Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare Elisabetta Mangano Il ricavato dalla vendita delle opere esposte sarà interamente devoluto a beneficio dell’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare All’ombra di un angelo Sezione di Albenga Un particolare ringraziamento al dott. Eraldo Ciangherotti, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Albenga, che ha reso possibile la stampa del presente pieghevole con mezzi suoi propri. Profilo dell’artista Diplomatasi all'Accademia di Belle Arti, Elisabetta Mangano ha partecipato a diverse mostre pubbliche (Venezia, Parigi et al.), con lusinghieri consensi formulati Personale allestita per la raccolta fondi a sostegno dell'U.I.L.D.M. - Sezione di Albenga dalla critica specializzata. Di lei hanno scritto: il Prof. Rocco Antonucci, Albenga, 10 – 28 agosto 2013 dell'Università di Genova, Camilla Costa, Maria Teresa Castellana ed altri. Alcune delle sue opere compaiono su cataloghi e riviste d'arte. Inaugurazione sabato 10 agosto, ore 18,30 Sede U.I.L.D.M. - Via Firenze, 17 Il cuore tra le mani L’arte di Elisabetta Mangano Grumo di nervi e sangue, il cuore dell’uomo; scrigno pulsante in che si cela l’essenza stessa della vita, consonante a quella vibrazione, che fa vive le cose vedute, come quelle che non vedute sono, sotto lo sguardo amorevole di Dio che d’amore lascia ciascuno di noi evolva, secondo i talenti ricevuti, semplicemente esistendo, poi che nulla resta immobile, come inerte, nemmeno chi, costretto su una carrozzella, si trovi ad apprendere l’arte d’esistere su piani altri; piani che trascendono quelle membra grevi, fattesi prigione all’alito vitale che, come soffio, spira in ogni dove e libero si spande. Cuore… tersa cifra della produzione artistica di Elisa Mangano, a dire come, dalla fibra sua più intima, si generi quell’impulso poietico legato alla magia fare, ché non è solo praxis, quella dell’artista, ma vibrazione legata a corrente d’amore che, dal cuore del cuore si parte, a toccare il cuore dell’altro cui non è dato rimanere inerte. E son lavori franti, quelli di Elisa, franta essa stessa, a raffinare l’anima che sente e vibra, come solo chi seppe discendere nell’oscurità d’Averno, riemergendone d’una tonalità altra di che vibra l’anima del mondo, a ricomporre frammenti d’una visione vasta, troppo vasta e fonda per dirsi con una linea che sia tersa e pura, a creare quella forma bella d’armonie, che Elisa scientemente spezza e vela, quasi che la percezione fonda delle cose possa incenerire chi non abbia sguardo terso a contemplarne le profondità d’abisso. Emerge così dai suoi lavori un mondo che s’agita e vive, vibrante d’una sintassi molteplice di cromie e segni, a dire del lavorio atterrato, le ali impigliate alle ruote d’una carrozzella, interiore, ed ma libero oggi, d’una libertà tanto vasta e fonda in che artistica, in che si compie la vicenda di una donna che perdersi ebbro di luce e vento. Così per lui… acqua molto perse per molto dare di sé al mondo, poi che il sorgiva di un’ispirazione che si declina secondo un dolore stesso acquista un senso, sotto questo cielo, e dettato compassionevole. Ed è in questo nucleo di nulla dolore e compassione che misterioso s’annida il di dell’incessante ciò che macerazione esperiamo va umana perduto se solo apprendiamo ad entrare nel flusso della vita; flusso che movente dell’arte di Elisa Mangano. ci porta, al quale abbandonarci, ad esperire, nuova, Arte che, al modo di Goethe, “non è frutto di sporadico quella dimensione in cui ogni respiro, ogni palpito, come accatto”, ma autentica trasmutazione alchemica del ogni lacrima, altro non sono che un apprendimento, a dolore; dolore accettato, libato alla coppa che Vita ci farci colmi d’esistenza, e più prossimi alla divinità, ché porge, nel suo incessante fluire, ad esperire una da quella veniamo, nonostante questa veste greve di che pasqua che sola mostra la luce, così che il vile metallo siamo, nonostante le paure e il senso d’impotenza, che grava il fardello di colui che si pose in cammino, nonostante quel dolore che a tratti ci prende d’esser vita, tosto si muta nell’oro lucente della pietra occulta di che perché dolere è vita, vita che non ha senso, vita che siamo divini. Arte, quella d’Elisa, figlia del desiderio; certamente un senso da a questo nostro essere nel desiderio d’eternare il ricordo di chi oggi è sottratto allo mondo, ciascuno strumento all’altro di crescita, come sguardo, come di tendere una mano a chi soffre, d’apprendimento, a riscoprire quella pietra occulta, avendo cura di porgere il proprio cuore palpitante e vivo luminosa, come d’oro, che nel cuore del cuore d’ognuno, in quella stessa mano, capace d’una carezza lieve, remota, si cela. E conoscendo Elisa, apprendendo il come un sospiro, financo di spezzare forme e declinare movente della sua arte, leggendo i suoi lavori con i sensi cromie, a ricreare mondi, per aiutare quanti, angeli e l’anima di chi si disponga all’incontro con l’altro, radicati al suolo, coltivino, legittima, la speranza di davvero s’intuisce come la vibrazione sua d’artista si librarsi nel cielo azzurro d’opportunità nuove d’esistere, faccia sottile, decantando nel dolore, a sperimentare la per le quali l’esistere non sia mera sopravvivenza, ma discesa per guadagnare la vetta d’una consapevolezza tersa cifra d’una vibrazione capace di dire la gioia, altra, ché solo scendendo nelle profondità di sé, ad come il dolore; la rabbia, come l’entusiasmo di esserci incontrare il demone della sofferenza, è dato risalire nel mondo, soggetti attivi di diritto e non pallide partorendosi a nuova vita. Vita che nella morte del seme comparse di che dimenticarsi domani. trova la sua più intima ragione, ché nulla muore veramente, ma tutto si trasforma; nulla scompare, annientato, solo sfugge allo sguardo poi che altrove lo sguardo nostro ha da posarsi, nell’incessante fluire delle cose che sono. Così per Gianfranco, il figlio scomparso, che abita oggi le chiare regioni del Cielo, angelo a lungo Patrizia Valdiserra