In dialogo con l`Africa. Le sfide del continente alla luce della lettera

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In dialogo con l’Africa.
Le sfide del continente alla luce della lettera post-sinodale di Benedetto XVI
Grazie per l’invito in questo seminario teologico internazionale del PIME e del Centro Missionario
PIME di Milano. Colgo volentieri l’invito perche come Missionario d’Africa e come africano sono
contento perché grazie all’esortazione apostolica post-sinodale, Africae munus, fermiamo lo
sguardo su aspetti positivi dell’Africa.
Come le dice il Santo Padre:
Con questo documento, desidero offrire i frutti e gli incoraggiamenti del Sinodo, e invito
tutti gli uomini di buona volontà a considerare l’Africa con sguardo di fede e di carità, per
aiutarla a diventare, per mezzo di Cristo e dello Spirito Santo, luce del mondo e sale della
terra (cfr Mt 5,13.14). Un tesoro prezioso è presente nell’anima dell’Africa, in cui scorgo «
un immenso “polmone” spirituale per un’umanità che appare in crisi di fede e di speranza
»,grazie alle straordinarie ricchezze umane e spirituali dei suoi figli, delle sue culture
multicolori, del suo suolo e del suo sottosuolo dalle immense risorse. Tuttavia, per stare in
piedi, con dignità, l’Africa ha bisogno di sentire la voce di Cristo che proclama oggi
l’amore per l’altro, anche per il nemico, fino al dono della propria vita, e che prega oggi
per l’unità e la comunione di tutti gli uomini in Dio (cfr Gv 17,20-21) (AM, n. 13).
Come Africano e Missionario d’Africa sono consapevole che l’Africa è spesso presentato nei suoi
aspetti negativi. Ad esempio i telegiornali parlano dell’Africa solo se ci sono guerre, carestie.
Prevalgono le notizie di “casa nostra”. E’ vero che la buona notizia non fa notizia ma credo che la
disattenzione verso l’Africa abbia altre origini!
Sono consapevole come talvolta anche noi missionari contribuiamo alla diffusione di un’immagine
pietistica dell’Africa perché sappiamo che la gente si coinvolge maggiormente di fronte a storie
drammatiche prestando cosi meno attenzione all’impegno portato avanti dagli stessi africani nei
diversi aspetti della vita. Ma forse sta cambiando qualcosa ad esempio nelle nostre riviste(anche
degli altri istituti) sempre più è posta l’attenzione ad aspetti culturali,innovativi del mondo africano,
e le foto pubblicate sono immagini in cui brilla la speranza.
Il documento del Papa mostra che un’altra immagine dell’Africa è possibile. Non nega la realtà,
ma invita a partire di una visione positiva per considerare la missione della Chiesa in Africa e per
organizzare la sua azione pastorale;
Durante questo intervento indicherò:
1. Il contesto socio-religioso del documento1
2. Il suo dinamismo
1
M’ispiro dell’articolo di Mathieu Ndomba, SJ & Paul Beré, SJ, « Africae munus commenté », Abidjan, 2011. Per
altri punti di vista vedi Pierre-Yves Pecqueux & Pierre Diarra, « Présentation de l’Exhortation de Benoît XVI,
donnée à Ouidah, au Benin, le 19 novembre 2011 » ; Emmanuel Ngona, m.afr., Quelques suggestions pour lire
Africae munus, l’exhortation apostolique post-synodale du pape Benoît XVI », in Petit Echo, (2012/03), pp. 153-155 ; ,
Bernard Ugeux, m.afr., « Africae munus : réconciliation, justice et paix en Afrique. Une application : Pour
que nos communautés deviennent des espaces sûrs pour tous, particulièrement les exclus et les plus
fragiles », Bukavu, 15 février 2012.
1
3.
4.
5.
6.
La visione della Chiesa che scopriamo
La missione che a Lei è affidata;
Come elle deve prepararsi e nutrirsi per compiere questa missione.
Ed infine lo scambio che seguirà spero ci permetterà di cercare insieme come l’Europa e voi
qui nelle vostre realtà comunitarie si possa partecipare alla realizzazione di questa missione.
Siccome alcune cose le avrete già sentite in altre conferenze questa sera svilupperò ciò che dal mio
punto di vista mi sembra importante .
1. Il contesto socio-religioso del documento
L’esortazione è stata firmata ufficialmente a Ouidah in Benin il 19 novembre 2011 due anni dopo la
fine del secondo sinodo africano (2009). Ricordiamo che il Benin è il paese di Bernardin Gantin,
un prelato africano; fu un caro amico del Papa. Io penso che la stima del Papa per questo prelato
africano e per tanti altri abbia contribuito alla sua immagina positiva dell’Africa riconoscendo
inoltre ciò che l’Africa apporta alla chiesa universale e al mondo intero!
Ouidah è la capitale del Voodoo, un’espressione della religione tradizionale dell’africa dell’ovest !
Ancor oggi si trovano aspetti del Voodoo in Brasile oggi dove tanti africani schiavizzati hanno
portato con sé loro religione tradizionale. Anche se il viaggio del papa non aveva previsto un
incontro con loro, la presenza del Santo Padre in quella città indirettamente è stato un invito per
tutti noi ad iniziare un serio dialogo con la religione tradizionale sul serio.
Ricordiamo anche che durante gli anni della schiavitù migliaia di schiavi sono partiti da diversi
porti dell’Africa. A Ouidah c’era una porta che si chiamava “la porta di non ritorno”.Cosi è stato
in Ghana, mio paese natale ricordo in particolare Elmina (Cape Coast). Gli schiavi che passavano
attraverso questa porta sapevano che non sarebbero più tornati dai loro cari e alla loro terra
d’origine. L’esortazione del Papa in questo nostro contesto storico è un chiaro invito per l’Africa
e per l’umanità a riconciliarsi con questa tappa dolorosissima della loro storia. Ricordiamoci
che il tema principale del sinodo era La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della
giustizia e della pace. Voi siete il sale della terra ... Voi siete la luce del mondo» (Mt 5, 13.14)!
Africae munus fa dei riferimenti ad altri testi de Magisterium.
-
I° Sinodo Africano e Ecclesia in Africa (1994-1995);
Il Sinodo sulla parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa (2008) Verbum
Domini (2010);
Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione (2012) (AM, nn.147-171);
I rifermenti appena citati ci permettono di ricordare che
-
-
2
c’è un legame tra i due sinodi africani, gli orientamenti del primo sinodo2 non sono
abrogati; dobbiamo continuare a cercare a metterli in pratica! Un proverbio africano
dice “il giovane si mette sulle spalle dell’anziano per vedere bene e lontano!”
la Chiesa africana è in comunione con la Chiesa universale ciò significa che c’è
una interdipendenza e collaborazione. Missionari dell’Africa sono dappertutto oggi e
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_14091995_ecclesiain-africa_it.html (Cf. testo di Ecclesia in Africa (1995).
2
contribuiscono all’evangelizzazione dei popoli! Questo è importante per la
reciprocità nella chiesa universale! (qui si può dire come sia importante non solo il
valore della riconciliazione ma ancor di più l’esperienza della riconciliazione).
2. Il dinamismo dell’esortazione
Il documento apre ad un triplice dinamismo fra : visione, missione e azione pastorale3.
-
Visione (AM, nn. 1-13): L’introduzione ha uno sguardo positivo e fraterno sull’Africa:
riconosce la maturità del continente (AM, n. 4);
considera l’Africa una terra di promesse (AM, n. 5) malgrado il suo passato doloroso
(AM, n. 9);
un continente di speranza perche c’è un patrimonio intellettuale, culturale e religioso da
conservare e da sviluppare per far conoscere (AM, nn. 9.11.13).
un continente ricco (AM, nn. 24.79) la cui ricchezza che deve essere utilizzata per il
bene di tutti i suoi abitanti.
L’Africa vive e cammina (AM, n. 1)con lo sguardo verso il futuro (AM, n. 11). Mentre si
confronta continuamente con le sfide esterne ed interne fa passi avanti. (AM, n. 15).
Il rispetto per le persone anziane è un esempio da imitare altrove (AM, nn. 47-50). La
gioventù fa parte di questa ricchezza (AM, n. 60).
Tutto questo contrasta con la visione spesso negativa che si ha del continente africano.
Inoltre contrasta la visione della ricchezza del sottosuolo africano e l’appropriazione delle
migliori terre del paese da parte delle multinazionali europee, americane, asiatiche e sud
americane.
Missione (AM, nn. 14-99): I parte : La missione l’abbiamo ricevuto da Cristo che ci ha
riconciliato con il Padre (2 Cor 5,15-20) perché abbiamo la vita in pienezza (Gv 10,10).
Grande parte del documento si sofferma giustamente su cosa si debba intendere con i
termini (AM, nn. 17-30) “riconciliazione” (AM, nn. 19-21), giustizia” (AM, nn. 22-27) e
“pace” (AM, nn. 28-30). Per arrivare alla giustizia e alla pace si deve passare attraverso la
riconciliazione con Dio, con gli altri e con se stessi. Ed é Gesù che lo fa per noi e ci invita
ad una conversione permanente (metanoia) per poter vivere una altra logica (quella delle
beatitudine, del martirio (AM, n. 28).
Le fonti di questa missione per essere luce del mondo e sale della terra si trovano
nella la Parola di Dio (AM, nn. 26-27);
negli insegnamenti della Chiesa – in particolare la dottrina sociale della Chiesa -nella
preghiera,
nei Sacramenti (soprattutto l’Eucaristia e la Penitenza)
Sono queste le fonti a cui ci si deve abbeverare per poter partecipare alla missione di
riconciliazione di Gesù (AM n. 95).
-
Presentata di questo modo, si vede che la missione non dipende da noi ma ha bisogno di noi!
Questa è maggiormente evidenziato nell’ultima parte della lettera quando si parla dell’azione
pastorale.
3
Mathieu NDOMBA, SJ, Paul BERE, SJ, « Africae munus commenté », pp. 3-4.
3
-
Azione pastorale (AM, nn. 99-158): II parte: ogni membro della Chiesa ha ricevuto il
dono dallo Spirito di Gesù (1 Cor 12,7) e partecipe all’azione pastorale (AM, nn. 97-99).
Azione pastorale significa promuovere la riconciliazione, la giustizia e la pace e (missione)
per un un’Africa più bella (visione) nei diversi campi quali:
La Chiesa stessa … segno del Regno di Dio 133
Nel mondo dell’educazione (AM, nn. 134-138);
Nel mondo della salute (AM, nn. 139-141)
Nelle comunicazioni sociali (AM, nn. 142-146).
3. Le sfide della Chiesa
3.1 La Chiesa come Famiglia di Dio
Durante il primo sinodo africano, i padri (ed altri partecipanti) hanno utilizzato l’immagine della
famiglia per parlare della chiesa di Dio in Africa. Questa immagine ha una duplice origine. La
prima è il Concilio Vaticano II4 che aveva ripreso l’immagine della Chiesa come “Popolo di
Dio” da St Cipriano, un vescovo nord africano, morto martire nel 258. La seconda origine viene
dall’esperienza stessa della famiglia in Africa. Si pensi alle esperienze positive di amore e di
fraternità, di collaborazione e di perdono. Certi vescovi come Mgr Anselme Sanon de Bobo
Dioulasso 5 (in Burkina Faso) aveva già cominciato ad usare questa immagine per parlare della
Chiesa prima del primo sinodo africano. Dopo il primo sinodo i teologi africani si sono messi a
lavoro per approfondire maggiormente il significato dell’immagine della Chiesa come “Famiglia di
Dio” 6 . Ma sappiamo che in una società che conosce diverse forme di famiglia, è necessario
sorpassare le realtà delle nostre famiglie umane per arrivare a ciò che il Signore ci indica nella sua
Famiglia di Nazareth.
Gesù è il fratello maggiore di una moltitudine di sorelle e di fratelli (Rm 8,29). Ci chiamiamo
fratelli e sorelle (Mt 23,8-10) perche la nostra fede in Gesù ci fa entrare in una nuova famiglia (Mt
10,37 ; Lc 14,26). Non abbiamo le stesse responsabilità ma la famiglia per la coesione e per il suo
sviluppo ha bisogno di tutti i suoi membri (1 Cor 12,8-11.28-30 ; Rm 12,6-8 ; Ep 4,11-13).
Anche se il testo non usa sempre l’espressione « Chiesa-Famiglia di Dio » quando parla della
Chiesa in Africa, notiamo nelle Proposizioni dei Padri del Sinodo che è l’immagine della Chiesa
che essi preferiscono (Proposizioni, 2.9.14, etc.). Il documento del Papa non dice il contrario (AM,
n. 3. 7.15.34.41).
4
Cf. Lumen Gentium, n. 4.
Mgr Anselme Sanon ne parlarva durante il sinodo di 1985.
6
Cf. Edward B. Tengan, House of God. Church-As-Family from an African Perspective, Leuven, Acco, 1997; Thèse de
doctorat, de Augustin Ramazani Bishwende, Eglise-famille de Dieu dans la mondialisation. Theologie d’une nouvelle
voie africaine d’évangélisation, Paris, L’Harmattan, 2006 ; la tesi dottarale di de Francis APPIAH-KUBI, Eglise famille de
Dieu. Un chemin pour les Eglises d’Afrique, Paris, Karthala, 2008.
5
4
3.2. Una Famiglia Gerarchica !
5
La visione della Chiesa-Famiglia di Dio presentata nel documento è gerarchica. La ragione di
questa presentazione è dovuto forse al fatto che i primi responsabili per la realizzazione
dell’esortazione papale sono i vescovi. Benedetto XVI lo dice bene quando scrive dall’inizio:
L’impegno dell’Africa per il Signore Gesù Cristo è un tesoro prezioso che affido, in questo
inizio del terzo millennio, ai Vescovi, ai sacerdoti, ai diaconi permanenti, alle persone
consacrate, ai catechisti e ai laici di quel caro Continente e delle Isole vicine. Questa missione
porta l’Africa ad approfondire la vocazione cristiana. La invita a vivere, nel nome di Gesù, la
riconciliazione tra le persone e le comunità, e a promuovere per tutti la pace e la giustizia
nella verità (AM, n. 1).
E ancora
Il Sinodo ha ricordato che « la Chiesa è una comunione che genera una solidarietà pastorale
organica. I Vescovi, in comunione con il Vescovo di Roma, sono i primi promotori della
comunione e della collaborazione nell’apostolato della Chiesa ». Conferenze episcopali
nazionali e regionali hanno la missione di consolidare questa comunione ecclesiale e di
promuovere questa solidarietà pastorale (AM, n. 105).
Sappiamo bene che quando tutti sono responsabili alla fine nessuno accetta la responsabilità finale.
E forse per questo motivo che la lista dei membri delle Famiglia di Dio comincia con il Vescovo papà della comunità diocesane (AM, nn. 99-107), e passa ai preti (AM, nn. 108-112) - i papà delle
comunità cristiane prima di arrivare alle altre persone. E abbastanza diversa della presentazione in
Ecclesia in Africa e nelle Proposizioni (vidi sotto).
1° sinodo (1994)
2° Sinodo (2009)
2° Sinodo (2011)
Ecclesia in Africa
Propositions des PP et MM
Africae munus
1
Comunità di base (n. 89)
Comunità ecclesiali di base (n. 35)
vescovi (nn. 99-107)
2
Laici (n. 90)
Laici(n. 37)
preti (nn. 108-112)
Catechisti (n. 91)
Famiglie (n. 38)
missionari (nn. 113-114)
3
Famiglie (n. 92)
Preti (n. 39)
Diaconi permanenti (nn. 115-116)
4
giovani (n. 93)
Seminaristi (n. 40)
Persone consacrate (nn. 117-120)
5
Persone consacrate (n. 94)
Diaconi permanenti (n. 41)
seminaristi (nn. 121-124)
6
seminaristi (n. 95)
Religiosi (n. 42)
catechisti (nn. 125-127)
7
Diaconi (n. 96)
Catéchisti (nn. 43-44)
laici (nn. 128-131)
8
Preti (n. 97)
9
vescovi (n. 98)
6
Vescovi
(99-107)
Preti (108-112); diaconi permanenti
(115-116); missionari (113-114);
persone consacrate (117-120);
seminaristi (121-124)
séminaristes
Catechisti (125-127); laici (128-131) … diversi gruppi e movimenti
laicali
Figura 1 Una chiesa gerarchica
Ma il Papa riconosce che nessuno può esser cristiano da solo (AM, n. 97). Abbiamo bisogno gli uni
degli altri per evangelizzare e per essere evangelizzati (AM, n. 46). E importante dunque stare
attenti di dare lo spazio agli altri nell’esercitare la sua responsabilità. La responsabilità nella chiesa
seguendo l’esempio di Gesù deve sempre servire la comunità e non dominare o farsi servire(Mc 9,
33-35) 7 . C’è una attesa di esemplarità nei confronti dei capi e altre persone che hanno delle
responsabilità:
I vescovi: nei confronti ai loro preti, la gestione finanziaria, la solidarietà tra vescovi, ecc
(AM, nn. 101-104).
I preti: nella testimonianza di unità anche se non appartengono alle stesse etnie; nella
formazione permanente, nei consigli evangelici / voti (AM, nn. 108);
Le persone consacrate nella vita di comunità che è una testimonianza profetica;
I laici con responsabilità civili: l’esempio al lavoro, la vita quotidiana (AM, nn. 130).
Senza l’esempio personale e istituzionale sarà difficile esigere la giustizia e la pace dalle altre
persone.
3.3. Chiesa-Famiglia di Dio Profetica!
Secondo Benedetto XVI, la Chiesa-Famiglia di Dio in Africa ha una vocazione profetica. Come i
profeti biblici,:
7
Per alcuni titoli sul Leadership vedi, Donal Dorr, Spirituality of Leadership. Inspiration, Empowerment, Intuition and
Discernment, Dublin, The Columba Press, 2006; Anselm Grün, Diriger les hommes. Les éveiller à la vie; Jim Boyd, A
Servant Leader’s Journey. Lessons from Life, New York, Paulist Press, 2008.
la Chiesa deve annunziare il progetto di Dio per la società africana (vedi la visione
enunciata dell’Africa nell’Introduzione e nella prima parte);
La Chiesa deve denunciare ciò che non va; ciò che è contrario ai valori evangelici (AM,
n. 21);
La Chiesa deve impegnarsi in nome di Dio accanto al suo popolo per creare una società
riconciliata, giusta e pacificata (vedi la missione e l’azione pastorale della seconda
parte).
Il richiamo alla Chiesa a vivere la sua vocazione profetica è stata fatta già tante altre volte nel
passato8. Anche se il suo ruolo non è politico, nel senso che la chiesa non cambia direttamente le
strutture politiche, la Chiesa non può rifugiarsi nelle sacrestie e nella spiritualità (AM, n. 23). La
chiesa deve formare le coscienze (AM, n. 22) secondo la dottrina sociale della Chiesa (AM, n. 22).
Non si può avere giustizia senza amare come non si può amare senza compiere la giustizia (AM, n.
25).
La riconciliazione si vive nei diversi ambiti di vita in cui siamo tutti coinvolti:
nella famiglia (AM, nn. 42-46) : persone anziane (AM, nn.47-50), le donne (AM, nn.5559), gli uomini (AM, nn.51-54), i giovani (AM, nn. 60-64), bambini (AM, nn.68);
nel proteggere la vita umana (AM, nn. 69-78);
nel rispetto della creazione (AM, nn. 79-80);
nel buon governo (AM, nn. 80-83);
nei rapporti coi migranti, profughi e rifugiati (AM, nn. 84-85);
nei rapporti internazionali (AM, nn. 86-87);
nel dialogo ecumenico ed antireligioso (AM, nn. 89-94).
Diverse Congregazioni e Società missionarie come il PIME e la nostra (Missionari d’Africa),
maschili femminili fanno dell’impegno per la giustizia e la pace una priorità 9. In questo senso,
possiamo dire che il Sinodo risponde bene al segno del tempo ma aggiungendo la riconciliazione ci
invita ad arrivare alla giustizia e alla pace attraverso la riconciliazione. Non è opera nostra ma è
opera di Dio con Cristo come mediatore! Il Cristo ci riconcilia con l’amore di Dio e ci fa
ambasciatore e ambasciatrice della riconciliazione (2 Cor 5,19 [AM, n. 20])10.
3.4 Una chiesa che dialoga
Il documento tiene in considerazione la diversità delle religioni in Africa e invita a un dialogo con i
membri delle diverse chiese e religione anche se talvolta è difficile. Ma non bisogna mai
disinvestire nell’impegno e nell’amore il dialogo ecumenico e quello con i nuovi movimenti
religiosi (AM, nn .89-90), quello con i musulmani (AM, n. 94) e la religione tradizionale africana
8
9
Cf. Ecclesia in Africa, n. 70; Populorum Progressio, n. 281; Sollicitudo Rei Socalis, n. 572.
Cf. Missionnaires d’Afrique, Actes capitulaires, XXVII Chapitre général. Rome 10 mai – 12 juin 2010, pp. 29-36.
10
R. Baawobr, “Paul’s Call for Reconciliation and its Relevance for the Church with Particular Reference to Africa“, in
Missionalia, vol. 59 (2010), pp. 179-212.
7
(AM, nn . 94) 92-93.36.37.113). Nell’esortazione c’è un richiamo molto forte a persevera nel
dialogo con i musulmani:
Esorto la Chiesa, in qualsiasi situazione, a perseverare nella stima dei « musulmani che
adorano un Dio unico, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo
e della terra, che ha parlato agli uomini ». Se tutti noi credenti in Dio desideriamo servire
la riconciliazione, la giustizia e la pace, dobbiamo operare insieme per bandire tutte le
forme di discriminazione, di intolleranza e di fondamentalismo confessionale (AM, n. 94).
Questo dialogo ovviamente prende diverse forme che sia per il dialogo con i musulmani che il
dialogo con la religione tradizionale africana (Dialogue et Proclamation, n. 42)11:
dialogo di vita: condividono le stesse realtà della vita;
dialogo di azionale sociale: collaborano per migliorare le condizione di vita, lottare per
la giustizia e la pace; p.e. un dispensario o una scuola che serve tutti;
dialogo di scambio teologico: condividono le richezze della loro spiritualità permettendo
cosi agli altri di apprezzare i valori umani e spirituali della loro religione. Scoprono la
somiglianza ma anche le divergenze e talvolta uno può cominciare a interrogarsi sulla
propria fede in un buon senso.
dialogo di esperienza spirituale e religiosa. Ciascuno ben radicato nella sua fede ma che
accetta di pregare con le altre persone per la stessa intenzione (Assisi nel 1986;2000,
2011).
Si sente nel documento come se c’è ancora una certa o esitazione per promuover il dialogo
rispettoso con la religione tradizionale africana (RTA). Africae munus n. 92-93 accetta la
Proposizione 13 riconoscendo che si deve accettare ciò che è buona nella RTA (cf. Nostra aetate , n.
2). Accetta anche di profittare delle esperienze di coloro che sono diventati cristiani per identificare
i punti di rottura e di distinguer il cultuale del culturale. Mentre la proposta di far studiare la RTA
nelle Università Cattoliche e facoltà romane non ritiene l’attenzione, la stregoneria ne ritiene molto
anche la « doppia appartenenza »! Pero la proposta sembra interessante:
Pertanto, questo Sinodo propone che: (si faccia un dialogo rispettoso con le religioni
tradizionale africane12) la religione tradizionale africana e le culture siano soggette ad una
qualificata e completa ricerca scientifica nelle Università Cattoliche dell’Africa e nelle
facoltà delle Università Pontificie romane alla luce della Parola di Dio (Proposizione 13).
L’insistenza sul dialogo, secondo me, è un invito alla Chiesa africana di prendere sul serio il dialogo
con la religione tradizionale e di non vedere la sempre soltanto come oggetto di conversione.
11
Cf. anche Stephen B. Bevans & Roger P. Schroeder, Constants in Context, pp. 383-384; Michael L. Fitzgerald & John
Borelli, Interfaith Dialogue A Catholic View, London, SPCK, 2006, pp. 28-35 ; S.B. Bevans & R.P. Schroeder, Prophetic
Dialogue, pp. 68-69.
12
NB. Nel testo francese e portoghese delle Proposizione, ma assente nel testo italiano e inglese!
8
4. Dove è la missione della Chiesa?
4.1 Con la Chiesa stessa!
La chiesa stessa deve essere segno dell’unione intima tra Dio e il suo popolo Essere luce del mondo
e sale della terra suppone testimoniare di quest’amore a tutti i livelli.
Ogni membro della comunità deve diventare il custode dell’altro: è uno dei significati del
gesto della pace nella Celebrazione dell’Eucaristia (AM, n. 133).
Un segno non lo è mai per se stesso rinvia sempre ad altro. Quindi questo significa che la Chiesa
non esiste per se stessa. La Chiesa esiste per la missione di Dio. E in chiesto senso che possiamo
capire perche è importante che la Chiesa sia presente nei altri campi che il documenti menziona.
4.2 Nell’educazione
In certe parti dell’Africa i primi a portare l’educazione formale sono stati i missioni. In Africa tutti
riconoscono la qualità dell’educazione nelle scuole cattoliche e cristiane perche Si trasmettono
anche dei valori cristiani e umani fondamentali per preparare le persone al loro futuro impegno
nella società. Questa educazione è un diritto ma è anche questione di giustizia per i bambini per la
costruzione del loro futuro (AM, n. 134) che non va visto in termini di sopravvivenza ma
costruzione di una società in cui intellettuali, scienziati, cittadini contribuiscano ad una società
migliore, non piu a rischio di essere colonizzata.
Per apportare un contributo forte e qualificato alla società africana, è indispensabile
proporre agli studenti una formazione alla Dottrina sociale della Chiesa. Ciò aiuterà così
la Chiesa in Africa a preparare, con serenità, una pastorale che raggiunga l’essere
dell’Africano e lo riconcili con se stesso nell’adesione a Cristo. Ai Vescovi spetta, ancora
una volta, di sostenere una pastorale dell’intelligenza e della ragione che crea l’abitudine
di un dialogo razionale e di un’analisi critica nella società e nella Chiesa (AM, n. 137.
Possiamo pensare anche alle altre formi di educazione non formale nelle famiglie, nelle parrocchie
e negli movimenti di spiritualità. La chiesa si deve di essere presente lì per trasmettere i valori. A
traverso i media ci sono diversi valori che si trasmettono!
4.3 Ai deboli (si pensi agli ammalati, ai profughi, ai rifugiati, ai migranti)
Nel occuparsi dei deboli la Chiesa agisce come Gesù chi era vicino agli ammalati ed agli
emarginati (AM, nn. 84-85) del suo tempo. La parabola dell’ultimo giudizio ci ricorda l’importanza
di riconoscere il Signore nei sofferenti (Mt 25,31-46). I malati dell’AIDS/HIV sono tra i più
vulnerabili a causa della discriminazione sociale e la mancanza delle medicine di basso costo. Essi
devono essere amati e protetti (AM, nn. 27.72.73). Una fede che non si vede nelle’azione non è una
fede. Nei malati si rispecchia la nostra vulnerabilità e il bisogno che abbiamo gli uni degli altri per
vivere. Nessuno è un’isola.
I migranti sono mossi da diverse e problematiche (economici, politici, sociali, religiosi). Ma si
tratta sempre di persone vulnerabili perche spesso senza risorse. Talvolta li vediamo inseriti nelle
comunità e nelle chiese. Altre volte restano emarginati dalla società e Dalle nostre chiese. Ma è una
missione importante per la Chiesa facilitare la loro integrazione e / o il loro ritorno. Si deve vigilare
sulle strutture che sfruttano queste persone per altri motivi (guadagni economi, la prostituzione, il
traffico delle persone, ecc.).
9
Spesso ora in queste azioni la Chiesa cattolica non è più sola. L’azione sociale per migliorare le
condizione umane e per promuovere la riconciliazione, la giustizia e la pace si realizza con la
collaborazione con altre chiese cristiane e con altri credenti. Questo è un esempio delle forme del
dialogo interreligioso.
I migranti ci ricordano che questa terra non è il nostro paese definito. Siamo in cammino su una
terra che è stata affidata a tutti per essere usata bene (AM, nn.79-80).
.
4.4 Nella comunicazione
Nella nostra società i messi di comunicazione permettono un’informazione rapidissima. Nello
stesso istante in cui accade un evento in una certa parte del mondo lo si viene subito a sapere grazie
ad internet, a Skype, a Youtube, Twitter, Messenger, lettere elettroniche, ecc. La Chiesa non può
permettersi di perdere l’opportunità di utilizzare questi strumenti di informazione globalizzante.
Abbiamo un messaggio da trasmettere. Dobbiamo anche noi imparare ad usare bene questi
strumenti come mezzo per evangelizzare 13 e per contribuire a dare un’immagine dell’Africa
diversa non piu da terzo mondo.(AM, nn. 142-146).
La Chiesa deve essere maggiormente presente nei media al fine di renderli non soltanto
strumento di diffusione del Vangelo ma anche un mezzo utile per la formazione dei popoli
africani alla riconciliazione nella verità, alla promozione della giustizia e alla pace. Perciò
una solida formazione dei giornalisti all’etica e al rispetto della verità li aiuterà a evitare
l’attrattiva del sensazionale, così come la tentazione della manipolazione dell’informazione e
del guadagno facile. I giornalisti cristiani non abbiano paura di manifestare la loro fede. Ne
siano fieri. È bene ugualmente incoraggiare la presenza e l’attività di fedeli laici competenti nel
mondo delle comunicazioni pubbliche e private. Come il lievito nella pasta, continueranno a
rendere testimonianza del contributo positivo e costruttivo che l’insegnamento di Cristo e della
sua Chiesa apporta al mondo (AM, n. 145).
5. La preparazione iniziale e permanente per la missione profetica
5.1 La preparazione iniziale
Una delle sfide per la Chiesa-Famiglia di Dio in Africa, secondo il Papa Benedetto XVI è assicurare
una formazione iniziale seria e olistica per i futuro ministri:
Senza trascurare la formazione teologica e spirituale, evidentemente prioritaria, essi hanno
sottolineato l’importanza della crescita psicologica e umana di ogni candidato. I futuri
sacerdoti devono sviluppare in sé una giusta comprensione delle proprie culture senza
rinchiudersi nei loro limiti etnici e culturali. Essi dovranno ugualmente radicarsi nei valori
evangelici per rafforzare il loro impegno nella fedeltà e lealtà verso Cristo. La fecondità della
loro futura missione dipenderà molto dalla loro profonda unione a Cristo, dalla qualità della
vita di preghiera e della vita interiore, dai valori umani, spirituali e morali che avranno
assimilato durante la formazione. Possa ciascun seminarista diventare un uomo di Dio
ricercando e vivendo « la giustizia, la pietà, la fede, la carità, la pazienza, la mitezza »
(1 Tm 6,11) (AM, nn. 121)!
13
Cf. Jean-Baptiste Maillard, Dieu et Internet. 40 questions pour mettre feu au web, Editions des Béatitudes, 2011.
10
« I seminaristi devono imparare la vita comunitaria in modo tale che la vita fraterna tra di
loro, di conseguenza, diventi la sorgente di una autentica esperienza di sacerdozio come intima
fraternità sacerdotale » (AM, nn. 122).
È evidente che oggi una formazione intellettuale e spirituale non basta per diventare ministro di una
comunità cristiana. C’è bisogno di un più. La rilettura delle esperienze pastorali durante la
formazione iniziale aiuta il seminarista a essere protagonista della sua formazione e di fare con
l’aiuto dei formatori il discernimento della una vocazione.
5.2 La formazione permanente
La formazione permanente ha un ruolo indispensabile nel vivere la missione profetica della ChiesaFamiglia di Dio. Il Papa Benedetto XVI indica 2 componenti di questa formazione: la Sacra
scrittura e la dottrina sociale della Chiesa.
 La Sacra scrittura viene in una posizione privilegiata per la formazione permanente
dei membri della Chiesa-Famiglia di Dio:
-
Conoscerla in una maniera oggettiva, studiarla (AM, nn. 61.109) ;
Pregarla (Lectio divina) (AM, nn. 16.127.150-151) ;
E soprattutto viverla come parola di vita anche ci riconcilia con Dio, con il prossimo e
ci guida nella costruzione di una comunità di persone e di popolo (AM, nn. 16).
Il documento sottolinea bene che la Parola di Dio deve essere il nutrimento per tutto il popolo di
Dio.
- Le famiglie (AM, n. 45) ;
- Le persone anziane (AM, n. 47) ;
- I giovani (AM, nn. 61.63) ;
- I vescovi (AM, n. 103) ;
- I preti (AM, n. 109) ;
- I seminaristi (AM, n. 121) ;
- I catechisti (AM, n. 127).
Questo vuole dire anche tutto ciò che possiamo fare per promuovere lo studio della parola di
Dio dobbiamo farlo, che sia nei centri di studi, nei seminari, nelle piccole comunità
cristiane. Sappiamo il male che fanno tanti nuovi movimenti religiosi (sette) con la Bibbia.
 La Dottrina sociale della Chiesa è la come seconda componente maggiore della
formazione permanente è anche ridomandata e messa in rilievo per tutti:
-
Le donne (AM, n. 59),
I Giovanni (AM, n. 63),
I Preti (AM, n. 109) ;
Pi laici in responsabilità economiche, sociale e politiche (AM, n. 128) ;
Per l’educazione (AM, n. 134.137).
Per educare le coscienze per l’impegno socio-politico (AM, n. 22) per il bene comune
(AM, n. 103);
Al servizio della verità che libera (AM, n. 24);
11
Non si può più dire che la Dottrina sociale della Chiesa sia sempre un segreto nascosto. Le
commissioni diocesani e nazionali di Giustizia e di pace hanno un ruolo importante per la messa in
pratica di questa recommandazione. Dal sinodo Giustitia in mondo (1971) e sull’evangelizzazione
(1974)14, la Chiesa universale a preso l’impegno per la giustizia e la pace come elemento costitutivo
dell’evangelizzazione. Questo accento si ritrova adesso in quasi tutte le Congregazione e società
missionari la vostra e la mia incluse.
6. Le fonti della Missione della Riconciliazione, della giustizia e della pace
Da certi brani si scopre secondo me, ciò che il Papa considera quali siano fonti a cui ognuno di noi
deve attingere per vivere pienamente e con gioia la missione Della riconciliazione, della giustizia e
della pace:
per tutti: le Sacre Scritture, la Tradizione e la vita sacramentale. Come un gran
numero di Padri sinodali ha fatto notare, (AM, n. 95).
I vescovi ai preti: Li esorterete pertanto con dolcezza alla preghiera quotidiana e alla
degna celebrazione dei Sacramenti, soprattutto dell’Eucaristia e della Riconciliazione
(AM, n. 101).
Ai preti: un invito ad approfondire la vita di preghiera e la formazione permanente: ciò
avvenga sia a livello spirituale che intellettuale. Diventate familiari delle Sacre
Scritture, della Parola di Dio che meditate ogni giorno e che spiegate ai fedeli.
Approfondite anche la vostra conoscenza del Catechismo, dei documenti del Magistero
così come della Dottrina sociale della Chiesa. Sarete così capaci, a vostra volta, di
formare i membri della comunità cristiana di cui siete gli immediati responsabili, perché
diventino autentici discepoli e testimoni di Cristo (AM, n. 109).
Ai giovani: dobbiamo aiutare i giovani ad acquistare confidenza e familiarità con la
sacra Scrittura, perché sia come una bussola che indica la strada da seguire (AM, n.
61).
Ai giovani: un incoraggiamento a mettere Gesù Cristo al centro di tutta la vostra vita
mediante la preghiera, ma anche attraverso lo studio della Sacra Scrittura, la pratica
dei Sacramenti, la formazione alla Dottrina sociale della Chiesa, come pure con la
vostra partecipazione attiva ed entusiasta ai gruppi e ai movimenti ecclesiali. Coltivate
in voi l’aspirazione alla fraternità, alla giustizia e alla pace (AM, n. 63).
Da questi ed altri testi del documento si possono indicare queste fonti principale:
L’Unione con Cristo: attraverso la preghiera personale e comunitaria;
La familiarità con le sacre scritture, lette e meditate;
La conoscenza dell’Insegnamento della Chiesa (soprattutto la Dottrina sociale de la
Chiesa, il Catechismo, ecc.);
14
Evangelii nuntiandi (1975).
12
La pratica di una vita sacramentale (soprattutto l’Eucaristia e la riconciliazione).
Bere da questi fonti assicura che l’impegno rimarrà un impegno ecclesiale per la fede e non un
opera di una ONG o umanitaria.
7. Una nuova missione anche per l’Africa: la Nuova Evangelizzazione!
Nell’ultimo capitolo della seconda parte, il Papa Benedetto invita la Chiesa-Famiglia di Dio in
Africa ad alzarsi per prendere la barella e camminare (Gv 5,8). Qui il Papa ha ripreso le parole che
Gesù disse al paralitico di Betesda. Se l’immagine dell’Africa nel primo sinodo era quella di
un’Africa ferita lungo la strada in attesa di un buon samaritano (Lc 10), questa volta ci viene
proposta l’immagine di un’Africa capace di camminare e di partecipare alla vita dell’umanità dopo
la guarigione dovuta a Cristo. Guarigione possibile perché si è realizzato un incontro personale con
Gesù.
In sintonia con la Chiesa universale, la Chiesa in Africa è invitata ad approfondire quest’incontro
personale con Gesù in modo nuovo.
la nuova evangelizzazione deve integrare la dimensione intellettuale della fede
nell’esperienza viva dell’incontro con Gesù Cristo presente e operante nella comunità
ecclesiale, perché all’origine del fatto di essere cristiano non c’è una decisione etica o una
grande idea, ma l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dona alla vita un
nuovo orizzonte e perciò il suo orientamento decisivo (AM, 165).
Ci vuole dunque una conversione permanente del cuore e nei confronti della vita per vivere la
Riconciliazione, la giustizia e la pace.
Conclusione ed alcuni limiti
Il documento non ha potuto e voluto esprimersi rispetto alle diverse e molteplici situazioni della
chiesa africana15. Ad esempio, quando si parla dei missionari ci si riferisce a quelli del passato più
che a quelli di oggi.
Ci si aspettava anche una dichiarazione di un impegno più forte per rafforzare la partecipazione e
presenza delle donne nelle strutture decisionali della chiesa, ecc. E’ chiaro che qui non ci si riferisce
alle “quote rosa” dei politici. Anche se ci sono state tematiche poco riprese o forse trascurate io
penso che le linee tracciate per la Famiglia dei discepoli di Gesù possano sicuramente aiutarci a
promuover la riconciliazione, la giustizia e la pace. E soltanto dopo la morte che non c’è più
bisogno di conversione.
Accogliamo infine queste parole forti del Papa:
15
Vedi Franco Moretti, « Secondo Sinodo africano / due documenti a confronto », in Nigrizia (febbraio 2012), pp. 5864. Per altre critiche vedi Peter Henriot, sj., « Steps forward and backward », The Tablet 3 (December 2011), p.11-12;
Paulin Poucouta, « Africae munus: deux idées force! », in Afrique et Parole, n. 94 (mars 2012), pp. 1-13; Maurice Cheza,
« Africae munus » in Afrique et Parole 94 (mars 2012), pp. 3-4.
13
la Chiesa rispetta e ama l’Africa. Di fronte alle numerose sfide che l’Africa desidera
raccogliere per diventare sempre più una terra di promesse (AM, nn. 4-5).
Possano queste parole richiamarvi la dignità della vostra vocazione di figli di Dio, membri
della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica! Questa vocazione consiste nel diffondere in
un mondo spesso immerso nel buio il chiarore del Vangelo, lo splendore di Gesù Cristo,
vera luce che «illumina ogni uomo» (Gv 1,9). Inoltre, i cristiani devono offrire agli uomini il
gusto di Dio Padre, la gioia della sua presenza creatrice nel mondo. Essi sono anche
chiamati a collaborare con la grazia dello Spirito Santo, affinché il miracolo della
Pentecoste prosegua nel Continente africano e ciascuno diventi sempre più un apostolo
della riconciliazione, della giustizia e della pace (AM, 176).
Il Papa ci ha dato il grano, ma non dobbiamo pensare di ricevere immediatamente il frutto. Infatti
tocca a noi seminare questo grano, prendercene cura perche possa portare frutti per l’Africa, la
Chiesa universale e il mondo intero.
Tutti noi Missionari d’Africa e altre persone cerchiamo di continuare a rispondere alla nostra
vocazione di discepoli di Gesù per l’Africa e speriamo che ciò che ci stimola a volte sottoforma di
sogno diventi un giorno realtà.
Monza (Milano)– 18.04.2012
P. Richard K. Baawobr, M.Afr – [email protected]
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