Rassegna stampa - Università del Salento

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Istituto Naz. di Fisica Nucleare
Stradeeautostrade.it
01/02/2017
LO STUDIO: LUNIVERSO E' UN GRANDE OLOGRAMMA
2
Ansa.it
31/01/2017
L'UNIVERSO COME UN OLOGRAMMA
5
Bresciaoggi
31/01/2017
UN GIGANTESCO "OLOGRAMMA" IPOTESI SULL'UNIVERSO
7
Huffingtonpost.it
31/01/2017
"L'UNIVERSO POTREBBE ESSERE SOLO UN GIGANTESCO E
SOFISTICATO OLOGRAMMA": UNA RICERCA SPIEGA PERCHE'
8
Il Giornale di Vicenza
31/01/2017
UN GIGANTESCO OLOGRAMMA IPOTESI SULL'UNIVERSO
10
It.Ibtimes.com
31/01/2017
E SE L'UNIVERSO FOSSE SOLO UN OLOGRAMMA?
11
L'Arena
31/01/2017
UN GIGANTESCO "OLOGRAMMA" IPOTESI SULL'UNIVERSO
14
Lastampa.it
31/01/2017
L'UNIVERSO E' UN GRANDE OLOGRAMMA, NUOVE CONFERME
15
7
Nuovo Quotidiano di Puglia - Ed.
Lecce
31/01/2017
UNIVERSO, SORPRESA: IL GRANDE OLOGRAMMA DOPO IL BIG BANG
17
15
Nuovo Quotidiano di Puglia - Ed.
Lecce
31/01/2017
"L'UNIVERSO OLOGRAMMA" LO STUDIO DI UNISALENTO
19
Tiscali.it
31/01/2017
L'UNIVERSO POTREBBE ESSERE UN GIGANTESCO OLOGRAMMA 3D
20
Adnkronos.com/IGN
30/01/2017
LO STUDIO: L'UNIVERSO E' UN GRANDE OLOGRAMMA
22
Fanpage.it
30/01/2017
LUNIVERSO E' UN GRANDE OLOGRAMMA? LA SCOPERTA DEGLI
SCIENZIATI ITALIANI
23
Giornaledimontesilvano.com
30/01/2017
UNIVERSO OLOGRAFICO COME UNA CARTA DI CREDITO
24
Globalist.it
30/01/2017
GLI ASTROFISICI NE SONO CONVINTI: L'UNIVERSO E' UN GRANDE
OLOGRAMMA
25
Larena.it
30/01/2017
L'UNIVERSO? «POTREBBE ESSERE UN OLOGRAMMA»
27
Lettera43.it
30/01/2017
L'UNIVERSO POTREBBE ESSERE UN OLOGRAMMA
29
Lettera43.it
30/01/2017
SCIENZA, L'UNIVERSO POTREBBE ESSERE UN OLOGRAMMA
31
Lostivalepensante.it
30/01/2017
SCIENZA: LUNIVERSO? E SOLO UN GRANDE E COMPLESSO
OLOGRAMMA
33
Media.Inaf.it
30/01/2017
LUNIVERSO COME OLOGRAMMA
34
Meteoweb.eu
30/01/2017
L'UNIVERSO COME OLOGRAMMA: LA TEORIA COSMOLOGICA E'
COMPATIBILE CON I DATI SPERIMENTALI
36
Meteoweb.eu
30/01/2017
SCIENZA, LA CLAMOROSA SCOPERTA SUL COSMO: "L'UNIVERSO IN
REALTA' E' SOLTANTO UN GRANDE OLOGRAMMA"
38
Quifinanza.it
30/01/2017
SE LUNIVERSO FOSSE UN OLOGRAMMA
40
Quotidianodipuglia.it
30/01/2017
«L'UNIVERSO? E' COME UN GRANDE OLOGRAMMA». I RISULTATI DI
UNO STUDIO INTERNAZIONALE A CUI HANNO LAVO
42
REPUBBLICA.IT
30/01/2017
STUDIO: IL NOSTRO UNIVERSO POTREBBE ESSERE UN GIGANTESCO
OLOGRAMMA. LA FISICA E' QUASI FANTASCIENZA
44
Sardanews.it
30/01/2017
L'UNIVERSO? E' UN GRANDE OLOGRAMMA. NUOVI SCENARI SU
TEORIA BIG BANG E GRAVITA' QUANTISTICA
47
Sardegnaoggi.it
30/01/2017
L'UNIVERSO? E' UN GRANDE OLOGRAMMA. NUOVI SCENARI SU
TEORIA BIG BANG E GRAVITA' QUANTISTICA
49
Zazoom.it
30/01/2017
SCIENZA | LA CLAMOROSA SCOPERTA SUL COSMO | LUNIVERSO IN
REALTA' E' SOLTANTO UN GRANDE
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Home \ Notizie \ Physical Review \ Lo studio: l’Universo è un grande ologram…
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Lo studio: l’Universo è un grande
ologramma
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1 febbraio 2017
Istituto Naz. di Fisica Nucleare
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Il nostro Universo sarebbe un grande e complesso ologramma. A mostrare una prima
evidenza di quanto già ipotizzato nel 1990 è uno studio internazionale pubblicato su Physical
Review che ha coinvolto fisici e astrofisici teorici di Regno Unito, Italia e Canada. I ricercatori
hanno pubblicato prove di osservazione che spiegherebbero quindi una visione olografica 2D
dell’Universo. Lo studio può aprire nuovi scenari sulla teoria del Big Bang e sulla gravità
quantistica, uno dei problemi più profondi di fisica teorica.
Ad annunciare la scoperta è l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Lo studio è stato realizzato
da ricercatori dell’Università di Southampton in Inghilterra, della Sezione di Lecce dell’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e dell’Università del Salento in Italia, del Perimeter Institute
e dell’Università di Waterloo in Canada.
“Gli scienziati ora sperano che il loro studio possa migliorare la nostra comprensione
dell’Universo e spiegare come lo spazio e il tempo si siano prodotti” spiega l’Infn. Questo
lavoro potrebbe portare ad una teoria del funzionamento della gravità quantistica, una teoria
che armonizza la meccanica quantistica con la teoria della gravità di Einstein. La ricerca è
frutto di un’analisi congiunta di aspetti teorici e fenomenologici della fisica dell’universo
primordiale, uniti a studi di fisica delle interazioni fondamentali.
“L’ipotesi che il nostro universo funzioni come un enorme e complesso ologramma è stata
formulata negli anni ’90 del secolo scorso da diversi scienziati, raccogliendo evidenze teoriche
in vari settori della fisica delle interazioni fondamentali” spiega Claudio Corianò, ricercatore
dell’Infn e professore di fisica teorica dell’Università del Salento, che ha partecipato alla
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ricerca insieme ai colleghi Niayesh Afshordi, Luigi Delle Rose, Elizabeth Gould e Kostas
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Skenderis.
“L’idea alla base della teoria olografica dell’universo -prosegue Corianò- è che tutte le
informazioni che costituiscono la ‘realtà’ a tre dimensioni – più il tempo – siano contenute
entro i confini di una realtà con una dimensione in meno”. Si può immaginare, rimarca l’Infn,
Istituto Naz. di Fisica Nucleare
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“che tutto ciò che si vede, si sente e si ascolta in 3D – e la percezione del tempo – sia
emanazione di un campo piatto bidimensionale, cioè che la terza dimensione sia ‘emergente’,
se paragonata alle altre due dimensioni”. “L’idea, quindi, -continua l’Istituto italiano- è simile
a quella degli ologrammi ordinari, in cui l’immagine tridimensionale è codificata in una
superficie bidimensionale, come nell’ologramma su una carta di credito, solo che qui è l’intero
universo a essere codificato. In un ologramma la terza dimensione viene generata
dinamicamente a partire dall’informazione sulle rimanenti due dimensioni”.
“Per creare un ologramma -spiega ancora Corianò- si prende un fascio laser luminoso e lo si
separa all’origine in due fasci: uno è inviato su un oggetto distante e quindi viene riflesso,
mentre l’altro è inviato per essere registrato. Servono due coordinate per indirizzare il fascio
incidente sull’oggetto, in modo da esplorarlo completamente, mentre è proprio l’interferenza
tra il fascio originario e quello riflesso che permette di ricostruire l’immagine e dare il senso
della profondità”.
Si può rappresentare il concetto pensando al cinema in 3D. Anche in questo caso, afferma
l’Infn, “la visione 3D è il risultato di due immagini differenti inviate all’occhio destro e
all’occhio sinistro, dove una scena viene ripresa da due angolature distinte, che il nostro
cervello processa automaticamente generando il senso della profondità. L’informazione, in
questo caso, viene da uno schermo piatto, ma è percepita dall’osservatore come
tridimensionale”.
“In ambito cosmologico, per avere una rappresentazione semplificata della formulazione
olografica, possiamo immaginare -conclude l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare- che ci sia
una superficie ideale, sulla quale tutta l’informazione dell’universo venga in qualche modo
registrata, come in un ologramma: uno schermo che contiene la ‘scena’ dell’intero universo”.
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Fisica&Matematica
L'universo come un ologramma
L'universo come un ologramma
Nuove conferme dai dati del satellite Planck
Redazione ANSA 30 gennaio 2017 12:45
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DALLA HOME SCIENZA&TECNICA
Risolto il mistero
delle polveri
cosmiche nei
meteoriti
Fisica e Matematica
Rappresentazione artistica dell'universo come un ologramma (fonte: Vienna University of
Technology) © ANSA/Ansa
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L'universo come un
ologramma
Fisica e Matematica
L'universo potrebbe essere davvero un gigantesco ologramma 3D, emanazione di un
campo piatto bidimensionale: questa teoria cosmologica 'alternativa', elaborata negli anni
'90, sembrerebbe infatti compatibile con i dati sperimentali raccolti sull'eco del Big Bang
dal satellite Planck dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). A indicarlo è lo studio pubblicato
sulla rivista Physical Review Letters da un gruppo internazionale di fisici e astrofisici teorici
Identificato il più
antico progenitore
dell'uomo
Biotech
a cui ha preso parte anche l'Italia con l'Università del Salento e la sezione di Lecce
dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).
''L'idea alla base della teoria olografica dell'Universo - precisa l'esperto - è che tutte le
informazioni che costituiscono la 'realtà' a tre dimensioni (più il tempo) siano contenute
Biotech
Ingv, scosse sull'Etna
nella norma
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entro i confini di una realtà con una dimensione in meno''.
Per verificare la plausibilità di questo modello, i ricercatori hanno condotto un'analisi
congiunta di aspetti teorici e fenomenologici della fisica dell'universo primordiale, insieme
Istituto Naz. di Fisica Nucleare
075278
L'ipotesi che l'universo funzioni come un enorme e complesso ologramma ha raccolto negli
anni ''evidenze teoriche in vari settori della fisica delle interazioni fondamentali'', spiega
Claudio Corianò, ricercatore dell'Infn e docente di fisica teorica nell'Università del Salento.
Calcoli renali di
9.000 anni fa
spostano la data
delle infezioni
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a studi di fisica delle interazioni fondamentali. I risultati di questa complessa analisi sono
stati poi confrontati con i dati sperimentali satellitari sulla radiazione cosmica di fondo, l'eco
del Big Bang appunto, risultando statisticamente compatibili anche con il modello
olografico, e non solo con il modello corrente del nostro universo (chiamato Lambda-Cdm)
che lo descrive come in fase di accelerazione a causa della presenza dell'energia oscura.
I ricercatori ritengono che i risultati di questo studio possano aprire la strada ad una
migliore comprensione del cosmo, spiegando come siano nati lo spazio e il tempo in cui
viviamo.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA
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Pubblicato: 31/01/2017 14:19 CET Aggiornato: 53 minuti fa
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In breve | Commenti | 01.23.2017
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"Renzi È Geneticamente Un Bullo"
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Un gigantesco e sofisticato ologramma: questo sarebbe l'universo, secondo una nuova
ricerca, pubblicata sulla rivista "Physical Review Letters". Il vasto studio
internazionale, a cui hanno partecipato anche ricercatori italiani della Sezione di
Lecce dell'Infn e dell'Università del Salento, ha per la prima volta dato vita a questa
ipotesi, osservando la radiazione cosmica di fondo, considerata l'"eco" del Big Bang.
La nostra visione dell'universo, insomma, sarebbe soltanto un'illusione: proprio come
quando guardiamo un film in 3D al cinema, e ne avvertiamo la profondità, allo stesso
modo potremmo percepire l'universo come qualcosa di reale, quando, in verità, si
tratterebbe solo di un "inganno". Un'idea fantascientifica, di certo, ma non nuova: fin
dagli anni '90 gli scienziati hanno ipotizzato l'esistenza di un universo-ologramma.
Soltanto ora, però, sembra che gli studiosi siano riusciti ad elaborare una teoria
convincente.
Analizzando le osservazioni condotte dal satellite europeo Planck, progettato per
studiare la radiazione cosmica di fondo, ovvero l'"eco" del Big Bang, i fisici sarebbero
riusciti a scovare gli indizi della natura olografica dell'Universo. "Si può immaginare ha spiegato Kostas Skenderis, uno degli autori e professore alla University of
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Southampton - che tutto ciò che si vede, si sente e si ascolta in 3D e la percezione del
tempo sia emanazione di un campo piatto bidimensionale, cioè che la terza
dimensione sia ‘emergente’, se paragonata alle altre due dimensioni. L'idea è simile a
quella degli ologrammi ordinari, in cui l’immagine tridimensionale è codificata in una
superficie bidimensionale, solo che qui è l’intero universo a essere codificato".
"Renzi O D'Alema? Una Gara Fra
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The entire Universe as we know it could be a hologram.
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Ma cosa si intende per ologramma? Si tratta di figure (o pattern) d'onda interferenti
ottenute tramite l'uso di un laser, aventi la specificità di creare un effetto fotografico
tridimensionale. Esempi di ologramma sono quelli di sicurezza, ovvero le figurine
tridimensionali stampate sulle carte di credito. "Per creare un ologramma - ha
spiegato Claudio Corianò, ricercatore dell'INFN e professore di fisica teorica
dell'Università del Salento, fra gli autori dello studio - si prende un fascio laser
luminoso e lo si separa all'origine in due fasci: uno è inviato su un oggetto distante e
quindi viene riflesso, mentre l'altro è inviato per essere registrato. Servono due
coordinate per indirizzare il fascio incidente sull'oggetto, in modo da esplorarlo
completamente, mentre è proprio l'interferenza tra il fascio originario e quello riflesso
che permette di ricostruire l'immagine e dare il senso della profondità".
Partendo dal concetto di ologramma ordinario, i fisici teorici hanno costruito un
modello in cui è l'intero Universo ad essere un ologramma. Possiamo infatti
descrivere un punto dell'Universo utilizzando quattro dimensioni, tre per lo spazio più
una dimensione "extra" per il tempo. Esattamente come un ologramma ordinario, in
cui rappresentiamo un oggetto tridimensionale a partire da due dimensioni, in questo
modello i punti dell'Universo a quattro dimensioni si costruiscono usando solo tre
dimensioni. A partire da questa "struttura base" a tre dimensioni, possiamo così
"proiettare" l'intero Universo nelle tre dimensioni dello spazio e nel tempo.
Anche se è facile perdersi nelle spiegazioni tecniche della teoria dei ricercatori, ciò che
conta è che la ricerca apra a nuovi orizzonti nello studio dell'universo e soprattutto
della sua formazione. "In ambito cosmologico, per avere una rappresentazione
semplificata della formulazione olografica, possiamo immaginare - conclude l’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare - che ci sia una superficie ideale, sulla quale tutta
l’informazione dell’universo venga in qualche modo registrata, come in un
ologramma: uno schermo che contiene la ‘scena’ dell’intero universo".
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TECNOLOGIA
E se l'universo fosse solo un ologramma?
di Alessandro Martorana
 @alexthelondoner
 [email protected]
31.01.2017 12:10
CET
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Tutto l'universo potrebbe essere un ologramma Jaysin Trevino (CC BY 2.0)
L'idea che la Terra sia piatta è considerata ormai da anni (ed a pieno titolo) la massima
espressione della pseudoscienza. I terrapiattisti moderni potrebbero però aver semplicemente
commesso l'errore di pensare troppo in piccolo: ad essere piatto non sarebbe infatti il nostro
pianeta, ma l'intero universo. Alcuni scienziati ritengono infatti di aver trovato la prima prova
di come l'universo nel quale viviamo non sia altro che un gigantesco ologramma
bi-dimensionale.
Prima che qualcuno possa essere colto dal dubbio: no, questo non significa che l'intera nostra
Notizie del giorno
esistenza sia una simulazione simile a quella descritta nei film di Matrix. Peraltro,
come vi abbiamo raccontato in passato, la pur straordinaria e spettacolare trilogia dei fratelli
straordinaria scoperta
"Immaginate che ogni cosa che vedete, provate ed ascoltate in tre dimensioni (e la vostra
percezione del tempo) sia in effetti emanata da un campo bi-dimensionale piatto", ha
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Wachowski è etremamente implausibile dal punto di vista scientifico.
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spiegato Kostas Skenderis della University of Southampton. "L'idea è simile a quella di ordinari
ologrammi, nei quali un'immagine tridimensionale è codificata in una superficie bidimensionale, come per l'ologramma su una carta di credito. Ad ogni modo, questa
volta ad essere codificato è l'intero universo!".
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Quanto sopra è stato riportato in un paper pubblicato su Physical Review Letters, prodotto
della collaborazione fra ricercatori della University of Southampton, della sezione di Lecce
dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dell’Università del Salento, del
Perimeter Institute e della Waterloo University in Canada. La ricerca si basa sull'analisi di aspetti teorici e fenomenologici della fisica
dell’universo primordiale, che sono stati confrontati con i dati sperimentali satellitari sulla
Seguici
La sequenza temporale dell'universo olografico, secondo la ricerca condotta da ricercatori italiani, inglesi e
canadesi Paul McFadden/University of Southampton
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I risultati mostrano come alcune semplici teorie quantistiche potrebbero spiegare
delle osservazioni cosmologiche dell'universo primordiale più di quanto siano in grado di
fare teorie come l'inflazione cosmica. "Le osservazioni possono essere utilizzate per escludere
alcuni modelli della teoria quantistica dei campi (QFT), ed allo stesso troviamo dei modelli che
soddisfano tutti i vincoli fenomenologici", scrivono i ricercatori.
L'idea di un universo olografico in effetti non è nuova, ma è emersa già negli anni '90.
Il fisico Leonard Susskind sviluppò il cosiddetto "principio olografico" nell'ambito della teoria
delle stringhe, secondo il quale potremmo esistere sia qui che sul confine dell'universo, dove
una versione bi-dimensionale di noi viene proiettata in questa "versione in 3D" della realtà. O,
per meglio dire, di ciò che noi percepiamo come realtà.
"Per creare un ologramma si prende un fascio laser luminoso e lo si separa
all’origine in due fasci: uno è inviato su un oggetto distante e quindi viene riflesso, mentre
075278
l’altro è inviato per essere registrato", spiega Claudio Corianò, ricercatore dell’INFN e
professore di fisica teorica dell’Università del Salento. "Servono due coordinate per indirizzare
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il fascio incidente sull’oggetto, in modo da esplorarlo completamente, mentre è proprio
l’interferenza tra il fascio originario e quello riflesso che permette di ricostruire l’immagine e
dare il senso della profondità".
LEGGI ANCHE: Trump farà una promessa per Marte come JFK fece per la Luna?
Istituto Naz. di Fisica Nucleare
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31-01-2017
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Un'ulteriore semplificazione, facilmente comprensibile da chiunque, è quella di un film in 3D:
l'effetto di tridimensionalità è dato dalla combinazione di due diverse immagini "registrate"
dall'occhio destro e da quello sinistro. Quella che noi percepiamo come profondità è in realtà
l'interpretazione che il nostro cervello sta dando a quelle informazioni.
In quel caso la scena che vediamo è però proiettata su uno schermo piatto, quindi
bidimensionale. Volendo trasferire questo concetto in ambito cosmologico, possiamo dire che
secondo questa teoria l'universo sia come "proiettato" su uno schermo, dal quale
noi lo percepiamo come tridimensionale. Alessandro Martorana
 
Alessandro Martorana scrive per International Business Times Italia dalla primavera del
2013, occupandosi di tutto ciò che riguarda l'industria tech ed il campo scientifico,
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L’universo potrebbe essere davvero un gigantesco ologramma 3D, emanazione di
un campo piatto bidimensionale: questa teoria cosmologica alternativa,
elaborata negli anni Novanta, sembrerebbe infatti compatibile con i dati
sperimentali raccolti sull’eco del Big Bang dal satellite Planck dell’Agenzia
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spaziale europea (Esa). A indicarlo è un nuovo studio pubblicato su Physical
Review Letters da un gruppo internazionale di fisici e astrofisici teorici a cui ha
preso parte anche l’Italia attraverso l’Università del Salento e la sezione di Lecce
dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn).
L’ipotesi che l’universo funzioni come un enorme e complesso ologramma ha
raccolto negli anni «evidenze teoriche in vari settori della fisica delle interazioni
fondamentali», spiega Claudio Corianò, ricercatore dell’Infn e professore di
fisica teorica all’Università del Salento. «L’idea alla base della teoria olografica
dell’Universo - precisa l’esperto - è che tutte le informazioni che costituiscono
la `realtà´ a tre dimensioni (più il tempo) siano contenute entro i confini di una
realtà con una dimensione in meno».
Per verificare la plausibilità di questo modello, i ricercatori hanno condotto
un’analisi congiunta di aspetti teorici e fenomenologici della fisica dell’universo
primordiale, insieme a studi di fisica delle interazioni fondamentali. I risultati di
questa complessa analisi sono stati poi confrontati con i dati sperimentali
satellitari sulla radiazione cosmica di fondo, l’eco del Big Bang appunto,
risultando statisticamente compatibili anche con il modello olografico, e non
solo con il modello corrente del nostro universo (chiamato Lambda-Cdm) che lo
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descrive come in fase di accelerazione a causa della presenza dell’energia
oscura.
I ricercatori credono che i risultati di questo studio possano aprire la strada ad
una migliore comprensione del cosmo, spiegando come siano nati lo spazio e il
tempo in cui viviamo.
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L'Universo potrebbe essere davvero un gigantesco ologramma 3D, emanazione di un campo
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piatto bidimensionale: questa teoria cosmologica "alternativa", elaborata negli anni '90,
sembrerebbe infatti compatibile con i dati sperimentali raccolti sull'eco del Big Bang
dal satellite Planck dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). A indicarlo è lo studio pubblicato
sulla rivista Physical Review Letters da un gruppo internazionale di fisici e astrofisici
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teorici a cui ha preso parte anche l'Italia con l'Università del Salento e la sezione di Lecce
dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).
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Le informazioni della "realtà" 3D contenute in una con 2 dimensione
L'ipotesi che l'Universo funzioni come un enorme e complesso ologramma ha raccolto negli
anni "evidenze teoriche in vari settori della fisica delle interazioni fondamentali", spiega
Claudio Corianò, ricercatore dell'Infn e docente di fisica teorica nell'Università del Salento.
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"L'idea alla base della teoria olografica dell'Universo - precisa l'esperto - è che tutte le
informazioni che costituiscono la 'realtà' a tre dimensioni (più il tempo) siano contenute
entro i confini di una realtà con una dimensione in meno".
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Per verificare la plausibilità di questo modello, i ricercatori hanno condotto un'analisi
congiunta di aspetti teorici e fenomenologici della fisica dell'universo primordiale, insieme a
studi di fisica delle interazioni fondamentali. I risultati di questa complessa analisi sono
stati poi confrontati con i dati sperimentali satellitari sulla radiazione cosmica di fondo, l'eco
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del Big Bang appunto, risultando statisticamente compatibili anche con il modello
olografico, e non solo con il modello corrente del nostro universo (chiamato Lambda-Cdm)
che lo descrive come in fase di accelerazione a causa della presenza dell'energia oscura. I
ricercatori ritengono che i risultati di questo studio possano aprire la strada ad una migliore
comprensione del cosmo, spiegando come siano nati lo spazio e il tempo in cui viviamo.
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Gli astrofisici ne sono convinti:
l'Universo è un grande ologramma
Lo studio è firmato da scienziati di Regno Unito, Italia e Canada e può aprire
nuovi scenari sulla teoria del Big Bang e sulla gravità quantistica
L'universo
globalist
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A mostrare una prima evidenza di quanto già ipotizzato nel 1990 è uno studio
internazionale pubblicato su Physical Review che ha coinvolto fisici e astrofisici teorici di
Regno Unito, Italia e Canada. I ricercatori hanno pubblicato prove di osservazione che
spiegherebbero quindi una visione olografica 2D dell'Universo. Lo studio può aprire
nuovi scenari sulla teoria del Big Bang e sulla gravità quantistica, uno dei problemi più
profondi di fisica teorica.
Ad annunciare la scoperta è l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Lo studio è stato
realizzato da ricercatori dell’Università di Southampton in Inghilterra, della Sezione di
Lecce dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e dell’Università del Salento in
Italia, del Perimeter Institute e dell’Università di Waterloo in Canada.
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"Gli scienziati ora sperano che il loro studio possa migliorare la nostra comprensione
dell’Universo e spiegare come lo spazio e il tempo si siano prodotti" spiega l'Infn. Questo
lavoro potrebbe portare ad una teoria del funzionamento della gravità quantistica, una
teoria che armonizza la meccanica quantistica con la teoria della gravità di Einstein. La
ricerca è frutto di un’analisi congiunta di aspetti teorici e fenomenologici della fisica
dell’universo primordiale, uniti a studi di fisica delle interazioni fondamentali.
"L’ipotesi che il nostro universo funzioni come un enorme e complesso ologramma è
stata formulata negli anni ’90 del secolo scorso da diversi scienziati, raccogliendo
evidenze teoriche in vari settori della fisica delle interazioni fondamentali" spiega Claudio
Corianò, ricercatore dell'Infn e professore di fisica teorica dell’Università del Salento, che
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ha partecipato alla ricerca insieme ai colleghi Niayesh Afshordi, Luigi Delle Rose,
Elizabeth Gould e Kostas Skenderis.
"L’idea alla base della teoria olografica dell’universo -prosegue Corianò- è che tutte le
informazioni che costituiscono la 'realtà' a tre dimensioni - più il tempo - siano contenute
entro i confini di una realtà con una dimensione in meno". Si può immaginare, rimarca
l'Infn, "che tutto ciò che si vede, si sente e si ascolta in 3D - e la percezione del tempo sia emanazione di un campo piatto bidimensionale, cioè che la terza dimensione sia
'emergente', se paragonata alle altre due dimensioni". "L’idea, quindi, -continua l'Istituto
italiano- è simile a quella degli ologrammi ordinari, in cui l’immagine tridimensionale è
codificata in una superficie bidimensionale, come nell’ologramma su una carta di credito,
solo che qui è l’intero universo a essere codificato. In un ologramma la terza dimensione
viene generata dinamicamente a partire dall’informazione sulle rimanenti due
dimensioni".
"Per creare un ologramma -spiega ancora Corianò- si prende un fascio laser luminoso e
lo si separa all’origine in due fasci: uno è inviato su un oggetto distante e quindi viene
riflesso, mentre l’altro è inviato per essere registrato. Servono due coordinate per
indirizzare il fascio incidente sull’oggetto, in modo da esplorarlo completamente, mentre
è proprio l’interferenza tra il fascio originario e quello riflesso che permette di ricostruire
l’immagine e dare il senso della profondità".
Si può rappresentare il concetto pensando al cinema in 3D. Anche in questo caso,
afferma l'Infn, "la visione 3D è il risultato di due immagini differenti inviate all’occhio
destro e all’occhio sinistro, dove una scena viene ripresa da due angolature distinte, che
il nostro cervello processa automaticamente generando il senso della profondità.
L’informazione, in questo caso, viene da uno schermo piatto, ma è percepita
dall’osservatore come tridimensionale".
"In ambito cosmologico, per avere una rappresentazione semplificata della formulazione
olografica, possiamo immaginare -conclude l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare- che ci
sia una superficie ideale, sulla quale tutta l’informazione dell’universo venga in qualche
modo registrata, come in un ologramma: uno schermo che contiene la 'scena' dell’intero
universo".
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emanazione di un campo piatto bidimensionale: questa teoria
cosmologica alternativa, elaborata negli anni Novanta, sembrerebbe
infatti compatibile con i dati sperimentali raccolti sull’eco del Big
Bang dal satellite Planck dell’Agenzia spaziale europea (Esa). A
indicarlo è un nuovo studio pubblicato su Physical Review Letters
da un gruppo internazionale di fisici e astrofisici teorici a cui ha
preso parte anche l’Italia attraverso l’Università del Salento e la
sezione di Lecce dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn).
L’ipotesi che l’ universo funzioni come un enorme e complesso
ologramma ha raccolto negli anni «evidenze teoriche in vari settori
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ricercatore dell’Infn e professore di fisica teorica all’Università del
Salento. «L’idea alla base della teoria olografica dell’ Universo precisa l’esperto - è che tutte le informazioni che costituiscono la
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L'idea alla base della teoria è che tutte le informazioni che costituiscono la realtà a tre
dimensioni, più il tempo, siano contenute entro i con ni di una realtà con una dimensione in
meno.
L'universo potrebbe essere un gigantesco ologramma in tre dimensioni,
emanazione di un campo piatto bidimensionale. Questa teoria cosmologica
'alternativa', elaborata negli Anni 90, sembrerebbe infatti compatibile con i
dati sperimentali raccolti sull'eco del Big Bang dal satellite Planck
dell'Agenzia spaziale europea.
STUDIO PUBBLICATO SU PHYSICAL REVIEW. Un nuovo studio,
pubblicato su Physical Review Letters da un gruppo internazionale di sici e
astro sici teorici a cui ha preso parte anche l'Italia, attraverso l'Università
del Salento e la sezione di Lecce dell'Istituto nazionale di sica nucleare
(Infn), ha fatto propria l'ipotesi.
L'IDEA DI BASE. Claudio Corianò, ricercatore dell'Infn e professore di Fisica
teorica all'Università del Salento, ha spiegato: «L'idea alla base della teoria
ologra ca dell'universo è che tutte le informazioni che costituiscono la
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statisticamente compatibili anche con il modello ologra co e non solo con il
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'alternativa', elaborata negli Anni 90, sembrerebbe infatti compatibile con i
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L'IDEA DI BASE. Claudio Corianò, ricercatore dell'Infn e professore di Fisica
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della Sezione di Lecce dell’INFN e
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dell’Università del Salento in Italia, del Perimeter Institute e dell’Università di Waterloo in Canada.
La ricerca è frutto di un’analisi congiunta di aspetti teorici e fenomenologici della sica
dell’universo primordiale, uniti a studi di sica delle interazioni fondamentali.
I risultati di questa complessa analisi sono stati confrontati con i dati sperimentali satellitari sulla
radiazione cosmica di fondo (Cosmic Microwave Background, CMB) e sono stati trovati in accordo con
essi. Il modello corrente del nostro universo, che è in una fase di accelerazione dovuta alla
presenza di energia oscura, prevede una cosiddetta ‘costante cosmologica’, introdotta da Einstein
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negli anni ’20 e chiamata Lambda, insieme a materia oscura fredda (Cold Dark Matter, CDM), e per
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questo prende il nome di modello Lambda-CDM. Questo modello è supportato dai dati
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«L’ipotesi che il nostro universo funzioni come un enorme e complesso ologramma è stata
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formulata negli anni ’90 del secolo scorso da diversi scienziati, raccogliendo evidenze teoriche in
vari settori della sica delle interazioni fondamentali», spiega Claudio Corianò, ricercatore
dell’INFN e professore di sica teorica dell’Università del Salento, che ha partecipato alla ricerca
82
share
insieme ai colleghi Niayesh Afshordi, Luigi Delle Rose, Elizabeth Gould e Kostas Skenderis. «L’idea
alla base della teoria ologra ca dell’universo – prosegue Corianò – è che tutte le informazioni che
costituiscono la ‘realtà’ a tre dimensioni – più il tempo – siano contenute entro i con ni di una
Si può immaginare che tutto ciò che si vede, si sente e si ascolta in 3D – e la percezione del tempo
– sia emanazione di un campo piatto bidimensionale, cioè che la terza dimensione sia ‘emergente’,
se paragonata alle altre due dimensioni. L’idea, quindi, è simile a quella degli ologrammi ordinari,
La vita di 100 galassie in una
simulazione al supercomputer
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nell’ologramma su una carta di credito, solo che qui è l’intero universo a essere codi cato. In un
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in cui l’immagine tridimensionale è codi cata in una super cie bidimensionale, come
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ologramma la terza dimensione viene generata dinamicamente a partire dall’informazione sulle
rimanenti due dimensioni.
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realtà con una dimensione in meno».
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«Per creare un ologramma si prende un fascio laser luminoso e lo si separa all’origine in due fasci:
uno è inviato su un oggetto distante e quindi viene ri esso, mentre l’altro è inviato per essere
registrato. Servono due coordinate per indirizzare il fascio incidente sull’oggetto, in modo da
esplorarlo completamente, mentre è proprio l’interferenza tra il fascio originario e quello ri esso
che permette di ricostruire l’immagine e dare il senso della profondità», conclude Corianò.
La costante di Hubble sotto la lente
gravitazionale
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share
Si può rappresentare il concetto pensando al cinema in 3D. Anche in questo caso la visione 3D è il
risultato di due immagini di erenti inviate all’occhio destro e all’occhio sinistro, dove una scena
viene ripresa da due angolature distinte, che il nostro cervello processa automaticamente
generando il senso della profondità. L’informazione, in questo caso, viene da uno schermo piatto,
ma è percepita dall’osservatore come tridimensionale. In ambito cosmologico, per avere una
rappresentazione sempli cata della formulazione ologra ca, possiamo immaginare che ci sia una
Un adolescente assai navigato: il
rover Opportunity compie 13 anni
super cie ideale, sulla quale tutta l’informazione dell’universo venga in qualche modo registrata,
104
come in un ologramma: uno schermo che contiene la “scena” dell’intero universo.
share
Gli scienziati ora sperano che il loro studio possa aprire la via per migliorare la nostra
comprensione dell’universo e spiegare come lo spazio e il tempo si siano prodotti.
Fonte: comunicato stampa INFN
Una galassia lontanissima sotto la
lente gravitazionale
Per saperne di più:
Leggi su Physical Review Letters l’articolo “From Planck Data to Planck Era: Observational Tests
of Holographic Cosmology“, di Niayesh Afshordi, Claudio Corianò, Luigi Delle Rose, Elizabeth
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Gould e Kostas Skenderis (qui il preprint)
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CMB | COSTANTE COSMOLOGICA | ESA | INFN | PLANCK | PRINCIPIO OLOGRAFICO
Articolo pubblicato il 30/01/2017 alle 13:05 da Antonella Varaschin in Fisica, News. I commenti sono aperti a tutti
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L’universo come ologramma: la teoria
cosmologica è compatibile con i dati
sperimentali
"L'ipotesi che il nostro universo funzioni come un enorme e complesso
ologramma è stata formulata negli anni ’90 del secolo scorso da diversi
scienziati"
A cura di Filomena Fotia 30 gennaio 2017 - 11:56
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Il treno a vapore della Sila,
magia vintage tra la neve
calabrese
Un nuovo studio, pubblicato su Physical Review Letters, ha fornito le prime importanti indicazioni
scienti che sulla compatibilità statistica con i dati sperimentali del modello ologra co dell’universo,
secondo il quale il nostro universo sarebbe, appunto, un grande e complesso ologramma.
La ricerca ha coinvolto sici e astro sici teorici di Regno Unito, Italia e Canada, in particolare
dell’Università di Southampton in Inghilterra, della Sezione di Lecce dell’INFN e dell’Università del
Salento in Italia, del Perimeter Institute e dell’Università di Waterloo in Canada. La ricerca è frutto di
un’analisi congiunta di aspetti teorici e fenomenologici della sica dell’universo primordiale, uniti a
studi di fisica delle interazioni fondamentali. I risultati di questa complessa analisi sono stati confrontati
con i dati sperimentali satellitari sulla radiazione cosmica di fondo (Cosmic Microwave Background,
CMB) e sono stati trovati in accordo con essi. Il modello corrente del nostro universo, che è in una fase
di accelerazione dovuta alla presenza di energia oscura, prevede una cosiddetta ‘costante cosmologica’,
introdotta da Einstein negli anni ’20 e chiamata Lambda, insieme a materia oscura fredda (Cold Dark
Matter, CDM), e per questo prende il nome di modello Lambda-CDM. Questo modello è supportato dai
dati sperimentali. La nuova ricerca prova che gli stessi dati sperimentali sono a favore anche di un
modello di universo ologra co. “L’ipotesi che il nostro universo funzioni come un enorme e complesso
ologramma è stata formulata negli anni ’90 del secolo scorso da diversi scienziati, raccogliendo
evidenze teoriche in vari settori della sica delle interazioni fondamentali”, spiega Claudio Corianò,
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ricercatore dell’INFN e professore di sica teorica dell’Università del Salento, che ha partecipato alla
ricerca insieme ai colleghi Niayesh Afshordi, Luigi Delle Rose, Elizabeth Gould e Kostas Skenderis.
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“L’idea alla base della teoria ologra ca dell’universo – prosegue Corianò – è che tutte le informazioni
che costituiscono la ‘realtà’ a tre dimensioni – più il tempo – siano contenute entro i con ni di una
realtà con una dimensione in meno”. Si può immaginare che tutto ciò che si vede, si sente e si ascolta in
3D – e la percezione del tempo – sia emanazione di un campo piatto bidimensionale, cioè che la terza
dimensione sia ‘emergente’, se paragonata alle altre due dimensioni. L’idea, quindi, è simile a quella degli
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ologrammi ordinari, in cui l’immagine tridimensionale è codi cata in una super cie bidimensionale,
come nell’ologramma su una carta di credito, solo che qui è l’intero universo a essere codi cato. In un
ologramma la terza dimensione viene generata dinamicamente a partire dall’informazione sulle
rimanenti due dimensioni. “Per creare un ologramma – spiega Corianò – si prende un fascio laser
luminoso e lo si separa all’origine in due fasci: uno è inviato su un oggetto distante e quindi viene
ri esso, mentre l’altro è inviato per essere registrato”. “Servono due coordinate per indirizzare il fascio
incidente sull’oggetto, in modo da esplorarlo completamente, mentre è proprio l’interferenza tra il
fascio originario e quello ri esso che permette di ricostruire l’immagine e dare il senso della
profondità”, conclude Corianò. Si può rappresentare il concetto pensando al cinema in 3D. Anche in
questo caso la visione 3D è il risultato di due immagini differenti inviate all’occhio destro e all’occhio
sinistro, dove una scena viene ripresa da due angolature distinte, che il nostro cervello processa
automaticamente generando il senso della profondità. L’informazione, in questo caso, viene da uno
schermo piatto, ma è percepita dall’osservatore come tridimensionale. In ambito cosmologico, per
avere una rappresentazione sempli cata della formulazione ologra ca, possiamo immaginare che ci sia
una super cie ideale, sulla quale tutta l’informazione dell’universo venga in qualche modo registrata,
come in un ologramma: uno schermo che contiene la “scena” dell’intero universo.
Gli scienziati ora sperano che il loro studio possa aprire la via per migliorare la nostra comprensione
dell’universo e spiegare come lo spazio e il tempo si siano prodotti.
From Planck data to Planck Era: Observational Tests of Holografic Cosmology, Physical Review Letters
From Planck Data to Planck Era: Observational Tests of Holografic Cosmology, arxiv.org
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A cura di Filomena Fotia
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Scienza, la clamorosa scoperta sul cosmo:
“l’universo in realtà è soltanto un grande
ologramma”
Scienza, sullo Spazio gli scienziati scoprono che si tratta di un grande
ologramma e adesso sperano di comprendere meglio il cosmo e spiegare
come si siano prodotti lo spazio e il tempo
A cura di Peppe Caridi 30 gennaio 2017 - 20:25
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Stop a etichette 'bugiarde'
Il nostro Universo sarebbe un grande e complesso ologramma. A mostrare una prima evidenza di
quanto già ipotizzato nel 1990 è uno studio internazionale pubblicato su Physical Review che ha
coinvolto sici e astro sici teorici di Regno Unito, Italia e Canada. I ricercatori hanno pubblicato prove
di osservazione che spiegherebbero quindi una visione olografica 2D dell’Universo. Lo studio può aprire
nuovi scenari sulla teoria del Big Bang e sulla gravità quantistica, uno dei problemi più profondi di sica
teorica. Ad annunciare la scoperta è l’L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. LO studio è stato realizzato
da ricercatori dell’Università di Southampton in Inghilterra, della Sezione di Lecce dell’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e dell’Università del Salento in Italia, del Perimeter Institute e
dell’Università di Waterloo in Canada.
“Gli scienziati ora sperano che il loro studio possa
migliorare la nostra comprensione dell’Universo e
spiegare come lo spazio e il tempo si siano prodotti”
spiega l’Infn. Questo lavoro potrebbe portare ad
una teoria del funzionamento della gravità
quantistica, una teoria che armonizza la meccanica
075278
quantistica con la teoria della gravità di Einstein. La
ricerca è frutto di un’analisi congiunta di aspetti
teorici e fenomenologici della sica dell’universo
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primordiale, uniti a studi di sica delle interazioni
fondamentali. “L’ipotesi che il nostro universo
funzioni come un enorme e complesso ologramma
è stata formulata negli anni ’90 del secolo scorso da
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diversi scienziati, raccogliendo evidenze teoriche in vari settori della sica delle interazioni
fondamentali” spiega Claudio Corianò, ricercatore dell’Infn e professore di sica teorica dell’Università
del Salento, che ha partecipato alla ricerca insieme ai colleghi Niayesh Afshordi, Luigi Delle Rose,
Elizabeth Gould e Kostas Skenderis.
“L’idea alla base della teoria olografica dell’universo
-prosegue Corianò- è che tutte le informazioni che
costituiscono la ‘realtà’ a tre dimensioni – più il
tempo – siano contenute entro i con ni di una
realtà con una dimensione in meno”. Si può
immaginare, rimarca l’Infn, “che tutto ciò che si
vede, si sente e si ascolta in 3D – e la percezione del
tempo – sia emanazione di un campo piatto
bidimensionale, cioè che la terza dimensione sia
‘emergente’, se paragonata alle altre due dimensioni”.
“L’idea, quindi, -continua l’Istituto italiano- è simile
a quella degli ologrammi ordinari, in cui l’immagine
tridimensionale è codi cata in una super cie
bidimensionale, come nell’ologramma su una carta
di credito, solo che qui è l’intero universo a essere
codi cato. In un ologramma la terza dimensione
viene generata dinamicamente a partire
dall’informazione sulle rimanenti due dimensioni”.
“Per creare un ologramma -spiega ancora Corianòsi prende un fascio laser luminoso e lo si separa
all’origine in due fasci: uno è inviato su un oggetto distante e quindi viene ri esso, mentre l’altro è
inviato per essere registrato. Servono due coordinate per indirizzare il fascio incidente sull’oggetto, in
modo da esplorarlo completamente, mentre è proprio l’interferenza tra il fascio originario e quello
riflesso che permette di ricostruire l’immagine e dare il senso della profondità”.
Si può rappresentare il concetto pensando al
cinema in 3D. Anche in questo caso, afferma l’Infn,
“la visione 3D è il risultato di due immagini
differenti inviate all’occhio destro e all’occhio
sinistro, dove una scena viene ripresa da due
angolature distinte, che il nostro cervello processa
automaticamente generando il senso della
profondità. L’informazione, in questo caso, viene da
uno schermo piatto, ma è percepita dall’osservatore come tridimensionale”. “In ambito cosmologico,
per avere una rappresentazione sempli cata della formulazione ologra ca, possiamo immaginare conclude l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare- che ci sia una super cie ideale, sulla quale tutta
l’informazione dell’universo venga in qualche modo registrata, come in un ologramma: uno schermo
che contiene la ‘scena’ dell’intero universo”.
 20:25 30.01.17
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30 Gennaio 2017 - (ASI) - Un nuovo studio, pubblicato su Physical Review
Letters, ha fornito le prime importanti indicazioni scientifiche sulla
compatibilità statistica con i dati sperimentali del modello olografico
dell’universo, secondo il quale il nostro universo sarebbe, appunto, un
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La ricerca ha coinvolto fisici e
astrofisici teorici di Regno Unito,
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Londra hanno creato una
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La ricerca è frutto di un’analisi congiunta di aspetti teorici e fenomenologici
della fisica dell’universo primordiale, uniti a studi di fisica delle interazioni
fondamentali. I risultati di questa complessa analisi sono stati confrontati
con i dati sperimentali satellitari sulla radiazione cosmica di fondo (Cosmic
Microwave Background, CMB) e sono stati trovati in accordo con essi.
Il modello corrente del nostro universo, che è in una fase di accelerazione
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cosmologica’, introdotta da Einstein negli anni ’20 e chiamata Lambda,
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prende il nome di modello Lambda-CDM. Questo modello è supportato dai
dati sperimentali. La nuova ricerca prova che gli stessi dati sperimentali
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sono a favore anche di un modello di universo olografico.
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“L’ipotesi che il nostro universo funzioni come un enorme e complesso
ologramma è stata formulata negli anni ’90 del secolo scorso da diversi
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scienziati, raccogliendo evidenze teoriche in vari settori della fisica delle
TITOLI DI STATO
interazioni fondamentali”, spiega Claudio Corianò, ricercatore dell’INFN e
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VALUTE
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in meno”. Si può immaginare che tutto ciò che si vede, si sente e si ascolta in
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bidimensionale, cioè che la terza dimensione sia ‘emergente’, se paragonata
alle altre due dimensioni. L’idea, quindi, è simile a quella degli ologrammi
Truffa del bancomat: ecco
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ordinari, in cui l’immagine tridimensionale è codificata in una superficie
bidimensionale, come nell’ologramma su una carta di credito, solo che qui è
l’intero universo a essere codificato. In un ologramma la terza dimensione
Bail in e prelievo forzoso, la
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viene generata dinamicamente a partire dall’informazione sulle rimanenti
due dimensioni.
Riscaldamento, 100 giorni
per mettersi in regola.
Ecco come
“Per creare un ologramma – spiega Corianò – si prende un fascio laser
luminoso e lo si separa all’origine in due fasci: uno è inviato su un oggetto
distante e quindi viene riflesso, mentre l’altro è inviato per essere
registrato”. “Servono due coordinate per indirizzare il fascio incidente
sull’oggetto, in modo da esplorarlo completamente, mentre è proprio
l’interferenza tra il fascio originario e quello riflesso che permette di
ricostruire l’immagine e dare il senso della profondità”, conclude Corianò.
Si può rappresentare il concetto pensando al cinema in 3D. Anche in questo
caso la visione 3D è il risultato di due immagini differenti inviate all’occhio
destro e all’occhio sinistro, dove una scena viene ripresa da due angolature
distinte, che il nostro cervello processa automaticamente generando il
senso della profondità. L’informazione, in questo caso, viene da uno
schermo piatto, ma è percepita dall’osservatore come tridimensionale. In
ambito cosmologico, per avere una rappresentazione semplificata della
formulazione olografica, possiamo immaginare che ci sia una superficie
ideale, sulla quale tutta l’informazione dell’universo venga in qualche modo
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dell’intero universo.
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Un nuovo studio, pubblicato su Physical Review Letters, ha fornito le prime importanti indicazioni scientifiche
sulla compatibilità statistica con i dati sperimentali del modello “olografico” dell’universo, secondo il quale il
nostro universo sarebbe, appunto, un grande e complesso ologramma. La ricerca ha coinvolto fisici e astrofisici
teorici di Regno Unito, Italia e Canada, in particolare dell’Università di Southampton in Inghilterra, della
Sezione di Lecce dell’Infn e dell’Università del Salento in Italia, del Perimeter Institute e dell’Università di
Waterloo in Canada.
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«L’ipotesi che il nostro universo funzioni come un enorme e complesso ologramma è stata formulata negli anni
‘90 del secolo scorso da diversi scienziati, raccogliendo evidenze teoriche in vari settori della fisica delle
interazioni fondamentali», spiega il professor Claudio Corianò, docente UniSalento di Fisica Teorica delle
Interazioni Fondamentali e ricercatore dell’INFN, che ha partecipato alla ricerca insieme ai colleghi Kostas
Skenderis, Luigi Delle Rose, Niayesh Afshordi ed Elizabeth Gould, «L’idea alla base della teoria olografica
dell’universo è che tutte le informazioni che costituiscono la ‘realtà’ a tre dimensioni - più il tempo - siano
contenute entro i confini di una realtà con una dimensione in meno. Si può immaginare che tutto ciò che si
vede, si sente e si ascolta in 3D - e la percezione del tempo - sia emanazione di un campo piatto
bidimensionale, cioè che la terza dimensione sia ‘emergente’, se paragonata alle altre due dimensioni. L’idea,
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La ricerca è frutto di un’analisi congiunta di aspetti teorici e fenomenologici della fisica dell’universo
primordiale, uniti a studi di fisica delle interazioni fondamentali. I risultati di questa complessa analisi sono
stati confrontati con i dati sperimentali satellitari sulla radiazione cosmica di fondo (Cosmic Microwave
Background, CMB) e sono stati trovati in accordo con essi. Il modello corrente del nostro universo, che è in una
fase di accelerazione dovuta alla presenza di energia oscura, prevede una cosiddetta ‘costante cosmologica’,
introdotta da Einstein negli anni ‘20 e chiamata Lambda, insieme a materia oscura fredda (Cold Dark Matter,
CDM), e per questo prende il nome di modello Lambda-CDM. Questo modello è supportato dai dati
sperimentali. La nuova ricerca prova che gli stessi dati sperimentali sono a favore anche di un modello di
universo olografico.
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quindi, è simile a quella degli ologrammi ordinari, in cui l’immagine tridimensionale è codificata in una
superficie bidimensionale, come nell’ologramma su una carta di credito, solo che qui è l’intero universo a
essere codificato».
«In un ologramma la terza dimensione viene generata dinamicamente a partire dall’informazione sulle
rimanenti due dimensioni. Per creare un ologramma», spiega ancora Corianò, «si prende un fascio laser
luminoso e lo si separa all’origine in due fasci: uno è inviato su un oggetto distante e quindi viene riflesso,
mentre l’altro è inviato per essere registrato. Servono due coordinate per indirizzare il fascio incidente
sull’oggetto, in modo da esplorarlo completamente, mentre è proprio l’interferenza tra il fascio originario e
quello riflesso che permette di ricostruire l’immagine e dare il senso della profondità. Si può rappresentare il
concetto pensando al cinema in 3D. Anche in questo caso la visione 3D è il risultato di due immagini differenti
inviate all’occhio destro e all’occhio sinistro, dove una scena viene ripresa da due angolature distinte, che il
nostro cervello processa automaticamente generando il senso della profondità. L’informazione, in questo caso,
viene da uno schermo piatto, ma è percepita dall’osservatore come tridimensionale. In ambito cosmologico,
per avere una rappresentazione semplificata della formulazione olografica, possiamo immaginare che ci sia
una superficie ideale, sulla quale tutta l’informazione dell’universo venga in qualche modo registrata, come in
un ologramma: uno schermo che contiene la “scena” dell’intero universo».
Gli scienziati ora sperano che il loro studio possa aprire la via per migliorare la nostra comprensione
dell’universo e spiegare come lo spazio e il tempo si sono prodotti.
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Studio: il nostro
Universo
potrebbe essere
un gigantesco
ologramma
Le osservazioni della radiazione cosmica di fondo, considerata l'"eco" del Big Bang, sono compatibili con
questo modello. Tra gli studiosi anche ricercatori italiani
di MASSIMILIANO RAZZANO
Un modello per l'Universo. Secondo il modello attuale, il nostro Universo è
nato dal Big Bang, una colossale "esplosione iniziale" avvenuta quasi 14 miliardi
di anni fa. Dopo il Big Bang l'Universo ha iniziato a espandersi in modo
continuo fino a raggiungere l'aspetto attuale. Resta da capire come mai questa
espansione stia procedendo in modo accelerato, ovvero perché l'Universo si
"gonfi" sempre più velocemente. Il modello attuale, supportato dai dati
sperimentali, si basa su una combinazione fra materia visibile e materia oscura
e sull'azione della misteriosa Energia Oscura, che sarebbe la principale
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DA STAR WARS a Superman, da Ritorno al Futuro a Star Trek, il cinema di
fantascienza ci ha fatto conoscere molto bene gli ologrammi. Siamo infatti
abituati a vedere ologrammi di personaggi, astronavi, e ovviamente alieni di ogni
specie. Ma quel che forse non immaginiamo è che l'intero Universo potrebbe
essere un gigantesco e sofisticato ologramma. E' questa la conclusione di una
nuova ricerca internazionale, che combina aspetti teorici della fisica dell'universo
primordiale a studi legati alla struttura fondamentale della materia. Una
complessa analisi, a cui hanno partecipato in Italia ricercatori della Sezione di
Lecce dell'Infn e dell'Università del Salento. Lo studio, pubblicato su Physical
Review Letters, potrebbe aprire la strada per una migliore comprensione del
cosmo, spiegando come sia nato e come si siano prodotti lo spazio e il tempo
in cui viviamo.
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responsabile dell'espansione accelerata. Ma secondo la nuova ricerca, le
osservazioni sarebbero in accordo anche con un modello alternativo, basato su
un Universo olografico. "L'ipotesi che il nostro universo funzioni come un enorme
e complesso ologramma è stata formulata negli anni '90 del secolo scorso da
diversi scienziati, raccogliendo evidenze teoriche in vari settori della fisica delle
interazioni fondamentali", ha spiegato Claudio Corianò, ricercatore dell'INFN e
professore di fisica teorica dell'Università del Salento, fra gli autori dello studio. 2 / 3
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Visioni in 3D. Ma, fantascienza a parte, che cosa vuol dire Universo olografico?
L'idea da cui si parte è quella di un ologramma ordinario, in cui un'immagine
tridimensionale è codificata su una superficie bidimensionale. Per costruire la
percezione della terza dimensione, si parte dall'informazione sulle due
dimensioni iniziali. "Per creare un ologramma", spiega Corianò, "si prende un
fascio laser luminoso e lo si separa all'origine in due fasci: uno è inviato su un
oggetto distante e quindi viene riflesso, mentre l'altro è inviato per
essere registrato. Servono due coordinate per indirizzare il fascio incidente
sull'oggetto, in modo da esplorarlo completamente, mentre è proprio
l'interferenza tra il fascio originario e quello riflesso che permette di ricostruire
l'immagine e dare il senso della profondità". Un altro esempio di ologramma che
molti hanno in tasca (senza saperlo) sono gli ologrammi di sicurezza, quelle
figurine tridimensionali stampate sulle carte di credito. LE GUIDE
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Universi olografici. A partire dal concetto di ologramma ordinario, i fisici teorici
hanno costruito un modello in cui è l'intero Universo ad essere un ologramma.
Possiamo infatti descrivere un punto dell'Universo utilizzando quattro dimensioni,
tre per lo spazio più una dimensione "extra" per il tempo. Esattamente come un
ologramma ordinario, in cui rappresentiamo un oggetto tridimensionale a partire
da due dimensioni, in questo modello i punti dell'Universo a quattro dimensioni si
costruiscono usando solo tre dimensioni. A partire da questa "struttura base" a
tre dimensioni, possiamo così "proiettare" l'intero Universo nelle tre dimensioni
dello spazio e nel tempo.
Dalla teoria alle osservazioni. Tra ologrammi, Universo e dimensioni varie è
facile perdersi fra equazioni e concetti molto complessi. Eppure la conclusione di
Corianò e colleghi è che i dati osservativi sono compatibili con questo modello
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di Universo. I ricercatori hanno infatti analizzato le osservazioni condotte dal
satellite europeo Planck, progettato per studiare la radiazione cosmica di fondo.
Analizzando la struttura di questa radiazione di fondo, che possiamo considerare
l'"eco" del Big Bang, è infatti possibile riuscire a scovare gli indizi della
natura olografica dell'Universo. Nel loro lavoro, gli autori confermano che il
modello attuale rappresenta meglio i dati, sottolineando però che in alcune
condizioni il modello olografico potrebbe essere più adeguato. Oltre a farci
riflettere su concetti così complessi, gli autori sperano che questo risultato possa
aprire la strada a una comprensione più profonda dell'Universo in cui viviamo,
magari adottando un punto di vista meno convenzionale ma sicuramente molto
affascinante.
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L'Universo? È un grande ologramma. Nuovi scenari su teoria Big
Bang e gravità quantistica
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ROMA - Il nostro Universo sarebbe un grande e complesso ologramma. A mostrare una
prima evidenza di quanto già ipotizzato nel 1990 è uno studio internazionale
pubblicato su Physical Review che ha coinvolto fisici e astrofisici teorici
di Regno Unito, Italia e Canada. I ricercatori hanno pubblicato prove di osservazione
che spiegherebbero quindi una visione olografica 2D dell'Universo. Lo studio può aprire
nuovi scenari sulla teoria del Big Bang e sulla gravità quantistica, uno dei problemi più
profondi di fisica teorica. Ad annunciare la scoperta è l'Istituto Nazionale di Fisica
Nucleare. Lo studio è stato realizzato da ricercatori dell’Università di Southampton in
Inghilterra, della Sezione di Lecce dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e
dell’Università del Salento in Italia, del Perimeter Institute e dell’Università di Waterloo in
Canada.
"Gli scienziati ora sperano che il loro studio possa migliorare la nostra
comprensione dell’Universo e spiegare come lo spazio e il tempo si siano
prodotti" spiega l'Infn. Questo lavoro potrebbe portare ad una teoria del funzionamento
della gravità quantistica, una teoria che armonizza la meccanica quantistica con la teoria
della gravità di Einstein. La ricerca è frutto di un’analisi congiunta di aspetti teorici e
fenomenologici della fisica dell’universo primordiale, uniti a studi di fisica delle
interazioni fondamentali. "L’ipotesi che il nostro universo funzioni come un enorme e
complesso ologramma è stata formulata negli anni ’90 del secolo scorso da diversi
scienziati, raccogliendo evidenze teoriche in vari settori della fisica delle interazioni
fondamentali" spiega Claudio Corianò, ricercatore dell'Infn e professore di fisica teorica
dell’Università del Salento, che ha partecipato alla ricerca insieme ai colleghi Niayesh
Afshordi, Luigi Delle Rose, Elizabeth Gould e Kostas Skenderis.
"L’idea alla base della teoria olografica dell’universo -prosegue Corianò- è che tutte le
informazioni che costituiscono la 'realtà' a tre dimensioni - più il tempo - siano contenute
entro i confini di una realtà con una dimensione in meno". Si può immaginare, rimarca
l'Infn, "che tutto ciò che si vede, si sente e si ascolta in 3D - e la percezione del tempo - sia
emanazione di un campo piatto bidimensionale, cioè che la terza dimensione sia
'emergente', se paragonata alle altre due dimensioni". "L’idea, quindi, -continua l'Istituto
italiano- è simile a quella degli ologrammi ordinari, in cui l’immagine tridimensionale è
codificata in una superficie bidimensionale, come nell’ologramma su una carta di credito,
solo che qui è l’intero universo a essere codificato. In un ologramma la terza dimensione
075278
viene generata dinamicamente a partire dall’informazione sulle rimanenti due
dimensioni". "Per creare un ologramma -spiega ancora Corianò- si prende un fascio laser
luminoso e lo si separa all’origine in due fasci: uno è inviato su un oggetto distante e quindi
viene riflesso, mentre l’altro è inviato per essere registrato. Servono due coordinate per
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indirizzare il fascio incidente sull’oggetto, in modo da esplorarlo completamente, mentre è
proprio l’interferenza tra il fascio originario e quello riflesso che permette di ricostruire
l’immagine e dare il senso della profondità".
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Si può rappresentare il concetto pensando al cinema in 3D. Anche in questo
caso, afferma l'Infn, "la visione 3D è il risultato di due immagini differenti inviate
all’occhio destro e all’occhio sinistro, dove una scena viene ripresa da due angolature
distinte, che il nostro cervello processa automaticamente generando il senso della
profondità. L’informazione, in questo caso, viene da uno schermo piatto, ma è percepita
dall’osservatore come tridimensionale". "In ambito cosmologico, per avere una
rappresentazione semplificata della formulazione olografica, possiamo immaginare conclude l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare- che ci sia una superficie ideale, sulla
quale tutta l’informazione dell’universo venga in qualche modo registrata, come in un
ologramma: uno schermo che contiene la 'scena' dell’intero universo".
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grande e complesso ologramma. A
mostrare una prima evidenza di quanto
già ipotizzato nel 1990 è uno studio
internazionale pubblicato su Physical
Review che ha coinvolto fisici e
astrofisici teorici di Regno Unito, Italia e
Canada. I ricercatori hanno pubblicato
prove di osservazione che spiegherebbero
quindi una visione olografica 2D
dell'Universo. Lo studio può aprire nuovi
scenari sulla teoria del Big Bang e sulla
gravità quantistica, uno dei problemi più
profondi di fisica teorica. Ad annunciare la
scoperta è l'Istituto Nazionale di Fisica
Nucleare. Lo studio è stato realizzato da
ricercatori dell’Università di Southampton in Inghilterra, della Sezione di Lecce dell’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e dell’Università del Salento in Italia, del Perimeter Institute e
dell’Università di Waterloo in Canada.
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La scoperta di un team di studiosi di Regno Unito, Canada e Italia. Gli
Scienziati ora sperano di comprendere meglio il cosmo e spiegare come si
siano prodotti lo spazio e il tempo.
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dell’Universo e spiegare come lo spazio e il tempo si siano prodotti" spiega l'Infn.
Questo lavoro potrebbe portare ad una teoria del funzionamento della gravità quantistica, una
teoria che armonizza la meccanica quantistica con la teoria della gravità di Einstein. La ricerca
è frutto di un’analisi congiunta di aspetti teorici e fenomenologici della fisica dell’universo
primordiale, uniti a studi di fisica delle interazioni fondamentali. "L’ipotesi che il nostro universo
funzioni come un enorme e complesso ologramma è stata formulata negli anni ’90 del secolo
scorso da diversi scienziati, raccogliendo evidenze teoriche in vari settori della fisica delle
interazioni fondamentali" spiega Claudio Corianò, ricercatore dell'Infn e professore di fisica
teorica dell’Università del Salento, che ha partecipato alla ricerca insieme ai colleghi Niayesh
Afshordi, Luigi Delle Rose, Elizabeth Gould e Kostas Skenderis.
"L’idea alla base della teoria olografica dell’universo -prosegue Corianò- è che tutte le
informazioni che costituiscono la 'realtà' a tre dimensioni - più il tempo - siano contenute entro i
confini di una realtà con una dimensione in meno". Si può immaginare, rimarca l'Infn, "che tutto
ciò che si vede, si sente e si ascolta in 3D - e la percezione del tempo - sia emanazione di un
campo piatto bidimensionale, cioè che la terza dimensione sia 'emergente', se paragonata alle
altre due dimensioni". "L’idea, quindi, -continua l'Istituto italiano- è simile a quella degli
ologrammi ordinari, in cui l’immagine tridimensionale è codificata in una superficie
bidimensionale, come nell’ologramma su una carta di credito, solo che qui è l’intero universo a
essere codificato. In un ologramma la terza dimensione viene generata dinamicamente a
partire dall’informazione sulle rimanenti due dimensioni". "Per creare un ologramma -spiega
ancora Corianò- si prende un fascio laser luminoso e lo si separa all’origine in due fasci: uno è
inviato su un oggetto distante e quindi viene riflesso, mentre l’altro è inviato per essere
registrato. Servono due coordinate per indirizzare il fascio incidente sull’oggetto, in modo da
esplorarlo completamente, mentre è proprio l’interferenza tra il fascio originario e quello riflesso
che permette di ricostruire l’immagine e dare il senso della profondità".
Si può rappresentare il concetto pensando al cinema in 3D. Anche in questo caso,
afferma l'Infn, "la visione 3D è il risultato di due immagini differenti inviate all’occhio destro e
all’occhio sinistro, dove una scena viene ripresa da due angolature distinte, che il nostro
cervello processa automaticamente generando il senso della profondità. L’informazione, in
questo caso, viene da uno schermo piatto, ma è percepita dall’osservatore come
tridimensionale". "In ambito cosmologico, per avere una rappresentazione semplificata della
formulazione olografica, possiamo immaginare -conclude l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleareche ci sia una superficie ideale, sulla quale tutta l’informazione dell’universo venga in qualche
modo registrata, come in un ologramma: uno schermo che contiene la 'scena' dell’intero
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