OPERATIONS MANAGEMENT Riassunto libro “il sistema di produzione delle aziende industriali” PARTE PRIMA: Il sistema produttivo nelle az. Industriali. Lo stabilimento industriale e le sue componenti. CAPITOLO 2: LA PIANIFICAZIONE DEL SISTEMA PRODUTTIVO: 1. Le principali opzioni. La scelta prioritaria della individuazione del prodotto e i criteri per la sua progettazione. L’iter da percorrere per realizzare un impianto industriale o una fabbrica si compone di tre fasi: Fase della pianificazione(progettazione) Fase della realizzazione Fase dell’avvio e dell’esercizio dello stabilimento. Per progettare un sistema produttivo occorre che vengano operate delle scelte le quali offrano le migliori opportunità di efficacia o meglio di raggiungimento degli obiettivi d’impresa. Nell’ambito della funione produzione la scelte riguardano: 1. la scelta del processo produttivo, 2. del macchinario, 3. del layout, 4. delle aree e degli edifici, 5. dell’ubicazione Una corretta pianificazione è requisito essenziale per realizzare un idoneo e remunerativo stabilimento industriale, in quanto una struttura produttiva inadeguata rischia di compromettere la sopravvivenza dell’impresa nel mercato. Lo STABILIMENTO INDUSTRIALE: è l’insieme dei mezzi(edifici, macchine, apparecchiature) necessari alla realizzazione di un processo produttivo e del relativo prodotto. Deve nascere attorno in vista del bene che esso è delegato a realizzare, al fine di ottimizzare i rendimenti a livello globale e per consentire il raggiungimento di elevati standard qualitativi e di risposta al cliente. LO STUDIO DEL PRODOTTO: lo studio del prodotto e del relativo mercato di sbocco con le sue caratteristiche( dimensione, stabilita, prospettive) sono la base di partenza per la realizzazione di uno stabilimento industriale dotato dei mezzi necessari per ottenere una posizione di leadership sul mercato. LA SCELTA DEL PRODOTTO: deriva dall’esperienza di mercato e dall’intuito imprenditoriale ed è condizionata dalle disponibilità finanziarie dell’imprenditore . Nella definizione e nella conseguente progettazione del prodotto bisogna tener conto: o delle sue caratteristiche funzionali, necessarie per soddisfare le esigenze della clientela o dei problemi produttivi, es(semplicità e tempi di realizzazione) o degli aspetti commerciali, es (estetica, facilità d’uso): in modo da farlo preferire, a quelli della concorrenza. N.B. Durante la pianificazione si assiste ad una progressiva riduzione del numero di opzioni disponibili. L’iniziale mancanza di condizionamenti lascia posto a dei vincoli: la tipologia dei processi adottati, ubicazione territoriale, la disponibilità di risorse impongono che l’indirizzo delle attività vada verso scelte sempre più definite, selezionate e approvate. 2.2 LA SCELTA DEL PROCESSOPRODUTTIVO 2.2.1 Processo produttivo e stabilimento industriale. I digrammi tecnologici( qualità delle operazioni, quantità dei flussi, durata delle fasi) PROCESSO DI PRODUZIONE O CICLO DI PRODUZIONE: indica la concatenazione di attività successive, coordinate e integrate che consentono di realizzare il prodotto. Questo processo scaturisce dall’immissione di determinati input fisici( materie prime, energia e lavoro manuale) ed intellettuali( conoscenze scientifiche, tecnologiche, know how, informazione) in un appropriato contesto( stabilimento industriale ) idoneo a permettere la loro combinazione per modificarli secondo procedure tecniche codificate. Il processo produttivo quindi si realizza immettendo un software(risorse, materie prime, energia) nella struttura “HARD” costituita dallo stabilimento. DIAGRAMMA TECNOLOGICO: è la schematizzazione grafica che delinea le operazioni attraverso la quali si realizza il ciclo produttivo evidenziandone le sequenze e la coordinazione. In pratica si riportano le varie operazioni unendole con tratti che ne indicano la successione e integrando simboli e indicazioni per agevolarne la comprensione. SIMBOLI: = PAUSA/ SOSTA = QUALSIASI TIPO DI MANIPOLAZIONE O TRASFORMAZIONE DI MATERIALE = BUFFER/STOCK/MAGAZZINO = COLLAUDO/ISPEZIONE = TRASFERIMENTO Inoltre aggiungendo all’interno dei simboli i dati quantitativi inerenti ai diversi materiali impiegati( mat. Prime, prod finiti, semilavorati, scarti, rifiuti…) si ad un DIAGRAMMA TECNOLOGICO QUALITATIVO A UNO QUANTITATIVO. Il diagramma tecnologico quantitativo può essere a suo volta scomposto in due tipi: totale si riferisce al volume totale di produzione di stabilimento in un dato intervallo di tempo unitario si riferisce agli input necessari per produrre un’unità di prodotto tali diagrammi costituiscono strumento fondamentale per la progettazione degli impianti. Il primo esamina gli aspetti dimensionali mentre il secondo valuta il rendimento tecnico, in confronto a processi o attrezzature diversi. Un’ulteriore diagramma è quello dell’indicazione dei tempi( DURATE) necessari allo svolgimento di ogni singola fase operazionale. La somma di questi va a definire il TEMPO CICLO, vale a dire l’intera durata del ciclo produttivo. 2.2.2 LA CLASSIFICAZIONE DEI PROCESSI PRODUTTIVI I processi produttivi si possono classificare secondo diversi criteri, in relazione agli aspetti presi in considerazione o che si desidera evidenziare: Con riferimento alle ripercussioni ambientali: processi a tecnologie pulite o inquinanti; Con rif. Al sistema economico in cui operano: appropriati o non appropriati, artigianali o industriali ecc. In base al prodotto che realizzano: tessile, alimentare, elettronica ecc.. In base alla natura del processo: chimici, biologici, estrattivi, metallurgici, meccanici ecc Con riferimento al ciclo produttivo si individuano diversi tipi di imprese con un proprio diagramma di flusso caratteristico: INDUSTRIE MONOLINEE: solo quelle che utilizzano un’unica materia prima per realizzare un unico prodotto; in esse la produzione si sviluppa lungo una linea( ES fornaci di calce) INDUSTRIE CONVEGENTI O SINTETICHE: Diverse materie prima confluiscono, più o meno direttamente, in un solo prodotto. Es cantieri navali o edili INDUSTRIE DIVERGENTI O ANILITICHE Impiegano un’unica materia prima per realizzare più prodotti ad ES. Raffinerie petrolifere o le cokerie INDUSTRIE CONVERGENTI-DIVERGENTI(O SINTETICO-ANALITICHE): in esse diverse materie prime confluiscono in un unico intermedio( semilavorato) dal quali si ottengono diversi prodotti . Es imprese chimiche o industria elettrica che produce elet. Con diverse fonti primarie per ottenere un prodotto INDUSTRIE A CICLI MULTIPLI INTRECCIATI: Es industrie meccaniche generiche Con riferimento al tipo di processo produttivo, si possono effettuare delle categorizzazione tra processi continui e processi discontinui, quest’ultimi si dividono in processi ripetitivi o intermittenti: INDUSTRIE A PROCESSO CONTINUO: in esse l’attività viene svolta ininterrottamente per lunghi periodi di tempo e non la si può interrompere, trascurando cautele e modalità, senza arrecare danno ai materiali in lavorazione ed anche all’impianto. Es raffinerie di petrolio, cementifici. INDUSTRIE A PROCESSO RIPETITIVO PER GRANDI LOTTI: la produzione avviene per lotti, cioè si produce un definito numero di unità uguali, per cui su ognuna si ripetono le stesse operazioni effettuate sulle precedenti. I lotti possono avere dimensioni medio/grandi la produzione non viene svolta ininterrottamente e l’attività può essere arrestata in qualsiasi momento senza danni ingenti per materiali o impianti. Es industrie automobili, elettrodomestici. NB LE DUE TIPOLOGIE PRECENDETI SONO MAKE TO STOCK MENTRE LE SUE SUCCESSIVE SONO MAKE-TO-ORDER INDUSTRIE A PRECESSI INTERMITTENTI PER PICCOLI LOTTI( su commessa)e INDUSTRIE A PROCESSI INTERMITTENTI PER COMMESSA SINGOLA( o su progetto): sono quelle che producono per piccoli lotti o su commessa per cui si avvicendano in tempi brevi, varie lavorazioni. In esse si effettua un dato processo fino alla smaltimento dell’ordine e può accadere che mai piu si fabbricherà quel prodotto. In ogni caso si tratta di commesse di quantità limitata: infatti se la commessa si ripeterà più volte si tornerà a parlare di impresa a proc. Ripetitivo. VEDI TABELLE PAGINA 10 E 11 Ogni criterio sopra elencato può essere a sua volta diviso in altri sottocriteri ed è frequente che un’impresa abbaia più processi insieme. 2.2.3 PROCESSI PRODUTTIVI RIGIDI E FLESSIBILI: ALLA RICERCA DEL COMPROMESSO Quando si operi nella medesima categoria di prodotti vi è un certo margine di possibilità tecnica o, con riferimento concreto all’attuale momento storico, una tendenza sempre piu manifesta al predisporre processi alternativi , in ragione dei forti sviluppi consentiti dai progressi della tecnologia. Man mano che ci si avvicina a categorie di prodotto omogenee, tanto maggiore è la tendenza a ridurre la rigidità dei processi produttivi a favore di un’amplificazione del ventaglio degli algoritmi produttivi possibili. In definitiva da dinamicità alla produzione, che diviene flessibile, cioè prontamente adattabile alle esigenze e ai desideri della domanda di mercato, su cui per l’appunto si plasma realizzando la piu stretta compenetrazione oggettiva delle finalità dell’azienda alle esigenze di mercato. Quando si opera in situazione di rigidità di processo ogni modificazione di prodotto impone gravose revisioni sia nell’hardware che nel software: infatti quando si intendano effettuare sostituzioni di prodotti appartenenti a categorie diverse ovvero si operi in settori tecnologicamente maturi Nel caso di settori dinamici o non ancora maturi, si presentano maggiori possibilità nella scelta della tipologia del processo produttivo da adottare, anche perche i miglioramenti sono sempre possibili, vi potrà essere la necessità d modificare software e hardware ma si tratta di una ristrutturazione, adeguamento, modifica parziale, che non coinvolge totalmente l’”area produzione” dell’azienda. Oggi grazie all’informatizzazione dei processi produttivi, c’è la possibilità di ottenere importanti modifiche del prodotto senza che vi sia una modifica, seppur minima dell’hardware o del software. Principalmente grazie alla possibilità di dotarsi di nuovi macchinari che pur partendo da uno stesso INPUT, consentono una variazione degli OUTPUT agendo sul programma a cui le stesse rispondono. La produzione flessibile è tipica nelle produzioni: a processi intermittenti a piccoli lotti o per commessa singola. Nelle quali occorre disporre di processi tecnologici ad elevata flessibilità in modo da poter soddisfare un’ampia clientela, le attrezzature dovranno essere versatili e finalizzate all’assemblaggio o alla produzione della varietà. Pur comportando alti costi di realizzazione permette di modificare nel tempo le caratteristiche dei prodotti e per tale via avere una vita economica più duratura. Tale tipo di processo assume un significato di rilievo in presenza di richieste mutevoli e non pianificabili quali sembrano quelle del mercato attuale. La produzione rigida è tipica nella produzione a medio-grandi lotti e a flusso continuo. Nelle quali si manifestano crescenti esigenze di meccanizzazione/automazione della produzione volte ad ottenere elevate quantità di prodotti unite al raggiungimento della massima efficienza(bassi costi). Il processo rigido infatti comporta alti costi di produzione associati a bassi costi unitari, portando alla realizzazione di economie di scala e risultando inadatto alla gestione di una domanda finale variabile e difficilmente prevedibile. Infatti manifesta la sua efficacia in prodotti indifferenziati La varie modalità di realizzazione di un flusso produttivo sono caratterizzate da due fattori, legati da una proporzionalità inversa: il numero di prodotti nell’unità di tempo(capacità produttiva) l’ampiezza della gamma di tipologica di produzioni diverse realizzate Un processo con una vasta tipologia di beni comporta capacità produttiva limitata, mentre un processo rigido comporta alta capacità produttiva di uno o pochi tipi di prodotto. Ogni prodotto e ogni mercato fanno propendere le scelto verso uno o l’altro estremo, è certo che a motivo degli ingenti costi di impianto relativi a processi di produzione flessibili, la soluzione del trade off TRA FLESSIBILITA’ ED ECONOMICITA’ deve essere ricercata in una strategia del tipo “ Rigido finche possibile, flessibile finché necessario”, cosi da non grava l’impresa di costi inutili non ricompensati. 2.3 LA SCELTA DELMACCHINARIO Secondo la classificazione ingegneristica delle macchine: in generale si parla di strumenti che comprendono macchine vere e proprie e apparecchi: Macchine sono quegli strumenti nei quali è in gioco, con funzione prevalente il lavoro meccanico(leve, motori, macchine utensili Apparecchi in tutti gli altri casi(forni, saldatrici, computer) Secondo questa distinzione le macchine si distinguono in quattro tipi: le macchine motrici(o motori). In esse una qualsivoglia forma di energia(elettrica, termica, idraulica) viene trasformata i lavoro meccanico. Si hanno motori elettrici, termici, eolici ecc… le macchine generatrici(o generatori. Sono macchine che compiono l’operazione inversa dei motori. Nei generatori è il lavoro meccanico che viene trasformato in altra forma di energia. Es Dinamo e alternatori i quali trasformano energia meccanica in elettrica. Le macchine operatrici. Le quali utilizzato il lavoro meccanico fornito da una macchina motrice e sono congegnate ed attrezzate per eseguire operazioni richieste dalle attività industriali, artigianali, agricole.. sono le macchina più diffuse e adatte alla lavorazione di metalli e altri materiali naturali. Sono utilizzate nelle imprese tessili, della carta e nella produzione di manufatti Le macchine trasmettitrici/trasformatrici o convertitrici. Esse comprendono tutte le macchina inserite tra due altre di genere diverso, per esempio tra una motrice e una operatrice, e hanno la prerogativa di presentare a questa ultima il lavoro meccanico nella forma più idonea ad essere sfruttato. Esempio riduttori di velocità, trasmissioni tra ingranaggi, catene, cinghie. Nella prassi viene inteso come macchina un qualsiasi congegno, dispositivo, apparecchio in grado di svolgere una specifica azione o più azioni diverse, facilitando il lavoro manuale o addirittura sostituendo l’uomo in tali operazioni o anche in quelli di coordinamento o di controllo. Nella prospettiva dell’evoluzione e di introduzione di nuove macchine nel mondo aziendale nascono dei particolari concetti che definiscono i periodi tecnologici: MECCANIZZAZIONE: si intende la sostituzione del lavoro manuale con quello di macchine che operano sotto diretto controllo dell’uomo Le prime macchina sono state realizzate essenzialmente per esigenze tecnologiche. Es rulli e carri hanno permesso lo spostamento di materiali pesanti In un secondo tempo, si è compreso che le macchina aumentavano anche la rapidità del lavoro, che risultava meno costoso: al fattore tecnologico si è affiancato quello economico, il cui peso è andato crescendo nel tempo fino a prevalere per primo. In quest’ottica si è sostituito anche il pesante, costoso e quantitativamente limitato lavoro muscolare MOTORIZZAZIONE:vale a dire la sostituzione del lavoro animato con quello inanimato, ha permesso di aumentare fortemente la produzione a condizioni economicamente vantaggiose In alcune industrie è stata realizzata la meccanizzazione integrale degli impianti, cioè non limitata alle sole operazioni di trasformazione, ma estesa a tutte le attività che ne sono suscettibili(es. trasporti interni) AUTOMATIZZAZIONE: rappresenta una fase più avanzata della meccanizzazione, ottenuta introducendo nelle macchine automatismi, cioè dispositivi che reagendo a variazioni di determinate grandezza( peso, livello, pressione) comandano operazioni prestabilite, che si compiono da sé senza intervento di un manovratore. Esempio galleggiante, il quale permette o esclude meccanicamente l’afflusso di liquidi, e ne mantiene costante il livello nel recipiente Il grado di una macchina può essere più o meno elevato fino al livello totale: in tal caso compie da se tutte le operazione, ma la sequenza e le modalità di queste sono comunque prestabilite ed avvengono senza modificazioni se non interviene l’addetto che assiste e corregge gli eventuali errori . AUTOMAZIONE: quando anche le funzioni di controllo e di decisione sono svolte dalla macchina, che funziona senza l’assistenza dell’uomo ed è in grado di auto correggersi Ad esempio se il numero degli scarti supera il numero stabilito(limite economicamente accettato), la macchina può segnalare il fatto o anche arrestarsi in attesa dell’intervento dell’addetto; ad un livello più elevato si ha addirittura l’individuazione e l’eliminazione automatica della cause di cattivo funzionamento. Procedendo in questo senso, si raggiungono livelli di automazione sempre più spinti, in cui la macchina è in grado di rilevare e di adattarsi a diverse situazioni, eseguendo, tra quelli che ha in memoria, il programma più conveniente( robot di 2 generazione) fino a generare automaticamente procedure più opportune per conseguire lo scopo desiderato(robot di 3 generazione). Il principio sul quale si fonda l’automazione è quello dei feed back. Consiste nel rilevare tramite sensori gli eventi della lavorazione, attraverso il controllo di grandezza significativamente inerenti al prodotto o processo. Le informazioni vengono trasmesse ad un elaboratore che le confronta con i rispettivi riferimenti in memoria, fornendo segnali che intervengono sul processo regolando in modo da ridurre la differenza tra il risultato della lavorazione e quello desiderato. La reazione del sistema segue il rilevamento della variata situazione. In un impianto automatico si possono rilevare tre parti distinte: i dispositivi di rilevamento che ricevono e trasmettono informazioni; un organo centrale che riceve ed elabora queste acquisizioni prendendo le opportune decisioni ed impartendo ordini; gli operatori periferici che ricevono questi comandi e li eseguono. L’automazione rappresenta una nuova rivoluzione nel modo di produrre, in quanto non presenta l’incoveniente degli errori umani dovuti a stanchezza, affaticamento e condizioni ambientali ostili, traducendosi in vantaggi tecnici ed economici. L’automazione offre il vantaggio di ottenere prodotti migliori ed a costi notevolmente inferiori rispetto a quelli ottenibili in sua assenza o a livelli di impiego piu bassi. Infatti costituisce una scelta obbligata, pena l’estromissione dal mercato da parte della concorrenza. L’obiettivo futuro sarà quello di giungere a macchina in grado di svolgere tutte le varie funzioni in modo automatizzato, cosi da costituire un sistema totale che collega tutte le variabili, ottimizzando i risultati. I problemi che una più estesa automazione pone all’uomo sono di carattere: tecnico: riguardano la progettazione, la realizzazione, il funzionamento e la manutenzione dei sistemi sempre più sofisticati e complessi per la gamma e la flessibilità delle loro funzioni. Tenendo presente la necessità di revisione dei procedimenti e di riprogettazione dei prodotti per renderli atti alle nuove tecnologie di lavorazione imposte dall’automazione. Economico: i problemi dei forti investimenti richiesti, da ammortizzare in tempi limitati per la rapidità con cui si evolvono i processi di automazione, e l’esigenza di ampliare i mercati per assorbire la produzione crescente Sociale: Si traduce in necessità di riqualificazione professionale : ciò impone di provvedere per tempo a preparare le future leve di lavoratori, costituite prevalentemente da tecnici.L’aumentata produttività può comportare la costrizione dei posti di lavoro o una più elevata produzione con orari lavorativi ridotti, ciò maggiore disponibilità di beni e di tempo libero per grandi masse. Macchine generatrici e macchine speciali Esistono diversi criteri per classificare le macchine: il settore in cui operano(macchine agricole..) l’energia che impiegano(elettriche…) le funzioni che svolgono(motrici…) il grado di integrazione(automatiche..) In senso più generale si possono classificare in un due tipi fondamentali: macchine generiche: sono quelle in grado di compiere diverse operazioni su pezzi diversi per forma, dimensioni, funzioni a cui sono destinati, natura del materiali che li costituisce. Sono strumenti che per la loro flessibilità hanno un largo mercato, sono prodotte in serie e hanno un costo basso di acquisto. Da una lavorazione ad un’ altra è necessario un lungo tempo di adattamento della macchina alla nuova lavorazione, con relativi periodo improduttivi, queste macchine inoltre richiedono mano d’opera qualificata, e offrono basse prestazioni in confronto a quelle dell’altro tipo: in definitiva COSTI D’ESERCIZIO ALT. processi intermittenti su progetto o modello macchine speciali: vengono progettate e costruite per uno scopo specifico, possono effettuare una o piu operazioni su uno o piu pezzi uguali o poco diversi da loro. Esse vengono prodotte su commessa, sono molto complesse e dotate di automazione alquanto spinta con elevata capacità produttiva. Hanno bassi costi d’esercizio e alti costi d’acquisto. processi intermittenti per grandi/medi lotti o a flusso continuo Criteri da tener presente nella scelta delle macchine All’interno di una fabbrica solo un tipo di queste macchine saranno ospitate che per tipologia sono compatibili con la produzione attuata. Per valutare una macchina bisogna attenersi a diversi criteri: Il primo connesso al rendimento economico della macchina, cioè alla sua produttività; alla possibilità di ottenere prodotti di qualità alti a sconfiggere la concorrenza; all’agevolezza della conversione; alle esigenze di turni per il suo funzionamento In termini generali per la scelta del macchinario occorre tener presenti alcuni fattori tra cui i principali sono: prezzo di acquisto e installazione tempo richiesto per l’installazione e l’avviamento della macchina qualità della produzione ottenibile produzione oraria tipo di garanzia e assistenza fornita durata prevista della vita utile consumi energetici ed altri consumi flessibilità e tempi di adattamento macchina per cambio lavorazioni mano d’opera richiesta e livello di qualificazione E’ possibile operare una scelta sul numero di macchine, secondo due casi: macchine di produzione oraria fissa, pertanto il volume prodotto nell’unità di tempo dipende solo dalle caratteristiche del prodotto Strumenti che hanno la capacità produttiva oraria molto varia, (forni, essiccatoi, mulini) i quali possono avere dimensioni e capacità produttive orarie molto differenti In questo caso possiamo scegliere se scegliere un’unica macchina: ne segue il fatto che ci siano minori costi di acquisto e di esercizio, ridotte esigenze di spazio ma si ha lo svantaggio che se quest’unica si guasta, tutta la produzione rimane ferma e del resto anche al ridursi della produzione i costi di esercizio rimangono costanti. Conseguenze opposte con a seconda scelta. 2.4 LA SCELTA DEI LAYOUT Definizioni e obiettivi Per layout di uno stabilimento industriale si intende la sua disposizione planimetrica o spaziale. Tale disposizione può riguardare l’intero stabilimento o solo una parte. Da ciò deriva la distinzione tra layout generali e speciali Il problema della corretta pianificazione del layout è molto importante e riguarda problemi di natura economica e tecnica. L’obiettivo generale del layout è quello di trovare la disposizione ottimale per l’economia dell’impresa e, riferito al processo produttivo quello che minimizza costi di lavorazione tenendo presente che le operazioni che più contano sono quelle che portano un aumento del valore del prodotto. I principali obiettivi del layout sono: Riduzione dei costi di trasporto interni: questa è una tipica operazione non redditizia in quanto non causa un aumento del valore del prodotto, quindi costi eliminabili in piu possibile.La riduzione dei costi si ottiene diminuendo il numero degli spostamenti, le distanze da percorrere e il personale addetto ed adottando i mezzi di trasporto più idonei allo scopo Riduzione al minimo dei materiali immagazzinati: se i reparti sono distanti, per garantire la continuità del lavoro occorre realizzare magazzini intermedi(oneri eliminabili); migliore sfruttamento dello spazio: ciò può essere ottenuto evitando la destinazione di spazi a magazzini e a trasporti evitabili migliori condizioni di lavoro: si realizza tenendo conto della compatibilità delle lavorazioni, adottando soluzione che tendono alla migliore sicurezza, ad incrementare i confortpuò serviz eliminazione degli investimenti di capitali non necessari: es una macchina messa in una posizione opportuna può servire per due lavorazioni ed evita l’acquisto di una seconda. Le occasioni di studio del layout si presentano nel caso della progettazione di un novo impianto, ma anche nella riprogettazione in seguito a : variazione qualitativa e quantitativa della produzione ristrutturazione di impianti obsoleti costi eccessivi( a volte imputati ad alti costi di materie prime, inefficienza della mano d’opera mentre sono dovuti a un errore di layout) elevato numero di infortuni necessità di migliorare gli ambienti di lavoro NB il layout totale o parziale deve essere oggetto di un continuo ripensamento per raggiungere la massima efficienza Criteri generali di progettazione dei layout di stabilimento Numerosi sono i fattori che contribuiscono ad indirizzare le scelte di layout verso una soluzione piuttosto che un’altra, assumono particolare rilievo: il tipo di processo che si vuole realizzare, il prodotto e il relativo mercato di sbocco e altri fattori come il livello di automazione, la dimensione produttiva ecc. In sede di pianificazione del layout esistono, indipendentemente dalle specifiche produzioni o dalle modalità produttive adottate, alcuni criteri di ordine generale la cui validità è del tutto svincolata dalla analisi delle peculiarità di ciascuna situazione. Si focalizza l’attenzione sui criteri di pianificazione che trascendono dalla considerazione delle peculiarità tipiche di ogni produzione. 1) Si impone la separazione tra i locali destinati alle attività amministrative, ricreative e ristorative da quelli adibiti ad attività produttive( con rumori, vibrazioni ed esalazioni) che mal si conciliano con attività che richiedono concentrazione o relax 2) Separazione tra i reparti produttivi e le zone adibite allo stoccaggio(di mat prime, semilav, e prod fin) con lo scopo di evitare il coinvolgimento di quote rilevanti di capitale circolanti in eventi dannosi(incendi, crolli, fughe di sostanze corrosive) più probabili nei reparti produttivi Eventuali lavorazioni con sostanze pericolose o tossiche devono essere rigorosamente separate dalle altre, fino a giungere in locali sotterranei o bunkers. 4) Necessità di addensare le funzioni che realizzano interscambi frequenti o impiegano i medesimi inputs le possibilità di movimentazione interna devono essere attentamente considerate, pena il verificarsi di situazioni di inefficienza e di pericolosità. In dipendenza dalla tipologia di stabilimento, occorrerò predisporre apposite isole pedonali, al fine di limitare al massimo le interferenze; particolare attenzione deve essere posta nella predisposizione di curve ad ampio raggio e di zone di manovra nel casi di un massivo impiego di mezzi su gomma( camion) L’evoluzione tecnologica sta innescando modificazioni profonde anche nei criteri adottati per la pianificazione del layout negli stabilimenti. I continui scambi di informazioni con fornitori e mercato,uniti all’importanza di alcune funzioni(logistica) e a strategie opportune, hanno consentito di giungere alla quasi totale scomparsa dei magazzini, sostituiti da moli di carico e scarico dei beni ad inizio e fine lavorazione. Il crescete grado di flessibilità dei macchinari impiegati, in grado di mutare il tipo di lavorazione(software) lasciando immutata la struttura fisica(hardware) consentono di ridurre i problemi di pianificazione dimensionale nel lungo periodo, a ciò si aggiunge la possibilità di utilizzare simulazioni tridimensionali del ciclo produttivo sia nel suo complesso che all’interno di ciascun reparto (CAD computer aided design, CAM computer aided manufacturing, CAE computer aided engineering) La diminuzione di manodopera associata a questi fenomeni riduce la necessità di strutture ausiliarie di supporto alle maestranze. I criteri di massima enunciati in fase di pianificazione restano validi in casi di ristrutturazione: una attenta analisi costi/benefici dei casi singoli può propendere verso una soluzione di abbandono o ricostruzione piuttosto che verso una costosa modificazione dell’intera struttura produttiva. Lo studio di una disposizione pianimetrica di uno stabilimento da costruire o da modificare attraversa tre fasi: scelta del tipo e delle caratteristiche del sito su cui erigere il nuovo stabilimento ovvero degli spazi da occupare per le modificazioni elaborazione di una planimetria generale di massima che assegni ad ogni reparto la forma e le dimensioni più adatte nonché il posizionamento delle principali macchine, dei mezzi di trasporto interni, dei servizi ecc. elaborazione di una serie di planimetrie particolareggiate(es di reparto) ove si posizioni ogni macchina, gli operai ad esse addetti, lo spazio per i prodotti in lavorazione ovvero riservato alle diverse tipologie di servizi ausiliari descrizione analitica del tracciato planimetrico ovvero normazione delle procedure funzionali al layout, da seguire da parte dei dipendenti che dovranno essere istruiti in ragione della loro funzione. Per poter assegnare gli spazi a ciascuna funzione è necessario conoscere i flussi di materiali. Infatti al fine di evitare colli di bottiglia, quindi possibili ingorghi causati da tempi ciclo differenti è necessario effettuare uno studio approfondito per fare in modo che la produzione proceda senza soste. Normalmente i layout si visualizzano con modelli planimetrici del tipo “ a plastico” o “su piano” ricorrendo a sagome in scala, o su particolari programmi informatici. Prima di giungere a decisioni definitive si sviluppano generalmente diversi progetti e la scelta cadrà sulla pianta e sul progetto che maggiormente offra le migliori garanzie di realizzabilità, economicità, affidabilità, flessibilità ed elsticità. Cicli produttivi e relativi layout I layout speciali relativi al processo produttivo possono essere: layout per prodotto o in linea oppure a catena: questo layout è tipico di imprese a flusso continuo o ripetitivo dove si hanno produzioni di grande serie con sequenze di operazioni sempre uguali, vale a dire che si ripetono costantemente nel tempo. Questo layout è anche detto “in linea” perche la stabilità nel tempo della produzione permette di individuare una traiettoria fissa del prodotto in lavorazione, quindi varie stazioni(costituita da macchine e uomini) si trovano in serie l’una dopo l’altra. Si tratta di una layout molto rigido che ben si presta all’utilizzazione di macchine speciali ad elevato grado di automazione. Tale tipo di layout consente alti livelli di produzione a discapito di una elevata flessibilità, può resa ulteriormente efficace ricorrendo a magazzini in linea che consentono di superare eventuali sfasamenti di flussi e per migliorare la flessibilità è possibile introdurre macchine versatili e adattabili che permettono varianti del prodotto unico. layout per processo o funzionale oppure per reparto: questo layout è di processi intermittenti(su commessa). In questi casi non è possibile individuare una traiettoria fissa del prodotto in lavorazione in quanto questa varia da una commessa all’altra e si richiede quindi una maggiore flessibilità. Nella disposizione a reparto le macchine aventi la stessa funzione vengono riunite insieme in un gruppi specializzati(reparti), che eseguono solamente operazioni dello stesso tipo, a cui è addetto personale avete una qualifica compatibile con le lavorazioni stesse. Questa eterogeneità deve ricercare l disposizione ottimale dei reparti per ottenere la massima funzionalità. Questi reparti sono in grado di eseguire operazioni tanto più diverse quanto maggiore è la flessibilità delle macchine e del personale. Questa forma di layout è l’esatto opposto rispetto a quella in linea . Con questa diposizione non essendo fissa la sequenza vi è rilevante attività di trasferimento dei materiali che possono passare piu volte allo stesso reparto e che si attua ricorrendo a mezzi di movimentazione universali e scarsamente specializzati.Le giacenze, i momenti di fermo, l’attività di programmazione, di controllo e di amministrazione risultano moto rilevanti e rappresentano l’onere da pagare per aver una disposizione planimetrica estremamente flessibile layout a punto fisso: tipico del prodotto intermittente su modello, ad esempio cantieri navali ed edili. In questo tipo di layout macchinari, uomini, attrezzature e materiali convergono tutti sul punto di lavoro fisso. E’ difficile in ragione della natura del prodotto realizzare layout piu efficaci. Anche se ultimamente per l’edilizia è stato possibile introdurre la prefabbricazione in aziende distinte ricorrendo a uno dei layout precedenti. layout di tipo misto accanto alle configurazioni estreme di layout rispettivamente la massima capacità produttiva( layout in linea), alla massima flessibilità(per reparti), alla realizzabilità tecnologica (layout a punto fisso) si possono prospettare soluzioni intermedie. Tra le disposizioni planimetriche intermedie si menzionano: il layout a isole(group technology) è un ibrido tra il layout in linea e il layout a reparti, sono spinti alla scelta di questo tipo di layout sia i processi continui in linea in ragione della necessità di adeguare i prodotti alle pretenziose richieste di mercato sia i processi intermittenti a reparto per ragioni di economicità, in quanto la flessibilità non sempre è in grado di ripagare la minore capacità produttiva. In tale layout macchine con funzioni diverse vengono aggregate in gruppi(isole) e disposte secondo la sequenza delle operazioni elementari previste all’interno di fasi complesse che costituiscono il ciclo produttivo, all’interno di ciascun gruppo le macchine(aventi diverse funz) sono disposte in linea per eseguire la serie di operazioni elementari relative a quella fase. I semilavorati si trasferiscono al secondo gruppo per essere sottoposti alle operazioni elementari di quel gruppo (seconda fase), i materiali continuano a passare da un gruppo attenendosi alla sequenza prevista all’altro fino alla realizzazione del prodotto finito. Con tale layout si mantengono all’interno dei gruppi i caratteri di specializzazione e della produttività della disposizione in linea nonche alcuni vantaggi della disposizione per reparti. Il ricorso a tale layout è attuabile solo nei casi in cui, dovendosi realizzare piu cicli per piu prodotti ovvero dotare di varianti di rilievo un ciclo per un solo prodotto, è possibile frazionare in fasi tecnologicamente simili i diversi cicli, in modo da ottenere volumi produttivi di rilievo e bilanciamento delle capacità produttive di lavoro nelle isole; il layout a reparti in linea: in cui reparti di macchine analoghe per funzione sono posti in successione in relazione alle fasi del ciclo produttivo. Il vantaggio è una più rispondente programmazione dei flussi potendosi procedere a compattare semilavorati provenienti da cicli di prodotto differenti; il layout con funzionamento a cicli intermittenti: si realizza quando la linea si fraziona in tronconi e quindi fatta funzionare ad intermittenza per cicli e prodotti differenti. In questo modo i tronconi di linea conservano l’alta produttività di questa disposizione planimetrica ma con l’aggiunta di flessibilità tipica del layout per reparti I vantaggi del layout in linea sono: basso costo per la movimentazione di materiali breve tempo complessivo di produzione per unità ridotte scorte di lavorazione superficie occupata minima controlli di produzione semplificati possibilità di applicare metodi di incentivazione di gruppo possibilità di alta automazione e quindi modesto livello di preparazione richiesto dagli addetti i vantaggi del layout per reparti sono: elevata flessibilità elevata utilizzazione delle macchine e quindi minori investimenti in esse notevole specializzazione dei capi ed efficaci controlli, soprattutto su lavorazioni complesse possibilità di applicare metodi di incentivazione individuale(ogni individuo è responsabile del prodotto che esce dalla sua macchina) buone possibilità di ovviare ad avarie del macchinario( mentre nel layout in linea blocca il processo) La scelta del layout non verrà attuata in base ai vantaggi tipici ma in base al tipo di processo(ripetitivo o intermittente). Per ogni tipo di layout esiste un problema fondamentale da risolvere: layout a catena: il problema fondamentale è quello del bilanciamento della linea: consiste nel conferire uguale capacità produttiva alle varie stazioni ed allo scopo si debbono ripartire i compiti ed i mezzi in modo che il tempo richiesto per l’esecuzione del lavoro affidato ad ogni stazione(tempo ciclo) sia uguale per tutta la linea(per evitare colli di bottiglia). Se si tratta di un una linea ad alta automazione senza intervento dell’uomo non è possibile intervenire e il bilanciamento deve essere realizzato gia nella fase di progettazione Se invece il tempo ciclo è influenzato dal fattore umano si ha piu elasticità e si può intervenire ridistribuendo la manodopera e compiti in modo da alleggerire le stazione piu gravate. Mediante cronometraggio si determina il tempo ciclo. Al crescere della velocità di trasporto si ridurranno i tempo ma aumenteranno gli errori e quindi gli scarti e anche le unità da finire “fuori linea” a costi elevati. Per evitare tal inconveniente occorre rallentare la velocita del mezzo di trasporto. Per evitare ingorghi e tempi d’attesa causati dal fatto che il tempo ciclo è difficilmente costante, occorre predisporre degli stoccaggi intermedi tra le varie stazioni(di dimensioni minime) in modo da assorbire le piccole variazioni dei tempi di esecuzione. Senza rendere totalmente indipendenti le stazioni senò si cambierebbe tipologia di layout Per il layout per processo invece il problema fondamentale è quello di realizzare la disposizione migliore dei reparti al fine di ridurre al minimo il costo di trasporti interni, se il costo del lavoro non è influenzato da luogo in cui sono svolte, il costo totale del processo dipende sostanzialmente dai trasporti. Il costo di trasporto dipende dalla distanza percorsa, che risulta essere la sommatoria delle distanze tra le varie coppie di reparti interessati per la frequenza dei trasporti tra ognuna di esse. Perciò occorre rendere minimo questo percorso totale. Allo scopo si comincia: 1. rilevando la frequenza con cui avvengono i trasporti ed evidenziando i reparti tra i quali avviene il maggior numero di trasporti 2. con tali informazioni, si realizza uno schema a rete in cui i nodi rappresentano i reparti e le maglie le linee di flusso dei materiali. In tale schema si cerca di porre adiacenti i reparti in cui risulta elevato il numero di trasporti, attraverso successive lavorazioni si giunge alla disposizione ottimale. 3. Si sostituisce uno schema a rete con uno schema del’impianto a blocchi(1:50) 4. Infine si costruisce un plastico con modellini in scala in modo da giungere ad avere una visione tridimensionale dell’impianto(oggi è agevolata tale operazione tramite CAD che oltre alla visione in 3D permette di provare diversi spostamenti ottimizzando la collocazione dei reparti) Lo studio dei metodi di lavoro e dei tempi di lavoro Strettamente connesse con il layout è lo studio del lavoro, cioè lo studio dei metodi e dei tempi. Esso offre un sostanziale contributo per aumentare la produttività( rapporto tra beni prodotti e quantità di risorse impiegate) Lo studio dei tempi deve sempre seguire quello dei metodi e consiste nel determinare mediante cronometraggio il tempo standard necessario per eseguire un dato compito da parte di un operaio. Per condurre questa analisi è necessario scindere ogni fase del processo in tutte le operazioni elementari che la compongono, sino ad arrivre allo studio dei movimenti compiuti dalle persone. Le operazioni elementari attraverso le quali si realizza una lavorazione sono riconducibili a 5 tipi: operazioni di lavorazione vera e propria(stessi simboli del diagramma di flusso) operazioni di trasporto operazioni di ispezione e di controllo operazione di immagazzinaggio operazione di tempi di attesa o ritardo Definita la fase del processo che si intende esaminare, si individuano le diverse operazioni elementari di cui si compone, ripartendole secondo la classificazione indicata e compilando schemi di flusso che evidenziano il numero e la natura delle operazioni per ogni tipo, i relativi tempi richiesti(in secondi) e le distanze percorse(metri), nonché i valori totali risultanti dalle somme dei precedenti. Tali schemi vengono riveduti criticamente dall’analista attraverso una serie di domande relative ad ogni operazione elementare. Egli esamina poi le motivazioni e le possibili alternative fino a giungere ad individuare e a proporre un nuovo procedimento che meglio utilizza le risorse aumentando la produttività del sistema. Scelta degli edifici e delle aree Nel layout speciale legato al problema dell’opportuna configurazione del processo produttivo è quello della scelta della forma planimetrica da dare agli edifici e delle aree destinate ad ospitare le strutture dello stabilimento. Gli edifici sono destinati ad ospitare le varie macchine e apparecchiature necessarie al processo produttivo, ma anche i materiali, la manodopera e il personale ne deriva che il loro assetto distributivo e la loro configurazione deve risultare funzionale a questi fattori. Gli edifici industriali devono rispondere a tre condizioni di esigenze generali: consentire e favorire la produzione in modo che essa si attui a costi il piu possibile contenuti essere flessibili cioè permettere le trasformazioni e gli ampliamenti che si rendessero necessari nel tempo creare un ambiente di lavoro adatto al personale anche per migliorarne il rendimento. La disposizione dello stabilimento assumerà la configurazione più appropriata alla specifica situazione imposta oltre che dalla disposizione planimetrica conseguente alla tipologia del processo adottato anche dall’esigenza di ospitare all’interno di esso mezzi di processi, personale e le attività di supporto(ricerca…) Le forme che si rivengono piu frequentemente sono a U,I,E,F, oppure a quadrato o rettangolo, ma anche a piu poli distaccati anche su livelli diversi. Si definisce grado di utilizzazione della superficie il rapporto tra l’area occupata dalle macchine e l’area totale necessaria per poter eseguire la lavorazione. Tale rapporto di solito è fra lo 0,2 e 0,4 Per quando riguarda gli edifici c’è una prima scelta da operare tra edifici a un piano o a più piani. I vantaggi degli edifici ad un piano a parità di volume: minor costo della costruzione facilità di espansione maggiore capacità portante del pavimento maggiore utilizzazione dell’area coperta facilità di trasporti minori vibrazioni facilità di illuminazione naturale maggiore sicurezza nel casi di incendi, esplosioni ecc. Svantaggi degli edifici ad un piano: minore utilizzazione del terreno impossibilità di usufruire della gravità per i trasporti interni maggiore costo per il condizionamento dei locali(maggiore estensione maggiore dispersione tali vantaggi sono gli svantaggi mentre gli svantaggi sono i vantaggi negli edifici a piu piani. La tendenza attuale è di costruire a solo un piano perche gli stabilimenti tramite il decentramento si localizzano fuori dai centri abitati dove il costo del terreno è inferiore quindi il primo svantaggio non è esageratamente rilevante. Locazione: vantaggio: permette di scindere il rischio di impresa e permette maggiore disponibilità di fondi che possono esser destinati ad investimenti Svantaggio: difficoltà dell’adattamento di un edificio alle proprie esigenze produttive. Nella fase di progettazione è fondamentale la considerazione di un eventuale allargamento dell’attività produttiva sia in senso orizzontale( maggiore capacità produttiva) sia in senso verticale( esecuzione di piu fasi di produzione). A tal proposito si impone di predisporre elevati livelli di elasticità, in linea di larga massima è opportuno che l’area disponibile sia almeno 5 volte superiore di quella coperta dallo stabilimento. Al presente bisogna evitare di ingombrare le aree adibite ad ampliamenti in quando potranno provocare gravi problemi in futuro. A seguito di un ampliamento è necessario ridimensionare le divisioni operative ma anche dimensionare le strutture amministrative e di supporto considerando l’aggravio di attività gestionali oltre all’aumento del capitale umano. Non dovrà limitarsi a predisporre ampi spazi liberi intorno ai vari blocchi ma dovrà realizzare tutte le infrastrutture(tubazioni, viarie) in modo che esse non creino interferenze al momento di ristrutturazioni o ampliamenti. Le regole di massima enunciate portano alla realizzazione di impianti suddivisi in blocchi, con le funzioni omogenee e specifiche , in vista dell’ottimizzazione dell’efficienza globale. Scelta dell’ubicazione dello stabilimento L’ubicazione costituisce una scelta di importanza fondamentale, in quanto l’entità delle risorse profuse nella fasi di impianto è di cosi rilevante impegno che un’eventuale ricollocazione dello stesso in un altro sito è impensabile in breve periodo. La localizzazione: vale a dire optare per il luogo dove, per uanto dipende da esso, si riducono al minimo i costi di produzione, di distribuzione e di vendita, e si massimizza il volume di quest’ultima, in modo da ottenere il massimo profitto. Vari fattori influenzano questa scelta e si possono classificare in diversi modi. Secondo la tipologia dei condizionamenti posti alle scelte ubicative: naturali: esprimono la dipendenza di ciascun tipo di lavorazione della configurazione del territorio e dalle risorse naturali dell’ambiente esterno; ciascun sito infatti possiede peculiari ricchezze e connotazioni adatte o meno a supportare determinate produzioni. Le fasi che portano all’analisi secondo gli aspetti naturali sono: 1) il punto di partenza di qualsiasi progetto è una attenta selezione di tutti quei luoghi in possesso dei requisiti naturali legati alla realizzazione del processo produttivo futuro; si tratta di ricercare su una piana topografica la piu idonea combinazione di fattori naturali necessari per la specifica produzion. 2) Dal confronto tra necessità del ciclo produttivo e caratteristiche oggettive scaturisce un primo elenco di possibili siti Tale scelta rappresenta la prima fase dell’intero processo decisionale per individuare la collocazione ottima. Alcun esempi di vincoli naturali sono: necessità di abbondanti quantità d’acqua, tipi di clima, disponibilità di tipo di materiali o rocce. Artificiali: riguardano tutti quei fattori che, pur influenzando le scelte ubicative, non risultano direttamente riconducibili alle caratteristiche naturali del sito. La loro origine è riconducibile all’attività umana, capace di provocare profonde modificazioni nell’ambiente. Le ubicazioni individuate tramite lo studio dei condizionamenti naturali devono essere approfondite tramite lo studio sull’antropicizzazione del territorio, sulla presenza di infrastrutture stradati, presenza di vincoli edificativi. Ciò consentirà una visione complessiva e non più parziale, dei possibili vantaggi e svantaggi direttamente riconducibili a ciascuna delle operazioni esaminate. Una componente artificiale capace di influenzare pesantemente le scelte è rappresentata dai vincoli legislativi ovvero agevolazioni fiscali concesse dallo stato. I fattori che influenzano la localizzazione possono essere classificati ulteriormente in base alla loro natura: fattori di ordine tecnico: necessità di presupposti tecnici per realizzare l’attività produttiva(es impensabile centra idroelettrica dove non c’è acqua fattori di ordine economico: fattori di ordine finanziario: riguarda l’ammontare delle disponibilità monetarie complessive che può risultare inadeguata alla costruzione degli impianti in un certo luogo per varie motivazioni( elevati costi del sito, tasse elevate. La scelta della localizzazione va operata a livelli: Provincia, paese/città, luogo/terreno, regione, stato, continente Tra i vari fattori che influiscono sull’ubicazione degli stabilimenti i piu importanti sono Distanza dai mercati di approvvigionamento: in quanto influisce direttamente sui costi di trasporto dei materiali impiegati nella lavorazione, inoltre la vicinanza ai mercati favorisce i rapporti tra clienti e fornitori con scambio di conoscenze che arrecano vantaggi ad entrambi Distanza dai mercati di sbocco: minori costi di trasporto dei prodotti sui mercati e per realizzare una rete di depositi per la distribuzione Disponibilità di manodopera: ci sono luoghi che offrono disponibilità di fattore umano qualificato ed istruito Livello dei salari: questo a peso a livello di nazione o continente Fattori politico-sociale: riguarda gli aspetti di tranquillità e della stabilità che possono venire a mancare nel caso di forti tensioni, compromettendo l’attività d’impresa Pressione fiscale: si possono avere nei vari casi agevolazioni fiscali per le aziende che vi si localizzano Disponibilità di energia: poter disporre di energia in quantità sufficiente, costante e a prezzi equilibrati Disponibilità di acqua: l’acqua deve essere di buona qualità disponibile in quantità costante e sufficiente per le esigenze dello stabilimento Rete di trasporti e comunicazione efficiente: e’ necessaria la presenza di infrastrutture come strade, porti, aereoporti Fattori ambientali: clima, l‘esposizione, la luce, la natura del terreno, la sismicità ecc.. Vari: vicinanza ai centri, disponibilità di spazio e di abitazioni, il costo delle aree ecc… Il problema dell’ubicazione si pone in fase di progetto e di realizzazione dell’impianto ma va anche soggetto a revisione ogni volta che si verifichino importanti variazioni della produzione. Per la soluzione al problema dell’ubicazione sono state proposte diverse teorie e modelli matematici come quella di WEBER, che si pone l’obiettivo di minimizzare i costi. Si opera come segue: 1) si cerca di individuare tutti i fatti che hanno un’incidenza significativa sulla localizzazione dell’industria 2) si ordinano questi fattori in funzione della loro importanza decrescente(viene attribuito un peso a ciascun valore) 3) si considera il problema dal punto di vista del primo fattore trascurando tutti gli altri. Si affronta quindi il secondo fattore e risolvendo il problema si potrà verificare l’opportunità di apportare o meno una correzione alla localizzazione individuata in base al fattore precedentemente considerato. In questo modo si procede per tutti i fattori apportando eventuali correzioni fino alla soluzione finale. Weber parte dal concetto che il fattore che ha maggior peso è il costo dei trasporti e occorre quindi localizzare l’impianto dove tali costi sono minori. Weber considera come secondo fattore l’agglomerato che comporta notevoli vantaggi quali condividere costi per alcuni servizi; al crescere dell’agglomerato le economie aumentano ma ad un certo punto decrescono e subentrano le diseconomie da agglomerato. Si tratta quindi di valutare quali sono i vantaggi ottenibili dall’agglomerato e vede se questi superano o meno i costi aggiuntivi che occorrono a sostenere per trasferire lo stabilimento. CAPITOLO 3 DUE RILEVANTI TEMATICHE ATTINENTI AGLI STABILIMENTI INDUSTRIALI La vita dello stabilimento industriale e la necessità di mantenere l’efficienza tecnico-economica Col passar del tempo lo stabilimento invecchia e diminuisce la sua efficienza economica, cioè il reddito che può produrre Il problema va esaminato sotto due punti di vista: l’invecchiamento fisico e l’invecchiamento tecnologicoeconomico(obsolescenza). L’invecchiamento fisico: è dovuto a cause interne, cioè al logorio dei mezzi produttivi, infatti tanto piu è tanto piu rapido quanto piu intensa è l’attività. Le parti piu sollecitate sono le prime ad usurarsi o a guastarsi: per mantenere in efficienza lo stabilimento bisognerà sostituirle. Tali sostituzioni comportano costi d’acquisto, costi per il personale che esegue l’intervento e costi per l’inattività dell’impianto durante l’operazione. La frequenza e l’entità delle sostituzioni andrò aumentando con il tempo, imponendo costi crescenti fino a rendere economicamente preferibile la sostituzione dei diversi macchinari o attrezzature con altre nuove. A questo punto si dice che gli impianti hanno raggiunto il termine della loro vita fisica. L’obsolescenza è dovuta a cause esterne, cioè l’innovazione che a portato a realizzare macchinari e attrezzature, in tutto o in parte, tecnologicamente piu avanzati, in grado di dare la stessa produzione a costi inferiori. Il rapporto tra i costi che si sostengono con un impianto nuovo(A) e quelli che comporta l’impianto in esercizio(B) fornisce un indice dell’efficienza economia relativa a quest’ultimo. All’inizio il rapporto A/B vale 1 in quanto essendosi adottato l’impianto piu avanzato al momento, con il tempo A diminuirà di valore . IGO=100* (B-A*)/B Dove A* è il macchinario sottoposto ad ammortamento. Ci sono due alternative : sostituire le singole parti dell’impianto con altre piu aggiornate sostituzione dell’intero bene quando la sua vita tecnica o vita utile è terminata In genere termina prima la vita utile rispetto la vita fisica, è quindi necessario, nel piano di ammortamento far coincidere il periodo di recupero del capitale investito con il termine della vita utile. I fondi destinati all’ammortamento non compaiono in bilancio quindi non sono soggetti ad imposizioni fiscali. Per alcuni settori sono ammessi piani ammortamento di breve durata, come strumento per stimolare l’innovazione e mantenere all’avanguardia tecnologica gli strumenti di produzione delle industrie del settore. L’obsolescenza riguarda anche i prodotti e i processi, infatti deve può essere dovuta: al miglioramento delle caratteristiche funzionali al piu basso prezzo dei beni anche a semplici fatti di moda In ogni caso bisogna rispondere ai mutamenti di mercato e convertire gli impianti alle nuove produzioni. L’innovazione cioè l’utilizzazione economica di un’invenzione, può toccare gli impianti, i processi e i prodotti. Per quanto riguarda l’innovazione di un prodotto, il quale deve rispondere a determinate attese dei consumatori: cioè deve assolvere certe funzioni ordinate secondo una scala gerarchica di importanza: genere, classe, tipo o marca. All’interno dei generi si hanno diverse classi, per ognuna delle quali è evidenziabile la funzione primaria che le caratterizza accanto ad altre di minor importanza dal soddisfacimento delle quali si propongono ai clienti diverse marche o tipi. Tra generi diversi di prodotti non c’è concorrenza mentre tra marche si e fortissima. Circostanza particolari possono indurre esigenze reali a esaltare ‘importanza della seconda funziona tanto da renderla primaria, originando cosi una nuova classi di prodotti la cui vita sarà condizionata dal perdurare delle esigenze che l’hanno motivata. Spesso l’esaltazione di una funzione secondaria avviene per soddisfare esigenze indotte ai consumatori tramite apposite campagne pubblicitarie. Quindi l’innovazione dei prodotti può aversi a vari livelli: genere, classe o marca, giungendo alla banale variazione del modo di presentare in forma nuova, per taglia confezione ecc.. Aspetto esteriore che non ne migliori le prestazioni ma ne abbassi i costi. CAPITOLO 4- TRATTAMENTO DEI MATERIALI Per trattamento dei materiali si intende il complesso delle operazioni attinenti il trasporto e l’immagazzinaggio di tutte le sostanze, dalle materie prime ai prodotti finiti, siano esse solide, liquide o gassose, all’interno dello stabilimento. Il problema riguarda il fatto che non aggiungono valore al prodotto ma ne aumentano il costo, e la soluzione è mirata a ridurre al minimo indispensabile l’entità di tali operazioni. I trasporti interni La riduzione dei costi per la movimentazione interna non deve essere il maggiore obiettivo, ma deve essere perseguita congiuntamente ad altri risultati( riduzione fatica lavoratori, miglioramento sicurezza e confort, flessibilità del sistema. Utili rapporti sono quelli tra: numero di operazioni di trasporto e numero di operazioni di trasformazione tra numero di ore di manodopera richiesta dal trasporto e numero di ore di manodopera richiesta per la lavorazione. Fondamentali strumenti per la realizzazione di un efficiente sistema di trasporti sono: mezzi tecnici di trasporto Il problema consiste nell’individuare quali sono i mezzi di trasporto piu idonei nelle varie situazioni, ciascuna caratterizzata da numerosi e specifici elementi peculiari: struttura dello stabilimento, disponibilità di spazi, tipi di lavorazioni e impianti … Oltre alla scelta dei mezzi idonei si dovrà valutare la loro capcità di trasporto ed il loro numero in relazione alle dimensioni dei flussi di materiali. Trasporto di materiali solidi I materiali solidi possono essere costituiti da pezzi singoli di consistenti dimensioni o da particelle di varie grandezze allo stato sciolto o in opportuni contenitori A funzionamento meccanico(monorotaia a carrellini, nastritrasportatori Trasporti continui fissi A gravità, pneumatici(scivoli a rulli A ruote libere(gru, trattori,muletti) Trasporti discontinui( meccanici e manuali) Su rotaie locomotori, montacarichi I sistemi continui sono impianti per lo piu fissi che trasferiscono in continuità i materiali lungo traiettorie prestabilite che non ammettono variazioni di percorso al di fuori di quelle insite dal sistema. Il movimento può avvenire ad opera di parti meccaniche motorizzate, della gravitò, di sistemi reumatici in pressione o depressione. I sistemi continui ben si presentano all’automazione ma hanno modesta flessibilità. Essi trovano impiego elettivo nei processi continui e ripetitivi dove il mezzo di trasporto si fonde d diventa parte integrante dell’impianto diretto di produzione(macchine a trasferta). I trasportatori continui vengono utilizzati nei casi in cui i cicli di produzione i flussi di materiali sono prefissati e regolari e le quantità trasportate sono abbastanza elevate in modo da giustificare gli ingenti investimenti richiesti, compensati dall’alta efficienze tecnica dei mezzi e dai ridotti costi d’esercizio. I trasporti discontinui vengono utilizzati quando è richiesta una maggiore flessibilità nei trasporti. Possono essere meccanici o manuali. Il grado di libertà nei percorsi può essere totale(mezzi a ruote libere) o limitato a servire una determinata area(mezzi su rotaie). Queste attrezzature possono essere telecomandate( impulsi giungono via filo) oppure radiocomandate( gli impulsi giungono senza fili). Sono anche disponibili macchine si tipo misto cioè a ruote libere ma che mediante sensori possono percorrere traiettorie fisse opportunatamente predisposte. Trasporto di materiali fluidi(liquidi o aeriformi) I materiali fluidi allo stato sciolto vengono trasferiti all’interno di tubazioni ponendoli in movimento con pompe(liquidi) o compressori(aeriformi). Le pompe agiscono: per aspirazione: asportano l’aria contenuta all’interno di una tubatura immersa in un liquido su cui grava la pressione atmosferica la quale spinge il liquido nella tubazione per compressione: possono essere alternative(cilindro con stantuffo a tenuta che si muove alternativamente al suo interno), rotative, a membrana ecc. ciascun tipo offre prestazioni diverse e la sua scelta dipende dalle specifiche esigenze poste dall’impiego i compressori possono essere a pistone funzionanti in modo analogo alle pompe alternative) o rotativi( turbocompressori assiali e centrifughi). Nei turbo compressori assiali l’aeriforme viene aspirato da un lato e compresso da quello opposto per effetto della rotazione di un’elica(girante) all’interno di un cilindro. In pratica l’elica formata da un disco e palette fissato sull’asse centrale. Il fluido passa attraverso delle fenditure formate da una corona di palette fissate(diffusore) I compressori centrifughi, il flusso è perpendicolare all’asse di rotazione. Essi danno grandi portate ma modeste pressioni, caratteristiche opposte hanno i compressoni a stantuffo. I magazzini industriali Il magazzino è il luogo dove si depositano, per periodi variabili, materiali destinati alla lavorazione e alla vendita o al servizio di un’industria. In relazione alla destinazione dei materiali in essi contenuti si distinguono: magazzini per materie prima: che a loro volta si differenziano in macazzini di scorte(a lunga giacenza) e magazzini di produzione(periodi di giacenza giornalieri) magazzini per semilavorati magazzini per prodotti finiti il magazzino ha la funzione di polmone, cioè conferire elasticità ai tempi richiesti per le varie attività e di permettere la continuità dei processi produttivi e distribuitivi. La conservazione dei prodotti comporta oneri e non aumenta il valore. Si dice che il magazzino migliore sia quelli che non esiste ma in realtà è impossibile; bisogna quindi rendere il meno oneroso possibile tale servizio adottando le migliori soluzioni tecniche ed organizzando al massimo le attività al fine di ridurre al minimo i volumi dei materiali e i tempi di deposito. Magazzini viaggianti: nel caso di piccole quantitò(semilavorati) si può ricorrere al deposito di materiali negli stessi locali di lavorazione e vengono anche utilizzati allo scopo i mezzi di trasporto continui Quando i movimenti e le giacenza i materiali sono gestiti da un’appostia ammnistrazione autonoma si tratta di magazzini altrimenti sono depositi. La struttura del magazzino dipende dalla natura dei materiali, dalle modalità di stoccaggio, dalla disponibilità di superficie ecc Le dimensioni: sono determinate dalle quantità di deposito ma si consiglia di non occupare piu di 1/3 della superficie totale dello stabilimento. Indice di saturazione superficiale: rapporto tra superficie occupata dai materiali immagazzinati e superficie totale del magazzino Indice di saturazione volumetrica: rapporto tra volume occupato dai materiali e volume totale del magazzino. Per quanto riguarda la locazione dei magazzini: essi vanno inseriti lungo le linee di flusso dei materiali evitando l’aumento inutile di costi di trasporto. I liquidi vengono contenuti in cisterne di acciaio cilindriche, interrate o fuori dalla terra Per idrocarburi leggeri e altamente volatili(gpl) si usano serbatoi chiusi, sferici, in acciaio, di spessore adeguato a reggere la pressione di alcune atmosfere che ci può essere all’interno; gli aeriformi vengono immagazzinati in gasometri(cisterne in acciaio con tetto mobile a tenuta) o in campane di grandi volumi l’immagazzinamento di fluidi infiammabili deve avvenire nel rispetto della normativa specifica. CAPITOLO 5 IL SERVIZIO DI APPROVVIGIONAMENTO E TRATTAMENTO DELL’ACQUA PER L’INDUSTRIA L’acqua riveste un ruolo di primo piano in ogni tipo di industria. Spesso è uno dei fattori determinanti nella localizzazione degli impianti e presupposto per l’ottenimento di un certo prodotto o un determinato processo. I problemi relativi all’acqua in uno stabilimento si pongono sia nell’approvvigionamento che nel trattamento delle acque, oltre che nella depurazione delle acque di rifiuto. Secondo gli economisti classici Smith e Ricardo l’acqua è un bene non economico, da ripudiare per 3 ragioni: l’acqua è un fattore della produzione sempre piu scarso richiede rilevanti costi di trattamento per portarla alle caratteristiche che lo specifico tipo di produzione richiede molte legislazioni prevedono che l’acqua residuata dal processo venga restituita all’ambiente depurata. Le utilizzazioni dell’acqua nell’industria L’acqua trova impiego nell’industria in diversi usi, i quali dipendono dalla tipologia di materie e processi adottati e dai prodotti ottenuti. In particolare può essere utilizzata per una o piu delle seguenti funzioni: materia prima: se tratta di acqua ch viene immessa nei prodotti finiti; agente di fabbricazione o di processo: si ha quando essa è impegnata direttamente nel processo produttivo. Può trattarsi di acqua di diluizione, di reazione, di lavaggio e risciacquo, di estrazione ecc; mezzo di raffreddamento: l’acqua impegnata a questo fine ha per scopo la dispersione del calore generato nei processi produttivi. A volte viene utilizzata acqua marina anche se corrode gli impianti, la corrosione è meno onerosa di un incendio causato dal surriscaldamento degli impianti; mezzo di riscaldamento: l’acqua calda a bassa o media temperatura viene utilizzata per accelerare alcune funzioni, per sterilizzare o pastorizzare. Trova impiego anche nel caso di acque fredde nel raffreddamento degli ambienti di lavoro; produzione di vapore: il vapore rappresenta un fluido economico utilizzabile nei motori termici servizi antincendio: l’acqua è il mezzo piu economico in questo impiego, per lo spegnimento di combustibili solidi, quando siano scongiurabili pericoli di cortocircuiti; servizi generali, sociali e di igiene: si tratta di acqua potabile. Gli approvvigionamento di acqua da parte dell’industria. Sono i mari, i vari tipi di corsi d’acqua, i laghi, le acqua sotterranee e gli acquedotti urbani. Il problema dell’approvvigionamento va riguardato sotto un punto di vista qualitativo e quantitativo: per quanto attiene agli impieghi di mensa, alcuni tipi di industrie alimentari e servizi di fabbrica per l’igiene personale, l’acqua richiesta è quella potabile, prelevata dagli acquedotti urbani. L’acqua potabile è quella che presenta tutti i requisiti per essere idonea all’alimentazione umana. Per tutte le altre utilizzazioni, per le quali si parla di acqua industriale, per ragioni di crescente carenza per il soddisfacimento dei bisogni civili nonche di elevatezza delle quantità richieste e del costo, l’industria deve provvedere autonomamente al soddisfacimento delle proprie necessità facendo ricorso alle altre fonti. In generale: o l’acqua di mare ha una salinità elevata. Il 90% del sale è cloruro di sodio e c’è una scarsa presenza di anidride carbonica ed il PH è compreso tra 8 e 8.3 o le acque dei fiumi e dei corsi d’acqua sono caratterizzate da forti variazioni nella tipologia di Sali minerali disciolti e nel quantitativo delle sostanze solide in sospensione o le acque del lago presentano le stesse caratteristiche dei fiumi, ma si differenziano per una bassa presenza di materie in sospensione o per il prelievo delle acque dolci superficiali bisogna costruire adatte opere di presa, che assicurano la deviazione di un quantitativo d’acqua necessario al fabbisogno della produzione. Tali vasche e grigliature offriranno una prima filtrazione dei materiali in sospensione o le acque sotterranee sono generalmente caratterizzate da una minore variabilità nel tempo dei loro caratteri, presentano costante temperatura, composizione dei Sali disciolti e assenza di sostanze organiche. Uno dei problemi è l’esaurimento o l’inquinamento della falda freatica( per raggiungerla occorre realizzare pozzi in modo da renderle sfruttabili). Raramente le acque salmastre trovano impiego nell’industria, anche se è possibile ottenere acqua dolce da esse tramite alcune tecniche di dissalazione. La dissalazione delle acque I sistemi di dissalazione fino ad ora messi a punto possono rientrare i due categorie: tecniche che operano l’estrazione dei Sali dalle acque salate o salmastre: i sistemi di questo tipo risultano piu economici anche se motivi di ordine tecnologico hanno favorito quelli della seconda specie; tecniche che separano l’acqua dolce dalla soluzione salina. Tipologia di processi di dissalazione: ELETRODIALISI Tecnologie di estrazione dei Sali dalla soluzione salina SCAMBIO IONICO EVAPORAZIONE(multiflash, solare) A) basate su un cambiamento di stato CONGELAMENTO Tecnologie di separazione dell’acqua dolce dalla soluzione salina ESTRAZIONE CON SOLVENTI B) senza cambiamento di stato OSMOSI INVERSA Elettrodialisi: vantaggioso nel caso di una concentrazione salina molto bassa. E’ un processo che permette l’allontanamento dei Sali dalle soluzioni saline grazie all’impiego alternato di membrane cationiche e anioniche poste all’interno di una vasca e consententi il passaggio dei soli ioni positivi(na+) e dei soli ioni negativi(cl-). Al termine che nello scomparto in cui è avvenuto il fenomeno l’acqua sarà dissalata mentre negli scomparti adiacenti si sarà arricchita o di solo sodio o di solo cloro. Scambio ionico: l’uso di resine scambiatrici di ioni, assai pratico nella demineralizzazione di acqua a bassissimo contenuto salino. Il processo, che impiega resine anioniche e cationiche, consiste nel far passare l’acqua salata attraverso una resina cationica( o acida) che fissa il catione sodio(na+) e successivamente l’acqua priva di sodio su resina anionica(o basica) che fissa lo ione cloro(cl-). Dopo questo ulteriore passggio l’acqua risulta pura e può essere impiegata da industrie farmaceutiche o nella prod. Di vapore. Evaporazione: i processi che utilizzano tale principio non sono influenzati dalla concentrazione salina dell’acqua grezza e guadagnano in economicità se si effettua il recupero del calore. Il piu diffuso processo di questa tipologie quello a espansione multipla o multiflash. In fase di funzionamento l’acqua salata di provenienza marina viene preriscaldata passando all’interno di una serpentina posta a contatto con il vapore, che si trova nella prima camera di flashing. Quest’acqua viene fatta passare nella serpentina della 2^ camera successivamente nella terza e cosi via(fino a 40 camere) riscaldandosi ulteriormente per effetto del vapore a temperatura piu elevata in ogni stanza. Infine l’acqua grezza che ormai ha recuperato il massimo del calore possibile viene ulteriormente portata alla temperatura massima di processo(90°), per effetto del calore esterno(da una raffineria di petrolio es). A questo punto l’acqua grezza viene introdotta alla base della camera di flashing in cui è stato praticato un vuoto parziale al fine di consentire l’evaporazione esplosiva di quota parte dell’acqua. Questa specie di esplosione, che si realizza lontano dalle pareti, evita la corrosione e le incrostazioni e i Sali responsabili delle incrostazioni scivolno sul fondo della camera sotto forma di fanghiglia. Il vapore si condensa sulla superficie della serpentina cedendo il calore all’acqua grezza che passa al suo interno. L’acqua dolce condensata viene recuperata. La soluzione salina (ormai piu concentrata) passa alla camera successiva dove è stato effettuato un vuoto maggiore per cui essa evapora ancora andandosi a condensare sulla serpentina che trasposta l’acqua grezza in corso di ulteriore preriscaldamento. Anche in questo caso l’acqua dolce salina si recupera. Il processo continua attraverso le successive camere dove si effettuano depressioni sempre piu spinte per far evaporare una salamoia sempre piu concentrata e avente una temperatura gradatamente decrescente. Infine l’acqua dolce ottenuta si recupera e si avvia alle utilizzazioni per cui è richiesta mentre la salamoia concentrata viene utilizzata per ottenere sale. Ovviamente sia il calore della salamoia che dell’acqua viene utilizzato per preriscaldare l’acqua grezza in entrata. Congelamento: il processo, non è influenzato dal grado di salinità, ma presenta l’inconveniente nel costo di produzione e somministrazione della frigoria che è maggiore rispetto a quello di prod e somministrazione di una caloria. Il processo è quindi economicamente conveniente se si dispone di freddo industriale e di calore di scarto per sciogliere il ghiaccio. Esso si basa sul principio secondo cui l’acqua salata gelando separa il ghiaccio puro. Una della maggiori difficoltà sta nell’ottenere ghiaccio esente da sale in quanto tende ad aderire alla superficie dei cristalli di ghiaccio. Estrazione a solventi: il principio si bsa sul fatto che alcuni solventi organici sono in grado di estrarre dalle soluzioni saline acqua pure entro un terminato intervallo di temperatura, e di mettere in libertà tale acqua ad una temperatura diversa. Il calore potrà essere recuperato per rendere piu economico il processo. L’acqua che si ottiene non è molto pura. Osmosi inversa: è un fenomeno naturale che si manifesta quando due soluzioni dello stesso solvente(acqua) a differente concentrazione salina vengono messe a contatto tramite una membrana permeabile al solvente ma non al soluto. Tale membrana funge da filtro. Se si pongono tali acque in due scomparti separati da una membrana semipermeabile e lo scomparto in cui è contenuta la soluzione salina si sottopone ad una pressione superiore a quella osmotica, si ottiene il passaggio dell’acqua dissalata nello scomparto dell’acqua dolce: si produce cioè acqua dolce. La membrana è l’elemento fondamentale dell’impianto. Essa è costituita da acetato di cellulosa e deve essere in grado di resistere a pressioni diverse volte superiori a quella osmotica Considerazioni sul costo dell’acqua: i principali elementi di costo in un impianto di dissalazione sono rappresentati dalle seguenti voci: costo dell’impianto, oneri sul capitale, costi per l’energia, altri costi di funzionamento, costo del lavoro, spese generali e di amministrazione. Essi dipendono generalmente, per entità e tipologia, dal sistema di dissalazione impiegato, dalla tipologia di acqua grezza da dissalare. L’ammontare complessivo di tali voci di solito porta il costo unitario dell’acqua prodotto a valori superiori a quelli che si imputano all’ac2ua dolce ottenibili da fonti convenzionali. Tale valutazione non sempre è corretta perche oltre al costo unitario per accedere alle fonti convenzionali è necessario tenere conto dei costi delle opere pubbliche di captazione, sistemazione, raccolta e trasporto dell’acqua. Si riducono notevolmente i costi dell’acqua dissalata se si dispone di calore di recupero. Ad esempio negli impianti termoelettrici si riducono i costi utilizzando il calore proveniente dallo scarico delle turbine, o realizzando impianti a prod. Multipla si ripartiscono i costi tra piu prodotti, di cui uno è l’acqua dissalata. Le previsioni future sono a favore dei metodi non convenzionali in ragione della rarefazione delle fonti di acqua di buona qualità e per lo sviluppo della tecnologia nella dissalazione. Le dimensioni aziendali, le materie prime di partenza, i processi adottati, la tipologia dei prodotti e le caratteristiche qualitative degli stessi sono tutti fattori che incidono notevolmente sul fabbisogno di acqua da parte dell’industria Inconvenienti e requisiti delle acque industriali. Qualità dell’acqua: sono richieste in base all’uso, specifiche caratteristiche biologiche, fisiche e chimiche. Indicazioni generali che ben si adattano a qualsiasi condizione d’uso: la presenza di sostanze acide quali anidride carbonica, idrogeno solforato ecc o anche ossigeno, cloruri e solfati alcalini è causa di corrosione delle tubazioni e delle apparecchiature. Le incrostazioni si manifestano quando l’acqua, sottoposta a variazioni termiche o produzione di valore, deposita silicato(di calcio, di magnesio ecc..) che possono compromettere tutto il funzionamento dell’impianto idrico delle acqua calde. Acque contenenti colonie di alghe, funghi o altri microorganismi ovvero sostanze organiche o inorganiche sono responsabili del deposito di fanghi che a lungo andare possono ostruire tubazioni e orifizi di valvole I trattamenti delle acque industriali Poiché le acque naturali raramente possiedono i requisiti richiesti dai processi industriali, è necessario sottoporle a trattamenti i quali dipendono sia dalle caratteristiche fisiche, chimiche e batteriologiche dell’acqua disponibile sia da caratteri che essa deve avere in relazione alle esigenze di una specifica produzione. Le principali operazioni che l’industria deve porre in atto prima dell’impiego delle acque sono: trattamenti fisici: 1) ELIMINAZIONE DELLA TORBIDITA’(decantazione, coagulazione e filtrazione) L’eliminazione della torbidità si effettua attraverso tre fasi: la decantazione o sedimentazione dei corpi sospesi si ottiene rallentando la velocità dell’acqua in vasche apposite in modo che le particelle di maggiori dimensioni si depositino sul fondo spontaneamente. Per facilitare e velocizzare la sedimentazione si ricorre alla coagulazione: si aggiungono piccole unità di adatte sostanze dette coagulanti(Sali di alluminio/ferro) che danno luogo a precipitati gelatinosi delle micro sostanze(batteri, argilla, sostanze colloidali per cui sarebbero necessari anni prima della sedimentazione spontanea). Quindi si esegue la filtrazione operata attraverso dei filtri lenti costituiti da vasche di grandi dimensioni presentanti sul fondo uno strato di circa 0,5-1 m di sabbie fini e successivi strati di sabbie e ghiaie di maggiori dimensioni e quindi tubi forati per raccogliere e convogliare l’acqua che filtra verso il fondo della vasca(esistono sistemi di filtraggio a pressione) 2) AERAZIONE: consiste nel favorire il contatto tra aria e acqua, si realizza spruzzando l’acqua in una torre in controcorrente con aria ovvero sottoponendo l’acqua ad un percorso accidentato. Lo scopo è quello di favorire, l’eliminazione dell’idrogeno solforato e dell’anidride carbonica ovvero di precipitare per ossidazione alcuni composti in soluzione. In quest’ultimo caso si parla di deferrizzazione e demanganizzazione che si ottiene dal’ossidazione di ferro e magnesio trasformandoli da sostanze solubili a composti poco solubili e quindi precipitabili. 3) La decolorazione e deodorazione delle acque si effettua ricorrendo al passaggio attraverso carboni attiviti(carbone di legna trattato con reattivi chimici) i quali hanno la proprietà di trattenere le sostanze responsabili di tali inconvenienti. 4) La degasazione fisica può realizzarsi con metodiche diverse: per riscaldamento, per vuoto o con un sistema combinato. Lo scopo è quello di eliminare dall’acqua i gas considerati indesiderati al processo industriale, soprattutto ossigeno, anidride carbonica, azoto e idrogeno solforato 5) La distillazione ..(vedi demineralizzazione) La degasazione chimica: è un trattamento complementare a quella fisica ed ha come obiettivo l’eliminazione delle tracce di ossigeno ancora presenti nell’acqua. Il metodo piu idoneo è l’utilizzo di idrato di idrazina operando a 50-60 gradi. La sterilizzazione, clorazione e disinfestazione è un’operazione che si esegue quando si necessita di acqua potabile. Il trattamento viene realizzato impiegando cloro gassoso(clorazione) e in qualche caso con radiazioni ultraviolette, ozono e Sali d’argento. Per eliminare il sapore e odore sgradevole derivante dal cloro e quando siano presenti alghe, si può far passare l’acqua su carbone attivo. L’addolcimento, cioè l’eliminazione parziale o totale di durezza, è un’operazione di fondamentale importanza per gli impieghi industriali delle acque, in considerazione degli inconvenienti che provoca per la formazione di incrostazioni, principalmente di carbonati alcalino ferrosi, ma anche solfati e silicati. L’eliminazione della “durezza temporanea “ si realizza per semplice riscaldamento dell’acqua mentre nel caso di “durezza permanente” si ricorre ad altri procedimenti: “calce-soda”(il piu antico) consiste nell’aggiunta di calce e di soda che causano la precipitazione del calcio e del magnesio. Il metodo piu recente invece ricorre alle resine a scambio ionico. La dealgicizzazione(simile alla sterilizzazione) si effettua impiegando cloro o suoi derivati e utilizzando serbatoi dipinti di pitture antivegetative contenenti sostanze tossiche per le forme viventi(es rame) La demineralizzazione può attuarsi sia per scambio ionico sia per distillazione. Il primo metodo è utilizzato per acque a bassa salinità, in quando i costi di rigenerazione sono direttamente proporzionali alla concentrazione salina mentre il secondo per acqua ad alto tenore di Sali. Le acque di rifiuto e la loro depurazione Uno dei problemi di peso nelle industrie è quello dello smaltimento delle acque di rifiuto derivanti dal “metabolismo industriale”. Il sistema adottato in passato per liberarsi delle sostanze era di disperderle nell’ambiente e si utilizzavano le capacità auto depurative dell’ambiente. A seguito del moltiplicarsi delle industrie a partire dagli anni 70 in tutti i paese industriali è stata dettata una normativa rivolta a definire gli standards a cui debbono essere portate le acque residue delle lavorazioni industriali per poter essere cedute all’ambiente da cui sono state prelevate. In sostanza prima di liberarsi delle acque di rifiuto, le imprese devono sottoporle a trattamenti artificiali al fine di ridurr, neutralizzare e distruggere il carico inquinante. Condizione preliminare è la conoscenza da parte delle imprese della natura, del tipo e del grado di inquinamento delle acque di risulta, in modo da predisporre i trattamenti piu idonei ed economici ai fini del rispetto dei limiti imposti dalla legge. Parametri da rispettare per lo smaltimento: solidi sospesi(impediscono la penetrazione della luce nelle acque danneggiando la vita animale e vegetale; depositandosi sul fondo non permettono di depositare uova) pH(valori bassi di pH comportano corrosione ed impediscono la vita sotto il 6) temperatura( le acque residue calde quando vengono immesse nei corsi d’acqua modificano la temperatura del corpo ricevente che può divenire inadatto alla vita della flora e della fauna stanziale) BOD(indice del grado di inquinamento da sostanze organiche eliminabili per mezzo di trattamenti biologiciBiogical Oxigen Demand esprime la quantità di ossigeno utilizzata da una popolazione di microrganismi per demolire il materiale biodegradabile) COD(indice del grado di inquinamento da sostanze organiche biodegradabili, non biodegradabili e inorganiche purche ossidabili- Chemical Oxigen Demand esprime la quantità di ossigeno che un litro d’acqua richiede per ossidare le sostanze presenti al suo interno) Azoto ammoniacale e nitrico( ammoniaca può derivare da scarichi industriali ) La determinazione quantitativa dei parametri elencati avviene in laboratori esterni, privati o pubblici. A questa fase conoscitiva consegue la necessità di provvedere in concreto a rimuovere gli inquinanti pesanti nelle acque di scarico. Si tratta di specifici trattamenti dipendenti dalla natura, dalla tipologia, dalla qualità e dalla quantità degli inquinanti che possono essere: o materiali solidi grossolani, sospesi e fini sospesi o oli liberi o emulsionanti o sostanze organiche non naturali solubili o inquinanti inorganici o acidi e basi forti o calore(industrie che impiegano calore): per quanto riguarda il calore i sistemi per ridurre la temperatura dell’acqua di scarico, per riportarla in ciclo come acqua di raffreddamento possono rientrare in due categorie: sistemi in cui vi è un solo passaggio dell’acqua a raffreddare attraverso le unità di raffreddamento e dalle quali esce come acqua di scarico(cioè senza essere riutilizzata) sistemi a riutilizzo ciclico (totale o parziale). A loro volta possono essere aperti( se il calore viene eliminato a spese dell’evaporazione nell’atmosfera di una parte dell’acqua stessa) O CHIUSI(se il calore viene smaltito in particolari scambiatori termici in cui non esiste contatto diretto tra acqua ed aria). Per l’eliminazione degli altri inquinanti occorrono apposite operazioni che possono essere raggruppate in: trattamenti fisici, chimici e biologici. TRATTAMENTI FISICI: grigliatura: ha lo scopo di eliminare i corpi galleggianti e sospesi, per mezzo di apposite griglie a maglie disoleatura: si effettua in vasche speciali, per derbordatura degli olii galleggianti. Gli olii possono essere recuperati o utilizzati come combustibili desabbiatura: riguarda solidi pesanti. L’eliminazione si rende necessaria perche i solidi possono agire come abrasivi delle parti meccaniche degli impianti di depurazione. Si effettua in canali de sabbiatori rallentando la velocità dell’acqua sedimentazione: con essa si separano i solidi in sospensione sfruttando la loro maggiore densità rispetto alle acqua di rifiuto. Si esegue la decantazione a flusso orizzontale o verticale sul fondo dei quali si depositano i fanghi flottazione: nel caso della acque di rifiuto per flottazione si intende l’operazione attraverso la quale si portano a galleggiamento i solidi sospesi. Rendendo la massa di tali solidi piu leggera dell’acqua di rifiuto. Filtrazione: si procede a questa operazione allorquando si richieda un’acqua di effluenza priva di sostanze solide. Si realizza in vasche filtranti a sabbia Adsorbimento: si ricorre a quanto procedimento quando nelle acque residue sono disciolte sostanze organiche che è difficile rimuovere con normali trattamenti biologici. Viene impiegata farina fossile che consente di trattenere nei pori del materiale assorbente la sostanza organica da eliminare. Il materiale assorbente viene rinnovato o rigenerato; elettrodialisi ed osmosi inversa: tali tecniche sono relative rispettivamente a Sali e a Sali e sostanze organiche. Si sfrutta una membrana semipermeabile. TRATTAMENTI CHIMICI: neutralizzazione: le acque di rifiuto possono presentarsi con un pH che si discosta da quello consentito per lo scarico nelle acque pubbliche(intorno al 7). Il problema che si presenta è neutralizzare gli scarichi fino a portarli ai valori necessari, cioè si ottiene impiegando appositi reattivi coagulazione: quando le acque contengono colloidi che non sedimentano, non flottano, ne si separano per filtrazione si ricorre all’aggiunta di agglomeranti che , ad adatti pH, coagulano le accennate sostanze. scambio ionico: il trattamento si basa sulla capacità di alcuni composti naturali o artificiali di scambiare in maniera reversibile gli ioni in essi contenuti con quelli della soluzione da trattare. E’ un processo depurativo costoso l’impiego si attua quando il valore dei metalli da recuperare sia di tutto rilievo ovvero la tossicità degli ioni è elevata e la legislazione severa precipitazione: si utilizza questo trattamento quando le acque contengano in soluzione Sali metallici che è possibile trasformare chimicamente in maniera economica in composti a bassa solubilità, i quali precipitati e recuperati come fanghi tramite processi di sedimentazione e flottazione. ossidazione chimica: il trattamento delle acque si sostanzia nell’impiego di ozono ovvero cloro. Il cloro è piu economico e ha la funzione di sterilizzare da germi patogeni presenti in acque che si desiderano esenti da sapori e odori anomali TRATTAMENTI BIOLOGICI, adatti ad effluenti contenenti sostanze organiche biodegradabili La biossidazione che in natura avviene lentamente può essere riprodotta in ambito di depurazione a condizioni di tempo accelerate, concentrate in uno spazio limitato e controllato. Processi aerobici: si basano sull’azione esercitata da alcuni microrganismi che in presenza di aria ed in opportune condizioni di lavoro convertono il materiale organico contenuto nei reflui in anidride carbonica, acqua , nuove cellule microbiche , energia, sostanze organiche indissolubili. I metodi classici di biossidazione: fanghi attivi: un’acqua contenente sostanze organiche forma un fango avente la consistenza dell’humus. Questo fango, detto attivo, una volta separato del liquido in cui si è formato, è in grado di provocare una pronta bi ossidazione delle sostanze organiche biodegradabili contenute in qualsiasi altro effluente. Il trattamento viene effettuato in vasche costituite in modo da creare una buona aerazione dell’acqua, dopo un certo periodo si separa per sedimentazione. letti percolatori: si tratta di letti contenuti in vasche e costituiti da ammassi di materiali attraverso cui passa il flusso d’aria necessario ai microorganismi per la biodegradazione. Con il passare del tempo membrane gelatinose costituite da colonie di batteri consentono la degradazione delle sostanze organiche biodegradabili. Attraverso un meccanismo complesso il fango prodotto è trascinato in fondo alla vasca per poi essere separato dalle acque depurate in vasche disposte a valle del letto di percolazione Processi anaerobici si basano sul principio che le sostanze organiche contenute in un’acqua reflua fuori dal contatto dell’aria si decompongono biologicamente per opera dei batteri anaerobici. Essi producono principalmente anidride carbonica, metano, azoto e idrogeno solforato. La decomposizione avviene in due fasi: 1) Si ha la decomposizione della sostanza organica biodegradabile (BOD) essenzialmente ad acido acetico 2) Tale acido è trasformato in metano ed anidride carbonica . I processi anaerobici sono piu lenti a causa della piu bassa energia sviluppata dai batteri metanigeni, si può ottenere una riduzione della durata riscaldando i reflui a 45° circa, utilizzando il metano ottenuto mediante il processo. Oltre al metano il vantaggio è la ridotta quantità di fanghi. Il problema dello smaltimento è un problema complesso che deve essere risolto localmente nell’ambito delle leggi vigenti e secondo le più opportune misure prospettabili in relazione all’esigenza della tutela del territorio. Il costo di depurazione è molto elevato perche questo spesso ci sono smaltimenti irregolari oppure sono costituiti degli impianti consortili.