Avvenire, 8 maggio 2007 - Chiesa Cattolica Italiana

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MARTEDÌ
8 MAGGIO 2007
Camilliani, ad Ariccia
il 56° Capitolo generale
Firenze,al Ridolfi
oggi la «Pasqua
dell’atleta»
Siracusa festeggia
il patrocinio
di santa Lucia
ARICCIA. È in corso nella Casa
FIRENZE. Torna a
SIRACUSA. «Come
Divin Maestro di Ariccia (Roma) il
56° Capitolo generale dei Ministri
degli Infermi. Circa 90 i Camilliani
giunti da 35 Paesi per affrontare –
fino al 19 maggio – il tema «Uniti
per la giustizia e la solidarietà nel
mondo della salute». Un tema – ha
affermato il padre generale Frank
Antony Monks, dando il via ai lavori
– che rimanda «sapientemente»
agli albori dell’ordine: «Chi più di
san Camillo de Lellis ha vissuto la solidarietà con i malati,
considerati suoi signori e padroni? Perché il carisma di un
istituto rimanga vibrante sono necessarie due cose: viverlo e
condividerlo con altri». Ha aperto nei giorni scorsi il
capitolo la Messa presieduta dal cardinale Tarcisio Bertone,
segretario di Stato vaticano. Il capitolo, ha detto il porporato
«è un’occasione per verificare la fedeltà al carisma,
salvaguardarlo e assicurarsi che sia ancora incisivo nel
mondo di oggi. La sofferenza esiste nel mondo per
valorizzare la vita, così come la notte valorizza le stelle».
Firenze la «Pasqua
dell’atleta», evento
promosso dall’Ufficio
pellegrinaggi
dell’arcidiocesi toscana in
collaborazione con
Atletica Asics Firenze
Marathon. Oggi la Messa
presieduta da monsignor
Claudio Maniago, vescovo
ausiliare di Firenze, alle
16,30 presso lo stadio di
atletica «Luigi Ridolfi»,
aprirà l’incontro che vedrà
la presenza di numerose
associazioni sportive. Il
programma prevede
anche l’assegnazione di un
premio speciale a Carla
Panerai, olimpionica a
Città del Messico nel ’68.
cristiani non possiamo
ignorare il degrado
materiale e spirituale di
tanta gente che soffre e
vive ai margini». Con
questo invito a guardare
gli "ultimi", l’arcivescovo
di Siracusa, Giuseppe
Costanzo, ha aperto
domenica scorsa i
festeggiamenti per il
patrocinio di santa Lucia,
che con il suo prodigio
salvò la città dalla fame.
Le celebrazioni
continueranno fino al 13
con la solenne liturgia
presieduta dall’arcivescovo e la processione
del simulacro di santa
Lucia. (G.Mat.)
VANGELO
E SOCIETÀ
Alla presentazione
i vescovi Plotti e Bianchi
il presidente del
Comitato scientifico
Vocazioni, un cammino oltre la crisi educativa della prassi pastorale ordinaria
Nelle Marche un convegno per gli operatori promosso dal Centro regionale
a crisi vocazionale in Italia? È una
L
crisi educativa e della prassi
pastorale. Questa la sottolineatura
emersa dal convegno per operatori
vocazionali e di diversi ambiti della
pastorale, organizzato domenica
scorsa dal Centro regionale vocazioni
(Crv) delle Marche. «Come sacerdoti
e laici educatori non possiamo
eludere gli orientamenti contenuti nel
documento "Nuove vocazioni per
una nuova Europa" redatto dieci anni
fa», ha affermato don Antonio
Napolioni, rettore del Pontificio
seminario marchigiano e direttore del
Crv delle Marche. Per fare il punto
della situazione a livello regionale
nell’ottica vocazionale gli operatori
pastorali sono stati coordinati da
padre Amedeo Cencini, docente di
psicologia alla Pontificia università
salesiana. «Sono sempre meno e non
facili da trovare gli accompagnatori
che si pongono accanto ai giovani nel
servizio del discernimento
vocazionale – ha precisato Cencini –.
La pastorale vocazionale non è un
correre ai ripari dettati dalla paura,
ma un affermare con autorevolezza
teologica il kerigma della vocazione,
ovvero, l’offrire una catechesi
alfabetica sul dono della vita, di Dio e
della fede». I lavori di gruppo hanno
messo in evidenza, oltre alla bassa
presenza di laici in questo ambito,
come la fatica del parroco si riversi
inevitabilmente anche sui catechisti e
laici impegnati scoraggiando un
lavoro d’insieme, rischiando di essere
poco attenti alle richieste vocazionali
che provengono dai giovani. «Ai
giovani va detto che per scoprire la
vocazione è importante vivere
l’ordinarietà della vita cristiana – ha
concluso Cencini –: preghiera,
servizio, sacramenti, comunità. Non si
deve temere di far la proposta aperta
ai giovani di una speciale
consacrazione a Dio e inoltre, di
ripensare la pastorale vocazionale
non partendo dai numeri sempre in
calo, ma dalla modalità di essere
Chiesa e la qualità dei piani pastorali
diocesani».
Giacomo Ruggeri
Miglio,i direttori
degli Uffici Cei per le
comunicazioni sociali,
Pompili e lavoro,Tarchi
Settimane sociali: così
l’edizione del centenario
È stata illustrata ieri a Pisa
e Pistoia, dove un secolo fa
venne tenuta a battesimo,
l’iniziativa che dal 18 al 21
ottobre 2007 riunirà in
Toscana i cattolici italiani
DA PISA ANDREA BERNARDINI
ornano a Pisa e a Pistoia, dov’erano nate cent’anni fa, le Settimane
sociali dei cattolici italiani. Da giovedì 18 a domenica 21 ottobre, oltre mille persone provenienti da tutta Italia respireranno aria di Toscana e ragioneranno di bene comune.
L’identikit dei partecipanti? A rappresentare la Chiesa italiana ci sarà innanzitutto il presidente della Cei l’arcivescovo Angelo Bagnasco e con lui rappresentanti ai
massimi livelli di tutte le diocesi. Tra gli ospiti extra italiani è prevista la presenza
del cardinale Pèter Ërdo, arcivescovo di
Esztergom-Budapest e presidente del
Consiglio delle Conferenze episcopali europee. Assieme a lui delegazioni di Francia, Spagna e Germania. E poi laici e preti che non vogliono perdere la bussola su
temi come diritto dell’uomo e diritto naturale, libertà dell’individuo e bene della
società, la mission della politica e quella
del cristiano impegnato in politica. E ancora: politici ed amministratori ormai navigati e giovani che vorrebbero buttarsi
nell’agone politico, ma temono di bruciarvi i loro buoni propositi; esperti di economia e di finanza; e i volontari che
passano il tempo libero (anche di più) al
servizio degli altri offrendo quello che PaoloVI chiamava «il livello più alto di carità»,
ben sapendo la differenza tra carità e solidarietà.
Le Settimane sociali dei cattolici italiani
sono state illustrate ieri a Pistoia e a Pisa
alle autorità cittadine e ai giornalisti da: Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente
del comitato scientifico e organizzatore
delle Settimane sociali, Paolo Tarchi e Domenico Pompili, rispettivamente direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi
sociali e il lavoro, e per le comunicazioni
sociali, e dai vescovi di Pistoia Mansueto
Bianchi e di Pisa Alessandro Plotti.
T
Era il 23 settembre del 1907 quando prese il via a Pistoia la prima Settimana sociale dei cattolici italiani. Merito soprattutto di una felice intuizione – come ha ricordato l’arcivescovo di Pisa Alessandro
Plotti – dell’economista e sociologo cattolico Giuseppe Toniolo (di cui è in corso
la causa di beatificazione) e dell’arcivescovo pisano di allora, il cardinale Pietro
Maffi.
Allora, alla prima edizione, si parlò di contratti di lavoro e cooperazione, di organizzazione sindacale e scuola. Oggi – ha
ricordato monsignor Arrigo Miglio – sono anche altre le questioni su cui i cattolici devono assumere una posizione, motivandola in termini razionali e quindi
condivisibili da ogni uomo di buona volontà. Significativamente il tema dell’edizione 2007 sarà: «Il bene comune oggi: un
impegno che viene da lontano».
E allora, diamoci da fare – è quanto si legge nel documento preparatorio della
prossima Settimana sociale – accumuliamo idee, cultura, progetti, sperimentiamo esperienze. Solo così «si eviterà quella tentazione dello straniamento dalle sorti del nostro paese, risuonato non a caso
durante il Convegno ecclesiale di Verona».
Certo, il clima che si respira non è semplice: se da una parte è convinzione comune che la tolleranza debba essere il
principio cardine di una società pluralista, «dall’altra – si legge nel documento si vorrebbero bandire le posizioni cattoliche dallo spazio pubblico e vederle relegate nell’ambito privato»: "sileant cattolici in munere alieno!"».
A Pistoia – ha ricordato monsignor Paolo
Tarchi – nella cattedrale di San Zeno
(«scelta per il suo significato e per la bellezza della piazza circostante» ha spiegato don Paolo Firindelli, segretario del comitato organizzatore pistoiese) si farà memoria delle precedenti 44 settimane sociali dei cattolici italiani vissute in cento
anni.
L’evento – ha commentato il vescovo di Pistoia Mansueto Bianchi -«coinvolgerà certamente anche la comunità ecclesiale e
quella civile del territorio»
A Pisa si svolgeranno le altre cinque sessioni, dedicate alla ricerca del bene comune nella società globale, nel rapporto
tra stato, mercato e terzo settore, nella
biopolitica e nell’educazione
Il 17 maggio Garelli
sul documento
preparatorio
Si respira già aria di
Settimana sociale nelle
due diocesi che la
ospiteranno nel
prossimo ottobre.A
Pistoia si è costituita
una commissione
diocesana per la
settimana sociale.
Coordinata dal vicario
generale Giordano
Frosini, è composta da
Giorgio Petracchi,
Paola Bellandi,
Mariangela Maraviglia,
Lorena Paganelli, Sara
Luci, Mauro Banchini,
Lucia Cecchi e dal
canonico Paolo
Firindelli.A Pisa, il
referente locale del
comitato locale è il
vicario generale
Antonio Cecconi. Nella
città della costa, in
particolare, la
fondazione Toniolo –
che ha sede dove
Giuseppe Toniolo
abitava insieme alla
famiglia – sta
predisponendo una
serie di iniziative in
preparazione alla
Settimana. La prima è in
programma il prossimo
giovedì 17 maggio,
quando, alle ore 17 al
Palazzo della Sapienza a
Pisa, il professor Franco
Garelli, segretario del
comitato scientifico ed
organizzatore delle
Settimane Sociali dei
Cattolici italiani,
illustrerà il documento
preparatorio della
prossima Settimana
sociale. (A.Ber.)
Ieri la presentazione della Settimana sociale 2007. Sotto: la precedente edizione, a Bologna nel 2004
Nel 1907 la prima con Toniolo
mercato e l’azione dei singoli
e delle comunità avrebbero
a prima Settimana
dovuto ispirarsi ai valori
sociale dei cattolici
morali.
italiani si tenne a
Risultato? Da quel primo
Pistoia dal 23 al 28
incontro la nota condanna
settembre 1907. Ne furono
del modernismo venne letta
promotori l’economista e
in modo nuovo.
sociologo cattolico
Toniolo, nato a Treviso il 7
Giuseppe Toniolo e il
marzo del 1845, era arrivato
cardinale-scienziato Pietro
a Pisa, perché prese a
Maffi, arcivescovo di Pisa. In
insegnare economia politica
quella Settimana si parlò di
all’ateneo locale nel gennaio
contratti di lavoro e
del 1879. Morì alla fine della
L’appuntamento toscano
cooperazione, di
prima guerra mondiale il 7
organizzazione sindacale e
ottobre del 1918. Fu forse il
sarà
anche
occasione
di scuola.
maggior esponente del
per ricordare l’economista
Quella prima Settimana
pensiero sociale cristiano
sociale – ha ricordato lo
dell’inizio del secolo scorso.
e sociologo che con Maffi
storico Giorgio Campanini a
Chissà quante volte
guidò l’avvio del cammino
Pisa in un incontro
risuonerà il suo nome ad
promosso da «Supplemento
ottobre all’ombra della
d’anima» – tentò di «far
cattedrale di Pistoia e della
mettere le radici della cultura cattolica italiana
torre pendente di Pisa. A lui sarà dedicato il
anche in provincia e di proporre un confronto
ricordo di Domenico Sorrentino, vescovo di
con i temi della società moderna. Come già
Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e
avevano fatto, ad esempio, alcuni ambienti
postulatore della causa di beatificazione di
cattolici in Svizzera o in Belgio, misurò il
Toniolo, mentre un video sul sociologo ed
pensiero cattolico con il liberismo».
economista cattolico sarà proiettato in
Il movimento cattolico, fino ad allora molto
apertura della seconda sessione dei lavori al
impegnato nella società civile, ma estraneo alla centro congressi dell’università di Pisa.
politica, immaginò una società non schiava del Agli iscritti all’assise pisana – come ha
liberismo o del marxismo, idealizzando un
ricordato il vicario generale dell’arcidiocesi di
progetto di democrazia orientata al bene
Pisa, Antonio Cecconi – sarà offerta la
comune, solidale e cooperativa, e in cui le
possibilità di partecipare ad uno dei concerti
ragioni dell’uomo e la dignità del lavoro
della rassegna di musica sacra «Anima Mundi».
Andrea Bernardini
sarebbero dovute venir prima delle regole del
DA PISA
L
Torino accoglie le suore di Madre Teresa
il gesto
Poletto con
le suore
Missionarie
della Carità
giunte ieri
a Torino
DA TORINO MARCO BONATTI
iccole e sorridenti,
sembrano nascondere
dietro gli occhi grandi
promesse; e, in effetti, da loro
ci si attendono segnali
importanti. Le suore
Missionarie della Carità di
Madre Teresa di Calcutta sono
arrivate ieri a Torino, accolte
dall’arcivescovo, il cardinale
Severino Poletto, per
cominciare anche nel
capoluogo piemontese il
«lavoro» che in tutto il mondo
le ha fatte conoscere e amare.
Quelle destinate a Torino sono
quattro, due indiane e due
italiane; terranno aperta, dal
prossimo autunno, la casa
«Maria porta della speranza»,
LE TAPPE
P
nel quartiere di Mirafiori Sud.
Una casa grande (oltre
duemila metri quadrati, da 20
a 30 posti letto) destinata ad
accogliere donne in situazioni
di emergenza e, anche, a
garantire un’assistenza
quotidiana (cibo, vestiti) ai
poveri che busseranno alla
loro porta. Ieri il cardinale
Poletto ha accolto le suore
nella chiesa di Sant’Andrea, in
via Torrazza Piemonte,
celebrando la Messa per loro e
per la comunità del quartiere.
Le religiose che lavoreranno a
Torino erano accompagnate
da suor Maria Pia, superiora
regionale per l’Italia delle
Missionarie della Carità.
L’arrivo delle suore fa
diventare realtà un desiderio
del cardinale Poletto e un
progetto della Conferenza
episcopale italiana: la diocesi
di Torino e il Fondo nazionale
dell’otto per mille
contribuiscono infatti a
realizzare questo servizio, che
per la gestione quotidiana si
affiderà invece – come è regola
delle Missionarie della Carità –
alla Divina Provvidenza. Il
cardinale ha fortemente
voluto la presenza delle suore
perché anche a Torino, in
questi anni, stanno crescendo,
in numero e gravità, quelle
situazioni di povertà estrema
che interpellano non solo la
società civile ma la stessa
Chiesa, e che richiedono gesti
forti di testimonianza. Inoltre
lo stile delle suore di Madre
Teresa rappresenta una
«novità» anche per le altre
famiglie religiose con finalità
caritative, che a Torino sono
Ieri il benvenuto di Poletto
alle religiose che
dal prossimo autunno
gestiranno una casa
di accoglienza per i poveri
e le donne bisognose nel
quartiere di Mirafiori Sud
fortemente radicate da tempo
e che rappresentano un dono
prezioso per la diocesi e la
città.
Il direttore della Caritas
diocesana di Torino, Pierluigi
Dovis, ha seguito fin dall’inizio
il progetto di apertura della
casa d’accoglienza e ha
contribuito a individuare la
localizzazione, in un quartiere
di periferia dove, a fianco di
persone e famiglie che
conducono stili di vita
normali, convivono anche
situazioni di forte disagio e
solitudine.
La nuova Casa per le donne si
troverà in via Chiala, nell’ex
chiesa succursale di San
Remigio, alla periferia Sud di
Torino, e dovrebbe aprire entro
Natale. In questi mesi, mentre
si completano i lavori, le suore
di Madre Teresa abiteranno in
un’altra succursale della
parrocchia, a Sant’Andrea; e
inizieranno a prendere
contatto con il quartiere, e con
la città intera, con il proprio
stile silenzioso e discreto. Nella
casa di via Chiala ci sarà anche
una cappella per l’adorazione
perpetua, poiché le religiose di
Madre Teresa sono sempre
presenti, a turno, davanti al
Santissimo. Per loro si
predisporrà anche un servizio
liturgico in inglese, poiché la
regola impone che le suore
parlino fra di loro
esclusivamente in quella
lingua.
Quella di Torino è per adesso
l’unica fondazione delle
Missionarie della Carità in
Piemonte – sono presenti,
invece, in Italia, con 20
comunità, di cui due di
monache contemplative e una
di fratelli, anch’essi
contemplativi. In tutto il
mondo le suore di Madre
Teresa sono 4.500.