La tiroide può far uscire gli occhi dalle orbite: le novità e le cure al

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La tiroide può far uscire gli occhi dalle orbite: le novità e le cure al primo convegno italiano
«Grazie alle tecniche mini-invasive e all'intervento di chirurghi oculoplastici oggi è possibile guarire senza rischi ed effetti
collaterali»
Occhi che sembrano voler uscire dalle orbite, all'infuori in modo decisamente innaturale: è una delle conseguenze di un
problema alla tiroide, l'ipertiroidismo o morbo di Graves, che colpisce soprattutto giovani donne causando danni funzionali
anche molto gravi e notevoli disagi estetici.
Oggi ci sono novità importanti nel trattamento di questa disfunzione, che sono state presentate oggi a Torino nel corso del
primo convegno italiano dedicato all'argomento: "Quando gli occhi tendono a sporgere è quasi sempre sintomo di un
malfunzionamento della tiroide - afferma Francesco Bernardini, chirurgo oculoplastico organizzatore dell'evento"Oftalmopatia
Basedowiana" -. Se non curato, il problema in pochi mesi può peggiorare fino a danneggiare seriamente la vista, causando
danni all'estetica e condizionando la vita sociale. Anche dopo aver risolto il problema alla tiroide, infatti, gli occhi non tornano
al proprio posto ed è necessario intervenire chirurgicamente. In passato si trattava di un intervento non facile, in cui un caso
su due aveva come effetto collaterale lo strabismo con diplopia, ossia la visione sdoppiata. Oggi invece, le tecniche mini
invasive consentono di intervenire riducendo la pressione bulbare con una percentuale minima di complicazioni».
La prima fase della cura. È importante intervenire in modo tempestivo per curare il Morbo di Graves anche dal punto di visto
oculistico. Nella fase infiammatoria, che dura da 6 a 18 mesi, occorre intervenire con cortisone, controllare la pressione oculare
e accertarsi che non ci sia sofferenza del nervo ottico, una circostanza che può compromettere del tutto la vista dei paziente.
Al convegno è stata presentata una novità importante nel trattamento: «La somministrazione di cortisone oggi avviene con
punturine localizzate attorno agli occhi, evitando così la via endovena o per bocca. In questo modo si uniscono gli effetti
benefici del cortisone e si minimizzano gli effetti collaterali». In ordine di frequenza a livello oculare si può manifestare
esoftalmo sfigurante (quando la sporgenza dell'occhio è tale da modificare l'aspetto di una persona), retrazione palpebrale
(occhi eccessivamente aperti), diplopia (vista sdoppiata con occhi storti) e neuropatia ottica (perdita della vista e del campo
visivo). Inoltre questi disturbi possono essere associati a ipertono oculare e glaucoma, che aumentano i rischi di perdita della
vista. Le fasi del trattamento oggi prevedono la perfetta messa a punto in tempi rapidi della funzione tiroidea con varie
metodiche (chirugiche=tiroidectomia, mediche=tapazole, radioterapiche=iodio radioattivo), la gestione della fase
infiammatoria dell'orbitopatia tiroidea, basata soprattutto sull'uso dello steroide, e il trattamento della fase stabilizzata a
livello orbitario.
La cura dell'aspetto estetico. Una volta sistemata la tiroide, quasi sempre le pazienti affette richiedono un trattamento per la
riabilitazione estetica, cioè hanno il desiderio di ritornare come prima della malattia. Questo non è quasi mai raggiungibile con
farmaci, steroide o altro, ma è necessario il bisturi. La riabilitazione estetica oggi prevede come primo step la correzione
dell'esoftalmo e secondariamente la chirurgia delle palpebre. La prima novità è che la riabilitazione estetica di questo
problema è eseguita dall'oculista specialista in chirurgia oculoplastica, che si occupa delle tecniche di decompressione
orbitaria. La seconda novità è che la decompressione orbitaria oggi viene eseguita con tecniche mini-invasive, senza cicatrici
visibili, con recuperi in tempi rapidi e soprattutto che le complicanze sono molto lievi e correggibili. Infatti la complicanza più
temuta è lo strabismo (deviazione degli occhi) con diplopia (visione sdoppiata) che in passato si manifestava anche nel 50%
dei casi. Oggi questa complicanza con le tecniche moderne ha un'incidenza inferiore al 10%; qualora si verificasse è
comunque rimediabile con un intervento ambulatoriale in anestesia locale con recupero completo.
Ufficio stampa: Eo Ipso
Info: Silvia Perfetti – Cel. 346.9488777 – Mail [email protected]
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09/06/2010 10.24