La piromania LA PIROMANIA di Carlo Riccardi* Parlare di piromania non è facile; vuoi per i contributi dottrinali limitati, vuoi per il numero ancora minore di casi, sta di fatto che l’argomento che cercherò di trattare sembra caduto nella scatola dei ricordi della criminologia moderna. È peraltro curioso notare come accanto a questa discesa nell’oscurità scientifica del piromane si assista invece ad un crescente interesse per l’incendio doloso e per l’incendiario, interesse inserito in quel filone di studi sulla criminalità ambientale sempre più diffuso. Ed è proprio la confusione mass mediatica tra incendiario e piromane che permette a quest’ultimo di essere nominato quando un incendio di origine dolosa divampa; ma lo si nomina attribuendogli in realtà caratteristiche diverse, proprie di un’altra figura criminale che agisce sulla base di motivazioni totalmente differenti. Speaking of pyromania is not easy, either by limited doctrinal contributions, either for even fewer cases, the fact is that the argument seems to try to deal fell into the box of memories of modern criminology. It 'also interesting to note that this descent into the darkness beside scientific arsonist, there has been a growing interest in the arson and the arsonist, interest included in that line of study on environmental crime increasingly prevalent. It is precisely the mass media confusion between arsonist and pyromaniac that allows him to be appointed when a fire deliberately started blaze, but the appointment is actually giving it different characteristics, their criminal acts of another figure on the basis of totally different reasons. Piromania e mass-media: alcune precisazioni terminologiche U no degli argomenti che ogni estate è portato all’attenzione del lettore e dell’ascoltatore è sicuramente il dramma degli incendi; coniugare la calura estiva con la distruzione di boschi e pinete è ormai diventato un appuntamento fisso. Ogni giorno la cronaca esce con un bollettino degli incendi e l’opinione pubblica si trova impotente chiedendosi il perché, domandandosi cosa può portare ad un certo comportamento; interrogativi volti a comprendere quale può essere la spinta interiore, la motivazione, la molla psicologica che induce ad appiccare un incendio. Di norma è in questo momento che la figura * Criminologo clinico. SILVÆ - Anno VI n. 14 - 201 La piromania del piromane entra in scena, diventando l’oscuro colpevole di tanta gratuita “crudeltà”, divenendo tanto facilmente nominabile quanto difficilmente catturabile. L’approccio dei media tende a semplificare il problema del “dolo incendiario”, attribuendo ogni responsabilità al piromane, finendo per dare a questa espressione una valenza onnicomprensiva1. Questa generalizzazione è fuorviante; il piromane è infatti una figura psicologicamente ben definita, che deve necessariamente essere diversificata da quella dell’incendiario doloso, dal delinquente che commette il reato per motivi legati quasi sempre a propri o altrui interessi materiali. Onde evitare gli stessi luoghi comuni, gli stessi stereotipi, le stesse citazioni mediatiche, “scientificamente” poco precise, bisogna subito dire che la piromania è un fenomeno piuttosto raro. Da uno studio di Rosso2 basato su di una casistica di 25 soggetti autori di incendi dolosi diagnosticati come piromani, si ricava che in realtà nessuno di questi apparteneva alla categoria del piromane nell’accezione proposta dalla letteratura e dalla nosografia; era presente in alcuni soggetti un impulso incendiario, ma nella gran parte dei casi, questo aveva una base allucinatorio – delirante. La patologia mentale risultava essere l’aspetto determinante del passaggio all’atto. Diveramente quindi dalle immagini della cronaca, ben difficilmente tutti gli incendi appiccati saranno opera di piromani; più semplicemente si tratterà di incendi dolosi appiccati da persone che trovano nell’incendio un vantaggio economico e/o materiale, al pari di qualsiasi delinquente mosso da finalità appropriative latamente intese. A questo punto, seppur embrionale, dell’esposizione, per chiarire subito terminologie e concetti che riprenderemo in seguito, ci basti dire che la piromania si basa esclusivamente sul ricorrente bisogno di appiccare un incendio per il piacere ed il sollievo che dall’atto stesso derivano. Tutti gli altri comportamenti che si 1 Da una ricerca effettuata sul database del Corriere della Sera, negli ultimi 3 anni ci sono stati circa 135 articoli in cui si parlava di piromani. Già ad una semplice e breve disamina dei fatti così come raccontati, appariva che solo una o due notizie – e anche su questi il beneficio del dubbio – è sovrano – riguardavano potenziali piromani. Per questa ricerca ringrazio per la disponibilità il collega, Dott. Angelo De Micheli. 2 Rosso R., Piromani o incendiari? Un contributo clinico in Rivista sperimentale di freniatria, CXIII, 1178, 1989. Rosso R., Su di una casistica di incendiari e piromani, Rivista italiana di medicina legale, XI, 991, 1989 202 - SILVÆ - Anno VI n. 14 La piromania sostanziano nel causare un incendio ma che non possano ricondursi a questo aspetto “edonistico”, costituiranno semplicemente il passaggio all’atto di un incendiario. Il piromane è un incendiario ma non è sempre vero il contrario. Possiamo quindi considerare il piromane come la forma più pura d’incendiario, colui che agisce in preda all’amore per il fuoco, al desiderio delle fiamme, al fascino del fuoco; colui che è “posseduto” dal “cruccio estetico” dell’incendio, colui che cerca di ricreare attraverso le fiamme quella bellezza selvaggia ricercata da ogni piromane. Il fascino per le fiamme è una costante della personalità dei piromani e costituisce spesso la motivazione, più o meno cosciente, dei loro atti criminali. Il dibattito sulla piromania ha prodotto molte ipotesi che hanno tentato di dare spiegazione a questo comportamento; su ben poco in realtà si è trovato un accordo. Le poche certezze teoriche accompagnate dalla scarsa ricorrenza numerica di questo disturbo hanno segnato un declino d’interesse su questo tema. Tra realtà e mito: il valore simbolico del fuoco Parlare di piromania ci conduce, tautologicamente per la verità, a trattare brevemente lo stretto rapporto, sul piano materiale, utilitaristico e simbolico, tra l’uomo ed il fuoco3. Il fuoco ha rappresentato sicuramente uno degli elementi più importanti per l’evoluzione dell’essere umano; impadronirsi ed aver addomesticato il fuoco ha costituito la prima vittoria dell’uomo sulla natura sancendo il passaggio verso la cultura e la civiltà. Non è necessario spendere molte parole per individuare alcune tappe fondamentali nell’evoluzione della specie umana segnate dalla presenza del fuoco; il calore usato per vincere le intemperie, il fuoco come elemento di luce, il fuoco come energia da usare per lo sviluppo della meccanica, il fuoco come “catalizzatore” nel processo di cottura che permette all’uomo di conservare i cibi. 3 Su questo tema cfr. in particolare; Laxenaire M. – Kuntzburger F., Gli incendiari, Centro Scientifico Editore, Torino, 2001; Kolko D. (Ed.), Handbook on Firesetting in Children and Youth, Academic Press, San Diego, 2002; Ermentini A., Piromania, in Ermentini A. – Gulotta G., Psicologia, psicopatologia e delitto. Scritti, Giuffrè, Milano, 1971, pp. 89 – 135; Bachelard G., La flamme d’une chandelle, Quadrige/PUF, 1986 trad. it., La fiamma di una candela, SE, Milano, 1996. SILVÆ - Anno VI n. 14 - 203 La piromania Col progresso nell’utilizzo del fuoco si inizia ad assistere al progressivo passaggio verso il suo aspetto simbolico. L’uomo non avrebbe potuto produrre da solo il fuoco e questo non può che essere il risultato di un dono derivante da un essere superiore; se il corpo è nutrito grazie al fuoco, il fuoco da parte sua contribuisce a nutrire lo spirito grazie ai numerosi miti e leggende che lo vedono protagonista. L’uomo comincia ad interrogarsi sulle origini del fuoco, inventa rituali; in una espressione, rende il fuoco simbolo. Indiscutibile è la valenza simbolica del fuoco; esso evoca vitalità, fervore, ardore ed emozioni intense. Il focolare è simbolo universale della protezione e del calore familiare; il fuoco dà luce, ed insieme all’acqua richiama l’idea della fecondazione. Altra idea forte che il fuoco ha sempre posseduto è quella della dualità. Il fuoco è allo stesso tempo elemento che crea e distrugge; attraverso i riti di purificazione e impedimento della putrefazione acquista un significato di trascendenza nei confronti della morte, donando l’immortalità nel bruciare la parte mortale dell’individuo4. La pena del fuoco eterno è il supplizio destinato ai peccatori, ma sempre attraverso la fiamma si permette all’uomo di bruciare il peccato ed uscire purificato. Nelle filosofie il fuoco è spesso percepito come principio di tutte le cose; per la sua vivacità ed il suo moto continuo è simbolo rappresentativo della vita dell’universo. Il fuoco suggerisce l’idea del divenire, di cambiamento e di rinnovamento. Nelle religioni il fuoco entra nel rito venendo spesso associato a significati di purificazione e propiziatori. La fiamma è anche simbolo di memoria e ricordo; l’eterno fuoco che arde nella sala del ricordo del museo Yad Vaschem5 di Gerusalemme è esempio più che sufficiente e che non necessita di molte altre parole. In poche righe si può quindi intuire la intima connessione tra l’uomo e il fuoco, sia materialmente che simbolicamente. Tutto ciò è facilmente verificabile se si pensa a quante operazioni compiamo naturalmente maneggiando il fuoco o i suoi derivati tec4 Si ricordi in tal senso l’idea di ricerca dell’immortalità che sta alla base dei riti di cremazione. 5 Lo Yad Vaschem è il museo situato a Gerusalemme in ricordo della Shoah. 204 - SILVÆ - Anno VI n. 14 La piromania nologici e quante espressioni del linguaggio richiamino metaforicamente il fuoco nei significati prima considerati. Il fuoco utilizzato anticamente come elemento benefico della natura, rispettato, temuto, venerato, è stato degradato ad elemento che può essere usato anche per distruggere, vendicarsi e punire. L’evoluzione storica del concetto di piromania Abbiamo già accennato, introducendola, la differenza sostanziale tra l’incendiario ed il piromane. Possiamo perciò dire a questo punto che ove, nell’appiccare un incendio, non siano evidenti moventi economici o materiali si può ipotizzare un movente psicopatologico. Salvo ritornare più avanti sulla definizione di piromania, per ora ci basti considerarla come il bisogno d’incendiare e il bisogno di vedere il fuoco divampare e svilupparsi. Sembra utile, per cercare di delineare la cornice in cui la piromania si inserisce, cercare di individuare quale è stata l’origine di questo concetto e seguirne, seppur brevemente, l’evoluzione storica. Data l’impossibilità di passare in rassegna in modo approfondito tutte le tappe dell’evoluzione storica della piromania, si tenga presente che l’evoluzione di questo disturbo è sempre stata caratterizzata dall’esistenza di due schieramenti opposti; da una parte coloro che consideravano la piromania una categoria nosografica autonoma, caratterizzata quindi da peculiarità che ne sancivano l’unicità scientifica, dall’altra, uno schieramento che considerava, invece, il disturbo in questione una sorta di categoria artificiale, utile cioè solo a fini classificatori, potendosi invece, per quanto riguardava la motivazione dell’agire, considerarla sfaccettatura di altri disturbi mentali. In sostanza quindi l’atto incendiario sarebbe solo una delle possibili manifestazioni di alcune patologie mentali. La nascita e lo sviluppo del concetto di piromania6 si legano alla teorizzazione nei primi anni dell’800 da parte di Pinel del concetto di 6 Cfr su questo punto; Rosso R., La dottrina della piromania nella psichiatria dell’Ottocento, Rivista Sperimentale di Freniatria, CXIV, 7, 1990; Rosso R., Piromania e disturbo del controllo degli impulsi: tendenze evolutive del concetto nel XX secolo, Rivista italiana di medicina legale, XI, 899, 1989; Laxenaire M. – Kuntzburger F., Gli incendiari, op. cit. SILVÆ - Anno VI n. 14 - 205 La piromania “mania parziale” o “mania senza delirio”, definiti come quei casi in cui senza aberrazioni della facoltà intellettiva, i malati commettono atti interpretabili dal profano come frutto di profonda perversione. Questa dottrina si sviluppò poi attraverso l’opera di Esquirol che costruì la categoria della “monomania” caratterizzata da un certo numero di idee fisse, dominanti, esclusive, nelle quali si svilupperebbe il delirio, pur restando integre tutte le altre funzioni psichiche. Questa categoria di monomania sarebbe utile a spiegare quel qualche cosa di cieco ed indefinito che spinge all’atto persone che, prima che si manifestassero i sintomi dell’atto impulsivo, si erano dimostrate buone, oneste e mite. Fu Marc, allievo di Esquirol, che nella metà dell’800 configurò l’ipotesi di una monomania incendiaria, definendo “piromania” la propensione a bruciare, distinguendola in due diverse categorie, e cioè quella ragionata e quella istintiva. Marc considerò quindi la piromania come un’entità specifica insorgente in un soggetto la cui coscienza ed il cui senso morale sono intatti. La piromania quindi – e questa sarà la posizione sostenuta da Morandon de Montyel – venne considerata come la soddisfazione di un bisogno che, nato spontaneamente nello spirito del piromane, non è la risultante né di disposizioni psichiche precedenti, né un adattamento a fenomeni interpretati morbosamente. Siamo di fronte al sorgere di un desiderio di bruciare al di fuori di ogni costrizione materiale o affettiva. Bisogna in particolare sottolineare che i “difensori” della piromania come entità specifica, la considerarono indipendente da disturbi psichiatrici o da una motivazione utilitaristica, ed insorgente in soggetti in situazioni di fragilità sessuale o intellettiva. Marc, così come altri autori, offrì una lettura sulle possibili cause della piromania, individuandole con l’esistenza di problematiche sessuali e con un’evoluzione organica irregolare; fu questa la prima “lettura sessuale” della condotta incendiaria, peraltro ancora oggi con un posto di rilievo nella dottrina impegnata a ricercare una spiegazione della piromania7. Altri autori, senza in realtà fornire una spiegazione, considerano i piromani come soggetti spinti da una propensione vicina all’istin7 Vedi infra par. 4.4.2 206 - SILVÆ - Anno VI n. 14 La piromania to animale. La mancanza di motivi razionali costringe il piromane ad agire sotto la spinta di atti irresistibili, impossibili da reprimere. Qui la motivazione risiede solo nel “cruccio estetico” precedentemente accennato8, e cioè nello spettacolo dell’incendio, nel fascino che il fuoco esercita e nel piacere della sua visione. Altro autore che sostenne la piena autonomia nosografica della piromania fu Morandon de Montyel, il quale in successivi lavori individuò quale elemento irrinunciabile affinché possa parlarsi di piromania, il fatto di aver agito essendo trascinati da un impulso irresistibile ed intermittente. Per poter parlare di piromania occorre quindi necessariamente escludere l’esistenza di ogni motivazione concreta ad appiccare il fuoco. La piromania quindi, secondo questo autore, rappresenterebbe la soddisfazione di un bisogno nato spontaneamente dalla mente del soggetto e che non deve essere il prodotto di condizioni psichiche anche patologiche del soggetto, né una reazione a fenomeni esterni interpretati morbosamente. Tale bisogno di appiccare e vedere il fuoco costituirebbe, da solo, la manifestazione essenziale caratteristica della malattia. Secondo questa visione sono caratteristiche che definiscono la piromania: 1. appiccare l’incendio guidati da un impulso irresistibile intermittente 2. disturbi fisici o modifiche psichiche concomitanti al reato o anteriori 3. intima soddisfazione per aver compiuto il reato 4. assenza di movente 5. se l’incendio è atto incosciente di un idiota o demente, atto sconsiderato di un maniaco, l’atto passivo di un allucinato, l’atto esuberante o di un emotivo, non appartiene alla piromania. Si noti sin d’ora la somiglianza, o per meglio dire la coincidenza, con la definizione di piromania contenuta nel DSM III9. Come abbiamo accennato precedentemente, vi fu nella dottrina dell’800 – ma anche in quella del ‘900 – un movimento contrario 8 Vedi pag. 4 9 Per il confronto tra le definizioni di piromania si veda infra par. 4.2 SILVÆ - Anno VI n. 14 - 207 La piromania all’idea che la piromania potesse considerarsi una categoria nosografica indipendente. Diversi autori10 tra i quali ricordiamo Lagrande de Salle, Lazzaretti ed altri, criticavano l’autonomia della piromania basandosi fondamentalmente su due punti: a) in realtà quelli che vengono considerati atti incendiari senza movente sarebbero molto spesso atti basati non tanto su di un impulso a bruciare, quanto su vendetta e gelosia oppure provocati da epilessia, delirio o allucinazione; b) la piromania, intesa quindi come tendenza ad appiccare incendi sarebbe solo un sintomo di una malattia mentale affermando anche che l’idea impulsiva (impulso incendiario) non può trovarsi isolata, ma appare di un processo patologico complesso. Il dibattito dottrinale in tema di piromania durante il XX secolo non si discosta molto da quello del secolo precedente. Tale immobilismo dottrinale venne facilitato dal fatto che per parecchi anni ci fu una caduta d’interesse nei confronti della piromania. Ritroviamo qualche voce che considera la piromania nosograficamente autonoma, basandosi ancora una volta – o comunque discostandosene davvero poco – sull’idea che l’atto piromanico per essere tale deve completamente slegarsi dall’esistenza di un movente materiale, rispondendo dunque solo al desiderio di gratificare un’ossessione. Per il resto, ed in particolare per quel che concerne le voci contrarie all’autonomia della piromania, pare interessante sottolineare la posizione di Gimbal che incarna l’idea-tipo di questa posizione. L’Autore differenzia gli incendiari sani di mente, che compirebbero gli atti per vendetta o altri futili motivi, e gli incendiari alienati che non costituirebbero un gruppo particolare ma che si ritroverebbero in ogni forma di alienazione mentale. L’incendio, in questi individui, sarebbe espressione sintomatologica della malattia e non un’entità morbosa a sé stante. La piromania non sarebbe una malattia definita mancando, secondo l’Autore, soggetti che presentino un solo ed unico disturbo mentale basato sull’ossessione e impulso incendiario. 10 Rosso R., Piromania e disturbo del controllo degli impulsi: tendenze evolutive del concetto nel XX secolo, op. cit. 208 - SILVÆ - Anno VI n. 14 La piromania Altri autori sottolineano che le deviazioni nel campo degli impulsi starebbero ad indicare una predisposizione patologica; l’atto incendiario soddisferebbe quindi un istinto patologicamente naturale ed il soggetto proverebbe lo stesso sentimento di piacere rispetto alla soddisfazione di istinti “normali”11. Come anticipato in precedenza si noti come in realtà ben poca diversità e ben poche novità accompagnano la dottrina in tema di piromania del ‘900 rispetto a quella del diciannovesimo secolo; tale difficoltà o scarso interesse nei confronti di un oggetto tanto affascinante quanto raro contribuì ad un abbandono degli studi sul tema. Dall’inizio del 1900 sino alla metà del secolo i contributi in materia furono pochi e poco rilevanti. Una ripresa d’interesse si ebbe nel 1951 con uno studio di Yarnell e Lewis12 che tra le diverse categorie di incendiari individuano anche i piromani; costoro avrebbero come caratteristica comune, pur nella eterogeneità del gruppo di individui, l’attribuzione dell’atto criminale ad un impulso irresistibile che ritroverebbe le sue origini nel tema del rapporto tra fuoco e sessualità. I soggetti esaminati avrebbero orgasmo alla vista del fuoco e si sentirebbero eccitati da situazioni in cui avvengono incendi13. Altra “visione” sessuale fu quella di Ey che incluse la piromania tra le perversioni sessuali. Egli considerò ogni perversione come la “lotta contro l’accettazione della castrazione, cioè ancora la limitazione della propria potenza…”14 e si rilevò che il piromane dimostrerebbe a se stesso, attraverso l’incendio, il proprio potere immaginario. Per concludere questa breve disamina storica del concetto di piromania, alcuni autori, ancora una volta, riterrebbero impossibile ricondurre gli stati psicopatologici degli incendiari ad una sola categoria clinica ed il termine “piromane” indicherebbe solo il sintomo di altre patologie in atto nell’individuo. Il ventesimo secolo ha proposto una visione della piromania 11 Rosso R., Piromania e disturbo del controllo degli impulsi: tendenze evolutive del concetto nel XX secolo, op. cit. 12 Si veda sul punto Laxenaire M. – Kuntzburger F., Gli incendiari, op. cit.; Stadolnik R. F., Drawn to the flame: Assessment and Treatment of Juvenile Firesetting Behaviour, Professional Resource Press, Sarasota, 2000. 13 L’aspetto sessuale è stato spesso analizzato parlando di piromania e lo riprenderemo parlando della personalità del piromane. V infra par. 4.4.2 14 Laxenaire M. – Kuntzburger F., Gli incendiari, op. cit., pag. 73 e ss. SILVÆ - Anno VI n. 14 - 209 La piromania quale atto al crocevia tra impulsività, piacere sessuale perverso e fascinazione; di certo, ancora una volta, s’impone un dato sopra tutti, la violenta attrazione del piromane per il fuoco. Le definizioni di piromania; da Morandon de Montyel al Dsm IV Per cercare di giungere verso le concezioni moderne in tema di piromania sembra utile valutare le differenti definizioni che vengono date a questo concetto, partendo da quella che può essere considerata la prima definizione organica di piromania e cioè quella che proposta da Morandon de Montyel, nella seconda metà del secolo scorso. Per una maggior chiarezza e per garantire un rapido raffronto tra le definizioni, queste verranno raccolte in una tabella riassuntiva. Facendo riferimento alle edizioni considerate del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, più che di differenti definizioni si può parlare di diverse sfumature sotto le quali si celano i medesimi concetti; dal DSM III al DSM III R pochi sono i rilievi da fare legati al passaggio all’atto, che nell’edizione rivisitata del Manuale è ampliato nelle sue dimensioni di fascinazione e interesse per tutto ciò che sia relativo al fuoco, ponendo ancora, viene posto l’accento sull’intensità del contesto emotivo, prima, durante e dopo l’incendio. L’unica differenza di rilievo pare essere quella relativa alla tipologia di stato mentale che conduce all’azione; si passa dal DSM III ove l’atto incendiario del piromane viene indicato come dettato dalla incapacità di resistere ad un impulso, alla previsione del DSM III R dove l’atto impulsivo si trasforma in atto deliberato e intenzionale, indicazione questa che permane anche nel DSM IV15. Il tentativo sembra quello quindi di non accordare quindi più al piromane il dubbio di essere vittima di un gesto incontrollabile, ma egli mette consapevolmente in atto il suo amore per il fuoco16. 15 Si è omessa l’indicazione del DSM I e del DSM II nei quali la piromania risultava solo come termine supplementare 16 Risulta abbastanza curioso e non immediatamente comprensibile come accanto a questo passaggio da uno stato di impulso ed un atto deliberato ed intenzionale in realtà la piromania sia sempre stata classificata nelle edizioni considerate del Manuale sotto la categoria dei Disturbi del controllo degli impulsi non classificati altrove, la cui caratteristica fondamentale è l’incapacità a resistere ad un impulso, ad un desiderio impellente, o alla tentazione di compiere un’azione pericolosa per sé o per gli altri. Cfr. per es. DSM IV, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Masson, Milano, 1998, pag. 667 210 - SILVÆ - Anno VI n. 14 La piromania Appare abbastanza difficile individuare sostanziali novità che ci permettano di affermare qualcosa di nuovo e di diverso in tema di piromania. In più di un secolo e cioè nel tempo che è intercorso tra la definizione di Morandon e le diverse edizioni del DSM considerate è cambiato veramente poco. I concetti espressi risultano essere molto simili, per non dire identici. Da un lato questa mancanza di sviluppo in tema di piromania non può che confermare la marginalità del tema in ambito psicopatologico e criminologico; da un altro punto di vista potrebbe essere letta come l’incapacità a fornire nuove e diverse indicazioni rispetto alla caratteristica che permette alla piromania di poter essere considerata come categoria nosograficamente degna di rispetto e cioè l’elemento di attrazione per il fuoco. Forse per lo scienziato questa affermazione è troppo debole, ma pare inconfutabile che l’elemento che ha accompagnato l’evoluzione del concetto di piromania e quello che ha resistito come caratteristica essenziale sia proprio questa “relazione fusionale”17 con l’elemento fuoco che attrae molti di noi ed è elemento vitale per il piromane. In realtà la piromania non sarebbe da iscriversi fra gli atti che vengono posti in atto senza motivo, ma sarebbe un comportamento che ha alla base, quindi come unica motivazione, il fuoco ed il piacere che il fuoco provoca per il piromane; “….mi piaceva dar fuoco alle cose…e mi esaltavo subito.”18, frase questa sintomatica del fatto che ovunque si sia cercato di portare la piromania, essa ci riporta senza troppo sforzo alla sua indistruttibile spina dorsale, l’attrazione per il fuoco. Piromania e disturbo del controllo degli impulsi: navigando a vista in tema d’imputabilità Se esistesse una graduatoria dei temi più spinosi che la criminologia – e il diritto penale e la psichiatria forense – si trova ad affrontare, il tema dell’imputabilità si posizionerebbe nelle prime posizioni. La normale difficoltà19 dello stabilire se una persona “non abbia potuto” o “non abbia voluto” resistere 17 Laxenaire M, –Kuntzburger F., Gli incendiari, op. cit., pag. 118 18 Ermentini A., Piromania, op. cit. pag. 123 19 Su questo tema, Ponti G., Compendio di criminologia, Cortina Editore, Milano, 1999, pag. 421 SILVÆ - Anno VI n. 14 - 211 La piromania all’impulso criminale sembra aumentare quando ci si trova davanti alla categoria dei disturbi del controllo degli impulsi, tra i quali è inserita la piromania. La categoria dei disturbi del controllo degli impulsi, ha quale caratteristica peculiare l’incapacità di resistere ad un impulso o ad un impellente desiderio, o alla tentazione di compiere un’azione pericolosa per sé o per gli altri. Nella maggior parte dei disturbi del controllo degli impulsi il soggetto avverte una sensazione crescente di tensione o eccitazione prima di compiere l’azione, e in seguito prova piacere, gratificazione, o sollievo nel momento in cui commette l’azione stessa. Dopo l’azione possono esserci o meno rimorso, autoriprovazione o senso di colpa. Un soggetto soffre quindi di un disturbo del controllo degli impulsi quando non è capace di resistere all’impulso di porre in essere un atto. Si possono osservare 2 tipologie di impulsività. • Transitoria: non ha estensione temporale e non ha carattere ripetuto • Persistente: ha estensione temporale e si sostanzia in azioni ripetute. È difficile stabilire la linea di confine tra un atto impulsivo occasionale e un disturbo del controllo degli impulsi quando entrambi hanno una conseguenza negativa. Non c’è nemmeno accordo sul come diagnosticare i disturbi dei controlli degli impulsi in ogni situazione che si presenta. I disturbi del controllo degli impulsi suscitano rilevanti problemi in ordine all’imputabilità20: quando non vi siano concomitanti e gravi problemi di malattia mentale, nelle forme pure di disturbo del controllo degli impulsi, quali la piromania21, la capacità d’intendere il significato illegittimo dei reati inevitabilmente commessi è conservata, ma il problema è insito nella libertà del volere, generalmente compromessa per l’imperatività e l’irresitibilità degli impulsi. Viene ancora una volta spontaneo chiedersi quale sia allora il senso della modifica dei criteri dia20 Ponti G., Compendio di criminologia, op. cit., pag. 473 e ss. 21 La stessa osservazione valga per le forme di disturbo esplosivo e di cleptomania. 212 - SILVÆ - Anno VI n. 14 La piromania gnostici riguardanti la piromania, in particolare nella parte in cui la si ritiene atto deliberato ed intenzionale, facendo perlomeno sospettare che nella mente dei compilatori la piromania non dovesse essere intesa come un atto incontrollabile e permanesse, oltre la capacità d’intendere, anche quella di volere. Alcuni cenni in tema di personalità del piromane Prima di entrare nello specifico del tema, sembra utile definire il concetto di personalità, considerati i molteplici significati che questo concetto può avere, alcuni dei quali anche molto diversi tra loro. Per il nostro scopo la personalità può essere definita come “….il complesso delle caratteristiche di ciascun individuo quali si manifestano nelle modalità del suo vivere sociale…”22 Per iniziare ad affrontare questo tema riprendo brevemente un’osservazione portata da più autori e cioè che la piromania sarebbe caratterizzata dal non riconoscere un movente, intendosi spesso con queste parole che nel comportamento del piromane non esisterebbe movente, una “spinta mentale” all’azione.. Come però ormai appare chiaro, la peculiarità di questo disturbo risiede proprio nel fatto che il movente dell’atto risieda proprio nel piacere che al soggetto dona appiccare il fuoco e veder divampare le fiamme; “….sono nato per appiccare fuochi….quando appicco incendi è come mangiare, è un impulso e devo farlo….e dopo che l’ho fatto sono soddisfatto. Non so perché appicco fuochi ed è per questo che penso di essere pazzo, ma non mi sento pazzo quando li appicco e li guardo…..amo farlo, mi diverte…non voglio smettere23”. Queste poche parole sembrano ben rendere l’idea che il fascino per il fuoco costituisca il movente, se non unico, almeno principale dell’agire del piromane. Ma qual è la natura di questo fascino? Quali sono le spiegazioni fornite per spiegare questa attrazione? Cercherò per quanto possibile di delineare alcuni tratti caratteristici della personalità del piromane così come presentato dalla dottrina incentrando l’attenzione in particolare sui legami tra 22 Ponti G., Compendio di criminologia, op.cit., pag. 201 23 Sakheim G.A. –Osborn E., Firesetting Children. Risk Assessment and Treatment, p. 27 SILVÆ - Anno VI n. 14 - 213 La piromania piromania e aggressività e tra piromania e sessualità, da sempre condizioni richiamate per dare una spiegazione al comportamento piromanico. Ulteriore considerazione è quella che si tenterà di limitare la descrizione al solo piromane considerato nella sua forma più pura, tralasciando cioè quelle situazioni in cui siano presenti altre circostanze patologiche (quali schizofrenia etc.), che ove presenti, come già ricordato, non ci permettono di parlare di piromania. Piromania e aggressività Molti autori si sono soffermati a rilevare come sia possibile rilevare nell’atto incendiario una volontà aggressiva, riconoscendo nella personalità del piromane profonde tendenze distruttive. In base alle differenti concezioni la genesi di questa aggressività deviata andrebbe ricercata di volta in volta nella ipersensibilità del piromane alle frustrazioni affettive piuttosto che in un divario della personalità. Per quel che riguarda quest’ultimo aspetto, col piromane ci si troverebbe di fronte ad un immaginario dominato da idee di grandezza ed onnipotenza e un’immagine di sé dominata dalla fragilità. Tale frattura comporterebbe la necessità di compensare all’esterno la fragilità interiore attraverso passaggi all’atto incendiari che, per loro natura “spaventano” chi ne viene coinvolto, permettendo al piromane di dimostrare la sua forza e la sua virilità attraverso il senso di potere che gli deriva dall’impotenza di chi è “vittima” dell’incendio24. Da questo senso di autoesaltazione della propria persona attraverso l’incendio, sarebbe, secondo alcuni autori, il riflesso di un’affermazione allo stesso tempo narcisistica e sadica della persona. Questa sottolineatura pare confermata dalle osservazioni di Oulès, secondo cui esisterebbe una differenza tra il primo incendio ed i successivi; il “fantasma” del fuoco diverrebbe sempre più coercitivo mano a mano che il soggetto appicca incendi per i quali non viene scoperto, aumentando narcisisticamente quel senso di potenza insito nel suo agire. Gli incendi successivi al primo avrebbero 24 Laxenaire M. –Kuntzburger F., Gli incendiari, op. cit; Rosso R., Piromania e disturbo del controllo degli impulsi: tendenze evolutive del concetto nel XX secolo, op. cit.; Rosso R., La dottrina della piromania nella psichiatria dell’Ottocento, op. cit. 214 - SILVÆ - Anno VI n. 14 La piromania secondo Oulès una carica molto marcata di affettività25; l’atto piromanico deriverebbe dal cosidetto pirotropismo, e cioè un naturale ed arcaico istinto di attrazione verso il fuoco. L’“aggressività incendiaria”, nella lettura offertaci, avrebbe quindi natura istintiva, anche se, precisa Oulès, che negli incendi successivi al primo l’atto incendiario obbedirebbe ad una scelta deliberata, ancorchè condizionata da una pulsione sempre più forte per il soggetto. Il piromane utilizza quindi l’incendio in un duplice senso; da un lato come specchio che gli permette di lusingarsi, narcisisticamente affascinato dalla sua onnipotenza grazie all’immagine terrorizzata di coloro che assistono al divampare ed allo svilupparsi delle fiamme. Segnando la memoria di coloro che assistono all’incendio egli si gratifica attraverso un profondo piacere interiore e si afferma attraverso l’aggressione all’altro. Il fuoco gli permette di affermare un potere fino a quel momento mancante; l’incendio è considerabile come la sublimazione di un blocco in un soggetto “passivo” e disadattato che non riesce ad affrontare direttamente i suoi conflitti emotivi. Conclusioni In qualsiasi scritto il lettore riversa sempre molte aspettative nelle conclusioni; aspettativa comprensibile, animata com’è dal desiderio di trovare risposte a quesiti aperti. Forse per mettere le mani avanti, mi piace ricordare le parole con cui il Prof. Ponti apre l’epilogo al suo Compendio; “Se lo studio della criminologia ha un’utilità, essa è quella, paradossalmente, di non fornire alcuna soluzione compiuta e definitiva sull’oggetto del delitto, sul perché dell’agire delittuoso….”26. Come immaginerà il lettore che ha avuto la pazienza di arrivare sin qui con la lettura, anche in tema di piromania le certezze sono praticamente nulle, se non fosse per l’elemento che ha resistito al tempo e alle ideologie, e cioè dell’amore per il fuoco, motore principale e fondamentale dell’agire del piromane. 25 Parecchi Autori sottolineano come nell’atto di appiccare incendi il piromane trasferirebbe all’esterno una forte carica affettiva e passionale che egli non sarebbe in grado di veicolare attraverso i canali usuali; si riprenderà il tema parlando della relazione tra piromania e sessualità. In tal senso Laxenaire M.– Kuntzburger F., Gli incendiari, op. cit, pag. 52 e ss.; Ermentini A., Piromania op. cit. 26 Ponti G., Compendio di criminologia, op. cit, pag. 683 SILVÆ - Anno VI n. 14 - 215 La piromania Sembrerà strano ma l’idea che chi scrive si è costruito sul tema è l’idea di un comportamento basato sul piacere di fare una cosa che, nel caso di specie, si traduce in un agire criminale. Quello del piacere e del desiderio sono temi che non godranno mai della dignità scientifica, rimarranno dei non concetti27 che, in un’epoca in cui si ricercano sempre più dogmi indistruttibili, risultano essere (non) concetti troppo deboli. Giocoforza incocciamo nella domanda che ci aveva animato; esiste un futuro per la piromania? La risposta deve tener conto anzitutto di un fattore emotivo che, anche nella scarsità di casi, fa della piromania una diagnosi d’effetto. Il secondo elemento riguarda la possibilità in molti casi di trovare nel piromane anche caratteri di altri disturbi mentali, magari con fondamenti scientifici molto più forti. Cosa vogliono sognificare queste parole? Probabilmente si andrà incontro ad un utilizzo della diagnosi di piromania quale diagnosi residuale per tutte quelle situazioni per cui anche sforzandosi, lo “screening nosografico” verso patologie più “nobili” non abbia dato risultati positivi. Facendo un passo indietro, andando verso la conclusione, questo breve viaggio nel mondo della piromania ci ha lasciato l’immagine di un individuo debole per cui il fuoco è strumento di sublimazione di una forza onnipotente che gli permetta di annientare gli ostacoli, sottomettere le opinioni e spezzare le reticenze ed i blocchi della sua non-identità. Per quei pochi il cui psichismo, per ragioni che in gran parte restano oscure, è invaso dalle fiamme ci auguriamo che la piromania resista, per dar loro, psicopatologicamente parlando, un’identità definita. Bibliografia AA.VV., DSM III, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Masson, Milano, 1983, pag. 325. AA.VV., DSM III - R, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Masson, Milano, 1988, pag. 390. 27 Si veda sulla problematica della scientifica del concetto di pericolosità sociale, Merzagosa Betsos I., Lombroso è ancora tra noi, Dignitas, n. 3-42004, pag. 10 e ss. 216 - SILVÆ - Anno VI n. 14 La piromania AA.VV., DSM IV, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Masson, Milano, 1998, pag. 667 e ss.. BACHELARD G., La flamme d’une chandelle, Quadrige/PUF, 1986 trad. it, La fiamma di una candela, SE, Milano, 1996. BOLGIANI M., L’incendio intenzionale, www.ti.ch. CANNAVICCI M., www.corpoforestale.it. CANNAVICCI M., www.carabinieri.it. ERMENTINI A., Piromania, in Ermentini A. – Gulotta G., Psicologia, psicopatologia e delitto. Scritti, Giuffrè, Milano, 1971, pp. 89 - 135. KOLKO D. (Ed.), Handbook on Firesetting in Children and Youth, Academic Press, San Diego, 2002. LAXENAIRE M. – KUNTZBURGER F., Gli incendiari, Centro Scientifico Editore, Torino, 2001. MERZAGORA BETSOS I., Lezioni di criminologia. Soma, psiche, polis, CEDAM, Padova, 2001. MERZAGORA BETSOS I., Lombroso è ancora tra noi, Dignitas, n. 3-4, 2004. PONTI G., Compendio di criminologia, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1999. ROSSO R., Piromani o incendiari? Un contributo clinico, Rivista Sperimentale di Freniatria, CXIII, 1178, 1989. ROSSO R., Piromania e disturbo del controllo degli impulsi: tendenze evolutive del concetto nel XX secolo, Rivista italiana di medicina legale, XI, 899, 1989. ROSSO R., Su di una casistica di incendiari e piromani, Rivista italiana di medicina legale, XI, 991, 1989. ROSSO R., La dottrina della piromania nella psichiatria dell’Ottocento, Rivista Sperimentale di Freniatria, CXIV, 7, 1990. SAKHEIM G. A. – OSBORN E., Firesetting children. Risk Assessment and Treatment, CLWA, Washington DC, 1994. SLAVKIN M. L., Juvenile firesetting: An Exploratory Analysis, Indiana University Publication, 2000. STADOLNIK R. F., Drawn to the flame: Assessment and Treatment of Juvenile Firesetting Behaviour, Professional Resource Press, Sarasota, 2000. WILLIAMS J., Pyromania, Kleptomania and other Impulse-Control Disorder, Enslow Publisher, Aldershot, 2002. SILVÆ - Anno VI n. 14 - 217