Obiettivi Nikkor: un oceano di sigle

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Obiettivi Nikkor: un oceano di sigle
11/04/10 09.30
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Obiettivi Nikkor: un oceano di sigle
Questo articolo vuole essere una piccola guida a come interpretare le sigle che caratterizzano gli obiettivi
Nikkor, da quelli di epoche più remote (ma comunque non oltre l'attacco F), ai più recenti.
F, una lettera
L'attacco Nikon F nasce nel maggio 1959, con la baionetta che equipaggia la prima reflex Nikon; fino ad
allora la casa giapponese aveva prodotto ottiche per le sue macchine a telemetro, sulla scorta delle leader
del mercato di allora (Leitz e Zeiss). L'introduzione del sistema F è stata una vera e propria pietra miliare
nella storia della fotografia, in quanto tutte le reflex oggi esistenti sono basate su alcuni paradigmi
introdotti da questo sistema.
Un database molto dettagliato delle ottiche Nikon è stato stilato e attualmente mantenuto aggornato da
Roland Vink: nelle sue pagine trovete informazioni su ogni ottica Nikon prodotta dal 1959 in poi, con
dettagli su numeri di serie, schemi ottici e quant'altro può essere di interesse per chi cerca informazioni
sui Nikkor.
Ottiche pre-AI (1959-1977): premessa
La caratterizzazione delle ottiche del sistema reflex prosegue con la denominazione usata fin dalla nascita
della Nippon Kogaku K.K.: in particolare, oltre alla focale e al diaframma di massima apertura, quello
che caratterizza un obiettivo è il suo schema ottico, pertanto le prime ottiche Nikon (almeno fino ai primi
anni '70) sono caratterizzate da una lettera (derivata dal greco o dal latino) che ne indica il numero di
lenti con cui tale ottica è realizzata: U per 1 lente, B per 2 lenti, T per 3 lenti, Q per 4 lenti, P per 5 lenti,
H per 6 lenti, S per 7 lenti, O per 8 lenti, N per 9 lenti e D per 10 lenti; per obiettivi con un numero di
lenti superiore a 10, si usano composizioni di lettere, ad esempio un obiettivo da 15 lenti era indicato con
PD (P per 5 e D per 10).
A - diaframma automatico (1959-1971)
Una prima identificazione delle ottiche è stata fatta con la distinzione tra quelle da utilizzare in stopdown, cioé senza automatismo di chiusura del diaframma, e quelle con diaframma automatico. Questo
automatismo è alla base di tutte le moderne reflex e consente la ripresa e la misurazione esposimetrica
con il diaframma a massima apertura (e quindi con la massima luminosità consentita dall'ottica), e la
chiusura del diaframma avviene solo al momento dello scatto. Nelle ottiche Nikon, fino alle attuali e più
moderne ottiche, questo meccanismo è implementato grazie ad una levetta posta sul bocchettone di
innesto, che si accoppia meccanicamente al corpo macchina (indicata con 1 nell'immagine seguente).
http://www.emmeeffe.org/mf/tecnica/sigle_nikkor/index.html
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Queste ottiche sono state inizialmente caratterizzate da una lettera A nella loro sigla, come abbreviazione
di Auto Nikkor. La lettera A è stata mantenuta fino al 1971, dopodiché si è considerata pleonastica, in
quanto tutti gli obiettivi venivano ormai prodotti con l'automatismo del diaframma. Per queste ottiche,
l'accoppiamento tra ghiera dei diaframmi e sistema di misurazione esposimetrica avviene
meccanicamente mediante le cosiddette "orecchie di coniglio" (indicata con il 2 nell'immagine precedente
e denominata Metering Coupling Shoe), delle lamelle in mezzo alle quali viene inserito il perno che
permette di trasmettere all'esposimetro l'informazione relativa al diaframma utilizzato (oltre all'apertura
massima dello stesso). Nelle immagini che seguono, è illustrato il meccanismo di accoppiamento tra
ghiera dei diaframmi ed esposimetro di una Nikkormat FT2; una volta inserito l'obiettivo, facendo in
modo che il perno indicato con la freccia 1 fosse in mezzo alle "orecchie di coniglio", si deve ruotare la
ghiera nella posizione di massima apertura per trasmettere all'esposimetro questa grandezza e permettere
la corretta misurazione esposimetrica (nell'immagine è in effetti rappresentata un'ottica più moderna di
quelle ora illustrate, ma la sostanza del meccanismo non cambia).
Le ottiche "A" hanno le seguenti caratteristiche comuni:
trattamento antiriflesso monostrato: le lenti frontali hanno una colorazione ambra, rosa o blu molto
leggera;
la ghiera di messa a fuoco con grip metallico scolpito, oppure con grip in gomma scolpita a
diamante;
le "orecchie di coniglio" per l'accoppiamento dell'esposimetro alla ghiera dei diaframmi piatte e
senza fori e poste in corrispondenza del diaframma f5.6;
barilotto cromato e/o nero;
le prime versioni avevano l'indicazione della focale in cm e nessuna vite nel bocchettone, con la
scritta Nippon Kogaku Japan scolpita; le versioni successive avevano la focale in mm, 5 viti
nell'attacco e la scritta Nikon scolpita sul frontale.
Nelle immagini che seguono è illustrato un esempio di ottica A delle prime serie, un Nikkor-S Auto 5 cm
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Nelle immagini che seguono è illustrato un esempio di ottica A delle prime serie, un Nikkor-S Auto 5 cm
f2: la S indica uno schema di 7 lenti, la A l'automatismo del diaframma; sono ben visibili le "orecchie di
coniglio" solide e la ghiera della messa a fuoco in metallo.
C - Trattamento antiriflesso multistrato (1971-1974)
L'introduzione dei primi trattamenti antiriflesso multistrato si ha nel 1971; gli obiettivi prodotti con
questi trattamento sono stati caratterizzati dalla lettera C (coated). Gli obiettivi caratterizzati dalla lettera
C si indentificavano da:
riflessi delle lenti verde scuro o rosso scuro;
la lettera "C" scolpita insieme a focale e diaframma;
barilotto nero o identico agli abiettivi A più recenti.
La nuova versione dell'obiettivo mostrato sopra (stavolta con uno schema ottico a 6 lenti, indicato dalla
H) è la seguente:
K - nuovi Nikkor (1974-1977)
Questa è l'ultima serie di obiettivi pre-AI, che ha modifiche solamente estetiche e non relative all'ottica:
in particolare le ottiche K sono caratterizzate da:
aspetto molto simile ai futuri AI, senza averne però le caratteristiche funzionali;
il grip della messa a fuoco di gomma con disegni più aggraziati;
"orecchie di coniglio" solide.
Il 50mm f2 di questa serie è il seguente:
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Come si vede sono sparite le indicazioni sullo schema ottico (il numero di lenti espresso sotto forma di
lettera) e le indicazioni relative al trattamento antiriflesso; l'aspetto è decisamente più simile ai successivi
obiettivi AI e AF.
Indicizzazione automatica del diaframma: AI (1977-1983)
Il modo di caratterizzare gli obiettivi precentemente illustrato andò avanti fino al 1977, quando fu
introdotto il sistema AI: a differenza delle precedenti innovazioni, prettamente estetiche, questa fu
significativa almeno quanto l'automatismo del diaframma. In sostanza diventavano superflui gli
accoppiamenti esterni tra ghiera dei diaframmi e corpo macchina; tutte le informazioni venivano
trasmesse attraverso il bocchettone di innesto; le orecchie di coniglio rimangono, comunque, per
garantire l'utilizzabilità dei nuovi obiettivi sui vecchi corpi macchina: questa è una filosofia che Nikon ha
cercato di portare avanti il più possibile, nonostante l'obsolescenza di alcune di queste tecnologie,
garantendo una compatibilità durata circa 40 anni, e a cui ha iniziato parzialmente a rinunciare a metà
degli anni '90, con l'uscita dei primi obiettivi della serie G (vedi più avanti).
L'accoppiamento del diaframma tra obiettivo e corpo macchina viene realizzato da una flangia che si
protrude dal bocchettone di innesto dell'obiettivo e va a "battere" sull'apposito accoppiatore meccanico
nel corpo macchina, come illustrato nel'immagine che segue, in cui sono visibili anche le "orecchie di
coniglio" forate per non oscurare la seconda scala dei diaframmi, riportata direttamente sul bocchettone
per far sì che il diaframma impostato potesse essere letto direttamente nel mirino mediante una
finestrella.
L'accoppiamento tra ghiera dei diaframmi e esposimetro avviene mediante la flangia indicata in figura
con Meter Coupling Ridge. Questa flangia comunica alla fotocamera il diaframma impostato mediante la
sua estensione e la sua posizione (visto che è rigidamente connessa alla ghiera dei diaframmi); rispetto
alla massima apertura, l'offset di questa flangia è solitamente pari a 4 stop e 2/3; per cui per un'ottica di
luminosità f2.8 tale flangia inizierà più o meno in corrispondenza dela diaframma 11+2/3, per un f1.4 la
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flangia inizia da f8+1/3.
Le differenze, ovviamente, non si riducono a queste due sole (flangia e orecchie di coniglio). La
trasmissione della massima apertura dell'obiettivo avviene attraverso un'ulteriore flangia (chiamata Speed
Indexing Post), interna al bocchettone di innesto, mediante la misurazione meccanica di un angolo, come
illustrato nella figura che segue:
Lo Speed Indexing Post è indicato dal 2 in figura; l'angolo alfa tra il foro di blocco dell'ottica (a ore 9) e
il 2 indica l'apertura massima dell'obiettivo, con questa codifica, rilevata da Lars Holst Hansen:
Max apertura (f) Alfa (gradi)
1.2
1.4
75.3°
1.8
71.8°
2
72.0°
2.5
69.3°
2.8
66.4°
3.3
3.5
63.7°
4
64.5°
4.5
61.3°
5.6
60.1°
8
11
Questa flangia e soprattutto il Meter Coupling Ridge, purtroppo, non vengono più "letti" dalle
fotocamere più economiche della produzione recente: F50, F60, F80, D100, D70 e D50 non sono in
grado di riconoscere queste informazioni, e per questo motivo l'utilizzo di ottiche AI/AI-S su tali
fotocamere fa perdere l'uso di esposimetro e automatismi. In effetti neanche la più recente D200 legge
queste informazioni da parti meccaniche dell'ottica, ma l'informazione sulla massima apertura dell'ottica
può essere introdotta a mano dai menu.
Nella stessa immagine sono visibili le orecchie di coniglio forate (3) e il cosidetto EE Servo Coupling
Post (4): questo ulteriore perno è nato originariamente per rendere possibile il funzionamento di un
accessorio (DS-12 EE Aperture Control Attachment) in grado di permettere l'automatismo in priorità di
tempo alle F2 equipaggiate con Photomic. In seguito, lo stesso perno è stato utilizzato per fare in modo
che sulle fotocamere più recenti prive dell'accoppiamento tra esposimetro e lo Lens Speed Indexing Post
(F401, F50, F60, F80 fino alle più recenti digitali D100, D70 e D50) una volta innestato l'obiettivo il
diaframma venisse aperto al minimo valore (massima apertura); sulle ottiche più recenti l'informazione è
trasmessa mediante contatti elettrici dal chip in essi contenuto. Sui corpi macchina indicati è infatti
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presente un piccolo switch che si chiude grazie a questo piccolo perno solo quando la ghiera dei
diaframmi è posizionata sul diaframma minimo (e può essere bloccata, sulle ottiche AF, mediante
apposito meccanismo), altrimenti viene indicato l'errore FE-E dall'esposimetro.
La versione AI del solito 50 mm (stavolta f1.8) è illustrata nell'immagine che segue:
Per alcune ottiche pre-AI è possibile effettuare una conversione in AI, mediante la sostituzione delle
"orecchie di coniglio" e dell'aggiunta della flangia o la realizzazione della stessa mediante limatura della
parte esterna della ghiera dei diaframmi che in alcuni modelli sporgeva a sufficienza dal barilotto.
Riepilogando: le caratteristiche che permettono di identificare un'ottica AI sono le seguenti:
flangia di accoppiamento della ghiera dei diaframmi sulla parte esterna del bocchettone;
doppia scala dei diaframmi, sulla ghiera e sul bocchettone, per consentire la lettura degli stessi
attraverso una finestrella del pentaprisma e quindi attraverso il mirino;
"orecchie di coniglio" forate per non oscurare la scala dei diaframmi sul bocchettone e non sempre
posizionate in corrispondenza al diframma f5.6, come nei pre-AI;
presenza di una ulteriore flangia su bocchettone interno (approssimativamente "a ore 7", guardano
l'ottica da dietro con le orecchie di coniglio in alto) per la trasmissione della massima apertura del
diaframma.
Serie E (1979)
Al grido di "più Nikon per tutti", negli anni '80 sono state prodotte delle reflex economiche a marchio
Nikon, ma che di Nikon avevano ben poco, sia come produzione (affidata a Cosina), sia come
robustezza. Per rendere ancor di più alla portata di tutti il sistema Nikon, sono state prodotte anche delle
ottiche "economiche", dalle eccellenti caratteristiche ottiche, ma dalla meccanica più povera.
Sostanzialmente le ottiche della serie E sono le prime edizioni delle ottiche AI-S (vedi più avanti) e sono
identificabili da:
diaframma minimo colorato in arancio: inoltre il penultimo diaframma disponibile è indicato in blu
e quello centrale indicato in giallo;
largo uso di plastica nella costruzione del barilotto;
indicazione di "Serie E" invece di Nikkor sul frontale.
Il 50 f1.8 serie E è illustrato nella figura seguente:
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AI-S: (1983)
Con l'avvento dell'elettronica nelle reflex e quindi delle prime fotocamere con automatismi, si
cominciarono a sentire i limiti di tutti questi accoppiamenti meccanici, e per risolvere il problema... se ne
introdussero altri!
La fotocamera della svolta fu la FA, che aveva anche la prima bozza dell'esposimetro che poi sarebbe
diventato il Matrix 3D. Per dotare questa fotocamera delle priorità di diaframma e di tempo, si dovette
linearizzare il controllo dell'apertura del diaframma (per una più accurata misurazione della luce durante
lo scatto in priorità). Il meccanismo è ottenuto modificando l'apertura del diaframma; per indicare al
corpo macchina la presenza di un'ottica in grado di manovrare il diaframma linearmente, è stata
introdotta un'altra segnalazione meccanica, indicata nella figura dal numero 1 (Lens Type Signal Notch):
Oltre a ciò, le ottiche AI-S introdussero un modo (peraltro molto rozzo) di comunicare la lunghezza
focale alla fotocamera, mediante la flangia indicata con il 2 (Focal Length Indexing Ridge); se la flangia
inizia in corrispondenza della foro indicativamente a ore 9, l'obiettivo ha una lunghezza focale maggiore
di 135 mm; se invece tale flangia inizia in un altro punto (come in figura, dove è illustrato il retro di un
AI-S 35 mm f1.4) oppure manca del tutto, l'obiettivo ha una lunghezza focale inferiore a 135 mm.
Questa funzione è utilizzata solo dalle fotocamere FA, F-501 e F4, e solo per la priorità di tempo, in
maniera tale da far scegliere alla fotocamera il tempo più rapido possible per lunghezze focali elevate allo
scopo di minimizzare il rischio di mosso.
Riassumendo le caratteristiche che distinguono un AI-S dai precedenti:
presenza della tacca che indica la linearizzazione del diaframma (1);
presenza della flangia che indica la lunghezza focale maggiore o minore di 135 mm (2);
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il numero del diaframma più piccolo (f16 o f22) indicato in arancione, il penultimo disponibile in
blu e quello centrale in giallo.
Il 50 mm f1.4 AI-S è indicato in figura:
I primi obiettivi autofocus per la F3-AF (1983)
Agli inizi degli anni '80 sono state prodotte le prime fotocamere con i sistemi di messa a fuoco
automatica; Nikon ha introdotto il suo primo autofocus sulla reflex top della gamma dei tempi, una
versione modificata della F3, per la quale ha prodotto anche i due primi obiettivi autofocus: un 80 f2.8 e
un 200 f3.5 ED IF (per queste sigle, vedi più avanti), a cui abbinò un moltiplicatore di focale TC-16.
Questi obiettivi (rarissimi) hanno il motore AF incorporato e sono stati i primi ad incorporare una CPU,
che dialogava con il corpo macchina mediante 6 contatti elettrici. Questi obbiettivi possono essere
utilizzati anche sulle più recenti F501 e F4.
Arriva l'elettronica: AI-P (1988)
Per alcuni obiettivi a fuoco manuale, Nikon ha introdotto un miglioramento inserendo all'interno
dell'obiettivo un microchip in grado di assolvere ad alcune funzioni avanzate (tipicamente quelle
esposimetriche) anche su corpi macchina autofocus. Questi obiettivi (tre in tutto) sono gli unici con la
messa a fuoco manuale in grado di far funzionare esposimetro e automatismi sulle reflex digitali entrylevel. In figura è illustrato l'obiettivo AI-P 45 mm f2.8, ottica particolarissima, lunga solo 17 mm e
realizzata mediante uno schema ottico classico di 4 lenti in 3 gruppi, ricavato dallo schema Tessar.
Obiettivi Autofocus AF (1986)
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Con il lancio delle reflex di fascia prosumer (per prima la F501 e a seguire la F801) e soprattutto della
F4, vengono introdotte anche le prime versioni degli obiettivi AF, il cui movimento del sistema autofocus
è sul corpo macchina, a differenza delle ottiche per F3-AF, il cui motore era invece all'interno
dell'obiettivo. Questa serie di obiettivi si è evoluta in varie fasi fino alle versioni attuali. Tutte le varie
fasi, ad ogni modo, sono caratterizzate da:
almeno 5 contatti elettrici sull'attacco dell'ottica
CPU interna
barilotto rivestito in plastica, tranne che per le serie professionali, completamente in metallo; per le
ottiche di fascia più economica, anche il bocchettone di aggancio è in plastica.
Le varie fasi evolutive possono essere caratterizzate dalle sigle delle varie funzioni che via via ne hanno
segnato l'evoluzione.
AF (1986)
Prima edizione, con anello di messa a fuoco in plastica e blocco della ghiera dei diaframmi a perno di
tipo premi-e-gira. In figura l'AF 50 mm f1.8.
AF-N (1988)
Anello di messa a fuoco in gomma e blocco della ghiera dei diaframmi a cursore. Nell'immagine l'AF-N
50 mm f1.8.
AF-D (1992)
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In queste ottiche AF la CPU trasmette anche l'informazione sulla distanza di messa a fuoco per una più
precisa misurazione esposimetrica, soprattutto per foto con l'uso del flash. Questo tipo di ottiche nasce
insieme all'esposimetro Matrix 3D. In figura, l'AF-D50 mm f1.8: come si può vedere, esternamente si
presenta quasi identico al precedente.
AF-I (1992)
Prima versione di ottiche AF motorizzate: le ottiche hanno ora 10 contatti elettrici e la possibilità di
disabilitare l'AF direttamente sull'obiettivo. Di questo tipo sono stati prodotti solo pochi teleobiettivi.
AF-S (1996)
Versione migliorata delle ottiche motorizzate: ora il motore interno è ad ultrasuoni (Silent Wave Motor).
Nell'immagine, un AF-S 28-70 f2.8.
Ottiche di tipo G
Queste ottiche sono prive della ghiera dei diaframmi, che vengono controllati direttamente dal corpo
macchina, pertanto non possono essere utilizzate sulle reflex prive di automatismi. Nella figura
l'economico AF-G 28-100 f3.5-4.5.
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Vibrating Reduction (VR)
Ottiche dotate di sistema di stabilizzazione per ridurre le vibrazioni. Nell'immagine l'AF VR 80-400 f45.6 VR.
Ottiche DX
Questi obiettivi sono specificatamente progettati per i sensori DX, di dimensioni pari a circa 16x24 mm:
essi hanno quindi un cerchio di copertura più piccolo del formato 35 mm per parte o tutte le focali che
essi ricoprono. Nell'immagine è riprodotto un AF-S DX 12-24 f4 G ED. Quest'ottica può essere utilizzata
su fotocamere 35 mm nel range di focali da 18 a 24 mm; al di sotto dei 18 mm, nell'immagine 35 mm si
forma un cerchio nero ai bordi.
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La tendenza attuale di Nikon è di produrre ottiche motorizzate (AF-S), prive della ghiera dei diaframmi
(G) e laddove si ritenga opportuno, con il sistema di stabilizzazione (VR). Tutte le ottiche DX
attualmente in commercio sono anche AF-S e G.
Nella tabella che segue sono riassunte brevemente le funzioni sopra descritte ed il loro anno di
introduzione
EE
Lens Lens Focal
Tipo Meter Meter
Anno di
Shutter Speed Type Length Contatti Accoppiamento
di Coupling Coupling
introduzione
Coupling Indexing Signal Indexing elettronici dell'AF a vite
ottica Shoe
Ridge
Post
Post Notch Ridge
Pre1959
+
AI
1977
AI
+
+
+
+
1978
E
+
+
+
+
+
1979
AI-S
+
+
+
+
+
+
1983
F3AF
+
+
+
+
+
+
6
1986
AF
+
+
+
+
+
5
+
1988
P
+
+
+
+
+
5
1992
AF-I
+
+
+
+
+
10
AF1993
+
+
+
+
+
5 (1)
+
D
1996
AF-S
+
+
+
+
+
10
2000
G
5
+
(1) unica eccezione ai 5 contatti tra gli AF-D è l'AF VR 80-400 f4-5.6 D, che ha 10 contatti per le
funzionalità del VR.
Altre sigle
Esistono altre sigle che caratterizzano alcuni obiettivi.
Extra-low Dispersion (ED)
Le ottiche caratterizzate da questa sigla sono dotate di una o più lenti a bassa dispersione,
opportunamente introdotte allo scopo di ridurre quanto possibile le aberrazioni cromatiche.
Internal Focus (IF)
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In queste ottiche il movimento per la messa a fuoco avviene esclusivamente su gruppi e lenti interne al
barilotto: questo fa in modo che la lente frontale non ruoti durante la messa a fuoco, funzione utilissima
nell'uso di alcuni filtri (ad esempio polarizzatori o digradanti.
Super Integrated Coating (SIC)
Indica la presenza del trattamento antiriflesso multistrato, utilizzato soprattutto negli zoom.
Nanocrystal Coating (N)
Ulteriore tipo di trattamento antiriflesso multistrato, utilizzato soprattutto nei supertele.
Aspherical lens element (ASP)
Indica la presenza, nello schema ottico, di una o più lenti asferiche, dotate ciò di profilo non sferico.
Close Range Correction system (CRC)
Indica la presenza (soprattutto nei grandangolari) di un sistema di messa a fuoco che permette la
correzione delle aberrazioni per distanze ravvicinate.
Rear Focusing (RF)
In questi obiettivi la messa a fuoco è ottenuta mediante il movimento dei soli gruppi posteriori,
solitamente più piccoli e leggeri, e consente pertanto di ottenere messe a fuoco più veloci.
Defocus Control (DC)
Le due ottiche caratterizzate da questa sigla hanno un sistema di controllo dell'aberrazione sferica
dell'ottica, che permette di regolare l'entità delle sfocature nei piani posteriori o enteriori a quello di
messa a fuoco. Esistono solo due ottiche di questo tipo, secializzate per foto di ritratto (105 e 135 f2).
Perspective Correction (PC)
Queste ottiche hanno la possibilità di decentrare e/o basculare alcuni dei loro elementi, permettendo
pertanto la correzione prospettica dell'immagine.
Micro
Queste ottiche permettono la messa a fuoco da distanza ravvicinate, permettendo quindi il
raggiungimento di rapporti di riproduzione vicine o pari all'1:1, senza l'uso di tubi di estensione.
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