AUTISMO E DISTURBI PERVASI DELLO SVILUPPO
Dott.ssa Roberta Tartaglia
[email protected]
AGENDA
❖
Definizione
❖
Epidemiologia e genetica
❖
Teorie interpretative
❖
Stile cognitivo
❖
Difficoltà di comprensione verbale
❖
Le dimensioni della comunicazione
DEFINIZIONE
DEFINIZIONE
L’autismo è una sindrome comportamentale causata da
un disordine dello sviluppo biologicamente
determinato, con esordio nei primi 3 anni di vita.
DAI DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO AI DISTURBI
DELLO SPETTRO DELL’AUTISMO
DSM I (1950) - DSM II (1968)
L’autismo non viene identificato come un
disturbo distinto;
•
La prima diagnosi: il DSM
•
DSM IV - DSM IV R
specificano alcuni sintomi e criteri
diagnostici - TRIADE
SINTOMATOLOGICA:
- compromissione qualitativa
dell’interazione sociale
- compromissione qualitativa della
comunicazione
- modalità di comportamento, interessi
ristretti, ripetitivi e stereotipato
•
•
DSM III (1980)
descritto secondo i quattro criteri
identificati da Kanner:
- ridotte relazioni sociali
- comunicazioni ritardate e devianti
- interessi limitati
- insorgenza prima dei 30 mesi
DSM III R (1987)
Identifica 16 criteri per l’autismo,
rendendo più complesso e preciso il
procedimento di decisione diagnostica
DAI DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO AI DISTURBI
DELLO SPETTRO DELL’AUTISMO
La prima diagnosi: il DSM V
Devono essere soddisfatti i criteri A, B,C E D:
DEFICIT DI COMUNICAZIONE E INTERAZIONE
SOCIALE SONO STATI UNIFICATI
A. Deficit persistente nella comunicazione sociale e nell’interazione sociale
B. Comportamenti e/o interessi attività ristretti e ripetitive
C. I sintomi devono essere presenti nella prima infanzia
D. L’insieme dei sintomi deve compromettere il funzionamento quotidiano
Gravità
- livello 3: Richiede supporto molto significativo
- livello 2: Richiede supporto significativo
- livello 1 Richiede supporto
DAI DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO AI DISTURBI
DELLO SPETTRO DELL’AUTISMO
Specificare se:
•
Con o senza ritardo mentale
•
Con o senza compromissione linguistica
•
Associato a condizione medica o genetica nota,
•
Associato ad un altro disturbo del neurosviluppo, mentale o
comportamentale
DAI DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO AI DISTURBI
DELLO SPETTRO DELL’AUTISMO
BASSO
FUNZIONAMENTO
NON VERBALI
ALTO
FUNZIONAMENTO
VERBALI
DISTURBI DELLO
SPETTRO AUTISTICO
EPIDEMIOLOGIA
Nel corso degli anni il numero di persone diagnosticate con ASD è enormemente aumentato.
Diagnosis: rising
By some count, autismo diagnosi have climbed steadily since the 1970s.
Some research has found explanation for more than half of the rise (right).
EPIDEMIOLOGIA
Autismo an Developmental Disabilities Monitorino, 11 sites, United States, 2010 (pubbl. 2014)
• Prevalenza complessiva nel campione: 1/68
• Nelle diverse zone monitorate, varia da 1/50 a 1/200
• Prevalenza nei maschi: 1/42
• Prevalenza nelle femmine: 1/189
• Prevalenza fra bianchi probabilità di diagnosi > del 30% rispetto ai neri, del 50%
>rispetto agli ispanici
• Q.I. < 70: 23%; Q.I >85: 46%
• Età media diagnosi: 4 anni
I dati sono influenzati dallo
stato socioeconomico,
scolarizzazione ecc.
AUTISMO E GENETICA
•
Tasso di ricorrenza nei parenti è di circa 75 volte superiore
•
Concordanza nei gemelli MZ è > del 60% nei DZ 0-10%
•
Maggiore prevalenza di disturbi psichiatrici nei parenti di soggetti con autismo
AUTISMO E GENETICA
FATTORI AMBIENTALI
• ACIDO VALPROLICO
• ETA’ PATERNA AVANZATA
• TALIDOMIDE
• METALLI PESANTI
• MISOPROSTAL
• ORGANOFOSFATI
• ROSOLIA
• IDROCARBURI AROMATICI ALOGENATI
• CITOMEGALOVIRUS
• INQUINAMENTO DELL’ARIA
Cause certe di
causalità diretta
Indizi di causa indiretta
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE
COGNITIVO NELL’AUTISMO
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
L’AUTISMO DA DENTRO
L’autismo è una disabilità invisibile. Non è possibile vedere il problema
dall’esterno.
“I sintomi” sono solo sintomi esteriori, sebbene ci aiutino a
comprendere le basi dell’autismo.
Dobbiamo imparare a comprendere le persone con autismo attraverso
il loro modo di pensare, attraverso il loro differente modo di elaborare
le informazioni.
Hilde De Clercq
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
TEORIE INTERPRETATIVE
ELEMENTI
1. Teoria di un deficit delle funzioni
esecutive
A. Pensiero visivo
2. Teoria della mente
C. Difficoltà di comprensione verbale
3. Teoria del deficit di coerenza centrale
D. Deficit delle competenze
comunicative
B. Pensiero associativo
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
1. Teoria delle funzioni esecutive (Ozonof et al., 2004, Frith, 2007)
• Le funzioni esecutive hanno coinvolgimento importante anche
nell’acquisizione delle abilità sociali
• Il deficit delle funzioni esecutive comporta difficoltà nell’autoorganizzazione di comportamenti non abituali che potrebbero spiegare
la presenza di comportamenti stereotipati e di interessi ristretti
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
2. Teoria della mente (Woodruff e Premack, 1979)
“La persona con autismo sarebbe incapace di comprendere e riflettere
sugli stati mentali propri e altrui (pensieri, opinioni, desideri, intenzioni,
ecc.) e, conseguentemente, di comprendere e prevedere il comportamento
degli altri.”
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
2. Teoria della mente (Woodruff e Premack, 1979)
Il bambino tipico sviluppa la teoria della mente intorno ai 4 anni.
I precursori significativi:
attenzione condivisa e comunicazione intenzionale
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
3. Teoria del deficit della coerenza centrale (Frith, 1994)
"I soggetti con autismo hanno una preferenza per uno stile di pensiero
basato sui dettagli"
“Se, per esempio, mi trovo davanti un martello, in prima istanza io non vedo affatto un martello, ma
solo pezzi senza alcun nesso tra di loro: un cubo di ferro e lì vicino un bastone di legno, che si trova a
essere là per caso. Poi mi colpisce il fatto che la presenza casuale degli oggetti di ferro e legno mi porti
a percepire un tutto unificato che ha l’aspetto di un martello.
Il termine <<martello>> non mi viene in mente subito, ma affiora quando la percezione dell’oggetto si
è sufficientemente stabilizzata. Alla fine, la funzione dello strumento mi diventa chiara quando mi rendo
conto che questo tutto che percepisco, noto come <<martello>>, è usato dal falegname [...]“
(Van Dalen, 1995)
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
A.
PENSIERO
VISIVO
D.
COMUNICAZIONE
ELEMENTI
DELLO STILE
COGNITIVO
B.
PENSIERO
ASSOCIATIVO
C.
COMPRENSIONE
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
A
A. Pensiero visivo
"Io penso per immagini: per me è così da sempre.
Quando ero molto piccola, prima di essere sottoposta alle terapie per il linguaggio,
nella mia testa non c’erano parole.
Ora le parole narrano le immagini nella mia mente, ma restano le immagini la mia
“lingua” principale"
(Temple Grandin)
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
B. Pensiero associativo
B
"Le persone con autismo non sono pensatori logici ma
pensatori associativi" […]
"Non molto tempo fa, camminando per il terminal della united airlines di Chicago
che ha una copertura a vetri. Guardai in su, e nella mia mente vidi la serra della mia
università, il Crystal Palace dell’esposizione mondiale del 1851 a Londra, un orto
botanico e la biosfera che c’è in Arizona. Queste strutture non avevano la forma di un
terminal, ma erano tutte nel mio file “tetto a vetri”.
(Il cervello autistico, Temple Grandin)
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
B. Pensiero associativo
Categorizzazione concettuale
B
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
C
“Dovete lasciar perdere il linguaggio verbale. Io penso
in immagini, non penso col linguaggio.”
Temple Grandin
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
C
“Quando sei troppo lento per tenere il ritmo rapido con
cui arrivano le informazioni, può capitare un
sovraccarico. È come un treno che arriva in ritardo e fa
ritardare anche tutti gli altri.”
Donna Williams, 1996
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
C
“Essere sordo pur sentendo: significa che devo sentire
un paio di volte prima di riuscire a cogliere il
significato.”
Van Dalen, 1994
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
Difficoltà sensoriali Grandin 2014
•Ipersensibilità
•Problemi percettivi (cane/pane)
•Difficoltà nell’organizzazione delle informazioni
Difficoltà di creazione di categorie e creazione dei
concetti
C
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
C
“Le spiegazioni erano soltanto un ulteriore bla bla bla...
Se la mia capacità di tenere il passo con l’elaborazione del bla-bla
della gente comincia a non essere sufficiente, mano a mano che
resto indietro, continuano ad accumularsi sempre più informazioni.”
Donna Williams
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
Difficoltà semantico lessicali:
Parole concrete
OGGETTI CONCRETI
C
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
Difficoltà semantico lessicali:
Difficoltà con il lessico astratto e lessico ricercato
C
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
Difficoltà semantico lessicali:
•Difficoltà con il lessico astratto e lessico ricercato
•Significato delle parole in contesti diversi
Dico che attacco un quadro al muro. Non dico che appendo, perché quando sento la
parola appendere penso subito a un’impiccagione.
Landship, artista con autismo
C
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
Difficoltà semantico lessicali:
C
•Difficoltà con il lessico astratto e lessico ricercato
•Significato delle parole in contesti diversi
Marco dice via
Marco dice vai via
Marco dice metti via
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
Difficoltà semantico lessicali:
•Difficoltà con il lessico astratto e lessico ricercato
•Significato delle parole in contesti diversi
•Polisemie
C
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
Difficoltà morfosintattiche:
•
C
Utilizzo di forme di linguaggio Gestald (Prizzant 1983)
L’ecolalia immediata è più frequente in risposta a domande o comandi di cui il bambino non
conosce il significato o non sa la risposta (Shapiro, 1977; Carr, Schreibman & Lovaas, 1975).
L’ecolalia è un aspetto del linguaggio che giustifica l’approccio “gestalt” dell’apprendimento
del linguaggio stesso secondo il quale i bambini autistici apprendono il linguaggio in modo
meccanico e non generativo.
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
C
Difficoltà morfosintattiche:
•Utilizzo di forme di linguaggio Gestald (Prizzant 1983)
•Parzializzazione delle informazioni
Il bambino taglia la mela
spinge
bambino
bambina
bambino
mela
taglia
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
C
Difficoltà morfosintattiche:
•Utilizzo di forme di linguaggio Gestald (Prizzant 1983)
•Parzializzazione delle informazioni
•Comprensione sequenziale degli enunciati
Prima di uscire metti le scarpe
La tazza è nella scatola che è rossa
La tazza, che è nella scatola, è rossa
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
C
Difficoltà morfosintattiche:
•Utilizzo di forme di linguaggio Gestald (Prizzant 1983)
•Parzializzazione delle informazioni
•Comprensione sequenziale degli enunciati
•Difficoltà nell’elaborazione sequenziale di frasi che descrivono sequenze di azioni
rispetto a frasi della stessa lunghezza raffiguarabili in un’unica immagini
Sandra è andata al negozio e ha detto a Pam di dire a Susi….
Jim è in una stazione sciistica e indossa una giacca rossa…
T. Grandin
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
C
Difficoltà morfosintattiche:
•
Utilizzo di forme di linguaggio Gestald (Prizzant 1983)
•
Parzializzazione delle informazioni
•
Comprensione sequenziale degli enunciati
•
•
Difficoltà nell’elaborazione sequenziale di frasi che descrivono sequenze di
azioni rispetto a frasi della stessa lunghezza raffiguarabili in un’unica immagini
Difficoltà di comprensione pragmatica
Humour
Linguaggio metaforico
Ironia
Sarcasmo
Forme di cortesia
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
DIFFICOLTÀ PRAGMATICHE
C
«Vorrei avere il tuo numero di telefono»
[...] era solo un’affermazione e non capivo che avrei dovuto dare il mio
numero di telefono.
«Posso avere il tuo numero di telefono?» [...]
«Sì» replicavo. Era una risposta perfettamente logica per il
mio modo di vedere le cose – una risposta ad una domanda. [...] Finché
qualcuno non poneva la domanda esatta, la
domanda diretta «Qual è il tuo numero di telefono?»
Davvero non avevo il minimo sospetto che le persone potessero
intendere altro rispetto a quello che avevano effettivamente detto.
Gunilla Gerland (1997)
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
produzione del linguaggio
C
spesso, ma non necessariamente, compromessa
comprensione del linguaggio
invariabilmente deficitaria
Vivanti, 2010
Abilità visto spaziali
Memoria visiva
Abilità di lettura e spelling
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
C
IL BAMBINO CAPISCE IL LINGUAGGIO VERBALE?
Routine
Imitazione
Segnali visivi
Indizi contestuali e prevedibilità
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
C. Le difficoltà di comprensione verbale
C
Conseguenze:
•
Problemi comportamentali
•
Interessi ristretti
•
Difficoltà nelle transizioni
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
D. Le difficoltà di comunicazione
D
• Deficit della comunicazione verbale e non
verbale (Wing, 2001)
• Scarsa capacità di compensare alla mancanza di
comunicazione verbale con altre modalità.
COMPLESSITÀ E SEVERITÀ VARIABILE
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
D. Le difficoltà di comunicazione
D
“Bisogna abituarsi a pensare che per i bambino autistico
comunicare è difficile, come può esserlo il camminare
per il bambino con una lesione alle gambe”
Watson, Lord, Schaffer, Shoppler
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
D. Le difficoltà di comunicazione
Bambini che non hanno acquisito il
linguaggio; che non rispondo e non danno
inizio allo scambio comunicativo
È necessario un’attenta
analisi delle abilità
comunicative
Bambini che avviano conversazioni utilizzando un
vocabolario ricco e formalmente appropriato, ma
che non sono in grado di adeguare la
comunicazione al contesto, di mantenere
reciprocità e alternanza di turni, di interpretare
tutti i segnali comunicativi
D
TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI
DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO
D. Le difficoltà di comunicazione
✓Raccolta di un campione di comunicazione spontanea in
D
contesto naturale
✓Osservazione per un tempo complessivo di 2 ore oppure fino ad
un totale di 50 atti comunicativi
✓Registrazione di atti spontanei e volontari
(Watson, Lord, Schaffer e Schopler, 1989)
È necessario un’attenta
analisi delle abilità
comunicative
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
DAI DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO AI DISTURBI
DELLO SPETTRO DELL’AUTISMO
I precursori:
•1911 Bleuler, definisce “autismo”il “ritiro in se stessi”
delle persone affette da schizofrenia
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
O
ZI
LE
O
FU
N
R
PA
A
M
R
FO
NE
La valutazione della comunicazione spontanea può
avvenire attraverso la raccolta analisi di un campione in
contesto naturale secondo le 5 dimensioni
(Watson, Lord, Schaffer e Schopler, 1989)
CON
CATEGORIE
SEMANTICHE
“Ogni atto comunicativo
TES
TO
ha una specifica FORMA,
serve a una FUNZIONE particolare,
esprime alcuni SIGNIFICATI usando
PAROLE o unità simili, e avviene in un
CONTESTO particolare”
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
FUNZIONE: lo scopo della comunicazione
richiesta
richiesta d’attenzione
rifiuto/accettazione
commento
dare informazioni
chiedere informazioni
altro (esprimere sentimenti, funzioni sociali)
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
FUNZIONE: lo scopo della comunicazione
RICHIESTA
Comunicare il desiderio di avere un oggetto o che qualcuno compia un’azione o di avere il
permesso di prendere o fare qualcosa; richiedere aiuto
RICHIESTA D’ATTENZIONE
Esprimere il desiderio di avere l’attenzione di un’altra persona, quando ancora non è stata
ottenuta
RIFIUTO
Rifiutare un oggetto offerto; rifiuta l’attenzione di un’altra persona o rifiuta di obbedire a
una richiesta
COMMENTO
Indicare le proprie caratteristiche o quelle di altre persone, oppure di oggetti che sono
immediatamente evidenti a colui che ascolta, e che si riferiscono all’ambiente circostante
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
FUNZIONE: lo scopo della comunicazione
DARE INFORMAZIONI
Dire ad un’altra persona qualcosa che lei ancora non conosce.
Ad esempio raccontare o rispondere a domande
CHIEDERE INFORMAZIONI
Esprimere il desiderio che qualcuno dia delle informazioni; fare domande
ESPRIMERE SENTIMENTI
Indicare le proprie sensazioni fisiche o emotive; esprimere giudizi
FUNZIONI SOCIALI
Salutare, ringraziare ecc
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
CONTESTO: le diverse situazioni in cui il bambino comunica
• il luogo e l'ambito
• le persone con le quali il bambino comunica
• le facilitazione
• le reazioni del soggetto
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
CATEGORIE SEMANTICHE:
il significato che una parola esprime quando viene usata per
comunicare un'idea o un concetto
Le parole rappresentano la relazione tra le cose e le azioni
dell’ambiente
“Dammi la tazza”
“Verso l’acqua nella tazza”
oggetto agito
concetto di luogo
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
CATEGORIE SEMANTICHE:
Le categorie semantiche indicano quali aspetti dell’ambiente
sono descritti o espressi attraverso il linguaggio.
Le parole possono rappresentare oggetti, azioni, luoghi…
Una parola può essere utilizzata per esprimere diversi aspetti
dell’ambiente in momenti diversi e perciò può collocarsi in più
categorie semantiche
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
CATEGORIE SEMANTICHE:
Oggetto
• Oggetto voluto
• Oggetto agito
• Oggetto nominato
Esempi:
• Voglio ”succo”
• Spingi “camion”
• Quello è del bambino
Azione
• Azione propria
• Azione di altri
• Azione dell’oggetto
• Io “ho saltato”
• “Fammi” il solletico
• La macchina “va”
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
CATEGORIE SEMANTICHE:
oggetti
azioni
Importante per la definizione di
nuovi obiettivi.
persone
posizione
Quali parole il bambino usa per esprimere quali tipi di relazioni
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
FORMA: modalità e sistemi di comunicazione
• motoria (spingere, porgere un oggetto, ecc.)
• vocale (urla e vocalizzi)
• gestuale (indicare, porgere la mano per richiedere, ecc.)
• figurale (rappresentazioni iconiche di oggetti o eventi
CAA)
• scritta (frasi e parole stampate)
• tramite segni (gesti convenzionali presi dal linguaggio dei segni)
• verbale
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
PAROLE:
non solo parole pronunciate, ma anche segni, parole scritte,
figure, gesti o qualsiasi altro elemento che possa essere usato
per comunicare
difficoltà nello stabilire il legame concetto - “parola”
comunicazione limitata
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
PUNTI DI FORZA
•Profilo comunicavo del bambino nei contesti di vita
•Campione significativo
•Verifica la generalizzazione delle abilità acquisite
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI
LE
O
O
ZI
1. Realistici per il bambino in termini di
abilità già presenti
FU
N
R
PA
A
M
R
FO
NE
Definizione degli obiettivi:
CON
2. Importati in termini di miglioramento
TES
TO
delle abilità comunicative del
bambino
CATEGORIE
SEMANTICHE
3.
Valutate importanti dai genitori
LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE
DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI
LE
O
ZI
O
Insegnare nuove
funzioni
FU
N
R
PA
Sostituire forme
poco adeguate con
forma socialmente
accettabili
A
M
R
FO
NE
ATTIVITÀ
STRATEGIA DI INSEGNAMENTO
CON
CATEGORIE
SEMANTICHE
TES
TO
Trasferire in altri contesti
atti comunicativi adeguati
SOSTENERE LO SVILUPPO DELLA
COMPRENSIONE
COME PARLARE AL BAMBINO CON AUTISMO
• Adattare la complessità del linguaggio al livello dell’interlocutore
- struttura linguistica
- contenuti
• Attirare l’attenzione del bambino prima di parlare
- chiamandolo per nome
- usando guida fisica se necessario
• Argomenti rilevanti
- ciò che sta facendo o cui sta prestando attenzione
- sta per fare
- conosce bene
• Usare ripetizioni
• Usare “aumenti” e “suddivisioni”
• Collegare frasi a oggetti, azioni e eventi (indica, tocca, mostra)
LA COMUNICAZIONE VISIVA NELL’AUTISMO
D
COMUNICAZIONE:
processo cognitivo basato
su scambio di significati
modalita’ comunicative
transitorie - analisi veloce
COERENZA CENTRALE:
deficit di attribuzione di
significato
EF
IC
IT
SI NE
M L
BO LE
LI CA
CH P
E AC
IT
À
PENSIERO VISIVO
PENSIERO ASSOCIATIVO
DIFFICOLTÀ DI
COMPRENSIONE VERBALE
Supporti alla comunicazione con struttura spaziale e stabile
La Comunicazione Aumentativa Alternativa si propone
di offrire strategie per supportare la comprensione
Grazie.