1 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 DON GIOVANNI E LA COMMEDIA DELL’ARTE Non c’è uomo adulto al mondo che possieda un simile talento musicale, un compositore in grado di scrivere su pentagramma un’aria con tanto di contrappunti e un’orchestrazione complessa e sconvolgente come sa fare questo genio della musica. E notate bene, egli ha solo quattordici anni. Il suo nome è Wolfang Amadeus Mozart. E chi ne parla con tanto entusiasmo è addirittura Giovanni Cataldo Paisiello, uno dei più grandi musicisti napoletani della seconda metà del Settecento e che ha iniziato a comporre musica a vent’anni, quindi uno che di fenomeni se ne intendeva! Ricordando di Wolfango Amedeo, di cui era diventato amico fraterno, Giovanni Paisiello 2 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 racconta un episodio legato al successo davvero straordinario del ragazzo austriaco: ci troviamo a Napoli al Conservatorio della Pietà dei Turchini, Amedeo meravigliosamente, sta all’istante suonando il pubblico rumoreggia. Le sue piccole mani volano sulla tastiera del cembalo. Soprattutto l’agilità della sinistra, dove porta un anello, sembra impressionare la gente. Qualcuno esclama: “Ecco il motivo di tanta abilità: ha un anello magico al dito!” Il giovane Mozart, che conosce bene la superstizione davvero fanatica dei napoletani, comprende divertito il motivo di tanto baccano, smette di suonare e tranquillamente si sfila l’anello dal dito, lo mostra al pubblico, se lo infila in una tasca e quindi riprende a suonare. Il pubblico ammutolisce. Evidentemente è solo lui LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 3 la vera magia! E alla fine del concerto lo applaudono urlando festosi. “Tu si’ ‘o re. Tu si’ ‘o nostro re!” Ora parleremo di Wolfango Amedeo cresciuto e del suo Don Giovanni, composto quando aveva circa trent’anni. Quest’opera è senz'altro uno dei maggiori capolavori del teatro musicale del Settecento. Già che ne abbiamo l'occasione anticipiamo subito che nel XVIII Secolo era quasi d'obbligo per i musici mettere in scena esclusivamente opere cantate in italiano, poiché la nostra lingua era considerata da ognuno l'unica perfettamente consona alla musica cantata. Il Don Giovanni, detto anche “El Burlador de 4 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 Sevilla”, è un'opera da porsi fra le tragedie in musica, ma il suo assetto strutturale, quello che noi del teatro recitato chiamiamo la situazione scenica, è assolutamente mutuato dall'opera buffa o meglio ancora dalla commedia dell'arte o buffoneria! Ce lo testimonia Delia Gambelli, forse la più autorevole e documentata studiosa del teatro del Sei-Settecento in lingua italiana. Esistevano già al tempo di Wolfango Amedeo compositori che si erano serviti della commedia comica all'italiana per musicare un'opera lirica; ma ognuno si limitava a temi e svolgimenti assolutamente ridanciani dove era regola assoluta che la situazione comica fosse il motore principale dell'opera stessa. LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 5 Ma nel Don Giovanni, come è nella sua edizione originale (quella dello spagnolo Tirso De Molina), ci troviamo davanti a un testo assolutamente tragico dove il protagonista ci appare come un personaggio nient’affatto amabile, divertente, ma al contrario deprecabile, infame spietato gabbellatore di uomini e femmine. E tutti gli allestitori e gli autori del XVI secolo hanno sempre rispettato quella situazione dall’inizio alla fine del dramma che si risolve con una scena davvero infernale. Ma nel caso del Don Giovanni di Mozart succede un vero e proprio ribaltone scenico: il giovane autore austriaco sfascia a piedi giunti tutte le regole imposte nell’opera drammatica. Una scelta assolutamente fuori dal comune. Ma quella di sortire a bella posta dalla consuetudine era una costante di Wolfango forse imparata 6 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 proprio a Napoli, frequentando i numerosi compositori ritenuti in quel tempo i più importanti d’Europa. Tutto ciò che si esprimeva dentro le leggi della forma stabilita immancabilmente veniva stravolto e ribaltato dal compositore di Salisburgo. Ma nel nostro caso, con il Don Giovanni, come è possibile introdurre un andamento scherzoso? Nell’opera si comincia con un atto criminale in cui il protagonista uccide il padre della donna che egli ha in animo di sedurre e quindi di seguito: inganni, tradimenti, menzogne e macchinerie orrende... E quale ne è il risultato? Per capirne il paradosso basta analizzare con molta attenzione i testi dai quali il giovane compositore di Salisburgo aveva tratto l’andamento dell’opera e la sua struttura scenica. E’ chiaro che Mozart aveva saltato a LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 7 piè pari l’idea di servirsi dell’impianto originale del dramma del creatore Tirso de Molina, che aveva debuttato con grande successo più di un secolo prima in Spagna. Si trattava di una vera e propria tragedia nel gusto e nella forma del teatro spagnolo di quel tempo e Mozart aveva scelto di affidarsi completamente all’inserimento del paradosso. Per inciso il Don Giovanni era stato allestito dai comici dell’arte a Parigi un secolo prima, già al tempo di Molière. A questo proposito va detto che Molière a sua volta mettendo in scena il Don Giovanni aveva fatto grande attenzione all’impianto creato dai comici italiani prima di lui. La compagnia dei Gelosi, diretta da Tiberio Fiorilli, aveva sbilanciato l’organizzazione interna dei canovacci in favore delle parti LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 8 comiche. Quella soluzione finiva per mettere in scena lo screditamento e la presa in giro di ogni potere. In poche parole i comici dell’arte, tornavano a realizzare una forma di spettacolo e di scrittura creata dai greci quattro secoli avanti Cristo, mettendo in primo piano quel modulo nel quale si dichiarava: non esiste nessuna forma di teatro ad autentica dimensione umana se non si intreccia il comico al tragico e viceversa. Molière all’immediata, quasi spudoratamente, plagiò l’invenzione dei comici mettendo in scena un dramma che rinnovava completamente il genere tragico originale ma allo stesso tempo entrava con veemenza nel gioco più scoperto dello sbeffeggiamento, raddoppiandone quindi il valore. Egualmente, allo stesso modo di Moliere, 9 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 Mozart aveva intravisto più acutamente di tutti la potenzialità eversiva ed espressiva di quell’invenzione. Ed ecco che emerge una differenza fatale rispetto a tutte le versioni precedenti di opere in musica: nell’opera entra in scena un protagonista imprevisto, lo scandalo. Il pubblico intuisce che il compositore austriaco, attraverso il Don Giovanni, da lui presentato come opera giocosa, vuol raccontare non una risaputa storia di seduzione e criminalità ma far salire in primo piano quel comportamento spudorato che si manifesta chiaramente come il gioco del passatempo di chi, non avendo problemi né di sopravvivenza né di denaro, cerca di superare la noia servendosi di ogni gaudio, anche il più infame. 10 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 Ma ecco che, c’era da aspettarselo, il potere, denunciato dal teatro e messo alla berlina, reagisce mettendo in censura ogni ironia e lazzo morale, nulla di nuovo! Infatti tutti sappiamo che già dalla versione del Don Giovanni di Molière, ha inizio una vera e propria persecuzione degli autori di opere tragiche che sconfinano nella satira tant’é che si costrinse il più grande autore capocomico di Francia, Moliere, a cancellare l’opera dal suo programma, al punto che mai più riuscirà a riportarla in palcoscenico e il testo rimarrà sconosciuto nella sua versione originale per la bellezza di quasi tre secoli. L’opera di Wolfango non verrà trattata con maggiore riguardo. Il committente del dramma LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 11 giocoso di Mozart e Da Ponte era nientemeno che l’Imperatore Giuseppe II, ma ecco che dopo l’anteprima con orchestra, scenografia e costumi, mimi e danzatori al completo, tutte le previste repliche vengono annullate. L’imperatore decide di sospendere il debutto dell’opera e l’intera tournée, il cui allestimento è costato parecchio denaro. State attenti: non si tratta di rimandare il debutto per cause tecniche o per un malore che ha colpito una prima donna insostituibile. No. Si sospende e basta e nessun cronista ha in cuore di commentare il disastro. E va detto che in quel momento alla corte dell’Imperatore ce n’erano una caterva di cronisti, venuti apposta da ogni luogo per testimoniare il grande evento, ma nessuno ci dà notizia o giustificazione del perché di quella censura. E in questi casi c’è una classica 12 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 espressione opportunità. che viene Qualcosa in primo non è piano: piaciuto all’Imperatore. Forse quel Don Giovanni offriva troppe concomitanze con i fatti privati del monarca. E così si “levan armi e bagagli” e si decide che il debutto avverrà altrove, in un altro luogo, a Praga, nella provincia Ceca. Lo spettacolo ha un enorme successo: è risaputo che i cechi hanno un ottimo orecchio! Ma malgrado ciò ancora Mozart si ritrova a dover cedere ad un’altra censura, più subdola, in quanto soltanto qualche giorno prima del debutto a Vienna gli si impongono tagli allo spartito a dir poco drastici. Insomma gli si fa capire che certi passaggi dell’opera non verrebbero graditi dal pubblico della capitale e dai grandi suoi amministratori. Niente di più comune! LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 13 Così si arriva a costringere il musicista a porre il finale dell’opera subito dopo l’avvenuto castigo dello scellerato Don Giovanni. In questo modo si mozza di netto la chiusura, compresa la morale conclusiva nella quale si ritrovano tutti i personaggi a commentare la fine di Don Giovanni e la sua indegnità, con il concerto finale in re maggiore che contiene la spietata sentenza dell’opera. Ma qui, forse per troppo slancio descrittivo, noi ci stiamo dimenticando di un personaggio determinante nella creazione di quest’opera. Stiamo parlando di Lorenzo Da Ponte, il famoso librettista, italiano naturalmente, che a quel tempo stava a servizio dell’Imperatore Giuseppe II e che operò una vera e propria rivoluzione nella scrittura dei testi musicali del tempo, soprattutto riguardo al modo nuovo di 14 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 concepire dialoghi e personaggi nel loro muoversi sulla scena. E’ lui che propose a Wolfango di mettere in musica quell’insolito testo. Un testo che Mozart accettò subito con entusiasmo: l’idea di quel moto perpetuo lo esaltava. Il sostituirsi continuo dei personaggi, Don Giovanni che si traveste ipso facto indossando gli abiti del suo servo Leporello e costui che è costretto a camuffarsi a sua volta da Don Giovanni... I due voltagabbana che vengono immancabilmente smascherati dai personaggi che intendono “truffaldare” e che ogni volta rischiano il linciaggio, tant’è che la fuga è per loro l’unico modo di salvarsi la pelle. Naturalmente tutte queste situazioni portano ad un divertimento irresistibile da parte del pubblico con gran vantaggio non solo LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 15 dell’agilità dello spettacolo, ma soprattutto dell’esaltazione della musica e del canto. A proposito della musica, in conseguenza del susseguirsi di queste varianti improvvise, nell’opera incombe un ritmo dissociato con arie ricolme di allegria come quella della festa quasi bucolica nel villaggio dei contadini. E dove esplodono andamenti di danza sfrenata. Non passano sedici battute del gran crescendo, ed ecco che all’improvviso si introduce in campo un andamento largo e possente sostenuto da una tragica consonanza. Non c’è il tempo di tirar fiato che senza preavviso si entra nel clima di romanza appassionata. E poi di nuovo, l’andamento precipita in un profondo croma addolorato. Insomma ci troviamo immersi di continuo LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 16 dentro un affresco dipinto a colori intensi e privi di mezze tinte e morbidi passaggi. Il fondo salta da un buio da tempesta al soleggiato di pieno meriggio e il croma è sottolineato dall’uso di colori a smalto ed altri di un mosaico a pietre di intensità vibrante. Osservando con attenzione l’andamento scenico del Don Giovanni viene logico chiederci perché il castigo verso il protagonista venga portato in scena nel finale dal padre di Donna Anna che, come abbiamo visto, viene ucciso all’inizio del primo atto e quindi trasformato in statua di pietra che trascinerà negli inferi il suo assassino. Tutto nasce da una tradizione popolare di svolgimento tragico conosciuta fin da tempi remoti in gran parte dell’Europa. Nell’opera non si dà alcuna spiegazione del 17 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 perché il protagonista assassinato venga trasformato in statua del castigo. Ma noi sappiamo che presso i Baschi e nei Paesi Scandinavi, in particolare in Svezia e Norvegia, esistono pietre spesso giganti sulle quali sono incise cronache di vite avventurose di grandi cacciatori e condottieri; e queste pietre in alcuni casi prendono sembianze quasi umane. Ancora, da noi, in Italia, a Roma c’è la tradizione del Pasquino, una statua dal volto privo di sembiante, detto anche la statua che parla, poiché il personaggio pietrificato comunica attraverso biglietti che il popolo da secoli pone al collo della statua per manifestare le proprie critiche e dissensi in forma satirica al potere. Infine, a Milano, c’è l’Om de Pièra – l’Uomo di Pietra. Di questa statua si racconta che in tempi LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 18 remoti era considerata una specie di oracolo che nelle notti di tempesta urlava con voce di uragano sentenze contro gli uomini indegni. Ma tornando alle straripanti avventure sessuali di Don Giovanni spalleggiato da Leporello, vediamo che nel gioco di seduzione dei due gaglioffi, padrone e servo, entrambi si trovano a corteggiare e ad amoreggiare con diverse fanciulle di basso rango durante una festa di matrimonio e, proprio come in una danza a scambio, ecco che i due cialtroni passano da una all’altra femmina intrecciandosi a vicenda e capita loro che nel semibuio si corteggino l’un l’altro e che, in qualche edizione dell’opera si lascino addirittura andare a gesti ed effusioni piuttosto osé, contraccambiati. Molto interessante è l’analisi che fa del testo 19 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 musicato da Mozart nel Don Giovanni Eric Sauzé, un profondo conoscitore francese del teatro settecentesco, che prende in esame la chiave satirica di questo dramma giocoso. Egli ravvisa subito che nel comportamento di Don Giovanni nel suo carosello d’amore a dir poco frenetico, il fanatico seduttore non è tanto preso dal piacere di portarsi nel talamo le femmine più appetibili, ma piuttosto dalla sete del potere. Sauzé parla eterosessuale. addirittura Egli ci di assicura oligarchia che il protagonista non è come vuol far credere un libertino democratico e liberale ma piuttosto un assatanato a livello di bestia che, come dice alla fine del I atto, si crede indistruttibile. Egli canta: “Ma il coraggio non mi manca, non sono né perso né confuso; se anche il mondo tremasse, nulla mi farebbe paura”. Classico 20 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 modo di esprimersi del tiranno, al di sopra delle leggi, che senza vergogna le calpesta o modifica ad personam. Ma chi è costui? Egli è un assatanato che provoca ognuno creando il caos e pensando “che m’importa, tanto dopo di me mal che vada è il diluvio, e io so nuotare. Ho pinne ai piedi, maschere e boccaglio!”. Il Don Giovanni è anche un ingordo consumatore, come denuncia a chiare lettere il suo servo Leporello nella famosa aria del catalogo, quella dove il buffo servente elenca tutte le femmine che a grappoli il suo padrone si è godute senza sazietà. “Me ne sono fatte una dozzina, anche all’ammucchiata - fa dire al suo padrone - e ce n’erano altre fuori in fila che aspettavano il loro turno, ma io a ‘sto punto ho detto basta, è questione di decenza! Fino a tre, quattro LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 21 amorose per volta è ancora amore. A cinque comincia a diventare orgia!” L’assatanato collezionista non si chiede mai come vengano prodotti i beni e le creature che egli consuma, ma da gran furbo feudale egli pratica l’economia della rapina entro la quale le donne non sono che vittime privilegiate. In poche parole è ossessionato dal divertimento: il gran gioco della fascinazione. Don Giovanni si cimenta in ogni caccia difficile e proibita, a costo di rischiare una punizione perfino a norma di legge dalla quale riesce a sgattaiolare sempre corrompendo giudici e guardiani, è sempre Sauzé che parla. Chissà a chi allude?! Egli infatti davanti all’odor di femmina non resiste (Atto I, scena 4). Tutta la sua esistenza è strettamente determinata dai sensi o, se 22 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 preferite, dalla sensualità. E’ importante notare, continua il fustigatore francese, che la brutale seduzione che il protagonista esercita non soltanto sugli altri personaggi ma anche sul pubblico (che egli chiama “popolo” e perfino a volte “i miei elettori”) è proprio uno strumento essenziale del potere assoluto. Se vi vengono in mente personaggi altolocati della nostra storia passata per favore teneteveli per voi, e poi andiamo, son storie di tempi ormai remoti. Mozart e Da Ponte purtroppo potrebbero ben lamentarsi di aver perduto un’occasione eccezionale nelle loro ricerche, cioè quella di non avere potuto far tesoro del testo originale di Molière dal momento che, come già abbiamo accennato, l’opera di Molière fu letteralmente fatta sparire, poiché la censura impose alla compagnia della Comedie Française di LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 23 eliminare da cartellone il suo Don Giovanni e di distruggere tutte le copie del testo teatrale appena stampato. Soltanto una copia di quel testo riapparve agli inizi dell’Ottocento. Ora, giacché siamo sotto le feste di Natale, penso che a questo punto sia mio dovere farvi un dono che ritengo eccezionale, cioè quello di farvi ascoltare il dialogo fra i due protagonisti dell’opera di Molierè, distrutto, recuperato e poi ricostruito. Siamo sotto finale, in scena ci sono Don Giovanni, suo padre e il servo Sganarello (Leporello, nell’opera di Mozart). Nel brano per primo interviene Don Giovanni, che qui si rivolge a suo padre, che lo ha appena aggredito indignato per il suo comportamento. DON GIOVANNI Padre, qui davanti a voi avete qualcuno che in questo momento sta 24 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 spogliandosi della sua pelle da camaleonte indegno. Credetemi, davanti ai vostri occhi io non sono più quello che voi conoscete, è il Cielo che all’improvviso ha compiuto in me uno sconvolgimento che lascerà tutti stupefatti: grazie Padre, i vostri discorsi spietati mi hanno toccato l’anima e spalancato gli occhi; osservate, ora sto guardando con orrore il lungo accecamento nel quale ho finora vissuto, e gli atti criminali da me compiuti in questa mia disgustosa esistenza. Mi rendo conto di quante volte la bontà del nostro Creatore mi abbia favorito non arrivando mai a punirmi per le mie infamità. Ora voglio rendere clamoroso agli occhi del mondo questo mio cambiamento. Padre, voi dovete aiutarmi in questa perigliosa metamorfosi, sceglietemi vi prego una persona che mi serva da guida, e io la seguirò 25 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 obbedendo come un cane pentito e redento. Il padre non riesce a trattenere le lacrime e se ne esce di scena singhiozzando. Sganarello ha ascoltato e commosso esplode: SGANARELLO: Oh Signore vorrei abbracciarvi a mia volta commosso alle lacrime. Davvero questo è uno splendido dono del cielo. Che gioia vedervi convertito, non l’avrei mai sperato, lasciate che vi baci le mani! DON GIOVANNI: Ma vattene a quel paese babbeo! SGANARELLO: Babbeo? Perché mi insultate a ‘sto modo? 26 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 DON GIOVANNI: Perché sei così imbecille da prendere per oro colato anche ‘ste buffonate da sghignazzo! Ma credi davvero che le parole che mi uscivano dalla bocca arrivassero dal cuore? Dov’è questo mio cuore sanguinante? Dove s’è cacciato? Per la miseria! Non è qui, non è quaggiù, Eppure ce l’avevo qua… non è nella mia pancia, né fra le mie natiche… oddio! Ho perduto il cuore! Un cuore così accorato, non l’ho più… e ne avevo uno solo! OHOHOHOH singhiozza buffonesco SGANARELLO: Cosa? Quindi mi avete gabbato? Vi siete preso gioco di me! Non siete pentito! Ma che uomo siete?! DON GIOVANNI: Non lo so, non me lo sono mai chiesto… dimmelo tu così saggio che sei! 27 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 Aiutatemi! Qualcuno mi venga in soccorso! Qui c’è un pover’uomo che non riesce ad essere umano! Pietà! Dov’è l’uomo in me? Datemi un uomo! SGANARELLO: Ma come fate state schernendo ogni cosa, Signore? Non riuscite nemmeno ad arrendervi alla voce di quella Statua che si muove e che parla? DON GIOVANNI: No, pretendi che io mi lasci convincere da una grossa pietra scolpita solo perché parla! E’ vero, ho detto di voler correggere il mio comportamento indegno e ritirarmi a vita esemplare, ma questa è solo una mossa puramente politica, uno stratagemma per gabbare i beoti. 28 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 SGANARELLO: Cosa? Così avete solo mentito?! DON GIOVANNI: Sì, ce ne sono tanti altri come me che truccano il viso e le parole e che si servono della stessa maschera per ingannare tutto il mondo! SGANARELLO urlando: Che uomo! Che uomo! Un ipocrita! DON GIOVANNI: Perché indignarsi? Andiamo, dove vivi?! L’ipocrisia non è più cosa indegna, ma piuttosto una virtù oggi. Il personaggio dell’uomo onesto e virtuoso è il più vantaggioso, il migliore che si possa recitare, e chi per professione usa dell’ipocrisia 29 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 ottiene straordinari vantaggi. SGANARELLO: Sono sconvolto per il disgusto! Ma dov’è l’umanità in voi, dov’è la coscienza? Ma possibile che non riusciate mai a guardare un attimo dentro voi stesso, nel ventre della vostra oscena crudeltà? DON GIOVANNI: Ma tu guarda! Che ventre interessante devo avere! Bisogna che lo visiti qualche giorno! SGANARELLO: Ecco non sapete che buttare in burla ogni cosa, anche la più seria. Vomitate insolenza contro ognuno, saccheggiate la fiducia come un razziatore da strada senza battere ciglio, senza sentirne vergogna, né pentimento. LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 30 Don Giovanni porta all’istante le mani al viso e piange lacrime vere DON GIOVANNI Dio! Dio! Non infierire così contro questa mia coscienza da bestia! SGANARELLO: Che vi prende ora? DON GIOVANNI: Sto crollando Sganarello, cerco di trattenere il mio pentimento buttando tutto in burletta ma le parole di mio padre e le tue mi stanno davvero travolgendo. Hai ragione, Sganarello mio, ho sbagliato veramente tutto ed è inutile che cerchi di frenare la mia disperazione con lo sghignazzo. Sono uno scellerato da quattro soldi e in me è tutto: violenza, sghignazzo e mi manca sempre 31 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 il minimo del pudore e della vergogna, la pietà, il cordoglio, il coraggio di battersi il petto e chiedere perdono. Ma ora non ce la faccio più. Io andrò a pormi in ginocchio davanti a tutti quelli che ho tradito, aggredito, truffato, donne e uomini, e chiederò che mi denuncino alla giustizia. Mi mostrerò sinceramente pentito, come nessun delinquente al mondo. Sono certo riuscirò a commuoverli, a far sì che piangano con me, abbracciandomi. La catarsi sarà così alta che ognuno non potrà fare a meno di offrirmi il suo perdono e così, felice, io potrò tornare a vivere come ho sempre sognato cioè tornare a burlarmi di loro e a colpirli più spietatamente e fortemente di prima. AHAHAHAHAH risata Sganarello, spalancando gli occhi, cade sulle LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 32 ginocchia, battendo il capo a terra, sconsolato. SGANARELLO: Signore questo mi fa perdere ogni ritegno. Vi dirò qualcosa che ho tenuto sempre nascosto come un ramarro inferocito nel mio stomaco. Fate di me tutto quel che vi pare, picchiatemi, massacratemi di botte, uccidetemi se volete, ma devo pur sfogarmi e parlare con voi faccia a faccia, e da servitore fedele devo pur dirvi quello che è giusto io dica. Anch’io mi sono comportato da sgammazzato ipocrita pur di farvi piacere e stare al vostro gioco. Ho recitato scene indegne provandone addirittura piacere ma oggi la mia coscienza mi obbliga al ripugno, all’indignazione verso me stesso. LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 33 DON GIOVANNI: ti concedo di parlare, dimmi tutto quello che pensi di me, avanti dimmi! SGANARELLO: Posso davvero?... DON GIOVANNI: Sì SGANARELLO: …esprimere tutto quel che penso? DON GIOVANNI: Sì, coraggio! SGANARELLO: E allora, nel quel caso signore io vi dirò in tutta franchezza che non approvo il vostro modo di vivere e che mi sembra da sfacciati andare in giro a fare l’amore dappertutto come fate voi! Sposarvi con una donna diversa ogni settimana! LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 34 DON GIOVANNI: Cosa?! Ma tu pretendi che uno resti legato al primo oggetto di cui si sente affascinato? Che per quello rinunci al mondo? Che non abbia più occhi per nessuno? Eh bella roba farsi un vanto di questo falso onore che è la fedeltà! E’ un falso onore, Sganarello, seppellirsi per sempre dentro un’unica passione, essere morto fino dalla giovinezza per tutte le bellezze che possono colpire il nostro sguardo, ma no, ma no Sganarello, la costanza... la costanza va bene per la gente mediocre! Tutte le belle hanno il diritto di ammaliarci. Il vantaggio di essere stata incontrata per prima non deve sottrarre a tutte le altre le giuste pretese o i diritti loro sul nostro cuore. Quanto a me, la bellezza mi rapisce ovunque la incontri, la bellezza... Io cedo volentieri alla sua dolce 35 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 violenza che mi attira. Sia come sia, dinnanzi alla bellezza, la bellezza... per lei non posso rifiutare il mio cuore, se io avessi diecimila cuori tutti li darei alla bellezza, è per questo che li spampano per ogni dove, e rimango sempre senza un cuore (Singhiozzando) i nuovi innamoramenti oltretutto hanno un incanto, un fascino indescrivibile. Tutto il piacere dell’amore sta nel cambiamento, si prova una dolcezza infinita nel soggiogare con cento omaggi il cuore di una giovane bellezza, di una fanciulla, nell’osservare i piccoli progressi compiuti ogni giorno, nel combattere con slanci, sospiri, l’innocente pudore di un’anima che lotta per non arrendersi, e condurla piano, piano, piano là... dove tu vuoi farla venire. Però una volta posseduta, che resta? Nulla resta! Non resta più niente da dire e da desiderare, finché LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 36 non interviene un nuovo oggetto a risvegliare il nostro desiderio. Insomma, non c’è niente di più dolce del trionfo sulla resistenza di una bella creatura, e in questo campo la stessa ambizione è quella dei grandi conquistatori, i condottieri del passato, che cercano una vittoria dietro l’altra, senza sosta... una dietro l’altra, come Alessandro Magno… io sono come Alessandro Magno, che ha invaso regni dal Mediterraneo al Mar Morto e giù giù… fino al Catai! Vorrei che il mondo fosse infinito, vorrei mondi, mondi uno dietro l’altro, per poterli conquistare. Vorrei mondi, mondi amorosi per le mie conquiste d’amore! SGANARELLO: Mamma mia che parlantina oh! Sembra che abbiate imparato la parte a memoria, parlate come un libro stampato! LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 37 DON GIOVANNI: Perché, hai qualcosa da ridire? SGANARELLO: Caspiterina, certo che sì! Ma io ho da dire... non so che dire! Perché voi girate le cose in modo che sembra che voi abbiate ragione! E invece è vero che non l’avete! Accidenti, io avevo sulla punta della lingua i più bei pensieri del mondo, e tutto quel vostro strapolocchio di parole me li ha ingarbugliati come una matassa di lana! Ma non preoccupatevi, la prossima volta io metterò per iscritto gli argomenti prima ancora di discuterli con voi! DON GIOVANNI: Bene, questa è un’idea! 38 LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 SGANARELLO: Già che ci sono signore, scusate rientra nel permesso che mi avete accordato anche il diritto di parlarvi francamente? E dichiararvi che sono disgustato dalla vita che menate? DON GIOVANNI: Ma come sarebbe a dire? Perché? Non è una bella vita quella che conduco? SGANARELLO: Ma certo, è eccellente! Ma tanto per dire insomma... il fatto di prendere moglie una volta alla settimana come fate voi di solito insomma... DON GIOVANNI: Perché? C’è qualcosa di più piacevole di questo? Di prender e lasciar donne, sposarle e poi fuggire? LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 39 SGANARELLO: Ma signore prendere beffe così di un sacro mistero che è il matrimonio, andiamo! DON GIOVANNI: No Sganarello, lascia stare il Cielo, fra me e il Cielo c’è una faccenda privata che risolverò io con il Cielo... ce la risolveremo fra di noi! Ma tu attent’a te come parli da ‘sto momento in avanti! SGANARELLO: Ma infatti io non parlo mica di voi, Dio me ne guardi, se voi non credete in niente avrete le vostre buone ragioni, ma in giro si vedono piccoli impertinenti, qualcuno anche vostro tirapiedi, che fanno i libertini senza sapere a loro volta il perché. Che si atteggiano a liberi pensatori perché sono convinti di farci la LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 40 bella figura. Se io avessi un padrone così, guardandolo fisso negli occhi gli direi chiaro e tondo… a lui…: “Ma davvero voi pensate di prendervi gioco del Cielo, e sbeffeggiare le cose più sacrosante da farle tremare. Ma chi? Sto parlando con lui… chi vi dà il diritto... piccolo vermicciattolo, piccolo virmidone, mirmidone, sto sempre parlando con lui… ma chi vi dà il diritto di farvi beffa, di tutto quello che gli uomini venerano e rispettano?! Ma forse credete che basti il fatto di essere nobile, di avere una parrucca bionda, …sempre a lui… riccioluta e le piume sul cappello e l’abito in tessuto d’oro e i nastrini rosso fiamma… no non dico a voi mio signore, anche l’altro ha il rosso fiamma! Voi pensate di essere più bravo, pensate che nessuno abbia il diritto di dirvi la verità in LECTIO DON GIOVANNI – 5 DICEMBRE 2011 41 faccia! Vi faccio presente, io, il vostro servo, che il Cielo prima o poi punisce gli atei perché una vita cattiva, porta a una cattiva morte! DON GIOVANNI: Bravo Sganarello! Questa è una chiusa davvero straordinaria! Ancora un po’ e vomitavo! Bravo! (Batte le mani e simula il gesto di vomitare). MUSICA FINALE DELL’OPERA DI MOZART <<<<<FINE>>>>>