“IL BENESSERE ANIMALE NELL`ALLEVAMENTO DEL CONIGLIO”

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“IL BENESSERE ANIMALE NELL’ALLEVAMENTO DEL CONIGLIO”
PREMESSA
Attualmente l’allevamento del coniglio non è sottoposto ad alcun vincolo normativo, fatto salvo i
criteri di carattere generale relativi alla protezione degli animali negli allevamenti, previsti ai sensi
del decreto legislativo n. 146/2001.
Tuttavia, poiché nel breve-medio periodo, anche la coniglicoltura sarà, con ogni probabilità regolamentata (come già verificatosi per altre specie animali) si è ritenuto opportuno fornire alcune informazioni inerenti:
- l’attuale “stato dell’arte” della coniglicoltura lombarda;
- alcuni risultati di carattere scientifico anche se non sempre concordanti tra loro;
- alcuni orientamenti comunitari in merito ad una ipotetica disciplina della materia.
Queste informazioni che, in quanto tali, non hanno carattere prescrittivo (ad eccezione dei dettami di legge riportati in grigio nel testo) intendono costituire uno strumento di riflessione per tutti
gli operatori del settore, soprattutto nel caso in cui questi intendano effettuare investimenti in coniglicoltura.
Sarebbe infatti di una gravità assoluta che gli eventuali investimenti effettuati si rivelassero obsoleti
nel giro di pochi anni con gravi danni per chi li ha effettuati.
Queste linee guida intendono quindi, oltre a mantenere alta l’attenzione degli operatori del settore
verso problematiche di attualità e fornire spunti di riflessione, costituire un utile strumento di lavoro.
Starà al lettore ricercare poi tutti gli approfondimenti in merito che riterrà opportuno.
Infine si ritiene doveroso ringraziare, oltre a tutti i componenti il gruppo di lavoro, le associazioni di
categoria dei coniglicoltori che hanno fattivamente contribuito e collaborato alla presente stesura.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.Lgs. 26 marzo 2001, n. 146, relativo alla protezione degli animali negli allevamenti
-
Legge 20 luglio 2004, n. 189, disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate
In Europa l’allevamento del coniglio, pur avendo uno sviluppo più limitato rispetto agli allevamenti
di altre specie animali rappresenta un fattore economico di non secondaria importanza.
Più del 76% della totale produzione europea è concentrata nei paesi mediterranei (Italia, Spagna e
Francia), dove tradizionalmente anche l’allevamento a carattere familiare è particolarmente diffuso.
Sempre in ambito comunitario il benessere di questi animali risulta oggetto di attenzione, con particolare riguardo ai sistemi di allevamento (in gabbia o in strutture alternative), quantità di spazio a
disposizione e caratteristiche dello spazio stesso.
Al riguardo, la Commissione europea ha incaricato la EFSA di stilare un documento scientifico indipendente riassuntivo di tutti gli ultimi dati scientifici disponibili sul benessere del coniglio allevato.
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Secondo tale Commissione i conigli allevati sarebbero geneticamente vicini ai conigli utilizzati in
laboratorio ed ai conigli selvatici. Ne conseguirebbe che le loro esigenze fisiologiche e comportamentali, nonché i fattori di benessere e la predisposizione alle patologie sarebbero del tutto sovrapponibili.
Nell’ambito di tale Commissione tecnica sono emersi in tutta la loro evidenza le divergenze tra nord
Europa dove tale allevamento sostanzialmente privo di significato ed i conigli sono considerati animali da compagnia e l’Europa del sud, che considera i conigli una fonte alimentare proteica e dove tale allevamento è sostanzialmente concentrato. In tal senso si dovrà presumibilmente prevedere
la mediazione delle varie posizioni al fine di poter soddisfate le cosiddette “cinque liberta” enunciate dal Farm Animal Welfare Concil nel 1991 (secondo le quali gli animali devono essere protetti e
quindi liberi:
1) dalla fame e dalla sete;
2) da una stabulazione inadeguata e dalle intemperie;
3) dalle malattie e dalle ferite;
4) dalla paura e dall’ansia
5) di esprimere il repertorio comportamentale tipico della specie.
In ogni caso, al tradizionale allevamento intensivo si sta affiancando in modo progressivamente crescente la volontà di ricercare e sperimentare sistemi innovativi volti a migliorare la qualità di vita
dei soggetti allevati e la sicurezza alimentare del consumatore.
EFFETTO DELLA MANIPOLAZIONE DA PARTE DELL’UOMO
La manipolazione dei conigli da parte dell’uomo può condizionare il benessere degli animali dalla
nascita fino al momento dell’avvio al macello. La manipolazione deve essere condotta evitando ogni inutile stress e la trasmissione di patologie.
Sebbene siano state condotte poche ricerche nel settore, alcuni studi hanno dimostrato che il comportamento del coniglio ed il suo benessere possono essere positivamente condizionati da manipolazioni eseguite da persone familiari.
Il coniglio abituato fin da piccolo ad essere manipolato, mostra da adulto una ridotta paura nei confronti dell’uomo. (Pongracz e Altbacker, 2003; Marai e Rashawn, 2004). Metz (1983) ha mostrato
che la manipolazione dei piccoli dalla nascita fino all’età di tre settimane riduce la paura ed aumenta il comportamento esplorativo.
D’altro canto, procedure di manipolazione non corrette da parte degli operatori possono avere effetti
negativi sull’animale causando lesioni alla colonna o cadute, ed anche, visti gli arti posteriori del
coniglio molto forti e provvisti di unghie robuste, provocare profondi graffi e lesioni agli stessi operatori.
La corretta manipolazione dei conigli prevede che si debbano sollevare prendendo la pelle della parte posteriore del collo con una mano e sostenendo con l’altra il peso del corpo nell’area addominale.
I conigli devono essere maneggiati in modo tale da farli sentire protetti e sicuri. La manipolazione
deve essere svolta in silenzio ed in modo tranquillo ma deciso evitando inutili lotte che potrebbero
causare lesioni agli animali.
Secondo l’AWI (Animal Welfare Institute) è importante ricordare i seguenti punti:
durante le operazioni di manipolazione e cattura evitare rumori e movimenti improvvisi;
i conigli non devono mai essere sollevati o trattenuto dalle orecchie;
i tempi di cattura devono essere ridotti al minimo indispensabile.
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CENNI DI BIOLOGIA E COMPORTAMENTO DEL CONIGLIO
Il coniglio domestico mostra molti comportamenti tipici del coniglio selvatico come
l’accoppiamento post partum, il comportamento materno, la costruzione del nido, le reazioni neonatali e l’organizzazione sociale.
Le femmine costruiscono il nido dove partoriscono piccoli immaturi; sia in natura che in allevamento la femmina allatta i piccoli pochi minuti al giorno.
Percezione dell’ambiente e organi di senso
Il coniglio possiede circa 100 milioni di cellule olfattive (l’uomo ne possiede circa 30 milioni) ed il
loro olfatto è molto importante specialmente nella vita sociale e sessuale. Infatti molti segnali sono
trasmessi mediante la produzione di feromoni. I feromoni secreti dalle ghiandole anali durante la
defecazione e quando l’animale si siede, consentono il riconoscimento dei membri del gruppo e
fungono da segnale per eventuali individui estranei. Le feci sono depositate in punti specifici
all’interno del territorio e sui confini. Le secrezioni delle ghiandole mandibolari fungono da marcatori territoriali per l’ingresso delle tane ed il confine del territorio (Myers e Poole, 1963) e da marcatori sociali per il dorso delle femmine e dei piccoli (Bell, 1980). Lo sviluppo di queste ghiandole e
la loro attività variano in funzione dello stato di dominanza e del sesso del soggetto. Le fattrici rilasciano un feromone mammario che stimola i piccoli a succhiare il latte (Hudsno e Distel, 1983)
mentre l’odore dei piccoli stimola la madre ad avvicinarsi al nido (Baumann et al., 2005).
Le grandi orecchie che si possono muovere in modo indipendente consentono la rilevazione di fonti
sonore senza muovere la testa.
Il battere ripetutamente il terreno con una zampa posteriore è segno di allarme per gli altri componenti del gruppo.
La vista è buona anche se a distanza ravvicinata il cristallino ha una ridotta capacità di accomodamento. Il tatto è molto importante poiché le vibrisse poste sul muso aiutano il coniglio ad orientarsi
nel buio della tana.
Cenni di etologia
Il coniglio si alimenta prevalentemente all’alba ed al tramonto e ad intervalli durante la notte per evitare i predatori, specialmente quelli provenienti dal cielo. I loro incisivi crescono di circa 1-2 mm
alla settimana e se non vengono consumati regolarmente si possono sviluppare gravi problemi. A
seconda della qualità del cibo, un coniglio può consumare circa 5-10% (di sostanza secca) del suo
peso corporeo al giorno. L’enzima cellulasi, prodotto dai batteri presenti nel cieco molto sviluppato,
aiuta la conversione della cellulosa in glucosio e produce feci morbide (ciecotrofo) che , essendo
ricche di batteri, rappresentano una fonte di aminoacidi essenziali e di vitamine del complesso B e
vitamina K. La ciecotrofia è un comportamento tipico del coniglio che consiste nella ingestione del
ciecotrofo prelevato direttamente dall’ano; tale comportamento necessita l’adozione di una particolare posizione.
In natura i conigli assumono la quota di acqua necessaria con l’erba fresca ma in cattività è necessario somministrare acqua fresca per l’abbeverata.
Saltare è una tipica azione locomotoria dei conigli; un coniglio di medie dimensioni può compiere
balzi di 70 cm., correre fino a 30 Km/h e saltare fino ad 1 metro di altezza.
A seconda del grado di rilassamento il coniglio può riposare in posizione accucciata (sdraiato allerta), con le zampe posteriori allungate lateralmente o posteriormente oppure in decubito laterale con
le zampe estese. I conigli riposano per 12-18 ore al giorno ad intervalli di tempo regolari (Kraft,
1979).
Per il grooming i conigli usano i denti, la lingua e le zampe. Si leccano il mantello con movimenti
della testa, si lavano il muso e le orecchie leccandosi le zampette anteriori.
A causa dell’alta pressione predatoria, il coniglio è un animale che sta sempre allerta ed interrompe
regolarmente l’attività per verificare l’ambiente, sedendosi od alzandosi sulle zampe posteriori con
le orecchie tese in alto in direzione di eventuali stimoli.
Comportamento sociale
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Gli adulti vivono in gruppi sociali stabili composti da 2-10 individui adulti ed un numero variabile
di piccoli sotto i tre mesi con una gerarchia lineare che si stabilisce tra le femmine (Vastrade, 1984,
1986). In generale maschi e femmine adulti sono tolleranti nei confronti dei soggetti giovani, ma a
seconda della densità della popolazione, le femmine possono diventare aggressive nei confronti dei
giovani soprattutto verso la fine del periodo riproduttivo.
I conigli selvatici nel loro ambiente naturale e conigli domestici allevati in recinti allo stato seminaturale, vivono in gruppi familiari stabili di tipo matriarcale composti da 2-9 fattrici, 1-3 maschi
adulti, i loro piccoli ed eventualmente, qualche giovane maschio (Stodart e Myers, 1964; Bell,
1984; Lehmann, 1991). In caso di abbondanti fonti trofiche, gruppi di conigli selvatici possono unirsi in vaste colonie di centinaia di animali occupando un territorio di molti ettari (Myers e Poole,
1963). Sia i maschi che le femmine mostrano una dominanza gerarchica lineare. All’interno dello
stesso gruppo, i soggetti dominanti hanno un maggior successo riproduttivo rispetto ai soggetti subordinati dello stesso sesso (van Der Horst et al., 1999).
Una volta stabilita la gerarchia, essa rimane stabile per molti mesi ed è mantenuta da comportamenti
di minaccia e sottomissione.
In condizioni naturali il periodo riproduttivo coincide con il clima più favorevole che offre anche
una maggiore fonte di cibo. La femmina dopo aver partorito e pulito accuratamente la nidiata, copre
i piccoli e chiude l’accesso alla tana e lascia i piccoli per tornare nel gruppo. Questa strategia, utilizzata sia in natura che in cattività, protegge dai predatori e da altri pericoli come improvvisi sbalzi
di temperatura (Verga et al., 1978).La fattrice allatta solo tre minuti al giorno e ciò è sufficiente ai
piccoli per crescere (Hudson et al., 1996).
Il comportamento dei piccoli e le loro interazioni con la femmina possono basarsi su di un processo
tipo imprinting in cui i feromoni della madre attraggono i piccoli (Verga, 2000). Nelle femmine allevate in gruppo non è stata evidenziata la capacità di riconoscere la propria nidiata e viceversa.
Quando i piccoli lasciano il nido all’età di 12-15 giorni tenteranno di succhiare da altre femmine e
le femmine regolarmente allattano piccoli che non sono i loro (Stauffacher, 1988).Dal punto di vista
evolutivo, non vi è ragione per la femmina di sviluppare strategie per riconoscere la propria nidiata
dal momento che viene partorita nella tana. In uno studio condotto da Verga et al. (1978) sono state
raccolte le osservazioni di alcuni allevatori rispetto al comportamento sessuale e materno delle fattrici. I risultati indicano che bisogna porre particolare attenzione a queste fasi di allevamento. A volte comportamenti materni anomali come la mancata costruzione del nido, il parto fuori dal nido od
il cannibalismo possono essere dovuti a variabili ambientali come l’igiene, spazio disponibile, rapporto uomo-animale, temperatura, umidità, luce, tranquillità, presenza di persone estranee
nell’ambiente.
ALCUNI PROBLEMI DI WELFARE
REPERTORIO COMPORTAMENTALE
Secondo Mac Farland (1981) il coniglio ha un proprio repertorio comportamentale divisibile in categorie:
-
-
l’alimentazione e il mantenimento, ad esempio il riposo attività prevalentemente crepuscolare e
notturna, che occupa la maggior parte delle 24 ore (dal 56% al 65% secondo Verga e Ferrante,
2002) con picco nella parte centrale della giornata.
l’attività di “comfort”, come lo stiramento (il cosiddetto grooming degli autori anglosassoni),
le attività sociali, come attività agonistiche e sessuali,
le attività esplorative, quali il fiutare ed il marcare l’ambiente,
la locomozione.
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STEREOTIPIE
Il problema della presenza o meno di stereotipie nella specie cunicola (grattare la gabbia, mordere,
giocare con l’abbeveratoio) non è stato ancora ben chiarito.
Secondo alcuni autori queste manifestazioni non hanno il carattere di ripetitività e assenza di scopo
apparente proprie delle stereotipie.
Risulterebbero quindi attività normali svolte in un ambiente “anomalo”.
Stauffacher (1992) ha evidenziato i fattori di welfare dei conigli allevati.
Tra i fattori sfavorenti, l’autore indica:
- la libertà di movimento (se molto limitata porta a modificazioni dell’apparato scheletrico e locomotorio),
- l’ipereccitabilità (alterazione di comportamenti alimentari e di comfort, evidente stato di allerta
ed isolamento dagli altri soggetti, alternati a locomozione),
- le alterazioni comportamentali legate alla preparazione del nido (portano a riduzione della fertilità, perdite nella nidiata),
- le alterazioni del comportamento materno (portano a cannibalismo e perdite nella nidiata)
Tra i fattori favorenti il welfare, l’autore indica:
- superficie e altezza della gabbia adeguate al numero di soggetti detenuti,
- libertà di movimento, possibilità di eseguire sequenze di movimenti, negli animali in gruppo
possibilità di inseguimenti, salti, balzi,
- possibilità di manifestare il proprio repertorio comportamentale,
- partner sociali con cui interagire,
- spazio “arredato” mediante strutture, quali ripiani e tunnel che consentano agli animali di fuggire eventuali aggressioni e rendano cioè meno “noioso” l’ambiente di detenzione,
- ripiani e comparti separati hanno anche una funzione per il riposo e per l’esercizio funzionale
- possibilità di alzarsi in posizione eretta con le orecchie diritte, sdraiarsi, e girarsi liberamente,
- arricchimento ambientale oggetti su cui esercitare attività (oltre al cibo, disponibilità di fieno,
paglia, erba ma anche oggetti da rosicchiare (bastoncini),
- disponibilità del nido per le femmine.
INDICATORI DI BENESSERE (Marina Verga, 2000)
Anche nel coniglio si possono utilizzare indicatori di benessere, quali:
- etologici, basati sia sulla valutazione dell’etogramma sia su test specifici comportamentali, quali open field, e test di immobilità tonica che indicano particolari reattività indotte negli animali
da situazioni stressanti,
- fisiologici (aumento del livello di corticosterone plasmatico in animali stressati, soprattutto a
causa dell’eccessiva densità),
- patologici (tipo e quantità di farmaci utilizzati),
- produttivi (accrescimenti ponderali, fertilità, numero dei nati e degli svezzati, quota di rimonta,
mortalità al di sotto del 10% nel periodo di ingrasso).
Test comportamentali: " Open field "e "test di immobilità tonica"
Sono indicatori della risposta di “timore” (il coniglio è un animale “preda”, spesso soggetto a reazioni di evitamento, cioè di paura nei confronti di stimoli nuovi e della presenza dell'uomo).
Open field (campo aperto) : utilizzato anche su altre specie di animali domestici quali bovini e polli,
permette di valutare la reattività su base emozionale ad un ambiente sconosciuto; si basa su parametri quali:
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- il tempo di latenza al movimento
- il comportamento di esplorazione
- i tentativi di fuga
- il tempo di immobilità
- l’attività locomotoria
Test di immobilità tonica: è uno stato di immobilizzazione transitoria (ottenuta tramite contenimento fisico) che mima la risposta indotta dalla presenza di un predatore.
La durata dell'immobilizzazione aumenta in seguito a sensibilizzazione e diminuisce in seguito ad
abitudine.
Da notare che l'aumento del tempo di immobilizzazione si correla positivamente con aumento dei
livelli di corticosterone ( ndicatore di situazione dei stress).
REQUISITI STRUTTURALI
FABBRICATI E LOCALI DI STABULAZIONE
Ai sensi dell’allegato previsto all’articolo 2, comma 1, lettera b, D.Lgs. 146/ 2001:
“ I materiali che devono essere utilizzati per la costruzione dei locali di stabulazione, in particolare
dei recinti e delle attrezzature con cui gli animali possono venire a contatto, non devono essere nocivi per gli animali e devono poter essere accuratamente puliti e disinfettati”.
“ Agli animali custoditi al di fuori dei fabbricati deve essere fornito, in funzione delle necessità e
delle possibilità, un riparo adeguato dalle intemperie, dai predatori e dai rischi per la salute”.
Poiché le prestazioni produttive e riproduttive dei conigli allevati sono il risultato della interazione
tra fattori genetici e fattori ambientali, nella scelta della zona in cui collocare l’allevamento, occorre
considerare due aspetti fondamentali:
- condizioni climatiche,
- la “tranquillità”.
Il clima più idoneo per la specie cunicola è quello delle regioni temperate, con ridotte escursioni
termiche; zone con sbalzi di temperatura, umide e poco ventilate non rappresentano sicuramente
condizioni ottimali. Inoltre il coniglio è molto sensibile allo stress rappresentato dal rumore; idealmente, quindi, l’allevamento dovrebbe essere collocato lontano da fonti di rumore quali industrie,
aeroporti, ecc.
Altro requisito importante circa l’ubicazione, è la massima distanza possibile da altri allevamenti e
da specchi d’acqua, per evitare il pericolo di patologie trasmesse da insetti ematofagi.
Ovviamente nella pratica è difficile avere condizioni ideali per quanto riguarda l’ubicazione
dell’allevamento.
Per quanto riguarda la tipologia dei ricoveri, ci si può imbattere in due situazioni:
- locali preesistenti, che l’allevatore può utilizzare, ristrutturandoli a secondo delle particolari esigenze e disponibilità finanziarie con modesti investimenti di capitale, ma con condizioni spesso
non ideali;
- nuovi capannoni.
La caratteristica principale del ricovero è una buona coibentazione, che si può ottenere utilizzando
materiali isolanti quali lana di vetro, polistirolo espanso, pannelli di sughero, ecc.
La scelta del materiale può dipendere da motivi economici oppure dalla valutazione di alcune caratteristiche dei materiali come resistenza, leggerezza, incombustibiltà.
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Tutte le aperture del capannone devono essere protette dall’entrata di insetti e roditori
I capannoni dovrebbero avere locali separati per le varie fasi di allevamento:
- riproduzione;
- rimonta;
- ingrasso;
- quarantena per animali malati, nuovi acquisti.
PAVIMENTI
Il pavimento dei capannoni dovrebbe essere sollevato e separato dal terreno mediante uno strato di
materiale drenante.
Se l’asportazione delle deiezioni avviene mediante lavaggio è opportuna una pendenza (3 mm per
metro lineare) per il regolare deflusso delle acque.
GABBIE
Attualmente la vigente normativa non disciplina tipologia e dimensioni delle gabbie
In ogni caso occorre ricordare che “la gabbia è il microambiente nel quale il coniglio cresce e si riproduce; quindi, oltre a rispettare le esigenze economico-produttive, la gabbia deve permettere al
coniglio di comportarsi secondo le sue caratteristiche di animale territoriale, abitudinario e ansioso”. (Grazzani e Dubini 1982).
Di seguito sono elencate le principali tipologie di gabbia attualmente più in uso.
GABBIE IN FERRO ZINCATO
strutture chiuse mediante rete metallica, dispongono di un fondo a maglie rettangolari sempre di rete metallica.
Sotto il profilo igienico sanitario rappresentano una buona soluzione in quanto:
- permettono alle deiezioni di cadere al suolo;
- sono facilmente pulibili e disinfettabili;
- consentono di ridurre le patologie legate all’apparato digerente.
La rete del pavimento può essere sostituita da barrette in plastica rigida, distanziate l’una dall’altra
in modo da permettere ugualmente la caduta delle feci, con un maggior comfort, in particolar modo
per le razze pesanti.
Al fine meramente didattico e di fornire una informazione il più completa possibile si richiamano le
seguenti tipologie di gabbie ormai desuete:
- gabbie in cemento con lettiera in paglia: erano usate soprattutto in Francia per l’allevamento di
razze con le zampe particolarmente delicate;
- gabbie in legno o “casotti”: largamente utilizzati negli allevamenti a carattere familiare nei ricoveri all’aperto, sono sconsigliabili sotto il profilo igienico sanitario in quanto difficilmente
pulibili e disinfettabili pur assicurando una buona coibentazione termica.
PARCHETTI
Annoverati tra i “sistemi alternativi”, trovano ampia applicazione nell’allevamento da ingrasso.
possono presentano caratteristiche strutturali alquanto differenti:
- a terra
- sopraelevati con fondo di paglia
- sopraelevati con fondo in maglia di rete altri materiali;
Tra i principali vantaggi si richiama che:
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-
consentono l’allevamento in gruppo, che può essere costituito da un numero variabile di
capi,
consentono il crearsi di gerarchie e di rapporti sociali stabili,
assicurano la libertà di movimento.
L’allevamento in piccoli gruppi rappresenterebbe poi una valida alternativa ai metodi tradizionali,
in quanto, a fronte di parametri produttivi sostanzialmente sovrapponibili, gli animali allevati in
gruppo presentano un repertorio comportamentale più vario rispetto a quelli allevati singolarmente e
pertanto un maggior benessere.
NIDI
I nidi posso essere costituiti da vari materiali, di seguito i più utilizzati:
- nidi in legno, che mantengono il calore ma sconsigliabili sotto il profilo igienico sanitario;
- nidi in cartone monouso, costo minimo ma si impregnano di urina
- nidi in lamiera zincata, idonei sotto il profilo igienico sanitario, ma forte dispersione di
calore;
- nidi in plastica, idonei sotto il profilo igienico sanitario con buon potere coibente.
I nidi possono essere:
- aperti, posti all’interno della gabbia,
- chiusi, generalmente agganciati all’esterno della gabbia.
Il nido deve essere:
- caldo (garantita una buona coibentazione), in particolare durante i primi 12 giorni di vita;
comunque i neonati di fino alla completa copertura del corpo di peli dovrebbero essere
mantenuti ad una T° superiore ai 25 °C;
- asciutto, con umidità non superiore al 75%;
- tranquillo, soprattutto sotto il profilo della assenza di rumori;
- facilmente controllabile e pulibile.
GABBIE DA SVEZZAMENTO
Durante la delicata fase di svezzamento i coniglietti sono sottoposti a stress a causa di:
- la separazione dalla madre,
- lo smembramento della nidiata,
- il cambiamento di ambiente
- il passaggio dalla dieta lattea al mangime solido.
Durante lo svezzamento si possono verificare cadute degli incrementi ponderali per minore assunzione di alimento e comparsa di manifestazioni morbose a carico dello apparato gastroenterico con
picchi di mortalità anche del 9-14%
(Facchin, 1983).
E’ quindi opportuno individuare tempi e tecniche più idonee allo svezzamento.
SVEZZAMENTO TRADIZIONALE
Si effettua a sei-sette settimane di vita.
La risposta allo stress è molto ridotta e i soggetti passano alla fase di ingrasso senza avvertire in
modo significativo questo delicato momento.
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SVEZZAMENTO “INTENSIVO”
I soggetti vengono allontanati dalla madre verso i 28 –30 gg. di vita, in quanto la fattrice viene riaccoppiata da 7 - 10 gg. dopo il parto.
Nel caso di svezzamento “intensivo”, per ridurre l’incidenza di fattori stressanti, è opportuno effettuare il trasferimento della fattrice.
La fattrice viene allontanata dai piccoli che rimangono invece nella stessa gabbia dove sono nati fino a 40-45 gg.
Con tale sistema si evidenzia una significativa riduzione della mortalità (Facchin 1983 e Costantini
1984), pur sottoponendo a stress la fattrice per il trasferimento.
GABBIE PER LA FATTRICE E PER LA RIMONTA
Sono utilizzate per:
- l’allevamento della coniglia,
- la gestione del parto,
- l’accrescimento delle giovani coniglie.
La seguente tabella riporta le dimensioni minime delle gabbie attualmente in uso per l’allevamento
delle fattrici in rimonta o allattanti con nidiata.
Alla luce delle attuali conoscenze e dell’esperienza maturata, risulta sconsigliabile scendere al di
sotto delle dimensioni e dei valori riportati in detta tabella.
Fattrici
in rimonta
Con nidiata
Larghezza (cm)
38
38
Profondità (cm)
43
95
Altezza (cm)
35
35
Superficie disponibile (cm2)
1600
3600
GABBIA AUTOSVEZZANTE
I piccoli coabitano più a lungo con la madre in quanto il tipo di gabbia utilizzato comunica con un
box di “presvezzamento” al quale possono accedere i soli coniglietti fino all’età di 28 gg.
Successivamente tale comunicazione viene interrotta e i coniglietti rimangono, anche se separati,
vicino alla madre fino a 40-45 gg.
Prima della nascita della nuova nidiata i coniglietti verranno spostati nel reparto di finissaggio, senza eccessivi traumi.
La promiscuità dei reparti di allevamento ed ingrasso correlata all’impiego della gabbia autosvezzante richiede una maggiore attenzione sotto il profilo igienico sanitario.
GABBIE PER L’INGRASSO (utilizzate dallo svezzamento alla macellazione)
Durante la fase di ingrasso, le tipologie delle gabbie sono essenzialmente di 2 tipi:
- GABBIE CELLULARI
In rete metallica e disposte solitamente a piani sfalsati, sono costituite da box aventi dimensioni ridotte ( 20 x 35 cm o 30 x 35 cm) in cui vengono tabulati 1 o 2 conigli.
Tali gabbie, in caso di macellazione dei soggetti di età superiore agli 80 giorni consente di evitare conflitti che intervengono dopo la pubertà. nel gruppo.
- GABBIE TIPO COLONIA,
sono di dimensioni maggiori (da 0.30 a 0.50 mq) sono utilizzate per l’allevamento in gruppo.
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La seguente tabella riporta le dimensioni delle gabbie per l’allevamento dei conigli da ingrasso attualmente in uso. Alla luce delle attuali conoscenze e dell’esperienza maturata, risulta sconsigliabile
scendere al di sotto delle dimensioni e dei valori riportati in detta tabella.
Superficie Densità di
peso alla
Superficie
Conigli
individuale allevamento macellazione1
totale
per gabbia
(cm)
(cm2)
capi/m2
kg/mq
28
43
35
1200
2
600
16.7
41.8
1
Peso medio alla macellazione: 2.5 Kg
Larghezza Profondità Altezza
(cm)
(cm)
(cm)
DISPOSIZIONE DELLE GABBIE
In merito alla disposizione delle gabbie all’interno dell’allevamento, sono possibili differenti soluzioni, in funzione della densità dell’allevamento e degli spazi a disposizione. Di seguito si elencano
quelle più comunemente adottate.
-
Flat- deck: file di gabbie disposte su di un unico piano e separate da corridoi di circa un metro:
per allevamenti a bassa densità, permette un facile controllo degli animali, migliore ventilazione
ed illuminazione per tutti.
-
California: gabbie disposte in file su due piani sfalsati, con gabbie della fila superiore munite di
appositi piani inclinati per la raccolta delle deiezioni. Tale soluzione consente una maggiore
densità di animali, tuttavia le gabbie della fila più alta sono sottoposte a minor controllo da parte dell’operatore.
-
Batteria: disposte su due o tre piani completamente sovrapposti ed eventualmente, con nastro
trasportatore che allontana le deiezioni di ogni piano. La batteria consente di allevare il numero
massimo di animali per metro quadrato; le gabbie però risultano poco ventilate, pulizia e manipolazione degli animali non risulta agevole.
-
Gabbie per i riproduttori: gli animali possono essere alloggiati:
- in gabbie singole, con maschi alloggiati in una stessa fila
- in gabbie alterne a quelle delle fattrici
- in colonia dove 6-12 fattrici vengono allevate in grosse gabbie ad un piano insieme ad un
maschio
- in “colonia” o accoppiamento libero. consente risparmio di manodopera, ma comporta
peggiori prestazioni dei riproduttori dei quali non è possibile registrare le date di accoppiamento
Al riguardo è il caso di precisare che tali gabbie sono impiegate prevalentemente a livello sperimentale negli stabulari universitari e trovano scarso o nullo riscontro negli allevamenti.
DENSITÀ DEGLI ANIMALI
La vigente normativa in materia di benessere animale non disciplina dimensioni delle gabbie e densità dei capi(cm2 /capo o numero di capi/ m2).
Nelle more delle eventuali disposizioni legislative si forniscono di seguito alcune indicazioni
formulate in base alla letteratura scientifica in materia.
Al riguardo è il caso di precisare che i vari autori non sono concordi sui risultati inerenti le performance zootecniche.
Taluni autori, relativamente ai soggetti maschi ed alle fattrici senza prole, riterrebbero opportuno
assicurare almeno uno spazio di 3500 cm2 per capo.
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Per le fattrici con le loro figliate, di norma, si ritiene opportuno aggiungere agli 3500 cm2 uno spazio di 1500 cm2 per ciascun soggetto nato fino allo svezzamento.
Per i conigli all’ingrasso, di norma, si ritiene opportuno non superare i 16-18 capi per mq; il superamento di tale densità può comportare una riduzione della crescita correlata ad con ritardo della
macellazione di 3-5 gg.
In particolare, secondo alcuni autori un peso vivo superiore a 40 Kg p.v./m2 determina un effetto
negativo sulla crescita.
Secondo altri, si possono allevare 38 Kg. p.v./m2 senza mai eccedere in ogni caso i 42 Kg. p.v./m2
alla fine del periodo di ingrasso.
Anche forti concentrazioni di animali (9-10 soggetti/gabbia) sono proibitive a causa della forte riduzione della crescita e del consumo, con conseguenze negative sul peso vivo alla macellazione.
Inoltre, dal punto di vista sanitario, forti concentrazioni di animali rappresentano sempre un rischio,
in quanto possono determinare una più rapida diffusione degli agenti infettivi nonché un forte stress
con conseguente aumento del tasso di mortalità e del numero di scarti al macello (Piattoni, 1994).
Al riguardo le raccomandazioni del Comitato Permanente per la Protezione degli Animali in Allevamento Istituito in seno al Consiglio d’Europa, auspicano un aumento della superficie disponibile
pari a 3500 cm2 per le coniglie in rimonta e per i maschi nonché un aumento, dell’altezza delle gabbie fino a 50 cm ( con maggiore possibilità di movimento).
Tabella riassuntiva
DENSITÀ
cm2/capo
fattrici senza prole
3500
maschi
3500
fattrici e figliate (fino allo svezzamento)
3500 + 1500 per capo
conigli all’ingrasso1
600/500
1
conigli all’ingrasso
800
conigli all’ingrasso1
660
1
conigli all’ingrasso massimo fine ciclo
670
1
( i valori riportati in tabella si riferiscono agli studi condotti da vari autori)
capi/ m2
2,87
2,87
16/18
12,5
15,2
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L’effetto negativo dell’eccessiva densità si manifesta anche nei conigli allevati in parchetti a terra.
Per spazi inferiori 800 cm2/capo, la crescita ponderale e quindi il peso finale risultano inferiori se
confrontati con gli stessi parametri di animali allevati in condizioni di minore densità (Gallazzi,
1985 - Ferrante et al. 1997).
Ciò è ascrivibile ad una certa competizione per le risorse alimentari evidenziata anche da una maggior presenza di lesioni negli animali allevati in condizioni di maggiore densità.
Ideale come alternativa all’allevamento tradizionale sembra essere quello in piccoli gruppi.
A fronte di parametri produttivi sostanzialmente sovrapponibili, gli animali allevati in gruppo presentano, dal punto di vista comportamentale, un repertorio comportamentale più vario rispetto agli
animali singoli.
LIBERTÀ DI MOVIMENTO
L’allegato previsto ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera b, D.Lgs. 146/2001 recita:
“La libertà di movimento propria dell’animale, in funzione della sua specie e secondo l’esperienza
acquisita e le conoscenze scientifiche, non deve essere limitata in modo tale da causargli inutili sofferenze o lesioni. Ancorché continuamente o regolarmente legato, incatenato o trattenuto, l’animale
deve poter disporre di uno spazio adeguato alle sue esigenze fisiologiche ed etologiche, secondo
l’esperienza acquisita e le conoscenze scientifiche.”
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Di seguito si riportano i pareri di alcun autori.
Stauffacher (1992), per il rispetto del welfare, tra le varie necessità del coniglio in gabbia, individua
il movimento.
Quindi per mantenere in esercizio l’apparato locomotore è opportuno che superficie di pavimento
ed altezza risultino adeguate; risulta inoltre ottimale la presenza di un’area sopraelevata e di una zona in cui il conigli possano rifugiarsi.
Drescher (1996) attribuisce alla scarsa attività locomotoria dei conigli in gabbia una serie di alterazioni all’apparato scheletrico ed in particolare deformazioni alla colonna vertebrale.
Tali deformazioni della colonna sarebbero causate da:
- posizione di seduta forzata, a causa della ridotta altezza delle gabbie
- ipoplasia del tessuto osseo, per la scarsa locomozione
- spostamento del centro di gravità del corpo in direzione caudale e variazione delle forze dinamiche in seguito all’incremento ponderale dell’utero gravido
- elevato fabbisogno di calcio, nella gravidanza contemporanea alla lattazione, non sempre soddisfatto.
Al riguardo è appena il caso di precisare che le deformazioni riscontrate sono state rilevate in stabulari dove gli animali vi rimangono per anni.
Di norma la durata dell’allevamento del coniglio non comporta, in relazione alla sua brevità, alcuna
malformazione.
Le stesse considerazioni valgono per i riproduttori che rimangono in allevamento meno di un anno
per evitare fenomeni di consanguineità.
La locomozione ha quindi un’importanza particolare per lo sviluppo del tessuto osseo e per la conservazione di una colonna vertebrale di normale struttura anatomica.
Ferrante (2003), sostiene che lo spazio a disposizione dovrebbe consentire sequenze di movimenti
ed essere vario in maniera da rendere meno “noioso” l’ambiente di allevamento.
MICROCLIMA:
L’allegato previsto ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera b, D.Lgs. 146/2001 recita:
“La circolazione dell’aria, la quantità di polvere, la temperature, l’umidità relativa dell’aria e le
concentrazioni di gas devono essere mantenuti entro limiti non dannosi per gli animali”.
“ Gli animali custoditi nei fabbricati non devono essere tenuti costantemente al buio o esposti ad
illuminazione artificiale senza un adeguato periodo di riposo. Se al luce naturale disponibile è insufficiente a soddisfare esigenze comportamentali e fisiologiche degli animali, occorre prevedere
un’adeguata illuminazione artificiale”.
Le condizioni microclimatiche all’interno dell’allevamento sono determinanti ai fini del benessere e
della produttività degli animali.
I parametri che condizionano il microclima dei ricoveri sono:
- la temperatura,
- l’umidità relativa,
- la luce,
- la ventilazione,
- la qualità dell’aria.
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TEMPERATURA
Le temperatura ambientali ideali sono le seguenti:
- 12°C - i 15°C per i maschi, le fattrici senza prole ed i conigli all’ingrasso.
- 15°C - i 22°C per le fattrici e le loro nidiate fino allo svezzamento (poiché i coniglietti nascono
privi di pelo e non sono in grado di mantenere costante la loro temperatura corporea).
Tabella riassuntiva
TEMPETATURA
fattrici senza prole
maschi
fattrici con figliate (fino allo svezzamento)
conigli all’ingrasso
T min
12°C
12°C
15°C
12°C
T max
15°C
15°C
22°C
15°C
Si ha inoltre:
- un coinvolgimento delle ghiandole surrenali con secrezione di adrenalina, che rallenta la peristalsi intestinale favorendo turbe intestinali ed enteriti;
- la liberazione di corticosteroidi.
Si verifica in sostanza il quadro di una situazione di stress, con la seguente sintomatologia:
- crescita ridotta,
- incremento delle patologie dell’apparato digerente,
- difficoltà di accoppiamento,
- diminuzione del numero di coniglietti per nidiata,
- ridotta produzione lattea da parte della fattrice
- conseguente incremento della mortalità post-natale dei neonati.
Parimenti stressanti risultano essere:
- le temperature troppo basse, che favoriscono l’insorgenza e la diffusione di patologie respiratorie nonché la mortalità dei piccoli;
- le temperature troppo alte (oltre 28°C),in seguito alle quali si osserva un aumento del ritmo respiratorio finalizzato alla dispersione di calore, nonché una diminuita assunzione di alimento.
UMIDITÀ RELATIVA
L’umidità relativa è strettamente collegata alla temperatura.
Il tasso igrometrico ideale oscilla tra il 65% e il 75%, per temperature comprese tra i 15 e i 20°C
È appena il caso di sottolineare che valori elevati di umidità relativa:
- potenziano gli effetti delle alte temperature rendendo poco efficaci i meccanismi di termoregolazione degli animali.
- accompagnati a basse temperature, determinano la formazione di condensa su:
- pavimento dei ricoveri,
- gabbie
- pelliccia degli animali, che in tali situazioni sono maggiormente predisposti a malattie respiratorie.
Per contro, valori molto bassi di umidità relativa (<= 50 %) correlati:
- ad alte temperature favoriscono lo sviluppo di polveri che risultano irritanti per l’apparato respiratorio;
- a basse temperature (freddo secco) determinano aridità delle mucose ed un consumo elevato
consumo di energia per mantenere costante la temperatura corporea.
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ILLUMINAZIONE
L’illuminazione è un altro parametro fondamentale nell’allevamento del coniglio.
Le variazioni del rapporto luce/buio influenzano l’attività riproduttiva, soprattutto della fattrice.
In natura, il periodo migliore per la riproduzione è rappresentato dai mesi primaverili, quando aumenta il fotoperiodo.
Per i riproduttori è quindi opportuno predisporre un sistema di illuminazione che ricrei le condizioni
ideali per durata e intensità della luce.
Ottimale sarebbe poter assicurare nel reparto maternità 16 ore di luce giornaliere con intensità luminosa di 30-40 lux.
I maschi hanno minori necessità, (8-10 ore) ma, essendo alloggiati nel reparto delle fattrici, vengono sottoposti allo stesso programma di illuminazione.
Per il reparto ingrasso sono sufficienti 8-10 ore a 10-20-lux che garantiscono tranquillità agli animali senza deprimere il consumo di alimenti.
Tabella riassuntiva
ILLUMINAZIONE
fattrici senza prole
maschi
fattrici e figliate (fino allo svezzamento)
conigli all’ingrasso
ore luce/die
8-10
8-10
16
8-10
intensità in lux
10 - 20
10 - 20
30 - 40
10 - 20
VENTILAZIONE
Mediante la ventilazione, che può essere naturale o forzata:
- si regolano temperatura e umidità del ricovero,
- si rimuovono i gas nocivi e le polveri.
La ventilazione naturale si ottiene attraverso finestre opportunamente ricavate sulle pareti laterali
che consentono l’ingresso di aria.
La fuoruscita della medesima avviene mediante cupolini posti alla sommità del capannone, di norma in corrispondenza del colmo del tetto (effetto camino).
La ventilazione forzata, sicuramente il sistema più efficiente pur comportando dei costi energetici
può essere:
- per depressione (i ventilatori, posti alla sommità del tetto o sulle pareti, estraggono aria);
- per pressione (i ventilatori immettono aria nel ricovero, con possibilità di umidificarla, riscaldarla o raffreddarla).
Possono essere anche adottate soluzioni miste, affiancando gli estrattori alle finestre nel periodo estivo.
Altro parametro importante, la velocità dell’aria, a livello delle gabbie, non deve superare:
- 0,3 m/sec durante il periodo estivo,
- 0,1 m/sec durante il periodo invernale.
I gas nocivi riscontrabili sono
- NH3, prodotta dalla decomposizione delle urine, altamente irritante per le mucose,
- H2S, prodotta dalla decomposizione e dalla fermentazione delle feci, altamente irritante per le
mucose,
- CO2. prodotta dalla respirazione dei conigli, accumulandosi a livello del suolo costringe gli animali ad un ritmo respiratorio più intenso
L’allontanamento regolare delle deiezioni permette di mantenere bassa la concentrazione di ammoniaca e acido solfidrico nell’ambiente.
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Relativamente alle polveri si ritiene che le particelle fini non dovrebbero superare i 5 mg/m3.
La loro elevata concentrazione può essere responsabile di aumento di patologie a carico
dell’apparato respiratorio, in quanto in grado di veicolare agenti patogeni fino agli alveoli polmonari.
Per ridurre le polveri in allevamento, è consigliabile l’uso di pellettati ed evitare alimenti di consistenza farinosa.
È possibile anche utilizzare tecniche specifiche quali la ionizzazione dell’aria o la nebulizzazione di
acqua.
IMPIANTI
L’allegato previsto ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera b, D.Lgs. 146/2001 recita:
“Ogni impianto automatico o meccanico indispensabile per la salute ed il benessere degli animali
deve essere ispezionato almeno una volta al giorno. Gli eventuali difetti riscontrati devono essere
eliminati immediatamente; se ciò non è possibile, occorre prendere le misure adeguate per salvaguardare la salute ed il benessere degli animali”:
La distribuzione dell’alimento può essere manuale o meccanica.
L’alimento viene somministrato mediante mangiatoie a canaletta o a tramoggia.
Dette mangiatoie devono essere facilmente pulibili, con posti di alimentazione separati da divisori.
Ad ogni animale dovrebbe riservato uno spazio di circa 8 cm e la somministrazione dell’acqua può
essere manuale o automatica. Tale somministrazione automatica riduce i costi di manodopera consente di procedere facilmente a terapie di gruppo
REQUISITI PROCEDURALI
DIVIETI ESPRESSI
L’allegato previsto ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera b, D.Lgs. 146/2001 recita:
“Non devono essere praticati l’allevamento naturale o artificiale o procedimenti di allevamento che
provochino o possano provocare agli animali in questione sofferenze o lesioni. Questa disposizione
non impedisce il ricorso a taluni procedimenti che possono causare sofferenze o ferite minime o
momentanee o richiedere interventi che non causano lesioni durevoli, se consentiti dalle disposizioni nazionali.”
CONTROLLO DEGLI ANIMALI
L’allegato previsto ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera b, D.Lgs. 146/2001 recita:
“Il proprietario o il custode ovvero il detentore deve adottare misure adeguate per garantire il benessere dei propri animali e affinché non vengano loro provocati dolore, sofferenze o lesioni inutili.”
L’allegato previsto ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera b, D.Lgs. 146/2001 recita:
“Tutti gli animali tenuti in sistemi di allevamento, il cui benessere richieda un’assistenza frequente
dell’uomo, sono ispezionati almeno una volta al giorno. Gli animali allevati o custoditi in altri sistemi sono ispezionati a intervalli sufficienti al fine di evitare loro sofferenze”.
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“Per consentire l’ispezione completa degli animali in qualsiasi momento, deve essere disponibile
un’adeguata illuminazione fissa o mobile”.
“Gli animali malati o feriti devono ricevere immediatamente un trattamento appropriato e, qualora
un animale non reagisca alle cure in questione, deve essere consultato un medico veterinario. Ove
necessario gli animali malati o feriti vengono isolati in appositi locali muniti, se del caso, di lettiere
asciutte e confortevoli”.
REGISTRAZIONI
L’allegato previsto ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera b, D.Lgs. 146/2001 recita:
“Il proprietario o il custode ovvero il detentore degli animali tiene un registro dei trattamenti terapeutici effettuati. La registrazione e le relative modalità di conservazione sono effettuate secondo
quanto previsto dal Decreto legislativo 27 gennaio 1992, n 119 e successive modificazioni ed integrazioni e dal decreto legislativo 4 agosto 1999 n 336. Le mortalità sono denunciate ai sensi del
decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n 320.”
I registri sono conservati per un periodo di almeno tre anni e sono messi a disposizione
dell’autorità competente al momento delle ispezioni o su richiesta”
Lo svezzamento del coniglio prevede l’impiego di medicinali veterinari, sia a scopo terapeutico che
metafilattico.
La carenza di prodotti autorizzati per questa specie animale costringe gli allevatori a ricorrere sistematicamente al cosiddetto uso “improprio” (anche denominato uso in deroga), previsto e così definito ai sensi dell’articolo 3, D.Lgs. 119/92.
Ciò comporta il puntuale supporto tecnico dell’allevatore, da parte dei medici veterinari anche al fine della corretta registrazione dei trattamenti, prevista dalla vigente normativa nazionale e comunitaria.
PULIZIA E DISINFEZIONE
Buone regole di profilassi igienica da rispettare sono senz’altro:
- evitare il contatto con un altro allevamento
- attuare il programma tutto pieno/tutto vuoto
- regolamentare l’accesso a cose e persone in allevamento e impedirlo ad animali
- applicare la quarantena agli animali in ingresso
Inoltre si deve porre grande attenzione alla pulizia e disinfezione di attrezzature e strutture
Come norma generale, è bene asportare dapprima tutte le parti mobili presenti nei ricoveri, allontanare lettiere e deiezioni, raschiare superfici e accessori risciacquando abbondantemente, quindi applicare il disinfettante e risciacquare.
A tal fine risulterebbe opportuno che l’allevatore disponesse di un programma di pulizia e disinfezione, (pulizia impianti di ventilazione e distribuzione acqua, locali, file di gabbie, asportazione
deiezioni ecc.) e procedesse alla registrazione delle operazioni effettuate.
REQUISITI FUNZIONALI
Per requisiti funzionali si intendono i seguenti requisiti:
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-
personale
alimentazione
PERSONALE
Ai sensi dell’allegato previsto dall’Articolo 2, comma 1, lettera b, D.Lgs. 146/2001:
“Gli animali sono accuditi da un numero sufficiente di addetti aventi adeguate capacità, conoscenze e competenze professionali”.
La normativa di cui trattasi non stabilisce in materia alcun parametro.
Ciò nonostante si ritiene che il personale debba disporre di alcune nozioni di base assolutamente inderogabili, quali ad esempio, quelle riportate di seguito e cioè che:
- il coniglio è un animale abitudinario ed emotivo,
- è opportuno evitare:
- ogni possibile fonte di disturbo, di qualsivoglia natura,
- i rumori improvvisi,
- l’eccessiva densità dei soggetti,
- gli alimenti “non idonei”, con particolare riguardo a quelli ammuffiti,
- il digiuno e bruschi cambiamenti del regime alimentare,
- la modifica degli orari di alimentazione, stabilendo quindi orari fissi di somministrazione,
- le modalità di manipolazione dei soggetti non corrette.
Pertanto si riterrebbe opportuno che l’allevatore:
- conseguisse una formazione, in materia di anatomia e fisiologia dei conigli, per una maggiore
consapevolezza delle manualità e delle operazioni da eseguire in allevamento con particolare
riguardo alle tecniche di fecondazione artificiale relativamente alle quali attualmente non è previsto il patentino di fecondatore laico (del DM 403/2000);
- prevedesse un adeguato periodo di formazione dei nuovi addetti, riguardante:
le modalità di manipolazione degli animali e le procedure di utilizzo delle attrezzature,
il benessere degli animali.
ALIMENTAZIONE
L’allegato previsto ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera b, D.Lgs. 146/2001 recita:
“Agli animali deve essere fornita un’alimentazione sana adatta alla loro età e specie e in quantità
sufficiente a mantenerli in buona salute e a soddisfare le loro esigenze nutrizionali. .Gli alimenti o i
liquidi sono somministrati agli animali in modo da non causare loro inutili sofferenze o lesioni e
non contengono sostanze che possano causare inutili sofferenze o lesioni.”
“Tutti gli animali devono avere accesso ai mangimi ad intervalli adeguati alle loro necessità fisiologiche”.
“Tutti gli animali devono avere accesso ad un’appropriata quantità d’acqua, di qualità adeguata.”
“Le attrezzature per la somministrazione di mangimi e di acqua devono essere concepite , costruite
e installate in modo da ridurre al minimo le possibilità di contaminazione degli alimenti o
dell’acqua e le conseguenze negative derivanti da rivalità tra animali”.
Due sono i principali criteri di alimentazione:
- ad orari fissi per consentire il controllo dei consumi ma soprattutto evitare di stressare i soggetti;
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-
ad libitum che consente agli animali di avere sempre a disposizione dell’alimento usufruendone
a seconda delle singole necessità fisiologiche.
Il razionamento del mangime è in funzione dei fabbisogni dei vari stadi fisiologici dell’animale ed
in quantità costanti, in mangiatoie sufficienti per numero e dimensioni.
Nell’allevamento di tipo tradizionale i conigli sono alimentati con erba verde (medica) e fieno, integrati con alcuni sottoprodotti aziendali (es. stocchi di mais).
La moderna coniglicoltura utilizza alimenti formulati in modo completo e bilanciato, particolarmente graditi agli animali.
Questa scelta è stata dettata da:
- la diffusione degli allevamenti intensivi,
- la necessità di disporre di un alimento dalle caratteristiche il più possibile “costanti” nell’arco di
ogni ciclo produttivo,
- l’esigenza di rispettare i tempi di mercato.
In tal senso gli alimenti pellettati si sono rivelati:
- particolarmente pratici nelle fasi di distribuzione,
- più “sani” degli alimenti tradizionali in quanti è più facile evitare muffe e fermentazioni,
- in quanto alimenti duri, più rispondenti alle caratteristiche anatomiche e fisiologiche di masticazione del coniglio in relazione all’esigenza di pareggiare gli incisivi in continuo accrescimento,
- più vantaggioso rispetto agli sfarinati che sono irritanti per le vie respiratorie.
Risultano meno indicati:
- il pastone, nel quale più rapidamente si sviluppano le muffe,
- la macinazione delle granaglie da parte dell’allevatore, infatti, se troppo fine, può dare problemi
di motilità intestinale, causando diarree, se troppo grossolana porta a considerevole spreco di alimento.
L’acqua di abbeveraggio, deve essere a disposizione dei soggetti.
Minore è la sua assunzione, minore è l’ingestione di alimento solido
Deve essere fresca (a non fredda, ottimale 15°C) e pulita (occorre pulire sempre gli abbeveratoi)
Il fabbisogno giornaliero di acqua:
- dipende dalla quantità e dalla qualità dell’alimento somministrato,
- alla temperatura dell’ambiente di allevamento
- dall’età dell’animale.
SANZIONI
Nel caso di riscontro, da parte dell’autorità sanitaria , nel corso di un sopralluogo, del mancato rispetto da parte del proprietario, custode ovvero il detentore delle disposizioni di cui all’articolo 2,
comma 1 del D.Lgs. 146/2001, è prevista l’applicazione delle sanzioni amministrative di cui
all’articolo 7 del medesimo Decreto.
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