IL BUSINESS PLAN L’ANALISI DI SETTORE Davide Stefanelli 1 Il modello delle cinque forze competitive POTENZIALI ENTRANTI Minaccia dei nuovi entranti CONCORRENTI Potere contrattuale dei fornitori FORNITORI Potere contrattuale dei clienti Rivalita` tra le imprese del settore CLIENTI Minaccia dei prodotti sostitutivi © Davide Stefanelli PRODOTTI SOSTITUTIVI 2 La concorrenza dei prodotti sostitutivi Il prezzo che i consumatori sono disposti a pagare per un prodotto dipende, in parte, dalla disponibilità di prodotti sostitutivi. Esempio vi sono prodotti senza sostituti come la benzina e le sigarette, vi sono prodotti invece di cui esistono dei sostituti come treno/aereo/auto, telefono fisso/cellulare/internet ecc.. © Davide Stefanelli 3 1 La minaccia di nuove entrate -1 Quando un settore ottiene un tasso di profitto molto alto stimola l’entrata di altre imprese a meno che non vi siano barriere all’entrata come: 1. Il fabbisogno di capitale, capitale può essere così elevato da scoraggiare tutti gli operatori escluse le maggiori imprese Es:Il duopolio della Boeing e dell’Airbus nella produzione di aerei per il trasporto di passeggeri,o nel settore Tv satellitari 2. Economie di scala che possono essere raggiunte solo diverso tempo. Nei settori ad alta intensità di capitale, di ricerca, di pubblicità, l’efficienza richiede operazioni su larga scala. Il problema per i nuovi entranti è che sono messi di fronte alla scelta tra l’entrare su piccola scala e accettare alti costi unitari, oppure entrare su larga scala e correre il rischio di una drastica sottovalutazione della capacità produttiva in attesa dell’aumento dei volumi di vendita (es: Industria automobilistica) © Davide Stefanelli 4 Barriere all’entrata e economie di scala: il caso Termoplast Termoplast è una piccola azienda che si occupa della produzione di film in polipropilene per il confezionamento alimentare. Sono di polipropilene le confezioni della pasta, dei prodotti da forno, dei legumi secchi, in quanto questo materiale è facilmente stampabile. La tecnologia per produrre queste pellicole è ormai consolidata ed un impianto del costo di circa 1 milione di euro con una capacità produttiva di circa 500 tonnellate di prodotto lavorato. I clienti di termoplast sono essenzialmente le tipografie che stampano le pellicole per conto di grandi gruppi alimentari quali Barilla, Buitoni, Parmalat. Termoplast decise di entrare nel settore delle pellicole per la conservazione di alimenti freschi, in cui il leader era il gruppo Domopack. Per questo venne fatta una ricerca di mercato, volta sia a stabilire quale fosse l’investimento richiesto per i nuovi impianti (la tecnologia è diversa e non si potevano usare gli impianti esistenti) e quale il volume minimo di produzione sia a stabilire se il mercato fosse in grado di assorbire tale quantitativo di produzione. Il progetto venne abbandonato in quanto l’investimento richiesto per l’acquisto del nuovo impianto erano tali da richiedere una quota di mercato minima pari al 15% (a livello nazionale); l’impianto costava infatti 50 milioni di euro e aveva il suo punto di pareggio a 18.000 tonnellate di pellicola, che appunto rappresentavano il 15% circa dell’intero mercato italiano. © Davide Stefanelli 5 La minaccia di nuove entrate -2 3. Vantaggi assoluti di costo oltre alle economie di scala le imprese consolidate possono avere un vantaggio di costo sui nuovi entranti semplicemente perché sono entrati prima. I vantaggi assoluti di costo tendono ad essere associati all’ottenimento di fonti di materie prime a basso costo o alle economie di apprendimento 4. La differenziazione di prodotto marchi molto forti e riconoscibili dal consumatore (es: Coca Cola) I nuovi entranti in questi mercati devono investire pesantemente e in maniera sproporzionata in pubblicità per ottenere livelli di riconoscimento e di avviamento della marca paragonabili a quelli delle imprese consolidate 5. Barrire istituzionali e legali Come ad es: il modo bancario, le televisioni, le licenze Umts © Davide Stefanelli 6 2 La minaccia di nuove entrate -3 6. 7. Accesso limitato ai canali di distribuzione Una limitata capacità di assorbimento dei canali di distribuzione (Es. limitato spazio vendita), l’avversione al rischio dei dettaglianti e costi fissi associati alla fornitura di un prodotto addizionale, provocano una avversità dei distributori a trattare un nuovo prodotto. La Ritorsione contro un nuovo entrante può prendere la forma di un abbassamento dei prezzi, di un incremento della pubblicità, di una promozione nelle vendite, di un conflitto legale. La probabilità di ritorsione è influenzata dal modo di ingresso. Quando le imprese giapponesi entrarono per la 1° volta nel mercato statunitense delle automobili e dei prodotti elettronici di consumo cercarono di evitare una ritorsione introducendo piccoli prodotti in segmenti ritenuti non redditizi dei produttori americani © Davide Stefanelli 7 La rivalità tra i concorrenti -1 1. 2. La concorrenza interna al settore è dovuta da: La concentrazione si riferisce al numero e alla distribuzione per dimensione delle imprese concorrenti all’interno di un mercato. Dove il mercato è dominato da un ristretto numero di imprese, la concorrenza di prezzo può essere limitata (es: bibite analcoliche, Coca Cola e Pepsi, pellicola a colori Kodak e Fuji). Al contrario quando aumenta il numero delle imprese che occupano un mercato, diventa più difficile il coordinamento sul livello dei prezzi e cresce la probabilità che un impresa avvii una loro riduzione. La differenziazione del prodotto. prodotto Dove i prodotti delle imprese rivali sono indistinguibili, il prodotto è indifferenziato e il prezzo è l’unica base per la concorrenza. Es: i settori delle materie prime, come quello minerario e agricolo tendono ad essere afflitti da guerre di prezzo e bassi livelli di profitto. © Davide Stefanelli 8 La rivalità tra i concorrenti -2 3. 4. Capacità in eccesso e barriere all’uscita. La capacità inutilizzata incoraggia le imprese ad abbassare i prezzi per attrarre nuovi ordini e potere così distribuire i costi fissi su un più grande volume di vendite. Ecco perché la redditività di un settore tende a scendere nei periodi di recessione. Le barriere all’uscita sono costi per uscire dal settore come es: raffinerie di petrolio che continuo ad essere usate anche se con bassi profitti. Alti costi fissi Quando i CF sono alti rispetto ai costi variabili, le imprese operano sulle attività marginali a qualsiasi prezzo che copra i Costi variabili (Viaggi aerei). Le imprese hanno la propensione ad accettare ordini addizionali a qualunque prezzo che copra il costo variabile © Davide Stefanelli 9 3 Potere contrattuale dei clienti È dovuta ha due elementi: 1. La sensibilità al prezzo che dipende da 4 fattori Maggiore è l’importanza di un componente rispetto al costo totale, tanto più gli acquirenti saranno sensibili al prezzo (es. Capsule e bottiglia di vetro per produttori vino) Quanto meno differenziati sono i prodotti delle imprese fornitrici tanto più l’acquirente è disposto a cambiare fornitore sulla base del prezzo Più intensa è la concorrenza tra gli acquirenti, maggiore è la loro pressione per una riduzione dei prezzi da parte dei fornitori I clienti sono meno sensibili ai prezzi quanto maggiore è l’importanza del prodotto del settore per la qualità del loro prodotto o servizio. © Davide Stefanelli 10 Potere contrattuale dei clienti 2. Il potere contrattuale relativo costituito dal potenziale rifiuto a concludere una vendita che dipende da 3 fattori Dimensione e concentrazione degli acquirenti rispetto ai fornitori, quanto più basso è il n°dei clienti e qu anto più elevati sono i loro acquisti, maggiore è il costo della perdita della singola transazione Quanto più sono informati i clienti, tanto meglio sono in grado di negoziare. I medici e gli avvocati normalmente non rivelano i prezzi che applicano. Mantenete l’ignoranza dei clienti sui prezzi è un efficiente limitazione al loro potere di acquisto. La capacità di integrare verticalmente, ossia l’alternativa alla ricerca di un fornitore o di un acquirente è quella di provvedere direttamente. © Davide Stefanelli 11 Il potere contrattuale dei fornitori L’analisi delle determinanti del potere relativo tra i produttori di un settore e i loro fornitori è analoga all’analisi delle relazioni tra i produttori e i loro acquirenti, naturalmente invertendo gli effetti. © Davide Stefanelli 12 4 Il potere contrattuale dei fornitori: il caso Monsanto Monsanto è uno dei tre leader mondiali nel settore agroalimentare e fattura oltre 11 miliardi di dollari, insieme a SYNGENTA e KWS SAAT. Una rilevante parte del fatturato della multinazionale proviene dalle attività nell’agricoltura di base (sementi e antiparassitari). In taluni mercati geografici e in taluni segmenti del settore agricolo Monsanto è di fatto il leader incontrastato, soprattutto in ragione del presidio delle più avanzate tecnologie per il trattamento delle sementi. Una politica aziendale che sta facendo molto discutere a livello mondiale nasce dal fatto che le sementi poste in vendita da Monsanto sono in grado di garantire rese maggiori (abbondanti più raccolti per unità di superficie) ma le nuove piante non producono sementi: in questo modo i contadini sono costretti ogni anno a comprare da Monsanto le sementi per ciascuna semina, senza potersi mai affrancare dalla dipendenza del fornitore se non a prezzo di minore produttività. Questo stato di dipendenza lascia mano libera a Monsanto sui prezzi delle sementi. © Davide Stefanelli 13 Il ciclo di vita del business Vendite Avvio Sviluppo Maturità Declino © Davide Stefanelli 14 Fase di AVVIO Problemi di messa a punto tecnologica La distribuzione può mostrarsi restia ad acquisire nel proprio portafoglio un prodotto non ancora sperimentato Gli acquirenti potenziali possono essere lenti a modificare le loro abitudini Acquirenti con redditi elevati Inerzia dei compratori. Qualità bassa,design e sviluppo sono fattori critici © Davide Stefanelli Molte variazioni di prodotto, assenza di standard, cambiamenti nel design Rapporto elevato pubblicità/vendite Alti costi di marketing Eccesso di capacità Serie limitate Elevata capacità manodopera Alti costi di produzione Canali specializzati 15 5 Fase di SVILUPPO Allargamento acquirenti Differenze tecniche e di performance L’affidabilità è fattore cruciale nei prodotti complessi Miglioramento nel prodotto, qualità buona. Forti investimenti pubblicità ma riduzione pubblicità/vendite Diminuzione dei costi di produzione Pubblicità e distribuzione fattori chiave per prodotti non tecnici Mancanza di capacità Passaggio a produzione di massa Distribuzione organizzata Canali di massa © Davide Stefanelli 16 Fase di MATURITA’ Mercato di massa e acquisti ripetuti Qualità superiore Differenziazione ridotta, Standardizzazione Segmentazione di mercato Tentativi di estensione del ciclo di vita Allargamento gamma Servizi e negoziazioni prevalenti Confezione importante Concorrenza sulla pubblicità Riduzione del rapporto pubblicità/vendite Segnali di sovrapproduzione Stabilità processo produttivo Capacità professionali superflue Tecnologia stabilizzata Razionalizzazione dei canali Costi di distribuzione elevati a causa gamma allargata Canali di massa © Davide Stefanelli 17 Fase di DECLINO © Davide Stefanelli Acquirenti sofisticati Differenziazione scarsa Qualità discontinua Basso rapporto pubblicità/vendite Capacità largamente in eccesso Produzione di massa Canali specializzati Compaiono nuovi prodotti con migliori performance 18 6 Il ciclo di vita del business (a) Apprendimento lungi (b) Nessun apprendimento (d) « Fuoco di paglia » con mercato residuo (e) « Fiasco » (g) Riprese successive (c) « Fuoco di paglia » (f) Ciclo lungo (h) Introduzione mancata (i) Moda © Davide Stefanelli Le fasi del ciclo di vita Introduzione Compratori e comportamento Prodotto e mutamenti del prodotto Marketing Produzione e distribuzione Concorrenza Margini e profitti © Davide Stefanelli Sviluppo Maturità Declino Acquirenti con redditi elevati. Inerzia dei compratori. Qualità bassa e Design e sviluppo sono fattori critici Molte variazioni di prodotto, assenza di standard, cambiamenti nel design Rapporto elevato pubblicità/venditeScremat ura prezzoAlti costi di marketing Allargamento acquirenti Mercato di massa e acquisti Il consumatore accetta tutto ripetuti Saturazione e scelta tra marche Differenze tecniche e di Qualità superiore performance L'affidabilità è Differenziazione ridotta, fattore cruciale nei prodotti Standardizzazione complessi Rinnovo più lento Miglioramento nel prodotto Qualità buona. Forti investimenti pubblicità Segmentazione di mercato ma riduzione Tentativi di estensione del ciclo pubblicità/venditePubblicità di vita Allargamento gamma e distribuzione fattori chiave Servizi e negoziazioni prevalenti per prodotti non tecnici Confezione importante Concorrenza sulla pubblicità Riduzione del rap. pubblicità/vendite Eccesso di capacità Serie Mancanza di capacità Segnali di sovrapproduzione limitateElevata capacità Passaggio a produzione di Capacità ottimaStabilità manodoperaAlti costi di massaDistribuzione processo produttivo Capacità produzioneCanali organizzata Canali di massa professionali superflue specializzati Razionalizzazione dei canali Costi di distrib. elevati per gamma allargata Canali di massa Poche imprese EntrateMolti concorrenti Concorrenza sul prezzo Fusioni Aumento marche commerciali Prezzi e margini Profitti elevati Prezzi elevati elevatiBassi anche se più bassi rispetto profittiElasticità dei prezzi alla fase precedente Resistenza alla recessione Clima favorevole alle acquisizioni Caduta dei prezziMargini (propri e dei distributori) più bassi Aumento stabilità nei prezzi e nelle quote di mercato Clima sfavorevole alle acquisizioni Acquirenti sofisticati Differenziazione scarsa Qualità discontinua Basso rapporto pubblicità/vendite Capacità largamente in eccesso Produzione di massa Canali specializzati Uscite Pochi concorrenti Prezzi e margini in caduta Prezzi possono aumentare successivamente 20 L’analisi del mercato CINQUE FORZE COMPETITIVE CONTESTO MACRO-MACRO ECONOMICO REGOLE DEL GIOCO E ATTRATTIVITA’ DEL BUSINESS FATTORI ISTITUZIONALI POLITICI LEGISLATIVI © Davide Stefanelli STADIO DEL CICLO DI VITA 21 7 LA SEGMENTAZIONE DEL MERCATO Davide Stefanelli 22 La Segmentazione del Mercato La segmentazione di mercato e' un concetto centrale nel marketing strategico...benché, in misura limitata, i consumatori presentino aspettative e preferenze difformi circa beni e servizi disponibili sul mercato. Tale concetto si fonda sul riconoscimento delle differenze che caratterizzano i consumatori. Le imprese possono tenere conto di queste differenze offrendo prodotti e servizi diversi a ciascun consumatore. Segmentare il mercato significa, dunque, esaminare se esistano insiemi di consumatori che abbiano aspettative e preferenze simili. © Davide Stefanelli 23 La Segmentazione del Mercato L’impresa può scegliere di rivolgersi al mercato nel suo complesso (molteplici concorrenti, prodotti che devono coprire più bisogni) o di concentrarsi su uno o più segmenti (concorrenti più specifici, prodotti mirati presentati come soluzioni a problemi specifici). © Davide Stefanelli Uno per tutti Tanti per ciascuno 24 8 La Segmentazione del Mercato Esempio: E' un dato che le madri di bambini in età scolare non desiderano che i loro figli bevano bevande ad alto contenuto di caffeina, mentre la maggior parte della popolazione adulta ricerca bibite con queste caratteristiche. I teenager non si preoccupano del contenuto calorico delle bevande che assumono, mentre le persone di età più avanzata lo fanno. Prendere atto dell'esistenza di questi gruppi di preferenze, implica scomporre il mercato in gruppi omogenei ai quali ci si deve rivolgere in modo differenziato. Coca Cola per esempio produce non solo la Coca-Cola Classic, ma anche una versione della stessa bevanda, priva di caffeina, destinata principalmente all'infanzia ed una versione Diet per persone che cercano di controllare il peso. © Davide Stefanelli 25 La Segmentazione del Mercato Esercizio Il vostro Direttore vi chiede di stabilire il livello di “amaro” che deve avere un nuovo aperitivo da lanciare sul mercato. Le preferenze dei clienti sono rappresentate dal grafico sottostante. Quale segmento scegliereste e perché ? % consumatori 84 % dei consumatori 8 % dei consumatori 8 % dei consumatori Livello di amaro Poco amaro Mediamente amaro Molto amaro © Davide Stefanelli 26 La Segmentazione del Mercato Cosa dire al vostro Direttore Il segmento “medio” è quello che garantisce un maggiore mercato, sviluppando un prodotto medio riuscirei ad accontentare più persone. Questa scelta è la migliore se il prodotto che introduco è nuovo, perché così dispongo di tutto il mercato (84% dei consumatori)(es: nuovi succhi ACE; anni ‘20 modello “T” di Ford). Se il prodotto esiste, invece, ci saranno già molti concorrenti con cui spartire il mercato. I segmenti “estremi” diventano più attrattivi quando prodotti simili sono presenti sul mercato. In questo caso, data la saturazione del segmento medio, proponendo un aperitivo molto amaro e simultaneamente uno molto dolce, potrò soddisfare un numero maggiore di consumatori rispetto a quanto avrei fatto proponendo un prodotto simile a quelli già esistenti (es: diversi sapori del tè in bottiglia; GM identifica 6 segmenti di prezzo nelle auto). © Davide Stefanelli 27 9 La Segmentazione del Mercato (prima fase) 1 - Macrosegmentazione: individua il mercato e il prodotto • identificare un bisogno (cosa) trasporto, igiene personale, impermeabilità (bisogni espressi in termini generici) • identificare il cliente (chi) famiglie/aziende, area geografica limitata/ampia, dimensioni piccole/medie/… • identificare una tecnologia (come) per il trasporto: auto, treno, navi, aerei Si identifica il mercato di riferimento © Davide Stefanelli 28 Mercato di Riferimento e Definizione della Strategia La Otis Elevator si rivolge a due mercati molto collegati: • progettazione, produzione, installazione di ascensori, montacarichi e nastri trasportatori • manutenzione delle apparecchiature installate La definizione del mercato di riferimento di questa società è: “Il nostro mestiere consiste nella dislocazione orizzontale e verticale su brevi distanze di persone e materiali… e quando i nostri mezzi funzionano bene le persone non lo notano. Il nostro obiettivo è continuare a passare inosservati.” La definizione ideale di mercato di riferimento dovrebbe essere formulata in termini abbastanza specifici per orientare la strategia e, allo stesso tempo, abbastanza generici per stimolare la conoscenza dei mercati circostanti, dei loro bisogni e delle opportunità che offrono.(Hopkins) © Davide Stefanelli 29 La Segmentazione del Mercato (seconda fase) 2 - Microsegmentazione: individua i singoli bisogni all’interno dei mercati e prodotti identificati in precedenza: identificare i diversi bisogni Il cliente nella scelta di un prodotto cerca di soddisfare un bisogno attraverso le sue funzioni/attributi: © Davide Stefanelli gruppi di clienti che ricercano nel prodotto lo stesso paniere di attributi 1. di base (soddisfa il bisogno generico; gel = essere pettinato) 2. accessori (decisivi per la scelta tra prodotti simili) 30 10 Segmentazione nei mezzi di comunicazione Segmentazione Macro comunicare (bisogno generico, soddisfatto col mezzo del telefono cellulare) Segmentazione Micro basata sugli Stili di Vita (offro prodotti “tagliati” per individui simili, ma che hanno interessi, comportamenti, opinioni diversi. Si intervistano le persone per individuare degli stereotipi che caratterizzano la società studiata). © Davide Stefanelli 31 Due metodi di Microsegmentazione Aiutano a definire gli attributi che deve avere il prodotto 1) Descrittiva Consumatori raggruppati per variabili sociodemografiche (età, reddito, sesso, …). Per ogni gruppo si cerca di proporre un diverso prodotto, ma diverse persone possono avere stessi gusti. Utile per verificare se il segmento target è stato raggiunto. 2) Per vantaggi perseguiti Segmenti creati sulla base del sistema dei valori delle persone, spiega perché persone con diverso reddito comperano lo stesso bene. Il prodotto è un paniere di attributi ai quali sono dati pesi diversi, le persone che danno lo stesso valore agli stessi attributi formano i gruppi di riferimento. L’intento è prevedere le preferenze dei consumatori. © Davide Stefanelli Le variabili di segmentazione 32 I Segmentazione geografica: il mercato viene suddiviso in diverse unità geografiche, quali nazioni, regioni, province, città e quartieri; l’azienda può decidere di operare all’interno di una o di alcune delle aree geografiche individuate, prestando attenzione ai bisogni e alle preferenze che caratterizzano ogni zona Ad esempio, le lavatrici presentano una diversa capacità di giri e consumo in relazione all’area del mondo in cui devono essere utilizzate: nelle aree più fredde, dove c’e’ un maggior bisogno di agevolare l’asciugatura dei capi, esse hanno un maggior numero di giri rispetto alle aree più calde. Allo stesso modo, i consumi nei paesi occidentali, dove è più spiccato il bisogno di risparmio energetico, sono ridotti rispetto ai prodotti venduti in altre aree del mondo. Anche le banche fanno ricorso alla segmentazione geografica. © Davide Stefanelli 33 11 Le variabili di segmentazione II Segmentazione demografica: il mercato viene suddiviso sulla base di variabili come l’età, il sesso, la dimensione della famiglia, il livello di reddito, il tipo di occupazione, l’istruzione, ecc.; sono la base più diffusamente utilizzata per distinguere gruppi di clienti perché spesso i bisogni, le abitudini di consumo, sono realmente correlate in modo stretto a queste variabili che sono anche facili da misurare (in tutti i casi sono necessarie per dimensionare il mercato) © Davide Stefanelli 34 La Segmentazione del Mercato Esempio: La Perla produce linee di prodotto diverse: Occhiverdi è per un pubblico giovane e confeziona intimo, moda mare, homewear; Baby collections è dedicato a piccolissimi, piccoli e teenager ai quali dedica l'Outwear; Grigioperla: collezione per l'uomo. © Davide Stefanelli Le variabili di segmentazione 35 III Segmentazione comportamentale: i clienti sono suddivisi in gruppi sulla base della conoscenza che mostrano del servizio (non utilizzatori, ex utilizzatori, potenziali, nuovi e abituali) , del loro atteggiamento verso di questo, delle occasioni in cui ne manifestano il bisogno (anche della intensità d’uso), dei vantaggi che si aspettano di ottenere, del livello di fedeltà, ecc.; molti operatori ritengono che questa sia la base più efficace di segmentazione © Davide Stefanelli 36 12 Le variabili di segmentazione IV Segmentazione psicografica: i clienti sono suddivisi in gruppi diversi a seconda dello stile di vita adottato (modello secondo cui l’individuo si muove nel mondo e che si manifesta nell’insieme di attività, interessi e opinioni da questi scelti), della classe sociale di appartenenza, della personalità (autostima, dominanza, capacità di socializzare, adattabilità, ecc.) © Davide Stefanelli 37 Le variabili di segmentazione IV Segmentazione psicografica: La Porsche segmenta il proprio mercato in questo modo: Tipo % Top Guns Ambiziosi 27 Il potere ed il controllo sono importanti. Si aspettano di essere notati. Descrizione Elite 24 Ricchi di famiglia. Una macchina è solo una macchina anche quando è molto costosa. Non è un'estensione della personalità. Orgogliosi possidenti 23 Il possesso è un obiettivo. Le loro macchine sono trofei guadagnati al prezzo di un duro lavoro, cosa importa se tutti lo notano? Bon Vivants 17 Jet-setters. Le loro auto riflettono l'eccitazione di una vita molto intensa. Fantasisti 9 L'auto è una fuga. Non solo non sono interessati a stupire gli altri, ma si sentono spesso in colpa per possederne una. © Davide Stefanelli Le variabili di segmentazione 38 IV I segmenti di mercato sono raramente identificati sulla base di una sola variabile. Più spesso osserviamo il ricorso ad una combinazione di variabili. Per esempio Ikea si rivolge ad un segmento giovane (segmentazione demografica), fornisce dei mobili di buona qualità ad un prezzo ragionevole (segmentazione comportamentale indirizzata ad un preciso beneficio cercato). © Davide Stefanelli 39 13 Il piano organizzativo Davide Stefanelli 40 L’ORGANIZZAZIONE OTTIMALE Non si può definire un modello di organizzazione ottimale I concetti fondamentali sono: 1. non esiste un modello di organizzazione ottimale (contingenza organizzativa); 2. le organizzazioni si strutturano in rapporto ai diversi sistemi ambientali; 3. ciascun sistema presenta gradi di incertezza diversi; 4. Le organizzazioni cambiano nel tempo. © Davide Stefanelli 41 L’ORGANIGRAMMA Davide Stefanelli 42 14 L’ORGANIGRAMMA Gerarchia Direttore Generale Direttore Commerciale Direttore Finanza Direttore Produzione Funzioni © Davide Stefanelli 43 L’ORGANIGRAMMA L’organigramma è un diagramma espresso su due dimensioni, gerarchia e funzione, attraverso il quale viene funzione stabilita la struttura formale dell’organizzazione costituita dalle posizioni e dai legami fra essi esistenti. Le posizioni corrispondono ai ruoli che nell’organizzazione d’azienda, assicurando interdipendenze chiare e inequivocabili. © Davide Stefanelli 44 SCOPO DELL’ORGANIGRAMMA Scopo dell’organigramma è quello di fornire una specie di mappa dell’organizzazione di riferimento. Tale mappa non ha le pretesa di cogliere tutti gli aspetti di funzionamento dell’organizzazione ma di evidenziarne alcuni fondamentali, quali: a) la suddivisione delle varie funzioni-attività aziendali tra le varie posizioni che compongono l’organizzazione; b) i collegamenti-relazioni organizzative che si instaurano tra le diverse posizioni titolari delle funzioni-attività assegnate; c) il livello-importanza delle varie posizioni organizzative; d) la rete fondamentale degli itinerari di carriera © Davide Stefanelli 45 15 L’ORGANIGRAMMA PUO’ ESSERE UTILE PER: 1. Fare un analisi della struttura organizzativa esistente (evidenziare punti di forza e\o debolezza, disfunzioni e\o anomalie); 2. Esplorare possibili alternative organizzative (progettare la struttura organizzativa per poterne apprezzare i vantaggi e gli svantaggi); 3. Utilizzarlo come strumento di comunicazione in ogni occasione in cui si debbano migliorare le conoscenze dei membri dell’organizzazione o di terzi relativamente alle strutture e al loro funzionamento (visibilità con neoassunti o terzi esterni); 4. Programmare e valutare le posizioni organizzative (espansione in termini di organico e la loro posizione); © Davide Stefanelli 46 I LIMITI DELL’ORGANIGRAMMA Struttura gerarchicamente vincolante e verticistica che non tiene in debito conto delle relazioni interpersonali e delle risorse umane, ma solo del loro ruolo all’interno dello “scacchiere”. Da troppa enfasi alla struttura e troppo poca ai processi. INOLTRE: 1)Non danno un’esatta misura del livello di importanza delle varie posizioni 2)Non vengono evidenziate le reti di relazioni (soprattutto quelle informali fondamentali nelle moderne organizzazioni) © Davide Stefanelli 47 I LIMITI DELL’ORGANIGRAMMA 3) Favoriscono la tendenza alla rigidità all’immobilismo, il diffondersi di una mentalità settoriale e la conseguente creazione di compartimenti stagni in seno all’organizzazione, la tendenza ad attenersi puntigliosamente ai rapporti e ai canali di comunicazione indicati formalmente e scoraggiano la collaborazione non favorevole tra le varie unità, anche se… molto spesso la rigidità nelle relazioni è data più dalla cultura organizzativa che dall’organigramma. 4) Manca un’accurata descrizione delle mansioni 5) L’organigramma va aggiornato periodicamente Cambiano le organizzazioni cambiano gli organigrammi, le vecchie rappresentazioni grafiche sono obsolete © Davide Stefanelli 48 16 miglioramenti possibili grazie all’utilizzo degli organigrammi: Raggruppamento e scorporo di unità; Soppressione di unità\posizioni; Creazioni di nuove unità\posizioni; Ridefinizione di funzioni; Cambiamenti delle aree di responsabilità; Riduzione\ampliamento del numero di dipendenze dirette; Incremento\riduzione del livello di autorità; Ricollocazione delle unità di staff e miglior definizione dei loro interventi; Individuazione delle aree implicanti codecisioni e corresponsabilità; © Davide Stefanelli 49 La struttura organizzativa I principi organizzativi: Unità di comando Linee di comunicazione Area di controllo © Davide Stefanelli 50 Unità di comando Ogni posizione fa riferimento ad un unico superiore evitando confusioni e sovrapposizioni di ruoli ERRATA © Davide Stefanelli GIUSTO 51 17 Unità di comando L’unità di comando viene spesso non applicata nelle PMI dove si verifica lo scavalcamento di posizione © Davide Stefanelli 52 Linee di comunicazione La struttura gerarchica deve essere costruita in modo da limitare il numero di livelli e l’allungarsi della catena di comando che unisce le posizioni Soluzione errata © Davide Stefanelli 53 Linee di comunicazione La struttura gerarchica deve essere costruita in modo da limitare il numero di livelli e l’allungarsi della catena di comando che unisce le posizioni Soluzione corretta © Davide Stefanelli 54 18 Area di controllo L’area di controllo è il numero di posizioni assegnate ad ogni superiore. Affinché il controllo sia svolto in modo efficace deve essere limitato. Esso varia a seconda della complessità delle funzioni svolte. Tanto più sono complesse tanto più ristretta dovrà essere l’area corrispondente. © Davide Stefanelli 55 Esempio di organigramma di P.A © Davide Stefanelli 56 19