Filosofie della scienza ed epistemologie contemporanee

Progetto < Filosofie della scienza ed epistemologie contemporanee > Liceo Scientifico Statale <Gaspare
Aselli> Cremona/ Classi 3G 4G 5G/Storia e Filosofia/ Anni scolastici 2002/03/04/05/06/07
Progetto
Filosofie della scienza ed epistemologie
contemporanee
Anni scolastici 2002/03/04/05/06
I
l progetto si propone di contribuire alla crescita di una cultura
scientifica non settorialistica e non specialistica che, nella
solidità degli apporti delle discipline scientifiche – di per se stessi già,
comunque, ampiamente garantiti nell’ attività didattica ordinaria – si
arricchisca della dimensione storico-critica dell’ epistemologia
contemporanea e del dibattito etico attorno agli impieghi della
scienza e della tecnologia, anche sul versante della metodologia delle
scienze umane.
Dalla crisi dello scientismo positivista, apertasi ai primi del
Novecento, è scaturito un fecondo dibattito che ha attraversato l’
intero secolo, insistendo tanto sullo statuto epistemico-epistematico
delle scienze storico-sociali quanto sui fondamenti della scienza
newtoniana
e
post
newtoniana.
Nella
sua
apparente
“inconcludenza”, il dibattito epistemologico si è aggregato attorno a
questioni e tematiche ormai classiche che, senza esigere soluzioni
definitive e apodittiche, possono costituire, tuttavia, oggetto di un
intervento didattico e formativo, sia pur contenuto nei tempi, nella
didassi e negli obiettivi, che si ponga in sintonia con le finalità dell’
insegnamento storico-filosofico secondario.
Nella consapevolezza di tali delimitazioni, il Progetto intende
conferire un valido sostrato propedeutico sia all’ inserimento nel
mondo del lavoro sia alla prosecuzione degli studi, tanto nell’ area
“umanistica” (semantica) quanto in quella scientifica, in continuitàcontiguità con l’ insegnamento di Storia e Filosofia.
Liceo Scientifico Statale <Gaspare Aselli>
Cremona
Classi 3G 4G 5G / Storia e Filosofia
Insegnante: Prof. Marco Paolo Allegri
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Sommario
I
l presente vademecum non ambisce ad essere un manuale di
filosofia della scienza, ma solo un parziale e provvisorio
prontuario didattico che, in sintonia con le indicazioni verbali dell’
insegnante, possa costituire un sostegno e un orientamento utile alle
riflessioni autonome dello
studente nelle ricerche e negli
approfondimenti individuali e/o di gruppo.
1. Progetto: “Filosofie della scienza ed epistemologie
contemporanee”. Anni scolastici 2002/03/04/05.
2. Sommario.
3. Introduzione.
4. Prerequisiti.
5. I termini di un percorso sistematico.
6. Un percorso storico-sistematico-analitico.
7. Fonti e percorsi multimediali/Internet.
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8. Percorsi schematici e sommari. Le coordinate dell’
epistemologia di Schlick, Neurath, Wittgenstein, Ryle,
Reichenbach, Hempel, Popper, Kuhn, Bachelard.
9. Lessico essenziale. Termini, problemi, sistemi.
10. Brani antologici: Hans Hahn, Otto Neurath, Rudolf Carnap, La
concezione scientifica del mondo del Circolo di Vienna. Karl R.
Popper, La critica al Circolo di Vienna e il carattere autocorrettivo
della scienza.
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Introduzione
G
li sviluppi attuali della filosofia della scienza hanno individuato e
sottolineato le difficoltà profondamente radicate che risultano
connesse all’ idea che la scienza poggi su un sicuro fondamento ricavato
dall’ esperienza e che vi sia un certo tipo di procedura inferenziale con la
quale derivare in modo attendibile le teorie scientifiche da un simile
fondamento. In realtà, non esistono metodi che consentano di provare che le
teorie scientifiche sono vere o anche solo probabilmente vere. ALAN F.
CHALMERS
P
er chi intende sviluppare o usare i metodi semantici, il punto
decisivo non è la presunta questione ontologica dell’ esistenza di
entità astratte, ma piuttosto la questione se l’ uso di forme linguistiche
astratte o, in termini tecnici, di variabili oltre quelle su cose (o dati
fenomenici) sia comodo e redditizio per quel che concerne il raggiungimento
degli scopi delle analisi semantiche, ossia l’ analisi, l’ interpretazione, la
chiarificazione, o la costruzione di linguaggi che vengono impiegati per
comunicare, specialmente linguaggi scientifici. RUDOLF CARNAP
S
i parla spesso di leggi di natura. Cosa significa questa espressione?
Avviene spesso di imbattersi nell’ opinione che le leggi di natura
sono regole secondo le quali debbono muoversi i processi naturali, in modo
simile alle leggi civili, secondo le quali devono orientarsi le azioni del
cittadino. In genere se ne vede una distinzione nel fatto che le leggi civili
possono anche essere trasgredite, mentre si ritiene impossibile che i fenomeni
naturali deviino dalle loro leggi. Ma questa concezione della legge di natura
viene scossa se riflettiamo che prendiamo, astraiamo le leggi di natura dai
fenomeni stessi e che nel far questo non siamo affatto garantiti contro gli
errori. ERNST MACH
I
l predicato “vero” è usato talvolta per far riferimento a fenomeni
psicologici come giudizi e credenze, altre volte a certi oggetti fisici,
vale a dire espressioni linguistiche e in particolare enunciati; e altre volte
ancora a certe identità ideali chiamate “proposizioni”. Per “enunciato”
intendiamo qui ciò che si intende comunemente in sintassi per “enunciato
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dichiarativo”, per quel che riguarda il termine “proposizione”, il suo
significato è notoriamente oggetto di lunghe discussioni tra filosofi e logici, e
sembra che non sia mai stato chiarito interamente in modo privo di
ambiguità. Per molte ragioni il partito più conveniente sembra essere quello
di applicare il termine “vero” agli enunciati, e noi seguiremo questa via. Di
conseguenza dobbiamo sempre riferire sia la nozione di verità che quella di
enunciato a un linguaggio particolare: poiché è ovvio che una stessa
espressione che è un enunciato vero in un linguaggio, può essere falsa o
senza significato in un altro linguaggio. ALFRED TARSKI
I
maggiori esponenti dell’ epistemologia del Novecento
attestano – nel loro cursus accademico ed euristico – che le
problematiche della filosofia della scienza scaturiscono dallo stesso
contesto scientifico, dalla pratica della ricerca e dall’ interrogazione
teorica e sperimentale degli scienziati.
T. S. KUHN studiò fisica teorica e si occupò di storia della scienza,
prima di insegnare storia e filosofia della scienza presso la Princeton
University e il Massachusetts Institute of Technology di Cambridge.
C. G. HEMPEL studiò matematica, fisica e filosofia presso l’ Università
di Gottinga, di Heidelberg e di Vienna, e fu allievo di R. CARNAP, M.
SCHLICK e F. WAISMANN; a Berlino fu allievo di H. REICHENBACH e
discusse la sua tesi sui fondamenti logici della probabilità. Fuggito al
nazismo, conobbe a Bruxelles, N. BOHR, O. NEURATH e K. R. POPPER;
poi, nel 1937, divenne Research Associate in Philosophy all’
Università di Chicago. H. REICHENBACH studiò a Stoccarda alla
Tecniche Hochschule, poi fisica e filosofia a Berlino, a Monaco e a
Gottinga, fino ad ottenere, nel 1915, il dottorato a Erlangen con una
dissertazione sulle applicazioni della probabilità in fisicamatematica. A Berlino insegnò filosofia della fisica fino al 1933, per
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poi sfuggire al nazismo, rifugiandosi a Los Angeles, per insegnare
all’ Università di California. G. BACHELARD si laureò in matematica
nel 1912, insegnò fisica e scienze naturali presso il Collège di Bar-surAube, dove era nato, dal 1919 al 1928. Nel frattempo si era laureato
in filosofia nel 1920 all’ Università di Digione. Insegnò filosofia dal
1928 al 1940 all’ università di Digione, poi ebbe la cattedra di storia e
filosofia alla Sorbonne fino al 1954. A parte che tali curricola gettano
fosche tinte sulla persistente separazione tra le due presunte
“culture” nel contesto scolastico-istituzionale-accademico italiano,
(nonostante i tenaci sforzi, negli ultimi decenni, da parte di numerosi
studiosi per una loro ricomposizione/integrazione)1, se ne ricava l’
immagine di una filosofia della scienza che non è un semplice
risvolto od un inutile orpello del progresso scientifico, ma, al
contrario,
una
sua
essenziale
e
costitutiva
problematicità/problematizzazione. Acquisire, perciò, gli estremi del
dibattito epistemologico sviluppatosi nell’ arco dell’ intero
Novecento – attraverso, almeno, le voci più autorevoli e significative
– appare rilevante per una cultura scientifica personale che non
intenda essere univoca ma voglia acquisire solide consapevolezze
attorno alle condizioni ed allo statuto di scientificità del sapere
naturale e storico-sociale.
Il dibattito epistemologico del Novecento ha maturato la
consapevolezza della storicità/relatività di tutte le acquisizioni
scientifiche. E’ illusorio credere, ormai, che gli asserti scientifici siano
giudizi sintetici a priori (KANT) e posseggano universalità, necessità,
oggettività. Contro una tale pretesa si pone la dimensione storica
della scienza e l’ irriducibile perfettibilità del sapere scientifico, che
ripropone
l’ aspettativa di sempre nuove acquisizioni: la
convinzione della definitività cancellerebbe, del resto, l’ impulso a
nuove indagini. In luogo di una ingannevole certezza dogmatica
circa la via piana e rettilinea, sulla quale la scienza compirebbe la sua
marcia trionfale, o dell’ idea che non vi possano essere altre
“rivoluzioni scientifiche”, è subentrata (POPPER) la concezione del
1
Giulio Preti, Retorica e logica. Le due culture, Einaudi, Torino 1968.
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progresso scientifico per supposizioni-congetture, da sottoporre a
confutazioni. Il controllo, la critica delle congetture, la confutazione
delle teorie, sono di estrema importanza perché mostrano errori e
inducono a ripensamenti. Nella storia della scienza non ci sono verità
ma errori; e solo dove c’è critica, ripensamento, ravvedimento, c’è
crescita scientifica. Credere in acquisizioni definitive è illusorio.
Problematizzazione e analisi degli errori: ecco il percorso! Non
risultati acquisiti e consolidati ma ricerca e interrogazione2. Non c’ è
ricerca che non sia suscettibile di critica. Così POPPER. E KUHN insiste,
relativisticamente, sulle rivoluzioni scientifiche che apportano nuovi
paradigmi, incommensurabili rispetto ai precedenti. I programmi di
ricerca sono in contesa tra loro (LAKATOS). Contro il metodo,
FEYERABEND sostiene che la storia della scienza è colma di errori; la
scienza non conosce meri fatti e conclusioni tratte da meri fatti, ma
soltanto ideazioni in libertà3. Se la scienza è costituita da
interpretazioni soggettive e non da semplici fatti, allora occorre una
società libera di scienziati liberi4. La scienza, in quanto non si avvale
di criteri razionali e concetti oggettivi, è arte creativa5.
La storia epistemologica del Novecento comincia con il
neopositivismo-neoempirismo-positivismo logico. E’ una posizione
radicalmente antimetafisica, antifilosofica, che non intende produrre
una visione-concezione generale del mondo (Weltanschauung), ma l’
equivalente di una “concezione scientifica del mondo”, una “filosofia
scientifica” che non voglia far altro che chiarificare le proposizioni
scientifiche. Il linguaggio e
il significato dei segni, hanno
fondamentale importanza in questo programma. Filosofia scientifica,
empirismo logico, unità della scienza, linguaggio e pseudo-problemi,
induzione e probabilità, logica ed esperienza, filosofia della
matematica, logica, storia della logica, storia della filosofia scientifica:
il neopositivismo si allarga: LUKASIEWICZ, TARSKI, POPPER, RUSSELL.
NEURATH, facendo il bilancio del neopositivismo, sostiene che il
2
H. I. Brown, La nuova filosofia della scienza, Laterza, Bari 1984.
P. K. Feyerabend, Contro il metodo, Feltrinelli, Milano 1980.
4
P. K. Feyerabend, La scienza in una società libera, Feltrinelli, Milano 1981.
5
P. K. Feyerabend, Scienza come arte, Laterza, Bari 1984.
3
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linguaggio unitario del fisicalismo deve essere impiegato in tutte le
scienze, anche se non si nasconde le illusioni e le contraddizioni
implicite in un uso della chiarezza logica delle formule fisiche come
paradigma di tutte le scienze6. Non c’è conoscenza scientifica come
non c’è crescita filosofica, senza critica7. Da qui la consapevolezza
(antipositivistica) che non c’è acquisto scientifico definitivo. Se la
scienza non vuol scadere a complesso di “credenze” religiose o
ideologiche, deve accettare la problematizzazione continua e senza
tregua, convalidando non tanto i presunti risultati consolidati quanto
il percorso della ricerca. E’ la stessa storia della scienza ad esigere la
critica continua. Avvicendamento di fasi normali a fasi di rivoluzione
che producono nuovi paradigmi (KUHN) o confronto tra programmi
di ricerca (LAKATOS), la storia della scienza è sempre, e comunque,
storia di errori e ripensamenti8.
Per muoversi lungo le direttrici dell’ epistemologia del
Novecento, occorre tener conto di due distinzioni:
1. a) Epistemologia nel senso tradizionale filosofico di teoria
della conoscenza (gnoseologia). b) Epistemologia come
filosofia della scienza, discorso sulla scienza, avente come
oggetto lo statuto delle teorie scientifiche (semantica =
significato dei termini scientifici; pragmatica = uso ed
efficacia degli asserti scientifici).
2. a) Epistemologia generale: ha per oggetto la conoscenza
scientifica in generale. b) Epistemologie speciali (i
fondamenti delle scienze sociali, della matematica, delle
scienze naturali …).
Il dibattito epistemologico dell’ intero Novecento – pur nella
pluralità delle voci e delle correnti – si è stabilizzato attorno a tre
modi/criteri nell’ intendere la scientificità (il discrimine tra scienza e
non scienza-“metafisica”):
6
O. Neurath, Il Circolo di Vienna el’ avvenire dell’ empirismo logico, Armando, Roma
1977.
7
P. Feyerabend – T. Kuhn – I. Lakatos – M. Masterman – K. Popper – S. Toulmin – J.
Watkins – L. Pearce Williams, Critica e crescita della conoscenza, tr. it. A cura di G.
Giorello, Feltrinelli, Milano 1970.
8
P. K. Feyerabend, Contro il metodo, Feltrinelli, Milano 1980.
8
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1. Non contraddittorietà interna di una teoria.
2. Testabilità di una teoria (ogni teoria deve comportare
asserti falsificatori potenziali, così da poter trarre dalla
stessa teoria, almeno qualche enunciato osservativi).
3. Fecondità delle teorie: da misurarsi sulla capacità di ogni
teoria a risolvere i problemi, in confronto ad altre teorie.
A parte la complessa questione della scelta fra teorie per decidere
quale sia da abbandonare, il problema della struttura della
spiegazione scientifica si è articolato secondo alcune direttrici.
1. Secondo i neopositivisti e POPPER, vale il verificazionismo:
dalla legge generale deve poter essere dedotto l’
enunciato di base (si verificherà un dato evento nel
momento x).
2. Disaccordo tra i neopositivisti e POPPER vi è sui termini di
accettabilità della teoria generale.
3. Il modello verificazionista della spiegazione è messo in
discussione. FEYERABEND: tra enunciazione di fatti ed
enunciazione di credenze non verificabili, non c’è
differenza. HESSE: tra enunciati teorici ed enunciati
osservativi non c’è differenza. LAKATOS: distinzione tra
asserti
non
direttamente
verificabili
(“nocciolo
metafisico”) e asserti falsificabili e abbandonabili (“fascia
protettiva”). DUHEM:
un asserto enuncia un fatto,
presupponendo altri asserti come veri. Non si
verifica/falsifica un’ ipotesi isolata tramite l’ esperienza,
se non assumendo nello stesso momento la verità di altri
enunciati. A questo proposito, c’è chi è convinto che gli
asserti che descrivono fatti possono essere dedotti
logicamente da più teorie e quindi, nella scelta di una
teoria, non basta la sua capacità di “salvare i fenomeni”.
C’è chi crede invece che, comunque, dietro gli enunciatibase ci siano altre teorie accettate (“conoscenza di
sfondo”) e che quindi non c’è un linguaggio empirico
neutrale-oggettivo con cui misurare le teorie.
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Fortemente caratterizzanti, nell’ epistemologia del Novecento,
sono i rapporti tra logica e matematica, che si sono incentrati, da una
parte, sul conflitto tra intuizionismo ed empirismo, e dall’ altra, sul
formalismo logico-matematico. Se la geometria euclidea voleva
essere una geometria intuitiva che fondava la propria validità sull’
evidenza, le geometrie non euclidee (NIKOLAJ LOBAČEVSKIJ, IANOS
BÒLYAI) minavano definitivamente la certezza indiscutibile della
verità intuitiva del postulato indimostrato. GIUSEPPE PEANO E
GOTTLOB FREGE, a cavallo di Ottocento e Novecento, avevano
superato, nel frattempo, la dimensione dell’ esperienza comune per
acquisire quella metaempirica. Ai tre quarti dell’ Ottocento, JULIUS
DEDEKIND rivendicava la liberazione-astrazione del pensiero da ogni
vincolo-remora che ne impedisse l’ esplicazione sul piano puramente
logico. Aei ho anthropos arithmetizei: auspicava DEDEKIND. Un uomo
sempre e soltanto aritmetizzante, estraneo alla dimensione sensibile.
La mente matematica intendeva sgravarsi di ogni vincolo sensibile e
costruiva universi logici. Certo, CANTOR, FREGE, RUSSELL, erano
convinti platonicamente che gli enti matematici hanno esistenza a sé.
Ma POINCARÉ concepiva le costruzioni matematiche come puramente
razionali e, rinunciando definitivamente all’ idea di un ordine
assoluto e sicure, ne vincolava la validità alla coerenza interna,
accettandone la pluralità di fondamenti e principi9. La logicizzazione
e l’ estrema formalizzazione della matematica si scontrarono però
con paradosi inestricabili. Hilbert e Bernays videro vanificato il loro
tentativo di elaborazione di sistemi formalizzati privi di
contraddizioni, da Gödel (le “proposizioni formalmente in
decidibili”). Tanto contro il logicismo quanto il formalismo
matematico, il neointuizionismo di BROUWER e HEYTING riscopre i
diritti dell’ intuizione nella costruzione della matematica, ridando
credibilità all’ intuizione kantiana almeno per quanto riguarda il
tempo (l’ intuizione dell’ unità nella differenza, della persistenza nel
mutamento), spodestando la logica classica e affidando il
matematizzare a un soggetto attivo, come esperienza vissuta. La
9
A. Gargani, in AA. VV, Crisi della ragione. Nuovi modelli nel rapporto tra sapere e
attività umane, Einaudi, Torino, 1979.
10
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rinuncia alla matematica come acquisizione definitiva e il
ripensamento di KANT, legano in BROUWER la riflessione logicomatematica a quella filosofica. E su un piano fortemente teoretico,
ma non meno fortemente logico, procede anche LUKASIEVICZ (logica
trivalente, vero falso possibile) che presente l’ epistemologia
anarchica di FEYERABEND laddove intende le teorie scientifiche come
produzioni creative dell’ uomo (lo scienziato feyerebandiano come
artista). In ogni caso, il rigetto del positivismo si compie con la
riduzione della verità di una proposizione ad una “concezione
semantica” (TARSKI 10) mentre QUINE, prendendo atto della crisi dei
fondamenti della matematica (GÖDEL) e del principio di
indeterminazione di HEISENBERG, consiglia tolleranza ed elasticità
nella presa di posizione ontologica11. Leggi e teorie delle scienze
naturali sono ipotesi e non riproducono fatti (LUKASIEWICZ), “l’
induzione è un ragionamento riduttivo” e “su ciò che vi è” si
possono produrre varie proposizioni, che non hanno comunque il
sostegno dell’ esperienza. Le proposizioni relative al mondo delle
cose non hanno validità assoluta. Ove lo iato fra teorie e fatti sembra
costituire l’ unica certezza12 .
GUIDO FRONGIA, Ludwig Wittgenstein; Id:, Gilbert Ryle; ROSARIA
EGIDI, Gottlob Frege; MARIANO BIANCA, Giuseppe Peano; ANTONIO
RAINONE, Henri Poincarè; MARIANO BIANCA, Luitzen Egbertus Jan
Brouwer; Id., Jan lukasiewicz; Id., Kurt Gödel; Id., Alfred Tarski; ROSARIA
EGIDI, Willard V. O. Quine; ANTONIO RAINONE, Nelson Goodman, in
AA. VV., Novecento filosofico e scientifico. Protagonisti, a cura di
ANTIMO NEGRI,Vol. II, Marzorati Milano 1991.
10
A. Tarski, La concezione semantica della verità e i fondamenti della semantica, Il
Saggiatore, Milano 1969.
11
W. V. Quine, Su ciò che vi è, in Il problema del significato, Ubaldini, Roma 1966; Id.,
Logica elementare, Ubaldini, Roma 1968.
12
C. Cellucci, La filosofia della matematica, Laterza, Roma 1967. E. Agazzi, La logica
simbolica, La Scuola, Brescia 1969. P. Rebondi, Epistemologia e storia della scienza,
Feltrinelli, Milano 1978. E. Casari, La filosofia della matematica del ‘900, Sansoni, irenze
1983. U. Bottazzini, Il flauto di Hilbert. Storia della matematica moderna e
contemporanea, UTET, Torino 1990.
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Prerequisiti
L’ Epistéme antica come scienza
razionale – pensiero (Lògos) della Verità
Il senso ultimo delle cose e il fondamento di verità
1. L’ Arché dei naturalisti presocratici.
2. L’ ontologia di Parmenide: l’ epistéme come pensiero
incontrovertibile, fondamento e senso ultimo della totalità.
3. La metafisica di Platone: l’ essere soprasensibile e puramente
intelligibile; l’ epistéme come metafisica e dialettica.
4. La metafisica di Aristotele: logica, ontologia, metodologia dell’
epistéme; l’ “enciclopedia delle scienze”; la predicazione logica
e il principio-fondamento ontologico.
5. La comprensività, la stabilità, l’ immutabilità dell’ epistéme
secondo gli Stoici.
6. L’ infondatezza/inconsistenza dell’ epistéme nello Scetticismo.
7. Plotino, i gradi dell’ epistéme e la subordinazione della scienza
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al mistico/estatico ritorno a Dio.
L’ epistemologia moderna
La sperimentazione, il rigore matematico e il
problema del metodo
1. Le Regulae ad directionem ingenii e il Discorso sul metodo di
Renato Cartesio: il fondamento del sapere e la mathesis
universalis.
2. La Instauratio Magna, il Novum Organum e il De Dignitate et
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3.
4.
5.
6.
7.
8.
augmentis scientiarum di Francesco Bacone: le interpretazioni
della natura e il metodo induttivo.
Il realismo di Galileo Galilei, l’ oggettività della scienza e il
metodo scientifico sperimentale.
Isaac Newton, i Philosophiae naturalis principia mathemathica e le
regole metodologiche. Il meccanicismo e il corpuscolarismo.
Il Trattato sull’ emendazione dell’ intelletto di Baruch Spinoza e il
metodo geometrico.
Convenzionalismo ed empirismo in Thomas Hobbes.
Sensismo, fenomenismo, corporeismo.
Il Saggio sull’ intelletto umano di John Locke e l’ empirismo. Le
scienze empiriche – fisiche e naturali – e la deduzione
matematica come ideale metodologico di sapere rigoroso e
indubitabile.
La Critica della ragion pura di Immanuel Kant: la metafisica
della natura.
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La filosofia ottocentesca della scienza
Lo scientismo
L’ epistemologia del positivismo
Epistemologia e metodologia: osservazione sperimentale dei fatti
e formulazione di leggi. Riduzionismo: identità di leggi e fatti
fisici, sociali, psicologici. Rifiuto della metafisica (delle ipotesi non
verificabili).
Il metodo deduttivo-sperimentale
1. Il Corso di filosofia positiva di Auguste Comte: la “filosofia
positiva” come sistema generale e organico delle scienze
positive. La sociologia come “fisica sociale” (metodo positivo).
Ordine e progresso.
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Il metodo induttivo
2. Il Sistema di logica di John Stuart Mill: il fondamento
psicologistico della logica e del pensiero scientifico. La
fondazione epistemologica delle scienze umane.
3. Herbert Spencer: scienza, religione, filosofia, religione e In
conoscibile. L’ evoluzione come principio unificante del
sapere umano. Evoluzione e scienze umane.
La crisi dello scientismo
e la critica al positivismo
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4. Il convenzionalismo di Ernst Mach. La crisi del fondamento
meccanico della fisica. L’ inadeguatezza del meccanicismo in
psicologia e il monismo. Praticità, economicità e
convenzionalità della scienza.
5. Richard Avenarius: l’ empiriocriticismo. L’ esperienza pura.
6. Il convenzionalismo di Jules Henri Poincaré. La
convenzionalità dei principi fisici e la molteplicità dei modelli
in fisica.
7. Pierre Duhem: la storicità della scienza. Il metodo ipoteticodeduttivo della scienza e la convenzionalità delle teorie
scientifiche.
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Il metodo delle scienze storico-sociali
Lo storicismo tedesco contemporaneo
1. La Scuola di Marburgo: Hermann Cohen: neokantismo e
filosofia come metodologia della scienza; Paul Natorp: I
fondamenti logici delle scienze esatte.
2. La Scuola del Baden e l’ autonomia della conoscenza storica.
Wilhelm Windelband e la filosofia dei valori; Heinrich Rickert:
scienze nomotetiche e scienze idiografiche.
3. Wilhelm Dilthey: la fondazione psicologica delle scienze dello
spirito. Erleben ed erlebnis.
4. Max Weber: la metodologia delle scienze storico-sociali. La
sociologia del tipo ideale. Economia e società.
Risorse, attività e obiettivi formativi
1. Navigazione Internet per acquisire saggi, biografie, articoli,
schede, mappe, ai fini di una documentazione ampia e
circostanziate sulle tematiche epistemologiche, così da poter
compiere scelte e tracciare percorsi personali di riflessione e
ricerca secondo interessi e motivazioni fondate.
2. Orientamento preliminare nelle questioni epistemologiche e
nel contributo dei singoli filosofi della scienza, secondo una
prospettiva storico-critica, avvalendosi del manuale in
adozione (Giovanni Reale – Dario Antiseri, La Filosofia nel suo
sviluppo storico. 3. Dal Romanticismo ai nostri giorni, La Scuola,
Brescia 1997), oltre che dei brani antologici, dei percorsi
schematici e sommari allegati al progetto, e dei saggi forniti
dall’ insegnante per tematiche specifiche.
3. Padronanza delle problematiche epistemologiche nelle loro
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coordinate essenziali; riflessione critica approfondita sul
percorso di un filosofo della scienza o su una questione
epistemologica; acquisizione di concetti, categorie e termini
del lessico disciplinare.
4. Accertamento delle conoscenze/competenze acquisite tramite
colloqui. Produzione di relazioni/saggi brevi, individuali e/o
di gruppo.
I termini di un percorso sistematico
I
nduttivismo. I fatti empirici a fondamento della scienza.
Induttivismo, senso comune, deduzione, previsione e
spiegazione secondo l’ induttivismo. Il principio d’ induzione.
Proposizioni osservative, teoria, probabilità.
Il linguaggio della scienza. Convenzionalismo, neoempirismo
logico, filosofia analitica. Proposizioni protocollari e principio di
verificazione. NEURATH, WITTGENSTEIN, RUSSELL.
Filosofia del linguaggio, linguistica, semiotica, teoria della
comunicazione. Funzionalismo, strutturalismo. Il Circolo linguistico
di Praga: JAKOBSON, DE SAUSSURE, J. LACAN, LÉVI-STRAUSS,
ALTHUSSER.
Convenzionalismo. TOULMIN.
Olismo. QUINE, KUHN.
Falsificazionismo. Un criterio di valutazione delle teorie.
Falsificabilità, chiarezza, precisione, progresso scientifico.
Congetture, confutazioni, prove ed errori (POPPER).
Programmi di ricerca. Teorie come strutture. Le teorie come
complessi strutturali. I programmi di ricerca: LAKATOS. I paradigmi
di KUHN. Crisi e rivoluzione.
Verità,
realismo,
strumentalismo.
Realismo
ingenuo.
Strumentalismo ingenuo. Strumentalismo radicale o realismo
pluralistico.
Materialismo e anarchia epistemologica. Oltre la storia della
scienza, oltre ogni idea di progresso scientifico (FEYERABEND).
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Un percorso storico- sistematico analitico
E
– NEOPOSITIVISMO – POSITIVISMO LOGICO –
austriaco (E. BLUMBERG, H. FEIGL).
Salvaguardia del primato positivistico della scienza; rinuncia
ad un sapere scientifico totalizzante, ricorso alla logica simbolica (G.
FREGE, G. PEANO, A. N. WHITHEHEAD, B. RUSSELL). Principio di
verificazione come criterio di significanza delle proposizioni.
Antimetafisica. Unità della scienza. Linguaggio come calcolo.
Convenzionalismo nella logica e nella matematica.
• Circolo di Vienna: H: HAHN, P. FRANK, O. NEURATH, confronto
con il convenzionalismo di P. DUHEM E E. POINCARÈ. M.
SCHLICK con NEURATH, HAHN, FRANCK, F. WAISMANN, E.
ZILSEL, B. JUHOS, K. GOEDEL, H. FEIGL, V. KRAFT, K. MENGER, R.
CARNAP.
• Circolo di Berlino: Società berlinese per la filosofia empirica:
H. REICHENBACH, W. DUBISLAY, K. GRELLING, C. G. HEMPEL.
• Stati Uniti: C. W. MORRIS E W. V. O. QUINE, legati al
pragmatismo.
Influsso sul neopositivismo del Tractatus di Wittgenstein (-il senso
delle proposizioni filosofiche; -l’ antimetafisica). Il principio di
verificazione. Le proposizioni logiche e matematiche sono
tautologiche. Insensatezza dell’ etica, della metafisica, della teologia
razionale. Ruolo della filosofia: riconducibilità del senso di una
proposizione a fatti empiricamente osservabili. Le proposizioni
protocollari registrano un evento e possono confermare una teoria.
MPIRISMO LOGICO
NEOEMPIRISMO
CONVENZIONALISMO. Le proposizioni scientifiche non sono
verificabili o falsificabili con l’ esperienza, ma nascono da
convenzioni della comunità scientifica. Rifiuto del positivismo a fine
Ottocento, di fronte alla fisiologia delle sensazioni, alle geometrie
non euclidee, all’ elettromagnetismo, alla termodinamica chimica. H.
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POINCARÈ: i principi teorici sono talmente astratti da non poter essere
falsificati da alcuna esperienza. Essi possono essere falsificati solo se
evidenziano l’ incapacità a produrre nuovi risultati nella ricerca. E.
MACH: il principio di economicità. Le teorie e le leggi scientifiche
nascono da esigenze pratiche – economiche. P. DUHEM: la critica all’
esperimento e al fatto scientifico. I fondamenti empirici sono
impregnati di teorie.
PRAGMATISMO. Fine Otto primi Novecento. Club di metafisica di
Cambridge: C. PEIRCE, W. JAMES. La rilevanza pratica. Azione.
Dinamismo. PEIRCE: volontarismo della conoscenza. Contenuti
empirici dei concetti e loro uso pratico. Gli effetti pratici dei concetti.
JAMES: le credenze intellettive sono adattamenti alla realtà. Dagli
stimoli esterni le credenze dell’ intelletto in vista di un’ azione
adeguata. Le idee non sono vere in sé ma in quanto confermate dagli
eventi poiché si misurano sulla capacità di anticipare-prevedere e
corrispondere alle aspettative di ciascuno. J. DEWEY: lo
STRUMENTALISMO. L’ incertezza e la pericolosità dell’ esistenza
spingono la ragione a cercare rassicurazioni. G. VAILATI:
pragmatismo logico o critico contro W . JAMES e vicino a C. S. PEIRCE:
analisi del linguaggio scientifico e storia della scienza.
FILOSOFIA ANALITICA. Analisi del linguaggio per affrontare i
tradizionali problemi filosofici. Chiarificazione, chiarezza, rigore,
logica
formale,
problematicità,
argomentazione
rigorosa,
procedimenti e metodi scientifici, esempi tratti dalla vita quotidiana
e dal senso comune, contro le teorie definitive.
• Anni Trenta: B. RUSSELL, G. E. MOORE, W. E. JOHNSON …
• Dalla crisi dell’ ATOMISMO LOGICO alla FILOSOFIA DEL
LINGUAGGIO ORDINARIO.
• Anni Cinquanta: G. RYLE, J. L. AUSTIN, P. F. STRAWSON, A. J.
AYER (influsso di WITTGENSTEIN: i giochi linguistici).
LOGICISMO. B. RUSSELL. Riduzione della matematica ad alcuni
concetti logici (implicazione, disgiunzione, funzione preposizionale,
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classe). COSTRUZIONISMO LOGICO. Il paradosso che si oppose al
programma: “La classe di tutte le classi non membri di se stesse, è o non è
membro di se stessa?”. Nei Principia mathematica (1910-13):
Il cretese Epimenide sostiene che:
«Tutti i cretesi sono bugiardi»
Teoria delle descrizioni:
«L’ attuale re di Francia è calvo»
Un tale enunciato deve essere analizzato rigorosamente nel
rapporto soggetto/predicato. Si scopre che esso dev’ essere
riformulato così:
«Non c’è alcuna cosa che nello stesso tempo sia l’ attuale re di Francia e
sia calvo»
I nomi logici significano l’ ente che designano, le descrizioni
definite sono rese significative dal contesto. Nomi logici e descrizioni
definite possono essere equivalenti dal punto di vista grammaticale;
sul piano grammaticale sono equivalenti ma non su quello logico.
SCIENZA, FILOSOFIA, SCIENZA COMUNE: “Esiste al mondo una
conoscenza così certa che nessun uomo possa dubitarne?”. La scienza
(fisica) è certa; all’ opposto vi è la vaga e incerta conoscenza
derivante dal senso comune. In mezzo sta la filosofia che, se vuole
sfuggire allo scetticismo, deve elaborare gli esiti della scienza, pur
partendo dal senso comune.
STRUMENTALISMO. Le teorie scientifiche non restituiscono la
realtà; organizzano in quadri coerenti i dati empirici e prevedono
altri e nuovi dati. Contro il REALISMO, lo strumentalismo concepisce
le teorie come strumenti di calcolo. L’ antica astronomia fisica, dai
pitagorici a PLATONE fino ad ARISTOTELE, fu realista. Ma essa
coesistette con un’ astronomia matematica (EUDOSSO, IPPARCO,
APOLLONIO). L’ astronomia ellenistica fu strumentalista. Il sistema
copernicano fu accolto sia dai protestanti che dai cattolici come
strumento di calcolo (OSIANDER contro il realismo di COPERNICO, il
Cardinal BELLARMINO contro il realismo copernicano di GALILEO). Se
è vero che i fatti empirici sono veri e indiscutibili, il positivismo
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ottocentesco non può essere che realista ad oltranza. MACH e DUHEM
sostengono il CONVENZIONALISMO: le proposizioni empirichescientifiche sono schemi utili alla previsione e all’ organizzazione dei
fenomeni. Il convenzionalismo fu adottato da tutti i filosofi ostili al
positivismo scientista ai primi del Novecento, nel generale clima
irrazionalistico, da CROCE (la scienza è costituita da pseudoconcetti) a
BERGSON. E’ difficile oggi sostenere il realismo almeno la sua forma
più semplice, il REALISMO INGENUO. Nessuno può contestare che le
teorie scientifiche, almeno in parte, siano strumenti di calcolo.
STRUTTURALISMO. Concezione metodologica delle scienze umane
che vuol cogliere relazioni sistematiche (strutturali) fra gli elementi
dei fatti considerati. Nasce in Francia dall’ incontro tra l’
epistemologia neokantiana (BACHELARD) e lo strutturalismo
linguistico (DE SAUSSURE). Struttura è, nella teoria linguistica di DE
SAUSSURE, ciò che è permanente, formale, funzionale e non materiale,
nell’ oggetto studiato. Nella complessità di un sistema lo
strutturalismo coglie gli elementi e il loro ruolo: l’ insieme/totalità
precede le parti. La lingua è un sistema di elementi non isolabili dal
tutto. Lo strutturalismo si è dunque imposto come conoscenza
scientifica che analizza le relazioni tra gli elementi matematici o
segnici, che da quelle relazioni prendono senso. La rete concettuale
dei modelli scientifici o il sistema delle differenze rappresentative e
foniche di un sistema, danno senso a una teoria o alla lingua. Il senso
nasce dalla struttura (inconscia) e non dal soggetto cosciente. Contro
storicismo, spiritualismo ed esistenzialismo, lo strutturalismo ha
ripensato l’ antropologia, mettendo in discussione la centralità della
coscienza (LACAN, LÉVI-STRAUSS, ALTHUSSER, FOUCAULT).
SEMIOTICA. Scienza dei segni (semeìon = segno). Nata come
SEMIOLOGIA in Francia, si precisa come semiotica (BARTHES, Elementi
di semiologia, 1962). DE SAUSSURE: ripensamento secondo lo
strutturalismo, affermando il primato del sistema sul singolo
(comunicazione di massa, moda). La semiotica come parte della
linguistica per smembrare/dissezionare la comunicazione. Le
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questioni: la natura del segno (significante e significato), l’
articolazione del linguaggio in componenti fonetiche e componenti
significanti. Sistema o struttura. Svalutazione della dimensione
analogica-metafisica del linguaggio. Il formalismo russo, il Circolo
linguistico di Praga. La scienza dei segni linguistici (DE SAUSSURE) e
la filosofia dei segni linguistici (PEIRCE): la componente semantica.
MENTALISMO. Psicologia che studia i processi psichici interni,
non
osservabili
e
rilevabili
direttamente
(contro
il
COMPORTAMENTISMO). La filosofia della mente si occupa della mente
nella sua specificità. Si distingue dal COGNITIVISMO, il quale si
occupa dei sistemi intelligenti (naturali, artificiali) e si avvale di un
rapporto interdisciplinare (intelligenza artificiale, neuroscienza,
antropologia). Socratico nell’ ispirazione, il Mentalismo si interroga
sulla capacità della mente di trovare definizioni vere per i concetti:
Ma esistono, e dove, tali definizioni? Il FUNZIONALISMO si è imposto
nella filosofia della mente (funzioni d’interazione degli eventi
mentali all’ interno del sistema-mente). Nel rapporto mente-mondo
la filosofia della mente ha valorizzato l’ intenzionalità di F.
BRENTANO (ogni atto mentale si pone in relazione con un oggetto
esterno). W. V. O. QUINE: non ci sono stati mentali intenzionali ma
solo comportamenti. Il rapporto mente-corpo ha trovato risposte
opposte. G. RYLE: ci sono solo comportamenti osservabili,i processi
interni non esistono. I “materialisti” hanno ammesso però processi
interni (il Comportamentismo non spiega il “credere” o l’
“immaginare”) esplicabili come stati del cervello o riconducibili a
processi neurali.
LOGICA-MATEMATICA. FREGE: la logica ideografica, l’ analisi
logica del numero, la teoria dell’ oggetto e del significato. PEANO: la
logica matematica, l’ assiomatizzazione dell’ Aritmetica elementare.
POINCARÈ: la natura del ragionamento matematico, i fondamenti
della geometria, la struttura delle scienze fisiche. BROUWER: il rifiuto
dell’ assiomatizzazione della matematica, costruttivismo e
concezione intuizionistica della matematica. LUKASIEWICZ: la logica
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trivalente. GÖDEL: l’ indimostrabilità della contraddittorietà della
matematica e la crisi dell’ ideale della matematica come disciplina
razionale. TARSKI: la semantica logica e la teoria dei modelli. QUINE:
la critica alla dogmatica neoempirista, l’ indeterminatezza della
traduzione e il rigetto dell’ intenzionalità, olismo naturalistico e
relativismo.
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Fonti e percorsi multimediali/Internet
L
a vocazione dei greci all’ esplorazione-navigazione nel mare
circostante, li aveva condotti a distinguere tra una prima ed
una seconda navigazione. Quando il vento non spirava più e le vele
restavano immobili, i marinai greci mettevano mano ai remi,
intraprendendo una rotta nuova, non tracciata precedentemente.
PLATONE distinse tra una “prima navigazione” – la filosofia
naturalistica che egli apprese da CRATILO – ed una “seconda
navigazione”, “fuori rotta”, che lo avrebbe condotto per acque mai
solcate prima di allora, fino alla scoperta della Verità. Con la
“seconda navigazione”, PLATONE supera la dimensione sensibile e,
sul piano del puro intelligibile, scopre il soprasensibile “mondo delle
Idee”.
La navigazione su Internet non può condurre, certamente, ad un
approdo assoluto, definitivo e incontrovertibile; essa evoca un
percorso contraddistinto da autonomia e libertà, fra incognite e
incertezze. La tendenziale “anarchia” della Rete non deve trascinare,
però, il “marinaio” in una gratuita e inconcludente attività ludica. La
scoperta esige un sicuro, seppur non rigido, orientamento e una
aspettativa dinamica e costruttiva, che sappia far buon uso – selettivo
e analitico – delle fonti reperite.
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L’ Enciclopedia Encarta Microsoft Online 2003 distingue i due
differenti significati dell’ epistemologia come disciplina filosofica che
studia la conoscenza:
1. Epistemology, nel senso anglosassone della gnoseologia
tradizionale che mira alla giustificazione-esplicazione
della conoscenza e delle sue forme.
2. Filosofia della scienza: l’ indagine filosofica sulla
conoscenza scientifica.
L’ articolo di Encarta si sviluppa attorno ad alcune questioni
cruciali dell’ epistemologia:
• Il problema dell’ induzione.
• Il problema della descrizione.
• La spiegazione.
• Il realismo e lo strumentalismo.
• La conoscenza oggettiva.
http://encarta.msn.itMicrosoft Corporation
Una selezione di Siti Web e di altre fonti Internet Per la Storia e
la Filosofia della Scienza, della Tecnologia e della Medicina, a cura
di THOMAS B. SETTLE, IMSS & Polytechnic University, propone –
secondo i criteri determinati dalle caratteristiche dell’ Istituto e
Museo di Storia della scienza – Storia della Scienza generale,
Strumenti, Bibliografie, Collezioni Speciali & Archivi, Manoscritti e
testi originali, oggetti, Istituti e Organizzazioni, Musei e mostre,
Saggi e Corsi, Riviste e Notiziari.
http://www.imss.fi.it
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Progetto < Filosofie della scienza ed epistemologie contemporanee > Liceo Scientifico Statale <Gaspare
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Il Sito italiano di Filosofia della Medicina offre sezioni di
Antropologia e sociologia della Medicina, Filosofia e scienza della
medicina, La prassi medica, La produzione della medicina, La
medicina ippocratica.
http://utenti.fastnet.it/utenti/marinelli/filo.html
Di grande utilità è il
Dizionario enciclopedico di Rai
Educational, che offre duecento lemmi – quaranta famiglie di parole
– in cinque grandi aree: Società, Comunicazione, Filosofia e storia,
Letteratura e arti, Scienza.
http://www.educationale.rai.it/lemma/
Sul Sito Web Italiano per la Filosofia, ELISA PAGANINI, del
Dipartimento di filosofia dell’ Università di Milano, ha allestito una
Home page che introduce alle problematiche filosofiche relative alla
scienza e segnala i materiali disponibili in rete e fuori rete. L’ indice
delle pagine prevede: Riviste, Seminari e convegni, Società, centri e
associazioni, studiosi italiani di filosofia della scienza.
http://lgxserver.uniba.it/lei/filscienza/fsindex.htm
La Società Italiana di Logica e Filosofia delle Scienze –
Webmaster PAOLO BOUQUET – Università di Trento – offre varie
informazioni.
http://silfs.cs.unitn.it/
La Casa Editrice Tilgher propone articoli tratti dalle riviste
Epistemologia e Giornale di Metafisica, con sommari, abstract e
informazioni.
http://www.tilgher.it/epistemologia.html
Epistemologia, Rivista italiana di Filosofia della scienza, è diretta
da EVANDRO AGAZZI del Dipartimento di filosofia dell’ Università di
Genova.
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Progetto < Filosofie della scienza ed epistemologie contemporanee > Liceo Scientifico Statale <Gaspare
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La Rivista Italiana di Scienze Sociali Dissensi offre, in Archivio, il
Numero monografico (5) di Giugno-Ottobre 2002 su Filosofia e
Scienza:
FRANCESCO CONIGLIONE, Le molte facce dello scientismo. Sui difficili
rapporti tra Filosofia e Scienza.
GIUSEPPE GEMBILLO, Filosofia e scienza: complessità di un rapporto.
FRANCESCO INDOVINA, Biogenetica, Etica e Società: la ricerca sulle
cellule staminali embrionali.
NICOLETTA CALVAGNA, Arte, Filosofia e Matematica.
ANDREA L’ EPISCOPO, Analisi operazionale e operazionalismo fra
Scienza ed Epistemologia.
LIVIA GIUNTA, Scienze senza metodo e società libera.
http://www.dissensi.org/archivio.htm
La Società Italiana di Filosofia Analitica rinvia, tra l’ altro, ad
alcuni link su FREGE, RUSSELL e WITTGENSTEIN.
http://sifa:unige:it
E’ da percorrere la mappa del sito dell’ Enciclopedia
Multimediale delle Scienze Filosofiche, per soffermarsi su percorsi
tematici, biografie, brani antologici, interviste, con la possibilità di
Ricerche per autore e per tema. Un motore di ricerca interno consente
la reperibilità di siti filosofici, enciclopedie, banche dati di testi e
saggi.
http://www.emsf.rai.it/mappa/
Una mappa dei Dipartimenti di Filosofia, Scienze umane,
cognitive, sociali … delle Associazioni filosofiche e dei Centri di
ricerca, non solo italiani, è reperibile sul sito:
http://www.dif.unige.it/risorse/2istitu.htm
Il Giardino dei Pensieri offre saggi rigorosi e circostanziati anche
su Epistemologia e Filosofia della scienza. Si veda, ad esempio,
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MARIO TROMBINO, Sintesi di La scienza: congetture e confutazioni di
Popper. E’ consigliabile indagare in tutte le Sezioni.
http://www.ilgiardinodeipensieri.com/storiafil/
Filosofia contemporanea dispone di agili Schede biograficoconcettuali sui maggiori filosofi del Novecento, e consente di
accedere ad indicazioni esaurienti riguardo alla bibliografia, ai siti ed
alle opere in rete.
http://lgxserver.uniba.it/lei/filosofi/autori
Sono di rilevante interesse le Sezioni di Rescogitans, Filosofia e
Scienze Umane, tra cui Scenari di ricerca (Neuroscienze e Scienze
cognitive, Scienza e Filosofia, Scuola e Filosofia), che offre la
possibilità di accedere a saggi e articoli. Si veda, ad esempio,
MARGHERITA BOLOGNA, Scienza e filosofia a confronto, dibattito tra Carlo
Sini ed Edoardo Boncinelli.
http://www.rescogitans.it
I piani di studio ed i programmi dei corsi istituzionali o
monografici di Filosofia della scienza, secondo il vecchio o il nuovo
ordinamento, consentono di acquisire buone informazioni sullo stato
e sullo sviluppo delle problematiche epistemologiche in Italia, sui
vari versanti di interesse e di ricerca. I siti universitari rendono
disponibili le bibliografie ed alcuni offrono l’ opportunità di scaricare
dispense didattiche. Si vedano, ad esempio, i masters di etica,
proposti da alcune Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Alcuni siti:
http://mailserver.sdf.unige.it/pages/insegnamenti/Esapp16.ht
m
http://www.cisiau.unipi.it/filosofia/studenti/corsi/f-scien.htm
http://www.f.mag.unict.it/Magistero/edufor/eduforprog.htm
http://www.form.unitn.it/ssis/didattica/insegnamenti/1007.ht
ml
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Le Case editrici pubblicizzano i loro saggi, dandone il sommario,
l’ abstract, e, talvolta, stralci. Si veda, ad esempio, BRUNO WIDMAR,
Introduzione alla filosofia della scienza, Levante Editori, Bari 1993.
http://www.levantebari.com/ipro1fil.htm
Sono numerosi i siti – anche in italiano – dedicati ai singoli
epistemologi o presso i quali sono accessibili approfondimenti delle
loro filosofie.
Ad esempio:
DARIO ZUCCHELLO, Dai fondamenti della logica alla essenza del
mondo: alle origini del Tractatus:
http://www.ilgiardinodeipensieri.com/storiafil/zucchello.htm
ERNESTO RIVA, Introduzione alla filosofia di Ludwig Wittgenstein:
http://www.linguaggioglobale.com/filosofia/txt/Wittgenstein.
htm
Le origini della logica matematica: Boole e Frege, appunti tratti
da alcune lezioni di storia della logica pubblicate in: L. MATUSA (a
cura di), Forme del sapere filosofico, CUSL, Genova, 1974:
1.
Gli algebristi inglesi e L’ analisi matematica della logica
di Boole.
2.
Logica dei termini nell’ Analisi di Boole.
3.
La logica delle proposizioni in Boole.
4.
L’ Indagine sulle leggi del pensiero di Boole (1854).
5.
Boole e la fondazione della semiotica.
6.
La Ideografia di Frege.
7.
Frege e il linguaggio logico universale.
7.1.
Capovolgimento della teoria del giudizio: la teoria del
concetto come funzione.
7.2.
Definizione del condizionale verofunzionale.
7.3.
Derivabilità dei connettivi.
7.4.
Quantificatori.
8.
Frege e il calcolo logico (l’ apparato deduttivo).
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8.1.
8.2.
8.3.
Distinzione assiomi-regole: il Modus Ponens.
Diversi sistemi di assiomi?
Gli assiomi dei Principi del 1893 e la contraddizione di
Russell.
9.
Filosofia e teoria del significato: cos’è il significato di
un enunciato?
9.1.
Il significato come condizione di verità: il Tractatus di
Wittgenstein.
9.2.
Tautologie e contraddizioni.
9.3.
Il significato come metodo di verifica.
9.4.
Logica e filosofia.
http://www.dif.unigew.it/epi/hp/penco/pub/boole.htm
DIEGO FUSARO (a cura di), Bertrand Russell:
http://www.gepocities.com/fylosofya/russell.htm
Kuhn: il paradigma, la scienza normale e le rivoluzioni:
http://utenti.fastnet.it/utenti/marinelli/filosof/kuhn.html
Tutti gli scritti di Vailati, con vari saggi introduttivi, sono
disponibili e scaricabili, sul sito:
http://weblab.crema.Unimi.it/vailati/cdvailati/Idee/2-3.htm
Le interviste rilasciate da Karl Popper all’ EMSF, sono reperibili
sul sito:
http://www.emsf.rai.it/percorsitematici/percorsopopper/main.
htm
Esse riguardano, tra l’ altro:
•
•
•
•
Il metodo scientifico in KEPLERO, NEWTON, WHEWELL e
EINSTEIN.
Il metodo ipotetico-deduttivo.
Il falsificazionismo.
Risposte ai critici del falsificazionismo.
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•
•
Il futuro è aperto. L’ indeterminismo e il problema dell’
evoluzione.
La teoria dei tre mondi.
Dall’ esplorazione dei siti elencati è possibile trarre materiali
fruibili ai fini di ricerche e approfondimenti monografici e specifici. Il
percorso proposto non è univoco ed obbligato, ma intende offrire
opportunità per una navigazione più ampia ed estesa, che possa
corrispondere ad aspettative e interrogativi circostanziati, i quali si
definiscano proprio nel corso dell’ indagine. Una navigazione
orientata, sia pur priva di preconcetti e schematismi, costituisce la
miglior condizione ermeneutica per salvaguardare creatività e
produttività.
33
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Percorsi schematici e sommari
LE COORDINATE DELL’ EPISTEMOLOGIA DI SLICHK, RYLE,
NEURATH, WITTGENSTEIN, REICHENBACH, HEMPEL, POPPER,
KUHN, BACHELARD
L
e scienze fisiche e chimiche, nel loro sviluppo contemporaneo,
possono essere caratterizzate epistemologicamente come campi di
pensiero che rompono nettamente con la conoscenza volgare. Alla
constatazione di questa profonda discontinuità epistemologica si oppone il
fatto che l’ “educazione scientifica” che si ritiene sufficiente per la “cultura
generale” prende in considerazione soltanto la fisica e la chimica “morte”,
nel senso in cui si dice che il latino è una lingua “morta”. In ciò non c’è
niente di peggiorativo, se semplicemente si vuole notare che esiste una
scienza viva. GASTON BACHELARD
O
gni volta che un filosofo vi dirà di aver scoperta la verità
definitiva, non credetegli; e non credetegli neppure se vi dirà di
aver individuato il bene supremo. Egli, infatti, si limiterebbe a ripetere gli
errori commessi dai suoi predecessori per duemila anni. E’ giunto il
momento di por fine a tale specie di filosofia. Si pretenda dal filosofo che sia
modesto come lo scienziato; allora egli potrà avere il successo dell’ uomo di
scienza. Non gli si chieda che cosa dobbiamo fare. Ascoltiamo piuttosto la
nostra volontà e cerchiamo di unirla a quella degli altri. Il mondo non ha
alcun scopo o significato all’ infuori di quello che vi introduciamo noi.
HANS REICHENBACH
I
n filosofia non si traggono conseguenze. “Le cose devono certamente
stare così”: non è una proposizione della filosofia. La filosofia si
limita a stabilire ciò che chiunque le concede. LUDWIG WITTGENSTEIN
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MORITZ SCHLICK
IL REALISMO SCIENTIFICO E LO STATUTO GNOSEOLOGICO
DI CONCETTI E GIUDIZI CONTRO LO PSICOLOGISMO
1
923. Vienna, cattedra di filosofia delle scienze induttive.
Amicizia con WITTGENSTEIN, confronto filosofico con la teoria
della relatività, e approvazione di EINSTEIN13. I rapporti con
WITTGENSTEIN non sono di nessun rilievo teoretico o Schlick ha
ampiamente anticipato il Tractatus ????
Conoscere come riconoscere – ritrovare. Identità di ciò che viene
conosciuto e come che cosa esso viene conosciuto, “autore dello
scritto sullo Stato ateniese e Aristotele”.
I concetti non sono configurazioni psichiche – immagini mentali.
Contro lo psicologismo. Il concetto ha un contenuto (insieme di
caratteristiche: sua definizione). Il concetto è segno o simbolo, non è
reale, reale è la funzione concettuale in quanto si riferisce agli oggetti le
cui proprietà corrispondono alle caratteristiche che ne costituiscono
la definizione. Il concetto designa (nel senso di coordina). E’ un ente
di ragione che designa univocamente le cose, non è un’ ipotesi
mentale, non è una costituzione fittizia.
13
M. Schlick, Spazio e tempo nella fisica contemporanea, a cura di E. Galzenati, prefazione
di L. Geymonat, Bibliopolis, Napoli 1983; Id., Teoria generale della conoscenza, a cura di
E. Palombi, Franco Angeli, Milano 1986.
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Definizione concreta e definizione implicita (HILBERT). La
definizione concreta giunge a concetti ultimi dell’ intuizione,
partendo dall’ esperienza, dalla realtà empirica. Il concetto di punto
vien chiarito mostrando un granello di sabbia, il concetto di retta
mostrando una corda tesa.
La definizione implicita si stacca completamente dalla realtà. I
termini della deduzione (punto, retta … nella geometria assiomatica
di HILBERT) prendono senso da un sistema di assiomi (che non è il
senso che hanno come configurazioni intuitive nella geometria
ordinaria).
Le scienze di realtà, al contrario delle scienze astratte, non possono
giovarsi della definizione implicita (“libero gioco con i simboli”).
Rifiuto del giudizio sintetico a priori di Kant. Non c’è un’ evidenza
immediata che garantisca una conoscenza intuitiva-apodittica di
oggetti reali in geometria e nelle scienze di realtà.
Teoria del giudizio. Distinzione concetto-intuizione, pensierorealtà, logica-psicologia. Il giudizio, più che processo psichico, è
designatore (segno), designa il sussistere della relazione (designata dal
concetto) tra oggetti. Il giudizio designa uno stato di fatto (reale – la
neve è fredda – o concettuale – due per due uguale a quattro).
I giudizi legano i concetti. I concetti legano i giudizi. Un assertogiudizio lega due concetti. Una relazione tra giudizi viene stabilita
dal comparire in essi di uno stesso concetto. E un concetto, se vuol
essere produttivo, deve comparire in più giudizi. I concetti sono i
nodi di ogni scienza, i giudizi sono i fili che li connettono.
SCIENZE ESATTE E SCIENZE STORICHE. E’ vero il giudizio che designa
univocamente uno stato di fatto. Criterio di verità è la coordinazione
tra fatti e scienza, tra oggetti e pensiero. Si danno due modi di
coordinazione, due tipi di giudizi,due classi di scienze: scienze esatte e
scienze storiche.
I giudizi storici sono singolarmente indipendenti e non
interconnessi da concetti come i giudizi scientifici. I giudizi storici
sono “attuali” in quanto sono riferiti a fatti esperiti nel momento
presente.
Le
proposizioni
osservative,
le
constatazioni
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(Konstatierungen) sono prive di durata. I giudizi storici, enunciati
appena dopo, rispetto ai fatti verificatisi, diventano ipotetici.
Le scienze esatte riducono e semplificano al massimo il numero
dei giudizi fondamentali e connettono logicamente i propri giudizi.
Pochi giudizi fondamentali, pochi concetti elementari, maggior
potere conoscitivo di una scienza.
Schlick esprime ammirazione incondizionata per WITTGENSTEIN.
un’ adesione non cerimoniale soltanto, ma nemmeno, all’ opposto, la
semplice conferma delle proprie tesi nel Tractatus.
La differenza tra Schlick e Wittgenstein:
• Schlick guarda ai progressi della fisica (relatività e quanti):
nuova immagine del mondo, “nuove possibilità
concettuali”.
• WITTGENSTEIN ricava il principio di verificazione dalla
riflessione sui principi generali del linguaggio.
Prospettiva epistemologica in Schlick ed etica-estetica in
WITTGENSTEIN.
Il Tractatus di WITTGENSTEIN viene accolto nella dimensione
epistemologica (teoria della conoscenza) dal Circolo di Vienna: esso
risolverebbe i problemi della filosofia come topica (soggetto/oggetto,
materia/forma, anima corpo). Purezza della filosofia, “ideale
gnostico” della filosofia (RORTY su Wittgenstein). ERLEBEN e
ERKENNEN: esperienza immediata – conoscenza. Demarcazione tra
incomunicabile e comunicabile. Il contenuto di una esperienza non
può essere comunicato (in quanto privato). La struttura formale dell’
esperienza può esser comunicata. Enuncio la parola “verde”.
Esprime realmente ciò che io esperisco quando ammiro un prato
verde (che mi trasmette serenità ecc.) ???? No !!!! La parola “verde”
designa una relazione formale: gli oggetti che dico verdi sono
connessi tra loro. Logico è ciò che è puramente formale. Il Tractatus
di WITTGENSTEIN ha esplicitato in termini filosofici FREGE e RUSSELL.
Ma ogni conoscenza è rappresentazione, esprime un fatto conosciuto
secondo sistemi di segni o linguaggi vari, comunque caratterizzati da
una forma logica. Principio di verificazione. Non si danno questioni
insolubili se non quelle che ignorano le regole grammaticali e
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sintattiche. Criterio empirico di significanza: il senso di una
proposizione consiste nel metodo della sua verifica. La filosofia è
(con WITTGENSTEIN) indagine sulle relazioni formali. Alla scienza
verificare le proposizioni. Filosofia: il significato delle proposizioni.
Scienza: la verità delle proposizioni14 . Ricerca del significato e ricerca
della verità. La filosofia non è una scienza ma una attività.
14
M. Schlick, La svolta della filosofia, in: A. Pasquinelli, Il neoempirismo, UTET, Torino
1969.
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OTTO NEURATH
Il fisicalismo contro l’ assolutismo logico
e l’ assolutismo della certezza
Fallibilità e indeterminatezza della scienza
L’ enciclopedismo
L
a scelta delle ipotesi nella costruzione delle teorie è del tutto
infondata. Non si può suffragare un’ ipotesi né con la
deduzione (logicamente) né con l’ induzione (empiricamente). Nell’
assunzione di un’ ipotesi domina la decisione soggettiva.
I precedenti: DUHEM: non c’è un experimentum crucis, non c’è un
criterio univoco per scegliere tra due teorie. Non si può controllare
una ipotesi o una teoria al di fuori dell’ ambito delle osservazioni o
degli enunciati teorici (concezione economica della scienza:
decisione, selezione, semplificazione).
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POINCARÈ: vi sono molteplici sistemi formali di descrizione
(geometrie euclidee – geometrie non euclidee): nella descrizione dei
fatti non c’è un criterio univoco, ma procedure operative preferibili
(relativamente).
La scienza è comunque incerta, fallibile, incompleta. Olismo di
DUHEM e POINCARÈ.
Rinvio alla Sociologia della conoscenza di K. MANNHEIM. Un’
asserzione vale in relazione a tutte le altre.
PRINCIPIO-NEURATH: se una proposizione pare contraddittoria, o
la si modifica per adeguarla al sistema, o si modifica il sistema.
Svolta linguistica del positivismo logico in senso storicosociologico ed esigenza di una scienza unificata. SVOLTA
FISICALISTICA (1931)15.
Critica di NEURATH all’ isomorfismo proposizioni/fatti di Schlick
e di altri membri del Circolo di Vienna (WITTGENSTEIN nel Tractatus):
criterio empirico di significanza (il significato dei concetti scientifici
si riconduce alle esperienze vissute – dati di senso – Erlebnisse).
Neurath: non si può porre una relazione proposizioni/realtà
oggettiva, linguaggio/mondo, salvo ricadute nella metafisica. Non si
può tornare al di qua del linguaggio. Il linguaggio può parlare solo
di se stesso.
Critica al criterio empirico di significanza. La filosofia non è una
scala da gettar via dopo che è servita per salirci (così diceva
WITTGENSTEIN). La scienza unificata non può accettare la filosofia
come delucidazione metascientifica. A filosofia non può avere una
funzione metalinguistica di garanzia fondazionale, né può essere
chiarificazione-prolegomeno 16.
Contro SCHLICK, il principio fisicalistico connette il linguaggio
fisicalistico al linguaggio della vita quotidiana. Non c’è un
linguaggio logicista, o coscienziale o di altro tipo, che possa costituire
un fondamento ultimo dei linguaggi scientifici. Il linguaggio è
intersensorio e intersoggettivo, circolare e modificabile. La ricerca
15
F. Barone, Il neopositivismo logico, Laterza, Bari 1986. P. Parrini, Una filosofia senza
dogmi, Il Mulino, Bologna 1980.
16
O. Neurath, Sociologia e neopositivismo, a cura di G. Statera, Ubaldini, Roma 1968.
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scientifica è fallibile, incerta e indeterminata. La linea WITTGENSTEINSCHLICK non è condivisibile.
Si può e si deve giungere a un linguaggio comune fisicalistico,
epurando i termini metafisici, teologici … Purchè sia chiaro che non
si può conseguire una rigorizzazione-assomatizzazione definitiva del
linguaggio scientifico. In un linguaggio della scienza unificata vi
sono comunque termini tecnici e termini quotidiani e non si può
tracciare un discrimine netto tra le due aree semantiche. Non esiste
un linguaggio protocollare originario, privo di approssimazionicontraddizioni. Non esiste una scienza rigorosa, autofondata, che
demarchi scientifico e non scientifico, scientifico e metafisico.
Contro CARNAP, le proposizioni protocollari non hanno ruolo
fondazionale; i termini della vita quotidiana di cui sono in parte
costituite non consentono loro di esser ridotte al calcolo logico.
Schlick rifiutò di ridurre le proposizioni protocollari a ipotesi la
cui scelta scaturisce da opportunità pragmatica e decisione
metodologica (convenzionalismo, pragmatismo). Neurath sostituisce
il fondamento delle proposizioni scientifiche sulle proposizioni
protocollari, con l’ accordo tra le proposizioni.
Si può accettare il principio di economia (NEURATH) e la
concordanza tra le proposizioni, solo se si distinguono gli asserti
fattuali, asserti che rappresentano fatti di osservazione immediata,
asserti riferibili all’ “esperienza vissuta” con cui controllare le ipotesi.
SCHLICK distingue gli enunciati che rappresentano fatti che
sussistono nel presente dalle proposizioni protocollari. I primi
riguardano ciò che è immediatamente constatato, riguardano l’
occasione che permette di enunciare le proposizioni protocollari.
Sono constatazioni, non hanno durata, sono estensivi (“qui,ora, del
giallo e dell’ azzurro si toccano”).
Neurath ribadisce che la ricerca scientifica è plurivoca e
indeterminata. La certezza di una proposizione non è logica na
psicologica e sociologica. Non si può far altro che scegliere tra sistemi
di proposizioni senza credere che la scelta cada sul sistema
assolutamente legittimo logicamente e fondato su proposizioni
protocollari. Si tratta di trovare il maggiore accordo possibile tra
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proposizioni scientifiche e
proposizioni protocollari senza
pretendere logicizzazioni e assiomatizzazioni assolute.
La scienza non è una costruzione sistematica, architettonica,
gerarchizzata secondo livelli formali e di rigore assiomatico. Vi è una
enciclopedia scientifica che varia nella storia e che non esclude
proposizioni al momento in decidibili rispetto ai gruppi di enunciati
coerenti. Enciclopedismo. Scienza come enciclopedia a mosaico, non
piramidale.
Critica al falsificazionismo di POPPER. Non ci sono teorie pure,
sistemi di proposizioni logicamente rigorosi, precisi, distinguibili da
altri, imprecisi e non mondati da enunciazioni della vita quotidiana.
Solo teorie rigorose, pure, potrebbero essere falsificate. La
falsificazione, come la verificazione, pecca di assolutismo logico –
assolutismo della certezza. Le teorie non possono essere né verificate
né falsificate, ma solo “scosse” per essere risistemate e riconfigurate.
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GILBERT RYLE
Oxford e la filosofia del linguaggio ordinario
Mente e comportamento
R
ifiuto del Tractatus di WITTGENSTEIN e dei Principia di
RUSSELL come analisi logica del linguaggio (confluita nel
primo Circolo di Vienna) e come scoperta del “linguaggio ideale” per
acquisire la presunta struttura profonda del linguaggio,
formalizzabile secondo assiomi.
Sino ai primi due decenni del Novecento, la logica formale aveva
un impiego assai vasto: dall’ epistemologia delle scienze sperimentali
ai fondamenti della matematica e della filosofia: PEANO, FREGE,
WITTGENSTEIN, RUSSELL ne ridussero la portata alla storia della logica.
Ciò non impediva lo sviluppo, nel contesto inglese, di una filosofia
del linguaggio ordinario (non formalizzato). Essa si articolò in due
direzioni:
1. Cambridge: privilegiato interesse scientifico, metodologia
della scienza, terapia wittgensteiniana del linguaggio,
dissolvimento dei problemi della filosofia classica.
2. Oxford: legami con la filosofia classica, orientamento
costruttivo, attenzioni storiche (AUSTIN, STRAWSON, RYLE).
RYLE a Oxford si forma sui classici ma finisce col rifiutare il
classicismo, il tradizionalismo, che si oppongono all’ innovazione.
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Guarda perciò a Cambridge e studia FREGE, RUSSELL, WITTGENSTEIN
(Tractatus), pur facendo l’ intera sua carriera universitaria a Oxford.
Primi anni trenta. I filosofi elaborano teorie assurde quando si
fanno ingannare dalla sintassi superficiale del linguaggio.
“La puntualità è encomiabile”
“Mario è puntuale”
hanno apparentemente strutture grammaticali analoghe e
qualcuno potrebbe credere che i loro soggetti logici abbiano lo stesso
tipo di esistenza (puntualità, Mario), per cui vi sarebbero due classi
di oggetti: gli universali (la puntualità) e i particolari (Mario). L’
analisi del linguaggio deve evidenziare che, oltre le strutture
grammaticali simili, vi sono enunciati logicamente diversi, ai quali
corrispondono tipi di fatti altrettanto diversi.
Il Tractatus come modello: linguaggio ideale, simmetria formale
tra fatti ed enunciati.
Fine anni trenta: Esame di espressioni del linguaggio ordinario e
distinzioni tra categorie di oggetti non evidenziate immediatamente
dalle prime. Tali espressioni superficiali sono sostituite in parte,
talvolta, da variabili.
“x scrive un libro”
è un’ espressione di questo tipo (sentence – frames). Si può
sostituire la variabile in modo paradossale.
“La mia automobile scrive un libro”
L’ errore è categoriale ed ha importanti implicanze filosofiche se
le categorie coinvolte sono filosofiche.
Metà anni quaranta. Il linguaggio ordinario svolge comunque in
modo egregio le sue funzioni logiche. L’ analisi categoriale mette in
luce però le relazioni del linguaggio con la realtà e la funzioni del
linguaggio nella conoscenza della realtà.
Fine anni quaranta. Mappa degli usi dei “concetti mentali”. Le
tematiche: stati mentali/comportamento, introspezione psicologica,
conoscenza delle “menti altrui”, intendere/saper fare, azioni
volontarie/azioni involontarie, grammatica di espressioni di
sensazioni come stati d’ animo, umore …, espressioni disposizionali
come “aver intenzione di …” ….
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FILOSOFIA DELLA MENTE. Dietro ad un concetto mentale non c’è
necessariamente un oggetto o un processo che tale concetto designi.
Un’ azione volontaria non deve essere necessariamente preceduta da
un atto mentale di volizione, atto che abbia un inizio, una durata,
una conclusione, e che promuova un processo comportamentale. Che
un’ azione sia volontaria o no dipende dall’ azione stessa. La
volontarietà ne è una proprietà. L’ errore dei filosofi è di credere che
un concetto entale designi comunque entità o processi sussistenti
nella coscienza (privata), cui il soggetto ha accesso diretto. I concetti
mentali si sono visti attribuire caratteristiche grammaticali che
appartengono invece ai concetti che denotano oggetti e processi
spazio-temporali, collocati nel mondo esterno, e quindi
pubblicamente descrivibili. I filosofi hanno distinto due generi di
entità ontologicamente distinte: mentali e fisiche, le prime private, le
altre suscettibili di pubblica osservazione. Tale dualismo ontologico
ha prodotto il “mito cartesiano”: il corpo fisico, la macchina; il
fantasma (ghost) la forza ideativi-volitiva che determina il
comportamento intelligente del corpo-macchina17 . Il mito cartesiano
genera equivoci linguistici. Un concetto mentale non corrisponde
necessariamente a un oggetto e non designa necessariamente un
processo. Un termine che possa fungere logicamente da soggetto non
designa comunque una entità. In ogni caso, comunicare a qualcuno
una sensazione di dolore in una parte del corpo non è come
descrivere una serie di atti fisici. Ogni genere di descrizioni ha
proprie regole linguistiche.
Nell’ esame del comportamento Ryle distingue tra ragioni e cause.
Contro il meccanicismo rifiuta una spiegazione causale del
comportamento in ogni caso. Rifiuta le cause del comportamento
come eventi mentali che produrrebbero effetti nel corpo-macchina.
Ryle pensa, piuttosto, alle ragioni come motivi, moventi, che non sono
eventi mentali soltanto e neppure soltanto eventi fisici (biologici,
verbali, gestuali …).
17
G.Ryle, Lo spirito come comportamento, a cura di F. Rossi-Landi, Einaudi, Torino 1955;
Id., Dilemmi, a cura di E. Ristretta, Ubaldini, Roma 1968.
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Per quanto riguarda la conoscenza delle menti altrui, un soggetto
avverte direttamente un evento interno (uno stato d’ animo, una
sensazione …) ma può inferire un analogo evento in altro soggetto
soltanto tramite il comportamento esterno di questi (mimico, verbale
…). Tale asimmetria è destinata a ricomparire nelle regole verbali.
Questo non vuol dire che le sensazioni altrui siano riducibili alla
dimensione del comportamento ed è importante al riguardo,
distinguere tra privato e pubblico.
Soggetto, persona, Io: ontologicamente che cosa sono? L’
università di Oxford è la risultante dei suoi collages, non c’è una
istituzione che li unifichi tutti. Il linguaggio rimanda ad una
molteplicità di elementi privati e pubblici, menali e comportamentali,
che, nel loro complesso, riferiamo al “soggetto”.
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LUDWIG WITTGENSTEIN
Le proposizioni elementari del Tractatus.
I giochi linguistici.
Il Tractatus logico-philosophicus
N
ucleo centrale : la teoria logica proveniente da RUSSELL –
FREGE.
Sviluppi:
1.
Teoria generale del linguaggio (raffigurante “stati di cose”
possibili): proposizioni elementari – nomi propri
logicamente semplici = oggetti semplici. Combinazione
proposizioni elementari tramite connettivi preposizionali
(congiunzione, implicazione …). Il valore di verità delle
proposizioni elementari dipende dalla realtà degli stati di
cose che esse rappresentano. Il valore di verità delle
proposizioni complesse dipende da quello delle
proposizioni elementari che le costituiscono. Tavole di
verità: p e q = proposizioni elementari. La proposizione
complessa p . q è vera solo se sono vere entrambe le
proposizioni elementari che la compongono. Se una o
entrambe le proposizioni elementari sono false, la
proposizione complessa è falsa.
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2.
Analisi di espressioni diverse dalle proposizioni sensate
(elementari o complesse).
a) Espressioni logiche sempre vere (tautologie) o sempre
false (contraddizioni).
b) Espressioni né vere né false (esprimono non stati di
cose ma atteggiamenti verso le cose: le espressioni
insensate dell’ etica e dell’ estetica.
Ne risulta una teoria del linguaggio che distingue tra ciò che può
e ciò che non può essere detto. Ciò che può essere detto si esprime
in proposizioni vere o false. Le espressioni insensate non riguardano
la sfera dei fatti (di cui si occupa la scienza) e hanno una propria
autonomia logica.
Fortuna del Tractatus presso SCHLICK, CARNAP, WAISMANN,
NEURATH …. Wittgenstein antesignano del neopositivismo ???
Anni Trenta: dissenso netto di Wittgenstein nei confronti del
Circolo di Vienna.
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LUDWIG WITTGENSTEIN
Le Ricerche filosofiche
N
uova teoria del linguaggio. Nuova giustificazione del senso
del linguaggio come strumento di comunicazione.
Nel Tractatus la funzione comunicativa del linguaggio è fondata
sul rapporto di denotazione nome/oggetto (le proposizioni
elementari descrivono configurazioni di oggetti, denotati da nomi
propri). I nomi propri erano gli atomi delle proposizioni elementari,
atomi non ulteriormente scomponibili-analizzabili.
La nuova teoria del linguaggio: non vi sono elementi semplici e
ultimi del linguaggio. E’ inutile cercare strutture formali che
sottostiano alle consuete forme di espressione. L’ analisi logica del
linguaggio dev’ essere profondamente ripensata. Il linguaggio ha
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funzioni diverse in contesti diversi. Vi è una connessione strutturale
fra gli elementi del linguaggio, legata ai loro diversi e vari contesti d’
uso18.
Giochi linguistici (nelle Ricerche filosofiche). Espressioni
linguistiche variamente elaborate e connesse ad usi pratici in vari
contesti con finalità diverse. Il linguaggio si adegua a finalità diverse
in situazioni diverse, e non può esser ridotto a regole logiche
univoche come nel Tractatus. Pensiamo alle regole del Tractatus: ma
quando parliamo il linguaggio comune, quotidiano, ci atteniamo
rigorosamente a quelle regole? Questo non vuol dire che non vi sia
una unità fondamentale dei “giochi linguistici”: “forma di vita”, un
complesso sistematico di regole che definiscono quel che, nel
contesto della comunicazione umana, è dotato di senso. Conoscere
non è descrivere oggetti e rapporti tra oggetti in se sussistenti, ma
costruire, col linguaggio, gli oggetti e i loro rapporti, stabilendo se ciò
che è possibile è anche effettivo.
Gli oggetti di cui si parla qui non sono solo quelli collocati nello
spazio e nel tempo, ma anche le immagini mentali, le sensazioni ….
Si tratta degli “oggetti privati”, che sarebbero accessibili solo alla
coscienza del singolo soggetto e che consentirebbero la conoscenza
degli oggetti esterni, attraverso le percezioni soggettive. Ma il
linguaggio non denota; non ci sono oggetti che il soggetto possa
conoscere con la percezione direttamente, per poi comunicarli,
nominandoli, descrivendoli. Se così fosse, esisterebbe un linguaggio
privato col quale ognuno identificherebbe a modo suo gli oggetti e
non sarebbero possibili condivisione e comunicazione. Non esiste un
linguaggio privato. Il fatto che ciascuno abbia accesso diretto alle
proprie sensazioni non basta a sostenere l’ idea che i concetti
psicologici (sensazione, emozione) sono legati agli oggetti privati
solo da un rapporto denotativo. Non esiste una definizione estensiva
privata con cui ciascuno identifica i propri stati di coscienza e
assegna loro un nome. Non si può credere che al senso interno sia
riferibile un uso linguistico applicabile anche ad oggetti esterni ed
18
G. Frongia, Wittgenstein. Regole e sistema, Angeli, Milano 1983.
50
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abbia regole sottoponibili a pubblico controllo. Gli oggetti interni, in
fin dei conti, come gli oggetti esterni, sono costruiti con un insieme
formale di regole di natura differente, che risiedono comunque nell’
unico linguaggio che c’è e che è quello pubblico. Solo un linguaggio
pubblico può consentire la comunicazione in quanto portatore di
significati univoci.
Logica e matematica. Nel Tractatus la struttura formale logica
sottostà alle forme di espressione linguistica, i suoi principi sono
tautologici e rendono manifeste delle proprietà formali del
simbolismo. Non esiste una teoria logica che giustifichi i principi del
simbolismo (FREGE, RUSSELL). Principi logici come quello di
contraddizione non “fondano” e non hanno validità oggettiva al di là
dei giochi linguistici. Non si possono produrre formalmente assiomi
logici come vuole RUSSELL. Non si può dare fondazione logica alla
matematica (logicismo, FREGE, RUSSELL).
Polemico con realismo e/o neoplatonismo nelle concezioni degli
enti matematici (FREGE, RUSSELL), con CANTOR (numeri reali), con
DEDEKIND (calcolo delle sezioni), con l’ interpretazione formalistica
(HILBERT) deduttivo-analitica.
La matematica è “parte dell’ apparato del linguaggio”. Le
matematiche generano forme e le impongono alla realtà come
paradigmi che, pur essendo a priori, sono in accordo con la realtà. Le
proposizioni matematiche sono sintetiche a priori (KANT).
Analisi e filosofia. Nel Tractatus: funzione chiarificatrice della
filosofia.
La
filosofia
costruisce
teorie
costituite
da
pseudoproposizioni insensate, né vere né false che evidenziano
aspetti fondamentali del simbolismo (il concetto di oggetto, il valore
delle proposizioni dell’ etica ….). Non spetta alla filosofia decidere
della bontà di un’ azione. La filosofia non costituisce teorie/sistemi
integrati/coerenti di proposizioni. La filosofia chiarifica (funzione
terapeutica nei confronti delle malattie del linguaggio: analisi per
superare equivoci e dissipare problemi inesistenti).
51
Progetto < Filosofie della scienza ed epistemologie contemporanee > Liceo Scientifico Statale <Gaspare
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HANS REICHENBACH
LA FILOSOFIA SCIENTIFICA
Le asserzioni sul mondo fisico non sono mai
assolutamente certe
1
920: fisica e filosofia di fronte alla teoria della relatività
ristretta, della relatività generale e della meccanica
quantistica. La teoria della conoscenza nata dalla teoria della
relatività è posta di fronte alla teoria kantiana della conoscenza: la
ridefinizione dell’ a priori kantiano19.
I due significati dell’ a priori kantiano:
1. A priori come necessariamente vero: dopo Einstein, le
proposizioni scientifiche non sono più necessariamente
vere, non costituiscono più leggi fondamentali apodittiche.
2. A priori come condizione costitutiva della soggettività. E’
da confermare l’ a priori come condizione trascendentale
della conoscenza.
Il nuovo significato di epistemologia dopo KANT: non ricerca
atemporale dei principi apodittici della ragion pura ma dei principi
della scienza in una determinata età storica. La sintesi a priori non è
valida in ogni tempo, ma è relativa ad un’ età storica.
1930: studio di BERTRAND RUSSELL e LUDWIG WITTEGENSTEIN e
adesione alla loro prospettiva logico-linguistica. La conoscenza
scientifica non si fonda su asserti a priori bensì sulla scoperta a
posteriori (esperienza). Neopositivismo20.
1928: Reichenbach è membro della Berliner Geselschaft fuer
empiriche Philosophie (K. L, W. KOEHLER, G. HEMPEL...) vicina ma non
coincidente con il CIRCOLO DI VIENNA. La Berliner Geselschaft è più
attenta del Circolo di Berlino all’ analisi filosofica dello spazio, del
19
Hans Reichenbach, Relatività e conoscenza a priori, tr. it. S. Ciolli Parrini e P. Parrini,
Laterza, Bari 1984.
20
Hans. Reichenbach, La filosofia dello spazio e del tempo, tr. it. A. Cargo, Feltrinelli,
Milano 1977.
52
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tempo, dei fondamenti della meccanica quantistica, della probabilità
…
La filosofia scientifica come chiarimento dei contenuti della
scienza. Come si organizza teoricamente la scienza e come si
sostiene su prove? La filosofia scientifica si occupa della
giustificazione, non del contesto della scoperta, di come nasca una
teoria. La filosofia scientifica deve chiarire la struttura e gli
elementi di una teoria, non perché è nata21. La filosofia scientifica
indaga sugli esiti scientifici dell’ età storica cui appartiene.
Probabilità e induzione. Gli enunciati scientifici sono
probabilistici. La scienza prevede, ma con asserzioni di probabilità.
La probabilità di un evento futuro richiama il principio di
induzione. L’ unica giustificazione di una teoria scientifica è l’
inferenza induttiva. Lo scienziato è come un giocatore che fonda le
proprie previsioni su passato e presente. Su questo e non su altro
può valutare un’ asserzione su un evento futuro, asserzione in sé né
vera né falsa, ma probabile.
21
Hans. Reichenbach, La nascita della filosofia scientifica, tr. it. D. Parisi e A. Pasquinelli,
Il Mulino, Bologna 1961.
53
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CARL GUSTAV HEMPEL
LA SPIEGAZIONE SCIENTIFICA
La liberalizzazione del criterio di significanza
neopositivistico22. La finzione metodologica.
I
termini scientifici sono di due tipi:
• Termini teorici
• Termini
osservativi
(percezione,
sensazione,
introspezione).
Il processo scientifico si realizza con:
• Dati descritti con termini osservabili
• Connessioni con enunciati composti da termini teorici
• Spiegazioni (previsioni di dati osservativi).
La costituzione delle sistematizzazioni, necessarie alla
esplicazione/previsione. I dati raccolti induttivamente sono infiniti, e
una scelta per rilevanza è possibile solo se c’è un’ ipotesi scientifica
provvisoria che indirizzi la ricerca. E che cosa significa “rilevante” ?
Non è accettabile la costituzione induttiva delle teorie scientifiche.
Non esistono processi logico-meccanici che consentano la
costituzione induttiva delle teorie scientifiche. Al contrario: le teorie
spiegano e predicono i dati.
1945: la conferma empirica delle teorie. Movendo dai Principia
mathemathica di BERTRAND RUSSELL e ARNOLD WHITEHEAD, Hempel
postula la condizione di equivalenza. Essa deve essere soddisfatta da
tutti i criteri di conferma23.
Tutto ciò che conferma (o non conferma):
«(x) (Px → Qx)»
conferma (o non conferma) l’ equivalente :
«(x) (¬ Qx → ¬ Px)»
Ad esempio :
22
C. G. Hempel, Semantica e filosofia del linguaggio, tr. it. A. Meotti, Il Saggiatore,
Milano, 1969; Id., La formazione dei concetti e delle teorie della scienza empirica, tr. it. A.
Pasquinelli, Feltrinelli, Milano 1958.
23
N. Goodman, Fatti, ipotesi, previsioni, Laterza, Bari 1983.
54
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«Tutti i corvi sono neri» è una generalizzazione che può esser
confermata anche da un oggetto che non è corvo e non è nero, ad
esempio una macchina rossa. “Tutti i corvi sono neri” è asserzione non
relativa solo all’ insieme dei corvi, ma a tutti gli elementi dello
spazio-tempo. Se io dico “Non troverò mai qualcosa che sia non nero e
non corvo”, ciò implica che qualsiasi cosa che non sia corvo e che non
sia nero, è una conferma.
La finzione metodologica. Non è un paradosso che l’
osservazione di una macchina rossa confermi che tutti i corvi sono
neri. Se io avessi informazioni supplementari intorno all’ oggetto
osservato macchina, potrei fare delle obiezioni, ma di fronte a me c’è
un oggetto rosso, che non è un corvo. Perciò, il vederlo mi conferma
che “Tutti i corvi sono neri”.
1950: la spiegazione storiografica secondo il modello
nomologico- deduttivo della spiegazione scientifica.
Il ruolo delle leggi generali (covering laws = leggi di copertura)
nelle scienze della natura e nelle scienze storiche.
Primo insieme: leggi generali, ipotesi universali, leggi di
copertura:
L1, L2, ………, Lr
Secondo insieme: le condizioni iniziali che determinano l’ evento:
C1,C2,………,Ck
In ogni luogo e tempo in cui accadono eventi secondo quanto previsto
dal secondo insieme, accadrà l’ evento e da spiegare. Le condizioni
determinano l’ evento e da spiegare, ed ogni altro evento24.
Leggi di copertura
EXPLANANS
L1, L2,……, Lr
e condizioni
C1, C2, ……, Ck
Evento da spiegare
EXPLANANDUM
e
La validità scientifica della spiegazione di e esige:
1. buona e ragionevole conferma di tutti gli enunciati dell’
EXPLANANS
24
W. Dray, Leggi e spiegazione in storia, Il Saggiatore, Milano 1974.
55
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2. logica deduzione dell’ EXPLANANDUM dall’ EXPLANANS.
Occorre ribadire l’ importanza delle leggi di copertura, senza le
quali non si potrebbero correlare C1, C2, ……, Ck con l’ evento e.
Hempel rifiuta l’ empatia nella spiegazione storica, la tendenza
(DILTHEY) dello storico a rivivere, ripensare, immedesimarsi nel fatto
da spiegare. L’ empatia può esser valida solo euristicamente: può
sospingere a formulare un’ ipotesi generale.
1960: distinzione tra spiegazione nomologico-deduttiva
deterministica e spiegazione probabilistica:
EXPLANANS
P(r,s) è prossimo a 1
Sj
=====(rende praticamente certo)
EXPLANANDUM
RJ
La legge statistica afferma che la probalità statistica che un
evento di tipo e, sia anche di tipo g, e r
P (g,e)=r
Un asserto sarà legge statistica quando sarà formulato o in
termini di probabilità statistica o tramite termini equivalenti definiti
con probabilità statistiche. Se una legge del genere entra in una
spiegazione, si avrà una spiegazione statistica25:
statistico-deduttiva (S-D)
statistico-induttiva (S-F)
P (R,S) probabilità di R dato S
Rj – Sj gli eventi particolari E e S
EXPLANANS
P(R,S) è prossimo a 1
Sj
======(rende praticamente certo)
EXPLANANDUM
Rj
25
D. Antiseri, Introduzione a C. G. Hempel. Come lavora uno storico, Armando, Roma
1977.
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KARL RAIMUND POPPER
Il falsificazionismo26
Dalla verificazione alla falsificazione
E
mpirico o scientifico è soltanto un sistema controllabile dall’
esperienza. Falsificabilità: un sistema è scientifico solo se
può esser confutato dall’ esperienza. Il criterio di falsificabilità delle
teorie è soltanto un criterio negativo.
«Domani qui pioverà o non pioverà» non è una proposizione
empirica. « Qui domani pioverà » è una proposizione empirica.
Il criterio di demarcazione fra teorie scientifiche e teorie non
scientifiche. Il criterio di falsificabilità non è principio di significanza
ma principio di demarcazione tra scienza e non scienza, tra
verificabilità
e
falsificabilità.
Le
asserzioni
singolari
possonofalsificare le asserzioni universali ma non possono esserne l’
origine induttiva. Si considerino infinite asserzioni singolari: esse
non possono, per quanto favorevoli, convalidare una teoria. Una sola
asserzione singolare può, però, falsificare una teoria. La verità di
asserzioni singolari falsifica quelle universali, ma non le convalida.
L’ epistemologia di Popper27: prescrizioni metodologiche:
bisogna cercare di falsificare ogni teoria …. Le teorie che si
impongono in un’ epoca devono essere falsificate e sostituite con
teorie più verosimili, più efficaci nell’ esplicazione e previsione, più
informative e controllabili.
26
K. R. Popper, Logica della scoperta scientifica, tr. it. M. Trinchero, Einaudi, Torino
1970.
27
K. R. Popper, Congetture e confutazioni, tr. it. G. Pancaldi, Il Mulino, Bologna 1972.
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Non esiste un criterio di verità, ma una definizione di verità (A.
TARSKI). Non esiste progresso scientifico verso la Verità, ma teorie
più verosimili delle precedenti. La teoria T2 è più verosimile di T1 in
quanto il contenuto di verità (ma non di falsità) di T2 è maggiore di
quello di T1. T2 è più verosimile di T1 perché T2 ha un maggior
contenuto di verità pur restando stabile il suo contenuto di falsità,
oppure perché, pur restando stabile il suo contenuto di verità,
diminuisce il contenuto di falsità.
La verità della scienza è un ideale regolativi: una teoria è
preferibile ad un’ altra se possiede più informazioni ed è quindi
meno probabile.
Se Ct (a) = contenuto di informazioni dell’ asserzione a
Se Ct (b) = contenuto dell’ asserzione b
Se Ct (ab) è il contenuto informativo della congiunzione a e b,
si ha:
Ct (a) ⋜ Ct (ab) ≥ Ct (b)
In contrasto con
P (a) ≥ p (ab) ≤ p (b)
In sostanza: aumentando il contenuto informativo di una teoria,
ne diminuisce la probabilità.
Ogni teoria, comunque, è per principio smentibile. Per quanti
cigni bianchi abbiamo osservato, non possiamo dire che tutti i cigni
siano bianchi. Potremo osservare, infatti, i cigni neri d’ Australia.
L’ induzione non ha cittadinanza nella scienza, l’ esperimento è
comunque la base (smentibile) delle teorie: base e non fondamento,
con cui l’ immaginazione teorica deve confrontarsi. Non esiste l’
esperienza pura.
Problemi, teorie, critiche: ecco i tre pilastri del metodo scientifico.
La
falsificazione
è
conclusiva
logicamente
e
non
metodologicamente. Essa conclude logicamente, se si accettano tanto
le ipotesi ausiliarie quanto quelle falsificanti. Poiché tali ipotesi non
sono certe, la falsificazione metodologica non è conclusiva.
58
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L’ obiettività si attribuisce ad un uomo saggio e probo (in buona
fede); l’ oggettività si attribuisce ad un asserto, ed è di pubblico
controllo.
Gli asserti metafisici non sono privi di senso. Campo del
controllabile e campo del vero non coincidono. L’ atomismo di
LEUCIPPO e DEMOCRITO è nato come teoria filosofica ed è divenuto
scienza. Il metodo scientifico fondato su congetture e confutazioni è
unico.
L’ universo è indeterministico. Contro il soggettivismo
probabilistico, Popper sostiene l’ oggettivismo, in particolare quello
frequenziale di R. VON MISES, di cui non condivide però l’ assioma
della convergenza (la sequenza degli eventi causali dovrebbe
convergere verso un ben definito valore). Popper rifiuta che i singoli
eventi probabilistici siano sempre in correlazione con una reale
sequenza di eventi. L’ asserto probabilistico dev’ essere svincolato
dalle proprietà di una sequenza reale. Un singolo evento può essere
pensato come appartenente ad una sequenza virtuale.
L’ interpretazione propensionale o disposizionale riconduce l’
asserto probabilistico alle condizioni sperimentali nelle quali si
verifica quel dato evento. L’ asserto assume una forma matematica
simile a quella dello stesso asserto visto secondo l’ interpretazione
frequenziale. Popper è però convinto di reali forze fisiche
indeterministiche – propensioni, disposizioni – per cui il lancio di un
dado avrebbe una propensione a presentare quella e non un’ altra
faccia.
L’ interesse per il calcolo delle probabilità nasce in Popper dall’
analisi della meccanica quantistica, che conclude in senso
oggettivistico. La questione della duplicità onda/corpuscolo è risolta
con le forze indeterministiche (propensioni) reali ma sconosciute,
che consentono di intendere il mondo non con particelle-onde ma
solo con particelle. Il corpuscolo quantistico non è ce una particella
che, interagendo con qualcosa, ha propensione a comportarsi in un
modo (soltanto) formalizzato dalla teoria ondulatoria28.
28
K. R. Popper, Poscritto alla logica della scoperta scientifica, tr. it. a cura di A. Artosi e
R. Festa, Il Saggiatore, Milano 1984.
59
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KARL RAIMUND POPPER
La metodologia delle scienze sociali29
C
ritica allo storicismo e all’ olismo in nome dell’ unità del
metodo scientifico nelle scienze naturali e in quelle sociali.
1. Le “profezie” dello storicismo, che pretende di cogliere l’
evoluzione dialettica della storia e di anticiparne lo
sviluppo, non hanno nulla in comune con le previsioni
della scienza. Non si possono confondere leggi e tendenze.
Una tendenza è solo una asserzione storiografica singolare
che si può spiegare con leggi. Non c’è senso nella storia se
non quello che noi le conferiamo30.
2. L’ olismo pretende di cogliere la totalità di un fatto, una
società, un processo, così da poterla modificare
politicamente/praticamente. Ma le teorie scientifiche sono
solo prospettive che selezionano parti della realtà, e
possono sempre essere falsificate, oltre ad essere infinite
numericamente. Chi voglia agire olisticamente sulla
società è un utopista.
Il metodo delle scienze naturali come quello delle scienze sociali
procede per ipotesi da sottoporre al vaglio dell’ esperienza.
Il metodo dello storicismo e dell’ oliamo conduce al totalitarismo.
Società chiuse e società aperte. PLATONE come nemico della società
aperta della democrazia ateniese. HEGEL, con l’ identità di reale e
razionale giustifica lo Stato prussiano. MARX falso profeta. La scienza
procede per prove ed errori. E’ preferibile un riformismo a piccoli
passi.
Mondo 3: mondo della cultura, delle teorie scientifiche. Mondo 2:
mondo della mente umana. Mondo 1: mondo degli oggetti. Il mondo
3 è autonomo dagli altri due31.
29
K. R. Popper, Miseria dello storicismo, tr. it. C. Monteleone, Feltrinelli, Milano 1975;
Id., Congetture e confutazioni, tr. it. G. Pancaldi, Il Mulino, Bologna 1972.
30
D. Antiseri, K. R. Popper. Epistemologia e società aperta, Armando, Roma 1972.
31
K. R. Popper, L’ io e il suo cervello, a cura di B. Continenza, Armando Roma 1982.
60
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THOMAS S. KUHN
Storia della scienza e mutamento scientifico
I paradigmi e le comunità scientifiche32
L
a struttura delle rivoluzioni scientifiche. Paradigma, scienza
normale, scienza normale, scienza straordinaria, rompicapo,
anomalia, sviluppo ateleologico, incommensurabilità.
Paradigma e comunità scientifica: la comunità dei fisici, dei
chimici …… La comunità dei meccanici quantistici, di coloro che si
occupano di elettrodinamica quantistica ……. Paradigma come
insieme di credenze che la comunità (quella ristretta comunità) accetta
e condivide.
Credenze:
• Generalizzazioni simboliche: strumenti e formalizzazioni
del sapere scientifico.
• Paradigmi metafisici: la “metafisica influente”.
• Valori: etici o scientifici, purchè condivisi da quella
comunità scientifica.
• Esemplari: esemplificazioni per gli studenti.
Il paradigma come esemplare condiviso da una comunitàgruppo. L’ educazione scientifica si avvale in modo determinante
dell’ assimilazione. Il paradigma è il modo di vedere il mondo, di
quella comunità-gruppo. Un paradigma, un modo di vedere il
32
D. Antiseri, Il ruolo della metafisica nella scoperta scientifica e nella storia della
scienza, in G. Boniolo (a cura di), Conoscenza scientifica e conoscenza non scientifica,
Piovan, Abano Terme 1987.
61
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mondo della natura, ha ben poco a che vedere con ogni altro
paradigma. Il paradigma, come esemplare, rimanda al “gioco
linguistico” e all’ “aria di famiglia” di WITTGENSTEIN.
Uno studente – nota Kuhn – capisce la parte teorica del manuale
ma poi non riesce a risolvere gli esercizi alla fine del capitolo. Il fatto
è che lo studente non coglie la connessione/somiglianza tra
problema particolare e teoria generale. Conquistare la connessione/
somiglianza significa, per lo studente, capire il modo di applicare il
paradigma, cioè comprendere lo stesso paradigma. La questione
della somiglianza nasce dalla riflessione sul dato, che scaturisce dalle
semplici stimolazioni sensoriali, ma che è già portatore di teoria. I
dati portano con sé un bagaglio teorico già condiviso della
comunità/gruppo. Il padre porta il bambino allo zoo e gli dice:
“Guarda, quello è un cigno”. Per il bambino tutti gli uccelli sono
cigni. Non riesce ancoa a caratterizzare la classe dei cigni. Eppure gli
è stato insegnato a distinguere gli uccelli. Se vede un altro uccello,
dice: “Guarda, un altro cigno!”. Il padre gli suggerisce: “No! Quella è
un’ oca”. E il bambino impara a dare la risposta giusta a quel dato
stimolo. Insomma il bambino deve imparare la classificazione dal
padre. Questo esige il ricorso ad esemplari, ad esercizi con cui
applicare il paradigma, il simbolo. Qui non si tratta di seguire regole
di corrispondenza, ma di agire per somiglianza/differenza. Con l’
esercizio il bambino impara a cogliere somigliane, ad adeguarsi a ciò
che, per la comunità, è somiglianza. L’ apprendimento non insegna
al bambino la classificazione degli stimoli, ma la classificazione delle
risposte, comunque teoriche, ed è comunque fondato sulla scelta, da
parte della comunità, di quel paradigma. Lo studente è come il
bambino, quando “entra” nella comunità scientifica: apprende,
grazie alla somiglianza, tramite gli esercizi, degli schemi, impara il
paradigma33.
Scienza normale e scienza straordinaria:
1. La scienza normale è quell’ attività che gli scienziati
svolgono consuetamente e che si fonda sui risultati
33
T. Kuhn – J. D. Sneed – W. Stegmueller, Paradigmi e rivoluzioni nella scienza, a cura di
M. Baldini, Armando, Roma 1983.
62
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acquisiti. Essa non si pone l’ obiettivo di far scoperte
teoriche o sperimentali. Dato il complesso teorico accettato
e consolidato, la scienza normale lo applica e affronta
rompicapi che possono trovare risposte all’ interno del
paradigma.
2. La scienza straordinaria interviene quando il paradigma, a
causa di anomalie, entra in crisi. Le anomalie mettono in
discussione i punti fermi del paradigma e ne esigono uno
nuovo. Ecco, il passaggio ad un nuovo quadro teorico è
una rivoluzione scientifica.
La scienza normale risolve rompicapi entro valori – credenze –
norme del paradigma accettato. La scienza straordinaria agisce
quando il paradigma dominante si incrina ed emergono anomalie. Se
si afferma un nuovo paradigma, e uno scienziato non lo accetta,
costui viene immediatamente estromesso dalla comunità che ha
adottato il nuovo paradigma. La comunità non vede, ora, in modo
diverso, ciò che prima vedeva; ora vede, e basta. Col nuovo
paradigma la comunità assume un modo nuovo di vedere, che non
ha nulla a che fare col precedente. Dice Kuhn che il cambiamento è
come una conversione religiosa. E non c’è che un linguaggio comune
che permetta di trasporre il linguaggio del paradigma precedente in
quello susseguente. Ogni paradigma ha il suo linguaggio. I
paradigmi sono incommensurabili, come il lato e la diagonale del
quadrato. Possono essere posti a confronto, ma non sulla base diuna
comune unità di misura.
Il progresso scientifico è ateleologico. Progredisce la scienza
normale, che risponde ad un solo paradigma, ma se due paradigmi
sonoincommensurabili, come stabilire che il susseguente costituisce
un avanzamento rispetto al precedente? Certo, lo scienziato che
aderisce al nuovo paradigma lo sosterrà come un evidente progresso.
La scienza non è un cammino verso la Verità. E’ soltanto un processo
di successione tra paradigmi.
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T. S. Kuhn, comunque, è stato anzitutto storico della scienza34.
GASTON BACHELARD
La fenomenologia scientifica
La discontinuità epistemologica contemporanea
R
iflessione critica-epistemologica sulla ricerca fisica e chimica
tra Ottocento e Novecento35 (che non può essere comunque
chiarificata dalla teoria filosofica della conoscenza).
Dalle scienze, dalla fisica e dalla chimica, la riflessione sui
procedimenti conoscitivi concreti delle scienze, non certo da una
astratta teoria della conoscenza, elaborata dalla filosofia.
1928-1953: epistemologia che supera le contrapposizioni
tradizionali: convenzionalismo/positivismo, idealismo/realismo,
razionalismo/empirismo. Il “nuovo spirito scientifico”. Realismo
tecnico-razionalistico
applicato.
Realismo
alternativo
al
sostanzialismo come all’ induttivismo, che rifiuta l’ immediato in
nome della “ragione sperimentata” 36.
La conoscenza procede dal razionale al reale e non (ARISTOTELE,
BACONE) dal reale al generale.
La scienza non descrive, ma realizza, produce e costruisce. La
scienza non descrive e non economizza (no al convenzionalismo!).
Contro la semplicità delle descrizioni scientifiche (DUHEM)
Bachelard pone il momento produttivo dei procedimenti teoricosperimentali da cui scaturiscono i fenomeni: fenomenotecnica,
fenomenologia scientifica, produzione sperimentale che “si
istituisce mediante ciò che costruisce”.
34
Cfr. ad esempio: La teoria del buco nero e la discontinuità quantica, tr. it. Di S. Scotti, a
cura di F. Bellone, Il Mulino, Bologna 1971.
35
Cfr. P. Redondi, Epistemologia e storia della scienza. Le svolte teoriche da Duhem a
Bachelard, Feltrinelli, Milano 1978.
36
G. Bachelard, Il nuovo spirito scientifico, a cura di L. Geymonat e P. Ridondi, Laterza,
Bari 1978.
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Contro l’ osservazione dell’ empirismo, Bachelard pone l’
orientamento teorico dell’ osservazione. L’ osservazione non
accumula esperienze originarie ma ricostruisce, conferma o
smentisce uno schema che la precede. Nell’ esperimento il fenomeno
è plasmato dagli strumenti (teorie materializzate).
Contro DUHEM, Bachelard rifiuta il senso comune. DUHEM: l’
olismo impone la scelta tra ipotesi scientifiche secondo il buon senso.
Bachelard: le teorie si affermano nonostante l’ evidenza e l’
esperienza immediata. Le scienze sono “campi di pensiero che rompono
chiaramente con la conoscenza comune”: discontinuità epistemologica.
L’ evoluzione dello spirito scientifico: l’ età contemporanea è
caratterizzata dallo iato tra conoscenza comune e conoscenza
scientifica. Ad esempio: nella chimica di LAVOISIER si pesa il cloruro
di sodio come nella vita quotidiana si pesa il sale da cucina; nella
chimica contemporanea, lo spettroscopio di massa per determinare il
peso degli isotopi esprime una tecnica indiretta che esige “un lungo
circuito nella scienza teorica”.
La frattura tra esperienza comune e tecnica scientifica, comporta
metodo e procedimenti nuovi. Produrre tecnicamente i fenomeni che
permettono di conoscere con procedimenti indiretti, il peso degli
isotopi, esige procedimenti conoscitivi diversi dal senso comune
come dalle tecniche chimiche tradizionali. I dati diventano
prodotti37.
La lampada elettrica è l’ esempio più eclatante della frattura con
la conoscenza comune. La lampada di EDISON si basa sul principio
teorico-tecnico che il filo incandescente non bruci, contro il principio
tradizionale che la luce nasce dalla combustione di una materia.
Antinaturalismo,
antiempirismo,
antisostanzialismo
caratterizzano l’ età delle tecniche non naturali.
37
G. Bachelard, Il razionalismo applicato, tr. It. M. Giannuzzi Bruno e L. Temerari,
Dedalo, Bari 1975.
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Contro il neopositivismo, Bachelard nega la separazione
teoria/osservazione,
costrutto/esperienza,
linguaggio
38
osservativi/linguaggio teorico .
Centralità e priorità dell’ attività di ricerca scientifica, senza
imporle canoni di razionalità desunti dalla filosofia tradizionale.
Sono gli scienziati a dire ai filosofi quali sono i metodi di ricerca. Le
categorie concettuali-interpretative della razionalità scientifica,
elaborate dalla filosofia tradizionale, sono inadeguate. La microfisica,
ad esempio, tratta oggetti cui non è applicabile il concetto di
sostanza. Il corpuscolo della fisica non è l’ atomo di LEUCIPPO e
DEMOCRITO, non è impenetrabile, non ha dimensioni definite, non ha
una forma. Il cosismo non ha cittadinanza nella fisica
contemporanea.
38
G. Bachelard, L’ attività razionalista della fisica contemporanea, tr. it. C. Maggioni, a
cura di F. Bonicalzi, Jaca Book, Milano 1987.
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Lessico essenziale
TERMINI – PROBLEMI – SISTEMI
ASSIOMA. Proposizione da non doversi dimostrare, assunto come
un principio di una teoria deduttiva. Nella logica tradizionale un
assioma è evidente, vero di per sé e più generale di un postulato, che
pure è proposizione primitiva di una teoria ed è valido senza
bisogno di essere dimostrata. Anche tradizionalmente i postulati
sono validi solo in quanto evidenti. Nella logica moderna sono
“assiomi specifici” e costituiscono l’ avvìo delle dimostrazioni. Un
assioma è, comunque, una proposizione primitiva, logica o specifica
per una certa teoria.
ASSIOMATICA. Da un gruppo di assiomi assunti esplicitamente
vengono dedotte varie proposizioni matematiche (teoremi). Sino all’
ottocento valevano gli Elementi di EUCLIDE, poi i contenuti della
teoria passarono in secondo piano ed emerse il primato della
coerenza logica del sistema. Un sistema assiomatico non è costituito
da assiomi in sé veri o falsi, ma è costituito da un complesso di
assiomi che stabiliscono relazioni tra alcuni concetti primitivi, di cui
non è imporante tanto la natura quanto ciò che gli assiomi pongono:
un sistema, ipotetico-deduttivo, struttura la rete delle relazioni tra
concetti non definiti e può essere variamente interpretato secondo
modelli.
ASSIOMATIZZABILITÀ. Una teoria costituita da proposizioni la cui
verità è relativa ad un dato ambito di realtà, è assiomatizzabile
quando le proposizioni che la costituiscono sono deducibili da un
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insieme di assiomi decidibili (la teoria non presenta problemi non
risolvibili con algoritmo).
CIBERNETICA. N. WIENER, La cibernetica controllo e comunicazione
nell’ animale e nella macchina (1948). Kybernetiké Téchne = tecnica di
pilotaggio. Scienza il cui oggett è costituito dalle analogie tra
macchine e organismi viventi riguardo alle tecniche di controllo,
comunicazione e regolazione in vista delle loro applicazioni
tecnologiche. Teoria dell’ informazione, algoritmi, automi. Tecniche
di controllo sui sistemi complessi dinamici.
CONGETTURA (ipotesi). Le premesse delle dimostrazioni sono
azzardate (coniectura, eikasìa, la conoscenza sensibile-apparente delle
cose. PLATONE). Premessa non necessaria (ARISTOTELE). Hyphoteses
non fingo (NEWTON): perché congetturare sulle proprietà ultime che
starebbero a fondamento della gravitazione universale? Congetture
come ipotesi inaccettabili. Ipotesi come principi, se accettabili
(NEWTON). L’ attrazione tra idee è un’ ipotesi filosofica secondo
HUME (nel senso del principio di NEWTON). PEIRCE e POPPER
concepiscono le spiegazioni come creative (salti logici).
CONTESTO DELLA SCOPERTA. Secondo Popper (come, del resto, i
neopositivisti) occorre distinguere tra:
1. Conferma di una idea scientifica tramite misurazioniosservazioni, suo sostegno con teorie, sua accettazione, o
meno, da parte della comunità scientifica (contesto della
giustificazione).
2. Contesto della scoperta come complesso di condizioni da cui
è nata: contesto politico, percorso psicologico dello
scienziato, suoi interessi, storia della sua personale attività
e ricerca.
Il confine tra i due piani si è affievolito a partire dall’ epistemologia
degli anni settanta, e aspetti del secondo sono confluiti nel primo.
CONTINGENTISMO. E. BOUTROUX: nella natura non vi è un ordine
causale deterministico, bensì la contingenza, l’ inessenziale, il non
necessario. L’ epistemologia del Novecento sostituisce alla
contingenza, il caso o la probabilità.
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COSTRUTTIVISMO. Centralità del soggetto conoscente nel costruire
la realtà conosciuta (KANT). Alla fine del Novecento è da segnalare il
costruttivismo epistemologico tedesco (KUNO LORENZ) che si
interroga sulla costituzione degli oggetti della conoscenza,
negandone una integrale costituzione ontologica, a se stante, e
cercandone, quindi, la regolarità, almeno parzialmente, nel soggetto.
Ripresa del COSTRUTTIVISMO MATEMATICO (BROUWER: gli enti
matematici sono costruiti e non intuiti platonicamente). Gli enunciati
generali (come il principio di causalità) sono il frutto di regole
espresse linguisticamente da una comunità.
EMPIRIOCRITICISMO. L’ esperienza pura precede tanto il soggetto
quanto l’ oggetto. AVENARIUS – MACH, a cavallo di Otto e Novecento.
Tolto di mezzo ogni concetto metafisico a priori, resta il dato puro, la
sensazione. Il principio di economicità che contraddistingue la scienza
vuole che essa individui il sistema di proposizioni più semplice per
racchiudere il numero più elevato possibile di fatti.
EPISTEMICO. Gnoseologico (teoria della conoscenza).
EPISTEMOLOGIA. Indagine sullo statuto delle teorie scientifiche.
Discorso sulla scienza (lògos = discorso, epistéme = scienza) condotto
su tre piani:
1. Piano sintattico-logico. Le relazioni formali tra enunciati
scientifici.
2. Piano semantico. I significati dei termini scientifici.
3. Piano pragmatico. La funzione assertoria o confutatoria
degli enunciati scientifici.
EPISTEMOLOGICO. Attinente l’ indagine sullo statuto delle teorie
scientifiche.
ESPERIMENTO. Evento ripetibile attuato al fine di controllare una
ipotesi o una teoria scientifica. SPERIMENTALISMO come concezione
che intende l’ esperimento unico e oggettivo fondamento della
scienza; il fatto sperimentale è contrapposto alla soggettività delle
teorizzazioni. Convenzionalismo come confutazione dell’ oggettività
dell’ esperimento, che è comunque carico di ipotesi e teorie. L’
esperimento non ha valore oggettivo e non impone/conferma una
realtà esterna allo sperimentatore.
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FALLIBILISMO. PEIRCE: la realtà naturale è indeterminata e non c’è
teoria scientifica che non sia congetturale, anche quella più affermata
e condivisa. POPPER anche gli “enunciati di base (“protocolli” fondati
su osservazioni) sono falsificabili.
FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO. La filosofia del Novecento ha
assistito ad una vera e propria “svolta linguistica”, ma la filosofia del
linguaggio è nata con la filosofia stessa. ARISTOTELE, i sofisti
(PRODICO), gli stoici, SANT’ AGOSTINO, gli scolastici medioevali, hanno
variamente affrontato il linguaggio dalle angolazioni grammaticale,
logica, retorica, ontologica … I moderni, da LEIBNIZ a LOCKE, dai
portorealisti (ARNAUD) agli illuministi (CONDILLAC) si occuparono
del linguaggio in connessione con la logica e la gnoseologica. Nell’
Ottocento JOHN STUART MILL e BRENTANO hanno considerato il
linguaggio attraverso questioni logiche e psicologiche. Chi ha
sviluppato per primo una organica e autonoma filosofia analitica e
una filosofia del linguaggio, è stato FREGE che, come HUSSERL e
RUSSELL, si è interrogato sui fondamenti della matematica, mentre
nella prima metà dell’ ottocento, WHEWELL, GALOIS e altri
elaboravano linguaggi simbolici e formalizzati, liberano le inferenze
logiche da interferenze semantiche. PEIRCE si poneva i problemi del
linguaggio nell’ ottica della logica; CARNAP da quella della fisica.
Mentre la matematica incontra il vaglio e il sostegno della logica, nel
Novecento il Circolo di Vienna (SCHLICK, WAISMANN, CARNAP)
connette significato e verificazione delle proposizioni. Ma non v’è
contesto problematico con cui i filosofi evitino di adottare l’ analisi
del linguaggio, dall’ etica alla metafisica alla teologia razionale. La
FILOSOFIA ANALITICA si occupa del linguaggio comune e filosofico. L’
ERMENEUTICA, da GADAMER ad HEIDEGGER a RICOEUR, si propone
come teoria dell’ interpretazione e si avvale di categorie estranee a
quelle della FILOSOFIA LOGICO-ANALITICA DEL LINGUAGGIO. APEL
impone il linguaggio come condizione (trascendentale) di possibilità
della filosofia stessa e non più come suo semplice oggetto.
FONDAMENTI DELLA MATEMATICA. Numero, insieme, infinito …
costituiscono fondamentali concetti matematici. Che realtà hanno gli
enti matematici? Due sono le possibili risposte: 1. REALISMO72
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PLATONISMO.
Gli enti matematici esistono oggettivamente. 2.
CONCETTUALISMO-COSTRUTTIVISMO. Gli enti matematici sono frutto
di astrazione mentale da oggetti reali. Nella prima metà del
Novecento crebbe una riflessione sui fondamenti della matematica,
di fronte ai progressi nel frattempo intervenuti nella disciplina, e
movendo dall’ esigenza di eliminare possibili contraddizioni che la
indebolissero. FREGE e RUSSELL tentano di ridurre la matematica alla
logica. HILBERT sostiene il FINITISMO: determinate procedure
matematiche non si riferiscono a totalità infinite, ma solo a oggetti
concreti e finiti (matematica reale). Le argomentazioni finitiste sono
perciò, controllabili-confutabili. Le tecniche infinitiste (matematica
ideale, ad es. l’ analisi) sono riconducibili a quelle finitiste e perciò
valide anche se si occupano di entità non reali. Il FINITISMO viene
meno con l’incompletezza di GÖDEL. L’ aritmetica viene tradotta in
un sistema formale (formalizzazione dell’ aritmetica). PEANO elabora
una teoria formale il cui linguaggio si articola secondo: 1. quattro
segni primitivi cui ricondurre gli altri concetti aritmetici: costante
individuale 0 per lo zero; costanti funzionali S per il successivo; + per
la somma; . per il prodotto; 2. sette assiomi, di cui i primi sei
caratterizzano il significato dei segni aritmetici, mentre il settimo è l’
assioma dell’ induzione matematica. GÖDEL dimostra due teoremi: 1.
Teorie adeguatamente potenti comel’ aritmetica sono incomplete
perché contengono formule vere ma non dimostrabili; 2. Nessuna
teoria può autogiustificarsi e autofondarsi. Occorre una teoria di
maggior potenza che la giustifichi. BROUWER: INTUIZIONISMO (enti m.
come costrutti dellamente). Poiché la matematica vien costruita
(immediatamente) dalla mente, dal soggetto, non ha bisogno di un
fondamento. Le tecniche dimostrative non debbono basarsi su enti
astratti/ideali. L’ infinito non può essere considerato come
attualmente dato. Secondo il FORMALISMO matematico non importa
tanto l’ esistenza degli enti matematici, quanto linguaggio, struttura
sintattica assiomatica, regole logiche (formali). Il LOGICISMO: i
principi della matematica vanno ricercati nella logica (FREGE,
RUSSELL, WHITEHEAD). Dal LOGICISMO la teoria degli insiemi.
PLATONISMO M.: gli oggetti m. sono eterni, astratti e indipendenti dal
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soggetto cheli pensa. CANTOR, GÖDEL. Una versione del P. M. è, con
gli sviluppi dell’ algebra, lo STRUTTURALISMO M. (strutture e non
enti).
INTELLIGENZA ARTIFICIALE. L’ informatica che costituisce sistemi
di elaborazione diretti a simulare il comportamento intelligente
umano. Uno dei settori: Problem solving (metodi per risolvere
problemi in condizioni di dubbio). La questione centrale: la
rappresentazione della conoscenza, la codifica delle informazioni
guida dell’ attività umana al fine di consentire alle macchine di
impiegarle per affrontare problemi reali. Formalizzare il
ragionamento logico (logica matematica) o il ragionamento di senso
comune??? Logiche probabiliste e logiche non monotone oppure
tecniche fondate su reti neurali artificiali per una maggior aderenza
al funzionamento del cervello umano? I vantaggi che potrebbero
derivare dagli studi dell’ intelligenza artificiale: macchine utili all’
uomo, comprensione del funzionamento della ente umana.
LINGUAGGIO
OSSERVATIVO
E
LINGUAGGIO
TEORICO.
NEOPOSITIVISMO: i termini teorici esprimono combinazioni complesse
di termini osservativi, che descrivono e corrispondono a stati di fatti.
E’ da proposizioni descrittive, protocollari (del tipo “qui, ora, rosso”)
che si possono trarre i termini teorici. Ma si può distinguere
empiricamente un bicchiere fragile da uno infrangibile se non
facendoli cadere? Termini come solubile o magnetico non riferiscono
una proprietà sensibile dei corpi, ma soltanto una disposizione dei
corpi a un certo comportamento date certe condizioni. Distinguere
tra linguaggio osservativi e linguaggio teorico è solo un’ operazione
convenzionale. Non c’è proposizione che non sia impregnata di
teorie, non c’è una scienza costruita su proposizioni puramente
osservative (POPPER).
LOGICA. Logica formale, simbolica, matematica (avente un
linguaggio simbolico rigoroso, preciso, inequivoco, come quello
matematico). BOOLE, FREGE, RUSSELL, WHITEHEAD, HILBERT.
ARISTOTELE : la logica formale tradizionale e la corrispondenza
logico-ontologica: principio di identità (A=A) e principio del terzo
escluso (A o non A). Logica dei termini: ARISTOTELE. Logica delle
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proposizioni: gli stoici (i connettivi: “e”, “non”, “o”, “se, allora”, “se e
solo se”, i quantificatori: “per ogni”, “esiste un”, logica dei predicati).
Nella logica contemporanea, logica dei termini e logica delle
proposizioni sono unite: logica delle proposizioni e dei predicati.
PRINCIPIO DI BIVALENZA: una proposizione è vera o falsa. Logica come
calcolo: assiomatizzazione sia preposizionale che predicativa;
correttezza e completezza. Vi sono logiche formali non classiche, non
bivalenti: logiche polivalenti (vero, falso, indeterminato – infiniti
valori). Logiche modali, dalle quattro modalità classiche (possibile,
impossibile, necessario, contingente). Logiche deontiche,temporali,
epistemiche. Le logiche formali non classiche possono o non possono
rifiutare principi della logica classica. La logica formale classica,
prendendo a modello la matematica, è deduttiva, ma vi sono anche
logiche induttive (conclusioni universali da premesse particolari).
Logica classica: Tertium non datur, calcolo proposizionale e calcolo
dei predicati. Data una proposizione A, o è vera A o è vera la sua
negazione ¬ A. A V¬ A (A o non A). Le ipotesi che conducono a
contraddizioni sono negate; la doppia negazione (la negazione della
negazione) implica affermazione. La logica classica è sorretta da una
ontologia realistica (la realtà originariarispetto alla mente-coscienza).
Il principio di bivalenza è principio metateorico e fonda la validità
teorica del principio del terzo escluso. La giustificazione semantica
del terzo escluso è fondata su una ontologia classica. La logica
predicativa e la logica delle proposizioni sono la base della logica
formale classica. La logica predicativa segue naturalmente quella
preposizionale. La proposizione complessa (molecolare) pu essere
scomposta in proposizioni semplici (atomiche) ma queste non sono
ulteriormente scomponibili e sono quindi dati primitivi e originari.
Simbolizzo “Socrate è mortale” con A. La logica predicativa analizza
però la struttura delle proposizioni. Il linguaggio formale di cui si
serve il calcolo predicativo classico è costituito da:
1. a, b, c … costanti individuali. A = Socrate.
2. x, y, z … variabili individuali, individui generici.
3. connettivi (logica delle proposizioni.
4. predicati, P, Q, R … costanti predicative.
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5. i due quantificatori classici. ∀: “per ogni”, “tutti”. ∃:
“esiste un”, “alcuni … sono”.
Il calcolo predicativo non è decidibile (al contrario di quello
preposizionale). Un problema è decidibile se risolvibile mediante un
algoritmo, con una sequenza di operazioni che porta alla risposta con
un numero finito di passi deterministici. La logica preposizionale
formalizza proposizioni e si occupa delle tautologie, che sono
dimostrabili nel calcolo. Il calcolo proposizionale
esige un
linguaggio formale, assiomi e regole di inferenza per l’ applicazione
dei connettivi.
1. A, B, C, lettere proposizionali che stanno per proposizioni
ordinarie (“La neve è bianca”).
2. Connettivi proposizionali: ¬ “non”…
3. Assiomi-tautologie: A Λ B → B (“se è vero A e B, allora è
vero A”).
4. Regole. Modus ponens: da A e A → B si deriva B.
Il calcolo preposizionale è decidibile.
Negazione ¬
Congiunzione Λ
Disgiunzione V
Condizionale →
Bicondizionale ↔
Quantificatore
universale ∀
Quantificatore
esistenziale ∃
¬ A, nega la proposizione A; si legge: “non A”.
A Λ B, congiunge la proposizione A con la
proposizione B; si legge: “A e B”.
A V B, disgiunge la proposizione A dalla
proposizione B; si legge: “A o B”.
A → B, la proposizione A implica la
proposizione B; si legge: “se A … allora B”.
A ↔ B, la proposizione A implica la
proposizione B e viceversa; si legge “A se e solo
se B”.
∀ x A, la proposizione A è quantificata
universalmente; si legge: “per tutti gli x vale
A”.
∃ x A, la proposizione A è quantificata
esistenzialmente; si legge: “esiste almeno un x
tale che A”.
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METATEORIA. Di una teoria si parla con un linguaggio
metateorico (metalinguaggio). «Il principio del minimo numero è un
teorema dell’ aritmetica» è un enunciato metaaritmetico. La teoria di
cui si parla col metalinguaggio è espressa con “linguaggio oggetto”.
La metateoria parla della teoria, sul piano sintattico, dal punto di
vista linguistico; sul piano semantico si occupa dei
significanti/significati della teoria (le parole che la teoria usa per
designare i suoi oggetti). L’ esempio riportato è sintattico.
METODO SCIENTIFICO. Il CONVENZIONALISMO ha negato che il
fine del metodo fisico sia la conoscenza. Secondo i neopositivisti il
metodo è costituito da procedure di verifica empirica delle
proposizioni. Il metodo, secondo POPPER, enuncia ipotesi e ne
verifica la falsificabilità. FEYERABEND: il metodo scientifico è un’
invenzione dei filosofi.
OLISMO. Un organismo (biologico o sociale) non è la semplice
somma degli organi (òlos = tutto). La “semplificazione solistica”
applicata alla biologia, parte dal tutto per giungere alle parti,
riconduce i fenomeni fisici e chimici a quelli biologici, deduce dal
livello più elevato i gradi meno elevati, comprendere l’ organizzarsi
delle arti nel tutto finalisticamente.
OPERAZIONISMO. La scienza si compone soltanto di un insieme di
operazioni, Cercare concetti scientifici che significhino qualcosa di
diverso da operazioni, non ha senso. BRIDGMAN. Non ha senso
chiedersi cosa sia la lunghezza se non misurando la lunghezza di una
cosa. Stabilite le operazioni per la misura della lunghezza, è stabilita
la lunghezza. Misurare la lunghezza implica operazioni fisiche, ma
ve ne sono di mentali, che implicano operazioni mentali (ad esempio
la continuità matematica). BRIDGMAN si prefiggeva di evitare le
smentite sperimentali.
PROGRAMMI DI RICERCA. LAKATOS. I programmi di ricerca sono
complessi di regole metodiche che assicurano continuità alla scienza.
Ogni programma porta con sé ipotesi che producono teorie in grado
di spiegare e racchiudere fatti nuovi. Una fascia protettiva di ipotesi
secondarie preserva il programma di ricerca. La “metodologia dei
programmi di ricerca” intendeva vincere le contraddizioni del
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FALSIFICAZIONISMO di POPPER ed evitare l’ irrazionalismo di KUHN e
FEYERABEND. Il progresso del sapere scientifico e i problemi legati alla
logica della scoperta scientifica, si spiegano e si risolvono
concependo la teoria come “serie di teorie” connesse e continue: tale
è il programma di ricerca. Un programma di ricerca scientifico è
progressivo se la serie di teorie che costituisce una teoria supera
contraddizioni della precedente ed ha, rispetto ad essa, maggior
contenuto empirico. Un sistema di ricerca è progressivo, e dunque
valido, sino a che cresce teoricamente, cioè sappia predire-anticipare
fatti nuovi.
PROTOCOLLO. CARNAP: protocolli fenomenici: “qui, ora, rosso”.
Protocolli descrittivi di cose: “qui, ora, tavolo”. NEURATH: non si esce
dal linguaggio, non ha senso occuparsi della relazione
linguaggio/mondo. Le proposizioni si pongono in relazione solo con
altre proposizioni.
RAZIONALISMO CRITICO. Dal razionalismo consapevole della
fallibilità umana (PEIRCE) al razionalismo critico di POPPER. Il
cammino della scienza è costellato di errori e la scienza progredisce
grazie alla critica delle teorie e alla presa d’ atto degli errori. Al
razionalismo e all’ empirismo moderni, POPPER obietta che il
principio: «sono da rifiutare le ipotesi prive di sostegno argomentativo o
empirico» sia contraddittorio,in quanto non sostenuto da una
argomentazione o esperienza e perciò irrazionale. Anche le teorie
apparentemente meglio argomentate e informative, debbono e
rossore essere confutate (confutazione, corroborazione –
dogmatismo, irrazionalismo).
SEMANTICA. Scienza del significato veicolato dai segni linguistici
dei linguaggi (naturali) e artificiali (logica). La semantica è la parte
della linguistica che si occupa del significato, del senso e del
contenuto. Il contenuto è il correlato dell’ espressione nel rapporto
segnino. Il significato è il complesso dei valori potenziali che l’ unità
linguistica assume nei testi a livello di sistema (di langue). Il senso è il
contenuto del testo.
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VARIANZA DI SIGNIFICATO. Le teorie non sono confrontabili. In
esse i termini comuni hanno significati diversi. Diventa perciò
impossibile stabilire quale sia la migliore.
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BRANI ANTOLOGICI
HANS HAHN, OTTO NEURATH, RUDOLF CARNAP
La concezione scientifica del mondo
del Circolo di Vienna
HANS HAHN OTTO NEURATH RUDOLF CARNAP, Wissenschaftliche
Weltauffassung. Der Wiener Kreis, “Veröffentlichungen des Vereines Ernst
Mach“, Artur Wolf Verlag, Vien 1929, traduzione italiana: La
concezione scientifica del mondo. Il Circolo di Vienna, a cura di Alberto
Pasquinelli, traduzione e note di Sandra Tugnoli Pattaro, Laterza,
Bari 1979.
1. Sfondo storico.
Molti affermano che il pensiero metafisico e teologizzante è oggi
di nuovo in ascesa, non solo nella vita, ma anche nella scienza. Si
tratta di un fenomeno generale, o soltanto d un processo circoscritto
a particolari gruppi?
L’ affermazione di cui sopra risulta
agevolmente suffragata, se si considerano i temi dei corsi universitari
e i titoli delle pubblicazioni filosofiche. Tuttavia, ai giorni nostri,
anche l’ opposto spirito illuministico e di ricerca positiva antimetafisica
si va rafforzando, con sempre maggior consapevolezza della propria
natura e del proprio compito. In alcuni circoli, l’ orientamento
empiristico, avverso alla speculazione, appare più vitale che mai,
rinvigorito proprio dall’ antitesi venutasi a determinare.
Nel lavoro d’ indagine in tutti i settori della scienza empirica è
vivo questo spirito di una concezione scientifica del mondo. Esso, però,
viene approfondito in modo sistematico e sostenuto a fondo
unicamente da pochi autorevoli pensatori, i quali solo di rado sono
nelle condizioni dipoter riunire intorno a sé un
gruppo di
collaboratori aventi idee consimili. Si riscontrano tendenze
antimetafisiche soprattutto in Gran Bretagna, dove la tradizione dei
grandi empiristi è ancora rigogliosa: gli studi logici e l’ analisi della
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realtà compiuti da Russell e Whitehead hanno attinto rilievo
internazionale. Negli Stati Uniti queste tendenze assumono le forme
più varie; lo stesso James, in n certo senso, sarebbe da ricordare al
riguardo. Anche la nuova Russia sta, di fatto, perseguendo una
concezione scientifica del mondo, benché, in parte, faccia leva su
dottrine materialistiche, tutt’ altro che recenti. Infine, nell’ Europa
continentale, specialmente a Berlino (Reichenbach, Petzold, Grelling,
Dubislav) e a Vienna, va rilevata la convergenza di feconde iniziative
tese a stabilire una concezione scientifica del mondo.
Che Vienna costituisse un terreno particolarmente adatto per tale
sviluppo è storicamente comprensibile. Ivi, durante la seconda metà
del XIX secolo, il liberalismo rappresentò l’ orientamento politico a
lungo preminente. Il suo patrimonio d’ idee appare originato dall’
illuminismo, dall’ empirismo, dall’ utilitarismo, nonché dal
movimento di libero scambio dell’ Inghilterra. Entro la tradizione
liberale viennese emersero studiosi di fama mondiale e vi si coltivò lo
spirito antimetafisico; basti citare Thedor Gomperz (traduttore – fra il
1869 e il 1880 – delle opere di Mill), Suess, Jodl, ecc.
Grazie a questo spirito illuministico, Vienna è stata all’
avanguardia nel promuovere un’ educazione popolare di indirizzo
scientifico. Venne allora fondata e felicementegestita, con l’ apporto
di Victor Adler e Friedrich Jodl, l’ Associazione per l’ educazione
popolare; mentre Ludo Hartmann, il noto storico, che in tutta la
propria opera propugnò un atteggiamento antimetafisico e una
concezione materialistica della storia, istituì l’ “università popolare”.
Lo stesso spirito ispirò anche il movimento della “libera scuola”,
precursore dell’ attuale riforma scolastica.
A Vienna, in una simile atmosfera liberale, visse Ernt Mach (nato
nel 1838), dapprima come studente, quindi come libero docente
(1861-1864). Egli fece poi ritorno nella capitale austriaca solo in età
avanzata, qundo vi fu istituita proprio per lui una cattedra di
filosofia delle scienze induttive (1895). Suo intento principale era
depurare la scienza empirica, soprattutto la fisica, da nozioni
metafisiche. Basterà ricordare la sua critica dello spazio assoluto,
mediante la quale egli anticipò idee di Einstein, la sua battaglia
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contro la metafisica della cosa in sé e del concetto di sostanza, nonché
le sue indagini sulla formazione dei concetti scientifici a partire dai
dati sensibili quali fattori elementari. In alcuni punti, lo sviluppo
scientifico non gli ha dato ragione: per esempio, nella sua polemica
contro l’ atomismo e nella sua aspettativa di un progresso della fisica
sulla base della fisiologia della percezione. I punti essenziali della
sua dottrina, però, sono stati successivamente utilizzati con profitto.
La cattedra da lui tenuta venne in seguito illustrata da Ludwig
Boltzmann (1902-1906), deciso fautore di tesi empiristiche.
L’ impegno di fisici come Mach e Boltzmann nell’ insegnamento
filosofico attesta l’ interesse allora dominante per i problemi
gnoseologici e logici della fondazione della fisica. Da questa tematica
fondazionale trasse origine anche l’ esigenza di un rinnovamento
della logica; tanto più che a Vienna, pur movendo da direzione
affatto diversa, Franz Brentano (fra il 1874 e il 1880 professore di
filosofia nella facoltà teologica; nonché, più tardi, docente nella
facoltà filosofica) aveva aperto la strada. In quanto sacerdote
cattolico, Brentano, conoscendo bene la scolastica, ne riprese
senz’altro le dottrine logiche, insieme con i contributi leibniziani per
una riforma della stessa logica; mentre lasciò da parte Kant e i filosofi
idealisti sistematici. L’ apprezzamento, da parte di Brentano e dei
suoi allievi, dell’ opera di studiosi quali Bolzano (Wissenschaftslehre,
1837) e altri, volti a fondare rigorosamente la logica, divenne via via
sempre più palese. Soprattutto Alois Höfler (1853-1922) ha ribadito
tale aspetto della filosofia brentaniana di fronte ad un pubblico in cui
risultavano assai numerosi, per l’ influsso di Mach e di Boltzmann, i
seguaci della concezione scientifica del mondo. Nell’ ambito della
“Società filosofica”, diretta proprio da Höfler, si tennero, infatti, all’
Università di Vienna, molti dibattiti sugli aspetti gnoseologici e logici
della fondazione della fisica. Per iniziativa della medesima Società
filosofica, venere edite le Vorreden und Einleitungen zu klassischen
Werken der Mechanik (1899), nonché lavori specifici di Bolzano (a cura
di Höfler e Hahn, 1914-1921). Circa nello stesso periodo (1870-1882),
all’ interno del cenacolo viennese di Brentano, operò Alexius von
Meinong
(successivamente
professore
a
Graz),
la
cui
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Gegenstandstheorie (1907) presenta comunque una certa affinità con la
moderna teoria dei concetti e il cui allievo Ernst Mally (Graz) svolse
parimenti ricerche nel campo della logistica. Anche gli scritti
giovanili di Hans Pichler (1909) ebbero origine in siffatto contesto.
Pressoché contemporaneamente a Mach, svolse la propria attività
a Vienna il suo coetaneo e amico Josef Popper-Lynkeus. Oltre alle
acquisizioni in campo fisico-tecnico, vanno qui menzionate le sue
vaste, anche se non sistematiche, riflessioni filosofiche (1899) e il suo
piano razionalistico dell’ economia (allgemeine Nährpflicht, 1878). Egli
si dedicò consapevolmente alla causa dello spirito illuministico,
com’è attestato con chiarezza anche dal suo libro su Voltaire.
Condivise il rifiuto della metafisica con diversi altri sociologi
viennesi, per esempio con Rudolf Goldscheid. Ocorre rilevare che a
Vienna anche negli studi di economia si perseguì, grazie alla scuola
dell’ utilità marginale (Carl Menger, 1871), un orientamento
metodologico-scientifico affatto rigoroso, che prese piede in
Inghilterra, francia, candinavia, ma non in Germania. Nella capitale
austriaca venne coltivata e sviluppata con particolare vigore altresì la
teoria marxista (Otto Bauer, Rudolf Hilferding, Max Adler, ecc.).
In conseguenza di tali svariati influssi, fin dall’ inizio del secolo
un notevole numero di studiosi viennesi prese a discutere, di
frequente e con zelo, problemi generali strettamente connessi con la
scienza empirica. Si trattò soprattutto di problemi gnoseologici e
metodologici della fisica: per esempio, il convenzionalismo di
Poincarè, la concezione dello scopo e della struttura delle teorie
scientifiche di Duhem (il cui traduttore fu Friedrich Adler, originario
di Vienna e seguace del Mach, nonché allora libero docente di fisica a
Zurigo); come pure di questioni riguardanti i fondamenti della
matematica, l’ assiomatica, la logistica e simili. Dal punto di vista
della storia della scienza e della storia della filosofia, entro questo
contesto ebbero luogo specialmente le convergenze tendenziali o
tematiche sotto riferite, con l’ indicazione dei loro esponenti più letti
e discussi:
1. Positivismo ed empirismo: Hume, Illuminismo, Comte, Mill,
Richard Avenarius, Mach.
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2. Fondamenti, scopi e metodi della scienza empirica (ipotesi in
fisica, geometria, ecc.): Helmoltz, Riemann, Mach,
Poincarè, Enriques, Duhem, Boltzmann, Einstein.
3. Logistica e sua applicazione alla realtà: Leibniz, Peano,
Frege, Schröder, Russell, Whitehead, Wittgenstein.
4. Assiomatica: Pasch, Peano, Vailati, Pieri, Hilbert.
5. Eudemonismo e sociologia positivistica: Epicureo, Hume,
Bentham, Mill, Comte, Feuerbach, Mϋller-Lyer, PopperLynkeus, Carl Menger (padre).
1. Il Circolo intorno a Schlick.
Nel 1922, allorché Moritz Schlick venne chiamato da Kiel all’
Università di ienna, la sua attività s’ inserì felicemente nell’ atmosfera
culturale viennese. Fisico d’ origine, egli contribuì a rilanciare la
tradizione instaurata nella capitale austriaca da Mach e da
Boltzmann, nonché, in un certo senso, proseguita da Adolf Stöhr,
Schlick; a Praga, Mach, Einstein, Ph. Frank).
Con l’ andar degli anni, intorno a Schlick si costituì un Circolo, il
quale unificò gli sforzi intesi a stabilire una concezione scientifica del
mondo; da questa convergenza dei vari apporti derivò un fruttuoso
stimolo reciproco. Gli aderenti a tale Circolo sono menzionati nella
Bibliografia, in relazione agli scritti da loro pubblicati. Nessuno di
essi è un filosofo cosiddetto “puro”; anzi, tutti hanno lavorato in
qualche particolare ambito scientifico. C’è di più: essi provengono da
diversi rami della scienza e, in origine, da indirizzi filosofici distinti.
Nel corso del tempo, però, si è delineato un indirizzo uniforme,
ulteriore conseguenza del peculiare orientamento scientifico addotto:
“tutto ciò che può formularsi può formularsi chiaramente”
(Wittgenstein); le divergenze d’ opinione possono concludersi con un
accordo, che va quindi perseguito. Via via, è risultato semprepiù
chiaro che intento comune era un atteggiamento non solo ametafisico, bensì anti-metafisico.
Benché non rientrino fra le questioni più direttamente discusse
all’ interno del Circolo,anche i problemi della vita vi sono affrontati
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con notevole identità di vedute. Ciò si salda alla concezione
scientifica del mondo in maniera più organica di quanto, a prima
vista, possa apparire sotto il profiloteorico. Osì, per sempio, l’
interesse nei confronti di una nuova organizzazione delle condizioni
economiche e sociali, di un assetto unitario dell’ umanità, di una
riforma della scuola e dell’ educazione, palesa intimo nesso con la
concezione scientifica del mondo. Risulta, inoltre, che siffatto
interesse, considerato con approvazione e simpatia dai membri del
Circolo, viene ad opera di alcuni di questi promosso attivamente.
Il Circolo di Vienna non si limita a svolgere un lavoro collettivo
come gruppo chiuso; esso cerca di stabilire contatti anche con
ulteriori movimenti contemporanei inclini a una concezione
scientifica del mondo e alieni dalla metafisica e dalla teologia. L’
“Associazione Ernst Mach” è oggi il luogo, dal quale il Circolo si
rivolge a un più vasto pubblico. Questa Associazione, com’ è asserito
nel suo programma, intende “propugnare e diffondere una
concezione scientifica del mondo. Essa promuoverà conferenze e
pubblicazioni sullo stato attuale della concezione scientifica del
mondo, per illustrare il significato della ricerca esatta nelle scienze
sociali e nelle scienze naturali: Così dovrebbero venir forgiati gli
strumenti intellettuali dell’ empirismo moderno, dei quali abbisogna
anche l’ organizzazione della vita pubblica e privata”. Con la scelta
del proprio nome, l’ Associazione vuole contraddistinguere il suo
stesso orientamento di fondo: scienza indipendente dalla metafisica.
Questo, però, non implica un consenso programmatico nei riguardi
delle singole dottrine machiane. Mediante il proprio apporto
collaborativi all’ interno dell’ Associazione Ernst Mach, il Circolo di
Vienna ritiene di rispondere ad un’ esigenza attuale:quella di
approntare strumenti di pensiero per la vita di tutti i giorni,
nonchèper l’ attività quotidiana sia degli scienziati, sia di coloro che
in qualche modo cooperano per un riassetto consapevole dell’
esistenza. L’ impegno, che si rileva negli sforzi tendenti a una
trasformazione razionale dell’ ordine sociale ed economico, permea
altresì il movimento della concezione scientifica del mondo. E’
sintomatico dell’ attuale situazione viennese il fatto che, allorché nel
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novembre 1928 è stata fondata l’ Associazione Ernst Mach, sia sia
prescelto come presidente Schlick, intorno a cui risultava
massimamente concentrato il lavoro comune per una concezione
scientifica del mondo.
Schlick e Ph. Frank curano, insieme, la pubblicazione della
collana Schriften zur wissenschaftlichen Weltauffassung, nella quale fo
in prevalenza come autori i membri del Circolo di Vienna.
II
LA CONCEZIONE SCIENTIFICA DEL MONDO
La concezione scientifica del mondo caratterizzata non tanto da
tesi peculiari, quanto, piuttosto, dall’ orientamento di fondo, dalla
prospettiva, dall’ indirizzo di ricerca. Essa si prefigge come scopo l’
unificazione della scienza. Suo intento è di collegare e coordinare le
acquisizioni dei singoli ricercatori nei vari ambiti scientifici. Da
questo programma, derivano l’ enfasi sul lavoro collettivo, sull’
intersoggettività, nonché la ricerca di un sistema di formule neutrali,
di un simbolismo libero dalle scorie delle lingue storiche, non meno
che la ricerca di un sistema globale dei concetti. Precisione e
chiarezza vengono perseguite, le oscure lontananze e le profondità
impenetrabili respinte. Nella scienza non si dà “profondità” alcuna;
ovunque è superficie: tutta l’ esperienza costituisce un’ intricata rete,
talvolta imperscrutabile e spesso intelligibile solo in parte. Tutto è
accessibile all’ uomo e l’ uomo è la misura di tutte le cose. In ciò si
riscontra un’ affinità con i sofisti, non con i platonici; con gli epicurei,
non con i pitagorici; con tutti i fautori del mondano e del terreno. La
concezione scientifica del mondo non conosce enigmi insolubili. Il
chiarimento delle questioni filosofiche tradizionali conduce, in parte,
a smascherarle quali pseudo-problemi; in parte, convertirle in
questioni empiriche, soggette, quindi, al giudizio della scienza
sperimentale. Proprio tale chiarimento di questioni e asserti
costituisce il compito dell’ attività filosofica, che, comunque, non
tende a stabilire specifici asserti “filosofici”. Il metodo di questa
chiarificazione è quello dell’ analisi logica;a dire del Russell esso “si è
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sviluppato via via nel contesto delle indagini critiche dei matematici,
segnando un progresso simile a quello promosso da Galileo nella
fisica: la sostituzione di risultati particolari comprovabili, in luogo
ditesi generali correnti non comprovabili, motivate in termini di
mera fantasia”.
Siffatto metodo dell’ analisi logica è ciò che distingue
essenzialmente il nuovo empirismo e positivismo da quello
anteriore, che era orientato in senso più biologico-psicologico. Se
qualcuno afferma “esiste un dio”, “il fondamento assoluto del
mondo è l’ inconscio”, “nell’ essere vivente vi è un’ entelechia come
principio motore”, noi gli rispondiamo “quanto dici è falso”, bensì a
nostra volta gli poniamo un quesito: “che cosa intendi dire con i tuoi
asserti?”. Risula chiaro, allora, che esiste un confine preciso fra due
tipi di asserzioni. All’ uno appartengono gli asserti formulati nella
scienza empirica: il loro senso si può stabilire mediante l’ analisi
logica; più esattamente, col ridurli ad asserzioni elementari sui dati
sensibili. Gli altri asserti, cui appartengono quelli citati sopra, si
rivelano affatto privi di significato, assumendoli come li intende il
metafisico. Spesso è possibile reinterpretarli quali asserti empirici;
allora, però, essi perdono il proprio contenuto emotivo, che in genere
è basilare per lo stesso metafisico. Il metafisico e il teologo credono, a
torto, di asserire qualcosa, di rappresentare stati di fatto, mediante le
loro proposizioni. Viceversa, l’ analisi mostra che simili proposizioni
non dicono nulla, esprimendo solo atteggiamenti emotivi.
Espressioni del genere possono, certo, avere un ruolo pregnante nella
vita; ma, al riguardo, lo strumento espressivo adeguato è l’ arte, per
esempiola lirica o la musica. Si sceglie, invece, la veste linguistica
propria di una teoria, ingenerando un pericolo: quello di simulare
un contenuto teorico inesistente. Se una metafisico o un teologo
vogliono mantenere nel linguaggio la forma usuale, debbono
consapevolmente e chiaramente ammettere di non fornire
rappresentazioni, bensì espressioni; di non suggerire teorie,
informazioni,bensì poesie o miti. Quando un mistico afferma di
avere esperienze oltrepassanti tutti i concetti, non è possibile
contestare la sua pretesa. Ma egli non è in grado di parlarne, poiché
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parlare significa ricorrere a concetti, ricondurre a stati di fatto
delimitabili scientificamente.
La concezione scientifica del mondo respinge la metafisica. Ma,
come possono spiegarsi le erronee pretese di questa? Si tratta di un
interrogativo formulabile sotto diversi profili: psicologico,
sociologico, logico. Le indagini psicologiche al riguardo appaiono
ancora in uno stadio iniziale; i primi passi verso una comprensione
più profonda sno forse reperibili nelle ricerche della psicanalisi
freudiana. Analoga è la situazione in ambito sociologico; basti
menzionare la teoria della “sovrastruttura ideologica”. Qui il campo
è ancora aperto per ulteriori approfondimenti.
Più avanzato è lo studio delle matrici logiche degli errori metafisici,
specialmente grazie a lavori di Russell e Wittgenstein. Nelle teorie
metafisiche, addirittura già nelle formulazioni stesse dei quesiti
metafisici, sono presenti due errori logici basilari: un’ aderenza
troppo stretta alla struttura dei linguaggi tradizionali e un inadeguato
intendimento della funzione logica del pensiero. La lingua comune,
per esempio, usa la medesima forma grammaticale, cioè il sostantivo,
er designare sia cose (“mela”), sia qualità (“durezza”), sia relazioni
(“amicizia”), sia processi (“sonno”); in tal modo, essa induce
erroneamente a intendere i concetti funzionali come concetti di cose
(ipostatizzazione, sostanzializzazione). E’ possibile addurre esempi
molteplici di simili travisamenti linguistici, che sono del pari risultati
fatali per la filosofia.
Il secondo errore basilare della metafisica consiste nel ritenere
che il pensiero possa, da solo, senza far leva su dati empirici, condurre
alla conoscenza, o almeno sia in grado di ricavare per via d’
inferenze da elementi fattuali noti nuove cognizioni. L’ indagine
logica, però, mostra che il pensiero, l’ inferenza, consistono
semplicemente nel passaggio da proposizioni ad altre proposizioni,
le quali ultime non asseriscono alcunché che non sia già asserito nelle
prime (trasformazione tautologica). Risulta, quindi, impossibile
sviluppare una metafisica a partire dal “pensiero puro”.
Così, mediante l’ analisi logica, viene superata non solo la
metafisica nell’ accezione stretta, classica, del termine, in particolare
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la metafisica scolastica e quella dei sistemi dell’ idealismo tedesco,
bensì anche la metafisica latente dell’ apriorismo kantiano e moderno.
Nella concezione scientifica del mondo non si danno conoscenze
incondizionatamente valide derivanti dalla pura ragione, né “giudizi
sintetici a priori”, quali ricorrono alla base sia della gnoseologia di
Kant, sia, ancor più, di tutte le ontologie e metafisiche pre- o postkantiane. I giudizi dell’ aritmetica, della geometria, nonché certi
principi fondamentali della fisica, addotti da Kant come esempi di
conoscenza a priori, costituiscono oggetto di discorso successivo.
Comunque, la tesi fondamentale dell’ empirismo moderno consiste
proprio nell’ escludere la possibilità di una conoscenza sintetica a
priori. La concezione scientifica del mondo riconosce solo le
proposizioni empiriche su oggetti di ogni sorta e le proposizioni
analitiche della logica e della matematica.
Tutti i fautori della concezione scientifica del mondo concordano
nel rifiuto sia della metafisica esplicita, sia di quella latente, propria
dell’ apriorismo. Ma il Circolo di Vienna sostiene, inoltre, che anche
gli asserti del realismo (critico) e dell’ idealismo circa la realtà o irrealtà
del mondo esterno e delle altre menti hanno carattere metafisico,
essendo soggetti alle stesse obiezioni rivolte contro gli asserti della
metafisica antica: essi sono privi di senso, in quanto non verificabili e
vacui. Qualcosa è “reale”, nella misura in cui risulta inserito nel quadro
generale dell’ esperienza.
L’ intuizione, rivendicata in special modo dai metafisici come
fonte di cognizioni, non viene generalmente respinta dalla
concezione scientifica del mondo; ma, per ciascuna conoscenza
intuitiva, si richiede, passo dopo passo, una giustificazione razionale
ulteriore. E’ legittimo cercare con ogni mezzo; tuttavia, ciò che viene
trovato deve reggere al controllo. Segue, quindi, il rifiuto della
dottrina che vede nell’ intuizione un processo conoscitivo superiore,
più acuto e profondo, capace di oltrepassare i dati dell’ esperienza,
prescindendo dagli stretti vincoli del pensiero concettuale.
Abbiamo caratterizzato la concezione scientifica del mondo
essenzialmente con due attributi. Primo, essa è empiristica e positivistica:
si dà solo conoscenza empirica, basata sui dati immediati. In ciò si
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ravvisa il limite dei contenuti della scienza genuina. Secondo, la
concezione scientifica del mondo è contraddistinta dall’ applicazione
di un preciso metodo, quello, cioè, dell’ analisi logica. Il lavoro
scientifico tende, quindi, a conseguire, come suo scopo, l’ unità della
scienza, applicando l’ analisi logica al materiale empirico. Poiché il
senso di ogni asserto scientifico deve risultare specificabile mediante
riduzione ad asserti sul dato, anche il senso di ogni concetto, quale
che sia il settore della scienza cui questo appartiene, deve potersi
stabilire mediante riduzione graduale ad altri concetti, giù fino ai
concetti di livello più basso, che concernono il dato medesimo. Se
una simile analisi venisse attuata per tutti i concetti, essi finirebbero
con l’ apparire ordinati in un sistema riduttivo, o “sistema di
costituzione”. Le indagini dirette allo scopo, cioè la teoria della
costituzione, formano così il quadro, entro cui l’ analisi logica è
applicata secondo la concezione scientifica del mondo. Comunque, lo
sviluppo di tali indagini mostra ben presto l’ assoluta insufficienza
della logica tradizionale, aristotelico-scolastica. E’ con la moderna
logica simbolica (logistica) che si riesce per la prima volta a
conseguire il necessario rigore delle definizioni e degli asserti,
nonché a formalizzare il processo inferenziale intuitivo proprio del
pensiero comune, traducendolo in una forma controllata
automaticamente mediante il meccanismo dei simboli. Le ricerche
della teoria della costituzione mostrano che al livello più basso del
sistema costitutivo si situano i concetti inerenti alle esperienze e alle
qualità della propria mente; al livello successivo figurano gli oggetti
fisici; quindi, sono costituiti sia le altre menti, sia, infine, gli oggetti
delle scienze sociali. L’ ordinamento dei concetti delle diverse
branche della scienza all’ interno del sistema costitutivo risulta oggi,
nelle sue grandi linee, già accessibile, mentre resta ancora molto da
fare per una più puntuale elaborazione. Stabilita la possibilità ed
esibita la forma del sistema generale dei concetti, diventano
parimenti rilevabili il riferimento di tutti gli asserti al dato e, con ciò,
la struttura della scienza unificata.
Nella descrizione scientifica può rientrare solo la struttura (la
forma di ordinamento) degli oggetti, non la loro “essenza”. Sono le
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formule strutturali che uniscono gli uomini nel linguaggio; in esse è
rappresentato il contenuto intersoggettivo delle cognizioni umane.
Le qualità esperite soggettivamente – il rosso, il piacere – sono, in
quanto tali, mere esperienze vissute, non conoscenze; nell’ ottica
fisica entra unicamente ciò che, per principio, può venir compreso
anche da un cieco.
III
PROBLEMI
1. I fondamenti dell’ aritmetica.
Nei lavori e nei dibattiti del Circolo di Vienna risulta trattata una
molteplicità di questioni derivanti da vari ambiti scientifici. Lo scopo
è di stabilire un’ unità sistematica, chiarendo, con ciò, i problemi
aperti.
La tematica dei fondamenti dell’ aritmetica presenta un peculiare
significato storico per lo sviluppo della concezione scientifica del
mondo, in quanto ha contribuito a promuovere lo sviluppo di una
nuova logica. Dopo che la matematica, nel XVIII e XIX secolo, segnò
un progresso straordinariamente ricco, contraddistinto più dall’
interesse per nuovi risultati che dal controllo rigoroso delle proprie
basi concettuali, un controllo siffatto si rese inevitabile, affinché la
conclamata certezza dell’ intero edificio matematico non andasse
perduta. Questa esigenza divenne ancora maggiore, quando
affiorarono certe contraddizioni, i cosiddetti “paradossi della teoria
degli insiemi”. Ben presto fu necessario riconoscere che non si
trattava semplicemente di difficoltà all’ interno di un settore della
matematica, bensì di contraddizioni logiche generali, o antinomie,
attestanti essenziali insufficienze nei fondamenti della logica
tradizionale. La necessità di eliminare simili contraddizioni costituì
un impulso determinante per l’ ulteriore sviluppo della logica.
Infatti, gli sforzi per una esplicazione del concetto di numero s’
intrecciarono con quelli per una riforma (interna) della logica. Dal
tempo di Leibniz e Lambert appare ricorrente l’ idea di
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padroneggiare la realtà mediante un’ elevata precisione dei concetti e
dei procedimenti inferenziali, precisione da conseguirsi per mezzo di
un simbolismo analogo a quello matematico. Dopo Boole, Venn e
altri, hanno atteso a tale compito soprattutto Frege (1884), Schröder
(1890) e Peano (1895). Sulla base dei loro apporti, Whitehead e Russell
(1910) poterono elaborare un organico sistema di logica in forma
simbolica (logistica), sistema, che, non solo evitava le contraddizioni
della vecchia logica, ma addirittura di gran lunga superava questa
per ampiezza e applicabilità. Da esso sono stati quindi ricavati i
concetti dell’ aritmetica e dell’ analisi, assicurando così alla
matematica un più sicuro fondamento nella logica.
In siffatta ricerca, volta al superamento della crisi dei fondamenti
dell’ aritmetica (e della teoria degli insiemi), continuarono,
comunque, a permanere talune difficoltà, che, a tutt’ oggi, non hanno
ancora trovato un’ adeguata soluzione definitiva. Attualmente, in
questo campo si fronteggiano tre correnti di pensiero: accanto al
logicismo di Russell e Whitehead, stanno il formalismo di Hilbert, che
concepisce l’ aritmetica come un mero calcolo formale retto da regole
determinate, nonché l’ intuizionismo di Brouwer, secondo cui le
conoscenze aritmetiche si basano su un’ irriducibile intuizione della
dualità-unità. Le divergenze fra i tre orientamenti vengono seguite
con il massimo interesse nel Circolo di Vienna. L’ esito della
controversia appare tuttora imprevedibile; essa in ogni caso, implica,
altresì, contestualmente, una prospettiva circa l’ assetto della logica,
onde l’ importanza di tale problematica per la concezione scientifica
del mondo. Alcuni ritengono che le tre correnti non siano affatto
tanto distanti l’ una dall’ altra, quanto sembra; supponendo, inoltre,
che, nello sviluppo ulteriore, le rispettive istanze essenziali si
avvicineranno reciprocamente, e, quindi, con probabilità,
confluiranno in una teoria definitiva, grazie all’ applicazione d’
importanti dottrine del Wittgenstein.
La tesi del carattere tautologico della matematica, fondata sulle
indagini di Russell e Wittgenstein, è sostenuta anche dal Circolo di
Vienna. Va rilevato che questa tesi non si contrappone solo all’
apriorismo e all’ intuizionismo, bensì anche all’ empirismo
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tradizionale (per esempio di Mill), incline a derivare la matematica e
la logica in maniera, per così dire, induttivo-sperimentale.
In connessione con i problemi dell’ aritmetica e della logica,
hanno luogo anche le ricerche sul metodo assiomatico in generale
(nozioni di completezza, indipendenza, monomorfismo, coerenza,
ecc.), come pure sullo sviluppo di sistemi di assiomi per specifici
domini matematici.
2. I fondamenti della fisica.
Originariamente, l’ interesse precipuo del Circolo di Vienna era
rivolto ai problemi metodologici delle scienze reali. Sotto l’ influsso
del pensiero di Mach, Poincarè, Duhem, vennero dibattute le
questioni della portata reale dei sistemi scientifici, in particolare dei
sistemi ipotetici e assiomatici. Un sistema di assiomi, se si prescinde
totalmente dalle sue applicazioni empiriche, può esser considerato
anzitutto un sistema di definizioni implicite, intendendo con ciò che i
concetti ricorrenti negli assiomi medesimi risultino definiti, per così
dire, non con riferimento al loro contenuto, bensì solo nelle loro
relazioni reciproche fissate dagli assiomi. Un sistema siffatto acquista
significato reale unicamente mediante l’ aggiunta di ulteriori
definizioni, ossia le “definizioni di corrispondenza”, che stabiliscono
quali oggetti della realtà costituiscano modelli del sistema stesso. Lo
sviluppo della scienza empirica, intesa a rappresentare la realtà per
mezzo di una rete di concetti e giudizi più uniforme e semplice
possibile, può così, come appare storicamente, aver luogo in uno dei
due modi che seguono: le variazioni, imposte dalle nuove esperienze,
sono attuabili o negli assiomi o nelle definizioni di corrispondenza.
Con ciò, si tocca il problema delle convenzioni, trattato in particolare
dal Poincarè.
Il tema metodologico dell’ applicazione dei sistemi assiomatici
alla realtà va affrontato in rapporto a ogni singolo ambito scientifico.
Che le indagini relative siano state, però, finora proficue quasi
soltanto nei confronti della fisica è comprensibile, se si tiene presente
l’ odierno grado di sviluppo storico generale della scienza, risultando
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la fisica stessa in quanto a rigore e sottigliezza nella formazione dei
concetti, molto più avanti rispetto alle altre discipline.
L’ analisi gnoseologica dei principali concetti della scienza della
natura li ha via via sempre più emancipati dalle contaminazioni
metafisiche, di cui tradizionalmente soffrivano. Grazie, soprattutto,
all’ opera di Helmoltz, Mach, Einstein e altri, sono stati chiariti i
concetti di spazio, tempo, sostanza, causalità, probabilità. Le dottrine
dello spazio e del tempo assoluti appaiono oggi sostituite dalla teoria
della relatività: spazio e tempo non vengono più intesi come dei
recipienti assoluti, bensì solo come strutture d’ ordine degli eventi
elementari. La sostanza materiale è stata liquidata con la teoria
atomica e la teoria del campo; la causalità spogliata del suo carattere
antropomorfico di “azione” o “connessione necessaria”, nonché
ridotta a nesso condizionale e funzionale. Inoltre, al posto di alcune
leggi naturali ritenute ineccepibili, figurano introdotte leggi
statistiche; nel caso della teoria dei quanti, sussistono addirittura
dubbi crescenti circa l’ applicabilità stessa del concetto di stretta
dipendenza causale in rapporto ai fenomeni del mondo delle microdimensioni. La nozione di probabilità viene ricondotta al concetto
empirico di frequenza relativa.
Applicando il metodo assiomatico ai suddetti problemi, si riescono
sistematicamente a distinguere sia le componenti empiriche della
scienza da quelle meramente convenzionali, sia i contenuti
enunciativi dalle definizioni. Non resta, così, più alcun posto per i
giudizi sintetici a priori. La conoscenza del mondo è resa possibile,
non tanto dal fatto che la ragione umana imprima al materiale la
propria forma, quanto, piuttosto, dal fatto che il materiale appare
ordinato in una certa maniera. Sul tipo e grado di questo ordine,
però, nulla può conoscersi a priori. Il mondo potrebbe esser ordinato
molto più rigidamente di quanto non sia; ma potrebbe anche
risultare molto meno ordinato, senza che ne venisse pregiudicata la
conoscibilità. Solo il progresso incessante della ricerca empirica può
svelarci la misura della regolarità cosmica. Il metodo dell’ induzione,
il procedimento inferenziale dall’ ieri al domani, è valido soltanto se
esiste una simile regolarità. Tuttavia, tale metodo non si basa su
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alcun presupposto aprioristico al riguardo, potendo venir applicato
ovunque risulti fecondo, a prescindere dalla sua sufficiente o
insufficiente fondazione; esso non procura mai certezza. Ma la
critica gnoseologica esige che si attribuisca significato a un’ inferenza
induttiva solo in quanto sia controllabile empiricamente. La
concezione scientifica del mondo, comunque, lungi dal condannare l’
esito di un’ indagine perché attinto con mezzi inadeguati, cioè
limitatamente chiariti sotto il profilo logico o non del tutto fondati
sul piano empirico, perseguirà e richiederà il relativo controllo
mediante procedure specifiche, quali la riduzione diretta o indiretta
all’ esperienza.
3. I fondamenti della geometria.
Negli ultimi decenni, tra le questioni fondazionali della fisica, ha
acquisito rilievo particolare il problema dello spazio fisico. Le
ricerche di Gauss (1816), Bolyai (1823), Lobačevskij (1835) e altri
condussero alla geometria non euclidea, nonché, quindi, al
riconoscimento che il sistema geometrico classico di Euclide, fino
allora ritenuto esclusivo, è, viceversa, solo uno degli infiniti sistemi
parimenti validi sotto il profilo logico. Ci si chiese,
conseguentemente, quale di dette geometrie fosse quella dello spazio
reale. Già Gauss tentò di risolvere tale quesito, misurando la somma
degli angoli interni di un grande triangolo terrestre. Così la geometria
fisica divenne una scienza empirica, un ramo della fisica. Siffatta
problematica fu in seguito approfondita specialmente ad opera di
Riemann (1868), Helmholtz (1868) e Poincarè (1904). Quest’ ultimo
rilevò soprattutto il nesso esistente fra la geometria fisica e gli altri
rami della scienza fisica, sostenendo che il quesito circa la natura
dello spazio reale può venir risolto unicamente nel quadro di un
sistema generale di fisica. Più tardi, Einstein giunse alla soluzione,
identificando un simile sistema con una determinata geometria non
euclidea.
Nel processo di cui sopra, la geometria fisica venne distinta
sempre più chiaramente dalla geometria matematica pura. Questa potè
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esser formalizzata in misura crescente, grazie al progresso dell’
analisi logica: dapprima, risultò aritmetizzata, cioè intesa come teoria
di un definito sistema numerico; poi, venne assiomatizzata, ossia
stabilita per mezzo di un sistema di assiomi, rappresentanti gli
elementi geometrici (punto, ecc.) come oggetti indeterminati,
contraddistinti solamente da relazioni reciproche; infine, fu
logicizzata, vale a dire espressa come mera teoria di specifiche
strutture relazionali. La geometria divenne così l’ ambito precipuo di
applicazione del metodo assiomatico, nonché della teoria generale
delle relazioni, promovendo al massimo grado l’ affinamento dell’
uno e dell’ altra, divenuti quindi fattori essenziali per lo sviluppo sia
della logica stessa, sia, con ciò, della concezione scientifica del
mondo.
Lo studio del rapporto fra geometria matematica e geometria
fisica fece convergere naturalmente l’ attenzione sul problema dell’
applicabilità dei sistemi assiomatici al reale, problema che, come
rilevato, giocò un ruolo cospicuo anche nelle indagini piùgenerali sui
fondamenti della fisica.
4. I fondamenti della biologia e della psicologia.
La biologia è sempre stata ritenuta dai metafisici preferibilmente
un ambito di ricerca peculiare. Ciò trovò espressione nella dottrina di
una specifica forza vitale: il vitalismo. I suoi moderni fautori si
sforzano di attingerne una formulazione concettualmente chiara, in
luogo di quella oscura e confusa del passato. Al posto della forza
vitale, compaiono le “dominanti” (Reinke, 1899) o le “entelechie”
(Driesch, 1905), che tuttavia, non soddisfacendo il requisito della
riducibilità al dato, vengono respinte come nozioni metafisiche dalla
concezione scientifica del mondo. Lo stesso vale per il cosiddetto
“psico-vitalismo”, che afferma un intervento dell’ anima, un “ruolo
direttivo dello spirituale nei confronti del materiale”. Enucleato,
però, l’ effettivo contenuto empirico del vitalismo metafisico, non
resta altro che la tesi, secondo cui i processi naturali organici sono
governati da leggi proprie, irriducibili a leggi fisiche. Un’ analisi più
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precisa mostra, infine, l’ equivalenza di detta tesi con l’ asserzione
che certi domini del reale non sottostanno a regolarità uniformi e
radicali.
E’ comprensibile che la concezione scientifica del mondo presenti
nitide conferme dei propri orientamenti basilari in rapporto
maggiormente agli ambiti già evolutisi verso la precisione
concettuale che ad altri: in rapporto alla fisica, più che alla psicologia.
Le forme linguistiche,con le quali ancor oggi parliamo dei fenomeni
psichici, hanno avuto origine nel passato sulla base di certe idee
metafisiche intorno all’ anima. La formazione dei concetti psicologici
è resa complessa soprattutto da questi difetti del linguaggio:
sovrastrutture metafisiche e incongruenze logiche. Inoltre, si
aggiungono alcune difficoltà fattuali. Ne consegue che la maggior
parte delle nozioni finora impiegate nella psicologia risulta definita
solo in modo piuttosto approssimato; talune non appaiono nemmeno
fornite di senso, potendo ingannevolmente sembrare tali grazie al
loro uso linguistico. Così, in questo campo rimane quasi tutto da fare
per l’ analisi gnoseologica; qui, essa si rivela, certo, ancor più difficile
che nel campo della fisica. Il tentativo della psicologia
comportamentistica d’ interpretare lo psichico in termini di
comportamenti osservabili si affianca essenzialmente alla concezione
scientifica del mondo.
5. I fondamenti delle scienze sociali.
Ogni disciplina scientifica avverte prima o poi, come già rilevato
in particolare con riferimento alla fisica e alla matematica, l’ esigenza
di un controllo gnoseologico dei propri fondamenti, di un’ analisi
logica dei propri concetti. Ciò vale anche per le scienze sociali,
soprattutto per la storia e l’ economia. Al loro interno, è in corso da
circaun secolo la progressiva eliminazione degli assunti metafisici,
senza che – invero – risulti ancora attinto il medesimo grado di rigore
della fisica; compito, per altro, forse anche meno urgente in tale
ambito. A quanto sembra, cioè, nella ricerca storico-economica l’
influsso metafisico non appare specificamente forte nemmeno
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durante il periodo di maggior rigoglio della metafisica e della
teologia; questo può dipendere dal fatto che i concetti relativi: per
esempio, guerra e pace, importazione ed esportazione, sono
maggiormente connessi con la percezione immediata che non
concetti quali atomo ed etere. Né riesce troppo difficile lasciar cadere
nozioni come “spirito del popolo”, per parlare, invece, di determinati
gruppi d’ individui. Quesnay, Adam Smith, Ricardo, Comte, Marx,
Menger, Walras, Müller-lyer – tanto per citare studiosi di tendenze
diverse – hanno tutti operato in senso empiristico, anti-metafisico.
Maeria della storia e dell’ economia sono uomini, cose, e il loro
assetto.
IV
SGUARDO RETROSPETTIVO E PROSPETTICO
La moderna concezione scientifica del mondo si è sviluppata
sulla base delle indagini relative ai problemi sopra ricordati.
Abbiamo visto come la fisica, intendendo conseguire, dapprima
addirittura con strumenti scientifici approssimati o non del tutto
perspicui, risultanze tangibili, sia stata sempre più indotta all’ analisi
metodologica. Hanno così avuto origine i metodi ipotetico e, quindi,
assiomatico, nonché l’ esplicazione logica, atti ad accrescere la
chiarezza e il rigore concettuale. Come abbiamo parimenti già
rilevato, anche nello sviluppo della ricerca sui fondamenti della
geometria fisica, della geometria matematica e dell’aritmetica sono
emerse analoghe questioni metodologiche. Soprattutto da tale
matrice derivano i temi oggi in prevalenza discussi dai fautori della
concezione scientifica del mondo. E’ comprensibile che all’ interno
del Circolo di Vienna si riscontrino ancora con chiarezza varie origini
culturali dei singoli e, conciò, orientamenti difformi,implicanti
concezioni diverse; ma è altresì significativo che il perseguimento di
esatte formulazioni, il ricorso a un rigoroso linguaggio logicosimbolico, la chiara discriminazione del contenuto teorico degli
asserti dalle vuote connotazioni concorrono ad attenuare le
differenze. Correlativamente aumenta il patrimonio delle tesi
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comuni, rappresentante il nucleo della concezione scientifica del
mondo, intorno al quale si coagulano gli elementi ulteriori,
contraddistinti da maggior soggettività.
Considerata retrospettivamente, risulta ora chiara l’ essenza della
nuova concezione scientifica del mondo, in antitesi alla filosofia
tradizionale, Anziché stabilire specifiche “proposizioni filosofiche”,
ci si limita a elucidare proposizioni, invero proposizioni della scienza
empirica, com’è stato già rilevato circa i diversi ambiti tematici presi
in esame. Taluni fautori della concezione scientifica del mondo, per
sottolineare ulteriormente la loro contrapposizione nei confronti dei
sistemi filosofici, non vogliono assolutamente più applicare al
proprio lavoro la parola “filosofia”. Comunque possa venir
designato questo, è fuor di dubbio quanto segue: non si dà alcuna
filosofia quale scienza basilare o universale, accanto o sopra i vari rami della
scienza empirica;non si dà via di sorta per attingere cognizioni
concrete oltre l’ esperienza; non si dà – infine – nessun mondo delle
idee, che trascenda quello sensibile. Ciò nonostante, le indagini
“filosofiche” o “fondazionali”, nel senso della concezione scientifica
del mondo, mantengono la loro importanza, dato che il chiarimento
logico dei concetti, delle proposizioni e dei metodi scientifici
contribuisce alla rimozione dei pregiudizi tradizionali. L’ analisi
logica e gnoseologica, lungi dall’ imporre limit al lavoro degli
scienziati, ne rileva al massimo grado la gamma di possibilità
formali, tra cui scegliere quelle meglio rispondenti alle singole
esperienze (per esempio: le geometrie non euclidee, la teoria della
relatività).
I fautori della concezione scientifica del mondo sono fermamente
ancorati al terreno della semplice esperienza umana. Essi s’
impegnano fiduciosamente a rimuovere i residui metafisici e
teologici di millenni; o, come alcuni suppongono, a recuperare –
dopo un intermezzo metafisico – l’ immagine unitaria del cosmo, già
posta in un certo senso alla base delle più antiche credenze magiche,
libere dalla teologia.
L’ incremento delle tendenze metafisiche e teologizzanti, che oggi
si avverte in molti gruppi e sette, in libri e periodici, in conferenze e
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lezioni accademiche, sembra dipendere dai profondi contrasti sociali
ed economici del presente: mentre taluni, di orientamento
socialmente conservatore, sostengono tradizionali tesi metafisiche e
teologiche, spesso da tempo in concreto superate; altri, aperti all’ età
nuova, soprattutto nell’ Europa centrale, rifiutano simili
atteggiamenti e si collocano sul terreno della scienza empirica.
Questo sviluppo è connesso con quello dei moderni processi di
produzione, sempre più affinato in senso tecnico-meccanico e sempre
meno sensibile alle istanze metafisiche. Esso si connette, altresì, con
la delusione di vaste masse per il comportamento di quanti
predicano le dottrine metafisiche e teologiche tradizionali. Ne segue
che, in parecchi paesi, ora le masse rifiutino tali dottrine molto più
consapevolmente che per il passato, mostrandosi inclini, nel loro
orientamento socialista, a una concezione empiristica e
immanentistica. In precedenza, il materialismo costituiva l’
espressione di una concezione siffatta; ma, via via, l’ empirismo
moderno si è liberato di alcune carenze formali, acquisendo notevole
portata all’ interno della concezione scientifica del mondo.
Questa, così, appare radicata nella vita odierna. Certo, su di essa
incombe la minaccia di severe lotte e ostilità; ma vi sono molti, che,
con riguardo alla presente situazione sociale, anziché scoraggiarsi
attendono fiduciosi lo sviluppo ulteriore. Non tutti i singoli seguaci
della concezione scientifica del mondo si riveleranno in effetti dei
combattenti: alcuni, compiacendosi dell’ isolamento, condurranno
un’ esistenza appartata sulle gelide vette della logica; altri, forse,
risulteranno addirittura alieni dal contatto con la massa, deplorando
l’ inevitabile “banalizzazione” del lavoro divulgativo. Comunque,
anche la loro opera è destinata a inserirsi nel processo storico. Noi
vediamo come in crescente misura lo spirito della concezione
scientifica del mondo pervada le forme dell’ attività personale e
pubblica, dell’ istruzione, della prassi educativa, dell’ architettura,
nonché contribuisca a promuovere l’ organizzazione del vivere
economico e sociale secondo principi razionali. La concezione
scientifica del mondo è al servizio della vita, che la recepisce.
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KARL R. POPPER
La critica al Circolo di Vienna e il carattere
autocorrettivo della scienza
KARL. R. POPPER, The logic of Scientific Discovery, 1934, Logica della
scoperta scientifica, traduzione di Mario Trinchero, Einaudi, Torino
1970
Sguardo su alcuni problemi fondamentali
Uno scienziato, teorico o sperimentatore, produce asserzioni o
sistemi di asserzioni, e li controlla passo per passo. Nel campo delle
scienze empiriche, più in particolare, costruisce ipotesi, o sistemi d
teorie e li controlla, confrontandoli con l’ esperienza mediante l’
osservazione e l’ esperimento.
Suggerisco che il compito della logica della scoperta scientifica, o
logica della conoscenza, è quello di fornire un’ analisi logica di
questa procedura; cioè di analizzare il metodo delle scienze
empiriche.
Ma che cosa sono i “metodi delle scienze empiriche”? E che cosa
chiamiamo “scienza empirica”?
I.
Il problema dell’ induzione.
Secondo un punto di vista largamente accettato – a cui mi
opporrò in questo libro – le scienze empiriche possono essere
caratterizzate dal fatto di usare i cosiddetti “metodi induttivi”. Stando
a questo punto di vista la logica della scoperta scientifica sarebbe
identica alla logica induttiva, cioè all’ analisi logica di questi metodi
induttivi.
Si è soliti dire che un’ inferenza è “induttiva” quando procede da
asserzioni singolari (qualche volta chiamate anche asserzioni
“particolari”) quali i resoconto dei risultati di osservazioni o di
esperimenti, ad asserzioni universali, quali ipotesi o teorie.
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Ora, da un punto di vista logico, è tutt’ altro che ovvio che si sia
giustificati nell’ inferire asserzioni universali da asserzioni singolari,
per quanto numerose siano queste ultime; infatti qualsiasi
conclusione tratta in questo modo può sempre rivelarsi falsa: per
quanto siano numerosi i casi di cigni bianchi che possiamo aver
osservato , ciò non giustifica la conclusione che tutti i cigni sono
bianchi.
La questione, se le inferenze induttive siano giustificate, o in
quali condizioni lo siano, è nota come il problema dell’ induzione.
Il problema dell’ induzione può anche essere formulato come il
problema del modo per stabilire la verità di asserzioni universali
basate sull’ esperienza, come le ipotesi e i sistemi di teorie delle
scienze empiriche. Molti, infatti, credono che la verità di queste
asserzioni universali sia “nota per esperienza”; tuttavia è chiaro, in
primo luogo, che il resoconto di un’ esperienza – di un’ osservazione
o del risultato di un esperimento – può essere soltanto un’ asserzione
singolare e non un’ asserzione universale. Di conseguenza, chi dice
che conosciamo la verità di un’ asserzione universale per mezzo dell’
esperienza, intende di solito che la verità di quest’ asserzione
universale può esser ridotta in qualche modo alla verità di asserzioni
singolari e che la verità di queste asserzioni singolari è nota per
esperienza; ciò equivale a dire che l’ asserzione universale è basata
sull’ inferenza induttiva. Dunque, chiedere se ci siano leggi naturali
la cui verità è nota sembra soltanto un altro modo per chiedere se le
inferenze induttive siano giustificate logicamente.
Tuttavia, se vogliamo trovare un modo per giustificare le
inferenze induttive, dobbiamo prima di tutto tentare di stabilire un
principio di induzione. Un principio di induzione sarebbe un’
asserzione con l’ aiuto della quale fosse possibile mettere le inferenze
induttive in una forma logicamente accettabile. Agli occhi dei
sostenitori della logica induttiva il principio d’ induzione riveste un’
estrema importanza per il metodo scientifico: “…questo principio –
dice Reichenbach – determina la verità delle teorie scientifiche.
Eliminarlo dalla scienza significherebbe nientemeno che privare la
scienza del potere di decidere la verità o la falsità delle sue teorie. E’
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chiaro che senza di esso la scienza non avrebbe più il diritto di
distinguere le sue teorie dalle creazioni fantastiche e arbitrarie della
mente del poeta”.
Ora, questo principio di induzione non può essere una verità
puramente logica, come una tautologia o un’ asserzione analitica. In
realtà, se esistesse qualcosa come un principio d’ induzione
puramente logico non ci sarebbe alcun problema dell’ induzione,
perché in questo caso tutte le inferenze induttive dovrebbero essere
considerate come trasformazioni puramente logiche o tautologiche,
proprio come le inferenze della logica deduttiva. Dunque il principio
d’ induzione dev’ essere un’ asserzione sintetica, cioè un’ asserzione
la cui negazione non è autocontraddittoria ma logicamente possibile.
Sorge così la questione: perché un tale principio debba essere senz’
altro accettato, e come sia possibile giustificare la sua accettazione su
basi razionali.
Alcuni di coloro che credono nella logica induttiva sono ansiosi
di mettere in evidenza, con Reichenbach, che il “principio d’
induzione è accettato senza riserve da tutta quanta la scienza, e che
anche nella vita di ogni giorno nessuno può metterlo seriamente in
dubbio”. Tuttavia, anche supponendo che ciò fosse vero – perché,
dopo tutto, “tutta quanta la scienza” potrebbe sbagliare – io sosterrei
ancora che il principio d’ induzione è superfluo, e che non può non
condurre a contraddizioni logiche.
Già dall’ opera di Hume si sarebbe dovuto vedere chiaramente
che in relazione al principio d’ induzione possono facilmente sorgere
contraddizioni; e si sarebbe anche dovuto vedere che essere possono
venire evitate, ammesso che lo possano, soltanto con difficoltà.
Infatti il principio d’ induzione dev’ essere a sua volta un’ asserzione
universlae. Dunque, se tentiamo di considerare la sua verità come
nota per esperienza, risorgono esattamente gli stessi problemi che
hanno dato occasione alla sua introduzione. Per giustificarlo,
dovremmo impiegare inferenze induttive; e per giustificare queste
ultime dovremmo assumere un principio induttivo di ordine
superiore, e così via. In tal modo il tentativo di basare il principio d’
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induzione sull’ esperienza fallisce, perché conduce necessariamente a
un regresso infinito.
Kant tentò di frozare la via d’ uscita da questa difficoltà
assumendo che il principio d’ induzione (che egli formulò come
“principio di causazione universale”) fosse “valido a priori”. Ma io
non credo che il suo ingegnoso tentativo di fornire una
giustificazione a priori dei giudizi sintetici abbia avuto successo.
Per conto mio, ritengo che le varie difficoltà della logica induttiva
qui delineate siano insormontabili. Così pure, temo, sono
insormontabili quelle inerenti alla dottrina, oggi tanto di moda, che l’
inferenza induttiva, pur non essendo “rigorosamente valida”, possa
raggiungere qualche grado di “credibilità” o di “probabilità”. Secondo
questa dottrina le inferenze induttive sono “inferenze probabili”.
“Abbiamo descritto – dice Reichenbach – il principio d’ induzione
come il mezzo grazie al quale la scienza decide della verità. Per
essere più esatti dovremmo dire che esso serve a decidere sulla
probabilità. Infatti alla scienza non è dato di raggiungere la verità o
la falsità … ma le asserzioni scientifiche possono soltanto
raggiungere gradi continui di probabilità i cui limiti superiore e
inferiore, peraltro irraggiungibili, sono la verità e la falsità”.
A questo punto posso anche non tener conto del fatto che coloro i
quali credono nella logica induttiva hanno un’ idea della probabilità
che invece io respingerò più tardi come altamente inadatta per i loro
stessi scopi. Posso farlo perché le difficoltà che ho menzionato non
vengono neppure sfiorate dall’ appello alla probabilità. Infatti, se alle
asserzioni basate sull’ inferenza induttiva si deve assegnare un certo
grado di probabilità, questo dovrà essere giustificato invocando un
nuovo principio d’ induzione opportunamente modificato, e questo
principio dovrà essere esso stesso giustificato, e così via. Per di più,
se a sua volta si considera il principio d’ induzione non come “vero”,
ma soltanto come “probabile”, non si guadagna proprio nulla. In
breve, come ogni altra forma di logica induttiva, la logica dell’
inferenza probabile, o “logica della probabilità, conduce o a un
regresso infinito o alla dottrina dell’ apriorismo.
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La teoria che sarà sviluppata nelle pagine seguenti si oppone
radicalmente a tutti i tentativi di operare con le idee della logica
induttiva. Potrebbe essere descritta come la teoria del metodo
deduttivo dei controlli, o come il punto di vista secondo cui un’ ipotesi
può essere soltanto controllata empiricamente, e soltanto dopo che è
stata proposta.
Prima di essere in grado di elaborare questo punto di vista (che
potrebbe essere chiamato “deduttivismo” in contrapposizione a
“induttivismo”) devo anzitutto render chiara la distinzione tra la
psicologia della conoscenza, che tratta di fatti empirici, e la logica della
conoscenza, che prende in considerazione soltanto relazioni logiche.
Infatti la credenza nella logica induttiva è dovuta, per la maggior
parte, a una confusione tra problemi psicologici e problemi
epistemologici. Vale forse la pena d’ osservare, incidentalmente, che
questa confusione reca disturbo non soltanto alla logica della
conoscenza, ma anche alla psicologia della conoscenza.
2. Eliminazione dello psicologismo.
Nelle pagine precedenti ho detto che il lavoro dello scienziato
consiste nel produrre teorie e nel metterle alla prova.
Lo stadio iniziale, l’ atto del concepire o dell’ inventare una
teoria, non mi sembra richiedere un’ analisi logica né esserne
suscettibile. La questione: come accada che a un uomo venga in
mente un’ idea nuova – un tema musicale, o un conflitto drammatico
o una teoria scientifica – può rivestire un grande interesse per la
psicologia empirica ma è irrilevante per l’ analisi logica della
conoscenza scientifica. Quest’ ultima prende in considerazione non
già questioni di fatto (il quid facti? Di Kant), ma soltanto questioni di
giustificazione o validità (il quid juris? Di Kant). Le sue questioni sono
del tipo seguente. Può un’ asserzione essere giustificata? E, se lo può,
in che modo? E’ possibile sottoporla a controlli? E’ logicamente
dipendente da certe altre asserzioni? O le contraddice? Perché un’
asserzione possa essere esaminata logicamente in questo modo, dev’
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esserci già stata presentata; qualcuno deve averla formulata e
sottoposta ad esame logico.
Di conseguenza farò una netta distinzione tra il processo che
consiste nel concepire una nuova idea, e i metodi e i risultati dell’
esaminarla logicamente. Per quanto riguarda il compito della logica
della conoscenza – in quanto distinta dalla psicologia della
conoscenza – procederò basandomi sul presupposto che esso
consista unicamente nell’ investigare i metodi impiegati in qui
controlli sistematici ai quali dev’ essere sottoposta ogni nuova idea
che si debba prendere seriamente in considerazione.
Qualcuno potrebbe obiettare che sarebbe più rispondente allo
scopo il considerare ufficio dell’ epistemologia la produzione di
quella che è stata chiamata la “ricostruzione razionale dei passi” che
hanno condottolo scienziato a scoprire – a trovare – qualche nuova
verità. Ma la questione è: che cosa, precisamente, vogliamo
ricostruire? Se ciò che si deve ricostruire sono i processi che entrano
in gioco quando si stimola o si dà sfogo a un’ ispirazione, allora
rifiuto di considerare questa ricostruzione come il compito della
logica della conoscenza. I processi in parola interessano la psicologia
empirica, non la logica. Se invece vogliamo ricostruire razionalmente
i controlli successivi in seguito ai quali si può scoprire che l’
ispirazione è una scoperta, o diventa noto che è una conoscenza,
questa è un’ altra faccenda. Siccome lo scienziato giudica
criticamente, altera o respinge la propria ispirazione, possiamo, se
proprio lo vogliamo, considerare l’ analisi metodologica qui
intrapresa come una specie di “ricostruzione razionale” dei processi
di pensiero corrispondenti. Ma questa ricostruzione non riesce a
descrivere tali processi come avvengono nel fatto: essa può soltanto
fornire un’ impalcatura logica della procedura dei controlli. Forse
però coloro che parlano di una “ricostruzione razionale” dei modi in
cui otteniamo le nostre conoscenze non intendono dire niente di più.
Accade così che le argomentazioni che espongo in questo libro
siano del tutto indipendenti da questo problema. Comunque, il mio
modo di vedere la cosa – per quello che vale – è che non esista
nessun metodo logico per avere nuove idee, e nessuna ricostruzione
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logica di questo processo. Il mio punto di vista si può esprimere
dicendo che ogni scoperta contiene un “elemento irrazionale” o “un’
intuizione creativa” nel senso di bergson. In modo analogo, Einstein
parla della “ricerca di quelle leggi altamente universali … dalle quali
possiamo ottenere un’ immagine del mondo grazie alla pura
decisione. Non esiste alcuna via logica, egli dice, che conduca a
queste … leggi. Esse possono essere raggiunte soltanto tramite l’
intuizione, basata su una alcunché che possiamo chiamare
immedesimazione (Einfüklung) cogli oggetti d’ esperienza”.
3. Controlli deduttivi delle teorie.
Secondo il punto di vista che sarà esposto qui, il metodo
consistente nel sottoporre le teorie a controlli critici e nello scegliere
secondo i risultati dei controlli, procede sempre lungo le linee
seguenti. Da una nuova idea, avanzata per tentativi e non ancora
giustificata in alcun modo – una anticipazione, un’ ipotesi, un
sistema di teorie, o qualunque cosa si preferisca – si traggono
conclusioni per mezzo della deduzione logica. In un secondo tempo
queste conclusioni vengono confrontate l’ una con l’ altra, e con altre
asserzioni rilevanti, in modo da trovare quali relazioni logiche (come
equivalenza, derivabilità, compatibilità o incompatibilità) esistano tra
di esse.
Volendo, possiamo distinguere quattro differenti linee lungo le
quali si può eseguire il controllo di una teoria. Per primo viene il
confronto logico delle conclusioni tra loro: confronto per mezzo del
quale si controlla la coerenza interna del sistema. In secondo luogo
viene l’ indagine della forma logica della teoria, il cui scopo è di
determinare se la teoria abbia carattere di teoria empirica o di teoria
scientifica, o se sia, per esempio, tautologica. In terzo luogo viene il
confronto con altre teorie, il cui scopo principale è quello di
determinare se la teoria costituisca un progresso scientifico, nel caso
che sopravviva ai vari controlli a cui l’ abbiamo sottoposta. E infine
c’è il controllo della teoria condotto mediante le applicazioni
empiriche delle conclusioni che possono essere derivate da essa.
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Scopo di quest’ ultimo tipo di controllo è di scoprire fino a qual
punto le nuove conseguenze della teoria – qualunque cosa di nuovo
possa esserci in ciò che essa asserisce – vengano incontro alle
richieste della pratica, sia a quelle sollevate da esperimenti
puramente scientifici, sia a quelle che derivano da applicazioni
tecnologiche pratiche. Anche qui la procedura dei controlli rivela il
proprio carattere deduttivo. Con l’ aiuto di altre asserzioni già
accettate in precedenza si deducono dalla teoria certe asserzioni
singolari che possiamo chiamare “predizioni”: in particolar modo,
quelle che la teoria corrente contraddice. In seguito andiamo alla
ricerca di una decisione riguardante queste (e altre) asserzioni
derivate, confrontando queste ultime con i risultati delle applicazioni
pratiche e degli esperimenti. Se questa decisione è positiva, cioè se le
singole conclusioni si rivelano accettabili o verificate, la teoria ha
temporaneamente superato il controllo: non abbiamo trovato alcuna
ragione per scartarla. Ma se la decisione è negativa, o, in altre parole,
se le conclusioni sono state falsificate, allora la loro falsificazione
falsifica anche la teoria da cui le conclusioni sono state dedotte
logicamente.
E’ opportuno notare che una decisione positiva può sostenere la
teoria soltanto temporaneamente, perché può sempre darsi che
successive decisioni negative la scalzino. Finchè una teoria affronta
con successo controlli dettagliati e severi, e nel corso del progresso
scientifico non è scalzata da un’ altra teoria, possiamo dire che ha
“provato il suo valore” o che è stata “corroborata” dall’ esperienza
passata.
Nel procedimento delineato qui non compare nulla che somigli
alla logica induttiva. Io non presuppongo mai che si possa
concludere dalla verità delle asserzioni singolari alla verità delle
teorie. Non presuppongo mai che le teorie possono essere provate
“vere” o anche semplicemente “probabili” in forza di conclusioni
“verificate”.
In questo libro intendo fornire un’ analisi più dettagliata dei
metodi dei controlli deduttivi; e tenterò di mostrare che nell’ ambito
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di quest’ analisi si possono trattare tutti i problemi che di solito si
chiamano “epistemologici”. In particolare che si possono eliminare
quei problemi a cui la logica induttiva dà origine, senza farne sorgere
dei nuovi al loro posto.
5. Il problema della demarcazione.
Tra le molte obiezioni che verranno probabilmente sollevate
contro il punto di vista proposto in questo capitolo, la più seria è
forse la seguente. Qualcuno potrebbe dire che, rifiutando il metodo
induttivo, privo la scienza empirica di quella che sembra la sua
caratteristica più importante; e ciò significa che elimino le barriere
che separano la scienza dalla speculazione metafisica. A quest’
obiezione rispondo che la principale ragione per cui rifiuto la logica
induttiva è precisamente questa: che essa non fornisce un contrassegno
appropriato per distinguere il carattere empirico, non metafisico, di un
sistema di teorie; o, in altre parole, che non fornisce un “criterio di
demarcazione” appropriato.
Chiamo problema della demarcazione il problema di trovare un
criterio che ci metta in grado di distinguere tra le scienze empiriche
da un lato e la matematica e la logica, e così pure i sistemi
“metafisici”, dall’ altro.
Questo problema era noto a Hume che tentò di risolverlo. Con
Kant divenne il problema centrale della teoria della conoscenza. Se,
seguendo Kant, chiamiamo “problema di Hume” il problema dell’
induzione, potremmo chiamare “problema di Kant” il problema
della demarcazione.
Di questi due problemi – che sono la fonte di quasi tutti gli altri
problemi della teoria della conoscenza – il problema della
demarcazione è, penso, il più fondamentale. In realtà la ragione
principale per cui gli epistemologi con tendenze empiristiche sono
propensi a puntare tutto sul “metodo dell’ induzione”, sembra essere
la credenza che soltanto questo metodo può fornire un criterio di
demarcazione appropriato. Ciò è vero specialmente per quegli
empiristi che militano sotto le insegne del “positivismo”.
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I vecchi positivisti erano bel lieti di ammettere come scientifici, o
legittimi, soltanto quei concetti (o nozioni, o idee) che, secondo il loro
modo di presentare la questione, fossero “derivati dall’ esperienza”;
cioè, quei concetti che essi credevano riducibili logicamente a
elementi di esperienza sensibile, quali sensazioni (o dati sensibili),
impressioni, percezioni, ricordi auditivi o visivi, e così via. I
positivisti moderni sono in grado di vedere più chiaramente che la
scienza non è un sistema di concetti, ma piuttosto un sistema di
asserzioni. Di conseguenza intendono ammettere come scientifiche, o
legittime, soltanto quelle asserzioni che siano riducibili ad asserzioni
elementari, o “atomiche”, di esperienza – a “giudizi di percezione” o
“proposizioni atomiche” o “enunciati protocollari”, o dio sa che cosa.
E’ chiaro che il criterio di demarcazione qui implicito è identico alla
richiesta di una logica induttiva.
Poiché rifiuto la logica induttiva, devo anche rifiutare tutti quei
tentativi di risolvere il problema della demarcazione. Il problema
della demarcazione diventa importante per la nostra indagine in
seguito a questo rifiuto. Il compito cruciale di qualunque
epistemologia che non accetti la logica induttiva dev’ essere il trovare
un criterio di demarcazione accettabile.
Di solito i positivisti interpretano il problema dela demarcazione
in maniera naturalistica; lo interpretano come sse si trattasse di un
problema di scienza naturale. Invece di considerare come loro
compito il proporre una convenzione appropriata, essi credono di
aver scoperto, tra scienza empirica da un lato e metafisica dall’ altro,
una differenza che esiste, per così dire, nella natura delle cose.
Tentano costantemente di provare che per sua stessa natura la
metafisica non è altro che una chiacchera insensata, - “sofisticheria e
illusione” – come dice Hume, che dovremmo “dare alle fiamme”.
Se con le parole “insensato” o “insignificante” non vogliamo
esprimere nient’ altro, per definizione, che: “non appartenente alla
scienza empirica”, allora la caratterizzazione della metafisica come
non-senso insignificante è assolutamente ovvia; infatti la metafisica
viene di solito definita come non-empirica. Ma naturalmente i
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positivisti credono di poter dire, intorno alla metafisica, molto di più
che non che alcune delle sue asserzioni sono non-empiriche. Le
parole “insignificante” o “insensato” suggeriscono, e si vuole che
suggeriscano, una valutazione negativa; e non v’è dubbio che ciò che
i positivisti vogliono veramente non è tanto una efficace
demarcazione quanto piuttosto lo scalzamento e l’ annichilamento
definitivi della metafisica. In qualunque modo ciò possa accadere,
vediamo che ogni qual volta i positivisti hanno tentato di dire con
maggior chiarezza che cosa significhi “significante”, il loro tentativo
ha condotto allo stesso risultato: a una definizione di “enunciato
significante” (distinto da “pseudo-enunciato insignificante”) la quale
non faceva altro che reiterare il criterio di demarcazione della loro
logica induttiva.
Ciò “si rivela” molto chiaramente nel caso di Wittgenstein,
secondo il quale ogni proposizione significante dev’ essere
logicamente riducibile a proposizioni elementari (o atomiche), che egli
caratterizza come descrizioni o “immagini della realtà”
(caratterizzazione, questa, che tra l’ altro deve coprire l’ intiero
campo delle proposizioni significanti). Da ciò possiamo vedere che il
criterio di significanza di Wittgenstein coincide con il criterio di
demarcazione degli induttivisti a condizione che si sostituisca la
parola “significante” alle parole “legittimo” o “scientifico”. E proprio
riguardo al problema dell’ induzione questo tentativo di risolvere il
problema della demarcazione fallisce: i positivisti, nella loro ansia di
struggere la metafisica, distruggono, con essa, la scienza della natura.
Infatti le leggi scientifiche non possono, a loro volta, essere ridotte ad
asserzioni empiriche elementari. Applicato coerentemente, il criterio
di significanza di Wittgenstein liquida come insignificanti quelle
leggi naturali la cui ricerca, come dice Einstein, è “il compito
supremo del fisico”: tali leggi non potranno mai essere accettate
come asserzioni genuine o legittime. Il tentativo di Wittgenstein, di
smascherare il problema dell’ induzione come un vuoto pseudoproblema, è stato espresso da Schlick con le seguenti parole: “il
problema dell’ induzione consiste nel richiedere una giustificazione
logica delle asserzioni universali intorno alla realtà … Noi
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riconosciamo, con Hume, che una giustificazione logica di questo
tipo non esiste; non può esistere, semplicemente perché tali asserzioni
non sono asserzioni autentiche”.
Ciò mostra come il criterio induttivistico di demarcazione non
riesca a tracciare una linea di divisione tra sistemi scientifici e sistemi
metafisici, e perché essa debba per forza assegnar loro status eguale.
Nfatti il verdetto del dogma positivistico del significato è che tanto i
sistemi metafisici quanto quelli scientifici sono costituiti da pseudoasserzioni insignificanti. Dunque,invece di sradicare la metafisica
dalla scienza empirica, il positivismo conduce all’ irruzione della
metafisica nel dominio della scienza.
In opposizione a questi stratagemmi antimetafisici – che poi sono
antimetafisici solo nell’ intenzione – il mio compito, così come lo
intendo io, non è quello di darmi da fare per scalzare la metafisica,
ma piuttosto quello di formulare una caratterizzazione appropriata
della scienza empirica, ovvero, di definire i concetti “scienza
empirica” e “metafisica” in modo da essere poi in grado di dire se lo
studiare più da vicino un dato sistema di asserzioni sia o no di
pertinenza della scienza empirica.
Di conseguenza il mio criterio di demarcazione dovrà essere
considerato come una proposta per un accordo o convenzione. Le
opinioni sull’ opportunità di una convenzione siffatta possono
differire; ed è possibile discutere ragionevolmente queste questioni
soltanto se le parti in causa hanno qualche scopo in comune.
Naturalmente, la scelta di questo scopo sarà, in ultima analisi, una
questione di decisione che oltrepassa l’ ambito della discussione
razionale.
Pertanto, chiunque abbia di mira, come scopo e oggetto della
scienza, un sistema di asserzioni assolutamente certe e
irrevocabilmente vere, respingerà senza dubbio la proposta che sto
per avanzare qui. E così pure la respingeranno coloro che fanno
consistere “l’ essenza della scienza… nella dignità” e pensano che
questa dignità risieda nella sua “completezza e nella sua “reale verità
ed essenzialità”. Molto difficilmente costoro dsaranno disposti a
riconoscere questa dignità alla moderna fisica teorica, nella quale
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invece io ed altri vediamo la realizzazione fino ad oggi più completa
di ciò che chiamo “scienza empirica”.
Gli scopi della scienza che io ho in mente sono differenti. In ogni
caso non tento di giustificarli rappresentandoli come le mete vere ed
essenziali della scienza. Questo non farebbe altro che snaturare il
punto della discussione, e significherebbe una ricaduta nel
dogmatismo positivistico. Per quanto posso vedere, c’è soltanto un
modo di argomentare razionalmente in favore delle proposte che ho
avanzato: quello, cioè, che consiste nell’ analizzare le loro
conseguenze logiche: nel mettere in evidenza la loro fertilità, il loro
potere di mettere in chiaro i problemi della teoria della conoscenza.
Non ho perciò nessuna difficoltà ad ammettere che nell’ arrivare
alla formulazione delle mie proposte sono stato guidato in ultima
analisi da giudizi di valore e da predilezioni personali. Spero tuttavia
che le proposte che ho avanzato possano essere accettate da coloro
che tengono in pregio non soltanto il rigore logico, ma anche a libertà
del dogmatismo; che cercano l’ applicabilità pratica, ma sono attratti
in misura ancora maggiore dalle avventure della scienza e dalle
scoperte che continuamente ci mettono di fronte a questioni nuove e
inaspettate e costituiscono una sfida a scoprire risposte nuove e
finora insospettate.
Il fatto che le proposte che avanzo siano influenzate da giudizi di
valore non significa che io stia commettendo lo stesso errore di cui ho
accusato i positivisti: quello di tentare di uccidere la metafisica
lanciandole improperi. Non mi spingo neppure tanto lontano da
asserire che la metafisica non ha nessun valore per la scienza
empirica. Infatti non si può negare che accanto alle idee metafisiche
che hanno ostacolato il cammino della scienza, ce ne sono state altre
– come l’ atomismo speculativo – che ne hanno aiutato il progresso. E
guardando alla questione da punto di vista psicologico, sono
propenso a ritenere che la scoperta scientifica è impossibile senza la
fede in idee che hanno una natura puramente speculativa, e che
talvolta sono addirittura piuttosto nebulose; fede, questa, che è
completamente priva di garanzie dal punto di vista della scienza e
che pertanto, entro questi limiti, è “metafisica”.
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Tuttavia, pur avendo avanzato queste catele, sostengo ancora che
il primo compito della logica della conoscenza è quello di formulare
un concetto di scienza empirica allo scopo di rendere l’ uso linguistico,
ora piuttosto incerto, il più possibile definito; di tracciare una netta
linea di demarcazione tra la scienza e le idee della metafisica, anche
se queste idee possono avere favorito il progresso della scienza
durante tutta la sua storia.
6. L’ esperienza come metodo.
Il compito di formulare una definizione accettabile dell’ idea di
scienza non è privo di difficoltà. Alcune di queste difficoltà sorgono
dal fatto che esistono di necessità molti sistemi di teorie la cui struttura
logica è molto simile a quell’ unica che, in un’ epoca particolare,
rappresenta il sistema di scienza empirica comunemente accettato.
Talvolta questa situazione si descrive dicendo che c’è una grande
quantità – e presumibilmente un numero infinito – di “mondi
logicamente possibili”. Tuttavia il sistema chiamato “scienza
empirica” è destinato a rappresentare soltanto un mondo: il “mondo
della nostra esperienza”.
Allo scopo di rendere quest’ idea un po’ più precisa possiamo
distinguere tre esigenze che il nostro sistema empirico di teorie
dovrà soddisfare. In primo luogo esso dev’ essere sintetico, così che
possa rappresentare un mondo non contraddittorio, possibile. In
secondo luogo deve soddisfare il criterio di demarcazione; cioè non
dev’ essere metafisico, ma deve rappresentare un mondo di
esperienza possibile. In terzo luogo dev’ essere un sistema che si
distingue in qualche modo da altri sistemi, come l’ unico che
rappresenta il nostro mondo di esperienza.
Ma in che modo dev’ essere distinto il sistema che rappresenta il
nostro mondo d’ esperienza? La risposta è: in base al fatto che è stato
sottoposto a controlli e li ha superati. Ciò significa che lo si deve
distinguere applicandogli quel metodo deduttivo che è mio scopo
analizzare e descrivere.
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Da questo punto di vista “l’ esperienza” si presenta come un
metodo di distinzione sulla base del quale si può differenziare un
sistema di teorie dagli altri; così la scienza empirica sembra
caratterizzata non soltanto dalla sua forma logica, ma anche dal
metodo che la distingue. (Naturalmente questo è anche il punto di
vista degli induttivisti che tentano dicaratterizzare la scienza
empirica in base all’ uso del metodo induttivo).
La teoria della conoscenza, il cui compito è l’ analisi del metodo o
della procedura peculiari alla scienza empirica, può, di conseguenza,
essere descritta come una teoria del metodo empirico; una teoria di ciò
che si è soliti chiamare “esperienza”.
7. La falsificabilità come criterio di demarcazione.
Il criterio di demarcazione inerente alla logica induttiva – cioè il
dogma positivistico del significato – è equivalente alla richiesta che
tutte le asserzioni della scienza empirica (ovvero tutte le asserzioni
“significanti”) debbano essere passibili di una decisione conclusiva
riguardo la loro verità e falsità; diremo che devono essere “decidibili
in modo conclusivo”. Ciò significa che la loro forma dev’ essere tale
che sia il verificarle sia il falsificarle debbano essere logicamente
possibili. Così Schlick dice: “… un’ asserzione autentica deve essere
passibile di verificazione conclusiva”; e Weismann afferma ancor più
chiaramente: “Se non è in alcun modo possibile determinare se un’
asserzione è vera, allora l’ asserzione non ha alcun significato. Infatti il
significato di un’ asserzione è il metodo della sua verificazione”.
Ora, secondo me, non esiste nulla di simile all’ induzione. E’
pertanto logicamente inammissibile l’ inferenza da asserzioni
singolari “verificate dall’ esperienza” (qualunque cosa ciò possa
significare) a teorie. Dunque le teorie non sono mai verificabili
empiricamente. Se vogliamo evitare l’ errore positivistico, consistente
nell’ eliminare per mezzo del nostro criterio di demarcazione i
sistemi di teorie delle scienze della natura, dobbiamo scegliere un
criterio che ci consenta di ammettere, nel dominio della scienza
empirica, anche asserzioni che non possono essere verificate.
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Ma io ammetterò certamente come empirico, o scientifico,
soltanto un sistema che possa essere controllato dall’ esperienza.
Queste considerazioni suggeriscono che, come criterio di
demarcazione, non si deve prendere la verificabilità, ma la falsificabilità
di un sistema. In altre parole: da un sistema scientifico non esigerò,
che sia capace di essere scelto, in senso positivo, una volta per tutte
ma esigerò che la sua forma logica sia tale che possa essere messo in
evidenza, per mezzo di controlli empirici, in senso negativo: un
sistema empirico deve poter essere confutato dall’ esperienza.
(Così l’ asserzione “Domani qui pioverà o non pioverà” non sarà
considerata un’ asserzione empirica, semplicemente perché non può
essere confutata, mentre l’ asserzione “Qui domani pioverà” sarà
considerata empirica).
Contro il criterio di demarcazione che ho proposto qui si possono
sollevare diverse obiezioni: In primo luogo può sembrare piuttosto
sciocco il suggerire che la scienza, la quale dovrebbe darci
informazioni positive, si debba caratterizzare dicendo che soddisfa
un criterio negativo, come la confutabilità. Ma <…> mostrerò che
quest’ obiezione ha poco peso, perché la quantità di informazione
intorno al mondo fornita da un’ asserzione scientifica è tanto più
grande quanto maggiore è la possibilità che essa entri in conflitto, in
virtù del suo carattere logico, con possibili asserzioni singolari. (Non
per nulla chiamiamo “leggi” le leggi di natura: quanto più vietano,
tanto più dicono).
Ancora: si potrebbe tentare di rivolgere contro me stesso le critiche che
ho rivolto al criterio di demarcazione induttivistico: potrebbe infatti
sembrare che contro la falsificabilità come criterio di demarcazione sia
possibile sollevare critiche simili a quelle che io, per parte mia, ho sollevato
contro la verificabilità.
Questo attacco non può darmi noia. La mia proposta si basa su
un’ asimmetria tra verificabilità e falsificabilità, asimmetria che risulta
dalla forma logica delle asserzioni universali. Queste, infatti, non
possono mai essere derivate da asserzioni singolari. Di conseguenza
è possibile, per mezzo di inferenze puramente deduttive (con l’ aiuto
del modus tollens della logica classica), concludere dalla verità di
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asserzioni singolari alla falsità di asserzioni universali. Un tale
ragionamento, che conclude alla falsità di asserzioni universali, è il
solo tipo di inferenza strettamente deduttiva che proceda, per così
dire, nella “direzione induttiva”; cioè da asserzioni singolari ad
asserzioni universali.
Una terza obiezione può forse sembrare più seria. Si può dire che
anche ammettendo l’ asimmetria, è ancora impossibile, per varie
ragioni, che un qualsiasi sistema teorico possa mai essere falsificato
in modo conclusivo. Infatti è sempre possibile trovare qualche
scappatoia per sfuggire alla falsificazione: per esempio, introducendo
ad hoc un’ ipotesi ausiliaria oppure trasformando, ad hoc, una
definizione. E’ anche possibile adottare la posizione che consiste,
semplicemente, nel respingere qualsiasi esperienza falsificante, senza
che ciò conduca a contraddizioni. E’ vero che di solito gli scienziati
non procedono in questo modo, ma tale procedimento è logicamente
possibile; e il meno che si possa sostenere è che questo fatto rende
dubbio il valore del criterio di demarcazione che ho proposto.
Devo ammettere che questa critica è giusta; ma non per questo è
necessario che io ritiri la mia proposta di adottare la falsificabilità
come criterio di demarcazione < … > Secondo la mia proposta, ciò
che caratterizza il metodo empirico è la maniera in cui esso espone
alla falsificazione, in ogni modo concepibile, il sistema che si deve
controllare. Il suo scopo non è quello di salvare la vita a sistemi
insostenibili, ma, al contrario, quello di scegliere il sistema che al
paragone si rivela il più adatto, dopo averli esposti tutti alla più
feroce lotta per la sopravvivenza.
Il criterio di demarcazione che ho proposto conduce anche a una
soluzione del problema dell’ induzione di Hume; del problema, cioè,
della validità delle leggi di natura. La radice di questo problema è l’
apparente contraddizione tra quella che può essere chiamata “la tesi
fondamentale dell’ empirismo” – la tesi secondo cui soltanto l’
esperienza può decidere della verità o della falsità delle asserzioni
della scienza – e la realizzazione humeana dell’ inammissibilità delle
argomentazioni induttive. Questa contraddizione nasce soltanto se si
assume che tutte le asserzioni empiriche della scienza debbano essere
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“decidibili in modo conclusivo”; se cioè si assume che tanto la loro
verificazione quanto la loro falsificazione debbano essere entrambe
possibili in linea di principio. Se rinunciamo a questa esigenza e
ammettiamo come empiriche soltanto quelle asserzioni che sono
decidibili in un unico senso – unilateralmente decidibili, e più
specificatamente, falsificabili – e possono essere controllate per
mezzo di tentativi sistematici di falsificarle, allora la contraddizione
svanisce: il metodo della falsificazione non presuppone
alcun’inferenza induttiva, ma soltanto le trasformazioni tautologiche
della logica deduttiva, la cui validità è fuori discussione. < … >
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