LA CRONACA Università, imprese, territorio CONVEGNO DEL POLITECNICO «Valorizzazione dei beni pubblici e sostenibilità degli interventi», questo il titolo del convegno nazionale promosso dal Ministero della Ricerca, che venerdì 9 giugno vedrà una sessione a Cremona, Palazzo Trecchi, a partire dalle 9.30 sul tema: «Questioni ambientali nella pianificazione del territorio: strumenti e casi studio nel territorio cremonese», a cura di Pier Luigi Paolillo, nome ben noto a Cremona, dove dirige il Master in Ingegneria del Suolo e delle acque. Interventi in mattinata di: Sergio Mattia (responsabile scientifico per il Politecnico); «Costruzione e valutazione della sostenibilità dei progetti» Pier Luigi Paolillo, ordinario di Urbanistica, Politecnico di Milano, Dipartimento Diap; «La valutazione dei limiti ambientali nella pianificazione», P. L. Paolillo; Relazione fra sistema idrico superficiale e contaminazione delle acque sotterranee in provincia di Cremona», V. Francani - P. Trafiletti; «I piani di cava nella gestione della risorsa idrica: il caso di studio del fiume Serio», M. Mancini; «Utilizzo ottimale delle biomasse a scopo energetico: un’applicazione alla provincia di Cremona», G. Fiorese, M. Gatto, G. Guariso; Sviluppo e implementazione del Piano Energetico-Ambientale della Provincia di Cremona: un sistema informativo a supporto di Agenda21», M. Baracani, M. Cremonini Bianchi, G.Galloni, G. Guariso; «Problemi e prospettive della dispensa irrigua nel territorio cremonese», S. Loffi. Si riprende alle 14,30 con «La riorganizzazione dell’informazione geografica nel territorio di Cremona», F. Guzzetti; «I paesaggi atmosferici cremonesi» L. Mariani; «La qualità dei suoli nella provincia di Cremona: conoscenze e proposte», R. Zanoni; «Nuovi indicatori della dispersione insediativa, un’applicazione dell’indice di Gini alla pianura cremonese», E. Battistini, G. Servente, P. L. Paolillo; «Gli effetti economici dei vincoli ambientali nel processo produttivo agricolo», C. Cici, A. Benedetti; «Saggi di valutazione ambientale strategica per le risorse della Valle del Lambro, per la sostenibilità degli assetti produttivi dell’Alto Milanese e per la conservazione delle risorse agricole nella pianura cremonese», A. Benedetti, P. L. Paolillo, A. Pandolci, G. Servente. MARTEDI 6 GIUGNO 2006 • 16 LO SCORSO WEEK END LA GARA DI DIVERTIMENTO E SOLIDARIETA’ DEL POLITECNICO Riuscita la 24h del decennale Vince la formazione dei Moschettieri. Raccolti 13.500 Euro per il volontariato Ventotto squadre iscritte, 66 partite disputate, 13.500 euro raccolti da donare in beneficenza, sono questi i numeri della 24H di calcetto 2006, manifestazione organizzata da studenti ed exstudenti del Politecnico di Milano, sede di Cremona, in collaborazione con CSI, Sported Maris, FIDART Cremona e Piacenza, Palestra Sporting Life, e sponsorizzata dal quotidiano La Cronaca, che quest’anno ha raggiunto la sua decima edizione. Alla fine delle gare - un vero tour de force tra le 18 di venerdì 2 giugno e le 22 di sabato 3 - a spuntarla è stata la squadra de I Moschettieri, che ha battuto in finale per 2 reti a 1 la Ascensoristi Wal-Cor, vincitrice della passata edizione, mentre la Bomber’s si è classificata al terzo posto battendo 8 a 0 la H.D Bibò. Al numero uno della Wal-Cor è andato il premio come miglior portiere, mentre al primo posto della classifica cannonieri si è classificato Marco Pizzamiglio, dell’Università Cattolica, con 11 reti. In palio c’erano anche due riconoscimenti speciali, il premio “HxH” per la squadra con il maggior numero di partecipazioni alla 24h, andato alla H.D.Bibò, e il premio simpatia, consegnato alla Federazione Italiana Freccette di Cremona e Piacenza, rap- presentata da Fabio Moroni. E’ stato quindi un ottimo risultato quello raggiunto della manifestazione, che negli anni si è notevolmente ingrandita rispetto alla sua prima edizione, nel 1997, e il tempo libero degli organizzatori non basta più alla riuscita dell’organizzazione. “E’ bello vedere - commenta Gianluca Attolini, Politecnico di Milano, sede di Cremona, l’«anima» dell'organizzazione- come il livello agonistico del torneo sia cresciuto molto in questi dieci anni. Le squadre ci mettono l’anima anche in partite che magari contano poco a livello di classifica. Oltretutto il nostro è uno dei pochi tornei in cui non ci sono in palio soldi, eppure i giocatori ce la mettono tutta per essere i campioni della 24h”. Grande seguito ha ottenuto anche la 24h di freccette, riproposta quest’anno dopo il successo ottenuto nella scorsa edizione, a cui hanno partecipato oltre 500 appassionati, non necessariamente tesserati alla FIDART. Foto di gruppo al Palazzetto per Miss School Alma Uggeri e le squadre della 24h. UNIVERSITA’ DI BRESCIA / OSPEDALE: Cosa cambia nella formazione Infermiere a misura di paziente L’antropologia culturale entra nel curriculum di studio per capire anche le altre culture Nell'ambito della formazione infermieristica si sta assistendo a un cambiamento significativo; un processo ancora in gran parte da attuare e scoprire nei suoi aspetti salienti ma che senza dubbio presuppone ad ampi margini di miglioramento. Un miglioramento che coinvolge da vicino i professionisti della sanità di oggi e i futuri laureati. A cambiare è in primo luogo il contesto assistenziale che segue i mutamenti socio-culturali che coinvolgono la nostra epoca compreso il fenomeno sempre più incalzante dell'immigrazione e la necessaria integrazione fra realtà differenti che ne consegue. Ciò implica necessariamente un'attitudine all'apertura culturale, soprattutto nell'atteggiamento verso l'altro (“lo straniero”)mediante nuove e sempre più complesse dinamiche sociali e relazionali. In tale contesto l'assistenza infer- mieristica svolge un ruolo assai significativo in quanto diviene vero e proprio momento di incontro con l'altro, con le sue esigenze, tradizioni culturali - spesso antitetiche alle nostre. E' grazie ad una formazione sempre più appropriata e ad una capacità professionale costruita sul campo che tali incontri possono (e devono) trasformarsi in una risorsa preziosa e in un'opportunità quasi irripetibile da cogliere per accrescere le proprie competenze. Di fronte alle nuove dinamiche socio-culturali la formazione degli infermieri si è interrogata sul bisogno concreto di trovare (modificare?) una strada comunicativa e formativa che ponga l'accento su una scienza infermieristica autenticamente interculturale allo scopo di proporre alla persona e alla collettività un servizio di qualità nel senso più ampio del termine. Per assolvere a questo compito, nel tempo, si è accreditata la convinzione che fosse essenziale un percorso formativo sistematico e coerente, che mettesse l'infermiere nella condizione di erogare un'assistenza basata sulla capacità di coniugare teoria e pratica in ogni contesto culturale. Con lo sviluppo della formazione infermieristica, che dagli anni Novanta, si è guadagnata, a ragione, un posto negli atenei italiani, si è posto l'accento su una preparazione assistenziale davvero in grado di mettersi a servizio “dell'altro”. Tutto ciò anche attraverso l'attuazione di percorsi assistenziali specifici che consentono al professionista infermiere di lavorare in autonomia e di fare davvero proprie quelle che sono le sue responsabilità generali e specifiche: curare, prendersi cura della persona, della vita, della salute, agendo in libertà allo scopo di preservare e garantire la piena dignità degli assistiti. Una grande aiuto, in tal senso, è giunto dall'antropologia che, come tutte le scienze umane, ha sempre raccontato l'Uomo come un bene collettivo, mai fine a sé stesso e al proprio ego, proiettando la professione all'interno di una visione davvero olistica della persona. Senza pretese egemoniche, quasi in silenzio, l'antropologia ha piano piano mutato il modo di pensare e di avvicinarsi all'infermieristica, ponendo l'accento su quelli che sono i vantaggi del diritto alla salute e all'individualità. Essa ha promosso la comprensione di un dialogo interculturale che vede protagonisti infermiere e assistito, capaci di lavorare assieme in un clima che faciliti la mediazione culturale. Aspetto, quello della mediazione culturale, che non coinvolge esclusivamente lo straniero nel senso stretto del termine ma abbraccia una più ampia definizione che sottintende la piena iden- tità del singolo: un approccio che privilegia la specificità dell'assistenza, a prescindere dalla cultura di appartenenza della persona. E' proprio questo il vero merito dell'antropologia culturale che si è dimostrata sensibile non solo all'altro ma, nello specifico, ai diversi ambiti dell'uomo, mettendoli i relazione tramite l'opportunità dell'assistenza infermieristica. Nulla di nuovo, a voler essere sinceri: già la statunitense Madeline Leninger, negli anni '60, proponeva una delle prime riflessioni antropologiche, dalle quali scaturì l'idea rivoluzionaria di quel UNIVERSITÀ DI PAVIA, FACOLTÀ DI MUSICOLOGIA: Il resoconto della rassegna siciliana “Paradòseis” Musica bizantina tra scritto e tradizione orale Dal 2 al 7 maggio 2006 si è svolto, in Sicilia, un importante evento musicale e musicologico di portata internazionale: la rassegna “Paradòseis: la musica bizantina fra tradizione scritta e orale”, ideata, coordinata e diretta dal prof. Girolamo Garofalo, docente di musica bizantina ed etnomusicologia presso il corso di laurea in Musicologia dell'Università di Palermo. Il programma si è articolato in una serie di appuntamenti di carattere artistico ed altri di carattere scientifico. Per quanto riguarda i primi, sono stati tenuti quotidiani concerti serali in alcuni tra i più significativi e suggestivi luoghi della tradizione bizantina in area palermitana, come la Cappella Palatina e la Chiesa della Martorana a Palermo o la Cattedrale di San Demetrio a Piana degli Albanesi. I concerti sono stati interamente dedicati al vasto repertorio musicale della liturgia bizanti- na, tuttora vivo nei riti delle comunità d'origine albanese che da cinque secoli popolano l'Eparchìa di Piana degli Albanesi. Tra i cori esibitisi, molti dei quali provenienti da varie città della Grecia, anche il noto Coro Cappella Romana di Portland (Usa) diretto da Alexander Lingas. Gli altri appuntamenti della settimana, di carattere scientifico, sono stati i due workshops del 3 e 5 maggio, durante i quali numerosi studiosi operanti in istituzioni universitarie e di ricerca italiane e straniere hanno potuto comunicare vicendevolmente lo stato delle proprie ricerche nell'àmbito degli studi musicologico-bizantinistici. Sabato 6 si è svolta infine una giornata di studi sul tema centrale della rassegna, cioè l'analisi delle componenti di oralità e scrittura nella tradizione del canto bizantino: dopo i saluti inaugurali dell'Eparca di Piana S. E. Sotìr Ferrara e del Presidente del corso di laurea in Musicologia di Palermo prof. Paolo Emilio Carapezza, si sono svolte le due sessioni di studi presiedute dal prof. Pierluigi Petrobelli e dal prof. Giovanni Giuriati dell'Università La Sapienza di Roma. Tra i relatori va segnalato il prof. Christian Troelsgard, docente dell'Università di Copenhagen e segretario dei Monumenta Musicae Byzantinae (fondamentale raccolta di edizioni delle fonti musicali bizantine), nonché uno dei massimi studiosi a livello mondiale in questo campo. Naturalmente, non poteva mancare a quest'evento una rappresentanza della Facoltà di Musicologia di Cremona, che fin dalla sua nascita come Scuola di Paleografia e Filologia Musicale ha condotto studi sulla musica bizantina, istituendo (per la prima volta in Italia) una cattedra universitaria di Paleografia Musicale Bizantina che, per fortuna, è sopravvissuta alla recente rifor- ma e fa tuttora parte dell'offerta formativa della Facoltà. Il corso, infatti, oggi è tra le materie della laurea specialistica in Musicologia ed è affidato all'insegnamento della prof.ssa Sandra Martani, formatasi proprio nella Scuola cremonese. Alla rassegna siciliana, la nostra Facoltà era rappresentata innanzitutto dal gregorianista e liturgista prof. Giacomo Baroffio, che sabato 6, nell'àmbito della giornata di studi, ha tenuto un'accattivante relazione (non priva di schiette provocazioni) su alcune problematiche legate allo studio ed all'esecuzione dei canti sacri medievali: in dieci punti, il prof. Baroffio ha illustrato alcune analogie tra canto bizantino e canto gregoriano (con una suggestiva ipotesi riguardante il ruolo dei parafonisti latini), nonché problemi inerenti la vocalità, l'autenticità, i contesti del canto liturgico. Insieme alla studiosa Anastasia Eun Ju Kim, agli studenti della Facoltà di Cremona Marcello Mazzetti e Livio Ticli, e con la consulenza della prof.ssa Martani, il prof. Baroffio ha dato vita anche al gruppo vocale “Tetragirys”, la cui attività di ricerca scientifica e prassi esecutiva è dedicata alle corrispondenze tra i repertori gregoriano, ambrosiano e bizantino. Il concerto inaugurale del gruppo è stato eseguito proprio all'apertura della rassegna palermitana, nell'affascinante scenario dorato della Cappella Palatina. Il concerto, secondo le dichiarazioni di Marcello Mazzetti, è stato preparato da un intenso periodo di ricerca sui manoscritti che tramandano questi canti e da un lavoro di trascrizione ed interpretazione della semiografia musicale: un'operazione certo non facile, soprattutto per il problema della realizzazione ritmica dei canti melismatici. Carlo Fatuzzo “Nursing Transculturale” definito come campo specialistico dell'assistenza infermieristica, una sintesi di antropologia e nursing. Una riflessione, la sua, che ancora ai giorni nostri si pone come doverosa per poter comprendere appieno i bisogni culturali della collettività. Anche il Codice Deontologico dell'Infermiere è divenuto fondamentale per il professionista che può trovare indicate, in più parti, linee guida che pongono l'attenzione sull'uomo e sulla collettività: nel testo si parla di persona più che di cittadino e si appoggia, chiaramente, una preparazione culturale e tecnica che abbia alla base una formazione umanistica e antropologica, a prescindere da quelle che sono le doverose conoscenze tecniche e specifiche del professionista. Fondamentale è l'Articolo 2 e i suoi Comma, tra i quali si legge: “L'infermiere riconosce la salute come bene fondamentale dell'individuo e interesse della collettività e si impegna a tutelarlo con attività di prevenzione, cura e riabilitazione” (2.2); “L'infermiere riconosce che tutte le persone hanno diritto ad uguale considerazione e le assiste indipendentemente dall'età, dalla condizione sociale ed economica, dalle cause di malattia” (2.3); “L'infermiere agisce tenendo conto dei valori religiosi, ideologici ed etici, nonché della cultura, etnia e sesso dell'individuo” (2.4). E' la cultura, intesa come patrimonio sociale prima che personale, a fare da ponte tra antropologia e nursing: è l'approccio integrato, la visione olistica a dare spessore morale alla professione infermieristica, sempre tenendo a mente che l'utente, lo straniero, l'altro non sono semplicemente culture differenti da inquadrare e intersecare, ma persone. Per informazioni Azienda ospedaliera di Cremona Segreteria Corsi di Laurea per le professioni sanitarie Telefono 0372 405 185