Struttura dei sistemi operativi: interfaccia utente, system call

Struttura dei Sistemi Operativi
Struttura dei sistemi operativi
 Servizi del sistema operativo
 Interfaccia utente
 Chiamate di sistema
 Programmi di sistema
 Progettazione e realizzazione
 Struttura del sistema operativo
 Debugging del sistema operativo
 Generazione di sistemi
Operating System Concepts – 9th Edition
2.2
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Introduzione
 I sistemi operativi forniscono l’ambiente in cui si ese-
guono i programmi

Essendo organizzati secondo criteri che possono essere
assai diversi, tale può essere anche la loro struttura
interna
 La progettazione di un nuovo SO è un compito difficile
 il tipo di sistema desiderato definisce i criteri di scelta
dei metodi e gli algoritmi implementati
 In fase di progettazione, il sistema operativo può esse-
re definito/valutato in base a…
…i servizi che esso dovrà fornire
…l’interfaccia messa a disposizione di programmatori e
utenti
 …la complessità di realizzazione


Operating System Concepts – 9th Edition
2.3
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Servizi del sistema operativo  1
 Servizi useroriented
 Interfaccia utente  tutti gli attuali SO sono dotati di
un’interfaccia utente, a linea di comando (Command
Line Interface, CLI) o grafica (Graphic User Interface,
GUI)
 Esecuzione di programmi  capacità di caricare un programma in memoria ed eseguirlo, eventualmente rilevando, ed opportunamente gestendo, situazioni di
errore
 Operazioni di I/O  il SO fornisce ai programmi utente i
mezzi per effettuare l’I/O su file o periferica
 Gestione del file system  capacità dei programmi di
creare, leggere, scrivere e cancellare file e muoversi
nella struttura delle directory
Operating System Concepts – 9th Edition
2.4
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Servizi del sistema operativo  2
 Servizi useroriented (cont.)
 Comunicazioni  scambio di informazioni fra processi in
esecuzione sullo stesso elaboratore o su sistemi indipendenti, connessi via rete
 Le comunicazioni possono avvenire utilizzando memoria
condivisa o con scambio di messaggi
 Rilevamento di errori  il SO deve tenere il sistema di
calcolo sotto controllo costante, per rilevare errori, che
possono verificarsi nella CPU e nella memoria, nei dispositivi di I/O o durante l’esecuzione di programmi utente
 Per
ciascun tipo di errore, il SO deve prendere le opportune precauzioni per mantenere una modalità operativa
corretta e consistente
 I servizi di debugging possono facilitare notevolmente la
programmazione e, in generale, l’interazione con il sistema
di calcolo
Operating System Concepts – 9th Edition
2.5
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Servizi del sistema operativo  3
 Esistono funzioni addizionali atte ad assicurare l’efficienza
del sistema (non esplicitamente orientate all’utente)



Allocazione di risorse  quando più utenti o più processi vengono serviti in concorrenza, le risorse disponibili devono essere allocate equamente ad ognuno di essi
Accounting e contabilizzazione dell’uso delle risorse  tener
traccia di quali utenti usano quali e quante risorse del sistema
(utile per ottimizzare le prestazioni del sistema di calcolo)
Protezione e sicurezza  i possessori di informazione memorizzata in un sistema multiutente o distribuito devono essere
garantiti da accessi indesiderati ai propri dati; processi
concorrenti non devono interferire fra loro
Protezione: assicurare che tutti gli accessi alle risorse di sistema
siano controllati
 Sicurezza: si basa sull’obbligo di identificazione tramite password
e si estende alla difesa dei dispositivi di I/O esterni (modem,
adattori di rete, etc.) da accessi illegali

Operating System Concepts – 9th Edition
2.6
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Panoramica dei servizi del sistema operativo
Operating System Concepts – 9th Edition
2.7
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Interfaccia utente CLI
 L’interfaccia utente a linea di comando permette di im-
partire direttamente comandi al SO (istruzioni di controllo)
Talvolta viene implementata nel kernel, altrimenti attraverso programmi di sistema (UNIX/ Linux)
 Può essere parzialmente personalizzabile, ovvero il SO
può offrire più shell, più ambienti diversi, da cui l’utente
può impartire le proprie istruzioni al sistema
 La sua funzione è quella di interpretare ed eseguire le
istruzioni di comando (siano esse istruzioni builtin del
SO o nomi di eseguibili utente)  interprete dei comandi

Operating System Concepts – 9th Edition
2.8
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L’interprete dei comandi  1
 I comandi ricevuti dall’interprete possono essere ese-
guiti secondo due modalità:

Se il codice relativo al comando è parte del codice
dell’interprete, si effettua un salto all’opportuna sezione
di codice
Poiché ogni comando richiede il proprio segmento di
codice (passaggio dei parametri e invocazione delle
opportune chiamate di sistema), il numero dei comandi
implementati determina le dimensioni dell’interprete

I comandi vengono implementati per mezzo di programmi di sistema
I programmatori possono aggiungere nuovi comandi al
sistema creando nuovi file con il nome appropriato (e
memorizzandoli nelle directory opportune)
L’interprete dei comandi non viene modificato e può avere
dimensioni ridotte
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2.9
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L’interprete dei comandi  2
 In molti sistemi solo un sottoinsieme delle funzionalità
è disponibile via GUI e le funzioni meno comuni sono
accessibili solo tramite linea di comando
 Le interfacce CLI:
Semplificano l’esecuzione di comandi ripetuti, perché
sono programmabili
 Un task eseguito di frequente e composto da più
comandi può andare a costituire uno script
 Gli shell script, molto comuni nei sistemi UNIXlike, non
vengono compilati, ma interpretati dall’interfaccia a riga
di comando

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2.10
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L’interprete dei comandi DOS
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2.11
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L’interprete dei comandi LINUX  1
 Esempio
 A fronte del comando
$ rm file.txt
l’interprete cerca un file chiamato rm, generalmente
seguendo un percorso standard nel file system
(usr/bin), lo carica in memoria e lo esegue con il
parametro file.txt
 Esegue la cancellazione  remove  del file file.txt
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2.12
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L’interprete dei comandi LINUX  2
Bash shell (per Bourne Again SHell) è una shell testuale del progetto GNU,
ma disponibile anche per alcuni sistemi Microsoft Windows (es. Cygwin)
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2.13
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L’interprete dei comandi di Solaris
Bourne shell, l’interprete dei comandi utilizzato da Solaris 10
Operating System Concepts – 9th Edition
2.14
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Interfaccia utente GUI  1
 Interfaccia userfriendly che realizza la metafora della
scrivania (desktop)
Interazione semplice tramite mouse, tastiera, monitor
Le icone rappresentano file, directory, programmi, azioni, etc.
 I diversi tasti del mouse, posizionato su oggetti differenti, provocano diversi tipi di azione (forniscono informazioni sull’oggetto in questione, eseguono funzioni
tipiche dell’oggetto, aprono directory  folder, o cartelle,
nel gergo GUI)
 Realizzate per la prima volta, all’inizio degli anni ‘70, dai
laboratori di ricerca Xerox PARC di Palo Alto


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2.15
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Interfaccia utente GUI  2
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2.16
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Interfaccia utente GUI  3
Il desktop di GNU/Linux
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2.17
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Interfaccia utente GUI  4
GUI di Mac OS X
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2.18
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Interfaccia utente GUI  5
 I device mobili con touch-
screen richiedono nuovi tipi di
interfaccia
Accesso senza il supporto del
mouse (impossibile da usare o
poco pratico)
 Azioni ed operazioni di selezione realizzate tramite “gesti”
(pressioni e strisciamenti delle
dita)
 Tastiera virtuale per l’immissione di testo
 Comandi vocali

GUI per touchscreen
Operating System Concepts – 9th Edition
2.19
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Interfacce utente
 Molti sistemi operativi attuali includono interfacce sia
CLI che GUI
Microsoft Windows principalmente basato su interfaccia
grafica, ma dotato anche di una shell di comandi
DOSbased (cmd)
 Apple Mac OS X interagisce per mezzo della GUI “Aqua”,
ma è dotato di un kernel UNIX e mette a disposizione
diversi tipi di shell
 Solaris è tipicamente CLI, con interfaccia GUI opzionale
(Java Desktop, KDE)
 Linux è modulare; si può scegliere tra GUI molto
avanzate (KDE, GNOME, etc.) e la CLI

Operating System Concepts – 9th Edition
2.20
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Chiamate di sistema
 Le chiamate al sistema forniscono l’interfaccia fra i




processi e i servizi offerti dal SO
Sono realizzate utilizzando linguaggi di alto livello (C o
C)
Normalmente, vengono richiamate dagli applicativi
attraverso API (Application Programming Interface),
piuttosto che per invocazione diretta
Alcune API molto diffuse sono la Win64 API per
Windows, la POSIX API per i sistemi POSIXbased
(tutte le versioni di UNIX, Linux, e Mac OS X), e la
Java API per la Java Virtual Machine (JVM)
POSIX: Portable Operating System Interface per UNIX
Operating System Concepts – 9th Edition
2.21
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Esempio di chiamate di sistema
 Sequenza di chiamate al sistema per realizzare la copia
di un file in un altro
Migliaia di chiamate di sistema al secondo!
Operating System Concepts – 9th Edition
2.22
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Libreria standard del C come API
The <unistd.h> file
defines miscellaneous
symbolic constants and
types, and declares
miscellaneous functions
Operating System Concepts – 9th Edition
2.23
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Chiamate di sistema (cont.)
 Normalmente, a ciascuna system call è associato un
numero

L’interfaccia alle chiamate di sistema mantiene una tabella
indicizzata dal numero di system call, effettua la chiamata e
ritorna lo stato del sistema dopo l’esecuzione (ed eventuali
valori restituiti)
 L’utente non deve conoscere i dettagli implementativi
delle system call: deve conoscere la modalità di utilizzo dell’API (ed eventualmente il compito svolto dalle
chiamate di sistema)


L’intermediazione della API garantisce la portabilità delle
applicazioni
Molto spesso una system call viene chiamata tramite una
funzione di libreria standard (ad esempio contenuta in
stdlibc)
Operating System Concepts – 9th Edition
2.24
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Relazioni API  System call SO
Gestione della chiamata di sistema open() invocata da un’applicazione utente
Operating System Concepts – 9th Edition
2.25
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Esempi di syscall con stdlibc 1
 Per Linux, la libreria standard del linguaggio C (il run
time support system) fornisce una parte della API



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2.26
Programma C che invoca la funzione di libreria per la stampa
printf()
La libreria C intercetta la funzione
e invoca la system call write()
La libreria riceve il valore restituito dalla chiamata al sistema e
lo passa al programma utente
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Esempi di syscall con stdlibc 2
 Funzione C che copia il contenuto di un file in un altro
include <stdio.h>
include <stddef.h>
define FAIL 0
define SUCCESS 1
int copy_file(infile, outfile)
char *infile, *outfile;
{
FILE *fp1, *fp2;
if ((fp1  fopen(infile, “rb”))  NULL)
return FAIL;
if ((fp2  fopen(outfile, “wb”))  NULL)
{
fclose(fp1);
return FAIL;
}
while (!feof(fp1))
putc(getc(fp1), fp2);
fclose(fp1);
fclose(fp2);
return SUCCESS;
}
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Per eseguire l’I/O, è necessario associare un flusso ad un file o a una periferica
 occorre dichiarare un puntatore
alla struttura FILE
 La
struttura FILE, definita in
stdio.h, è costituita da campi che
contengono informazioni quali il nome
del file, la modalità di accesso, il
puntatore al prossimo carattere nel
flusso
 Entrambi i file vengono acceduti in
modalità binaria
 La macro getc() legge il prossimo
carattere dal flusso specificato e sposta
l’indicatore di posizione del file avanti
di un elemento ad ogni chiamata

2.27
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Passaggio di parametri alle system call
 Spesso l’informazione necessaria alla chiamata di sistema
non si limita al solo nome (o numero di identificazione)
 Il tipo e la quantità di informazione varia per chiamate
diverse e diversi sistemi operativi
 Esistono tre metodi generali per passare parametri al SO
 Il più semplice: passaggio di parametri nei registri
 Talvolta,
possono essere necessari più parametri dei
registri presenti

Memorizzazione dei parametri in un blocco in memoria e
passaggio dell’indirizzo del blocco come parametro in un
registro
 Approccio


seguito da Linux e Solaris
Push dei parametri nello stack da parte del programma;
il SO recupera i parametri con un pop
Gli ultimi due metodi non pongono limiti al numero ed
alla lunghezza dei parametri passati
Operating System Concepts – 9th Edition
2.28
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Passaggio di parametri tramite tabella
Operating System Concepts – 9th Edition
2.29
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Tipi di chiamate di sistema  1
 Controllo dei processi
 Gestione dei file
 Gestione dei dispositivi di I/O
 Gestione delle informazioni
 Comunicazione
 Protezione
Operating System Concepts – 9th Edition
2.30
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Tipi di chiamate di sistema  2
 Controllo dei processi









Creazione e terminazione di un processo (fork, exit )
Caricamento ed esecuzione (exec/execve )
Lettura e modifica degli attributi di un processo (priorità,
tempo massimo di esecuzione  get/set process
attributes)
Attesa per il tempo indicato o fino alla segnalazione di
un evento (wait/waitpid )
Assegnazione e rilascio di memoria (alloc, free)
Invio di segnali (signal, kill )
Dump della mappa di memoria in caso di errore
Debugger ed esecuzione a passo singolo
Gestione di lock per l’accesso a memoria condivisa
Operating System Concepts – 9th Edition
2.31
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Esecuzione di programmi in MSDOS
 Singletasking
 La shell viene invocata




al boot del sistema
Metodo semplice di esecuzione dei programmi
Nessuna partizione della
memoria
Caricamento del programma in memoria a
sovrascrivere lo stesso
interprete (ma non il
kernel)
All’uscita dal programma  si ricarica la shell
Operating System Concepts – 9th Edition
Allo startup del
sistema
2.32
Durante l’esecuzione di
un programma utente
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Esecuzione di programmi in FreeBSD
 È un sistema Unix opensource
 Multitasking
 User login  si invoca la shell scelta
dall’utente
 La shell esegue la system call
fork() per creare nuovi processi
 Si esegue la exec() per caricare
il programma nel processo
 La shell attende la terminazione
del processo o continua ad eseguire i comandi utente
 I processi terminano con:
 codice  0  esecuzione corretta
 codice > 0  tipo di errore
Operating System Concepts – 9th Edition
2.33
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Tipi di chiamate di sistema  3
 Gestione dei file
Creazione e cancellazione di file (create, delete )
 Apertura e chiusura di file (open, close )
 Lettura, scrittura e posizionamento (read, write, seek )
 Lettura e modifica degli attributi di un file (nome, tipo,
codici di protezione, informazioni di contabilizzazione 
get/set file attributes )

 Gestione dei dispositivi di I/O
Richiesta e rilascio di un dispositivo (request, release )
 Lettura, scrittura e posizionamento
 Lettura e modifica degli attributi di un dispositivo (ioctl )

Operating System Concepts – 9th Edition
2.34
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Tipi di chiamate di sistema  4
 Gestione delle informazioni
 Lettura e modifica dell’ora e della data (time, date )
 Informazioni sul sistema (who, du)
 Lettura e modifica degli attributi di processi, file e
dispositivi (ps, getpid )
 Comunicazione
 Apertura e chiusura di una connessione (open connection, close connection)
 Invio e ricezione di messaggi (send, receive)
 Informazioni sullo stato dei trasferimenti
 Inserimento ed esclusione di dispositivi remoti
 Condivisione della memoria (shm_open, mmap)
 Protezione
 Controllo di accesso alle risorse
 Lettura e modifica dei permessi di accesso (chown,
chmod )
 Accreditamento degli utenti
Operating System Concepts – 9th Edition
2.35
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Esempi di chiamate di sistema in Windows e UNIX
Operating System Concepts – 9th Edition
2.36
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Esempio 1
 Cosa producono in stampa questi codici?
main ()
{
val  5;
if(fork())
wait(&val);
val;
printf(“%d\n”, val);
return val;
}
main ()
{
val  5;
if(fork())
wait(&val);
else
return val;
val;
printf(“%d\n”, val);
return val;
}
Il processo figlio incrementa
il valore di val e lo stampa,
quindi lo restituisce al padre
(che era in attesa)
Il padre incrementa ancora
val e lo stampa
 6, 7
Operating System Concepts – 9th Edition
Il processo figlio termina immediatamente restituendo il
controllo al padre
Il padre incrementa val e lo
stampa
6
2.37
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Esempio 2
 Per ogni comando, la shell genera un processo figlio,
una nuova shell, dedicato all’esecuzione del comando:
 Possibilità di due diversi comportamenti

Il padre si pone in attesa della terminazione del figlio
(esecuzione in foreground)
 $ ls –l pippo

Il padre procede nell’esecuzione concorrentemente al
figlio (esecuzione in background)
 $ ls –l pippo &
Operating System Concepts – 9th Edition
2.38
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Programmi di sistema  1
 I programmi di sistema forniscono un ambiente conve-
niente per lo sviluppo e l’esecuzione di programmi
utente (semplici interfacce alle system call o programmi complessi)
 Esistono programmi di sistema per…
Gestione di file (es.: cp)
Informazioni di stato (es.: du)
Modifica di file (es.: vi)
Supporto a linguaggi di programmazione (es.: gcc)
 Caricamento ed esecuzione di programmi
 Comunicazioni (es.: telnet, rlogin, ftp)
 Supporto alla realizzazione di applicativi (es.: daemon)




 L’aspetto del SO per la maggioranza degli utenti è
definito dai programmi di sistema, non dalle chiamate
di sistema vere e proprie
Operating System Concepts – 9th Edition
2.39
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Programmi di sistema  2
 Gestione di file  per creare, cancellare, copiare, rino-
minare, stampare e, genericamente, gestire le operazioni su file e directory
 Informazioni di stato
Per ottenere dal sistema informazioni tipo data, spazio
di memoria disponibile, spazio disco, numero di utenti
abilitati
 Per ottenere informazioni sulle statistiche di utilizzo del
sistema di calcolo (prestazioni, logging, etc.) e per
operazioni di debugging
 Per effettuare operazioni di formattazione e stampa dei
dati
 Per ottenere informazioni sulla configurazione del
sistema

Operating System Concepts – 9th Edition
2.40
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Programmi di sistema  3
 Modifica di file
 Editori di testo, per creare e modificare file
 Comandi speciali per cercare informazioni all’interno di
file o effettuare trasformazioni sul testo
 Supporto a linguaggi di programmazione  assembler,
compilatori e interpreti, debugger
 Caricamento ed esecuzione di programmi  linker,
loader, per linguaggio macchina e linguaggi di alto
livello
 Comunicazioni  per creare connessioni virtuali tra
processi, utenti e sistemi di elaborazione

Permettono agli utenti lo scambio di messaggi video e
via email, la navigazione in Internet, il login remoto ed
il trasferimento di file
Operating System Concepts – 9th Edition
2.41
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Programmi di sistema  4
 Servizi background
 Lanciati durante la fase di boot
 Taluni
utili solo nella fase di startup del sistema
 Altri in esecuzione dal boot allo shutdown
Forniscono servizi quali controllo del disco, scheduling
dei processi, logging degli errori, stampa
 Vengono eseguiti in modalità utente
 Noti anche come servizi, sottosistemi, daemon

 Programmi applicativi
 Eseguiti dagli utenti
 Non fanno parte del sistema operativo
 Lanciati da linea di comando, dal click del mouse o da
pressione sul touchscreen
Operating System Concepts – 9th Edition
2.42
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Riassumendo…
 I tipi di richieste di servizio al SO variano secondo il
tipo di sistema ed livello delle richieste stesse
 Il livello cui appartengono le chiamate di sistema deve
offrire le funzioni di base (controllo di processi e
memoria e gestione di file e dispositivi)
 Le richieste di livello superiore, soddisfatte dall’interprete dei comandi o dai programmi di sistema,
vengono tradotte in una sequenza di chiamate al SO
 Oltre le categorie di richieste di servizio standard, gli
errori nei programmi possono considerarsi richieste di
servizio implicite
Operating System Concepts – 9th Edition
2.43
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Progettazione e realizzazione di SO  1
 Progettare il SO “perfetto” è un compito che non am-
mette soluzione, ma alcuni approcci implementativi si
sono dimostrati comunque validi
 La struttura interna dei diversi SO può variare
notevolmente…


…in dipendenza dall’hardware
…e dalle scelte progettuali che, a loro volta, dipendono
dallo scopo del sistema operativo e ne influenzano i
servizi offerti
 Richieste utente ed obiettivi del SO
 Richieste utente  il SO deve essere di semplice utilizzo,
facile da imparare, affidabile, sicuro e veloce
 Obiettivi del sistema  il SO deve essere semplice da
progettare, facile da realizzare e manutenere, flessibile,
affidabile, errorfree ed efficiente
Operating System Concepts – 9th Edition
2.44
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Progettazione e realizzazione di SO  2
 Per la progettazione e la realizzazione di un sistema
operativo è fondamentale mantenere separati i due
concetti di…
Politiche: Quali sono i compiti e i servizi che il SO dovrà
svolgere/fornire? (Es.: scelta di un particolare algoritmo
per lo scheduling della CPU)
 Meccanismi: Come realizzarli? (Es.: timer)

 I meccanismi determinano “come fare qualcosa”, le
politiche definiscono “cosa è necessario fare”

La separazione fra politiche e meccanismi garantisce la
massima flessibilità se le decisioni politiche subiscono
cambiamenti nel corso del tempo
Operating System Concepts – 9th Edition
2.45
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Progettazione e realizzazione di SO  3
 Esempi
 Windows e Mac OS X: sia le politiche sia i meccanismi
sono fissati a priori e cablati nel sistema; tutte le
applicazioni hanno interfacce simili perché l’interfaccia
stessa fa parte del kernel e delle librerie di sistema
 UNIX/Linux: Netta separazione fra meccanismi e
politiche
 Le decisioni politiche riguardano i problemi di
assegnazione delle risorse, i meccanismi servono ad
implementarne l’accesso controllato
 Progettare e realizzare un SO è un compito di
ingegneria del software eminentemente creativo
Operating System Concepts – 9th Edition
2.46
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Sviluppo software
 Tradizionalmente
i SO venivano scritti in linguaggio
assembly; successivamente, furono utilizzati linguaggi specifici per la programmazione di sistema, quali Algol e PL/1;
attualmente vengono invece sviluppati in linguaggi di alto
livello, particolarmente orientati al sistema: C o C
 In realtà, normalmente, si utilizza un mix di linguaggi:



Componenti di basso livello sviluppate in assembly (es.: driver
dei dispositivi)
Kernel in C
Programmi di sistema realizzati tramite, C, C, e linguaggi di
scripting, quali PERL, Python, shell script
 Caratteristiche
 Veloci da codificare; codice compatto, di facile comprensione,
messa a punto e manutenzione
 Portabilità
 Potenziale minor efficienza del codice C rispetto all’assembly
Operating System Concepts – 9th Edition
2.47
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Struttura del sistema operativo
 Sistemi storici (e non solo): monolitici
 Le funzioni di gestione delle risorse sono realizzate nel
nucleo e l’intero sistema operativo tende a identificarsi
col nucleo
 Anche se ogni funzione è separata dal resto,
l’integrazione del codice è molto stretta e, poiché tutti i
moduli operano nello stesso spazio, un bug in uno di
essi può bloccare l’intero sistema
 Tuttavia, quando l'implementazione è e sicura, la stretta
integrazione interna dei componenti rende un buon
kernel monolitico estremamente efficiente
 Attualmente: suddivisione in piccole componenti, cia-
scuna delle quali deve essere un modulo ben definito
del sistema, con interfacce e funzioni chiaramente
stabilite in fase di progettazione
Operating System Concepts – 9th Edition
2.48
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
SO con struttura semplice
 MSDOS  scritto per fornire il maggior numero di
funzionalità utilizzando la minor quantità di spazio
possibile


Non è suddiviso in moduli
Sebbene MSDOS abbia una qualche struttura, le sue
interfacce e livelli di funzionalità non sono ben separati
 Le
applicazioni accedono direttamente alle routine di sistema per l’I/O (ROM BIOS)
 Vulnerabilità agli errori ed agli “attacchi” dei programmi
utente

Intel 8088, per cui MSDOS fu progettato, non offre
duplice modo di funzionamento e protezione hardware
 impossibile proteggere hardware/SO dai programmi
utente
Operating System Concepts – 9th Edition
2.49
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Struttura a strati di MSDOS
Operating System Concepts – 9th Edition
2.50
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UNIX
 UNIX  a causa delle limitate funzionalità hardware
disponibili all’epoca della sua realizzazione, il sistema
originale aveva una struttura scarsamente stratificata
 UNIX è costituito di due parti separate:


I programmi di sistema
Il kernel
È
formato da tutto ciò che si trova sotto l’interfaccia delle
chiamate di sistema e sopra l’hardware
 Fornisce il file system, lo scheduling della CPU, la gestione
della memoria  un gran numero di funzioni per un solo
livello!
Operating System Concepts – 9th Edition
2.51
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Struttura a strati di UNIX
Beyond simple but not fully layered
Operating System Concepts – 9th Edition
2.52
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Approccio stratificato  1
 In presenza di hardware ap-
propriato, i SO possono assumere architettura modulare, per
meglio garantire il controllo sulle
applicazioni
 Il SO è suddiviso in un certo numero di strati (livelli), ciascuno
costruito sopra gli strati inferiori

Il livello più basso (strato 0) è
l’hardware, il più alto (strato N)
è l’interfaccia utente
 L’architettura degli strati è tale che ciascuno strato impiega
esclusivamente funzioni (operazioni) e servizi di strati di
livello inferiore (usati come blackbox)

Incapsulamento delle informazioni
Operating System Concepts – 9th Edition
2.53
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Approccio stratificato  2
 Vantaggi
 Semplicità di realizzazione e messa a punto (che viene
attuata strato per strato)
 Svantaggi
 Difficoltà nella definizione appropriata dei diversi strati,
poiché ogni strato può sfruttare esclusivamente le funzionalità degli strati su cui poggia
 Tempi lunghi di attraversamento degli strati (passaggio
di dati) per portare a termine l’esecuzione di una syscall
Layer M
New
operations
Hidden
operations
Layer M1
Exisisting
operations
Operating System Concepts – 9th Edition
2.54
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Approccio stratificato  3
 Esempio 1  Difficoltà di definizione degli strati
 Il driver della memoria ausiliaria (backing store) dovrebbe
trovarsi sopra lo scheduler della CPU, perché può accadere
che il driver debba attendere un’istruzione di I/O e, in questo
periodo, la CPU viene sottoposta a scheduling
 Lo scheduler della CPU deve mantenere più informazioni sui
processi attivi di quante ne possono essere contenute in
memoria: deve fare uso del driver della memoria ausiliaria
 Esempio 2  Scarsa efficienza del SO
 Per eseguire un’operazione di I/O, un programma utente
invoca una system call che è intercettata dallo strato di I/O…
 …che esegue una chiamata allo strato di gestione della
memoria…
 …che richiama lo strato di scheduling della CPU…
 …che la passa all’opportuno dispositivo di I/O
Operating System Concepts – 9th Edition
2.55
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Struttura dei sistemi microkernel  1
 Quasi tutte le funzionalità del kernel sono spostate
nello spazio utente
 Un microkernel offre i servizi minimi di gestione dei
processi, gestione della memoria e di comunicazione



Scopo principale: fornire funzioni di comunicazione fra
programmi client e servizi (implementati esternamente)
Le comunicazioni hanno luogo tra moduli utente mediante
scambio di messaggi (mediati dal kernel)
Esempi: prime versioni di Windows NT, Mach, Tru64, GNU
Hurd; Mac OS X, con kernel Darwin, parzialmente basato su
Mach
Operating System Concepts – 9th Edition
2.56
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Struttura dei sistemi microkernel  2
 Vantaggi
 Funzionalità del sistema più semplici da estendere: i
nuovi servizi sono programmi di sistema che si eseguono nello spazio utente e non comportano modifiche
al kernel
 Facilità di modifica del kernel
 Sistema più facile da portare su nuove architetture
 Più sicuro e affidabile (meno codice viene eseguito in
modo kernel)
 Svantaggi
 Possibile decadimento delle prestazioni a causa dell’overhead di comunicazione fra spazio utente e spazio
kernel
Operating System Concepts – 9th Edition
2.57
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Struttura dei sistemi microkernel  3
Application
Program
File
System
messages
Interprocess
Communication
Device
Driver
user
mode
messages
memory
managment
CPU
scheduling
kernel
mode
microkernel
hardware
Operating System Concepts – 9th Edition
2.58
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Kernel modulari
 In molti degli attuali SO il nucleo è realizzato in
maniera modulare
Si utilizza un approccio alla programmazione object
oriented
 Ciascun modulo implementa una componente base del
kernel, con interfacce e funzioni definite con precisione
 Ciascun modulo colloquia con gli altri mediante l’interfaccia comune
 Ciascun modulo può essere o meno caricato in memoria
come parte del kernel, secondo le esigenze (caricamento dinamico dei moduli, all’avvio o a runtime)

 L’architettura a moduli è simile all’architettura a strati,
ma garantisce SO più flessibili (ogni modulo può invocare funzionalità da qualsiasi altro modulo): più facili
da manutenere ed evolvere

Linux (periferiche, file system), Solaris
Operating System Concepts – 9th Edition
2.59
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Approccio modulare di Solaris
 L’organizzazione modulare lascia la possibilità al kernel
di fornire i servizi essenziali, ma permette anche di
implementare dinamicamente servizi aggiuntivi, specifici per il particolare sistema di calcolo
Operating System Concepts – 9th Edition
2.60
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Sistemi ibridi
 La maggior parte dei SO attuali non adotta un modello
“puro”

I modelli ibridi combinano diversi approcci implementativi allo scopo di migliorare le performance, la sicurezza e l’usabilità

I kernel di Linux e Solaris sono fondamentalmente
monolitici, perché mantenere il SO in un unico spazio di
indirizzamento garantisce prestazioni migliori; sono però
anche modulari, per cui le nuove funzionalità possono
essere aggiunte dinamicamente al kernel

Windows è perlopiù monolitico, ma conserva alcuni
comportamenti tipici dei sistemi microkernel, tra cui il
supporto per sottosistemi separati (detti personalità) che
vengono eseguiti come processi in modalità utente
Operating System Concepts – 9th Edition
2.61
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Struttura di MAC OS X  1
 Il SO Apple Mac OS X adotta una struttura ibrida

Gli strati superiori comprendono l’interfaccia utente
Aqua e una collezione di ambienti e servizi applicativi

In particolare, l’ambiente Cocoa definisce una API per il
linguaggio di programmazione ObjectiveC, utilizzato
per la scrittura di applicazioni native

Il kernel si trova in uno strato sottostante ed è costituito
dal microkernel Mach e dal kernel BSD, più un kit di I/O
per lo sviluppo dei driver e di moduli caricabili dinamicamente, detti estensioni del kernel
Operating System Concepts – 9th Edition
2.62
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Struttura di MAC OS X  2
 Il microkernel Mach gestisce la memoria, le chiamate
di procedura remote (RPC), la comunicazione fra processi (IPC) e lo scheduling dei thread
 Il kernel BSD mette a disposizione una CLI, i servizi
legati al file system ed alla rete e la API POSIX
graphical user interface
Aqua
application environments and services
Java
Cocoa
Quicktime
BSD
kernel environment
BSD
Mach
I/O kit
Operating System Concepts –
9th
Edition
kernel extensions
2.63
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Struttura di iOS
 SO progettato da Apple per i dispositivi
mobili, iPhone e iPad

Strutturato sul MAC OS X, con l’aggiunta di
funzionalità specifiche per il mobile

Non esegue direttamente le applicazioni native
di MAC OS X

“Gira” su processori diversi (ARM vs. Intel)

Cocoa Touch è un ObjectiveC API per lo
sviluppo di app

I media service costituiscono un layer per le
applicazioni multimediali (grafica, audio, video)

I core service forniscono supporto al cloud
computing e ai database

Il core è basato sul kernel di Mac OS X
(Darwin)
Operating System Concepts – 9th Edition
2.64
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Struttura di Android  1
 Sviluppato dalla Open Handset Alliance (guidata princi-
palmente da Google), gestisce una grande varietà di
piattaforme mobile ed è opensource
 Costituito da una “pila” di strati software (come iOS)
 Basato su un kernel Linux modificato (al di fuori delle
distribuzioni standard)

Gestione dei processi, della memoria, delle periferiche

Ampliato per
energetici
Operating System Concepts – 9th Edition
includere
2.65
la
gestione
dei
consumi
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Struttura di Android  2
 L’ambiente di runtime include un insieme di librerie di
base e la macchina virtuale Dalvik

App sviluppate in Java con il supporto dell’Android API
 Class
file di Java compilati in bytecode e quindi tradotti in
eseguibili per la Dalvik virtual machine
 Le librerie includono ambienti per lo sviluppo di
browser (webkit), di supporto ai database (SQLite),
ambienti multimediali e una libc minimale
Operating System Concepts – 9th Edition
2.66
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Struttura
di Android  3
Applications
Application Framework
Libraries
Android runtime
SQLite
openGL
surface
manager
media
framework
webkit
Core Libraries
Dalvik
virtual machine
libc
Linux kernel
Operating System Concepts – 9th Edition
2.67
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Debugging del sistema operativo  1
 Il debugging è l’attività di individuazione e risoluzione
di errori nel sistema, i cosiddetti bachi (bugs)
 Il SO può generare file di log che danno informazioni
sugli errori rilevati durante l’esecuzione di un processo
 Il SO può anche acquisire e memorizzare in un file
un’immagine del contenuto della memoria utilizzata dal
processo, chiamata core dump
Operating System Concepts – 9th Edition
2.68
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Debugging del sistema operativo  2
 Un guasto nel kernel viene chiamato crash

Come avviene per i processi utente, l’informazione riguardante l’errore viene salvata in un file di log, mentre
lo stato della memoria viene salvato in un’immagine su
memoria di massa (crash dump)

Tecniche più complesse per la natura delle attività svolte
dal kernel
 Il
salvataggio del crash dump su file potrebbe essere
rischioso se il kernel è in stato inconsistente (es.: malfunzionamento del codice kernel relativo allo stesso file
system)
 Il
dump viene salvato in un’aria di memoria dedicata e da lì
recuperato per non rischiare di compromettere il file
system
Operating System Concepts – 9th Edition
2.69
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Debugging del sistema operativo  3
 Anche i problemi che condizionano le prestazioni sono
considerati bachi, quindi il debugging include anche il
performance tuning, che ha lo scopo di eliminare i colli
di bottiglia del sistema di calcolo
 Legge di Kerningham
“Il debugging è due volte più difficile rispetto alla stesura
del codice. Di conseguenza, chi scrive il codice nella
maniera più intelligente possibile non è, per definizione,
abbastanza intelligente per eseguire il debugging.”
Operating System Concepts – 9th Edition
2.70
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Performance tuning  1
 Esecuzione di codice che effettui misurazioni sul comporta-
mento del sistema e salvi i dati su un file di log
 Analisi dei dati salvati nel file di log, che descrive tutti gli
eventi di rilievo, per identificare ostacoli ed inefficienze

Il contenuto del file di log può essere utilizzato come input per
simulazioni del comportamento del SO, nel tentativo di migliorarne le prestazioni
 In alternativa: introduzione, all’interno del SO, di strumenti
interattivi che permettano ad amministratore ed utenti di
monitorare il sistema (es., istruzione top di UNIX: mostra
le risorse di sistema impiegate ed un elenco ordinato dei
principali processi che le utilizzano)
Operating System Concepts – 9th Edition
2.71
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Performance tuning  2
 In Windows, selezionando la voce Prestazioni del Task
Manager si può visualizzare, in tempo reale, l’utilizzo
delle risorse principali
Operating System Concepts – 9th Edition
2.72
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Generazione del sistema operativo  1
 I sistemi operativi sono progettati per essere eseguiti
su una qualunque macchina di una certa classe; il
sistema deve però essere configurato per ciascun
particolare sistema di calcolo
 Per generare un sistema è necessario usare un pro-
gramma speciale, SYSGEN, che può…

leggere da un file o richiedere all’operatore le informazioni riguardanti la configurazione specifica del
sistema o, alternativamente,…

esplorare il sistema di calcolo per determinarne i
componenti
Operating System Concepts – 9th Edition
2.73
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Generazione del sistema operativo  2
 Informazioni necessarie
 Tipo di CPU impiegate e opzioni installate
 Tipo di formattazione del disco di avvio (es. numero di
partizioni)
 Quantità di memoria disponibile
 Dispositivi disponibili (tipo, numero del dispositivo,
indirizzo fisico, numero del segnale di interruzione)
 Scelta delle politiche (numero e dimensione delle aree di
memoria per I/O, swapping, algoritmi di scheduling,
numero massimo di processi sostenibili)
 Generare il sistema serve per…
 ottenere un kernel systemspecific
 garantire un sistema più efficiente perché customizzato
Operating System Concepts – 9th Edition
2.74
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Avvio del sistema operativo
 Booting  Fase di inizializzazione del computer, realiz-




zata tramite caricamento del kernel in memoria
centrale
Il bootstrap loader è un programma memorizzato in
ROM (firmware) in grado (eventualmente caricando il
bootstrap dal blocco di avvio) di localizzare il kernel,
caricarlo in memoria ed iniziare la sua esecuzione
Tutto il codice di avviamento residente su disco ed il
SO stesso possono essere facilmente modificati
Un disco che contenga una partizione di avvio è
chiamato disco di sistema
I comuni bootstrap, come GRUB di Linux, permettono
la selezione del kernel in varie versioni, con differenti
opzioni e da dischi diversi
Operating System Concepts – 9th Edition
2.75
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Esercizi  1
 Si consideri il codice seguente:
#include <stdio.h>
#include <sys/types.h>
#include <unistd.h>
int main(void)
{
printf("Hello \n");
fork();
printf("bye\n");
return 0;
}
Quale stampa produce la sua esecuzione? Fornire una
chiara spiegazione alla risposta data.
Operating System Concepts – 9th Edition
2.76
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Esercizi  2
 Si consideri il seguente programma:
int main()
{
pid_t pid;
fork();
fork();
pid  fork();
if (!pid)
printf("Hello World\n");
}
si descriva l’albero dei processi creati e si dica quante
volte viene stampata la stringa “Hello World”.
Operating System Concepts – 9th Edition
2.77
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Esercizi  3
 Si stabilisca il numero di processi creati dal seguente
codice, giustificando la risposta data con una descrizione dettagliata del codice stesso.
#include <unistd.h>
int main(void) {
int i;
for (i  0; i < 3; i) {
if (fork() && (i  1)) {
break;
}
}
}
Operating System Concepts – 9th Edition
2.78
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Esercizi  4
 Si consideri il seguente codice:
#include <stdlib.h>
#include <stdio.h>
#include <unistd.h>
int main ()
{
pid_t res; /* pid_t, in UNIX, è il tipo del PID */
int x = 1;
res = fork();
if (res < 0)
{
printf("La fork è fallita.\n");
exit (-1); }
x++; /* istruzione 1 */
x = ((res)?(x1):(x+8));
printf("x = %d.\n", x);
return;
}
Chi, fra padre e figlio, esegue istruzione 1? Nell’ipotesi che,
all’atto dell’esecuzione della fork(), lo scheduler scelga di eseguire
prima il figlio e subito dopo il padre, qual è l’output del programma?
Operating System Concepts – 9th Edition
2.79
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Esercizi  5
 Si consideri il frammento di codice seguente e si determini quanti
processi vengono creati:
c2 = 0;
c1 = fork();
if (c1 == 0)
c2 = fork();
fork();
if (c2 > 0)
fork();
/* fork 1 */
/* fork 2 */
/* fork 3 */
/* fork 4 */
Si supponga che non si verifichino errori. Disegnare un albero che
mostra come sono correlati i processi. Nell’albero, ogni processo
dovrà essere descritto da un cerchio contenente un numero che
rappresenta la fork che ha creato il processo. Il nodo relativo al
processo originale sarà etichettato con 0, mentre il nodo del
processo creato dalla prima fork conterrà 1. Gli archi
indicheranno la relazione di parentela genitorefiglio.
Operating System Concepts – 9th Edition
2.80
Silberschatz, Galvin and Gagne ©2013
Fine del Capitolo 2