AUTISMO E DISTURBI PERVASI DELLO SVILUPPO Dott.ssa Roberta Tartaglia [email protected] AGENDA ❖ Definizione ❖ Epidemiologia e genetica ❖ Teorie interpretative ❖ Stile cognitivo ❖ Difficoltà di comprensione verbale ❖ Le dimensioni della comunicazione DEFINIZIONE DEFINIZIONE L’autismo è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi 3 anni di vita. DAI DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO AI DISTURBI DELLO SPETTRO DELL’AUTISMO DSM I (1950) - DSM II (1968) L’autismo non viene identificato come un disturbo distinto; • La prima diagnosi: il DSM • DSM IV - DSM IV R specificano alcuni sintomi e criteri diagnostici - TRIADE SINTOMATOLOGICA: - compromissione qualitativa dell’interazione sociale - compromissione qualitativa della comunicazione - modalità di comportamento, interessi ristretti, ripetitivi e stereotipato • • DSM III (1980) descritto secondo i quattro criteri identificati da Kanner: - ridotte relazioni sociali - comunicazioni ritardate e devianti - interessi limitati - insorgenza prima dei 30 mesi DSM III R (1987) Identifica 16 criteri per l’autismo, rendendo più complesso e preciso il procedimento di decisione diagnostica DAI DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO AI DISTURBI DELLO SPETTRO DELL’AUTISMO La prima diagnosi: il DSM V Devono essere soddisfatti i criteri A, B,C E D: DEFICIT DI COMUNICAZIONE E INTERAZIONE SOCIALE SONO STATI UNIFICATI A. Deficit persistente nella comunicazione sociale e nell’interazione sociale B. Comportamenti e/o interessi attività ristretti e ripetitive C. I sintomi devono essere presenti nella prima infanzia D. L’insieme dei sintomi deve compromettere il funzionamento quotidiano Gravità - livello 3: Richiede supporto molto significativo - livello 2: Richiede supporto significativo - livello 1 Richiede supporto DAI DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO AI DISTURBI DELLO SPETTRO DELL’AUTISMO Specificare se: • Con o senza ritardo mentale • Con o senza compromissione linguistica • Associato a condizione medica o genetica nota, • Associato ad un altro disturbo del neurosviluppo, mentale o comportamentale DAI DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO AI DISTURBI DELLO SPETTRO DELL’AUTISMO BASSO FUNZIONAMENTO NON VERBALI ALTO FUNZIONAMENTO VERBALI DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO EPIDEMIOLOGIA Nel corso degli anni il numero di persone diagnosticate con ASD è enormemente aumentato. Diagnosis: rising By some count, autismo diagnosi have climbed steadily since the 1970s. Some research has found explanation for more than half of the rise (right). EPIDEMIOLOGIA Autismo an Developmental Disabilities Monitorino, 11 sites, United States, 2010 (pubbl. 2014) • Prevalenza complessiva nel campione: 1/68 • Nelle diverse zone monitorate, varia da 1/50 a 1/200 • Prevalenza nei maschi: 1/42 • Prevalenza nelle femmine: 1/189 • Prevalenza fra bianchi probabilità di diagnosi > del 30% rispetto ai neri, del 50% >rispetto agli ispanici • Q.I. < 70: 23%; Q.I >85: 46% • Età media diagnosi: 4 anni I dati sono influenzati dallo stato socioeconomico, scolarizzazione ecc. AUTISMO E GENETICA • Tasso di ricorrenza nei parenti è di circa 75 volte superiore • Concordanza nei gemelli MZ è > del 60% nei DZ 0-10% • Maggiore prevalenza di disturbi psichiatrici nei parenti di soggetti con autismo AUTISMO E GENETICA FATTORI AMBIENTALI • ACIDO VALPROLICO • ETA’ PATERNA AVANZATA • TALIDOMIDE • METALLI PESANTI • MISOPROSTAL • ORGANOFOSFATI • ROSOLIA • IDROCARBURI AROMATICI ALOGENATI • CITOMEGALOVIRUS • INQUINAMENTO DELL’ARIA Cause certe di causalità diretta Indizi di causa indiretta TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO L’AUTISMO DA DENTRO L’autismo è una disabilità invisibile. Non è possibile vedere il problema dall’esterno. “I sintomi” sono solo sintomi esteriori, sebbene ci aiutino a comprendere le basi dell’autismo. Dobbiamo imparare a comprendere le persone con autismo attraverso il loro modo di pensare, attraverso il loro differente modo di elaborare le informazioni. Hilde De Clercq TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO TEORIE INTERPRETATIVE ELEMENTI 1. Teoria di un deficit delle funzioni esecutive A. Pensiero visivo 2. Teoria della mente C. Difficoltà di comprensione verbale 3. Teoria del deficit di coerenza centrale D. Deficit delle competenze comunicative B. Pensiero associativo TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO 1. Teoria delle funzioni esecutive (Ozonof et al., 2004, Frith, 2007) • Le funzioni esecutive hanno coinvolgimento importante anche nell’acquisizione delle abilità sociali • Il deficit delle funzioni esecutive comporta difficoltà nell’autoorganizzazione di comportamenti non abituali che potrebbero spiegare la presenza di comportamenti stereotipati e di interessi ristretti TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO 2. Teoria della mente (Woodruff e Premack, 1979) “La persona con autismo sarebbe incapace di comprendere e riflettere sugli stati mentali propri e altrui (pensieri, opinioni, desideri, intenzioni, ecc.) e, conseguentemente, di comprendere e prevedere il comportamento degli altri.” TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO 2. Teoria della mente (Woodruff e Premack, 1979) Il bambino tipico sviluppa la teoria della mente intorno ai 4 anni. I precursori significativi: attenzione condivisa e comunicazione intenzionale TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO 3. Teoria del deficit della coerenza centrale (Frith, 1994) "I soggetti con autismo hanno una preferenza per uno stile di pensiero basato sui dettagli" “Se, per esempio, mi trovo davanti un martello, in prima istanza io non vedo affatto un martello, ma solo pezzi senza alcun nesso tra di loro: un cubo di ferro e lì vicino un bastone di legno, che si trova a essere là per caso. Poi mi colpisce il fatto che la presenza casuale degli oggetti di ferro e legno mi porti a percepire un tutto unificato che ha l’aspetto di un martello. Il termine <<martello>> non mi viene in mente subito, ma affiora quando la percezione dell’oggetto si è sufficientemente stabilizzata. Alla fine, la funzione dello strumento mi diventa chiara quando mi rendo conto che questo tutto che percepisco, noto come <<martello>>, è usato dal falegname [...]“ (Van Dalen, 1995) TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO A. PENSIERO VISIVO D. COMUNICAZIONE ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO B. PENSIERO ASSOCIATIVO C. COMPRENSIONE TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO A A. Pensiero visivo "Io penso per immagini: per me è così da sempre. Quando ero molto piccola, prima di essere sottoposta alle terapie per il linguaggio, nella mia testa non c’erano parole. Ora le parole narrano le immagini nella mia mente, ma restano le immagini la mia “lingua” principale" (Temple Grandin) TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO B. Pensiero associativo B "Le persone con autismo non sono pensatori logici ma pensatori associativi" […] "Non molto tempo fa, camminando per il terminal della united airlines di Chicago che ha una copertura a vetri. Guardai in su, e nella mia mente vidi la serra della mia università, il Crystal Palace dell’esposizione mondiale del 1851 a Londra, un orto botanico e la biosfera che c’è in Arizona. Queste strutture non avevano la forma di un terminal, ma erano tutte nel mio file “tetto a vetri”. (Il cervello autistico, Temple Grandin) TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO B. Pensiero associativo Categorizzazione concettuale B TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale C “Dovete lasciar perdere il linguaggio verbale. Io penso in immagini, non penso col linguaggio.” Temple Grandin TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale C “Quando sei troppo lento per tenere il ritmo rapido con cui arrivano le informazioni, può capitare un sovraccarico. È come un treno che arriva in ritardo e fa ritardare anche tutti gli altri.” Donna Williams, 1996 TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale C “Essere sordo pur sentendo: significa che devo sentire un paio di volte prima di riuscire a cogliere il significato.” Van Dalen, 1994 TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale Difficoltà sensoriali Grandin 2014 •Ipersensibilità •Problemi percettivi (cane/pane) •Difficoltà nell’organizzazione delle informazioni Difficoltà di creazione di categorie e creazione dei concetti C TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale C “Le spiegazioni erano soltanto un ulteriore bla bla bla... Se la mia capacità di tenere il passo con l’elaborazione del bla-bla della gente comincia a non essere sufficiente, mano a mano che resto indietro, continuano ad accumularsi sempre più informazioni.” Donna Williams TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale Difficoltà semantico lessicali: Parole concrete OGGETTI CONCRETI C TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale Difficoltà semantico lessicali: Difficoltà con il lessico astratto e lessico ricercato C TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale Difficoltà semantico lessicali: •Difficoltà con il lessico astratto e lessico ricercato •Significato delle parole in contesti diversi Dico che attacco un quadro al muro. Non dico che appendo, perché quando sento la parola appendere penso subito a un’impiccagione. Landship, artista con autismo C TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale Difficoltà semantico lessicali: C •Difficoltà con il lessico astratto e lessico ricercato •Significato delle parole in contesti diversi Marco dice via Marco dice vai via Marco dice metti via TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale Difficoltà semantico lessicali: •Difficoltà con il lessico astratto e lessico ricercato •Significato delle parole in contesti diversi •Polisemie C TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale Difficoltà morfosintattiche: • C Utilizzo di forme di linguaggio Gestald (Prizzant 1983) L’ecolalia immediata è più frequente in risposta a domande o comandi di cui il bambino non conosce il significato o non sa la risposta (Shapiro, 1977; Carr, Schreibman & Lovaas, 1975). L’ecolalia è un aspetto del linguaggio che giustifica l’approccio “gestalt” dell’apprendimento del linguaggio stesso secondo il quale i bambini autistici apprendono il linguaggio in modo meccanico e non generativo. TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale C Difficoltà morfosintattiche: •Utilizzo di forme di linguaggio Gestald (Prizzant 1983) •Parzializzazione delle informazioni Il bambino taglia la mela spinge bambino bambina bambino mela taglia TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale C Difficoltà morfosintattiche: •Utilizzo di forme di linguaggio Gestald (Prizzant 1983) •Parzializzazione delle informazioni •Comprensione sequenziale degli enunciati Prima di uscire metti le scarpe La tazza è nella scatola che è rossa La tazza, che è nella scatola, è rossa TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale C Difficoltà morfosintattiche: •Utilizzo di forme di linguaggio Gestald (Prizzant 1983) •Parzializzazione delle informazioni •Comprensione sequenziale degli enunciati •Difficoltà nell’elaborazione sequenziale di frasi che descrivono sequenze di azioni rispetto a frasi della stessa lunghezza raffiguarabili in un’unica immagini Sandra è andata al negozio e ha detto a Pam di dire a Susi…. Jim è in una stazione sciistica e indossa una giacca rossa… T. Grandin TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale C Difficoltà morfosintattiche: • Utilizzo di forme di linguaggio Gestald (Prizzant 1983) • Parzializzazione delle informazioni • Comprensione sequenziale degli enunciati • • Difficoltà nell’elaborazione sequenziale di frasi che descrivono sequenze di azioni rispetto a frasi della stessa lunghezza raffiguarabili in un’unica immagini Difficoltà di comprensione pragmatica Humour Linguaggio metaforico Ironia Sarcasmo Forme di cortesia TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale DIFFICOLTÀ PRAGMATICHE C «Vorrei avere il tuo numero di telefono» [...] era solo un’affermazione e non capivo che avrei dovuto dare il mio numero di telefono. «Posso avere il tuo numero di telefono?» [...] «Sì» replicavo. Era una risposta perfettamente logica per il mio modo di vedere le cose – una risposta ad una domanda. [...] Finché qualcuno non poneva la domanda esatta, la domanda diretta «Qual è il tuo numero di telefono?» Davvero non avevo il minimo sospetto che le persone potessero intendere altro rispetto a quello che avevano effettivamente detto. Gunilla Gerland (1997) TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale produzione del linguaggio C spesso, ma non necessariamente, compromessa comprensione del linguaggio invariabilmente deficitaria Vivanti, 2010 Abilità visto spaziali Memoria visiva Abilità di lettura e spelling TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale C IL BAMBINO CAPISCE IL LINGUAGGIO VERBALE? Routine Imitazione Segnali visivi Indizi contestuali e prevedibilità TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO C. Le difficoltà di comprensione verbale C Conseguenze: • Problemi comportamentali • Interessi ristretti • Difficoltà nelle transizioni TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO D. Le difficoltà di comunicazione D • Deficit della comunicazione verbale e non verbale (Wing, 2001) • Scarsa capacità di compensare alla mancanza di comunicazione verbale con altre modalità. COMPLESSITÀ E SEVERITÀ VARIABILE TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO D. Le difficoltà di comunicazione D “Bisogna abituarsi a pensare che per i bambino autistico comunicare è difficile, come può esserlo il camminare per il bambino con una lesione alle gambe” Watson, Lord, Schaffer, Shoppler TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO D. Le difficoltà di comunicazione Bambini che non hanno acquisito il linguaggio; che non rispondo e non danno inizio allo scambio comunicativo È necessario un’attenta analisi delle abilità comunicative Bambini che avviano conversazioni utilizzando un vocabolario ricco e formalmente appropriato, ma che non sono in grado di adeguare la comunicazione al contesto, di mantenere reciprocità e alternanza di turni, di interpretare tutti i segnali comunicativi D TEORIE INTERPRETATIVE ED ELEMENTI DELLO STILE COGNITIVO NELL’AUTISMO D. Le difficoltà di comunicazione ✓Raccolta di un campione di comunicazione spontanea in D contesto naturale ✓Osservazione per un tempo complessivo di 2 ore oppure fino ad un totale di 50 atti comunicativi ✓Registrazione di atti spontanei e volontari (Watson, Lord, Schaffer e Schopler, 1989) È necessario un’attenta analisi delle abilità comunicative LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE DAI DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO AI DISTURBI DELLO SPETTRO DELL’AUTISMO I precursori: •1911 Bleuler, definisce “autismo”il “ritiro in se stessi” delle persone affette da schizofrenia LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE O ZI LE O FU N R PA A M R FO NE La valutazione della comunicazione spontanea può avvenire attraverso la raccolta analisi di un campione in contesto naturale secondo le 5 dimensioni (Watson, Lord, Schaffer e Schopler, 1989) CON CATEGORIE SEMANTICHE “Ogni atto comunicativo TES TO ha una specifica FORMA, serve a una FUNZIONE particolare, esprime alcuni SIGNIFICATI usando PAROLE o unità simili, e avviene in un CONTESTO particolare” LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE FUNZIONE: lo scopo della comunicazione richiesta richiesta d’attenzione rifiuto/accettazione commento dare informazioni chiedere informazioni altro (esprimere sentimenti, funzioni sociali) LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE FUNZIONE: lo scopo della comunicazione RICHIESTA Comunicare il desiderio di avere un oggetto o che qualcuno compia un’azione o di avere il permesso di prendere o fare qualcosa; richiedere aiuto RICHIESTA D’ATTENZIONE Esprimere il desiderio di avere l’attenzione di un’altra persona, quando ancora non è stata ottenuta RIFIUTO Rifiutare un oggetto offerto; rifiuta l’attenzione di un’altra persona o rifiuta di obbedire a una richiesta COMMENTO Indicare le proprie caratteristiche o quelle di altre persone, oppure di oggetti che sono immediatamente evidenti a colui che ascolta, e che si riferiscono all’ambiente circostante LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE FUNZIONE: lo scopo della comunicazione DARE INFORMAZIONI Dire ad un’altra persona qualcosa che lei ancora non conosce. Ad esempio raccontare o rispondere a domande CHIEDERE INFORMAZIONI Esprimere il desiderio che qualcuno dia delle informazioni; fare domande ESPRIMERE SENTIMENTI Indicare le proprie sensazioni fisiche o emotive; esprimere giudizi FUNZIONI SOCIALI Salutare, ringraziare ecc LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE CONTESTO: le diverse situazioni in cui il bambino comunica • il luogo e l'ambito • le persone con le quali il bambino comunica • le facilitazione • le reazioni del soggetto LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE CATEGORIE SEMANTICHE: il significato che una parola esprime quando viene usata per comunicare un'idea o un concetto Le parole rappresentano la relazione tra le cose e le azioni dell’ambiente “Dammi la tazza” “Verso l’acqua nella tazza” oggetto agito concetto di luogo LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE CATEGORIE SEMANTICHE: Le categorie semantiche indicano quali aspetti dell’ambiente sono descritti o espressi attraverso il linguaggio. Le parole possono rappresentare oggetti, azioni, luoghi… Una parola può essere utilizzata per esprimere diversi aspetti dell’ambiente in momenti diversi e perciò può collocarsi in più categorie semantiche LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE CATEGORIE SEMANTICHE: Oggetto • Oggetto voluto • Oggetto agito • Oggetto nominato Esempi: • Voglio ”succo” • Spingi “camion” • Quello è del bambino Azione • Azione propria • Azione di altri • Azione dell’oggetto • Io “ho saltato” • “Fammi” il solletico • La macchina “va” LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE CATEGORIE SEMANTICHE: oggetti azioni Importante per la definizione di nuovi obiettivi. persone posizione Quali parole il bambino usa per esprimere quali tipi di relazioni LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE FORMA: modalità e sistemi di comunicazione • motoria (spingere, porgere un oggetto, ecc.) • vocale (urla e vocalizzi) • gestuale (indicare, porgere la mano per richiedere, ecc.) • figurale (rappresentazioni iconiche di oggetti o eventi CAA) • scritta (frasi e parole stampate) • tramite segni (gesti convenzionali presi dal linguaggio dei segni) • verbale LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE PAROLE: non solo parole pronunciate, ma anche segni, parole scritte, figure, gesti o qualsiasi altro elemento che possa essere usato per comunicare difficoltà nello stabilire il legame concetto - “parola” comunicazione limitata LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE PUNTI DI FORZA •Profilo comunicavo del bambino nei contesti di vita •Campione significativo •Verifica la generalizzazione delle abilità acquisite LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI LE O O ZI 1. Realistici per il bambino in termini di abilità già presenti FU N R PA A M R FO NE Definizione degli obiettivi: CON 2. Importati in termini di miglioramento TES TO delle abilità comunicative del bambino CATEGORIE SEMANTICHE 3. Valutate importanti dai genitori LE DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI LE O ZI O Insegnare nuove funzioni FU N R PA Sostituire forme poco adeguate con forma socialmente accettabili A M R FO NE ATTIVITÀ STRATEGIA DI INSEGNAMENTO CON CATEGORIE SEMANTICHE TES TO Trasferire in altri contesti atti comunicativi adeguati SOSTENERE LO SVILUPPO DELLA COMPRENSIONE COME PARLARE AL BAMBINO CON AUTISMO • Adattare la complessità del linguaggio al livello dell’interlocutore - struttura linguistica - contenuti • Attirare l’attenzione del bambino prima di parlare - chiamandolo per nome - usando guida fisica se necessario • Argomenti rilevanti - ciò che sta facendo o cui sta prestando attenzione - sta per fare - conosce bene • Usare ripetizioni • Usare “aumenti” e “suddivisioni” • Collegare frasi a oggetti, azioni e eventi (indica, tocca, mostra) LA COMUNICAZIONE VISIVA NELL’AUTISMO D COMUNICAZIONE: processo cognitivo basato su scambio di significati modalita’ comunicative transitorie - analisi veloce COERENZA CENTRALE: deficit di attribuzione di significato EF IC IT SI NE M L BO LE LI CA CH P E AC IT À PENSIERO VISIVO PENSIERO ASSOCIATIVO DIFFICOLTÀ DI COMPRENSIONE VERBALE Supporti alla comunicazione con struttura spaziale e stabile La Comunicazione Aumentativa Alternativa si propone di offrire strategie per supportare la comprensione Grazie.