Quinta Conferenza Nazionale di Statistica Roma, 15-17 novembre 2000 Workshop su: ‘Misurabilità della società tecnologica’ LA STATISTICA UFFICIALE E LA SOCIETÀ TECNOLOGICA: LA QUALITÀ DELLA MISURAZIONE STATISTICA IN UN CONTESTO DINAMICO R. Monducci1 , G. Perani1 , F. Riccardini1 1. Introduzione La sempre maggiore pervasività dell’Information technology - sia dal lato della produzione di informazione, sia sotto il profilo delle tecnologie di “consumo” delle informazioni - ha contribuito a un progressivo aumento della pressione sui sistemi statistici sotto il profilo concettuale e definitorio, oltre che sul piano operativo. L'interazione tra le nuove opportunità tecnologiche e le spinte innovative che caratterizzano strutturalmente la ricerca di una sempre maggiore competitività delle imprese (o dei sistemi-paese) ha trovato nella new economy un'espressione dinamica che rende necessario un riesame di aspetti fondamentali del processo di misurazione statistica dei fenomeni economici. La corretta misurazione statistica di un fenomeno è, infatti, il risultato di un processo, e tale processo deve necessariamente prendere avvio dalla definizione dell’oggetto di analisi. La possibilità di misurare la dimensione, la dinamica e l’impatto della ricerca, dei processi innovativi e delle tecnologie dell'informazione sul sistema socio-economico dipende quindi, in primo luogo, dall’adeguatezza delle definizioni utilizzate. Alla fase definitoria, segue quella relativa all’identificazione degli indicatori rappresentativi ed, infine, quella dell’approntamento degli strumenti metodologici e delle tecniche che consentono di giungere alla misurazione di aspetti quantitativi e qualitativi del fenomeno. Un istituto di statistica, nel porsi l’obiettivo di rispondere alle esigenze conoscitive dei policy makers, degli operatori economici e dei cittadini, deve innanzitutto sviluppare correttamente tali fasi, verificando l’adeguatezza degli strumenti di indagine tradizionalmente impiegati e l’idoneità delle classificazioni e delle definizioni utilizzate in merito all’analisi dei nuovi fenomeni. Ciò è necessario anche in considerazione del ruolo di garanzia della qualità dei dati che devono svolgere gli istituti di statistica ufficiale, un ruolo sempre più necessario all’interno di un quadro evolutivo che vede moltiplicarsi i “segnali” informativi percepiti da cittadini e operatori. 1.1. La qualità dell'informazione statistica La qualità dei dati statistici è tradizionalmente associata alle caratteristiche intrinseche dei fenomeni osservati e alle procedure di raccolta ed elaborazione delle informazioni. In questa logica, contribuisce al miglioramento della qualità dei dati ogni azione che riduca la varianza delle stime statistiche rispetto ad un'ipotetica misura "vera" dei fenomeni, quali: l'adozione di definizioni e classificazioni adeguate, il disegno d'indagine, la scelta del metodo di rilevazione più opportuno, il grado di tempestività dei risultati. La qualità dei dati statistici deve essere valutata con gli stessi criteri utilizzati per qualsiasi altro prodotto, ovvero in termini di utilità che deriva agli utenti finali per il loro impiego. Infatti, 1 Istituto Nazionale di Statistica, Servizio delle Statistiche Strutturali sulle Imprese industriali e dei servizi (SSI). 1 l'informazione statistica sta entrando sempre di più all'interno dei processi decisionali degli operatori, privati e pubblici, che richiedono dati pertinenti, tempestivi e facilmente disponibili. Gli istituti di statistica devono, d'altra parte, fronteggiare la crescente domanda di informazione secondo modalità efficienti, in un quadro di risorse scarse. La qualità dell'informazione statistica può essere definita con riferimento a diversi criteri: • la pertinenza si riferisce all'adeguatezza dell'informazione rispetto ai bisogni dell'utenza; • l'accuratezza delle misurazioni è definita come differenza tra il valore (ignoto) della vera popolazione ed i valori stimati; • la tempestività dell'informazione è associata all'esigenza di disporre di dati aggiornati sui quali basare le decisioni; • la fruibilità dell'informazione è associata sia alla disponibilità di dati accessibili, sia alla facilità di interpretazione degli stessi; • la comparabilità dell'informazione si riferisce alla possibilità di effettuare confronti spaziali e temporali; • la coerenza si riferisce alla possibilità di collocare la misurazione specifica in un contesto omogeneo in termini di definizioni, classificazioni e standard metodologici. Questi criteri sono tipicamente caratterizzati da trade-offs, relativi in particolare a: • tempestività/accuratezza; • accuratezza/comparabilità spaziale; • pertinenza/comparabilità temporale. Tra i criteri citati, certamente, la tempestività dei dati sta diventando sempre più rilevante e ciò rappresenta spesso un vantaggio delle fonti non ufficiali che, d'altra parte, possono essere affette da problemi di accuratezza, comparabilità e coerenza delle informazioni prodotte. Una delle sfide della statistica ufficiale è quindi rappresentata dallo sforzo di aumentare la tempestività nella produzione di informazioni statistiche senza conseguenze negative per il rispetto di elevati standard di qualità. Il ruolo della statistica ufficiale prevede anche una particolare attenzione per la corretta fruizione dell'informazione da parte degli utilizzatori. In particolare, i dati devono essere accompagnati dalla necessaria informazione sui concetti e sui metodi adottati. Inoltre, si rivela sempre più necessario associare la diffusione delle informazioni statistiche con analisi, anche interpretative, finalizzate ad una corretta indicazione delle potenzialità informative dei dati. Da questo quadro discendono alcune conseguenze, particolarmente importanti per lo sviluppo di adeguati indicatori della “società tecnologica”. In particolare, è rilevante l'impatto che le caratteristiche delle dinamiche economiche e sociali, sempre più caratterizzate dall'affermarsi di rapidi cambiamenti e dall'emergere continuo di nuovi modelli e comportamenti, hanno sull'informazione statistica, soprattutto con riferimento a tre aspetti: • l'allargamento delle dimensioni tematiche da documentare; • l'intensità e la frequenza dei cambiamenti; • la complessità dei fenomeni oggetto di osservazione 2 . Questi aspetti sembrano ben adattarsi alla misurazione statistica della “società tecnologica”, anche se bisogna riconoscere che un problema di adeguatezza dell'informazione statistica va emergendo anche in altri ambiti fortemente esposti al cambiamento, come ad esempio quelli relativi alla misurazione dell' input di lavoro o del grado di apertura (globalizzazione) del sistema delle imprese. Tali cambiamenti appaiono, d’altronde, non solo rapidi ma spesso imprevedibili e caratterizzati da scarsa persistenza, ciò che rende difficile impostare attività statistiche con un’adeguata prospettiva di sviluppo temporale. Alcuni fenomeni, inoltre, hanno dimensioni tali da 2 Trivellato (1998), pag. 57-58. 2 essere difficilmente monitorabili – basti pensare alla diffusione dei telefoni cellulari – ma a tale rilevanza quantitativa associano anche una complessità, in materia di tecnologie utilizzate e di impatto sulla società e sul tessuto produttivo, che richiede l’acquisizione di specifiche professionalità per poter progettare in modo informato un efficace sistema di rilevazione statistica. Al di là dei fenomeni radicalmente innovativi, c'è da riconoscere che anche i segmenti più consolidati della misurazione statistica della “società tecnologica”, come ad esempio la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica nelle imprese sono, comunque, sistematicamente investiti da trasformazioni che richiedono un costante adeguamento delle metodologie e, talvolta, delle stesse definizioni concettuali su cui si basa il processo di rilevazione statistica. Non casualmente, OCSE ed Eurostat sono attualmente impegnate nella revisione dei manuali metodologici che definiscono le linee guida per la rilevazione statistica e l’interpretazione dei dati relativi a tali fenomeni. 1.2. La domanda d'informazione sulla società tecnologica e le risposte della statistica ufficiale E’ necessario sottolineare che il rispetto dei requisiti di qualità dell'informazione su tematiche fortemente esposte al cambiamento deve essere ottenuto in primo luogo prestando attenzione al tema della pertinenza, e quindi ai diversi segmenti della domanda di informazioni. Sotto questo aspetto, c'è da rilevare che non sempre la domanda esprime esigenze informative coerenti, e che spesso tali esigenze non sono, tra l’altro, allineate al grado di avanzamento complessivo dei sistemi statistici. In questo caso, il ruolo della statistica ufficiale è anche quello di contribuire alla definizione esplicita dei bisogni informativi e del quadro concettuale di riferimento, oltre che individuare soluzioni operative che possano consentire alle infrastrutture della statistica di dare risposte qualitativamente adeguate. Un aspetto cruciale per la qualità dell'informazione statistica è, ad esempio, la corretta identificazione dell'unità di analisi. Sotto questo aspetto, l'evoluzione della teoria economica relativa a scienza, tecnologia e innovazione ha visto, nel corso degli ultimi 50 anni, ridimensionare l’importanza dell'impresa come unità di analisi, in contrapposizione, ad esempio, alle reti, che consentirebbero alle unità produttive di acquisire, in modo più efficace che nel passato, conoscenze e nuove tecnologie. In questo caso, il collegamento tra domanda di informazione e indicatori statistici passa per una fase di individuazione delle unità di analisi che deve tenere conto sia delle infrastrutture del sistema statistico, sia del complesso delle esigenze conoscitive sul tema specifico. L’adozione dell'impresa come unità di analisi consentirebbe, infatti, sinergie notevoli con il resto del sistema statistico e l’utilizzo di un approccio metodologico consolidato; mentre soluzioni diverse implicherebbero certamente una riconsiderazione dell'intera strumentazione statistica a supporto delle rilevazioni. Considerando un altro tema cruciale nell’analisi dell’innovazione, è inoltre evidente che una visione del progresso tecnologico caratterizzata dall'importanza degli effetti cumulativi può risultare sostanzialmente coerente con l'offerta “corrente” di informazione statistica, mentre un approccio che sottolinei l’importanza delle innovazioni “radicali” implica certamente una diversa attenzione, da parte degli uffici statistici, agli oggetti dell’innovazione, piuttosto che ai soggetti che tali innovazioni introducono. La domanda di nuovi e più adeguati indicatori proviene, oltre che dal mondo accademico, essenzialmente dai policy makers che si trovano ad affrontare scelte assai complesse relative sia alla promozione delle attività innovative nell’insieme del sistema economico, che di regolazione di mercati in forte crescita e su cui le conoscenze sono assai limitate. Come è stato già accennato, rispondere efficacemente alle esigenze poste dai diversi segmenti di domanda è compito arduo, al quale gli istituti di statistica devono necessariamente dedicare crescente attenzione e risorse, anche attivando una complessa rete di referenti e strutture formalizzate che, a livello sia nazionale sia internazionale, hanno il compito di tradurre la domanda in fabbisogni informativi e questi in indicatori statisticamente significativi. E’ rilevante, infine, notare che molte delle competenze riguardanti sia la promozione della “società tecnologica”, che l’adozione di meccanismi di regolazione sono ormai trasferite, almeno in 3 parte, a livello comunitario e che la maggiore richiesta di dati sui fenomeni innovativi proviene dalla Commissione europea, rendendo quindi necessaria la produzione di dati comparabili a livello internazionale o, almeno, a livello UE. La domanda di informazione statistica relativa alla “società tecnologica” si rivolge quindi, attualmente, più che ai singoli Istituti nazionali di statistica, al Sistema Statistico Europeo nel suo complesso, ambito in cui Eurostat gioca ovviamente un ruolo cruciale di coordinamento. 2. Gli indicatori su ricerca e innovazione: domanda e prospettive Tra gli indicatori utilizzabili per quantificare gli sviluppi della ‘società tecnologica’, alcuni possono essere considerati ormai consolidati. Ci si riferisce, ovviamente, agli indicatori sull’attività di ricerca e sviluppo (R&S) che, grazie all’attività pionieristica dell’OCSE all’inizio degli anni ’60, sono ora disponibili per tutti i principali Paesi industrializzati con serie storiche superiori ai trenta anni, ma anche agli indicatori brevettuali e a quelli relativi all’innovazione tecnologica nelle imprese. I dati sui brevetti sono, infatti, raccolti sistematicamente da decenni (anche se per fini non statistici) e lo sviluppo – in ambito Eurostat – della rilevazione europea sull’innovazione tecnologica (CIS – Community Innovation Survey) consente di avere informazioni comparabili a livello europeo sull’attività innovativa delle imprese dall’inizio degli anni ’90. I principali sviluppi nel campo degli indicatori su scienza e tecnologia sono stati storicamente determinati dall’esigenza di disporre di informazioni più ampie e precise sui fenomeni tecnologici e innovativi, essenzialmente al fine di orientare le scelte politiche. I manuali di Frascati e di Oslo esplicitano chiaramente la loro finalità di strumenti per migliorare la qualità delle analisi su ricerca e innovazione finalizzandole a fornire ai decisori politici informazioni più affidabili e tempestive, ma al tempo stesso sintetiche, per orientare le scelte di politica della ricerca e dell’innovazione. Anche in parallelo all’emergere delle tematiche relativa alla “società tecnologica” si può osservare che la domanda di indicatori è fortemente condizionata dalle necessità conoscitive dei policy makers ed è orientata a: • migliorare la qualità degli indicatori esistenti; • sviluppare nuovi indicatori per ampliare le informazioni disponibili su fenomeni già oggetto di analisi statistica (innovazione, brevetti, ecc.); • sviluppare indicatori su fenomeni nuovi o sinora poco analizzati. Lungo queste tre linee si articolano le attività in corso a livello nazionale, UE e OCSE. Ovviamente, come è stato già ricordato, è a livello europeo che attualmente emerge la domanda più qualificata per indicatori su ricerca e innovazione. Con particolare attenzione al miglioramento degli indicatori disponibili e allo sviluppo di nuovi indicatori sui fenomeni innovativi, le principali iniziative attualmente in corso da parte della Commissione europea possono essere distinte in due gruppi: • iniziative per la promozione di politiche innovative; • iniziative per il miglioramento delle statistiche disponibili su scienza, tecnologia e innovazione. 2.1. Il rilancio delle politiche dell’innovazione a livello europeo Il Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000, con il suo documento conclusivo ‘Verso un’Europa dell’innovazione e della conoscenza’, ha impresso un eccezionale impulso all’attività di coordinamento e promozione delle politiche innovative a livello europeo. Le linee guida di tali politiche erano già state definite nell’Action Plan per l’innovazione del 1996 e sono state, più recentemente, descritte nella Comunicazione della Commissione del settembre 2000 su L’innovazione in un’economia fondata sulla conoscenza. Molte delle attività promosse dalla Commissione per lo sviluppo dell’innovazione sono ora inserite nel Quinto Programma Quadro 4 comunitario per la ricerca, che è articolato in cinque principali programmi ‘tematici’ e tre principali programmi ‘orizzontali’. Uno dei programmi tematici è la “promozione di una società dell’informazione user-friendly” ma, soprattutto, due programmi orizzontali hanno un diretto impatto sulle politiche innovative: quello finalizzato a ‘migliorare il potenziale umano della ricerca e la base di conoscenza a livello socio-economico’ e quello per ‘la promozione dell’innovazione e l’incoraggiamento della partecipazione delle piccole e medie imprese (PMI) al Programma Quadro’. In tale contesto – dove è rilevante la convergenza di obiettivi politici a livello nazionale ed europeo e la disponibilità di risorse per attuare le iniziative previste – sono in corso iniziative direttamente finalizzate a migliorare la conoscenza e il confronto tra le esperienze innovative a livello europeo. Ad esempio il programma su ‘Innovazione e PMI’ si situa all’incrocio tra tre diverse politiche della Commissione: quella di promozione della ricerca, quella di sostegno all’innovazione e quella di supporto alle PMI. Queste attività hanno ovviamente necessità di fare riferimento a una forte base conoscitiva essenzialmente fondata sulla disponibilità di statistiche e indicatori di elevato livello qualitativo. Le principali attività di sviluppo di indicatori per il supporto alle politiche di innovazione definite dalla Commissione europea sono attualmente: 1) Innovation Scoreboard (parte del progetto di un European Trend Chart on Innovation); 2) Misurazione della “società della conoscenza” attraverso il suo impatto sull’organizzazione dell’economia; 3) Sviluppo di metodi per il coordinamento delle attività di benchmarking delle politiche della ricerca a livello nazionale. L’Innovation Scoreboard All’interno delle attività del Programma Quadro finalizzate alla promozione dell’innovazione, la DG Enterprise, in collaborazione con la DG Research, sta sviluppando un ‘European Innovation Scoreboard’ al fine di misurare la performance innovativa dei diversi Paesi europei. Lo sviluppo di un tale scoreboard è parte di un più generale tentativo di sistematizzare e aggiornare costantemente informazioni quantitative e qualitative (politiche, best practices, ecc.) sulle attività innovative nei diversi Paesi UE. Lo scoreboard si concentra su quattro aree prioritarie, considerate aree chiave per lo sviluppo di un ambiente europeo sostenibile per lo sviluppo di innovazioni. Le quattro aree sono: • la creazione di conoscenza; • il trasferimento di tecnologie; • il finanziamento dell’innovazione; • i risultati dell’attività innovativa. In generale, lo scoreboard dovrebbe servire anche come strumento per allertare i decisori politici in merito a potenziali problemi che influenzano negativamente il contesto innovativo. Dovrebbe, inoltre, aiutare a costruire un consenso tra le diverse istituzioni pubbliche e private coinvolte nella definizione di azioni per migliorare le capacità innovative delle imprese e delle istituzioni europee. Una parte essenziale dello scoreboard è la definizione di un numero limitato di ‘indicatori chiave’ per monitorare l’evoluzione dei processi di innovazione. Tali indicatori potranno evolvere o essere integrati da altri che emergeranno in relazione alla situazione futura dell’economia europea e delle sue performance innovative. Gli indicatori individuati sono quelli elencati nella tabella 1. 5 Tabella 1. Indicatori di innovazione utilizzati dalla Commissione Europea (European Innovation Scoreboard), anno 2000. Indicatore 1.1 % laureati in facoltà scientifiche Fonte Eurostat (statistiche sull'istruzione) Anno 1997 1.2 % della forza lavoro con laurea OCSE 1996 1.3 % dell'occupazione in settori industriali high-tech Eurostat (R&S, CLFS) 1998 1.4 % dell’occupazione nel settore dei servizi high-tech Eurostat (R&S, CLFS) 1998 2.1 Investimenti del settore pubblico in attività di R&S / PIL Eurostat (R&S), OCSE 1998 2.2 Investimenti delle imprese in R& S / PIL Eurostat (R&S), OCSE 1998 2.3 Brevetti ad alta tecnologia / numero di abitanti Eurostat (R&S), dati EPO 1998 3.1 % di PMI che innovano a livello intra-aziendale Eurostat (CIS) 1996 3.2 % di PMI che cooperano nel campo dell’innovazione Eurostat (CIS) 1996 3.3 % di investimenti nell’innovazione sul totale vendite Eurostat (CIS) 1996 4.1 % di capitale di rischio / PIL 4.2 % di capitalizzazione nel nuovo mercato European Technology Investment Report 1999 1999 (dati EVCA) International Federation of Stock Exchanges1999 4.3 % di prodotti nuovi sul totale delle vendite Eurostat (CIS) 1996 4.4 Utilizzatori di Internet ogni 100 abitanti Eurostat (dati ITU) 1999 4.5 % dei mercati TIC / PIL European Information Technology Observatory 1997 4.6 % di variazione della quota di alta tecnologia (1992- 96) OCSE 1996 Come si può vedere dalla tabella, Eurostat e gli Stati membri sono in grado di fornire alla Commissione la maggior parte degli indicatori richiesti con un elevato livello di qualità e armonizzazione. Una richiesta specifica della Commissione è stata, però, di disporre di dati CIS con maggiore frequenza; in pratica, la Commissione chiede di svolgere la Community Innovation Survey ogni due, piuttosto che ogni quattro anni. La misurazione della “società della conoscenza” attraverso il suo impatto sull’organizzazione dell’economia Una significativa attività di studio a cui è stato chiamato l’Eurostat da parte della Commissione è quella relativa allo sviluppo di un quadro concettuale e operativo per misurare gli effetti dello sviluppo della “società della conoscenza” principalmente attraverso lo studio del suo impatto sull’organizzazione dell’economia. Tali attività sono in svolgimento presso l’Eurostat dall’ottobre 1999 e nel marzo 2000 è stata conclusa la prima fase che prevedeva, appunto, lo sviluppo di un quadro concettuale. A fine anno 2000 dovrà, invece, essere conclusa la fase di individuazione degli indicatori da utilizzare per monitorare lo sviluppo di tale “società della conoscenza”. In pratica, al termine della prima fase di studio, l’Eurostat ha deciso di focalizzare l’attenzione su due aspetti principali: - l’impatto della “società della conoscenza” sull’occupazione; - l’impatto della “società della conoscenza” sulle attività di networking e di cooperazione tra imprese e tra le stesse imprese, le istituzioni pubbliche e i centri di ricerca. Avendo identificato nove dimensioni prevalenti della “società della conoscenza”, Eurostat ha individuato alcuni temi chiave su cui si ritiene necessario acquisire dati aggiornati. Il quadro delle esigenze conoscitive sviluppato da Eurostat è il seguente. 6 Tabella 2. Le nove dimensioni chiave della “società della conoscenza”, Eurostat, anno 2000. Capitale umano Organizzazione sociale Politiche di promozione - Risorse umane in SeT Istruzione - Formazione iniziale e continua - Occupazione e forze di lavoro Occupazione nei settori high-tech Distribuzione del reddito e ineguaglianze Servizi collettivi Offerta di lavoro - Fondamenti economici Evoluzione delle imprese - - Infrastrutture Produttività e crescita economica Consumi Investimenti Politica della ricerca Politica fiscale Politiche industriali e commerciali Politiche finanziarie e del credito Politiche dell’informazione Spese in R&S Globalizzazione Concorrenza Rapidità Capacità innovative Nuove imprese e settori Nuova organizzazione aziendale e strutture flessibili Investimenti diretti esteri Commercio estero in prodotti high-tech Internazionalizzazione della R&S Tecnologia Conoscenza (codificata) Contesto culturale e politico - - - Nuove tecnologie Costi delle nuove tecnologie Prodotti high-tech Settori high-tech ICT Rapidità Brevetti Bibliometria Programmi di ricerca Atteggiamenti e percezioni Clustering Strutture politiche e strutture di governo locale Sulla base delle esigenze conoscitive emerse in questa prima fase, Eurostat – tenendo conto delle priorità conoscitive della Commissione – ha individuato una serie di indicatori in grado di fornire elementi sulla tendenza verso cui sta evolvendo l’economia anche in conseguenza dell’influenza della “società tecnologica”. In questo esercizio di raccolta dei dati, il contributo della statistica pubblica – prevalentemente attraverso Eurostat – è assai minore che nella costruzione dello scoreboard. Spostandosi verso settori di frontiera, è necessario, infatti, verificare la disponibilità alla fornitura di dati anche da parte di altre istituzioni sovranazionali (OCSE, UNESCO, Nazioni Unite) e da fonti private. In tale processo di individuazione di nuove fonti non può, ovviamente, essere tralasciato l’aspetto metodologico, in quanto ogni fonte non ufficiale deve essere attentamente vagliata per valutarne la qualità, essenzialmente in termini di copertura del fenomeno e di trasparenza nel processo di raccolta ed elaborazione dei dati statistici. 7 Tabella 3. Indicatori per la valutazione dell’impatto della “società della conoscenza” sull’organizzazione dell’economia. Eurostat, 2000. Temi chiave Indicatori statistici Sistema di informazione sull’impatto della ”società della conoscenza” in termini di occupazione Occupazione (settoriale) nella “società della Risorse umane (HRST: numero, dettaglio per settori high-tech e conoscenza” low-tech) Occupazione nei settori high-tech (numero, crescita, %età della forza lavoro totale) (elaborazioni Eurostat) Creazione di posti di lavoro (per settore, per occupazione) (OCSE) Mobilità delle risorse umane (per settore) Occupazione (remunerazione) nella “società dellaLivello delle retribuzioni per qualifica conoscenza” Differenziali salariali e compensazioni Transizione del mercato del lavoro Occupazione part-time, occupazione a tempo determinato per settore Numero di persone con un secondo lavoro, con lavoro a domicilio, con lavoro nei week-end Risorse umane (HRSTO, HRSTE: per settore) Costo del lavoro (costi del lavoro per unità di prodotto) Produttività del lavoro Incontro tra domanda e offerta di lavoro Laureati per facoltà Imprese che svolgono formazione (numero di partecipanti, ore di formazione) (UNESCO) Team inter-settoriali e unità auto-gestite all’interno di imprese Siti Internet per il numero di occupati (numero, %età degli specialisti di rete) Sistema di informazione sull’impatto della ”società della conoscenza” in termini di networking e cooperazione Intensità nella produzione di conoscenza - Intensità nell’uso della conoscenza - Networks per la trasmissione di conoscenza tacita - Potenzialità e capacità per lo sviluppo di conoscenza (prevalentemente a livello regionale) Nuovi comportamenti e atteggiamenti rispetto a una società basata sulla conoscenza (prevalentemente a livello regionale) - Domande di brevetto (numero, domande per milione di abitanti) Pubblicazioni scientifiche e citazioni (numero) (REIST2) Centri di ricerca, laboratori (numero, settore, pubblico/privato, grande/piccola impresa) (dati da raccogliere) Richiedenti l’utilizzazione di un brevetto (numero, settore di attività) Settori industriali e dei servizi high-tech (numero, valore aggiunto, occupazione) Risorse umane (HRSTO, HRSTE) Collaborazioni e alleanze (numero di fusioni e acquisizioni, numero di accordi tra imprese e università, accordi tecnologici) (OCSE) Schemi di formazione (impresa formatrice, soggetti partecipanti) (UNESCO) Proporzione della popolazione con istruzione universitaria Proporzione di laureati in facoltà scientifiche Spese per R&S (pubbliche, private) Venture capital (investimenti) (OCSE) Credito alle imprese (per settore) Collegamenti (telefono, ISDN) Diffusione di prodotti ICT per numero di abitanti (telefoni cellulari, modem, computer, ecc.) Numero di famiglie collegate a Internet (abbonamenti a Internet providers) Server Internet (numero) E-commerce (quota di mercato) 8 Indicatori per il benchmarking delle politiche della ricerca L’Eurostat – in collaborazione con gli Istituti statistici nazionali – è direttamente impegnato nello sviluppo di metodologie per condurre una coerente attività di benchmarking di iniziative e politiche per la ricerca sviluppate nei singoli Paesi europei. Tale attività, sebbene decisa anch’essa dal Consiglio europeo di Lisbona, non fa parte del paniere di iniziative decise per la promozione dell’innovazione, ma riprende una comunicazione della Commissione che richiamava la necessità di definire un’Area della Ricerca Europea. Sono state quindi definite, sotto la responsabilità della DG Research, delle attività di sviluppo di metodologie di benchmarking della capacità di ricerca nei diversi Paesi europei con riferimento ai seguenti ambiti: • le risorse umane per la scienza e la tecnologia (includendo una valutazione sull’attrazione esercitata dalle professioni scientifiche sui professionisti qualificati); • gli investimenti pubblici e privati in R&S e attività tecnologiche; • la produttività scientifica e tecnologica; • l’impatto delle attività di ricerca e tecnologiche sulla competitività economica e l’occupazione. Dalla raccolta di indicatori su questi temi, e su altri che saranno progressivamente identificati da un gruppo di esperti nazionali nominati dai singoli Ministeri della ricerca, si prevede di costruire una base conoscitiva consolidata, e regolarmente aggiornata, su: • la performance delle attività di ricerca e tecnologiche in Europa; • i fattori qualitativi che sottostanno a tale performance; • come tali fattori possono essere influenzati dalla politiche della ricerca; • i livelli di successo relativi raggiunti dalle politiche sviluppate a livello nazionale. Gli indicatori da utilizzare in questo processo saranno individuati sulla base di una valutazione della loro rilevanza, comparabilità, affidabilità e disponibilità e dovranno essere in grado di fornire – anche mediante ulteriori elaborazioni e analisi - elementi utili per l’individuazione delle tendenze in atto, per arricchire l’interpretazione dei soli dati quantitativi e per sviluppare informazioni di tipo qualitativo. All’ottobre 2000 sono stati individuati 20 indicatori da acquisire in via prioritaria (vedi la tabella 4). Tabella 4. Indicatori individuati dalla DG Research per lo sviluppo di attività di benchmarking delle politiche della ricerca, ottobre 2000 Indicatori Disponibilità Tema 1. Risorse umane per la scienza e la tecnologia Numero di ricercatori sugli occupati Eurostat/OCSE/Stati membri Sviluppi futuri - migliore comparabilità - dettaglio per settore, università e singolo centro di ricerca. Nuovi dottorati in settori scientifici e tecnologici per classe d’età Eurostat/OCSE/UNESCO - dettaglio per facoltà, dettaglio per Paese d’origine Numero di ricercatori giovani in università e centri di ricerca sul totale dei ricercatori Da sviluppare Proporzione delle donne sul totale dei ricercatori in università e centri di ricerca Proporzione di cittadini esteri sul totale dei ricercatori in università e centri di ricerca Da sviluppare - età media dei ricercatori - ricercatori in pensione nei prossimi 10 anni - dettaglio per livello di responsabilità Da sviluppare - dettaglio per Paese - partecipazione a programmi europei Tema 2. Investimenti pubblici e privati in R&S e attività tecnologiche Spese per R&S sul PIL Eurostat/OCSE/Stati - dettaglio dei finanziamenti per 9 Capacità esplicativa Misura la capacità di ricerca in termini di risorse umane per ciascun Paese, per i principali settori. Indica l’incremento della base di conoscenza umana a maggiore qualificazione. Riflette l’attrazione esercitata dalle professioni scientifiche sui giovani. Indica quantità e ruoli della presenza femminile nella ricerca. Misura i flussi di personale e conoscenze nel sistema scientifico internazionale. Misura la propensione Spesa per R&S industriale sul fatturato membri Eurostat/OCSE/Stati membri ricerca di base e applicata - percentuale finanziata dal pubblico Percentuale della spesa pubblica destinata alla ricerca Eurostat/OCSE/Stati membri Quota delle PMI nella R&S industriale finanziata dal settore pubblico Investimenti innovativi di venture capital sul PIL Dati disponibili ma non armonizzati dettaglio per obiettivi dettaglio per settori di spesa - percentuale di PMI (anche nuove PMI) sulle imprese con attività di R&S migliore comparabilità venture capital investito in settori high-tech Dati disponibili ma non armonizzati (EVCA, AVCA, NVCA, Stati membri) Tema 3. Produttività scientifica e tecnologica Numero di brevetti pro-capite EPO/USPTO Numero di pubblicazioni scientifiche pro-capite Science Citation Index Numero di nuove imprese promosse da università e centri di ricerca Da sviluppare Percentuale di imprese innovatrici che collaborano con altre imprese, università o centri di ricerca Eurostat - quota dei brevetti in settori high-tech analisi delle relazioni con altri indicatori dettaglio per ambito scientifico analisi delle relazioni con altri indicatori quota di pubblicazioni collettive miglioramento metodologico indicatori di performance analisi delle relazioni con altri indicatori - considerare altre forme di collaborazione tra università e imprese Tasso di utilizzazione di reti a Da sviluppare - miglioramento metodologico banda larga per la ricerca da parte di laboratori Tema 4. Impatto delle attività di ricerca e tecnologiche sulla competitività economica e l’occupazione Tasso di incremento della Eurostat/OCSE/Stati - crescita della TFP produttività del lavoro membri Quota dei settori ad alta e media tecnologia su occupazione e V.A. industriali Quota dei servizi avanzati su occupazione e V.A. nei servizi Eurostat/OCSE/Stati membri - dettaglio per settore (anche ICT) Eurostat/OCSE/Stati membri - dettaglio per settore Introiti della bilancia tecnologica dei pagamenti sul PIL Eurostat/OCSE/Stati membri (non tutti gli anni) - Incremento della quota di export di prodotti high-tech sul totale mondiale Eurostat (Comext)/UN (Comtrade) dettaglio per tipo di transazione dettaglio intra o extra UE - dettaglio per tipo di prodotto 10 dell’economia a sostenere la R&S Misura l’importanza della R&S industriale per l’economia e il relativo sostegno pubblico Misura l’importanza della ricerca nel bilancio pubblico Misura il sostegno pubblico alla ricerca nelle PMI Indica come vengono finanziate le nuove PMI high-tech Misura la performance tecnologica nazionale Misura la performance della R&S e le caratteristiche della cooperazione Misura lo sviluppo di nuove attività economiche da parte di ricercatori Indica modelli di cooperazione che possono rafforzare il trasferimento di conoscenze e innovazioni Misura il tasso di connessione alle reti internazionali di ricerca Misura la competitività di un’economia e cattura tutti gli effetti economici indotti dal progresso scientifico e tecnologico Indica il contributo dei settori high-tech allo sviluppo e all’occupazione Indica il contributo dei servizi high-tech allo sviluppo e all’occupazione Misura la rilevanza economica delle conoscenze esportate Indica cambiamenti nei rapporti competitivi dei mercati high-tech a livello internazionale 2.2. Le attività europee di sviluppo e miglioramento degli indicatori sull’innovazione A fronte di una pressante domanda per nuovi indicatori, ma anche per un ampliamento dell’ambito di riferimento e un miglioramento della qualità di quelli esistenti, Eurostat e gli Istituti di statistica dei Paesi UE hanno in corso numerose attività che impegnano a fondo sia le strutture che si occupano dello sviluppo di metodologie statistiche, che quelle impegnate nella produzione dei dati. Tra le attività attualmente in corso presso Eurostat, possono essere citate: 1) Indicatori statistici per la ‘nuova economia’ (SINE – Statistical Indicators for the New Economy), attività attualmente coordinata con eEurope e finanziata nell’ambito del Quinto Programma Quadro; 2) Sviluppo di una base comune per indicatori sulla scienza, la tecnologia e l’innovazione (CBSTII – Common Basis of Science, Technology and Innovation Indicators), attività anch’essa finanziata dal Quinto Programma Quadro; 3) Studi specifici per lo sviluppo di statistiche su: il ruolo delle donne in campo scientifico e tecnologico (Women in Science); lo sviluppo di statistiche sulle risorse umane in campo scientifico e tecnologico; la mobilità del personale impegnato in attività di ricerca; lo sviluppo di statistiche sui settori high-tech (ad alta intensità di R&S e ad alta intensità di conoscenza); la raccolta di informazioni sui centri e laboratori di ricerca in Europa (Institutions of Technological Infrastructure- ITI); lo sviluppo di indicatori statistici sulla base di dati brevettuali. 4) Rolling Review per lo sviluppo di indicatori di qualità nella produzione di dati statistici su R&S e innovazione tecnologica; 5) Aggiornamento dei manuali di Frascati e di Oslo (attività in collaborazione con l’OCSE); 6) Attività di progettazione della rilevazione sull’innovazione tecnologica nelle imprese CIS 3. Le attività sviluppate sulla base di finanziamenti del Quinto Programma Quadro sono ovviamente finalizzate prevalentemente allo sviluppo di nuovi indicatori. Nell’ambito del programma per lo sviluppo di indicatori statistici per la ‘nuova economia’ (SINE) sono stati lanciati sinora cinque progetti di ricerca (altri verranno selezionati entro il gennaio 2001) relativi a: • statistiche e indicatori sullo European Science-Technology-Economy System su Internet da ricavare con modalità automatiche sulla base di informazioni presenti in rete; • indicatori per valutare l’evoluzione della base di conoscenza dell’economia europea; • indicatori statistici sull’innovazione derivati da dati brevettuali (progetto a cui partecipa l’Istat); • sviluppo di sistemi per la produzione, in automatico, di indicatori sul commercio elettronico; • indicatori statistici per il benchmarking della “società dell’informazione”. Le attività del programma SINE sono ormai fuse con quelle del programma eEurope di cui si tratterà più avanti e sono, comunque, ormai prevalentemente orientate allo sviluppo di indicatori sull’utilizzazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Più tradizionale è invece l’approccio del programma CBSTII, finalizzato al miglioramento degli indicatori attualmente esistenti nel campo delle attività scientifiche, tecnologiche e innovative. I progetti CBSTII si occupano di approfondire temi come la valutazione delle politiche di ricerca, o la raccolta e valutazione di indicatori bibliometrici o brevettuali o di indicatori relativi alle risorse umane nel campo della scienza e della tecnologia. 11 Parte integrante del programma è l’incarico di istituire e aggiornare un database relazionale di indicatori scientifici e tecnologici per 27 Paesi OCSE e 29 Paesi non-OCSE. Un diverso ambito di attività è quello che riguarda lo sforzo costante dell’Eurostat e degli Istituti nazionali di statistica per il miglioramento delle statistiche già prodotte regolarmente e lo sviluppo di nuovi indicatori sulla base di dati disponibili da altre fonti, prevalentemente individuate nell’ambito della statistica ufficiale. Sono classificabili come attività di miglioramento delle statistiche esistenti quelle sviluppate dall’Eurostat nell’ambito dei suoi programmi di “qualità nella statistica pubblica”. La rilevazione sulla R&S nelle imprese e negli enti pubblici di ricerca e la rilevazione europea sull’innovazione tecnologica nelle imprese sono, ad esempio, state incluse da parte della Task Force Eurostat sulla qualità nelle statistiche tra le rilevazioni pilota per sviluppare modalità standard di monitoraggio e di reporting sulle metodologie adottate, nonché standard sulla conduzione operativa delle rilevazioni e sulla disponibilità di metadati di supporto all’utilizzo dei dati statistici. Iniziando con la rilevazione sulla R&S le sue attività di rolling review, l’Eurostat invierà nei prossimi mesi la propria Task Force sulla qualità nei diversi Istituti statistici nazionali europei per verificare le metodologie adottate in tale processo di produzione statistica. Ciò servirà ad individuare delle best practices da adottare anche negli altri paesi europei e a definire, comunque, un benchmark a cui fare riferimento. A livello più specifico, può essere invece richiamata l’attività congiunta della DG Research e dell’Eurostat per incrementare le informazioni disponibili sulla presenza delle donne nelle attività di ricerca e, più in generale, nei settori ad alta intensità tecnologica. Una migliore conoscenza del ruolo femminile nel settore della scienza e della tecnologia è, infatti, considerata una condizione necessaria per individuare e promuovere l’eliminazione di quelle barriere che creano discriminazioni in termini di mansioni svolte, remunerazione e progressione di carriera a danno del personale di ricerca femminile. Dal punto di vista operativo, Eurostat sta studiando la possibilità di inserire sistematicamente nelle attività di rilevazione coordinate a livello europeo la richiesta di informazioni sul ruolo femminile nelle diverse attività scientifiche e tecnologiche, sviluppando poi le informazioni raccolte in studi ad hoc. Un ulteriore ambito di attività – preliminare allo sviluppo di statistiche specifiche – è quello relativo agli studi sulle risorse umane in campo scientifico e tecnologico (HRST – Human Resources in Science and Technology). Le elaborazioni di Eurostat in questo campo non utilizzano ancora dati provenienti da rilevazioni ad hoc ma dati resi disponibili dalle rilevazioni sulla R&S e, soprattutto, dai dati della rilevazione armonizzata europea sulle forze di lavoro (CLFS – Community Labour Force Survey). I dati CLFS consentono, infatti, di individuare – seppure con una certa approssimazione – quanti individui appartenenti alle forze di lavoro hanno livelli di istruzione almeno universitari (e sono quindi potenzialmente impiegabili in attività di ricerca o tecnologiche) e quanti, a prescindere dal loro livello di istruzione, svolgono invece attività che hanno direttamente a che fare con la produzione e l’applicazione di conoscenze o il loro trasferimento. Attualmente, Eurostat pubblica regolarmente dati sugli stock e i flussi di tali categorie all’interno di ciascun Paese UE, fornendo un riferimento essenziale per il confronto tra le potenzialità dei diversi Paesi europei in termini di risorse umane. Un ambito assai vicino al precedente – anche perché largamente basato su dati CLFS – è quello dello studio sulla mobilità del personale di ricerca a livello internazionale. Eurostat ha appena concluso degli studi di fattibilità relativi alla possibilità di sviluppare delle statistiche su questo tema e le diverse opzioni su come procedere – se mediante rilevazioni ad hoc o utilizzando dati di altra fonte, compresa la fonte amministrativa - sono attualmente allo studio dei Paesi membri. Un’altra richiesta ricorrente che i decisori politici pongono ad Eurostat è quella relativa all’individuazione delle dinamiche esistenti nei settori industriali e dei servizi a maggiore intensità tecnologica (o a maggiore intensità di conoscenza). Per tale motivo Eurostat, pur utilizzando 12 prevalentemente dati provenienti dalle statistiche strutturali sulle imprese (SBS – Structural Business Statistics), sta sviluppando una propria metodologia di classificazione settoriale basata su un paniere di indicatori tecnologici che consenta di articolare le analisi a livello settoriale con un legame diretto tra performance economica e caratteristiche tecnologiche. Un’attività simile di ridefinizione delle classificazioni correnti è in corso presso l’OCSE. Due attività di studio appena iniziate in ambito Eurostat, ma non di secondaria importanza per l’ampliamento delle informazioni disponibili sui “sistemi di innovazione” presenti nell’ambito europeo, sono quelle relative: all’individuazione dei centri e laboratori di ricerca operanti in Europa e allo sviluppo di statistiche su dati brevettuali. Nel primo caso, l’attività di Eurostat appare finalizzata a sostenere con una base-dati quantitativa e qualitativa la descrizione di un ‘sistema di innovazione’ europeo, ponendo le condizioni per evidenziare i legami istituzionali che i centri e laboratori di ricerca sono in grado di definire con gli altri soggetti operanti nel ‘sistema’. Nel secondo caso, l’Eurostat cerca di recuperare una arretratezza rispetto ad altre istituzioni pubbliche o private che già producono statistiche su dati brevettuali, principalmente rafforzando i propri legami con l’Ufficio dei Brevetti Europeo (EPO – European Patent Office). Un ultimo, ma assolutamente non secondario, campo di attività dell’Eurostat per lo sviluppo di statistiche sulla “società tecnologica” è quello del costante miglioramento delle attività di rilevazione statistica del fenomeno dell’innovazione tecnologica nelle imprese europee. Eurostat e gli istituti di statistica dei Paesi UE hanno attualmente una leadership a livello internazionale nello sviluppo di tali statistiche. Tale posizione di eccellenza è essenzialmente basata sull’esperienza della Community Innovation Survey (CIS) che, lanciata per la prima volta all’inizio degli anni ’90, è attualmente alla sua terza edizione. La CIS è stata sviluppata congiuntamente dall’Eurostat e dagli Istituti statistici dei Paesi UE, in collaborazione con la Commissione europea (nell’ambito dello European Innovation Monitoring System) e con l’OCSE. L’obiettivo della CIS è di raccogliere – a livello d’impresa – dati sugli input e sugli output dei processi di innovazione nei diversi settori industriali e dei servizi e dei diversi Stati e regioni d’Europa. Tali dati sono finalizzati alla realizzazione di analisi di elevato livello qualitativo da parte dei principali istituti di ricerca europei. I risultati degli studi basati su dati CIS dovrebbero essere degli elementi essenziali per lo sviluppo di politiche dell’innovazione a scala europea. La CIS ha tre caratteristiche principali: • la prima è di produrre gli unici dati disponibili e comparabili a livello internazionale sulle risorse diverse dalla R&S, investite dalle imprese in attività di innovazione e sui risultati dei processi innovativi; • la seconda è di rappresentare la prima rilevazione statistica a cui hanno partecipato, con diverse modalità di armonizzazione, tutti i Paesi UE; • la terza è di fornire non soltanto dati a livello settoriale o nazionale ma informazioni di qualità a livello d’impresa (circa 40.000 imprese europee per la CIS 1, circa 100.000 per la CIS 2). Il progetto CIS sta attualmente proseguendo con la progettazione della CIS 3 che, nel corso dell’anno 2001, raccoglierà informazioni sulle attività innovative delle imprese europee nel periodo 1998-2000. Come è caratteristico del processo CIS, è stato sviluppato un questionario armonizzato attraverso un lungo processo di elaborazione teorica e tecnica a cui hanno partecipato, in Working Group plenari o riunioni ristrette di esperti, tutti i Paesi UE e anche molti soggetti esterni, come organizzazioni internazionali, Paesi dell’Est europeo e Paesi extra-europei. La ricchezza e complessità dell’elaborazione teorica e metodologica che sostiene il processo CIS e l’indubbia ricchezza e originalità dei dati prodotti ne fanno quindi un benchmark a livello internazionale per lo sviluppo di statistiche sull’innovazione tecnologica a livello d’impresa. E’ stato segnalato che l’OCSE collabora con l’Eurostat per lo sviluppo della CIS, ma questo non è il solo ambito di collaborazione tra le due istituzioni. Oltre a una serie di accordi finalizzati, in un certo senso, a ‘spartirsi i compiti’ nell’ambito dello sviluppo di statistiche su ricerca e innovazione, Eurostat e OCSE (con la partecipazione attiva dei Paesi membri delle due istituzioni) 13 sono soprattutto impegnati nello sviluppo di Manuali per la codifica delle metodologie di rilevazione statistica in ambito scientifico e tecnologico e, in particolare dei due Manuali principali: • il Manuale di Frascati, relativo alle definizioni e metodologie per la rilevazione statistica della R&S (Proposed Standard Practice for Surveys of Research and Experimental Development), ultima edizione 1993; • il Manuale di Oslo, relativo alle definizioni e metodologie per la rilevazione statistica dell’innovazione tecnologica (Proposed Guidelines for Collecting and Interpreting Technological Innovation Data), ultima edizione 1997. L’Eurostat - che ha co-prodotto il Manuale di Oslo ma ha, sinora, solo adottato il Manuale di Frascati – è attualmente impegnata in collaborazione con l’OCSE nella revisione dei due Manuali. Il processo di revisione del Manuale di Frascati è già in corso e dovrebbe terminare entro il 2001, mentre il processo di revisione del Manuale di Oslo prenderà avvio soltanto al termine della rilevazione CIS 3, anche al fine di tenere conto dei suoi risultati. Alla luce delle sfide – sia in termini di domanda, che tecnico-operative – che il sistema statistico europeo si trova ad affrontare per quanto riguarda lo sviluppo di statistiche su fenomeni legati all’innovazione e alle nuove tecnologie, una prima osservazione che emerge da quanto descritto è che tali sfide possono essere affrontate solo con una articolata ‘divisione del lavoro’ tra soggetti diversi. Nel contesto della statistica ufficiale, esiste già un forte ed efficiente coordinamento a livello europeo tra Commissione (incluso Eurostat) e Istituti statistici nazionali che garantisce un elevato livello di comparabilità dei dati prodotti e garantirà sempre di più anche un’elevata qualità statistica. A livello di ‘utilizzatori primari’, Eurostat e OCSE stanno, a loro volta, coordinando efficacemente le loro attività, finalizzate primariamente all’armonizzazione metodologica ma anche a una divisione del lavoro su temi specifici. Così l’OCSE elabora prioritariamente i dati nazionali sulla R&S in termini settoriali, mentre l’Eurostat elabora gli stessi dati a livello regionale. Oppure, per quanto riguarda le tematiche dei brevetti o delle risorse umane, Eurostat si concentra nella rilevazione delle capacità nazionali, mentre l’OCSE sfrutta la sua più ampia prospettiva internazionale per focalizzare la propria attenzione sui fenomeni di trasferimento internazionale delle conoscenze o, più in generale, sui processi di globalizzazione. Una seconda osservazione che emerge da quanto descritto è la necessità, per alcune tematiche particolarmente innovative, di fare riferimento a fonti amministrative o a fonti statistiche non ufficiali. Istituti nazionali, Eurostat e OCSE devono talvolta utilizzare dati non provenienti da statistiche ufficiali e questo comporta un lavoro aggiuntivo di verifica e validazione (e preliminarmente delle metodologie più adatte per svolgere tali operazioni). Più in generale, però, il confronto con dati di fonte diverse costringe la statistica pubblica a migliorare costantemente le proprie procedure di qualità nella produzione dei dati. 3. Indicatori della “società dell’informazione”: un contesto dinamico Alla base dell’attività statistica nel settore di quella che OCSE ed Eurostat definiscono concordemente la “società dell’informazione” vi è la consapevolezza della crescente integrazione tra processi innovativi d'impresa e tecnologie dell’informazione e della comunicazione e dei rilevanti effetti di tale processo di integrazione sull’intera struttura sociale: sui nuovi modelli di business delle imprese, sui nuovi modelli di consumo delle famiglie, e sui nuovi modi di concepire i rapporti con i cittadini della pubblica amministrazione. La “società dell’informazione” ha una delle sue espressioni più evidenti nel fenomeno del commercio elettronico e, più genericamente, nell’utilizzazione della rete e delle altre tecnologie della comunicazione a fini di utilità personale o di business. La messa a punto di indicatori per la “società dell’informazione” è alquanto complesso 14 proprio perché gli ambiti e gli effetti da analizzare sono molteplici e abbracciano sia temi sociali, che economici. Tra le attività statistiche in corso in questo settore a livello internazionale possono essere citati alcuni Working Group (WG) OCSE ed Eurostat che coprono ambiti di interesse diversi. Il WG sull'economia dell’informazione dell’OCSE, ad esempio, è orientato ad approfondire gli aspetti economici della “società dell’informazione”, mentre il WG sugli indicatori per la “società dell’informazione”, sempre dell’OCSE, ha il compito di sviluppare statistiche ufficiali. In ambito Eurostat, il WG per le statistiche sulla società dell’informazione ha focalizzato sinora la propria attività sul confronto di esperienze svolte a livello nazionale, mentre la Task Force sulla “digital economy” dell’Eurostat è direttamente impegnata sugli aspetti tecnici della rilevazione statistica del commercio elettronico. 3.1. Le attività dell’OCSE In ambito OCSE è stato intrapreso, dal Working Group (WG) per gli indicatori sulla “società dell’informazione”, un lavoro metodologico per la classificazione dei settori collegati alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT – Information and Communication Technologies). Il WG ha sviluppato una definizione del settore ICT in termini di classi di attività economica (classificazione ISIC rev.3) e in termini di prodotti e servizi (classificazioni CPC e CPA). D’altra parte, è in corso anche un’attività di revisione delle classificazioni statistiche utilizzate, proprio per tenere conto del nuovo contesto tecnologico. Già nel 2002, ad esempio, la ISIC rev.3 potrebbe recepire le modifiche previste. La definizione del settore ICT come settore “trasversale” rispetto a diversi settori manifatturieri e dei servizi, è basata sui seguenti principi: • i settori manifatturieri inclusi nel “settore ICT” sono quelli che realizzano prodotti utilizzabili per il trattamento e l’elaborazione delle informazioni o per funzioni di comunicazione, incluse la trasmissione e la visualizzazione dei dati, oppure prodotti che utilizzano processi elettronici per rilevare, misurare o registrare fenomeni fisici, oppure controllare processi fisici; • i settori dei servizi inclusi nell’ambito ICT sono quelli che offrono servizi di trattamento e elaborazione delle informazioni e servizi di comunicazione, mediante l’uso di strumenti elettronici. E’, invece, ancora in corso di determinazione la definizione di quali settori siano maggiormente coinvolti nella produzione di “contenuti” informativi che trovano nelle ITC i propri prevalenti mezzi di produzione o diffusione. In termini di raccolta dati, l’OCSE ha iniziato - in via sperimentale - l’acquisizione di informazioni da parte degli Stati membri sulle imprese appartenenti al settore ICT. I risultati di tale attività preliminare – relativi a produzione, occupazione, commercio internazionale e R&S nel settore ICT - sono stati sintetizzati nella pubblicazione OCSE Measuring the ICT Sector – Information Society. Tale pubblicazione si affianca all’annuale OECD Information Technology Outlook, predisposto sulla base delle indicazioni del WG per lo studio dell’Information Economy e che offre un quadro aggiornato dello sviluppo del settore ICT, approfondendo le tematiche collegate alla “società dell’informazione”. La confrontabilità internazionale dei dati proposti da tali pubblicazioni è, però, ancora insoddisfacente e ulteriori sforzi metodologici e di miglioramento delle infrastrutture statistiche dovranno essere fatti per raggiungere degli standard di qualità comparabili a quelli degli indicatori tecnologici più consolidati. Un’altra attività del WG per gli indicatori sulla “società dell’informazione” è quella di progettare modelli di indagine finalizzati a misurare il grado di diffusione e l’utilizzo delle ICT da 15 parte di imprese, famiglie e amministrazioni pubbliche - inclusa la tematica del commercio elettronico - sulla base del confronto tra differenti esperienze di rilevazione a livello nazionale. In particolare, per l’analisi del commercio elettronico, tale WG ha elaborato specifiche definizioni e indicatori. In particolare, tali indicatori sono distinti come segue: • indicatori di capacità di utilizzazione , mediante i quali vengono analizzate le infrastrutture tecniche, commerciali, e sociali necessarie a supportare il commercio elettronico; • indicatori di intensità, per analizzare lo stato di applicazione del commercio elettronico, distinguendo chi già pratica il commercio elettronico e chi invece è pronto ad adottarlo, identificando anche i settori trainanti e le applicazioni attuate; • indicatori di impatto, per analizzare gli effetti, al di là dell’effetto sostituzione, sul valore aggiunto e gli effetti moltiplicativi; sono inclusi indicatori finalizzati a valutare se e in che misura il commercio elettronico produce differenti livelli di efficienza e/o creazione di nuove fonti di ricchezza. Una prima lista di indicatori sul commercio elettronico (indicatori di “capacità di utilizzazione” e “intensità”) riferiti a famiglie e imprese e la cui produzione è ritenuta prioritaria in ambito OCSE, è presentata nella tabella seguente con l’indicazione delle fonti Istat già utilizzabili per la loro elaborazione: Tabella 5. Indicatori definiti in sede OCSE per rilevare il fenomeno del commercio elettronico, anno 2000. Indicatori Fonti già disponibili presso l’Istat Indicatori per le famiglie 1 Percentuale di famiglie con il computer Indagine multiscopo sulle famiglie: vita quotidiana e tempo libero e cultura 2 Percentuale di famiglie con accesso ad Internet Indagine multiscopo sulle famiglie: vita quotidiana e tempo libero e cultura 3 Percentuale di famiglie che svolgono attività su Internet Nessuna fonte disponibile 4 Percentuale di famiglie con specifiche barriere al commercio elettronico Nessuna fonte disponibile 5 Percentuale di famiglie con specifici benefici dal Nessuna fonte disponibile commercio elettronico 6 Percentuale di famiglie che fanno acquisti su Internet Indagine multiscopo sulle famiglie: tempo libero e cultura 7 Percentuale di acquisti su altri reti di computer Nessuna fonte disponibile 8 Valore degli acquisti effettuati attraverso Internet Nessuna fonte disponibile 9 Valore degli acquisti effettuati attraverso altre reti di computer Nessuna fonte disponibile 10 Percentuale degli acquisti effettuati attraverso Internet Nessuna fonte disponibile 11 Percentuale degli acquisti effettuati attraverso reti di Nessuna fonte disponibile computer Indicatori per le imprese 1 Percentuale di imprese con il computer PMI e E-COMM 2 Occupati nelle imprese con il computer Nessuna fonte disponibile 3 Percentuale di imprese con accesso ad Internet PMI e E-COMM 4 Occupati nelle imprese con accesso ad Internet Nessuna fonte disponibile 5 Percentuale delle imprese con siti Web PMI e E-COMM 16 6 Percentuale delle imprese che effettuano specifici E-COMM processi sui siti Web 7 Percentuale delle imprese che riconoscono barriere per effettuare commercio elettronico 8 Percentuale delle imprese che riconoscono specifici E-COMM benefici dal commercio elettronico 9 Percentuale di imprese che hanno pianificato l’uso di reti su protocolli IP E-COMM 10 Percentuale di imprese che vendono attraverso reti su protocollo IP E-COMM 11 Percentuale di imprese che acquistano attraverso reti IP E-COMM 12 Percentuale di imprese che vendono su reti di computer E-COMM 13 Percentuale di imprese che acquistano su reti di computer E-COMM 14 Valore delle vendite effettuate attraverso reti su protocollo IP Nessuna fonte disponibile 15 Valore degli acquisti effettuate attraverso reti IP Nessuna fonte disponibile 16 Valore delle vendite effettuate su reti di computer Nessuna fonte disponibile 17 Valore degli acquisti effettuati su reti di computer Nessuna fonte disponibile 18 Percentuale di vendite effettuate su reti IP E-COMM 19 Percentuale di acquisti effettuati su reti IP E-COMM 20 Percentuale di vendite effettuate su reti di computer E-COMM 21 Percentuale di acquisti effettuati su reti di computer E-COMM E-COMM Note: PMI = rilevazione Istat sulle piccole e medie imprese fino 100 addetti; E-COMM = nuova rilevazione sul commercio elettronico (da 10 a 250 addetti) in fase di lancio, i cui risultati saranno disponibili presumibilmente nel 1° semestre 2001 3.2. Le attività dell’ Eurostat In ambito Eurostat, lo sviluppo di statistiche sulla “società dell’informazione” è responsabilità di un WG che ha iniziato i suoi lavori da circa quattro anni ma che si è sinora concentrato essenzialmente su attività di rilevazione dei progetti e delle fonti statistiche esistenti a livello nazionale. Attualmente, tale WG sta definendo le proprie attività future con particolare attenzione alla valutazione dei “punti critici” che si trova ad affrontare come Sistema Statistico Europeo: 1) l’ampio spettro di argomenti per cui sono richiesti dati statistici; 2) il tipo di informazione richiesta; 3) l’instabilità dei dati richiesti; 4) la mancanza di un quadro metodologico definito; 5) il bisogno di informazioni a breve o a brevissimo termine; 6) la proliferazione delle stime di fonte privata. La domanda di statistiche sulla “società dell’informazione” a livello europeo è assai articolata in termini di utilizzatori ed è, soprattutto, soggetta a una costante evoluzione nel tempo. Il principale utilizzatore di indicatori sulla “società dell’informazione” è, ovviamente, la Commissione europea che necessita – come è stato già osservato precedentemente – di dati sia per la definizione 17 di politiche comunitarie nel settore, sia per attività di monitoraggio delle politiche e di regolazione dei mercati. Tra i principali documenti prodotti dalla Commissione in tale prospettiva, devono essere citati: il recente Action Plan “eEurope 2002” (maggio 2000, DG Information Society) e la Comunicazione della Commissione Strategies for Jobs in the Information Society (febbraio 2000, DG Employment). Tali documenti riguardano principalmente la definizione di attività di supporto allo sviluppo della rete Internet e del suo utilizzo in Europa. Alcuni esempi degli obiettivi che si prefigge la Commissione sono: la riduzione dei costi di accesso a Internet, lo sviluppo dell’utilizzazione delle reti informatiche nell’ambito delle attività di ricerca europee e la diffusione dell’utilizzazione di Internet nelle pubbliche amministrazioni. Gli indicatori che la Commissione individua come necessari per monitorare il raggiungimento di questo tipo di obiettivi riguardano temi come la preparazione dei cittadini europei all’uso di Internet, i contenuti e l’uso dei siti Web europei, la diffusione di Internet nelle scuole o l’ampiezza delle attività di commercio elettronico. Un elenco esauriente degli indicatori individuati in ambito eEurope è riportato nella tabella 6. Il documento politico istitutivo del programma eEurope rappresenta dunque il punto di riferimento per lo sviluppo delle statistiche comunitarie sulla “società dell’informazione”. E’ interessante rilevare che molti degli indicatori richiesti non sono normalmente prodotti dalla statistica ufficiale. D’altra parte, dati qualitativi e quantitativi su fenomeni in rapida evoluzione sono forniti in misura crescente da soggetti privati, spesso su base commerciale. Ciò pone, ovviamente, un problema di valutazione e selezione delle fonti esterne al Sistema Statistico Europeo che la Commissione intende utilizzare parallelamente alle fonti ufficiali. Il tema è ancora più sensibile laddove si tratti di produrre indicatori che saranno utilizzati per indirizzare investimenti o per definire le regole di funzionamento di alcuni mercati. In tale contesto, gli istituti di statistica sono di fronte a due impegnative sfide: - adeguare la propria capacità produttiva di indicatori sulla “società dell’informazione” sia alle esigenze degli utilizzatori (in primo luogo, della Commissione e dei policy makers a livello nazionale), che ai livelli qualitativi – almeno in termini di tempestività – dei prodotti attualmente disponibili commercialmente; - sviluppare un’autonoma e qualificata capacità di valutazione, ed eventualmente validazione, dei dati statistici prodotti da fonti private, qualora essi debbano essere utilizzati per rispondere alle esigenze conoscitive della Commissione o dei governi nazionali. E’ necessario, comunque, rilevare che, tra gli indicatori individuati in ambito eEurope, alcuni non sono probabilmente disponibili, al momento attuale, né presso fonti pubbliche, né presso fonti private e la loro produzione richiederà specifici investimenti e lo sviluppo di adeguate metodologie (ad esempio, “la velocità delle interconnessione e i servizi tra università e centri di ricerca europei ed extraeuropei”). Altri indicatori riguardano informazioni che servono una sola volta (fino a quando, ad esempio, il tasso di penetrazione di una dotazione informatica non abbia raggiunto il 100% della popolazione considerata) e che richiedono, per la loro raccolta, investimenti non compensati da attività future. Di seguito si riporta una tabella che riassume gli indicatori identificati in ambito eEurope, distinti in relazione agli obiettivi del programma, con l’indicazione delle possibili fonti di informazione utilizzabili: 18 Tabella 6. Obiettivi e indicatori da produrre nell’ambito del programma eEurope, anno 2000 Obiettivi e indicatori Ø Possibili fonti Accesso veloce e a basso prezzo ad Internet 1. Percentuale di famiglie connesse Commissione 2. Percentuale di popolazione con accesso veloce nelle abitazioni Commissione 3. Percentuale di popolazione con accesso ad Internet attraverso il telefono mobile Commissione 4. Costi di accesso ad Internet Commissione/ OCSE Ø Accesso veloce per studenti e ricercatori 1. Velocità di interconnessione e servizi disponibili tra e all’interno di centri di ricerca Commissione/ Stati Membri Ø Reti sicure e smart cards 1. Numero di server sicuri per milione di abitanti Ø OCSE I giovani europei nell’era digitale 1. Numero di computer per 100 abitanti nelle scuole Commissione/ Stati membri 2. Percentuale di scuole dove gli studenti hanno accesso ad Internet Commissione/ Stati membri 3. Percentuale di scuole con connessione Internet ad alta velocità Commissione 4..Percentuale di insegnati che usano regolarmente Internet per l’insegnamento Commissione Ø Lavorare nell’economia della conoscenza Comitato ESDIS Ø Partecipazione di tutti alla economia della conoscenza Comitato ESDIS 1. Numero di Stati membri che hanno adottato le linee guida per l’accessibilità WAI Ø Stati membri Accelerare il commercio elettronico 1. Percentuale di piccole e medie imprese che conducono le attività elettronicamente Commissione con i clienti con i fornitori Ø Government on-line:accesso elettronico ai servizi pubblici 1. Percentuale di servizi pubblici base disponibili on-line Stati membri 2. Uso dei servizi on-line della pubblica amministrazione Commissione per informazione per invio formulari 3. Percentuale di appalti pubblici condotti on-line Ø Stati membri Salute on-line 1. Percentuale di medici con accesso ad Internet Ø Commissione Contenuti digitali per le reti globali 1. Percentuale di siti Web europei tra i 20 più visitati Ø Commissione Sistemi di trasporto intelligenti 1. Percentuale di reti autostradali dotate di congestion information and management system Commissione Dunque, la strategia che si va delineando nell’ambito del Sistema Statistico Europeo si fonda sull’utilizzo di strumenti metodologici diversi, a seconda che si tratti di sviluppare nuove indagini, o 19 fornire informazioni sulla disponibilità di dati già esistenti, o di utilizzare altre fonti statistiche, o – nell’impossibilità di raccogliere dati quantitativi - condurre specifici studi di caso. Le azioni da intraprendere nel breve, medio e lungo tempo sono state articolate in ambito Eurostat come segue: nel breve periodo - valorizzazione dei dati disponibili in Eurostat, di dati già pubblicati o da acquisire da fonti private nel medio periodo - valorizzazione dei dati disponibili nei Paesi membri e da altre fonti nazionali - indagini pilota nei Paesi membri - indagini Eurobarometer (della Commissione) - sviluppo di nuovi indicatori sulla base d informazioni esistenti nel lungo periodo - modifica del contesto normativo esistente e definizione di strumenti giuridici che prevedano l’obbligatorietà per gli Stati membri di produrre determinati indicatori - progetti di ricerca per lo sviluppo di nuovi metodi per la raccolta dati. Sulla base di questa strategia, l’Eurostat sta predisponendo un piano biennale di attività per gli anni 2001 e 2002 al fine di sviluppare il settore delle statistiche per la “società dell’informazione”. Tale piano è ancora in discussione e deve essere approvato dagli Stati membri. Ovviamente, la collaborazione con OCSE ed altre istituzioni internazionali rientra nelle azioni che compongono tale strategia Eurostat. La proposta Eurostat per il piano biennale delle statistiche sulla “società dell’informazione” comprende: - azioni di breve periodo • una nuova rilevazione Eurostat per acquisire informazioni sui dati disponibili a livello nazionale • valorizzazione delle informazioni disponibili e accessibili • pubblicazione di una sintesi europea dei dati disponibili • aggiornamento di una lista esauriente delle fonti statistiche • collaborazione con OCSE ed altre istituzioni internazionali per definire metodologie comuni • indagine pilota sulle imprese sul tema del commercio elettronico - azioni di medio termine: • estensione delle indagini attuali o sviluppo di nuove indagini • lancio di ulteriori indagini pilota • sviluppo di studi metodologici • scambio e sistematizzazione di esperienze • preparazione, se necessario, di nuovi strumenti giuridici relativi alla produzione statistica in questo settore. 3.3. Le attività Istat nel settore delle statistiche sulla “società dell’informazione” Attualmente in Istat il tema della “società dell’informazione”, oltre ad essere seguito nelle attività internazionali, è stato sviluppato inserendo in indagini già consolidate alcuni quesiti collegati al tema. Le principali indagini da cui è possibile ricavare indicatori sono elencate di seguito. 1. Indagine multiscopo sulle famiglie (campionaria) da cui è possibile ricavare chi usa i personal computer, i telefoni cellulari, la tv, ma anche la frequenza e l’uso prevalente di tali 20 2. 3. apparecchi, le attività svolte dalle famiglie su Internet, come lo scambio di posta elettronica o gli acquisti on-line. Indagine sui consumi delle famiglie (campionaria) da cui è possibile ricavare la disponibilità, all’interno delle famiglie, di personal computer, apparecchi fax, segreterie telefoniche, videoregistratori, ecc e la spesa relativa sostenuta dalle famiglie per l’acquisto e l’utilizzazione di questi apparecchi. Indagine sui conti delle imprese, in particolare la parte campionaria che interessa le piccole e medie imprese, dove di recente sono state inserite nuove domande sull’uso delle ICT, ma anche sulle eventuali attività di commercio elettronico. Solo recentemente, l’Istat ha deciso di lanciare una nuova indagine sperimentale sulle attività di commercio elettronico delle imprese dell’industria e dei servizi. Tale indagine – che sarà svolta in collaborazione con l’Eurostat - verrà lanciata all’inizio dell’anno 2001. L’indagine dovrebbe consentire di disporre di dati rilevati ad hoc sull’argomento e armonizzati con quelli prodotti in altri Paesi europei. 4. Conclusioni In conclusione, la risposta del sistema della statistica pubblica, sia in Italia sia nelle sedi internazionali in cui è coordinata la rilevazione statistica dei fenomeni ricordati, non può che essere finalizzata a due obiettivi prioritari: raggiungimento di una crescente qualità nella produzione statistica e adeguamento delle capacità di monitorare lo sviluppo e l’evoluzione di fenomeni di rilievo sociale ed economico individuando le priorità a livello conoscitivo. Qualità nelle statistiche sulla “società tecnologica” e sui fenomeni ad essa correlati significa, innanzitutto, tempestività nella individuazione dei fenomeni da rilevare e capacità di produrre dati in tempi utili per le esigenze degli operatori economici e dei decisori politici. Ma la qualità va correlata anche con la capacità di saper porre i quesiti realmente rilevanti e di produrre dati accurati effettivamente comparabili a livello internazionale e nel tempo. Il secondo obiettivo è più sfuggente ma altrettanto, o forse più importante. E’, infatti, quello relativo ad un corretto posizionamento della statistica ufficiale in un mercato delle informazioni in cui una molteplicità di soggetti, pubblici e privati, offre dati ed indicatori sui fenomeni tecnologici con livelli qualitativi molto diversificati ma, spesso, con una tempestività e flessibilità difficilmente conseguibili per l'offerta pubblica, soprattutto se coordinata a livello internazionale. E’ necessario però anche richiamare la necessità – qualora i dati di fonte privata vengano recepiti in ambito pubblico – di garantire adeguati processi di “validazione” di tali dati da parte degli istituti di statistica. Sono, comunque, numerosi e complessi i problemi che restano aperti. E’ rilevante accennare in conclusione a tre temi cruciali: - l’orientamento della domanda di informazione statistica; - le conseguenze di operare in un contesto dinamico; - l’innovazione “nella” produzione statistica. Nel testo sono stati utilizzati alcuni concetti dei quali si è preferito non discutere una definizione appropriata: “società dell’informazione”, “società tecnologica” e “società della conoscenza”. I tre concetti si riferiscono in larga parte a fenomeni simili, legati tra loro dall’incredibile accelerazione nella diffusione – a livello sociale – di tecnologie che facilitano lo scambio di informazioni e, quindi, di conoscenze. Resta però il fatto che, nel processo di identificazione delle proprie necessità informative, la molteplicità degli utilizzatori di dati statistici – non importa se a fini di studio o di policy making – ritiene necessario acquisire una serie di 21 indicatori coerenti con il proprio approccio teorico ai fenomeni osservabili a livello sociale. Ed è ovvio che qualche utilizzatore sarà più interessato a mettere, ad esempio, in evidenza la diffusione delle “tecnologie” che permettono la trasmissione delle informazioni, mentre qualche altro utilizzatore potrà considerare necessario quantificare le “informazioni” stesse che vengono trasmesse, oppure gli effetti, in termini di acquisizione di conoscenze, di tale “trasmissione di informazioni”. Se consideriamo, inoltre, che lo sviluppo di nuove esigenze conoscitive non riduce la domanda di dati ed indicatori già consolidati (relativi, ad esempio, alle attività di R&S e innovazione tecnologica), appare chiara la necessità di una selezione, da parte della statistica ufficiale, della domanda statistica concentrando la propria attività in alcuni ambiti di produzione statistica in cui: - svolgere attività finalizzate alla produzione di dati statistici (o allo sviluppo di indicatori) che rispondano ai quesiti di qualità già ampiamente discussi; - definire degli indicatori che siano in grado di fornire un’informazione pertinente rispetto ai fenomeni oggetto di analisi e che siano, soprattutto, in grado di adeguarsi all’evolversi di tali fenomeni; - selezionare quegli indicatori che rispondono alle esigenze conoscitive minime di tutti gli utilizzatori, non tralasciando l’opportunità di fornire evidenza empirica per la verifica di qualsivoglia approccio teorico, ma investendo risorse solamente nella produzione di indicatori verso cui la domanda appare consolidata e stabile. Soprattutto considerando la tematica delle statistiche sulla “società dell’informazione”, è emerso che molti indicatori hanno una prospettiva di utilizzazione limitata nel tempo e strettamente legata alla rilevanza sociale dei fenomeni che essi descrivono. Sono evidenti le conseguenze di un tale contesto di analisi per la statistica ufficiale che, di regola, dovrebbe garantire elevati livelli di formalizzazione nella propria produzione statistica, soprattutto a garanzia della qualità dei propri dati, e che sinora trovava nella disponibilità di lunghe e consolidate serie storiche di dati un vantaggio comparato rispetto ad altri produttori di statistiche. In primo luogo, si può osservare che – nella misura in cui si tratti solo di accelerare i processi di adeguamento all’evolversi della realtà sociale ed economica – questo non rappresenta un problema per gli istituti di statistica dal momento che non vengono a modificarsi le procedure di redefinizione delle metodologie o le procedure di sperimentazione di nuove rilevazioni. Il quadro cambia però significativamente se la domanda di informazioni statistiche riguarda fenomeni assai poco persistenti e la cui rilevazione in termini statistici rende necessari ingenti investimenti infrastrutturali (dalla predisposizione di archivi per l’individuazione delle unità di rilevazione, allo sviluppo di tecnologie specifiche per la raccolta dei dati) che rischiano di essere vanificati nello spazio di alcuni anni (o magari di alcuni mesi) a causa dell’incalzare dell’innovazione tecnologica. Internet offre, in questo senso, degli esempi assai significativi. La demografia delle imprese che operano sul Web, ad esempio, (anche considerando solo i fornitori di accesso alla rete) pone problemi enormi a causa degli elevatissimi tassi di natalità e mortalità di tali imprese, tra l’altro esse stesse difficilmente individuabili sulla base delle fonti normalmente utilizzate. In sintesi, il problema è quale livello di analisi debba garantire la statistica ufficiale di fronte a fenomeni così sfuggenti. Ovvero, se la necessità di disporre di dati ufficiali su una gamma ampia di fenomeni, anche particolarmente innovativi e poco persistenti, giustifichi ingenti investimenti in infrastrutture che è prevedibile saranno rapidamente obsolete. Anche in questo caso è ovvio che il criterio della rilevanza dei fenomeni oggetto di analisi e della pertinenza degli indicatori che possono essere prodotti, con riferimento alla descrizione di quei fenomeni, dovrebbero guidare le scelte della statistica ufficiale. 22 L’ultima questione è relativa agli aspetti “tecnici” della rilevazione statistica. Un esame affrettato delle questioni discusse sopra potrebbe portare alla conclusione che la statistica ufficiale mostri, di fronte all’esplosione dei fenomeni “tecnologici” nella società, una scarsa capacità di reazione, essendo vincolata a procedure e metodologie scarsamente flessibili. Questa opinione sarebbe non corretta per diversi motivi. In primo luogo, i fenomeni legati alla “società tecnologica” pongono delle sfide in termini di concettualizzazione dei fenomeni e di metodologie di rilevazione non diverse da quelle di altri fenomeni che possono essere osservati in campo economico e sociale. Fenomeni legati alla globalizzazione dell’economia, agli spostamenti di popolazione, all’evoluzione del mercato del lavoro o alle trasformazioni dei mercati finanziari – solo per fare alcuni esempi – chiedono costantemente alla statistica ufficiale di sviluppare nuove definizioni, metodologie e tecniche di rilevazione in un contesto di costante trasformazione. Non è sempre facile rispondere con successo a tali sfide, ma il confronto con esse è ormai parte essenziale dell’attività degli Istituti di statistica. La sfida più cruciale è, semmai, quella di riuscire a trarre vantaggio per le attività statistiche dalle opportunità offerte dalle nuove tecnologie che vanno considerate non solamente come un “problema” ma soprattutto come un’opportunità di miglioramento della produzione statistica, esattamente in linea con quanto sta avvenendo in altri settori della produzione di servizi. Riferimenti bibliografici De Marchi M., Potì B. M., Reale E., Rocchi M., Scarda A. M. 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