26 MARTEDÌ 8 MAGGIO 2007 Camilliani, ad Ariccia il 56° Capitolo generale Firenze,al Ridolfi oggi la «Pasqua dell’atleta» Siracusa festeggia il patrocinio di santa Lucia ARICCIA. È in corso nella Casa FIRENZE. Torna a SIRACUSA. «Come Divin Maestro di Ariccia (Roma) il 56° Capitolo generale dei Ministri degli Infermi. Circa 90 i Camilliani giunti da 35 Paesi per affrontare – fino al 19 maggio – il tema «Uniti per la giustizia e la solidarietà nel mondo della salute». Un tema – ha affermato il padre generale Frank Antony Monks, dando il via ai lavori – che rimanda «sapientemente» agli albori dell’ordine: «Chi più di san Camillo de Lellis ha vissuto la solidarietà con i malati, considerati suoi signori e padroni? Perché il carisma di un istituto rimanga vibrante sono necessarie due cose: viverlo e condividerlo con altri». Ha aperto nei giorni scorsi il capitolo la Messa presieduta dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano. Il capitolo, ha detto il porporato «è un’occasione per verificare la fedeltà al carisma, salvaguardarlo e assicurarsi che sia ancora incisivo nel mondo di oggi. La sofferenza esiste nel mondo per valorizzare la vita, così come la notte valorizza le stelle». Firenze la «Pasqua dell’atleta», evento promosso dall’Ufficio pellegrinaggi dell’arcidiocesi toscana in collaborazione con Atletica Asics Firenze Marathon. Oggi la Messa presieduta da monsignor Claudio Maniago, vescovo ausiliare di Firenze, alle 16,30 presso lo stadio di atletica «Luigi Ridolfi», aprirà l’incontro che vedrà la presenza di numerose associazioni sportive. Il programma prevede anche l’assegnazione di un premio speciale a Carla Panerai, olimpionica a Città del Messico nel ’68. cristiani non possiamo ignorare il degrado materiale e spirituale di tanta gente che soffre e vive ai margini». Con questo invito a guardare gli "ultimi", l’arcivescovo di Siracusa, Giuseppe Costanzo, ha aperto domenica scorsa i festeggiamenti per il patrocinio di santa Lucia, che con il suo prodigio salvò la città dalla fame. Le celebrazioni continueranno fino al 13 con la solenne liturgia presieduta dall’arcivescovo e la processione del simulacro di santa Lucia. (G.Mat.) VANGELO E SOCIETÀ Alla presentazione i vescovi Plotti e Bianchi il presidente del Comitato scientifico Vocazioni, un cammino oltre la crisi educativa della prassi pastorale ordinaria Nelle Marche un convegno per gli operatori promosso dal Centro regionale a crisi vocazionale in Italia? È una L crisi educativa e della prassi pastorale. Questa la sottolineatura emersa dal convegno per operatori vocazionali e di diversi ambiti della pastorale, organizzato domenica scorsa dal Centro regionale vocazioni (Crv) delle Marche. «Come sacerdoti e laici educatori non possiamo eludere gli orientamenti contenuti nel documento "Nuove vocazioni per una nuova Europa" redatto dieci anni fa», ha affermato don Antonio Napolioni, rettore del Pontificio seminario marchigiano e direttore del Crv delle Marche. Per fare il punto della situazione a livello regionale nell’ottica vocazionale gli operatori pastorali sono stati coordinati da padre Amedeo Cencini, docente di psicologia alla Pontificia università salesiana. «Sono sempre meno e non facili da trovare gli accompagnatori che si pongono accanto ai giovani nel servizio del discernimento vocazionale – ha precisato Cencini –. La pastorale vocazionale non è un correre ai ripari dettati dalla paura, ma un affermare con autorevolezza teologica il kerigma della vocazione, ovvero, l’offrire una catechesi alfabetica sul dono della vita, di Dio e della fede». I lavori di gruppo hanno messo in evidenza, oltre alla bassa presenza di laici in questo ambito, come la fatica del parroco si riversi inevitabilmente anche sui catechisti e laici impegnati scoraggiando un lavoro d’insieme, rischiando di essere poco attenti alle richieste vocazionali che provengono dai giovani. «Ai giovani va detto che per scoprire la vocazione è importante vivere l’ordinarietà della vita cristiana – ha concluso Cencini –: preghiera, servizio, sacramenti, comunità. Non si deve temere di far la proposta aperta ai giovani di una speciale consacrazione a Dio e inoltre, di ripensare la pastorale vocazionale non partendo dai numeri sempre in calo, ma dalla modalità di essere Chiesa e la qualità dei piani pastorali diocesani». Giacomo Ruggeri Miglio,i direttori degli Uffici Cei per le comunicazioni sociali, Pompili e lavoro,Tarchi Settimane sociali: così l’edizione del centenario È stata illustrata ieri a Pisa e Pistoia, dove un secolo fa venne tenuta a battesimo, l’iniziativa che dal 18 al 21 ottobre 2007 riunirà in Toscana i cattolici italiani DA PISA ANDREA BERNARDINI ornano a Pisa e a Pistoia, dov’erano nate cent’anni fa, le Settimane sociali dei cattolici italiani. Da giovedì 18 a domenica 21 ottobre, oltre mille persone provenienti da tutta Italia respireranno aria di Toscana e ragioneranno di bene comune. L’identikit dei partecipanti? A rappresentare la Chiesa italiana ci sarà innanzitutto il presidente della Cei l’arcivescovo Angelo Bagnasco e con lui rappresentanti ai massimi livelli di tutte le diocesi. Tra gli ospiti extra italiani è prevista la presenza del cardinale Pèter Ërdo, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee. Assieme a lui delegazioni di Francia, Spagna e Germania. E poi laici e preti che non vogliono perdere la bussola su temi come diritto dell’uomo e diritto naturale, libertà dell’individuo e bene della società, la mission della politica e quella del cristiano impegnato in politica. E ancora: politici ed amministratori ormai navigati e giovani che vorrebbero buttarsi nell’agone politico, ma temono di bruciarvi i loro buoni propositi; esperti di economia e di finanza; e i volontari che passano il tempo libero (anche di più) al servizio degli altri offrendo quello che PaoloVI chiamava «il livello più alto di carità», ben sapendo la differenza tra carità e solidarietà. Le Settimane sociali dei cattolici italiani sono state illustrate ieri a Pistoia e a Pisa alle autorità cittadine e ai giornalisti da: Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente del comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, Paolo Tarchi e Domenico Pompili, rispettivamente direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, e per le comunicazioni sociali, e dai vescovi di Pistoia Mansueto Bianchi e di Pisa Alessandro Plotti. T Era il 23 settembre del 1907 quando prese il via a Pistoia la prima Settimana sociale dei cattolici italiani. Merito soprattutto di una felice intuizione – come ha ricordato l’arcivescovo di Pisa Alessandro Plotti – dell’economista e sociologo cattolico Giuseppe Toniolo (di cui è in corso la causa di beatificazione) e dell’arcivescovo pisano di allora, il cardinale Pietro Maffi. Allora, alla prima edizione, si parlò di contratti di lavoro e cooperazione, di organizzazione sindacale e scuola. Oggi – ha ricordato monsignor Arrigo Miglio – sono anche altre le questioni su cui i cattolici devono assumere una posizione, motivandola in termini razionali e quindi condivisibili da ogni uomo di buona volontà. Significativamente il tema dell’edizione 2007 sarà: «Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano». E allora, diamoci da fare – è quanto si legge nel documento preparatorio della prossima Settimana sociale – accumuliamo idee, cultura, progetti, sperimentiamo esperienze. Solo così «si eviterà quella tentazione dello straniamento dalle sorti del nostro paese, risuonato non a caso durante il Convegno ecclesiale di Verona». Certo, il clima che si respira non è semplice: se da una parte è convinzione comune che la tolleranza debba essere il principio cardine di una società pluralista, «dall’altra – si legge nel documento si vorrebbero bandire le posizioni cattoliche dallo spazio pubblico e vederle relegate nell’ambito privato»: "sileant cattolici in munere alieno!"». A Pistoia – ha ricordato monsignor Paolo Tarchi – nella cattedrale di San Zeno («scelta per il suo significato e per la bellezza della piazza circostante» ha spiegato don Paolo Firindelli, segretario del comitato organizzatore pistoiese) si farà memoria delle precedenti 44 settimane sociali dei cattolici italiani vissute in cento anni. L’evento – ha commentato il vescovo di Pistoia Mansueto Bianchi -«coinvolgerà certamente anche la comunità ecclesiale e quella civile del territorio» A Pisa si svolgeranno le altre cinque sessioni, dedicate alla ricerca del bene comune nella società globale, nel rapporto tra stato, mercato e terzo settore, nella biopolitica e nell’educazione Il 17 maggio Garelli sul documento preparatorio Si respira già aria di Settimana sociale nelle due diocesi che la ospiteranno nel prossimo ottobre.A Pistoia si è costituita una commissione diocesana per la settimana sociale. Coordinata dal vicario generale Giordano Frosini, è composta da Giorgio Petracchi, Paola Bellandi, Mariangela Maraviglia, Lorena Paganelli, Sara Luci, Mauro Banchini, Lucia Cecchi e dal canonico Paolo Firindelli.A Pisa, il referente locale del comitato locale è il vicario generale Antonio Cecconi. Nella città della costa, in particolare, la fondazione Toniolo – che ha sede dove Giuseppe Toniolo abitava insieme alla famiglia – sta predisponendo una serie di iniziative in preparazione alla Settimana. La prima è in programma il prossimo giovedì 17 maggio, quando, alle ore 17 al Palazzo della Sapienza a Pisa, il professor Franco Garelli, segretario del comitato scientifico ed organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici italiani, illustrerà il documento preparatorio della prossima Settimana sociale. (A.Ber.) Ieri la presentazione della Settimana sociale 2007. Sotto: la precedente edizione, a Bologna nel 2004 Nel 1907 la prima con Toniolo mercato e l’azione dei singoli e delle comunità avrebbero a prima Settimana dovuto ispirarsi ai valori sociale dei cattolici morali. italiani si tenne a Risultato? Da quel primo Pistoia dal 23 al 28 incontro la nota condanna settembre 1907. Ne furono del modernismo venne letta promotori l’economista e in modo nuovo. sociologo cattolico Toniolo, nato a Treviso il 7 Giuseppe Toniolo e il marzo del 1845, era arrivato cardinale-scienziato Pietro a Pisa, perché prese a Maffi, arcivescovo di Pisa. In insegnare economia politica quella Settimana si parlò di all’ateneo locale nel gennaio contratti di lavoro e del 1879. Morì alla fine della L’appuntamento toscano cooperazione, di prima guerra mondiale il 7 organizzazione sindacale e ottobre del 1918. Fu forse il sarà anche occasione di scuola. maggior esponente del per ricordare l’economista Quella prima Settimana pensiero sociale cristiano sociale – ha ricordato lo dell’inizio del secolo scorso. e sociologo che con Maffi storico Giorgio Campanini a Chissà quante volte guidò l’avvio del cammino Pisa in un incontro risuonerà il suo nome ad promosso da «Supplemento ottobre all’ombra della d’anima» – tentò di «far cattedrale di Pistoia e della mettere le radici della cultura cattolica italiana torre pendente di Pisa. A lui sarà dedicato il anche in provincia e di proporre un confronto ricordo di Domenico Sorrentino, vescovo di con i temi della società moderna. Come già Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e avevano fatto, ad esempio, alcuni ambienti postulatore della causa di beatificazione di cattolici in Svizzera o in Belgio, misurò il Toniolo, mentre un video sul sociologo ed pensiero cattolico con il liberismo». economista cattolico sarà proiettato in Il movimento cattolico, fino ad allora molto apertura della seconda sessione dei lavori al impegnato nella società civile, ma estraneo alla centro congressi dell’università di Pisa. politica, immaginò una società non schiava del Agli iscritti all’assise pisana – come ha liberismo o del marxismo, idealizzando un ricordato il vicario generale dell’arcidiocesi di progetto di democrazia orientata al bene Pisa, Antonio Cecconi – sarà offerta la comune, solidale e cooperativa, e in cui le possibilità di partecipare ad uno dei concerti ragioni dell’uomo e la dignità del lavoro della rassegna di musica sacra «Anima Mundi». Andrea Bernardini sarebbero dovute venir prima delle regole del DA PISA L Torino accoglie le suore di Madre Teresa il gesto Poletto con le suore Missionarie della Carità giunte ieri a Torino DA TORINO MARCO BONATTI iccole e sorridenti, sembrano nascondere dietro gli occhi grandi promesse; e, in effetti, da loro ci si attendono segnali importanti. Le suore Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta sono arrivate ieri a Torino, accolte dall’arcivescovo, il cardinale Severino Poletto, per cominciare anche nel capoluogo piemontese il «lavoro» che in tutto il mondo le ha fatte conoscere e amare. Quelle destinate a Torino sono quattro, due indiane e due italiane; terranno aperta, dal prossimo autunno, la casa «Maria porta della speranza», LE TAPPE P nel quartiere di Mirafiori Sud. Una casa grande (oltre duemila metri quadrati, da 20 a 30 posti letto) destinata ad accogliere donne in situazioni di emergenza e, anche, a garantire un’assistenza quotidiana (cibo, vestiti) ai poveri che busseranno alla loro porta. Ieri il cardinale Poletto ha accolto le suore nella chiesa di Sant’Andrea, in via Torrazza Piemonte, celebrando la Messa per loro e per la comunità del quartiere. Le religiose che lavoreranno a Torino erano accompagnate da suor Maria Pia, superiora regionale per l’Italia delle Missionarie della Carità. L’arrivo delle suore fa diventare realtà un desiderio del cardinale Poletto e un progetto della Conferenza episcopale italiana: la diocesi di Torino e il Fondo nazionale dell’otto per mille contribuiscono infatti a realizzare questo servizio, che per la gestione quotidiana si affiderà invece – come è regola delle Missionarie della Carità – alla Divina Provvidenza. Il cardinale ha fortemente voluto la presenza delle suore perché anche a Torino, in questi anni, stanno crescendo, in numero e gravità, quelle situazioni di povertà estrema che interpellano non solo la società civile ma la stessa Chiesa, e che richiedono gesti forti di testimonianza. Inoltre lo stile delle suore di Madre Teresa rappresenta una «novità» anche per le altre famiglie religiose con finalità caritative, che a Torino sono Ieri il benvenuto di Poletto alle religiose che dal prossimo autunno gestiranno una casa di accoglienza per i poveri e le donne bisognose nel quartiere di Mirafiori Sud fortemente radicate da tempo e che rappresentano un dono prezioso per la diocesi e la città. Il direttore della Caritas diocesana di Torino, Pierluigi Dovis, ha seguito fin dall’inizio il progetto di apertura della casa d’accoglienza e ha contribuito a individuare la localizzazione, in un quartiere di periferia dove, a fianco di persone e famiglie che conducono stili di vita normali, convivono anche situazioni di forte disagio e solitudine. La nuova Casa per le donne si troverà in via Chiala, nell’ex chiesa succursale di San Remigio, alla periferia Sud di Torino, e dovrebbe aprire entro Natale. In questi mesi, mentre si completano i lavori, le suore di Madre Teresa abiteranno in un’altra succursale della parrocchia, a Sant’Andrea; e inizieranno a prendere contatto con il quartiere, e con la città intera, con il proprio stile silenzioso e discreto. Nella casa di via Chiala ci sarà anche una cappella per l’adorazione perpetua, poiché le religiose di Madre Teresa sono sempre presenti, a turno, davanti al Santissimo. Per loro si predisporrà anche un servizio liturgico in inglese, poiché la regola impone che le suore parlino fra di loro esclusivamente in quella lingua. Quella di Torino è per adesso l’unica fondazione delle Missionarie della Carità in Piemonte – sono presenti, invece, in Italia, con 20 comunità, di cui due di monache contemplative e una di fratelli, anch’essi contemplativi. In tutto il mondo le suore di Madre Teresa sono 4.500.