008_015_ECONOMIA.qxd 24-02-2009 11:30 Pagina 14 ECONOMIA & MERCATO - Market Report Giovanni Maga, a sinistra, e la sua éqipe di ricercatori del laboratorio di virologia molecolare Igm-CNR di Pavia Medicina: nuova tecnica antivirus Scoperta la molecola che blocca il virus dell’Aids Lo studio, tutto italiano, è di due équipe di ricercatori: la prima di Pavia (laboratorio di virologia molecolare Igm-Cnr), la seconda è quella di Chimica farmaceutica dell’università di Siena È italiana la scoperta che potrebbe spostare significativamente in avanti il fronte della guerra contro il virus dell’Aids, un flagello che colpisce oltre 33 milioni di persone al mondo, delle quali ventiquattro mila vivono in Italia. L’équipe del laboratorio di virologia molecolare Igm-CNR di Pavia diretta da Giovanni Maga, in collaborazione con quella di Chimica farmaceutica dell’università di Siena diretta da Maurizio Botta, hanno identificato infatti una molecola in grado di agire sui ‘meccanismi’ dell’infezione da virus HIV in modo completamente innovativo rispetto alle terapie in uso attualmente. ‘I farmaci oggi disponibili contro l’Aids - spiega Giovanni Maga - hanno tutti lo stesso meccanismo d'azione: colpiscono il virus responsabile della malattia, cercando di indebolirlo in modo che non possa più replicarsi nelle cellule dell'organismo malato. La molecola messa a punto grazie ai nuovi studi agisce, invece, in modo differente andando a colpire la cellula che il virus utilizza per riprodursi con l'intento di trasformarla in un ambiente sfavorevole per il virus, in modo che non abbia più possibilità di replicarsi. Il virus HIV, infatti, una volta entrato 14 LAB gen./feb. 2009 IL MONDO DEL LABORATORIO nell'organismo sfrutta le cellule che infetta prendendo il controllo di numerose proteine cellulari’. La ricerca è partita da un presupposto ben preciso: concentrarsi sulle proteine e gli enzimi presenti nelle cellule, il cui ruolo nel facilitare la replicazione del virus era già noto. Fra questi enzimi, l'attenzione si è rivolta sulla proteina cellulare DDX3, che normalmente interviene nella produzione delle proteine cellulari. In presenza del virus HIV, DDX3 agisce aumentando la produzione di proteine virali a scapito di quelle cellulari. Ecco perché, questa proteina è fondamentale per la riproduzione del virus all'interno delle cellule. I ricercatori dell'Igm-Cnr e dell'Università di Siena hanno studiato le caratteristiche della proteina, arrivando a definire al computer un inibitore ideale, cioè in grado di bloccare la proteina cellulare DDX3. Quindi il laboratorio di Siena, sulla base di questo modello, ha sintetizzato la molecola vera e propria. A questo punto il laboratorio di Pavia ha studiato il meccanismo d'azione della molecola sulla proteina purificata per verificarne l'efficacia. Infine, la molecola è stata inviata in un laboratorio in Belgio per essere provata su cellule infette in coltura. Qui è stato confermato che la molecola rendeva la cellula resistente al virus, infatti bloccando l'azione di DDX3, interrompe la replicazione virale nelle cellule infette, senza danneggiare quelle sane. ‘Per ora - aggiunge Maga - è stata verificata la fattibilità di un approccio del tutto nuovo alla malattia. Adesso bisognerà effettuare studi di tossicità e clinici per vedere se questa molecola potrà diventare un nuovo farmaco. Probabilmente occorreranno tra i cinque e i sei anni’. Oltre all’incognita dei risultati finali di una ricerca, i cui presupposti sono già stati comunque accolti con interesse dall’autorevole Journal of medicinal chemistry, lo sviluppo della nuova terapia si scontra al momento contro il grande nemico della ricerca scientifica di sempre. I fondi messi a disposizione dall’Europa per portare avanti la fase dei test necessari sono esauriti e sarà necessario ora trovare nuovi finanziamenti per portare avanti il lavoro già avviato. Le incoraggianti aspettative aperte dalle équipe di ricercatorri italiani suonano come un segnale di speranza a coronamento della ventesima giornata dedicata alla lotta contro l’Aids che si è celebrata il primo dicembre scorso in tutto il mondo. Tra le strade indicate per contenere la diffusione del virus, che dopo i primi allarmi iniziali sembra oggi un fenomeno largamente sottovalutato nonostante il numero drammaticamente alto di vittime, rientra il rafforzamento delle sperimentazioni cliniche sul vaccino terapeutico italiano. Per ora, in attesa di sviluppi, la scoperta della molecola anti Aids resta una grande speranza, ma la nuova frontiera è decisamente promettente e incoraggiante. I ricercatori di Pavia e Siena hanno utilizzato tecniche computerizzate per mettere a punto una molecola in grado di bloccare la proteina Ddx3, che ha il compito di facilitare lo scambio di informazioni genetiche tra nucleo cellulare e il citoplasma ed è usata dal virus per moltiplicarsi e diffondersi nell’organismo umano. ‘Siamo riusciti a dimostrare - spiega ancora Giovanni Maga - che bloccando la proteina Ddxr, la diffusione del virus Hiv è stata interrotta, senza per altro comportare danni per le cellule non infette o lo sviluppo di fenomeni di farmaco resistenze’. Secondo i dati emersi durante le numerose iniziative che si sono svolte il primo dicembre scorso, durante la giornata mondiale dedicata alla lotta contro l’Aids la malattia ha mutato le sue modalità di trasmissione. Attualmente la sua diffusione avviene in via prioritaria per via sessuale e, sottolineamo purtroppo, aumentano in modo preoccupante i casi di contagio tra mamma e figlio. 008_015_ECONOMIA.qxd 24-02-2009 11:30 Pagina 15 Merck Serono Biotech: Importante ampliamento Avviati recentemente i lavori d’ampliamento del Centro di Ginevra di Serono, passata sotto il controllo della tedesca Merck, con un investimento di 300 milioni di euro. Raddoppia il numero di ricercatori impegnati nelle biotecnologie finalizzate a trovare terapie per malattie fino ad oggi ritenute incurabili Il complesso Merck-Serono di Ginevra Nel cantone di Vaud, a Corsier-sur-Vevey, ad un’ora di macchina circa da Ginevra, sorge il complesso Serono, acquistata dalla tedesca Merck, società globale farmaceutica e chimica, due anni fa. Di recente è stato dato l’annuncio dello stanziamento di circa 300 milioni di euro per ristrutturare, ampliare e rilanciare il Merck Serono Biotech center, lo stabilimento di produzione specializzato in biotecnologie per la fabbricazione dei principi attivi che è destinato a diventare uno dei più grandi e più avanzati centri del mondo. Questo progetto consentirà di creare 200 posti di lavoro qualificati, che si aggiungeranno ai 250 tra tecnici di laboratorio, ingegneri e biologi che già oggi lavorano nel Centro, inaugurato nel 1999 ed attivo nella produzione del Rebif (interferone beta-la), il farmaco all’avanguardia di Merck Serono per il trattamento della sclerosi multipla, nonché in numerose proteine terapeutiche per sperimentazioni cliniche in fase di sviluppo. L’ampliamento consentirà di incrementare la produzione di principi attivi biologici innovativi per il trattamento di patologie invalidanti che non hanno ancora una cura adeguata, oltre a produrre potenziali trattamenti futuri, attualmente in fase di sviluppo clinico, per patologie autoimmuni ed infiammatorie, al fine di rispondere alle crescenti esigenze dei pazienti. La Merck si aspetta che il fatturato Serono cresca nel 2008 più che quello del gruppo, tra l’8% e il 10% contro il 6-8%. Entro la fine del 2010 agli impianti esistenti saranno aggiunti due impianti di produzione dedicati, con un bireattore della capacità di 120.000 litri, oltre ad un impianto all’avanguardia per la depurazione delle acque reflue e un centro logistico. La Merck Serono ha attualmente 25 stabilimenti di produzione e oltre 5.000 dipendenti nei quattro continenti. Quello di Corsier-sur-Vevey è il principale e qui si fabbricano i principi attivi, in Svizzera ce ne sono altri due ad Aubonne per il confezionamento e a Coinsins per i servizi logistici. Con un investimento annuo in Ricerca & Sviluppo di un miliardo di euro, l’azienda è impegnata a far crescere il proprio business sia in aree terapeutiche specialistiche come Neurologia, Oncologia, Fertilità ed Endocrinologia, sia in nuove aree terapeutiche, a seguito della ricerca sulle malattie autoimmuni ed infiammatorie. Dispositivi medicali innovativi: Nanopompa ‘usa e getta’ Il dispositivo miniaturizzato, per infusioni di insulina, è pronto per la produzione su larga scala. Si basa sulla tecnologia microfluidica MEMS e potrà letteralmente rivoluzionare la vita degli ammalati di diabete, che si calcola siano attualmente più di 250 milioni al mondo La svizzera Debiotech e la italo francese STMicroelectronics, tra le più grandi realtà mondiali nel settore di semiconduttori, hanno presentato i primi prototipi di una pompa miniaturizzata per l’infusione programmabile di insulina. Il minuscolo dispositivo, assolutamente innovativo, potrà essere applicato tramite un cerotto cutaneo ‘usa e getta’ e sarà in grado di garantire l'infusione continua di insulina, con un sostanziale miglioramento della disponibilità, dell'efficacia terapeutica e della qualità della vita dei pazienti diabetici. La rivoluzionaria nanopompa, che si basa sulla tecnologia microfluidica MEMS (Sistemi Micro-ElettroMeccanici), ha già superato con successo le fasi iniziali di verifica ed è pronta per la produzione su larga scala. Questa pompa estremamente miniaturizzata è il risultato della combinazione dell'esperienza di Debiotech nei sistemi per l'erogazione di insulina e della consolidata capacità della STMicroelectronics di produrre dispositivi microfluidici di silicio in grandi volumi. La nanopompa ha un ingombro di meno di un quarto rispetto alle attuali pompe per insulina e può essere ‘indossata’ sulla pelle dei pazienti uti- Nanopompa Debiotech lizzando un cerotto praticamente invisibile. La tecnologia microfluidica garantisce un controllo migliore della somministrazione delle dosi di insulina, poiché riesce ad imitare con maggiore precisione la secrezione naturale della stessa da parte del pancreas e permette di rilevare eventuali malfunzionamenti della pompa, con la garanzia di una maggiore protezione dei pazienti. Poiché si tratta di un dispositivo prodotto utilizzando le stesse tecnologie di processo impiegate per fabbricare dispositivi a semiconduttore in volumi elevati, la nanopompa MEMS avrà un costo molto più abbordabile, con una sensibile riduzione degli investimenti che solitamente pazienti o sistema sanitario devono sostenere per le soluzioni attualmente in uso. LAB gen./feb. 2009 IL MONDO DEL LABORATORIO 15