ARTE E DEVOZIONE MARIANA 50 ARTE E DEVOZIONE MARIANA 51 La Madonna dell’Espettazione del Parto nella chiesa di San Nicola a Genova Fausta Franchini Guelfi ollocata nell’abside della chiesa agostiniana di San Nicola, una grande statua “di marmo bianco di Carrara, formata da eccellente scultore” (come scrive nel 1700 padre Gio.Bartolomeo da Santa Claudia, cronista degli Agostiniani Scalzi) rappresenta la Vergine che, aprendo le braccia, offre all’adorazione dei fedeli la futura nascita del Redentore: la ghirlanda di nove testine angeliche circondava infatti, all’altezza della cintura, il monogramma di Cristo (IHS), oggi non più in loco, originariamente destinato ad indicare la divina gravidanza di Maria. Lo sguardo volto in basso, ella apre il manto ed alza le mani nel gesto antichissimo dell’orante, a mostrare il miracolo operato dallo Spirito Santo. L’iconografia di questa immagine, assai rara nell’arte italiana, è strettamente collegata alle origini spagnole del nuovo ordine riformato degli Agostiniani Scalzi, istituito alla fine del Cinquecento. La devozione alla Madonna dell’Espettazione del Parto, assai viva un tempo soprattutto fra le donne gravide e partorienti, era infatti stata promossa da Sant’Ildefonso, arcivescovo di Toledo, in seguito all’istituzione della festa dell’Incarnazione di Gesù decisa dal X Concilio di Toledo (656). La festa, che si celebrava un tempo il 18 dicembre, aveva sempre avuto in Spagna un grandissimo successo devozionale, con imme- C diati riflessi sulla devozione dei genovesi nei confronti della statua marmorea della chiesa di San Nicola, come attestano gli ex-voto ricordati negli scritti dei Remondini, che ancora nell’Ottocento coprivano interamente le pareti del presbiterio. La statua era stata eseguita poco dopo il 1664, quando gli Agostiniani Scalzi, stabilitisi nella chiesa genovese della Visitazione, ne avevano rinnovato le strutture e gli arredi. Gli unici documenti noti a questo proposito sono i contratti notarili nel 1671 e nel 1672 per due complessi d’altare in marmi policromi: possiamo supporre che in questi stessi anni (1664-1671 circa) sia stata eseguita la Madonna dell’Espettazione del Parto, destinata all’altar maggiore in perfetta coerenza con l’intitolazione della chiesa, che ricordava la narrazione evangelica della Visitazione e delle lodi innalzate dalla Vergine al Signore per la promessa della nascita del Redentore (Luca 1, 39-55). Soppresso nel 1798 il complesso agostiniano della Visitazione dalla Repubblica Ligure, la statua ed il grandioso altare in marmo nero furono collocati nella chiesa di San Nicola da Tolentino, anch’essa agostiniana, dove nonostante le vicissitudini delle soppressioni napoleoniche l’immagine rimase fino alla riapertura della chiesa al culto. In questa sede nel 1818 fu venerata dal re Vittorio Emanuele I di Savoia che, subito dopo, si spinse a cavallo su per l’erta creusa fino al Santuario della Madonnetta, seguito dalla regina Maria Teresa in portantina. Mentre nei testi ecclesiastici e nelle fonti storiografiche genovesi non mancano le notizie sulla devozione fiorita attorno a questa immagine e sulle vicende del suo spostamento, non è emerso finora nessun dato archivistico che permetta di identificare con certezza quell’ “eccellente scultore” citato da padre Gio.Bartolomeo da Santa Claudia. La tradizionale attribuzione a Tomaso Orsolino, recentemente posta in discussione, resta per ora la sola ipotesi che non presenti controindicazioni cronologiche o stilistiche. La statua mostra infatti indubbie consonanze con alcune Madonne di Tomaso, sia nel panneggio di raffinata fattura classicheggiante sia nell’atteggiarsi della figura, che si colloca nell’equilibrata compostezza della “ponderatio” con la gamba destra leggermente flessa, ad addolcire la ieratica frontalità dell’immagine. Il volto bellissimo della Vergine, assorta in un’espressione di intensa dolcezza, ed il suo delicato gesto di ostensione del concepimento divino, fanno di quest’opera una delle immagini mariane più suggestive in Liguria. Questa statua è anche uno degli ultimi capolavori della scultura genovese del Seicento, prima che l’intervento innovatore dello scultore francese Pierre Puget cominciasse ad incidere sulla cultura figurativa locale. Proprio in quegli anni infatti il Puget eseguiva il San Sebastiano ed il Sant’Alessandro Sauli (1664-1668) per la chiesa di Carignano, l’Assunta (1666-1670) per la chiesa dell’Albergo dei Poveri e nel 1670 inviava dalla Francia l’Immacolata oggi nell’Oratorio di San Filippo Neri; ma il vecchio Tomaso Orsolino e gli altri scultori genovesi di origine lombarda continuarono ancora a lungo ad esprimersi in forme compostamente classicheggianti nelle loro Madonne limpide e soavi scolpite in un marmo bianchissimo non ancora turbato dal travolgente movimento, dalle profonde suggestioni emotive del nuovo linguaggio barocco. Nota bibliografica P. GIO. BARTOLOMEO A SANTA CALUDIA, Lustri storiali de’ Scalzi Agostiniani eremiti della congregazione d’Italia, e Germania, descritti dal suo cronista…, Milano 1700, p. 432. A.M. REMONDINI, I santuari e le immagini di Maria Santissima nella città di Genova. Cenni storici descrittivi, Genova 1865, pp.169-178. P. GABRIELE DI SANT’ENRICO, Il parto della Vergine promesso e rivelato da Dio argomento di speranza e di conforto per tutti specialmente per le donne divote di Maria SS. Sotto il titolo dell’Espettazione del Parto, Genova 1889. E. PARMA ARMANI, Diffusione dei santuari nel territorio della Repubblica e rinnovamento dell’iconografia mariana, in La scultura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento, Genova 1988, pp.19-20, fig.14. Ringrazio padre Pietro Pastorino, O.A.D., che mi ha cortesemente aiutata nella ricerca bibliografica.