Influenza Aviare Ludovico Dipineto Facoltà di Medicina Veterinaria Università di Napoli Federico II Influenza aviare L’influenza aviare (un tempo “Peste aviare”) è un’infezione e/o malattia virale sostenuta da un virus influenzale di tipo A, membro della famiglia Orthomyxoviridae L’infezione da virus influenzali nei volatili è caratterizzata da una notevole variabilità nei sintomi: si può passare da una forma subclinica ad una lieve malattia a carico delle vie respiratorie superiori, a forme caratterizzate da calo dell’ovodeposizione, fino ad arrivare ad una forma generalizzata acuta, mortale Influenza aviare L’Influenza aviare è stata inserita nella “Lista A” dell’OIE Nella “Lista A” sono inserite malattie trasmissibili che hanno la potenzialità a diffondere in modo molto grave e rapido, senza il rispetto dei confini nazionali; che hanno gravi conseguenze socioeconomiche o sulla salute pubblica; e che sono di importanza preminente nel commercio di animali e prodotti di origine animale Eziologia Famiglia Orthomyxoviridae Genere Influenzavirus A e B, C Specie Influenzavirus tipo A e B e tipo C (Ag NP e M) Nelle specie aviari sono stati isolati solo virus influenzali di tipo A Classificazione in base al tipo di Emoagglutinina (H) e di Neuraminidasi (N) Subtipi H1, H2, H3, …, H16 N1, N2, N3, …, N9 Classificazione in base alla Patogenicità virus ad alta patogenicità virus a bassa patogenicità Criteri adottati dall’OIE per classificare un virus influenzale “ad alta patogenicità” 1. Ogni virus influenzale che determina la morte di 6, 7 o 8/8 polli sensibili, di età compresa fra 4 e 8 settimane, entro 10 giorni dall’infezione intravenosa con 0,2 ml. di una sospensione virale 1:10 di liquido allantoideo, privo di batteri 2. Se il virus uccide da 1 a 5 polli, ma non appartiene al subtipo H5 o H7, è richiesta l’esecuzione del seguente test: crescita del virus in colture cellulari (ad es. cellule primarie, quali cellule di embrione di pollo, o linee cellulari, quali MDCK) con effetto citopatico o formazione di placche in assenza di tripsina. Se non si verifica crescita, il virus non viene considerato ad alta patogenicità 3. Per tutti i virus H5 e H7 a bassa patogenicità e per tutti gli altri virus influenzali, se si verifica crescita in colture cellulari in assenza di tripsina, si determina la sequenza aminoacidica del sito di “cleavage” dell’emoagglutinina. Se essa è simile a quella dei virus ad alta patogenicità, il virus viene considerato ad alta patogenicità Definizione adottata dall’UE nella Direttiva 92/40/CEE (recepita in Italia con D.P.R. n 656 del 15/11/96) per l’Influenza aviare “ad alta patogenicità” Per “Influenza aviare” si intende un’infezione dei volatili causata da un virus influenzale di tipo A che possiede un indice di patogenicità intravenosa in polli di 6 settimane superiore a 1,2 o un’infezione con virus influenzali di tipo A del subtipo H5 o H7 per i quali il sequenziamento nucleotidico dimostra la presenza di aminoacidi basici multipli nel sito di “cleavage” dell’emoagglutinina Nomenclatura Designazione dell’antigene profondo (tipo A, B, C) Indicazione dell’ospite, dal quale il virus è stato isolato (solo nel caso in cui sia diverso dall’uomo) Paese o Regione in cui è avvenuto l’isolamento Numero assegnato al ceppo Anno in cui si è avuto l’isolamento Designazione del subtipo H e N A/Turkey/England/199/79 (H5N2) Morfologia del virus Simmetria elicoidale Pleomorfo sferico ( 80-120 nm.) o filamentoso ( 80-120 nm., lunghezza variabile) Envelope con proiezioni superficiali o peplomeri (lunghezza 10-12 nm.), rappresentate dalle glicoproteine emoagglutinina (HA o H) e neuraminidasi (NA o N) Genoma: ssRNA a polarità negativa diviso in 8 segmenti veicolanti 10 geni codificanti per 10 proteine virali (NP, PB1, PB2, PA, M1, M2, H, N, NS1, NS2) Polipeptidi virali Proteina NP o nucleoproteina avvolge il segmento di RNA formando il capside a simmetria elicoidale Proteine PB1, PB2 e PA complesso peptidico ad attività di RNA polimerasi e quindi responsabile della replicazione e trascrizione virale Proteine M1 e M2 o di matrice M1 avvolge il nucleocapside - M2 forma dei pori che attraversano l’envelope ed è probabilmente coinvolta nella fase di svestimento del virus Proteina H o emoagglutinina responsabile dell’attacco del virione ai recettori di superficie della cellula e dell’attività emoagglutinante Proteina N o neuraminidasi responsabile della liberazione di nuove particelle virali dalla cellula mediante la sua azione sull’acido neuraminico nei recettori Proteine NS1 e NS2 presenti nelle cellule infette, a funzione ancora sconosciuta Rappresentazione schematica di un Influenzavirus Da: G. Poli, 2000 Antigeni virali Proteine NP e M1 antigeni profondi che determinano la specificità di tipo - attivano l’immunità cellulo-mediata Proteine H ed N antigeni superficiali che determinano la specificità di subtipo – le H inducono la formazione di anticorpi neutralizzanti e quindi protezione dall’infezione, anche le N sono importanti per la protezione, con limitazione apparente della diffusione del virus dalle cellule infette Variabilità antigenica “Drift” antigenico (deriva antigenica) Mutazione puntiforme dei geni codificanti le glicoproteine HA e NA, che porta alla comparsa di una variante antigenica “Shift” antigenico (salto antigenico) Riassortimento genetico tra geni di due virus influenzali che infettano la stessa cellula, con l’acquisizione di nuovi antigeni HA e NA (ma non solo) in popolazioni con influenza endemica che porta alla comparsa di un nuovo subtipo Variabilità antigenica Replicazione virale Adsorbimento del virus ai recettori cellulari (proteina H) Penetrazione delle particelle virali intere nella cellula per endocitosi Scissione dell’HA (a opera di un enzima tripsino-simile che agisce a pH5) in sede endosomiale Fusione dell’HA2 con la membrana cellulare che forma la vescicola endosomica Replicazione virale Rilascio del nucleocapside nel citoplasma Migrazione del nucleocapside nel nucleo Trascrizione del genoma (RNA-polimerasi o trascrittasi virale) Traduzione in proteine e genoma virale Maturazione e rilascio delle particelle virali per “budding” o gemmazione Composizione chimica RNA 0,8-1,1% Proteine 70-75% Lipidi 20-24% Carboidrati 5-8% Resistenza agli agenti fisico-chimici I virus influenzali aviari vengono distrutti facilmente da agenti fisici e chimici, quali detergenti, formalina, -propiolattone, agenti ossidanti, acidi diluiti, etere, sodio-desossicolato, idrossilamina, sodio dodecil-fosfato e ioni ammonio, calore, valori estremi di pH, condizioni non isotoniche e in mezzi secchi L’infettività dei virus influenzali nelle feci si conserva per 30-35 giorni a 4°C e per 7 giorni a 20°C (particelle virali infettanti possono essere reisolate dalle feci per 105 giorni dopo lo svuotamento del capannone); nell’acqua si conserva per 4 giorni a 22°C e oltre 30 giorni a 0°C; nel materiale organico resiste 11 giorni a temperatura ambiente Corso di Patologia Aviare – Anno Accademico 2006/07 Dr. Ludovico Dipineto Basi molecolari della patogenicità Proteina H Precursore glicoproteico H0 “Cleavage” in H1 ed H2 Mediazione proteasi cellula ospite (tripsina) Nessuna mediazione Particelle virali infettanti Particelle virali non infettanti Virus altamente patogeni “Cleavage” da parte di proteasi presenti in una grande varietà di cellule e tessuti Virus scarsamente patogeni “Cleavage” da parte di proteasi che riconoscono 1 sola arginina, ad es. enzimi tripsina-like Infezione sistemica fatale Infezione solo nel tratto respiratorio ed intestinale Replicazione in una grande varietà di colture cellulari Con o senza aggiunta di tripsina Replicazione solo in alcune colture cellulari A meno che non si aggiunga tripsina Virus altamente patogeni Possiedono più aminoacidi basici nel sito di “cleavage” Ad es. in alcuni H7 le sequenze aminoacidiche sono: -PEIPKKKKR*GLF-, -PETPKRKRKR*GLF-, -PEIPKKREKR*GLF-, -PETPKRRRR*GLF- Virus scarsamente patogeni Possiedono 1 solo aminoacido basico nel sito di “cleavage” Ad es. in alcuni H7 le sequenze aminoacidiche sono: -PEIPKGR*GLF-, -PENPKGR*GLF- Incidenza e Distribuzione I virus influenzali sono diffusi in tutto il mondo in molte specie di uccelli domestici e selvatici L’incidenza e la distribuzione dei virus influenzali sono difficilmente determinabili e condizionati da: Distribuzione delle specie domestiche e selvatiche Ubicazione degli allevamenti Vie migratorie Stagione Sistemi di segnalazione della malattia Sistemi di monitoraggio e procedure impiegate Spettro d’ospite Volatili domestici: tacchini, quaglie, fagiani, anatre, oche polli, faraone, Uccelli selvatici: anatre, oche, gabbiani, storni, etc. Uccelli da gabbia: parrocchetto, pappagallino ondulato, etc. Tacchino più sensibile – Palmipedi più resistenti Patogenesi Virus altamente patogeni Infezione Rapidissima diffusione del virus a tutti i tessuti Elevata viremia Morte Trasmissione Via orizzontale Contatto diretto Da animale malato ad animale sano Contatto indiretto Materiale contaminato (mangime, acqua, attrezzature, etc.) Uomo - Aerosol Diffusione Fonti primarie di infezione per i polli Altre specie di volatili domestici Uccelli esotici in cattività Uccelli selvatici Altri animali Il principale serbatoio di virus influenzali è rappresentato dagli uccelli selvatici, in particolare uccelli acquatici (Famiglia Anatidae, Ordine Anseriformes) 1. Questo serbatoio può servire come fonte di virus per altre specie, compreso l’uomo, altri mammiferi ed uccelli 2. L’elevata percentuale di infezione in questi volatili può fornire l’opportunità per il mantenimento e la comparsa di nuovi stipiti, con elevata patogenicità potenziale, attraverso il processo di mutazione e/o riassortimento genetico Epidemie di Influenza aviare in Italia H5N2: HPAI (1997-1998) H7N1: LPAI (1999-2001) H7N1: HPAI (1999-2000) H7N3: LPAI (2002-2003) Marzo 2013 CINA Aprile 2013 CINA Notifica del primo caso umano di infezione da influenza virus tipo A ceppo H7N9 Notifica di infezione da influenza virus tipo A ceppo H7N9 a bassa patogenicità in piccioni e pollame Autorità per la salute pubblica Autorità per i servizi veterinari H7N9 è tipico dei volatili Analisi molecolari hanno mostrato analogie genetiche tra il ceppo isolato dall’uomo ed il ceppo isolato dai volatili in Cina La fonte di infezione dell’uomo non è stata ad oggi identificata Attualmente il ceppo H7N9 non è stato isolato negli uccelli selvatici in Cina I virus influenzali sono altamente specie-specifici ma hanno, in rare occasioni, effettuato il salto di specie infettando l’uomo L’Influenza Aviare non deve essere confusa con l’influenza stagionale: una malattia comune nell’uomo sostenuta dai virus H1 ed H3 La trasmissione dell’Influenza Aviare all’uomo avviene quando c’è uno stretto contatto con uccelli infetti o con ambienti fortemente contaminati Periodo di incubazione Infezione naturale da poche ore a 3 giorni (fino a 14 giorni per un allevamento) Morbilità e Mortalità Molto variabili nel caso di virus ad alta patogenicità fino al 100% Sintomatologia Le infezioni con questi virus possono essere inapparenti o risultare in una malattia che può variare da sindromi lievi, transitorie e/o tali da produrre il 100% di morbilità e mortalità I sintomi della malattia sono estremamente variabili in relazione a: ceppo di virus, ospite (specie - età - stato immunitario), infezioni concomitanti, condizioni ambientali I sintomi possono riflettere le alterazioni prodotte a carico respiratorio, enterico, riproduttore e nervoso Sintomatologia Morte improvvisa senza la comparsa di alcun sintomo evidente oppure Debolezza, pallore, inappetenza, calo dell’ovodeposizione, tendenza ad accalcarsi, penne arruffate, sintomi respiratori lievi o gravi, quali tosse, starnuti, rantoli, eccessiva lacrimazione, sinusite, edema della testa e collo, cianosi delle aree cutanee prive di penne (cresta e bargigli), disordini nervosi e diarrea Lesioni anatomo-patologiche LPAI Edema della mucosa tracheale, con congestione e occasionalmente emorragie (presenza di essudato da sieroso a caseoso, con occasionale occlusione delle vie respiratorie e conseguente asfissia); aerosacculite fibrinosa o fibrino-purulenta (accompagnata da infezioni batteriche secondarie); gonfiore dei seni infraorbitali, con scolo nasale da mucoso a muco-purulento; broncopolmonite fibrino-purulenta dovuta a patogeni secondari, quali P.multocida ed E.coli Lesioni anatomo-patologiche LPAI Peritonite catarrale o fibrinosa ed “ovaro-peritonite”; enterite catarrale o fibrinosa (ciechi o intestino); ovidutto edematoso, con essudato catarrale o fibrinoso, prima di andare incontro all’involuzione, riduzione nella % di deposizione del calcio nel guscio, uova deformi e fragili con perdita della pigmentazione; regressione dell’ovario, che inizia con emorragie nei follicoli più grandi fino alla colliquazione; reni gonfi, con presenza di urati ai visceri; pancreas indurito, con screziature pallide ed emorragie Lesioni anatomo-patologiche HPAI Lesioni edematose, emorragiche e necrotiche agli organi e alla pelle; quando la malattia è iperacuta, non si osservano lesioni macroscopiche; in altri casi le lesioni consistono in gonfiore della testa, faccia, collo e zampe, per edema sottocutaneo accompagnato da emorragie petecchiali o ecchimotiche; edema periorbitale; emorragie, focolai necrotici e cianosi delle zone prive di penne, soprattutto cresta e bargigli Lesioni anatomo-patologiche HPAI Le lesioni a carico degli organi sono rappresentate da emorragie sulle sierose o mucose e focolai di necrosi nel parenchima, soprattutto a livello di epicardio, muscoli pettorali, mucosa del proventricolo e ventriglio; focolai di necrosi al pancreas, milza e cuore, occasionalmente al fegato ed ai reni; polmonite interstiziale focale o diffusa con edema oppure congestione o emorragie; atrofia di timo e borsa di Fabrizio Immunità Immunità umorale Comparsa degli anticorpi nel siero entro 7-10 gg. dall’infezione Diagnosi Campioni Animali vivi: tamponi cloacali e tamponi tracheali Animali morti: feci o contenuto intestinale, cervello, trachea, polmoni, fegato, milza ed altri organi eventualmente colpiti Diagnosi Isolamento del virus Uova embrionate Inoculazione nella cavità allantoidea di uova embrionate SPF di pollo di 9-11 gg. d’età Morte dell’embrione, con lesioni emorragiche HA attività emoagglutinante Colture cellulari Pochissimi tipi di colture primarie e linee continue (CEF e MDCK) Diagnosi Identificazione del virus Inibizione dell’Emoagglutinazione con antisieri specifici Inibizione della Neuraminidasi con antisieri specifici Test di patogenicità in vivo Indice di Patogenicità Intravenosa (IPIV) Sequenziamento nucleotidico della proteina HA Diagnosi Test di patogenicità Indice di Patogenicità Intravenosa (IPIV) Polli SPF di 6 settimane IPIV = 0,0 3,0 Diagnosi sierologica Inibizione dell’Emoagglutinazione (DPR n 656: 4 HAU + 1:16; 8 HAU +1:8) Immunodiffusione doppia Fissazione del complemento Virus neutralizzazione Inibizione della neuraminidasi Emolisi radiale singola ELISA (con mAb) Presenza di inibitori aspecifici (periodato di potassio) Sieri di specie diverse dal pollo, compreso il tacchino, determinano agglutinazione aspecifica (adsorbimento con eritrociti di pollo) Diagnosi Differenziale Malattia di Newcastle Infezioni da Metapneumovirus ed altri Paramyxovirus aviari Laringotracheite infettiva Bronchite infettiva Colera aviare (forma acuta) Clamidiosi Micoplasmosi Altre infezioni batteriche Prevenzione e Controllo Obiettivo prioritario prevenire l’introduzione del virus ostacolare la diffusione del virus Prevenzione e Controllo Profilassi diretta Biosicurezza Biosicurezza Requisiti strutturali Reti antipassero su tutte le aperture (portoni, etc.) del capannone Strumenti per la disinfezione di automezzi, locali ed attrezzature Aree di stoccaggio materiali (lettiera, etc.) protette All’entrata del capannone presenza di una zona filtro dotata di spogliatoio, lavandini e detergenti Aree perimetrali esterne al capannone pulite, prive di ristagni di acqua, con erba falciata Celle di congelazione all’esterno dell’area di allevamento per lo stoccaggio di animali morti La lettiera e la pollina opportunamente stoccate presso l’allevamento, quando sottoposte a processo di maturazione, etc. Biosicurezza Requisiti igienico-sanitari e manageriali Divieto di ingresso agli estranei Vestiario pulito per il personale ad ogni intervento Accesso solo ad automezzi previamente disinfettati legati all’attività di allevamento e Registrazione di tutti i movimenti da e per l’azienda del personale, animali, attrezzature automezzi Programma di derattizzazione e lotta agli insetti nocivi Divieto al personale di detenere volatili propri Trasporto uova in contenitori monouso o previamente disinfettati Carico mangime dall’esterno dell’area di allevamento, etc. Misure di Polizia Veterinaria “Council Directive 92/40/EEC of 19 May 1992 introducing Community measures for the control of Avian Influenza” Istituisce misure comunitarie di lotta contro l’Influenza aviare, indicando i limiti di patogenicità (misurata come IPIV e sequenza nucleotidica del sito di “cleavage” dell’emoagglutinina) per far scattare le restrizioni, i metodi standardizzati di diagnosi virologica e sierologica, i laboratori di referenza, etc. Misure di Polizia Veterinaria Regolamento di Polizia Veterinaria D.P.R. 8 febbraio 1954 n 320 O.M. 19 luglio 1991 “Profilassi dell’influenza aviare e della pseudopeste aviare” D.P.R. 5 novembre 1996 n 656 “Regolamento per l’attuazione della direttiva 92/40/CEE che prevede misure comunitarie contro l’Influenza aviare” Misure di Polizia Veterinaria Le misure di Polizia veterinaria si applicano negli allevamenti di volatili da cortile, non si applicano se la malattia viene individuata in altri volatili (art.1) Denuncia del sospetto o dell’accertamento della malattia obbligatoria e immediata (art.3) Azienda sotto controllo ufficiale fino alla conferma della malattia (art.4): - Prelievo di idonei campioni per i necessari esami diagnostici da parte dell’IZS - Censimento e registrazione di tutti i volatili presenti (morti, malati e sani) - Isolamento di tutti i volatili presenti - Divieto di spostamento da e per l’azienda dei volatili - Autorizzazione per qualsiasi movimento da e per l’azienda di persone, animali diversi dai volatili, mangimi, materiali, rifiuti, deiezioni, lettiere e letame - Divieto di uscita di uova dall’azienda, ad eccezione di quelle destinate direttamente ad uno stabilimento di trasformazione in ovoprodotti - Mezzi di disinfezione alle entrate e alle uscite dei locali e dell’azienda - Indagine epidemiologica - Le misure rimangono in vigore fino all’esclusione della malattia Misure di Polizia Veterinaria Conferma della malattia (art.5): - Abbattimento in loco di tutti i volatili presenti - Distruzione delle carcasse e delle uova - Distruzione o apposito trattamento di mangime, lettiera e letame - Individuazione e distruzione delle carni dei volatili macellati e delle uova durante il periodo di incubazione della malattia - Sorveglianza ufficiale dei pulcini nati dalle uova - Pulizia e disinfezione dei locali, delle zone circostanti e degli autoveicoli - Divieto di ripopolamento dell’azienda prima che siano trascorsi 21 gg. - Indagine epidemiologica Indagine epidemiologica (art.7) Zona di protezione (minimo 3 km.) e zona di sorveglianza (minimo 10 km.) (art.9) - Durata zona di protezione: 21 giorni - Durata zona di sorveglianza: 30 giorni Misure di Polizia Veterinaria Vaccinazione (art.16): - E’ vietata la vaccinazione contro l’Influenza avaria - In deroga al comma 1, in caso di comparsa della malattia e ad integrazione delle misure di lotta applicate, la vaccinazione può essere praticata solo in conformità a specifica disposizione adottata in sede comunitaria in collaborazione con il Ministero della Sanità - In deroga ai commi 1 e 2, il Ministero della Sanità può disporre, previa notifica alla Commissione europea, la vaccinazione d’emergenza intorno ad un focolaio purché non siano pregiudicati gli interessi fondamentali della Unione europea Strategia vaccinale “DIVA” Il ceppo virale usato in tale vaccino possiede lo stesso antigene H (H7) del virus di campo ma ha un antigene N eterologo (N3) La protezione clinica e la diffusione del virus sono assicurati dalla reazione immunitaria indotta dal gruppo H omologo mentre gli anticorpi contro l’antigene N indotti dal virus di campo potrebbero essere usati come marker dell’infezione di campo Strategia vaccinale “DIVA” “Test discriminatorio”: Immunofluorescenza indiretta (iIFAT) Uccelli vaccinati (H7N3) Sensibilità relativa: 99.1% Specificità relativa: 95.7 % Uccelli infetti (H7N1)