L’incidenza delle imposte in mercati perfettamente concorrenziali Che cosa è l’incidenza dell’imposta • I soggetti che sopportano effettivamente l’onere dell’imposta non sono necessariamente gli stessi su cui l’imposta grava legalmente. • Bisogna distinguere tra: – Contribuenti di fatto: coloro su cui effettivamente grava l’onere dell’imposta. – Contribuenti di diritto: coloro dai quali l’imposta è prelevata legalmente, su cui “in teoria” dovrebbe gravare l’onere. • Onere dell’imposta: è il vero costo dell’imposta ed è dato dalla differenza tra il reddito reale di un individuo prima e dopo l’imposta, calcolata in modo da tener conto delle variazioni di prezzi e di salari che si generano in seguito all’imposta. • L’incidenza di un’imposta può essere sostanzialmente diversa da quella voluta dal legislatore, cioè può riguardare soggetti diversi da quelli stabiliti (e in misure diverse). Esempio: contributi sociali 1) Per reagire all’imposta il datore di lavoro può diminuire i salari. In questo caso si dice che l’imposta è stata traslata all’indietro, cioè su un fattore della produzione, il lavoro. Nel caso dei contributi sociali a carico del datore di lavoro: 2) Oppure può aumentare i prezzi. In questo caso si dice che l’imposta è stata traslata in avanti, sui consumatori. La maggior parte dei contributi sociali e previdenziali a carico delle imprese sono di fatto traslati all’indietro: un’imposta concepita per gravare sui datori di lavoro (tendenzialmente più ricchi) di fatto grava invece sui lavoratori (tendenzialmente più poveri). Sebbene il legislatore stabilisca che solo una parte dei contributi debba gravare sui lavoratori, questi ne subiscono l’intero onere sotto forma di salari più bassi. La capacità di traslare l’imposta dipende dalla forza contrattuale che, in base a una serie di fattori di mercato (domanda vs. offerta di lavoro), istituzionali (per es. rigidità delle norme e serietà dei controlli, tutela giuridica dei diritti dei lavoratori) e sociali (per es. grado di sindacalizzazione), può essere molto sbilanciata a favore del datore di lavoro. Esempio: imposta sui redditi delle società 1) Come reazione all’imposta, le imprese possono aumentare i prezzi dei beni. In questo caso l’imposta è di fatto sopportata dai consumatori. Nel caso di un’imposta sui redditi delle società: 2) Oppure può decidere di produrre di meno, perché il costo marginale è più alto. In questo caso l’impresa diminuisce la domanda di fattori di produzione e l’onere dell’imposta è ripartito tra l’impresa e i proprietari dei fattori (soprattutto i lavoratori che, a causa dell’abbassamento della domanda di lavoro, saranno costretti a contrattare dei salari più bassi). Incidenza dell’imposta ed equità • Un sistema tributario desiderabile deve essere equo. • L’equità dipende da chi effettivamente paga le imposte, non da chi ne è gravato legalmente! • Se per ragioni di equità si decide che i datori di lavoro debbano pagare imposte più elevate perché sono più ricchi, ma il sistema tributario è concepito in modo tale che sia possibile traslare le imposte, allora il sistema tributario non ha conseguito il suo obiettivo di equità. Incidenza dell’imposta e trasparenza • Un sistema tributario desiderabile deve essere trasparente. • Se l’incidenza effettiva corrisponde con quella apparente (legale), allora il sistema è più trasparente. • Stabilire che i contributi sociali devono gravare sul datore di lavoro è un modo per rendere meno trasparente il sistema tributario. Incidenza delle imposte in concorrenza perfetta Esempio: imposta formulata in termini di aliquota fissa per unità del bene e formalmente posta a carico dell’impresa produttrice. prezzo La curva si sposta vs. sx quanto basta perché il prezzo P0 sia in grado di ripagare il costo marginale In concorrenza perfetta le imprese scelgono il livello di produzione per cui il prezzo sul mercato concorrenziale – per esempio P0 eguaglia il costo marginale. Se viene istituita un’imposta sul bene, il costo marginale è dato da: costo marginale + aliquota fissa per unità del bene. imposta P0 Allo stesso livello del prezzo P0, il costo marginale è aumentato. P1 È come se l’impresa ricevesse un prezzo P1, più basso. L’impresa sarà disposta a offrire una quantità minore. Dal punto di vista grafico ciò si traduce in uno spostamento verso sinistra della curva di offerta. Q1 Q0 output dell’impresa Incidenza delle imposte in concorrenza perfetta prezzo Attraverso la curva di offerta possiamo stabilire, con lo stesso ragionamento, qual è il prezzo di mercato al quale l’impresa sarebbe disposta a offrire la stessa quantità che offriva prima dell’introduzione dell’imposta. imposta P0 + t Il prezzo è più alto di un ammontare esattamente uguale a quello dell’imposta ! c’è una totale traslazione in avanti dell’imposta, che viene di fatto pagata dai consumatori. P0 Nota: anche nel caso precedente i consumatori ci rimettono, perché viene offerta una quantità del bene inferiore. Q0 output dell’impresa Effetto sull’equilibrio di mercato S’1 Consideriamo la curva di offerta dell’intero mercato, che individua l’ammontare totale che tutte le imprese sono disposte a offrire per ciascun livello del prezzo. Assumiamo che l’imposta che grava su ogni produttore sia di 10 centesimi per ciascuna unità prodotta del bene. prezzo S1 S0 1,10 E1 La curva di offerta si sposta verso l’alto di un ammontare pari a quello dell’imposta, nella posizione S’1 (in rosa) e il prezzo cresce. 1,05 E0 imposta 10 cent prezzo di conc. perfetta 1,00 0,95 Poiché siamo in concorrenza perfetta e dato che al crescere del prezzo la quantità domandata diminuisce, i produttori non possono traslare sui consumatori l’intero costo dell’imposta. Le imprese producono una quantità inferiore rispetto a prima dell’introduzione dell’imposta, ma più di quanto produrrebbero se i consumatori non sostenessero parte del costo aggiuntivo. D Q1 Q0 quantità Effetto sull’equilibrio di mercato Supponiamo adesso che l’imposta t = 10 cent sia imposta ai consumatori, cioè vada ad aumentare il prezzo del bene da P0 a P0 + t. Dal punto di vista del produttore, è come se ci fosse stata una caduta della domanda da D a D1: per la stessa quantità di prima, i consumatori sono disposti a pagare un prezzo più basso. O per il medesimo prezzo sono disponibili ad acquistare una quantità più bassa, Q1. prezzo S0 P0 + t = 1,10 PM = 1,05 10 cent E0 In corrispondenza della quantità Q1 i produttori affrontano un costo marginale più basso e possono offrire il bene a un prezzo più basso, P1. In altre parole, poiché è calata la domanda si abbassa il prezzo. Di quanto? prezzo di conc. perfetta 10 cent P0 = 1,00 P1 = 0,95 D Se siamo in concorrenza perfetta, tale prezzo corrisponde a ciò che i consumatori sarebbero disposti a pagare al netto dell’imposta in corrispondenza della quantità Q1, cioè il prezzo P1 = 0,95, aumentato dell’imposta = 10 cent. D1 Q1 Q0 quantità Incidenza delle imposte in concorrenza perfetta • Il prezzo pagato dai consumatori è di nuovo pari a 1,05. • L’imposta è stata ripartita esattamente tra consumatori e produttori (non ho usato il termine “equamente” perché l’equità è un altro discorso, visto che si può sostenere che gli imprenditori sono più ricchi). • In altre parole, secondo questo schema non cambia nulla se l’imposta viene fatta gravare sui produttori oppure sui consumatori: in concorrenza perfetta, i meccanismi di mercato porteranno consumatori e produttori a ripartirsi nella stessa misura (non per forza “equamente”) l’onere dell’imposta. Imposte specifiche e ad valorem • Allo stesso modo, si può dimostrare (ma qui non lo facciamo) che in concorrenza perfetta non cambia nulla se l’imposta è: - Ad valorem: cioè è prelevata in una data percentuale del prezzo. - Specifica: cioè ha un ammontare fisso per ciascuna unità di output. • Tuttavia, va rilevato che le due imposte spesso differiscono sostanzialmente, dato che le autorità fiscali non sono in grado di regolare adeguatamente le imposte specifiche in modo da considerare le differenze nella qualità dei beni: - Quando lo stato stabilisce un’imposta specifica – per esempio tanti centesimi per ogni pacchetto di sigarette, non si tiene conto della qualità del prodotto, che potrebbe invece essere “riassunta” dal prezzo: l’imposta rappresenta quindi una più alta percentuale del prezzo per beni di bassa di qualità (che hanno un prezzo più basso). - Inoltre, spesso è più facile accertare la quantità venduta che il prezzo. Il ruolo delle elasticità prezzo L’inclinazione di una curva di domanda è misurata dall’elasticità della domanda: la variazione percentuale del consumo di un bene provocata da una variazione percentuale unitaria (1%) del prezzo. Una curva di domanda orizzontale, dove piccole riduzioni del prezzo provocano enormi incrementi della domanda, si dice perfettamente elastica. prezzo quantità Una curva di domanda verticale, dove la domanda non si modifica in corrispondenza di una variazione del prezzo, ha un’elasticità pari a zero. Fatti i dovuti cambiamenti, le stesse definizioni valgono per le curve di offerta. quantità Il ruolo delle elasticità L’entità dell’aumento del prezzo – la parte dell’imposta che viene sopportata dai consumatori – dipende dalla forma delle curve di domanda e di offerta, e non da chi viene formalmente pagata l’imposta. In 2 casi limite, il prezzo aumenta di un importo pari all’imposta (pagano tutto i consumatori). prezzo P1 imposta P0 1) Offerta perfettamente elastica: per ogni livello del prezzo, i produttori sono disponibili a vendere qualunque quantità. Q1 Q0 quantità prezzo P1 imposta 2) Domanda perfettamente inelastica: a causa delle caratteristiche del bene, una crescita del prezzo non fa cambiare la quantità domandata. P0 Q0 = Q1 quantità Il ruolo delle elasticità In altri casi il prezzo non aumenta affatto e l’intero onere dell’imposta ricade sui produttori. 1) Offerta perfettamente inelastica: curva di offerta verticale. Una crescita del prezzo non fa cambiare la quantità offerta. prezzo P1 = P0 Q0 = Q1 quantità prezzo imposta 2) Domanda perfettamente elastica: a causa delle caratteristiche del bene, una piccolissima variazione del prezzo causa una variazione infinita della domanda. P1 = P0 Q1 Q0 quantità Il ruolo delle elasticità - Riepilogo • Più in generale, l’imposta sarà sopportata maggiormente dai consumatori: a. quanto più è inclinata (rigida) la curva di domanda b. quanto più è piatta (elastica) la curva di offerta. • L’imposta sarà maggiormente sopportata dai produttori: a. quanto più è piatta (elastica) la curva di domanda b. quanto più è inclinata (rigida) la curva di offerta. Il ruolo delle elasticità - Riepilogo • In mercati perfettamente concorrenziali, l’incidenza delle imposte dipende dall’elasticità della domanda e dell’offerta. • Un’imposta su un bene di consumo non è sopportata affatto dai consumatori se la curva di domanda è perfettamente elastica • Oppure non è sopportata affatto dai produttori se la curva di offerta è perfettamente elastica. Incidenza dell’imposta e domanda di lavoro Secondo la teoria, i principi che abbiamo appena visto valgono anche per tutti i tipi di imposta, compresi quelli gravanti sui fattori di produzione, per esempio il lavoro. Sono l’elasticità della domanda e dell’offerta di lavoro a determinare su chi grava l’effettivo onere dell’imposta. Se c’è disoccupazione involontaria, o si verificano altre ragioni per cui i lavoratori non hanno grande forza contrattuale – non possono, di fatto, scegliere quanto lavoro offrire in corrispondenza di ciascun livello di salario – allora l’offerta di lavoro è rigida, e l’onere dell’imposta andrà tutto a gravare su di loro. In alcune circostanze (…) però la curva di offerta di lavoro ha un’inclinazione variabile secondo il livello del salario. Per esempio, se il salario è molto elevato, in corrispondenza di ulteriori aumenti i lavoratori potrebbero: - preferire lavorare meno - o anche rimanere indifferenti salario offerta di lavoro da parte dei lavoratori area in cui la curva di offerta ha un’inclinazione negativa lavoro Incidenza dell’imposta e domanda di lavoro Un’imposta sul lavoro, indipendentemente dal fatto che sia a carico del lavoratore o del datore di lavoro, fa aumentare il costo del lavoro dal punto di vista dell’impresa di un ammontare pari a quello dell’imposta (parentesi blu). salario A Domanda di lavoro prima dell’introduzione dell’imposta La domanda di lavoro si sposta verso il basso. B - Prima dell’introduzione dell’imposta, la domanda intersecava l’offerta nel punto A. - Dopo, visto il modo in cui è fatta l’offerta, la interseca nel punto B. Domanda di lavoro dopo l’introduzione dell’imposta In corrispondenza di B, si ha una riduzione del salario. Tale riduzione è perfino superiore all’imposta iniziale. lavoro L’offerta di lavoro è aumentata anziché diminuire Incidenza dell’imposta e domanda di lavoro In quest’ultimo caso – in cui aumenti del salario riducono l’offerta di lavoro anziché aumentarla – un’imposta sul lavoro può causare una riduzione del salario maggiore dell’imposta stessa. salario Domanda di lavoro prima dell’introduzione dell’imposta Ciò è dovuto al fatto che, con una curva di offerta di lavoro “disegnata così”, la riduzione del salario provoca un aumento dell’offerta di lavoro anziché una riduzione (i lavoratori sono meno “viziati” e si rendono conto che non devono andare tanto per il sottile). Nell’esempio descritto dal grafico, la riduzione del salario (parentesi graffa rosa) è più ampia dell’ammontare dell’imposta (parentesi graffa blu). Domanda di lavoro dopo l’introduzione dell’imposta lavoro L’offerta di lavoro è aumentata anziché diminuire The Pittsburgh (and Philadelphia) experience • Oates, W. E., Schwab, R. M. (1997). The impact of urban land taxation: the Pittsburgh experience. National Tax Journal 50 (1), 1-21. • A Philadelphia esiste un’imposta sui redditi da salario. Un’analisi dell’incidenza dell’imposta mostra che il suo onere è largamente sopportato dai proprietari di terreni nella città di Philadelphia. • Infatti, nel lungo periodo le curve di offerta degli altri fattori produttivi – lavoro e capitale – sono relativamente appiattite: i lavoratori di Philadelphia hanno una elevata propensione alla mobilità geografica, e il capitale finanziario è ovviamente molto mobile. • Perciò, se si vuole far pagare un’imposta sul salario agli abitanti di Philadelphia, nel lungo periodo il salario deve crescere tanto da bilanciare l’imposta. The Pittsburgh (and Philadelphia) experience • Tale aumento del salario non può essere “finanziato” dai possessori del capitale (cioè mediante una diminuzione della remunerazione del fattore produttivo capitale): i possessori del capitale possono facilmente spostare la produzione da un’altra parte. • Estendendo il ragionamento, anche coloro che finanziano il capitale possono (ancora più facilmente e velocemente) investire da un’altra parte, quindi non saranno certo loro ad accollarsi il costo dell’introduzione di un’imposta sui salari. • In parole povere, i salari netti e i rendimenti netti da capitale non subiscono alcun effetto significativo. • Chi sopporta allora l’onere dell’imposta? Solo i fattori che non sono trasferibili, cioè che hanno un’offerta inelastica. La terra per esempio. • Per impedire lo spostamento della produzione, i proprietari terrieri non possono che abbassare il costo della terra. The Pittsburgh (and Philadelphia) experience • Ora, bisogna notare che l’offerta di terra è tanto più inelastica quanto più la terra si trova allo stato brado. Se alla terra vengono effettuate migliorie – in modo da poter determinare, per differenza, il valore dei terreni che non hanno avuto migliorie – allora c’è qualche possibilità di aggiustare l’offerta in base al prezzo. • Nella città di Pittsburgh, si è evitata questa “traslazione” dell’imposta (con conseguenti problemi di equità e trasparenza): a. imponendo direttamente l’imposta sulla terra b. facendo pagare un’aliquota molto più alta ai terreni su cui NON sono state effettuate migliorie. • In questo modo gli individui su cui grava l’imposta dal punto di vista legale sono gli stessi che ne sopportano effettivamente l’onere. • Indipendentemente dalle questioni di equità (come sempre tutte da verificare), il sistema tributario è certamente più trasparente.