PRIMO PIANO
Influenza aviaria:
tra passato
e presente
attuale emergenza da virus H5N1 è partita
dall’entroterra cinese nel dicembre 2003
quando ha colpito due persone di cui una
è poi deceduta dopo il ricovero in ospedale.
Sinora ha determinato la morte o l’abbattimento di oltre
150 milioni di volatili nonché 118 casi umani, di cui
circa 90 in Vietnam, una ventina in Thailandia, altri in
Cambogia ed in Indonesia.
In pratica il virus ha dimostrato di essere capace di
superare la barriera di specie causando nell’uomo una
grave malattia con alta letalità: in totale i decessi umani
sono stati 57. I casi di infezione nell’uomo sono quindi
stati rari dimostrando che il virus non si trasmette
pugliasalute
facilmente dal pollame all’uomo.
Sono state colpite per lo più persone in aree rurali
che hanno avuto stretto contatto (macellazione,
spellamento, preparazione del cibo) con animali malati
o morti per influenza aviaria o che ne hanno consumato
i prodotti crudi o poco cotti.
Ad oggi non ci sono prove di una efficiente
trasmissione del virus da persona a persona in quanto
la circostanza si sarebbe realizzata solo in pochissimi
casi.
L’pidemia si è successivamente estesa anche a Cina,
Giappone e Corea e, a partire dal luglio 2005, anche in
Russia e Kazakhstan dove circa 130.000 volatili sono
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novembre 2005
Misure di prevenzione
per l’uomo
Alle persone che si recano in aree
geografiche infette si raccomanda il
rispetto delle normali regole igienicosanitarie e di evitare contatti con
animali vivi, loro carcasse, nonché di
frequentare mercati e fiere dove vi sia
presenza di animali.
In caso di comparsa del virus H5N1
sono fondamentali il rispetto delle
normali pratiche igieniche nella
m a n i p o l a z i o n e , p r e pa r a z i o n e ,
somministrazione e consumo del
pollame, con particolare riguardo
all’accurato lavaggio delle mani ed alla
adeguata cottura delle carni e delle
uova. I virus influenzali sono infatti
sensibili alla temperatura di 70 ° C.
morti o sono stati abbattuti, infine in Mongolia e Tibet.
Recentemente risulta l’estensione dell’infezione anche
in Turchia, Romania e Grecia. In questi ultimi Paesi non
sono stati segnalati casi di malattia nell’uomo.
La possibile diffusione del virus influenzale aviario
H5N1 in ulteriori Paesi non può essere esclusa. Ma la
circostanza temuta è che il virus aviario e quello
dell’influenza umana infettino contemporaneamente lo
stesso individuo umano.
Attraverso il fenomeno del riassortimento genico si
potrebbe generare un ceppo virale contenente da un lato
i geni responsabili della trasmissibilità dei virus umani
e dall’altro i geni responsabili della patogenicità del
virus aviario e la sua emoagglutinina nei confronti della
quale la popolazione umana non è protetta dal punto di
vista immunitario.
Solo se questa ipotesi si realizzasse si realizzerebbe
il pericolo dell’inizio di una pandemia nell’uomo.
Le epidemie umane del passato
Nell’uomo le epidemie del passato per le quali si
hanno informazioni di una certa precisione, sono quelle
verificatesi nel 1743, nel 1889-1890 e quella del 19181919 (la cosiddetta “spagnola”) che ebbe una diffusione
mondiale causando la morte di circa 20 milioni di persone.
Più recentemente nel 1957 e nel 1968.
È stato chiarito che i virus responsabili di queste
ultime due pandemie influenzali umane sono originati
dal riassortimento genico di due virus, dell’influenza
umana e dell’influenza aviaria, realizzatasi in un’altra
specie animale, il suino. In uno o alcuni individui di
pugliasalute
Tutte le persone coinvolte in un
focolaio di infezione di Influenza Aviaria
devono essere trattate a scopo
preventivo con farmaci antivirali e
sottoposte a vaccinazione contro
l’influenza umana per ridurre il rischio
di ulteriore riassortimento tra virus
umani e virus aviari, nonché a
vaccinazione specifica contro
l’infezione aviaria, ove disponibile.
questa specie si è infatti realizzata la contemporanea
infezione dei due virus influenzali e nel corso di questo
episodio infettivo si è venuta a creare una popolazione
virale che ha generato un nuovo ceppo ad alta
patogenicità. Le cellule del suino infatti presentano una
particolare costellazione recettoriale per la quale risultano
sensibili sia ai virus influenzali aviari che a quelli dei
mammiferi. Nel caso di infezione contemporanea si
realizza il fenomeno del riassortimento genico e così è
possibile che nella stessa cellula la progenie virale
contenga geni provenienti da entrambi i virus progenitori:
una popolazione virale contenente alcuni geni di origine
aviaria e i rimanenti di origine umana.
Fino a pochi anni fa, data la sporadicità dei casi
identificati, si riteneva che l’infezione diretta dell’uomo
da parte di virus influenzali aviari fosse una evenienza
eccezionale e comunque solitamente con poche e
localizzate conseguenze per la salute umana (epatite o
congiuntiviti). La via principale di infezione sembrerebbe
quella congiuntivale.
Recentemente però una serie di eventi ha modificato
radicalmente la prospettiva delle infezioni umane da
parte di questi virus. Negli ultimi 8-9 anni infatti sono
stati segnalati diversi episodi di infezioni da virus
influenzali aviari nell’uomo.
Nel 1996 un virus H7N7 a bassa patogenicità è stato
isolato in Inghilterra da una allevatrice di anatre con
congiuntivite. Nel maggio 1997 ad Hong Kong un virus
H5N1 ha provocato la morte di un bambino, nel dicembre
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novembre 2005
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dello stesso anno lo stesso virus ha infettato 18 persone
di cui 6 sono decedute. Al virus è stato attribuita alta
patogenicità ma scarsa capacità di trasmissione
interumana.
Questo episodio di infezione di H5N1 ad Hong Kong
è stato piuttosto allarmante a causa dell’elevato tasso di
mortalità. La preoccupazione maggiore è stata quella che
a causa delle caratteristiche di virulenza del ceppo
nell’uomo si potesse manifestare l’infezione sistemica.
Nel 1998 e nel marzo 1999 sempre ad Hong Kong
un virus H9N2 ha infettato 7 persone con sintomatologia
simil-influenzale.
Nella primavera 2003 in Olanda si è realizzata una
infezione da virus H7N7, determinando la più devastante
epidemia di influenza aviaria mai verificatasi che ha
portato alla morte o alla soppressione di oltre 33 milioni
di volatili tra Olanda, Belgio e Germania. Il patrimonio
avicolo olandese si è ridotto in quell’occasione del 50%.
Si è trattato di un virus ad alta patogenicità che ha anche
colpito 82 persone su 260 venute a contatto con il virus,
tutte infezioni ad esito benigno con sintomatologia di
congiuntivite acuta associata o meno a sintomi similinfluenzali. Però si è anche rilevata in tre casi la
circostanza preoccupante di trasmissione interumana
all’interno di nuclei familiari. L’unico deceduto è stato
un veterinario impegnato nelle operazioni di polizia
sanitaria in allevamento, colpito da una sintomatologia
con mal di testa e febbre, cui sono seguite insufficienza
respiratoria e renale.
La maggior parte degli episodi di influenza aviaria
che determina casi di infezione nell’uomo prende origine
in Cina. Il ruolo di questo Paese nell’insorgere di queste
epidemie non è stato completamente chiarito ma è certo
che in quei territori vi sia tra le specie di animali selvatici
e domestici, in particolare le anatre, il più grande serbatoio
di virus influenzali di tipo A.
La successiva diffusione del virus e quindi della
infezione avviene tramite gli uccelli migratori. Questi di
solito trasportano i virus dell’Influenza Aviaria, nella
loro forma a bassa patogenicità (LPAI), a lunga distanza
senza manifestare sintomi di malattia e morendo solo
raramente di questa malattia. Resta ancora poco chiaro
il ruolo di questi uccelli nella diffusione del virus
influenzale ad alta patogenicità (HPAI).
La redazione
pugliasalute
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