Parioli - Circolo UniCredit Banca di Roma

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Caro amico spettatore,
Sono ormai cinque anni che ho assunto la direzione artistica del Teatro Parioli da me
dedicato a quel grande artista che è stato Peppino De Filippo, e i risultati sono più che
soddisfacenti grazie anche alla guida appassionata di mia moglie Laura Tibaldi,
all’esperienza e la competenza di Ornella Vannetti come organizzatrice e grazie alla
partecipazione di tutto lo staff del Teatro Parioli. E’ aumentato il numero degli abbonati e,
soprattutto, la partecipazione e il gradimento del pubblico verso quasi tutti gli spettacoli è
stato eccezionale e significativo.
Nello scegliere testi ed interpreti per completare il cartellone di quest’anno ho tenuto come
sempre a proporre il teatro che il nostro pubblico preferisce e che io stesso recito
abitualmente, un teatro che combatte l’ignoranza e recupera i sentimenti.
E così vedremo testi di Eduardo De Filippo, la commedia “Natale in Casa Cupiello” fra le
più conosciute e apprezzate commedie di Eduardo con la mia interpretazione e la mia
regia. Seguirà il vaudeville “Gran Cafè Chantant” da Eduardo Scarpetta, ritornano le
operette con “La Vedova Allegra” e “Al Cavallino Bianco”, continuiamo con la prosa con
“Classe di Ferro” di Aldo Nicolaj e “Le Prénom, cena tra amici” nella versione italiana di
Fausto Paravidino e “Caesar” dal Giulio Cesare di William Shakespeare, “Colette, una
donna straordinaria”, “Profumo di Donna” e “Caviale e Lenticchie” e per finire “Miseria e
Nobiltà” riproposto a grande richiesta, fuori abbonamento. Non mancheranno gli
appuntamenti fuori stagione, con la danza e la direzione artistica di Aurelio Gatti, i processi
ai grandi personaggi della storia a cura di Elisa Greco, la rassegna dedicata ai giovani
“Primo Sale” a cura di Giulio Baffi e gli spettacoli dedicati alle scuole tra cui quest’anno un
progetto multimediale dal titolo “I Promessi Sposi siamo noi” a cura di Luciano Roman.
Per i più piccoli proponiamo “Il Mago di Oz”, “Santa Claus”, “Le Avventure di Pinocchio” e
“Io Speriamo che me la cavo” di Teatro Novanta e i concerti didattici della Banda della
Marina Militare.
Tra gli attori presenti in cartellone abbiamo l’onore e il piacere di avere Tato Russo,
Catherine Spaak e Alessio Di Clemente, Massimo Venturiello, Paolo Bonacelli, Giuseppe
Pambieri e Valeria Ciangottini, Benedetto Casillo, Victor Carlo Vitale e Silvia Santoro,
Alessia Giuliani, Alberto Giusta Davide Lorino, Aldo Ottobrino, Gisella Szaniszlò, Il Balletto
di Milano e la Compagnia Italiana di Operette e registi di sicuro talento quali Maurizio
Panici, Antonio Zavatteri, Giovanni Anfuso e Alessandro Marmorini.
Voglio concludere con un principio che ha sempre ispirato e guidato il mio lavoro: la
tradizione è un trampolino che ci lancia verso quella meravigliosa bugia che ci ruba l’anima
e ci fa sognare e cioè, il TEATRO.
STAGIONE 2016-2017
1.
27 ottobre > 27 novembre 2016
I DUE DELLA CITTA’ DEL SOLE
LUIGI DE FILIPPO
NATALE IN CASA CUPIELLO
Di Eduardo De Filippo
Regia Luigi De Filippo
2.
1 > 31 dicembre 2016
T.T.R. TEATRO DI TATO RUSSO
TATO RUSSO
GRAN CAFEꞌ CHANTANT
Vaudeville di Tato Russo da
Eduardo Scarpetta
Regia Tato Russo
LO SPETTACOLO DELLE FESTE
Recita del 31 dicembre 2016
fuori abbonamento
3.
5 > 8 gennaio 2017
COMPAGNIA ITALIANA DI OPERETTE
VICTOR CARLO VITALE
SILVIA SANTORO
LA VEDOVA ALLEGRA
Libretto di Victor Léon e Leo Stein
Musiche di Franz Lehár
Dir. Musicale Maurizio Bogliolo
Regia Flavio Trevisan
4.
12 > 22 gennaio 2017
LAROS
PAOLO BONACELLI
GIUSEPPE PAMBIERI
VALERIA CIANGOTTINI
CLASSE DI FERRO
Di A.Nicolaj
Regia Giovanni Anfuso
5.
24 > 29 gennaio 2017
TEATRO STABILE DI GENOVA
ALESSIA GIULIANI
ALBERTO GIUSTA
DAVIDE LORINO
ALDO OTTOBRINO
GISELLA SZANISZLO’
LE PRÉNOM - Cena tra amici
Di M. Delaporte e A. de La Patellière
Versione italiana Fausto Paravidino
Regia di Antonio Zavatteri
6.
2 > 5 febbraio 2017
COMPAGNIA ITALIANA DI OPERETTE
VICTOR CARLO VITALE
SILVIA SANTORO
AL CAVALLINO BIANCO
Libretto di H. Muller Einigen,
E. Charell, R. Gilbert
Musiche di R. Benatzky e R. Stolz
Dir. Musicale Maurizio Bogliolo
Regia Gianfranco Vergoni
7.
9 > 12 febbraio 2017
I DUE DELLA CITTÀ DEL SOLE
CAESAR
Dal Giulio Cesare di W. Shakespeare
Adattamento Matilde D’Accardi
Regia Alessandro Marmorini
8.
16 > 26 febbraio 2017
ARGOT PRODUZIONI
CATHERINE SPAAK
ALESSIO DI CLEMENTE
COLETTE, UNA DONNA
STRAORDINARIA
Di Catherine Spaak e
Marzia G. Lea Pacella
Regia Maurizio Panici
9.
2 > 12 marzo 2017
SOCIETÀ PER ATTORI
MASSIMO VENTURIELLO
PROFUMO DI DONNA
Da “ll buio e il miele” di
Giovanni Arpino
Adattamento di Pino Tierno
Regia Massimo Venturiello
10.
16 > 19 marzo 2017
BALLETTO DI MILANO
ROMEO E GIULIETTA
Liberamente ispirato alla
tragedia di William Shakespeare
Balletto in 2 atti su musica di
P.I. Čajkovskij
Coreografie Federico Veratti
Regia Federico Veratti
11.
21 > 26 marzo 2017
COMPAGNIA SUONI E SCENE SAS
BENEDETTO CASILLO
CAVIALE E LENTICCHIE
Di Scarnicci, Tarabusi, Taranto e
Casillo
Regia di Benedetto Casillo
SPETTACOLI FUORI ABB.TO
Dal 30 marzo 2017
LUIGI DE FILIPPO
MISERIA E NOBILTA’
Di Eduardo Scarpetta
Regia Luigi De Filippo
21 aprile 2017
ENZO DECARO
IN ARTE TOTÒ
Di E. Decaro e L. De Curtis
27 ottobre > 27 novembre 2016
I DUE DELLA CITTA’ DEL SOLE
NATALE IN CASA CUPIELLO
Di Eduardo De Filippo
Con Luigi De Filippo
Regia Luigi De Filippo
Luca Cupiello, come ogni Natale, prepara il presepe , fra il disinteresse della moglie
Concetta e del figlio Tommasino. Ci sono poi i continui litigi tra il fratello Pasqualino e
Tommasino, entrambi con il tic del furto. Ninuccia, l’altra figlia, ha deciso di lasciare il
marito Nicolino per l’amante Vittorio e di scrivere una lettera d’addio; Concetta, disperata,
riesce a farsela consegnare. La missiva capita però nelle mani di Luca che, ignaro di tutto,
la consegna al genero, che viene così a sapere del tradimento della moglie. Durante il
pranzo della vigilia di natale i due rivali, trovatisi di fronte per la sbadataggine di Luca, si
scontrano violentemente. Nicolino abbandona Ninuccia e Luca, resosi improvvisamente
conto della situazione, cade in uno stato d’incoscienza. Nel delirio finale, Luca scambia
Vittorio per Nicolino e fa riconciliare involontariamente i due amanti; e Tommasino gli dirà
finalmente che il presepe gli piace.
Il 21 dicembre 1931 va in scena per la prima volta al teatro Kursaal di Napoli questa bella
commedia di Eduardo, una delle più note e più riuscite. All’inizio è un atto unico, il
secondo, poi Eduardo con gli anni aggiungerà gli altri due, il primo e il terzo, sentendo il
bisogno di far conoscere meglio i suoi personaggi. E l’opera è davvero completa.
La Compagnia dei fratelli De Filippo si chiamerà del “teatro umoristico” perché attraverso
l’umorismo racconta sulla scena la commedia umana, divertendo, ma facendo anche
riflettere: e questo vale anche per questa commedia.
In questa edizione protagonista e regista dello spettacolo è Luigi De Filippo , figlio di
Peppino e nipote di Eduardo, degno erede di una famiglia che fa Teatro con grande
successo da tre generazioni.
1 > 31 dicembre 2016
T.T.R. Teatro di Tato Russo
GRAN CAFÉ CHANTANT
Vaudeville di Tato Russo da Eduardo Scarpetta
Con: Tato Russo e altri 14 interpreti
Scene: Peppe Zarbo
Costumi: Giusy Giustino
Regia: Tato Russo
Musiche: Zeno Craig
Disegno Luci: Roger La Fontaine
spettacolo con musiche dal vivo
Siamo ai primi del ‘900, nel cuore della belle époque. Molti teatri di prosa chiudono perché
l’ambientazione dell’epoca li rende ormai deserti.
Due coppie di artisti ormai ridotti alla fame sono costretti, loro detentori dell’antica arte
della tragedia, a riciclarsi come vedette di café chantant. Una serie infinita di traversie e di
avventure tutte da ridere li accompagna in quello che vuole soprattutto essere l’affresco di
un’epoca edonistica e culturalmente in grande decadenza. Tato Russo riscrive e trasforma
la commedia di Scarpetta in un vaudeville e, intorno al classico divertentissimo intreccio
scarpettiano, ci propone l’analisi critica di un periodo storico che, pur durando lo spazio di
una meteora, fu denso di significati culturali e civili, che chiudeva un secolo, l’Ottocento, e
ne apriva un altro: quello dell’opera moderna. La vicenda dura un giorno, ma Tato Russo
ne dilata lo spazio temporale, riferendola all’intero periodo di quel quindicennio, dalla
nascita, allo splendore, alla miseria del café chantant: un lungo giorno in cui cambia la
moda, il gusto, la maniera di pensare della gente. E se l’azione parte dalla crisi del teatro
di prosa determinata dall’aggressione del cafè chantant, termina nella fine di quest’ultimo
a sua volta stroncato dall’avvento del cinema. Intorno ai quattro protagonisti si muove una
miriade di personaggi, che vagano tra tipi di macchiette.
Tato Russo imposta la commedia su questa folleggiante contrapposizione di stili recitativi e
di drammaturgia. Da una parte il linguaggio di commedia che sarà di Eduardo, dall’altra
quello da farsa che è tipico di Scarpetta. Viene riproposto cosi uno Scarpetta diverso, più
vicino ai classici nelle linee di una direzione personale di fare teatro, laddove ogni
intuizione critica non si propone mai come fine a se stessa ma sottostà invece ad un piano
organico di messa in scena, in cui ogni elemento concorre in giusta proporzione con tutti
gli altri.
5 > 8 gennaio 2017
C.I.O COMPAGNIA ITALIANA DI OPERETTE
LA VEDOVA ALLEGRA
Libretto di Victor Léon e Leo Stein
Con Victor Carlo Vitale, Silvia Santoro
Musiche di Franz Lehár
Direzione Musicale Maurizio Bogliolo
Regia Flavio Trevisan
Il Barone Zeta, Ambasciatore del Pontevedro a Parigi, riceve un ordine tassativo dal
proprio governo: la signora Anna Glavari, giovane vedova del banchiere di corte, deve a
tutti i costi risposarsi con un compatriota.
Infatti se dovesse passare a seconde nozze con uno straniero, il suo capitale, valutato 100
milioni di dollari, abbandonerebbe la Banca Nazionale Pontevedrina e, per la “Cara Patria”,
sarebbe la rovina economica.
Il Barone Zeta, coadiuvato da Niegus (cancelliere un po’ pasticcione), tenta di convincere il
Conte Danilo Danilovich, segretario all’Ambasciata di Parigi, a sposare la ricca vedova.
Danilo però non ne vuole sapere perché, fra lui ed Anna c’è già stato del “tenero” prima
che lei sposasse il banchiere Glavari; ed ora Danilo, ferito nell’orgoglio, non vuole
assolutamente ammettere di essere ancora innamorato di Anna. Da parte sua la vedova,
pur amando Danilo, non lo vuole dimostrare e fa di tutto per ingelosirlo.
Durante una festa che Anna organizza nella sua villa, sia per vedere le reazioni di Danilo e
sia per salvare l’onore della moglie del barone Zeta, ella dichiara a tutti gli invitati che
intende sposare un francese: il sig. Camillo De Rossillon. Danilo furioso abbandona la
festa.
Tutto sembra perduto, ma Niegus, più per caso che per merito, riesce a sciogliere
l’equivoco e a far confessare ad Anna e Danilo il loro amore reciproco.
12 > 22 gennaio 2017
LAROS DI GINO CAUDAI
CLASSE DI FERRO
Di A. Nicolaj
Con Paolo Bonacelli, Giuseppe Pambieri, Valeria Ciangottini
Musiche Massimiliano Pace
Scene Alessandro Chiti
Regia Giovanni Anfuso
Classe di ferro è incentrata sui problemi della terza età, trattati con una delicatezza e uno
humour non frequenti nella nostra drammaturgia.
La vicenda è ambientata in un giardino pubblico di una grande città. Protagonisti sono tre
anziani - Libero Bocca, Luigi Lapaglia e Ambra - che si sono conosciuti casualmente
durante le loro quotidiane passeggiate.
I loro caratteri sono assolutamente differenti – aggressivo e riottoso quello di Bocca, docile
e remissivo quello di Lapaglia, angelico e sognatore quello di Ambra - e consentono
all'autore di creare un affresco quanto mai attuale del mondo degli anziani, un mondo solo
apparentemente semplice e spensierato, ma che, in realta, è carico di malinconie, passioni
violente, aspettative impossibili, delusioni profonde, timori e insicurezze. Dopo una prima
descrizione trionfalistica dei propri cari viene alla luce, un po' alla volta, la confessione
amara di essere divenuti ormai un peso per figli e nipoti, il timore di appartenere a un
mondo ormai scomparso, la consapevolezza della propria inadeguatezza e la conseguente
paura di venire abbandonati in un ospizio.
A questo punto Bocca e Lapaglia progettano una fuga in piena regola, una sorta di
evasione dalla grande città tagliando tutti i ponti con il loro passato per approdare in un
piccolo paese di provincia, una sorta di terra promessa dove poter finalmente conseguire
quella felicità cui hanno sempre teso ma che non hanno mai conseguito.
Ma il finale, che giunge rapido e imprevisto, riporta tutti, personaggi e spettatori, alla
cruda realtà della società moderna.
Classe di ferro è una splendida parabola sulla terza età, una commedia che sollecita tutta
una serie di riflessioni sul destino, molto spesso crudele, dell'anziano nella nostra società.
Un testo, che alternando leggerezze e ingenuità con alcuni momenti di profonda
commozione, lascia una traccia profonda nello spettatore.
24 > 29 gennaio 2017
TEATRO STABILE DI GENOVA
LE PRÉNOM – Cena tra amici
Di Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière
Con Alessia Giuliani, Alberto Giusta, Davide Lorino, Aldo Ottobrino, Gisella Szaniszlò
Versione Italiana Fausto Paravidino
Scene e costumi Laura Benzi
Luci Sandro Sussi
Regia Antonio Zavatteri
Le Prénom è la prima pièce teatrale scritta da Matthieu Delaporte e Alexandre de La
Patelliére. Rappresentato a Parigi nel 2010, ha ottenuto sei nomination ai Prix Molière
dell’anno successivo. Dal testo, adattato per il grande schermo dai due autori, sono stati
tratti due film: “Cena tra amici” (2012) e “Il nome del figlio” (2015).
Vincent, un agente immobiliare, viene invitato a cena dalla sorella Elisabeth e dal cognato
Pierre, entrambi professori a Parigi. Alla cena partecipa anche Claude, un amico d’infanzia
di Elisabeth. Una serata conviviale, fra amici quarantenni della media borghesia, viene
improvvisamente sconvolta: mentre tutti aspettano l’arrivo della sua compagna (Anna),
Vincent annuncia che diventerà padre, ricevendo abbracci e felicitazioni. Quando però egli
rivela il nome scelto per il nascituro, la miccia fa esplodere l’incredulità e l’indignazione
generale. Un nome dichiaratamente di “destra”, che manda in bestia i padroni di casa,
intellettuali di “sinistra”. Il dubbio è che si tratti di una provocazione o di uno scherzo, ma
il futuro genitore insiste. Così la discussione degenera, scoperchiando vecchi rancori,
scatenando una crescente ironia ed un cinismo che travolge tutto e tutti. Una cena tra
amici diventa così un gioco al massacro, che mette a nudo l’ipocrisia dei rapporti umani e
delinea una generazione allo sbando, dove ognuno ha un segreto da nascondere o da
rinfacciarsi.
2 > 5 febbraio 2017
C.I.O SRLS COMPAGNIA ITALIANA DI OPERETTE
AL CAVALLINO BIANCO
Libretto di H. Muller Einigen e E. Charell
Con Victor Carlo Vitale, Silvia Santoro
Musiche Ralph Benatzky, Robert Stolz, R. Gilbert
Direzione Musicale Maurizio Bogliolo
Regia Gianfranco Vergoni
La scena è ambientata a San Wolfango, nel Salzkammergut.
La bella vedova Gioseffa, innamorata dell'avvocato Bellati, è proprietaria dell'hotel “Al
Cavallino bianco” e continua a licenziare camerieri perché innamorati di lei.
Leopoldo, anch'esso cameriere e anch'esso innamorato di lei, deve attendere tempi
migliori per poter confessare il suo amore alla bella Gioseffa. Arriva nell'hotel il buffo e
ricco industriale Pesamenole accompagnato dalla figlia Ottilia che per faccende di lavoro è
in causa con un suo concorrente proprio difeso dall'avvocato Bellati. Leopoldo affitta a
Pesamenole la camera occupata normalmente dall'avvocato; si inizia a creare un certo
scompiglio, attenuato dall'innamoramento di Bellati per Ottilia che prontamente lo ricambia
anche grazie all'aiuto del buon Leopoldo. Ecco giungere nell'hotel anche il professor
Hinzelmann con sua figlia Claretta e Sigismondo, figlio del concorrente di Pesamenole.
Sigismondo e Claretta, conosciutisi durante il viaggio, si innamorano l'uno dell'altra ma
l'avvocato Bellati mette in testa a Pesamenole che Sigismondo sarebbe il marito perfetto
per sua figlia Ottilia in modo da fondere la sua azienda con quella del suo rivale in causa e
riesce a far impegnare la ragazza con l'obiettivo di chiedere in un secondo momento la sua
mano. E' l'arrivo dell'arciduca, data la stagione della caccia, che complica ancora di più le
cose in un primo momento ma che poi fa in modo che Gioseffa si accorga dell'amore di
Leopoldo ricambiandolo, che l'avvocato Bellati si metta con la bella Ottilia, e che
Sigismondo si fidanzi con la dolce Claretta.
9 > 12 febbraio 2017
I DUE DELLA CITTÀ DEL SOLE
CAESAR
Dal Giulio Cesare di William Shakespeare
Adattamento Matilde D’Accardi
Regia Alessandro Marmorini
Dobbiamo essere sacrificatori, non macellai, Cassio. Noi tutti ci solleviamo contro lo spirito di
Cesare, e nello spirito degli uomini non c’è sangue. Oh, se potessimo trafiggere lo spirito di Cesare
e non smembrare Cesare! Ma, purtroppo, Cesare deve sanguinare. Nobili amici, uccidiamolo però
con ardimento, non con rabbia. […] Questo renderà il nostro intento necessario, e non odioso; e
se così apparirà agli occhi di tutti, saremo chiamati purificatori, non assassini.
-Giulio Cesare, II.1
La tragedia comunemente nota come Julius Caesar venne scritta dal Bardo tra il 1598 e il
1599 e pubblicata per la prima volta nel First-Folio del 1623 con il titolo The Life and
Death of Julius Caesar.
Trovo interessante il fatto che, contrariamente a quello che il titolo comunemente noto
sembra suggerire, l’originale dimenticato indichi molto precisamente quale sia l’argomento
dell’opera: il prima e il dopo l’omicidio di Cesare, ciò che precede e segue un grande
stravolgimento politico.
In quest’ottica Cesare e il suo storico assassinio non sono che lo spartiacque, la chiave di
volta, la scelta che i protagonisti sono costretti dalla Storia a fronteggiare: un pugno di
giovani politici rampanti, assetati di futuro e disposti a tutto; chi per puro idealismo civile,
chi per interesse personale, chi per rancore...
Questi giovani uomini, cresciuti all’ombra della generazione che li ha preceduti, sembrano
non poterne più del gioco delle parti al quale li costringe il sistema nel quale sono
incastrati; si sentono pronti ad ottenere un ruolo da protagonista della scena politica e
prendere il timone del loro futuro epurandolo dall’ingiustizia e dal fantasma della tirannide.
Si considerano dei purificatori, ma sebbene pronti a compiere il gesto supremo, non lo
sono a quello che ne seguirà. Tutta la seconda parte della tragedia assume i toni del
thriller: evolve un incubo ad occhi aperti in cui il mostro nascosto sotto il materasso è il
Potere, mostro evocato e voluto dal gesto di questi stessi salvatori della Patria, che si
rivela per loro un “Frankenstein” incontrollabile.
Alessandro Marmorini
16 > 26 febbraio 2017
ARGOT PRODUZIONI
COLETTE, UNA DONNA STRAORDINARIA
Di Catherine Spaak e Marzia G. Lea Pacella
Con Catherine Spaak, Alessio Di Clemente
Regia Maurizio Panici
Colette (1873-1954) è stata una delle scrittrici francesi più celebri e ammirate del suo
tempo. Autrice di numerosi romanzi e novelle di enorme successo mentre era in vita, è
stata membro dell’ Academie française conquistando un posto d’onore nella letteratura del
suo paese, cosa piuttosto rara all’epoca per una donna. E’ nota per essere stata
estremamente anticonformista, addirittura scandalosa non soltanto per la sua versatilità,
per i suoi comportamenti e i suoi amori, ma anche per le numerose attività che svolse
quale mimo, clown circense, redattrice di giornali scandalistici, conferenziera ed estetista.
Ebbe tre mariti e molti amanti oltre a relazioni sentimentali con diverse donne, suscitando
in tal modo curiosità e scalpore e divenendo una vera e propria leggenda. Fu, tuttavia, la
scrittura a fare di lei un’autrice indimenticabile.
“Colette, una donna straordinaria” è un progetto che vuole raccontare la sua storia di
donna e di artista stravagante attraverso gli uomini che più hanno contato per lei. Non un
monologo quindi ma duetti recitati con un protagonista maschile che dovrà interpretare gli
uomini più importanti della sua vita. Si metteranno in scena così i periodi più divertenti e
significativi della sua esistenza assistendo ai suo vari trasformismi.
Catherine Spaak
Colette è una delle figure più affascinanti del tempo in cui l’emancipazione era
accompagnata dal grande fermento culturale. Fu soprattutto figura emblematica e
scandalosa, una icona che accompagnerà la società francese nel passaggio al XX° secolo,
con la sua presenza vivace e innovativa diventò lo specchio di un bisogno inesauribile di
libertà di espressione e volontà di cambiamento. Sullo sfondo la Grande guerra, i salotti
letterari e i grandi personaggi di una città vivace come Parigi. Uno spettacolo sorprendente
come sorprendente è stata la sua persona.
Maurizio Panici
2 > 12 marzo 2017
SOCIETÀ PER ATTORI
PROFUMO DI DONNA
Da “ Il buio e il miele” di Giovanni Arpino
Con Massimo Venturiello
Adattamento Pino Tierno
Musiche Germano Mazzocchetti
Scene e Costumi Alessandro Chiti – Sabrina Chiocchio
Regia Massimo Venturiello
Un capitano in pensione, rimasto cieco a causa di un’esplosione accidentale decide di
recarsi a Napoli da un amico, anch’egli non vedente. Il capitano si farà accompagnare in
questo viaggio da un giovane soldato in permesso premio. Tra vessazioni e rimproveri, il
giovane scorterà quindi il bizzarro capitano, che si rivelerà un uomo dalla personalità
poliedrica. I due partono in treno da Torino e la prima tappa è Genova, dove il capitano
decide di passare alcune ore con una prostituta. La seconda tappa del viaggio è Roma,
dove il capitano parla con un cugino prete della sua condizione fisica e, per ultimo,
giungono a Napoli, dove il capitano viene corteggiato da una giovane donna perdutamente
innamorata di lui, ma il capitano sembra infastidito dalle sue attenzioni. La vera ragione
del viaggio e dell’ incontro con l’amico non vedente, giungerà inaspettata e sorprendente
solo alla fine e in quel momento il capitano si renderà conto che non può rifiutare l’aiuto e
le attenzioni della giovane donna.
“Ora che abbiamo i mezzi per spaziare, per comunicare con tutti, ci siamo chiusi in noi
stessi, siamo diventati cinici e disumani…” così dice Charlie Chaplin nel discorso finale de
“il grande dittatore”. Viviamo quotidianamente il paradosso di un’epoca in cui la
globalizzazione ci spinge sempre di più verso l’isolamento e l’anonimato.
Ecco perché mi sono innamorato del romanzo di Giovanni Arpino “il buio e il miele”, e ho
deciso di portarlo in scena. Questo romanzo è sicuramente l’emblema della solitudine
moderna, della disillusione esistenziale che inevitabilmente conduce al cinismo e alla
perdita di umanità e che assume nella figura del protagonista Fausto, una dimensione
cosmica, spingendolo verso un crinale in cui si è smarrito “il profumo della vita”, la
disperazione si confonde con l’ironia e il sarcasmo e la tragedia diventa persino comica,
esilarante, proprio come è tragica e comica la condizione umana.
Massimo Venturiello.
16 > 19 marzo 2017
BALLETTO DI MILANO
ROMEO E GIULIETTA
Liberamente ispirato alla tragedia di William Shakespeare
Balletto in 2 atti su musica di P.I. Čajkovskij
Coreografie e Costumi Federico Veratti
Scenografie Marco Pesta
Regia Federico Veratti
La più grande storia d’amore in una nuova e straordinaria produzione fedele alla storia.
Una sinfonia di oro e argento domina la scena sia per gli splendidi costumi delle due
famiglie rivali simboleggiate dai due colori, sia per le scene di Marco Pesta.
Lo sfavillante oro dei Capuleti brilla nella festa in cui si conoscono i due giovani amanti che
si incontreranno nuovamente sotto la dimora di Giulietta.
Nella coreografia di Federico Veratti la ricchezza di passi trionfa nelle danza d’assieme, la
ricerca di un’estetica personale si accentua negli emozionanti passi a due, i virtuosismi
classici si fondono con armonia con espressioni moderne rivelando l’eccezionale
padronanza delle tecnica per giungere a dinamiche diverse e di diverso approccio.
Il Balletto di Milano ● Ambasciatore della danza italiana con i suoi straordinari spettacoli
in tutto il mondo è considerato tra le realtà di maggior livello artistico. È diretto da Carlo
Pesta del 1998, riconosciuto e sostenuto de MIBACT (Ministero per i Beni e le Attività
Culturali), titolare di “Riconoscimento di rilevanza regionale- Regione Lombardia” e
patrocinato dal Comune di Milano dove ha sede nel proprio “Teatro di Milano”. Collabora
con tutti i più prestigiosi teatri , fondazioni liriche e festival dove ottiene sempre successi
di pubblico e unanimi.
21 > 26 marzo 2017
SUONI E SCENE
CAVIALE E LENTICCHIE
Di Scarnicci, Tarabusi, Taranto, Casillo
Con Benedetto Casillo
Scene Max Comune
Costumi Isa Di Lena
Regia Benedetto Casillo
A metà degli anni '50 Scarnicci e Tarabusi, celebri autori di rivista, lasciarono per un poco
musiche e lustrini, per firmare una commedia d'intreccio, leggera e brillante, "Caviale e
lenticchie" portata al successo anche televisivo da Nino Taranto, e rappresentata spesso
anche all'estero. Nonostante gli autori non fossero napoletani, il testo, per lo spunto
fantasioso della trama, ispirata all'arte di arrangiarsi, si presta benissimo allo spirito comico
partenopeo.
Ora lo porta in scena Benedetto Casillo, beniamino del pubblico napoletano, che ne cura
una rispettosa rilettura e la regia. Il protagonista è Ferdinando Cafiero, che si atteggia a
filosofo e artista. Non ha voglia di lavorare e, per tirare a campare, fa l'ospite abusivo in
feste e festini della buona società. Può fare così incetta di cibi e bevande che poi rivende a
ristoranti e trattorie. Particolarmente pittoreschi i componenti della famiglia del nostro
Ferdinando e del vicinato. C'è la sua donna Nannina nell'esasperata attesa di essere
sposata. Ci sono i figli. C'è una zia zitella che vive da gran diva il suo lavoro di addetta alle
pulizie di un teatro. Ci sono sfaccendati, garzoni, mariuoli, invasati giovanotti emuli di
Elvis Presley. In questo colorito quadro si innesta una situazione da miseria e nobiltà.
L'ineffabile don Ferdinando, spacciandosi per autorevole commendatore, porta in casa un
manipolo di aristocratici, chiamati a beneficare la sua famiglia bisognosa. Una sceneggiata
irresistibile. Ma la faccenda si complica, per un perfido tutore che vuole sbarazzarsi del suo
nobile rampollo, la messinscena di un delitto, un cadavere che appare e scompare, nella
sarabanda di un farsesco thriller notturno. Poi il lieto fine.
SPETTACOLI FUORI ABBONAMENTO
RRITORNA A GRANDE RICHIESTA
Dal 30 marzo 2017
I DUE DELLA CITTÀ DEL SOLE
MISERIA E NOBILTÀ
commedia in due parti di Eduardo Scarpetta
adattamento e regia Luigi de Filippo
La fame è il tema della commedia, e da quando Scarpetta scrisse questo testo fino ad
oggi, la fame è rimasta immutata: la fame di lavoro, la fame di sopravvivenza, la fame di
giustizia, quella fame che, soprattutto nel Mezzogiorno, se non soddisfatta, può provocare
grandi sconvolgimenti. E’ celebre il finale del primo atto. Tutti in scena siedono avviliti
perché ogni tentativo di procurarsi da mangiare è fallito; improvvisamente un cuoco e due
sguatteri entrano portando ogni ben di Dio, nessuno si chiede da dove provenga quella
grazia e tutti scattano come molle avventandosi sui maccheroni fumanti. E’ la scena che
rappresenta e riassume in termini di grottesco, non il dramma di due famiglie, ma la
secolare tragedia di un popolo.
La vicenda è semplice: Eugenio, un giovane nobile, ama la figlia di un buffo cuoco
arricchito. Temendo di non avere dai suoi genitori aristocratici il consenso alle nozze,
chiede l’aiuto di don Felice Sciosciammocca, scrivano pubblico, povero e affamato.
Sciosciammocca e alcuni suoi amici, altrettanto poveri e affamati, dovranno fingersi
genitori e parenti nobili del marchesino Eugenio e presentarsi dal cuoco credulone e
sciocco: da qui una serie di equivoci estremamente divertenti che rendono questa
commedia tra le più famose del repertorio napoletano.
Luigi De Filippo, degno erede della grande tradizione teatrale napoletana, è l’umanissimo
interprete della vicenda, assieme alla sua Compagnia di Teatro composta da dieci attori.
Uno spettacolo da non perdere. Un divertimento raro nel panorama del nostro teatro
contemporaneo. Commedia estremamente comica ma anche amara, a detta della critica
“degna della firma di Molière”.
La tradizione è il nostro passato, ma è un passato che insegna.
SERATA D’ONORE
21 aprile 2017
ENZO DECARO
IN ARTE TOTÒ
Di Enzo Decaro e L. De Curtis
“Viaggio nel mondo poetico e musicale di Antonio De Curtis”
Nell'ambito delle celebrazioni di “50 Totò: i primi 50 anni senza il principe della risata”,
(ricordiamo che è venuto a mancare il 15 aprile del 1967), celebrazioni che prevedono
una serie di iniziative tra cui una grande mostra, retrospettive, convegni etc., questo
spettacolo è un percorso sulle tracce del grande poeta, musicista e uomo di pensiero che è
stato Antonio De Curtis, in arte 'Totò'.
Tutto (o quasi) è stato detto, scritto (e anche sottoscritto! come direbbe lui), su Totò: il
suo genio attoriale, creativo e innovatore, ha conquistato intere platee di svariate
generazioni, prima con le macchiette dell'Avanspettacolo, poi con il Varietà nei teatri,
quindi con i suoi personaggi nelle pellicole cinematografiche, prolungate nel tempo dalla
televisione che continua a trasmetterle ancora oggi (e di sicuro anche domani, qualsiasi
siano i supporti che la tecnologia saprà trovare...). Meno si sa, e si è indagato, invece sulla
'poetica' dell'artista Totò, così fortemente connessa alla sua complessa vicenda umana:
quel suo complesso dei 'gemelli siamesi'. Così lui stesso definiva la non sempre armonica
convivenza tra il nobile principe, raffinato esteta, e quel comico stralunato, guitto e
saltimbanco, che pure non era solo il suo alter ego, ma il terminale umano così radicato in
quel 'popolino' da cui amava prendere le distanze, ma che gli apparteneva così
profondamente.
Un inseparabile tutt'uno, quel principe, nobile anche di animo, e quell' irresistibile
burattino: insieme hanno dato vita a una 'maschera', forse tra le più complete, e
complesse, nella sua apparente, sprovveduta ingenuità, di tutto il panorama dei
personaggi dello Spettacolo nel XX secolo.
Antonio De Curtis poeta, ma anche musicista! Questi i due obiettivi a “svelare” le radici più
profonde (e un po’ nascoste) della pianta Totò e dei suoi fiori creativi più belli, e
certamente da lui i più amati, con sobrietà e leggerezza, e non senza approfondire alcuni
aspetti biografici (ma soprattutto di pensiero) alla base di una serie di poesie, alcune
inedite (perchè Totò poeta non è soltanto 'A livella) e di canzoni (perchè il musicista De
Curtis non è solo 'Malafemmena'). Veri e propri piccoli tesori di raffinata sensibilità, opere
tra le più rappresentative della sua produzione, che daranno, insieme a tracce ritrovate
della sua voce e ad altro raro e prezioso materiale, un'immagine nuova e inaspettata di
Antonio De Curtis, in Arte Totò.
Enzo Decaro
PARIOLI IN DANZA
a cura di Aurelio Gatti
Una splendida conferma per la DANZA a Roma.
Dopo il successo dello scorso anno, il Teatro Parioli ha il piacere di presentare la Stagione
di Danza 2016-2017 composta da quattro appuntamenti, incardinati nella storica stagione
teatrale, che accompagneranno lo spettatore da ottobre fino ad aprile.
Un palcoscenico per la DANZA a Roma che si conferma anche grazie alla risposta del
pubblico che, nel corso della passata stagione, si è dimostrato sempre più attento e
incuriosito dalla originalità delle proposte sia per quanto riguarda i linguaggi della scena
che per i contenuti e i temi affrontati.
Da questa esperienza è nato il programma di DANZA 2016-2017 in cui opere, interpreti e
autori, da semplici tasselli di un articolato calendario, diventano "compagni di viaggio" e
prospettiva di un progetto in cui il teatro ritorna ad essere un "affaccio privilegiato"
sull'uomo e le sue storie, il luogo in cui ancora ci si può incontrare e riconoscersi, il luogo
in cui danza e prosa possono non solo coesistere ma anche trovare interessanti punti di
contatto e contaminazione.
Tanta danza per tante danze quindi: contemporaneo, hip pop, teatro danza, floorwork,
neoclassico, non più generi distanti e contrapposti, ma linguaggio distintivo e unificante di
un unico discorso: la riflessione sul contemporaneo, inteso come epoca, umanità, tempo di
transito ma pur sempre tempo dell'uomo.
18 > 19 ottobre 2016
Compagnia Opus Ballet
Bolero - Gaîté Parisienne
Coreografie e regia: Loris Petrillo
Interpretazione: compagnia Opus Ballet diretta da Rosanna Brocanello
Musiche: Maurice Ravel (Bolero) e Jacques Offenbach ( Gaîté Parisienne)
Assistenza alle coreografie: Angela Placanica
Danzatori: Lorenzo Di Rocco, Giuseppe Iacoi, Gian Marco Martini Zani, Marco Pergallini, Marco
Purcaro, Michele Scappa, Gabriele Vernich, Luca Zanni
Con la nuova produzione “Bolero” e “Gaîté Parisienne” Loris Petrillo mette in relazione due
grandi classici del repertorio ballettistico estrapolandoli dalla sua concezione storica e
restituendone una lettura contemporanea.
Al centro del percorso coreografico c’è la danza fisica di Petrillo, che per questo lavoro
sceglie corpi maschili. Il classico del repertorio è scelto come luogo di racconto, come
pretesto per sondare le possibilità fisiche del danzatore e la capacità della coreografia di
rileggerne i passaggi. Lo spettacolo è un gioco di ritmi e di intrecci, un lavoro coreografico
dove la figura maschile si staglia al centro come collante, misura ipotesi di una danza
sempre più carnale. L’uomo gioca e descrive una contemporaneità che non ha più
etichette, dove la diversità non esiste, dove si può indossare una maschera di forza, di
eleganza e di ironia, senza tradire il senso dell’opera ma lasciando piuttosto a essa la
possibilità di farsi leggere e raccontare.
31 gennaio > 1 febbraio 2017
Il GDO
Hopera
Team Coreografico: Mattia De Virgilis, Francesco Di Luzio, Federica Galimberti
Musiche: Verdi, Leoncavallo, Rossini, Beethoven, Mozart
Consulenza musicale: Marco Schiavoni
Regia e Direzione Team Coreografico: Federica Galimberti
Poetico e coinvolgente viaggio onirico nelle arie e melodie celebri del Bel Canto italiano ed
europeo, che con raffinatezza ed ironia, con poesia e sorrisi, vengono interpretate e
riportate all’oggi per farne apprezzare grandezza ed immortalità. Un tocco delicato, un
rispettoso approccio che riavvicina il pubblico a quella “grande bellezza” grazie al gioco
ironico e leggero di un linguaggio giovane, nuovo, contaminato, fruibile ma anche prezioso
e di contenuto drammaturgico che riesce ad esaltare e dare forma alle arie di Verdi,
Leoncavallo, Rossini, Handel, Mozart, autori prolifici di opere eccelse dalle melodie
immortali che richiamano anni infuocati di storia e densi di avvenimenti, per creare
un’opera unica, “HOPERA”, appunto.
Costruito con una levità coreografica non facile da ottenere, è un fuoco di artificio, che a
volte conturba a volte avviluppa lo spettatore nel repentino susseguirsi di scene,
atmosfere e situazioni.
14 > 15 febbraio 2017
[RITMI SOTTERRANEI] CONTEMPORARY DANCE COMPANY
L’uomo dal cervello d’oro
Reduce dal grande successo di "Convivio" in Italia e all'estero, la regista e coreografa
Alessia Gatta presenta in Anteprima Nazionale per la compagnia [RITMI SOTTERRANEI],
"L'UOMO DAL CERVELLO D'ORO", uno spettacolo di danza contemporanea il cui titolo è
tratto dall'omonima sceneggiatura di Melchiade Coletti.
10 > 11 Aprile 2017
ImPerfect Dancers Company
In-Faust
Ideazione Walter Matteini-Ina Broeckx
Coreografia Walter Matteini
Scene e costumi Ina Broeckx
Luci Bruno Ciulli
Partecipazione straordinaria dell’artista Paolo Cervi Kervischer
E se anche il più buono, il più fedele e onesto dei cittadini si trovasse nella posizione di
poter scegliere tra il bene e il male? Quale sarebbe la scelta? La più facile? La più
scontata? Oppure l'inaspettata e coraggiosa? Ma chi decide qual è l'una e qual è l'altra?
Quello che l'ImPerfect Dancers Company vuole offrire al pubblico con questa nuova
creazione è un viaggio di sola andata verso i più oscuri vicoli dell'animo umano.
Un’appassionante studio sulla drammaturgia di Goethe e Mann per l’azione scenica
danzata, che gira attorno ai personaggi di Faust, Mefistofele e Margherita, progettato e
inscenato da grandi interpreti e scenografi quali Paolo Cervi Kervisher oltre ai direttori
artistici della compagnia.
E se fossimo tutti Faust? A ognuno il suo viaggio…
Eccoci alla seconda edizione del nostro percorso di “scoperte teatrali”.
Eccoci anche quest’anno a lasciarci incuriosire, e magari affascinare, da quello che dei
giovani autori, registi, attori, produttori concedono alle loro intuizioni ed a visioni originali.
Incontrati nel quotidiano peregrinare tra teatri e spazi dello spettacolo, siamo stati colpiti
dal lavoro di talenti non conosciuti che vi proponiamo di seguire con attenzione.
Ci propongono spettacoli autoprodotti e fatti vivere in costante emergenza d’economie e di
distribuzione.
Ne propongo alcuni per questa seconda edizione di “Primo sale” al Teatro Parioli.
Sono spettacoli costruiti non senza fatica in laboratori quasi segreti, in territori di frontiera,
su palcoscenici di fortuna e tra complicate economie. Anche quest’anno sono spettacoli
giovani ed entusiasmanti che attraversano festival ufficiali o semiclandestine occasioni di
confronto. Scommesse e sorprese dedicate ad un pubblico attento e curioso, invenzioni
per linguaggi a volte provocatori a volte consolanti, poetiche originali, inconsuete
architetture che potranno dare sapore al teatro dei prossimi anni.
Giulio Baffi
SPETTACOLI ATTUALMENTE SELEZIONATI
21 > 22 ottobre 2016
Tradizione – Il Teatro di domani
IL GRANDE CIRCO DEGLI INCORNATI
Ovvero come a causa di una cattiva gestione politica una tragedia diventò commedia
da Antonio Petito
di Davide Sacco
con Ilaria Ceci, Piero Grant, Matteo Mauriello, Francesco Russo, Eva Sabelli
circensi Costanza Bernotti, Alice Moracchioli, Shay Wapniaz
musiche Sacco, Viviani, Cantalamessa
scene Luigi Sacco
costumi Francesa Romana Scudiero
regia Davide Sacco
Lo spettacolo inizia nel foyer del teatro e poi in platea, dove gli attori e i circensi
(giocoliere, trapezista, trampoliere) accoglieranno il pubblico ricreando l'atmosfera di un
vero circo. Ci sarà infatti il direttore ad accogliere le famiglie, la donna barbuta leggerà i
tarocchi, il lanciatore di coltelli si esibirà in divertenti gag.
Tutto accompagnato dalla musica suonata da tromba, chitarre e percussioni.
Quando tutto il pubblico si sarà accomodato in sala, inizierà il vero e proprio spettacolo.
Il direttore annuncia che al Circo degli Incornati sono stati ormai tagliati tutti i fondi e
quindi sono pronti a chiudere i battenti. Nel frattempo, nel teatro della città, la commedia
in cartellone salta per l'assenza del comico del programma “Putipù”. L'assistente
dell'assessore in carica si impegna con la fazione politica avversa a rimediare, mettendo in
scena la tragedia di Silvio Pellico “Francesca da Rimini”. Ma per i tagli alla cultura non ci
sono più accademie dove cercare gli attori e allora l'assistente dell'assessore chiede al
Circo degli Incornati di rappresentare la tragedia per il partito, promettendogli in cambio
uno spazio e una sovvenzione per sopravvivere.
Il direttore del circo, “affamato non solo di sogni”, è costretto ad accettare. Inizia la
rappresentazione della “Francesca da Rimini” che, nonostante l'impegno di tutti i circensi,
più che dimostrare grandi doti attoriali si trasforma in una sequenza di esilaranti gaffe e
fraintendimenti. Alla messa in scena si alternano le storie dei tre circensi: l'assistente
Groko, entrato nel circo perché troppo brutto per avere una vita normale fuori da esso, la
donna barbuta Giancarlus, “nato bambino non per scelta del Signore, ma perché lo diceva
papà”, il lanciatore Barnum, salvato dal direttore dal degrado e dalla violenza della
periferia.
È proprio quest'ultimo, a un certo punto, a tentare di risollevare la mediocre performance
attoriale esibendosi con il suo numero di coltelli, ma all'improvviso irrompe dal fondo della
sala l'assistente dell'assessore, che rivela al direttore l'amara verità che i suoi compagni
non avevano il coraggio di esprimere: la platea è vuota, il pubblico dopo aver saputo
dell'assenza del comico del programma “Putipù” ha chiesto il rimborso del biglietto ed è
andato via. E nell'ultimo canto di solitudine, il direttore, resosi conto di aver perso
veramente tutto, dichiara morta la bellezza, e sulla malinconica richiesta di dignità nei
confronti di una politica che non ascolta cala il sipario.
28 > 29 marzo 2017
The Hats
WRONG PLAY, MY LORD!
da Amleto di William Shakespeare
con Arturo Muselli, Alessio Sica, Margherita Romeo
aiuto regia Victoria De Campora
regia Ludovica Rambelli
Una vera trappola per attori (tre per otto personaggi), giocata sul filo dell’azione e della
lingua inglese che, anche alle orecchie di un pubblico italiano, restituisce “il gioco, poi la
scena, poi forse anche la poesia.” Perché “a play is a play”.
“Wrong Play, My Lord!” tratto dall’Amleto di William Shakespeare è una prova d’attore,
recitata in inglese, ma con i ritmi della Commedia all’Italiana, giocando su tutto e il tutto
per tutto: dai fraintendimenti lessicali, agli ostacoli scenici, attraversando il dramma e
scivolando volentieri nella commedia, con la prontezza di saper cambiare in corsa ciò che è
scritto. Ad ogni rappresentazione il pubblico assisterà a uno spettacolo sempre diverso.
Questo Amleto - alleggerito ma non abbassato - rispetta il testo originale ed allo stesso
tempo lo rende fruibile ad un pubblico non necessariamente anglofono. Gli inevitabili,
surreali pastiche linguistici restituiscono a Shakespeare i momenti di comicità che gli sono
necessari, mentre l’azione corre verso la sua tragica conclusione.
Tutto può accadere.
19 > 20 aprile 2017
La Società dello spettacolo
GIANNI
ispirato alla voce di Gianni Pampanini
di e con Caroline Baglioni
Vincitore del Premio Scenario per Ustica 2015
Avevo circa tredici anni. Mio padre tornò a casa e disse che era arrivato il momento di
occuparci di Gianni. Era un gigante Gianni. Alto quasi due metri, ma a me sembravano tre
e nella mia mente è un film in bianco e nero.
Gianni sembra oggi un ricordo lontano, ma era lontano anche quando c’era.
Era lo zio con problemi maniaco-depressivi che mi faceva paura. Aveva lo sguardo di chi
conosce le cose, ma le ripeteva dentro di sé mica ce le diceva. Fumava e le ripeteva
dentro di sé. Gianni non stava mai bene. Se stavamo da me voleva tornare a casa sua. Se
stava a casa sua voleva uscire. Se era fuori voleva tornare dentro. Dentro e fuori è stata
tutta la sua vita. Dentro casa. Dentro il Cim. Dentro la malattia. Dentro al dolore. Dentro ai
pensieri. Dentro al fumo. Dentro la sua macchina. E fuori. Fuori da tutto quello che
voleva.
Non aveva pace Gianni. Ogni centimetro della sua pelle trasudava speranza di stare bene.
Stare bene è stata la sua grande ricerca. Ma chi di noi non vuole stare bene? Nel 2004 in
una scatola di vecchi dischi, ho trovato tre cassette. Tre cassette dove Gianni ha inciso la
sua voce, gridato i suoi desideri, cantato la sua gioia, detto la sua tristezza.
Per dieci anni le ho ascoltate riflettendo su quale strano destino ci aveva uniti. Un anno
prima della mia nascita Gianni incideva parole che io, e solo io, avrei ascoltato solo venti
anni dopo. E improvvisamente, ogni volta mi torna vicino, grande e grosso, alto tre metri e
in bianco e nero.
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