«La Chiesa si faccia umile ed eviti lo scontro di civiltà»

[VARESE 15]
LA PROVINCIA
DOMENICA 19 APRILE 2009
IERI IN TARDA SERATA
Rissa in piazza della Motta: due fermati dalla polizia
Un litigio tra giovani si mette male e solo grazie all’intervento della squadra volante della polizia non finisce peggio: è accaduto ieri in tarda serata, poco prima delle 22,
quando al 113 arriva la segnalazione di un pestaggio tra
piazza Ragazzi del ’99 e via Carrobbio, a due passi da piazza Motta. Un giovane straniero in effetti è stato preso di mira da un gruppetto di altri stranieri, e l’arrivo dei poliziotti
gli ha evitato conseguenze peggiori. Ma a questo punto uno
degli aggressori, alla vista appunto delle divise, si è mes-
so a scappare: gli agenti lo hanno rincorso e lo hanno fermato una trentina di metri più in là, non senza difficoltà.
Lo hanno placcato e lo gettato a terra in quattro, mentre
quello ha opposto resistenza. Sul posto anche polizia locale e i carabinieri, accorsi a dar man forte, anche in considerazione dell’assembramento che si è formato nella strada, di persone accorse dalla vicina piazza Monte Grappa.
Finisce che i due protagonisti del litigio vengono fermati
e interrogati.
[ PARLA IL CARDINAL MARTINI ]
«La Chiesa si faccia umile
ed eviti lo scontro di civiltà»
L’arcivescovo emerito al De Filippi all’incontro con monsignor Patriarca
«La Chiesa ufficiale deve rendersi conto maggiormente della grande distanza tra il suo modo di parlare e la gente. La Chiesa ufficiale ha bisogno di comprendere meglio il mondo: è rimasta a San Tommaso e Aristotele», una Chiesa dunque che secondo il cardinale Carlo Maria Martini, ieri al De Filippi, per
l’incontro con monsignor Patriarca a dieci anni dalla sua ordinazione episcopale, deve instaurare un dialogo più diretto con
la gente e adeguato ai tempi. «Ho ammirato la bontà del Papa
nell’accogliere i quattro vescovi», il riferimento è agli alti prelati lefebvriani, «però bisogna rendersi conto che ci sono
molte altre persone verso cui avere misericordia. La Chiesa deve essere molto meno clericale e più aperta, dialogante». È diretto, lucido e
concreto nelle sue osservazioni, non lascia sottintendere nulla del suo
pensiero, ma calibra le parole, e lascia trasparire una
riflessione ampia e attenta
sul mondo e su tutto ciò
che accade, tant’è che dopo
quella che può apparire una
bacchettata alla Chiesa ufficiale aggiunge: «Lo sforzo deve essere da parte della Chiesa e da parte di ogni fedele. C’è un cammino da fare
da parte dei rappresentan-
ti della Chiesa e c’è un cammino da fare da parte di ciascuno.
Bisogna amare la Chiesa prendendola in braccio. Non si ama
solo ciò che si considera esterno. Più ciascuno investirà nella
Chiesa, tanto più la sentirà vicina». Sono altrettanto puntuali e
risolute le osservazioni sulla missionarietà e sulle altre religioni. «Bisogna calcolare che oggi né buddismo, né induismo,
né musulmani sono pronti alla conversione, anzi c’è un muro.
Questo muro è motivo di contrasto e di guerra: benché si dica
che le religioni sono per la pace spesso sono utilizzate
per contrapporre la guerra. Il predicare in questi contesti viene accolto come una religione concorrenziale che si pensa venuta per schiacciare. Bisogna domandarsi, allora, qual è il contesto e qual è il tipo di evangelizzazione adeguata. Ho conosciuto le varie le religioni
del mondo e mi sono convinto di questo:
occorre evitare lo scontro di civiltà e portare avanti, invece, atteggiamenti che realmente uniscono. È un fare che va oltre alla tolleranza, al non darsi fastidio, è chiedere che ciascuno faccia una parte del
cammino nella via dell’evangelo, il che
significa rinuncia a se stesso, perdono, e
capacità di comprendere l’altro». L’arcivescovo emerito di Milano certo non ha perso il piglio e la schiettezza di pensiero, nonostante la malattia.
Elena Botter