Dipartimento Internazionale
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RASSEGNA STAMPA
INTERNAZIONALE
7 - 11 luglio 2008
A cura di Maria Teresa Polico
Dipartimento Politiche Internazionali
Rassegna stampa internazionale
DIPARTIMENTO INTERNAZIONALE CGIL
RASSEGNA STAMPA INTERNAZIONALE
7 - 11 luglio 2008
INDICE
ARGOMENTO
Unione europea
TESTATA
Bulgaria
Le pressioni esterne non riescono a sradicare l’ottimismo
Financial Times
Irlanda
L’high-tech della tigre celtica in calo
Financial Times
Africa
I sindacati sudafricani protestano per i prezzi e per la politica di Mbeki
Reuters
Medio e Vicino Oriente
Le imprese contro l’aumento del salario affidato al governo
Il sindacato dei lavoratori palestinesi critica aspramente l’arresto di 50
lavoratori da parte di Israele
The Daily Star
IMEMC
America Latina
I peruviani marciano contro la politica di Garcia
Lo sciopero delle miniere in Perù finisce dopo quasi una settimana
International Herald Tribune
Reuters
Asia
Il lavoro in Asia: datori di lavoro scettici sull’efficacia del dialogo
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Asian News Network
Dipartimento Politiche Internazionali
Rassegna stampa internazionale
Financial Times
08/07/08
Le pressioni esterne non riescono a sradicare l’ottimismo
Di Kerin Hope
Anelia Gigova, dirigente aziendale che ricerca personale, ha tenuto l’ultimo software di risorse
umane nel suo ufficio nella periferia di Sofia. Ma ha poche possibilità di utilizzarlo dato che la
carenza di candidati adeguati diventa acuta.
Gigova afferma: “Con l’economia che cresce molto rapidamente, il problema è peggiorato. E’
particolarmente difficile trovare contabili e direttori finanziari per società che crescono
rapidamente”.
La crescita accelerata e l’elevata emigrazione hanno visto cadere il tasso di disoccupazione della
Bulgaria al di sotto del 6%. Sebbene questo dato rimane ben al di sotto dei migliori risultati sulla
disoccupazione dell’Unione europea dei 27, rappresenta “qualcosa abbastanza vicino alla piena
occupazione a causa del grande numero di persone al di sopra dei 50 anni e della comunità Rom,
molti dei quali non hanno le capacità richieste per entrare nella forza lavoro”, afferma Plamen
Oresharski, il ministro delle finanze.
Anche se i salari sono aumentati nettamente dall’entrata in Europa nel 2007, con aumenti dello
scorso anno per i lavoratori del settore privato mediamente del 23%, i redditi dei bulgari rimangono
ancora i più bassi dell’Unione europea.
Oresharski indica che, nonostante gli aumenti dei salari, i costi operativi in Bulgaria restano
indietro nell’Europa centrale. Lui è ottimista riguardo un regime fiscale più favorevole – a partire da
quest’anno, i redditi del personale e delle società saranno tassati del 10% - che aiuterà a
sostenere l’investimento diretto straniero vicino all’ultimo livello annuale di 6 miliardi di euro.
Il governo prevede che il prodotto interno lordo crescerà quest’anno del 6.4% rispetto al 6.2% del
2007. Gli economisti privati sono meno ottimisti, prevedendo il 5-6% ma l’economia ha una
performance migliore del primo semestre, sviluppandosi su base annuale del 7%. L’industria delle
costruzioni ha dimostrato un aumento del 25% delle esportazioni, riflettendo un aumento dell’
investimento nel periodo precedente all’entrata in Europa – ed è ancora in crescita, con i russi e i
rumeni che sostituiscono gli acquirenti inglesi e irlandesi che una volta guidavano il mercato della
seconda casa e la forte domanda locale di nuove abitazioni.
La crescita, però, è accompagnata da un’inflazione altissima, da un forte deficit del conto corrente
e da una forte espansione del credito – da sfide che si profilano ampiamente mentre la coalizione
di governo guidata dai socialisti si dirige verso l’anno delle elezioni. Il tasso annuale dell’inflazione
ha raggiunto il 14.3% a maggio, guidato da un aumento dei prezzi del petrolio e dei prodotti
alimentari. L’aumento mensile rimane ancora al solo 0.9%, rafforzando le speranze che l’obiettivo
di fine anno di un’inflazione dell’8% possa ancora essere raggiunto.
Il conto corrente – uguale al 21% del PIL dello scorso anno – è anche motivo di preoccupazione.
E’ destinato a diminuire quest’anno soltanto marginalmente, e a differenza del passato, è
improbabile che sia coperto da flussi di investimento verso l’interno.
La domanda interna è rallentata ma è ancora sostenuta. E’ alimentata dalle rimesse dei lavoratori
bulgari all’estero, e dai redditi in aumento all’interno e dalla continua disponibilità del credito
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Dipartimento Politiche Internazionali
Rassegna stampa internazionale
proveniente dalle filiali austriache situate a Sofia, dalle banche italiane e greche fuggite
dall’esposizione alla crisi creditizia dei subprime.
La banca centrale manca di strumenti monetari per affrontare l’inflazione a causa della valuta
bulgara per la quale si stabilisce un tasso fisso il rapporto tra il lev e l’euro.
Nel tentativo di rallentare la rapida espansione del credito, la banca centrale ha aumentato lo
scorso settembre il requisito di riserva minima della banca. “Dobbiamo prosciugare la liquidità in un
momento in cui sta scomparendo rapidamente ovunque in Europa a causa della crisi creditizia”,
afferma Ivan Iskrov, il governatore della banca centrale. “Ma esiste ancora un forte appetito verso il
prestito a causa degli alti spreads rispetto ai mercati interni delle banche”. Egli prevede che la
crescita creditizia rallenterà, passando dal 62% dello scorso dicembre attorno al 45% di
quest’anno, “che non è così alto in quanto abbiamo iniziato da una base molto bassa paragonata
all’Europa occidentale”. Spetta al ministro delle finanze combattere l’erosione della competitività
attraverso politiche fiscali e ulteriori riforme strutturali. Una strategia importante è mantenere un
ragguardevole avanzo del bilancio – destinato ad aumentare del 3.3% del PIL quest’anno rispetto
al 3% nel 2007.
Cinque anni di sostenuto avanzo del bilancio hanno permesso al governo di ridurre il debito
pubblico di circa il 15% del PIL, e di costruire una riserva fiscale attorno ad 11 miliardi di euro,
equivalente al 20% del PIL.
“In un momento di crescita incerta, un alto avanzo di bilancio è necessario per mostrare gli squilibri
che si stanno affrontando. Ma è difficile perché il governo deve spendere per il rinnovamento
dell’infrastruttura, per la sanità e le pensioni” afferma Michel Masourakis, economista capo presso
la Greece’s Alpha bank.
Il governo affronta già la pressione per diminuire la politica fiscale prima delle elezioni del prossimo
anno. I sindacati chiedono che il salario minimo mensile dovrebbe essere raddoppiato a 400 euro.
Iskrov licenzia il suggerimento che la valuta possa essere minacciata dall’attuale turbolenza. Un
indicatore della sua stabilità è che l’ammontare totale del lev in circolazione è per il 180% coperto
dalle riserve del paese o dagli euro.
E’ ottimista riguardo le possibilità di raggiungere un “atterraggio dolce”, contrariamente alle
prospettive di deterioramento globale dei recenti problemi negli stati baltici, con i quali la Bulgaria è
spesso confrontata.
Iskrov afferma: “La Bulgaria non è come i paesi baltici. Il nostro sistema bancario è più diversificato
e gli attori stranieri qui, a differenza delle banche scandinave, hanno accesso al finanziamento
della banca centrale europea perché fanno parte dell’euro zona”.
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Dipartimento Politiche Internazionali
Rassegna stampa internazionale
Financial Times
07/07/08
L’high-tech della tigre celtica in calo
Silicon Blog sta sentendo gli effetti del rallentamento dell’Irlanda. Il fulcro dell’alta tecnologia della
contea Kildare, ad ovest di Dublino, ha rappresentato una delle principali spinte del successo
economico del paese.
Martin Murphy, che è a capo delle operazioni irlandesi alla Hewlett-Packard, la società americana
di tecnologia, afferma che la flessione era già evidente nove mesi fa. Afferma che le vendite dei
prodotti IT in Irlanda sono aumentate del 6% lo scorso anno, ma quest’anno “il mercato sarà
probabilmente piatto e stiamo assistendo al declino di alcuni settori”. HP dà lavoro a 2.200 persone
nella sua fabbrica di Leixlip.
L’Irlanda ha registrato per oltre un decennio il migliore risultato dell’economia europea, ed ha
beneficiato della combinazione iniziale di un aumento improvviso demografico tra coloro che sono
in età lavorativa e i grandi afflussi di capitali.
L’aliquota di imposta del 12.5% in Irlanda ha attratto molti investitori americani che cercavano un
posto dal quale vendere i prodotti nel mercato unico europeo.
Esiste un piccolo dubbio sul fatto che l’economia abbia rallentato nettamente. I dati pubblicati la
scorsa settimana suggeriscono che la crescita del prodotto interno lordo di quest’anno sarà dello
0.5%, contro le proiezioni del bilancio di dicembre del 3%, con una media degli ultimi dieci anni di
oltre il 7%.
Con il rafforzamento dell’euro e con l’aumento dell’inflazione, i ministri e i gruppi imprenditoriali
stanno utilizzando i dati pessimisti per spiegare il contenimento dei salari al fine di ripristinare la
competitività dei costi, proprio mentre entrano in importanti negoziati con i sindacati su un accordo
salariale nazionale triennale.
Il crollo del mercato immobiliare è stato il principale freno all’attività economica. L’eccedenza
dell’offerta, combinata alla maggiore cautela da parte degli acquirenti mentre le banche
irrigidiscono le norme sui prestiti in risposta alla crisi creditizia internazionale, ha assistito ad una
caduta dei prezzi.
“Non sono interessato alla vendita, e sono contento di non essere nel mercato di oggi”, afferma
James Galvin, un agente di Leixlip. Stima che un quinto degli appartamenti nell’area locale sia
stato preso dai lavoratori di Intel, il grande costruttore americano di chip per computer. Ma le
richieste di informazioni da parte della società americana sono diminuite nei recenti mesi. Gli affitti
sono diminuiti del 10%. “Infatti, ogni cosa rientra nella categoria del 10%. Esiste probabilmente
ancora un 10% di proprietà per la gente , e ci vuole ancora un 10% per trovare qualcuno che
l’affitti”.
Brian Devine, economista presso i mediatori di borsa della NCB, afferma che i prezzi immobiliari in
Irlanda potrebbero ritornare ai livelli visti nel 2003, basati sui dati dei crolli immobiliari di altri paesi
industrializzati.
La gente che ha comprato casa negli ultimi anni con mutui di circa il 100% potrebbe trovarsi in una
posizione negativa. Questo potrebbe colpire i profitti della banca mentre aumentano i cattivi debiti.
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Dipartimento Politiche Internazionali
Rassegna stampa internazionale
Donal Forde, direttore generale di Allied Irish Banks, la più grande banca irlandese, ha riferito
questa settimana al comitato finanziario del parlamento che la posizione dei prestiti è peggiorata in
modo significativo: “Le disponibilità finanziarie utilizzabili sono diventate più incerte, e il costo dei
prestiti, mentre i tassi di interesse aumentano, è un problema molto grande”.
Le ultimazioni delle case sono destinate a diminuire quest’anno, passando da 78.000 a 40.000. Il
rallentamento della costruzione sta colpendo la crescita e le entrate del governo. I funzionari
calcolano che ogni 10.000 case costruite aggiungono l’1% alla crescita. La caduta delle
dichiarazioni dei redditi collegate alle proprietà hanno fatto un buco nelle finanze pubbliche. Se a
questo non dovesse essere posto rimedio, il deficit di bilancio consentito sarà spinto quest’anno
sotto le norme relative al patto di crescita e di stabilità vicine al limite europeo del 3% del PIL.
L’Irlanda non si trova nella recessione, ma l’umore sta diventando fosco. “Ci sono persone che si
lamentano e piagnucolano. Noi non lo facciamo ancora. Ma il paese sembra che parli di se stesso
come se fosse in una situazione di recessione”, ha affermato Stephen O’Sullivan, che gestisce
Maynooth Electrical Works, proprio fuori le porte della fabbrica Intel a Leixlip”.
Brian Lenihan ha affermato recentemente che è stata la sua “sfortuna” diventare ministro delle
finanze proprio mentre il boom immobiliare è giunto ad un “arresto raccapricciante”.
La prossima settimana avrà l’opportunità di mostrare il suo coraggio quando pubblicherà un
pacchetto di tagli per 500 milioni di euro nel tentativo di mantenere sotto controllo il deficit.
“Il governo avrà un’opinione di lungo termine…e non ha reagito alla [previsione] della dichiarazione
dei redditi della scorsa settimana”, ha affermato Murphy della Hewlett-Packard. “C’è bisogno di
una dirigenza equilibrata, con alcuni dirigenti rilevanti dell’economia, e alcune idee nuove”.
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Dipartimento Politiche Internazionali
Rassegna stampa internazionale
Reuters
09/07/08
I sindacati sudafricani protestano per i prezzi e per la politica di Mbeki
Di Wendell Roelf
Cape Town, 9 luglio (Reuters). Mercoledì migliaia di lavoratori sudafricani sindacalizzati hanno
incrociato le braccia contro il forte aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e del combustibile,
minacciando di rallentare la produzione nei porti e nelle raffinerie importanti e di innervosire gli
investitori impauriti.
Lo sciopero nelle province del Western Cape e del KwaZulu-Natal, due dei tre più grandi centri del
paese, fa parte di un tentativo del Congresso dei sindacati Sudafricani (COSATU) e dei suoi alleati
di incalzare il governo perché dia un orientamento di sinistra alla politica della più grande
economia dell’Africa.
Sfocerà in uno sciopero nazionale il 6 agosto.
L’azione di massa giunge nel mezzo di una tensione politica crescente in Sud Africa e si teme per
una svolta sfavorevole dell’economia. La crescita si è attestata nei recenti anni attorno al 5% ma è
diminuita nettamente nel primo semestre del 2008.
I dirigenti di impresa e gli investitori stranieri si preoccupano che lo sciopero possa coincidere con
la crisi energetica e che l’aumento dei prezzi del petrolio nel mondo possa produrre un cocktail
dannoso per il Sud Africa, che è un importatore terminale di energia.
Il presidente della Camera di Commercio e dell’Industria del Sud Africa, Neren Rau, ha affermato:
“L’azione di massa proposta a scacchiera colpirà la produttività e porterà ad un aumento più alto
dei prezzi”.
I sindacati, che sono stati lo strumento che ha aiutato a porre fine al governo della minoranza
bianca, accusano il presidente Thabo Mbeki di perseguire a politica in favore dell’impresa che ha
incoraggiato l’arricchimento di un’elite a spese di milioni di lavoratori e di poveri.
Un forte aumento del prezzo del petrolio e dei principali prodotti di base, come il latte e il pane, e
una serie di aumenti dei tassi di interesse ha alimentato la determinazione del sindacato a
contrastare la politica.
I sindacati sono furiosi anche per la perdita dei posti di lavoro collegata alla crisi energetica che è
iniziata a gennaio. L’azienda statale che eroga energia [ESCJ.UL] ha razionato l’elettricità alle
miniere, ad un’altra vasta clientela e ai residenti.
Le miniere sono state le più colpite da scioperi che nelle prossime settimane riguarderanno tutte e
nove le province del paese. Non è chiaro quanti minatori abbandoneranno il posto di lavoro.
“Questa protesta si sta trasformando in una dichiarazione di guerra contro lo sfruttamento
dilagante dei ricchi verso i poveri, mentre il governo sceglie il lato dei ricchi”, ha affermato Tony
Ehrenreich, segretario regionale del COSATU nel Western Cape.
“L’amministrazione Mbeki ha sorvegliato questa crisi e l’ha promossa attraverso un’eccessiva
politica favorevole all’impresa”.
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Dipartimento Politiche Internazionali
Rassegna stampa internazionale
SOSTEGNO A ZUMA
Il COSATU che conta oltre un milione di iscritti e i suoi alleati nel piccolo ma influente partito
comunista sudafricano (SACP) hanno dato il loro sostegno a Jacob Zuma, il nuovo leader
dell’African Nationale Congress al governo (ANC).
Zuma, le cui opinioni inclini alla sinistra sono considerate populiste, ha sconfitto in maniera
schiacciante lo scorso anno Mbeki sulla dirigenza del partito, ed è il favorito alla successione del
leader sudafricano quando il prossimo anno sarà obbligato a lasciare.
Le ambizioni per la presidenza del leader dell’ANC potrebbero essere rovinate da un processo per
corruzione che si attende che inizi quest’anno.
Sebbene Zuma abbia cercato di riassicurare gli investitori che non ci sarà nessun importante
cambiamento politico, il suo sostegno all’estensione dei sussidi ai poveri e ad un ruolo più grande
dello stato nell’economia ha raggelato la comunità imprenditoriale.
Mbeki ed il suo influente ministro delle finanze, Trevor Manuel, hanno fino ad oggi resistito ai
tentativi della sinistra di allentare la stretta della politica fiscale che molti analisti attribuiscono al
boom economico del paese durato dieci anni.
La Reserve Bank del Sud Africa ha anche rifiutato la richiesta del sindacato di bloccare l’aumento
dei tassi di interesse. La banca centrale ha aumentato il tasso di interesse ufficiale di 500 punti
negli ultimi due anni nel tentativo di domare l’inflazione, che è attorno all’11%.
Il COSATU e il partito comunista, che sono in un’alleanza ufficiale con l’ANC, affermano che i
poveri sono stati colpiti per lo più dall’alto costo del prestito.
(Scritto da Paul Simao; Redatto da Caroline Drees)
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Dipartimento Politiche Internazionali
Rassegna stampa internazionale
Daily Star
05/07/08
Le imprese contro l’aumento del salario affidato al governo
Beirut. Il presidente dell’Associazione degli Industriali Libanesi, Fadi Abboud, ha affermato giovedì
che il settore privato sostiene l’aumento dei salari minimi, ma rifiuta fermamente qualsiasi
intervento del governo su questa questione. Abboud ha rilasciato questi commenti dopo un lungo
incontro tra i dirigenti del mondo del lavoro, i commercianti e gli investitori.
Il governo uscente del primo ministro Fouad Siniora ha accettato quattro mesi fa di aumentare il
salario minimo mensile per il settore pubblico e privato da 300,000 lire libanesi a 500,000 lire
libanesi.
Il governo ha preso questa decisione dopo che la Confederazione Generale del Lavoro minacciò di
organizzare uno sciopero generale se i salari minimi non fossero stari rivisti a livelli accettabili.
Le informazioni dicono che i piani di Siniora sono di emanare un decreto che sarà firmato dal
presidente Michel Sleiman per costringere il settore privato ad aumentare i salari minimi.
Fonti affermano che tra le prime decisioni che il nuovo governo nazionale prenderà, è approvare il
salario minimo prima di farlo approvare dal parlamento.
Abboud ha affermato: “In principio sosteniamo l’aumento dei salari minimi, ma non vogliamo che il
governo o qualsiasi partito ci costringa a rivedere i salari”.
Ha suggerito che non tutte le imprese possono permettersi di aumentare il salario minimo nelle
condizioni attuali.
“Alcune fabbriche del settore del cemento forse sono in grado di aumentare il salario minimo
perché il governo vieta le importazioni di cemento. D’altro canto un impianto come Uniceramic, che
è probabile che chiuda per via della concorrenza ingiusta, semplicemente non può permettersi di
aumentare i salari a qualsiasi livello”, ha affermato Abboud.
Ha aggiunto che molte imprese hanno già aumentato il loro salario minimo a 500,000 lire libanesi o
più.
“Se il governo vuole che noi miglioriamo i salari dei nostri lavoratori, allora la prima cosa che
dovrebbe fare è proteggere l’industria locale dalla concorrenza estera ingiusta”, ha affermato
Abboud.
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Dipartimento Politiche Internazionali
Rassegna stampa internazionale
International Middle East Media Center
04/07/08
Il sindacato dei lavoratori palestinesi critica aspramente l’arresto di 50
lavoratori da parte di Israele
Il segretario generale del Sindacato dei Lavoratori Palestinesi, Shaher Sa’ad, ha criticato
aspramente l’attacco israeliano contro i lavoratori palestinesi e ha affermato che Israele ha
arrestato 50 lavoratori a Gerusalemme dopo aver dichiarato che non portavano i permessi di
lavoro necessari.
Lavoratori in fuga dalla polizia israeliana
Sa’ad ha aggiunto che i poliziotti israeliani hanno dato la caccia e arrestato 50 lavoratori in un’area
di Gerusalemme. I lavoratori sono stati aggrediti, umiliati e portati in una stazione di polizia vicina.
Ha anche dichiarato che queste aggressioni violano il diritto internazionale e le norme sui diritti
umani dato che quei lavoratori stavano cercando di lavorare per assicurare una vita dignitosa ai
loro figli e alle loro famiglie.
Sa’ad ha sollecitato le organizzazioni internazionali ad esercitare la pressione sulle Autorità
israeliane al fine di fermare le loro violazioni contro i lavoratori, specialmente da quando le
restrizioni di Israele hanno causato un forte aumento dei livelli di povertà in Palestina.
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Dipartimento Politiche Internazionali
Rassegna stampa internazionale
International Herald Tribune
09/07/08
I peruviani marciano contro la politica di Garcia
Lima. Migliaia di peruviani hanno protestato mercoledì per denunciare la politica del libero
mercato del presidente Alan Garcia, che non è riuscita, dicono, a favorire i poveri durante i sei anni
di crescita economica.
La polizia e la radio locale hanno informato che i manifestanti sventolavano striscioni issati su
strade bloccate nelle regioni di Ica, Puno e Cuzco, ingorgando il traffico e chiudendo il servizio
ferroviario verso le rovine Inca a Mchu Picchu, la più alta meta turistica del Perù.
I manifestanti a Lima, la capitale, portavano manifesti che chiedevano a Garcia di andarsene
chiamandolo “di destra” e “traditore”.
Le manifestazioni, che sono coincise con uno sciopero di due giorni degli agricoltori che è iniziato
martedì, sono state le ultime di una serie di proteste tenute per chiedere al governo di fare di più
per distribuire la nuova ricchezza del paese andino ai lavoratori e ai poveri. Gli investitori si
preoccupano che l’alta percentuale del tasso di povertà del 40% possa spianare la strada ad una
vittoria della sinistra e invertire i programmi a favore delle imprese di Garcia.
“Questo è un governo dei ricchi e delle società multinazionali”, ha affermato Mario Huaman, leader
della più grande confederazione sindacale del Perù. “Il modello economico deve cambiare …la
gente ha bisogno di salari più alti”.
I sindacati hanno indetto lo sciopero generale di una giornata che riguarda i lavoratori del
trasporto, delle costruzioni e dell’energia nelle città di tutto il Perù. I lavoratori degli ospedali
pubblici, gli insegnanti nelle università pubbliche, e gli studenti hanno aderito.
I sindacati hanno affermato che lo sciopero è stato un successo, ma il ministro del lavoro Mario
Pasco ha affermato che il 93% dei lavoratori è andato a lavorare.
“NON E’ ABBASTANZA PER VIVERE”
I partiti di sinistra hanno sostenuto lo sciopero, e si ritiene che il leader ultranazionalista Ollanta
Humala, che stava quasi per vincere la presidenza nel 2006, correrà ancora per la presidenza.
Garcia, il cui tasso di approvazione è vicino al 30%, ha affermato che il libero commercio aiuterà
ad aumentare i redditi. Il tasso di povertà è diminuito da quando ha assunto l’incarico due anni fa,
ma rimane ostinatamente alto nelle aree rurali, del 65%, tre volte il tasso di Lima.
Il presidente ha affermato che le proteste potrebbero intimorire gli investitori stranieri, che crede
abbiano aiutato a trasformare il Perù in una delle economie al mondo a rapidissima crescita. Il
Perù è cresciuto del 9% lo scorso anno.
La principale federazione dei sindacati dei minatori, che ha scioperato la settimana scorsa, non ha
chiesto ai suoi iscritti di aderire alla protesta di un giorno per mercoledì, ha affermato il leader della
federazione Luis Castillo.
Circa duecento minatori della terza miniera di carbone più grande del Perù, Freeport-McMoRan’s
Cerro Verde, hanno marciato a Lima, ha affermato il leader sindacale Leonicio. I lavoratori
dell’impianto minerario hanno previsto di fare uno sciopero separato per il 16 luglio.
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Dipartimento Politiche Internazionali
Rassegna stampa internazionale
Il settore minerario è la spina dorsale dell’economia peruviana, che è stata favorita dai prezzi alti
dei metalli destinati all’esportazione.
Gli agricoltori affermano di essere delusi per l’aumento del costo della vita, chiedono la riduzione
del debito e affermano che un accordo per il libero commercio in corso con gli Stati Uniti inonderà i
mercati di importazioni di prodotti agricoli americani.
Sono anche sconvolti per una recente legge che renderà più facile agli investitori stranieri
l’acquisto della terra all’interno del Perù.
Un manifestante si è accalcato nel centro della città e si è legato ad una croce per chiedere un
aumento dei 196$ che guadagna ogni mese.
“Mi sono crocifisso perché Alan Garcia non ha rispettato le sue promesse di darci pieni
riconoscimenti sul lavoro”. Ha affermato Miguel Armas, un assistente infermiere di un ospedale
pubblico. “Non è abbastanza il salario minimo per vivere”.
(Informazioni di Marco Aquino, Teresa Cespedes, e Dana Ford; scritto da Terry Wade; Redazioni di Dana Ford eJackie Frank)
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Reuters
06/07/2008
Lo sciopero delle miniere in Perù finisce dopo quasi una settimana
Di Teresa Cespedes
Lima, 6 Luglio (Reuters). I dirigenti sindacali e il vice ministro del lavoro del paese hanno affermato
che la più grande federazione dei minatori ha deciso domenica di revocare lo sciopero nazionale
dopo quasi una settimana.
I minatori, nella speranza di prendere una fetta più grande dei prezzi dei metalli arrivati alle stelle,
hanno scioperato per chiedere al Congresso di approvare un disegno di legge che aumenterebbe il
tetto per la condivisione dei profitti. I minatori vogliono anche una giornata lavorato riva più corta e
il miglioramento delle norme per andare in pensione.
“La federazione dei minatori ha consegnato un documento nel quale afferma che revocherà lo
sciopero questa notte”, ha affermato alla Reuters il vice ministro Jorge Villasante.
Ha incontrato i dirigenti sindacali domenica per cercare di forgiare un accordo per la fine dello
sciopero, che ha incluso una promessa che il governo avrebbe abbassato l’età minima
pensionabile dei minatori.
“Lo sciopero finisce a mezzanotte”, ha affermato alla Reuters il dirigente sindacale Vidal Espinoza.
I prezzi del rame a livello internazionale sono aumentati a livelli alti la scorsa settimana tra
preoccupazioni che le forniture dal Perù, il secondo fornitore al mondo, saranno ridotte. Il Perù è
anche un esportatore importante di metalli preziosi, di zinco e piombo.
Lo sciopero nazionale ha colpito alcune miniere di proprietà delle società minerarie globali, ma la
produzione è stata colpita soltanto in poche miniere mentre i dirigenti facevano entrare i lavoratori
precari.
Il sostegno allo sciopero si è indebolito prima di essere revocato. I lavoratori di perlomeno cinque
miniere e di una fonderia hanno rinunciato allo sciopero a partire da venerdì, inclusi i lavoratori
della gigantesca miniera di rame e di zinco Antamina, di proprietà di Xstrata.
Le proteste sono state l’ultimo segnale che il presidente Alan Garcia sta facendo fronte a crescenti
inviti di diffondere la ricchezza dell’espansione economica di sei anni del paese ai lavoratori e ai
poveri, o rischia di perdere il sostegno alla sua politica di libero mercato nel momento in cui i partiti
di sinistra si stanno organizzando per le elezioni del 2011.
SCIOPERO GENERALE
L’indice di approvazione a Garcia si aggira attorno al 30% e il suo responsabile dello staff ha
chiesto alla commissione permanente del Congresso di votare al più presto il disegno di legge
sulla condivisione del profitto, mentre la maggior parte dei legislatori è via per sospensione dei
lavori.
La mancata approvazione del disegno i legge al Congresso potrebbe condurre ad una maggiore
agitazione sindacale, e la federazione sindacale più grande del Perù sta organizzando uno
sciopero generale della durata di un giorno per mercoledì.
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Rassegna stampa internazionale
“La politica economica del governo avvantaggia appena piccoli gruppi privilegiati”, ha affermato
Mario Huaman, segretario generale della CGTP, la confederazione sindacale che organizza lo
sciopero di una giornata che riguarderà lavoratori di un vasto raggio di industrie. “il governo ascolta
soltanto quando c’è una protesta”, ha affermato venerdì.
Garcia dice che il sindacato rischia di intimorire gli investitori stranieri, che, secondo lui, hanno
aiutato a trasformare il Perù in una delle economie a rapida crescita nel mondo, versando miliardi
di dollari nelle miniere, nel petrolio e nelle costruzioni. Il Perù si è sviluppato del 9% lo scorso
anno.
“L’unica cosa che questo farà sarà far scappare via gli investitori”, ha affermato Garcia.
(Scritto da Terry Wade; redazione di Clarence Fernandez)
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Asian News Network
06/07/08
Il lavoro in Asia: datori di lavoro scettici sull’efficacia del dialogo
Bruxelles. Le associazioni sindacali e datoriali dei paesi in via di sviluppo dell’Asia hanno
espresso scetticismo riguardo l’efficacia del dialogo sociale con i paesi europei sviluppati nel
risolvere le controversie di lavoro e nel creare lavoro dignitoso per tutti, ed hanno affermato che le
disparità economiche, politiche e sociali rappresentano i principali impedimenti.
Nel parlare al primo Incontro Europa Asia (ASEM) e Forum dei Partners Sociali (ASPF) qui lunedì,
i sindacalisti dell’Indonesia, della Malesia, delle Filippine e dell’India hanno affermato che,
nonostante una serie di convenzioni OIL basate su accordi e iniziative dell’ASEM, l’Unione
europea deve ancora mostrare il suo impegno ad incoraggiare i partners asiatici a fare una
regolamentazione efficace che crei lavoro dignitoso per tutti.
Hanno anche affermato che le società multinazionali nella regione non hanno mostrato alcun
impegno a rispettare le norme fondamentali del lavoro e con le leggi locali.
Abdul Halim bin Mansor del Congresso dei Sindacati della Malesia (MTUC), ha affermato che i
partners sociali asiatici non hanno in principio problemi nel dare contributi costruttivi al un simile
dialogo sociale, ma dopo una serie di incontri preparatori e di incontri ministeriali in Asia e in
Europa, il concetto e le iniziative sono stati considerati essere buoni sulla carta ma non attuate sul
campo.
“Il dialogo sociale è considerato disuguale con l’Unione europea che ha applicato per decenni le
norme fondamentali del lavoro nelle relazioni industriali, soprattutto nel sistema retributivo e nella
protezione sociale, ma non è riuscita a fare questo nei paesi asiatici”.
Ha affermato: “Non abbiamo bisogno di relazioni industriali, ma di una rapida crescita economica
per raggiungere l’Europa. L’Europa dovrebbe introdurre qualsiasi modello di relazione economica
ed industriale di qualsiasi stato membro, ma dovrebbe portare i suoi partners asiatici a creare una
regolamentazione e leggi efficaci che creino lavoro dignitoso per tutti nella regione”.
Oltre 200 sindacalisti e datori di lavoro dell’Asia e dell’Europa hanno tenuto il loro primo incontro
informale qui lunedì per cercare un dialogo sociale giusto nei loro sforzi comuni di creare un lavoro
dignitoso per tutti.
L’evento che dura due giorni, organizzato dalla Commissione europea e dalla Friedrich Ebert
Stiftung (FES), si è tenuto in seguito alla raccomandazione dell’incontro preparatorio del secondo
incontro dei ministri del lavoro ASEM a Yogyakarta, Indonesia, nel settembre del 2007.
Fino ad oggi, il vertice ASEM è stato tenuto sei volte, con il sesto ad Helsinki il 3 – 5 settembre
2006, che ha raccomandato di intensificare i legami tra l’Asia e l’Europa e di aumentare
l’interazione in tutte le aree importanti della cooperazione. Tutti i capi di stato hanno evidenziato
l’importanza del primo incontro dei ministri del lavoro e della mano d’opera a Postdam, in
Germania, 10 – 11 settembre 2006, basato sugli sforzi comuni di rafforzare la dimensione sociale
della globalizzazione.
Il presidente della Confederazione del forte Sindacato dell’Indonesia, Rekson Silaban, ha messo in
dubbio l’efficacia dell’economia di mercato legata al capitalismo, che secondo lui ha portato a
sacrifici economici dei paesi asiatici, che includono l’Indonesia.
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Dipartimento Politiche Internazionali
Rassegna stampa internazionale
Ha affermato che molti sindacati in Asia erano avversi a un dialogo sociale in grado di risolvere le
controversie del lavoro in parte perché le società multinazionali avevano violato le norme
internazionali fondamentali del lavoro e comprato l’approvazione del governo a trattare con i
partners locali.
Ha aggiunto: “Le società multinazionali hanno contribuito indirettamente a far sì che la
disoccupazione e la povertà colpissero una grande parte della popolazione asiatica.” “Abbiamo
bisogno di un modello economico alternativo per rimediare a questa condizione.”
Ha citato le gigantesche società minerarie e gli investitori internazionali del settore alimentare e
della vendita che operano in Indonesia per non essere riusciti ad applicare le norme internazionali
del lavoro verso i propri lavoratori e verso i partners locali.
Ha affermato: “McDonald’s e Kentucky Chiken hanno reclutato studenti come lavoratori part time
per spingere al ribasso il costo del lavoro mentre Carrefour paga i lavoratori ad un livello basso, al
di sotto dei salari minimi regionali”.
Le associazioni datoriali in Asia hanno invitato i paesi europei a dare pari opportunità e pari
trattamento ai datori di lavoro asiatici ad investire nella regione.
Abdul Wahab Abu Bakar, rappresentante della Federazione Datoriale della Malesia, e il presidente
della Federazione Datoriale dell’India, Sharad S. Patil, ha affermato che la guida delle società IT
asiatiche è stata apparentemente impedita da condizioni assurde di investimento dall’investire in
Europa.
Patil ha affermato: “Siamo delusi per l’assenza delle federazioni datoriali europee in questo forum
importante. Abbiamo bisogno di loro, dato che i nostri partners sociali sanno come creare un clima
che contribuisce all’investimento comune nelle due regioni”.
Il Commissario europeo all’occupazione, agli affari sociali e alle pari opportunità, Vladimir Spidla e
l’ambasciatore indonesiano in Belgio, Lussemburgo e nell’Unione europea, Najib Riphat Kesoema,
nel loro discorso di apertura, hanno posto un forte accento che l’Asem intensifichi in futuro il
dialogo sociale per ridurre le disparità sociali che si diffondono tra le due regioni.
Spidla ha affermato che le due regioni hanno una grande opportunità per accrescere la
cooperazione su numerose questioni nel settore di lavoro in modo che la globalizzazione sia una
buona riuscita per i lavoratori e i datori di lavoro nelle due regioni.
Najib ha affermato che i paesi asiatici beneficeranno del dialogo sociale soltanto se l’Unione
europea mostrerà i suoi impegni nel fornire programmi formativi per migliorare la competenza dei
lavoratori in Asia e darà pari opportunità ai lavoratori asiatici nella ricerca di posti di lavoro in
Europa.
Peter Mayer, esperto all’università di Scienze Applicate a Osnabruck, in Germania, ha invitato i
partners sociali delle due regioni a sviluppare la dimensione sociale ASEM come loro contributo
alla globalizzazione.
Ha affermato: “L’ASEM può influenzare la globalizzazione dal momento che rappresenta il 50% del
PIL del mondo e il 60% del commercio mondiale. Il vertice ASEM non è solo caratterizzato da un
numero crescente di stati membri, ma richiede anche una migliore regolamentazione. La
mancanza di un’efficace regolamentazione dei mercati finanziari crea seri problemi sociali”.
The Jakarta Post-ANN
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