8 aprile 2009 - Ambasciata d`Italia

PAG. MercoledÌ 8 APRILE 2009
CORRIERE CANADESE
speciale
L’antropologa Mariella Pandolfi, un’eccellenza del nostro Paese al servizio della cultura del mondo
Ricercatori italiani
in Canada
Esportare all’estero la competenza italiana
«In Italia ci sono scienziati straordinari e intellettuali estremamente originali»
CATERINA ROTUNNO
MONTREAL - I confini italiani sono stati sempre troppo stretti per Mariella Pandolfi, che vive
da oltre quindici anni fra l’Europa e il Canada,
dove è docente ordinario di Antropologia all’Università di Montréal ed è stata visiting professor
nelle Università di Milano, Siena, Bologna, Tarragona, Harvard, Centre National de la Recherche
Scientifique e Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi(EHESS). Fa parte dei consigli scientifici e internazionali delle maggiori riviste di antropologia in Canada, Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Italia ed è autrice di numerose
pubblicazioni in inglese, francese, greco, italiano
e spagnolo. Molteplici sono i suoi campi d’interesse e di ricerca che derivano da una formazione
pluridisciplinare che prende le mosse dalla filosofia, dalla psicologia e dalla psicanalisi. Raggiungiamo la professoressa Pandolfi nella sua casa di
Montreal in un raro pomeriggio di pausa dai suoi
numerosi impegni
Dove ha avuto inizio il suo percorso formativo?
«Ho studiato Filosofia e Psicologia presso le
università di Napoli e Roma; ho continuato con
un training di psicoanalisi a Roma e Parigi e successivamente ho conseguito un dottorato di ricerca in antropologia all’École des Hautes Études en
Sciences Sociales di Parigi sotto la guida di Marc
La professoressa e antropologa
Mariella Pandolfi
Augé. Ma è l’esperienza sul campo, ispirata alle ricerche dell’antropologo Ernesto De Martino, che hanno subito attratto il mio interesse. Tor- degli aspetti della storia e del contesto specifico,
nata in Italia, lavorando all’Università di Roma, trasformandosi in una vera e propria industria e
ho realizzato una ricerca sulle donne nel Sannio aprendo così la strada a forme di tutela del territoCampano e in particolare sul rapporto con il loro rio liberato-occupato da parte degli organismi incorpo che racchiudeva in sé, ed era espressione, di ternazionali. Oggi, ci si interroga sulla legittimità
un mondo complesso di emozioni e di esperienze di questo soft-power o come lo definisce Michael
di vita. Dall’analisi di storie, elementi ed infor- Ignatieff, impero-light, in un suo libro“Empire limazioni che avevo avuto la possibilità di racco- te. Nation-building in Bosnia, Kosovo and Afghagliere nel corso della ricerca, è stato possibile os- nistan”. L’antropologia, con il suo sguardo critiservare come proprio sui corpi delle donne, attra- co, ha la necessità e l’opportunità di studiare queverso il racconto dei sintomi, delle malattie e di sto fenomeno che personalmente ho definto come
ogni sofferenza, veniva inscritta e fermata l’espe- “rischio della transizione permanente ”
rienza dell’emigrazione, la marginalità del monDal Sud Italia ai Balcani e poi il trasferido femminile e lo stesso terremoto degli anni’80, mento in Quebec: una decisione improvvisa o
che aveva impresso almeditata?
tre ferite e sofferenze alla
«Nel corso degli anni
comunità. Dall’osserva’80, ero molto impegnata
zione sul campo ho quinin numerosi progetti che mi
di compreso l’ impossibiportavano spesso fuori dallità di ritrovare i “rituali
l’Italia, anche per seguire e
di possessione’’, descritpartecipare come relatrice a
ti dall’antropologo De
convegni internazionali. Il
Martino: più che far parQuebéc e Montreal in parte di un processo di moticolare, erano e sono tuttodernizzazione, il “rituale
ra, uno dei poli di maggior
di possessione” si era traimportanza per l’antropolosformato in un mondo di
gia medica. Tuttavia, la mia
emozioni sottorranee che,
permanenza in questa città
in particolari casi, veniva
si esauriva nei pochi giorespresso con quello che
ni di svolgimento dei conho definito “una fisiolovegni e non avevo mai segia simbolica’’ ovvero un
riamente pensato di poterlinguaggio che ricordava
mi trasferire definitivamened imitava la possessiote, anche se ogni volta vene, ma che era condivinivo sempre più conquistaso solo in alcuni momenta dalla bellezza dei luoghi,
ti particolari e unicamendalla vivacità culturale delte nei discorsi fra le donla gente e dall’alto livelMariella Pandolfi ha curato un numero
ne. I risultati della ricerca
speciale dedicato alle passioni politiche
lo professionale delle realsono stati pubblicati nel
nella prestigiosa rivista
tà universitarie presenti . Ed
Anthropologie et Sociétés
mio libro “ Itinerari delle
ecco, che dopo qualche anemozioni. Corpo e identino, i miei viaggi a Montreal
tà femminile nel Sannio
si sono protratti per periodi
Campano”. L’edizione del libro, a cura di Franco sempre più lunghi; sono stata per tre volte visiting
Angeli, risale al 1991, ma questo argomento sem- professor, fino a quando ho accettato un’interesbra essere ancora di grande attualità: infatti, non sante offerta dell’Università di Montreal che mi
molto tempo fa, sono stata invitata da un liceo di ha portato a prendere la decisione di lasciare l’ItaNapoli a tenere una lezione su questa mia ricerca, lia per stabilirmi in questa città».
proprio perché le donne vogliono capire il signifiCosa le manca del mondo accademico e delcato di questo linguaggio e dei sentimenti espres- la ricerca italiani e cosa invece ha trovato pressi solo in quella forma particolare.
so l’Università di Montreal che ha fatto la difDopo la caduta del muro di Berlino, i suoi ferenza?
studi si sono rivolti all’analisi delle società
In Italia ci sono scienziati straordinari, intelpost-comuniste dell’Est Europa, divenendo lettuali estremamente originali, ma c’è un sistema
consulente dell’ONU e membro del Comitato universitario- che non esito a definire- disastroso.
scientifico dell’Osservatorio sui Balcani. Qua- Questo non vuol dire che non ci siano poli di ecli sono gli aspetti che hanno attirato maggior- cellenza, ma il sistema in se stesso è bloccato, è
mente il suo interesse ?
vecchio e quindi non riesce a premiare e a valo«Nell’area dei Balcani mi sono occupata del- rizzare le sue realtà migliori; ciò avviene solo in
la Bosnia-Erzegovina, dell’Albania del Kosovo pochi casi i quali, purtroppo, non riescono a fare e
ed in particolare del ruolo delle politiche interna- a rappresentare il “sistema universitario italiano”,
zionali relative agli aiuti umanitari a questi Paesi. ma anzi sembrano aumentarne ulteriormente le
La comunità internazionale - che ho definito co- difficoltà. Un sistema che non funziona e nel quame una “sovranità mobile” - con il suo appara- le la scelta del bene pubblico è molto rara rispetto
to di esperti, di militari, di O (organizzazioni non a scelte localistiche ed egemoniche. Torno spesso
governative), di Agenzie delle Nazioni Unite, si in Italia (nel prossimo mese di aprile parteciperò a
sposta in tutte le aree del pianeta dove sono le ur- ben quattro convegni in altrettante località italiagenze umanitarie; importa stili di vita, valori, stra- ne) e ho la fortuna di lavorare e di avere rapporti
tegie di mercati, in altre parole un “kit universa- interessantissimi con quei pochi poli di eccellenle” prodotto dai Paesi più ricchi ed in gran par- za i quali, putroppo, sono perfettamente consapete occidentali. In questo contesto, soprattutto del voli della situazione in cui si trovano ad operare.
mondo dell’Europa del Sud Est e post-comunista, A questo proposito, le posso raccontare un anedl’impegno umanitario e militare appare, il più del- doto relativo ad uno dei più importanti intellettuale volte, un grande business che non tiene conto li italiani che, dopo un mio invito a partecipare ad
una conferenza a Montreal, mi ha detto di voler
chiedere ”l’asilo politico accademico”. Personalmente, qui a Montreal non mi manca nulla e non
ho alcuna nostalgia del mondo accademico e della ricerca in Italia, anche perché i ricercatori italiani validi sono conosciuti in tutto il mondo e sono molte le occasioni che ho di incontrarli nei vari
convegni e meeting internazionali.
L’ esperienza canadese che lei sta vivendo in
che modo ha influito sul suo percorso culturale e professionale?
Dividerei la mia esperienza in
due parti: l’esperienza personale
e quella professionale. Entrambe si sono arricchite dei contenuti e dei profondi significati che
derivano dall’essere e dal sentirsi dei “civil servant” qui in Canada e che mi hanno dato la possibilità di capire ed apprendere
quotidianamente questa profonda democrazia e il sistema del rispetto delle regole che ne è parte
integrante. Nell’esperienza professionale si è creata una sinergia molto interessante tra la mia formazione, che
è profondamente europea e quegli elementi che
sono propri della cultura nord americana, come
l’apertura al dialogo interdisciplinare, lo sviluppo
continuo di teorie diverse, l’interesse per il cambiamento; tutto ciò ha influito sia sulla prima parte della mia esperienza, che era legata alla antropologia medica ed alla psichiatria transculturale,
così come nella seconda parte più orientata ai ruoli che le grandi potenze hanno rispetto all’intervento militare umanitario.
Volendo analizzare la diffusione della cultura italiana, sia per quanto riguarda la lingua così come per gli aspetti letterari ed artistici, qual è a suo parere l’attuale situazione che
lei osserva a Montreal ?
«C’è sempre più bisogno
di creare dei ponti che possano avvicinare maggiormente la cultura
italiana a quella canadese e al mondo
in generale; troppo
spesso si fa riferimento solo alle seconde e terze generazione di immigrati italiani, senza tener conto degli stessi
canadesi, anglofoni
o francofoni, ma anche di altre nazionalità che manifestano
un profondo amore
per l’Italia e sono fortemente attratti dalla cultura e dalla lingua italiana. Un mondo cosmopolita che è
sempre più sedotto da
Michelangelo come da
Armani, dal design, come dalla
prossima torre a Londra realizzata da Renzo Piano. Dobbiamo smetterla di pensare alla
circolazione degli italiani secondo i vecchi stereotipi che
li vede in viaggio con la valigia di cartone. Uomini di affari, scienziati, intellettuali, artisti italiani, o di origine
italiana, circolano nel mondo
portando quel tono di leggerezza, ironia o anche complessità della storia italiana e della propria esistenza:
nel prossimo mese di aprile
usciranno, qui a Montreal,
due film italiani che presentano tematiche forti come “Gomorra” e “Il Divo”
e sui quali i miei amici canadesi mi stanno già facendo una serie di domande. A mio parere è questa la sinergia che va sviluppata e sappiamo che ha sempre ben funzionato: la Ferrari resta
un capolavoro in tutto il mondo, come capolavori
sono le opere del Bernini, di Michelangelo e, nella contemporaneità, quelle di Rossellini, Pasolini,
Visconti, così come di altri autori della recentissima letteratura italiana De Luca, Ammanniti, Tabucchi .L’obiettivo è di poter distaccare la cultura
italiana dal ruolo nostalgico che una certa “cultura
del ricordo” vuole continuare a mantenere, e darle
una forte impronta di contemporaneità, collegandola ad eventi artistici e culturali che possano attirare coloro che hanno “voglia di Italia” sia per le
loro origini che per il proprio interesse personale.
Nel contempo sarebbe necessario poter trasmette-
re l’immagine di un’Italia inquadrata all’interno
di un contesto culturale e sociale molto più ampio, come quello europeo, parallelamente a quanto già realizzato qui a Montreal da altri Paesi come la Francia e la Germania».
A Montreal si sta agendo in tal senso?
«Negli ultimi due anni, a Montreal, possiamo contare su un Istituto Italiano di Cultura ed
un Consolato Generale che sono molto attivi nel
voler rappresentare e promuovere gli aspetti di
modernità del nostro Paese. All’attività di queste due istituzione italiane si va
ad aggiungere l’entusiasmo e la
competenza dell’Addetto scientifico dell’Ambasciata italiana
ad Ottawa che è riuscito a creare un’importante collaborazione
tra i ricercatori italiani presenti in Canada .Grazie, quindi, anche all’attività congiunta di questi soggetti pubblici, ultimamente l’Italia è stata presente con Erri De Luca al festival della letteratura che si è tenuto qui a Montreal, al Festival del film d’arte, nelle diverse attività della cineteca e in molte altre attività culturali e scientifiche. Nel contempo è importante segnalare, la nuova sensibilità e l’intensa attività di collaborazione dell’Istituto di Cultura con le quattro università di Montreal. Ed ancora: si osserva un aumento del numero di professori che lasciano l’Italia e vengono a insegnare, nelle università canadesi, discipline quali: scienze, medicina, filosofia, ingegneria,
antropologia; ancora una volta non è solo la lingua e la letteratura italiana ad essere esportata, ma
è la “competenza italiana” che si fa cosmopolita.
A questo, va aggiunto, che ricevo in continuazione richieste da parte di studenti italiani per poter
frequentare un dottorato, un post-dottorato o solamente uno stage che possa arricchire
la loro formazione universitaria. Questo è molto importante perché sono
profondamente convinta che la circolazione dei giovani sia il miglior modo di creare l’immagine di eccellenza di un Paese. Ed invece, purtroppo,
l’Italia viene oggi ricordata e menzionata molto spesso
solo per iniziative
criticabili come ad
Ciclo di
esempio il controlconferenze
lo degli immigrati.
“Protagonisti
Lei ha un ruolo
dell’Italia
molto attivo nelcontemporal’organizzazione
nea” tenutesi
di eventi culturali
a Montreal e
a Montreal. Quacurate dalla
li sono state le iniProf.ssa
ziative
culturaPandolfi
li che ha recentemente curato?
«Il mio impegno
è appunto rivolto a
consolidare un’immagine di eccellenza del nostro paese e a tal proposito, nell ’autunno dello
scorso anno, ho personalmente curato, con la
collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura, un ciclo di conferenze dal titolo “Protagonisti dell’Italia contemporanea “ durante il quale si
sono alternati intellettuali e studiosi italiani, molto
noti anche negli ambienti
internazionali. Ha iniziato
Adriana Cavarero, docente di Filosofia della politica all’università di Verona
che ha presentato il suo ultimo libro “Orrorismo ovvero della violenza sull’inerme”, per continuare con Salvatore Palidda, professore
della Facoltà di scienze della formazione dell’Università di Genova che ha tenuto una conferenza dal titolo “Cambiamenti nella gestione dell’ordine e
del disordine in Italia e in Europa”. Hanno concluso il ciclo degli incontri Alessandro Dal Lago e Serena Giordano dell’Università di Genova
parlando dell’ “Out of Frame : the art beyong art
(l’arte oltre l’arte)”. Sono fermamente convinta, e
ne è dimostrazione il mio impegno personale nel
promuovere ed organizzare manifestazioni come
quella dello scorso autunno, che attraverso la frequentazione e la presentazione all’estero di personaggi di primo piano della nostra cultura, sia possibile trasmettere l’immagine di un’Italia in grado
di rappresentare un punto di riferimento internazionale della vita culturale e scientifica contemporanea».
«Distaccare la cultura
italiana da un ruolo
nostalgico e darle una
forte impronta
di contemporaneità»