Istituto MEME associato a Université Européenne Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles Omicidio di Via della Scala Scuola di Specializzazione: Scienze Criminologiche Relatore: Dott.ssa Roberta Frison Collaboratori: Avvocato Dott. Antonio Voce Tesista Specializzando: Claudia Innocenti Anno di corso: Primo anno Modena: 03 settembre 2011 Anno Accademico: 2010 - 2011 Indice dei Contenuti 1 Introduzione ...............................................................................3 2 Le donne Killer: caratteristiche della donna omicida .............. 4 3 Via della Scala: la via della vendetta 3.1 Scena del delitto ............................................................... 6 3.2 Testimonianze dei vicini di casa ....................................... 7 3.3 Arresto e confessione di Daniela Cecchin ........................ 8 3.4 Storia di Daniela Cecchin ................................................. 8 3.5 L'evento scatenante e la messa in atto del delitto ............. 14 4 Personalità e movente di Daniela Cecchin: un confronto tra perizie 4.1 Dichiarazioni di Daniela ................................................. 16 4.2 Disturbi della Personalità: breve cenno teorico ............... 20 4.3 Analisi della personalità: perizie a confronto ................... 23 5 Testimonianze su Daniela Cecchin ............................................ 34 6 Bibliografia ................................................................................ 37 7 Sitografia .................................................................................... 38 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 1. Introduzione Nel 2003 in via della Scala a Firenze è stato compiuto un delitto in maniera molto crudele, una donna è stata trovata in casa con la gola tagliata. Qualche giorno dopo si scopre che l'omicida è un'altra donna sempre residente a Firenze che apparentemente non ha niente a che vedere con la vittima o la sua famiglia, si scopre in seguito che invece è stata una ex compagna di Università del marito della vittima. Il caso è interessante per diversi motivi: innanzi tutto l'omicida è una donna, ha agito con premeditazione preparandosi sia psicologicamente che materialmente al delitto, con lucidità e astuzia, la donna presenta evidenti patologie psichiche che dalle diverse perizie che le sono state fatte emergono in misura più o meno maggiore, più o meno grave a seconda del perito che l'ha analizzata, per cui risulta interessante analizzare la “guerra” che si è creata tra le varie perizie per il processo dell'imputata. _________________________________________________________________3 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 2. Le donne Killer: caratteristiche della donna omicida A partire dagli anni settanta in poi molti studi hanno evidenziato come con il movimento di liberazione della donna si sia sviluppata una maggiore opportunità d'espressione per esse per quanto riguarda l'ambito lavorativo e di carriera, ed anche una maggiore consapevolezza e libertà rispetto alla sessualità, nonché nell'ambito delle condotte criminali infatti sembra essere aumentato il numero e la gravità dei delitti, compreso anche l'omicidio seriale. La maggior parte delle ricerche sui crimini ed i criminali hanno spesso riguardato il sesso maschile, anche per l'errata attribuzione all'uomo di una maggiore aggressività e violenza rispetto alla donna, vista sempre come accogliente e protettiva, rilegata al ruolo di madre; più recentemente invece si è cominciato ad interessarsi anche al crimine commesso dal sesso femminile, analizzando le differenze che vi sono, nel commettere un omicidio, dovute al sesso di appartenenza, principalmente partendo da due prospettive di ricerca: quella biologica e quella dell'apprendimento sociale. Per quanto riguarda gli aspetti biologici gli studi si sono concentrati molto sull'influenza degli ormoni nel processo di crescita, in particolar modo sul testosterone in quanto alti livelli di questa sostanza sembra possano interferire con l'acquisizione di un'identità di genere concorde col sesso cromosomico, comportando cosi nella donna un comportamento di tipo maschile. A supporto di tale ipotesi è stato infatti visto che un feto esposto a livelli troppo elevato di testosterone a causa di una patologia endocrina presente nella madre può causare un comportamento aggressivo più elevato nelle neonate femmine. Da un punto di vista di ricerca sembra però essere riduttivo il coinvolgere un singolo ormone o un gruppo di ormoni nel predisporre una donna ad adottare un comportamento violento che possa sfociare nel crimine, anche perché non si può tralasciare l'importanza dell'interazione elemento biologico e fattori psicosociali, ed è proprio la prospettiva psicosociale che da una lettura alternativa per la _________________________________________________________________4 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 genesi del comportamento criminale. Secondo questo filone di ricerca le diverse modalità di attuare il comportamento violento in base al sesso di appartenenza sono da ricondurre al ruolo diverso che la donna copre rispetto all'uomo nella società occidentale. Già dalla prima infanzia si nota come ai bambini vengono regalate armi giocattolo mentre alle bambine bambole, questo tipo di rappresentazione viene confermato anche durante la crescita: agli uomini è permesso il ricorso alla forza e alla violenza per esercitare il proprio controllo e come modalità di comunicazione, mentre si tende a relegare la donna ad una modalità di agire più passiva e remissiva; inoltre pare come la donna abbia rispetto all'uomo, in situazioni critiche, una maggiore capacità di trovare soluzioni che non facciano ricorso alla violenza. Gli studi sulle donne assassine sono stati incentrati particolarmente sullo studio della donna serial Killer, un importante ricerca di Kellehr & Kellehr del 1998 sottolinea come la donna appartenente a questa categoria sia più attenta, metodica, precisa e fredda rispetto all'uomo nelle esecuzione del delitto, sembra che per l'identificazione e la cattura della donna serial Killer la polizia impieghi in media otto anni, il doppio del tempo impiegato nel caso in cui si tratti di serial Killer di sesso maschile. La donna serial Killer è un fenomeno tipicamente statunitense, sembra che dal 1970 i reati commessi da donne negli Stati Uniti siano aumentati del 138% contro il 57% per quelli commessi da uomini. Hickey sottolinea come siano principalmente il movente e i metodi usati a differenziare le donne criminali dagli uomini criminali: circa l'80% usa veleno, il 20% circa armi da fuoco, il 16% circa corpi contundenti, stessa percentuale si ritrova anche per il soffocamento, l'11% circa armi da taglio/punta e il 5% si serve dell'annegamento; il movente può essere per il 74% di casi economico, per il 24% l'omicidio può essere causato dall'uso di sostanze stupefacenti, coinvolgimento in sette e culti, copertura di altri delitti e sentimenti di inadeguatezza, per il 13% la causa è il bisogno di esercitare controllo, per l'11% divertimento e infine per il 10% circa per la ricerca di piacere sessuale. _________________________________________________________________5 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 3. Via della Scala: la via della vendetta 3.1 Scena del delitto Il giorno 08.11.03 alle ore 14 il personale delle Volanti interveniva in via della Scala n. 39 a Firenze, al secondo piano dell'appartamento della famiglia BotteriD'Aniello dove rinveniva il cadavere della signora Rossana D'Aniello, il corpo della vittima vestito con una camicia da notte era disteso in camera da letto, era evidente una profonda ferita da taglio all'altezza della carotide. Il corpo della signora D'Aniello era stato trovato poco prima dal marito mentre rincasava con le due figlie minorenni appena uscite da scuola. Dal primo interrogatorio il marito, Dott. Botteri, riferisce di essere uscito la mattina stessa da casa verso le 8:00 circa per accompagnare le figlie a scuola e recarsi successivamente al lavoro presso la sua farmacia in via Condotta, lasciando la moglie a casa ancora a letto, uscito alle 13 da lavoro si era recato a riprendere le due figlie a scuola ed era rientrato facendo cosi la macabra scoperta. Il Dott. Botteri afferma come una volta giunto sul pianerottolo di casa ha notato che il portaombrelli si trovava posizionato a sinistra della porta di ingresso e non alla destra come era sempre stato, una volta entrato in casa con le proprie chiavi ha subito notato del sangue, precipitatosi in camera da letto vede immediatamente il corpo della moglie riverso in una pozza di sangue, adagiato sul fianco sinistro, quasi bocconi, con il viso rivolto verso il letto, la stessa scena viene vista anche dalle figlie che seguono il padre fino alla camera, reagendo con urla e pianti, è a questo punto che il Dott. Botteri chiama il 113. Riferisce come già da circa un mese sull'utenza di casa sono giunte saltuariamente telefonate mute, sia quando era presente in casa sia quando era presente solo la moglie, comunque avvenivano sempre di giorno. Nell'appartamento non si notavano segni di effrazione, non mancava alcun _________________________________________________________________6 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 oggetto di valore tanto meno del denaro, sono stati però repertati numerosi oggetti macchiati di sostanza ematica e molte macchie ematiche in tutte le stanze della casa, bagno e ripostiglio compresi, in quest'ultima stanza veniva ritrovata una busta di plastica del supermercato contenente: un cappotto, un paio di pantaloni e un guanto di lana, tutto da donna, tutti macchiati di sangue, un secondo guanto di lana veniva trovato successivamente nello stesso ripostiglio, questi indumenti non venivano riconosciuti dal Dott. Botteri come appartenenti alla moglie, segnalava invece la mancanza di un suo cappotto. Dall'esame del DNA sulle tracce ematiche risultava come il sangue rinvenuto non coincideva con quello della vittima ed apparteneva ad un altro soggetto sempre di sesso femminile. 3.2 Testimonianze dei vicini Dall'interrogatorio dei vicini di casa è emerso come dalle ore 8:30 circa alle ore 9:00 sono state sentite delle grida di donna che chiedeva aiuto con una voce flebile e contemporaneamente dei rumori. In particolare la Sig.ra Turk Olete dichiarava di aver sentito un rumore simile a quello prodotto da una caduta seguito da grida di donna che chiedevano aiuto e da una voce maschile che ripeteva piano “aiuto, aiuto” quasi come a farle il verso, a prenderla in giro, dichiara poi di aver sentito per alcuni minuti rumore di oggetti che cadevano per terra seguiti da passi di persone. La Sig.ra Mazzoli, residente in via della Scala al numero 37, dichiarava di aver sentito mentre si trovava in uno stanzino della propria abitazione confinante con quello dei Botteri, all'incirca verso le ore 9:00, invocare aiuto con una voce flebile seguita da rumori, tant'è che allarmatasi scende al piano di sotto a verificare che tutto andasse bene nell'appartamento dove vivono dei bambini, da dove non riceve risposta. _________________________________________________________________7 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 3.3 Arresto e confessione di Daniela Cecchin Visto il riferimento del Dott. Botteri a ripetute telefonate mute venivano acquisiti i tabulati telefonici, rilevando come una delle chiamate mute ricevuta alle ore 3,59 in data 1.10.03 proveniva da una cabina pubblica, e dal successivo controllo della scheda telefonica con la quale era stata effettuata tale chiamata risultava che con questa erano state effettuate anche due chiamate in partenza da una cabina di Montebello Vicentino, dirette all'utenza dell'abitazione di Giovanni Cecchin in via Alessandro Volta a Firenze e inoltre veniva accertato che sempre con la medesima scheda erano state fatte chiamate da cabine pubbliche situate tra Piazza delle Cure e viale dei Mille, zona vicina all'abitazione di Daniela Cecchin, figlia di Cecchin Giovanni, arrivando così al fermo di Daniela Cecchin in data 14.11.03. La donna aveva evidenti ferite ad entrambe le mani, specialmente alla sinistra, nella sua borsa veniva rinvenuto un coltello a serramanico con lama di 12 cm ancora sporco di sangue e due schede telefoniche; interrogata il giorno stesso dal P.M Dott. Suchan confessava di essere stata lei ad uccidere la signora D'Aniello. 3.4 Storia di Daniela Cecchin Il padre era ingegnere delle Ferrovie dello Stato, deceduto nel 1995, la madre (all'epoca dei fatti era ancora in vita), 83 anni residente a Firenze, due sorelle: Paola nata nel 1951, sposata, laureata in lettere ed insegnante, Adriana nata nel 1952, nubile, laureata in medicina (all'epoca dei fatti svolgeva attività assistenziale presso l'Ospedale di Careggi nel reparto del Prof. Nozzoli), infine Paolo, nato nel 1962, ingegnere come il padre, sposato e padre di una figlia. Daniela è la terzogenita, quando aveva tre anni (1959) la famiglia, a causa di ragioni lavorative del padre, si trasferisce da Vicenza a Firenze. _________________________________________________________________8 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 Già dall'età infantile la storia di Daniela Cecchin appare contrassegnata da un fattore psico-traumatico: durante la seconda guerra mondiale il padre faceva parte di un gruppo armato della Resistenza al nazi-fascismo, fu catturato ed imprigionato dalle truppe della “ Repubblica Sociale Italiana” e torturato a lungo affinché rivelasse notizie di cui presumibilmente era in possesso, riuscì a resistere alle torture ed in seguito fu liberato; questo episodio fu oggetto di ripetute narrazioni e descrizioni nell'ambito familiare e fu proprio da questi racconti che la stessa Cecchin dichiara come nacque in lei l'idea che “l'Italia, ma forse tutto il mondo, si divideva in due: quelli furbi e forti, che vincevano sempre, e quelli invece deboli e non furbi, che soccombevano”, questa idea ebbe modo di rafforzarsi in Daniela negli anni successivi, in particolare nel periodo adolescenziale. La sua era una famiglia fortemente legata ai valori della religione cattolica, ma anche a valori etici quali il culto dell'onestà e della non sopraffazione, cosa che causerà negli anni successivi in Daniela un sentimento molto critico nei confronti di episodi di mal costume con cui veniva a contatto, come piccoli favoritismi, discriminazioni, metodi per avanzare di carriera, radicando ancor di più la sua idea del mondo diviso in furbi/vincenti e non furbi/perdenti. Daniela frequentò le scuole a Firenze, dopo che nel 1959 tutta la famiglia vi si era trasferita, dopo la scuola media s’iscrisse al Liceo classico, periodo che descrive come molto amaro, fortemente frustrante e doloroso, a causa del suo carattere schivo ed ombroso non riusciva a stringere legami con i compagni che la tenevano sistematicamente a distanza, prendendola spesso in giro e offendendola “mi chiamano spesso la suora... quando facemmo la gita a Roma nessuno voleva stare in camera con me”, ad aggravare la situazione delle sue relazioni sociale vi era anche il fatto che in quegli anni era presente un clima politico molto intenso, era ancora molto attivo il “movimento studentesco” e Daniela, con la sua educazione cattolica di stampo tradizionalista, col suo modo di vivere rigido, formale, distante, diffidente e sospettoso, chiuso, poco comunicativo e socievole si sentiva sempre più mal vista e tollerata dai _________________________________________________________________9 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 compagni, in più occasione ha dichiarato di essersi sentita in quei momenti oggetto di violenza, in particolar modo quando una mattina si rifiutò di aderire ad uno sciopero studentesco fu indotta a farlo dietro forti insistenze e maniere brusche di alcuni compagni di scuola. La situazione dovuta in parte dalle sue caratteristiche psicologiche, in parte da quelle relazionali, influì anche sul rendimento scolastico di Daniela, cosi la sua preoccupazione costante divenne quella di essere considerata “stupida e cretina”. Rendendosi conto del suo isolamento sociale per tentare di porvi rimedio fece un tentativo, peraltro fallito: s’iscrisse ad un gruppo dell'ultrasinistra, trovando però le riunioni noiose e l'ideologia di fondo non affine alla sua. Nel 1975 sostenne l'esame di maturità con votazione 42/60 e questo risultato scarso fece si che si rafforzasse ancor di più in lei la percezione di inadeguatezza e l'idea del mondo diviso in vincenti e perdenti, si prospettò a questo punto per lei la possibilità di continuare gli studi, decise di iscriversi alla Facoltà di Chimica Tecnica Farmaceutica dell'Università di Firenze, sembra che questa scelta fu dettata più dalle prospettive per un futuro lavorativo che da una vera passione per la materia, infatti sostenne un esame con votazione minima e al successivo venne respinta, racconta come “a casa raccontai balle per 5-6 mesi, sulla frequenza e sugli esami, poi confessai tutto...mia madre mi spinse ad iscrivermi a farmacia che era più semplice...ma anche durante l'università avevo trovato il modo di rendermi ridicola, perché io sono una persona ridicola… anzi, no... lo ero...” , si evince anche dalle sue parole come continuasse il suo isolamento sociale e relazionale, con unica eccezione significativa dell'allora studente di farmacia Paolo Botteri, che più avanti verrà trattata approfonditamente; i suoi sentimenti di inadeguatezza crebbero fortemente supportati anche dall'ennesimo insuccesso universitario, che la spinse ad abbandonare gli studi. É questo il periodo in cui cominciava a manifestarsi in Daniela una chiara sintomatologia psicopatologica: cominciarono per lei lunghi periodi di depressione del tono dell'umore, viveva forti sentimenti di tristezza ma anche di rabbia per le “offese ricevute” che in nessun modo riusciva ad elaborare criticamente e dimenticare, stavano prendendo consistenza _________________________________________________________________10 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 in lei sentimenti crescenti di rancore, inoltre in quel periodo la sorella stava portando avanti i suoi studi con molto successo, iscrivendosi poi a medicina e la madre faceva continui confronti tra Daniela e la sorella Adriana. Daniela trascorse cosi alcuni anni, sempre più isolata, cupa e rimuginando e ruminando le offese ricevute negli anni passati, parallelamente ai disturbi del tono dell'umore stavano cominciando a presentarsi chiari ed evidenti disturbi della condotta alimentare: Daniela si alimentava in maniera regolare ma subito dopo aver mangiato si provocava il vomito, a queste fasi si alternavano qualche volta anche episodi di bulimia, nei quali si iperalimentava con preferenza per cibi dolci, vomitando poi immediatamente il cibo ingerito. Erano presenti anche fasi in cui il tono dell'umore appariva tipicamente espanso “mi sentivo scoppiare di energia, facevo anche lunghe pedalate per ore ed ore... a volte mi compravo qualche capo di abbigliamento colorato, oppure qualche shampoo colorato... ma all'interno il sentimento era sempre uguale... una grande rabbia...”. Consigliata da familiari e amici di famiglia si rivolse al Dott. Maganzani di Imola, dove si recò alcune volte per circa due anni, le furono prescritti alcuni farmaci, dei quali non è pervenuto il nome, instaurando con lei anche dei colloqui che a detta della Cecchin le fecero molto bene e piacere, presto il Dott. Maganzani morì e Daniela non riuscì più ad avere un rapporto stabile con altri medici, dal 1990 al 1993 è stata seguita dallo psicologo Dott. Grandi, ma le cose sono andate sempre peggio, in seguito ha tentato di seguire una terapia familiare anche dal Dott. De Bernard di Firenze, con esiti negativi. Nel 1990 dietro esigenza di trovare un lavoro stabile e spinta dalla voglia di cambiare aria e ambiente accettò la proposta del padre che le aveva trovato un lavoro presso la società TESAN di Vicenza che si occupava di teleallarme sanitario, le furono assegnati compiti di contabilità che non conosceva e davanti ai quali risultava evidentemente inadeguata ed incapace, anche qui si ripete lo stesso schema relazionale: isolamento dagli altri, nessun rapporto di amicizia o cordialità con i colleghi, la sua sensazione era quella di odio e rabbia verso il direttore della ditta che le affidava compiti a cui lei non era in grado di assolvere, _________________________________________________________________11 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 si sentiva umiliata, inferocita per il fatto che a 31 anni non era capace mentre le altre sue colleghe più giovani “erano ignoranti, ma furbette e raccomandate... io ero svalutata e presa in giro... mi chiamavano la demente incapace di intendere e di volere...” anche in questo caso Daniela vive una forte delusione, inizialmente la possibilità di andare a vivere e lavorare a Vicenza le era parsa attraente, li c'era infatti anche la casa dei nonni materni, casa a cui era molto affezionata tant'è che la rimise tutta apposto, curando il giardino e facendo da sola dei piccoli lavoretti per passare le giornate, ma il resto non andava molto bene, era sempre sola, la sua quotidianità era: lavoro, casa e basta, anche il sabato e la domenica in cui era libera passava le giornate sola in casa. É nel 1993 che comincia a fare telefonate di disturbo alle persone che secondo lei l'avevano perseguitata, persone che in passato l'avevano tormentata ma anche persone che non le avevano fatto nulla, nel 1994 compra una pistola che la fa sentire più sicura, comincia anche ad andare ad un poligono di tiro che le serve per scaricare la sua rabbia interiore; è sempre nel '94 che decide di sottoporsi ad un'operazione di chirurgia plastica al seno perché gli sbalzi di peso avuto a causa dei disturbi alimentari degli anni passati le avevano creato irritazioni fastidiose alla pelle, operata dal Dott. Armando Vernocchi Daniela rimase molto soddisfatta del risultato, il chirurgo le parve serio e bravo, inoltre “era un uomo anziano ma interessante... mi pareva che provasse qualcosa per me... o almeno io cosi avrei voluto... ma non è successo niente...”, quindi cominciò a fare telefonate anche a lui, arrivando addirittura un giorno ad andare fuori dalla sua abitazione danneggiandogli la porta di casa sfregiandola con un arma appuntita, secondo le dichiarazioni del Dott. Vernocchi stesso, fatte in seguito alla polizia, Daniela suonò il campanello della sua abitazione più volte, ma essendo domenica mattina e avendo visto dallo spioncino che si trattava di una sua vecchia paziente senza appuntamento aveva deciso di non aprire la porta, cosi Daniela si trattenne sul pianerottolo di casa per circa un'ora, sedendosi ogni tanto sulle scale di servizio, manifestando nervosismo fino al punto poi di arrivare a compiere l'atto vandalico sopra descritto. É a questo punto che una delle sue sorelle si era recata dai carabinieri _________________________________________________________________12 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 per far revocare il porto d'armi a Daniela, nel 1995 viene seguita dalla psichiatra Dott.ssa Zoccoli per un tempo molto breve, nel 1997 viene denunciata per molestie telefoniche, anno in cui avviene anche il suo licenziamento dalla ditta TESAN in occasione di una ristrutturazione dell'azienda. Cercò cosi un nuovo impiego, adattandosi a fare lavori saltuari, lavorò presso i Comuni di Arzignano, Montecchio Maggiore, Gambellara, Lonigo e Sandrigo, finché a settembre del 1999 fu assunta come impiegata di ruolo nel comune di Schio, durante il periodo di lavoro presso il comune di Arzignano si percepiva vessata e perseguitata, osteggiata e tenuta a distanza, cosa che la spinse a vendicarsi sottraendo alcuni documenti di ufficio, ma fu smascherata da una telecamera nascosta, alla denuncia seguì un processo ma fu assolta dal GUP del Tribunale di Vicenza “perché il fatto non sussiste”, oltre alla sottrazione dei documenti si verificò anche un episodio di danneggiamento fuori dalla sede del comune, una notte Daniela vi si recò per rovesciare dei vasi di fiori e dargli fuoco . Dopo un anno passato a Schio nel 2000 si liberò un posto presso il comune di Firenze, dove fu assunta e nel 2001 assegnata all'ufficio Igiene Pubblica, inizialmente fu addetta al semplice protocollo, richiese che le venissero assegnati compiti più complessi, spesso svolgeva anche spontaneamente il lavoro di altri colleghi, accettando anche mansioni di rango inferiore alle sue, dimostrandosi sempre diligente e scrupolosa, il Dirigente dell'epoca la definisce come introversa e riservata, e racconta come altri colleghi l'avevano vista parlare da sola. Questo periodo fu anche nella percezione soggettiva di Daniela come particolarmente buono, l'ambiente di lavoro le appariva tranquillo e cordiale, qui a differenza di quello che era sempre accaduto, i colleghi la stimavano e il dirigente le accordava la sua fiducia, proseguivano però le fasi di depressione del tono dell'umore e i disturbi alimentari; inoltre qui a Firenze aveva ritrovato alcuni amici di tanti anni prima, Fiorenza ed Andrea Sonego e Alessandra Vitale, quest'ultima trasformatasi poi assieme al marito vittima di alcune telefonate anonime da parte di Daniela. Nel marzo 2003 la Cecchin aveva sostenuto un concorso per l'assunzione presso l'Università di Firenze in qualità di impiegata amministrativa, i risultati del _________________________________________________________________13 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 concorso erano consultabili sul sito internet dell'Università, al quale nel marzo 2003 si collegò scoprendo che nel sito erano presenti anche i nomi di tutti i laureati degli anni precedenti, incuriosita cominciò a guardare le informazioni prima relative alle sorelle ed al fratello e poi di altri conoscenti, fu cosi che esplorando i dati relativi alla Facoltà di Farmacia si imbatté nel nome di Paolo Botteri. 3.5 L'evento scatenante e la messa in atto del delitto Paolo Botteri, questo nome scatenò immediatamente in Daniela una serie di ricordi, lui era stato un suo collega di corso alla Facoltà di Farmacia, uno dei pochi soggetti di sesso maschile dai quali non si era sentita presa in giro o tenuta a distanza, anzi una volta le aveva persino chiesto se voleva studiare con lui per un esame e di “uscire con lui”, inviti che Daniela aveva rifiutato a causa del suo umore depresso, cupo, della sua educazione sessuo-fobica e delle sue palesi incapacità a gestire i rapporti interpersonali, del suo esclusivo interesse rivolto al mangiare e alle sue ossessioni. Daniela cominciò cosi a cercare ogni tipo di notizia, quasi pervasa da una sorta di rabbia, sul Botteri, scoprendo cosi che si era laureato, a differenza di lei, in farmacia, che era proprietario di una farmacia nel centro di Firenze, e membro della Federfarma, approfondendo la ricerca scoprì che era sposato. Daniela passò dei mesi, fino ad ottobre 2003, a rimuginare su quella che era la vita del Dott. Botteri “lui si era laureato... era una persona importante nel suo ambiente... aveva una moglie... era una persona arrivata, realizzata, la sua vita era colorata dagli affetti... ed io ero stata una cretina a rifiutare il suo invito ad uscire... tutto per colpa del mio carattere... lui si era laureato, quindi era un vincente” , Daniela in questi mesi passò anche più volte davanti alla farmacia del Dott. Botteri, senza mai avere il coraggio di parlargli, cominciò cosi anche a fare telefonate mute anche alla sua abitazione, e in questo tempo cresceva sempre di più un sentimento di odio e rabbia nel confronti di _________________________________________________________________14 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 questa moglie che lei non aveva mai visto ma che in qualche modo gli aveva portato via la felicità, che stava vivendo quella che avrebbe potuto essere la vita felice di Daniela, i pensieri cominciarono a divenire idee fisse ed insopportabili, finche la mattina dell' 08.11.2003 prese il tram, in borsa aveva un pacchetto da lei confezionato con sopra l'intestazione della Federfarma stampata da Internet, e si recò a casa Botteri-D'Aniello, inizialmente con l'intento di fare un dispetto o sfregiare la porta, suonò il campanello dicendo che doveva consegnare un pacco dalla Federrfarma per il Dott. Botteri e una volta aperta la porta e trovatasi davanti per la prima volta la signora Rosa D'Aniello non esitò un istante ad aggredirla col coltello ed ucciderla. Una volta compiuto il delitto, dal resoconto della Cecchin, sappiamo che trascinò la vittima in camera da letto, dopodiché resasi conto che le mani le sanguinavano perché si era ferita si recò in uno dei bagni della casa per disinfettarsi, è in quel momento che sentì delle voci fuori di casa, i vicini che si erano allarmati, e decise cosi di mettersi nascosta sotto il lavello del bagno col coltello in mano, per paura che arrivasse qualcuno. Passate circa due ore Daniela si tolse alcuni abiti sporchi e indossando un paio di pantaloni ed un cappotto del dott. Botteri uscì in strada e tornò a casa sua con l'autobus, arrivò verso le 11:30 circa di mattina, gettò nel cassonetto i vestiti non suoi nel corso della mattinata stessa e rimase sia il sabato che tutta la domenica chiusa in casa, dove si medicò ancora le mani dolorose, suo unico problema. Fino al giorno del suo arresto Daniela si è normalmente recata al lavoro, consapevole del fatto che sarebbero risaliti a lei dai tabulati telefonici, per questo portava sempre con sé il coltello, avrebbe voluto uccidersi prima di venire arrestata. _________________________________________________________________15 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 4. Personalità e movente di Daniela Cecchin: un confronto tra perizie 4.1 Dichiarazioni di Daniela Cecchin Sono state raccolte le dichiarazioni di Daniela Cecchin sia nella Consulenza Tecnica per il P.M. richiesta dal Sost. Proc. Della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, Dott. Pietro Suchan ed eseguita dal Dott. Rolando Paterniti ed il Prof. Ivan Galliani, per accertamenti sulla condizione di mente dell'imputata e rispondere al quesito relativo alla capacità di intendere e di volere dell'indagata al momento del fatto commesso, tracciando un profilo psichiatrico della stessa, e per valutare il suo livello di pericolosità sociale; nella Relazione di Consulenza Tecnica Psichiatrica richiesta dalla difesa dell'indagata e svolta dal Dott. Alberto Manacorda, Specialista in Clinica delle Malattie Nervose e Mentali, Primario Psichiatra, Docente di Psicopatologia Forense nella Scuola di specializzazione in Psichiatria, Facoltà di Medicina e Chirurgia II Università di Napoli; nella Perizia Psichiatrica richiesta dal Dr. Antonio Crivelli G.U.P presso il Tribunale di Firenze eseguita dal Prof Ugo Fornari e dalla Dott.ssa Alessia Cantarella, Istituto di Psichiatria Forense dell'Università di Torino, al fine di valutare quali fossero le condizioni di mente di Daniela Cecchin al momento dell'atto commesso e se la sua incapacità di intendere e di volere fosse, per infermità, esclusa o grandemente scemata, inoltre veniva richiesto ai periti se la perizianda fosse da ritenersi persona socialmente pericolosa e se fosse in grado o meno di partecipare coscientemente al processo. Per la Parte civile le Perizie sono state eseguite dal Prof Adolfo Francia e dal Prof. Marcello Nardini. Le dichiarazioni rilasciate dall'imputata nei vari incontri con i Consulenti Tecnici sono sempre state le medesime, ad accezione di qualche dato sulla sua storia personale tal volta omesso, tal volta ingigantito, per quanto riguarda invece le _________________________________________________________________16 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 dichiarazioni circa l'atto commesso non ci sono state significative incongruenze tra una perizia e l'altra. Le più dettagliate ed interessanti relative al fatto commesso sono le seguenti dichiarazioni, Daniela racconta ai periti Paterniti e Galliani, come abbia accumulato sulla vittima tutte le sofferenze degli anni passati, di come vedesse nella signora D'Aniello una persona ricca, fortunata, felice a differenza di lei che era una perdente, afferma di aver confuso fantasia e realtà, affermazione che appare poco chiara ma che non viene approfondita utleriormente; la Cecchin riferisce di come avesse incanalato tutti i suoi pensieri su questa persona, aggiungendo anche “Io queste persone nemmeno le conoscevo, erano pensieri distorti i mei... loro fortunati mortali, io sfortunata mortale, ho confuso la fantasia con la realtà”. Sul Dott. Botteri, a specifica domanda, dice che non c'è mai stato un rapporto sentimentale, mai feeling o interesse personale, come peraltro lui stesso in diverse occasioni aveva dichiarato, non si ricordava neppure di Daniela, cosi le viene chiesto come mai ha agito fino ad uccidere quella donna, a questa domanda risponde dicendo “una costruzione mentale che mi ero fatta”, aggiunge che probabilmente non accettava di questa coppia il fatto che potessero permettersi di essere gentili e carini, a differenza di lei che non ci riusciva, inoltre per quanto riguarda le telefonate ammette di averle fatte per disturbarli. Le viene domandato che cosa aveva provato la prima volta che passò davanti alla farmacia e rivide dopo tanti anni il Dott. Botteri, riferisce di non aver provato nulla nel momento in cui lo rivide, solo curiosità di sapere com'era diventato e come viveva, anche perché fino a quel momento non aveva mai incontrato nessuno del suo passato, “ ... è stata una cosa continuativa la curiosità... io ero piena di pensieri negativi, è come se li avessi convogliati su di lui, un po' alla volta la curiosità si è trasformata in pensieri negativi... non posso pensare a come ho buttato via la mia vita”, e ancora “nei giorni precedenti al fatto mi sentivo esacerbata, rancorosa e piena di livore, credo di aver cosi incanalato questa rabbia nei confronti della moglie del Botteri e sono esplosa contro di lei, perché anche lei era diversa da me, anche lei faceva parte di coloro che vivevano bene, erano felici e gratificati. Quando lei ha _________________________________________________________________17 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 aperto la porta qualcosa è esploso in me... ricordo il dolore che provavo perché mi ero ferita alle mani”. Alle domande che le sono state poste sulle motivazioni che l'hanno spinta all'omicidio risponde dicendo che non voleva farlo, voleva fare solo uno scherzo, consegnare il finto pacco ed andarsene subito, se si fosse presentato il Botteri ad aprire la porta sarebbe scappata via, però si contraddice affermando subito dopo che “non volevo ucciderla ma ferirla, farle del male, per questo avevo comunque il coltello nell'altra mano... lo avevo comprato pochi giorni prima perché quello che avevo mi sembrava piccolo” . Al Prof. Manacorda circa il Botteri riferisce di averci fatto solo 2-3 chiacchere e che lui si era innamorato di lei, aveva rifiutato però la sua offerta di uscire a causa dei suoi problemi relazionali, anche se con dispiacere perché comunque lo trovava un ragazzo serio “avrebbe fatto la mia felicità... quando l'ho rivisto per la prima volta in farmacia per due settimane ho patito come una bestia... pensavo che stupida che ero stata... lui avrebbe fatto la mia felicità”, racconta che ha cominciato ad odiare la moglie, provando gelosia ed invidia, un forte desiderio di lui, desiderio misto a gelosia “anche desiderio erotico, si anche desiderio sessuale per lui... e rabbia e furore per essermi lasciata sfuggire cosi la felicità”. Riguardo al movente che l'ha spinta a compiere il delitto racconta come avesse cominciato a fare sogni, ad avere fantasie omicide nei confronti di questa moglie a lei sconosciuta e che in passato le era già capitato di sognare di uccidere altre persone; sulla mattina dell'omicidio dichiara di come si fosse recata li senza un intento ben preciso, se non quello di fare del male alla moglie del Botteri, il desiderio di uccidere le è poi insorto nel momento in cui lei le ha aperto la porta e finalmente l'ha vista “ho visto in lei l'uomo che io desideravo, è come se in quel momento si fosse concentrata tutta la rabbia, l'odio, il veleno, la frustrazione e mancanza di affetto di tutta la mia vita” la inferociva il fatto che lui da giovane fosse innamorato di lei, in un lampo ha visto la vita colorata dal sentimento, dalla dolcezza di quella moglie che le aveva appena aperto la porta, e di come invece la sua vista non fosse stata altro che grigia e deserta “cosi l'ho colpita... forse due volte, col coltello... poi mi sono ferita anche io e mi sono fermata a lungo _________________________________________________________________18 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 nell'appartamento dove mi sono lavata il sangue sulla ferita e mi sono cambiata gli abiti sporchi” anche in questa dichiarazione, come la precedente l'unica preoccupazione in quel momento di Daniela era il dolore provocato dalla ferita alla mano. Anche nella Perizia svolta dal Prof. Fornari e dalla Dott.ssa Cantarella, Daniela afferma come rivedere il nome del Botteri l'avesse fatta tornare indietro di 25 anni riportandola allo stato d'animo di allora “Ho ricominciato a staccarmi dalla realtà e a mangiare sabbia (inteso nel senso di non provare più gusto per la vita)... ho cominciato a costruire nella mia mente delle fantasie su come le persone normali hanno una vita normale e non mangiano sabbia”, ancora una volta riferisce questo senso di invidia provato per quella coppia felice, affermata e piena di affetti come lei stessa avrebbe voluto, ma che invece è stata perennemente esclusa da tutti. Daniela afferma anche come il nome del farmacista le aveva fatto scattare la molla del passato “Adesso faccio un ragionamento che allora non facevo. Lui rappresenta tutti gli altri nel senso che era in sintonia con se stesso e viveva e non mi sono più mossa da quel pensiero. Ero sempre più staccata dalla realtà. Andavo a lavorare ma mi staccavo sempre di più”. Dice che avrebbe voluto in qualche modo essere al posto della moglie, cosi sarebbe potuta essere felice, una persona normale, comunque il suo pensiero restava sempre lo stesso “non sono in grado di esserlo, non sono in grado di essere all'altezza di essere moglie e madre, di portare avanti una vita matrimoniale” ma subito dopo afferma “avere una famiglia non significa essere intelligente, cosa ci vuole poi ad avere un figlio?” Riguardo alla mattina del crimine Daniela non aggiunge niente di più di quello che è stato detto sopra, non riferisce incongruenze o lacune, aggiunge solo una riflessione che le volte precedenti è sempre mancata “ho rovinato la vita ai familiari di questa persona, ai miei familiari, questa è una consapevolezza che mi porterò dietro per tutta la vita.” Durante i colloqui che Daniela ha avuto con i periti e con gli psicologi del carcere non ha mai fatto un minimo cenno alla vittima, non ha mai mostrato _________________________________________________________________19 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 segni di rimorso dei confronti della signora D'Aniello, come se avesse cancellato un oggetto scomodo e fastidioso. Relativamente alla sua infanzia e adolescenza riferisce di avere avuto un rapporto molto particolare con il padre, lui le dava quel rispetto che fuori non riceveva da nessuno “Io ero il suo ideale, ci teneva che fossi mansueta, docile e buona” racconta anche di come suo padre si arrabbiasse quando lei gli raccontava di come si sentiva in mezzo agli altri, alzava la voce e le dava un senso di oppressione e lei non riusciva a reagire alle sue prediche come invece facevano le sorelle e il fratello dicendo “papà smettila!”, lei invece lo ascoltava perché sapeva che lui in fondo lo faceva solo per il suo bene; tal volta però manifesta anche una sorta di rabbia nei confronti di questo padre “ero bloccata davanti a lui, mi irritavo con me stessa perché non ero capace di sbloccarmi”. Comunque nonostante questa quasi sottomissione nei confronti del padre, riferisce come per lei sia stata gratificante l'immagine che lui si era fatto di questa figlia mansueta e calma, l'unica capace di ascoltarlo, anche se nei fatti non glielo ha mai esternato. Della madre da una definizione di donna realistica: non ha particolari episodi da raccontare, dice come fosse una donna che sapeva farsi rispettare, molto unita col marito, forse un po' troppo invadente con i figli, voleva sapere tutto; la descrive come non molto bella, col corpo un po' sformato dalle quattro gravidanze, era una donna tutta casa e lavoro, forse un tipo più rude rispetto al padre tanto amato, che aveva dovuto soffrire a causa delle “persone furbe che animano il mondo”. 4.2 Disturbi della Personalità: breve cenno teorico É doveroso a questo punto un breve excursus teorico sui disturbi di Personalità visto che più volte nelle varie perizie fatte a Daniela si fa uso di questo termine per connotare il suo assetto psichico. Tali Disturbi rappresentano un’esagerazione delle differenze di personalità tra gli individui, sono caratterizzati da comportamenti inflessibili e pervasivi che _________________________________________________________________20 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 portano disfunzioni significative nella vita delle persone, influenzano inoltre la costituzione caratteriologica e le tendenze comportamentali della persona e di solito coinvolgono diverse aree della personalità, causando anche conflitti a livello sia sociale che personale. L'anticamera del disturbo di Personalità è rappresentato dal Tratto di Personalità che è una modalità coerente di comportamento, emozioni e componenti cognitive che varia notevolmente da persona a persona, i tratti di personalità, cosi come li concettualizza il DSM-IV, sono quei “modi costanti di percepire, rapportarsi e pensare nei confronti dell'ambiente e di sé stessi”, questi sono presenti in ognuno di noi, possono essere considerati come tasselli che vanno a costituire le dimensioni della personalità. I tratti a loro volta sono influenzati dal temperamento e l'apprendimento sociale, per temperamento s’intende la disposizione comportamentale presente fin dalla nascita che costituisce una sorta d’impronta che determina le caratteristiche predominanti di ogni persona, quando questo si esprime in un particolare ambiente allora si sviluppano i Tratti di Personalità; l'esagerazione da un punto di vista qualitativo e quantitativo del Tratto sfocia poi nella patologia vera e propria conducendo cosi al Disturbo di Personalità. Tale disturbo può rimanere silente per gran parte della vita caratterizzando però i comportamenti quotidiani, in concomitanza di situazioni stressanti particolarmente intense può manifestarsi sotto il profilo clinico e sintomatologico e produrre comportamenti disfunzionali. I tratti vengono comunque a recare in alcune persone dei quadri di “normalità” mentre in altre dei quadri di “patologia” quindi è facile interrogarsi su quale sia allora il legame tra la comparsa di un disturbo mentale e la presenza di determinati tratti, è sempre più sostenuta l'idea che in ogni persona siano presenti tratti adattivi e maladattivi, e per poter arrivare alla patologia non occorre soltanto una amplificazione, quindi una variazione quantitativa dei tratti maladattivi, ma occorre anche la presenza di un “quid novi” capace di organizzare il quadro psicopatologico. Dato che nel successivo paragrafo verrà fatto spesso riferimento al Disturbo Paranoide di Personalità ed ai criteri richiesti dal DSM-IV per poter soddisfare _________________________________________________________________21 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 tale diagnosi, brevemente vengono riportati i criteri e le caratteristiche di tale disturbo: Criterio A. Diffidenza e sospettosità pervasive nei confronti degli altri (tanto che le loro intenzioni vengono interpretate come malevole) che iniziano nella prima età adulta e sono presenti una varietà di contesti, come indicato da quattro o più dei seguenti elementi: 1) sospetta, senza una base sufficiente, di essere sfruttato, danneggiato o ingannato; 2) dubita senza giustificazione della lealtà o affidabilità di amici o colleghi; 3) è riluttante a confidarsi con gli altri a causa di un timore ingiustificato che le informazioni possano essere usate contro di lui; 4) scorge significati nascosti umilianti o minacciosi in rimproveri o altri eventi benevoli; 5) porta costantemente rancore, cioè, non perdona gli insulti, le ingiurie o le offese; 6) percepisce attacchi al proprio ruolo o reputazione non evidenti agli altri, ed è pronto a reagire con rabbia e contraccambiare; 7) sospetta in modo ricorrente, senza giustificazione, della fedeltà del coniuge o del partner sessuale. Criterio B. Non si manifesta esclusivamente durante il decorso della Schizofrenia, di un Disturbo dell'Umore con Manifestazioni Psicotiche, o di un altro Disturbo Psicotico, e non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una condizione medica generale. _________________________________________________________________22 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 4.3 Analisi della Personalità: perizie a confronto Nella perizia svolta dal Dott. Paterniti e dal Prof. Galliani emerge dall'esame psichico come la perizianda si presenti ai colloqui ordinata e curata nell'aspetto e nell'abbigliamento, mostrando sempre un'espressione sospettosa e guardinga, con un atteggiamento improntato alla difesa. Sembra lievemente rallentata nei gesti e nella mimica, mai confusa e sempre pienamente cosciente, l'aspetto affettivo ed emotivo pare trattenuto ed estremamente controllato. I consulenti affermano come durante tutti i colloqui Danila si sia mostrata sospettosa, rigida, iperattenta ad ogni minimo gesto o inflessione del discorso dei suoi interlocutori; nel raccontare i fatti è estremamente puntigliosa e precisa, si irrita quando le vengono poste domande precise e circostanziate sulla dinamica dell'evento e sulle possibili spiegazioni. Negli incontri è sempre apparsa di umore moderatamente depresso, lievemente ansiosa e poco preoccupata per il suo destino, sempre lucida ed orientata per quanto riguarda i parametri comuni di tempo, spazio e sé, con testing di realtà adeguato, come adeguate sono risultate le funzioni psichiche elementari, il livello intellettivo risultava nella norma, buona capacità di verbalizzazione coerente col livello culturale e scolare di appartenenza. Riesce a raccontare con molta precisione gli avvenimenti della sua infanzia e adolescenza fino ad oggi, senza però riuscire ad esprimere con la stessa precisione e profondità gli aspetti che l'hanno portata a compiere il delitto, non sono emersi in alcun momento alterazioni del senso di percezione, ne vengono riferite per il passato, cosi come per alterazioni dell'immaginazione in senso patologico, né alcuna tendenza alla fantasticheria patologica; Daniela spesso ripete la frase “ho scambiato la fantasia con la realtà” questo sembra rispecchiare più un vissuto soggettivo della donna che corrisponde alle continue rimuginazioni “invidiose” che scaturivano in lei nei confronti della vita personale e familiare di alcune delle persone verso le quali poi effettuava telefonate anonime. Non è stata mai comunicata alcuna libertà immaginativa che andasse al di fuori di un testing di realtà, non vi sono state neppure turbe del pensiero sul _________________________________________________________________23 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 piano formale o su quello dei contenuti, rispetto a quest'ultimo punto è stata però evidenziata una tendenza allo sviluppo vittimistico persecutorio, esemplificato da Daniela nella suddivisione del mondo in furbi e perdenti. Le caratteristiche di questo sviluppo vittimistico persecutorio sembrano essere radicate nei tratti di personalità della Cecchin, a connotazione essenzialmente paranoide: sospettosità, diffidenza, chiusura, scarsa comunicativa, basso livello di autostima, timori continui di critiche, ipersensibilità, permalosità, in assenza però di patologia paranoide vera e propria, infatti non si sono mai presentate idee deliranti persecutorie. Sostanzialmente è emerso come Daniela da tempo coltivava un vissuto soggettivo di emarginazione, auto emarginandosi a causa della sua incapacità a stabilire e mantenere rapporti con gli altri, di essere oggetto di critiche da parte di tutti, cioè con chiunque venisse a contatto senza riuscire a creare una sintonia. Anche i disturbi alimentari di cui Daniela ha sofferto, ripresentatisi durante la vita carceraria, secondo i consulenti sembrano collocarsi all'interno di alterazioni della personalità. Relativamente all'episodio che l'ha vista protagonista del compimento di un delitto non c'è stata alcuna elaborazione intrapsichica da parte sua, Daniela non esprime il minimo rammarico o pentimento per quello che è accaduto, se non in chiave strettamente narcisistica, giudicando questo delitto quasi come un errore di percorso. Per quanto riguarda le considerazioni psichiatrico-forensi i consulenti sono stati chiamati a stabilire anche se fosse presente nella perizianda al momento del fatto commesso un'infermità psichica atta ad integrare gli estremi degli articoli 88 e 89 c.p; secondo i due consulenti non sono emersi dalle loro indagini diagnostiche elementi per ritenere la sussistenza di una vera e propria patologia psichiatrica, sono emersi invece elementi abnormi della personalità che comportano una diagnosi di Disturbo Paranoide di personalità. Secondo i due consulenti, basandosi sulla distinzione psichiatrico-forense secondo la quale i disturbi di Personalità non hanno il rango di vere e proprie infermità, non sono sufficienti ai sensi degli articoli 88 e 89 del codice penale, per cui si può sostenere che anche un gravissimo disturbo della Personalità potrebbe costituire la premessa di una _________________________________________________________________24 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 “infermità” ma a condizione che venga direttamente dimostrata l'interferenza di tale Disturbo sulla capacità di intendere e di volere, per tanto dovrà essere chiarito se ed in quale grado tale Disturbo abbia effettivamente interferito sulla capacità di intendere e di volere al momento del fatto, e nel condizionare il comportamento-reato stesso. I due consulenti ritengono fondamentale fare una premessa: è infatti possibile che un Disturbo di Personalità, come una infermità psichiatrica vera e propria possano interferire in misura maggiore o minore sul livello di funzionamento di una persona, sulla sua capacità a rispondere adeguatamente a situazioni stressanti, o possono comportare oscillazioni del livello di funzionamento, cioè implicare una tendenza abnorme all'inadeguatezza del controllo comportamentale. La presenza di un disturbo di Personalità va quindi parametrata al tipo di comportamento che si è concretizzato nel caso specifico per poter effettuare una corretta analisi criminogenetica e criminodinamica. A questo punto viene fatta un'analisi della dimensione psicopatologica alla luce dei dati raccolti, nella famiglia di Daniela non è stata riscontrata alcuna familiarità per disturbi psichici, si evidenzia fin dall'adolescenza un grave Disturbo Alimentare Psicogeno caratterizzato prevalentemente da fasi di anoressia inframezzate da crisi bulimiche alla quali seguiva vomito autoindotto. Dai colloqui fatti è emerso come gli stati d'animo che più ricorrono nei suoi racconti sono quelli di rabbia, invidia, frustrazione ed umiliazione, sentirsi danneggiata, emarginata ed esclusa dal fluire della vita, relegata ai margini della gioia che lei non riusciva a provare in quanto gli altri, persecutori che di volta in volta cambiavano, l'avevano privata della possibilità di essere felice e godere di una vita serena, al contrario di quella che aveva sempre vissuto, caratterizzata da rabbia e disperazione, disperazione che però non sfocia mai in una vera e propria depressione intesa in senso clinico, infatti non c'è mai senso di colpa o rifiuto della vita, e la causa della tristezza è proiettata all'esterno, sugli altri, sui persecutori, sul mondo ostile, mai su sé stessa. Non compaiono mai neppure _________________________________________________________________25 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 sintomi psicotici come tematiche deliranti a prevalente contenuto persecutorio, ma solo un forte convincimento che il mondo è ostile e pericoloso, diviso in vittime e carnefici, ritendendo lei stessa di far parte del primo gruppo. Fatte queste considerazioni i consulenti escludono qualsiasi compromissione di tipo psicotico, analizzando invece se vi siano o meno le premesse per poter parlare di Disturbo Paranoide di Personalità, riferendosi a quanto scritto nel DSM-IV (il sistema classificatorio delle malattie mentali derivato dalla cultura americana) riguardo tale disturbo, concludendo che nel caso di Daniela Cecchin si possa parlare di Disturbo Paranoide di Personalità senza delirio piuttosto che di Paranoia. Infatti in Daniela la visione del mondo diviso in vittime e carnefici, l'ostilità e la diffidenza verso gli altri non sono il risultato di una elaborazione delirante, ma sono aspetti che nella sua oggettività vengono arricchiti dall'affettività paranoidea che le impedisce di ricondurre a sé stessa i motivi dei suoi insuccessi, per cui si alimenta il tutto in una sorta di spirale di rabbia, invidia, aggressività, senza però mai la presenza di aspetti deliranti. La tipica rigidità paranoidea, accompagnata da difese di tipo proiettivo, impedisce a Daniela di rendersi pienamente conto di come molte delle cose che le sono accadute sono state causate proprio dai suoi comportamenti e non da situazioni esterne come vorrebbe far credere agli altri e in parte a sé stessa. Il fatto di essere affetta da questo Disturbo rendeva a Daniela impossibile perdonare gli ex compagni di liceo ed i colleghi, perché il perdono vero, quello che “nasce dal cuore” le è precluso dalla patologia stessa, con conseguente tendenza a portare rancore persistentemente. Per quanto riguarda l'aspetto criminodinamico i periti hanno valutato se il comportamento sia stato dettato da un impulso momentaneo o da un’ideazione preordinata; mentre per l'aspetto criminogenetico hanno valutato da un lato le rimuginazioni di un vissuto vittimistico-persecutorio, nato da un sentimento tardoadolescenziale di esclusione-emarginazione dal gruppo dei pari, dalla tendenza alla classificazione del mondo in vittime e carnefici, sono contenuti che però allo stato attuale vengono riferiti con tonalità affettivo emotiva molto _________________________________________________________________26 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 scialba e quindi più relegati ad un passato psico-pato-evolutivo che non alla psicopatologia e sintomatologia attuali. Dall'altro lato dell'aspetto criminogenetico sono stati valutati i comportamenti telefonici molesti, accompagnati in questo caso dalla solitudine esistenziale, da rapporti fantasmizzati e da rievocazioni del passato. Questi comportamenti, nel caso specifico di Daniela nascono dalla rimuginazione di vere o presunte ingiustizie subite nell'ambiente scolastico e di lavoro, sono stati messi in atto da tempo, già da quando Daniela lavorava a Vicenza, come già da tempo erano stati messi in atto comportamenti aggressivi indirizzati a persone che apparentemente non avevano rapporti interpersonali con Daniela, ai quali però ella voleva in qualche modo arrecare danno, come ad esempio nel caso in cui ha rubato e poi bruciato le carte dall'ufficio del titolare della ditta presso cui lavorava, l'azione ai danni degli altri sembra essere spinta in Daniela da un desiderio di rivalsa nei confronti delle umiliazioni e dei torti subiti. Dall'analisi fatta dell'aspetto criminodinamico e criminogenetico del delitto i consulenti affermano come non vi entri in gioco nessun elemento psicopatologico: non vi è delirio, non vi sono depressione o contenuti depressivi, non vi sono contenuti maniacali, ma solo sentimenti di rabbia, di aggressività ed invidia. Proprio il sentimento dell'invidia ha mosso la curisoità di Daniela sulla vita attuale del Botteri e alle molestie telefoniche, armandole poi la mano e spingendola a compiere il delitto; non è ipotizzabile in maniera attendibile sul piano criminodinamico una reazione d'impeto di Daniela o un discontrollo degli impulsi, infatti in questo modo non si spiegherebbe il fatto di aver portato il coltello con sé per recarsi a consegnare il pacco finto, né allo stesso modo si comprenderebbe il fatto stesso di recapitare il pacco se non fosse stata proprio mossa dal desiderio di arrecare danno, per l'appunto attraverso l'arma, già nel '93 Daniela si recò alla porta del Dott. Vernocchi portando con se un oggetto metallico appuntito, non le venne aperta la porta e allora si limitò a sfregiare la porta stessa. Nel caso specifico poi non c'è stata alcuna situazione che possa aver scatenato una pulsione omicidiaria/aggressiva nell'interazione con la signora D'Aniello, per cui è possibile concludere che le premesse per l'uso _________________________________________________________________27 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 aggressivo del coltello nei confronti della vittima erano già nella mente e nella prefigurazione cosciente di Daniela. Alla luce di tutte queste considerazioni si può certamente dire che la personalità risulta gravemente disturbata anche se il grado e la natura del Disturbo presentato da Daniela non è tale di per sé da alterare in modo significativo le capacità di intendere e di volere, e quindi non è tale da costituire elemento fondante un giudizio di vizio di mente né ai sensi dell'articolo 88 del codice penale, né ai senso dell'articolo 89 del codice penale. I consulenti, citando anche gli studi di Krapelin, riferiscono come si siano sempre nutriti dei dubbi sul fatto che un Disturbo Paranoide di Personalità potesse alterare in maniera significativa la volontà, dato che non altera minimamente le capacità intellettive, infatti come visto precedentemente le capacità intellettive di Daniela sono sempre rimaste intatte, sia in tesi generale che nelle fasi preparatorie, esecutive e susseguenti al delitto, anche nella dinamica preparatoria dell'omicidio Daniela ha conservato lucidità intellettiva e volitiva: prepara perfettamente il finto pacco postale, recita la parte del postino e suona alla porta presentandosi già col coltello in mano, anche il fatto che Daniela prima di compiere il delitto abbia tenuto molti comportamenti alternativi, quali telefonate moleste e l'accurata preparazione stessa contrastano con l'assunto che possa aver agito d'impulso. Anche nel periodo attuale Daniela fornisce un resoconto dettagliato e preciso del suo agire, facendo cosi escludere l'idea di una dinamica del tipo “a corto circuito” che spesso non permette di ricordare i momenti immediatamente precedenti e seguenti l'atto. La capacità di comprendere quello che stava facendo e la volontà di farlo sono perfettamente conservate, la memoria dei fatti è integra e non si è mai verificato nessun stato mentale di confusione nemmeno dopo l'omicidio, anzi Daniela trascina il corpo della vittima dentro casa per poter chiudere la porta e mette in atto una serie di comportamenti per nulla inadeguati. Per cui la conclusione a cui arrivano i consulenti è Disturbo Paranoide di Personalità in assenza sia di sintomi deliranti che di destrutturazione personologica, tale patologia presentata da Daniela Cecchin non configura né un vizio totale di mente né un vizio parziale di mente, in quanto la sua capacità di _________________________________________________________________28 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 intendere e di volere al momento del fatto non risultava “grandemente scemata”, inoltre i consulenti sottolineano il grave rischio di recidiva, che si concretizza nella possibilità che Daniela commetta nuovi fatti non solo di molestie, ma anche di natura aggressiva. Il Dott. Manacorda, consulente di parte per la difesa, nella sua perizia dichiara come in Daniela Cecchin si sia strutturato un Disturbo Paraniode di Personalità, in quanto appaiono soddisfatti tutti i criteri che il DSM IV richiede per poter fare tale diagnosi, a questo si aggiungono complicazioni dovute ad un Disturbo Bipolare dell'Umore e da Disturbi della Condotta Alimentare. Questo quadro sembra essersi strutturato e organizzato nel corso del tempo, sussiste anche al momento attuale della perizia e sussisteva anche al momento in cui venne commesso il delitto, resta da valutare se questo ha inciso sulla capacità di intendere e di volere di Daniela al momento dell'omicidio. Per valutare questo il Dott. Manacorda scinde le due distinte capacità, partendo ad analizzare la “capacità di intendere”: nella Cecchin già dall'epoca adolescenziale erano presenti convinzioni circa il fatto che gli altri volessero danneggiarla, offenderla, prenderla in giro, cosa che le ha precluso di gestire in maniera corretta i rapporti interpersonali, tendendo a considerare gli altri come “nemici”. Tutto ciò indica chiaramente una tipica interpretazione paranoidea che ha reso la capacità di intendere, ovvero di interpretare correttamente i dati della realtà, compresa l'azione criminosa, secondo i canoni condivisi, profondamente alterata. Per quanto concerne la “capacità di volere” questa è strettamente dipendente dalla capacità di intendere ma può essere anche alterata in sé, ad esempio a causa di un funzionamento alterato dei meccanismi volitivi che possono condurre una persona a condotte impulsive o sistematicamente oppositive. Nel caso Cecchin si rintracciano entrambi i meccanismi che inficiano la capacità di volere: le alterazioni dovute ad una ridotta capacità di intendere e la presenza di specifiche dinamiche volitive di tipo impulsivo; quanto detto porta a ritenere che sia la capacità di intendere che quella di volere fossero nella Cecchin, al momento in _________________________________________________________________29 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 cui ha compiuto il delitto, gravemente inficiate. Riferendosi poi al fatto che la Cecchin spesso fosse vista parlare da sola a voce alta, e al fatto che interrogata su questo aspetto la perizianda dichiarasse di sentire dentro di se delle voci di insulto e scherno alle quali rispondeva con altrettanti insulti a voce alta, quasi per sentirsi alla pari con tali voci, il Dott. Manacorda ipotizza un serio e consistente disturbo di esame della realtà, del senso di realtà e del giudizio di realtà. A parere del Perito quindi tutti gli elementi presentati nel quadro psicopatologico della Cecchin costituiscono senza dubbio quella “infermità” richiesta dagli articoli 88 e 89 del Codice Penale come presupposto per il riconoscimento del “vizio parziale di mente”. Per quanto concerne la pericolosità sociale della perizianda il Dott. Manacorda dichiara come la genesi dell'atto commesso dalla Cecchin sia da attribuire alla “specifica incidenza di speciali e peculiari circostanze di fatto” su questo soggetto affetto da grave Disturbo di Personalità, in tal senso è evidente, afferma il Perito, che non può essere definita la Cecchin come persona socialmente pericolosa, a meno che non si preveda come “probabile” il ripetersi di circostanze di fatto identiche a quelle che l'hanno portata a compiere il delitto; dato che questa previsione è pressoché impossibile la pericolosità sociale attuale della Cecchin rimane esclusa. É evidente come questa versione contrasta nettamente con quella data dal Prof Galliani e dal Dott. Paterniti, secondo i quali la perizianda è da ritenersi socialmente pericolosa in quanto la pericolosità sociale è da attribuire al suo Grave Disturbo di Personalità. Su questo punto si è concentrato molto il Dott. Manacorda, sottolineando come mai se la pericolosità sociale fosse dipesa realmente dal Grave disturbo di Personalità della perizianda, quest'ultima in passato non si è mai resa responsabile di reati, come mai pur detenendo per diverso periodo un'arma di notevole calibro e peso non l'abbia mai usata se non per sparare al poligono di tiro, nonostante le continue vessazione ricevute sul luogo di lavoro; come mai una volta ritiratale la pistola, usava portare in borsetta, a scopo di sentirsi più sicura, un coltello a serramanico che non ha mai usato anche difronte ad affronti ed offese da parte di colleghi. _________________________________________________________________30 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 Presenta inoltre l'elemento relativo al fatto che la Cecchin è molto critica nei suoi stessi confronti per non essersi mai fatta curare adeguatamente in modo tale da non arrivare alla situazione in cui si trova adesso, tutti elementi che vanno ad avvalorare la sue tesi sulla inesistente pericolosità sociale della perizianda. Riguardo all'aggravante contestata alla Cecchin sull'aver agito con premeditazione il Dott. Manacroda ritiene che la lunga elaborazione compiuto dalla Cecchin rispetto all'“azione offensiva” nei confronti della Signora D'Aniello abbia delle radici remote molto antiche, che grazie ad eventi causali avvenuti nel marzo 2003 ha finito per coagularsi nella sua mente nelle settimane precedenti il fatto fino a sfociare nell'aggressione mortale. Di conseguenza il processo psichico che ha portato inizialmente alla progettazione e preparazione dell'azione lesiva e in un secondo tempo alla sua attuazione, coincide con un’idea fissa ossessiva tipica del quadro sintomatologico della perizianda, pertanto la premeditazione deriva da cause che si identificano nell'infermità che affligge la Cecchin; pertanto viene cosi esclusa la premeditazione. Quanto detto vale anche per poter escludere l'aggravante dell'aver agito per futili motivi, l'aggravante dell'aver adoperato sevizie o aver agito con crudeltà. Il Prof. Fornari e la Dott.ssa Cantarella analizzando i dati clinici, anamnestici e psicodiagnostici raccolti durante i loro accertamenti concordano dicendo che la Cecchin presenta un Disturbo Complesso di Personalità, dal quale emergono tratti insicuri, sensitivi, e un frustrato bisogno di farsi valere e di sentirsi valorizzata, nonché tematiche vittimistico-persecutorie. A questo disturbo di base va a sommarsi poi un Disturbo della Condotta Alimentare e un disturbo dell'Umore distimico che non ha mai raggiunto i criteri per un disturbo maggiore, ma che comunque ha presentato periodici episodi di tipo espansivo-ipomaniacale. Il quadro clinico attuale si discosta da quello delle due precedenti perizie, entrambe d'accordo sulla presenza di un Disturbo Paranoide di Personalità, in quanto secondo i due periti il fatto che la Cecchin distingua il mondo in vincenti e perdenti e non in buoni e cattivi liquida definitivamente il discorso di un _________________________________________________________________31 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 Disturbo Paranoide di Personalità perché vengono a mancare le caratteristiche proprie del disturbo. I due periti sono d'accordo nel dire che alcuni aspetti del Disturbo Paranoide di Personalità possono aver colorito il quadro clinico e funzionale della Cecchin “a caldo”, specialmente la componente vittimisticopersecutoria probabilmente molto più espansa nel periodo novembre 2003gennaio 2004, senza però raggiungere mai caratteristiche propriamente deliranti. É in oltre escluso che un Disturbo Paranoide di Personalità, proprio per le sue caratteristiche costitutive, sia potuto andare incontro ad una remissione tale da non lasciare più nessun segno rilevabile dalle osservazioni cliniche successive, come quella svolta dai periti in questione, anche perché le terapie praticate nei mesi non sono state continuative e neppure incisive sulla presunta patologia della Cecchin. Altro aspetto fondamentale da non tralasciare è quello legato al fatto che il funzionamento psicologico della Cecchin è radicalmente cambiato col suo trasferimento a Schio e col suo rientro a Firenze, dove sul lavoro ha incontrato persone che l'hanno apprezzata e considerata come capace. Per cui risulta chiaro per i due periti che il tratto predominante della perizianda è quello narcisistico, non quello paranoide, peraltro assente in tutti gli accertamenti fatti dai due periti. Per i due periti rabbia, invidia, rancore, accidia, narcisismo ferito, desiderio di possesso e perdita dell'oggetto del desiderio hanno costituito la spinta ad un atto in cui hanno agito fattori di personalità che non hanno minimamente inciso sulla capacità di intendere e di volere della Cecchin, quest'ultima è sicuramente una persona disturbata mentalmente, ma il suo complesso disturbo di personalità non si è manifestato in maniera quantitativamente e qualitativamente sufficiente da conferire “valore di malattia” al reato che ha commesso; sottolineando come sia impossibile negare la serietà del disturbo della Cecchin, tuttavia la progettazione e l'esecuzione del suo comportamento criminale fanno intendere che nello svolgimento complessivo e nel resoconto retrospettivo dello stesso essa ha conservato e conserva, tutt'ora indenni, le aree funzionali del suo Io preposte alla comprensione del significato del suo atto e delle conseguenze legate ad esso. La conclusione a cui giungono cosi il Prof. Fornari e la Dott.ssa Cantarella sono che _________________________________________________________________32 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 le capacità di intendere e di volere della Cecchin al momento del fatto non erano per infermità escluse o gravemente scemate. Il Prof. Dott. Francia, fatte le sue rilevazioni con la perizianda e lette le perizie fatte dai colleghi sottolinea come in questo caso la discussione clinica finisce per soverchiare quella psichiatrico-forense, al di là di ogni categoria nosografica ribadisce il fatto che la Cecchin presenta un Disturbo di Personalità ma che le sue capacità cognitive non risultano alterate e che comunque non vi sono situazioni patologiche tali da indurla a leggere la realtà secondo parametri psicotici. Il delitto che ella compie non matura e si costruisce sulla base di un delirio, ma solo sulla base di parametri psicologici e personologici, La Cecchin uccide perché è divorata dall'invida, sentimento che in essa prevale su tutti gli altri, ed in oltre è un sentimento che secondo il perito si ritrova spesso alla base di molti comportamenti delittuosi. Per cui a suo avviso spostare la discussione fuori dall'ambito psichiatrico forense risulta fuorviante in quanto non si tratta di discutere una diagnosi, bensì se tale diagnosi sia influente o meno sulla imputabilità. Il Dott. Francia afferma come Daniela nel momento in cui ha commesso l'atto aveva la capacità di capire che quello che stava compiendo era un delitto, in quanto le sue facoltà cognitive sono sempre risultate intatte, inoltre le motivazioni che l'hanno spinta ad organizzare l'ingresso in casa della vittima, a munirsi di un coltello, a trasferire il corpo della vittima dall'ingresso alla camera da letto non sono certamente di tipo patologico, ha agito in maniera lucida, coerente, determinata nell'azione e attenta a non farsi sorprendere. Per cui, rilevato che Daniela Cecchin ha dei tratti abnormi di personalità tali da configurare un disturbo nosograficamente classificabile, resta comunque imputabile in quanto ha sempre compreso quello che stava compiendo e non se n'è astenuta in nessun modo, ne ha mai presentato un minimo cenno di pietà per la vittima. Daniela Cecchin è stata condannata a venti anni di reclusione, al termine dei quali dovrà scontare tre anni in Ospedale Psichiatrico Giudiziario. _________________________________________________________________33 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 5. Testimonianze su Daniela Cecchin Dichiarazione della sorella Adriana Cecchin: “Daniela ha avuto una vita normalissima fino al termine delle scuole superori, salvo essere stata sempre di carattere chiuso. Una volta iscrittasi all'Università ha iniziato ad evidenziare problemi depressivi. Manifestava paure, temeva di ricevere del male da chiunque tanto è vero che per un certo periodo si rifiutava persino di uscire di casa. Con il tempo l'abbiamo convinta a riprendere una vita normale e ad avere contatti. Nulla mi risulta riguardo il Dott. Nozzoli mio primario e neppure il Dott. Botteri.” Dichiarazione del Dott. Nozzoli: riferiva di essere stato compagno di scuola di Daniela, con la quale interruppe ogni rapporto dopo la fine delle superiori. Dichiarava inoltre di ricevere (da circa un anno, anche in ore notturne) telefonate moleste da parte di sconosciuti, alcune mute, altre con brevi epiteti offensivi “porco, maiale”, pronunciate da voce femminile. Dichiarava inoltre di essere stato avvertito dall’assistente Adriana Cecchin che la sorella effettuava telefonate moleste, e di non preoccuparsi se le avesse ricevute. Dichiarazione di Fiorenza Sonego, amica di famiglia, partecipe di un gruppo religioso frequentato saltuariamente anche da Daniela: “attraverso Adriana anche Daniela veniva saltuariamente a farmi visita a casa... Conosco le problematiche di Daniela la quale ha iniziato ad evidenziare problemi di depressione in concomitanza dell'iscrizione all'università. Negli ultimi tempi Daniela sembrava aver avuto dei miglioramenti. Per quanto riservata e timida ogni tanto sorrideva... Era comunque evidente che aveva dei problemi, era strana perché alle volte la notavo gesticolare co la bocca come se parlasse anche se non emetteva alcun suono vocale. A volte la sentivo parlare da sola”. Anche la signora Sonego dichiarava di aver ricevuto delle telefonate mute nei mesi di _________________________________________________________________34 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 settembre ed ottobre, in ore diurne. Dichiarazione di Alessandra Vitali, amica d’infanzia e compagna di liceo della Cecchin, moglie di Marco Innocenti, dichiarava tra le altre cose di essere a conoscenza dei problemi di depressione di Daniela “l'ho rincontrata allorquando si era appena trasferita a Montebello Vicentino, ricordo che in occasione di una visita concordammo di trascorrere qualche giorno di vacanza assieme, cosa che poi non facemmo perché decisi di andare in ferie col fidanzato, mio attuale marito. Ricordo pure che Daniela la prese male e chiese spiegazioni a mia madre. Nell'anno 2001 venne a trovarmi a casa e notai qualcosa di strano, a tratti avevo la sensazione che proferisse frasi scollegate dal contesto del momento, frasi che sembravano fuori uscire dalla sua bocca senza che lei lo volesse... ho cercato di interrompere ogni rapporto... Lei mi sembrò contrariata di questo rifiuto. Ciò avvenne nell'estate del 2002, è stato di li in poi che a casa mia, sull'utenza fissa, sono iniziate ad arrivare telefonate mute soprattutto in orario notturno, mi munii di un rilevatore e scoprii che le telefonate provenivano dall'utenza dell'abitazione della famiglia di Daniela... mio marito telefonò alla madre e dal quel momento le telefonate sono cessate, anche se ricordo che nel mese di ottobre, all'alba, ho ricevuto un'altra telefonata simile. Ai tempi del liceo Daniela era una ragazza graziosa, e ricordo che ha anche avuto delle relazioni sentimentali se pur di breve durata.” Dichiarazione di Pier Luigi Cabras, psichiatra di Firenze, “ conosco Cecchin Daniela in quanto venne la sorella a chiedermi di potermene occupare rappresentandola come una persona con disturbi del comportamento. Ciò si è verificato circa un anno fa e, avendo accettato l'incarico, ho avuto in tutto tre incontri nel giro di un mese e mezzo circa. Già dal primo incontro ebbi modo di constatare che Daniela era paranoica. Inoltre appariva aggressiva, isolata, cupa, introversa, nella circostanza le prescrissi una terapia di antipsicotici che produssero, nei due successivi incontri, qualche miglioramento, cosi come mi _________________________________________________________________35 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 venne confermato dalla stessa Daniela. Sta di fatto che, successivamente al terzo incontro, non l'ho più vista né sentita, e neppure i familiari... non ho mai raccolto specifici sentimenti di avversità verso persone in particolare. Ce l'aveva col mondo intero e lei si considerava una vittima, riguardo all'aggressività, riferisco un episodio accaduto nel primo incontro in occasione del quale, preventivamente, mi chiese di quale città fossi e, avendo appreso che ero di Firenze, mi disse che i fiorentini erano tutti “stronzi”... non ho mai rilevato in Daniela una personalità “alternante”, ovvero personalità doppia, o comunque non ho mai raccolto segnali in tal senso.” La madre durante un colloquio riferisce: “i malanni le venivano sin da piccola, le mancava la capacità di riflessione, i guai li ha sempre combinati... come se non riuscisse a comprendere la conseguenza delle proprie azioni. Una volta (pare di capire poco prima del delitto) Daniela mi disse: ”Mamma è meglio che ammazzi qualcuno o ammazzi me?” Ancora durante un altro colloquio sorelle e fratello dichiarano: “dopo il liceo quando stava già male spesso chiedeva se era normale, diceva: la gente è cattiva. Era la più bella delle sorelle ma non ne era cosciente, non girava mai con i ragazzi, era chiusa e su questo non si esprimeva mai. Era complessata, con una sottostima di sé stessa, non si sentiva capace di affrontare le cose, manifestava una tristezza rassegnata, non partecipava alle discussioni familiari, non partecipava a nulla, mangiava isolata e leggeva giornalini.” _________________________________________________________________36 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 Bibliografia American Psychiatric Association, DSM-IV-TR, 2002. Lucarelli C., Picozzi M. “Serial Killer, storie di ossessione omicida”, Mondadori, Milano, 2004. Fornari U., Cantarella A., “Relazione di Perizia Psichiatrica Collegiale in persona di Cecchin Daniela”. Francia A., “Relazione di consulenza Tecnica Psichiatrica Forense in persona di Cecchin Daniela”. Galliani I., Paterniti R., “Consulenza Tecnica per il P.M sullo stato di mente di Cecchin Daniela”. Manacorda A, “Relazione di Consulenza Tecnica Psichiatrica in persona di Cecchin Daniela” Rossi L., Zappalà A., “Personalità e Crimine, elementi di psicologia Criminale”, Carocci Editore, Roma, 2011. _________________________________________________________________37 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Claudia Innocenti - SST in Scienze Criminologiche (Primo anno) A.A. 2010 - 2011 Sitografia WWW.REPUBBLICA.IT/2003/K/SEZIONI/CRONACA/FIRENZEDONNA/HTML WWW.CORRIERE.IT/CRONACA/ WWW.CRIMINE.NET WWW.SERIALKILLERS.IT WWW.LANAZIONE.IT/FIRENZE WWW.CINZIATANI.COM WWW.ICAA-ITALIA.ORG/OMICIDI _________________________________________________________________38