LA CASA DEL SOLE
Newsletter di Amici dei Bambini in Bolivia - n. 01, gennaio 2006
LA BOLIVIA TRA STORIA E LEGGENDA....
IL NATALE DI UNA VOLTA A POTOSI’
Potosí si e`sempre caratterizzata come una delle citta`che mantiene le tradizioni
piu`radicate della nostra cultura e che riflette direttamente il nostro modo di
intendere e vedere il mondo. Le attività, i riti e le celebrazioni che pratichiamo
durante il Natale, ci sono stati trasmessi da generazioni e generazioni e, secondo
tali tradizioni, questa festivita` ha acquistato valore nel tempo ed e`divenuta una
delle piu`importanti celebrate dai potosini.
Tutto comincia all’inizio del mese di dicembre, quando gia`nell’aria si inizia a
respirare aria di allegria e felicità; i negozi si riempiono di prodotti tipici del Natale,
e in questi giorni la gente inizia a comprare tutto il necessario per realizzare un
presepe tradizionale per celebrare la nascita del bambino Gesù.
Il giorno 24, la maggior parte delle famiglie si riuniscono per preparare la natività:
si comincia preparando il presepe con rami di pioppo, fiori, erba artificiale e poi si
aggiungono miniature di animali, giocattoli, lucine colorate, angeli e candele. Una
volta terminato, e prima di mezzanotte, si mette il bambino Gesu`nella sua culla,
Maria, Giuseppe, i tre Magi e i pastori; sono statuette di gesso, cera o legno.
A mezzanotte, quando tutta la famiglia è riunita si fa un brindisi e si inizia la
celebrazione per la nascita del nostro Signore Redentore. Per lui si prepara
cioccolata calda, i tradizionali “buñuelos” (dolci fritti ricoperti di miele), e la
“picana”, un piatto a base di carne, verdure, spezie, mais e vino. Prima di
mangiare, tutta la famiglia si riunisce davanti al bambino Gesu` e si recitano
preghiere di pace e prosperita`per il nuovo anno che sta per arrivare. Si brucia
l’incenso piu`volte durante la notte e si balla al ritmo dei canti tradizionali natalizi.
Il giorno successivo, gruppi di bambini fanno visita alle case del vicinato per
adorare il bambino Gesù in cambio di cioccolata calda, buñuelos e dolci vari.
Questo era il modo di festeggiare il Natale dei nostri padri, mentre oggi, pian piano
si sono aggiunte alcune abitudini e tradizioni tipiche della cultura occidentale,
come l’albero di Natale, Babbo Natale, i regali, che sono diventati di rigore la notte
della vigilia, e le decorazioni che vengono poste sulla porta di casa.
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Nonostante queste novita` a Potosi conserviamo lo spirito religioso e l’importanza
che per il mondo intero rappresenta la nascita di nostro Signore, per cui
continuiamo a conservare la tradizione del Presepe, che ci ricorda le cose che ha
fatto per noi il Redentore e l’amore eterno che ha per noi.
(Dubeiza Sossa, assistente sociale Ai.Bi.)
LE ATTIVITÀ:
LE VACANZE SCOLASTICHE A POTOSÍ
A Potosí le vacanze di fine anno sono molto attese, specialmente da parte dei
bambini, dal momento che arriva finalmente il momento di giocare, di stare con la
famiglia. Purtroppo non per tutti è così, perché alcuni bambini non possono
viaggiare e raggiungere la famiglia, o a volte devono lavorare e non possono
giocare.
A Potosì, infatti, non esistono molti luoghi dove i bambini possono andare a
giocare e neanche esistono campi sportivi dove possano fare sport.
Vi chiederete: “Cosa fanno i bambini per divertirsi?”
La risposta e`semplice: fanno gite alle lagune, passeggiate sul Cerro Rico,
giocano nella strada con gli amici, le bambine giocano con le bambole. E spesso i
giochi non sono nuovi ma sono i regali di Natale delle persone piu`abbienti.
Negli istituti di bambini succede qualcosa di simile: i bambini che hanno una
famiglia passano le vacanze a casa, mentre quelli che non hanno famiglia
rimangono nell’istituto, facendo le pulizie, giocando e aspettando che finiscano le
vacanze per tornare a scuola e poter stare di nuovo con amici e compagni.
Quest’anno Ai.Bi. ha preparato un programma per le vacanze per intrattenere tutti
i bambini che sono rimasti nei centri di accoglienza.
I ragazzini dell’hogar Potosi ad esempio, hanno partecipato a corsi e lezioni di
gruppo, organizzati da Ai.Bi.
Inizialmente sembrava che i ragazzini fossero quelli che apprendevano, mentre
noi eravamo gli insegnanti.
Si è verificato il contrario: abbiamo lasciato che fossero loro a insegnare a noi
qualcosa della loro vita quotidiana. Ad esempio, durante gli incontri sulla
sessualità e sull’autostima ci hanno mostrato, con disegni sulla lavagna, cio`che
volevano condividere con noi.
I ragazzi hanno molto da raccontare e da spiegarci; vogliono comunicarci le loro
frustrazioni, la tristezza di vivere in un istituto, dove i piu`grandi picchiano i più
piccoli, dove vi sono inutili dimostrazioni di forza, dove manca il rispetto e dove
ognuno pensa a se stesso.
Tutto ciò soltanto per richiamare l’attenzione, per cercare di essere capiti, perché
qualcuno dimostri loro interesse per ciò che fanno, perché qualcuno dimostri loro
un po’ d’affetto.
La partecipazione durante questi incontri è stata incredibilmente alta e se all’inizio
hanno dimostrato una certa chiusura, pian piano si sono aperti e hanno voluto
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condividere i loro problemi, le loro ansie, i loro sogni. Siamo convinti che questo
lavoro iniziato durante le vacanze dovrebbe continuare tutto l’anno.
(Gonzalo Rua – coordinatore progetto Ai.Bi.)
GERMAN TORNA A CASA
Una storia come tante è quella di German.
Una famiglia povera. Un padre che abbandona la famiglia e smette di occuparsi
dei figli e della moglie. Una madre giovane, sola, senza un lavoro che le permetta
di mantenere due figli. Una madre disperata, che non sa come fare. Una vicina
che dà consigli. L’idea dell’istituto è quella di un luogo in cui c’è da mangiare, da
dormire, mentre a casa quasi non si mangia e fa freddo....
German e Randall entrano in istituto....ci sono tanti bambini, possono andare a
scuola, la mamma forse da sola ce la può fare. Tante lacrime, è dura separarsi,
ma la decisione è presa.
Passano così gli anni e i due bambini si abituano a vivere nell’hogar. La mamma li
va a trovare ogni fine settimana, passano le vacanze insieme a lei. Poi German
viene trasferito in un altro hogar, lontano.
I fratelli soffrono molto della separazione, il più grande, Randall è preoccupato per
il fratellino minore perché non può occuparsi di lui, difenderlo, vigilare sulle sue
amicizie. Sa bene che la vita in istituto è dura, ci sono tanti ragazzi prepotenti,
violenti, si apprendono comportamenti sbagliati. Randall vorrebbe essere vicino a
German per evitare che sia influenzato in maniera negativa.
Intanto la loro mamma si è risposata e ha avuto altri figli. Il marito è una brava
persona, lavora, è responsabile. Vorrebbero che Randall e German tornassero a
casa. Ora ci sarebbero i mezzi per mantenerli. Sono una famiglia umile, però
vorrebbero che i due ragazzini vivessero a casa con loro.
Un giorno, con Luigia e l’assitente sociale di Ai.Bi., andiamo a Caiza, il paesello
dove si trova l’hogar di German. Andiamo per consegnare del materiale per
l’istituto, e apporofittiamo per invitare a viaggiare con noi anche la mamma di
German. E’ tanto tempo che non si vedono, il viaggio da Potosi è lungo e
scomodo e il biglietto dell’autobus costa molto. Così la mamma, figlioletta sulle
spalle, avvolta nell’aguayo, la stoffa tipica in cui le donne qui trasportano i bebè, e
un sacchetto di plastica pieno di regali, si incontra finalmente con suo figlio e vede
il luogo in cui vive, conosce i suoi amichetti. German da parte sua è commosso nel
vedere la mamma e la sorellina, una visita davvero inaspettata, bellissima.
Dopo quella prima visita German ha passato le vacanze estive con la sua famiglia
e ora ha deciso che non vuole più tornare nell’hogar...vuole rimanere a vivere con
la sua famiglia, con la sua mamma. E anche la sua mamma è felice...era quello
che sognava da tanto tempo!
Così in questo momento le nostre assistenti sociali stanno aiutando la mamma di
German a fare tutti i documenti perchè German possa ritornare a vivere con lei e
fare l’iscrizione nella stessa scuola che frequenta il fratello maggiore Randall che,
invece, ha deciso di continuare a stare nell’istituto, ma che così potrà stare più
vicino a suo fratello.
(Manuela Repaci- volontaria Ai.Bi.)
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-German con la mamma e la sorellina-
HENRY
UN ESEMPIO DELLA NEGLIGENZA DEI SERVIZI SOCIALI
La storia di Henry è una storia piuttosto triste, speriamo di poter aggiungere un
lieto fine, o per lo meno un lieto evento alla sua vita difficile.
Henry è nato con una malformazione fisica, la mancanza di un padiglione
auricolare.
Questa però non è l’unica sfortuna di Henry e probabilmente neanche la più
grande. La mamma di Henry, infatti, lavorava come prostituta in una casa di
tolleranza della città ed era alcolizzata, il padre non si sa chi sia. Fin da quando
Henry era molto piccolo, la madre lo teneva tranquillo mettendo bevande alcoliche
nel suo biberon poi, andava al lavoro e spariva per giorni interi lasciando il
bambino alle cure di un vicino di casa.
Un giorno, il vicino di casa, stanco della negligenza della madre del bambino,
decise non restituirglielo: la madre come risposta gli chiese del denaro e non
riuscendo ad ottenerlo, denunciò il signore ai servizi sociali. Il risultato di questa
vicenda è che il piccolo Henry entrò in istituto, mentre la sorellina (che aveva lo
stesso problema con l’orecchio) venne adottata da una famiglia boliviana.
Da quel momento Henry vive in istituto. Purtroppo sembra che presenti un
problema di ritardo mentale, molto lieve, per cui frequenta una scuola speciale per
bambini con problemi di ritardo. Questo ritardo gli causa anche problemi di dislalia,
una disfunzione che provoca problemi di organizzazione dei suoni e delle lettere
che compongono le parole. Il problema fisico, della mancanza del padiglione
auricolare sinistro, gli causa inoltre gravi problemi di udito oltre ed evidenti
problemi di autostima.
A nostro avviso la particolarità di Henry non giustifica il fatto che frequenti una
scuola per bambini con ritardo: potrebbe tranquillamente frequentare una scuola
normale e accedere a cure particolari nel resto del tempo al fine di poter misurare
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il progresso ottenuto mediante cure speciali. D’altro canto il problema del
padiglione auricolare non è mai stato considerato e pare essere la causa
principale dei problemi di Henry: dei problemi di udito e soprattutto dei problemi di
personalità e di relazione con gli altri.
Ogni volta che lo vediamo nell’istituto ci chiede quando gli facciamo mettere il suo
orecchio! Gli aneddoti riguardanti Henry sono commoventi: un giorno i suoi
compagni di istituto, ad esempio, gli hanno portato un orecchio di plastica per
prenderlo in giro. Lui ha chiesto dove avevano trovato l’orecchio che gli era
caduto. I compagni gli hanno risposto che lo avevano trovato a scuola e così
Henry si è incollato l’orecchio di plastica. Dopo tre giorni, quando l’orecchio si è
staccato ed è caduto, Henry si e`messo a piangere disperatamente come se
proprio in quel momento avesse perso il suo orecchio. Infine si è arreso ed ha
accettato la realtà, anche se questo problema continua a causargli una grande
frustrazione che a volte sfoga con comportamenti rabbiosi e non è raro vederlo
prendere a calci porte e pareti.
Durante una visita cardiologica a cui lo abbiamo accompagnato per fare degli
accertamenti, Henry si è trovato di fronte ad un signore con camice bianco e nella
sua ingenuità gli ha chiesto di mettergli l’orecchio che gli manca. Il cardiologo si è
commosso di fronte a tanta tenerezza e ha deciso di aiutarlo. Oltre a non volere
essere pagato per la sua visita, in questo momento sta cercando di contattare un
amico chirurgo plastico di La Paz, per vedere se è possibile ricostruire il padiglione
auricolare. La speranza di Henry di poter avere il suo orecchio sta divenendo
realtà e la nuova speranza lo ha caricato di ottimismo e rinnovata voglia di vivere.
Siamo convinti che un nuovo orecchio porterebbe alla soluzione di tanti altri dei
suoi problemi. E` bello incontrare persone sensibili, professionisti che, come
questo dottore, sono animati da uno spirito altruistico e speriamo davvero possa
aiutare il nostro piccolo amico.
A questo punto faremo qualsiasi cosa per fare in modo che il suo sogno diventi
realtà!
Jimena Tijerina – assistente sociale Ai.Bi.
-Henry nel suo istituto-
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Per ulteriori aggiornamenti e maggiori notizie sulle attività di Amici dei Bambini potete
consultare il sito www.aibi.it
Speriamo che questa breve newsletter sia stata di vostro gradimento.
Lo staff di Amici dei Bambini Bolivia
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In redazione:
Manuela Repaci, Volontaria, Amici dei Bambini Potosí
Jimena Tejerina Magne, Assistente sociale, Amici dei Bambini Potosí
GonzaloRua, Coordinatore progetto, Amici dei Bambini Potosí
Dubeiza Sossa, Assistente Sociale, Amici dei Bambini Potosí
PER INFORMAZIONI E COMUNICAZIONI:
Ai.Bi. BOLIVIA
Calle Omiste nº229 INT.
C.P. 164 -Potosí – Bolivia - [email protected]
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all’indirizzo www.aibi.it nelle pagine dedicate al progetto “Piccoli Angeli”.
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