Le Medical Humanities

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Le Medical Humanities
Claudio Pensieri!
UNIVERSITA' CAMPUS BIO-MEDICO DI ROMA!
Via Álvaro del Portillo, 21 - 00128 Roma - Italia!
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Le Medical Humanities (MH) nascono negli
Stati Uniti come un movimento di opinione
con un’avversione alla tendenza a
separare il protocollo tecnico dall’evento
umano. !
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Le MH sono un campo interdisciplinare
della medicina che include le humanities
(letteratura, filosofia, storia e religione), le
scienze sociali (antropologia, psicologia e
sociologia), e le arti (letteratura, teatro, film
e arti visive) e la loro applicazione sia
nell’educazione medica che nella pratica
clinica.!
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Obiettivi: !
1. Migliorare la pratica medica. Tuttavia, non è stato un esame
critico della medicina e della sua pratica, né l’individuazione di
una nuova metodologia clinica, né ancora il miglioramento o
l’arricchimento di quella in auge, quanto piuttosto il
potenziamento delle capacità individuali dei futuri medici.!
2. L’introduzione delle MH, ed in modo particolare della letteratura
e delle arti, nella formazione dei medici doveva metterli in grado
di accrescere alcune abilità quali l’osservazione, l’analisi, la
capacità di entrare in empatia con gli altri e di riflettere su sé
stessi.!
3. empowerment: non solo acquisizione di competenze tali da
consentire di interpretare bene il gioco progettato da altri, ma
anche l’acquisizione di poteri tali da permettere di influenzare gli
obiettivi, le poste in palio e le regole del gioco!
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L’Empowerment non può prescindere da un
ampliamento della comprensione dell’antropologia
(dell’uomo che c’è in ogni medico e in ogni malato) e
dalla gnoseologia (delle modalità conoscitive).!
Pertanto, per comprendere meglio l’uomo, nella
fattispecie il malato, è necessaria l’adozione di una
prospettiva più ampia e globale quale quella della
filosofia, la quale si declina in una riconsiderazione
dell’antropologia/ontologia, della gnoseologia,
dell’etica, nonché della deontologia, della psicologia!
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Negli anni Novanta il UK General Medical
Council ha raccomandato alle facoltà!
di medicina di includere nei propri
programmi pre-laurea speciali moduli
dedicati alla filosofia e alle scienze umane.!
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Il tipo di multidisciplinarietà proposta dalle MH corrisponde
all’interdisciplinarietà di stampo funzionalista, che consiste
nel semplice accostamento di know-hows. Di fatto questo
tipo di multidisciplinarità non consente di addivenire ad una
unità di conoscenze accomunate da una prospettiva
comune.!
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Sembra che l’humanitas di questo insieme di discipline
dipenda esclusivamente dal loro stare insieme piuttosto che
da un qualche elemento di unità che le caratterizzi.!
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In concreto gli studi umanistici e le scienze sociali
avrebbero potuto favorire un migliore sviluppo dello
studente in medicina in diverse aree !
(una più profonda conoscenza della visione del malato,
della malattia e della salute, nonché della sua risposta alle
cure mediche)!
implementando la sua comprensione delle caratteristiche
sociali, culturali e psicologiche del paziente così da
potenziare la compliance di questi, facendogli comprendere
meglio i fattori che influenzano la relazione medicopaziente; rendendolo più consapevole dei propri valori e di
quelli del malato.!
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Cavicchi: la relazione consente la conoscenza, è una relazione di
conoscenza.!
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Il dato biologico individuante una certa patologia ed evidenziato dagli
esami di laboratorio, non esaurisce la conoscenza di quella patologia
quando questa è “incarnata” in un malato.!
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La conoscenza di quell’individuo affetto da quella terminata patologia
è acquisibile solo per mezzo di una conoscenza ben più ampia del
malato, della sua vita, dei suoi valori, ecc. !
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Si tratta di un tipo di conoscenza che il clinico acquisisce nella
relazione con il malato, ossia nel dialogo e nel loro reciproco
interagire. !
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Entrambi sono portatori di due conoscenze esclusive:!
1. solo il medico sa molto della patologia di cui è affetto
il malato, !
2. solo il malato sa come si declina quella patologia
non solo nella sua vita, ma anche nella sua esistenza
presente, contingente, attuale; un sapere che non a
caso lo stesso malato acquisisce mediante la relazione
con sé (autorelazione) e con gli altri (quanti gli sono
vicini, in particolare i famigliari).!
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Un medico saprà molto sul piano scientifico del Morbo di
Parkinson ed anche della moltitudini di reazioni
psicologiche che la comunicazione di tale diagnosi
determina nei malati, grazie ai libri che ha letto, ai film che
ha visto, egli avrà sicuramente capito che questa patologia
viene vissuta in modo diverso da persone diverse, e che
essa implica con il tempo una serie di problemi motori che
rendono difficile la vita pratica. Tutte queste conoscenze,
tuttavia, non gli consentono di conoscere cosa significa
nella vita e nell’esistenza di un giovane pianista l’esserne
affetto.!
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Grazie per l’attenzione!!
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