selezionata dalle nelle varie categorie di plastica che troviamo sulle sull confezioni: Dopo una fase di raccolta, la plastica passa alle piattaforme di selezione,, dove viene dapprima ripulita da eventuali impurità e poi suddivisa secondo la tipologia, in modo da ottenere un prodotto di qualità elevata. I tipi di plastica che più si prestano ad essere riciclati sono PET, PVC e PE. Alcuni esempi di materiali che si possono ottenere da queste materie prime seconde sono: - dal PET riciclato:: flaconi per bibite, maglioni mag ioni in pile, moquette, tappetini per auto. In particolare con 20 bottiglie ttiglie di plastica è possibile fare 1 maglione in pile, pile mentre con 23 bottiglie di plastica è possibile fare un cestino per la spesa; spesa - dal PVC riciclato:: materiali edili come tubi, scarichi per l’acqua, passacavi; - dal PE riciclato:: flaconi per detergenti, tappi, sacchetti, casalinghi. Nel caso in cui i vari tipi di plastica vengano riciclati tutti assieme, si ottiene quella quel che viene definita plastica riciclata eterogenea, dalla quale si possono ottenere ttenere arredi urbani, recinzioni, cartelli stradali, ecc. A livello nazionale, l’ente che si occupa della gestione del materiale plastica è del suo ciclo è Co.Re.Pla. Oggi con la plastica vengono realizzati la maggior parte dei prodotti che usiamo tutti i giorni, a partire dagli imballaggi che abbiamo già visto come possano essere ridotti (ad esempio non acquistando l’acqua in bottiglia ma utilizzando quella del rubinetto). 20 Contrariamente alla regola generale del multimateriale (solo gli imballaggi) possiamo conferire non imballaggi quali i bicchieri e i piatti delle feste, mentre vanno nell’indifferenziato oggetti come le posate, gli spazzolini e i giocattoli. 21 3.3.3Imballaggi in vetro Sembra incredibile che un materiale così bello possa essere fatto solo di materiali semplici e comuni: sabbia, soda, calcio. Una bottiglia di vetro, infatti, è fatta al 70% di sabbia. Per produrre vetro da questi materiali occorrono però tantissima energia, mentre produrre vetro nuovo da quello riciclato fa risparmiare ben il 60% di energia.Anche il risparmio di materiali è notevole: per fabbricare 100 kg. di vetro ex novo occorrono 120 kg. di materie prime. Al contrario, con 1 kg. di rottame di vetro recuperato si ottiene 1 kg. di nuovi contenitori in vetro riciclati e senza alcuna perdita.Anche il vetro è riciclabile all’infinito. Il vetro è un prodotto antichissimo e si ricicla da millenni. Lo facevano anche gli antichi Romani, fondendo di nuovo i pezzi di vetro rotto. Al giorno d’oggi il procedimento di riciclodel vetro si svolge inizialmente in una piattaforma di selezione, per poi essere portato nelle vetrerie per diventare di nuovo vetro. Nella piattaforma il materiale subisce prima di tutto una selezione (manuale e meccanica), grazie alla quale vengono eliminate le sostanze estranee: eventuali pezzi di metallo, che vengono tolti con delle elettrocalamite, o etichette di carta e plastica, che vengono aspirate. A questo punto il vetro viene frantumato e diventa a tutti gli effetti materia prima seconda, da destinare a forni per diventare, una volta fuso, nuove bottiglie, vasetti e flaconi. In Italia, dove circa 7 bottiglie su 10 sono fatte con vetro riciclato, l’ente che si occupa della gestione del materiale vetro è del suo ciclo è Co.Re.Ve. All’interno del multimateriale, il vetro per difficoltà nel fare la raccolta differenziata è più semplice della plastica (dove ci sono tantissimi non imballaggi che vanno nell’indifferenziato) ma, rispetto ai metalli, bisogna stare molto più attenti: oggetti trasparenti come lampadine, specchi e vetroceramica (Pyrex) non vanno con il vetro. Così come molte volte si fa confusione con piatti e tazzine, che vanno nell’indifferenziato perché di ceramica. Quest’ultima è il nemico numero 1 del vetro: a causa delle diverse temperature di fusione è sufficiente un solo frammento di ceramica, mescolato al rottame di vetro dentro il forno, per vanificare il processo di riciclo, dando origine a contenitori destinati irrimediabilmente ad infrangersi. 22 3.4Organico Organico vuol dire naturale. Come abbiamo visto nel ciclo di vita naturale, in natura i rami, le foglie secche, l’erba e gli animali che muoiono nel bosco vengono decomposti dai microrganismi presenti nel terreno; in questo modo vengono restituiti al ciclo naturale e diventano humus, un prezioso fertilizzante. Anche l’uomo ha imparato questo processo, sfruttandolo per nutrire i campi in agricoltura. Nell’habitat umano, gli scarti organici sono prevalentemente quelli legati al cibo: le bucce, gli avanzi, i fondi ci caffè, i gusci d’uovo, gli scarti di carne e pesce. Ma può essere conferita nell’organico anche quella carta sporca che non può essere riciclata con gli altri materiali cellulosici, come ad esempio il cartone sporco della pizza, tovaglioli e fazzoletti sporchi. È altrettanto importante raccogliere l’organico solo in sacchetti di bio-plastica o di carta certificati. Separare correttamente questi materiali, che rappresentano tra il 30 e il 40% degli scarti domestici, significa non sprecare risorse preziose. Infatti, l’organico raccolto può essere riciclato per diventare fertilizzante ed energia rinnovabile. Dopo essere stato raccolto, il materiale organico viene selezionato per togliere eventuali residui non degradabili. A questo punto è pronto per essere lavoratopresso gli impianti di compostaggio. Grazie alla decomposizione batterica del materiale organico, mediante trattamento aerobico (che avviene cioè in presenza di ossigeno), si ricava una sostanza chiamata compost, un ammendante simile all’humus che può essere utilizzato come fertilizzante in agricoltura o per concimare orti e giardini. In alcuni impianti di compostaggio, oltre al compost, si può ricavare anche biogas, una miscela di gas composta principalmente da metano e anidride carbonica, che si forma spontaneamente nel corso della decomposizione. Negli impianti deputati anche al recupero di biogas, questo processo naturale viene accelerato grazie all’utilizzo di batteri;la decomposizione avviene in appositi contenitori, definiti “digestori”, ermeticamente chiusi e privi di ossigeno. Il biogas prodotto viene utilizzato per ricavare energia elettrica e termica. Il riciclo dell’organico apporta numerosi vantaggi: - recupero di energia; - miglioramento del suolo agricolo e riduzione dell’inquinamento da fertilizzanti chimici; - riduzione del materiale destinato alla discarica. Se poi abbiamo la fortuna di avere un giardino possiamo richiedere e utilizzare unacompostiera per ottenere lo stesso risultato, riducendo la quantità di materiali differenziati da consegnare.Il processo infatti è lo stesso, cambiano i tempi di produzione: da 3 a 6 mesi per quello prodotto in casa, 20-50 giorni per quello industriale. Innanzitutto bisogna individuare una porzione di terreno né sempre al sole né sempre in ombra in cui sistemare la compostiera. Dopodiche basta seguire queste semplici regole: 1) ridurre gli scarti in pezzi piccoli, come tessere di un puzzle; 2) introdurli nella compostiera sistemandoli il più possibile a strati regolari, alternando materiale secco (foglie, ramaglie, ecc.) e materiale umido (scarti di cibo). La porzione secca deve essere doppia rispetto all’umido; 3) cercare di dargli la forma di una piramide; 4) di tanto in tanto rigirare gli strati per rendere più omogeneo il contenuto. Nel primo mese è meglio farlo una volta ogni due settimane, poi si può diradare la frequenza; 23 5) annaffiare regolarmente. Tenere presente il clima (se è piovuto da poco se ne può fare a meno, se invece è estate bisogna essere un po’ più assidui: non deve esserci ristagno d’acqua); 6) ricoprire il tutto con foglie secche In questo modo, nell’arco di 5-6 mesi, è possibile ottenere un buon compost. Sembra il terriccio del bosco, con un colore scuro, soffice e omogeneo. 24 3.5 Da portare all’isola ecologica Finora abbiamo visto le frazioni di materiali differenziabili che vengono raccolte con il sistema “porta a porta”. Il cittadino espone le buste della raccolta differenziata fuori dalla propria abitazione secondo un calendario che determina giorni e orari di raccolta. Ci sono invece altri materialiche devono essere portati direttamente all’isola ecologica: - olio vegetale esausto: si tratta dell’olio usato nelle nostre cucine per friggere, per cucinare e per conservare gli alimenti nei vasetti (es. il tonno). Una volta usato, l’olio va gestito in modo giusto essendo potenzialmente molto dannoso per l’ambiente: basta 1 litro di olio gettato in modo scorretto per inquinare 1 milione di litri d’acqua. Per questo lo scarico dei lavandini o il water non sono i posti giusti, ma deve essere raccolto in appositi contenitori (anche riusando una bottiglia di plastica e altri contenitori) e portato presso l’isola ecologica. L’olio esausto recuperato, infatti, può essere trasformato in biodisel ed essere utilizzato al posto della benzina per le auto, oppure diventare un’ottima base per produrre saponi. - RAEE: questa sigla indica i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Avete presente la console dei videogames? Quando non si rompe e la dovete buttare diventa RAEE. Stessa cosa per un frigorifero, frullatori, lavatrici, televisori, computer, cellulari, ecc. Le nostre case ormai sono piene di questi apparecchi elettrici ed elettronici che hanno bisogno di un trattamento particolare quando dobbiamo disfarcene. Perché sono costituiti da vari materiali che in parte possono essere riciclati (come il rame, il ferro, l’alluminio e la plastica), in parte sono preziosi (come l’oro, l’argento e il rame) e in parte sono pericolosi (come il mercurio e il piombo). I RAEE sono quindi un vero e proprio tesoro nascosto, ma per scovare questa ricchezza occorre trattarli nel modo giusto non abbandonandoli nell’ambiente ma portandoli presso l’isola ecologica. In alternativa, per i RAEE di piccolissime dimensioni (massimo 25 cm.) dal 2016 c’è una novità: si chiama “Uno contro Zero” e obbliga, per legge, i grandi punti vendita ad accettare gratuitamente i vistri piccoli RAEE anche se non comprate niente. In Italia, ogni abitante produce in media 15-18 kg. di RAEE l’anno, di cui solo 4 vengono recuperati. La strada da fare è ancora lunga. Gli olii vegetali esausti e i RAEE sono così preziosi che Penisolaverde ne incentiva la raccolta attraversosistemi di premialità: i cittadini che conferiscono questi materiali presso l’isola ecologica possono ricevere in cambio qualcosa attraverso l’iniziativa chamata“L’Isola ecologica del tesoro”. Oltre agli olii e ai RAEE, possono essere portati presso l’isola ecologica anche: - gli ingombranti:mobili e arredi in disuso o danneggiati; - i rifiuticlassificati come pericolosi:medicine scadute, pile, batterie al piombo, cartucce per stampanti, lampadine, neon e tubi catodici. È importante portare tutti questi materiali all’isola ecologica per essere correttamente smaltiti senza rischi per noi e l’ambiente: 3.6 Indifferenziato Tutto ciò che non può essere differenziato nelle specifiche raccolte che abbiamo visto finora, va nel cosiddetto indifferenziato. 25 Da questa frazione non si può ricavare alcuna materia prima seconda, ma è tuttavia possibile ricavarne energia elettrica o termica grazie ai termovalorizzatori. Ad esempio con 1 kg. di scarti indifferenziati si può ottenere energia elettrica sufficiente a far funzionare: - 28 minuti una lavatrice - 6 ore un televisore - 4 ore un frigorifero - 8 ore un PC 26 cosa ci va? Sarebbe bello dire niente, ma in Italia lo smaltimento in discarica E allora indiscaricacosa interessa ancora il 23% degli gli scarti che produciamo nelle case. case Se riutilizziamo, ricicliamo e recuperiamo energia dalla parte residua dei rifiuti, la quantità di materiale che saremo costretti a portare in discarica diventerà sempre più in bassa. Le discariche sono dei grossi buchi nella terra, terra, che vengono riempiti con quella parte di scarti che non si possono né riciclare, né trattare nel termovalorizzatore. Quando è piena, pien la discarica deve essere chiusa e controllata per altri 30 anni per evitare che possa creare inquinamento. Dobbiamo assolutamente riuscire a limitare l’uso e fare durare le discariche esistenti il più possibile. 3.7 La lunga vita dei materiali Abbiamo visto come alcuni materiali sintetici che siamo abituati a differenziare, se abbandonati necessitino di tantissimo tempo per decomporsi nell’ambiente. Non fare la raccolta differenziata non è quindi solo uno spreco, ma significa lasciare nel nostro ambiente ambiente (la nostra casa!) qualcosa che resterà lì per anni. 27 L’avreste mai detto che, per esempio, la gomma da masticare buttata dopo averla masticata per ore quando facevate le elementari, adesso che siete alle medie è ancora lì che vi aspetta da qualche parte? E che le bottiglie di plastica non solo sopravviveranno a voi, ma perfino ai vostri pronipoti? Purtroppo il problema dell’abbandono dei rifiuti (littering) è ancora radicato con tantissime delle nostre strade spesso invase da frigoriferi, mobili e altri oggetti che avrebbero avuto ancora un’utilità con la raccolta differenziata. Negli ultimi anni, soprattutto a causa dell’enorme problema dell’abbandono della plastica in mare (littering marino), l’attenzione dell’opinione pubblica sta aumentando anche grazie all’organizzazione di manifestazioni di pulizia e sensibilizzazione come Let’s Clean Up Europe a cui lo scorso anno Penisolaverde ha aderito con l’aiuto delle scuole. 4 IL CICLO DEI MATERIALI E LA SITUAZIONE IN CAMPANIA Con l’espressione “ciclo dei materiali” si intende l’intero percorso dei materiali, dalla loro produzione fino al loro riciclo o smaltimento. Questo ciclo comprende tre passaggi fondamentali: 1) raccolta: il percorso dei materiali inizia con i cittadini che differenziano i vari materiali avvalendosi del servizio di raccolta. Differenziare correttamente è il primo passo per garantirne l’effettivo riciclo; 2) trasporto: grazie ad operatori specializzati, i materiali differenziati vengono portati alle piattaforme di selezione; 3) trattamento: presso le piattaforme di selezione,i materiali che abbiamo già suddiviso a casa vengono differenziati ulteriormente, così da eliminare le impurità e separare il materiale riciclabile. Solo dopo questo passaggio, i materiali vengono avviati agli impianti di riciclo/trattamento per produrre: 28 - nuovi oggetti (da carta, metalli, plastica e vetro); - fertilizzante e biogas (da organico); - energia elettrica o termica (da indifferenziato). Tutta questa serie di operazioni devono essere eseguite nella maniera più accurata possibile, in modo da mantenere un basso impatto ambientale ed evitare rischi di contaminazione, a partire come abbiamo visto dalla raccolta differenziata che facciamo a casa casa e che deve essere sempre più di qualità per garantire l’effettivo riciclo. Grazie alla qualità il ciclo dei materiali può diventare fonte di ricchezza, in termini di reddito e di occupazione, oltre a consentirci di vivere in un ambiente migliore. Nella figura igura sottostante è riassunto il ciclo dei materiali che, non dimentichiamocelo, vede sempre come prime scelte la riduzione e il riuso: 29 Ma come funziona il ciclo dei materiali in Campania? Purtroppo la nostra Regione, che produce circa 2 milioni e mezzo di rifiuti l’anno, paga una carenza in termini di impianti che sta frenando la quantità ma soprattutto la qualità della raccolta differenziata che si attesta al 52,8%. In particolare mancano gli impianti di compostaggio per il trattamento dell’organico. Ce ne sono davvero pochissimi, nessuno dei quali produce biogas, con la conseguenza che una parte rilevante dell’organico raccolto va fuori Regione con enormi costi economici e ambientali (in termini soprattutto di inquinamento per i trasporti). Gli altri materiali differenziati vengono selezionati in numerose piattaforme, per poi andare negli impianti di riciclaggio per diventare materie prime seconde. E l’indifferenziato? Quest’ultimo subisce una lavorazione preliminare presso impianti chiamati STIR, acronimo di Stabilimenti di Tritovagliatura e Imballaggi Rifiuti. I 7 STIR (tre nella provincia di Napoli e uno a testa nelle altre Province) separano, con un vaglio, l’indifferenziato che produciamo in parte umida e parte secca. Solo quest’ultima viene infine portata presso 1termovalorizzatore sito ad Acerra che la brucia per diventare energia elettrica, con la tecnologia e il funzionamento che abbiamo visto in precedenza. Rispetto ad altri impianti di termovalorizzazione, quello di Acerra ha emissioni molto al di sotto dei limiti fissati dalla normativa italiana (tra il 50 e il 70% in meno). Tutto quello che non va ad Acerra, che ha una capacità annua di circa 700.000 tonellate, va nell’unica discarica regionale oppure fuori Regione (o anche all’estero tramite treni o navi). 5 MOBILITA’ SOSTENIBILE Nella nostra società i trasporti hanno un ruolo fondamentale, ma consumano molta energia e contribuiscono a creare inquinamento. È dunque importante trovare soluzioni per muoversi in modo più pulito, intelligente e sicuro. Si tratta di un obiettivo impegnativo, che richiede da parte delle istituzioni capacità di programmazione e notevoli investimenti, mentre da parte di tutti noi è necessario uno sforzo personale per adeguare le nostre abitudini e i nostri mezzi di trasporto. L’obiettivo è vivere in città meno inquinate e più sicure, attraverso la riduzione del traffico privato, la progressiva sostituzioni delle auto circolanti con vetture ibride o a emissioni zero, l’incremento della frequenza del trasporto pubblico e il rinnovamento del suo parco mezzi, soprattutto degli autobus. Tutto questo è indispensabile soprattutto in Paesi come l’Italia. Le nostre città, infatti, sono nate prevalentemente nei secoli scorsi e non sono state progettate per il traffico urbano: solo in tempi 30 recenti abbiamo cercato di adeguarle alle crescenti esigenze di trasporto e mobilità. Sono state ampliate le strade, creati sottopassi e cavalcavia, svincoli e tangenziali, aree di parcheggio. Raramente ci sono margini per nuovi interventi di questo tipo, soprattutto in contesti come la penisola sorrentina. Con l’aumentare del numero di veicoli si moltiplicano quindi gli ingorghi: di tutte le emissioni di CO2 dovute ai mezzi di trasporto, il 40% si verifica in città; la percentuale sale al 70% se si prendono in considerazione altre sostanze inquinanti prodotte da autoveicoli. Nei prossimi anni ci aspetta quindi un grande sforzo collettivo in nome del risparmio energetico e della tutela della salute di chi vive nei centri urbani e nelle zone altamente ricettive dal punto di vista turistico. Bisogna creare, nell’ottica dell’economia circolare e della condivisione, sistemi di trasporto nei quali l’automobile smetta di essere il mezzo di trasporto prevalente, coordinando trasporti pubblici (treni, tram, metropolitane, autobus, treni, linee fluviali e marittime) e collettivi (taxi, servizi di trasporto a chiamata e di gruppo) e individuali (automobili, ma anche moto, biciclette e percorsi pedonali). Dovremo abituarci a termini come car sharing, ossia auto e altri mezzi condivisi. Si tratta di servizi nei quali più mezzi di trasporto vengono utilizzati a turno da molti cittadini a fronte di un prezzo modico. Il car scharing permette di godere dei vantaggi della mobilità evitando la spesa dell’acquisto di un veicolo e, al tempo stesso, incentiva a usare l’auto solo quando se ne ha davvero bisogno. E nel frattempo cosa possiamo fare nel nostro piccolo? Innanzitutto evitare di prendere l’auto quando non ce n’è bisogno, spostandoci a piedi o in alternativa con mezzi ecologici (bici) o pubblici. A partire da quando andiamo a fare la spesa al supermercato: evitando di acquistare imballaggi inutili (a partire dalle bottiglie d’acqua) le nostre buste saranno sicuramente più leggere e facili da trasportare. Un vantaggio non solo per l’ambiente, ma anche per la salute e il portafogli. 31