Opuscolo informativo a cura di :
Prof. Francesco Furlanello
Senior Consultant Centro di Aritmologia ed Elettrofisiologia Clinica
IRCCS Policlinico San Donato (MI) – Casa di Cura Villa Bianca (Trento)
Coordinatore Nazionale ANA-Aritmie
Chairman
Dott. Antonio Pelliccia
Direttore Scientifico dell’Istituto di Medicina
e Scienza dello Sport - CONI – Roma
Collaboratore alla revisione
Dott. Franco Giada
Responsabile Unità Prescrizione Esercizio Fisico
e Cardiologia Riabilitativa - Noale (VE)
Collaboratore alla revisione
Dott. Antonio Sorgente
Centro di Aritmologia ed Elettrofisiologia Clinica
IRCCS Policlinico San Donato (MI)
Collaboratore alla revisione
Paolo Coroneo
Dipartimento Grafica ANA-Aritmie - Disegni
IRCCS Policlinico San Donato (MI)
Silvia E. A. Siminelli
Segretario Generale ANA-Aritmie
Dott. Riccardo Cappato
Direttore Centro di Aritmologia ed Elettrofisiologia Clinica
IRCCS Policlinico San Donato (MI)
Presidente ANA-Aritmie
Chairman
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Aritmie e Sport
Presentazione
I recenti casi di arresto cardiaco (AC) e di morte improvvisa “su campo”
di atleti professionisti nel pieno vigore delle loro forze, ripresi
televisivamente, con diffusione mediatica planetaria, hanno provocato
una immensa emozione anche al di fuori del mondo dello sport e
suscitato angosciosi interrogativi.
Molti hanno così appreso che nell’atleta competitivo possono esserci
aritmie cardiache in taluni casi mortali, con un ruolo determinante sulla
comparsa dei drammatici eventi cardiaci sul campo, frequentemente
dovuti a destabilizzazione elettrica ed aritmica di cuori precedentemente
affetti da patologie aritmogene silenti o non riconosciute.
Contemporaneamente sono stati posti interrogativi sulla possibilità di
identificare i pochi casi ad alto rischio aritmico nella vasta popolazione
di atleti competitivi professionisti od amatoriali in attività
(rispettivamente circa 6 e 12 milioni in Italia). Questi interrogativi
riguardano in particolare l’esistenza di regole istituzionali, misure
organizzative e metodologie diagnostiche utilizzabili a tale fine. Vasta
risonanza ha anche trovato nei media la problematica della
defibrillazione e rianimazione cardiaca precoce e corretta negli ambienti
dove si svolgono le attività sportive.
L’Associazione Nazionale ANA-ARITMIE, affiliata alla Arrhythmia
Alliance inglese che spopola in Gran Bretagna, che ha come scopo
principale quello di promuovere la comprensione, la diagnosi, il
trattamento delle aritmie cardiache e migliorare la qualità di vita in chi
ne soffre, ha così preparato questo Opuscolo informativo dedicato a tutti
coloro che effettuano attività sportiva.
Il libretto è preparato seguendo il collaudato sistema a domanda risposta
con il lettore adottata nelle precedenti pubblicazioni (Conoscere il
Cardiopalmo - Conoscere le Aritmie Cardiache - Ablazione Transcatetere
Mediante Radiofrequenza).
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In questo libretto viene enfatizzata l’importanza fondamentale
dell’attività sportiva per la salute ad ogni età della vita, vengono esposte
le possibilità di eventi aritmici nel singolo sportivo, riportate le Leggi di
tutela, relative al rilascio dell’idoneità sportiva agonistica in vigore in
Italia, tenendo conto dell’eventuale presenza di aritmie cardiache in
particolari soggetti. Vengono elencate e spiegate le numerose indagini
cardiologiche da basali a complesse e sofisticate idonee ad individuare le
aritmie dello sportivo riconoscendone le caratteristiche di benignità o
severità.
Viene richiamata l’importanza fondamentale dell’ autoresponsabilizzazione dell’atleta richiesto a segnalare ogni sintomo di allarme tale da
mettere in moto l’approfondimento diagnostico cardiologico. Vengono
suggerite le regole comportamentali cui attenersi per evitare eventi
aritmici in rapporto allo sport con particolare riguardo all’assunzione di
sostanze illecite e di abuso. Vengono date informazioni sulla gestione
delle aritmie dell’atleta compresi i trattamenti elettrici ablativi o basati
sull’impianto di Pace Maker (PM) o di defibrillatori interni (ICD). Viene
auspicata una diffusione capillare delle informazioni sulle manovre di
rianimazione cardiaca sul campo auspicando che tutti gli atleti e gli
operatori sportivi debbano essere in grado di effettuare le manovre basali
salvavita (Basal Life Support, BLS).
In particolare viene raccomandato di fronte ad un arresto cardiaco di un
atleta o spettatore, di non perdere tempo, di utilizzare immediatamente il
defibrillatore semi-automatico esterno (se disponibile) da chi è
autorizzato a farlo, chiamare il 118 e facilitare il trasporto al Centro
Ospedaliero allertato.
Riccardo Cappato
Francesco Furlanello
3
Lo sport fa bene al cuore?
Vi è un accordo generale nella medicina moderna sulla
fondamentale importanza di un’attività fisica e sportiva regolare
nel soggetto di ogni età compreso il bambino e l’anziano, sia per
conservare l’efficienza dell’organismo, che per la prevenzione
primaria e secondaria delle patologie cardiovascolari.
L’attività sportiva fa bene ad ogni età!
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Fra i vantaggi documentati vi è una migliore qualità di vita, la
prevenzione di una patologia di usura compresa la riduzione
delle masse muscolari (sarcopenia), il raggiungimento di un
polso cardiaco più lento e regolare, una ipertrofia fisiologica
cardiaca che assicuri una portata circolatoria adeguata allo
sforzo, il controllo dei valori tensivi arteriosi.
L’effetto positivo comprende un’azione favorevole sui parametri,
glucidici (diabete mellito) su quelli lipidici (più elevato
colesterolo HDL, più basso LDL, trigliceridemia nei limiti), sul
controllo del peso corporeo, dell’obesità, dell’osteoporosi ed in
tutte le patologie collegate alla sedentarietà.
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E’ possibile che lo sport attivo
ed in particolare l’attività sportiva agonistica
possano risultare pericolosi in chi le pratica?
E’ possibile che in singoli soggetti si verifichi quello che viene
chiamato il temuto e sfavorevole
“paradosso cardiaco ed
aritmico” in particolare di una attività come la sportiva che nella
popolazione in generale è salutare ed in quella atletica
competitiva di elite rappresenta la massima espressione di
potenza
dell’essere
umano.
Può
verificarsi
infatti
una
imprevedibile sfavorevole progressione di patologie cardiache
latenti e di solito ignorate, congenite od acquisite, il che avviene,
nell’atleta competitivo, almeno per certi tipi di patologie del
muscolo e dello scheletro elettrico del cuore, in quasi tre volte
maggiore che nel pari età sedentario.
Inoltre lo sforzo fisico sportivo, in soggetti predisposti, può
provocare l’eversione di aritmie di ogni tipo, compresa la
fibrillazione atriale e le ectopie e le tachicardie atriali e
ventricolari. Talune aritmie, di solito da sforzo e da impegno
psicofisico (chiamate adrenergiche) possono essere gravi fino a
provocare,
peraltro
in
rari
casi
(1/100.000
agonisti
praticanti/anno), la tipica morte improvvisa “sul campo” in uno
sportivo, anche di elite, fino a quel momento considerato sano.
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Vi sono leggi di tutela dello sportivo in Italia?
Vi sono provvedimenti cautelativi che
riguardano in modo
particolare l’attività sportiva agonistica e sono regolati da Leggi e
Decreti emanati dallo Stato Italiano e dalle singole Regioni fin dal
1971. Va precisato che la certificazione dell’idoneità alla pratica
agonistica è disciplinata dalla DM 18/02/1982. Inoltre è
contemplata e disciplinata dal 1993 anche la certificazione di
idoneità per l’atleta disabile (paralimpico). Per quanto riguarda
lo sport non agonistico la certificazione di idoneità per il singolo
sportivo è demandata e rilasciata dal Medico di Base o dal
Pediatra e consiste in pratica in un Certificato di sana e robusta
costituzione fisica. Per tutti coloro che effettuano attività sportiva
di tipo agonistico la certificazione di idoneità viene rilasciata in
diverse età a seconda dello sport, per molte discipline sportive è
fissata tra i 10 e 12 anni (per il nuoto, in particolare, inizia a 8
anni) da Medici Specialisti di Medicina dello Sport che
appartengono alla Federazione Medico Sportivo Italiana (FMSI),
ai quali competono degli obblighi ben stabiliti dalla Legge. In
pratica, il certificato di idoneità sportiva agonistica, rinnovato
ogni anno o rilasciato a tempo certifica che il soggetto è in
grado di effettuare allenamenti e competizioni senza rischio di
andare
incontro
ad
eventi
sfavorevoli,
cardiovascolari, nello specifico sport praticato.
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compresi
quelli
Quali sono i compiti del medico sportivo
che rilascia l’idoneità agonistica?
Consistono nelle indagini che vengono classificate di primo
livello quali la visita clinica comprensiva di un’attenta raccolta
dell’anamnesi e cioè della storia clinica del singolo atleta.
Comprende l’esecuzione di un ECG a riposo e da sforzo ed altre
indagini come la spirometria, l’esame completo delle urine ed
eventualmente del sangue e per certi sport indagini specifiche
(ad es.visita oculistica per i piloti). Al Medico Sportivo compete,
qualora sia sospetta o molto probabile o certa una patologia ed in
particolare una patologia cardiaca e/o una aritmia significativa,
avviare lo sportivo ad accertamenti specialistici cardiologici che
vengono
chiamati
di
secondo
e
terzo
livello
fino
al
raggiungimento di elementi sufficienti per redigere una
certificazione di idoneità o non idoneità allo sport agonistico
praticato. Ne deriva che il Medico Sportivo che rilascia il
certificato in base anche al giudizio espresso dal Consulente
Cardiologo, eventualmente consultato, è tenuto ad esprimere un
giudizio positivo o negativo (di solito a scadenza annuale od a
tempo 3-6-12 mesi) che è vincolante per ogni singolo atleta.
8
Quali sono le indagini cardiologiche idonee
a diagnosticare le aritmie nello sportivo?
Vengono considerate indagini di secondo e terzo livello quelle
effettuabili rispettivamente ambulatoriamente in Laboratori
Cardiologici o nell’ambito di osservazione presso Centri
Specializzati.
Con
riferimento
all’opuscolo
ANA-Aritmie
“Conoscere il cardiopalmo” si segnala:
1. il monitoraggio ECG dinamico sec. Holter (dal nome
dell’inventore) che consente di registrare tutti i battiti
cardiaci delle 24 ore e di valutare quantitativamente e
qualitativamente le aritmie nictemerali (diurne e notturne)
presenti. Nello sportivo è obbligatoria una verifica delle
conseguenze aritmiche dovute allo sforzo includendo nel
periodo di registrazione momenti di adeguata attività fisica
e se realizzabile una seduta di allenamento o competizione o
corrispettivi.
2. Test ergometrico (al cicloergometro od al tappeto rotante)
possibilmente con monitoraggio ECG continuativo, con
sforzo fisico condotto almeno fino al raggiungimento del
75% della frequenza cardiaca massima teorica in base
all’età.
Speciali ergometri sono disegnati per lo studio
cardiologico dell’atleta paralimpico
(es. a manovella).
Nell’atleta competitivo il test ergometrico comprende anche
9
la valutazione del consumo di ossigeno ai fini della
valutazione della performance.
Il test ergometrico consente attraverso una contemporanea
registrazione elettrocardiografica di individuare
gli eventi aritmici che si accompagnano allo sforzo
3. Loop recorder esterno (LRE) applicato per circa 2-4
settimane, che consente al soggetto di effettuare attività
fisica e vita normale. Trattasi di un registratore di piccole
dimensioni e di facile uso idoneo a studiare eventi aritmici
10
non frequenti, dotato di attivazione automatica od autoattivato del soggetto quando compare il sintomo aritmico.
4. Loop recorder impiantabile (LRI) posizionato sotto cute, a
livello toracico anteriore con piccolo intervento chirurgico
caratterizzato da dimensioni minimali e capace di una
registrazione di circa 36 mesi, in grado di quantificare
eventi aritmici saltuari altrimenti non riconoscibili.
ILR Implantable loop recorder è un sistema di ridotte dimensioni
impiantato sottocute mediante un piccolo taglio di 2cm.
Registra eventi aritmici fino a 36 mesi
11
La diagnosi di aritmia nell’atleta si completa nell’effettuazione di
tutte quelle indagini che il cardiologo ritiene necessarie per
escludere l’esistenza di una patologia cardiaca che le causi o che
si accompagni ad esse, quali patologie aritmogene, malattie delle
coronarie del muscolo cardiaco, delle valvole e dei grandi vasi,
dello scheletro elettrico del cuore, ad origine genetico famigliare.
Questi esami consistono nello studio ecocardiografico color
Doppler, nello studio elettrofisiologico all’interno del cuore
(studio elettrofisiologico endocavitario), nella coronarografia,
nella risonanza magnetica nucleare, nella tomografia cardiaca
computerizzata, nello studio genetico dell’atleta e familiari,
nell’eventuale biopsia cardiaca.
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Quali sono le attività sportive agonistiche?
Sono le competizioni organizzate dalle Federazioni Sportive
affiliate al CONI (FIGC, FISI, FIT, FAI (aeronautica), FIA
(automobile), FIN (nuoto), etc. comprese quelle che riguardano i
Giochi della Gioventù (per le fasi finali) e gli atleti Master. Sono
identificati quali atleti competitivi Master soggetti con età
superiore ai 35 anni, (25 per il nuoto), che sono tali in quanto
partecipano a competizioni agonistiche delle Federazioni
Sportive del CONI suddivisi in categorie di età di 5 in 5 anni che
comprendono anche età più avanzate, 70 - 75 – 80 ed oltre.
Gli atleti di elite di “Interesse Nazionale ed Olimpico” sono
controllati direttamente dal CONI (Istituto di Scienza dello Sport
di Roma)
13
Che prevalenza hanno i problemi cardiologici
e le aritmie in particolare,
nella non idoneità allo sport?
Fra le cause, provvisorie o definitive, di non idoneità sportiva
agonistica alla visita medico-sportiva le più comuni (il 60/80%
di tutte le non idoneità) sono quelle cardiologiche intese come
condizioni che fanno supporre la presenza di una anomalia
cardiaca congenita od acquisita incompatibile, salvo un
approfondimento permissivo.
La presenza od il sospetto di una aritmia rappresenta a sua volta
circa il 40% di tutte le cause cardiache di non idoneità e
comporta quasi costantemente una serie di indagini cliniche e
strumentali successive fino alla elaborazione di un giudizio
definitivo. Quest’ultimo può essere di benignità totale, di
necessità di periodici controlli con idoneità a tempo, di non
compatibilità per intolleranza o rischio, di rivalutazione dopo
guarigione spontanea od a seguito a trattamento specifico (ad es.
con ablazione transcatetere con radiofrequenza TC/RF). La visita
medico sportiva di idoneità sportiva agonistica rappresenta
inoltre nella vita dell’atleta un importante momento preventivo
in grado di attirare l’attenzione sulla presenza di
anomalie
cardiache ed aritmiche in particolare ignorate dall’atleta.
14
Perché le aritmie cardiache
hanno importanza nello sport?
Un’attività atletica effettuata per un periodo sufficientemente
critico induce delle modificazioni elettrogenetiche di un cuore
normale quali ad esempio la bradicardia che può essere più o
meno marcata in base al tipo di sport, alla durata dell’attività
sportiva, all’intensità ed alla predisposizione individuale. Queste
modificazioni, caratterizzate da un polso lento per attività
sinusale modulata dall’influsso neuro-vegetativo conseguente
all’attività sportiva, che si adegua aumentando di frequenza in
modo proporzionale al tipo di sforzo, alla durata, all’impegno
agonistico, sono di solito benigne e marker di un cuore d’atleta.
Le aritmie risultano però incompatibili con l’attività sportiva in
due principali condizioni cliniche:
1. quando creano con la loro presenza anche in atleta con cuore
normale conseguenze emodinamiche sulla pompa e portata
cardiaca non compatibili con il gesto atletico soprattutto qualora
realizzino eccessive tachicardie o bradicardie. Esempi tipici sono
rappresentati
da
tachicardie
parossistiche
atriali
(che
caratterizzano il famoso cuore matto dello sportivo), dalla
fibrillazione atriale e dal flutter atriali rapidi, dalla presenza di
una asistolia sinusale o di un blocco atrioventricolare critici
sintomatici (particolarmente durante pause o recupero dopo
15
sforzo) (vedi opuscoli ANA “Conoscere il cardiopalmo” e “Le
aritmie cardiache”).
Inoltre sono particolarmente importanti
eccessivi aumenti o rallentamenti della frequenza cardiaca in
sport così detti a rischio intrinseco cioè pericolosi all’atleta ed
agli spettatori per le condizioni ambientali nelle quali vengono
praticati. Sono tali, oltre a gran parte degli sport estremi, molti
sport di pilotaggio, il paracadutismo, l’alpinismo, certi sport
subacquei, lo sci da discesa ecc.
2. le aritmie cardiache sono pericolose quando si realizzano nel
contesto
di
una
patologia
silente,
detta
cardiomiopatia
aritmogena, che l’attività atletica può rivelare anche in soggetti
che ne ignoravano la presenza provocando, durante allenamento
o competizione gravi sintomi come la sincope (perdita
improvvisa di coscienza), l’arresto cardiaco e la morte
improvvisa. Ciò avviene di solito nell’atleta nei 90% dei casi
durante attività fisica, in soggetti che pur idonei fino a quel
momento ad effettuare attività atletica anche ad alti livelli con
grande performance, vengono improvvisamente destabilizzati
elettricamente. E’ infatti documentato che l’attività sportiva
agonistica protratta rivela e fa evolvere patologie cardiache
aritmogene sottostanti ignorate e che il singolo gesto atletico può
destabilizzare elettricamente, provocando gravi disturbi, un
cuore precedentemente asintomatico e ritenuto sano. Il problema
fondamentale appare quindi quello di una identificazione
precoce del rischio aritmico nel singolo atleta.
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Cosa deve fare l’atleta per prevenire
le patologie aritmiche ed i gravi eventi
conseguenti?
L’atleta competitivo ha il dovere di proteggersi segnalando
immediatamente ai familiari, o a qualche responsabile del suo
mondo sportivo, ed al proprio medico, la comparsa di sintomi
soprattutto in corso di sforzo fisico:
cardiopalmo regolare od irregolare, dolori precordiali,
mancanza di fiato ingiustificato, calo della performance,
perdite
anche
minori
della
coscienza,
variazioni
ingiustificate della pressione arteriosa;
non deve mai riprendere l’attività fisica intensa fino a che
un eventuale evento infiammatorio, soprattutto se febbrile,
non sia spento in quanto il soggetto può essere in piena
depressione immunitaria e quindi esposto ad eventi infettivi
infiammatori. Fra di essi è particolarmente pericolosa la
miocardite, frequente causa di aritmie a breve medio e
lungo
termine
anche
mortali
dovute
a
reazione
infiammatoria acuta o cronica secondaria a localizzazione
muscolare cardiaca di batteri o di virus;
anche lo sportivo non agonista, non obbligato per legge,
dovrebbe
sottoporsi
annualmente
17
ad
uno
screening
cardiologico possibilmente comprensivo di una visita
cardiologica con ECG e test da sforzo massimale. Fortemente
auspicabile anche lo studio ecocardiografico Color Doppler;
deve evitare l’assunzione di ogni tipo di sostanza illecita che
rientri nelle liste WADA (World Anti-Doping Agency)
aggiornate
annualmente,
inclusi
anche
integratori
farmacologicamente contaminati, in quanto tutte queste
sostanze
possono
provocare
effetti
collaterali
cardiovascolari anche gravi a breve, medio e lungo termine
e frequentemente aritmie di ogni tipo, atriali e ventricolari,
nonché
esporre
l’atleta
competitivo
alla
positività
dell’eventuale ricerca anti-doping.
L’atleta non deve assumere sostanze illecite,
cioè proibite dalla WADA sia in quanto eticamente inaccettabili
che per il pericolo di gravi conseguenze cardiache ed aritmiche in particolare
18
E’ possibile “guarire” le aritmie dell’atleta?
L’atleta deve essere conscio che molti degli eventi aritmici che
può presentare possono essere successivamente considerati e
classificati come benigni ed assolti in base a studio cardiologico
clinico e strumentale cui viene sottoposto particolarmente da
Specialisti esperti ed in Centri Specializzati.
Può essere inoltre considerato guarito quando aritmie transitorie,
dovute a cause identificabili (ad es. farmaci, sostanze stimolanti,
patologie della tiroide, eventi infiammatori ecc.) sono individuate
e risolte.
Può essere infine considerato guarito dopo interventi terapeutici
efficaci (come da verifica specialistica dopo qualche mese) che
portino
alla
estirpazione
della
patologia
aritmica
quali
l’ablazione transcatetere con radio frequenza (TC/RF) o con altro
tipo di energia. Questo tipo di procedura,effettuata in Laboratori
esperti, è in grado di risolvere in via definitiva situazioni
aritmiche che hanno origine ad un percorso curabile con questa
metodica
quali
ad
esempio
tachicardie
parossistiche
sopraventricolari focali o da circuito elettrico nodale o da un bypass muscolo/elettrico fra la cavità atriale e ventricolare come la
sindrome di WPW (vedi opuscolo ANA-Aritmie “Conoscere le
aritmie cardiache”). Possono essere curate con successo anche
19
tachicardie ventricolari benigne soprattutto ad origine dalla
parte alta del cuore come la tachicardia ventricolare conale
destra o sinistra o le tachicardie ventricolari fascicolari benigne
in cuore sano. Attualmente è possibile anche identificare ed
eliminare aritmie ectopiche atriali e ventricolari focali o da
microrientro di solito ad alta densità numerica qualora
incompatibili con l’attività sportiva agonistica. Anche la
fibrillazione atriale dell’atleta compreso quello Master, può
essere trattata con successo soprattutto se in cuore sano, con
l’ablazione transcatetere con radiofrequenza
.
L’ablazione transcatetere con radiofrequenza (TC/RF)
può guarire molti tipi di aritmie dell’atleta
20
Quale attività sportiva e’ possibile
negli atleti portatori di pace-maker (pm)
o di defibrillatore (icd)?
Rispettando il diritto del soggetto di effettuare un’attività fisica e
sportiva la decisione del rilascio dell’idoneità viene valutata
individualmente, in base al tipo di gravità della cardiopatia
sottostante e l’importanza di eventuali aritmie sopra o
ventricolari nei riguardi dello sforzo fisico.
Ad atleti portatori di elettrostimolatore cardiaco può essere concesso l’idoneità
ad attività sportiva a basso impegno cardiovascolare
21
In linea di massima vengono concesse idoneità per sport a basso
impegno cardiovascolare, non agonistici, vanno evitati sia sport
di contatto che ad alto rischio intrinseco o che comprendano
movimenti ripetitivi dell’arto superiore omolaterale all’impianto.
L’impianto del singolo PM o ICD nell’atleta deve previamente
contemplare la continuazione di una certa attività sportiva,
essere di minimo ingombro (compatibile con la necessità di
funzionamento) e collocato in sede toracico contro-laterale
all’arto maggiormente impiegato. Devono essere evitati rischi di
traumatismi che danneggino l’elettrostimolatore prevedendo
l’utilizzo di sistemi di protezione esterna. Devono essere evitate
interferenze elettromagnetiche e considerata la possibilità di
deficit di funzione per il PM (miopotenziali) e per il sistema di
ICD di scariche (shock elettrici inappropriati) conseguenti ad es.
ad errata interpretazione di elevati aumenti della frequenza
cardiaca. Sia per i PM che gli ICD sono peraltro disponibili
sistemi di grande sicurezza, di minimo ingombro e di grande
duttilità che consentono programmazioni personalizzate, per via
telemetrica, dopo l’impianto, adeguate entro certi limiti a
consentire un’attività sportiva previamente individualizzata.
22
Defibrillatore sottocutaneo (S-ICD) senza fili intracardiaci,
impiantabile anche in atleti a rischio di arresto cardiaco
Cosa fare in caso di arresto cardiaco
di un atleta sul campo?
L’arresto cardiaco (AC) di un atleta competitivo, generalmente
ritenuto fino a quel momento sano, avviene nel 90% dei casi in
corso di attività fisica-sportiva, allenamento o competizione, più
raramente a riposo o di notte. L’AC è dovuto prevalentemente
(circa 90% dei casi) ad una aritmia potenzialmente mortale se
23
non interrotta tempestivamente, la fibrillazione ventricolare che
rende del tutto inefficace la pompa cardiaca bloccando
totalmente l’afflusso del sangue agli organi vitali. La possibilità di
sopravvivenza cala del 10% ogni minuto che passa e dopo 5/6
minuti il cervello subisce danni irreversibili che impediscono il
recupero del soggetto anche se rianimato. L’unico trattamento
efficace e comprovato è la defibrillazione ventricolare precoce
con un defibrillatore esterno (DEA) abbinato ad una corretta
rianimazione cardiopolmonare. Il DEA è un sistema in grado di
segnalare su un display la presenza della fibrillazione
ventricolare,
guidando
l’erogazione
di
shock
elettrici
transtoracici efficaci, attraverso piastre facilmente applicate sul
petto del soggetto.
Consiste in un apparecchio di ridotto peso od ingombro, robusto,
alimentato a batteria, di prezzo sempre più accessibile, concepito
24
per essere impiegato in modo semplice ed efficace sia da parte di
personale Sanitario anche non medico nonché da personale non
Sanitario “formato”, cioè legalmente abilitato con certificato
annuale rinnovabile, attraverso un breve Corso organizzato dalle
Regioni o Province Autonome Italiane, tenuto da Istruttori tecnici
per
l’emergenza come da Decreto del Ministro della Salute
18.03.2011.
La necessità di un corso, pur breve, di formazione è necessaria in
quanto l’operatore deve saper usare il DEA con rapidità,
sicurezza ed efficacia erogando lo shock di defibrillazione
secondo
le
indicazioni
espresse
automaticamente
dall’apparecchio. La possibilità di utilizzare il DEA da persone
non sanitarie né mediche, purché abilitate, si configura nel PAD,
Public
Access
Defibrillation,
sistema
organizzativo
che
rappresenta un pregresso fondamentale nella lotta contro
l’arresto cardiaco compreso quello dell’atleta! Il DEA secondo il
Decreto di cui sopra è previsto in tutti i luoghi frequentati nei
quali si pratica attività sportiva agonistica e non agonistica
compresi stadi e palestre, tenendo conto anche della necessità di
eventuale soccorso a pubblico e spettatori presenti.
In conclusione: in caso di arresto cardiaco sul campo si deve
intervenire immediatamente con le manovre cardiorespiratorie
basali, con l’applicazione diagnostica e terapeutica del DEA, con
il
suo
utilizzo
da
parte
di
persone
abilitate
e
contemporaneamente procedendo alla immediata richiesta
25
d’intervento dei mezzi di soccorso e trasporto al Centro
Ospedaliero allertato.
Tutti gli atleti ed operatori sportivi devono essere in grado di
prestare le prime manovre di rianimazione (Basal Life Support,
BLS) ed un numero maggiore possibile dovrebbe essere
“certificato” dall’uso del DEA.
In caso di arresto cardiaco di un atleta sul campo, non perdere tempo
ed iniziare immediatamente le manovre rianimatorie, utilizzare
il defibrillatore esterno semiautomatico se abilitati ad usarlo, chiamare il 118
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Promuovere la conoscenza della diagnosi e terapia,
assicurare la miglior qualità di vita
per ogni paziente con aritmie cardiache
MODULO ADESIONE SOCIO
Nome__________________________________________Cognome_________________________________________________
Data di nascita___________________________________Professione____________________________________________
Indirizzo___________________________________________________________________________________________________
_____________________________________________________________________________________________________________
C.A.P.____________________Località__________________________________________________________Prov.__________
Numero di telefono __________________________________Cellulare__________________________________________
E-mail_____________________________________________________________________________________________________
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