A cura della Dott.ssa Annalisa Barbier, PhD Psicologo Clinico – Dottore in Neuropsicologia “ I have an obsession with the unattainable. I have to eliminate what I cannot attain.” Robert John Bardo Stalker e assassino dell’attrice Rebecca Schaeffler, uccisa nel Luglio 1989 Lo STALKING o “sindrome del molestatore assillante” si caratterizza per la messa in atto di comportamenti ostili ed insistenti finalizzati a perseguitare la propria vittima. Questi comportamenti possono essere rappresentati da Comunicazioni intrusive ( ad es. telefonate, invio di sms, e-mail, lettere, regali ecc.) Comportamenti di controllo (pedinamenti, appostamenti, visite a casa o nel luogo di lavoro, minacce o aggressioni) che violano pesantemente la liberta e la privacy della persona oggetto delle “attenzioni” e generano uno stato di disagio e pressione psicologica. In letteratura non esiste una definizione univoca di STALKING ma negli anni se ne sono succedute molteplici, in cui risulta centrale il tema del “braccare”, del “perseguitare” e del “pedinare” e del danno arrecato al senso di sicurezza della vittima. Meloy e Gothard 1995: “Ostinato, malevolo, ripetitivo ed opprimente inseguimento di un’altra persona con minaccia alla sua sicurezza”, segnalandone inoltre la caratteristica di atto manifesto non desiderato dalla vittima e percepito da questa come molesto. Pathè e Mullen 1997: questi autori lo definiscono come un “ insieme diverso di comportamenti con cui un soggetto impone ad un altro ripetute intrusioni e comunicazioni quali il pedinare, il sorvegliare, il sostare nelle vicinanze o tentare approcci con la vittima”, laddove per comunicazioni si intende l’invio di lettere, e-mail, messaggi e telefonate. Meloy 1998: “La persecuzione e molestia voluta, ripetuta e malintenzionata, perpetrata nei confronti di una persona che sente così minacciata la sua sicurezza personale”. Tjaden e Thoennes 1998: “insieme di condotte dirette verso una precisa persona che implica un avvicinamento visivo o fisico, una comunicazione senza consenso, minacce verbali o scritte o implicite, o una combinazione di esse che comporta una ragionevole paura nella persona per messaggi ripetuti in due o più occasioni”. Model Antistalking Law, 1998: promulgata in America “un insieme di comportamenti che comprendono l’avvicinamento fisico ripetuto e/o minacce continue, che si sono verificate per almeno due volte, includendo minacce esplicite o implicite nei confronti della vittima, rivolte verso una persona o i membri della sua famiglia, che causano alla vittima e ai suoi familiari intensi sentimenti di angoscia, paura ed ansia”. In Italia Galeazzi e Curci nel 2001 introducono il concetto di Sindrome del Molestatore Assillante: “un insieme di comportamenti ripetuti ed intrusivi di sorveglianza e controllo, di ricerca di contatto e di comunicazione nei confronti di una vittima che risulta infastidita e/o allarmata da tali attenzioni e comportamenti”. Tale definizione pone l’accento sulla presenza di una patologia della relazione e pone al centro dell’attenzione appunto la relazione molestatore-vittima. Uno studio di Galeazzi G.M e Curci P. del 2001 ha evidenziato la necessità di riscontrare almeno 3 caratteristiche particolarmente importanti, affinché si possa parlare di stalking: 1. L’attore del comportamento stalkizzante agisce nei confronti della vittima in virtù di un investimento ideo-affettivo basato su una situazione relazionale reale o immaginata (nel caso di disturbo del contatto con la realtà da parte dell’attore) 2. Lo stalking si manifesta con comportamenti basati sulla comunicazione il contatto, in ogni caso connotati da RIPETIZIONE, INSISTENZA ed INTRUSIVITA’; 3. La pressione psicologica che deriva da tali comportamenti pone la vittima in una condizione di allerta continua, in uno stato di emergenza e stress psicologico. Ciò a causa della soggettiva percezione degli atti come pericolosi ed invasivi, sia alla nascita del timore per la propria o altrui incolumità. ATTI PERSECUTORI: Indiretti: telefonate, lettere, sms, e-mail, graffiti, murales o doni Diretti: di controllo diretto come spiare, pedinare e sorvegliare o di confronto diretto come visite a lavoro o a casa, minacce e violenze. PROTAGONISTI: Il persecutore o molestatore assillante la vittima la relazione forzata e controllante che si stabilisce tra i due RIPETIZIONE E DURATA: Non sono tanto le singole condotte ad essere considerate persecutorie, ma piuttosto è la modalità ripetuta nel tempo e contro la volontà della vittima, che riassume in sé il principale significato delle condotte persecutorie. I tempi considerati indicativi di stalking possono variare da settimane (Aramini) a mesi (Hege) o addirittura anni (Hall, 1998). PERCEZIONE SOGGETTIVA DA PARTE DELLA VITTIMA RISVOLTI PSICOLOGICI: continuo stato di ansia e paura senso di insicurezza e di minaccia modifiche alle abitudini di vita Minacce con passaggio all’atto Danneggiamento dei beni (auto, motorino o altri) Furto di identità telematica (ottenere indebitamente le informazioni personali di un soggetto al fine di sostituirsi in tutto o in parte al soggetto stesso e compiere azioni illecite in suo nome o ottenere credito tramite false credenziali). Il criminale in genere, ha bisogno di questi dati per attuare la frode: Nome, cognome, indirizzo Il codice fiscale Il numero di telefono di casa Luogo e data di nascita Numero della carta di credito Gli estremi del conto corrente e/o del numero del rapporto titoli della banca dove tenete i BOT Altre informazioni quali: nomi dei genitori, luogo di lavoro, nome dei figli, del cane, ecc. Controllo attraverso microspie o telecamere Letteralmente stalking significa "fare la posta", "inseguimento” (Hazon, 2006; Zanichelli, 2006). Il termine anglosassone stalk è variamente traducibile con i seguenti termini: "caccia in appostamento“ "caccia furtiva" "pedinamento furtivo“ "avvicinarsi furtivamente“ Lo stalker è quindi colui che: “tende un agguato” oppure “avanza furtivamente” Il verbo to stalk è altrettanto traducibile col significato di: "inseguire furtivamente la preda" e deriva dal linguaggio tecnico-gergale venatorio (Galeazzi, De Fazio, 2005). Il termine "inseguimento" è quello più largamente usato e tradotto (Tjaden, Thoennes, 1998). Quest'ultima definizione sembra la più vicina al comportamento tipico del molestatore assillante che è, infatti, quello di seguire la vittima nei suoi movimenti per poi intromettersi nella sua vita privata (Mullen, Pathé, Purcell, 2000). Un'altra traduzione molto usata è quella di "persecuzione”: lo stalker è definito "persecutore" e la vittima "perseguitato“ ( Gianrico Carofiglio). Nel lessico accademico si ricorre a differenti definizioni mutuate da vari contesti quali quello criminologico, psichiatrico, psicologico e legislativo. Nella lingua inglese oltre a stalking sono usati i termini obsessional harassment, criminal harassment, obsessional following, obsessional relational intrusion. Nelle lingue italiana, greca e francese vengono usati termini quali: molestie assillanti, dioxis, harcèlement du trosième type, etc. (Galeazzi, De Fazio, 2005). Nella disamina della letteratura corrente il termine harassment è molto spesso ricorrente e deriva dal verbo to harass, col significato di "tormentare", "molestare“ ed "opprimere". Nel periodo tra il 2001 ed il 2007 è stata condotta, in 16 regioni Italiane e su un campione di 9600 interviste, una importante ricerca nazionale di tipo epidemiologico sullo stalking, grazie alla collaborazione dell’OSSERVATORIO NAZIONALE STALKING (O.N.S) e del SINDACATO DI POLIZIA CO.I.S.P. L’analisi dei dati raccolti ha mostrato i seguenti elementi: Circa il 20% della popolazione è, o è stata vittima, di stalking; L’80% delle vittime è di sesso femminile; Il 70% delle vittime ha presentato esiti psicologici e relazionali spesso gravi; Soltanto il 17% delle vittime ha sporto denuncia; Nel 90% dei casi esiste un rapporto di conoscenza tra vittima e persecutore. L’incidenza geografica maggiore dello stalking sembra essere il CENTRO-NORD. Le dinamiche dello stalking sono agite: Nel 55% circa dei casi nell’ambito della relazione di coppia; Nel 25% circa dei casi nell’ambito dei condomini; Nel 15% circa dei casi sul posto di lavoro; Nel 5% circa dei casi nel contesto familiare. La ricerca non ha evidenziato la presenza di un profilo della vittima definito ed univoco. http://www.stalking.it/?p=322 Creare un profilo unico dello Stalker è un’operazione azzardata poiché non tutti gli Stalker sono affetti un disturbo psichico, a fronte di casi palesi come nel “delirio erotomane”(Disturbo Delirante). Esistono infatti molestatori in cui non si identifica un vero e proprio quadro psicopatologico né l’uso (o l’abuso) di sostanze come cocaina o alcol. Tuttavia le ricerche hanno evidenziato le seguenti caratteristiche comuni: Si tratta frequentemente di uomini che non accettano la fine di un rapporto affettivo; Tanto più lunga e seria è stata la relazione, tanto più numerosi risultano essere gli atti di molestia, con approccio fisico; Soggetti caucasici di età variabile tra 34 e 55 anni; Livello di occupazione inferiore alla vittima; Storia affettiva caratterizzata da relazioni sfortunate Frequente pregresso uso di alcol, episodi di violenza o maltrattamenti, precedenti penali o di disagio psichico (casi in cui si riscontrano disturbi di personalità, dell’attaccamento, di dipendenza da sostanza) Una ricerca di Mullen et al. (1999), dopo aver esaminato il profilo psicologico di numerosi stalker ha evidenziato come dietro a comportamenti simili possano celarsi motivazioni anche molto diverse tra loro, individuando cinque tipologie di stalker, distinti in base ai bisogni e ai desideri che motivano le loro azioni: 1. Il risentito o rancoroso 2. Il bisognoso di affetto 3. Il corteggiatore incompetente o inadeguato 4. Il respinto 5. Il predatore CARATERISTICHE: è lo stalker frustrato, solo, rifiutato dalla vittima anche dopo un solo incontro casuale. È motivato dal desiderio di vendetta per un presunto torto che crede di aver subito. PERICOLOSITA’: Questa tipologia di stalker è pericolosa poiché l’attore si sente autorizzato a fare del male alla vittima, attuando vere e proprie aggressioni fisiche che non di rado sfociano nel tentato omicidio o nell’omicidio. ASPETTI PSICOPATOLOGICI: scarsa analisi della realtà, laddove il risentimento fa considerare leciti ed autorizzati i comportamenti aggressivi, persecutori ed intrusivi. Tali comportamenti vengono perpetrati poiché in grado di produrre nell’attore una gratificante sensazione di controllo sulla realtà e di vendetta. CARATTERISTICHE: è motivato dalla ricerca di una relazione amorosa o di attenzioni ed affetto. Considera la vittima come una persona emotivamente intima e vicina, per via di caratteristiche superficialmente considerate, ed in grado di colmare il suo bisogno di amore. Considera il rifiuto dell’altro come una sorta di “blocco” che deve essere superato verso un’unione condivisa. Comprende anche il “delirio erotomanico”. ASPETTI PSICOPATOLOGICI: l’attore nega il rifiuto da parte della vittima poiché il rifiuto è considerato un intollerabile attacco all’Io, strutturando una difesa basata sull’allontanamento e la negazione dell’altro reale e delle sue reazioni e percezioni, e sostituendolo con una percezione immaginaria. CARATTERISTICHE: prevale l’aspetto legato alle scarse competenze sociali e relazionali. Proprio a causa delle sue scarse competenze questo stalker assume comportamenti che risultano inappropriati, opprimenti, invadenti ed espliciti. Tende ad essere poco resistente nel tempo e a riproporre, con vittime diverse, gli stessi comportamenti inadeguati. PERICOLOSITA’: quando non riesce a raggiungere il suo obiettivo o i risultati sperati, può diventare maleducato ed aggressivo. ASPETTI PSICOPATOLOGICI: si tratta di una persona con scarse competenze sociali e relazionali che non è capace di produrre comportamenti adeguati al contesto ed alle necessità . Né di rispettare o riconoscere alcune regole sociali. Probabilmente si tratta di una persona con una certa immaturità emozionale. CARATTERISTICHE: il respinto diventa persecutore in seguito ad un rifiuto; si tratta solitamente di un ex che vuole ristabilire la relazione che è finita o vendicarsi per l’abbandono, oscillando tra le due motivazioni e manifestando una tenacia notevole nel tempo. PERICOLOSITA’: può diventare pericoloso essendo estremamente tenace, persistente nel tempo e molto tollerante verso le risposte negative della vittima. ASPETTI PSICOPATOLOGICI: la persecuzione rappresenta per questo molestatore la sola forma possibile di rapporto con la vittima, e le sue reazioni negative sono preferibili alla perdita totale del rapporto, che rappresenta per questa tipologia un evento catastrofico, una disintegrazione del sé insostenibile. Sono evidenti le dinamiche legate all’angoscia da abbandono derivanti da uno stile di attaccamento insicuro, sulle quali torneremo in seguito. CARATTERISTICHE: questo tipo di stalker ambisce ad avere rapporti sessuali con la vittima, che viene quindi pedinata, inseguita e volutamente spaventata poiché la paura della vittima eccita ed esalta questo tipo di stalker, che si sente potente nell’organizzare l’assalto. PERICOLOSITA’: è ad alto rischio di violenza, soprattutto sessuale, con caratteristiche simili a quelle dei serial killer ed i suoi assalti possono colpire anche i bambini, se si tratta di pedofili. ASPETTI PSICOPATOLOGICI: sono frequentemente individui con disturbi della sfera sessuale (pedofilia o feticismo). Narcisismo Disturbi di personalità es.paranoide o dipendente Psicopatia Sociopatia Attaccamento disfunzionale (ansioso-ambivalente/disorganizzato) Parafilie (ad es. pedofilia, feticismo) Psicosi, alterazione del contatto con la realtà (soprattutto in casi che durano da anni) Dipendenze da alcol o droghe Disturbi del tono dell’umore (es. depressione o mania) Nel caso delle DONNE: psicosi o depressione (Asse II; Gruppo B, DSM-IV) Quadro pervasivo di grandiosità, necessità di ammirazione ed assenza di empatia che compare entro la prima età adulta, è presente in molti contesti ed è indicato da 5 o più dei seguenti elementi: 1. Senso grandioso di importanza (grandeur) 2. Assorbito da fantasie di illimitati successo, fascino, bellezza ed amore ideale 3. Crede di essere speciale ed unico, di poter frequentare ed essere compreso soltanto da persone speciali e di classe elevata 4. Richiede eccessiva ammirazione 5. Ha la sensazione che tutto gli sia dovuto e si aspetta trattamenti di favore o l’immediata soddisfazione delle proprie aspettative 6. Approfitta degli altri per i propri scopi 7. Manca di empatia: incapace di riconoscere ed identificarsi nei sentimenti e nelle necessità degli altri (Asse II; Gruppo A; DSM-IV) Diffidenza e sospettosità pervasive nei confronti degli altri (le loro azioni vengono sempre interpretate come malevole) che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato da 4 o più dei seguenti elementi: 1. Sospetta senza motivo di essere sfruttato, danneggiato o ingannato 2. Dubita senza motivo dell’affidabilità e lealtà di amici e colleghi 3. Riluttante a confidarsi nel timore ingiustificato che le informazioni verranno usate contro di lui 4. Scorge siognificati nascosti umilianti o minacciosi in eventi e rimproveri benevoli 5. Porta costantemente rancore 6. Percepisce attacchi non evidenti agli altri ed è pronto a reagirvi 7. Sospetta in modo ricorrente e senza ragione, della fedeltà del partner o del coniuge (Asse II; Gruppo C; DSM-IV) Quadro di pervasiva ed eccessiva necessità di essere accudito che determina comportamento sottomesso e dipendente e timore della separazione, che compare nella prima età adulta, è presente in molti contesti ed è indicato da 5 o più dei seguenti elementi: 1. Difficoltà nel prendere autonomamente le decisioni quotidiane, richiedendo eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni 2. Necessità che altri assumano le responsabilità della maggior parte dei settori della sua vita 3. Difficoltà nell’esprimere disaccordo a causa del timore di perdere supporto e approvazione 4. Difficoltà ad iniziare progetti e fare cose autonomamente (mancanza di fiducia nel proprio giudizio e nelle proprie capacità) 5. Giunge a qualsiasi cosa pur di ottenere supporto ed approvazione 6. Si sente a disagio e indifeso quando è solo, per timore di essere incapace di provvedere a se stesso 7. Quando termina una relazione stretta ne ricerca urgentemente un’altra come fonte di accudimento e supporto DSM-IV-TR (APA, 2001) Condotte sessuali contraddistinte da impulsi, fantasie o comportamenti sessuali intensi e ricorrenti, che implicano oggetti, attività o situazioni inusuali. Presenza di disagio clinicamente significativo o di compromissione dell’area sociale, lavorativa, o di altre importanti aree del funzionamento individuale Nella definizione di Colombo (2001), le parafilie sono descritte come disturbi sessuali poiché gli oggetti o le situazioni che determinano l'eccitamento si discostano da quelli comunemente riscontrati nella normalità. La scelta dell'oggetto o la deformazione dell'atto si manifestano con caratteristiche di esclusività, continuità e quasi compulsività (Colombo, 2001). Se la perversione si stabilizza, essa potrà influenzare seriamente le capacità del soggetto di instaurare relazioni affettuose reciproche e soddisfacenti, causando comportamenti devianti nocivi inducendo il soggetto affetto a compiere atti non accettati socialmente o reati contro la persona (Colombo, 2001). ESIBIZIONISMO FETICISMO FROTTEURISMO PEDOLIFIA MASOCHISMO (tra cui l’ipossifilia) SADISMO FETICISMO DI TRAVESTIMENTO VOYEURISMO PARAFILIE N.A.S. Escatologia telefonica Necrofilia Parzialismo Zoofilia Coprofilia Clismafilia (uso erotico dei clisteri) Urofilia Il soggetto pedofilo indirizza la propria attività sessuale verso i bambini pre-puberi (APA, 2001), dello stesso sesso o del sesso opposto (Colombo, 2001). Il DSM-IV-TR (APA, 2001) specifica che l'individuo, per rientrare in questa categoria, deve avere almeno 16 o più anni e deve essere di almeno 5 anni maggiore del bambino a cui rivolge il proprio interesse sessuale. Inoltre la pedofilia come perversione deve essere distinta dagli episodi isolati che si caratterizzano come diretta conseguenza secondaria di un disturbo primario quale insufficienza mentale, schizofrenia, disturbi di personalità o intossicazione da alcol (Colombo, 2001). Può manifestarsi in associazione con l'incesto o con altri tipi di perversione quali voyeurismo, esibizionismo, stupro, sadismo (Colombo, 2001). L' impulso, fantasia o comportamento pedofilico ha spesso una natura egosintonica, che non determina nel soggetto una condizione di disagio legata alla perversione (APA, 2001). In alcuni casi il soggetto pedofilo è sessualmente attratto solo dai bambini (Tipo Esclusivo), mentre in altri l'attrazione verso i bambini si accompagna anche ad attrazione rivolta agli adulti (Tipo Non Esclusivo) (APA, 2001). Il decorso è solitamente cronico (APA, 2001). Il feticismo è una perversione prevalentemente maschile (Colombo, 2001) che prevede l'utilizzo di oggetti, detti “feticci”, quali mutande, reggiseni, calze, scarpe, stivali, o altri accessori di abbigliamento femminile (APA, 2001) o parti anatomiche come piedi, capelli e talvolta anche difetti fisici come cicatrici (Colombo, 2001), da cui il soggetto ricava piacere sessuale. Spesso il feticcio è necessario al soggetto per raggiungere l'eccitazione sessuale e la sua assenza può determinare una disfunzione dell'erezione (APA, 2001). Una volta che si è stabilizzato, il decorso tende ad essere cronico (APA, 2001). Alcuni autori li hanno definiti in passato anche “psicopatici” o “sociopatici” nella misura in cui fanno soffrire la società. Sono incapaci di una significativa lealtà verso individui, gruppi o valori sociali, sono grossolanamente egoisti, insensibili, irresponsabili, impulsivi e incapaci di provare colpa o di imparare dall’esperienza e dalla punizione. La tolleranza alla frustrazione è bassa. Tendono a biasimare gli altri o ad offrire plausibili razionalizzazioni per il loro comportamento” (M. Battaglia, L. Bellodi, P. Migone, 1992). “Si tratta di risposte totalmente egosintoniche e prive di sensi di colpa o rimorso, emesse a spese degli altri in assenza assoluta di disturbi psicotici. La personalità appare ben conservata” (Asse II; Gruppo B, DSM-IV) Il Disturbo Antisociale di Personalità (DAP) è caratterizzato essenzialmente da “un quadro pervasivo di inosservanza e di violazione dei diritti degli altri, che si manifesta nella fanciullezza o nella prima adolescenza, e continua nell’età adulta”(DSM-IV, 1994). I criteri diagnostici del DSM-IV prevedono 3 o più dei seguenti elementi: 1. Incapacità di conformarsi alle norme sociali (ripetute condotte antisociali) 2. Disonestà, mentire, truffare ripetutamente per profitto o piacere personale 3. Impulsività e incapacità a pianificare 4. Irritabilità e aggressività con scontri fisici ripetuti 5. Spericolata inosservanza della sicurezza propria ed altrui 6. Irresponsabilità abituale (incapacità di mantenere un lavoro o fare fronte ad obblighi finanziari) 7. Mancanza di rimorso o senso di colpa dopo aver danneggiato, maltrattato o derubato un altro Il paziente psicotico manifesta una alterazione delle funzioni mentali caratterizzata dalla difficoltà di distinguere la realtà esterna da quella interna. Confusione delle funzioni mentali: Le funzioni mentali relative alla vita di tutti i giorni diventano confuse o non seguono una successione logica. Convinzioni false: La persona che soffre di un episodio psicotico tende a sviluppare convinzioni false che si strutturano prendendo il nome di illusioni. Allucinazioni: La persona che si trova in uno stato di psicosi vede, sente, odora o prova cose che in realtà effettivamente non esistono. Cambiamenti emotivi: Lo stato emotivo della persona che soffre di psicosi tende a modificarsi senza un motivo apparente. Cambiamenti comportamentali: L'individuo che soffre di psicosi si comporta in modo diverso dal solito. 1. 2. 3. DISTURBI DELLA FORMA DEL PENSIERO: alterazioni del flusso ideativo (deragliamento, fuga, tangenzialità, rallentamento, concretismo, impoverimento) DISTURBI DEL CONTENUTO DEL PENSIERO: ideazione prevalente delirante, povertà di contenuti, idea prevalente, egomania, monomania ecc. DISTURBI DELLA SENSO-PERCEZIONE: dispercezioni ed allucinazioni uditive (a carattere imperativo, commentante, denigratorio o teleologico), visive, olfattive, tattili, cinestesiche, geusiche. Il disturbo del contenuto del pensiero è il solo che caratterizza tutti i quadri psicotici; nei disturbi psicotici dell'umore le allucinazioni possono essere assenti, mentre nel disturbo delirante cronico non si osservano disturbi della forma del pensiero. Tali sintomi possono presentarsi sotto forma di episodi in corso di disturbi mentali secondari a malattie, di abuso di sostanze, disturbi cognitivi correlati alla demenza, e in corso di gravi disturbi dell'umore,quadri psicotici schizofrenici, quadri psicotici schizoaffettivi, psicosi acute, di disturbi deliranti o disturbi di personalità. “Propensione innata a cercare la vicinanza protettiva di un membro della propria specie quando si è vulnerabili ai pericoli ambientali per fatica, dolore, impotenza o malattia” (J. Bowlby, 1969) L’ATTACCAMENTO può essere anche definito come un sistema dinamico di comportamenti che contribuiscono alla formazione di un legame specifico fra due persone, un vincolo le cui radici possono essere rintracciate nelle relazioni primarie che si instaurano fra bambino e adulto. COMPORTAMENTO DI ATTACCAMENTO: ha la duplice funzione di assicurare la vicinanza a una figura di attaccamento e proteggere il piccolo dal pericolo. È di natura interazionale (non il soddisfacimento di una semplice pulsione ma la ricerca di una relazione) e viene innescato dalla SEPARAZIONE. LEGAME DI ATTACCAMENTO: Se il comportamento è manifesto, misurabile e rilevabile attraverso la sola osservazione, il legame è ciò che unisce profondamente e strettamente due persone, ed è dunque riservato solo a pochissimi individui. Secondo Bowlby, l'attaccamento avviene in 5 FASI: 1. 2. 3. 4. 5. 0-3 mesi pre-attaccamento: il bambino riconosce la figura umana quando compare nel suo campo visivo ma non discrimina le persone; 3-6 mesi attaccamento in formazione: inizia la formazione di un legame; il bambino discrimina le figure e ne riconosce una in particolare (quella che lo cura, lo coccola, lo nutre). Compare la paura dell'estraneo; 7-8 mesi angoscia: non avendo sviluppato il concetto di “permanenza dell’oggetto”, la lontananza dalla figura di riferimento provoca angoscia nel bambino; 8-24 mesi fase di attaccamento vero e proprio; 3 anni in poi formazione di legami: la figura allevante viene riconosciuta dal bambino che, oltre ad identificarne le caratteristiche fisiche, diviene consapevole dei propri sentimenti, emozioni, sensazioni. In base alle risposte fornite dalla la figura di riferimento, il bambino strutturerà una specifica tipologia di legame o “stile di attaccamento”, che potrà essere funzionale o meno. In futuro crescendo, questo stile di attaccamento si concretizzerà in modelli operativi relazionali, che tenderanno a riprodurre lo stesso modello di attaccamento nelle relazioni future. COMPORTAMENTO STRANGE SITUATION: quando lasciato solo protesta intensamente ma si tranquillizza quando la mamma torna. Il comportamento è volto sia verso la mamma che verso l’ambiente, che viene esplorato con libertà e serenità. Attenzione alla mamma e all’ambiente. MODELLO DI ACCUDIMENTO RISCONTRATO: figure di attaccamento stabilmente disponibili e pronte a rispondere positivamente alle richieste di accudimento, vicinanza e conforto. MODELLO OPERATIVO INTERNO: modello di Sé amabile, meritevole di amore ed attenzioni, capace di suscitare nell’altro risposte positive di affetto e accudimento. L’altro viene vissuto come disponibile e degno di fiducia. SVILUPPO: il bambino sviluppa una relazione basata su senso di stabilità, accudimento ed accettazione. Si sente sereno accettato e protetto ma anche libero di esplorare. Matura fiducia in sé e nelle proprie risorse. COMPORTAMENTO STRANGE SITUATION: quando lasciato solo non protesta, non piange e non segue la mamma. Quando la mamma torna evita ogni contatto con lei e continua attivamente ad ignorarla. MODELLO DI ACCUDIMENTO RISCONTRATO: figure di attaccamento indisponibili, non affettuose e tendenzialmente propense ad ignorare ed allontanare rifiutandole, le richieste di contatto e vicinanza del bambino. Lo tengono a distanza. MODELLO OPERATIVO INTERNO: il bambino sviluppa la convinzione di un Sé “poco amabile” non meritevole di amore ed attenzioni , incapace di suscitare nell’altro risposte positive di affetto e accudimento. L’altro viene vissuto come indisponibile. SVILUPPO: alterna momenti di indipendenza a momenti di ricerca di accudimento. Crescendo, tende a scindere gli affetti negativi verso la madre non elaborati proiettandoli sulla società, con comportamenti ribelli o contestativi. Tende a non attaccarsi all’altro. COMPORTAMENTO STRANGE SITUATION: quando lasciato solo protesta intensamente ma non appare rassicurato dal ritorno della mamma; preso in braccio continua a piangere e resiste alle rassicurazioni. MODELLO DI ACCUDIMENTO RISCONTRATO: le mamme mostrano comportamenti imprevedibili ed incostanti: a volte sono accoglienti a volte rifiutanti nei confronti delle richieste di accudimento e vicinanza. Possono mostrarsi intrusive ed ipercontrollanti. MODELLO OPERATIVO INTERNO: si formano 2 modelli operativi interni: 1) Sé amabile e FDA degna di fiducia; 2) Sé non amabile e FDA indisponibile. SVILUPPO: il bimbo appare passivo, esplora poco ed ha costantemente bisogno di accudimento, mostrandosi inoltre costantemente preoccupato ed angosciato dal comportamenti imprevedibile della madre, aggrappandosi a lei e temendo l’abbandono. COMPORTAMENTO STRANGE SITUATION: il bambino presenta comportamenti disorganizzati non direzionati: strilla piangendo quando la mamma si allontana e la cerca, ma quando torna non si avvicina o lo fa con la testa voltata dall’altra parte. Si comportano come se non riuscissero ad organizzare il comportamento in una direzione coerente di avvicinamento o evitamento. MODELLO DI ACCUDIMENTO RISCONTRATO: FDA sofferenti a causa di violenze subite o depressione o altri eventi traumatici gravi con le relative FDA. Sono immerse in una dimensione di dolore ed angoscia ed incutono timore. MODELLO OPERATIVO INTERNO: varie possibilità: 1) Sé amabile ed altro disponibile; 2) Sé vittima impotente e altro minaccioso; 3) Sé pericoloso per le persone amate; 4) Sé e FDA deboli di fronte al mondo esterno SVILUPPO: tale tipo di attaccamento descritto da Bowlby origina da FDA con gravi problemi legati ad abusi, violenza o malattie psichiatriche. Tale stile di attaccamento genera solitamente personalità BORDERLINE o PSICOTICHE. ANSIOSO-AMBIVALENTE Il soggetto vivrà relazioni tormentate, credendo spesso di aver trovato la persona giusta a causa della tendenza a idealizzarla. Le relazioni attraverseranno fasi alternate in base alla prevalente immagine del Sé: fasi in cui si sentirà amato ed amabile e fasi in cui, prevalendo l’immagine del Sé non meritevole di amore, diverrà ossessivamente diffidente, geloso ed insicuro, dando vita ad una relazione con elementi di violenza ed aggressività anche fisica che possono sfociare nel delitto passionale. Questo soggetto vive in una continua ed intensa ansia da separazione e teme l’abbandono. Le sue relazioni sono estremizzate ed intermittenti, caratterizzate da intensa passione, possessività, morbosità e controllo. DISORGANIZZATO È probabilmente il tipo patologico per eccellenza, derivando da storie di abuso e maltrattamenti da parte della FDA. Questi soggetti hanno elaborato rappresentazioni interne delle relazioni incoerenti e confuse. Tali rappresentazioni interne influenzeranno la percezione delle relazioni adulte, che verranno quindi percepite come confuse, incontrollabili e permeate di un profondo senso di catastroficità. Queste persone frequentemente scelgono partner violenti, inaffidabili, con problemi di dipendenza dando vita a relazioni basate su modelli comunicativi violenti e freddi . Frequenti i maltrattamenti e gli abusi perpetrati sull’altro o sui figli. L’età della vittima è compresa tra i 18 ed i 32 anni (Tjaden et al. 1998; Palarea et al. 1999) Donna con storia di vittimizzazione familiare, personalità dipendente, separata/divorziata, isolata socialmente, economicamente dipendente Professionisti che operano nell’ambito delle cosiddette professioni d’aiuto: psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, avvocati, medici, infermieri, operatori giudiziari, assistenti sociali Personaggi celebri (ad es. Nicole Kidman, Madonna, Steven Spielberg, Jodie Foster, Catherine Spaak, Irene Pivetti Michele Hunziker) Sconosciuti con i quali lo stalker ha avuto un contatto, anche minimo, o un banale diverbio (stalking condominiale) • Alterazione dello stile di vita e della condotta sociale (es. isolamento, trasferimento ecc) • Conseguenze psicologiche quali ansia, angoscia ed helplessness, disturbo posttraumatico da stress, depressione • Costi economici legati al danno di beni, spese legali, cambio di abitazione, perdita del lavoro, trasferimento ecc… • Rischio per la propria incolumità fisica e psicologica (lesioni, aggressioni, sindrome post traumatica da stress ecc…)