Il sole 24 ore on line Impresa & Territori Reti & Utility Lombardia, Veneto ed Emilia uniscono le forze: un gigante che supera il Pil della Turchia di Natascia Ronchetti 19 febbraio 2015 Il Veneto porta in dote la sua capacità di intercettare risorse. La Lombardia un profilo sempre più internazionale. A sua volta l’Emilia Romagna mette sul piatto, oltre alla forte vocazione all’export, la ricerca e il monitoraggio puntuale dello stato dell’economia. Con l’intesa tra le Unioni regionali delle Camere di commercio, il sistema camerale delle tre aree posiziona i primi tasselli di un piano strategico di collaborazione e integrazione che potrebbe portare anche a una fusione dei tre enti e che già da ora mostra tutta la forza economica di questa macro area. Un gigante con un Pil di oltre 625 miliardi pari a più del 40% di quello nazionale e che con la sola industria manifatturiera arriva a superare il 54% del valore aggiunto del Paese. Un Pil superiore a quello della Turchia, dei Paesi Bassi, della Svizzera. «Il nostro obiettivo – dice Maurizio Torreggiani, presidente di Unioncamere Emilia Romagna – è quello di essere utile al sistema delle imprese rafforzando i flussi di collaborazione. Di fronte al cambiamento dei sistemi economici, una riorganizzazione sulla base di un unico criterio: l’efficacia per le imprese in territori che si caratterizzano per forte omogeneità per filiere produttive e legami infrastrutturali». La macro area si presenta con numeri da prima della classe in Europa, con sistemi e specializzazioni che già travalicano i confini. Come nel caso di quel sistema moda che da Belluno arriva a Modena e di una agroindustria che si apre spazi da Forlì a Lodi. È un matrimonio che coinvolge 28 enti camerali che, come spiega Giandomenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia, «si collocano nella fascia alta dell’efficienza. Parte una collaborazione strutturata che mette a fattore comune elementi di eccellenza come l’internazionalizzazione, il centro studi, la progettazione europea, per dare risposte sempre più efficaci alle imprese». Partendo, dunque, dai numeri l’intesa, sottoscritta a Bologna, indica le prime priorità. Si parte dal monitoraggio dell’economia, si arriva a servizi e progetti per rafforzare la dimensione internazionale delle imprese per poi proseguire con la condivisione degli strumenti necessari ad agganciare tutte le opportunità offerte da Bruxelles per lo sviluppo. Se c’è un handicap per queste tre regioni capaci da sole di intercettare il 60% delle multinazionali straniere che investono in Italia, questa è la zavorra della tassazione – quasi il doppio rispetto alle altre regioni europee – e della capacità di attrarre capitali esteri fortemente condizionata prima di tutto dalla burocrazia, cosa che fa della semplificazione amministrativa un altro traguardo. «L’accordo – osserva Fernando Zillio, presidente di Unioncamere Veneto - riconosce a ogni unione regionale di essere depositaria di eccellenze in qualche modo esclusive e le mette assieme nella convinzione che sia massimamente produttivo evitare di disperdere energie migliorando le proprie performance a beneficio di un numero molto vasto di imprese». Venerdì 20 Febbraio 2015 www.ilsole24ore.com @ 24ImpresaTerr IL GIORNALE DELL’ECONOMIA REALE t AMBIENTE UN DORSO ESTRAIBILE FACILITA LA LETTURA Dal ministero 135 milioni per bonificare l’amianto Impresa e Territori è nel primo sfoglio del giornale completo delle pagine tematiche quotidiane e settimanali Filomena Greco u pagina 12 La crisi di Taranto. Il Governo pone la questione di fiducia: ora il provvedimento passa alla Camera per il via libera definitivo Il Senato approva il decreto Ilva Il processo ALL’INTERNO La Procura chiede 52 rinvii Previste misure a favore dei creditori ma i trasportatori non tolgono i blocchi al sito a giudizio PUGLIA Domenico Palmiotti TARANTO pNel giorno in cui il decre- to legge sull’Ilva incassa il voto di fiducia del Senato (151 sì e 114 no) e si accinge ad affrontare l’ultimo passaggio alla Camera, rischia di saltare la tregua che i trasportatori che lavorano con l’azienda siderurgica avevano promesso mercoledì sera dopo l’incontro a Roma col ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. Tra il pomeriggio e la serata di ieri, si è svolta sul piazzale della portineria C dello stabilimento di Taranto, un’infuocata assemblea dei trasportatori che adesso minacciano il blocco totale in entrata e in uscita. In sostanza, un inasprimento della protesta cominciata un mese fa. A portare la categoria su una posizione di possibile rilancio del conflitto, il fatto che il maxi emendamento sul quale il governo ha posto la fiducia, non contiene le garanzie e le risposte che i trasportatori pensavano di poter tro- vare. Il punto contestato è quello relativo alla prededuzione dei crediti precedenti l’amministrazione straordinaria cominciata il 21 gennaio scorso. «Il maxi emendamento – dicono i trasportatori – parla solo dei crediti vantati dalle pmi e relativi alle prestazioni ambientali, alla sicurezza e alla continuità degli impianti produttivi essenziali. Noi, però, siamo altro. Noi trasportiamo i prodotti finiti dell’Ilva e cosa garantisce i nostri crediti? Nulla». Il mondo del trasporto contesta poi il fatto che Lupi, l’altro ieri, si era impegnato a far corrispondere dall’Ilva un acconto del 90 per cento sui nuovi affidamenti. Questo per ridare liquidità a una categoria in grave difficoltà dopo mesi di mancati pagamenti. «Non è arrivato nessun documento che dia riscontro a quanto Lupi si è impegnato a fare» dicono i trasportatori. E aggiungono: «Nel maxi emendamento c’è solo la moratoria fiscale sino a fine anno ed è l’unico punto in cui si parla chiaramente delle imprese di autotrasporto. Troppo poco. Non ci basta». Il Mise, però, rassicura: nel- la categoria dei crediti prededucibili rientrano anche «le imprese di autotrasporto che consentono la manutenzione di materie prime, merci e prodotti finiti e la funzionalità degli impianti». Così il Mise chiarisce i «dubbi interpretativi circolati in queste ore a proposito del maxi emendamento». Una spiegazione che dovrebbe placare le proteste perché se i trasportatori non I COMMENTI Critici Sel, Forza Italia e Movimento Cinque Stelle Il relatore Tomaselli: si intravede la possibilità di superare l’emergenza dovessero recedere dal blocco, per l’Ilva si creerebbe una situazione pesantissima considerato che l’azienda ha già stoccate, pronte per partire, 500mila tonnellate di merci per un valore di 250 milioni, e che la regolarità delle spedizioni e degli approvvigionamenti è uno snodo vitale per l’impresa. Specie in un momento in cui si stanno facendo una serie di sforzi per farla ripartire. In questo senso si colloca il decreto. «Un provvedimento necessario» lo definisce Massimo Mucchetti, del Pd, presidente della commissione Industria del Senato. «L’alternativa all’amministrazione straordinaria – aggiunge – sarebbe stata il fallimento, ma dobbiamo sapere che a Taranto si gioca la credibilità di Parlamento e Governo senza più schermi protettivi». Per il relatore Salvatore Tomaselli, del Pd, «si intravede ora la possibilità di superare l’emergenza del commissariamento con norme che definiscono con certezza risorse finanziarie e strumenti per coniugare la continuità produttiva e il risanamento ambientale». Sparano invece a zero le opposizioni, da Forza Italia a Sel ai Cinque Stelle, critico anche il governatore della Puglia, Nichi Vendola, per il mancato incremento di assunzioni all’Arpa Puglia, mentre la Uilm, col segretario generale Rocco Palombella, definisce «importante il segnale politico che arriva dall’aula di Palazzo Madama». © RIPRODUZIONE RISERVATA L’interscambio del settore italiano pLa Procura della Repubblica Importazioni ed esportazioni delle varie tipologie di prodotto, in migliaia di tonnellate. Periodo gennaio-novembre 2014 e variazione % sul 2013 VAR. % Lingotti e semilavorati Prodotti lunghi Prodotti piani Import Export Saldo Import Export Saldo Import Export Saldo Import Prodotti 1° Export trasformazione Saldo -0,8% -7,7% 1.842 3.996 2.154 +7,5% +3,6% 9.354 6.403 -2.951 +9,3% -0,3% 1.231 4.620 3.389 +10,6% +8,8% 174 370 196 Import Prodotti 2° Export trasformazione Saldo TOTALE GENERALE 2.893 577 -2.316 Import Export 15.494 15.966 +7,0% +2,8% Saldo +0,6% -2,6% 472 Fonte: Federacciai Acciaio. La barese M2I, controllata da Morex Spa, ha acquisito lo stabilimento umbro di Narni della multinazionale SGL Carbon - Saranno rioccupati i 50 addetti Italiano un pezzo di siderurgia tedesca UMBRIA Vincenzo Rutigliano pPassa in mani italiane lo stabilimento umbro di Narni della multinazionale tedesca SGL Carbon. A rilevare gli asset di questo stabilimento che produce, unico in Italia, elettrodi di grafite di alta qualità per la fusione dell'acciaio al forno elettrico industriale, necessari dunque per gli impianti siderurgici, è la M2I di Bari, società interamente control- lata dalla Morex spa, che si occupa di logistica, soprattutto nel centro-nord (fatturato 2014 a 15 milioni). Con la cessione viene evitata la chiusura e la liquidazione volontaria che i tedeschi avevano deciso a febbraio 2014. Una decisione difficile da digerire per il territorio che avrebbe visto la scomparsa di una fabbrica storica, nata nel 1900, rilevata dai tedeschi della Siemens AG nel 1929, trasformata in spa nel 1949 con il nome di Elettrocarbonium e diventata SGL Carbon nel 1992, quando nella multinazionale sono arrivati capitali americani. La cessione - che sarà ufficializzata a fine febbraio nella cittadina umbra posta a 13 chilometri dalla Acciai Speciali Terni, cui ha fornito gli elettrodi fino al 2014 conclude in meno di un anno una vertenza approdata allo Sviluppo Economico. LA CARATTERISTICA Il sito, unico in Italia, produce elettrodi di grafite di alta qualità per la fusione dell’acciaio al forno elettronico industriale Secondo il piano industriale della M2I la produzione di elettrodi di grafite riprenderà dal prossimo luglio e saranno rioccupati 50 addetti, e così a seguire fino al riassorbimento, entro maggio, massimo agosto, del 2016, di tutti gli operai occupati a febbraio 2014. Sempre secondo le previsioni del piano, tra il 2015 ed il 2018, saranno effettuati investimenti per oltre 15 milioni di euro per la produzione in house anche dei nippli (i cappucci, la parte terminale degli elettrodi) che la SGL prima acquistava all'estero, per l'incremento dei livelli di auto- mazione dello stabilimento, per l'ampliamento della gamma dei prodotti, per la realizzazione di un impianto fotovoltaico da 1 MW e di una centrale cogenerativa a biomassa solida tra 2 e 5 MW (in quest'ultimo caso i 15 milioni diverrebbero 27). Tra gli investimenti previsti anche gli interventi di bonifica del sito produttivo, da completare entro dicembre del 2018, per 2 milioni di euro. «Questo stabilimento andava salvato dalla chiusura, è uno dei due più qualificati al mondo con un indice di difettosità degli elettrodi bassissimo - dice Michele Monachino, ad di Morex spa e di M2I srl -. La continuità di temperatura nei forni infatti è garantita e per le industrie siderurgiche è decisiva».Insieme alla bonifica del sito, che farà carico ai tedeschi per i due terzi del totale, la M2I vuole creare in tutta l’area produttiva, come previsto in un accordo di programma, anche attività artigianali, industriali, del terziario e della logistica. Oltre alla localizzazione di incubatori di impresa e di start up, da riportare all'interno della rete nazionale di incubatori. Ripresa la produzione, Monachino prevede che l'azienda di Narni, che riprenderà la vecchia denominazione di Elettrocarbonium, chiuderà il 2015 con un fatturato di circa 18 milioni ed il 2016 a quota 30 milioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA diTarantohachiestonuovamenteilrinvioagiudiziodei52imputati coinvolti nel processo «Ambiente Svenduto» per il reato di disastro ambientale dell’Ilva di cui ieri si è tenuta una nuova udienza davanti al gup Wilma Gilli. Per il procuratore capo, Franco Sebastio, tutto quanto prodotto nei mesi scorsi, dall’incidente probatorio di marzo 2012 agli arresti e sequestri di luglio 2012, non può non essere vagliato in un processo. Eppoi, aggiunge il procuratore, ci sono le denunce dei cittadini, le documentazioni mediche e scientifiche, le perizie tecniche, i danni subiti da agricoltori,militicoltori,lavoratoridelsiderurgico, residenti nel rione Tamburi di Taranto; riscontri e prove che, secondo l’accusa, devono passare attraverso la lente del giudizio. Per il pm Mariano Buccoliero, l’Ilva continua a inquinare e non ha adempiuto alle prescrizioni dell’Aia. E se oggi si decidesse di eseguire un sopralluogo nell’area delle cokerie per controllare se si è intervenuti o meno per ridurre l’inquinamento,potrebbeemergerechenullao quasi è cambiato da luglio 2012, quando scattò il sequestro senza facoltà dell’area a caldo del siderurgico. Accuse anche per il sindacodiTaranto,EzioStefàno,venuto meno, per il pm Pietro Argentino, al suo ruolo di vigilanza in materia di salute pubblica, e le lettere all’azienda e al Governo, cosìcomeleordinanzecomunali, sarebbero perlomeno «tardive» perl’accusa. Sulla base di questi elementi, quindi, la Procura chiede il rinvio agiudiziopertutti,siapureconcapidiimputazionediversi.Sitratta di49personefisicheedi3società, Riva Fire, Riva Forni Elettrici e Ilva.Mentretralepersonefisicheci sono gli ex amministratori Ilva, NicolaeFabioRiva,l’expresidente Bruno Ferrante, gli ex direttori dello stabilimento di Taranto, LuigiCapogrossoeAdolfoBuffo. Il processo è stato infine chiesto ancheperilgovernatoredellaPuglia, Nichi Vendola, e il sindaco di Taranto. D. Pa. © RIPRODUZIONE RISERVATA Industria OSSERVATORIO BOCCONI La lean production migliora le imprese Luca Orlandou pagina 12 DELOCALIZZAZIONE Pmi del Nord Est, fondi per chi resta Barbara Ganzu pagina 13 Mezzogiorno ATTIVITÀ ESTRATTIVA In Sicilia l’Italkali investe 250 milioni Nino Amadoreu pagina 15 Turismo SHARM-EL-SHEIKH L’Egitto rilancia sul Mar Rosso Vincenzo Chierchiau pagina 16 Mondo&mercati LIBERO SCAMBIO Trattativa Usa-Ue piena di ostacoli Beda Romanou pagina 17 SU INTERNET Sinergie CAMERE DI COMMERCIO Lombardia, Emilia e Veneto superano il Pil della Turchia PRIMO PIANO Le Cdc di Lombardia, Veneto e Emilia escono dal loro recinto e uniscono le forze Le regioni nane sono impotenti È la globalizzazione che impone accorpamenti decisi di Carlo Valentini Non solo la politica. Le macroregioni incominciano a interessare anche l'economia. A piccoli passi prendono forma e potrebbero concretizzarsi prima che le lungaggini parlamentari trovino una conclusione. Confindustria sta marciando a grandi passi verso l'unificazione delle proprie associazioni territoriali, per esempio sta accorpando tutte le sedi provinciali per dar vita a due sole strutture, una in Emilia e una in Romagna, primo passo verso un'ulteriore integrazione sul piano regionale e poi con le regioni vicine che sono già impegnate nello stesso mutamento organizzativo. Ma mentre l'associazione degli imprenditori ha imboccato la strategia di concentrarsi sulle macroregioni, la politica sta ferma al palo, con buona pace dei proclami innovativi di Matteo Renzi. In questo tentennare della politica va sottolineato quanto è successo ieri a Bologna, dove si sono incontrati i presidenti delle Unioncamere di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna per decidere una stretta collaborazione e gettare le basi di una macroregione economica con provvedimenti che d'ora in poi saranno coordinati poiché vi è omogeneità dei sistemi economici delle tre regioni e quindi è necessario attuare investimenti e iniziative che abbraccino territori più vasti di quelli degli attuali confini regionali. Un mutamento radicale da parte delle Camere di commercio, finora chiuse nei propri orticelli. Ora invece si mettono alla testa di un movimento che reclama dimensioni territoriali in grado di competere con le macroregioni (incominciando dai lander tedeschi) dei grandi Paesi europei. Il protocollo d'intesa firmato dai tre presidenti di Unioncamere prevede «un patto operativo – è scritto nel documento conclusivo- per realizzare una macro-area funzionale, un ambiente favorevole alle imprese per aiutarle a cogliere le opportunità del mondo che continua a crescere. È un primo passo verso una prospettiva di medio lungo periodo indirizzata a una organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di una macro-area». l territorio di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna concentra più del 40% del Pil nazionale, esprime il 54% di quanto prodotto dall'industria manifatturiera italiana e il 55% del valore delle esportazioni di beni verso l'estero. In particolare il Pil vale 625 miliardi e pone l'area davanti a Paesi quali Turchia, Paesi Bassi e Svizzera, con una ricchezza pari al 5% di quanto realizzato dall'intera Ue. «È il nuovo contesto competitivo a spingere verso il cambiamento. Il territorio è sempre meno quello definito dai confini amministrativi, ma bensì quello dove insistono le relazioni delle imprese, aree vaste a geometria variabile i cui confini sono in perenne riconfigurazione. I settori tradizionali si sono ricomposti in filiere che tengono insieme la componente manifatturiera e quella terziaria, rendendo sempre più complesso scindere le attività che compongono la catena del valore». Si parte unificando i centri-studi, i servizi alle imprese, gli interventi sul territorio. Una rivoluzione epocale provocata dai nuovi scenari economici ma anche da un colpo di frusta scagliato dal governo, che però poi si è fermato lì. Ammette Fernando Zillio, presidente Unioncamere Veneto: «Si dice che non tutto il male venga per nuocere. L'accordo è anche figlio di quell'attacco al sistema camerale che se, da un lato, ha causato sicuramente danni perché ha tolto risorse da destinare al sostegno delle imprese dall'altro ha convinto le realtà più lungimiranti ad abbandonare le logiche di campanile per abbracciare quelle di sistema». Aggiunge Maurizio Torreggiani, presidente Unioncamere Emilia-Romagna: «Occorre considerare che fatto 100 il Pil dell'Italia nel 2000, ora esso è sceso al 96,8%, mentre in questa area lover è salito al 103%. È naturale che possa partire da qui un percorso che risponde all'esigenza di riforma del sistema». Conferma Giandomenico Auricchio, presidente Unioncamere Lombardia: «Si tratta di 28 Camere che si collocano nella fascia alta dell'efficienza del sistema e danno vita a una collaborazione strutturata e sovradimensionale». La palla passa alla politica. Tutti o quasi sostengono la necessità delle macroregioni ma tante sono le ricette sul come strutturarle e il rischio è che il tira e molla si spinga fino alle calende greche. Forza Italia propone l'abrogazione dell'articolo 131 della Costituzione, contenente l'elenco delle attuali regioni, e una modifica dell'articolo 132 per portare la popolazione minima di ogni regione a 10 milioni di abitanti. In pratica si prevedono 5 macroregioni: Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia; Trentino Alto Adige, Friuli-VeneziaGiulia, Veneto, Emilia Romagna; Toscana, Umbria, Marche e Lazio; Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, e Calabria; Sicilia e Sardegna. Gran parte del Pd appare schierata a favore della proposta Morassut-Ranucci, che ridisegna l'Italia istituendo le regioni Alpina (Valle d'Aosta, Piemonte e Liguria), Lombardia, Emilia-Romagna (EmiliaRomagna e la provincia di Pesaro), Triveneto (Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige;), Appenninica (Toscana, Umbria e la provincia di Viterbo), Adriatica (Abruzzo e le province di Macerata, Ancona, Ascoli, Rieti e Isernia), Roma capitale, Tirrenica, (Campania e le province di Latina e Frosinone), Levante (Puglia e le province di Matera e Campobasso), Ponente (Calabria e la provincia di Potenza), Sicilia, Sardegna. Chi vincerà? Ma soprattutto si arriverà a una conclusione sotto le picconate di Confindustria e Unioncamere? La parlamentare Nunzia De Girolamo (Ncd-Udc) che aveva presentato un emendamento (bocciato) per accelerare i tempi è scettica: «Si è verificato un cambio di rotta del governo davvero incomprensibile: il percorso per arrivare alle macroregioni poteva essere più snello, ma l'esecutivo non ha fatto sua un'esigenza di alleggerimento delle procedure, rendono impossibile modificare i confini regionali». 10 L’ECO DI BERGAMO VENERDÌ 20 FEBBRAIO 2015 Economia Una squadra, 3 regioni: intesa lombardo-veneto-emiliana Distretti manifatturieri uniti nel progetto «Lover», macro area composta da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, le cui imprese hanno deciso di farsquadrapersfidarelealtrelocomotived’Europa. [email protected] www.ecodibergamo.it/economia/section/ Tenaris, meno utile Il calo del greggio taglia il mercato tubi L’a.d. Rocca: «Siamo usciti più forti da ogni crisi» Dividendo in crescita a 0,45 dollari per azione Ieri peggior titolo a Piazza Affari: arretra del 4% I numeri del gruppo Tenaris CONTO ECONOMICO RICLASSIFICATO 2014 2013 Variaz. % su base annua 10.337.962 10.596.781 -2,4 Costo del venduto -6.287.460 -6.456.786 -2,6 MARGINE IND. LORDO 4.050.502 4.139.995 -2,2 Spese generali -1.963.952 -1.941.213 1,2 -187.734 -13.952 -110,2n.s. 1.898.816 2.184.830 38.211 34.767 9,9 -70.450 -37,0 RICAVI NETTI Altri ricavi operativi netti RISULTATO OPERATIVO Interessi attivi -44.388 Altri ris.fin.netti 39.214 7.004 n.s. Risultato da partecipazioni 20.141 46.098 -56,3 -11,4 1.951.994 2.202.249 Imposte sul reddito -586.061 -627.877 UTILE DI PERIODO 1.365.933 1.574.372 22.659 22.978 1.343.274 1.551.394 Di competenza di terzi E dire che nel quarto trimestre del 2014 i ricavi di Tenaris avevano segnato un più 11% rispetto allo stesso periodo del 2013 grazie in particolare all’aumento dei ricavi in Nord America, lievitati del 27%. Per quanto riguarda, poi, le vendite di tubi senza saldatura, gli ultimi tre mesi dell’anno si sono distinti per aver raggiunto i livelli più alti dal 2008. Ma gli entusiasmi si esauriscono qui, perché mettendo a confronto i risultati anno su anno, i ricavi risultano in leggero calo - meno 2% a 10,338 miliardi di dollari contro i 10,597 del 2013 - e l’utile netto subisce una flessione del 13%, passando da 1,574 miliardi di dollari a 1,366. Dato, quest’ultimo, che risente anche di un onere aggiuntivo di 49 milioni di dollari per l’investimento in Usiminas, colosso argentino dell’acciaio. L’Ebitda è in contrazione del 3% a 2,720 miliardi contro i 2,795 del 2013. Il cash flow generato da attività continuative, invece, si attesta a 2 miliardi, anch’esso in calo rispetto ai 2,4 miliardi dell’anno precedente. Il cash flow operativo del gruppo, comunque, secondo l’amministratore delegato di Tenaris, Paolo Rocca, «sarà sufficiente a mantenere il livello di pay out (distribuzione degli utili, ndr) nel 2015», nonostante uno scenario sfavorevole dovuto al crollo del prezzo del greggio e alle pesanti riduzioni degli investimenti nel settore petroli- fero decisi dalle grandi compagnie. In particolare nel confronto tra 2014 e 2013 si evidenzia una contrazione dei ricavi sia per quanto riguarda i mercati del Far East e dell’Oceania (meno 20%), sia per quanto riguarda il Sudamerica (meno 19%). Nel primo caso ad incidere è stato il calo di vendite dei prodotti Octg (tubi utilizzati nelle perforazioni) in Indonesia e Cina e dei tubi destinati alle piattaforme per l’estrazione del petrolio. Nel caso, invece, del mercato sudamericano gioca la contrazione dei mercati di Brasile e Argentina per uno stop virtuale delle spedizioni delle pipeline (condotte). Il Nordamerica, invece, è un mercato in cui si regi- Chiuso l’anno con un fatturato di 10,3 miliardi di dollari (meno 2%) Negli ultimi tre mesi del 2014 i ricavi hanno registrato una crescita dell’11% stra una crescita del 13%, anche grazie ad una maggiore attività di estrazione petrolifera e di progetti nel Golfo del Messico. Nonostante il calo dell’utile netto, Tenaris all’assemblea dei soci in programma il 6 maggio proporrà un dividendo di 0,45 dollari per azione, che include anche il dividendo di 0,15 dollari per azione già pagato a novembre. Sarà il prezzo del petrolio, comunque, a «decidere» l’andamento di Tenaris, gruppo a cui fa capo anche la Dalmine con gli stabilimenti di Dalmine, Sabbio, Costa Volpino, Arcore e Piombino, che complessivamente occupano 2.300 dipendenti. Tenaris prevede infatti un periodo prolungato di bassi prezzi del greggio. In particolare nel 2015 le richieste di tubi Octg registreranno un calo del 30%, con il minimo che si dovrebbe toccare nella seconda parte dell’anno per poi risalire la china. Il gruppo anticipa che quest’anno le vendite in Stati Uniti e Canada dovranno fare i conti con una ridotta attività di perforazione e con l’incertezza relativa all’ancora elevato livello di importazioni soggetto alla recente regolamentazione. Guardando a Oriente il gruppo stima che le vendite risentiranno dello smaltimento di tubi Octg in Arabia Saudita e di una riduzione dell’attività di trivellazione nell’Africa subsahariana, nel Mare del Nord e in Estre- -13,1 Interessi passivi UTILE LORDO UTILE DI GRUPPO -6,7 -13,2 -1,4 -13,4 Il segretario Fim Luca Nieri Dati in migliaia di dollari Usa DIVISIONE RICAVI PER ATTIVITÀ Settore tubi Nord America 4.609 4.077 Sud America 1.823 2.237 924 890 1.817 2.094 Europa Medio Oriente e Africa Estremo Oriente e Oceania TOTALE 408 513 9.582 9.812 756 784 10.338 10.596 2.790 2.612 885 1.049 3.675 3.661 Altri prodotti e servizi TOTALE 13,0 -18,5 3,8 -13,2 -20,5 -2,3 -3,6 -2,4 Dati in milioni di dollari Usa VOLUMI DI VENDITA Tubi senza saldatura Tubi saldati TOTALE TUBI ACCIAIO 6,8 -15,6 0,4 Dati in migliaia di tonnellate Nel 2015 giù del 30% le richieste di tubi Octg, il minimo nel secondo semestre In Stati Uniti e Canada vendite condizionate da trivellazione ridotta mo Oriente. Ma confida nei progetti in Argentina e Brasile. In ogni caso, Rocca, commentando i dati con gli analisti, ha detto: «Abbiamo attraversato molte situazioni di crisi, alcune più forti e più profonde di questa. Siamo usciti da ogni crisi con un’azienda più forte, con una proiezione globale maggiore. Entriamo in questa crisi con lo stesso spirito». Gli analisti di Equita parlano di «risultati solidi», ma temono che «l’outlook molto cauto possa penalizzare il titolo nel breve periodo». Anche se ieri in Piazza Affari Tenaris è stato il peggior titolo in Borsa, registrando un meno 4,16 a 12,91 euro. 1 ©RIPRODUZIONE RISERVATA Dai banchi della minoranza arriva infatti il placet sull’iniziativa che mira «a creare posti di lavoro incentivando settori trainanti» ricorda Giorgio Gori, nella presentazione del progetto ai commissari. Il sindaco parla della delibera in termini di «novità, soprattutto per la combinazione delle cose che contiene». Soddisfatto di come la stampa ha accolto il progetto, Gori cita i titoli su alcune testate nazionali. Ma le minoranze ridimensionano la portata dell’iniziativa. E l’ex sindaco Franco Tentorio ne approfitta per fare qualche sottolineatura: «Non è bello né istituzionale, che le associazioni di categoria sappiano le cose prima dei consiglieri comunali, gradirei che questa cosa venisse limitata. È una delibera che raggruppa tanti elogi per la nostra comunità: capisco che si debbano raccontare le cose nel modo più roseo, visto che è rivolta a chi viene da fuori. Da un lato siamo orgogliosi dall’altro imbarazzati. Invito alla prudenza: è un percorso che potrebbe avere successo oppure no, per adesso c’è stato quello mediatico, ci auguriamo che ne abbia anche uno concreto». «Mediaticamente la questione è stata venduta molto bene, LaFim-CisldiBergamoreplica alle affermazioni del presidente dei meccanici di Confindustria Bergamo Roberto Zappa riportate ieri dal nostro giornale. «La Fim di Bergamo - scrive il segretario provinciale Luca Nierirespinge con forza la fotografia del sindacato fatta da Zappa. Non è né opportuno né intellettualmente onesto fare di tutta l’erba un fascio scaricando le colpe dell’ingessatura delle relazioni industriali su tutto il sindacato».Per Nieri la Fim ha sempre evitato «l’abbraccio alle ideologie politiche, stando sempre sul merito delle questioni per ricercare le migliori soluzioni in grado di coniugare il benessere aziendale, la continuità occupazionale, le tutele dei lavoratori». «Se Zappa auspica un sindacato “alla tedesca” noi siamo pronti, a patto che anche le aziende si aprano a relazioni partecipative, proprio come si fa nella Germania industriale tanto invocata. La Fim èprontadatempoalanciarel’azionariato aziendale che porti i lavoratori a stare nei cda e nei cds». Sulle questioni che ingessano l’industria nazionale «vorremmo ricordare a Zappa che la Fim, unico sindacato, ha manifestato in settembre davanti al Parlamento per spronare il governo» in questo senso. Per Nieri, poi, i dati della risalita della produzione «non hanno ancora dato la scossa necessaria alla ripresa occupazionale». E la Fim lancia infine la sfida sui contratti aziendali «da rinnovare e da implementare». 1 ma parecchie di queste agevolazioni erano già state deliberate dalla precedente amministrazione e non si tratta di un primato in Italia – aggiunge Alberto Ribolla, Lega Nord -. Il Comune di Zogno è dal 2010 che applica agevolazioni sull’Imu per le aziende». Alessandra Gallone (Fi) lamenta il mancato coinvolgimento delle opposizioni, «che possono invece avere un ruolo positivo e di miglioramento ulteriore su delibere di questo tipo». La delibera passa ora in Consiglio comunale lunedì e Marcello Zenoni (5 Stelle) polemizza «sui tempi stretti: sarebbe stato bello instaurare un tavolo di riflessione con le forze di minoranza su tematiche che ci stanno a cuore». 1 Agevolazioni alle imprese delibera ok in Commissione Voto favorevole e unanime quello della Commissione congiunta (1° e 3°) sulla delibera «Città semplice e low tax per attrarre imprese innovative» a Bergamo. La Fim replica a Zappa: «Anche l’industria è poco tedesca» Il recupero di aree dismesse, come la Reggiani, nel piano voluto da Gori Diana Noris 33 BRESCIAOGGI Venerdì 20 Febbraio 2015 Ordine Provinciale Consulenti del Lavoro di Brescia ECONOMIA&FINANZA Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro Telefono 030.2294.251 Fax 030.2294.229 | E-mail: [email protected] Unione di Brescia brevi RIFORMA. Audizioneieri degliesponenti dell’associazione cherappresenta gli istituticoinvolti daldecreto legge Lebanchepopolari:«Macosì cicompranoifondistranieri» TELECOMUNICAZIONI TIMEDIA ABBANDONA LABORSA ESIFONDE CONTELECOM Ti Media, ridotta a una scatola, non aveva più ragione di restare quotata in Borsa e Telecom ha scelto la fusione per incorporazione. Il 2014 si è chiuso per Ti Media con un rosso a 5,3 milioni e un indebitamento netto salito a 269,4 milioni. L’operazione è stata approvata ieri dal cda di Telecom che aveva all’esame anche i risultati preliminari 2014 e il piano industriale 2015-17. E ibanchieripuntano auncompromesso: limite aldirittodivototrail3 e5%per lenuovespa Padoan:«E leBcc? Ci sonotroppe realtàpiccole» ROMA Toni duri, allarmi sull’arrivo di speculatori stranieri interessati a mettere le mani sul risparmio degli italiani e di una stretta sul credito alle pmi ma per le banche popolari si intravede una soluzione di compromesso che introduca una misura anti scalata. Un limite al diritto di voto, fra il 3 e il 5% da inserire negli statuti delle popolari trasformate in spa, misura approvata con riserva dalla Banca d’Italia. Il governo infatti va avanti nell’impianto del decreto: «continuo a pensare di avere ragione», rivendica il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan che ricorda vent’anni di riforma non fatta. Alle Bcc invece concede più tempo per un’autoriforma con un monito: «ci sono troppe banche piccole», riecheggiando lo sprone di Via Nazionale a trovare una nuova forma di aggregazione fra le miriade di istituti. L’Assopopolari non risparmia le critiche e le risposte alle rilevanze dell’autorità di vigilanza nella sua relazione presentata all’audizione alla Camera sul dl banche e investimenti ma alla fine attraverso Dino Piero Giarda, ora presidente consiglio sorveglianza Bpm ma con un passato parlamentare e ministeriale, lancia quello che appare un segnale di concretezza raccolto subito dal relatore Marco Causi (Pd). GIARDA: IMPRESE A RISCHIO. Giarda non rinuncia al suo humor e invita i parlamentari a ponderare bene le scelte, magari dopo un seminario alla Madonna di Loreto che «li ispiri». Ponderino bene quel che fanno perché in gioco non sono le popolari ma il pezzo più dinamico del sistema produttivo italiano fatto da Pmi nelle regioni dell’Emilia, Lombardia e Veneto (dove si trovano le grandi popolari) che esportano e che dalle popolari ricevono il credito. Con il dl le banche straniere si compreranno questi istituti e il rispar- Leprincipali cassedirisparmio diventatespa sonoindifficoltà: riflettetebene CARLOFRATTA PASINI PRESIDENTEDELBANCO POPOLARE mio degli italiani: perché «sono interessate alla raccolta, non agli impieghi». Un monito che trova comprensione fra i parlamentari come spiega il relatore Causi che conferma la presentazione dell’emendamento sul limite del diritto di voto. Un correttivo che Banca d’Italia aveva, nella sua audizione, ammesso purché rimuovibile in caso di necessità di raccogliere capitali in fretta per gestire la transizione bocciando altre misure che snaturino la riforma, prima fra tutte il voto capitario. UN TETTO AZIONARIO. Con un tetto, si ragiona, le banche popolari potrebbero consolidarsi fra loro raggiungendo una massa critica difficile da scalare. Prima di tutto però servono appunto norme che mantengano, almeno nella fase iniziale, la public company evitando il passaggio del controllo per decreto. I vertici di Assopopolari: arriveranno «soggetti dai connotati speculativi» afferma il presidente Ettore Caselli che alla forma cooperativa come handicap per la raccolta di capitali denunciato da Bankitalia contrappone i dati: 9 miliardi di euro in aumenti negli ultimi 3 anni. FRATTA: PREDA DI STRANIERI. E il presidente del Banco Popolare Carlo Fratta Pasini ha ribadito che «le principali casse di TRASPORTOAEREO AIRFRANCE-KLM CHIUDE IL2014CON UN ROSSO DI198MILIONI DIEURO Ilministro dell’economia Pier CarloPadoan risparmio diventate spa sono in difficoltà», e «se guardiamo a Siena, Genova e alle Marche, non ci sono ragioni per attaccare questo modello», Ma non solo. «È vero che il sistema (ndr. delle Popolari) ha delle ferite», ha sottolineato, «ma siamo stati otto anni sul fronte di questo Paese a dare credito alle famiglie e imprese e abbiamo coperto tutte le difficoltà grazie ai nostri soci, abbiamo passato gli esami della Bce e proprio ora nasce l’interesse per le Popolari. Vi invito a pensare quindi alle conseguenze di questo provvedimento: con la fine delle popolari e delle banca localistica, le banche faranno quello che fanno tutte le banche europee e le grandi banche italiane: un lavoro di gestione del risparmio che non assorbe capitale, che non impone requisiti di liquidità e che dà dei margini». La scadenza della presentazione degli emendamenti è il 26 febbraio, per essere votati fra il 2 e il 6 marzo e approdare in aula fra il 9 e il 13. • Ilpareredella Ue BCCESSENZIALI.«Le banchecooperative sono essenzialiperpreservare labiodiversità delsistema finanziarioe lacoesione territoriale».Lo sostiene il Comitatoeconomico e socialeeuropeo(Cese, organoconsultivo dell’Ue) inunparere diiniziativa su «Ilruolo dellebanche cooperative e dellecasse dirisparmio nellacoesione territoriale»,discussoe approvato l’altroieri a Bruxelles. Soddisfatta Federcasse(Federazione Italianadelle Banchedi CreditoCooperativoe CasseRurali)che, si legge inuna nota,«condivide le analisiele conclusionidel parerepresentato dal Ceseinlineaconquanto daannisostenuto nelle sedidi produzione normativa europea». ROMA Il governo incassa la fiducia sul maxiemendamento al disegno di legge di conversione del decreto Salva-Ilva. Il via libera è arrivato con 151 voti favorevoli e 114 contrari, numeri sufficienti per avere la maggioranza, ma lontani da quota 161 che rappresenta la maggioranza assoluta del Senato, inclusi i senatori a vita. Tanto è bastato per aprire l’ultimo schermaglia colpi di tweet fra Renato Brunetta («Il Governo ha ancora la maggioranza? o è solo scarso senso di responsabilità?») e il Pd, rappresentato dal vicepresidente dei senatori e Segretario d’Aula del gruppo, Giorgio Tonini («Brunetta può stare tranquillo: il governo ha la maggioranza e continuerà ad averla»). In Aula il dibattito si è acceso invece sulle «promesse mancate» del Governo a partire da quei 30 milioni per la lotta contro i tumori infantili promessi da Renzi e che alla fine si sono ridotti a 5 di cui solo 500.000 per il 2015. Per la pentastellata Paola Nugnes: «altro che Salva-Ilva questo è un decreto salva-banche, i primi ad essere salvaguardati sono gli istituti bancari con i loro crediti». Le banche, infatti in questi anni hanno sostenuto con diverse linee di credito l’Ilva Spa. Finora l’esposizione delle banche (Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Popolare) dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 miliardi. L’ultimo prestito, di IMPRESEMONDIALI BALLOFFRE6 MILIARDI PERREXAM:NASCE COLOSSODELLELATTINE Maxi fusione nel mercato dei produttori di lattine. Il gruppo Ball (Usa) ha messo sul piatto 5,9 miliardi di euro (4,4 miliardi di sterline), in parte cash e in parte in azioni, per acquistare il rivale britannico Rexam: un’operazione, quella tra i due big fornitori tra gli altri di Coca-Cola e Pepsi, che dà vita al più grande produttore al mondo di lattine per alimenti e bevande. Milano,Venezia eBologna: super-alleanza delleimprese BOLOGNA Distretti manifatturieri che attraversano i confini regionali e che sfidano le aree più competitive d’Europa, un benessere diffuso, un’economia che è cresciuta (seppur di poco) mentre quella del resto d’Italia calava. Si chiama «Lover», ovvero la macro area composta da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, le cui imprese hanno deciso di fare fronte comune per sfidare a viso aperto le altre locomotive d’Europa come il Baden-Wurttemberg, il Nord Reno-Westfalia, la Catalogna e la regione di Lione. A partire da un acronimo suggestivo, Lover appunto, che ha l’ambizione di tenere insieme e rappresentare settori che vanno dalla meccanica (forse il principale comune denominatore di queste tre regioni) al sistema moda (che dall’hub di Milano si irradia nei sistemi produttivi veneto, bolognese e del Varesotto), dall’agroindustria (con le eccellenze emiliane che aspettano con ansia l’Expo di Milano) all’economia sociale, senza dimenticare il turismo dove le punte di diamante sono Venezia e la Riviera adriatica. I tre presidenti di Unioncamere Maurizio Torreggiani (Emilia-Romagna), Domenico Auricchio (Lombardia) e Fernando Zilio (Veneto) hanno firmato un protocollo d’intesa, per un’azione sinergica a favore delle circa due milioni di imprese che rappresentano. Per lavorare insieme sui servizi, l’internazionalizzazione, la promozione dei sistemi e delle filiere e dell’attrattività. • L’Ordine e l’Associazione dei Consulenti del Lavoro di Brescia CRISI. Il governoincassaunafiducia risicatasulmaxi-emendamento Ildecretosalva-Ilvaèlegge mascoppialapolemica Air France-Klm non riesce nel 2014 a riportare i conti in pareggio, anche per colpa del lungo sciopero dei piloti dello scorso autunno, e in un contesto incerto riduce gli investimenti e accelera i tagli ai costi. Il gruppo franco-olandese ha chiuso lo scorso esercizio con una perdita di 198 milioni di euro, nettamente inferiore a quella del 2014, che superava gli 1,8 miliardi di euro. UNIONCAMERE in collaborazione con 260 milioni, è stato deciso nei giorni scorsi. I crediti delle banche godono però della prededucibilità. Per tutte le opposizioni poi questo film sull’Ilva e su Taranto «Continua a non vedere il dramma ambientale e sanitario della comunità tarantina è Stefano di Sel che parla - Non è stato spezzato il gioco della torre fra salute e lavoro. Non si può accettare che i tarantini si ammalino e muoiano per inquinamento». «Non si può accettare - gli fa eco dall’altra parte dell’emiciclo il forzista Zizza - che l’aria di Taranto sia per il 77,5% dei casi considerata »pericolosa« come respirare fumo passivo e per il 22,5% è simile all’aria di un tubo di scarico di una vecchia auto». • Ordine Provinciale Consulenti del Lavoro Associazione Nazionale Consulenti del Lavoro organizzano il convegno di aggiornamento professionale dal titolo, di Brescia Unione di Brescia LE NOVITA’ DI INIZIO ANNO PER I DATORI DI LAVORO TRA LEGGE DI STABILITA’ E JOBS ACT Relazionerà, Dott.ssa Emiliana Dal Bon Consulente del Lavoro - Esperta della Fondazione Studi del Consiglio Nazionale dell’Ordine L’evento si svolgerà il giorno, Venerdì 20 febbraio 2015 ore 14.15 presso il Centro Pastorale Paolo VI - Via G. Calini 30 – Brescia (parcheggio interno) L’incontro è valido ai fini della Formazione Continua Obbligatoria nella misura di 4 crediti; i crediti non sono frazionabili e vengono riconosciuti solo dopo la completa trattazione degli argomenti in programma. E’ gradita la prenotazione dal sito web: www.teleconsul.it/convegni. IL PRESIDENTE ORDINE Alberto Pelizzari Con il contributo di SAEF IL PRESIDENTE ANCL Pietro Campo VENERDÌ 20 FEBBRAIO ECONOMIA 2015 11 FRONTALIERI IN RIVOLTA Salario decurtato del 26%. A Mendrisio si sciopera MENDRISIO - Rispetto a quanto accade in Italia, lo sciopero in Canton Ticino (e in Svizzera in generale) è quasi un tabù. Non accade quasi mai. Invece dalle 5 di ieri mattina hanno incrociato le braccia la maggior parte dei cento dipendenti della Exten SA di Mendrisio, fra cui decine di varesini e comaschi. Sostenuti dal sindacato Unia, hanno bloccato la produzione dello stabilimento a pochi chilometri da Gaggiolo, rifiutandosi di lavorare perché da marzo i vertici dell'azienda, come ricordano i sindacalisti ticinesi «hanno imposto dei tagli salariali del 26% per i frontalieri e del 16% per i residenti». Il che per gli italiani significa oltre un quarto del salario. Il maxi-decurtamento delle buste paghe non è una novità in Ticino. Da un mese, infatti, il franco si è rafforzato del 15% sull'euro, causando problemi per le aziende elvetiche che esportano nella zona della moneta europea. Di conseguenza alcuni imprenditori hanno deciso di tagliare gli stipendi. Dalla sera alla mattina si straccia il contratto vecchio e se ne sottoscrive uno nuovo. Altrimenti «Stai a casa». Mai però si era raggiunto un taglio come quello preannunciato alla Exten. Oltretutto, come spiegano da Unia «ai lavoratori non è stata data alcuna alternativa: se non firmi il nuovo contratto, chiudiamo la fabbrica. Il ricatto è stato imposto senza neppure presentare la benché minima cifra economica, anche solo inventata ad arte. Si tratta di tagli profondi per difendere i profitti della proprietà». Il sospetto dei sindacalisti è che con la scusa dell'aumento del Franco e sulla pelle dei lavoratori, si migliorino i conti dell'azienda (e degli azionisti). In soldoni secondo Unia, oggi un operaio turnista alla Exten SA guadagna un salario base pari a 3.200 franchi lordi (per 13 mensilità), cir- ca 3.100 euro. Da marzo, se questi proviene dall’Italia, il suo salario base lordo passerà a 2.368 franchi mensili, una perdita lorda mensile di 832 franchi, ovvero di 10.816 franchi lordi su base annua: 3,4 mensilità. «I dipendenti - denunciano ancora il sindacato sono stati chiamati uno ad uno, davanti a tre rappresentanti della proprietà, per firmare i nuovi contratti di lavoro. Operai con 20 o più anni di anzianità in fabbrica si sono trovati fra le mani il nuovo contratto di lavoro, senza nessuna possibilità di riflettere. La direzione ha preso tempo, nonostante la gravità della sua decisione e la sua rapida entrata in vigore. Nonostante la firma dei nuovi contratti, una parte importante dei lavoratori non accetta questa nuova situazione e ha deciso di incrociare le braccia. E una questione di dignità». Nicola Antonello Macroarea "Lover" le imprese di 3 regioni fanno fronte comune Iniziativa Unioncamere di Lombardia, Veneto e Emilia Romagna BOLOGNA - Distretti manifatturieri che attraversano i confini regionali e sfidano le aree più competitive d'Europa: un benessere diffuso, un'economia che è cresciuta (seppur di poco) mentre quella del resto d'Italia calava. Si chiama "Lover", ovvero la macro area composta da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, le cui imprese hanno deciso di far fronte comune per sfidare a viso aperto le altre locomotive d'Europa come il Baden-Wurttemberg, il Nord Reno-Westfalia, la Catalogna e la regione di Lione. A partire da un acronimo suggestivo, Lover appunto, che ha l'ambizione di tenere insieme e rappresentare settori che vanno dalla meccanica (forse il principale comune denominatore di queste tre regioni) al sistema moda (che dall'hub di Milano si irradia nei sistemi produttivi veneto, bolognese e del Varesotto), dall’agroindustria (con le eccellenze emiliane che aspettano con ansia l'Expo di Milano) all'economia sociale, senza dimenticare il turismo dove le punte di diamante sono Venezia e la Riviera adriatica. I tre presidenti di Unioncamere Maurizio Torreggiani (Emilia-Romagna), Domenico Auricchio (Lombardia) e Fernando Zilio (Veneto) hanno firmato un protocollo d'intesa per un'azione sinergica a favore delle circa due milioni di im- prese che rappresentano. Per lavorare insieme sui servizi, l'internazionalizzazione, la promozione dei sistemi e delle filiere e dell’attrattività. «Presentare insieme un'area più am- Dalla meccanica alla moda, il Varesotto ha un ruolo di rilievo. Vantaggi nell’attrarre capitali stranieri pia - hanno spiegato i tre presidenti - può offrire vantaggi innanzitutto per le aziende, ma anche per l'arrivo di capitali stranieri. Una collaborazione che parte dal presupposto che le tre regioni, per filiere, infrastrutture e rapporti di collaborazio- ne fra le singole aziende è già una realtà. Ed è una dimensione più adeguata nella competizione globale». Oltre a dichiarare un intento collaborativo, Unioncamere ha analizzato anche punti di forza e criticità, soprattutto in relazione alle altre aree più forti d'Europa. E se da un punto di vista dell'innovazione, della competitività, dell'apertura verso mercati esteri e (un po’ a sorpresa) anche del costo del lavoro e della tenuta delle imprese, il paragone è lusinghiero, le criticità stanno nella tassazione elevata e nella burocrazia che rischiano di frenare la Lovereconomy. E' per questo che, dai tre presidenti di Unioncamere, arriva un messaggio cifrato anche ai tre presidenti di Regione affinchè le divisioni politiche non ostacolino un percorso di dialogo che coinvolga anche le istituzioni. «In realtà - ha detto Torreggiani - le tre Regioni collaborano già molto più di quanto appare: ci sono numerosi accordi operativi e sono fiducioso che questo rapporto si rafforzi». Il segnale, comunque, è chiaro. «Noi - ha detto Zilio - stiamo dando un segnale molto forte. Le buone pratiche partono dal passo: mentre in parlamento si prendono a pugni, le imprese di queste tre regioni decidono di rafforzare la loro collaborazione per il bene di tutti». A sinistra Domenico Auricchio presidente di Unioncamere Lombardia PRIMATO IN EUROPA In 3 fanno il 40,2% del Pil nazionale BOLOGNA - Lover, la macro area Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, le cui Camere di Commercio hanno deciso di fare fronte comune nella competizione europea, sarebbe la prima regione d'Europa, con un Pil superiore a quello di Turchia, Paesi Bassi e Svizzera. Le tre regioni, insieme, producono il 40,2% del Pil nazionale, il 54,4% del valore industriale manifatturiero ed esportano il 55,2% dei prodotti che escono dall'Italia. Numeri importanti se rapportati al fatto che in quest'area ci sono il 31,9% dei residenti e il 37,4% degli occupati d'Italia. Ma il dato forse più interessante è quello della crescita negli ultimi anni. Fatto 100 il Pil nazionale e quello dell'area Lover del 2010, il primo, nel 2014, è diminuito al 96,8%, l'altro Aziende locali a un passo dai mercati esteri Accordo UniCredit e Provex Consorzio. L’obiettivo è l’internazionalizzazione BUSTO ARSIZIO - (r.e.) - UniCredit e Provex Consorzio per l'Internazionalizzazione, punto di riferimento per le imprese varesine, hanno siglato un accordo a favore delle aziende che intendono affrontare i mercati esteri. Quest'intesa porterà alla realizzazione di un progetto che si concretizza in diverse macro aree tra cui la consulenza finanziaria e strategica, attraverso incontri one to one con le imprese, con il supporto dei responsabili di UniCredit (sia specialisti in ambito export e dell' internazionalizzazione, sia in ambito specializzazione settoriale per il made in Italy). «Con questa iniziativa - afferma Riccardo Comerio, Presidente di Provex - il Consorzio vuole mettere a disposizione delle imprese varesine che guardano con interesse ai mercati internazionali non solo la propria professionalità ma una gamma ampia di servizi ed agevolazioni che un grande player mondiale come UniCredit può garantire». Sono previsti momenti di formazione (ad esempio Go International, Forum Paese, Schede Settori) rivolti ad imprenditori e manager delle imprese. Verranno studiati prodotti e servizi innovativi per l'export, l'internazionalizzazione e la crescita, in particolare il prodotto di finanziamento realizzato per il credito all’esportazione (factoring di filiera). «L'accordo con Provex Consorzio - spiega Monica Cellerino, Regional Manager Lombardia UniCredit - prosegue nel percorso che da diversi anni stiamo seguendo per favorire la crescita delle imprese lombarde in altri Paesi. Nell'ultimo biennio abbiamo sperimentato diverse modalità ed approcci per for- nire percorsi informativi e formativi adeguati ai cambiamenti di scenario. Oggi non si tratta di individuare solo mercati di sbocco, ma anche di approfondirne le caratteristiche in contesti fortemente volatili. Ciò consente infatti alle imprese di strutturare progetti di investimento coerenti e realizzabili ed alla banca di sostenerle con consulenza e prodotti finanziari adeguati. Negli ultimi 3 anni, nella sola regione Lombardia, sono state circa 4.500 le imprese lombarde accompagnate all'estero». «La nostra banca - precisa Antonella Ghiorso, Area Manager Varese di Unicredit - ha una rete in 17 Paesi del mondo . Negli ultimi 3 anni, nella provincia di Varese, sono state circa 250 le imprese varesine accompagnate all'estero». è salito al 103,5%. Unioncamere ha analizzato anche il cosiddetto "capitale territoriale", ovvero la combinazione di coesione sociale, capacità tecniche e ambiente che favoriscono la crescita e l'attrattività di un determinato territorio: anche in questo caso l'area Lover è ai vertici europei. Un altro dato che spicca è quello della vocazione internazionale delle imprese che insistono nella macro area tra Bormio e Cattolica: due terzi delle cosiddette "multinazionali tascabili" hanno infatti sede in queste tre regioni: il 62% delle imprese italiane che hanno partecipate all'estero hanno sede qui e alta è anche l'incidenza delle imprese il cui azionista di riferimento è straniero. 16 Venerdì 20 Febbraio 2015 Corriere del Veneto TV Economia Private equity per le Pmi In arrivo 48 milioni di euro Fondo con Solidarietà Veneto e le finanziarie Veneto Sviluppo e Friulia La società Fvs Sgr (Friulia Veneto Sviluppo Sgr) è un progetto delle due finanziarie regionali per gestire un fondo di investimento chiamato «Fondo Sviluppo Pmi» per capitalizzare le aziende non quotate con parametri finanziari interessanti su debito, redditività e sviluppo sui mercati esteri. Friulia ha una quota da 21 milioni, Veneto Sviluppo da 20, il fondo pensione Solidarietà Veneto 7. Quarantotto milioni di euro da investire nel capitale delle Pmi del Nordest. Da ieri è operativa Fvs Sgr, gestore del fondo d’investimento «Fondo Sviluppo Pmi», partecipato - rispettivamente - per 21 e 20 milioni dalle finanziarie regionali Friulia e Veneto Sviluppo e per 7 dal fondo pensione integrativo territoriale «Solidarietà Veneto». L’obiettivo è entrare nel capitale delle aziende venete e friulane con un fatturato compreso tra i 10 e i 180 milioni di euro, un bacino potenziale di 3.800 imprese (556 in Friuli e 3.230 in Veneto) e renderle più solide e competitive. La strategia d’investimento prevede una selezione basata sull’attuale posizionamento di mercato, le prospettive di crescita, soprattutto verso l’estero, miglioramento della governance e capacità di far rete. L’investimento medio si aggirerà tra i 3 e 5 milioni di euro, con esclusione dei settori immobiliari, assicurativo, bancario, armi, gioco d’azzardo e pornografia. La permanenza nel capitale avrà un limite di cinque anni, l’uscita dovrebbe concludersi con l’ingresso in Borsa. Il fondo, infine, avrà una rappresentanza negli organi di VENEZIA Il patto Da sinistra: Stefano Milanese dg di Fvs Sgr; Giorgio Grosso, presidente di Veneto Sviluppo e della Sgr; Pietro Del Fabbro, presidente di Friulia e Andrea Tomat, presidente di Solidarietà Veneto gestione societaria (consiglio di amministrazione e collegio sindacale). Con uno sguardo più selettivo, basato su indicatori finanziari, il target si restringe: le società di capitali venete il cui Ebidta (utili ante tasse e ammortamenti) sulle vendite supera il 10% sono solo 927; 167 quelle friulane. Meno ancora quelle col rapporto ottimale tra debito e Ebidta: 738 le imprese venete il cui debito è solo tre volte la loro capacità di generare cassa, 132 in Friuli. «Sono le aziende migliori del territorio - dice il presidente di Fvs Sgr e di Veneto Svilup- po Giorgio Grosso - già nel mirino d’investitori stranieri. Magari hanno bisogno di capitalizzazione, di strutturarsi nel passaggio generazionale. Soprattutto dobbiamo evitare di dilapidare il patrimonio aziendale del Nordest, questo il nostro motivo di intervento, per il quale mettiamo a disposizione le migliori professionalità sul campo». Aggiunge Andrea Tomat, presidente del Fondo pensione Solidarietà Veneto: «In una congiuntura difficile diamo un segnale positivo alle Pmi leader nei loro settori». L’operazione di Solidarietà Veneto, annunciata a fine gennaio, è operativa. «Puntiamo a ridurre le quote d’investimento dei nostri comparti Reddito e Dinamico (che danno rendimenti medi netti del 7,05 e del 6,92%, Ndr) di almeno il 3-5% e sostituirle col private equity» aggiunge Tomat. L’obiettivo finale per Solidarietà Veneto è un investimento totale di 25 milioni di euro. E in «Fondo Sviluppo Pmi» ad aprile entreranno le territoriali di Confindustria e le Bcc friulane con piccole quote. Enrico Bellinelli Confindustria Unioncamere Presidenza di Padova Un plebiscito per Finco Leader in Europa Veneto alleato con Lombardia ed Emilia Romagna Quota 96,1% La percentuale di consensi per Massimo Finco all’assemblea generale di Confindustria Padova VENEZIA Insieme, Massimo Finco che succede alla presidenza di Confindustria Padova dopo Massimo Pavin col 96,1% dei voti favorevoli (675 quelli espressi nell’assemblea generale). L’assise, su proposta del presidente, ha eletto suoi vice Mario Ravagnan, 51 anni, e Luca Iazzolino, 43 anni. Completa la vicepresidenza, come componente di diritto, il presidente dei Giovani Imprenditori Rodolfo Cetera. Infine l’assemblea ha eletto (novità statutaria) i nove componenti del Consiglio generale: Sara Bellini (Mik Italia Srl), Isabella Chiodi (Ibm Italia Spa), Graziano Debellini (Hotelturist Spa), Francesca Facco (Elle Emme Srl), Luca Giuman (Infonet Solutions Srl), Stefano Griggio (Sapiselco Srl), Annalisa Marchetti (MCM Marchetti Srl), Roberto Reffo (La Meccanica Srl), Sandro Vecchiato (Interbrau Spa). rappresentano il 40% del Pil nazionale, il 54% del manifatturiero e il 55% dell’export. E un’area che cresceva, seppur di poco, mentre il resto d’Italia si arrestava o calava. Ora le Unioncamere di Emiliaromagna, Veneto e Lombardia fanno fronte comune: sfideranno le locomotive d’Europa cioè il BadenWurttemberg, il Nord RenoWestfalia, Lione e la Catalogna. Il protocollo d’intesa è stato firmato a Bologna dai tre presidenti: rispettivamente Maurizio Torreggiani, Fernando Zilio e Domenico Auricchio. Un’azione sinergica a favore di due milioni di imprese, su internazionalizzazione, innovazione, servizi, promozione di filiere, attrattività. L’area considerata, acronimo delle tre regioni, è detta «Lover». «Presentare insieme un’area più ampia hanno spiegato i presidenti può offrire vantaggi per le aziende, ma anche per l’arrivo di capitali stranieri. La collaborazione tra imprese è già una realtà ed è una dimensione più adeguata nella competizione globale». Marco de’ Francesco © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA PADOVA Elezione «bulgara» per © RIPRODUZIONE RISERVATA Polo del turismo slow alla Fornace Bertoli Casale sul Sile, progetto di recupero da 10 milioni dell’imprenditore Malenotti «Nel 2000 volevo restaurare l’immobile della ex azienda agricola Callegari, a Bonisiolo, dove ha sede la mia attività e mi occorrevano i mattoni di dimensione particolare con cui era stata realizzata. Li facevano solo alla Fornace Bertoli, a Lughignano. Un luogo meraviglioso, tanto che chiesi all’anziano proprietario, quando avesse voluto venderla, di contattarmi. Così 12 anni dopo l’ho comprata». È il racconto di Franco Malenotti, imprenditore toscano trapiantato in Veneto, ex patron di Belstaff (Clothing ComTREVISO pany) e ora impegnato nel rilancio delle motociclette Matchless con linea di abbigliamento collegata. L’idea che Malenotti aveva in testa sulla fornace sorta un secolo fa in riva al Sile è diventata un progetto che potrebbe trasformare uno dei luoghi più suggestivi della campagna fra Treviso e Venezia in un polo del turismo «slow», del cibo etnico e dei vini, attraversato da una pista ciclabile che raggiunge il mare e a un’ora di navigazione via fiume dalla laguna. «È un disegno ancora preliminare – spiega Malenotti – ma le idee sono chiare. Un’esperienza del genere l’ho già avviata e funziona molto bene a Bolgheri, a Livorno, col recupero del Casone di Ugolino nella tenuta dei dalla Gherardesca. Il turismo del vino è una tendenza in forte crescita a livello mondiale. Mando un appello ai soggetti che mi possano aiutare come le istituzioni, Regione e Comune di Casale sul Sile, Fondazioni bancarie, banche e consorzi di promozione dei vini della nostra zona». Ora che i 7 ettari tra fiume e «Jesolana», con 6.600 metri quadri coperti, sono di un pro- prietario non speculativo e che ha già pagato il costo del progetto, operativamente bisogna costituire una società di gestione e affrontare un mutuo. Per avviare la struttura servirà una decina di milioni di euro e Malenotti immagina un finanziamento trentennale che si paghi con l’affitto dei molti spazi espositivi a disposizione dei produttori di vini, ortaggi, verdure, frutta, formaggi, carni, tutto «a km zero». Poi sono previste piccole strutture ricettive, alberghi e appartamenti, show room, una piazza coperta e tre ristoranti, di cui uno etni- Sito storico La Fornace Bertoli a Casale sul Sile nel Trevigiano (foto Balanza) co a rotazione annuale. In più servizi come un’officina per riparare le bici dei turisti e per il noleggio, oltre all’imbarcadero per la navetta da e per le isole veneziane, un asset esistente da anni con un’impresa locale, da potenziare. Poi ci sarà un «Museo della fornace», omag- gio a Casale per i molti abitanti che, per tutto ‘900, fra quelle mura hanno lavorato. I tempi di realizzazione? «Potessi comincerei domani – conclude Malenotti - Penso che in due anni potremmo farcela». Gianni Favero © RIPRODUZIONE RISERVATA PRIMO PIANO Corriere di Bologna Venerdì 20 Febbraio 2015 3 BO Taddei: «Questa è la terra del Jobs Act, qui si investe perché c’è il capitale umano» Oggi il governo vara i decreti attuativi, il responsabile economico del Pd: «Galletti? Uomo di valore» Il consiglio dei ministri domani (oggi per chi legge, ndr) approva i primi due decreti attuativi del Jobs Act, la nuova legislazione del lavoro a cui lei si è dedicato. Pensa che sia una giornata storica o è solo il primo passaggio di una lungo processo? Che cosa cambia nel concreto? «Non è una giornata storica — spiega il responsabile economia del Pd nazionale, Filippo Taddei — ma è una giornata molto importante. Domani vengono approvati il nuovo contratto a tutele crescenti e l’estensione e l’allungamento dell’Aspi (la nuova Naspi), l’indennità di disoccupazione. Ci sarà bisogno invece di un passaggio in commissione per il riordino dei contratti esistenti (co.co.co e co.co.pro, ndr)». Partiamo da qui. Saranno previste delle deroghe e i contratti di collaborazione rimarranno per alcune tipologie di lavoro oppure scompariranno del tutto? «Questo è proprio quello che dovrà decidere la commissione che ha un mese di lavoro davanti. Quella di concedere alcune deroghe è un’ipotesi che stiamo valutando ma dev’essere chiaro il principio: vogliamo distinguere i dipendenti veri dagli autonomi veri». Che cosa vi aspettate all’inizio? Il vertice «Ci aspettiamo di aumentare la stabilità del lavoro, subito: i contratti non andranno contati ma pesati». Nei mesi scorsi nel dibattito pubblico si è fatta molta confusione. Può spiegare a un giovane che dal primo marzo sarà assunto con un contratto a tutele crescenti come funziona? «Questo nuovo contratto unisce una garanzia e una scommessa. La garanzia è che appena ti fanno il contratto hai tutte le garanzie che hanno gli altri e che prima non avevi dalla malattia, alla maternità, all’attività sindacale. La scommessa è che visto che questi contratti alle aziende costano molto meno, all’inizio siano incentivate a farli e a stabilizzare nel tempo i neoassunti». A Bologna e in Emilia-Romagna si vedono i primi timidi segnali di ripresa. Qual è la vostra sensazione? «La crescita economica riparte sempre da segnali lievi, molti dei germogli della crescita nel Paese si trovano proprio in Emilia-Romagna». Quale ruolo può giocare questa terra nel tentativo di riagganciare la crescita e come test di applicazione del Jobs Act? «Può giocare un ruolo rilevantissimo per il semplice fatto che qui la filosofia del Jobs Act è stata anticipata da un sistema produttivo che è più avanzato che altrove. Gli investimenti arrivano in EmiliaRomagna non perché qui si mangia bene ma perché qui ci sono le condizioni di capitale umano come dimostrano gli esempi della Philip Morris e della Ducati. Ma ci sono altri grandi gruppi che sono pronti a investire in Emilia-Romagna, penso ad esempio all’Audi o alla Toyota e anche ad altri». Portare avanti il Jobs Act ha prodotto una frattura con la sinistra del Pd e soprattutto con la Cgil. Ritiene che ci possa essere una ricucitura? «Sta cambiando il paradig- Economista Filippo Taddei, collaboratore di Renzi Il patto Lombardia-Veneto-Emilia per l’internazionalizzazione «Lover», il matrimonio tra le regioni-traino Insieme producono il 40% del Pil nazionale, il 54% del manifatturiero ed il 55% delle esportazioni. E negli ultimi cinque sono cresciute, sia pur leggermente, contro la recessione dell’Italia. Unioncamere di EmiliaRomagna, Veneto e Lombardia si sono messe insieme con un obiettivo: portare l’area «Lover» (l’acronimo delle tre regioni) a sfidare le aree più competitive d’Europa. I tre presidenti di Unioncamere Maurizio Torreggiani (Emilia-Romagna), Domenico Auricchio (Lombardia) e Fernando Zilio (Veneto) hanno firmato un protocollo d’intesa, per un’azione sinergica a favore delle circa due milioni di imprese che rappresentano. Per lavorare insieme sui servizi, l’internazionalizzazione, la promozione dei sistemi e delle filiere e dell’attrattività. Presentare insieme un’area più ampia — hanno spiegato i tre presidenti — può offrire vantaggi innanzitutto per le aziende, ma anche per l’arrivo di capitali stranieri. ma, perché si passa dalla tutela del lavoro alla tutela del lavoratore e il cambiamento è rilevante. Ma io credo che se i germogli della crescita continueranno a spuntare allora sarà più facile ricucire. I risultati positivi ci diranno che avevamo ragione e serviranno a comprendere meglio i nostri provvedimenti». Come vede la situazione nel Pd a Bologna dopo l’elezione del nuovo segretario? «Continuo a pensare che sia stato un errore non eleggere il segretario con il congresso ma a questo punto chi è stato eletto è pienamente legittimato. Il Pd di Bologna può dare un contributo a livello nazionale, deve dare una mano a spiegare all’Italia come sta cambiando la struttura profonda della società e come in questo modo possiamo incidere sull’Europa». Ha letto dell’ipotesi di una candidatura di Gian Luca Galletti a Bologna, che ne pensa? Potrebbe correre con il Partito democratico? «Galletti è un ministro della Repubblica e una persona di valore ma mi sembrerebbe abbastanza sorprendente vederlo candidato con il Partito democratico». Olivio Romanini @olivioromanini Alla Caccia Stasera al alle 20 al Circolo della Caccia terrà una conferenza ill professor Alberto Bagnai, autore nel 2012 del libro «Il tramonto dell'euro» e collaboratore del «Fatto Quotidiano». Bagnai ha aperto il blog di dibattito economico Goofynomics, salito nel suo settore al secondo posto per numero di lettori dietro soltanto al «Sole 24 Ore». © RIPRODUZIONE RISERVATA E Bonaccini apre le danze del Patto per il lavoro Convocato il mondo economico. In regione nel 2014 quasi 65 mila cococo e cocopro «Vogliamo creare a breve nuova occupazione, nuovi posti di lavoro: questa è la nostra ossessione». Con queste parole verso la fine dell’anno, appena insediato, il presidente della Regione Stefano Bonaccini aveva annunciato il nuovo «Patto per il lavoro» in Emilia Romagna. Oggi, proprio nel giorno in cui in cui il Consiglio dei ministri del governo Renzi è chiamato ad approvare due decreti attuativi del Jobs Act, Bonacci- 4-5.000 È la media mensile dei contratti di lavoro parasubordinato stipulati in Emilia-Romagna nel corso dell’anno scorso ni darà il via al primo incontro verso questo atteso nuovo accordo, il primo vero atto del nuovo corso di viale Aldo Moro. Il presidente dell’Emilia Romagna ha convocato per oggi pomeriggio nella sede della Regione sindacati, associazioni d’impresa, banche, università, rappresentanti istituzionali e associazioni, per un lungo faccia a faccia assieme all’assessore al Lavoro Patrizio Bianchi e quello alle Attività Produttive Palma Costi. In vista di questo accordo, e soprattutto in attesa della rivoluzione in arrivo dalla piena attuazione del Jobs Act, che promette di mettere la parola fine ai contratti parasubordinati, è utile sapere quanti sono in Emilia Romagna i co.co.co. e co.co.pro. I dati della Regione dicono che tra l’ottobre del 2013 e il settembre del 2014 sono stati siglati 64.990 contratti di lavoro parasubordinato e 47.907 di lavoro intermittente (o a chia- mata). Gli studi sull’occupazione precaria riguardo al terzo trimestre del 2014 segnano però un calo di questi rapporti di lavoro: -3,7% per le collaborazioni a progetto e -6,4% per i contratti a chiamata. La media di co.co.co. e co.co.pro. durante questo ultimo anno si è assestata attorno ai 4-5mila contratti al mese, a parte i picchi di gennaio (8.054) e settembre (7.359). Il 53% di questi contratti sono stati fatti a uomini, il 47% a donne. Osservando invece i contributi versati all’Inps, risulta che nel 2013 sono stati 116 mila i precari in Emilia Romagna. Gli uffici di viale Aldo Moro non sono in grado di definire il tempo medio dei loro contratti, della durata di qualche giorno o di un anno. Tanto che, spiega sempre la Regione, ogni giorno vengono sottoscritti ben 60 mila contratti di collaborazione. B. P. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 l Economia e lavoro VENERDÌ 20 FEBBRAIO 2015 Importante sinergia di un’area che da sola esporta il 55% dei beni e ha il 40% del pil nazionale Unioncamere, nasce Lover L’acronimo indica l’accordo tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna N asce Lover, acronimo dalle iniziali di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, le cui unioni camerali hanno stretto un accordo che si propone di diventare in futuro una vera e propria fusione. Un patto operativo per realizzare una macro-area funzionale, un ambiente favorevole alle imprese per aiutarle a cogliere le opportunità del mondo che continua a crescere. A raccogliere e condividere una sfida comune proponendo una nuova strategia di sostegno alla competitività del sistema produttivo italiano sono le Unioni regionali delle Camere di commercio di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna che hanno siglato ieri a Bologna un protocollo di intesa con l’obiettivo di aiutare l’economia dei territori a cogliere le opportunità offerte da una dimensione territoriale più ampia e da una integrazione di forze e strategie. A firmare il documento i tre presidenti Unioncamere: Giandomenico Auricchio ( Lombardia), Fernando Zillio (Veneto) e Maurizio Torreggiani (Emilia Romagna). Si avvia un percorso di collaborazione per accrescere le relazioni di cooperazione e la concertazione di attività e politiche per una maggiore integrazione in Questa mattina grado di valorizzare le eccellenze attraverso un’azione condivisa. E’ un primo passo verso una prospettiva di medio lungo periodo indirizzata a una organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di una macroarea. Le aree vaste rappresentano un nuovo ambito in cui organizzare la rete di relazioni delle imprese e tra le imprese, pur mantenendo attenzione, nelle linee di intervento, alle differenti peculiarità e diversi valori di identità dei territori. La grande area costituita da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna concentra più del 40 per cento del PIL nazionale, esprime il 54 per cento di quanto prodotto dall’industria manifatturiera, e il 55 per cento del valore delle esportazioni di beni verso l’estero. Il Prodotto interno lordo complessivo vale 625 miliardi e pone l’area davanti a Paesi quali Turchia, Paesi Bassi e Svizzera, con una ricchezza creata pari al 5 per cento di quanto realizzato dall’intera Unione Europea. Si comprende quindi la rilevanza della macro-area composta da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Sono numeri che la collocherebbero ai vertici europei, tuttavia le motivazioni che portano le tre Unioni regionali delle Camere di Zillio, Torreggiani e Auricchio stringono il patto Lover commercio a muoversi in una logica di area vasta vanno oltre i primati statistici. È il nuovo contesto competitivo a spingere verso il cambiamento le Unioni regionali e le Camere di commercio delle tre regioni. Il territorio è sempre meno quello definito dai confini amministrativi, ma dove insistono le relazioni delle imprese, aree vaste a geometria variabile i cui confini sono in perenne riconfigurazione. I settori tradizionali si sono ricomposti in filiere che tengono insieme componente manifatturiera e terziaria, rendendo sempre più complesso scindere le attività che compongono la catena del valore. La dimen- sione d’impresa, tradizionalmente identificata dal numero degli addetti, è stata sostituita dalla dimensione strategica, dall’intensità delle relazioni che l’impresa ha in essere con altri attori economici, privati o pubblici. Su queste basi nasce il protocollo di intesa finalizzato all’integrazione operativa di attività e progetti di ogni singolo sistema camerale regionale, valorizzando eccellenze, esperienze e competenze che hanno garantito sino a oggi servizi riconosciuti di alta qualità dalle imprese. Tra gli specifici ambiti di intervento, come prioritari, sono individuati: studi e monitoraggio economia, servizi e progetti di internazionalizzazione (e l’occasione di Expo 2015 sarà un immediato banco di prova), progetti e opportunità europee. Un secondo punto è la collaborazione sempre più strutturata e consolidata tra le realtà camerali delle tre regioni, anche nel contesto della riallocazione delle funzioni già delle Province, con l’obiettivo di una progressiva omogeneizzazione delle politiche a sostegno della competitività delle imprese in ambito di area vasta interregionale. A questo scopo, le Giunte delle tre Unioni regionali si incontreranno almeno due volte all’anno per definire le linee di indirizzo politicostrategiche. Sarà definito un programma di attività comune che sarà verificato con un monitoraggio specifico per valutare criticità e risultati. Un portavoce, nominato tra i tre presidenti, secondo un principio di rotazione semestrale, rappresenterà opinioni, proposte e volontà della nuova “squadra di macroarea”, aperta in futuro agli apporti e alle collaborazioni di altri Sistemi Camerali regionali che ne condivideranno gli obiettivi. Inizierà Maurizio Torreggiani (Emilia Romagna), quindi Fernando Zilio (Veneto) e infine Giandomenico Auricchio (Lombardia). Agenzia Unica per le ispezioni del Lavoro, rischio per la Direzione di Piacenza Stato di agitazione Fiom Cgil, si elegge il segretario Per i dipendenti Inps, Inail e Ministero del Lavoro E' stato convocato per oggi il Direttivo Provinciale della Fiom Cgil di Piacenza, al quale parteciperanno il segretario generale Cgil Piacenza Gianluca Zilocchi e il segretario generale Fiom Cgil EmiliaRomagna Bruno Papignani. Tra i punti all'ordine del giorno vi è l'elezione del nuovo Segretario Generale della Fiom Cgil Piacenza: attualmente segretario generale metalmeccanici è Ivo Bussacchini. La riunione, a porte chiuse, si svolgerà presso il salone Nelson Mandela (via XXIV Maggio, 18). “Tre enti diversi (Inps, Inail e Ministero del Lavoro) i cui operatori – ispettori e personale amministrativo - verrebbero accorpati sotto una struttura nella quale regnerebbe il caos organizzativo”. Sono in stato di agitazione i sindacati confederali della Funzione Pubblica. In una nota Fp Cgil, Cisl Fp e UilPa hanno proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori di Inps, Inail e Ministero del Lavoro, coinvolti nel processo di riordino delle attività di vigilanza. Previsti per oggi, venerdì 20 febbraio in tutta Italia, assemblee, volantinaggi e presidi contro l'approvazione del decreto che istituisce l'Agenzia unica delle attività ispettive. Una folta rappresentanza di lavoratrici e lavo- ratori di Inps, Inail e Ministero del Lavoro parteciperà domani a un sit-in di fronte ala sede della Prefettura di Bologna. «Il Consiglio dei Ministri – spiega Melissa Toscani, segretaria della Fp Cgil di Piacenza - ha inserito nell'ordine del giorno della seduta di venerdì 20l'approvazione del decreto che istituisce l'Agenzia Unica Ispettiva a norma delle previsioni contenute nel jobs act,unificando i servizi ispettivi di Inps, Inail e Ministero del Lavoro. Si tratta di un provvedimento raffazzonato in fretta e furia, senza il minimo confronto con le parti sindacali che da tempo chiedono una riforma delle attività ispettive che consenta di semplificare i controlli sulle aziende, rendendoli al contempo più snelli e più efficaci, evitando inutili duplicazioni, dando certezzesui controlli che servono a garantire sicurezza sul lavoro, salute e tutela ambientalee valorizzando le professionalità degli operatori». Questo era l'obiettivo, ma «il provvedimento non solo non garantisce tutto questo, ma smantella il Ministero del Lavoro, chiudendo le Direzioni Territoriali e Interregionali del Lavoro, peraltro a soli 30 giorni di distanza dall'entrata in vigore del decreto di riordino del Ministero del Lavoro stesso», spiega Toscani. Come sarà la struttura capillare della nuova Agenzia che prevede 18 sedi territoriali su tutto il territorio nazionale – non è per nulla chiaro. Dopo la firma Le prime dichiarazioni dei presidenti Queste le prime dichiarazioni a caldo dei tre presidenti “neo-alleati”. Torreggiani: «L’accordo parte dalla dimensione economica dei territori con l’obiettivo di essere utile al sistema delle imprese. Di fronte al cambiamento dei sistemi economici, questo accordo persegue l’obiettivo concreto di una riorganizzazione sulla base di un unico criterio: l’efficacia per le imprese in territori che si caratterizzano per forte omogeneità, filiere produttive e legami infrastrutturali. Con una metafora possiamo dire che vengono abbattuti muri e messe siepi». Auricchio: «Colpiscono i numeri di grande rilievo che questi territori mettono assieme. Il valore dell’export, ma soprattutto della manifattura, significativo di come da queste regioni si possa partire per agganciare la ripresa. Sono 28 Camere che si collocano nella fascia alta dell’efficienza del sistema». Zillio: «Credo che l’accordo sia anche figlio di quell’attacco al sistema camerale che se da un lato ha causato sicuramente danni perché ha tolto risorse da destinare al sostegno delle imprese, dall’altro ha convinto le realtà più lungimiranti ad abbandonare le logiche di campanile per abbracciare quelle di sistema». Messe a disposizione dall’Inps 14 borse di studio da 7500 euro per l’Executive Master 14 borse di studio del valore di 7.500 euro ciascuna sono messe a disposizione dall’Inps a totale copertura della partecipazione all'Executive Master in Management e Innovazione delle Pubbliche Amministrazioni - Mipa dell’Università Cattolica. Il Mipa è rivolto a giovani laureati che vogliano investire il loro futuro professionale nel settore pubblico, oltre che a funzionari e dirigenti pubblici che intendono ampliare o consolidare il proprio portafoglio di competenze. Il Master universitario di secondo livello è attivato da Altis, l’Alta Scuola Impresa e Società dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, in partnership con Fondazione per la Sussidiarietà e Andigel. Per concorrere è necessario essere figlio o orfano di dipendente iscritto alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali (c.d. “Fondo Credito”) o di pensionato utente della Gestione Dipendenti Pubblici. La scadenza per l'iscrizione è il 27 febbraio. Lelezioni iniziano giovedì 16 aprile. 12 Venerdì 20 Febbraio 2015 PRIMO PIANO Le Cdc di Lombardia, Veneto e Emilia escono dal loro recinto e uniscono le forze Le regioni nane sono impotenti È la globalizzazione che impone accorpamenti decisi DI CARLO VALENTINI N on solo la politica. Le macroregioni incominciano a interessare anche l’economia. A piccoli passi prendono forma e potrebbero concretizzarsi prima che le lungaggini parlamentari trovino una conclusione. Confindustria sta marciando a grandi passi verso l’unificazione delle proprie associazioni territoriali, per esempio sta accorpando tutte le sedi provinciali per dar vita a due sole strutture, una in Emilia e una in Romagna, primo passo verso un’ulteriore integrazione sul piano regionale e poi con le regioni vicine che sono già impegnate nello stesso mutamento organizzativo. Ma mentre l’associazione degli imprenditori ha imboccato la strategia di concentrarsi sulle macroregioni, la politica sta ferma al palo, con buona pace dei proclami innovativi di Matteo Renzi. In questo tentennare della politica va sottolineato quanto è successo ieri a Bologna, dove si sono incontrati i presidenti delle Unioncamere di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna per decidere una stretta collaborazione e gettare le basi di una macroregione economica con provvedimenti che d’ora in poi saranno coordinati poiché vi è omogeneità dei sistemi economici delle tre regioni e quindi è necessario attuare investimenti e iniziative che abbraccino territori più vasti di quelli degli attuali confini regionali. Un mutamento radicale da parte delle Camere di commercio, finora chiuse nei propri orticelli. Ora invece si mettono alla testa di un movimento che reclama dimensioni territoriali in grado di competere con le macroregioni (incominciando dai lander tedeschi) dei grandi Paesi europei. Il protocollo d’intesa firmato dai tre presidenti di Unioncamere prevede «un patto operativo – è scritto nel documento conclusivo- per realizza- Bisogna abbandonare le logiche di campanile per adottare quelle di sistema. Nelle tre regioni si produce il 40% del pil nazionale ed esse contribuiscono al 55% delle esportazioni italiane. Al processo sono interessate 28 camere di Commercio dell’area più sviluppata del paese re una macro-area funzionale, un ambiente favorevole alle imprese per aiutarle a cogliere le opportunità del mondo che continua a crescere. È un primo passo verso una prospettiva di medio lungo periodo indirizzata a una organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di una macro-area». l territorio di Lombardia, Veneto ed EmiliaRomagna concentra più del 40% del Pil nazionale, esprime il 54% di quanto prodotto dall’industria manifatturiera italiana e il 55% del valore delle esportazioni di beni verso l’estero. In particolare il Pil vale 625 miliardi e pone l’area davanti a Paesi quali Turchia, Paesi Bassi e Svizzera, con una ricchezza pari al 5% di quanto realizzato dall’intera Ue. «È il nuovo contesto competitivo a spingere verso il cambiamento. Il territorio è sempre meno quello definito dai confini amministrativi, ma bensì quello dove insistono le relazioni delle imprese, aree vaste a geometria variabile i cui confini sono in perenne riconfigurazione. I settori tradizionali si sono ricomposti in filiere che tengono insieme la componente manifatturiera e quella terziaria, rendendo sempre più complesso scindere le attività che compongono la catena del valore». Si parte unificando i centri-studi, i servizi alle imprese, gli interventi sul territorio. Una rivoluzione epocale provocata dai nuovi scenari economici ma anche da un colpo di frusta scagliato dal governo, che però poi si è fermato lì. Ammette Fernando Zillio, presidente Unioncamere Veneto: «Si dice che non tutto il male venga per nuocere. L’accordo è anche figlio di quell’attacco al sistema camerale che se, da un lato, ha causato sicuramente danni perché ha tolto risorse da destinare al sostegno delle imprese dall’altro ha convinto le realtà più lungimiranti ad abbandonare le logiche di campanile per abbracciare quelle di sistema». Aggiunge Maurizio Torreggiani, presidente Unioncamere Emilia-Romagna: «Occorre considerare che fatto 100 il Pil dell’Italia nel 2000, ora esso è sceso al 96,8%, mentre in questa area lover è salito al 103%. È naturale che possa partire da qui un percorso che risponde all’esigenza di riforma del sistema». Conferma Giandomenico Auricchio, presidente Union- SEGUE DA PAG. 11 vere servizi. Sono certi che nessuno cambierà D. Edward Luttwak, che intervistai loro le regole del gioco. L’aumento dell’età pentempo addietro, diceva che la Germania sionabile, in Germania, l’hanno fatto così: da ha protetto il proprio super-export gra65 a 67 anni, salendo di un mese all’anno per zie alla moneta unica: il marco avrebbe 20 anni. Vai prima? Perdi il 2% all’anno. finito per rivalutarsi troppo e le esporD. La gente paga davvero le tasse? tazioni sarebbero cadute. R. Sì, anche perché c’è controllo sociale: se R. È vero. Ma la moneta è un po’ come il un giorno io arrivassi a bordo di una Ferrari pallone di calcio, uno la tira dove vuole. I tefiammante, due minuti dopo qualche vicino deschi oggi si sono convinti che senza stabitelefonerebbe all’agenzia delle entrate. lità non si vada da nessuna parte. Era una D. Qual è il personagvecchia massima del cancelliere gio tedesco più europeo Helmut Schmidt, che mi fa veChi contesta la durezza di questo libro? nire un’altra differenza fra noi dei tedeschi dimentica R. Egon Bahr, segree loro. che nella riunificaziotario e consigliere di Willy D. Cioè? Brandt. R. Cioè che la Fiat, un tempo, ne del Paese chiusero D. Che cosa fece? per vendere, giocava sui prezzi tutte le fabbriche R. Erano gli anni della e anche sulla svalutazione della inefficienti. Ne rimaseOstpolitik, e Bahr volò a lira, per vendere. Bene quando ro in piedi solo il 10%. Washington per informare Schmidt era cancelliere, la VolkMilioni di persone Henry Kissinger. wagen, che era a partecipazione all’Est si trovarono D. E il segretario di pubblica, andò a chiedere aiuto Stato? al governo. disoccupate ma da lì è R. Gli disse che non era D. E il cancelliere cosa cominciato il decollo affatto contento di quello rispose? che sentiva. Sa che cosa R. Fate modelli migliori. Oprispose Bahr? pure chiudete. D. Me lo dica... D. Cos’hanno i Tedeschi che noi non R. Segretario, sono venuto a informarla non abbiamo. Quale lo spread vero? a chiedere il suo parere. R. Il patto sociale viene rispettato, ossia i cittadini pagano le tasse, perché sanno di ricetwitter @pistelligoffr camere Lombardia: «Si tratta di 28 Camere che si collocano nella fascia alta dell’efficienza del sistema e danno vita a una collaborazione strutturata e sovradimensionale». La palla passa alla politica. Tutti o quasi sostengono la necessità delle macroregioni ma tante sono le ricette sul come strutturarle e il rischio è che il tiraemolla si spinga fino alle calende greche. Forza Italia propone l’abrogazione dell’articolo 131 della Costituzione, contenente l’elenco delle attuali regioni, e una modifica dell’articolo 132 per portare la popolazione minima di ogni regione a 10 milioni di abitanti. In pratica si prevedono 5 macroregioni: Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia; Trentino Alto Adige, FriuliVenezia-Giulia, Veneto, Emilia Romagna; Toscana, Umbria, Marche e Lazio; Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, e Calabria; Sicilia e Sardegna. Gran parte del Pd appare schierata a favore della proposta Morassut-Ranucci, che ridisegna l’Italia istituendo le regioni Alpina (Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria), Lombardia, Emilia-Romagna (EmiliaRomagna e la provincia di Pesaro), Triveneto (Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige;), Appenninica (Toscana, Umbria e la provincia di Viterbo), Adriatica (Abruzzo e le province di Macerata, Ancona, Ascoli, Rieti e Isernia), Roma capitale, Tirrenica, (Campania e le province di Latina e Frosinone), Levante (Puglia e le province di Matera e Campobasso), Ponente (Calabria e la provincia di Potenza), Sicilia, Sardegna. Chi vincerà? Ma soprattutto si arriverà a una conclusione sotto le picconate di Confindustria e Unioncamere? La parlamentare Nunzia De Girolamo (Ncd-Udc) che aveva presentato un emendamento (bocciato) per accelerare i tempi è scettica: «Si è verificato un cambio di rotta del governo davvero incomprensibile: il percorso per arrivare alle macroregioni poteva essere più snello, ma l’esecutivo non ha fatto sua un’esigenza di alleggerimento delle procedure, rendondo impossibile modificare i confini regionali». CARTA CANTA Intesa Sanpaolo: basta con una banca nella banca DI P ANDREA GIACOBINO iù coordinamento con la controllante e sviluppo maggiormente strutturato del corporate e private banking. Intesa Sanpaolo ridisegna il modello delle due controllate estere, la Société Europeénne de Banque (Seb), basata in Lussemburgo e Intesa Sanpaolo (Isp) Benelux. Seb, in particolare, è stata protagonista tre anni quando è stato indagato per concorso in riciclaggio il suo ex amministratore delegato Marco Bus a proposito di una truffa fiscale che avrebbe consentito alla famiglia piemontese Giacomini, operante nella rubinetteria, di nascondere all’erario italiano via Granducato oltre 200 milioni di euro. Qualche settimana dopo il presidente dimissionario della banca Angelo Caloia è stato sostituito da Paul Helminger, già sindaco della città di Lussemburgo. La riorganizzazione è spiegata in una nota interna intitolata «Rafforzamento ed evoluzione presidio Seb e Isp Benelux» redatta poche settimane fa da Gaetano Miccichè, direttore generale della Divisione Corporate e investment banking (Cib). «Con il progetto - dice Miccichè - viene rivista la mission di Seb che assume il ruolo di banca responsabile delle attività e della clientela corporate e private banking in Lussemburgo e nell’area Benelux, con possibili futuri sviluppi nei paesi scandinavi». Più nel dettaglio «il progetto ha l’obiettivo di rafforzare il modello di business corporate banking & wealth management sulla piazza lussemburghese e in area Benelux attraverso: lo sviluppo della relazione con la clientela, attuale e prospettica, incrementando il livello di servizio e l’offerta di prodotti e un maggior coordinamento e sinergie con le altre unità di business di direzione, divisione e del gruppo». La prima fase del progetto prevede che il modello organizzativo e operativo del dipartimento di corporate relationship coverage di Seb si uniformi a quello del network internazionale della divisione guidata da Miccichè. «Sulla base del modello definito si è proceduto all’aggiornamento del funzionigramma di Seb al suo allineamento agli standard previsti per le società del gruppo prevedendo, tra le varie cose, l’identificazione del ruolo del relationship manager». Si sta poi operando «per l’allineamento dei sistemi e dei processi al fine di consentire la piena integrazione commerciale di Seb all’interno della Divisione Cib» . Insomma l’istituto di Intesa in Lussemburgo non sarà più «una banca nella banca», come in passato. 20-FEB-2015 da pag. 7 20-FEB-2015 da pag. 7 26 VENERDÌ 20 FEBBRAIO 2015 IL GIORNO il Resto del Carlino LA NAZIONE CREDITO INIZIATIVA A RAVENNA Banche e imprese cercano un’intesa «Ora dobbiamo collaborare di più» Confronto tra i due ‘mondi’ organizzato da Qn-Carlino e Bper · RAVENNA LE BANCHE chiedono alle imprese di presentare progetti chiari con obiettivi concreti nel medio periodo. Agli istituti di credito il mondo imprenditoriale chiede soprattutto decisioni rapide nell’erogazione di finanziamenti. QN Il Resto del Carlino e Banca popolare dell’Emilia Romagna hanno messo a confronto ieri nella sede Bper di Ravenna alcuni dei più rappresentativi imprenditori ravennati col vertice bancario grazie al convegno ‘L’economia locale: BOTTA E RISPOSTA «Presentateci progetti chiari e con obiettivi concreti». «Ok, ma servono risposte rapide» come creare valore per il territorio. Banca e impresa: rapporto da consolidare’. Il risultato del confronto, condotto dal responsabile della redazione ravennate del Carlino Andrea Degidi, è che i due ‘mondi’ hanno serie intenzioni di dialogare perché i segnali di ripresa si fanno sempre più convincenti. Le iniziative per i 130 anni del Carlino (come ricordato dal vicedirettore del Carlino, Beppe Boni) si aprono quindi nel migliore dei modi. Il direttore generale di Bper, Fabrizio Togni, ha ricordato l’elevata presenza di liquidità nel sistema bancario, pronto a erogarla a tassi contenuti. A condizione però che vengano rispettati i parametri imposti dalla Bce. Per Giorgio Bertozzi, membro del comitato di presidenza di Confindustria, è necessario sostenere «il vasto tessuto di Pmi che caratterizza il nostro territorio. Aziende che operano con autofinanziamento o con linee di credito a breve termine. Noi dobbiamo rendere i bilanci aziendali di chiara lettura, ma agli istituti di credito chiediamo altrettanta trasparenza nei contratti e nelle con- IN BREVE REGGIO Cir Food punta a 530 milioni di ricavi REGGIO – Punta a ricavi pari a 530 milioni di euro, in rialzo del 4% sul 2014, e un utile di 13,1 milioni di euro, nel 2015, Cir Food, attiva nella ristorazione collettiva, commerciale, banqueting e buoni pasto. Per il 2014 gli investimenti, spiega una nota, sono stimati in 23 milioni mentre a livello occupazionale saranno 300 i nuovi ingressi in azienda, che potrà così contare nel 2015 su 12.000 persone. DANNI MALTEMPO Da Unipol Banca ecco 10 milioni CONFRONTO I protagonisti della prima delle cinque tavole rotonde dedicate all’economia locale organizzate da Qn - il Resto del Carlino e Banca popolare dell’Emilia Romagna dizioni bancarie». Il vice presidente della Camera di commercio di Ravenna, Giorgio Guberti, aggiunge che «la vera palla al piede è il peso del fisco che influisce negativamente sul prodotto interno lordo». Anche quest’anno, pur in presenza di un taglio dei fondi, la Camera di commercio erogherà 1,2 milioni di euro al Confidi. GIANLUIGI Bambini, ad di Bambini srl, auspica un sistema bancario più rapido nelle decisioni. «Siamo in un mercato, quello offshore, dove occorre fare in fretta – spiega – e quindi da un istituto di credito è meglio avere una risposta rapida anche se negativa che una positiva in tempi lunghi, perché nell’attesa andiamo fuori mercato». «Se a LA RICERCA: AUMENTANO LE GARE Sale il project financing · BOLOGNA C’È QUALCHE segnale di ripresa della domanda di partenariato pubblico-privato in Emilia-Romagna. Emerge dall’Osservatorio Regionale del project financing e del PPP, promosso da Unioncamere Emilia-Romagna e realizzato da Cresme Europa Servizi. Nel 2014 l’Osservatorio ha censito 229 gare di PPP e un volume d’affari, relativo a 97 gare di importo conosciuto, di 123 milioni. Rispetto al 2013, si registra un bilancio a doppia velocità caratterizzato da un aumento del numero delle gare (+44%) a cui fa da contraltare una riduzione dell’importo complessivo (-13%). Nell’ultimo anno inoltre risultano assegnati 60 contratti dell’importo di 1 miliardo, quantità in calo per numero, ma in crescita per valore rispetto a quanto assegnato un anno prima (105 contratti del valore di 207 milioni). EMILIA ROMAGNA: INTESA A TRE Unioncamere sfida l’Europa · BOLOGNA LE UNIONCAMERE di Emilia Romagna, Veneto e Lombardia si uniscono per portare l’area Lover (l’acronimo delle regioni) a sfidare le aree più competitive d’Europa. I presidenti di Unioncamere Maurizio Torreggiani (foto)(Emilia-Romagna), Domenico Auricchio (Lombardia) e Fernando Zilio (Veneto) hanno firmato un protocollo d’intesa per un’azione sinergica su internazionalizzazione, ricerche e fondi europei. LA NOVITÀ Aiuti a chi porta la bici sul treno · BOLOGNA L’ABBONAMENTO per le bici sui treni torna a prezzo dimezzato: 60 euro invece che 122. E la Regione Emilia Romagna finanzia chi si compra una bici pieghevole, meno ingombrante e più facile da caricare sui convogli. «Daremo un contributo di 100 euro per mille biciclette pieghevoli», dice l’assessore Raffaele Donini. un’azienda non è permesso investire – commenta il responsabile finanziario del Gruppo Villa Maria, Fabio Pezzani – esce dal mercato. Oggi c’è un vento nuovo: i soldi tornano a circolare a tassi bassi. Ora si può tornare a investire. Il credito selettivo è giusto, ma occorre più velocità nell’erogazione». Per Giovanni Tampieri, ad di Tampieri Financial Group, «banche e imprese devono stare sedute dalla stessa parte. Noi dobbiamo spiegare gli obbiettivi che vogliamo raggiungere e gli istituti di credito devono risponderci velocemente. Anche gli imprenditori devono fare un esame di coscienza e puntare maggiormente sulla capitalizzazione e l’autofinanziamento». Silvio Bartolotti, ad di Micoperi, delinea la possibilità che le banche «entrino in azienda, siedano in cda senza ruoli di responsabilità ma per capire come si muove l’impresa. Molto meglio di un business plan... L’ho scritto anche al presidente del Consiglio, Renzi: ‘Mettiamo in condizione le aziende che hanno delocalizzato all’estero di rientrare in Italia. Così potremo rifare grande il nostro Paese». L. Tazz. BOLOGNA – Unipol Banca ha stanziato un plafond di 10 milioni di euro a sostegno delle famiglie e per supportare una rapida ripresa degli operatori economici e delle imprese di tutti i settori con residenza o sede nei territori danneggiati dal maltempo. Lo riferisce una nota dell’istituto bancario. Le richieste dovranno pervenire alla banca entro il 30 giugno. REGIONE Confcooperative incontra Bianchi BOLOGNA – Confcooperative Emilia Romagna condivide la filosofia del nuovo Patto per il lavoro e la crescita che il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, intende realizzare coi rappresentanti del mondo produttivo. E’ emerso in un incontro tra i vertici di Confcooperative e l’assessore Patrizio Bianchi, dove è stato esaminato l’attuale scenario economico. L’INDAGINE: I DATI DI CONFARTIGIANATO Imprese artigiane in calo · BOLOGNA PER le imprese artigiane, il 2014 è stato un anno difficile. Lo dimostra il saldo tra attivazioni e cessazioni in negativo, -1,4%, ma in miglioramento rispetto al -1,9% del 2013. I dati arrivano da Movimprese e Ufficio studi Confartigianato, e rilevano che l’Emilia Romagna è in linea col dato nazionale. Le imprese nate sono state 9.298, quelle cessate 11.156 con una perdita di 1.858 imprese ed un tasso tendenziale di -1,4%, in miglioramento sul 2013 quando la flessione era stata del -2,1%. Per quanto riguarda le province, la migliore performance è di Bologna, con 191 imprese in meno rispetto al 2013 ed un tasso del -0,7% (nate 1896, cessate 2.087); seguono Reggio, con 112 imprese in meno ed un tasso del -1,1% (nate 478, cessate 590), e Modena -315 imprese ed un tasso del -1,4% (nate 1.573, cessate 1.888). Imprese: Emilia-Lombardia-Veneto, intesa per nascita macro area 17:08 19 FEB 2015 (AGI) - Bologna, 18 feb. - Un patto operativo per realizzare una macro area funzionale, un ambiente favorevole alle imprese per aumentarne la competitivita' sul mercato globale: e' l'obiettivo del protocollo d'intesa siglato oggi dalle Unioni regionali delle Camere di commercio di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Si e' cosi' avviato un percorso di collaborazione per accrescere le relazioni di cooperazione e la concertazione di attivita' e politiche per una maggiore integrazione in grado di valorizzare le eccellenze attraverso un'azione condivisa. "E' un primo passo - spiega Unioncamere Emilia Romagna - verso una prospettiva di medio lungo periodo indirizzata ad una organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di una macro area". La grande area costituita da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, si osserva in una nota, concentra piu' del 40 per cento del pil nazionale, esprime il 54 per cento di quanto prodotto dall'industria manifatturiera, e il 55 per cento del valore delle esportazioni di beni verso l'estero. Tra gli specifici ambiti di intervento, come prioritari, sono stati individuati:studi e monitoraggio dell'economia, servizi e progetti di internazionalizzazione (e l'occasione di Expo 2015 sara' un immediato banco di prova), progetti e opportunita' europee. Un secondo punto dell'accordo e' la collaborazione sempre piu' strutturata tra le realta' camerali delle tre regioni, anche nel contesto della riallocazione delle funzioni gia' delle Province, con l'obiettivo di una progressiva omogeneizzazione delle politiche a sostegno della competitivita' delle imprese in ambito di area vasta interregionale. A questo scopo, le giunte delle tre Unioni regionali si incontreranno almeno due volte all'anno per definire le linee di indirizzo politico-strategiche. Un 'portavoce', nominato tra i tre presidenti, secondo un principio di rotazione semestrale, rappresentera' opinioni, proposte e volonta' della nuova 'squadra di macro area', aperta in futuro agli apporti e alle collaborazioni di altri sistemi camerali regionali che ne condivideranno gli obiettivi. (AGI) Bo1/Sep http://www.agi.it/bologna/notizie/imprese_emilia_lombardia_veneto_intesa_per_nascita_macro_area201502191708-cro-rbo1005 7 L'ARENA Venerdì 20 Febbraio 2015 VIA A.SCIESA 24, VR T. 045.8036814 ECONOMIA&FINANZA Lebanchepopolari:«Macosì cicompranoifondistranieri» E ibanchieripuntano auncompromesso: limite aldirittodivototrail3 e5%per lenuovespa Padoan:«E leBcc? Ci sonotroppe realtàpiccole» Toni duri, allarmi sull’arrivo di speculatori stranieri interessati a mettere le mani sul risparmio degli italiani e di una stretta sul credito alle pmi ma per le banche popolari si intravede una soluzione di compromesso che introduca una misura anti scalata. Un limite al diritto di voto, fra il 3 e il 5% da inserire negli statuti delle popolari trasformate in spa, misura approvata con riserva dalla Banca d’Italia. Il governo infatti va avanti nell’impianto del decreto: «continuo a pensare di avere ragione», rivendica il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan che ricorda vent’anni di riforma non fatta. Alle Bcc invece concede più tempo per un’autoriforma con un monito: «ci sono troppe banche piccole», riecheggiando lo sprone di Via Nazionale a trovare una nuova forma di aggregazione fra le miriade di istituti. L’Assopopolari non risparmia dai luce al tuo futuro VOTA Telefono 045.9600.111 Fax 045.9600.837 | E-mail: [email protected] RIFORMA. Audizioneieri degliesponenti dell’associazione cherappresenta gli istituticoinvolti daldecreto legge ROMA ELEZIONI R.S.U. Pubblico Impiego: le critiche e le risposte alle rilevanze dell’autorità di vigilanza nella sua relazione presentata all’audizione alla Camera sul dl banche e investimenti ma alla fine attraverso Dino Piero Giarda, ora presidente consiglio sorveglianza Bpm ma con un passato parlamentare e ministeriale, lancia quello che appare un segnale di concretezza raccolto subito dal relatore Marco Causi (Pd). GIARDA: IMPRESE A RISCHIO. Giarda non rinuncia al suo humor e invita i parlamentari a ponderare bene le scelte, magari dopo un seminario alla Madonna di Loreto che «li ispiri». Ponderino bene quel che fanno perché in gioco non sono le popolari ma il pezzo più dinamico del sistema produttivo italiano fatto da Pmi nelle regioni dell’Emilia, Lombardia e Veneto (dove si trovano le grandi popolari) che esportano e che dalle popolari ricevono il credito. Con il dl le banche straniere si compreranno questi istituti e il rispar- Leprincipali cassedirisparmio diventatespa sonoindifficoltà: riflettetebene CARLOFRATTA PASINI PRESIDENTEDELBANCO POPOLARE mio degli italiani: perché «sono interessate alla raccolta, non agli impieghi». Un monito che trova comprensione fra i parlamentari come spiega il relatore Causi che conferma la presentazione dell’emendamento sul limite del diritto di voto. Un correttivo che Banca d’Italia aveva, nella sua audizione, ammesso purché rimuovibile in caso di necessità di raccogliere capitali in fretta per gestire la transizione bocciando altre misure che snaturino la riforma, prima fra tutte il voto capitario. UN TETTO AZIONARIO. Con un tetto, si ragiona, le banche popolari potrebbero consolidarsi fra loro raggiungendo una massa critica difficile da scalare. Prima di tutto però servono appunto norme che mantengano, almeno nella fase iniziale, la public company evitando il passaggio del controllo per decreto. I vertici di Assopopolari: arriveranno «soggetti dai connotati speculativi» afferma il presidente Ettore Caselli che alla forma cooperativa come handicap per la raccolta di capitali denunciato da Bankitalia contrappone i dati: 9 miliardi di euro in aumenti negli ultimi 3 anni. FRATTA: PREDA DI STRANIERI. E il presidente del Banco Popolare Carlo Fratta Pasini ha ribadito che «le principali casse di brevi TELECOMUNICAZIONI TIMEDIA ABBANDONA LABORSA ESIFONDE CONTELECOM Ti Media, ridotta a una scatola, non aveva più ragione di restare quotata in Borsa e Telecom ha scelto la fusione per incorporazione. Il 2014 si è chiuso per Ti Media con un rosso a 5,3 milioni e un indebitamento netto salito a 269,4 milioni. L’operazione è stata approvata ieri dal cda di Telecom che aveva all’esame anche i risultati preliminari 2014 e il piano industriale 2015-17. TRASPORTOAEREO AIRFRANCE-KLM CHIUDE IL2014CON UN ROSSO DI198MILIONI DIEURO Ilministro dell’economia Pier CarloPadoan risparmio diventate spa sono in difficoltà», e «se guardiamo a Siena, Genova e alle Marche, non ci sono ragioni per attaccare questo modello», Ma non solo. «È vero che il sistema (ndr. delle Popolari) ha delle ferite», ha sottolineato, «ma siamo stati otto anni sul fronte di questo Paese a dare credito alle famiglie e imprese e abbiamo coperto tutte le difficoltà grazie ai nostri soci, abbiamo passato gli esami della Bce e proprio ora nasce l’interesse per le Popolari. Vi invito a pensare quindi alle conseguenze di questo provvedimento: con la fine delle popolari e delle banca localistica, le banche faranno quello che fanno tutte le banche europee e le grandi banche italiane: un lavoro di gestione del risparmio che non assorbe capitale, che non impone requisiti di liquidità e che dà dei margini». La scadenza della presentazione degli emendamenti è il 26 febbraio, per essere votati fra il 2 e il 6 marzo e approdare in aula fra il 9 e il 13. • Ilpareredella Ue BCCESSENZIALI.«Le banchecooperative sono essenzialiperpreservare labiodiversità delsistema finanziarioe lacoesione territoriale».Lo sostiene il Comitatoeconomico e socialeeuropeo(Cese, organoconsultivo dell’Ue) inunparere diiniziativa su «Ilruolo dellebanche cooperative e dellecasse dirisparmio nellacoesione territoriale»,discussoe approvato l’altroieri a Bruxelles. Soddisfatta Federcasse(Federazione Italianadelle Banchedi CreditoCooperativoe CasseRurali)che, si legge inuna nota,«condivide le analisiele conclusionidel parerepresentato dal Ceseinlineaconquanto daannisostenuto nelle sedidi produzione normativa europea». Air France-Klm non riesce nel 2014 a riportare i conti in pareggio, anche per colpa del lungo sciopero dei piloti dello scorso autunno, e in un contesto incerto riduce gli investimenti e accelera i tagli ai costi. Il gruppo franco-olandese ha chiuso lo scorso esercizio con una perdita di 198 milioni di euro, nettamente inferiore a quella del 2014, che superava gli 1,8 miliardi di euro. IMPRESEMONDIALI BALLOFFRE6 MILIARDI PERREXAM:NASCE COLOSSODELLELATTINE Maxi fusione nel mercato dei produttori di lattine. Il gruppo Ball (Usa) ha messo sul piatto 5,9 miliardi di euro (4,4 miliardi di sterline), in parte cash e in parte in azioni, per acquistare il rivale britannico Rexam: un’operazione, quella tra i due big fornitori tra gli altri di Coca-Cola e Pepsi, che dà vita al più grande produttore al mondo di lattine per alimenti e bevande. UNIONCAMERE Milano,Venezia eBologna: super-alleanza delleimprese BOLOGNA Distretti manifatturieri che attraversano i confini regionali e che sfidano le aree più competitive d’Europa, un benessere diffuso, un’economia che è cresciuta (seppur di poco) mentre quella del resto d’Italia calava. Si chiama «Lover», ovvero la macro area composta da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, le cui imprese hanno deciso di fare fronte comune per sfidare a viso aperto le altre locomotive d’Europa come il Baden-Wurttemberg, il Nord Reno-Westfalia, la Catalogna e la regione di Lione. A partire da un acronimo suggestivo, Lover appunto, che ha l’ambizione di tenere insieme e rappresentare settori che vanno dalla meccanica (forse il principale comune denominatore di queste tre regioni) al sistema moda (che dall’hub di Milano si irradia nei sistemi produttivi veneto, bolognese e del Varesotto), dall’agroindustria (con le eccellenze emiliane che aspettano con ansia l’Expo di Milano) all’economia sociale, senza dimenticare il turismo dove le punte di diamante sono Venezia e la Riviera adriatica. I tre presidenti di Unioncamere Maurizio Torreggiani (Emilia-Romagna), Domenico Auricchio (Lombardia) e Fernando Zilio (Veneto) hanno firmato un protocollo d’intesa, per un’azione sinergica a favore delle circa due milioni di imprese che rappresentano. Per lavorare insieme sui servizi, l’internazionalizzazione, la promozione dei sistemi e delle filiere e dell’attrattività. • Ildecretosalva-Ilvaèlegge mascoppialapolemica ROMA Il governo incassa la fiducia sul maxiemendamento al disegno di legge di conversione del decreto Salva-Ilva. Il via libera è arrivato con 151 voti favorevoli e 114 contrari, numeri sufficienti per avere la maggioranza, ma lontani da quota 161 che rappresenta la maggioranza assoluta del Senato, inclusi i senatori a vita. Tanto è bastato per aprire l’ultimo schermaglia colpi di tweet fra Renato Brunetta («Il Governo ha ancora la maggioranza? o è solo scarso senso di responsabilità?») e il Pd, rappresentato dal vicepresidente dei senatori e Segretario d’Aula del gruppo, Giorgio Tonini («Brunetta può stare tranquillo: il governo ha la maggioranza e continuerà ad averla»). In Aula il dibattito si è acceso invece sulle «promesse mancate» del Governo a partire da quei 30 milioni per la lotta contro i tumori infantili promessi da Renzi e che alla fine si sono ridotti a 5 di cui solo 500.000 per il 2015. Per la pentastellata Paola Nugnes: «altro che Salva-Ilva questo è un decreto salva-banche, i primi ad essere salvaguardati sono gli istituti bancari con i loro crediti». Le banche, infatti in questi anni hanno sostenuto con diverse linee di credito l’Ilva Spa. Finora l’esposizione delle banche (Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Popolare) dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 miliardi. L’ultimo prestito, di 260 milioni, è stato deciso nei giorni scorsi. I crediti delle banche godono però della prededucibilità. Per tutte le opposizioni poi questo film sull’Ilva e su Taranto «Continua a non vedere il dramma ambientale e sanitario della comunità tarantina è Stefano di Sel che parla - Non è stato spezzato il gioco della torre fra salute e lavoro. Non si può accettare che i tarantini si ammalino e muoiano per inquinamento». «Non si può accettare - gli fa eco dall’altra parte dell’emiciclo il forzista Zizza - che l’aria di Taranto sia per il 77,5% dei casi considerata »pericolosa« come respirare fumo passivo e per il 22,5% è simile all’aria di un tubo di scarico di una vecchia auto». • ID03711 CRISI. Il governoincassaunafiducia risicatasulmaxi-emendamento (ER) CCIAA. LOVER, PATTO TRA UNIONI EMILIA-R, LOMBARDIA E VENETO LE TRE REGIONI INSIEME VALGONO IL 40% DEL PIL ITALIANO (DIRE) Bologna, 19 feb. – L'acronimo, Lover, e' piu' che mai azzeccato. Perche' allude al ''fidanzamento'' tra le Unioni regionali delle Camere di commercio di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna celebrato oggi a Bologna. Un''unione (non ancora un matrimonio) d''interessi, nel senso migliore del termine, perche' le tre Unioncamere metteranno in rete le rispettive specializzazioni per offrire alle imprese una gamma piu' ampia e piu' efficace di servizi: la Lombardia si occupera' di sostegno all''internazionalizzazione e all''export, il Veneto curera' i rapporti con l''Unione europea e i progetti comunitari, mentre l''Emilia-Romagna mettera' a frutto l''esperienza maturata nell''elaborazione dei dati, per offrire alle imprese delle tre regioni analisi puntuali a supporto delle loro strategiche commerciali. "Abbiamo sottoscritto un protocollo di collaborazione operativa con l''obiettivo di essere d''aiuto al sistema produttivo. Abbiamo tolto i muri che dividevano e li abbiamo sostituiti con siepi, che delimitano, si', i territori, ma lasciano passare le idee", spiega Mauruzio Torreggiani, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, portavoce di Lover per i primi sei mesi di lavoro di questa macro-area funzionale, che rappresenta il cuore economico del Paese. Lo dicono i numeri: in queste tre regioni si produce il 40% del Pil italiano, il 55% dell''export e il 54% del valore aggiunto del settore manifatturiero. Ed e'' l''unica area del Paese, ricorda Torreggiani, che dal 2000 al 2014 ha visto crescere il proprio Pil (fatto 100 il prodotto interno lordo del 2000, siamo al 103,5% contro il 96,8% della media italiana).(SEGUE) (Vor/ Dire) 15:49 19-02-15 NNNN (DIRE) Bologna, 19 feb. - "E' nostro compito assecondare questa dinamicita' ", afferma il numero uno di Unioncamere Emilia-Romagna, certo che le tre regioni di Lover, che condividono la stessa dinamicita' dei settori prioduttivi, possano vedersela su tanti fronti ad armi pari con le piu' avanzate regioni europee: "Il carico fiscale ci porta ad essere fuori mercato, ma sul resto non abbiamo niente da invidiare". Anche in questo caso i numeri confermano: le tasse incidono sull''utile delle aziende per il 16,7% nel BadenWuerttemberg contro il 35,4% di Emilia-Romagna, il 37,4% di Lombardia e il 38% del Veneto, mentre il costo del lavoro e' piu' alto nella regione tedesca (17,1% del fatturato, contro il 14,5% delle tre aree italiane). "Se si aggancera' la ripresa, lo si deve al settore manifatturiero, spina dorsale del Paese", osserva Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia. "Oggi mettiamo un sigillo alle buone partiche, perche' questa e' una buona pratica. L'interesse primario e' fare il bene delle imprese, aggiunge Fernardo Zilio, numero uno dell'Unione delle Camere di commercio del Veneto. Il protocollo di collaborazione operativo, peraltro, va nella direzione della riforma delle Camere di commercio, che potrebbe portare a vere e proprie fusioni tra enti territoriali. "Questo protocollo avra' comunque vita, al di la' della riforma", assicura Auricchio. Le giunte delle tre unioni regionali si incontreranno almeno due volte all'anno per definire le linee di indirizzo politico-strategiche. (Vor/ Dire) UNIONCAMERE, TRE AMBITI PRIORITARI: MONITORAGGIO, INTERNAZIONALIZZAZIONE E OPPORTUNITA' Nuove strategie di collaborazione tra sistemi camerali lombardo, veneto ed emilianoromagnolo. Un patto operativo per realizzare una macro-area funzionale, un ambiente favorevole alle imprese per aiutarle a cogliere le opportunità del mondo che continua a crescere. A raccogliere e condividere una sfida comune proponendo una nuova strategia di sostegno alla competitività del sistema produttivo italiano sono le Unioni regionali delle Camere di commercio di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna che hanno firmato oggi a Bologna un protocollo di intesa con l’obiettivo di aiutare l’economia dei territori a cogliere le opportunità offerte da una dimensione territoriale più ampia e da una integrazione di forze e strategie. Si avvia un percorso di collaborazione per accrescere le relazioni di cooperazione e la concertazione di attività e politiche per una maggiore integrazione operativa in grado di valorizzare le eccellenze attraverso un’azione condivisa. E’ un primo passo verso una prospettiva di medio lungo periodo indirizzata a una organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di una macro-area. "Si dice che non tutto il male venga per nuocere - ha dichiarato Fernando Zilio, presidente Unioncamere del Veneto -. Parto da questo assunto per dire che credo che l'accordo tra Unioncamere Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto sia anche figlio di quell'attacco al sistema camerale che se da un lato ha causato sicuramente danni perché ha tolto risorse da destinare al sostegno delle imprese, dall'altro ha convinto le realtà più lungimiranti ad abbandonare le logiche di campanile per abbracciare quelle di sistema. L'accordo sottoscritto dalle Unioni delle Camere di Commercio di tre fra le regioni che esprimono i maggiori Pil del Paese, nel riconoscere ad ognuna di essere depositaria di eccellenze in qualche modo esclusive, mette assieme tali eccellenze nella convinzione che sia massimamente produttivo evitare di disperdere energie migliorando le proprie performance a beneficio di un numero molto vasto di imprese. Imprese che in questo modo possono godere del sostegno e dell'incentivo derivante da competenze e professionalità che sono sì l'espressione del territorio dove si sono sviluppate, ma che diventano, per il fatto di dare spessore alla parola "collaborazione", strumento di crescita e vantaggio competitivo per tutte".... http://www.industriaefinanza.com/index.php?id_news=22989 IL NUOVO GIORNALE DI MODENA Nuove strategie di collaborazione tra sistemi camerali lombardo, veneto ed emilianoromagnolo Martedì 24 Febbraio 2015 08:36 Accordo tra le Camere delle tre regioni che esprimono più del 40 per cento del PIL del Paese, il 54% del valore aggiunto dell’industria ed il 55 per cento dell’export Un patto operativo per realizzare una macro-area funzionale, un ambiente favorevole alle imprese per aiutarle a cogliere le opportunità del mondo che continua a crescere. A raccogliere e condividere una sfida comune proponendo una nuova strategia di sostegno alla competitività del sistema produttivo italiano sono le Unioni regionali delle Camere di commercio di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna che hanno siglato oggi a Bologna un protocollo di intesa con l’obiettivo di aiutare l’economia dei territori a cogliere le opportunità offerte da una dimensione territoriale più ampia e da una integrazione di forze e strategie. A firmare il documento i tre presidenti: Giandomenico Auricchio - Unioncamere Lombardia, Fernando Zillio - Unioncamere Veneto e Maurizio Torreggiani - Unioncamere Emilia-Romagna. Si avvia un percorso di collaborazione per accrescere le relazioni di cooperazione e la concertazione di attività e politiche per una maggiore integrazione in grado di valorizzare le eccellenze attraverso un’azione condivisa. E’ un primo passo verso una prospettiva di medio lungo periodo indirizzata a una organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di una macro-area. La grande area costituita da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna concentra più del 40 per cento del PIL nazionale, esprime il 54 per cento di quanto prodotto dall’industria manifatturiera, e il 55 per cento del valore delle esportazioni di beni verso l’estero. Il Prodotto interno lordo complessivo vale 625 miliardi e pone l’area davanti a Paesi quali Turchia, Paesi Bassi e Svizzera, con una ricchezza creata pari al 5 per cento di quanto realizzato dall’intera Unione Europea. Si comprende quindi la rilevanza della macro-area composta da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Sono numeri che la collocherebbero ai vertici europei, tuttavia le motivazioni che portano le tre Unioni regionali delle Camere di commercio a muoversi in una logica di area vasta vanno oltre i primati statistici. È il nuovo contesto competitivo a spingere verso il cambiamento le Unioni regionali e le Camere di commercio delle tre regioni. Il territorio è sempre meno quello definito dai confini amministrativi, ma dove insistono le relazioni delle imprese, aree vaste a geometria variabile i cui confini sono in perenne riconfigurazione. I settori tradizionali si sono ricomposti in filiere che tengono insieme componente manifatturiera e terziaria, rendendo sempre più complesso scindere le attività che compongono la catena del valore. La dimensione d’impresa, tradizionalmente identificata dal numero degli addetti, è stata sostituita dalla dimensione strategica, dall’intensità delle relazioni che l’impresa ha in essere con altri attori economici, privati o pubblici. Su queste basi nasce il protocollo di intesa finalizzato all’integrazione operativa di attività e progetti di ogni singolo sistema camerale regionale, valorizzando eccellenze, esperienze e competenze che hanno garantito sino a oggi servizi riconosciuti di alta qualità dalle imprese. Tra gli specifici ambiti di intervento, come prioritari, sono individuati: studi e monitoraggio economia, servizi e progetti di internazionalizzazione (e l’occasione di Expo 2015 sarà un immediato banco di prova), progetti e opportunità europee. Un secondo punto è la collaborazione sempre più strutturata e consolidata tra le realtà camerali delle tre regioni, anche nel contesto della riallocazione delle funzioni già delle Province, con l’obiettivo di una progressiva omogeneizzazione delle politiche a sostegno della competitività delle imprese in ambito di area vasta interregionale. A questo scopo, le Giunte delle tre Unioni regionali si incontreranno almeno due volte all’anno per definire le linee di indirizzo politico-strategiche. Sarà definito un programma di attività comune che sarà verificato con un monitoraggio specifico per valutare criticità e risultati. Un portavoce, nominato tra i tre presidenti, secondo un principio di rotazione semestrale, rappresenterà opinioni, proposte e volontà della nuova “squadra di macroarea”, aperta in futuro agli apporti e alle collaborazioni di altri Sistemi Camerali regionali che ne condivideranno gli obiettivi. Inizierà Maurizio Torreggiani (Emilia-Romagna), quindi Fernando Zilio (Veneto) e infine Giandomenico Auricchio (Lombardia). I COMMENTI Maurizio Torreggiani, presidente Unioncamere Emilia-Romagna “L’accordo parte dalla dimensione economica dei territori con l’obiettivo di essere utile al sistema delle imprese e rafforzare i flussi di collaborazione relazionale. Di fronte al cambiamento dei sistemi economici, questo accordo persegue l’obiettivo concreto di una riorganizzazione sulla base di un unico criterio: l’efficacia per le imprese in territori che si caratterizzano per forte omogeneità per filiere produttive e legami infrastrutturali. Con una metafora possiamo dire che vengono abbattuti i muri e messe siepi che permettono di identificare i territori ma al tempo stesso sempre più significative sinergie. Occorre considerare che nel 2000 fatto 100 il PIL dell’Italia, ora nel 2014 è sceso al 96,8 per cento, mentre in questa area “Lover” è salito al 103 per cento. E’ naturale che possa partire da qui un percorso che risponde all’esigenza di riforma del sistema”. Giandomenico Auricchio, presidente Unioncamere Lombardia “Colpiscono i numeri di grande rilievo che questi territori mettono assieme. Il valore dell’export, ma soprattutto della manifattura, significativo di come da queste regioni si possa partire per agganciare la ripresa. L’accordo sottolinea l’importanza di mettersi assieme e come le Camere riescano a lavorare in rete in un momento difficile di mutamento epocale dello scenario economico. Sono 28 Camere che si collocano nella fascia alta dell’efficienza del sistema. Si dà vita a una collaborazione strutturata che mette a fattor comune e disposizione elementi di eccellenza come l’internazionalizzazione, l’ufficio studi, la progettazione europea, per dare risposte sempre più efficaci alle imprese”. Fernando Zillio, presidente Unioncamere Veneto “Si dice che non tutto il male venga per nuocere. Parto da questo assunto per dire che credo che l’accordo tra Unioncamere Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto sia anche figlio di quell’attacco al sistema camerale che se da un lato ha causato sicuramente danni perché ha tolto risorse da destinare al sostegno delle imprese, dall’altro ha convinto le realtà più lungimiranti ad abbandonare le logiche di campanile per abbracciare quelle di sistema. L’accordo è un esempio di buona pratica. Riconosce a ogni Unione regionale di essere depositaria di eccellenze in qualche modo esclusive, le mette assieme nella convinzione che sia massimamente produttivo evitare di disperdere energie migliorando le proprie performance a beneficio di un numero molto vasto di imprese. Imprese che in questo modo possono godere del sostegno e dell’incentivo derivante da competenze e professionalità che sono sì l’espressione del territorio dove si sono sviluppate, ma che diventano, per il fatto di dare spessore alla parola “collaborazione”, strumento di crescita e vantaggio competitivo per tutte”. Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere Italiana “In un momento cruciale per il sistema camerale, questo accordo costituisce una novità, un messaggio di innovazione che parte dalla concretezza e da una piattaforma consolidata e apprezzata di servizi. Non si crea una sovrastruttura, ma uno strumento per innervare il Paese, che ben si inserisce nella grammatica della riforma del sistema camerale”. http://ilnuovo.redaweb.it/economia/3043-nuove-strategie-di-collaborazione-tra-sistemi-camerali-lombardo-venetoed-emiliano-romagnolo.html IM – ImpresaMia 19 febbraio 2015 UNIONCAMERE-Accordo: macro area funzionale Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna L’accordo parte dalla dimensione economica dei territori con l’obiettivo di essere utile al sistema delle imprese e rafforzare i flussi di collaborazione relazionale. E’ questo il commento di Maurizio Torreggiani, presidente Unioncamere EmiliaRomagna all’accordo delle Unioni regionali delle Camere di commercio di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna che hanno siglato oggi, giovedì 19 febbraio, a Bologna un protocollo di intesa con l’obiettivo di aiutare l’economia dei territori a cogliere le opportunità offerte da una dimensione territoriale più ampia e da una integrazione di forze e strategie. “Si dice che non tutto il male venga per nuocere – afferma Fernando Zillio, presidente Unioncamere Veneto – Parto da questo assunto per dire che credo che l’accordo tra Unioncamere Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto sia anche figlio di quell’attacco al sistema camerale che se da un lato ha causato sicuramente danni perché ha tolto risorse da destinare al sostegno delle imprese, dall’altro ha convinto le realtà più lungimiranti ad abbandonare le logiche di campanile per abbracciare quelle di sistema. L’accordo è un esempio di buona pratica. Riconosce a ogni Unione regionale di essere depositaria di eccellenze in qualche modo esclusive, le mette assieme nella convinzione che sia massimamente produttivo evitare di disperdere energie migliorando le proprie performance a beneficio di un numero molto vasto di imprese. Imprese che in questo modo possono godere del sostegno e dell’incentivo derivante da competenze e professionalità che sono sì l’espressione del territorio dove si sono sviluppate, ma che diventano, per il fatto di dare spessore alla parola “collaborazione”, strumento di crescita e vantaggio competitivo per tutte”. Firma del Protocollo operativo tra le Unioni regionali delle Camere di commercio di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Fernando Zilio, presidente Unioncamere Veneto, Maurizio Torreggiani, presidente Unioncamere Emilia-Romagna, Gian Domenico Auricchio, presidente Unioncamere Lombardia. Foto Paolo Righi – Meridiana Immagini Un accordo tra le Camere delle tre regioni che esprimono più del 40% del PIL del Paese, il 54% del valore aggiunto dell’industria ed il 55% dell’export. Un patto operativo per realizzare una macro-area funzionale, un ambiente favorevole alle imprese per aiutarle a cogliere le opportunità del mondo che continua a crescere. “Colpiscono i numeri di grande rilievo che questi territori mettono assieme – sottolinea Giandomenico Auricchio, presidente Unioncamere Lombardia -Il valore dell’export, ma soprattutto della manifattura, significativo di come da queste regioni si possa partire per agganciare la ripresa. L’accordo sottolinea l’importanza di mettersi assieme e come le Camere riescano a lavorare in rete in un momento difficile di mutamento epocale dello scenario economico. Sono 28 Camere che si collocano nella fascia alta dell’efficienza del sistema. Si dà vita a una collaborazione strutturata che mette a fattor comune e disposizione elementi di eccellenza come l’internazionalizzazione, l’ufficio studi, la progettazione europea, per dare risposte sempre più efficaci alle imprese”. “Di fronte al cambiamento dei sistemi economici, questo accordo – spiega Torreggiani – persegue l’obiettivo concreto di una riorganizzazione sulla base di un unico criterio: l’efficacia per le imprese in territori che si caratterizzano per forte omogeneità per filiere produttive e legami infrastrutturali. Con una metafora possiamo dire che vengono abbattuti i muri e messe siepi che permettono di identificare i territori ma al tempo stesso sempre più significative sinergie. Occorre considerare che nel 2000 fatto 100 il PIL dell’Italia, ora nel 2014 è sceso al 96,8 per cento, mentre in questa area “Lover” è salito al 103 per cento. E’ naturale che possa partire da qui un percorso che risponde all’esigenza di riforma del sistema”. Sede Unioncamere Emilia-Romagna. Firma del Protocollo operativo tra le Unioni regionali delle Camere di commercio di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Foto Paolo Righi – Meridiana Immagini A firmare il documento i tre presidenti: Giandomenico Auricchio – Unioncamere Lombardia, Fernando Zillio – Unioncamere Veneto e Maurizio Torreggiani – Unioncamere Emilia-Romagna. Si avvia un percorso di collaborazione per accrescere le relazioni di cooperazione e la concertazione di attività e politiche per una maggiore integrazione in grado di valorizzare le eccellenze attraverso un’azione condivisa. E’ un primo passo verso una prospettiva di medio lungo periodo indirizzata a una organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di una macro-area. “In un momento cruciale per il sistema camerale – precisa Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere Italiana -questo accordo costituisce una novità, un messaggio di innovazione che parte dalla concretezza e da una piattaforma consolidata e apprezzata di servizi. Non si crea una sovrastruttura, ma uno strumento per innervare il Paese, che ben si inserisce nella grammatica della riforma del sistema camerale”. Le aree vaste rappresentano un nuovo ambito in cui organizzare la rete di relazioni delle imprese e tra le imprese, pur mantenendo attenzione, nelle linee di intervento, alle differenti peculiarità e diversi valori di identità dei territori. La grande area costituita da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna concentra più del 40% del PIL nazionale, esprime il 54 per cento di quanto prodotto dall’industria manifatturiera, e il 55 per cento del valore delle esportazioni di beni verso l’estero. Il Prodotto interno lordo complessivo vale 625 miliardi e pone l’area davanti a Paesi quali Turchia, Paesi Bassi e Svizzera, con una ricchezza creata pari al 5 per cento di quanto realizzato dall’intera Unione Europea. Si comprende quindi la rilevanza della macro-area composta da Lombardia, Veneto ed EmiliaRomagna. Sono numeri che la collocherebbero ai vertici europei, tuttavia le motivazioni che portano le tre Unioni regionali delle Camere di commercio a muoversi in una logica di area vasta vanno oltre i primati statistici. È il nuovo contesto competitivo a spingere verso il cambiamento le Unioni regionali e le Camere di commercio delle tre regioni. Il territorio è sempre meno quello definito dai confini amministrativi, ma dove insistono le relazioni delle imprese, aree vaste a geometria variabile i cui confini sono in perenne riconfigurazione. I settori tradizionali si sono ricomposti in filiere che tengono insieme componente manifatturiera e terziaria, rendendo sempre più complesso scindere le attività che compongono la catena del valore. La dimensione d’impresa, tradizionalmente identificata dal numero degli addetti, è stata sostituita dalla dimensione strategica, dall’intensità delle relazioni che l’impresa ha in essere con altri attori economici, privati o pubblici. Su queste basi nasce il protocollo di intesa finalizzato all’integrazione operativa di attività e progetti di ogni singolo sistema camerale regionale, valorizzando eccellenze, esperienze e competenze che hanno garantito sino a oggi servizi riconosciuti di alta qualità dalle imprese. Tra gli specifici ambiti di intervento, come prioritari, sono individuati: studi e monitoraggio economia, servizi e progetti di internazionalizzazione (e l’occasione di Expo 2015 sarà un immediato banco di prova), progetti e opportunità europee. Un secondo punto è la collaborazione sempre più strutturata e consolidata tra le realtà camerali delle tre regioni, anche nel contesto della riallocazione delle funzioni già delle Province, con l’obiettivo di una progressiva omogeneizzazione delle politiche a sostegno della competitività delle imprese in ambito di area vasta interregionale. A questo scopo, le Giunte delle tre Unioni regionali si incontreranno almeno due volte all’anno per definire le linee di indirizzo politico-strategiche. Sarà definito un programma di attività comune che sarà verificato con un monitoraggio specifico per valutare criticità e risultati. Un portavoce, nominato tra i tre presidenti, secondo un principio di rotazione semestrale, rappresenterà opinioni, proposte e volontà della nuova “squadra di macroarea”, aperta in futuro agli apporti e alle collaborazioni di altri Sistemi Camerali regionali che ne condivideranno gli obiettivi. Inizierà Maurizio Torreggiani (Emilia-Romagna), quindi Fernando Zilio (Veneto) e infine Giandomenico Auricchio (Lombardia). http://www.impresamia.com/unioncamere-accordo/