Cultura motore di sviluppo. Il caso Progetto Capitale Culturale PIERGIORGIO RE** Abstract I mercati della cultura sono oggi al centro di un interessante dibattito grazie alla capacità che viene riconosciuta loro di essere un driver di sviluppo per il territorio. Rappresentano e sviluppano infatti sistemi economici complessi capaci di essere motori per lo sviluppo. A fronte di questa consapevolezza dal punto di vista economico questo ambito di studio rimane tuttavia un terreno ancora inesplorato. Il presente lavoro introduce la situazione dei mercati della cultura in Europa ed illustra uno dei primi modelli nati in Italia per lo studio d’impatto della cultura a Torino. Parole chiave: impatto economico della cultura, mercati della cultura in Europa, cultura e sviluppo del territorio Cultural markets are today the focus of an interesting debate as they play an important rule, and they are interpreted as a driver, for the local economic development. They represent and develop complex economic systems able to be a motor for development. Despite this awareness this field of study is still quite unexplored in terms of business and economic research. This paper introduces the situation of cultural markets in Europe and illustrates one of the first models born in Italy for the study of impact of culture in Turin. Key words: economic impact of culture, cultural markets, culture and local development 1. Introduzione Ho ritenuto utile, al fine di introdurre il caso del Piemonte e in particolare quello di Torino, proporre alcuni numeri che poi saranno commentati da alcuni attori estremamente significativi per il nostro territorio: il Dottor Carlo Callieri, il Professor Angelo Miglietta e il Professor Giorgio Pellicelli. In particolare, il Professor Angelo Miglietta e il Dottor Carlo Callieri sono stati, e sono, i due attori fondamentali, che attraverso le Fondazioni bancarie, hanno individuato negli ultimi anni nel settore culturale uno dei fattori attraverso i quali è possibile la ripresa economica del nostro territorio. Questo in un momento in cui, è bene ricordarlo, altre attività significative stentavano a mostrare sensibili segni di ripresa. * Ordinario di Economia e gestione delle imprese - Università degli Studi di Torino e-mail: [email protected] sinergie n. 76/08 128 CULTURA MOTORE DI SVILUPPO Oggi ci troviamo in una situazione diversa in cui le fortune d’impresa e la realtà produttiva sono sostanzialmente mutate rispetto a quelle che hanno permesso lo sviluppo alla nostra città in anni passati. Nella precedente giornata di convegno il Sindaco Sergio Chiamparino ha individuato sostanzialmente tre attori propulsori dello sviluppo e della ripresa della città: l’Università e il Politecnico come centri di sviluppo della conoscenza e della ricerca, e accanto ad esse le Fondazioni bancarie. In altre parole in assenza di un sostegno finanziario molte delle iniziative promosse in questi ultimi anni che hanno permesso alla città di proseguire il proprio processo di sviluppo, tra cui anche quelle culturali, non avrebbero sicuramente visto la luce. Ma in che termini le iniziative culturali apportino sviluppo sul nostro territorio e quali siano gli effettivi impatti sono interrogativi che la Città di Torino nel 2003 e successivamente a partire dal 2007 le Fondazioni bancarie hanno chiesto al Dipartimento di Economia Aziendale di Torino di sciogliere. Ciò che interessava, e interessa, comprendere sono da un lato gli investimenti intesi in senso lato effettuati sul territorio in ambito culturale, dall’altro la ricaduta che tali investimenti esercitano sullo stesso territorio. Stiamo infatti parlando di uno dei settori in cui privati e pubblico stanno destinando una gran quantità di risorse, a fronte di un sensibile risultato finale come dimostrano gli andamenti dei mercati della cultura su scala europea. 2. I mercati della cultura Che la cultura sia un settore economico che da quindici anni sta acquisendo importanza è ormai noto. All’interno di questo settore possiamo riscontrare alcuni mercati principali. Abbiamo individuato, sulla scorta dei numerosi studi nazionali ed internazionali, sostanzialmente tre mercati: - - il mercato delle opere d’arte. È un mercato oggi estremamente interessante capace di innescare dinamiche complesse anche su altri settori come quello finanziario. in secondo luogo il mercato dei beni culturali di massa, costituito per citare i principali da editoria, cinematografia e discografia. il terzo il mercato della fruizione pubblica, di cui fanno parte musei e mostre, archivi e biblioteche, ma anche lo spettacolo dal vivo. I dati del lavoro pubblicato nel 2006 dalla Commissione Europea1, uno dei primi studi che analizza il settore a livello sovranazionale, sono alquanto interessanti. Complessivamente nell’Europa il valore del solo mercato dei beni culturali di massa si attesta intorno ai 140 miliardi di euro. 1 KEA, Economy of Culture, European Commission, 2006. PIERGIORGIO RE 129 Fig. 1: Principali mercati della cultura PUBBLICO (MUSEI) PRIVATO (COLLEZIONISTI) MERCATO DELLE OPERE D’ARTE EDITORIA CINEMATOGRAFIA DISCOGRAFIA I MERCATI DELLA CULTURA MERCATO DEI BENI CULTURALI DI MASSA MERCATO DELLA FRUIZIONE PUBBLICA MUSEI & MOSTRE PERFORMING ARTS BIBLIOTECHE ARCHIVI Fonte: Ns. elaborazione Per quanto concerne il mercato delle opere d’arte il giro d’affari generato è di circa 12 miliardi di euro con oltre 73 mila addetti. In particolare le case d’asta sono un fenomeno economico emergente, sensibilmente cresciute in Europa dopo la II Grande Guerra oggi contano per il 52% del mercato globale delle opere d’arte, pur rappresentando solo il 6% della distribuzione (1.511 case d’asta contro le oltre 27 mila gallerie). Il settore vede dunque una polverizzazione di gallerie che contano in Europa per il 48% del mercato globale e una estrema concentrazione delle quote di mercato in termini di volumi nelle case d’asta. In Italia il fenomeno del mercato delle opere d’arte rappresenta il 3,7% di quello europeo, concentrando l’1,9% delle imprese (28 case d’asta e 506 gallerie) e l’1,86% degli addetti. Per quanto riguarda la fruizione pubblica, considerando unicamente il giro d’affari generato dal turismo culturale, parliamo di un mercato che si aggira intorno ai 335 miliardi di euro. Nel suo complesso i mercati della cultura degli Stati europei contribuiscono in media alla creazione di valore aggiunto in Europa per l’1,36%. Si tratta di cifre importanti ed in progressiva crescita all’interno dell’Unione europea e anche all’interno dell’Italia. Se analizziamo il dato per il nostro Paese rileviamo come l’apporto del settore culturale in termini di valore aggiunto all’economia del Paese sia pari al 2,3% e dunque maggiore rispetto a quello mediamente osservabile in Europa. In altre parole la cultura in Italia presenta una maggiore capacità di contribuire alla ricchezza nazionale (Fig. 2). CULTURA MOTORE DI SVILUPPO 130 Fig. 2: Apporto percentuale ai Pil dei singoli Paesi da parte del settore cultura. La media europea è 1,36 Iceland Norway Romania Bulgaria United Kingdom Sweden Spain Slovenia Slovakia Portugal Poland Netherlands Malta Luxembourg Lithuania Latvia Italy Ireland Hungary Greece Germany France Finland Estonia Denmark Czech Republic Cyprus Belgium Austria 0 0,5 1 1,5 2 2,5 3 3,5 Fonte: Ns. elaborazione su dati Commissione Europea per la cultura 2006 (dati al 2003) e dati TEFAF (2002). Se si confronta inoltre il settore culturale con altri settori economici dell’Europa si constaterà come esso sia uno dei principali driver dell’economia europea seconda unicamente al settore alimentare (Fig. 3). 4 PIERGIORGIO RE 131 Fig. 3: Apporto percentuale al Pil europeo da parte di alcuni settori economici analizzati 1,53 1,36 1,31 1,17 0,56 0,43 0,31 0,15 Produzione di gomme e materiali plastici (%) Produzione di tessuti e prodotti tessili (%) Computer e attività collegate (%) Produzione di macchinari ed attrezzature (%) Produzione di prodotti chimici e fibre chimiche (%) Mercato immobiliare (%) Settore cultura e creatività (%) Produzione di Alimentari (cibo e bevande) e tabacchi(%) Fonte: Ns. elaborazione su dati Commissione Europea per la cultura 2006 (dati al 2003) e dati TEFAF (2002). Per quanto riguarda l’Italia il settore cultura è coerente con il trend europeo. Infatti se confrontiamo la capacità di contribuzione al Pil nazionale dei singoli settori constatiamo che proprio il settore culturale è uno di quelli a maggior valore aggiunto, superiore a due settori che da sempre sono simbolo del Made in Italy: l’alimentare e il tessile. E’ un settore, quello della cultura, che in Italia vale 84 miliardi di euro (Fig. 4). Fig. 4: Confronto tra l’apporto al Pil nazionale ed europeo di alcuni settori economici analizzati Settore cultura e creatività (%) Computer e attività collegate(%) Mercato immobiliare (%) Produzione di macchinari ed attrezzature (%) Produzione di gomme e materiali plastici (%) Produzione di prodotti chimici e fibre chimiche (%) Produzione di tessuti e tessili (%) Produzione di alimentari (cibo e bevande) e tabacchi (%) 0,00 0,50 1,00 Italia 1,50 2,00 Media EU Fonte: Ns. elaborazione su dati Commissione Europea per la cultura 2006 (dati al 2003) e dati TEFAF (2002). 2,50 CULTURA MOTORE DI SVILUPPO 132 Si tratta di un fenomeno che prevediamo essere destinato a crescere per tre ragioni fondamentali: - un aumento dell’offerta, un aumento della base potenziale del mercato i mercati emergenti, con grandi risorse a disposizione e quindi la possibilità di grandi investimenti. 3. Il caso di Torino Sulla base di queste considerazioni si è cercato di costruire un modello per capire come si configurasse questo fenomeno economico a Torino. Il modello che abbiamo individuato e che abbiamo affinato, soprattutto con la seconda edizione della ricerca2 è un tipico modello di input/output con cui abbiamo stimato le spese dirette, indirette e indotte. In altre parole abbiamo valutato l’impatto sull’economia cittadina da parte dei soggetti pubblici e privati, di cui fanno parte le Fondazioni bancarie. La prima ricerca iniziata nel 2003 e durata tre anni si è conclusa nel 20063. I primi dati, presentati nel 20054 hanno portato a risultati certamente interessanti e permettono di comprendere, anche se in modo ancora non esaustivo il settore culturale di Torino. La ricerca nata nel 2003 aveva obiettivo semplice e chiaro per due motivi: - era la prima volta che in Italia si tentava una valutazione di questo genere, volevamo quantificare il fenomeno senza alcuna pretesa di esaustività. Il nostro obiettivo era infatti quello di iniziare a impostare un modello d’analisi in modo sperimentale cercando di rilevarne e soprattutto perfezionarne anno dopo anno le criticità. Numerose erano le sfide: i modelli economici impiegati all’estero non erano facilmente adattabili alle caratteristiche italiane in particolar modo perché alcuni slot non erano assolutamente importabili a causa dei differenti meccanismi di governance di alcuni sistemi quale quello impositivo e fiscale. La prima sfida è stata dunque quella di trovare il miglior sistema d’analisi che fosse il più adatto a studiare 2 3 4 AA.VV. “Progetto Capitale Culturale. Cultura Motore di Sviluppo per Torino. Rapporto 2007” Rapporto di ricerca. http://www.torinocultura.it/portal/page?_pageid=67,1667737&_dad=portal&_schema=P ORTAL&pagina=italiano%2Fnotizia01_it.htm I primi due anni della ricerca sono pubblicati in AA.VV. La cultura muove Torino. Progetto Capitale Culturale, Torino, 2006. AA.VV. “Progetto Capitale Culturale. Cultura Motore di sviluppo per Torino”, Facoltà di Economia, Città di Torino e Istituto Europeo di Design, Torino, 2006, Atti del Convegno “Progetto Capitale Culturale. Cultura Motore di sviluppo per Torino” tenutosi a Torino il 14 ottobre 2005. PIERGIORGIO RE 133 la nostra realtà. Per farlo abbiamo sacrificato la “assoluta completezza” delle spese e delle ricadute cercando di quantificare il nucleo certo. In questo senso abbiamo più volte sottolineato il fatto che si trattasse di una quantificazione per difetto e non per eccesso e che i risultati sicuramente sottostimassero il fenomeno. Dunque si trattava ancora di un modello in fase di costruzione e molti dati non erano obiettivamente completi. Quello che però ci hanno permesso di comprendere è stato il trend. La seconda grande sfida era dettata dalla quantificazione del “non quantificabile”: le ricadute sociali e culturali. Il terreno era realmente scivoloso, nessuna ricerca aveva mai tentato una restituzione di questo genere, perlomeno non nei termini che intendeva il nostro gruppo di lavoro. Ci siamo focalizzati su un modello di costruzione di indicatori: quello dell’Human Development Index elaborato nel 1990 da un gruppo di ricercatori guidati dal premio Nobel Amartya Sen per l’United Nation Development Programme e abbiamo lavorato sulla scorta della stessa idea di partenza che il PIL da solo non possa essere l’unico segnale di sviluppo sociale e culturale. Il lavoro in definitiva e nel complesso aveva una sua organicità, c’era ancora molto da fare per renderlo migliore e grazie all’interesse intorno a quest’ambito di ricerca e anche al fatto che le premesse dei primi tre anni sono state buone, non solo la Città di Torino aveva deciso di proseguire la valutazione, ma anche la Fondazione CRT e la Compagnia di San Paolo hanno voluto unirsi permettendo un sostanziale miglioramento della ricerca. Ne è nato un sistema complesso e organico, un gruppo di lavoro che non ha visto un attore principale o un “direttore d’orchestra”, ma un tavolo partecipato animato da grande interesse tra gli Enti locali, le Fondazioni bancarie e l’Università, che ha portato in condivisione riflessioni estremamente interessanti e utili per migliorare la ricerca. I risultati cui siamo pervenuti sono oggi riconosciuti da molti. I risultati della ricerca, anticipati in questa sede ma che saranno presentati insieme al modello nel gennaio 2008, illustrano la consistenza degli impatti su Torino da parte del settore cultura: il prodotto culturale allargato, ovvero l’insieme degl’impatti diretti, indiretti e indotti a Torino vale 1,7 miliardi di euro. Una delle principali innovazioni è stata inoltre quella di tentare di quantificare le esternalità immobiliari, ovvero l’incremento del valore immobiliare dell’edilizia privata generato nelle aree in cui sono stati effettuati consistenti investimenti per la conservazione del patrimonio. Per ottenere questo valore abbiamo lavorato sul caso della Reggia di Venaria Reale. Uno dei dati più interessanti del modello riguarda il rapporto tra gli input e gli output della cultura. Lo abbiamo definito il moltiplicatore della cultura e vale 5.37. Il che vuol dire che un euro investito in cultura ne ha generati 5,37 sul nostro territorio. È un valore estremamente elevato per il quale abbiamo eseguito numerosi test di controllo con il gruppo di lavoro partecipato anche da colleghi del Politecnico di Torino quale il Professor Giuseppe Russo. CULTURA MOTORE DI SVILUPPO 134 Fig. 5: Variazioni del valore aggiunto di alcuni settori dell’economia torinese (valori in migliaia di euro) 1600 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 Cultura Aerospaziale ICT R&D Fonte: Progetto Capitale Culturale 2005 (dati al 2003 e 2004). Questa capacità di contribuire all’economia torinese generando ricadute dirette, indirette e indotte che avevamo rilevato anche nelle passate edizioni ci aveva indotto ad effettuare un’ulteriore analisi con altri settori dell’economia torinese. Messi a confronto i settori cultura, aerospaziale, ICT e R&D rivelano come il settore aerospaziale rappresenti un valore di PIL più elevato che, con oltre 1.300 milioni di euro, occupa il 6,5% dell’intero prodotto interno lordo cittadino. 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