Il sole 24 ore on line
Impresa & Territori Reti & Utility
Lombardia, Veneto ed Emilia uniscono le forze:
un gigante che supera il Pil della Turchia
di Natascia Ronchetti 19 febbraio 2015
Il Veneto porta in dote la sua capacità di intercettare risorse. La Lombardia un profilo
sempre più internazionale. A sua volta l’Emilia Romagna mette sul piatto, oltre alla forte
vocazione all’export, la ricerca e il monitoraggio puntuale dello stato dell’economia.
Con l’intesa tra le Unioni regionali delle Camere di commercio, il sistema camerale delle
tre aree posiziona i primi tasselli di un piano strategico di collaborazione e integrazione che
potrebbe portare anche a una fusione dei tre enti e che già da ora mostra tutta la forza
economica di questa macro area. Un gigante con un Pil di oltre 625 miliardi pari a più del
40% di quello nazionale e che con la sola industria manifatturiera arriva a superare il 54%
del valore aggiunto del Paese. Un Pil superiore a quello della Turchia, dei Paesi Bassi, della
Svizzera.
«Il nostro obiettivo – dice Maurizio Torreggiani, presidente di Unioncamere Emilia
Romagna – è quello di essere utile al sistema delle imprese rafforzando i flussi di
collaborazione. Di fronte al cambiamento dei sistemi economici, una riorganizzazione sulla
base di un unico criterio: l’efficacia per le imprese in territori che si caratterizzano per forte
omogeneità per filiere produttive e legami infrastrutturali». La macro area si presenta con
numeri da prima della classe in Europa, con sistemi e specializzazioni che già travalicano i
confini. Come nel caso di quel sistema moda che da Belluno arriva a Modena e di una
agroindustria che si apre spazi da Forlì a Lodi.
È un matrimonio che coinvolge 28 enti camerali che, come spiega Giandomenico
Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia, «si collocano nella fascia alta
dell’efficienza. Parte una collaborazione strutturata che mette a fattore comune elementi di
eccellenza come l’internazionalizzazione, il centro studi, la progettazione europea, per dare
risposte sempre più efficaci alle imprese». Partendo, dunque, dai numeri l’intesa,
sottoscritta a Bologna, indica le prime priorità. Si parte dal monitoraggio dell’economia, si
arriva a servizi e progetti per rafforzare la dimensione internazionale delle imprese per poi
proseguire con la condivisione degli strumenti necessari ad agganciare tutte le opportunità
offerte da Bruxelles per lo sviluppo.
Se c’è un handicap per queste tre regioni capaci da sole di intercettare il 60% delle
multinazionali straniere che investono in Italia, questa è la zavorra della tassazione – quasi
il doppio rispetto alle altre regioni europee – e della capacità di attrarre capitali esteri
fortemente condizionata prima di tutto dalla burocrazia, cosa che fa della semplificazione
amministrativa un altro traguardo. «L’accordo – osserva Fernando Zillio, presidente di
Unioncamere Veneto - riconosce a ogni unione regionale di essere depositaria di eccellenze
in qualche modo esclusive e le mette assieme nella convinzione che sia massimamente
produttivo evitare di disperdere energie migliorando le proprie performance a beneficio di
un numero molto vasto di imprese».
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Venerdì
20 Febbraio 2015
www.ilsole24ore.com
@ 24ImpresaTerr
IL GIORNALE DELL’ECONOMIA REALE
t
AMBIENTE
UN DORSO ESTRAIBILE
FACILITA LA LETTURA
Dal ministero 135 milioni
per bonificare l’amianto
Impresa e Territori
è nel primo sfoglio del giornale
completo delle pagine tematiche
quotidiane e settimanali
Filomena Greco u pagina 12
La crisi di Taranto. Il Governo pone la questione di fiducia: ora il provvedimento passa alla Camera per il via libera definitivo
Il Senato approva il decreto Ilva
Il processo
ALL’INTERNO
La Procura
chiede
52 rinvii
Previste misure a favore dei creditori ma i trasportatori non tolgono i blocchi al sito a giudizio
PUGLIA
Domenico Palmiotti
TARANTO
pNel giorno in cui il decre-
to legge sull’Ilva incassa il voto di fiducia del Senato (151 sì e
114 no) e si accinge ad affrontare l’ultimo passaggio alla
Camera, rischia di saltare la
tregua che i trasportatori che
lavorano con l’azienda siderurgica avevano promesso
mercoledì sera dopo l’incontro a Roma col ministro dei
Trasporti, Maurizio Lupi.
Tra il pomeriggio e la serata di ieri, si è svolta sul piazzale della portineria C dello stabilimento di Taranto, un’infuocata assemblea dei trasportatori che adesso
minacciano il blocco totale in
entrata e in uscita. In sostanza, un inasprimento della
protesta cominciata un mese
fa. A portare la categoria su
una posizione di possibile rilancio del conflitto, il fatto
che il maxi emendamento sul
quale il governo ha posto la fiducia, non contiene le garanzie e le risposte che i trasportatori pensavano di poter tro-
vare. Il punto contestato è
quello relativo alla prededuzione dei crediti precedenti
l’amministrazione straordinaria cominciata il 21 gennaio
scorso. «Il maxi emendamento – dicono i trasportatori –
parla solo dei crediti vantati
dalle pmi e relativi alle prestazioni ambientali, alla sicurezza e alla continuità degli
impianti produttivi essenziali. Noi, però, siamo altro. Noi
trasportiamo i prodotti finiti
dell’Ilva e cosa garantisce i
nostri crediti? Nulla».
Il mondo del trasporto contesta poi il fatto che Lupi, l’altro ieri, si era impegnato a far
corrispondere dall’Ilva un
acconto del 90 per cento sui
nuovi affidamenti. Questo
per ridare liquidità a una categoria in grave difficoltà dopo mesi di mancati pagamenti. «Non è arrivato nessun documento che dia riscontro a
quanto Lupi si è impegnato a
fare» dicono i trasportatori. E
aggiungono: «Nel maxi
emendamento c’è solo la moratoria fiscale sino a fine anno
ed è l’unico punto in cui si parla chiaramente delle imprese
di autotrasporto. Troppo poco. Non ci basta».
Il Mise, però, rassicura: nel-
la categoria dei crediti prededucibili rientrano anche «le
imprese di autotrasporto che
consentono la manutenzione
di materie prime, merci e prodotti finiti e la funzionalità
degli impianti». Così il Mise
chiarisce i «dubbi interpretativi circolati in queste ore a
proposito del maxi emendamento». Una spiegazione che
dovrebbe placare le proteste
perché se i trasportatori non
I COMMENTI
Critici Sel, Forza Italia
e Movimento Cinque Stelle
Il relatore Tomaselli:
si intravede la possibilità
di superare l’emergenza
dovessero recedere dal blocco, per l’Ilva si creerebbe una
situazione pesantissima considerato che l’azienda ha già
stoccate, pronte per partire,
500mila tonnellate di merci
per un valore di 250 milioni, e
che la regolarità delle spedizioni e degli approvvigionamenti è uno snodo vitale per
l’impresa. Specie in un momento in cui si stanno facendo una serie di sforzi per farla
ripartire. In questo senso si
colloca il decreto.
«Un provvedimento necessario» lo definisce Massimo Mucchetti, del Pd, presidente della commissione Industria del Senato. «L’alternativa all’amministrazione
straordinaria – aggiunge – sarebbe stata il fallimento, ma
dobbiamo sapere che a Taranto si gioca la credibilità di
Parlamento e Governo senza
più schermi protettivi».
Per il relatore Salvatore
Tomaselli, del Pd, «si intravede ora la possibilità di superare l’emergenza del commissariamento con norme
che definiscono con certezza
risorse finanziarie e strumenti per coniugare la continuità produttiva e il risanamento ambientale». Sparano
invece a zero le opposizioni,
da Forza Italia a Sel ai Cinque
Stelle, critico anche il governatore della Puglia, Nichi
Vendola, per il mancato incremento di assunzioni all’Arpa Puglia, mentre la Uilm,
col segretario generale Rocco Palombella, definisce «importante il segnale politico
che arriva dall’aula di Palazzo
Madama».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’interscambio del settore italiano
pLa Procura della Repubblica
Importazioni ed esportazioni delle varie tipologie di prodotto, in migliaia
di tonnellate. Periodo gennaio-novembre 2014 e variazione % sul 2013
VAR. %
Lingotti e
semilavorati
Prodotti
lunghi
Prodotti
piani
Import
Export
Saldo
Import
Export
Saldo
Import
Export
Saldo
Import
Prodotti 1°
Export
trasformazione
Saldo
-0,8%
-7,7%
1.842
3.996
2.154
+7,5%
+3,6%
9.354
6.403
-2.951
+9,3%
-0,3%
1.231
4.620
3.389
+10,6%
+8,8%
174
370
196
Import
Prodotti 2°
Export
trasformazione
Saldo
TOTALE
GENERALE
2.893
577
-2.316
Import
Export
15.494 15.966
+7,0%
+2,8%
Saldo
+0,6%
-2,6%
472
Fonte: Federacciai
Acciaio. La barese M2I, controllata da Morex Spa, ha acquisito lo stabilimento umbro di Narni della multinazionale SGL Carbon - Saranno rioccupati i 50 addetti
Italiano un pezzo di siderurgia tedesca
UMBRIA
Vincenzo Rutigliano
pPassa in mani italiane lo
stabilimento umbro di Narni
della multinazionale tedesca
SGL Carbon. A rilevare gli asset di questo stabilimento che
produce, unico in Italia, elettrodi di grafite di alta qualità
per la fusione dell'acciaio al
forno elettrico industriale, necessari dunque per gli impianti siderurgici, è la M2I di Bari,
società interamente control-
lata dalla Morex spa, che si occupa di logistica, soprattutto
nel centro-nord (fatturato
2014 a 15 milioni). Con la cessione viene evitata la chiusura
e la liquidazione volontaria
che i tedeschi avevano deciso a
febbraio 2014. Una decisione
difficile da digerire per il territorio che avrebbe visto la
scomparsa di una fabbrica storica, nata nel 1900, rilevata dai
tedeschi della Siemens AG nel
1929, trasformata in spa nel
1949 con il nome di Elettrocarbonium e diventata SGL Carbon nel 1992, quando nella
multinazionale sono arrivati
capitali americani. La cessione
- che sarà ufficializzata a fine
febbraio nella cittadina umbra
posta a 13 chilometri dalla Acciai Speciali Terni, cui ha fornito gli elettrodi fino al 2014 conclude in meno di un anno
una vertenza approdata allo
Sviluppo Economico.
LA CARATTERISTICA
Il sito, unico in Italia, produce
elettrodi di grafite di alta
qualità per la fusione
dell’acciaio al forno
elettronico industriale
Secondo il piano industriale
della M2I la produzione di elettrodi di grafite riprenderà dal
prossimo luglio e saranno rioccupati 50 addetti, e così a seguire fino al riassorbimento, entro
maggio, massimo agosto, del
2016, di tutti gli operai occupati
a febbraio 2014. Sempre secondo le previsioni del piano, tra il
2015 ed il 2018, saranno effettuati investimenti per oltre 15
milioni di euro per la produzione in house anche dei nippli (i
cappucci, la parte terminale
degli elettrodi) che la SGL prima acquistava all'estero, per
l'incremento dei livelli di auto-
mazione dello stabilimento,
per l'ampliamento della gamma dei prodotti, per la realizzazione di un impianto fotovoltaico da 1 MW e di una centrale
cogenerativa a biomassa solida tra 2 e 5 MW (in quest'ultimo
caso i 15 milioni diverrebbero
27). Tra gli investimenti previsti anche gli interventi di bonifica del sito produttivo, da
completare entro dicembre
del 2018, per 2 milioni di euro.
«Questo stabilimento andava salvato dalla chiusura, è
uno dei due più qualificati al
mondo con un indice di difettosità degli elettrodi bassissimo - dice Michele Monachino,
ad di Morex spa e di M2I srl -.
La continuità di temperatura
nei forni infatti è garantita e
per le industrie siderurgiche è
decisiva».Insieme alla bonifica del sito, che farà carico ai tedeschi per i due terzi del totale,
la M2I vuole creare in tutta
l’area produttiva, come previsto in un accordo di programma, anche attività artigianali,
industriali, del terziario e della
logistica. Oltre alla localizzazione di incubatori di impresa
e di start up, da riportare all'interno della rete nazionale di
incubatori. Ripresa la produzione, Monachino prevede
che l'azienda di Narni, che riprenderà la vecchia denominazione di Elettrocarbonium,
chiuderà il 2015 con un fatturato di circa 18 milioni ed il 2016 a
quota 30 milioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
diTarantohachiestonuovamenteilrinvioagiudiziodei52imputati coinvolti nel processo «Ambiente Svenduto» per il reato di
disastro ambientale dell’Ilva di
cui ieri si è tenuta una nuova
udienza davanti al gup Wilma
Gilli. Per il procuratore capo,
Franco Sebastio, tutto quanto
prodotto nei mesi scorsi, dall’incidente probatorio di marzo 2012
agli arresti e sequestri di luglio
2012, non può non essere vagliato
in un processo. Eppoi, aggiunge il
procuratore, ci sono le denunce
dei cittadini, le documentazioni
mediche e scientifiche, le perizie
tecniche, i danni subiti da agricoltori,militicoltori,lavoratoridelsiderurgico, residenti nel rione
Tamburi di Taranto; riscontri e
prove che, secondo l’accusa, devono passare attraverso la lente
del giudizio. Per il pm Mariano
Buccoliero, l’Ilva continua a inquinare e non ha adempiuto alle
prescrizioni dell’Aia. E se oggi si
decidesse di eseguire un sopralluogo nell’area delle cokerie per
controllare se si è intervenuti o
meno per ridurre l’inquinamento,potrebbeemergerechenullao
quasi è cambiato da luglio 2012,
quando scattò il sequestro senza
facoltà dell’area a caldo del siderurgico. Accuse anche per il sindacodiTaranto,EzioStefàno,venuto meno, per il pm Pietro Argentino, al suo ruolo di vigilanza
in materia di salute pubblica, e le
lettere all’azienda e al Governo,
cosìcomeleordinanzecomunali,
sarebbero perlomeno «tardive»
perl’accusa.
Sulla base di questi elementi,
quindi, la Procura chiede il rinvio
agiudiziopertutti,siapureconcapidiimputazionediversi.Sitratta
di49personefisicheedi3società,
Riva Fire, Riva Forni Elettrici e Ilva.Mentretralepersonefisicheci
sono gli ex amministratori Ilva,
NicolaeFabioRiva,l’expresidente Bruno Ferrante, gli ex direttori
dello stabilimento di Taranto,
LuigiCapogrossoeAdolfoBuffo.
Il processo è stato infine chiesto
ancheperilgovernatoredellaPuglia, Nichi Vendola, e il sindaco di
Taranto.
D. Pa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Industria
OSSERVATORIO BOCCONI
La lean production
migliora le imprese
Luca Orlandou pagina 12
DELOCALIZZAZIONE
Pmi del Nord Est,
fondi per chi resta
Barbara Ganzu pagina 13
Mezzogiorno
ATTIVITÀ ESTRATTIVA
In Sicilia l’Italkali
investe 250 milioni
Nino Amadoreu pagina 15
Turismo
SHARM-EL-SHEIKH
L’Egitto rilancia
sul Mar Rosso
Vincenzo Chierchiau pagina 16
Mondo&mercati
LIBERO SCAMBIO
Trattativa Usa-Ue
piena di ostacoli
Beda Romanou pagina 17
SU INTERNET
Sinergie
CAMERE DI COMMERCIO
Lombardia, Emilia
e Veneto superano
il Pil della Turchia
PRIMO PIANO
Le Cdc di Lombardia, Veneto e Emilia escono dal loro recinto e uniscono le forze
Le regioni nane sono impotenti
È la globalizzazione che impone accorpamenti decisi
di Carlo Valentini
Non solo la politica. Le macroregioni incominciano a interessare anche l'economia. A piccoli passi prendono
forma e potrebbero concretizzarsi prima che le lungaggini parlamentari trovino una conclusione.
Confindustria sta marciando a grandi passi verso l'unificazione delle proprie associazioni territoriali, per
esempio sta accorpando tutte le sedi provinciali per dar vita a due sole strutture, una in Emilia e una in
Romagna, primo passo verso un'ulteriore integrazione sul piano regionale e poi con le regioni vicine che
sono già impegnate nello stesso mutamento organizzativo.
Ma mentre l'associazione degli imprenditori ha imboccato la strategia di concentrarsi sulle macroregioni, la
politica sta ferma al palo, con buona pace dei proclami innovativi di Matteo Renzi. In questo tentennare della
politica va sottolineato quanto è successo ieri a Bologna, dove si sono incontrati i presidenti delle
Unioncamere di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna per decidere una stretta collaborazione e gettare le
basi di una macroregione economica con provvedimenti che d'ora in poi saranno coordinati poiché vi è
omogeneità dei sistemi economici delle tre regioni e quindi è necessario attuare investimenti e iniziative che
abbraccino territori più vasti di quelli degli attuali confini regionali. Un mutamento radicale da parte delle
Camere di commercio, finora chiuse nei propri orticelli. Ora invece si mettono alla testa di un movimento che
reclama dimensioni territoriali in grado di competere con le macroregioni (incominciando dai lander tedeschi)
dei grandi Paesi europei.
Il protocollo d'intesa firmato dai tre presidenti di Unioncamere prevede «un patto operativo – è scritto nel
documento conclusivo- per realizzare una macro-area funzionale, un ambiente favorevole alle imprese per
aiutarle a cogliere le opportunità del mondo che continua a crescere. È un primo passo verso una
prospettiva di medio lungo periodo indirizzata a una organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di
una macro-area». l territorio di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna concentra più del 40% del Pil
nazionale, esprime il 54% di quanto prodotto dall'industria manifatturiera italiana e il 55% del valore delle
esportazioni di beni verso l'estero. In particolare il Pil vale 625 miliardi e pone l'area davanti a Paesi quali
Turchia, Paesi Bassi e Svizzera, con una ricchezza pari al 5% di quanto realizzato dall'intera Ue.
«È il nuovo contesto competitivo a spingere verso il cambiamento. Il territorio è sempre meno quello definito
dai confini amministrativi, ma bensì quello dove insistono le relazioni delle imprese, aree vaste a geometria
variabile i cui confini sono in perenne riconfigurazione. I settori tradizionali si sono ricomposti in filiere che
tengono insieme la componente manifatturiera e quella terziaria, rendendo sempre più complesso scindere
le attività che compongono la catena del valore».
Si parte unificando i centri-studi, i servizi alle imprese, gli interventi sul territorio. Una rivoluzione epocale
provocata dai nuovi scenari economici ma anche da un colpo di frusta scagliato dal governo, che però poi si
è fermato lì. Ammette Fernando Zillio, presidente Unioncamere Veneto: «Si dice che non tutto il male venga
per nuocere. L'accordo è anche figlio di quell'attacco al sistema camerale che se, da un lato, ha causato
sicuramente danni perché ha tolto risorse da destinare al sostegno delle imprese dall'altro ha convinto le
realtà più lungimiranti ad abbandonare le logiche di campanile per abbracciare quelle di sistema». Aggiunge
Maurizio Torreggiani, presidente Unioncamere Emilia-Romagna: «Occorre considerare che fatto 100 il Pil
dell'Italia nel 2000, ora esso è sceso al 96,8%, mentre in questa area lover è salito al 103%. È naturale che
possa partire da qui un percorso che risponde all'esigenza di riforma del sistema». Conferma Giandomenico
Auricchio, presidente Unioncamere Lombardia: «Si tratta di 28 Camere che si collocano nella fascia alta
dell'efficienza del sistema e danno vita a una collaborazione strutturata e sovradimensionale».
La palla passa alla politica. Tutti o quasi sostengono la necessità delle macroregioni ma tante sono le ricette
sul come strutturarle e il rischio è che il tira e molla si spinga fino alle calende greche. Forza Italia propone
l'abrogazione dell'articolo 131 della Costituzione, contenente l'elenco delle attuali regioni, e una modifica
dell'articolo 132 per portare la popolazione minima di ogni regione a 10 milioni di abitanti. In pratica si
prevedono 5 macroregioni: Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia; Trentino Alto Adige, Friuli-VeneziaGiulia, Veneto, Emilia Romagna; Toscana, Umbria, Marche e Lazio; Abruzzo, Molise, Campania, Puglia,
Basilicata, e Calabria; Sicilia e Sardegna.
Gran parte del Pd appare schierata a favore della proposta Morassut-Ranucci, che ridisegna l'Italia
istituendo le regioni Alpina (Valle d'Aosta, Piemonte e Liguria), Lombardia, Emilia-Romagna (EmiliaRomagna e la provincia di Pesaro), Triveneto (Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige;),
Appenninica (Toscana, Umbria e la provincia di Viterbo), Adriatica (Abruzzo e le province di Macerata,
Ancona, Ascoli, Rieti e Isernia), Roma capitale, Tirrenica, (Campania e le province di Latina e Frosinone),
Levante (Puglia e le province di Matera e Campobasso), Ponente (Calabria e la provincia di Potenza),
Sicilia, Sardegna.
Chi vincerà? Ma soprattutto si arriverà a una conclusione sotto le picconate di Confindustria e Unioncamere?
La parlamentare Nunzia De Girolamo (Ncd-Udc) che aveva presentato un emendamento (bocciato) per
accelerare i tempi è scettica: «Si è verificato un cambio di rotta del governo davvero incomprensibile: il
percorso per arrivare alle macroregioni poteva essere più snello, ma l'esecutivo non ha fatto sua un'esigenza
di alleggerimento delle procedure, rendono impossibile modificare i confini regionali».
10
L’ECO DI BERGAMO
VENERDÌ 20 FEBBRAIO 2015
Economia
Una squadra, 3 regioni: intesa
lombardo-veneto-emiliana
Distretti manifatturieri uniti nel progetto «Lover»,
macro area composta da Lombardia, Veneto ed
Emilia-Romagna, le cui imprese hanno deciso di
farsquadrapersfidarelealtrelocomotived’Europa.
[email protected]
www.ecodibergamo.it/economia/section/
Tenaris, meno utile
Il calo del greggio
taglia il mercato tubi
L’a.d. Rocca: «Siamo usciti più forti da ogni crisi»
Dividendo in crescita a 0,45 dollari per azione
Ieri peggior titolo a Piazza Affari: arretra del 4%
I numeri del gruppo Tenaris
CONTO ECONOMICO RICLASSIFICATO
2014
2013
Variaz. %
su base annua
10.337.962
10.596.781
-2,4
Costo del venduto
-6.287.460
-6.456.786
-2,6
MARGINE IND. LORDO
4.050.502
4.139.995
-2,2
Spese generali
-1.963.952
-1.941.213
1,2
-187.734
-13.952
-110,2n.s.
1.898.816
2.184.830
38.211
34.767
9,9
-70.450
-37,0
RICAVI NETTI
Altri ricavi operativi netti
RISULTATO OPERATIVO
Interessi attivi
-44.388
Altri ris.fin.netti
39.214
7.004
n.s.
Risultato da partecipazioni
20.141
46.098
-56,3
-11,4
1.951.994
2.202.249
Imposte sul reddito
-586.061
-627.877
UTILE DI PERIODO
1.365.933
1.574.372
22.659
22.978
1.343.274
1.551.394
Di competenza di terzi
E dire che nel quarto
trimestre del 2014 i ricavi di
Tenaris avevano segnato un più
11% rispetto allo stesso periodo
del 2013 grazie in particolare
all’aumento dei ricavi in Nord
America, lievitati del 27%. Per
quanto riguarda, poi, le vendite
di tubi senza saldatura, gli ultimi tre mesi dell’anno si sono
distinti per aver raggiunto i livelli più alti dal 2008.
Ma gli entusiasmi si esauriscono qui, perché mettendo a
confronto i risultati anno su
anno, i ricavi risultano in leggero calo - meno 2% a 10,338 miliardi di dollari contro i 10,597
del 2013 - e l’utile netto subisce
una flessione del 13%, passando
da 1,574 miliardi di dollari a
1,366. Dato, quest’ultimo, che
risente anche di un onere aggiuntivo di 49 milioni di dollari
per l’investimento in Usiminas,
colosso argentino dell’acciaio.
L’Ebitda è in contrazione del
3% a 2,720 miliardi contro i
2,795 del 2013. Il cash flow generato da attività continuative,
invece, si attesta a 2 miliardi,
anch’esso in calo rispetto ai 2,4
miliardi dell’anno precedente.
Il cash flow operativo del gruppo, comunque, secondo l’amministratore delegato di Tenaris,
Paolo Rocca, «sarà sufficiente
a mantenere il livello di pay out
(distribuzione degli utili, ndr)
nel 2015», nonostante uno scenario sfavorevole dovuto al
crollo del prezzo del greggio e
alle pesanti riduzioni degli investimenti nel settore petroli-
fero decisi dalle grandi compagnie.
In particolare nel confronto
tra 2014 e 2013 si evidenzia una
contrazione dei ricavi sia per
quanto riguarda i mercati del
Far East e dell’Oceania (meno
20%), sia per quanto riguarda
il Sudamerica (meno 19%). Nel
primo caso ad incidere è stato
il calo di vendite dei prodotti
Octg (tubi utilizzati nelle perforazioni) in Indonesia e Cina e
dei tubi destinati alle piattaforme per l’estrazione del petrolio.
Nel caso, invece, del mercato
sudamericano gioca la contrazione dei mercati di Brasile e
Argentina per uno stop virtuale
delle spedizioni delle pipeline
(condotte). Il Nordamerica, invece, è un mercato in cui si regi-
Chiuso l’anno
con un fatturato
di 10,3 miliardi
di dollari (meno 2%)
Negli ultimi tre mesi
del 2014 i ricavi
hanno registrato
una crescita dell’11%
stra una crescita del 13%, anche
grazie ad una maggiore attività
di estrazione petrolifera e di
progetti nel Golfo del Messico.
Nonostante il calo dell’utile
netto, Tenaris all’assemblea dei
soci in programma il 6 maggio
proporrà un dividendo di 0,45
dollari per azione, che include
anche il dividendo di 0,15 dollari
per azione già pagato a novembre.
Sarà il prezzo del petrolio,
comunque, a «decidere» l’andamento di Tenaris, gruppo a cui
fa capo anche la Dalmine con gli
stabilimenti di Dalmine, Sabbio, Costa Volpino, Arcore e
Piombino, che complessivamente occupano 2.300 dipendenti. Tenaris prevede infatti
un periodo prolungato di bassi
prezzi del greggio. In particolare nel 2015 le richieste di tubi
Octg registreranno un calo del
30%, con il minimo che si dovrebbe toccare nella seconda
parte dell’anno per poi risalire
la china.
Il gruppo anticipa che quest’anno le vendite in Stati Uniti
e Canada dovranno fare i conti
con una ridotta attività di perforazione e con l’incertezza relativa all’ancora elevato livello di
importazioni soggetto alla recente regolamentazione.
Guardando a Oriente il gruppo stima che le vendite risentiranno dello smaltimento di tubi
Octg in Arabia Saudita e di una
riduzione dell’attività di trivellazione nell’Africa subsahariana, nel Mare del Nord e in Estre-
-13,1
Interessi passivi
UTILE LORDO
UTILE DI GRUPPO
-6,7
-13,2
-1,4
-13,4
Il segretario Fim Luca Nieri
Dati in migliaia di dollari Usa
DIVISIONE RICAVI PER ATTIVITÀ
Settore tubi
Nord America
4.609
4.077
Sud America
1.823
2.237
924
890
1.817
2.094
Europa
Medio Oriente e Africa
Estremo Oriente e Oceania
TOTALE
408
513
9.582
9.812
756
784
10.338
10.596
2.790
2.612
885
1.049
3.675
3.661
Altri prodotti e servizi
TOTALE
13,0
-18,5
3,8
-13,2
-20,5
-2,3
-3,6
-2,4
Dati in milioni di dollari Usa
VOLUMI DI VENDITA
Tubi senza saldatura
Tubi saldati
TOTALE TUBI ACCIAIO
6,8
-15,6
0,4
Dati in migliaia di tonnellate
Nel 2015 giù del
30% le richieste di
tubi Octg, il minimo
nel secondo semestre
In Stati Uniti
e Canada vendite
condizionate da
trivellazione ridotta
mo Oriente. Ma confida nei progetti in Argentina e Brasile.
In ogni caso, Rocca, commentando i dati con gli analisti,
ha detto: «Abbiamo attraversato molte situazioni di crisi, alcune più forti e più profonde di
questa. Siamo usciti da ogni crisi con un’azienda più forte, con
una proiezione globale maggiore. Entriamo in questa crisi con
lo stesso spirito».
Gli analisti di Equita parlano
di «risultati solidi», ma temono
che «l’outlook molto cauto possa penalizzare il titolo nel breve
periodo». Anche se ieri in Piazza Affari Tenaris è stato il peggior titolo in Borsa, registrando
un meno 4,16 a 12,91 euro. 1
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Dai banchi della minoranza arriva
infatti il placet sull’iniziativa che
mira «a creare posti di lavoro incentivando settori trainanti» ricorda Giorgio Gori, nella presentazione del progetto ai commissari. Il sindaco parla della delibera
in termini di «novità, soprattutto
per la combinazione delle cose che
contiene». Soddisfatto di come la
stampa ha accolto il progetto, Gori
cita i titoli su alcune testate nazionali. Ma le minoranze ridimensionano la portata dell’iniziativa. E
l’ex sindaco Franco Tentorio ne
approfitta per fare qualche sottolineatura: «Non è bello né istituzionale, che le associazioni di categoria sappiano le cose prima dei
consiglieri comunali, gradirei che
questa cosa venisse limitata. È una
delibera che raggruppa tanti elogi
per la nostra comunità: capisco
che si debbano raccontare le cose
nel modo più roseo, visto che è
rivolta a chi viene da fuori. Da un
lato siamo orgogliosi dall’altro imbarazzati. Invito alla prudenza: è
un percorso che potrebbe avere
successo oppure no, per adesso c’è
stato quello mediatico, ci auguriamo che ne abbia anche uno concreto». «Mediaticamente la questione è stata venduta molto bene,
LaFim-CisldiBergamoreplica
alle affermazioni del presidente dei meccanici di Confindustria Bergamo Roberto
Zappa riportate ieri dal nostro giornale.
«La Fim di Bergamo - scrive il segretario provinciale Luca Nierirespinge con forza la fotografia del
sindacato fatta da Zappa. Non è né
opportuno né intellettualmente
onesto fare di tutta l’erba un fascio
scaricando le colpe dell’ingessatura delle relazioni industriali su
tutto il sindacato».Per Nieri la
Fim ha sempre evitato «l’abbraccio alle ideologie politiche, stando
sempre sul merito delle questioni
per ricercare le migliori soluzioni
in grado di coniugare il benessere
aziendale, la continuità occupazionale, le tutele dei lavoratori».
«Se Zappa auspica un sindacato
“alla tedesca” noi siamo pronti, a
patto che anche le aziende si aprano a relazioni partecipative, proprio come si fa nella Germania industriale tanto invocata. La Fim
èprontadatempoalanciarel’azionariato aziendale che porti i lavoratori a stare nei cda e nei cds».
Sulle questioni che ingessano
l’industria nazionale «vorremmo
ricordare a Zappa che la Fim, unico sindacato, ha manifestato in
settembre davanti al Parlamento
per spronare il governo» in questo
senso. Per Nieri, poi, i dati della
risalita della produzione «non
hanno ancora dato la scossa necessaria alla ripresa occupazionale». E la Fim lancia infine la sfida
sui contratti aziendali «da rinnovare e da implementare». 1
ma parecchie di queste agevolazioni erano già state deliberate
dalla precedente amministrazione e non si tratta di un primato in
Italia – aggiunge Alberto Ribolla,
Lega Nord -. Il Comune di Zogno
è dal 2010 che applica agevolazioni sull’Imu per le aziende».
Alessandra Gallone (Fi) lamenta il mancato coinvolgimento
delle opposizioni, «che possono
invece avere un ruolo positivo e di
miglioramento ulteriore su delibere di questo tipo». La delibera
passa ora in Consiglio comunale
lunedì e Marcello Zenoni (5 Stelle) polemizza «sui tempi stretti:
sarebbe stato bello instaurare un
tavolo di riflessione con le forze di
minoranza su tematiche che ci
stanno a cuore». 1
Agevolazioni alle imprese
delibera ok in Commissione
Voto favorevole e unanime
quello della Commissione congiunta (1°
e 3°) sulla delibera «Città semplice e low
tax per attrarre imprese innovative» a
Bergamo.
La Fim replica
a Zappa: «Anche
l’industria
è poco tedesca»
Il recupero di aree dismesse, come la Reggiani, nel piano voluto da Gori
Diana Noris
33
BRESCIAOGGI
Venerdì 20 Febbraio 2015
Ordine Provinciale
Consulenti del Lavoro di Brescia
ECONOMIA&FINANZA
Associazione Nazionale
Consulenti del Lavoro
Telefono 030.2294.251 Fax 030.2294.229 | E-mail: [email protected]
Unione di Brescia
brevi
RIFORMA. Audizioneieri degliesponenti dell’associazione cherappresenta gli istituticoinvolti daldecreto legge
Lebanchepopolari:«Macosì
cicompranoifondistranieri»
TELECOMUNICAZIONI
TIMEDIA ABBANDONA
LABORSA ESIFONDE
CONTELECOM
Ti Media, ridotta a una scatola, non aveva più ragione
di restare quotata in Borsa
e Telecom ha scelto la fusione per incorporazione. Il
2014 si è chiuso per Ti Media con un rosso a 5,3 milioni e un indebitamento netto salito a 269,4 milioni. L’operazione è stata approvata
ieri dal cda di Telecom che
aveva all’esame anche i risultati preliminari 2014 e il
piano industriale 2015-17.
E ibanchieripuntano auncompromesso: limite
aldirittodivototrail3 e5%per lenuovespa
Padoan:«E leBcc? Ci sonotroppe realtàpiccole»
ROMA
Toni duri, allarmi sull’arrivo
di speculatori stranieri interessati a mettere le mani sul risparmio degli italiani e di una
stretta sul credito alle pmi ma
per le banche popolari si intravede una soluzione di compromesso che introduca una misura anti scalata. Un limite al
diritto di voto, fra il 3 e il 5% da
inserire negli statuti delle popolari trasformate in spa, misura approvata con riserva dalla Banca d’Italia.
Il governo infatti va avanti
nell’impianto del decreto:
«continuo a pensare di avere
ragione», rivendica il ministro dell’economia Pier Carlo
Padoan che ricorda vent’anni
di riforma non fatta. Alle Bcc
invece concede più tempo per
un’autoriforma con un monito: «ci sono troppe banche piccole», riecheggiando lo sprone di Via Nazionale a trovare
una nuova forma di aggregazione fra le miriade di istituti.
L’Assopopolari non risparmia
le critiche e le risposte alle rilevanze dell’autorità di vigilanza nella sua relazione presentata all’audizione alla Camera
sul dl banche e investimenti
ma alla fine attraverso Dino
Piero Giarda, ora presidente
consiglio sorveglianza Bpm
ma con un passato parlamentare e ministeriale, lancia quello che appare un segnale di
concretezza raccolto subito
dal relatore Marco Causi (Pd).
GIARDA: IMPRESE A RISCHIO.
Giarda non rinuncia al suo humor e invita i parlamentari a
ponderare bene le scelte, magari dopo un seminario alla
Madonna di Loreto che «li
ispiri». Ponderino bene quel
che fanno perché in gioco non
sono le popolari ma il pezzo
più dinamico del sistema produttivo italiano fatto da Pmi
nelle regioni dell’Emilia, Lombardia e Veneto (dove si trovano le grandi popolari) che
esportano e che dalle popolari
ricevono il credito. Con il dl le
banche straniere si compreranno questi istituti e il rispar-
Leprincipali
cassedirisparmio
diventatespa
sonoindifficoltà:
riflettetebene
CARLOFRATTA PASINI
PRESIDENTEDELBANCO POPOLARE
mio degli italiani: perché «sono interessate alla raccolta,
non agli impieghi». Un monito che trova comprensione fra
i parlamentari come spiega il
relatore Causi che conferma la
presentazione dell’emendamento sul limite del diritto di
voto. Un correttivo che Banca
d’Italia aveva, nella sua audizione, ammesso purché rimuovibile in caso di necessità di
raccogliere capitali in fretta
per gestire la transizione bocciando altre misure che snaturino la riforma, prima fra tutte
il voto capitario.
UN TETTO AZIONARIO. Con un
tetto, si ragiona, le banche popolari potrebbero consolidarsi fra loro raggiungendo una
massa critica difficile da scalare. Prima di tutto però servono appunto norme che mantengano, almeno nella fase iniziale, la public company evitando il passaggio del controllo per decreto. I vertici di Assopopolari: arriveranno «soggetti dai connotati speculativi» afferma il presidente Ettore Caselli che alla forma cooperativa come handicap per la raccolta di capitali denunciato da
Bankitalia contrappone i dati:
9 miliardi di euro in aumenti
negli ultimi 3 anni.
FRATTA: PREDA DI STRANIERI. E
il presidente del Banco Popolare Carlo Fratta Pasini ha ribadito che «le principali casse di
TRASPORTOAEREO
AIRFRANCE-KLM CHIUDE
IL2014CON UN ROSSO
DI198MILIONI DIEURO
Ilministro dell’economia Pier CarloPadoan
risparmio diventate spa sono
in difficoltà», e «se guardiamo a Siena, Genova e alle Marche, non ci sono ragioni per attaccare questo modello», Ma
non solo. «È vero che il sistema (ndr. delle Popolari) ha delle ferite», ha sottolineato,
«ma siamo stati otto anni sul
fronte di questo Paese a dare
credito alle famiglie e imprese
e abbiamo coperto tutte le difficoltà grazie ai nostri soci, abbiamo passato gli esami della
Bce e proprio ora nasce l’interesse per le Popolari. Vi invito
a pensare quindi alle conseguenze di questo provvedimento: con la fine delle popolari e delle banca localistica, le
banche faranno quello che fanno tutte le banche europee e le
grandi banche italiane: un lavoro di gestione del risparmio
che non assorbe capitale, che
non impone requisiti di liquidità e che dà dei margini».
La scadenza della presentazione degli emendamenti è il
26 febbraio, per essere votati
fra il 2 e il 6 marzo e approdare
in aula fra il 9 e il 13. •
Ilpareredella Ue
BCCESSENZIALI.«Le
banchecooperative sono
essenzialiperpreservare
labiodiversità delsistema
finanziarioe lacoesione
territoriale».Lo sostiene il
Comitatoeconomico e
socialeeuropeo(Cese,
organoconsultivo dell’Ue)
inunparere diiniziativa su
«Ilruolo dellebanche
cooperative e dellecasse
dirisparmio nellacoesione
territoriale»,discussoe
approvato l’altroieri a
Bruxelles. Soddisfatta
Federcasse(Federazione
Italianadelle Banchedi
CreditoCooperativoe
CasseRurali)che, si legge
inuna nota,«condivide le
analisiele conclusionidel
parerepresentato dal
Ceseinlineaconquanto
daannisostenuto nelle
sedidi produzione
normativa europea».
ROMA
Il governo incassa la fiducia
sul maxiemendamento al disegno di legge di conversione
del decreto Salva-Ilva. Il via libera è arrivato con 151 voti favorevoli e 114 contrari, numeri
sufficienti per avere la maggioranza, ma lontani da quota 161
che rappresenta la maggioranza assoluta del Senato, inclusi
i senatori a vita. Tanto è bastato per aprire l’ultimo schermaglia colpi di tweet fra Renato
Brunetta («Il Governo ha ancora la maggioranza? o è solo
scarso senso di responsabilità?») e il Pd, rappresentato dal
vicepresidente dei senatori e
Segretario d’Aula del gruppo,
Giorgio Tonini («Brunetta
può stare tranquillo: il governo ha la maggioranza e continuerà ad averla»).
In Aula il dibattito si è acceso
invece sulle «promesse mancate» del Governo a partire da
quei 30 milioni per la lotta contro i tumori infantili promessi
da Renzi e che alla fine si sono
ridotti a 5 di cui solo 500.000
per il 2015.
Per la pentastellata Paola Nugnes: «altro che Salva-Ilva questo è un decreto salva-banche,
i primi ad essere salvaguardati sono gli istituti bancari con i
loro crediti».
Le banche, infatti in questi
anni hanno sostenuto con diverse linee di credito l’Ilva
Spa. Finora l’esposizione delle
banche (Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Popolare) dovrebbe aggirarsi intorno ai 2
miliardi. L’ultimo prestito, di
IMPRESEMONDIALI
BALLOFFRE6 MILIARDI
PERREXAM:NASCE
COLOSSODELLELATTINE
Maxi fusione nel mercato
dei produttori di lattine. Il
gruppo Ball (Usa) ha messo
sul piatto 5,9 miliardi di euro (4,4 miliardi di sterline),
in parte cash e in parte in
azioni, per acquistare il rivale britannico Rexam: un’operazione, quella tra i due
big fornitori tra gli altri di
Coca-Cola e Pepsi, che dà vita al più grande produttore
al mondo di lattine per alimenti e bevande.
Milano,Venezia
eBologna:
super-alleanza
delleimprese
BOLOGNA
Distretti manifatturieri che attraversano i confini regionali
e che sfidano le aree più competitive d’Europa, un benessere diffuso, un’economia che è
cresciuta (seppur di poco)
mentre quella del resto d’Italia calava. Si chiama «Lover»,
ovvero la macro area composta da Lombardia, Veneto ed
Emilia-Romagna, le cui imprese hanno deciso di fare fronte
comune per sfidare a viso aperto le altre locomotive d’Europa come il Baden-Wurttemberg, il Nord Reno-Westfalia,
la Catalogna e la regione di Lione. A partire da un acronimo
suggestivo, Lover appunto,
che ha l’ambizione di tenere insieme e rappresentare settori
che vanno dalla meccanica
(forse il principale comune denominatore di queste tre regioni) al sistema moda (che dall’hub di Milano si irradia nei
sistemi produttivi veneto, bolognese e del Varesotto), dall’agroindustria (con le eccellenze emiliane che aspettano con
ansia l’Expo di Milano) all’economia sociale, senza dimenticare il turismo dove le punte
di diamante sono Venezia e la
Riviera adriatica.
I tre presidenti di Unioncamere Maurizio Torreggiani
(Emilia-Romagna), Domenico Auricchio (Lombardia) e
Fernando Zilio (Veneto) hanno firmato un protocollo d’intesa, per un’azione sinergica a
favore delle circa due milioni
di imprese che rappresentano. Per lavorare insieme sui
servizi, l’internazionalizzazione, la promozione dei sistemi
e
delle
filiere
e
dell’attrattività. •
L’Ordine e l’Associazione dei Consulenti del Lavoro di Brescia
CRISI. Il governoincassaunafiducia risicatasulmaxi-emendamento
Ildecretosalva-Ilvaèlegge
mascoppialapolemica
Air France-Klm non riesce
nel 2014 a riportare i conti
in pareggio, anche per colpa del lungo sciopero dei piloti dello scorso autunno, e
in un contesto incerto riduce gli investimenti e accelera i tagli ai costi. Il gruppo
franco-olandese ha chiuso
lo scorso esercizio con una
perdita di 198 milioni di euro, nettamente inferiore a
quella del 2014, che superava gli 1,8 miliardi di euro.
UNIONCAMERE
in collaborazione con
260 milioni, è stato deciso nei
giorni scorsi. I crediti delle
banche godono però della
prededucibilità.
Per tutte le opposizioni poi
questo film sull’Ilva e su Taranto «Continua a non vedere il
dramma ambientale e sanitario della comunità tarantina è Stefano di Sel che parla - Non
è stato spezzato il gioco della
torre fra salute e lavoro. Non si
può accettare che i tarantini si
ammalino e muoiano per inquinamento».
«Non si può accettare - gli fa
eco dall’altra parte dell’emiciclo il forzista Zizza - che l’aria
di Taranto sia per il 77,5% dei
casi considerata »pericolosa«
come respirare fumo passivo e
per il 22,5% è simile all’aria di
un tubo di scarico di una vecchia auto». •
Ordine Provinciale
Consulenti del Lavoro
Associazione Nazionale
Consulenti del Lavoro
organizzano il convegno
di aggiornamento professionale dal titolo,
di Brescia
Unione di Brescia
LE NOVITA’ DI INIZIO ANNO PER I DATORI DI LAVORO
TRA LEGGE DI STABILITA’ E JOBS ACT
Relazionerà,
Dott.ssa Emiliana Dal Bon
Consulente del Lavoro - Esperta della Fondazione Studi del Consiglio Nazionale dell’Ordine
L’evento si svolgerà il giorno,
Venerdì 20 febbraio 2015 ore 14.15
presso il Centro Pastorale Paolo VI - Via G. Calini 30 – Brescia (parcheggio interno)
L’incontro è valido ai fini della Formazione Continua Obbligatoria nella misura di 4 crediti; i crediti
non sono frazionabili e vengono riconosciuti solo dopo la completa trattazione degli argomenti in
programma. E’ gradita la prenotazione dal sito web: www.teleconsul.it/convegni.
IL PRESIDENTE ORDINE
Alberto Pelizzari
Con il contributo di SAEF
IL PRESIDENTE ANCL
Pietro Campo
VENERDÌ
20
FEBBRAIO
ECONOMIA
2015
11
FRONTALIERI IN RIVOLTA
Salario decurtato del 26%. A Mendrisio si sciopera
MENDRISIO - Rispetto a quanto accade in Italia,
lo sciopero in Canton Ticino (e in Svizzera in generale) è quasi un tabù. Non accade quasi mai. Invece dalle 5 di ieri mattina hanno incrociato le braccia la maggior parte dei cento dipendenti della Exten SA di Mendrisio, fra cui decine di varesini e comaschi. Sostenuti dal sindacato Unia, hanno bloccato la produzione dello stabilimento a pochi chilometri da Gaggiolo, rifiutandosi di lavorare perché da marzo i vertici dell'azienda, come ricordano i sindacalisti ticinesi «hanno imposto dei tagli
salariali del 26% per i frontalieri e del 16% per i residenti». Il che per gli italiani significa oltre un quarto
del salario.
Il maxi-decurtamento delle buste paghe non è
una novità in Ticino. Da un mese, infatti, il franco si
è rafforzato del 15% sull'euro, causando problemi
per le aziende elvetiche che esportano nella zona
della moneta europea. Di conseguenza alcuni imprenditori hanno deciso di tagliare gli stipendi. Dalla sera alla mattina si straccia il contratto vecchio
e se ne sottoscrive uno nuovo. Altrimenti «Stai a
casa». Mai però si era raggiunto un taglio come
quello preannunciato alla Exten. Oltretutto, come
spiegano da Unia «ai lavoratori non è stata data
alcuna alternativa: se non firmi il nuovo contratto,
chiudiamo la fabbrica. Il ricatto è stato imposto
senza neppure presentare la benché minima cifra
economica, anche solo inventata ad arte. Si tratta
di tagli profondi per difendere i profitti della proprietà». Il sospetto dei sindacalisti è che con la
scusa dell'aumento del Franco e sulla pelle dei lavoratori, si migliorino i conti dell'azienda (e degli
azionisti). In soldoni secondo Unia, oggi un operaio turnista alla Exten SA guadagna un salario base pari a 3.200 franchi lordi (per 13 mensilità), cir-
ca 3.100 euro. Da marzo, se questi proviene dall’Italia, il suo salario base lordo passerà a 2.368
franchi mensili, una perdita lorda mensile di 832
franchi, ovvero di 10.816 franchi lordi su base annua: 3,4 mensilità.
«I dipendenti - denunciano ancora il sindacato sono stati chiamati uno ad uno, davanti a tre rappresentanti della proprietà, per firmare i nuovi contratti di lavoro. Operai con 20 o più anni di
anzianità in fabbrica si sono trovati fra le mani il
nuovo contratto di lavoro, senza nessuna possibilità di riflettere. La direzione ha preso tempo, nonostante la gravità della sua decisione e la sua rapida entrata in vigore. Nonostante la firma dei nuovi
contratti, una parte importante dei lavoratori non
accetta questa nuova situazione e ha deciso di incrociare le braccia. E una questione di dignità».
Nicola Antonello
Macroarea "Lover"
le imprese di 3 regioni
fanno fronte comune
Iniziativa Unioncamere di Lombardia, Veneto e Emilia Romagna
BOLOGNA - Distretti manifatturieri che attraversano i confini regionali e sfidano le aree più competitive d'Europa: un benessere diffuso,
un'economia che è cresciuta (seppur di poco) mentre quella del resto
d'Italia calava. Si chiama "Lover",
ovvero la macro area composta da
Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, le cui imprese hanno deciso
di far fronte comune per sfidare a viso aperto le altre locomotive d'Europa come il Baden-Wurttemberg, il
Nord Reno-Westfalia, la Catalogna
e la regione di Lione.
A partire da un acronimo suggestivo, Lover appunto, che ha l'ambizione di tenere insieme e rappresentare
settori che vanno dalla meccanica
(forse il principale comune denominatore di queste tre regioni) al sistema moda (che dall'hub di Milano si
irradia nei sistemi produttivi veneto, bolognese e del Varesotto), dall’agroindustria (con le eccellenze
emiliane che aspettano con ansia
l'Expo di Milano) all'economia sociale, senza dimenticare il turismo
dove le punte di diamante sono Venezia e la Riviera adriatica.
I tre presidenti di Unioncamere
Maurizio Torreggiani (Emilia-Romagna), Domenico Auricchio
(Lombardia) e Fernando Zilio (Veneto) hanno firmato un protocollo
d'intesa per un'azione sinergica a favore delle circa due milioni di im-
prese che rappresentano. Per lavorare insieme sui servizi, l'internazionalizzazione, la promozione dei sistemi
e
delle
filiere
e
dell’attrattività.
«Presentare insieme un'area più am-
Dalla meccanica alla moda,
il Varesotto ha un ruolo
di rilievo. Vantaggi
nell’attrarre capitali stranieri
pia - hanno spiegato i tre presidenti
- può offrire vantaggi innanzitutto
per le aziende, ma anche per l'arrivo di capitali stranieri. Una collaborazione che parte dal presupposto
che le tre regioni, per filiere, infrastrutture e rapporti di collaborazio-
ne fra le singole aziende è già una
realtà. Ed è una dimensione più adeguata nella competizione globale».
Oltre a dichiarare un intento collaborativo, Unioncamere ha analizzato anche punti di forza e criticità, soprattutto in relazione alle altre aree
più forti d'Europa. E se da un punto
di vista dell'innovazione, della
competitività, dell'apertura verso
mercati esteri e (un po’ a sorpresa)
anche del costo del lavoro e della tenuta delle imprese, il paragone è lusinghiero, le criticità stanno nella
tassazione elevata e nella burocrazia che rischiano di frenare la Lovereconomy.
E' per questo che, dai tre presidenti
di Unioncamere, arriva un messaggio cifrato anche ai tre presidenti di
Regione affinchè le divisioni politiche non ostacolino un percorso di
dialogo che coinvolga anche le istituzioni. «In realtà - ha detto Torreggiani - le tre Regioni collaborano
già molto più di quanto appare: ci
sono numerosi accordi operativi e
sono fiducioso che questo rapporto
si rafforzi».
Il segnale, comunque, è chiaro.
«Noi - ha detto Zilio - stiamo dando
un segnale molto forte. Le buone
pratiche partono dal passo: mentre
in parlamento si prendono a pugni,
le imprese di queste tre regioni decidono di rafforzare la loro collaborazione per il bene di tutti».
A sinistra Domenico Auricchio presidente di Unioncamere Lombardia
PRIMATO IN EUROPA
In 3 fanno il 40,2% del Pil nazionale
BOLOGNA - Lover, la macro area
Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, le cui Camere di Commercio
hanno deciso di fare fronte comune
nella competizione europea, sarebbe
la prima regione d'Europa, con un Pil
superiore a quello di Turchia, Paesi
Bassi e Svizzera. Le tre regioni, insieme, producono il 40,2% del Pil nazionale, il 54,4% del valore industriale
manifatturiero ed esportano il 55,2%
dei prodotti che escono dall'Italia. Numeri importanti se rapportati al fatto
che in quest'area ci sono il 31,9% dei
residenti e il 37,4% degli occupati
d'Italia. Ma il dato forse più interessante è quello della crescita negli ultimi
anni. Fatto 100 il Pil nazionale e quello dell'area Lover del 2010, il primo,
nel 2014, è diminuito al 96,8%, l'altro
Aziende locali a un passo dai mercati esteri
Accordo UniCredit e Provex Consorzio. L’obiettivo è l’internazionalizzazione
BUSTO ARSIZIO - (r.e.) - UniCredit e Provex Consorzio per l'Internazionalizzazione,
punto di riferimento per le imprese varesine,
hanno siglato un accordo a favore delle aziende che intendono affrontare i mercati esteri.
Quest'intesa porterà alla realizzazione di un
progetto che si concretizza in diverse macro
aree tra cui la consulenza finanziaria e strategica, attraverso incontri one to one con le imprese, con il supporto dei responsabili di UniCredit (sia specialisti in ambito export e dell'
internazionalizzazione, sia in ambito specializzazione settoriale per il made in Italy).
«Con questa iniziativa - afferma Riccardo
Comerio, Presidente di Provex - il Consorzio vuole mettere a disposizione delle imprese varesine che guardano con interesse ai
mercati internazionali non solo la propria
professionalità ma una gamma ampia di servizi ed agevolazioni che un grande player
mondiale come UniCredit può garantire».
Sono previsti momenti di formazione (ad
esempio Go International, Forum Paese,
Schede Settori) rivolti ad imprenditori e manager delle imprese. Verranno studiati prodotti e servizi innovativi per l'export, l'internazionalizzazione e la crescita, in particolare
il prodotto di finanziamento realizzato per il
credito all’esportazione (factoring di filiera).
«L'accordo con Provex Consorzio - spiega
Monica Cellerino, Regional Manager Lombardia UniCredit - prosegue nel percorso che
da diversi anni stiamo seguendo per favorire
la crescita delle imprese lombarde in altri
Paesi. Nell'ultimo biennio abbiamo sperimentato diverse modalità ed approcci per for-
nire percorsi informativi e formativi adeguati ai cambiamenti di scenario. Oggi non si
tratta di individuare solo mercati di sbocco,
ma anche di approfondirne le caratteristiche
in contesti fortemente volatili. Ciò consente
infatti alle imprese di strutturare progetti di
investimento coerenti e realizzabili ed alla
banca di sostenerle con consulenza e prodotti finanziari adeguati. Negli ultimi 3 anni,
nella sola regione Lombardia, sono state circa 4.500 le imprese lombarde accompagnate
all'estero».
«La nostra banca - precisa Antonella Ghiorso, Area Manager Varese di Unicredit - ha
una rete in 17 Paesi del mondo . Negli ultimi
3 anni, nella provincia di Varese, sono state
circa 250 le imprese varesine accompagnate
all'estero».
è salito al 103,5%.
Unioncamere ha analizzato anche il
cosiddetto "capitale territoriale", ovvero la combinazione di coesione sociale, capacità tecniche e ambiente che
favoriscono la crescita e l'attrattività di
un determinato territorio: anche in
questo caso l'area Lover è ai vertici
europei.
Un altro dato che spicca è quello della vocazione internazionale delle imprese che insistono nella macro area
tra Bormio e Cattolica: due terzi delle
cosiddette "multinazionali tascabili"
hanno infatti sede in queste tre regioni: il 62% delle imprese italiane che
hanno partecipate all'estero hanno sede qui e alta è anche l'incidenza delle
imprese il cui azionista di riferimento
è straniero.
16
Venerdì 20 Febbraio 2015 Corriere del Veneto
TV
Economia
Private equity per le Pmi
In arrivo 48 milioni di euro
Fondo con Solidarietà Veneto e le finanziarie Veneto Sviluppo e Friulia
La società
 Fvs Sgr
(Friulia Veneto
Sviluppo Sgr) è
un progetto
delle due
finanziarie
regionali per
gestire un
fondo di
investimento
chiamato
«Fondo
Sviluppo Pmi»
per
capitalizzare le
aziende non
quotate con
parametri
finanziari
interessanti su
debito,
redditività e
sviluppo sui
mercati esteri.
 Friulia ha
una quota da
21 milioni,
Veneto
Sviluppo da 20,
il fondo
pensione
Solidarietà
Veneto 7.
Quarantotto milioni di
euro da investire nel capitale
delle Pmi del Nordest. Da ieri è
operativa Fvs Sgr, gestore del
fondo d’investimento «Fondo
Sviluppo Pmi», partecipato - rispettivamente - per 21 e 20 milioni dalle finanziarie regionali
Friulia e Veneto Sviluppo e per
7 dal fondo pensione integrativo territoriale «Solidarietà Veneto».
L’obiettivo è entrare nel capitale delle aziende venete e friulane con un fatturato compreso
tra i 10 e i 180 milioni di euro,
un bacino potenziale di 3.800
imprese (556 in Friuli e 3.230
in Veneto) e renderle più solide
e competitive. La strategia d’investimento prevede una selezione basata sull’attuale posizionamento di mercato, le prospettive di crescita, soprattutto
verso l’estero, miglioramento
della governance e capacità di
far rete.
L’investimento medio si aggirerà tra i 3 e 5 milioni di euro,
con esclusione dei settori immobiliari, assicurativo, bancario, armi, gioco d’azzardo e
pornografia. La permanenza
nel capitale avrà un limite di
cinque anni, l’uscita dovrebbe
concludersi con l’ingresso in
Borsa. Il fondo, infine, avrà una
rappresentanza negli organi di
VENEZIA
Il patto
Da sinistra:
Stefano
Milanese dg
di Fvs Sgr;
Giorgio Grosso,
presidente
di Veneto
Sviluppo e della
Sgr; Pietro
Del Fabbro,
presidente
di Friulia
e Andrea
Tomat,
presidente
di Solidarietà
Veneto
gestione societaria (consiglio
di amministrazione e collegio
sindacale). Con uno sguardo
più selettivo, basato su indicatori finanziari, il target si restringe: le società di capitali venete il cui Ebidta (utili ante tasse e ammortamenti) sulle vendite supera il 10% sono solo
927; 167 quelle friulane. Meno
ancora quelle col rapporto ottimale tra debito e Ebidta: 738 le
imprese venete il cui debito è
solo tre volte la loro capacità di
generare cassa, 132 in Friuli.
«Sono le aziende migliori
del territorio - dice il presidente di Fvs Sgr e di Veneto Svilup-
po Giorgio Grosso - già nel mirino d’investitori stranieri. Magari hanno bisogno di capitalizzazione, di strutturarsi nel
passaggio generazionale. Soprattutto dobbiamo evitare di
dilapidare il patrimonio aziendale del Nordest, questo il nostro motivo di intervento, per il
quale mettiamo a disposizione
le migliori professionalità sul
campo».
Aggiunge Andrea Tomat,
presidente del Fondo pensione
Solidarietà Veneto: «In una
congiuntura difficile diamo un
segnale positivo alle Pmi leader
nei loro settori». L’operazione
di Solidarietà Veneto, annunciata a fine gennaio, è operativa.
«Puntiamo a ridurre le quote
d’investimento dei nostri comparti Reddito e Dinamico (che
danno rendimenti medi netti
del 7,05 e del 6,92%, Ndr) di almeno il 3-5% e sostituirle col
private equity» aggiunge Tomat. L’obiettivo finale per Solidarietà Veneto è un investimento totale di 25 milioni di
euro.
E in «Fondo Sviluppo Pmi»
ad aprile entreranno le territoriali di Confindustria e le Bcc
friulane con piccole quote.
Enrico Bellinelli
Confindustria
Unioncamere
Presidenza
di Padova
Un plebiscito
per Finco
Leader in Europa
Veneto alleato
con Lombardia
ed Emilia Romagna
Quota 96,1%
La percentuale
di consensi per
Massimo Finco
all’assemblea
generale
di Confindustria
Padova
VENEZIA Insieme,
Massimo Finco che succede
alla presidenza di
Confindustria Padova dopo
Massimo Pavin col 96,1% dei
voti favorevoli (675 quelli
espressi nell’assemblea
generale).
L’assise, su proposta del
presidente, ha eletto suoi vice
Mario Ravagnan, 51 anni, e
Luca Iazzolino, 43 anni.
Completa la vicepresidenza,
come componente di diritto, il
presidente dei Giovani
Imprenditori Rodolfo Cetera.
Infine l’assemblea ha eletto
(novità statutaria) i nove
componenti del Consiglio
generale: Sara Bellini (Mik
Italia Srl), Isabella Chiodi (Ibm
Italia Spa), Graziano Debellini
(Hotelturist Spa), Francesca
Facco (Elle Emme Srl), Luca
Giuman (Infonet Solutions
Srl), Stefano Griggio (Sapiselco
Srl), Annalisa Marchetti (MCM
Marchetti Srl), Roberto Reffo
(La Meccanica Srl), Sandro
Vecchiato (Interbrau Spa).
rappresentano il 40% del Pil
nazionale, il 54% del
manifatturiero e il 55%
dell’export. E un’area che
cresceva, seppur di poco,
mentre il resto d’Italia si
arrestava o calava. Ora le
Unioncamere di Emiliaromagna, Veneto e Lombardia
fanno fronte comune:
sfideranno le locomotive
d’Europa cioè il BadenWurttemberg, il Nord RenoWestfalia, Lione e la Catalogna.
Il protocollo d’intesa è stato
firmato a Bologna dai tre
presidenti: rispettivamente
Maurizio Torreggiani,
Fernando Zilio e Domenico
Auricchio. Un’azione sinergica
a favore di due milioni di
imprese, su
internazionalizzazione,
innovazione, servizi,
promozione di filiere,
attrattività. L’area considerata,
acronimo delle tre regioni, è
detta «Lover». «Presentare
insieme un’area più ampia hanno spiegato i presidenti può offrire vantaggi per le
aziende, ma anche per l’arrivo
di capitali stranieri. La
collaborazione tra imprese è
già una realtà ed è una
dimensione più adeguata nella
competizione globale».
Marco de’ Francesco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PADOVA Elezione «bulgara» per
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Polo del turismo slow alla Fornace Bertoli
Casale sul Sile, progetto di recupero da 10 milioni dell’imprenditore Malenotti
«Nel 2000 volevo restaurare l’immobile della ex
azienda agricola Callegari, a
Bonisiolo, dove ha sede la mia
attività e mi occorrevano i mattoni di dimensione particolare
con cui era stata realizzata. Li
facevano solo alla Fornace Bertoli, a Lughignano. Un luogo
meraviglioso, tanto che chiesi
all’anziano proprietario, quando avesse voluto venderla, di
contattarmi. Così 12 anni dopo
l’ho comprata».
È il racconto di Franco Malenotti, imprenditore toscano
trapiantato in Veneto, ex patron di Belstaff (Clothing ComTREVISO
pany) e ora impegnato nel rilancio delle motociclette Matchless con linea di abbigliamento collegata.
L’idea che Malenotti aveva in
testa sulla fornace sorta un secolo fa in riva al Sile è diventata
un progetto che potrebbe trasformare uno dei luoghi più
suggestivi della campagna fra
Treviso e Venezia in un polo del
turismo «slow», del cibo etnico e dei vini, attraversato da
una pista ciclabile che raggiunge il mare e a un’ora di navigazione via fiume dalla laguna.
«È un disegno ancora preliminare – spiega Malenotti – ma
le idee sono chiare. Un’esperienza del genere l’ho già avviata e funziona molto bene a Bolgheri, a Livorno, col recupero
del Casone di Ugolino nella tenuta dei dalla Gherardesca. Il
turismo del vino è una tendenza in forte crescita a livello
mondiale. Mando un appello ai
soggetti che mi possano aiutare come le istituzioni, Regione
e Comune di Casale sul Sile,
Fondazioni bancarie, banche e
consorzi di promozione dei vini della nostra zona».
Ora che i 7 ettari tra fiume e
«Jesolana», con 6.600 metri
quadri coperti, sono di un pro-
prietario non speculativo e che
ha già pagato il costo del progetto, operativamente bisogna
costituire una società di gestione e affrontare un mutuo.
Per avviare la struttura servirà una decina di milioni di euro
e Malenotti immagina un finanziamento trentennale che
si paghi con l’affitto dei molti
spazi espositivi a disposizione
dei produttori di vini, ortaggi,
verdure, frutta, formaggi, carni, tutto «a km zero». Poi sono
previste piccole strutture ricettive, alberghi e appartamenti,
show room, una piazza coperta
e tre ristoranti, di cui uno etni-
Sito storico La Fornace Bertoli a Casale sul Sile nel Trevigiano (foto Balanza)
co a rotazione annuale. In più
servizi come un’officina per riparare le bici dei turisti e per il
noleggio, oltre all’imbarcadero
per la navetta da e per le isole
veneziane, un asset esistente
da anni con un’impresa locale,
da potenziare. Poi ci sarà un
«Museo della fornace», omag-
gio a Casale per i molti abitanti
che, per tutto ‘900, fra quelle
mura hanno lavorato. I tempi
di realizzazione? «Potessi comincerei domani – conclude
Malenotti - Penso che in due
anni potremmo farcela».
Gianni Favero
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
Corriere di Bologna Venerdì 20 Febbraio 2015
3
BO
Taddei: «Questa è la terra del Jobs Act,
qui si investe perché c’è il capitale umano»
Oggi il governo vara i decreti attuativi, il responsabile economico del Pd: «Galletti? Uomo di valore»
Il consiglio dei ministri domani (oggi per chi legge, ndr)
approva i primi due decreti
attuativi del Jobs Act, la nuova
legislazione del lavoro a cui
lei si è dedicato. Pensa che sia
una giornata storica o è solo
il primo passaggio di una
lungo processo? Che cosa
cambia nel concreto?
«Non è una giornata storica
— spiega il responsabile economia del Pd nazionale, Filippo Taddei — ma è una giornata
molto importante. Domani
vengono approvati il nuovo
contratto a tutele crescenti e
l’estensione e l’allungamento
dell’Aspi (la nuova Naspi), l’indennità di disoccupazione. Ci
sarà bisogno invece di un passaggio in commissione per il
riordino dei contratti esistenti
(co.co.co e co.co.pro, ndr)».
Partiamo da qui. Saranno
previste delle deroghe e i contratti di collaborazione rimarranno per alcune tipologie di lavoro oppure scompariranno del tutto?
«Questo è proprio quello
che dovrà decidere la commissione che ha un mese di lavoro
davanti. Quella di concedere alcune deroghe è un’ipotesi che
stiamo valutando ma dev’essere chiaro il principio: vogliamo
distinguere i dipendenti veri
dagli autonomi veri».
Che cosa vi aspettate all’inizio?
Il vertice
«Ci aspettiamo di aumentare la stabilità del lavoro, subito: i contratti non andranno
contati ma pesati».
Nei mesi scorsi nel dibattito pubblico si è fatta molta
confusione. Può spiegare a
un giovane che dal primo
marzo sarà assunto con un
contratto a tutele crescenti
come funziona?
«Questo nuovo contratto
unisce una garanzia e una
scommessa. La garanzia è che
appena ti fanno il contratto
hai tutte le garanzie che hanno
gli altri e che prima non avevi
dalla malattia, alla maternità,
all’attività sindacale. La scommessa è che visto che questi
contratti alle aziende costano
molto meno, all’inizio siano
incentivate a farli e a stabilizzare nel tempo i neoassunti».
A Bologna e in Emilia-Romagna si vedono i primi timidi segnali di ripresa. Qual
è la vostra sensazione?
«La crescita economica riparte sempre da segnali lievi,
molti dei germogli della crescita nel Paese si trovano proprio in Emilia-Romagna».
Quale ruolo può giocare
questa terra nel tentativo di
riagganciare la crescita e come test di applicazione del
Jobs Act?
«Può giocare un ruolo rilevantissimo per il semplice fatto che qui la filosofia del Jobs
Act è stata anticipata da un sistema produttivo che è più
avanzato che altrove. Gli investimenti arrivano in EmiliaRomagna non perché qui si
mangia bene ma perché qui ci
sono le condizioni di capitale
umano come dimostrano gli
esempi della Philip Morris e
della Ducati. Ma ci sono altri
grandi gruppi che sono pronti
a investire in Emilia-Romagna, penso ad esempio all’Audi o alla Toyota e anche ad altri».
Portare avanti il Jobs Act
ha prodotto una frattura con
la sinistra del Pd e soprattutto con la Cgil. Ritiene che ci
possa essere una ricucitura?
«Sta cambiando il paradig-
Economista Filippo Taddei, collaboratore di Renzi
Il patto Lombardia-Veneto-Emilia per l’internazionalizzazione
«Lover», il matrimonio tra le regioni-traino
Insieme producono il 40% del Pil
nazionale, il 54% del manifatturiero ed
il 55% delle esportazioni. E negli ultimi
cinque sono cresciute, sia pur
leggermente, contro la recessione
dell’Italia. Unioncamere di EmiliaRomagna, Veneto e Lombardia si sono
messe insieme con un obiettivo:
portare l’area «Lover» (l’acronimo delle
tre regioni) a sfidare le aree più
competitive d’Europa. I tre presidenti
di Unioncamere Maurizio Torreggiani
(Emilia-Romagna), Domenico
Auricchio (Lombardia) e Fernando
Zilio (Veneto) hanno firmato un
protocollo d’intesa, per un’azione
sinergica a favore delle circa due
milioni di imprese che rappresentano.
Per lavorare insieme sui servizi,
l’internazionalizzazione, la promozione
dei sistemi e delle filiere e
dell’attrattività. Presentare insieme
un’area più ampia — hanno spiegato i
tre presidenti — può offrire vantaggi
innanzitutto per le aziende, ma anche
per l’arrivo di capitali stranieri.
ma, perché si passa dalla tutela del lavoro alla tutela del lavoratore e il cambiamento è rilevante. Ma io credo che se i
germogli della crescita continueranno a spuntare allora sarà più facile ricucire. I risultati
positivi ci diranno che avevamo ragione e serviranno a
comprendere meglio i nostri
provvedimenti».
Come vede la situazione
nel Pd a Bologna dopo l’elezione del nuovo segretario?
«Continuo a pensare che sia
stato un errore non eleggere il
segretario con il congresso ma
a questo punto chi è stato eletto è pienamente legittimato. Il
Pd di Bologna può dare un
contributo a livello nazionale,
deve dare una mano a spiegare
all’Italia come sta cambiando
la struttura profonda della società e come in questo modo
possiamo incidere sull’Europa».
Ha letto dell’ipotesi di una
candidatura di Gian Luca
Galletti a Bologna, che ne
pensa? Potrebbe correre con
il Partito democratico?
«Galletti è un ministro della
Repubblica e una persona di
valore ma mi sembrerebbe abbastanza sorprendente vederlo candidato con il Partito democratico».
Olivio Romanini
@olivioromanini
Alla Caccia
 Stasera al
alle 20 al
Circolo della
Caccia terrà
una conferenza
ill professor
Alberto Bagnai,
autore nel
2012 del libro
«Il tramonto
dell'euro» e
collaboratore
del «Fatto
Quotidiano».
 Bagnai ha
aperto il blog di
dibattito
economico
Goofynomics,
salito nel suo
settore al
secondo posto
per numero di
lettori dietro
soltanto al
«Sole 24 Ore».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
E Bonaccini apre le danze del Patto per il lavoro
Convocato il mondo economico. In regione nel 2014 quasi 65 mila cococo e cocopro
«Vogliamo creare a breve
nuova occupazione, nuovi posti di lavoro: questa è la nostra
ossessione». Con queste parole
verso la fine dell’anno, appena
insediato, il presidente della
Regione Stefano Bonaccini aveva annunciato il nuovo «Patto
per il lavoro» in Emilia Romagna.
Oggi, proprio nel giorno in
cui in cui il Consiglio dei ministri del governo Renzi è chiamato ad approvare due decreti
attuativi del Jobs Act, Bonacci-
4-5.000
È la media mensile dei contratti di
lavoro parasubordinato stipulati in
Emilia-Romagna nel corso
dell’anno scorso
ni darà il via al primo incontro
verso questo atteso nuovo accordo, il primo vero atto del
nuovo corso di viale Aldo Moro. Il presidente dell’Emilia Romagna ha convocato per oggi
pomeriggio nella sede della
Regione sindacati, associazioni
d’impresa, banche, università,
rappresentanti istituzionali e
associazioni, per un lungo faccia a faccia assieme all’assessore al Lavoro Patrizio Bianchi e
quello alle Attività Produttive
Palma Costi.
In vista di questo accordo, e
soprattutto in attesa della rivoluzione in arrivo dalla piena attuazione del Jobs Act, che promette di mettere la parola fine
ai contratti parasubordinati, è
utile sapere quanti sono in
Emilia Romagna i co.co.co. e
co.co.pro.
I dati della Regione dicono
che tra l’ottobre del 2013 e il
settembre del 2014 sono stati
siglati 64.990 contratti di lavoro parasubordinato e 47.907 di
lavoro intermittente (o a chia-
mata). Gli studi sull’occupazione precaria riguardo al terzo
trimestre del 2014 segnano però un calo di questi rapporti di
lavoro: -3,7% per le collaborazioni a progetto e -6,4% per i
contratti a chiamata. La media
di co.co.co. e co.co.pro. durante questo ultimo anno si è assestata attorno ai 4-5mila contratti al mese, a parte i picchi di
gennaio (8.054) e settembre
(7.359). Il 53% di questi contratti sono stati fatti a uomini,
il 47% a donne.
Osservando invece i contributi versati all’Inps, risulta che
nel 2013 sono stati 116 mila i
precari in Emilia Romagna. Gli
uffici di viale Aldo Moro non
sono in grado di definire il
tempo medio dei loro contratti, della durata di qualche giorno o di un anno. Tanto che,
spiega sempre la Regione, ogni
giorno vengono sottoscritti
ben 60 mila contratti di collaborazione.
B. P.
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12
l
Economia
e lavoro
VENERDÌ
20 FEBBRAIO 2015
Importante sinergia di un’area che da sola esporta il 55% dei beni e ha il 40% del pil nazionale
Unioncamere, nasce Lover
L’acronimo indica l’accordo tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna
N
asce Lover, acronimo dalle iniziali di
Lombardia, Veneto
ed Emilia Romagna, le cui
unioni camerali hanno
stretto un accordo che si
propone di diventare in futuro una vera e propria fusione.
Un patto operativo per
realizzare una macro-area
funzionale, un ambiente favorevole alle imprese per
aiutarle a cogliere le opportunità del mondo che continua a crescere.
A raccogliere e condividere una sfida comune proponendo una nuova strategia di sostegno alla competitività del sistema produttivo
italiano sono le Unioni regionali delle Camere di
commercio di Lombardia,
Veneto ed Emilia-Romagna
che hanno siglato ieri a Bologna un protocollo di intesa
con l’obiettivo di aiutare l’economia dei territori a cogliere le opportunità offerte
da una dimensione territoriale più ampia e da una integrazione di forze e strategie.
A firmare il documento i
tre presidenti Unioncamere: Giandomenico Auricchio ( Lombardia), Fernando Zillio (Veneto) e Maurizio Torreggiani (Emilia
Romagna).
Si avvia un percorso di
collaborazione per accrescere le relazioni di cooperazione e la concertazione di
attività e politiche per una
maggiore integrazione in
Questa mattina
grado di valorizzare le eccellenze attraverso un’azione
condivisa. E’ un primo passo
verso una prospettiva di medio lungo periodo indirizzata a una organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di una macroarea.
Le aree vaste rappresentano un nuovo ambito in cui
organizzare la rete di relazioni delle imprese e tra le
imprese, pur mantenendo
attenzione, nelle linee di intervento, alle differenti peculiarità e diversi valori di
identità dei territori. La
grande area costituita da
Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna concentra più
del 40 per cento del PIL nazionale, esprime il 54 per
cento di quanto prodotto
dall’industria manifatturiera, e il 55 per cento del valore
delle esportazioni di beni
verso l’estero.
Il Prodotto interno lordo
complessivo vale 625 miliardi e pone l’area davanti a
Paesi quali Turchia, Paesi
Bassi e Svizzera, con una ricchezza creata pari al 5 per
cento di quanto realizzato
dall’intera Unione Europea.
Si comprende quindi la rilevanza della macro-area
composta da Lombardia,
Veneto ed Emilia Romagna.
Sono numeri che la collocherebbero ai vertici europei, tuttavia le motivazioni
che portano le tre Unioni regionali delle Camere di
Zillio, Torreggiani e Auricchio stringono il patto Lover
commercio a muoversi in
una logica di area vasta vanno oltre i primati statistici. È
il nuovo contesto competitivo a spingere verso il cambiamento le Unioni regionali e le Camere di commercio delle tre regioni.
Il territorio è sempre meno quello definito dai confini amministrativi, ma dove
insistono le relazioni delle
imprese, aree vaste a geometria variabile i cui confini sono in perenne riconfigurazione. I settori tradizionali si
sono ricomposti in filiere
che tengono insieme componente manifatturiera e
terziaria, rendendo sempre
più complesso scindere le
attività che compongono la
catena del valore. La dimen-
sione d’impresa, tradizionalmente identificata dal
numero degli addetti, è stata
sostituita dalla dimensione
strategica, dall’intensità delle relazioni che l’impresa ha
in essere con altri attori economici, privati o pubblici.
Su queste basi nasce il
protocollo di intesa finalizzato all’integrazione operativa di attività e progetti di
ogni singolo sistema camerale regionale, valorizzando
eccellenze, esperienze e
competenze che hanno garantito sino a oggi servizi riconosciuti di alta qualità
dalle imprese.
Tra gli specifici ambiti di
intervento, come prioritari,
sono individuati: studi e
monitoraggio economia,
servizi e progetti di internazionalizzazione (e l’occasione di Expo 2015 sarà un immediato banco di prova),
progetti e opportunità europee.
Un secondo punto è la
collaborazione sempre più
strutturata e consolidata tra
le realtà camerali delle tre regioni, anche nel contesto
della riallocazione delle funzioni già delle Province, con
l’obiettivo di una progressiva omogeneizzazione delle
politiche a sostegno della
competitività delle imprese
in ambito di area vasta interregionale.
A questo scopo, le Giunte
delle tre Unioni regionali si
incontreranno almeno due
volte all’anno per definire le
linee di indirizzo politicostrategiche. Sarà definito un
programma di attività comune che sarà verificato con
un monitoraggio specifico
per valutare criticità e risultati.
Un portavoce, nominato
tra i tre presidenti, secondo
un principio di rotazione semestrale, rappresenterà opinioni, proposte e volontà
della nuova “squadra di macroarea”, aperta in futuro
agli apporti e alle collaborazioni di altri Sistemi Camerali regionali che ne condivideranno gli obiettivi.
Inizierà Maurizio Torreggiani (Emilia Romagna),
quindi Fernando Zilio (Veneto) e infine Giandomenico Auricchio (Lombardia).
Agenzia Unica per le ispezioni del Lavoro, rischio per la Direzione di Piacenza
Stato di agitazione
Fiom Cgil,
si elegge
il segretario Per i dipendenti Inps, Inail e Ministero del Lavoro
E' stato convocato per oggi il Direttivo Provinciale
della Fiom Cgil di Piacenza, al quale parteciperanno il segretario generale
Cgil Piacenza Gianluca
Zilocchi e il segretario generale Fiom Cgil EmiliaRomagna Bruno Papignani. Tra i punti all'ordine del giorno vi è l'elezione del nuovo Segretario Generale della Fiom
Cgil Piacenza: attualmente segretario generale metalmeccanici è Ivo Bussacchini. La riunione, a
porte chiuse, si svolgerà
presso il salone Nelson
Mandela (via XXIV Maggio, 18).
“Tre enti diversi (Inps, Inail e
Ministero del Lavoro) i cui operatori – ispettori e personale amministrativo - verrebbero accorpati sotto una struttura nella
quale regnerebbe il caos organizzativo”. Sono in stato di agitazione i sindacati confederali
della Funzione Pubblica. In una
nota Fp Cgil, Cisl Fp e UilPa
hanno proclamato lo stato di
agitazione dei lavoratori di Inps,
Inail e Ministero del Lavoro,
coinvolti nel processo di riordino delle attività di vigilanza.
Previsti per oggi, venerdì 20 febbraio in tutta Italia, assemblee,
volantinaggi e presidi contro
l'approvazione del decreto che
istituisce l'Agenzia unica delle
attività ispettive. Una folta rappresentanza di lavoratrici e lavo-
ratori di Inps, Inail e Ministero
del Lavoro parteciperà domani a
un sit-in di fronte ala sede della
Prefettura di Bologna. «Il Consiglio dei Ministri – spiega Melissa Toscani, segretaria della Fp
Cgil di Piacenza - ha inserito
nell'ordine del giorno della seduta di venerdì 20l'approvazione del decreto che istituisce l'Agenzia Unica Ispettiva a norma
delle previsioni contenute nel
jobs act,unificando i servizi
ispettivi di Inps, Inail e Ministero del Lavoro. Si tratta di un
provvedimento raffazzonato in
fretta e furia, senza il minimo
confronto con le parti sindacali
che da tempo chiedono una riforma delle attività ispettive che
consenta di semplificare i controlli sulle aziende, rendendoli al
contempo più snelli e più efficaci, evitando inutili duplicazioni,
dando certezzesui controlli che
servono a garantire sicurezza sul
lavoro, salute e tutela ambientalee valorizzando le professionalità degli operatori».
Questo era l'obiettivo, ma «il
provvedimento non solo non
garantisce tutto questo, ma
smantella il Ministero del Lavoro, chiudendo le Direzioni Territoriali e Interregionali del Lavoro, peraltro a soli 30 giorni di
distanza dall'entrata in vigore
del decreto di riordino del Ministero del Lavoro stesso», spiega
Toscani. Come sarà la struttura
capillare della nuova Agenzia che prevede 18 sedi territoriali
su tutto il territorio nazionale –
non è per nulla chiaro.
Dopo la firma
Le prime
dichiarazioni
dei presidenti
Queste le prime dichiarazioni a caldo dei tre presidenti “neo-alleati”.
Torreggiani: «L’accordo
parte dalla dimensione economica dei territori con l’obiettivo di essere utile al sistema delle imprese. Di
fronte al cambiamento dei
sistemi economici, questo
accordo persegue l’obiettivo concreto di una riorganizzazione sulla base di un
unico criterio: l’efficacia per
le imprese in territori che si
caratterizzano per forte
omogeneità, filiere produttive e legami infrastrutturali. Con una metafora possiamo dire che vengono abbattuti muri e messe siepi».
Auricchio: «Colpiscono
i numeri di grande rilievo
che questi territori mettono
assieme. Il valore dell’export, ma soprattutto della
manifattura, significativo
di come da queste regioni si
possa partire per agganciare
la ripresa. Sono 28 Camere
che si collocano nella fascia
alta dell’efficienza del sistema».
Zillio: «Credo che l’accordo sia anche figlio di
quell’attacco al sistema camerale che se da un lato ha
causato sicuramente danni
perché ha tolto risorse da
destinare al sostegno delle
imprese, dall’altro ha convinto le realtà più lungimiranti ad abbandonare le logiche di campanile per abbracciare quelle di sistema».
Messe a disposizione dall’Inps
14 borse di studio
da 7500 euro per
l’Executive Master
14 borse di studio del valore di 7.500 euro ciascuna sono messe a disposizione dall’Inps a totale copertura della partecipazione all'Executive Master in Management e Innovazione delle
Pubbliche Amministrazioni - Mipa dell’Università Cattolica. Il Mipa è rivolto a giovani
laureati che vogliano investire il loro futuro
professionale nel settore pubblico, oltre che a
funzionari e dirigenti pubblici che intendono
ampliare o consolidare il proprio portafoglio
di competenze. Il Master universitario di secondo livello è attivato da Altis, l’Alta Scuola
Impresa e Società dell'Università Cattolica del
Sacro Cuore, in partnership con Fondazione
per la Sussidiarietà e Andigel. Per concorrere è
necessario essere figlio o orfano di dipendente
iscritto alla Gestione Unitaria delle prestazioni
creditizie e sociali (c.d. “Fondo Credito”) o di
pensionato utente della Gestione Dipendenti
Pubblici. La scadenza per l'iscrizione è il 27
febbraio. Lelezioni iniziano giovedì 16 aprile.
12
Venerdì 20 Febbraio 2015
PRIMO PIANO
Le Cdc di Lombardia, Veneto e Emilia escono dal loro recinto e uniscono le forze
Le regioni nane sono impotenti
È la globalizzazione che impone accorpamenti decisi
DI
CARLO VALENTINI
N
on solo la politica. Le
macroregioni incominciano a interessare
anche l’economia. A
piccoli passi prendono forma e
potrebbero concretizzarsi prima
che le lungaggini parlamentari
trovino una conclusione. Confindustria sta marciando a grandi
passi verso l’unificazione delle
proprie associazioni territoriali, per esempio sta accorpando
tutte le sedi provinciali per dar
vita a due sole strutture, una
in Emilia e una in Romagna,
primo passo verso un’ulteriore
integrazione sul piano regionale
e poi con le regioni vicine che
sono già impegnate nello stesso
mutamento organizzativo.
Ma mentre l’associazione
degli imprenditori ha imboccato la strategia di concentrarsi
sulle macroregioni, la politica
sta ferma al palo, con buona
pace dei proclami innovativi di
Matteo Renzi. In questo tentennare della politica va sottolineato quanto è successo ieri a
Bologna, dove si sono incontrati
i presidenti delle Unioncamere
di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna per decidere una
stretta collaborazione e gettare
le basi di una macroregione economica con provvedimenti che
d’ora in poi saranno coordinati
poiché vi è omogeneità dei sistemi economici delle tre regioni
e quindi è necessario attuare
investimenti e iniziative che
abbraccino territori più vasti
di quelli degli attuali confini regionali. Un mutamento radicale
da parte delle Camere di commercio, finora chiuse nei propri
orticelli. Ora invece si mettono
alla testa di un movimento che
reclama dimensioni territoriali in grado di competere con le
macroregioni (incominciando
dai lander tedeschi) dei grandi
Paesi europei.
Il protocollo d’intesa firmato dai tre presidenti di
Unioncamere prevede «un patto
operativo – è scritto nel documento conclusivo- per realizza-
Bisogna abbandonare
le logiche di campanile
per adottare quelle di
sistema. Nelle tre regioni si produce il 40% del
pil nazionale ed esse
contribuiscono al 55%
delle esportazioni italiane. Al processo sono
interessate 28 camere
di Commercio dell’area
più sviluppata del paese
re una macro-area funzionale,
un ambiente favorevole alle
imprese per aiutarle a cogliere
le opportunità del mondo che
continua a crescere. È un primo
passo verso una prospettiva di
medio lungo periodo indirizzata
a una organizzazione camerale
strutturata sulla dimensione di
una macro-area». l territorio di
Lombardia, Veneto ed EmiliaRomagna concentra più del
40% del Pil nazionale, esprime il 54% di quanto prodotto
dall’industria manifatturiera
italiana e il 55% del valore delle
esportazioni di beni verso l’estero. In particolare il Pil vale 625
miliardi e pone l’area davanti a
Paesi quali Turchia, Paesi Bassi e Svizzera, con una ricchezza
pari al 5% di quanto realizzato
dall’intera Ue.
«È il nuovo contesto competitivo a spingere verso il cambiamento. Il territorio è sempre
meno quello definito dai confini
amministrativi, ma bensì quello
dove insistono le relazioni delle
imprese, aree vaste a geometria
variabile i cui confini sono in perenne riconfigurazione. I settori
tradizionali si sono ricomposti
in filiere che tengono insieme
la componente manifatturiera
e quella terziaria, rendendo
sempre più complesso scindere
le attività che compongono la
catena del valore».
Si parte unificando i
centri-studi, i servizi alle
imprese, gli interventi sul territorio. Una rivoluzione epocale provocata dai nuovi scenari
economici ma anche da un colpo
di frusta scagliato dal governo,
che però poi si è fermato lì. Ammette Fernando Zillio, presidente Unioncamere Veneto: «Si
dice che non tutto il male venga
per nuocere. L’accordo è anche
figlio di quell’attacco al sistema camerale che se, da un lato,
ha causato sicuramente danni
perché ha tolto risorse da destinare al sostegno delle imprese
dall’altro ha convinto le realtà
più lungimiranti ad abbandonare le logiche di campanile per
abbracciare quelle di sistema».
Aggiunge Maurizio Torreggiani, presidente Unioncamere Emilia-Romagna: «Occorre
considerare che fatto 100 il Pil
dell’Italia nel 2000, ora esso è
sceso al 96,8%, mentre in questa
area lover è salito al 103%. È naturale che possa partire da qui
un percorso che risponde all’esigenza di riforma del sistema».
Conferma Giandomenico
Auricchio, presidente Union-
SEGUE DA PAG. 11
vere servizi. Sono certi che nessuno cambierà
D. Edward Luttwak, che intervistai
loro le regole del gioco. L’aumento dell’età pentempo addietro, diceva che la Germania
sionabile, in Germania, l’hanno fatto così: da
ha protetto il proprio super-export gra65 a 67 anni, salendo di un mese all’anno per
zie alla moneta unica: il marco avrebbe
20 anni. Vai prima? Perdi il 2% all’anno.
finito per rivalutarsi troppo e le esporD. La gente paga davvero le tasse?
tazioni sarebbero cadute.
R. Sì, anche perché c’è controllo sociale: se
R. È vero. Ma la moneta è un po’ come il
un giorno io arrivassi a bordo di una Ferrari
pallone di calcio, uno la tira dove vuole. I tefiammante, due minuti dopo qualche vicino
deschi oggi si sono convinti che senza stabitelefonerebbe all’agenzia delle entrate.
lità non si vada da nessuna parte. Era una
D. Qual è il personagvecchia massima del cancelliere
gio tedesco più europeo
Helmut Schmidt, che mi fa veChi contesta la durezza
di questo libro?
nire un’altra differenza fra noi
dei tedeschi dimentica
R. Egon Bahr, segree loro.
che nella riunificaziotario e consigliere di Willy
D. Cioè?
Brandt.
R. Cioè che la Fiat, un tempo,
ne del Paese chiusero
D. Che cosa fece?
per vendere, giocava sui prezzi
tutte le fabbriche
R. Erano gli anni della
e anche sulla svalutazione della
inefficienti. Ne rimaseOstpolitik, e Bahr volò a
lira, per vendere. Bene quando
ro
in
piedi
solo
il
10%.
Washington per informare
Schmidt era cancelliere, la VolkMilioni di persone
Henry Kissinger.
wagen, che era a partecipazione
all’Est si trovarono
D. E il segretario di
pubblica, andò a chiedere aiuto
Stato?
al governo.
disoccupate ma da lì è
R. Gli disse che non era
D. E il cancelliere cosa
cominciato il decollo
affatto contento di quello
rispose?
che sentiva. Sa che cosa
R. Fate modelli migliori. Oprispose Bahr?
pure chiudete.
D. Me lo dica...
D. Cos’hanno i Tedeschi che noi non
R. Segretario, sono venuto a informarla non
abbiamo. Quale lo spread vero?
a chiedere il suo parere.
R. Il patto sociale viene rispettato, ossia i
cittadini pagano le tasse, perché sanno di ricetwitter @pistelligoffr
camere Lombardia: «Si tratta
di 28 Camere che si collocano
nella fascia alta dell’efficienza
del sistema e danno vita a una
collaborazione strutturata e sovradimensionale».
La palla passa alla politica. Tutti o quasi sostengono
la necessità delle macroregioni
ma tante sono le ricette sul come
strutturarle e il rischio è che il
tiraemolla si spinga fino alle calende greche. Forza Italia propone l’abrogazione dell’articolo 131
della Costituzione, contenente
l’elenco delle attuali regioni, e
una modifica dell’articolo 132
per portare la popolazione minima di ogni regione a 10 milioni
di abitanti. In pratica si prevedono 5 macroregioni: Piemonte,
Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia; Trentino Alto Adige, FriuliVenezia-Giulia, Veneto, Emilia
Romagna; Toscana, Umbria,
Marche e Lazio; Abruzzo, Molise,
Campania, Puglia, Basilicata, e
Calabria; Sicilia e Sardegna.
Gran parte del Pd appare
schierata a favore della proposta Morassut-Ranucci, che
ridisegna l’Italia istituendo le
regioni Alpina (Valle d’Aosta,
Piemonte e Liguria), Lombardia, Emilia-Romagna (EmiliaRomagna e la provincia di Pesaro), Triveneto (Veneto, Friuli
Venezia Giulia e Trentino-Alto
Adige;), Appenninica (Toscana,
Umbria e la provincia di Viterbo), Adriatica (Abruzzo e le
province di Macerata, Ancona,
Ascoli, Rieti e Isernia), Roma capitale, Tirrenica, (Campania e le
province di Latina e Frosinone),
Levante (Puglia e le province di
Matera e Campobasso), Ponente
(Calabria e la provincia di Potenza), Sicilia, Sardegna.
Chi vincerà? Ma soprattutto si arriverà a una conclusione
sotto le picconate di Confindustria e Unioncamere? La parlamentare Nunzia De Girolamo
(Ncd-Udc) che aveva presentato
un emendamento (bocciato) per
accelerare i tempi è scettica: «Si
è verificato un cambio di rotta
del governo davvero incomprensibile: il percorso per arrivare alle macroregioni poteva
essere più snello, ma l’esecutivo
non ha fatto sua un’esigenza di
alleggerimento delle procedure,
rendondo impossibile modificare
i confini regionali».
CARTA CANTA
Intesa Sanpaolo: basta
con una banca nella banca
DI
P
ANDREA GIACOBINO
iù coordinamento con la controllante e sviluppo maggiormente strutturato del corporate e private banking.
Intesa Sanpaolo ridisegna il modello delle due controllate estere, la Société Europeénne de Banque (Seb),
basata in Lussemburgo e Intesa Sanpaolo (Isp) Benelux. Seb,
in particolare, è stata protagonista tre anni quando è stato
indagato per concorso in riciclaggio il suo ex amministratore delegato Marco Bus a proposito di una truffa fiscale che avrebbe
consentito alla famiglia piemontese Giacomini, operante nella
rubinetteria, di nascondere all’erario italiano via Granducato
oltre 200 milioni di euro. Qualche settimana dopo il presidente
dimissionario della banca Angelo Caloia è stato sostituito da
Paul Helminger, già sindaco della città di Lussemburgo.
La riorganizzazione è spiegata in una nota interna
intitolata «Rafforzamento ed evoluzione presidio Seb e Isp
Benelux» redatta poche settimane fa da Gaetano Miccichè,
direttore generale della Divisione Corporate e investment banking (Cib). «Con il progetto - dice Miccichè - viene rivista la
mission di Seb che assume il ruolo di banca responsabile delle
attività e della clientela corporate e private banking in Lussemburgo e nell’area Benelux, con possibili futuri sviluppi nei
paesi scandinavi». Più nel dettaglio «il progetto ha l’obiettivo di
rafforzare il modello di business corporate banking & wealth
management sulla piazza lussemburghese e in area Benelux
attraverso: lo sviluppo della relazione con la clientela, attuale
e prospettica, incrementando il livello di servizio e l’offerta di
prodotti e un maggior coordinamento e sinergie con le altre
unità di business di direzione, divisione e del gruppo».
La prima fase del progetto prevede che il modello organizzativo e operativo del dipartimento di corporate relationship
coverage di Seb si uniformi a quello del network internazionale
della divisione guidata da Miccichè. «Sulla base del modello
definito si è proceduto all’aggiornamento del funzionigramma
di Seb al suo allineamento agli standard previsti per le società
del gruppo prevedendo, tra le varie cose, l’identificazione del
ruolo del relationship manager». Si sta poi operando «per l’allineamento dei sistemi e dei processi al fine di consentire la piena
integrazione commerciale di Seb all’interno della Divisione
Cib» . Insomma l’istituto di Intesa in Lussemburgo non sarà
più «una banca nella banca», come in passato.
20-FEB-2015
da pag. 7
20-FEB-2015
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26
VENERDÌ
20 FEBBRAIO 2015
IL GIORNO
il Resto del Carlino
LA NAZIONE
CREDITO
INIZIATIVA A RAVENNA
Banche e imprese cercano un’intesa
«Ora dobbiamo collaborare di più»
Confronto tra i due ‘mondi’ organizzato da Qn-Carlino e Bper
· RAVENNA
LE BANCHE chiedono alle imprese di presentare progetti chiari
con obiettivi concreti nel medio
periodo. Agli istituti di credito il
mondo imprenditoriale chiede soprattutto decisioni rapide nell’erogazione di finanziamenti. QN Il
Resto del Carlino e Banca popolare dell’Emilia Romagna hanno
messo a confronto ieri nella sede
Bper di Ravenna alcuni dei più
rappresentativi imprenditori ravennati col vertice bancario grazie
al convegno ‘L’economia locale:
BOTTA E RISPOSTA
«Presentateci progetti chiari
e con obiettivi concreti». «Ok,
ma servono risposte rapide»
come creare valore per il territorio. Banca e impresa: rapporto da
consolidare’. Il risultato del confronto, condotto dal responsabile
della redazione ravennate del Carlino Andrea Degidi, è che i due
‘mondi’ hanno serie intenzioni di
dialogare perché i segnali di ripresa si fanno sempre più convincenti. Le iniziative per i 130 anni del
Carlino (come ricordato dal vicedirettore del Carlino, Beppe Boni) si
aprono quindi nel migliore dei modi. Il direttore generale di Bper,
Fabrizio Togni, ha ricordato l’elevata presenza di liquidità nel sistema bancario, pronto a erogarla a
tassi contenuti. A condizione però
che vengano rispettati i parametri
imposti dalla Bce. Per Giorgio Bertozzi, membro del comitato di presidenza di Confindustria, è necessario sostenere «il vasto tessuto di
Pmi che caratterizza il nostro territorio. Aziende che operano con autofinanziamento o con linee di credito a breve termine. Noi dobbiamo rendere i bilanci aziendali di
chiara lettura, ma agli istituti di
credito chiediamo altrettanta trasparenza nei contratti e nelle con-
IN BREVE
REGGIO
Cir Food punta
a 530 milioni di ricavi
REGGIO – Punta a ricavi pari a
530 milioni di euro, in rialzo
del 4% sul 2014, e un utile di
13,1 milioni di euro, nel 2015,
Cir Food, attiva nella
ristorazione collettiva,
commerciale, banqueting e
buoni pasto. Per il 2014 gli
investimenti, spiega una nota,
sono stimati in 23 milioni
mentre a livello occupazionale
saranno 300 i nuovi ingressi in
azienda, che potrà così contare
nel 2015 su 12.000 persone.
DANNI MALTEMPO
Da Unipol Banca
ecco 10 milioni
CONFRONTO I protagonisti della prima delle cinque tavole rotonde dedicate all’economia locale
organizzate da Qn - il Resto del Carlino e Banca popolare dell’Emilia Romagna
dizioni bancarie». Il vice presidente della Camera di commercio di
Ravenna, Giorgio Guberti, aggiunge che «la vera palla al piede è il peso del fisco che influisce negativamente sul prodotto interno lordo». Anche quest’anno, pur in presenza di un taglio dei fondi, la Camera di commercio erogherà 1,2
milioni di euro al Confidi.
GIANLUIGI Bambini, ad di Bambini srl, auspica un sistema bancario
più rapido nelle decisioni. «Siamo
in un mercato, quello offshore, dove occorre fare in fretta – spiega –
e quindi da un istituto di credito è
meglio avere una risposta rapida
anche se negativa che una positiva
in tempi lunghi, perché nell’attesa
andiamo fuori mercato». «Se a
LA RICERCA: AUMENTANO LE GARE
Sale il project financing
· BOLOGNA
C’È QUALCHE segnale di ripresa della domanda di partenariato pubblico-privato in Emilia-Romagna. Emerge dall’Osservatorio Regionale del project financing e del PPP, promosso
da Unioncamere Emilia-Romagna e realizzato da Cresme Europa Servizi. Nel 2014 l’Osservatorio ha censito 229 gare di
PPP e un volume d’affari, relativo a 97 gare di importo conosciuto, di 123 milioni. Rispetto al 2013, si registra un bilancio a
doppia velocità caratterizzato da un aumento del numero delle gare (+44%) a cui fa da contraltare una riduzione dell’importo complessivo (-13%). Nell’ultimo anno inoltre risultano assegnati 60 contratti dell’importo di 1 miliardo, quantità in calo
per numero, ma in crescita per valore rispetto a quanto assegnato un anno prima (105 contratti del valore di 207 milioni).
EMILIA ROMAGNA: INTESA A TRE
Unioncamere sfida l’Europa
· BOLOGNA
LE UNIONCAMERE di Emilia Romagna, Veneto e Lombardia si
uniscono per portare l’area Lover
(l’acronimo delle regioni) a sfidare le aree più competitive d’Europa. I presidenti di Unioncamere
Maurizio Torreggiani (foto)(Emilia-Romagna), Domenico Auricchio (Lombardia) e Fernando Zilio (Veneto) hanno firmato un
protocollo d’intesa per un’azione
sinergica su internazionalizzazione, ricerche e fondi europei.
LA NOVITÀ
Aiuti a chi porta
la bici sul treno
· BOLOGNA
L’ABBONAMENTO per le bici sui treni torna a prezzo dimezzato: 60 euro invece che
122. E la Regione Emilia Romagna finanzia chi si compra
una bici pieghevole, meno ingombrante e più facile da caricare sui convogli. «Daremo
un contributo di 100 euro per
mille biciclette pieghevoli», dice l’assessore Raffaele Donini.
un’azienda non è permesso investire – commenta il responsabile finanziario del Gruppo Villa Maria,
Fabio Pezzani – esce dal mercato.
Oggi c’è un vento nuovo: i soldi
tornano a circolare a tassi bassi.
Ora si può tornare a investire. Il
credito selettivo è giusto, ma occorre più velocità nell’erogazione».
Per Giovanni Tampieri, ad di
Tampieri Financial Group, «banche e imprese devono stare sedute
dalla stessa parte. Noi dobbiamo
spiegare gli obbiettivi che vogliamo raggiungere e gli istituti di credito devono risponderci velocemente. Anche gli imprenditori devono fare un esame di coscienza e
puntare maggiormente sulla capitalizzazione e l’autofinanziamento». Silvio Bartolotti, ad di Micoperi, delinea la possibilità che le banche «entrino in azienda, siedano
in cda senza ruoli di responsabilità ma per capire come si muove
l’impresa. Molto meglio di un business plan... L’ho scritto anche al
presidente del Consiglio, Renzi:
‘Mettiamo in condizione le aziende che hanno delocalizzato all’estero di rientrare in Italia. Così potremo rifare grande il nostro Paese».
L. Tazz.
BOLOGNA – Unipol Banca
ha stanziato un plafond di 10
milioni di euro a sostegno
delle famiglie e per
supportare una rapida ripresa
degli operatori economici e
delle imprese di tutti i settori
con residenza o sede nei
territori danneggiati dal
maltempo. Lo riferisce una
nota dell’istituto bancario.
Le richieste dovranno
pervenire alla banca entro il
30 giugno.
REGIONE
Confcooperative
incontra Bianchi
BOLOGNA – Confcooperative
Emilia Romagna condivide
la filosofia del nuovo Patto
per il lavoro e la crescita che
il presidente della Regione,
Stefano Bonaccini, intende
realizzare coi rappresentanti
del mondo produttivo. E’
emerso in un incontro tra i
vertici di Confcooperative e
l’assessore Patrizio Bianchi,
dove è stato esaminato
l’attuale scenario economico.
L’INDAGINE: I DATI DI CONFARTIGIANATO
Imprese artigiane in calo
· BOLOGNA
PER le imprese artigiane, il 2014
è stato un anno difficile. Lo dimostra il saldo tra attivazioni e cessazioni in negativo, -1,4%, ma in miglioramento rispetto al -1,9% del
2013. I dati arrivano da Movimprese e Ufficio studi Confartigianato, e rilevano che l’Emilia Romagna è in linea col dato nazionale. Le imprese nate sono state
9.298, quelle cessate 11.156 con
una perdita di 1.858 imprese ed
un tasso tendenziale di -1,4%, in
miglioramento sul 2013 quando
la flessione era stata del -2,1%. Per
quanto riguarda le province, la migliore performance è di Bologna,
con 191 imprese in meno rispetto
al 2013 ed un tasso del -0,7% (nate
1896, cessate 2.087); seguono Reggio, con 112 imprese in meno ed
un tasso del -1,1% (nate 478, cessate 590), e Modena -315 imprese
ed un tasso del -1,4% (nate 1.573,
cessate 1.888).
Imprese: Emilia-Lombardia-Veneto, intesa per nascita
macro area
17:08 19 FEB 2015
(AGI) - Bologna, 18 feb. - Un patto operativo per realizzare una macro area funzionale, un
ambiente favorevole alle imprese per aumentarne la competitivita' sul mercato globale: e' l'obiettivo
del protocollo d'intesa siglato oggi dalle Unioni regionali delle Camere di commercio di Lombardia,
Veneto ed Emilia Romagna. Si e' cosi' avviato un percorso di collaborazione per accrescere le
relazioni di cooperazione e la concertazione di attivita' e politiche per una maggiore integrazione in
grado di valorizzare le eccellenze attraverso un'azione condivisa. "E' un primo passo - spiega
Unioncamere Emilia Romagna - verso una prospettiva di medio lungo periodo indirizzata ad una
organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di una macro area". La grande area
costituita da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, si osserva in una nota, concentra piu' del 40
per cento del pil nazionale, esprime il 54 per cento di quanto prodotto dall'industria manifatturiera,
e il 55 per cento del valore delle esportazioni di beni verso l'estero. Tra gli specifici ambiti di
intervento, come prioritari, sono stati individuati:studi e monitoraggio dell'economia, servizi e
progetti di internazionalizzazione (e l'occasione di Expo 2015 sara' un immediato banco di prova),
progetti e opportunita' europee. Un secondo punto dell'accordo e' la collaborazione sempre piu'
strutturata tra le realta' camerali delle tre regioni, anche nel contesto della riallocazione delle
funzioni gia' delle Province, con l'obiettivo di una progressiva omogeneizzazione delle politiche a
sostegno della competitivita' delle imprese in ambito di area vasta interregionale. A questo scopo,
le giunte delle tre Unioni regionali si incontreranno almeno due volte all'anno per definire le linee di
indirizzo politico-strategiche. Un 'portavoce', nominato tra i tre presidenti, secondo un principio di
rotazione semestrale, rappresentera' opinioni, proposte e volonta' della nuova 'squadra di macro
area', aperta in futuro agli apporti e alle collaborazioni di altri sistemi camerali regionali che ne
condivideranno gli obiettivi. (AGI) Bo1/Sep
http://www.agi.it/bologna/notizie/imprese_emilia_lombardia_veneto_intesa_per_nascita_macro_area201502191708-cro-rbo1005
7
L'ARENA
Venerdì 20 Febbraio 2015
VIA A.SCIESA 24, VR
T. 045.8036814
ECONOMIA&FINANZA
Lebanchepopolari:«Macosì
cicompranoifondistranieri»
E ibanchieripuntano auncompromesso: limite
aldirittodivototrail3 e5%per lenuovespa
Padoan:«E leBcc? Ci sonotroppe realtàpiccole»
Toni duri, allarmi sull’arrivo
di speculatori stranieri interessati a mettere le mani sul risparmio degli italiani e di una
stretta sul credito alle pmi ma
per le banche popolari si intravede una soluzione di compromesso che introduca una misura anti scalata. Un limite al
diritto di voto, fra il 3 e il 5% da
inserire negli statuti delle popolari trasformate in spa, misura approvata con riserva dalla Banca d’Italia.
Il governo infatti va avanti
nell’impianto del decreto:
«continuo a pensare di avere
ragione», rivendica il ministro dell’economia Pier Carlo
Padoan che ricorda vent’anni
di riforma non fatta. Alle Bcc
invece concede più tempo per
un’autoriforma con un monito: «ci sono troppe banche piccole», riecheggiando lo sprone di Via Nazionale a trovare
una nuova forma di aggregazione fra le miriade di istituti.
L’Assopopolari non risparmia
dai luce al tuo futuro
VOTA
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RIFORMA. Audizioneieri degliesponenti dell’associazione cherappresenta gli istituticoinvolti daldecreto legge
ROMA
ELEZIONI R.S.U.
Pubblico Impiego:
le critiche e le risposte alle rilevanze dell’autorità di vigilanza nella sua relazione presentata all’audizione alla Camera
sul dl banche e investimenti
ma alla fine attraverso Dino
Piero Giarda, ora presidente
consiglio sorveglianza Bpm
ma con un passato parlamentare e ministeriale, lancia quello che appare un segnale di
concretezza raccolto subito
dal relatore Marco Causi (Pd).
GIARDA: IMPRESE A RISCHIO.
Giarda non rinuncia al suo humor e invita i parlamentari a
ponderare bene le scelte, magari dopo un seminario alla
Madonna di Loreto che «li
ispiri». Ponderino bene quel
che fanno perché in gioco non
sono le popolari ma il pezzo
più dinamico del sistema produttivo italiano fatto da Pmi
nelle regioni dell’Emilia, Lombardia e Veneto (dove si trovano le grandi popolari) che
esportano e che dalle popolari
ricevono il credito. Con il dl le
banche straniere si compreranno questi istituti e il rispar-
Leprincipali
cassedirisparmio
diventatespa
sonoindifficoltà:
riflettetebene
CARLOFRATTA PASINI
PRESIDENTEDELBANCO POPOLARE
mio degli italiani: perché «sono interessate alla raccolta,
non agli impieghi». Un monito che trova comprensione fra
i parlamentari come spiega il
relatore Causi che conferma la
presentazione dell’emendamento sul limite del diritto di
voto. Un correttivo che Banca
d’Italia aveva, nella sua audizione, ammesso purché rimuovibile in caso di necessità di
raccogliere capitali in fretta
per gestire la transizione bocciando altre misure che snaturino la riforma, prima fra tutte
il voto capitario.
UN TETTO AZIONARIO. Con un
tetto, si ragiona, le banche popolari potrebbero consolidarsi fra loro raggiungendo una
massa critica difficile da scalare. Prima di tutto però servono appunto norme che mantengano, almeno nella fase iniziale, la public company evitando il passaggio del controllo per decreto. I vertici di Assopopolari: arriveranno «soggetti dai connotati speculativi» afferma il presidente Ettore Caselli che alla forma cooperativa come handicap per la raccolta di capitali denunciato da
Bankitalia contrappone i dati:
9 miliardi di euro in aumenti
negli ultimi 3 anni.
FRATTA: PREDA DI STRANIERI. E
il presidente del Banco Popolare Carlo Fratta Pasini ha ribadito che «le principali casse di
brevi
TELECOMUNICAZIONI
TIMEDIA ABBANDONA
LABORSA ESIFONDE
CONTELECOM
Ti Media, ridotta a una scatola, non aveva più ragione
di restare quotata in Borsa
e Telecom ha scelto la fusione per incorporazione. Il
2014 si è chiuso per Ti Media con un rosso a 5,3 milioni e un indebitamento netto salito a 269,4 milioni. L’operazione è stata approvata
ieri dal cda di Telecom che
aveva all’esame anche i risultati preliminari 2014 e il
piano industriale 2015-17.
TRASPORTOAEREO
AIRFRANCE-KLM CHIUDE
IL2014CON UN ROSSO
DI198MILIONI DIEURO
Ilministro dell’economia Pier CarloPadoan
risparmio diventate spa sono
in difficoltà», e «se guardiamo a Siena, Genova e alle Marche, non ci sono ragioni per attaccare questo modello», Ma
non solo. «È vero che il sistema (ndr. delle Popolari) ha delle ferite», ha sottolineato,
«ma siamo stati otto anni sul
fronte di questo Paese a dare
credito alle famiglie e imprese
e abbiamo coperto tutte le difficoltà grazie ai nostri soci, abbiamo passato gli esami della
Bce e proprio ora nasce l’interesse per le Popolari. Vi invito
a pensare quindi alle conseguenze di questo provvedimento: con la fine delle popolari e delle banca localistica, le
banche faranno quello che fanno tutte le banche europee e le
grandi banche italiane: un lavoro di gestione del risparmio
che non assorbe capitale, che
non impone requisiti di liquidità e che dà dei margini».
La scadenza della presentazione degli emendamenti è il
26 febbraio, per essere votati
fra il 2 e il 6 marzo e approdare
in aula fra il 9 e il 13. •
Ilpareredella Ue
BCCESSENZIALI.«Le
banchecooperative sono
essenzialiperpreservare
labiodiversità delsistema
finanziarioe lacoesione
territoriale».Lo sostiene il
Comitatoeconomico e
socialeeuropeo(Cese,
organoconsultivo dell’Ue)
inunparere diiniziativa su
«Ilruolo dellebanche
cooperative e dellecasse
dirisparmio nellacoesione
territoriale»,discussoe
approvato l’altroieri a
Bruxelles. Soddisfatta
Federcasse(Federazione
Italianadelle Banchedi
CreditoCooperativoe
CasseRurali)che, si legge
inuna nota,«condivide le
analisiele conclusionidel
parerepresentato dal
Ceseinlineaconquanto
daannisostenuto nelle
sedidi produzione
normativa europea».
Air France-Klm non riesce
nel 2014 a riportare i conti
in pareggio, anche per colpa del lungo sciopero dei piloti dello scorso autunno, e
in un contesto incerto riduce gli investimenti e accelera i tagli ai costi. Il gruppo
franco-olandese ha chiuso
lo scorso esercizio con una
perdita di 198 milioni di euro, nettamente inferiore a
quella del 2014, che superava gli 1,8 miliardi di euro.
IMPRESEMONDIALI
BALLOFFRE6 MILIARDI
PERREXAM:NASCE
COLOSSODELLELATTINE
Maxi fusione nel mercato
dei produttori di lattine. Il
gruppo Ball (Usa) ha messo
sul piatto 5,9 miliardi di euro (4,4 miliardi di sterline),
in parte cash e in parte in
azioni, per acquistare il rivale britannico Rexam: un’operazione, quella tra i due
big fornitori tra gli altri di
Coca-Cola e Pepsi, che dà vita al più grande produttore
al mondo di lattine per alimenti e bevande.
UNIONCAMERE
Milano,Venezia
eBologna:
super-alleanza
delleimprese
BOLOGNA
Distretti manifatturieri che attraversano i confini regionali
e che sfidano le aree più competitive d’Europa, un benessere diffuso, un’economia che è
cresciuta (seppur di poco)
mentre quella del resto d’Italia calava. Si chiama «Lover»,
ovvero la macro area composta da Lombardia, Veneto ed
Emilia-Romagna, le cui imprese hanno deciso di fare fronte
comune per sfidare a viso aperto le altre locomotive d’Europa come il Baden-Wurttemberg, il Nord Reno-Westfalia,
la Catalogna e la regione di Lione. A partire da un acronimo
suggestivo, Lover appunto,
che ha l’ambizione di tenere insieme e rappresentare settori
che vanno dalla meccanica
(forse il principale comune denominatore di queste tre regioni) al sistema moda (che dall’hub di Milano si irradia nei
sistemi produttivi veneto, bolognese e del Varesotto), dall’agroindustria (con le eccellenze emiliane che aspettano con
ansia l’Expo di Milano) all’economia sociale, senza dimenticare il turismo dove le punte
di diamante sono Venezia e la
Riviera adriatica.
I tre presidenti di Unioncamere Maurizio Torreggiani
(Emilia-Romagna), Domenico Auricchio (Lombardia) e
Fernando Zilio (Veneto) hanno firmato un protocollo d’intesa, per un’azione sinergica a
favore delle circa due milioni
di imprese che rappresentano. Per lavorare insieme sui
servizi, l’internazionalizzazione, la promozione dei sistemi
e
delle
filiere
e
dell’attrattività. •
Ildecretosalva-Ilvaèlegge
mascoppialapolemica
ROMA
Il governo incassa la fiducia
sul maxiemendamento al disegno di legge di conversione
del decreto Salva-Ilva. Il via libera è arrivato con 151 voti favorevoli e 114 contrari, numeri
sufficienti per avere la maggioranza, ma lontani da quota 161
che rappresenta la maggioranza assoluta del Senato, inclusi
i senatori a vita. Tanto è bastato per aprire l’ultimo schermaglia colpi di tweet fra Renato
Brunetta («Il Governo ha ancora la maggioranza? o è solo
scarso senso di responsabilità?») e il Pd, rappresentato dal
vicepresidente dei senatori e
Segretario d’Aula del gruppo,
Giorgio Tonini («Brunetta
può stare tranquillo: il governo ha la maggioranza e continuerà ad averla»).
In Aula il dibattito si è acceso
invece sulle «promesse mancate» del Governo a partire da
quei 30 milioni per la lotta contro i tumori infantili promessi
da Renzi e che alla fine si sono
ridotti a 5 di cui solo 500.000
per il 2015.
Per la pentastellata Paola Nugnes: «altro che Salva-Ilva questo è un decreto salva-banche,
i primi ad essere salvaguardati sono gli istituti bancari con i
loro crediti».
Le banche, infatti in questi
anni hanno sostenuto con diverse linee di credito l’Ilva
Spa. Finora l’esposizione delle
banche (Intesa Sanpaolo, Unicredit e Banco Popolare) dovrebbe aggirarsi intorno ai 2
miliardi. L’ultimo prestito, di
260 milioni, è stato deciso nei
giorni scorsi. I crediti delle
banche godono però della
prededucibilità.
Per tutte le opposizioni poi
questo film sull’Ilva e su Taranto «Continua a non vedere il
dramma ambientale e sanitario della comunità tarantina è Stefano di Sel che parla - Non
è stato spezzato il gioco della
torre fra salute e lavoro. Non si
può accettare che i tarantini si
ammalino e muoiano per inquinamento».
«Non si può accettare - gli fa
eco dall’altra parte dell’emiciclo il forzista Zizza - che l’aria
di Taranto sia per il 77,5% dei
casi considerata »pericolosa«
come respirare fumo passivo e
per il 22,5% è simile all’aria di
un tubo di scarico di una vecchia auto». •
ID03711
CRISI. Il governoincassaunafiducia risicatasulmaxi-emendamento
(ER) CCIAA. LOVER, PATTO TRA UNIONI EMILIA-R, LOMBARDIA E VENETO
LE TRE REGIONI INSIEME VALGONO IL 40% DEL PIL ITALIANO (DIRE) Bologna, 19 feb. –
L'acronimo, Lover, e' piu' che mai azzeccato. Perche' allude al ''fidanzamento'' tra le
Unioni regionali delle Camere di commercio di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna
celebrato oggi a Bologna. Un''unione (non ancora un matrimonio) d''interessi, nel senso
migliore del termine, perche' le tre Unioncamere metteranno in rete le rispettive
specializzazioni per offrire alle imprese una gamma piu' ampia e piu' efficace di servizi: la
Lombardia si occupera' di sostegno all''internazionalizzazione e all''export, il Veneto
curera' i rapporti con l''Unione europea e i progetti comunitari, mentre l''Emilia-Romagna
mettera' a frutto l''esperienza maturata nell''elaborazione dei dati, per offrire alle imprese
delle tre regioni analisi puntuali a supporto delle loro strategiche commerciali. "Abbiamo
sottoscritto un protocollo di collaborazione operativa con l''obiettivo di essere d''aiuto al
sistema produttivo. Abbiamo tolto i muri che dividevano e li abbiamo sostituiti con siepi,
che delimitano, si', i territori, ma lasciano passare le idee", spiega Mauruzio Torreggiani,
presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, portavoce di Lover per i primi sei mesi di
lavoro di questa macro-area funzionale, che rappresenta il cuore economico del Paese. Lo
dicono i numeri: in queste tre regioni si produce il 40% del Pil italiano, il 55% dell''export
e il 54% del valore aggiunto del settore manifatturiero. Ed e'' l''unica area del Paese,
ricorda Torreggiani, che dal 2000 al 2014 ha visto crescere il proprio Pil (fatto 100 il
prodotto interno lordo del 2000, siamo al 103,5% contro il 96,8% della media
italiana).(SEGUE) (Vor/ Dire) 15:49 19-02-15 NNNN
(DIRE) Bologna, 19 feb. - "E' nostro compito assecondare questa dinamicita' ", afferma il
numero uno di Unioncamere Emilia-Romagna, certo che le tre regioni di Lover, che
condividono la stessa dinamicita' dei settori prioduttivi, possano vedersela su tanti fronti
ad armi pari con le piu' avanzate regioni europee: "Il carico fiscale ci porta ad essere fuori
mercato, ma sul resto non abbiamo niente da invidiare". Anche in questo caso i numeri
confermano: le tasse incidono sull''utile delle aziende per il 16,7% nel BadenWuerttemberg contro il 35,4% di Emilia-Romagna, il 37,4% di Lombardia e il 38% del
Veneto, mentre il costo del lavoro e' piu' alto nella regione tedesca (17,1% del fatturato,
contro il 14,5% delle tre aree italiane). "Se si aggancera' la ripresa, lo si deve al settore
manifatturiero, spina dorsale del Paese", osserva Gian Domenico Auricchio, presidente di
Unioncamere Lombardia. "Oggi mettiamo un sigillo alle buone partiche, perche' questa e'
una buona pratica. L'interesse primario e' fare il bene delle imprese, aggiunge Fernardo
Zilio, numero uno dell'Unione delle Camere di commercio del Veneto. Il protocollo di
collaborazione operativo, peraltro, va nella direzione della riforma delle Camere di
commercio, che potrebbe portare a vere e proprie fusioni tra enti territoriali. "Questo
protocollo avra' comunque vita, al di la' della riforma", assicura Auricchio. Le giunte delle
tre unioni regionali si incontreranno almeno due volte all'anno per definire le linee di
indirizzo politico-strategiche. (Vor/ Dire)
UNIONCAMERE, TRE AMBITI PRIORITARI: MONITORAGGIO,
INTERNAZIONALIZZAZIONE E OPPORTUNITA'
Nuove strategie di collaborazione tra sistemi camerali lombardo, veneto ed emilianoromagnolo.
Un patto operativo per realizzare una macro-area funzionale, un ambiente favorevole alle
imprese per aiutarle a cogliere le opportunità del mondo che continua a crescere. A raccogliere
e condividere una sfida comune proponendo una nuova strategia di sostegno alla competitività
del sistema produttivo italiano sono le Unioni regionali delle Camere di commercio di
Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna che hanno firmato oggi a Bologna un protocollo di
intesa con l’obiettivo di aiutare l’economia dei territori a cogliere le opportunità offerte da una
dimensione territoriale più ampia e da una integrazione di forze e strategie. Si avvia un
percorso di collaborazione per accrescere le relazioni di cooperazione e la concertazione di
attività e politiche per una maggiore integrazione operativa in grado di valorizzare le
eccellenze attraverso un’azione condivisa. E’ un primo passo verso una prospettiva di medio
lungo periodo indirizzata a una organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di una
macro-area. "Si dice che non tutto il male venga per nuocere - ha dichiarato Fernando Zilio,
presidente Unioncamere del Veneto -. Parto da questo assunto per dire che credo che l'accordo
tra Unioncamere Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto sia anche figlio di quell'attacco al
sistema camerale che se da un lato ha causato sicuramente danni perché ha tolto risorse da
destinare al sostegno delle imprese, dall'altro ha convinto le realtà più lungimiranti ad
abbandonare le logiche di campanile per abbracciare quelle di sistema. L'accordo sottoscritto
dalle Unioni delle Camere di Commercio di tre fra le regioni che esprimono i maggiori Pil del
Paese, nel riconoscere ad ognuna di essere depositaria di eccellenze in qualche modo esclusive,
mette assieme tali eccellenze nella convinzione che sia massimamente produttivo evitare di
disperdere energie migliorando le proprie performance a beneficio di un numero molto vasto
di imprese. Imprese che in questo modo possono godere del sostegno e dell'incentivo
derivante da competenze e professionalità che sono sì l'espressione del territorio dove si sono
sviluppate, ma che diventano, per il fatto di dare spessore alla parola "collaborazione",
strumento di crescita e vantaggio competitivo per tutte"....
http://www.industriaefinanza.com/index.php?id_news=22989
IL NUOVO GIORNALE DI MODENA
Nuove strategie di collaborazione tra sistemi camerali lombardo, veneto ed emilianoromagnolo
Martedì 24 Febbraio 2015 08:36
Accordo tra le Camere delle tre regioni che esprimono più del 40 per cento del PIL del Paese, il
54% del valore aggiunto dell’industria ed il 55 per cento dell’export
Un patto operativo per realizzare una macro-area funzionale, un ambiente favorevole alle imprese
per aiutarle a cogliere le opportunità del mondo che continua a crescere.
A raccogliere e condividere una sfida comune proponendo una nuova strategia di sostegno alla
competitività del sistema produttivo italiano sono le Unioni regionali delle Camere di commercio di
Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna che hanno siglato oggi a Bologna un protocollo di intesa
con l’obiettivo di aiutare l’economia dei territori a cogliere le opportunità offerte da una dimensione
territoriale più ampia e da una integrazione di forze e strategie.
A firmare il documento i tre presidenti: Giandomenico Auricchio - Unioncamere Lombardia,
Fernando Zillio - Unioncamere Veneto e Maurizio Torreggiani - Unioncamere Emilia-Romagna.
Si avvia un percorso di collaborazione per accrescere le relazioni di cooperazione e la concertazione
di attività e politiche per una maggiore integrazione in grado di valorizzare le eccellenze attraverso
un’azione condivisa. E’ un primo passo verso una prospettiva di medio lungo periodo indirizzata a
una organizzazione camerale strutturata sulla dimensione di una macro-area.
La grande area costituita da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna concentra più del 40 per cento
del PIL nazionale, esprime il 54 per cento di quanto prodotto dall’industria manifatturiera, e il 55
per cento del valore delle esportazioni di beni verso l’estero. Il Prodotto interno lordo complessivo
vale 625 miliardi e pone l’area davanti a Paesi quali Turchia, Paesi Bassi e Svizzera, con una
ricchezza creata pari al 5 per cento di quanto realizzato dall’intera Unione Europea. Si comprende
quindi la rilevanza della macro-area composta da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
Sono numeri che la collocherebbero ai vertici europei, tuttavia le motivazioni che portano le tre
Unioni regionali delle Camere di commercio a muoversi in una logica di area vasta vanno oltre i
primati statistici. È il nuovo contesto competitivo a spingere verso il cambiamento le Unioni
regionali e le Camere di commercio delle tre regioni.
Il territorio è sempre meno quello definito dai confini amministrativi, ma dove insistono le relazioni
delle imprese, aree vaste a geometria variabile i cui confini sono in perenne riconfigurazione. I
settori tradizionali si sono ricomposti in filiere che tengono insieme componente manifatturiera e
terziaria, rendendo sempre più complesso scindere le attività che compongono la catena del
valore. La dimensione d’impresa, tradizionalmente identificata dal numero degli addetti, è stata
sostituita dalla dimensione strategica, dall’intensità delle relazioni che l’impresa ha in essere con
altri attori economici, privati o pubblici.
Su queste basi nasce il protocollo di intesa finalizzato all’integrazione operativa di attività e progetti
di ogni singolo sistema camerale regionale, valorizzando eccellenze, esperienze e competenze che
hanno garantito sino a oggi servizi riconosciuti di alta qualità dalle imprese.
Tra
gli
specifici
ambiti
di
intervento,
come
prioritari,
sono
individuati:
studi e monitoraggio economia, servizi e progetti di internazionalizzazione (e l’occasione di Expo
2015 sarà un immediato banco di prova), progetti e opportunità europee.
Un secondo punto è la collaborazione sempre più strutturata e consolidata tra le realtà camerali
delle tre regioni, anche nel contesto della riallocazione delle funzioni già delle Province, con
l’obiettivo di una progressiva omogeneizzazione delle politiche a sostegno della competitività delle
imprese in ambito di area vasta interregionale.
A questo scopo, le Giunte delle tre Unioni regionali si incontreranno almeno due volte all’anno per
definire le linee di indirizzo politico-strategiche. Sarà definito un programma di attività comune che
sarà verificato con un monitoraggio specifico per valutare criticità e risultati.
Un portavoce, nominato tra i tre presidenti, secondo un principio di rotazione semestrale,
rappresenterà opinioni, proposte e volontà della nuova “squadra di macroarea”, aperta in futuro agli
apporti e alle collaborazioni di altri Sistemi Camerali regionali che ne condivideranno gli obiettivi.
Inizierà Maurizio Torreggiani (Emilia-Romagna), quindi Fernando Zilio (Veneto) e infine
Giandomenico Auricchio (Lombardia).
I COMMENTI
Maurizio Torreggiani, presidente Unioncamere Emilia-Romagna
“L’accordo parte dalla dimensione economica dei territori con l’obiettivo di essere utile al sistema
delle imprese e rafforzare i flussi di collaborazione relazionale. Di fronte al cambiamento dei
sistemi economici, questo accordo persegue l’obiettivo concreto di una riorganizzazione sulla base
di un unico criterio: l’efficacia per le imprese in territori che si caratterizzano per forte omogeneità
per filiere produttive e legami infrastrutturali. Con una metafora possiamo dire che vengono
abbattuti i muri e messe siepi che permettono di identificare i territori ma al tempo stesso sempre
più significative sinergie. Occorre considerare che nel 2000 fatto 100 il PIL dell’Italia, ora nel 2014
è sceso al 96,8 per cento, mentre in questa area “Lover” è salito al 103 per cento. E’ naturale che
possa partire da qui un percorso che risponde all’esigenza di riforma del sistema”.
Giandomenico Auricchio, presidente Unioncamere Lombardia
“Colpiscono i numeri di grande rilievo che questi territori mettono assieme. Il valore dell’export,
ma soprattutto della manifattura, significativo di come da queste regioni si possa partire per
agganciare la ripresa.
L’accordo sottolinea l’importanza di mettersi assieme e come le Camere riescano a lavorare in rete
in un momento difficile di mutamento epocale dello scenario economico. Sono 28 Camere che si
collocano nella fascia alta dell’efficienza del sistema. Si dà vita a una collaborazione strutturata che
mette a fattor comune e disposizione elementi di eccellenza come l’internazionalizzazione, l’ufficio
studi, la progettazione europea, per dare risposte sempre più efficaci alle imprese”.
Fernando Zillio, presidente Unioncamere Veneto
“Si dice che non tutto il male venga per nuocere. Parto da questo assunto per dire che credo che
l’accordo tra Unioncamere Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto sia anche figlio di quell’attacco
al sistema camerale che se da un lato ha causato sicuramente danni perché ha tolto risorse da
destinare al sostegno delle imprese, dall’altro ha convinto le realtà più lungimiranti ad abbandonare
le logiche di campanile per abbracciare quelle di sistema. L’accordo è un esempio di buona pratica.
Riconosce a ogni Unione regionale di essere depositaria di eccellenze in qualche modo esclusive, le
mette assieme nella convinzione che sia massimamente produttivo evitare di disperdere energie
migliorando le proprie performance a beneficio di un numero molto vasto di imprese. Imprese che
in questo modo possono godere del sostegno e dell’incentivo derivante da competenze e
professionalità che sono sì l’espressione del territorio dove si sono sviluppate, ma che diventano,
per il fatto di dare spessore alla parola “collaborazione”, strumento di crescita e vantaggio
competitivo per tutte”.
Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere Italiana
“In un momento cruciale per il sistema camerale, questo accordo costituisce una novità, un
messaggio di innovazione che parte dalla concretezza e da una piattaforma consolidata e apprezzata
di servizi. Non si crea una sovrastruttura, ma uno strumento per innervare il Paese, che ben si
inserisce nella grammatica della riforma del sistema camerale”.
http://ilnuovo.redaweb.it/economia/3043-nuove-strategie-di-collaborazione-tra-sistemi-camerali-lombardo-venetoed-emiliano-romagnolo.html
IM – ImpresaMia
19 febbraio 2015
UNIONCAMERE-Accordo: macro area funzionale
Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna
L’accordo parte dalla dimensione economica dei territori con l’obiettivo di essere
utile al sistema delle imprese e rafforzare i flussi di collaborazione relazionale. E’
questo il commento di Maurizio Torreggiani, presidente Unioncamere EmiliaRomagna all’accordo delle Unioni regionali delle Camere di commercio di
Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna che hanno siglato oggi, giovedì 19
febbraio, a Bologna un protocollo di intesa con l’obiettivo di aiutare l’economia dei
territori a cogliere le opportunità offerte da una dimensione territoriale più ampia e
da una integrazione di forze e strategie.
“Si dice che non tutto il male venga per nuocere – afferma Fernando Zillio,
presidente Unioncamere Veneto – Parto da questo assunto per dire che credo
che l’accordo tra Unioncamere Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto sia anche
figlio di quell’attacco al sistema camerale che se da un lato ha causato
sicuramente danni perché ha tolto risorse da destinare al sostegno delle imprese,
dall’altro ha convinto le realtà più lungimiranti ad abbandonare le logiche di
campanile per abbracciare quelle di sistema. L’accordo è un esempio di buona
pratica. Riconosce a ogni Unione regionale di essere depositaria di eccellenze in
qualche modo esclusive, le mette assieme nella convinzione che sia
massimamente produttivo evitare di disperdere energie migliorando le proprie
performance a beneficio di un numero molto vasto di imprese. Imprese che in
questo modo possono godere del sostegno e dell’incentivo derivante da
competenze e professionalità che sono sì l’espressione del territorio dove si sono
sviluppate, ma che diventano, per il fatto di dare spessore alla parola
“collaborazione”, strumento di crescita e vantaggio competitivo per tutte”.
Firma del Protocollo operativo tra le Unioni regionali delle Camere di commercio
di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
Fernando Zilio, presidente Unioncamere Veneto,
Maurizio Torreggiani, presidente Unioncamere Emilia-Romagna,
Gian Domenico Auricchio, presidente Unioncamere Lombardia.
Foto Paolo Righi – Meridiana Immagini
Un accordo tra le Camere delle tre regioni che esprimono più del 40% del PIL del
Paese, il 54% del valore aggiunto dell’industria ed il 55% dell’export. Un patto
operativo per realizzare una macro-area funzionale, un ambiente favorevole alle
imprese per aiutarle a cogliere le opportunità del mondo che continua a crescere.
“Colpiscono i numeri di grande rilievo che questi territori mettono assieme –
sottolinea Giandomenico Auricchio, presidente Unioncamere Lombardia -Il valore
dell’export, ma soprattutto della manifattura, significativo di come da queste
regioni si possa partire per agganciare la ripresa. L’accordo sottolinea
l’importanza di mettersi assieme e come le Camere riescano a lavorare in rete in
un momento difficile di mutamento epocale dello scenario economico. Sono 28
Camere che si collocano nella fascia alta dell’efficienza del sistema. Si dà vita a
una collaborazione strutturata che mette a fattor comune e disposizione elementi
di eccellenza come l’internazionalizzazione, l’ufficio studi, la progettazione
europea, per dare risposte sempre più efficaci alle imprese”.
“Di fronte al cambiamento dei sistemi economici, questo accordo – spiega
Torreggiani – persegue l’obiettivo concreto di una riorganizzazione sulla base di
un unico criterio: l’efficacia per le imprese in territori che si caratterizzano per forte
omogeneità per filiere produttive e legami infrastrutturali. Con una metafora
possiamo dire che vengono abbattuti i muri e messe siepi che permettono di
identificare i territori ma al tempo stesso sempre più significative sinergie. Occorre
considerare che nel 2000 fatto 100 il PIL dell’Italia, ora nel 2014 è sceso al 96,8
per cento, mentre in questa area “Lover” è salito al 103 per cento. E’ naturale che
possa partire da qui un percorso che risponde all’esigenza di riforma del sistema”.
Sede Unioncamere Emilia-Romagna.
Firma del Protocollo operativo tra le Unioni regionali delle Camere di commercio
di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
Foto Paolo Righi – Meridiana Immagini
A firmare il documento i tre presidenti: Giandomenico Auricchio – Unioncamere
Lombardia, Fernando Zillio – Unioncamere Veneto e Maurizio Torreggiani –
Unioncamere Emilia-Romagna.
Si avvia un percorso di collaborazione per accrescere le relazioni di cooperazione
e la concertazione di attività e politiche per una maggiore integrazione in grado di
valorizzare le eccellenze attraverso un’azione condivisa. E’ un primo passo verso
una prospettiva di medio lungo periodo indirizzata a una organizzazione camerale
strutturata sulla dimensione di una macro-area. “In un momento cruciale per il
sistema camerale – precisa Claudio Gagliardi, segretario generale di
Unioncamere Italiana -questo accordo costituisce una novità, un messaggio di
innovazione che parte dalla concretezza e da una piattaforma consolidata e
apprezzata di servizi. Non si crea una sovrastruttura, ma uno strumento per
innervare il Paese, che ben si inserisce nella grammatica della riforma del sistema
camerale”.
Le aree vaste rappresentano un nuovo ambito in cui organizzare la rete di
relazioni delle imprese e tra le imprese, pur mantenendo attenzione, nelle linee di
intervento, alle differenti peculiarità e diversi valori di identità dei territori.
La grande area costituita da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna concentra
più del 40% del PIL nazionale, esprime il 54 per cento di quanto prodotto
dall’industria manifatturiera, e il 55 per cento del valore delle esportazioni di beni
verso l’estero.
Il Prodotto interno lordo complessivo vale 625 miliardi e pone l’area davanti a
Paesi quali Turchia, Paesi Bassi e Svizzera, con una ricchezza creata pari al 5
per cento di quanto realizzato dall’intera Unione Europea. Si comprende quindi la
rilevanza della macro-area composta da Lombardia, Veneto ed EmiliaRomagna. Sono numeri che la collocherebbero ai vertici europei, tuttavia le
motivazioni che portano le tre Unioni regionali delle Camere di commercio a
muoversi in una logica di area vasta vanno oltre i primati statistici.
È il nuovo contesto competitivo a spingere verso il cambiamento le Unioni
regionali e le Camere di commercio delle tre regioni. Il territorio è sempre meno
quello definito dai confini amministrativi, ma dove insistono le relazioni delle
imprese, aree vaste a geometria variabile i cui confini sono in perenne
riconfigurazione.
I settori tradizionali si sono ricomposti in filiere che tengono insieme componente
manifatturiera e terziaria, rendendo sempre più complesso scindere le attività che
compongono la catena del valore. La dimensione d’impresa, tradizionalmente
identificata dal numero degli addetti, è stata sostituita dalla dimensione strategica,
dall’intensità delle relazioni che l’impresa ha in essere con altri attori economici,
privati o pubblici.
Su queste basi nasce il protocollo di intesa finalizzato all’integrazione operativa di
attività e progetti di ogni singolo sistema camerale regionale, valorizzando
eccellenze, esperienze e competenze che hanno garantito sino a oggi servizi
riconosciuti di alta qualità dalle imprese.
Tra gli specifici ambiti di intervento, come prioritari, sono individuati:
studi e monitoraggio economia, servizi e progetti di internazionalizzazione (e
l’occasione di Expo 2015 sarà un immediato banco di prova), progetti e
opportunità europee.
Un secondo punto è la collaborazione sempre più strutturata e consolidata tra le
realtà camerali delle tre regioni, anche nel contesto della riallocazione delle
funzioni già delle Province, con l’obiettivo di una progressiva omogeneizzazione
delle politiche a sostegno della competitività delle imprese in ambito di area vasta
interregionale.
A questo scopo, le Giunte delle tre Unioni regionali si incontreranno almeno due
volte all’anno per definire le linee di indirizzo politico-strategiche. Sarà definito un
programma di attività comune che sarà verificato con un monitoraggio specifico
per valutare criticità e risultati.
Un portavoce, nominato tra i tre presidenti, secondo un principio di rotazione
semestrale, rappresenterà opinioni, proposte e volontà della nuova “squadra di
macroarea”, aperta in futuro agli apporti e alle collaborazioni di altri Sistemi
Camerali regionali che ne condivideranno gli obiettivi.
Inizierà Maurizio Torreggiani (Emilia-Romagna), quindi Fernando Zilio (Veneto) e
infine Giandomenico Auricchio (Lombardia).
http://www.impresamia.com/unioncamere-accordo/