Be creative ‘Interesting questions’ ; ‘have the balls’; ‘listen to the heart’. Non è difficile capire di cosa si parla visto che è dappertutto. Ovunque ci giriamo le sue frasi colorate a caratteri cubitali che scompigliano gli schemi su intelligenza e stupidità, generano un tale chiacchiericcio reale o virtuale che da quasi fastidio. Massimo rispetto quindi alla Campagna Be Stupid di Diesel. Ho visto ragazzi in Porta Ticinese fare la coda per una foto vicino alle vetrine Diesel per poi condividerla, il numero di pagine che riguardano la campagna sono alle stelle, si moltiplicano le interpretazioni surreali… insomma una viralità spontanea, ed efficacissima a cui seguiranno eventi e iniziative che avranno il sapore dell’unconventional con l’obiettivo di mantenere alto il passaparola. E’ una campagna che fa riflettere chi si interessi di nuove forme di promozione, perché a prima vista questa è pura pubblicità: un cartellone pubblicitario con un messaggio che ti colpisce e che scolpisce il brand come dovrebbe. Gli ingredienti che poi la rendono meritevole di tutta questa attenzione non mancano: scritte enormi e colorate, spot tv inesistenti, città tappezzate… e la formula di grande autoironia per la quale stupidi = creativi inventata dagli stessi creativi. Bel colpo. Ma allora cosa serve continuare a ragionare sul Guerrilla Marketing se poi un semplice cartellone pubblicitario, si dimostra virale peggio della suina, è osannato da tutti, procura interviste sui media tradizionali a chiunque abbia dei pantaloni Diesel? Non lo so, il dibattito è aperto. Da un lato la forza delle idee non si discute, e qui non c’è tradizionale o non tradizionale che tenga. Dall’altro….: ma quanto costa questa campagna all’azienda in milioni di euro? E ancora: ma vedere la vostra città, i monumenti, i luoghi a cui siete affezionati martoriata da cartelloni pubblicitari non vi fa innervosire? E con chi ve la prendete (a parte la giunta comunale)? Prima di agurarvi buona lettura segnalo l’ intervista doppia fatta da Flavia sulle nuove forme di comunicazione di due colossi bancari, Monte dei Paschi e Intesa San Paolo, e le riflessioni sulle strategie di marketing e comunicazione di Fornarina. Subvertising è in evoluzione. Direttore Responsabile Pietro Pierangeli [email protected] 3 Subvertising Anno IV, numero 26 del 15/02/2010 Direttore responsabile Pietro Pierangeli: [email protected] Segreteria di redazione Flavia Farina ([email protected]) Comunicati stampa, informazioni o altre richieste [email protected] Grafica e impaginazione Gstudios.it Edizioni Cnet Web 5 Spot in 3D, comunicazione emotivamente coinvolgente e organizzazione di grandi eventi: il DNA del marketing Fornarina 11 Banche: la riscossa dell’immagine Mensile iscritto presso il Tribunale di Bologna, numero 7803 del 16/10/2007 Subvertising.it Non perderti nessun numero di Subvertising. Clicca su www.subvertising.it e scarica gratuitamente anche i numeri precedenti. Inoltre puoi iscriverti alla newsletter e ricevere in abbonamento il magazine direttamente nella tua casella di posta. 19 Un genio che crea dipendenza: breve indagine su David Droga 20 Tendenze di gusto: I guerriglia restaurant Subvertising è anche su 23 Hogre La “Salomonica”: terapia dello spot 5 Colori decisi e forme audaci nei modelli, creatività e sperimentazioni di nuovi linguaggi nel marketing: il connubio è perfetto e il brand Fornarina ha sposato da sempre questi ingredienti all’interno della propria filosofia. Le novità non riguardano solo i prodotti, anche la comunicazione è in continua evoluzione e trasformazione, e tra poco lanceranno il primo spot per cinema in 3D. Hanno un calendario ricco di anteprime e progetti esclusivi, allargano costantemente i propri orizzonti e sono riusciti ad applicare in modo efficace e vincente il guerrilla marketing al mondo della moda.E dopo queste premesse, è inevitabile trovare Fornarina oltre i canoni della comunicazione convenzionale.Arrivati a questo punto, abbiamo pensato che valesse la pena approfondire, e per farlo abbiamo posto alcune domande a CATERINA AIMONE: Responsabile Comunicazione Fornarina e MARCO BRAGAGLIA: Regista e Art Director Fornarina Fornarina ha presentato in esclusiva al Pitti Uomo 2010 la sua nuova linea fitness-chic “Fornarina SportGlam” all’interno della sala Ottagonale. Perchè la scelta di questo evento? Pitti Immagine Uomo è ancora la manifestazione più rilevante per i buyer Italiani ed esteri per cui abbiamo pensato che fosse il contesto giusto per il lancio di Fornarina SportGlam. Abbiamo avuto l’occasione di allestire la Sala Ottagonale che con le sue meravigliose arcate rendeva ancora più suggestivo un evento già di per sé molto spettacolare. In tre giorni partecipando a questo manifestazione abbiamo avuto modo di raggiungere migliaia di persone tra stampa e buyer e dati i contenuti innovativi dell’evento siamo stati poi anche ripresi da numerosi articoli su stampa e web. 6 Paiettes, colori argentati, metallici, stampe grandi, mixano uno stile sportivo a quello assolutamente glam. Cosa sta a significare il simbolo della ragnatela scelto per questa collezione? La ragnatela in questo caso non è un vero e proprio simbolo della collezione. La ragnatela è legata ai contenuti dell’evento …alcune acrobate della Scuola del Circo di Torino si sono esibite in evoluzioni incredibili, danze acrobatiche su nastri che pendevano da decine di metri di altezza dal terreno. Fornarina da sempre ama rompere gli schemi cercando ogni volta nuovi linguaggi per comunicare la visione del proprio mondo. Le vostre pubblicità sono veri e propri eventi che non passano mai inosservati. Quanto è importante per Fornarina la comunicazione pubblicitaria non convenzionale? Fornarina porta nel suo DNA l’attitudine a rompere le regole ad andare oltre i canoni della comunicazio- ne convenzionale. L’obiettivo è sempre di esplorare nuovi modi e luoghi della comunicazione, attraverso cui i valori del marchio diventino “tangibili”. Le collezioni Fornarina sono la punta dell’Iceberg di collaborazioni artistiche, ricerca, innovazione tecnologica… ed è giusto che la comunicazione del brand trasmetta questi contenuti senza nasconderli in un anonimo catwalk. Nuovo anno, nuove idee per la comunicazione: siete il primo brand italiano a creare uno spot pubblicitario in 3D per il cinema. Oltre al fattore della novità, quale valore aggiunto credete che questo nuovo tipo di comunicazione possa apportare al vostro brand? In effetti stiamo sperimentando un mezzo di cui tutti parlano in questo momento (basti pensare ad Avatar) e che noi per la prima volta applichiamo a una comunicazione commerciale. 7 Però è vero, non si parla solo di innovazione. In questo caso vogliamo colpire con le emozioni. Al cinema, in una sala buia, con il dolby surround e ora anche con le immagini che escono letteralmente dallo schermo vogliamo sempre più coinvolgere lo spettatore in una comunicazione emotivamente coinvolgente. Del resto, sono le emozioni che lasciano il segno nella memoria di ognuno di noi! I vostri prodotti sono indirizzati prevalentemente verso ragazze e donne giovani, proponete però un modello che, come leggo nel vostro comunicato stampa:” dona movenze sensuali e forme perfette. Le gambe improvvisamente si slanciano, i fianchi si assottigliano e il fondoschiena viene sostenuto e modellato”. Qual è il messaggio che volete lanciare? Canoni di bellezza standardizzati? Bisogna ricordarsi che Fornarina con le proprie collezioni risponde alle esigenze delle proprie consumatrici. Noi non siamo mai stati e mai saremo il brand che propone canoni di bellezza standardizzati ma abbiamo delle caratteristiche con le quali le nostre consumatrici si identificano. La donna Fornarina è sicuramente sexy (ma questo non è di per se un valore negativo) ma è anche irriverente, intelligente e ironica. Chi indossa Fornarina ama andare controcorrente e soprattutto personalizzare il proprio stile con il giusto mix di stili. Il gruppo Fornari però investe molto non solo nella comunicazione ma anche per la ricerca nel prodotto e nei materiali, soprattutto nel denim che è un key item per il brand, e questo ha permesso di proporre un Jeans all’avanguardia rispetto ai nostri competitor, con una vestibilità che farà felici molte giovani donne. Quale rapporto avete instaurato con il vostro pubblico e in che modo vi piacerebbe in futuro continuare a svilupparlo? in futuro continuare a svilupparlo? Più che di rapporto ci piace parlare di una e vera propria relazione. I nostri eventi e le nostre comunicazioni sono in grado di far provare l’esperienza del marchio promuovendo relazioni durature con il nostro consumatore in giro per il mondo. 8 E solo le relazioni sono in grado di lasciare un segno nel tempo…creiamo mondi e modi di comunicare che si basano su arte, musica, design, moda, illustrazione rompendo i normali canoni e vincoli creativi per creare una piattaforma di nuovi valori condivisi. E le nostre consumatrici sembrano apprezzare premiandoci con una grande fedeltà. Qual è stato l’evento di maggior successo nella storia di Fornarina e quali gli ingredienti che lo hanno reso unico? Sono stati moltissimi gli eventi di successo ma sicuramente le 6 edizioni del Fornarina Urban Beauty Show hanno lasciato un segno nella storia nel brand e nella comunicazione di moda. Il Fornarina Urban Beauty Show è un evento multisensoriale dal forte impatto visivo. E’ la perfetta rappresentazione dell’immaginario Fornarina fatto di femminilità, sperimentazione e ironia. Moda, arte, musica si incontrano in un mix inedito e originale di linguaggi artistici generando un percorso di installazioni all’interno del quale lo spettatore, guidato da luci e suoni viene coinvolto e incantato. Presentato per la prima volta a Barcellona nel 2006 ha toccato poi per due volte Milano, Roma, nuovamente Barcellona per finire con la più recente edizione a Parigi, in uno degli spazi culturali più significativi della capitale francese, il Carousel du Louvre. Nel Novembre 2007 abbiamo ricevuto il premio “interactive Key Award 2007” ,premio che coinvolge e premia i migliori protagonisti del web e della comunicazione digitale,che si sono maggiormente distinti per la comunicazione on line per creatività, originalità e innovazione tecnologica. E nel 2008 il Best Event Award 2008 come miglior evento. Tanta fatica ma anche grandi soddisfazioni…. Anche uno Store deve comunicare il carattere del brand e soprattutto far vivere un’esperienza unica a chi lo visita. Parlateci un po’ dei vostri Store sparsi per il mondo e delle caratteristiche che li uniscono. La strategia di fondo della Fornari Spa è da sempre incentrata sulla forte attenzione verso i cambiamenti e si fonda sulla convinzione che un’azienda di moda debba sempre anticipare i tempi. E’ per questo che fin dall’inizio la Fornari Spa ha cercato di mettersi al servizio del consumatore direttamente, cercando di ascoltarlo, di capire le sue esigenz Diminuire al massimo la distanza tra il prodotto, la comunicazione ed il consumatore, passando attraverso il punto vendita monomarca: questo l’obiettivo principale della strategia aziendale. Il nuovo concept dei Fornarina Stores rende piena e tangibile la brand experience raccontandone l’essenza, l’attitudine rock “in a very self-expressive way”. e e anticiparle nell’evoluzione dei codici stilistici. 9 Diminuire al massimo la distanza tra il prodotto, la comunicazione ed il consumatore, passando attraverso il punto vendita monomarca: questo l’obiettivo principale della strategia aziendale. Il nuovo concept dei Fornarina Stores rende piena e tangibile la brand experience raccontandone l’essenza, l’attitudine rock “in a very self-expressive way”. Un Red Carpet hollywoodiano accoglie il visitatore attirando la sua attenzione verso l’area centrale dello spazio in cui il Logo Corona Fornarina, espressione iconica della brand, diventa protagonista assoluto. Quattro aree ospitano i mood di collezione. Un’impronta spiccatamente glam-rock caratterizza il Rock Out Wall dove l’ispirazione al mondo dei music club è espresso dal contrasto tra il nero degli arredi ed il rosso brillante del backdrop in un sistema di appenderie altamente flessibili ed ampia illuminazione effetto “on stage”. Design ultracontemporaneo anche per il Denim Bar, area dedicata agli inconfondibili cinque tasche Fornarina. Uno strong black suggerisce il mood e le atmosfere di un vero bar mentre bottiglie di champagne diventano innovativi display accessori. Un’allure ricercata si esprime poi nella Powder Room dove lo shopping è pura esperienza emozionale in un’atmosfera vagamente Decò in cui forme geometriche e materiali traslucenti, come vetro ed oro, presentano le collezioni in un ambiente caldo ed accogliente. Quarta ed ultima, la Total look Area Fornarina, è sita nell’area centrale ed anteriore del negozio in un set espositivo in pieno Fornarina style . L’ampio display wall e gli espositori resi preziosi dall’uso di superfici pulite creano un forte design statement e definiscono lo spazio in modo deciso. 10 E’ questa l’anima dei nuovi punti vendita Fornarina aperti nelle zone più cool d’Europa. Femminilità, sperimentazione ed ironia ma soprattutto creatività: tutto parte dal Fornarina Art Lab. Chi sono le persone che fanno parte di questo laboratorio e quali sono i loro precisi compiti? L’idea del Fornarina Art Lab parte da noi. Caterina Aimone (direttore della comunicazione) e Marco Bragaglia (Art director e regista) e ne fanno parte una ventina di stretti collaboratori. Fotografi, stylist, producers, grafici, scenografici…un vero e proprio laboratorio di comunicazione interno all’azienda, un caso unico nel panorama della moda Italiana. Cosa significa lavorare come creativo per Fornarina? Significa avere la possibilità di sperimentare, di mettere in campo la propria creatività al 100% su format innovativi e all’avanguardia. Significa anche prendersi dei rischi perché tutto ciò che è nuovo porta con sé delle incognite. Ma è proprio la rottura degli schemi precostituiti, quel fervore durante il processo creativo…è questo che ci permette Fornarina! Avete mai sperimentato un’azione di guerrilla marketing? Assolutamente si, in occasione dell’ultimo Fornarina Urban Beauty Show di Parigi per esempio migliaia di biciclette color magenta hanno invaso la città… Avete in programma nuove pubblicità all’insegna del non convenzionale? Abbiamo in programma di essere sempre fedeli al Dna Fornarina…sicuramente non abbiamo finito di stupire! All’interno dell’evento passato ”Urban Beauty Show” era presente un Pop-Up Store; che cosa vi ha portati a questa scelta? Il brand deve essere tangibile, vicino ai consumatori…nei nostri eventi mostriamo la collaborazioni artistiche con artisti di fama internazionale, da Glenn Barr a Junko Mitzuno e con questi Pop Up Shop diamo la possibilità ai nostri consumatori di acquistare le Limited Edition frutto di queste collaborazioni e di portare a casa con sé un pezzo del mondo nel quale sono stai immersi durante uno dei nostri eventi. 11 12 13 14 15 16 17 18 19 Una cosa è chiara: la creatività è generata da un mondo complesso e la sua esplicitazione avviene attraverso la massima semplicità. Un esempio: David Droga è il quinto di sei fratelli e questo lo ha costretto da subito a combattere per emergere. Aggiungiamo anche che l’ironia è il tocco di classe che movimenta il prodotto interno lordo: basti pensare che il nome dell’Agenzia Droga5 deriva dall’etichetta che la mamma di David metteva sulla sua biancheria per distinguerla da quella degli altri fratelli. Non dimentichiamo altri valori che appartengono al nostro eroe: modestia (ripete spesso che bisogna lavorare e dimostrare a testa bassa), caparbietà, fortuna (trovarsi giovanissimo al posto giusto nel momento giusto) e, beato lui, pura follia australiana. Mi ricorda il protagonista dell’ultimo romanzo di Fabio Volo: sovente chi ha successo è colui che è entrato dalla porta più bassa e ha imparato a lavorare duro, vedendo le cose per quelle che sono, imparando ad essere se stesso. E’ per questo che campagne come Ecko Unlimited, The Puma Index o i video meravigliosi per Guitar Hero hanno la forza straordinaria e dirompente della contemporaneità. E per capirlo basta guardare gli ultimissimi video virali che l’agenzia ha realizzato per il brand Puma in 20 occasione dell’appena passata giornata di San Valentino. Queste campagne rappresentano quello che ogni creativo vorrebbe fare e non ha coraggio. Sono quello che un cliente non si sognerebbe mai, perché ha paura per la sua sedia. Ci insegnano una cosa: impariamo a vivere sul serio. Gli affari verranno di seguito. Giù la testa! 21 In un’epoca in cui la tendenza viaggia alla velocità della luce, in cui ciò che era considerato trendy appena una settimana fa, adesso è già demodè, la stabilità, la durevolezza, l’immutabilità, forse non ci interessano più… di sicuro non ci appartengono più! Proviamo a pensarci un attimo: consumiamo pasti fugaci, relazioni fugaci, la parola “tempo” è usata solo per dire che non ne abbiamo mai abbastanza per svolgere tutte le nostre faccende… Insomma: il temporaneo batte il duraturo, in tutti gli aspetti della nostra vita. Sulla scia dei Temporary Store, i “negozi-evento”, già molto diffusi, da qualche anno anche in Italia, si sta, di recente, affermando il fenomeno dei ristoranti clandestini, i “Guerrilla Restaurant”, espressione coniata da due gastro-imprenditori, Pablo Flack e David Waddington, i quali sostengono che sia un’idea davvero vincente quella di attribuire ad un ristorante la transitorietà, la provvisorietà della moda. “Oggi c’è, domani no. Come un happening artistico”, così si esprime Flack in un’intervista al Guardian. Pionieri in questo settore decisamente d’avanguardia sono Stati Uniti e Gran Bretagna (ad oggi esistono oltre cento Guerrilla Restaurant a New York, circa sessanta a Londra), ed il fenomeno è in crescita esponenziale; basti pensare alla comparsa in tutta Europa di questi ristorantini segreti, meno “underground” rispetto a quelli americani, un po’ più sofisticati, dal design ricercato e raffinato. Il primo caso di successo è stato “The Reindeer”, aperto a Londra dall’1 al 23 dicembre 2006 in una ex fabbrica di birra, che ha trovato seguito in tantissime iniziative gastronomiche simili, soprattutto a Parigi (Lunch in the Loft, Aux chien lunatique). Anche in Italia, le “cene carbonare”, organizzate da “The Fooders”, sono un ottimo esempio di questo incalzante trend culinario, anche se, probabilmente, l’appuntamento più “in” degli ultimi tempi è stato a New York, dove la rivista americana Bon Appetit ha approfittato della chiusura di un Hard Rock Cafè e ha trasformato il locale in un “pop-up supper club”. Questa esperienza, d’alto livello, ha visto la partecipazione di chef rinomati e verrà sicuramente ripetuta. Inizialmente sorti per fronteggiare la crisi economica - che non aveva risparmiato i migliori chef londinesi e newyorkesi, ritrovatisi improvvisamente senza impiego - i Guerrilla Restaurant hanno rappresentato, per questi, un’ottima occasione di lavoro. Presto, però, questa manovra “sociale”, si è trasformata in una geniale speculazione commerciale: i prezzi esorbitanti, la possibilità di assaporare piatti “proibiti“ (che in genere non vengono serviti presso le “normali” tavole), la difficoltà di rintracciarli, non essendo segnalati da nessuna guida, sono tutte particolarità che conferiscono a questi “ristorantievento” un carattere di elitarietà , di esclusività. L’unica forma di pubblicizzazione di cui si avvalgono questi ristoranti è, infatti, il passaparola; è un po’ come dire: “Sono così giusto da conoscere un posto talmente giusto, che sicuramente tu non lo conoscerai!”. E, si sa, la nostra è una società dove saperne una più degli altri fa “gola”… Buon appetito! Si tratta di ristoranti temporanei, della durata di una notte, una settimana, o al massimo un paio di mesi, localizzati in strutture insolite (appartamenti privati, garage, fabbriche abbandonate, vecchi atelier, ecc.), che ovviamente non dispongono di alcun genere di licenza. Ecco perché vengono detti “clandestini”! 22 23 Mentre, nel mondo economico, l’andamento degli indecifrabili indici economici spinge qualcuno a preconizzare l’imminente fallimento del capitalismo, in ambito medico diventa sempre più matura la convinzione che l’attuale recessione si stia ripercuotendo sulla salute mentale e fisica di un’altissima percentuale di persone, specialmente tra i precari e tra chi ha perso il suo rasserenante posto di lavoro. Secondo gli psicologi dell’Associazione Donna e qualità della vita, ci troviamo di fronte a una vera e propria “Sindrome da recessione”, i cui effetti sono ravvisabili in ansietà, depressione, infelicità, ma anche caduta dei capelli, impotenza coeundi ed eczemi di ogni forma e colore. L’apprensione nei confronti di questo “male del momento” pare sia ormai in netta ascesa e abbia innescato meccanismi di difesa più o meno condivisibili. In Francia, per esempio, le imprese stanno testando il “ticket-psi”, un buono del valore di 100 euro istituito per spingere i lavoratori stressati a concedersi i benefici di una seduta psicologica. Nel Regno Unito, invece, entro la fine del 2010, sarà stanziata una considerevole somma di denaro per formare il personale sanitario, preparandolo a un adeguato e necessario servizio di assistenza. In Italia niente di tutto questo. I nostri psicologi, apparentemente persuasi dalle capacità comunicative di Tonino Guerra, sono certi che la minacciosa fase possa essere tranquillamente affrontata e superata tornando ad annusare il profumo della vita, magari con un bicchiere mezzo pieno tra le mani. Pertanto niente psicoterapia e ansiolitici, ma una bella scatola di ottimismo piena di passeggiate e corse in bici, di piante da curare, di cuccioli da spupazzare e soprattutto stracolma di spot pubblicitari da ingerire in dosi massicce, con quotidiana regolarità. A sostenere l’efficacia di questa videoterapia d’urto, fatta di sogni e di speranze, è Serenella Salomoni, psicologa, psicoterapeuta, specializzata in sessuologia e terapia della coppia, nonché presidente della già citata Associazione Donna e qualità della vita. La Salomoni è convinta (e vorrebbe convincere) che “la pubblicità, in questo periodo in particolare, ci trasmette, attraverso messaggi semplici, i valori della vita quotidiana. In tempi di crisi quello che riesce a farci star meglio è trarre soddisfazione dalle cose semplici. I messaggi delle pubblicità puntano in prevalenza sull’affettività: questo momento negativo ci porta proprio a ricercare momenti di incontro, in coppia, con gli amici, in famiglia, cercando di consolidare i legami più profondi. Anche il linguaggio non verbale in pubblicità è molto importante: le immagini colpiscono quanto e più delle parole e la comunicazione, anche in questo senso, ha uno scopo emozionale”. Partendo dalla triste premessa che la mancanza di fiducia nei confronti dei pubblicitari è seconda solo a quella dei politici ed essendo dell’idea che questa avvizzita, invasiva e unidirezionale forma di comunicazione, ormai incanalatasi verso una lenta ma costante agonia, sia contraddistinta dalla monopolizzante capacità di accompagnare il fruitore in terre (troppo) lontane, in cui, nuovi bisogni, spuntando come funghi nel periodo settembrino, finiscono per mettere troppa carne al fuoco, personalmente non mi sento di condividere il medicamentoso consiglio di affidare la nostra mente alle sempre più appiattite celle di isolamento a cristalli liquidi. Se poi penso che questo suggerimento sia partito proprio dall’autrice di “TV: più la guardi, più divorzi”, un articolo con il quale la Salomoni ci metteva in guardia sui pericoli derivanti dal consumo di programmi televisivi, una paranoica perplessità mi assale: vuoi vedere che dopo il tempo dei sondaggisti “salva-politico”, è arrivato quello degli psicologi “salva-imprenditore”?