06_CAPITOLATO_AMPL MEUCCI PARTE II

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AREA LAVORI PUBBLICI SERVIZIO
LAVORI SPECIALI OPERE PUBBLICHE
CAPITOLATO PARTE II
STRUTTURE
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
SEZIONE 2 - MOVIMENTI DI TERRA E DEMOLIZIONI..............................................3
2.1
2. 2
SCAVI..................................................................................................................................3
DEMOLIZIONI..................................................................................................................8
SEZIONE 3 - CALCESTRUZZI, CASSERI, FONDAZIONI SPECIALI...................10
3.1
3.2
3.3
3.4
CASSEFORME E STRUTTURE DI SUPPORTO ........................................................10
ARMATURE DI ACCIAIO ORDINARIO .....................................................................14
CALCESTRUZZI..............................................................................................................19
SOLAI................................................................................................................................33
SEZIONE 4 - STRUTTURE IN ACCIAIO ..........................................................................35
4.1
GENERALITÀ.......................................................................................................................35
4.2
SALDATURE....................................................................................................................36
4.3
BULLONI..........................................................................................................................37
4.4
CONTROLLI IN CORSO DI LAVORAZIONE .............................................................38
4.5
MONTAGGIO ..................................................................................................................38
4.6
VARIE ...............................................................................................................................39
4.7 PROVE DI CARICO E COLLAUDO STATICO................................................................39
4.8 RINGHIERE - INFERRIATE............................................................................................39
SEZIONE 5 - VESPAI, MASSETTI E SOLAI..................................................................39
5.1
5.2
5.3
VESPAI .............................................................................................................................40
MASSETTI........................................................................................................................40
SOLAI................................................................................................................................42
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SEZIONE 2 - MOVIMENTI DI TERRA E DEMOLIZIONI
2.1
SCAVI
A - Normativa di Riferimento
Decreto ministeriale (infrastrutture) 14 gennaio 2008 "Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni" (G.U. n. 29 del 4
febbraio 2008).
CIRCOLARE 2 febbraio 2009, n. 617 -" Istruzioni per l'applicazione delle 'Nuove norme tecniche per le costruzioni di cui al decreto
ministeriale 14 gennaio 2008". (GU n. 47 del 26-2-2009 - Suppl. Ordinario n.27)
Gli scavi saranno eseguiti conformi alle prescrizioni di progetto salvo le eventuali varianti che fossero disposte dalla direzione dei lavori; dovrà
essere usata ogni esattezza nello scavo dei canali e dei bacini, nello spianare e sistemare i cigli e le banchine, nel configurare e profilare le
scarpate e i fronti degli scavi. L'appaltatore dovrà consegnare le trincee e i rilevati, nonchè gli scavi e i riempimenti al giusto piano prescritto, con
scarpate regolari e spianate, con i cigli ben tracciati e profilati, compiendo a sue spese, durante l'esecuzione dei lavori, fino al collaudo, gli
occorrenti ricarichi o tagli, la ripresa e sistemazione delle scarpate e l'espurgo di manutenzione.
L'appaltatore dovrà sviluppare i movimenti di materie con adeguati mezzi e con sufficiente mano d'opera in modo da formare scavi
possibilmente completi a piena sezione in ciascun tratto iniziato.
Gli scavi in genere per qualsiasi lavoro, a mano o con mezzi meccanici, dovranno essere eseguiti secondo i disegni di progetto e la relazione
geologica e geotecnica di cui al Decreto ministeriale (infrastrutture) 14 gennaio 2008 integrato dalle istruzioni applicative di cui alla
CIRCOLARE 2 febbraio 2009, n. 617 nonché secondo le particolari prescrizioni che saranno fornite all'atto esecutivo dalla Direzione dei lavori
tenendo anche conto della norma UNI ENV 1997-1 (Eurocodice 7).
Nell'esecuzione degli scavi in genere, l'Appaltatore dovrà procedere in modo da impedire scoscendimenti e franamenti, restando, oltre ché
totalmente responsabile di eventuali danni alle persone ed alle opere, altresì obbligato a provvedere, a suo carico e spese alla rimozione delle
materie franate.
L'Appaltatore dovrà, inoltre, provvedere a sue spese affinché le eventuali acque scorrenti alla superficie del terreno siano deviate in modo che
non abbiano a riversarsi nei cavi.
Le materie provenienti dagli scavi, ove non siano utilizzabili o ritenute adatte (a giudizio insindacabile della Direzione dei lavori) ad altro
impiego nei lavori (quale ad esempio riuso), dovranno essere portate fuori della sede del cantiere, alle pubbliche discariche ovvero su aree che
l'Appaltatore dovrà provvedere a rendere disponibili a sua cura e spese.
Qualora le materie provenienti dagli scavi debbano essere successivamente utilizzate, esse dovranno essere depositate in (località deposito),
previo assenso della Direzione dei lavori, per essere poi riprese a tempo opportuno. In ogni caso le materie depositate non dovranno essere di
danno ai lavori, alle proprietà pubbliche o private ed al libero deflusso delle acque scorrenti in superficie.
La Direzione dei lavori potrà fare asportare, a spese dell'Appaltatore, le materie depositate in contravvenzione alle precedenti disposizioni.
L’appaltatore dovrà infine curare che gli scavatori o le macchine impiegate allo scopo nel cantiere rispettino i limiti di rumorosità di cui al
Decreto del Ministero dell’Industria del 26 giugno 1998 e s.m.i. , nonché nel rispetto di quanto disposto al t.u. sulla sicurezza..
Quando occorra, ( per l'incoerenza delle materie, oppure per la profondità degli scavi, o quando lo scavo debba essere eseguito al di sotto del
livello dell'acqua sorgiva, ecc. ) , gli scavi, sia di sbancamento sia di fondazione, dovranno essere solidamente puntellati e sbadacchiati con
robuste armature in modo da assicurare abbondantemente contro ogni pericolo le persone e le cose, ed impedire lo smottamento di materie
durante l'esecuzione degli scavi e successivamente.
L'Appaltatore è responsabile dei danni ai lavori, alle persone, alle cose ed alle proprietà pubbliche e private che potessero accadere per la
mancanza od insufficienza delle armature, alle quali egli deve provvedere di propria iniziativa, adottando anche tutte le altre precauzioni
necessarie ed opportune.
La sussistenza delle condizioni per le qualifica del materiale da scavo come sottoprodotto, e non rifiuto, deve essere comprovata direttamente a
sue spese dall'appaltatore tramite il Piano di utilizzo ( ai sensi del d. 162/12 e s.m.i., anche con riferimento al Dlgs 152/2006 e s.m.i., Dlgs 4/08 e
Dlgs 205/10). L'appaltatore a sue spese dovrà curarne inoltre tutto l'iter amministrativo.
La caratterizzazione ambientale viene svolta per accertare la sussistenza dei requisiti di qualità ambientale dei materiali da scavo; nel caso
specifico sarà svolta a cura e pese dell'impresa esecutrice prima dell’inizio dello scavo, nel rispetto delle normative di settore. Inoltre, la
caratterizzazione ambientale deve essere in grado di produrre i documenti di cui alla normativa di settore
Le procedure di campionamento devono essere illustrate nel Piano di Utilizzo.
La caratterizzazione ambientale dovrà essere eseguita preferibilmente mediante scavi esplorativi (pozzetti o trincee) ed in subordine con
sondaggi a carotaggio.
La profondità d’indagine sarà determinata in base alle profondità previste degli scavi. I campioni da sottoporre ad analisi chimico-fisiche
saranno come minimo:
campione 1: da 0 a 1 m dal piano campagna;
campione 2: nella zona di fondo scavo;
campione 3: nella zona intermedia tra i due;
e in ogni caso andrà previsto un campione rappresentativo di ogni orizzonte stratigrafico individuato ed un campione in caso di evidenze
organolettiche di potenziale contaminazione.
Per scavi superficiali, di profondità inferiore a 2 metri, i campioni da sottoporre ad analisi chimico-fisiche possono essere almeno due: uno per
ciascun metro di profondità.
Nel caso in cui gli scavi interessino la porzione satura del terreno, per ciascun sondaggio oltre ai campioni sopra elencati sarà necessario
acquisire un campione delle acque sotterranee, preferibilmente e compatibilmente con la situazione locale, con campionamento dinamico. In
presenza di sostanze volatili si dovrà procedere con altre tecniche adeguate a conservare la significatività del prelievo.
Qualora si preveda, in funzione della profondità da raggiungere, una considerevole diversificazione dei materiali da scavo da campionare e si
renda necessario tenere separati i vari strati al fine del loro riutilizzo, può essere adottata la metodologia di campionamento casuale stratificato,
in grado di garantire una rappresentatività della variazione della qualità del suolo sia in senso orizzontale che verticale.
In genere i campioni volti all’individuazione dei requisiti ambientali dei materiali da scavo devono essere prelevati come campioni compositi per
ogni scavo esplorativo o sondaggio in relazione alla tipologia ed agli orizzonti individuati.
Nel caso di sondaggi a carotaggio il campione sarà composto da più spezzoni di carota rappresentativi dell’orizzonte individuato al fine di
considerare una rappresentatività media.
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Invece i campioni volti all’individuazione di eventuali contaminazioni ambientali (come nel caso di evidenze organolettiche) dovranno essere
prelevati con il criterio puntuale.
Le procedure di caratterizzazione ambientale dei materiali di scavo, incluso – in caso di riporti – il materiale di origine antropica fino alla
percentuale massima del 20% in massa, sono riportate di seguito.
I campioni da portare in laboratorio o da destinare ad analisi in campo dovranno essere privi della frazione maggiore di 2 cm (da scartare in
campo) e le determinazioni analitiche in laboratorio dovranno essere condotte sull’aliquota di granulometria inferiore a 2 mm. La
concentrazione del campione dovrà essere determinata riferendosi alla totalità dei materiali secchi, comprensiva anche dello scheletro
campionato (frazione compresa tra 2 cm e 2 mm).
Il set di parametri analitici da ricercare dovrà essere definito in base alle possibili sostanze ricollegabili alle attività antropiche svolte sul sito o
nelle sue vicinanze, ai parametri caratteristici di eventuali pregresse contaminazioni, di potenziali anomalie del fondo naturale, di inquinamento
diffuso, nonché di possibili apporti antropici legati all’esecuzione dell’opera. Il set analitico minimale da considerare è quello riportato in Tabella
sottostante.
Il proponente nel Piano di Utilizzo potrà selezionare, tra le sostanze della Tabella 4.1, le "sostanze indicatrici": queste devono consentire di
definire in maniera esaustiva le caratteristiche del materiale da scavo al fine di escludere che tale materiale sia un rifiuto e rappresenti un
potenziale rischio per la salute pubblica e l'ambiente.
I risultati delle analisi sui campioni dovranno essere confrontati con le Concentrazioni Soglia di Contaminazione di cui al decreto legislativo n.
152 del 2006 e s.m.i., con riferimento alla specifica destinazione d’uso urbanistica
Le analisi chimico-fisiche saranno condotte adottando metodologie ufficialmente riconosciute, tali da garantire l’ottenimento di valori 10 volte
inferiori rispetto ai valori di concentrazione limite. Nell’impossibilità di raggiungere tali limiti di quantificazione dovranno essere utilizzate le
migliori metodologie analitiche ufficialmente riconosciute che presentino un limite di quantificazione il più prossimo ai valori di cui sopra.
Il rispetto dei requisiti di qualità ambientale di cui all’art. 184 bis, comma 1, lettera d), del decreto legislativo n. 152 del 2006 e s.m.i. per l’utilizzo
dei materiali da scavo come sottoprodotti, è garantito quando il contenuto di sostanze inquinanti all’interno dei materiali da scavo sia inferiore
alle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC), di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006 e s.m.i., con riferimento alla specifica
destinazione d’uso urbanistica, o ai valori di fondo naturali.
I materiali da scavo sono utilizzabili per reinterri, riempimenti, rimodellazioni, ripascimenti, interventi in mare, miglioramenti fondiari o viari
oppure altre forme di ripristini e miglioramenti ambientali, per rilevati, per sottofondi e nel corso di processi di produzione industriale in
sostituzione dei materiali di cava:
se la concentrazione di inquinanti rientra nei limiti di cui decreto legislativo n. 152 del 2006 e s.m.i, in qualsiasi sito a prescindere
dalla sua destinazione;
Qualora si rilevi il superamento di uno o più limiti al decreto legislativo n. 152 del 2006 e s.m.i, è fatta salva la possibilità del proponente di
dimostrare, anche avvalendosi di analisi e studi pregressi già valutati dagli Enti, che tali superamenti sono dovuti a caratteristiche naturali del
terreno o da fenomeni naturali e che di conseguenza le concentrazioni misurate sono relative a valori di fondo naturale.
PIANO DI UTILIZZO
Il Piano di Utilizzo deve definire nella fattispecie:
1. ubicazione dei siti di produzione dei materiali da scavo con l’indicazione dei relativi volumi in banco suddivisi nelle diverse litologie;
2. ubicazione dei siti di utilizzo e individuazione dei processi industriali di impiego dei materiali da scavo con l’indicazione dei relativi volumi di
utilizzo suddivisi nelle diverse tipologie e sulla base della provenienza dai vari siti di produzione. I siti e i processi industriali di impiego possono
essere alternativi tra loro;
3. modalità di esecuzione e risultanze della caratterizzazione ambientale dei materiali da scavo eseguita in fase progettuale, indicando in
particolare:
i risultati dell’indagine conoscitiva dell’area di intervento (fonti bibliografiche, studi pregressi, fonti cartografiche, ecc) con particolare
attenzione alle attività antropiche svolte nel sito o di caratteristiche naturali dei siti che possono comportare la presenza di materiali
con sostanze specifiche;
le modalità di campionamento, preparazione dei campioni ed analisi con indicazione del set dei parametri analitici considerati che
tenga conto della composizione naturale dei materiali da scavo, delle attività antropiche pregresse svolte nel sito di produzione e delle
tecniche di scavo che si prevede di adottare e che comunque espliciti quanto indicato agli allegati 2 e 4 del presente Regolamento;
indicazione della necessità o meno di ulteriori approfondimenti in corso d’opera e dei relativi criteri generali da eseguirsi secondo
quanto gli attuali riferimenti normativi;
4. ubicazione delle eventuali siti di deposito intermedio in attesa di utilizzo, anche alternative tra loro con l’indicazione dei tempi di deposito;
5. individuazione dei percorsi previsti per il trasporto materiale da scavo tra le diverse ree impiegate nel processo di gestione (siti di produzione,
aree di caratterizzazione, aree di deposito in attesa di utilizzo, siti di utilizzo e processi industriali di impiego) ed indicazione delle modalità di
trasporto previste (a mezzo strada, ferrovia, slurrydotto, nastro trasportatore, ecc.).
Al fine di esplicitare quanto richiesto il Piano di Utilizzo deve avere, anche in riferimento alla caratterizzazione dei materiali da scavo, i seguenti
elementi per tutte i siti interessati dalla produzione alla destinazione, ivi comprese aree temporanee, viabilità, ecc.ALLEGATO 6
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DOCUMENTO DI TRASPORTO
Preventivamente al trasporto del materiale da scavo, deve essere inviata all’Autorità competente una comunicazione attestante le generalità della
stazione appaltante, della ditta appaltatrice dei lavori di scavo/intervento, della ditta che trasporta il materiale, della ditta che riceve il materiale
e/del luogo di destinazione, targa del mezzo utilizzato, sito di provenienza, data e ora del carico, quantità e tipologia del materiale trasportato.
Qualora intervengano delle modifiche, queste dovranno essere comunicate tempestivamente, anche solo per via telematica all’Autorità
competente.
Dovrà essere inoltre compilato un modulo per ogni automezzo che compie il trasporto dei materiali da scavo a partire da un unico sito di
produzione verso un unico sito di utilizzo odi deposito provvisorio previsti da apposito piano di utilizzo. Il documento, che deve viaggiare
insieme al materiale, una volta completato il trasporto, deve essere conservato in originale dal responsabile del sito di utilizzo e in copia dal
produttore, dal proponente e responsabile del trasporto.
PROCEDURE DI CAMPIONAMENTO IN FASE ESECUTIVA E PER I CONTROLLI E LE ISPEZIONI
La caratterizzazione ambientale nella fattispecie sarà eseguita in corso; nel Piano di Utilizzo dovranno essere indicati i criteri generali di
esecuzione.
Qualora si faccia ricorso a metodologie di scavo in grado di determinare una potenziale contaminazione dei materiali da scavo, questi dovranno
essere ricaratterizzati durante l’esecuzione dell’opera.
Le attività di campionamento durante l’esecuzione dell’opera devono essere condotte a cura dell’esecutore, in base alle specifiche esigenze
operative e logistiche della cantierizzazione, in una delle seguenti modalità:
- su cumuli all’interno di opportune aree di caratterizzazione,
- direttamente sull’area di scavo e/o sul fronte di avanzamento,
- sul fondo o sulle pareti di corpi idrici superficiali;
- nell’intera area di intervento.
Indipendentemente dalle modalità di campionamento adottate, il trattamento dei campioni ai fine della loro caratterizzazione analitica, il set
analitico, le metodologie di analisi, i limiti di riferimenti ai fini di riutilizzo, devono essere conformi a quanto indicato nelle attuai norme di
settore
Le piazzole di caratterizzazione dovranno essere impermeabilizzate al fine di evitare che i materiali non ancora caratterizzati entrino in contatto
con la matrice suolo. Tali aree dovranno avere superficie e volumetria sufficiente a garantire il tempo di permanenza necessario per
l'effettuazione di campionamento ed analisi dei materiali da scavo ivi depositate, come da Piano di Utilizzo.
Compatibilmente con le specifiche esigenze operative e logistiche della cantierizzazione, le aree di caratterizzazione saranno ubicate
preferibilmente in prossimità delle aree di scavo e saranno opportunamente distinte e identificate con adeguata segnaletica. Se le aree di cantiere
presso il sito di produzione non dispongono di spazio sufficiente, le aree di caratterizzazione potranno essere predisposte in un’area esterna che
può coincidere con le aree di utilizzo finale.
I materiali da scavo saranno disposti in cumuli nelle aree di caratterizzazione in quantità comprese tra 3.000 e 5.000 mc in funzione
dell’eterogeneità del materiale.
Posto uguale a (n) il numero totale dei cumuli realizzabili dall'intera massa da verificare, il numero (m) dei cumuli da campionare è dato dalla
seguente formula
m = 5 x n/3
Il campo di validità della formula è n>m, al di fuori di detto campo (per n<m) si dovrà procedere alla caratterizzazione di tutto il materiale).
Salvo evidenze organolettiche per le quali si può disporre un campionamento puntuale, ogni singolo cumulo dovrà essere caratterizzato in modo
da prelevare almeno 8 campioni elementari, di cui 4 in profondità e 4 in superficie, al fine di ottenere un campione composito che, per
quartatura, darà il campione finale da sottoporre ad analisi chimica.
Oltre ai cumuli individuati con il metodo su esposto sarà sottoposto a caratterizzazione il primo cumulo prodotto e, successivamente, ogni qual
volta si verifichino variazioni del processo di produzione, della litologia dei materiali e nei casi in cui si riscontrino evidenze di potenziale
contaminazione.
Altri criteri possono essere adottati in considerazione delle specifiche esigenze operative e logistiche della cantierizzazione, a condizione che il
livello di caratterizzazione dei materiali da scavo sia almeno pari a quello che si otterrebbe con l’applicazione del criterio sopra esposto.
Le modalità di gestione dei cumuli dovranno garantirne la stabilità, l’assenza d'erosione da parte delle acque e la dispersione in atmosfera di
polveri, ai fini anche della salvaguardia dell’igiene e della salute umana, nonché della sicurezza sui luoghi di lavoro ai sensi del decreto legislativo
n. 81 del 2008.
La caratterizzazione sull’area di scavo o sul fronte d'avanzamento si eseguirà in occasione dell’inizio dello scavo, ogni qual volta si verifichino
variazioni del processo di produzione o della litologia dei materiali da scavo e nei casi in cui si riscontrino evidenze di potenziale
contaminazione.
Qualora in corso d’opera si decida di compiere una caratterizzazione reale, questa dovrà essere eseguita secondo le modalità dettagliate in
riferimento all'attuale quadro di riferimento normativo.
a) Scavi di sbancamento - Formazione del piano di posa
Per scavi di sbancamento o sterri andanti s'intendono quelli occorrenti per lo spianamento o sistemazione del terreno su cui dovranno
sorgere le costruzioni, per tagli di terrapieni, per la formazione di cortili, giardini, scantinati, piani d'appoggio per platee di fondazione e
reticolo di trave di fondazione, vespai, rampe incassate o trincee stradali, ecc., e in generale tutti quelli eseguiti a sezione aperta su vasta
superficie.
L'Impresa è tenuta, a richiesta della D.L., ad effettuare prove sul terreno sottostante il piano di posa, mediante prelievo di campioni, e
precisamente:
1. Analisi granulometriche per la classifica secondo la tabella U.N.I. C.N.R. 10006;
2.
Determinazione dell'umidità percentuale in sito;
3.
Prova Proctor mod. AASHO T-180-64 per stabilire la secca ed il relativo ottimale d'umidità (OMC);
4.
Determinazione dei parametri di coesione e d'attrito interno (eventuali).
L'Impresa dovrà inoltre eseguire, a richiesta della D.L., il calcolo della portanza del piano di posa eseguito secondo uno dei metodi
correntemente accettati (Prandtl - Taylor, Terzaghi, ecc..): nel caso di terre di natura limo - argillosa o torbosa l'Impresa dovrà eseguire
prove per stabilire il carico di rottura del terreno.
Il piano di posa sarà preparato nei modi seguenti:
- rimozione dello strato vegetale;
- taglio degli alberi, estirpazione di radici, ceppaie, cespugli;
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- idoneo riempimento o compattazione delle buche derivanti da estirpazioni di radici.
Se il terreno appartiene ai gruppi A-4, A-5, A-6, A-7, A-8, la D.L. potrà indicare, a suo insindacabile giudizio:
- compattazione;
- la stabilizzazione dello strato e la compattazione ad una densità di almeno il 95% della prova Proctor mod.;
- la sostituzione dello strato, per uno spessore stabilito dalla D.L., con idoneo materiale che dovrà essere compattato alla densità
prescritta.
La quota dei piani di posa sarà di norma pari allo spessore allo strato di terreno vegetale.
L'Impresa dovrà assicurare lo smaltimento delle acque dal piano di posa.
Il sottofondo dovrà essere costipato per una profondità di almeno 50 cm ad una densità pari al 95% della prova Proctor mod.
La Direzione dei Lavori si riserva di controllare il comportamento dei piani di posa mediante la misurazione del modulo di compressione
Me, determinato con piastra da 30 cm. di diametro (Norme svizzere VSS-SNV 670317).
Il valore di Me misurato in condizioni d'umidità prossima a quella di costipamento, al primo ciclo di scarico e nell'intervallo compreso
fra 0,05 e 0,15 N/mmq, non dovrà essere inferiore a 15 N/mmq.
b)
Scavi di fondazione ed in trincea
Per scavi di fondazione in genere s’intendono quelli incassati ed a sezione ristretta necessari per dar luogo successivamente alle travi o ai
plinti di fondazione propriamente detti. In ogni caso saranno considerati come scavi di fondazione anche quelli per dar luogo a fogne,
condutture, fossi e cunette.
Qualunque sia la natura e la qualità del terreno, gli scavi per fondazione dovranno essere spinti fino alla profondità che dalla Direzione
dei lavori verrà ordinata all'atto della loro esecuzione.
Le profondità, che si trovano indicate nei disegni, sono perciò di stima preliminare e l'Amministrazione appaltante si riserva piena
facoltà di variarle nella misura che reputerà più conveniente, senza che ciò possa offrire all'Appaltatore motivo alcuno di avanzare
eccezioni o domande di speciali compensi, avendo egli soltanto diritto al pagamento del lavoro eseguito, coi prezzi contrattuali stabiliti
per le varie profondità da raggiungere. È vietato all'Appaltatore, sotto pena, di demolire il già fatto, di por mano alle murature prima che
la Direzione dei lavori abbia verificato ed accettato i piani delle fondazioni.
I piani di fondazione dovranno essere generalmente orizzontali, ma per quelle opere che cadono sopra falde inclinate, dovranno, a
richiesta della Direzione dei lavori, essere disposti a gradini ed anche con determinate contro pendenze.
Compiuta di fondazione, lo scavo che resta vuoto, dovrà essere diligentemente riempito e costipato, a cura e spese dell'Appaltatore, con
le stesse materie scavate, sino al piano del terreno naturale primitivo.
Gli scavi per fondazione dovranno, quando occorra, essere solidamente puntellati mediante sbadacchi e con robuste armature, in modo
da proteggere gli operai contro ogni pericolo, ed impedire ogni smottamento di materie durante l'esecuzione tanto degli scavi, che delle
murature.
L'Appaltatore è responsabile dei danni ai lavori, alle persone, alle proprietà pubbliche e private che potessero accadere per la mancanza
o insufficienza di tali puntellazioni o sbadacchiature, alle quali egli deve provvedere di propria iniziativa, adottando anche tutte le altre
precauzioni riconosciute necessarie, senza rifiutarsi per nessun pretesto di ottemperare alle prescrizioni che al riguardo gli venissero
impartite dalla Direzione dei lavori.
Col procedere delle opere fondali l'Appaltatore potrà recuperare i legnami costituenti le armature, sempre ché non si tratti d'armature
formanti parte integrante dell'opera, da restare quindi in posto in proprietà dell'Amministrazione appaltante; i legnami però, che a
giudizio della Direzione dei lavori, non potessero essere tolti senza pericolo o danno del lavoro, dovranno essere abbandonati negli scavi.
Nell'esecuzione degli scavi in trincea, l'Appaltatore - senza che ciò possa costituire diritto a speciale compenso - dovrà uniformarsi,
riguardo alla lunghezza delle tratte da scavare, alle prescrizioni che fossero impartite dal Direttore dei Lavori. Pure senza speciale
compenso - bensì con semplice corresponsione dei prezzi o delle maggiorazioni che l'Elenco stabilisca in funzione delle varie
profondità - l'Appaltatore dovrà spingere gli scavi occorrenti alla fondazione dei manufatti fino a terreno stabile.
c)
Scavi in prossimità d'edifici
Qualora i lavori si sviluppino lungo strade o zone affiancate da edifici, gli scavi dovranno essere preceduti da attento esame delle loro
fondazioni, integrato da sondaggi, tesi ad accertarne natura, consistenza e profondità, quando si possa presumere che lo scavo della
trincea risulti pericoloso per la stabilità dei fabbricati.
Verificandosi tale situazione, l'Appaltatore dovrà ulteriormente procedere, a sue cure e spese, ad eseguire i calcoli di verifica della
stabilità nelle peggiori condizioni che si possano determinare durante i lavori ed a progettare le eventuali opere di presidio, provvisorie o
permanenti, che risulti opportuno realizzare.
Le prestazioni relative all'esecuzione dei sondaggi e alla realizzazione delle opere di presidio alle quali - restando ferma ed esclusiva la
responsabilità dell'Appaltatore - si sia dato corso secondo modalità consentite dalla Direzione dei Lavori, faranno carico alla Stazione
appaltante e verranno remunerate ai prezzi d'elenco.
Qualora, lungo le strade o nelle zone adiacenti nelle quali si dovranno realizzare le opere, qualche fabbricato presenti lesioni o, in
rapporto al suo stato, induca a prevederne la formazione in seguito ai lavori, sarà obbligo dell'Appaltatore redigerne lo stato di
consistenza in contraddittorio con le Proprietà interessate, corredandolo di un'adeguata documentazione fotografica e installando,
all'occorrenza idonee spie.
d)
Interferenze con servizi pubblici
Qualora, durante i lavori, s'intersechino dei servizi pubblici sotterranei (condutture per acqua e gas, cavi elettrici, telefonici e simili
nonchè manufatti in genere), saranno a carico della Stazione appaltante esclusivamente le spese occorrenti per quegli spostamenti di
tali servizi che, a giudizio della Direzione dei Lavori, risultino strettamente indispensabili. Tutti gli oneri che l'Impresa dovrà sostenere
per le maggiori difficoltà derivanti ai lavori a causa dei servizi stessi s'intendono già remunerati dai prezzi stabiliti dall'Elenco per
l'esecuzione degli scavi.
e)
Materiali di risulta
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Senza che ciò dia diritto a pretendere delle maggiorazioni sui prezzi d'Elenco, i materiali scavati che, a giudizio della Direzione dei
Lavori, possano essere riutilizzati, ed in modo particolare quelli costituenti le massicciate stradali o inerti paragonabili ad A1 - A1a e A1b,
o inerti provenienti da demolizioni in calcestruzzo o in laterizio, le cotiche erbose e il terreno di coltivo, dovranno essere depositati in
cumuli distinti in base alla loro natura, se del caso eseguendo gli scavi a strati successivi, in modo da poter asportare tutti i materiali
d'interesse prima di approfondire gli scavi.
Di norma, il deposito sarà effettuato a lato di queste ultime, in modo, tuttavia, da non ostacolare o rendere pericolosi l'attività delle
maestranze, adottando inoltre gli accorgimenti atti ad impedire l'allagamento degli scavi da parte delle acque superficiali, gli
scoscendimenti dei materiali ed ogni altro eventuale danno, che, comunque, nel caso avesse a verificarsi, dovrà essere riparato a tutte
cure e spese dell'Appaltatore.
Quando il deposito a lato delle trincee non fosse richiesto o, per qualsiasi motivo, possibile, il materiale di risulta dovrà, di norma,
essere caricato sui mezzi di trasporto direttamente dalle macchine o dagli operai addetti allo scavo e sarà quindi avviato, senza deposito
intermedio ai rinterri.
Solo qualora, per qualsiasi motivo, non sia possibile né il deposito a lato degli scavi, né l'immediato reimpiego, sarà ammesso il
provvisorio accumulo dei materiali da impiegarsi nei rinterri, negli argini o nelle massicciate stradali che saranno prescritte, o
comunque accettate, dalla Direzione dei Lavori. In tutti i casi i materiali eccedenti e quelli che, non siano impiegabili nei rinterri,
dovranno essere direttamente caricati sui mezzi di trasporto all'atto dello scavo ed avviati nella zona della discarica individuata dalla Direzione Lavori.
f)
Norme antinfortunistiche
L'Appaltatore dovrà sottrarre alla viabilità il minor spazio possibile ed adottare i provvedimenti necessari a rendere sicuro il transito
dei mezzi d'opera nonchè l'attività delle maestranze. Fermi tutti gli obblighi e le responsabilità in materia di prevenzione degli infortuni,
l'Appaltatore risponde della solidità e stabilità delle armature di sostegno degli scavi degli argini, delle massicciate stradali ed è tenuto
a rinnovare o rinforzare quelle parti delle opere provvisionali che risultassero deboli.
Egli dovrà contornare, a suo esclusivo carico, tutti gli scavi mediante robusti parapetti, formati con tavole prive di chiodi sporgenti e
di scheggiatura, da mantenere idoneamente verniciate, ovvero con sbarramenti di altro tipo che garantiscano un'adeguata protezione.
g)
Rilevati e rinterri
Per la formazione dei rilevati o per qualunque opera di rinterro, ovvero per riempire i vuoti tra le pareti degli scavi e le murature, o da
addossare alle murature, e fino alle quote prescritte dalla Direzione dei lavori, s’impiegheranno in genere, e, salvo quanto segue, fino al
loro totale esaurimento, tutte le materie provenienti dagli scavi di qualsiasi genere eseguiti per quel cantiere, in quanto disponibili ed
adatte, a giudizio della Direzione dei lavori, per la formazione dei rilevati.
Quando venissero a mancare, in tutto o in parte, i materiali di cui sopra, si preleveranno le materie occorrenti ovunque l'Appaltatore
crederà di sua convenienza, purché i materiali siano riconosciuti idonei dalla Direzione dei lavori.
Per rilevati e rinterri da addossarsi alle murature, si dovranno sempre impiegare materie sciolte o ghiaiose, restando vietato in modo
assoluto l'impiego di quelle argillose e, in genere, di tutte quelle che con l'assorbimento di acqua si rammolliscono e si gonfiano
generando spinte.
Nella formazione dei suddetti rilevati, rinterri e riempimenti, dovrà essere usata ogni diligenza perché la loro esecuzione proceda per
strati orizzontali di uguale altezza, disponendo, contemporaneamente, le materie bene sminuzzate con la maggiore regolarità e
precauzione, in modo da caricare uniformemente le murature su tutti i lati e da evitare le sfiancature che potrebbero derivare da un
carico male distribuito.
Le materie trasportate in rilevato o rinterro con vagoni, automezzi o carretti non potranno essere scaricate direttamente contro le
murature, ma dovranno essere depositate in vicinanza dell'opera, per poi essere riprese al momento della formazione dei suddetti
rinterri.
Per tali movimenti di materie si dovrà sempre provvedere alla pilonatura delle materie stesse, da eseguirsi secondo le prescrizioni che
verranno indicate dalla Direzione dei lavori.
È vietato addossare terrapieni a murature di fresca costruzione.
Tutte le riparazioni o ricostruzioni che si rendessero necessarie per la mancata od imperfetta osservanza delle prescrizioni del presente
Articolo, saranno a completo carico dell'Appaltatore. È obbligo dell'Appaltatore (escluso qualsiasi compenso) dare ai rilevati, durante la
loro costruzione quelle maggiori dimensioni richieste dall'assestamento delle terre, affinché all'epoca del collaudo i rilevati eseguiti
abbiano dimensioni non inferiori a quelle ordinate.
L'Appaltatore dovrà consegnare i rilevati con scarpate regolari e spianate, con i cigli bene allineati e profilati e compiendo a sue spese,
durante l'esecuzione dei lavori e fino al collaudo, gli occorrenti ricarichi o tagli, la ripresa e la sistemazione delle scarpate e l'espurgo dei
fossi.
La superficie del terreno sulla quale dovranno elevarsi i terrapieni, sarà previamente ripulita dello strato erboso, ove occorra e, se
inclinata, sarà tagliata a gradoni con leggera pendenza verso il monte.
Il rinterro degli scavi dovrà essere eseguito in modo che:
- per natura del materiale e modalità di costipamento, non abbiano a formarsi, in prosieguo di tempo, cedimenti o assestamenti
irregolari;
- condotti e i manufatti non siano assoggettati a spinte trasversali o di galleggiamento e, in particolare, quando i primi siano realizzati
mediante elementi prefabbricati, non vengano provocati spostamenti;
- si formi un'intima unione tra il terreno naturale e il materiale di riempimento, cosicché, in virtù dell'attrito con le pareti dello scavo,
ne consegua un alleggerimento del carico sui condotti.
Per conseguenza, malgrado ai rinterri si debba, di norma, provvedere utilizzando i materiali di risulta degli scavi, non potranno in alcun
caso essere impiegati materiali, quali scorie e terreni gessosi, che possano aggredire chimicamente le opere, né voluminosi, quali terreni
gelati o erbosi, o di natura organica, quali legno, torba e simili, che possano successivamente provocare sprofondamenti.
Quando il materiale di risulta non possiede le necessarie caratteristiche per essere idoneo a massicciate, argini ecc, o non è stato
previsto il suo utilizzo come rinterro dovrà essere allontanato e steso nelle zone di discarica: tale operazione è un onere già remunerato
nelle voci di elenco prezzi inerenti gli scavi. Il corrispettivo per il rinterro con i materiali di risulta degli scavi comprende invece
l'eliminazione dei corpi estranei voluminosi, quali trovanti di roccia, massi, grosse pietre, ciottoli e simili, che potrebbero lesionare i
manufatti durante i rinterri o, a costipamento avvenuto, determinare la concentrazione di carichi sui condotti.
Nell'eseguire i rinterri, si dovrà distinguere fra il rincalzo della tubazione, il riempimento di buche, la formazione di massicciate o di
argini.
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Il rincalzo si estende dal fondo della fossa sino ad un'altezza variabile dai 10 ai 30 cm a secondo delle prescrizioni della Direzione Lavori
sopra il vertice del tubo; esso deve essere realizzato con terreno privo di ogni materiale estraneo, ciottoli compresi, suscettibile di
costipamento in strati di altezza non superiore a 30 cm. La compattazione dovrà essere eseguita a mano, con apparecchi leggeri,
contemporaneamente da ambo i lati della tubazione, ad evitare il determinarsi di spinte trasversali o di galleggiamento e, in
particolare, lo spostamento dei condotti, quando essi siano realizzati con elementi prefabbricati.
Subito dopo il rincalzo della canalizzazione, seguirà il riempimento della fossa, da effettuarsi stendendo il materiale in successivi strati,
di spessore tale da assicurare, con impiego di apparecchiature scelte in relazione alla natura del materiale stesso un sufficiente
costipamento, senza che la tubazione sia danneggiata.
Qualora per il riempimento degli scavi il progetto prevedesse l'impiego di materiale inerte (ghiaie, sabbia o stabilizzato) e nel
contempo la Direzione Lavori verificasse la non idoneità del materiale proveniente dagli scavi, l'impresa su indicazioni della direzione
lavori stessa provvederà al riempimento degli scavi e/o al rinfianco delle tubazioni con i materiali indicati in elenco prezzi e nelle
tavole esecutive di progetto. I prezzi stabiliti dall'Elenco per scavi comprensivo di rinterri remunerano anche le sistemazioni
superficiali sia degli scavi che delle zone in cui siano stati lasciati a provvisorio deposito i materiali di risulta.
Essi sono pure comprensivi degli oneri che l'Appaltatore dovrà sostenere per controllare costantemente le superfici dei rinterri, e delle
prestazioni di mano d'opera e di mezzi d'opera necessarie alle riprese ed alle ricariche fino al ripristino della pavimentazione, se questo
sia compreso nell'appalto, o al conseguimento del collaudo.
L'osservanza delle prescrizioni impartite nel presente articolo in ordine alle modalità di esecuzione dei rinterri e di sistemazione e
manutenzione degli strati superficiali non solleva l'Appaltatore da nessuna responsabilità relativa alla buona riuscita dell'operazione.
2. 2
DEMOLIZIONI
A - Modalità di esecuzione
Le demolizioni parziali o complete, di massicciate stradali, di murature, calcestruzzi, pavimenti, devono essere eseguite con ordine e con
le necessarie precauzioni in modo da non danneggiare le residue parti, da prevenire qualsiasi infortunio agli addetti al lavoro e da evitare
incomodi o disturbi.
Dovranno essere accertati con ogni mezzo e con la massima cura, nel loro complesso e nei particolari, la struttura di ogni elemento da
demolire, disfare o rimuovere, onde conoscerne, con ogni completezza, la natura, lo stato di conservazione, le diverse tecniche costruttive ecc.,
ed essere così in grado di affrontare, in ogni stadio dei lavori, tutte quelle evenienze che possano presentarsi nelle demolizioni,
disfacimenti e rimozioni, anche se queste evenienze dipendano, ad esempio, da particolarità di costruzione, da modifiche apportate
successivamente alla costruzione originaria, dallo stato di conservazione delle murature, conglomerati e malte, dallo stato di conservazione
delle armature metalliche e loro collegamenti, dallo stato di conservazione dei legnami, da fatiscenza, da difetti costruttivi e statici, da
contingenti condizioni di equilibrio, da possibilità di spinta dei terreni sulle strutture quando queste vengono scaricate, da cedimenti nei
terreni di fondazione, da azioni reciproche tra le opere da demolire e quelle adiacenti, ecc., adottando di conseguenza e
tempestivamente tutti i provvedimenti occorrenti per non alterare all'atto delle demolizioni, disfacimenti o rimozioni quelle particolari
condizioni di equilibrio che presentassero le strutture sia nel loro complesso che nei loro vari elementi.
Sulla base degli accertamenti suddetti, e con l'osservanza di quanto appresso stabilito, e delle norme di cui agli articoli da 150 a 156 del t.u.
81/08 e s.m.i., verranno determinate le tecniche più opportune, i mezzi d'opera, l'impiego di personale e la successione dei lavori;
pertanto l'Appaltatore esonera nel modo più ampio ed esplicito da ogni responsabilità civile e penale, conseguente e dipendente
dall'esecuzione dei lavori di demolizione, disfacimento e rimozione, sia la Committente che i propri Organi di direzione, assistenza e
sorveglianza.
I materiali in genere non saranno gettati dall'alto, ma saranno guidati o trasportati in basso, e allo scopo di non sollevare polvere le
murature ed i materiali di risulta dovranno essere opportunamente bagnati.
Nelle demolizioni o rimozioni dovranno essere previste le eventuali necessarie puntellature per sostenere le parti che devono restare e
disporre in modo da non deteriorare i materiali risultanti, i quali devono ancora potersi impiegare utilmente.
Le demolizioni dovranno limitarsi alle parti e alle dimensioni prescritte. Quando, per mancanza di puntellamenti o di altre
precauzioni, venissero demolite altre parti od oltrepassati i limiti fissati, esse saranno ricostruite e rimesse in ripristino a cura e spese
dell'Appaltatore senza alcun compenso.
Tutti i materiali riutilizzabili, a giudizio insindacabile della Direzione Lavori, devono essere opportunamente scalcinati, puliti, custoditi,
trasportati ed ordinati nei luoghi di deposito che verranno indicati dalla Direzione stessa, adottando le necessarie cautele per non
danneggiarli o disperderli.
I materiali demoliti saranno di proprietà dell'Amministrazione Appaltante, la quale potrà decidere del loro impiego a scopi utili od
ordinare all'Appaltatore l'allontanamento a rifiuto in aree disposte a cura e spese dello stesso.
B - Ulteriori indicazioni
E' obbligo dell'Appaltatore accertare con ogni mezzo e con la massima cura, nel loro complesso e nei particolari, la struttura di ogni elemento da
demolire, disfare o rimuovere onde conoscerne, con ogni completezza, la natura, lo stato di conservazione, le diverse tecniche costruttive, ecc. ed
essere così in grado di affrontare, in ogni stadio dei lavori, tutte quelle evenienze che possono presentarsi dalle demolizioni, disfacimenti e
rimozioni, anche se queste evenienze dipendono da particolarità di costruzione, da modifiche apportate successivamente alla struttura
originaria, dallo stato di conservazione delle murature, dei conglomerati, delle malte, delle armature metalliche, dei legnami, da difetti di
costruzione e statici, da contingenti condizioni di equilibrio, da cedimenti nei terreni di fondazione, da azioni reciproche tra le opere da demolire
e quelle adiacenti ecc., adottando di conseguenza e tempestivamente tutti i provvedimenti occorrenti per non alterare all'atto delle demolizioni
quelle particolari condizioni di equilibrio che presentassero le strutture sia nel loro complesso che nei vari elementi.
Sulla base degli accertamenti suddetti e con l'osservanza di quanto stabilito dalle norme di Legge, l'Appaltatore determinerà, a suo esclusivo
giudizio, la tecnica più opportuna, i mezzi d'opera, l'impiego di personale e la successione dei lavori; pertanto l'Appaltatore esonera nel modo più
ampio ed esplicito da ogni responsabilità civile e penale, conseguente e dipendente da lavori di demolizione, disfacimento e rimozione, sia
l'Appaltante che i propri organi di direzione, assistenza e sorveglianza.
Qualsiasi materiale od oggetto proveniente da demolizioni, disfacimenti o rimozioni s'intenderà come "materiale di risulta".
Tutti i materiali di risulta, se non altrimenti disposto, sono di proprietà della Ditta Appaltante la quale ha facoltà, a suo insindacabile giudizio, di
abbandonarli all'Appaltatore in tutto o in parte, oppure di farli reimpiegare nell'appalto stesso.
L'Appaltatore sarà responsabile dei materiali di risulta di proprietà dell'Appaltante!
Tutti i materiali di risulta abbandonati all'Appaltatore dovranno essere sollecitamente allontanati dal cantiere a cura e spese dell'Appaltatore.
Le demolizioni, i disfacimenti e le rimozioni dovranno essere limitate alle parti ed alle dimensioni prescritte e dovranno essere eseguite con la
massima diligenza e precauzione così da non danneggiare le opere ed i materiali da non demolire o rimuovere e quelli che potrebbero essere
utilmente reimpiegati.
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Qualora venissero demolite o rimosse parti non prescritte o venissero oltrepassati i limiti fissati, l'Appaltatore dovrà provvedere a sua cura e
spese a ricostruire e rimettere in pristino le parti indebitamente indebolite.
Oltre a quanto precedentemente descritto, nelle demolizioni, disfacimenti e rimozioni sono compresi anche i seguenti oneri: la cernita, la
scalcinatura, la pulizia e l'accatastamento dei materiali di risulta riservati all'Appaltante e da reimpiegare; qualsiasi trasporto all'interno del
cantiere per i materiali da reimpiegare e a qualsiasi distanza all'esterno per i materiali abbandonati all'Appaltatore.
CPersonale ed attrezzi
L'Appaltatore dovrà osservare le seguenti prescrizioni:
a - il personale addetto alle opere di demolizione dovrà avere preparazione e pratica specifiche, sia per l'esecuzione materiale dei lavori che per
l'individuazione di condizioni di pericolo.
b - l’attività del personale impiegato dovrà essere sottoposta e controllata da parte di un tecnico dirigente, nominato ed alle dipendenze della
Ditta Appaltatrice; ogni gruppo di dieci persone massimo dovrà essere guidato e sorvegliato da un capo-squadra.
c - gli addetti ai lavori di demolizione dovranno portare l'elmetto di protezione e gli occhiali antischegge ogni qualvolta necessario.
d - dovrà essere tenuta a disposizione una corta di leve, binde, martinetti, ecc... per far fronte ad eventualità improvvise ed urgenti.
DSicurezza
La zona interessata dai lavori dovrà essere delimitata con particolare cura: in corrispondenza dei passaggi dovranno essere collocate opportune
ed idonee opere per proteggere i passaggi stessi da eventuale caduta di materiali dall'alto, (le predette protezioni dovranno essere adeguate alle
necessità e conformi alle prescrizioni dei regolamenti).
Analoghe protezioni dovranno essere poste a difesa delle proprietà confinanti.
Qualora il materiale di risulta dalle demolizioni sia convogliato in basso per mezzo di canali, dovrà essere vietato l'accesso alla zona di sbocco
durante lo scarico; tale divieto dovrà risultare da appositi evidenti cartelli d'avvertimento.
Prima di dare inizio alle demolizioni dovranno essere interrotte le erogazioni agli impianti di acqua, gas, energia elettrica, ecc... esistenti nella
zona dei lavori; se necessario, a tal fine l'Appaltatore dovrà prendere i necessari accordi con gli Enti e le Società erogatrici.
A seconda delle necessità riscontrate nelle verifica preventiva delle strutture da demolire, nonché‚ di quelle successivamente nascenti nel corso
dei lavori e per evitare il pericolo di crolli, dovranno essere eseguiti opportuni puntellamenti, rafforzamenti ed opere consimili, sia che esse
interessino cornicioni, vani finestra, porte, balconi, volti, archi di pareti interne, previo parEre delLa DL.
Le predette opere di puntellamento e rafforzamento non dovranno mai creare nuove sollecitazioni interne nelle strutture interessate o coazioni;
contrariamente alle demolizioni, dovranno essere iniziate partendo dal basso verso l'alto.
L'allontanamento dei materiali di risulta dovrà essere particolarmente curato affinché non si verifichino confusi accatastamenti, sovraccarichi e
pressioni pericolose su strutture orizzontali e verticali. I materiali di demolizione non dovranno essere accumulati sui solai, sulle scale, contro le
pareti né sui ponti di servizio; i materiali stessi dovranno essere sollecitamente allontanati.
E' vietato nel modo più assoluto gettare il materiale dall'alto, a meno che non venga convogliato in appositi canali, la cui estremità inferiore non
dovrà risultare ad altezza maggiore di ml. 2,00 dal piano di raccolta.
Le demolizioni dovranno progredire tutte allo stesso livello, procedendo dall'alto verso il basso.
Ad ogni sospensione di lavoro dovranno essere rimosse tutte le parti pericolanti; in caso contrario si procederà allo sbarramento delle zone
interessate da eventuali cadute di materiale, ed apporre segnalazioni efficaci e vistose.
Gli addetti ai lavori, quando necessario, dovranno essere protetti contro la loro caduta mediante cinture e imbragamenti di sicurezza o con altre
idonee misure.
E' assolutamente vietato fare lavorare le persone sui muri; la demolizione dei muri dovrà essere eseguita servendosi di ponti di servizio
indipendenti dall'opera in demolizione.
La demolizione dovrà essere eseguita per piccoli blocchi, che di norma non dovranno superare il volume di 4 mattoni.
Nella rimozione di murature sovrastanti al perimetro dei solai dovrà essere attuata ogni cautela per non provocare la riduzione del grado
d'incastro dei solai stessi, evitandone così abbassamento o crolli.
Nella demolizione di voltini, tavellonati e simili dovranno essere predisposti opportuni ed idonei tavolati per il sostegno degli operai addetti.
Nel disfare e rimuovere pavimenti e relativi sottofondi non dovranno essere accumulati sui solai i materiali di risulta.
Particolare attenzione dovrà essere posta nell'esaminare le testate di travi e travetti.
Le murature ed i pannelli di riempimento delle strutture portanti dovranno essere demoliti completamente prima di iniziare l'attacco alle
strutture in c.a., così da evitare la presenza di elementi mal collegati e poter procedere ad ulteriori accertamenti sulle strutture poste in vista.
Nel caso di strutture in aggetto si dovrà provvedere, preventivamente alla loro demolizione, al puntellamento.
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SEZIONE 3 - CALCESTRUZZI, CASSERI, FONDAZIONI SPECIALI
3.1
CASSEFORME E STRUTTURE DI SUPPORTO
Generalità
Le casseforme e le relative strutture di supporto devono essere progettate e realizzate in modo da sopportare le azioni alle quali sono
sottoposte nel corso della messa in opera del calcestruzzo e da essere abbastanza rigide per garantire il rispetto delle dimensioni geometriche
e delle tolleranze previste.
In base alla loro configurazione le casseforme possono essere classificate in:
casseforme smontabili,
casseforme a tunnel, idonee a realizzare contemporaneamente elementi edilizi orizzontali e verticali,
casseforme rampanti, atte a realizzare strutture verticali mediante il loro progressivo innalzamento, ancorate al
calcestruzzo Precedentemente messo in opera,
casseforme scorrevoli, predisposte per realizzare in modo continuo opere che si sviluppano in altezza o lunghezza.
NEL PRESENTE PROGETTO NON SONO AMMESSE CASSEFORMI TIPO RAMPANTI E/ O SCORREVLI, SALVO DIVERSA INDICAZIONE
DELLA D.L. SENTITO IL PROGETTISTA DELLE STRUTTURE.
Per rispettare le quote e le tolleranze geometriche progettuali, le casseforme devono essere praticamente indeformabili quando, nel corso della
messa in opera, sono assoggettate alla pressione del calcestruzzo ed alla vibrazione.
Tutti i tipi di casseforme (con la sola esclusione di quelle che rimangono inglobate nell’opera finita), prima della messa in opera del calcestruzzo,
richiedono il trattamento con un agente (prodotto) disarmante.
I prodotti disarmanti sono applicati ai manti delle casseforme per agevolare il distacco dal calcestruzzo e devono svolgere anche altre funzioni
quali: la protezione della superficie delle casseforme metalliche dall’ossidazione e della corrosione, l’impermeabilizzazione dei pannelli di legno,
il miglioramento della qualità della superficie del calcestruzzo, l’omogeneità di colore e l’assenza di bolle della superficie del calcestruzzo.
Sono ammesse casseforme assorbenti, costituite da tavole o pannelli di legno non trattato od altri materiali assorbenti, calcestruzzo compreso,
che prima della messa in opera del calcestruzzo richiedono la saturazione con acqua.
Nel caso di utilizzo di casseforti metallici si deve aver cura di eliminare ogni significativa traccia di ruggine nelle casseforme metalliche.
Nel caso in cui i ferri d’armatura non siano vincolati alle casseforme, per rispettare le tolleranze dello spessore del copriferro, si dovranno
predisporre opportune guide o riscontri che contrastano l’effetto della pressione esercitata dal calcestruzzo. Gli inserti destinati a mantenere
le armature in posizione, quali distanziali, tiranti, barre o altri elementi incorporati o annegati nella sezione come placche e perni di ancoraggio,
devono:
essere fissati solidamente in modo tale che la loro posizione rimanga quella prescritta anche dopo la messa in opera e la
compattazione del calcestruzzo;
non indebolire la struttura;
non indurre effetti dannosi al calcestruzzo, agli acciai di armatura e ai tiranti di precompressione;
non provocare macchie inaccettabili;
non nuocere alla funzionalità o alla durabilità dell'elemento strutturale;
non ostacolare la messa in opera e la compattazione del calcestruzzo.
Ogni elemento annegato deve avere una rigidità tale da mantenere la sua forma durante le operazioni di messa in opera del
calcestruzzo.
L'appaltatore comunicherà preventivamente alla direzione dei lavori il sistema e le modalità esecutive dei casseri e strutture
di supporto che intende adottare, ferma restando l'esclusiva responsabilità dell'appaltatore stesso per quanto riguarda la progettazione e
l'esecuzione di tali opere provvisionali e la loro rispondenza a tutte le norme di legge ed ai criteri di sicurezza che comunque possono riguardarle.
Il sistema prescelto dovrà comunque essere atto a consentire la realizzazione delle opere in conformità alle disposizioni contenute nel progetto
esecutivo.
Nella progettazione e nell'esecuzione delle armature di sostegno delle centinature e delle attrezzature di costruzione, l'appaltatore è tenuto a
rispettare le norme, le prescrizioni ed i vincoli che eventualmente venissero imposti da Enti, Uffici e persone responsabili riguardo alla zona
interessata ed in particolare:
- per l'ingombro degli alvei dei corsi d'acqua;
- per le sagome da lasciare libere nei sovrappassi o sottopassi di strade, autostrade, ferrovie, tranvie, ecc.;
- per le interferenze con servizi di soprassuolo o di sottosuolo .
Gli eventuali fori e/o nicchie formate nel calcestruzzo dalle strutture di supporto dei casseri devono essere riempiti e trattati in superficie con
un materiale di qualità simile a quella del calcestruzzo circostante.
Difetti
Nella tabella che segue sono indicati i principali difetti delle casseforme, le conseguenze e le possibili precauzioni per evitare, o almeno
contenere i difetti stessi.
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Principali caratteristiche delle casseforme
Le casseforme, in relazione al tipo di impiego, potranno essere costruite con tavole di legno, oppure con pannelli di compensato e tamburato,
oppure con lastre nervate metalliche, la cui superficie potrà essere trattata con idonei prodotti disarmanti per agevolare il distacco del
calcestruzzo.
L'impiego di detti prodotti dovrà essere attuato con cautela, secondo le prescrizioni del Produttore, previo benestare della
Direzione di Lavori.
Le casseforme dovranno essere a tenuta (sufficientemente stagne) affinché il costipamento del calcestruzzo, in esse contenuto, non provochi la
perdita di quantità consistenti di materiali (acqua, boiacca, ecc.).
Le casseforme dovranno essere rigide, opportunamente rinforzate e non presentare deformazione alcuna sotto l'azione del carico di calcestruzzo
fresco in esse contenuto e sotto l'azione delle operazioni di vibratura e battitura del conglomerato.
Nel caso di casseforme con grande sviluppo in altezze, si dovrà provvedere all'apertura di finestre nel cassero per controllare l'evolversi del getto
e procedere alla vibratura ed al corretto costipamento degli strati inferiori.
Per elementi portanti orizzontali di luce libera superiore a 6 metri, i casseri dovranno essere predisposti con una monta almeno pari ad 1/1000
della luce.
La manutenzione dei casseri dovrà essere eseguita con cura, selezionando le parti integre da quelle ammalorate.
I casseri in legno per strutture, parti importanti e a faccia vista, non potranno essere reimpiegati più di tre volte; negli altri casi potranno essere
consentiti reimpieghi più numerosi purché il risultato del getto non presenti evidenti difetti estetici e di forma.
Prima dell'esecuzione dei getti, i casseri verranno ispezionati e controllati dalla Direzione dei Lavori al fine di verificarne:
-
la corrispondenza tra esecuzione e progetto;
l'indeformabilità e resistenza al carico del calcestruzzo;
l'idoneità dei materiali impiegati;
la sicurezza di accesso e di lavoro per le maestranze.
Per quanto riguarda le casseforme se viene prescritto l'uso di casseforme metalliche o di materiali fibrocompressi o compensati, in ogni caso esse
dovranno avere dimensioni e spessori sufficienti ad essere opportunamente irrigidite o controventate per assicurare l'ottima riuscita delle
superfici dei getti e delle opere e la loro perfetta rispondenza ai disegni di progetto.
Nel caso di eventuale utilizzo di casseforme in legno, si dovrà curare che le stesse siano eseguite con tavole a bordi paralleli e ben accostate, in
modo che non abbiano a presentarsi, dopo il disarmo, sbavature o disuguaglianze sulle facce in vista del getto. In ogni caso l'appaltatore avrà
cura di trattare le casseforme, prima del getto, con idonei prodotti disarmanti conformi alla norma UNI 8866. Le parti componenti i casseri
debbono essere a perfetto contatto e sigillate con idoneo materiale per evitare la fuoriuscita di boiacca cementizia.
Nel caso di casseratura a perdere, inglobata nell'opera, occorre verificare la sua funzionalità, se è elemento portante, e che non sia dannosa, se è
elemento accessorio.
Prima del getto le casseforme dovranno essere pulite per l’eliminazione di qualsiasi traccia di materiale che possa compromettere
l’estetica del manufatto quali polvere, terriccio etc. Dove e quando necessario si farà uso di prodotti disarmanti disposti in strati omogenei
continui, su tutte le casseforme di una stessa opera dovrà essere usato lo stesso prodotto.
Nel caso di utilizzo di casseforme impermeabili, per ridurre il numero delle bolle d'aria sulla superficie del getto si dovrà fare uso di disarmante
con agente tensioattivo in quantità controllata e la vibrazione dovrà essere contemporanea al getto.
L’appaltatore avrà l'obbligo di predisporre in corso di esecuzione quanto è previsto nei disegni costruttivi per ciò che concerne fori, tracce, cavità,
incassature, etc. per la posa in opera di apparecchi accessori quali giunti, appoggi, smorzatori sismici, pluviali, passi d'uomo, passerelle
d'ispezione, sedi di tubi e di cavi, opere interruttive, sicurvia, parapetti, mensole, segnalazioni, parti d'impianti, etc..
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Progetto delle delle strutture di supporto e dei casseri
Il progetto delle strutture di supporto sarà a cura e spese dell'appaltatore e deve prendere in considerazione l’effetto combinato:
del peso proprio delle casseforme, dei ferri d’armatura e del calcestruzzo;
della pressione esercitata sulle casseforme dal calcestruzzo in relazione ai suoi gradi di consistenza;
delle sollecitazioni esercitate dal personale, dai materiali, dalle attrezzature, ecc., compresi gli effetti statici e dinamici
provocati dalla messa in opera del calcestruzzo, dai suoi eventuali accumuli in fase di getto e dalla sua compattazione;
dei possibili sovraccarichi dovuti al vento ed alla neve.
Salvo che per specifiche previsioni progettuali, alle casseforme non devono essere connessi carichi e/o azioni dinamiche dovute a fattori esterni
quali, ad esempio, le tubazioni delle pompe per calcestruzzo. La deformazione totale delle casseforme, la somma di quelle relative ai pannelli e
alle strutture di supporto, non deve superare le tolleranze geometriche previste per il getto, come opportunamente predisposto nel presente
capitolato.
In ogni caso l'appaltatore dovrà predisporre un documento in cui raccogliere le indicazioni necessarie al montaggio ed allo smontaggio delle
strutture di supporto, alla loro movimentazione e regolazione, nonché le informazioni circa il comportamento sotto carico ed i carichi massimi
sopportabili.
Lo studio progettuale delle strutture di supporto deve anche riguardare la deformazione del calcestruzzo non ancora
completamente indurito e le possibili fessurazioni, considerando l’effetto della spinta verticale ed orizzontale del calcestruzzo durante la
messa in opera e, nel caso in cui la struttura di supporto poggi, anche parzialmente, al suolo, anche i provvedimenti necessari per compensare
gli eventuali assestamenti.
Le sollecitazioni verticali in tale progettazione da considerare sono provocate da carichi statici e mobili. I carichi statici minimi da considerare: il
peso delle casseforme, delle armature metalliche e del calcestruzzo mentre i carichi mobili (verticali) sono provocati dal transito degli operatori,
delle attrezzature, dei materiali, dei loro eventuali accumuli, ed eventuali attrezzature di cantiere.
La pressione laterale è esercitata sulle casseforme dal calcestruzzo fresco. Le casseforme devono essere progettate in modo da
sopportare la pressione idrostatica espressa come rapporto tra massa volumica del calcestruzzo fresco ed altezza del calcestruzzo allo stato
fresco o plastico misurato a partire dalla sommità del getto. A seguito del progressivo indurimento del calcestruzzo, la pressione laterale si riduce
gradatamente nel tempo e di questo si può tener conto nel progetto delle casseforme di pareti e colonne. A titolo esemplificativo illustrato come
si possa stimare la pressione del calcestruzzo fresco Pb e la corrispettiva altezza di pressione idrostatica hs in funzione della velocità di
innalzamento del getto e della consistenza del calcestruzzo ( valutato per peso unitario del calcestruzzo = 25 kN/mc, tempo di fine presa
inferiore a 5 ore, temperatura del calcestruzzo 15 (±1) °C). Occorre valutare tuttavia a parte sempre le temperature esterne del getto e le
conseguenze per via dell'utilizzo di additivi ritardanti ( questi ultimi solitamente maggiorano la spinta).
Disarmo
Il disarmo comprende le fasi che riguardano la rimozione delle casseforme e delle strutture di supporto; queste non possono essere rimosse
prima che il calcestruzzo abbia raggiunto la resistenza sufficiente a:
sopportare le azioni applicate;
evitare che le deformazioni superino le tolleranze specificate
resistere ai deterioramenti di superficie dovuti al disarmo.
Durante il disarmo è necessario evitare che la struttura subisca colpi, sovraccarichi e deterioramenti.
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I carichi sopportati da ogni centina devono essere rilasciati gradatamente, in modo tale che gli elementi di supporto contigui non siano
sottoposti a sollecitazioni brusche ed eccessive.
La stabilità degli elementi di supporto e delle casseforme deve essere assicurata e mantenuta durante l’annullamento delle reazioni in gioco e lo
smontaggio. La procedura di puntellatura e di rimozione dei puntelli è bene sia oggetto di un’apposita nota progettuale (da parte della Direzione
Lavori, sentito il progettista strutturale) in cui dovrà essere specificato come procedere al fine di ridurre ogni rischio per l’incolumità di persone
e cose ed ottenere le prestazioni attese. Tali procedure, se derogate dal D.L., possono essere intraprese direttamente dall'appaltatore, previa
approvazione ed accettazione scritta da parte della D.L..
Si può procedere alla rimozione delle casseforme dai getti solo quando è stata raggiunta la resistenza indicata dal progettista e comunque non
prima dei tempi prescritti nei decreti attuativi della Legge n° 1086/71; in ogni caso il disarmo deve essere autorizzato e concordato con la
Direzione Lavori.
Si deve porre attenzione ai periodi freddi, quando le condizioni climatiche rallentano lo sviluppo delle resistenze del calcestruzzo, come pure al
disarmo ed alla rimozione delle strutture di sostegno delle solette e delle travi. In caso di dubbio, è opportuno verificare precedentemente la
resistenza meccanica reale del calcestruzzo.
Il disarmo verrà effettuato per gradi ed in modo da evitare azioni dinamiche sui vari elementi strutturali.
Tutte le attrezzature dovranno essere dotate degli opportuni accorgimenti affinché, in ogni punto della struttura, la rimozione dei sostegni sia
regolare ed uniforme e secondo le prescrizioni riportate nelle schede tecniche.
Esso non deve avvenire prima che la resistenza del conglomerato abbia raggiunto il valore ritenuto necessario in relazione all'impiego della
struttura all'atto del disarmo, tenendo anche conto delle altre esigenze progettuali e costruttive: ogni decisione in proposito è lasciata al giudizio
del Direttore dei Lavori, sentito il parere del Progettista delle Strutture.
Si ribadisce che si potrà procedere alla rimozione delle casseforme dai getti solo quando saranno state raggiunte le prescritte resistenze. In
assenza di specifici accertamenti, l’appaltatore dovrà attenersi a quanto stabilito all’interno delle Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M.
14/01/2008): in normali condizioni esecutive ed ambientali di getto e maturazione ( assenza di additivi e temperature ordinarie), si potranno
osservare eventualmente, ad insindacabile giudizio della DL e progettista delle strutture i seguenti tempi minimi di disarmo.
CONGLOMERATO DI CEMENTO
Normale
Per sponde di casseri di travi e casseri pilastri
Per casseri solai di luce modesta (<6m)
Per puntelli e centine di travi, archi,volte,
ecc. e per casseri di solai di grande luce
Per casseri e puntelli di strutture a sbalzo
*
Ad Alta Resist.
5 gg
10 gg
*
*
2 gg
4 gg
24 gg
28 gg
*
*
12 gg
14 gg
Per le strutture portanti in conglomerato non armato, si dovranno osservare i tempi di disarmo previsti per le travi.
Per le strutture particolarmente complesse, i tempi di disarmo verranno stabiliti in accordo con il progettista delle strutture stesse e con la
Direzione dei Lavori.
Le eventuali irregolarità o sbavature, qualora ritenute tollerabili, dovranno essere asportate mediante scarifica meccanica o manuale ed i punti
difettosi dovranno essere ripresi accuratamente con malta cementizia a ritiro compensato immediatamente dopo il disarmo, previa bagnatura a
rifiuto delle superfici interessate.
Eventuali elementi metallici, quali chiodi o reggette che dovessero sporgere dai getti, dovranno essere tagliati almeno 0.5 cm sotto la superficie
finita e gli incavi risultanti verranno accuratamente sigillati con malta fine di cemento.
Nella fattispecie i puntelli degli sbalzi superiori ai 150cm, dovranno restare puntellati per non meno di 2mesi e andranno smantellati per gradi.
Successivamente sarà cura della impresa esecutrice porre opportuni elementi che siano in grado di monitorare per almeno i successivi due anni
dal disarmo i relativi ed eventuali cedimenti.
Classificazione delle casseforme in base al grado di finitura della superficie a vista del calcestruzzo
Le casseforme, in relazione al loro grado di finitura conseguente all'aspetto estetico delle superfici dei getti che si desiderano ottenere, possono
essere delle seguenti quattro classi:
A. (speciale);
B. (accurata);
C. (ordinaria);
D. (grossolana).
Se non diversamente a particolarmente disposto, le casseforme dovranno essere corrispondenti almeno alla classe B.
Qualora il calcestruzzo fosse del tipo faccia a vista le casseforme dovranno essere corrispondenti alla classe A.
I casseri devono essere puliti e privi di elementi che possano in ogni modo pregiudicare l’aspetto della superficie del conglomerato cementizio
indurito. Solo se è previsto in appalto apposite matrici potranno essere adottate se prescritte in progetto per l'ottenimento di superfici a faccia
vista con motivi o disegni in rilievo.
Indipendentemente dalla classe i disarmanti non dovranno assolutamente macchiare la superficie in vista del conglomerato cementizio.
Qualora si realizzino conglomerati cementizi colorati o con cemento bianco, l’uso dei disarmanti sarà subordinato a prove preliminari atte a
dimostrare che il prodotto usato non alteri il colore.
Le riprese di getto saranno delle linee rette e, qualora richiesto dalla D.L.., saranno marcate con gole o risalti di profondità o spessore inferiore ai
2-3 cm., che all'occorrenza verranno opportunamente sigillati.
La superficie interna delle casseforme rappresenta il negativo dell’opera da realizzare, tutti i suoi pregi e difetti si ritrovano sulla superficie del
getto. Generalmente una cassaforma è ottenuta mediante l’accostamento di pannelli, se tale operazione non è eseguita correttamente e/o non
sono predisposti i giunti a tenuta, la fase liquida del calcestruzzo, o boiacca, fuoriesce provocando difetti estetici sulla superficie del getto,
eterogeneità nella tessitura e nella colorazione, nonché nidi di ghiaia.
La tenuta delle casseforme deve essere curata in modo particolare nelle strutture con superfici di calcestruzzo a vista, può essere migliorata
utilizzando giunti preformati riutilizzabili o con mastice e con guarnizioni monouso.
Alla difficoltà di ottenere connessioni perfette si può porre rimedio facendo in modo che le giunture siano in corrispondenza di modanature o di
altri punti d’arresto del getto.
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3.2
ARMATURE DI ACCIAIO ORDINARIO
Principale normativa di riferimento
Legge 5.11.1971, n. 1086;
Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica".
Legge 2.2.1974, n. 64
"Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche".
D.M. 2008 Decreto ministeriale (infrastrutture) 14 gennaio 2008 Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni (G.U.
n. 29 del 4 febbraio 2008);
Circolare sulle "Nuove norme tecniche per le costruzioni" di cui al DM 14 gennaio 2008
Eurocodici serie 3 e serie 9.
Acciaio: definizioni
L’acciaio per uso strutturali deve essere qualificato secondo le procedure riportate nelle “Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il
collaudo delle strutture in cemento armato normale e precompresso e per le strutture metalliche” di cui alla normativa riportata al punto
precedente con particolare riguardo al DM 2008 e relativa circolare.
L’acciaio per calcestruzzo armato, normalmente è fornito sotto forma di:
- barre
- rotoli
- reti e tralicci elettrosaldati.
È ammesso esclusivamente l’impiego di acciai saldabili qualificati e controllati.
Tutte le forniture degli acciai devono essere accompagnate dalla “dichiarazione di conformità” con obbligo della Marcatura CE (norma
UNI EN 1090-1 Esecuzione di strutture in acciaio e in alluminio / requisiti per la verifica di conformità dei componenti strutturali, secondo
REG. 305/2011/UE). Tali prodotti devono essere stati caratterizzati attraverso l’effettuazione delle prove iniziali di tipo (ITT), e dopo aver
implementato il controllo della produzione in fabbrica (FPC- Factory Production Control) mediante l’intervento di un Organismo Notificato
autorizzato.
La Marcatura CE apposta, dovrà poi indicare la conformità all’uso previsto così come specificato nelle varie opzioni della norma stessa.
Si definiscono:
Lotti di produzione: produzione continua, ordinata cronologicamente mediante apposizione di contrassegni al prodotto finito
(rotolo finito, bobina di trefolo, fascio di barre, ecc.). Un lotto di produzione deve avere valori delle grandezze nominali omogenee
(dimensionali, meccaniche, di formazione) e può essere compreso tra 30 e 120 tonnellate.
Forniture: lotti formati da massimo 90 t, costituiti da prodotti aventi valori delle grandezze nominali omogenee.
Lotti di spedizione: lotti formati da massimo 30 t, spediti in un’unica volta, costituiti da prodotti aventi valori delle grandezze
nominali omogenee.
Stabilimento: un'unità produttiva a sé stante, con impianti propri e magazzini per il prodotto finito.
Centro di trasformazione: impianto esterno alla fabbrica (produttore) e/o al cantiere con determinati requisiti normativi,
fisso o mobile, che riceve dal produttore di acciaio elementi base (barre o rotoli, reti, lamiere o profilati, profilati cavi, ecc.) e
confeziona elementi strutturali direttamente impiegabili in cantiere, pronti per la messa in opera o per successive lavorazioni.
tralicci: componenti reticolari composti con barre ed assemblati mediante saldature.
È ammesso l’impiego di acciai inossidabili di natura austenitica o austeno-ferritica per c.a., purché le caratteristiche meccaniche siano
conformi alle prescrizioni relative agli acciai di cui all'attuale quadro normativo tecnico di riferimento, sempre che la tensione di rottura
garantita sia valutata con la tensione corrispondente ad un allungamento Agt=7%. La saldabilità di tali acciai va documentata attraverso prove
di saldabilità certificate da un laboratorio di cui all’art. 59 del DPR n. 380/2001 e s.m.i. ed effettuate secondo gli specifici procedimenti di
saldatura, da utilizzare in cantiere o in officina, previsti dal produttore. Per tali acciai la qualificazione è ammessa anche nel caso di produzione
non continua, permanendo tutte le altre regole relative alla qualificazione.
È ammesso l’uso di acciai zincati purché le caratteristiche fisiche, meccaniche e tecnologiche siano conformi alle prescrizioni relative agli
acciai normali. I controlli e, di conseguenza, la relativa verifica delle caratteristiche sopra indicate deve essere effettuata sul prodotto finito, dopo
il procedimento di zincatura.
Generalità di impiego, messa in opera degli acciai da c.a, protezione.
Tutti gli acciai per cemento armato devono essere a aderenza migliorata e marchiati, aventi cioè una superficie dotata di nervature o
indentature trasversali, uniformemente distribuite sull’intera lunghezza, atte ad aumentarne l’aderenza al conglomerato cementizio.
Essi dovranno essere muniti di apposita documentazione di accompagnamento delle forniture. È fatto divieto di impiegare acciai non
qualificati all'origine.
Il tondo per cemento armato (in barre o assemblato in reti e tralicci) deve essere esente da difetti tali da pregiudicarne l'impiego: screpolature,
scaglie, bruciature, ossidazione accentuata, ricopertura da sostanze che possano ridurne l'aderenza al conglomerato, ecc. Per le condizioni
tecniche generali di fornitura si applicano le norme UNI EU 21 e s.m.i..
La superficie delle armature ordinaria deve essere esente da ruggine e da sostanze che possono deteriorare le proprietà dell'acciaio
o del calcestruzzo o l'aderenza fra loro. Per evitare i possibili danni indotti dall’ossidazione dei ferri ordinari d’armatura da c.a., a cura e spese
della ditta appaltatrice, possono essere utilizzate barre d’armatura in acciaio inossidabile, barre protette con zincatura (galvanizzate) o ricoperte
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con uno strato di vernice protettiva. E’ opportuno che i trattamenti di zincatura e protezione mediante verniciatura siano applicati sulle barre (ed
eventuali inserti) già piegate e preferibilmente assemblate. Va posta particolare attenzione e cura alla movimentazione delle armature trattate
poiché eventuali scalfitture del trattamento comprometterebbero l’effetto protettivo.
E' vietato mettere in opera armature ossidate, corrose o recanti difetti, o ricoperte da sostanze che possano ridurne l'aderenza al conglomerato.
Il taglio e la curvatura dei ferri d’armatura da c.a. devono essere effettuati secondo le prescrizioni normative tecniche di settore. E’ sempre
comunque opportuno che:
la curvatura sia effettuata con progressione regolare;
la curvatura a temperatura inferiore a 5°C sia autorizzata dalla Direzione Lavori, che fisserà le eventuali precauzioni;
sia evitato il riscaldamento delle barre per facilitarne la curvatura ( deformata a freddo).
Le barre piegate devono presentare, nelle piegature, un raccordo circolare di raggio adeguato al diametro, i diametri dei mandrini di curvatura
devono essere adattati al tipo d’armatura, e non devono essere inferiori ai valori indicati dalla normativa di settore.
I dispositivi di raccordo e di ancoraggio devono essere conformi alle norme vigenti.
E' ammesso in cantiere acciaio per cemento armato prodotto in stabilimento sotto forma di barre o rotoli, reti o tralicci, per utilizzo diretto o
come elementi di base per successive trasformazioni.
Prima della fornitura in cantiere gli elementi di cui sopra possono essere saldati, presagomati (staffe, ferri piegati, ecc.) o preassemblati (gabbie
di armatura, ecc.) a formare elementi composti direttamente utilizzabili in opera.
La sagomatura e/o l’assemblaggio possono avvenire:
in cantiere, sotto la vigilanza della Direzione Lavori;
in centri di trasformazione, solo se provvisti dei requisiti normativi.
Le barre sono caratterizzate dal diametro equivalente della barra tonda liscia equipesante, calcolato nell’ipotesi che la densità dell’acciaio sia
pari a 7,85 kg/dm3. Non sono ammessi in cantiere acciai B450A di diametro equivalente superiore ai 10mm.
L’uso di acciai forniti in rotoli è ammesso, senza limitazioni, per acciai tipo B450A, mentre non è ammesso per acciaio tipo B450C se di
diametro equivalente superiore ai 16mm.
Nel caso di maltempo, di esposizione ad agenti aggressivi, ecc. a cura e spese dell'appaltatore le armature dovranno essere
adeguatamente protette con teli impermeabili o con gli accorgimenti prescritti dalla Direzione dei Lavori.
La sagomatura, il diametro, la lunghezza, ecc., dovranno corrispondere esattamente ai disegni ed alle prescrizioni del progetto. Le giunzioni e gli
ancoraggi delle barre dovranno essere eseguiti in conformità al progetto ed alla normativa vigente. Le staffe dovranno essere sempre chiuse e
ben ancorate alle barre longitudinali. Laddove prescritto le barre dovranno essere collegate solidamente fra loro in modo da garantire la
continuità elettrica e da permettere il loro collegamento alla rete generale di messa a terra.
La ditta appaltatrice è tenuta a ricontrollare la geometria di dettaglio delle armature, prima ancora della richiesta di fornitura in stabilimento o d
al centro di trasformazione. Non è ammessa in cantiere alcuna operazione di raddrizzamento su armature già lavorate e
confezionate nel centro di trasformazione.
Se lavorazione dell'acciaio proveniente dallo stabilimento avviene direttamente in cantiere, prima della loro lavorazione
(taglio, piegatura e sagomatura) e del loro montaggio, le armature dovranno essere ispezionate ed accettate dalla Direzione
dei Lavori.
Per garantire la corretta ricopertura delle armature con il calcestruzzo (copriferro), dovranno essere posti in opera opportuni distanziatori di
materiale plastico, agenti tra le barre e le pareti dei casseri. In alternativa è auspicabile utilizzare adeguati calibri o spessori per individuarne il
copriferro. I distanziali in acciaio, a contatto con la superficie esterna, del calcestruzzo sono ammessi solamente in classe di esposizione XO
(UNI EN 206-1), (ambiente secco e riparato). Tale restrizione non si applica ai distanziali in acciaio inossidabile idoneo alle specifiche condizioni
di esposizione. Si ricorda che il copriferro è la distanza tra le superfici dell’armatura metallica più esterna comprensiva di legature e la
superficie esterna più prossima del calcestruzzo. Il copriferro nominale è specificato nei disegni.
Le giunzioni devono essere eseguite nel massimo rispetto delle prescrizioni progettuali ed indicazioni della DL. In fase esecutiva è sempre
comunque opportuno rammentare che le giunzioni possono essere effettuate mediante:
saldature eseguite in conformità alle norme vigenti, previo accertamento della saldabilità dell’acciaio in uso e della sua
compatibilità con il metallo d’apporto, nelle posizioni o condizioni operative compatibili con il progetto esecutivo;
manicotto filettato;
sovrapposizione calcolata in modo da assicurare l’ancoraggio di ciascuna barra: in ogni caso la lunghezza di sovrapposizione in
retto deve essere non minore di 20 volte il diametro e la prosecuzione di ciascuna barra deve essere deviata verso la zona
compressa. La distanza mutua (intraferro) nella sovrapposizione non deve superare 6 volte il diametro.
Le saldature non devono essere eseguite in una parte curva o in prossimità di una curva dell’armatura. La saldatura per punti è ammessa solo
per l’assemblaggio delle armature. Non è permessa la saldatura delle armature di acciaio galvanizzato.
Tondino acciaio da c.a. ( barre e rotoli)
L’acciaio per cemento armato sarà del tipo B450C
Per l’accertamento delle proprietà meccaniche dell'acciaio da c.a. vale quanto indicato nella norma UNI EN ISO 15630-1: 2004 e s.m.i.. In
particolare sono richieste:
-
per acciai deformati a freddo, ivi compresi i rotoli, le proprietà meccaniche sono determinate su provette mantenute per 60
minuti a 100 ± 10 °C e successivamente raffreddate in aria calma a temperatura ambiente: in ogni caso, qualora lo snervamento
non sia chiaramente individuabile, si sostituisce fy con f(0,2);
la prova di piegamento e raddrizzamento si esegue alla temperatura di 20 ± 5 °C piegando la provetta a 90°, mantenendola poi per 60 minuti a
100 ± 10 °C e procedendo, dopo raffreddamento in aria, al parziale raddrizzamento per almeno 20°.
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Reti e tralicci elettrosaldati da c.a.
L’acciaio per cemento armato per tale tipologia sarà del tipo B450A oppure tipo B450C, scelto secondo le indicazioni progettuali.
Gli acciai delle reti e tralicci elettrosaldati devono essere sempre saldabili.
L’interasse delle barre delle reti non deve superare 330 mm.
Per le reti ed i tralicci valgono le prescrizioni di cui al 11.3.2.5 del dm 14/01/2008 .
Sarà cura della ditta appaltatrice garantire la resistenza al distacco della saldatura del nodo, controllandone e producendo la
certificazione dal produttore di reti e di tralicci secondo le procedure di qualificazione normate; la posa in opera è ammessa solo dopo che il
Direttore dei Lavori abbia vistato le relativa certificazione.
Non sono ammessi elementi di rete o traliccio in cui le singole armature componenti abbiano diverse caratteristiche. Nel caso dei tralicci è
ammesso l’uso di staffe aventi superficie liscia perché realizzate con acciaio B450A oppure B450C saldabili.
Ogni pannello o traliccio deve essere dotato di apposita marchiatura che identifichi il produttore della rete o del traliccio stesso.
La marchiatura di identificazione può essere anche costituita da sigilli o etichettature metalliche indelebili con indicati tutti i dati necessari per la
corretta identificazione del prodotto, ovvero da marchiatura supplementare indelebile. In ogni caso la marchiatura deve essere identificabile in
modo permanente anche dopo annegamento nel calcestruzzo. Laddove non fosse possibile tecnicamente applicare su ogni pannello o traliccio la
marchiatura secondo le modalità sopra indicate, dovrà essere comunque apposta su ogni pacco di reti o tralicci un’apposita etichettatura con
indicati tutti i dati necessari per la corretta identificazione del prodotto e del produttore; in questo caso il Direttore dei Lavori, al momento
dell’accettazione della fornitura in cantiere verifica la presenza della predetta etichettatura.
Nel caso di reti e tralicci formati con elementi base prodotti nello stesso stabilimento, ovvero in stabilimenti del medesimo produttore, la
marchiatura del prodotto finito può coincidere con la marchiatura dell’elemento base, alla quale può essere aggiunto un segno di riconoscimento
di ogni singolo stabilimento.
Tolleranze dimensionali sulla massa ammissibili
Sono ammesse esclusivamente le seguenti tolleranze in termini di massa nominale.
Controlli sulle barre di armatura ordinarie ( barre e rotoli)
I materiali e prodotti per uso strutturale devono essere:
• identificati univocamente a cura del produttore, secondo le procedure applicabili;
• qualificati sotto la responsabilità del produttore, secondo le procedure applicabili;
• accettati dal Direttore dei lavori mediante acquisizione e verifica della documentazione di qualificazione, nonché mediante eventuali
prove sperimentali di accettazione.
Si prevedono tre forme di controllo obbligatorie:
- in stabilimento di produzione, da eseguirsi sui lotti di produzione;
- nei centri di trasformazione, se previsti, da eseguirsi sulle forniture;
- di accettazione in cantiere, da eseguirsi sui lotti di spedizione.
Il prelievo dei campioni e metodi di prova saranno effettuati conformemente alla norma UNI 6407-69 e s.m.i..
Controlli in stabilimento di produzione
Tutti gli acciai, siano essi destinati ad utilizzo come armature per cemento armato ordinario o precompresso o ad utilizzo diretto come
carpenterie in strutture metalliche devono essere prodotti con un sistema permanente di controllo interno della produzione in
stabilimento che deve assicurare il mantenimento dello stesso livello di affidabilità nella conformità del prodotto finito, indipendentemente
dal processo di produzione. Non sono ammessi acciai che non rispettano tale modalità.
Fatto salvo quanto disposto dalle norme europee armonizzate, ove applicabili, il sistema di gestione della qualità del prodotto che sovrintende al
processo di fabbricazione deve essere predisposto in coerenza con la norma UNI EN ISO 9001:2000 e certificato da parte di un organismo
terzo indipendente, di adeguata competenza ed organizzazione, che opera in coerenza con le norme UNI CEI EN ISO/IEC 17021:2006.
(riferimento alle UNI EN 10080:2005, della serie UNI EN 10025:2005, UNI EN 10210:2006 e UNI EN 10219:2006).
Il produttore o il suo rappresentante autorizzato è responsabile dell’applicazione della marcatura CE. Il simbolo di marcatura CE da
applicare deve essere conforme alla Direttiva 93/68/CE e s.m.i. e deve figurare sull’etichetta, sull’imballaggio o sui documenti commerciali
d'accompagnamento (per esempio una bolla di consegna).
Sull'etichettatura deve essere esplicitamente indicato almeno:
-
numero d'identificazione dell’ente di certificazione dell’FPC;
nome o marchio identificativo e indirizzo registrato del produttore;
le ultime due cifre dell’anno d'applicazione della marcatura;
numero del certificato del controllo della produzione di fabbrica;
riferimento della norma europea (EN 1090-1:2009+A1:2011);
descrizione del prodotto: nome generico, materiale,dimensioni e impiego previsto;
informazioni sulle caratteristiche essenziali rilevanti elencate nei prospetti ZA.1;
“Nessuna prestazione determinata” per caratteristiche ove ciò sia rilevante;
la Classe d'Esecuzione (EXC) in conformità alle norme UNI EN 1090-2 e UNI EN 1090-3;
riferimenti alle specifiche dei componenti.
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Ciascun prodotto qualificato deve essere quindi costantemente essere riconoscibile per quanto concerne le caratteristiche qualitative e
riconducibile allo stabilimento di produzione tramite marchiatura indelebile depositata presso il Servizio Tecnico Centrale, dalla quale
risulti, in modo inequivocabile, il riferimento all’Azienda produttrice, allo Stabilimento, al tipo d'acciaio ed alla sua eventuale saldabilità.
Ogni prodotto deve essere marchiato con identificativi diversi da quelli di prodotti aventi differenti caratteristiche, ma fabbricati nello stesso
stabilimento e con identificativi differenti da quelli di prodotti con uguali caratteristiche ma fabbricati in altri stabilimenti, siano essi o meno
dello stesso produttore. La marchiatura deve essere inalterabile nel tempo e senza possibilità di manomissione.
Nel caso d'unità produttive multiple appartenenti allo stesso produttore, la qualificazione deve essere ripetuta per ognuna di esse e per ogni tipo
di prodotto in esse fabbricato.
Considerata la diversa natura, forma e dimensione dei prodotti, le caratteristiche degli impianti per la loro produzione, nonché la possibilità di
fornitura sia in pezzi singoli sia in fasci, differenti possono essere i sistemi di marchiatura adottati, anche in relazione all’uso, quali ad esempio
l’impressione sui cilindri di laminazione, la punzonatura a caldo e a freddo, la stampigliatura a vernice, la targhettatura, la sigillatura dei fasci e
altri. Permane comunque l’obbligatorietà del marchio di laminazione per quanto riguarda barre e rotoli.
Comunque, per quanto possibile, anche in relazione all’uso del prodotto, il produttore é tenuto a marchiare ogni singolo pezzo. Ove ciò non
sia possibile, per la specifica tipologia del prodotto, la marchiatura deve essere tale che prima dell’apertura dell’eventuale ultima e più piccola
confezione (fascio, bobina, rotolo, pacco, ecc.) il prodotto sia riconducibile al produttore, al tipo d'acciaio nonché al lotto di produzione e alla
data di produzione. Tenendo presente che l’elemento determinante della marchiatura è costituito dalla sua inalterabilità nel tempo e, dalla
impossibilità di manomissione, il produttore deve rispettare le modalità di marchiatura dichiarate nella documentazione presentata al Servizio
Tecnico Centrale.La mancata marchiatura, la non corrispondenza a quanto depositato o la sua illeggibilità, anche parziale, rendono il prodotto
non impiegabile. Qualora, sia presso gli utilizzatori, sia presso i commercianti, l’unità marchiata (pezzo singolo o fascio) venga scorporata, per
cui una parte, o il tutto, perda l’originale marchiatura del prodotto è responsabilità sia degli utilizzatori sia dei commercianti documentare la
provenienza mediante i documenti d'accompagnamento del materiale e gli estremi del deposito del marchio presso il Servizio Tecnico Centrale.
Nel primo caso i campioni destinati al laboratorio incaricato delle prove di cantiere devono essere accompagnati dalla sopraindicata
documentazione e da una dichiarazione di provenienza rilasciata dal Direttore dei Lavori, quale risulta dai documenti d'accompagnamento del
materiale.
I produttori ed i successivi intermediari devono assicurare una corretta archiviazione della documentazione d'accompagnamento dei
materiali garantendone la disponibilità per almeno 10 anni. Ai fini della rintracciabilità dei prodotti, il costruttore deve inoltre assicurare la
conservazione della medesima documentazione, unitamente a marchiature o etichette di riconoscimento, fino al completamento delle operazioni
di collaudo statico.
Tutti i certificati relativi alle prove meccaniche degli acciai, sia in stabilimento che in cantiere o nel luogo di lavorazione, devono riportare
l’indicazione del marchio identificativo, rilevato a cura del laboratorio incaricato dei controlli, sui campioni da sottoporre a prove. Ove i
campioni fossero sprovvisti di tale marchio, oppure il marchio non dovesse rientrare fra quelli depositati presso il Servizio Tecnico Centrale le
certificazioni emesse dal laboratorio non possono assumere valenza ai sensi delle presenti Norme e di ciò ne deve essere fatta esplicita menzione
sul certificato stesso.
Il fabbricante deve documentare il sistema FPC a garanzia che i prodotti immessi sul mercato siano conformi alle caratteristiche prestazionali
dichiarate.
Lo stabilimento deve aver svolto prove di qualificazione e di verifica periodica, ripetute per ogni prodotto avente caratteristiche differenti
o realizzato con processi produttivi differenti. I rotoli devono essere soggetti a qualificazione separata dalla produzione in barre e dotati di
marchiatura differenziata. Sulle prove di qualificazione devono essere indicati i valori delle tensioni di snervamento e rottura fy e ft
l’allungamento Agt ed effettuate le prove di piegamento. Le verifiche della qualità devono riguardare controlli saltuari con intervalli non
superiori a tre mesi, su barre di uno stesso diametro provenienti da una stessa colata; vanno determinati gli esiti delle prove di resistenza e di
duttilità.
Controlli dei centri di trasformazione
Il Centro di trasformazione può ricevere e lavorare solo prodotti qualificati all’origine dal produttore. Non sono ammessi successivamente i
cantiere acciai non qualificati dal produttore.
Particolare attenzione deve essere posta nel caso in cui nel centro di trasformazione, vengano utilizzati elementi base, comunque qualificati, ma
provenienti da produttori differenti, attraverso specifiche procedure documentate che garantiscano la rintracciabilità dei prodotti.
Il trasformatore deve essere dotato di un sistema di controllo della lavorazione allo scopo di assicurare che le lavorazioni effettuate non
comportino alterazioni tali da compromettere le caratteristiche meccaniche e geometriche dei prodotti originari previste dall'attuale quadro
normativo.
Il sistema di gestione della qualità del prodotto, che sovrintende al processo di trasformazione, deve essere predisposto in coerenza con la
norma UNI EN ISO 9001:2000 e certificato da parte di un organismo terzo indipendente, di adeguata competenza ed organizzazione, che opera
in coerenza con la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17021:2006.
I centri di trasformazione sono identificati, come “luogo di lavorazione” e, come tali, sono tenuti ad effettuare una serie di controlli atti a
garantire la permanenza delle caratteristiche, sia meccaniche che geometriche, del materiale originario. I controlli devono essere effettuati
secondo le disposizioni normative per ciascuna tipologia di acciaio lavorato.
Nell’ambito del processo produttivo deve essere posta particolare attenzione ai processi di piegatura e di saldatura. In particolare il Direttore
Tecnico del centro di trasformazione deve verificare, tramite opportune prove, che le piegature e le saldature, anche nel caso di quelle non
resistenti, non alterino le caratteristiche meccaniche originarie del prodotto.
Per i processi sia di saldatura che di piegatura, si potrà fare utile riferimento alla normativa europea applicabile.
Per quanto sopra, è fatto obbligo a tali centri di nominare un Direttore Tecnico dello stabilimento che opererà secondo il disposto dell’art.
64, comma 3, del DPR 380/01.
I centri di trasformazione sono tenuti a dichiarare al Servizio Tecnico Centrale la loro attività, indicando l’organizzazione, i procedimenti di
lavorazione, le massime dimensioni degli elementi base utilizzati, nonché fornire copia della certificazione del sistema di gestione della qualità
che sovrintende al processo di trasformazione.
Ogni centro di trasformazione deve avere un proprio logo o marchio che identifichi in modo inequivocabile il centro stesso.
I controlli del centro di trasformazione sono obbligatori e devono riguardare (in ogni caso almeno un controllo per ogni giorno di lavorazione):
a) barre- su ciascuna fornitura o comunque ogni 90 t;
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b) rotoli- ogni dieci rotoli impiegati.
I controlli devono consistere in prove di trazione e piegamento e devono essere eseguiti dopo il raddrizzamento.
Tutte le prove devono essere eseguite dopo le lavorazioni e le piegature atte a dare ad esse le forme volute per il particolare tipo di impiego
previsto. Il Direttore tecnico di stabilimento curerà la registrazione di tutti i risultati delle prove di controllo interno su apposito registro, di cui
dovrà essere consentita la visione a quanti ne abbiano titolo.
Controlli in cantiere
I controlli di accettazione in cantiere sono obbligatori, e saranno effettuati entro 30 giorni dalla data di consegna del materiale e
devono essere campionati nell’ambito di ciascun lotto di spedizione e di ogni singolo stabilimento (come indicato sul marchio e
relativa documentazione di accompagnamento), con le seguenti modalità:
si sceglieranno 3 spezzoni marchiati e dello stesso diametro in ragione di tutti i diametri utilizzati in cantiere e secondo le indicazioni
del DL;
salvo diversamente ed espressamente indicato nel computo, sarà cura del Committente nominare il laboratorio incaricato
(qualificato) di effettuare il prelievo e successive prove sui suddetti saggi;
il prelievo dei campioni va effettuato alla presenza del Direttore dei Lavori o di tecnico di sua fiducia (direttore operativo e/o ispettore
di cantiere) che deve assicurare, mediante sigle, etichettature indelebili, ecc., che i campioni inviati per le prove al laboratorio
incaricato siano effettivamente quelli da lui prelevati.
gli esiti delle prove saranno determinati a cura del laboratorio incaricato, che indicherà almeno i valori delle tensioni di snervamento e
rottura fy e ft, l’allungamento Agt oltre che gli esiti delle prove di piegamento.
Le domande di prove ai laboratori ufficiali dovranno essere sottoscritte dal Direttore dei Lavori e contengono indicazioni sulla fornitura di
appartenenza.
I valori di resistenza ed allungamento di ciascun campione vanno accertati in accordo con il punto 11.3.2.3 del D.M. 14/01/2008 (che riguarda
l'applicazione della nella norma UNI EN ISO 15630-1: 2004 e s.m.i.). Tali valori devono essere noti sempre e comunque prima della messa in
opera del prodotto riferiti ad uno stesso diametro, e per poter essere accettati devono essere compresi fra i valori massimi e minimi riportati
nella tabella seguente:
Non sono ammesse prove in cantiere.
Se un risultato è minore del valore, sia il provino che il metodo di prova devono essere esaminati attentamente. Se nel provino è presente un
difetto o si ha ragione di credere che si sia verificato un errore durante la prova, il risultato della prova stessa deve essere ignorato. In questo
caso, a spese dell'appaltatore, occorrerà prelevare e saggiare un ulteriore (singolo) provino. Se i tre risultati validi della prova sono maggiori o
uguali del prescritto valore di accettazione, il lotto consegnato deve essere considerato conforme.
Se i criteri sopra riportati non sono soddisfatti, a spese dell'appaltatore, 10 ulteriori provini devono essere prelevati e saggiati da prodotti diversi
del lotto in presenza del produttore o suo rappresentante che potrà anche assistere all’esecuzione delle prove presso un laboratorio incaricato. Il
lotto deve essere considerato conforme se la media dei risultati sui 10 ulteriori provini è maggiore del valore caratteristico e i singoli valori sono
compresi tra il valore minimo e il valore massimo secondo quanto sopra riportato in tabella. In caso contrario il lotto deve essere respinto e il
risultato segnalato al Servizio Tecnico Centrale.
I certificati emessi dai laboratori devono obbligatoriamente contenere almeno:
l’identificazione del laboratorio che rilascia il certificato;
un'identificazione univoca del certificato (numero di serie e data di emissione) e di ciascuna sua pagina, oltre al numero totale di
pagine;
l’identificazione del committente dei lavori in esecuzione e del cantiere di riferimento;
il nominativo del Direttore dei Lavori che richiede la prova;
la descrizione e l’identificazione dei campioni da provare;
la data di ricevimento dei campioni e la data di esecuzione delle prove;
l’identificazione delle specifiche di prova o la descrizione del metodo o procedura adottata, con l’indicazione delle norme di
riferimento per l’esecuzione della stessa;
le dimensioni effettivamente misurate dei campioni;
i valori delle grandezze misurate e l’esito delle prove di piegamento;
l’indicazione del marchio identificativo rilevato a cura del laboratorio incaricato dei controlli, sui campioni da sottoporre a prove.
Ove i campioni fossero sprovvisti marchio, oppure il marchio non dovesse rientrare fra quelli depositati presso il Servizio Tecnico Centrale, le
certificazioni emesse dal laboratorio non possono assumere valenza ai sensi delle attuali norme e di ciò ne deve essere fatta esplicita menzione
sul certificato stesso.
Il Direttore dei Lavori prima della messa in opera, verifica quanto sopra indicato e rifiuta le eventuali forniture non conformi, ferme restando le
responsabilità del produttore.
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Tutti i prodotti forniti in cantiere dopo l’intervento di un trasformatore devono essere accompagnati da idonea documentazione, che
identifichi in modo inequivocabile il centro di trasformazione stesso.
Ogni fornitura in cantiere di elementi presaldati, presagomati o preassemblati forniti in cantiere dopo l’intervento di un trasformatore deve
essere accompagnata:
1.
da dichiarazione, su documento di trasporto, degli estremi dell’attestato di avvenuta dichiarazione di attività, rilasciato dal Servizio
Tecnico Centrale, recante il logo o il marchio del centro di trasformazione;
2. dall’attestazione inerente l’esecuzione delle prove di controllo interno fatte eseguire dal Direttore Tecnico del centro di trasformazione,
con l’indicazione dei giorni nei quali la fornitura è stata lavorata.
Qualora il Direttore dei Lavori lo richieda, all’attestazione di cui sopra potrà seguire copia dei certificati relativi alle prove effettuate nei giorni in
cui la lavorazione è stata effettuata.
Il Direttore dei Lavori verifica quanto sopra indicato e rifiuta le eventuali forniture non conformi, ferme restando le responsabilità del centro di
trasformazione.
Tale documentazione di cui sopra dovrà essere prodotta su semplice richiesta anche al collaudatore, che riporterà, nel Certificato di collaudo, gli
estremi nel centro di trasformazione che ha fornito l’eventuale materiale lavorato.
Le forniture effettuate da un commerciante intermedio devono essere accompagnate da copia dei documenti rilasciati dal Produttore e
completati con il riferimento al documento di trasporto del commerciante stesso.
Qualora la fornitura, di elementi sagomati o assemblati, provenga da un Centro di trasformazione, il Direttore dei Lavori, dopo essersi accertato
preliminarmente che il suddetto Centro di trasformazione sia in possesso di tutti i requisiti, può recarsi presso il medesimo centro di
trasformazione ed effettuare in stabilimento tutti i controlli di accettazione. In tal caso il prelievo dei campioni viene effettuato dal Direttore
tecnico del centro di trasformazione secondo le disposizioni del Direttore dei Lavori; quest’ultimo deve assicurare, mediante sigle, etichettature
indelebili, ecc., che i campioni inviati per le prove al laboratorio incaricato siano effettivamente quelli da lui prelevati, nonché sottoscrivere la
relativa richiesta di prove.
La domanda di prove al Laboratorio autorizzato deve essere sottoscritta dal Direttore dei Lavori e deve contenere indicazioni sulle strutture
interessate da ciascun prelievo.
In caso di mancata sottoscrizione della richiesta di prove da parte del Direttore dei Lavori, le certificazioni emesse dal laboratorio non possono
assumere valenza legale e di ciò ne deve essere fatta esplicita menzione sul certificato stesso.
Il controllo in cantiere è obbligatorio sia per acciai non controllati in stabilimento sia per acciai controllati.
Le armature devono essere messe in opera secondo le posizioni, le prescrizioni e le indicazioni dei disegni e documenti progettuali.
Devono inoltre essere rispettate:
le tolleranze di posizionamento definite nella documentazione progettuale;
lo spessore del copriferro specificato negli stessi elaborati.
Controlli sulle reti e tralicci elettrosaldati di armatura ordinarie
Controlli in stabilimento di produzione
Vale quanto riportato ai controlli su barre e rotoli, e con riferimento a quanto desumibile al punto 11.3.2.11.1del D.M. 14/01/2008 inerente i
controlli sistematici.
Controlli in centri di trasformazione
Vale quanto riportato ai controlli su barre e rotoli.
Controlli in cantiere
I controlli sono obbligatori e devono essere effettuati su tre saggi ricavati da tre diversi pannelli, nell’ambito di ciascun lotto di spedizione.
Qualora uno dei campioni sottoposti a prove di accettazione non soddisfi i requisiti previsti nelle norme tecniche relativamente ai valori di
snervamento, resistenza a trazione del filo, allungamento, rottura e resistenza al distacco, il prelievo e la prova, a spese dell'appaltatore, relativo
all’elemento di cui trattasi va ripetuto su un altro elemento della stessa partita. Il nuovo prelievo sostituisce quello precedente a tutti gli effetti.
Un ulteriore risultato negativo comporta il prelievo di nuovi saggi, a spese dell'appaltatore, secondo la procedura di cui al § 11.3.2.11.4 del D.M.
14/01/208.
3.3
CALCESTRUZZI
GENERALITA' E CONTROLLO DEL CLS IN OPERA
Il calcestruzzo è caratterizzato almeno dalla classe di resistenza, dalla classe di consistenza e dal diametro massimo dell’aggregato, di cui agli
allegati progettuali. La classe di resistenza è contraddistinta dai valori caratteristici delle resistenze cubica Rck e/o cilindrica fck a compressione
uniassiale, misurate su provini normalizzati e cioè rispettivamente su cilindri di diametro 150 mm e di altezza 300 mm e su cubi di spigolo 150
mm. Al fine delle verifiche sperimentali i provini prismatici di base 150´150 mm e di altezza 300 mm sono equiparati ai cilindri di cui sopra.
Al fine di ottenere le prestazioni richieste, valgono le indicazioni in merito alla composizione della miscela, compresi gli eventuali additivi, ai
processi di maturazione ed alle procedure di posa in opera, facendo utile riferimento alla norma UNI ENV 13670-1:2001 ed alle Linee
Guida per la "messa in opera del calcestruzzo strutturale e per la valutazione delle caratteristiche meccaniche del calcestruzzo" pubblicate dal
Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, norme UNI EN 206-1: 2006).
La resistenza caratteristica a compressione è definita come la resistenza per la quale si ha il 5% di probabilità di trovare valori inferiori. La
resistenza caratteristica è dedotta da prove su provini come sopra descritti, confezionati e stagionati come specificato al § 11.2.4 del D.M.
14/01/2008, eseguite a 28 giorni di maturazione. Si dovrà tener conto degli effetti prodotti da eventuali processi accelerati di maturazione. In tal
caso potranno essere indicati altri tempi di maturazione a cui riferire le misure di resistenza ed il corrispondente valore caratteristico.
Il conglomerato per il getto delle strutture di un’opera o di parte di essa si considera omogeneo se confezionato con la stessa miscela e prodotto
con medesime procedure.
Nel cantiere in esame non è ammesso l'utilizzo di calcestruzzi proiettati.
Il controllo sul cls. si articola nelle seguenti fasi:
valutazione preliminare della resistenza, prima dell’inizio della costruzione delle opere;
controllo di produzione, durante la produzione del calcestruzzo stesso;
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-
controllo di accettazione da eseguire sul calcestruzzo prodotto durante l’esecuzione dell’opera, con prelievo effettuato
contestualmente al getto dei relativi elementi strutturali;
prove complementari: se necessarie, a complemento delle prove di accettazione.
Le prove di accettazione e le eventuali prove complementari, sono ammesse solo se eseguite e certificate dai laboratori di cui all’art. 59 del DPR
n. 380/2001.
Un prelievo consiste nel prelevare dagli impasti, al momento della posa in opera ed alla presenza del Direttore dei Lavori o di persona di sua
fiducia, il calcestruzzo necessario per la confezione di un gruppo di due provini.
La media delle resistenze a compressione dei due provini di un prelievo rappresenta la “Resistenza di prelievo” che costituisce il valore mediante
il quale vengono eseguiti i controlli del calcestruzzo.
È obbligo del Direttore dei Lavori prescrivere ulteriori prelievi rispetto al numero minimo, di cui ai successivi paragrafi, tutte le volte che
variazioni di qualità e/o provenienza dei costituenti dell’impasto possano far presumere una variazione di qualità del calcestruzzo stesso, tale da
non poter più essere considerato omogeneo.
Per la preparazione, la forma, le dimensioni e la stagionatura dei provini di calcestruzzo vale quanto indicato nelle norme UNI EN 123901:2002 e UNI EN 12390-2:2002.
Circa il procedimento da seguire per la determinazione della resistenza a compressione dei provini di calcestruzzo vale quanto indicato nelle
norme UNI EN 12390-3:2003 e UNI EN 12390-4:2002.
Circa il procedimento da seguire per la determinazione della massa volumica vale quanto indicato nella norma UNI EN 12390-7:2002.
Dopo la miscelazione il calcestruzzo è trasportato a piè d’opera, gettato nelle casseforme, compattato e sottoposto a finitura. Particolare cura
andrà posta alla lavorabilità dell’impasto, con particolare riguardo quindi alla consistenza (facilità con cui il calcestruzzo può essere fatto
scorrere) e coesione (stabilità dell’impasto nei riguardi della segregazione e dell’essudamento).
La consistenza dell’impasto deve essere tale da permettere il trasporto e la messa in opera del calcestruzzo con sufficiente facilità, senza che si
verifichino fenomeni di segregazione. La classe di consistenza ottimale si valuta nel rispetto delle seguenti norme:
- Prove sul calcestruzzo fresco - cedimento al cono (UNI EN 12350-2)
- Prove sul calcestruzzo fresco - spandimento (UNI EN 12350-3)
- Prove sul calcestruzzo fresco - compattabilità (UNI EN 12350-4)
- Prove sul calcestruzzo fresco - tempo d’assestamento (UNI EN 12350-5).
Il cls. preconfezionato, relativo trasporto e controllo del calcestruzzo si dovrà applicare la norma UNI 7163 - Calcestruzzo preconfezionato.
Per calcestruzzo confezionato con processo industrializzato si intende quello prodotto mediante impianti, strutture e tecniche organizzate sia in
cantiere sia in uno stabilimento esterno al cantiere stesso.
Gli impianti per la produzione con processo industrializzato del calcestruzzo devono essere idonei ad una produzione costante, disporre di
apparecchiature adeguate per il confezionamento, nonché di personale esperto e di attrezzature idonee a provare, valutare e mantenere la
qualità del prodotto.
Gli impianti devono dotarsi di un sistema permanente di controllo interno della produzione allo scopo di assicurare che il prodotto risponda ai
requisiti previsti dalle presenti norme e che tale rispondenza sia costantemente mantenuta fino all’impiego.
Il sistema di controllo della produzione di calcestruzzo confezionato con processo industrializzato in impianti di un fornitore, predisposto in
coerenza con la norma UNI EN ISO 9001:2000, deve fare riferimento alle specifiche indicazioni contenute nelle Linee guida sul
calcestruzzo preconfezionato elaborato dal Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei LL.PP.
Detto sistema di controllo deve essere certificato da organismi terzi indipendenti che operano in coerenza con la norma UNI CEI EN ISO/IEC
17021:2006 e s.m.i.,
I documenti che accompagnano in cantiere ogni fornitura di calcestruzzo confezionato con processo industrializzato devono indicare gli estremi
di tale certificazione.
Il Direttore dei Lavori, è tenuto a verificare quanto sopra indicato ed a rifiutare le eventuali forniture provenienti da impianti non conformi;
dovrà comunque effettuare le prove di accettazione previste al § 11.2.5 del D.M. 14/01/2008 e ricevere, prima dell’inizio della fornitura, copia
della certificazione del controllo di processo produttivo.
Per produzioni di calcestruzzo inferiori a 1500 mc di miscela omogenea, effettuate direttamente in cantiere, mediante processi di produzione
temporanei e non industrializzati, la stessa deve essere confezionata sotto la diretta responsabilità del costruttore. Il Direttore dei Lavori deve
avere, prima dell’inizio delle forniture, evidenza documentata dei criteri e delle prove che hanno portato alla determinazione della resistenza
caratteristica di ciascuna miscela omogenea di conglomerato, così come indicato al § 11.2.3 del D.M. 14/01/2008.
Prelievi
I prelievi per il controllo della composizione dei getti dovranno essere effettuati secondo la norma UNI 6126 - Prelevamento di campioni di
calcestruzzo in cantiere.
Le domande di prove ai laboratori ufficiali dovranno essere sottoscritte dal Direttore dei Lavori e dovranno contenere precise indicazioni sulla
ubicazione del prelievo.
Valutazione preliminare della resistenza
Il costruttore, prima dell’inizio della costruzione di un’opera, deve effettuare idonee prove preliminari di studio, per ciascuna miscela omogenea
di calcestruzzo da utilizzare, al fine di ottenere le prestazioni richieste dal progetto.
Il costruttore resta comunque responsabile della qualità del calcestruzzo, che sarà controllata dal Direttore dei Lavori, secondo le procedure di
cui al § 11.2.5 del D.M. 14/01/20008.
Controlli di accettazione
Il Direttore dei Lavori ha l’obbligo di eseguire controlli sistematici in corso d’opera per verificare la conformità delle caratteristiche del
calcestruzzo messo in opera rispetto a quello stabilito dal progetto e sperimentalmente verificato in sede di valutazione preliminare
Le “Nuove Norme tecniche per le Costruzioni” (D.M. 14.01.2008 - p.11.2.5) prevedono le modalità e l’effettuazione dei controllo di accettazione
del calcestruzzo in relazione alla resistenza caratteristica a compressione prescritta progettuale.
Qualora i valori di resistenza a compressione dei provini prelevati durante il getto non soddisfino i criteri di accettazione della classe di
resistenza caratteristica prevista nel progetto, o qualora sorgano dubbi sulla qualità del calcestruzzo, è facoltà del Direttore dei Lavori richiedere
l’effettuazione di prove direttamente sulle strutture. In questi casi si dovrà tenere nel debito conto gli effetti che sui prelievi in opera hanno avuto
20
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la posa in opera e la stagionatura del calcestruzzo, per tale ragione la verifica od il prelievo del calcestruzzo indurito non può essere sostitutivo
dei controlli d’accettazione da eseguirsi su provini prelevati e stagionati in conformità alle relative norme UNI.
La conformità della resistenza non implica necessariamente la conformità nei riguardi della durabilità o di altre caratteristiche specifiche del
calcestruzzo messo in opera, analogamente la non conformità della resistenza valutata in una posizione non implica la non conformità di tutto
il calcestruzzo messo in opera.
Il controllo di base, per l’accettazione del calcestruzzo in cantiere, deve soddisfare le prescrizioni di cui allo specifico paragrafo “Controlli di
accettazione” riportato nelle vigenti Norme Tecniche emanate dal Ministero delle Infrastrutture. Le prove da effettuare ai fini dell’accettazione
devono essere eseguite in conformità alle norme UNI EN 12350 - 1 per quanto attiene il campionamento, ed alle norme UNI EN 12390, nelle
varie parti, per quanto attiene il confezionamento e la stagionatura dei provini, nonché le relative prove di resistenza a compressione.
Per la preparazione dei provini si farà riferimento alle norme s.m.i.:
-
UNI 6127
UNI 6130/1° e 2°
UNI 6131
Provini di calcestruzzo - Preparazione e stagionatura
Provini di calcestruzzo per prove di resistenza meccanica - Forme e dimensioni - Casseforme
Prelevamento campioni di calcestruzzo già indurito e preparazione provini.
Il prelievo dei provini per il controllo di accettazione va eseguito alla presenza del Direttore dei Lavori o di un tecnico di sua fiducia che provvede
alla redazione di apposito verbale di prelievo e dispone l’identificazione dei provini mediante sigle, etichettature indelebili, ecc.; la certificazione
effettuata dal laboratorio prove materiali deve riportare riferimento a tale verbale.
La domanda di prove al laboratorio deve essere sottoscritta dal Direttore dei Lavori e deve contenere precise indicazioni sulla posizione delle
strutture interessate da ciascun prelievo.
Le prove non richieste dal Direttore dei Lavori non possono fare parte dell’insieme statistico che serve per la determinazione della resistenza
caratteristica del materiale.
Le prove a compressione vanno eseguite conformemente alle norme UNI EN 12390-3:2003.
I certificati di prova emessi dai laboratori devono contenere almeno:
l’identificazione del laboratorio che rilascia il certificato;
un'identificazione univoca del certificato (numero di serie e data di emissione) e di ciascuna sua pagina, oltre al numero totale di
pagine;
l’identificazione del committente dei lavori in esecuzione e del cantiere di riferimento;
il nominativo del Direttore dei Lavori che richiede la prova;
la descrizione, l’identificazione e la data di prelievo dei campioni da provare;
la data di ricevimento dei campioni e la data di esecuzione delle prove;
l’identificazione delle specifiche di prova o la descrizione del metodo o procedura adottata, con l’indicazione delle norme di
riferimento per l’esecuzione della stessa;
le dimensioni effettivamente misurate dei campioni provati, dopo eventuale rettifica;
le modalità di rottura dei campioni;
la massa volumica del campione;
i valori di resistenza misurati.
Per gli elementi prefabbricati di serie, realizzati con processo industrializzato, sono valide le specifiche indicazioni di cui al § 11.8.3.1 del D.M.
14/01/2008.
L’opera o la parte di opera non conforme ai controlli di accettazione non può essere accettata finché la non conformità non è stata
definitivamente rimossa dal costruttore, il quale deve procedere ad una verifica delle caratteristiche del calcestruzzo messo in opera mediante
l’impiego di altri mezzi d’indagine, secondo quanto prescritto dal Direttore dei Lavori e conformemente a quanto indicato nel § 11.2.6 del D.M.
14/01/2008. Qualora gli ulteriori controlli confermino i risultati ottenuti, si dovrà procedere ad un controllo teorico e/o sperimentale della
sicurezza della struttura interessata dal quantitativo di calcestruzzo non conforme, sulla base della resistenza ridotta del calcestruzzo.
Ove ciò non fosse possibile, ovvero i risultati di tale indagine non risultassero soddisfacenti si può dequalificare l’opera, eseguire lavori di
consolidamento ovvero demolire l’opera stessa.
I “controlli di accettazione” sono obbligatori ed il collaudatore è tenuto a controllarne la validità, qualitativa e quantitativa; ove ciò non fosse, il
collaudatore è tenuto a far eseguire delle prove che attestino le caratteristiche del calcestruzzo, seguendo la medesima procedura che si applica
quando non risultino rispettati i limiti fissati dai “controlli di accettazione”.
Prove complementari
Nel caso in cui le resistenze a compressione dei provini prelevati durante il getto non soddisfino i criteri di accettazione della classe di resistenza
caratteristica prevista nel progetto, oppure sorgano dubbi sulla qualità e rispondenza del calcestruzzo ai valori di resistenza determinati nel
corso della qualificazione della miscela, oppure si renda necessario valutare a posteriori le proprietà di un calcestruzzo precedentemente messo
in opera, si può procedere ad una valutazione delle caratteristiche di resistenza attraverso una serie di prove sia distruttive che non distruttive.
Tali prove non devono, in ogni caso, intendersi sostitutive dei controlli di accettazione.
Il valor medio della resistenza del calcestruzzo in opera (definita come resistenza strutturale) è in genere inferiore al valor medio della resistenza
dei prelievi in fase di getto maturati in condizioni di laboratorio (definita come resistenza potenziale). È accettabile un valore medio della
resistenza strutturale, misurata con tecniche opportune (distruttive e non distruttive) e debitamente trasformata in resistenza cilindrica o
cubica, non inferiore all’85% del valore medio definito in fase di progetto. Per la modalità di determinazione della resistenza strutturale si potrà
fare utile riferimento alle norme UNI EN 12504-1:2002, UNI EN 12504-2:2001, UNI EN 12504-3:2005, UNI EN 12504- 4:2005
nonché alle Linee Guida per la messa in opera del calcestruzzo strutturale e per la valutazione delle caratteristiche meccaniche del calcestruzzo
pubblicate dal Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
La stima della resistenza in situ dalla struttura può essere richiesta dalla D.L., solo se ricorre, nelle fattispecie uno dei seguenti casi:
riduzione palese della capacità resistente di elementi strutturali;
azioni ambientali intercorsi (sisma, vento, neve e temperatura) che abbiano compromesso la capacità resistente della struttura;
verificarsi di azioni eccezionali intercorsi (urti, incendi, esplosioni) significative;
distorsioni significative imposte da deformazioni del terreno di fondazione;
provati errori di progetto o esecuzione;
cambio momentaneo della destinazione d’uso della costruzione o di parti di essa, con variazione significativa dei carichi variabili;
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In tal caso tutte le operazioni sono pianificate dalla D.L. sentito il collaudatore e saranno eseguite a cura e spese dell'Appaltatore.
Le aree di prova ed i punti di prova, da cui devono essere estratti i campioni o sulle quali saranno eseguite le prove, devono essere
preventivamente identificati e selezionati in relazione agli obiettivi direttamente dalla D.L..
La dimensione e la localizzazione dei punti di prova dipendono dal metodo prescelto, mentre il numero di prove da effettuare dipende
dall’affidabilità desiderata nei risultati.
La definizione e la divisione in regioni di prova, di una struttura, presuppongono che i prelievi o i risultati di una regione appartengano
statisticamente e qualitativamente ad una medesima popolazione di calcestruzzo. Nella scelta dei siti di prelievo o di prova, si deve tener conto
che in ogni struttura, eseguita con getto continuo, la resistenza del calcestruzzo in opera diminuisce progressivamente dal basso verso l’alto.
Nel caso in cui si voglia valutare la capacità portante di una struttura, le regioni di prova devono essere concentrate nelle zone più sollecitate
dell’edificio, mentre nel caso in cui si voglia valutare il tipo o l’entità di un danno, le regioni di prova devono essere concentrate nelle zone dove si
è verificato il danno o si suppone sia avvenuto; in quest’ultimo caso, per poter effettuare un confronto, è opportuno saggiare anche una zona non
danneggiata. Le aree e le superfici di prova vanno predisposte in relazione al tipo di prova che s’intende eseguire, facendo riferimento al fine cui
le prove sono destinate, alle specifiche norme UNI, e alle indicazioni del produttore dello strumento di prova.
In linea di massima e salvo quanto sopra indicato, le aree di prova devono essere prive sia di evidenti difetti (vespai, vuoti, occlusioni, …) che
possano inficiare il risultato e la significatività delle prove stesse sia di materiali estranei al calcestruzzo (intonaci, collanti, impregnanti, …), sia
di polvere ed impurità in genere. L’eventuale presenza di materiale estraneo e/o di anomalie sulla superficie deve essere registrata sul verbale di
prelievo e/o di prova.
In relazione alla finalità dell’indagine, i punti di prelievo o di prova possono essere localizzati in modo puntuale, per valutare le proprietà di un
elemento oggetto d’indagine, o casuale, per valutare una partita di calcestruzzo indipendentemente dalla posizione.
In quest’ultimo caso il campionamento dovrebbe essere organizzato in modo da stimare tutta la “popolazione” del calcestruzzo costituente il
lotto.
Tali prove non possono però essere sostitutive dei “controlli di accettazione” che vanno riferiti a provini confezionati e maturati secondo le
prescrizioni precedenti.
I risultati di tali prove potranno servire al Direttore dei Lavori od al collaudatore per formulare un giudizio sul calcestruzzo in opera qualora non
sia rispettato il “controllo di accettazione”.
COMPOSIZIONE DEL CLS
Leganti
Devono impiegarsi esclusivamente i leganti idraulici previsti dalle disposizioni vigenti in materia, dotati di certificato di conformità - rilasciato
da un organismo europeo notificato - ad una norma armonizzata della serie UNI EN 197 ovvero ad uno specifico Benestare Tecnico Europeo
(ETA), purché idonei all’impiego previsto nonchè, per quanto non in contrasto, conformi alle prescrizioni di cui alla Legge 26/05/1965 n.595.
È escluso l’impiego di cementi alluminosi.
Qualora il calcestruzzo risulti esposto a condizioni ambientali chimicamente aggressive si devono utilizzare cementi per i quali siano prescritte,
adeguate proprietà di resistenza ai solfati e/o al dilavamento o ad eventuali altre specifiche azioni aggressive.
Aggregati
Sono idonei alla produzione di calcestruzzo per uso strutturale gli aggregati ottenuti dalla lavorazione di materiali naturali, artificiali, ovvero
provenienti da processi di riciclo conformi alla norma europea armonizzata UNI EN 12620 e, per gli aggregati leggeri, alla norma europea
armonizzata UNI EN 13055-1.
Il sistema di attestazione della conformità di tali aggregati, ai sensi del DPR n.246/93 deve essere almeno 2+
È consentito l’uso di aggregati grossi provenienti da riciclo, secondo i limiti di cui alla Tab. 11.2.III del D.M. 14/01/2008, a condizione che la
miscela di calcestruzzo confezionata con aggregati riciclati, venga preliminarmente qualificata e documentata attraverso idonee prove di
laboratorio. Per tali aggregati, le prove di controllo di produzione in fabbrica di cui ai prospetti H1, H2 ed H3 dell’annesso ZA della norma
europea armonizzata UNI EN 12620, per le parti rilevanti, devono essere effettuate ogni 100 tonnellate di aggregato prodotto e, comunque, negli
impianti di riciclo, per ogni giorno di produzione.
Per quanto riguarda gli eventuali controlli di accettazione da effettuarsi a cura del Direttore dei Lavori, questi sono finalizzati almeno alla
determinazione delle caratteristiche tecniche sotto-riportate:
-
descrizione petrografica semplificata,
dimensione dell’aggregato (analisi granulometrica e contenuto dei fini),
indice di appiattimento,
dimensione per il filler,
forma dell’aggregato grosso (per aggregato proveniente da riciclo)
Dovranno corrispondere alle prescrizioni di progetto e/o della D.L. e dovranno essere conformi alle norme UNI dalla 7101 alla 8520-22° del
gruppo 400 - Aggregati, agenti espansivi ed additivi per impasti cementizi. Le prove saranno esclusivamente a carico dell'Appaltatore.
Aggiunte ed additivi
Nei calcestruzzi è ammesso l’impiego di aggiunte, in particolare di ceneri volanti, loppe granulate d’altoforno e fumi di silice, purché non ne
vengano modificate negativamente le caratteristiche prestazionali. Questi devono essere preventivamente autorizzati dalla D.L.
Le ceneri volanti devono soddisfare i requisiti della norma europea armonizzata UNI EN 450-1. Per quanto riguarda l’impiego si potrà fare utile
riferimento ai criteri stabiliti dalle norme UNI EN 206-1:2006 ed UNI 11104:2004.
I fumi di silice devono soddisfare i requisiti della norma europea armonizzata UNI EN 13263-1.
Gli additivi devono essere conformi alla norma europea armonizzata UNI EN 934-2.
Acqua di impasto
L’acqua di impasto, ivi compresa l’acqua di riciclo, dovrà essere conforme alla norma UNI EN 1008: 2003.
Prodotti filmogeni
Dovranno essere sottoposti all'approvazione della D.L. ed essere conformi alle norme UNI della 8656 alla 8660 del gruppo 400 e s.m.i. Prodotti filmogeni di protezione del calcestruzzo.
Disarmanti
Dovranno essere sottoposti all'approvazione della D.L. ed essere conformi alla norma UNI 8866 1° e 2° del gruppo 400 come
precedentemente titolato.
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Conservazione dei componenti
Il cemento deve essere conservato in luogo asciutto od in contenitori chiusi. Durante la conservazione nei sili si dovranno adottare tutte le
precauzioni necessarie per evitare fenomeni di condensazioni all'interno degli stessi.
I diversi tipi di cemento devono essere conservati in contenitori separati, facilmente riconoscibili, in modo da impedire errori di utilizzazione.
In caso di lunga permanenza del legante nei sili o nei locali di deposito si dovranno predisporre opportune verifiche di laboratorio atte ad
accertare il mantenimento delle caratteristiche originali del prodotto.
Gli inerti devono essere conservati in luoghi puliti, su di un piano di calcestruzzo opportunamente inclinato, al fine di evitare qualsiasi ristagno
d'acqua. Sono comunque proibiti i depositi su terra e controterra. Le diverse classi granulometriche, così come gli inerti di categorie diverse,
devono essere conservati separatamente, evitando ogni possibile miscelazione.
La sabbia deve essere "viva" con grani assortiti da 0 a 7 mm di diametro, scricchiolante alla mano, pulita, priva di materie organiche, melmose e
salsedine.
La ghiaia deve essere assortita con elementi fino a 30 mm di diametro per calcestruzzi comuni, fino a 100 mm di diametro per calcestruzzo da
fondazioni o grandi getti. Le ghiaie devono anch'esse essere pulite e prive di materiale organico e salsedine.
L'assortimento granulometrico dell'aggregato dovrà avere una composizione tale per cui la relativa curva granulometrica risulti compresa fra le
due curve limite confermate come favorevoli dall'esperienza e riportate sui manuali di uso corrente e nella norma UNI 7163-72.
Per le acque non provenienti dai normali impianti di distribuzione di acqua potabile si dovrà stabilirne l'idoneità mediante gli esami necessari
per stabilire la presenza di sostanze con influenza negativa sui fenomeni di presa e indurimento del calcestruzzo.
L'acqua dovrà essere comunque limpida, incolore, inodore, sotto agitazione non dovrà dare luogo a formazione di schiume persistenti.
Qualora l'acqua alla vista si presentasse torbida, potrà essere utilizzata solo dopo la necessaria permanenza in un serbatoio di decantazione.
L'acqua non potrà essere accettata nel caso contenga più di 500 mg/dm3 di solfati e 300 mg/dm3 di cloruri.
Confezionamento
Gli inerti dovranno essere prelevati in modo costante ed uniforme per garantirne l'umidità e la granulometria. In nessun caso gli inerti potranno
contenere neve o ghiaccio.
Il cemento sfuso dovrà essere contenuto in sili con il caricamento in alto e lo svuotamento per gravità in basso.
L'acqua all'immissione dovrà avere una temperatura compresa tra 0° e 40°.
La miscelazione degli elementi dovrà avvenire con il seguente ciclo: inerti, cemento, acqua, additivi.
Potrà essere effettuata meccanicamente, oppure con mezzi che garantiscano l'omogeneità del calcestruzzo.
Nel caso di autobetoniere la miscelazione deve essere eseguita in un'unica fase con automezzo fermo ed alla massima velocità indicata dalla casa
produttrice del contenitore. Il numero di giri totali non dovrà essere inferiore a 50.
TRASPORTO
Il trasporto del calcestruzzo, dal sito di confezione al luogo d’impiego, deve essere effettuato con mezzi adeguati ad evitare la segregazione e/o il
danneggiamento del conglomerato: il calcestruzzo deve essere trasportato dal luogo di fabbricazione al luogo d'impiego in condizioni tali da
evitare possibili segregazioni tra i componenti dell'impasto e la perdita di uno qualunque degli elementi costituenti della miscela (in particolare
un'eccessiva evaporazione dell'acqua) o l'intrusione di materie estranee.
Ogni volta che si tema il pericolo di una segregazione degli elementi, si consiglia l'impiego di calcestruzzi a consistenza plastica o fluida ed una
granulometria accuratamente studiata con una maggiore percentuale della parte fine (cemento e sabbia); è consigliato l'uso di opportuni additivi
per ottenere un calcestruzzo di buona lavorabilità e non segregabile. Tali accorgimenti devono essere prioritariamente accettati dalla DL.
Sono ammessi sistemi per il trasporto del calcestruzzo quali: l’autobetoniera, la benna, l’autocarro cassonato e il nastro trasportatore.
Diversi sistemi dovranno essere opportunamente comunicati alla DL
L’autobetoniera è ammessa per il trasporto di quasi tutti i tipi di calcestruzzo a condizione che l’impasto sia mantenuto in continuità per un
periodo non superiore alle due ore: il calcestruzzo miscelato non deve segregare. Nel caso di trasporto con mezzi dotati di agitatore oppure con
autobetoniere, pur essendo limitato il rischio di una segregazione, lo scarico del calcestruzzo dovrà avvenire entro 2 ore dalla sua confezione, in
relazione al tipo di cemento, alle caratteristiche dell'impasto ed alle condizioni ambientali.
L’autocarro cassonato e il nastro trasportatore sono ammessi esclusivamente per il trasporto di calcestruzzi a bassa consistenza, con cedimento
al cono di Abrams < 30 mm, (esempio getti massivi).
Il cassone e il nastro trasportatore devono essere sempre protetti per evitare l’evaporazione dell’acqua o il dilavamento in caso di pioggia.
Nel caso di calcestruzzo preconfezionato, per ogni carico di calcestruzzo. l'Appaltatore deve predisporre un documento (vistato dall'Ufficio
della DL) che, deve contenere: la data, ora di confezione , e i tempi d’inizio e fine getto, ora d’arrivo in cantiere, ora d’inizio e di fine scarico, la
classe d’esposizione ambientale, la classe di resistenza caratteristica, il tipo di cemento, la classe del cemento, il rapporto a/c, la dimensione
massima dell'aggregato, la classe di consistenza, i metri cubi trasportati.
Nel caso di calcestruzzo preparato in cantiere, l'Appaltatore deve predisporre un documento similare al precedente (vistato dall'Ufficio
della DL) che, deve contenere almeno la classe di resistenza caratteristica ed i metri cubi trasportati.
L'impresa costruttrice conserva la documentazione nella quale è specificata la struttura a cui il carico di calcestruzzo è stato destinato.
Tale documento deve formare oggetto di controllo e registrazione da parte di chi riceve il calcestruzzo.
L'operazione di trasporto deve terminare prima che abbia inizio il fenomeno di presa.
La movimentazione del calcestruzzo dal mezzo di trasporto al punto di messa in opera può essere effettuata mediante uno dei
seguenti dispositivi: canaletta, benna, nastro trasportatore, pompa. Il mezzo deve essere scelto tenendo in considerazione le caratteristiche del
calcestruzzo allo stato fresco, la distanza tra il punto d’arrivo del mezzo e quello di getto, le condizioni climatiche, la conformazione delle
casseforme e del cantiere, le attrezzature di compattazione disponibili e la velocità d’avanzamento prevista.
Al fine di ottenere una corretta messa in opera, la canaletta deve avere pendenza e lunghezza compatibili con la classe di consistenza del
calcestruzzo. Le autobetoniere devono essere attrezzate con canalette che consentono la distribuzione diretta del calcestruzzo entro il raggio
d’alcuni metri. E’ opportuno che, per proteggere il calcestruzzo dal rapido essiccamento, che la canaletta sia protetta dal vento e dal sole. Per
evitare la segregazione del calcestruzzo, all’atto dello scarico e nell’eventuale passaggio da una canaletta all’altra, deve essere predisposta una
tramoggia che accompagna la discesa del calcestruzzo in direzione verticale (caduta libera del calcestruzzo sempre minore di 50 cm). La
canaletta deve essere sempre accuratamente ripulita al termine di ogni operazione di scarico. Per motivi di sicurezza, le canalette delle
autobetoniere devono essere opportunamente vincolate in modo da evitare gli spostamenti laterali, i sostegni della canaletta di cantiere devono
essere idonee a sopportare il carico statico e dinamico del calcestruzzo.
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La benna deve permettere di movimentare quantità ridotte di calcestruzzo in punti dislocati in modo disperso nella struttura in costruzione.
Questa soluzione è tassativa nei casi in cui si operi a quote elevate rispetto al piano di consegna del calcestruzzo (sempreché sia installata una
gru). Per accompagnare il calcestruzzo entro le casseforme delle strutture verticali, evitando la caduta libera che provoca la segregazione, è
consigliabile l’impiego di un tubo getto che, immerso nella superficie del calcestruzzo fresco, ne permetta l’immissione dal basso o, in
alternativa, l’applicazione alla bocca di scarico della benna di un tubo di gomma flessibile, avente diametro di 15 – 20 cm e lunghezza tale da
ridurre la caduta libera del calcestruzzo a meno di 50 cm. Tale accorgimento è particolarmente importante per i calcestruzzi fluidi (consistenza
S4 secondo la norma UNI EN 206-1) e per quelli autocompattanti.
Il trasporto mediante nastro è ammesso a condizione che il calcestruzzo che non segreghi, non essicchi in modo rilevante e non aderisca al
nastro stesso. Il nastro di ritorno, ripulito mediante gli specifici raschia-nastro, deve rimanere liberato dalla malta o pasta cementizia. Per
evitare la segregazione allo scarico è opportuno predisporre, all’estremità del nastro, una tramoggia che permetta lo scarico verticale caduta
libera del calcestruzzo sempre minore di 50 cm).Nel caso in cui sia necessario utilizzare più di un nastro, per evitare la segregazione, è
opportuno inserire una tramoggia per trasferire il calcestruzzo da un nastro all’altro. Per salvaguardare l’omogeneità del calcestruzzo è
necessario stabilire ed ottimizzare la velocità di traslazione e la pendenza del nastro.
Questo tipo di movimentazione è idoneo per calcestruzzi di consistenza plastica (S3) o più rigidi, senza limitazioni per la dimensione massima
dell’aggregato.
Le prestazioni operative delle pompe sono espresse in termini di potenza, portata e pressione massima d’esercizio, che condizionano la possibile
distanza e prevalenza (altezza) di pompaggio del calcestruzzo. Le caratteristiche della pompa (portata, distanza ed altezza di pompaggio) devono
essere prese in considerazione nell’organizzazione del cantiere in modo che il mezzo sia appropriato alle esigenze del getto: tutto ciò sarà a cura
dell'Appaltatore. Le pompe per calcestruzzo, in base alle loro caratteristiche, ammesse sono:
pompe su autocarro, od autocarrate (da utilizzarsi nel caso in cui il braccio idraulico disti al massimo 40m dal punto di posa del
calcestruzzo);
pompe su autobetoniera, o auto-beton-pompe;
pompe carrellate.
All’estremità della tubazione metallica di pompaggio generalmente è inserito un tubo flessibile che facilita la distribuzione del calcestruzzo entro
le casseforme, ma che, di contro, induce una maggiore perdita di carico rispetto a quello metallico. Per motivi di sicurezza si deve evitare di
sottoporre la tubazione flessibile a curve strette, ponendo attenzione ai possibili repentini scuotimenti dovuti ad aumenti della pressione di
pompaggio. Le tubazioni fisse devono essere disposte secondo un tracciato il più lineare possibile, evitando la formazione di curve strette. Per
evitare pericolose espulsioni di calcestruzzo dovute a cedimenti delle tubazioni in pressione, è necessario verificare sistematicamente lo stato
delle tubazioni e, in modo particolare, il loro stato di usura, nonché il corretto fissaggio degli elementi di congiunzione.
Nella stagione estiva è bene proteggere le tubazioni dall’esposizione diretta ai raggi solari in modo da limitarne il riscaldamento.
Prima di iniziare il pompaggio, la superficie interna della tubazione deve essere lubrificata con boiacca cementizia o apposito additivo
compatibile con il calcestruzzo. La boiacca cementizia di lubrificazione non può essere miscelata con il calcestruzzo ed immessa nei casseri.
Affinché l’operazione di pompaggio possa procedere in modo soddisfacente, è necessario che l’impasto sia alimentato in modo continuo, risulti
uniforme, di buona qualità, omogeneamente mescolato e correttamente dosato, con aggregati di adeguato assortimento granulometrico. E’
buona norma prevedere un diametro massimo dell’aggregato non eccedente un quarto del diametro della tubazione e non maggiore di 32 mm. Il
calcestruzzo, spinto dal movimento alterno dei pistoni, deve poter fluire nelle tubazioni senza contraccolpi, in modo continuo. Nel caso in cui, a
seguito delle esigenze di posa in opera, sia necessario interrompere il pompaggio, per impedirne l’intasamento, l’operatore della pompa opera
brevi ed alterni movimenti di spinta ed aspirazione del calcestruzzo. Dopo al max 20 minuti d’interruzione, in relazione alla temperatura
dell'ambiente, è necessario effettuare la pulizia del sistema. É opportuno che, a lato dell’ordine (nelle specifiche) sia segnalata la previsione di
pompare il calcestruzzo. La consistenza ideale del calcestruzzo pompabile è compresa tra S3 – S5; i calcestruzzi più rigidi possono essere
egualmente pompati senza problemi a condizione che abbiano una buona coesione. Nel caso del pompaggio verso il basso, è importante che sia
corretta la composizione del calcestruzzo, giacché la depressione che si forma nel tubo può produrre il risucchio dell’acqua con conseguente
problema d’intasamento. La pompa deve essere disposta, specialmente in condizioni di clima caldo, il più possibile prossima al sito di messa in
opera. Prima d’ogni utilizzo è necessario verificare il funzionamento e l’efficienza di tutte le parti della pompa stessa. La messa in opera
mediante pompa del calcestruzzo alleggerito preparato con argilla espansa richiede particolari avvertenze. L’aggregato leggero deve essere
prematurato con acqua prima della miscelazione con gli altri costituenti. Se l’aggregato non è saturo d’acqua, la pressione elevata che si stabilisce
nella pompa e nelle tubazioni costringe l’acqua a migrare all’interno dei granuli con conseguenti problemi di bloccaggio.
A parità di portata, per il pompaggio dei calcestruzzi autocompattanti, si deve prevedere una maggiore pressione di quella necessaria al
pompaggio dei calcestruzzi ordinari; per non sovraccaricare la pompa è opportuno ridurre la velocità di flusso aumentando la sezione dei tubi.
Nel trasporto per pompaggio, il diametro dei tubi deve essere proporzionato al diametro massimo D dell'inerte usato, adottando un rapporto
(diam. tubo/D) > 3. Onde limitare gli attriti durante il trasferimento, è opportuno scegliere inerti a forma arrotondata.
Per quanto riguarda la confezione, il trasporto e la consegna del calcestruzzo, sia esso preconfezionato o prodotto in cantiere, va fatto riferimento
alle “Linee Guida per la produzione, il trasporto e il controllo del calcestruzzo preconfezionato”, predisposte dal Consiglio
Superiore dei Lavori Pubblici.
VERIFICHE ED OPERAZIONI PRELIMINARI AL GETTO E MESSA IN OPERA
Prima di iniziare la messa in opera del calcestruzzo è necessario compiere le operazioni e verifiche riguardanti almeno: le casseforme, le
strutture di supporto e le armature metalliche.
Al ricevimento del calcestruzzo a piè d’opera è opportuno verificare:
durante il trasporto siano state applicate le precauzioni atte a ridurre la perdita di lavorabilità e ad evitare la segregazione, di cui al
punti precedente;
la corrispondenza tra i requisiti ed i dati riportati nei documenti d’accompagnamento;
l’aspetto del conglomerato fresco.
Nel caso di dubbio sulla conformità a piè d’opera (es. colore, composizione degli aggregati, diametro massimo dell’aggregato) è opportuno
effettuare i necessari controlli. Tali differenze devono essere segnalate al responsabile della produzione del calcestruzzo e, se del caso, danno
origine al rifiuto da parte della DL.
In conformità alle disposizioni vigenti, i controlli sulle caratteristiche del calcestruzzo fresco devono essere effettuati con prelievi a piè d’opera e,
nel caso del calcestruzzo preconfezionato, i controlli devono essere eseguiti al momento dello scarico in contraddittorio ( DL, Appaltatore e
trasportatore).
A tale scopo è obbligatorio eseguire, a pura discrezione della DL, a cura e a spese dell'Appaltatore, (salvo diversamente indicato nel computo
metrico) su un unico campione rappresentativo ottenuto secondo le procedure descritte nella UNI EN 12350-1, le seguenti prove:
misura della consistenza,
confezione dei provini per prove di resistenza (obbligatori),
determinazione della massa volumica ( obbligatori),
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verifica del contenuto d’aria,
controllo del rapporto acqua/cemento.
Il calcestruzzo autocompattante richiede uno specifico controllo delle sue proprietà alla consegna che riguarda la verifica del valore di
scorrimento e quella dell’omogeneità dell’impasto secondo le procedure indicate nella UNI 11040. La tabella seguente riporta lo schema dei
controlli da svolgere sul calcestruzzo fresco, alcuni dei quali sono specificati nella UNI EN 206- 1
Consistenza
La determinazione della consistenza deve essere eseguita immediatamente dopo il prelievo ed almeno una volta al giorno, secondo le modalità
delle norme vigenti in materia (metodo del cono di Abrams).
MESSA IN OPERA E SCARICO DEL CLS
La messa in opera del calcestruzzo comprende le operazioni di movimentazione e getto del materiale nelle apposite casseforme.
Per assicurare la migliore riuscita del getto, la messa in opera del calcestruzzo richiede una serie di verifiche preventive:
controllo casseforme,
controllo dei ferri d’armatura,
organizzazione ed esecuzione delle operazioni di getto, di protezione e di stagionatura del calcestruzzo.
Considerata l’importanza delle operazioni di getto, che riguardano la posa in opera del calcestruzzo e tutte le fasi relative, è necessario stabilire
un programma di verifiche che comprenda almeno:
il coordinamento con la Direzione Lavori, con il progettista, con i laboratori esterni per ispezioni, verifiche, prelievi di
campioni e prove a piè d’opera;
l’istruzione/coordinamento con i fornitori e subappaltatori, per la consegna del calcestruzzo delle caratteristiche prescritte;
nel caso di calcestruzzo preconfezionato, le istruzioni/ordini circa le prestazioni, il programma della fornitura, l’eventuale
necessità della pompa con relative caratteristiche;
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-
l’istruzione agli operatori per organizzare la messa in opera, compattazione e stagionatura del calcestruzzo, in funzione dei
volumi, delle sequenze e degli spessori dei getti, della movimentazione e vibrazione del materiale, della protezione e
stagionatura della struttura, delle condizioni climatiche, nonché delle eventuali superfici di contatto.
L’impresa esecutrice é tenuta a comunicare con dovuto anticipo al Direttore dei Lavori il programma dei getti indicando almeno:
- il luogo di getto
- la struttura interessata dal getto
- la classe di resistenza e di consistenza del calcestruzzo.
I getti hanno inizio solo dopo che il Direttore dei Lavori abbia verificato:
o
la preparazione e rettifica dei piani di posa;
o
la pulizia delle casseforme;
o
la posizione e corrispondenza al progetto delle armature e del copriferro;
o
la posizione delle eventuali guaine dei cavi di precompressione
o
la posizione degli inserti (giunti, ecc.);
o
l’umidificazione a rifiuto delle superfici assorbenti o la stesura del disarmante.
Nel caso di getti contro terra la Dl controlla che siano eseguite, in conformità alle disposizioni di progetto, le seguenti operazioni:
- la pulizia del sottofondo
- la posizione di eventuali drenaggi
- la stesa di materiale isolante e/o di collegamento
Il calcestruzzo deve essere messo in opera nel più breve tempo possibile dopo la sua confezione e, in ogni caso, prima dell'inizio della presa,
stendendolo in strati orizzontali.
Nel caso di getto per caduta libera e per un'altezza che possa provocare la segregazione dei componenti, ad esempio si consiglia l'impiego di
canalette a superficie liscia.
È opportuno che l'altezza di caduta libera del calcestruzzo fresco, indipendentemente dal sistema di movimentazione e getto, non ecceda 50cm e
che lo spessore degli strati orizzontali di calcestruzzo, misurato dopo la vibrazione, non sia maggiore di 30 cm.
Si deve evitare di scaricare il calcestruzzo in cumuli da stendere poi successivamente con l'impiego dei vibratori.
Nei getti in pendenza è opportuno predisporre dei cordolini d’arresto atti ad evitare la formazione di lingue di calcestruzzo tanto sottili da non
poter essere compattate in modo efficace.
Nel caso di getti in presenza d'acqua è opportuno:
adottare gli accorgimenti atti ad impedire che l'acqua dilavi il calcestruzzo e ne pregiudichi la regolare presa e maturazione;
provvedere, con i mezzi più adeguati, alla deviazione dell'acqua e adottare miscele di calcestruzzo, coesive, con caratteristiche
antidilavamento, preventivamente provate ed autorizzate dal Direttore dei Lavori;
utilizzare una tecnica di messa in opera che permetta di gettare il calcestruzzo fresco dentro il calcestruzzo fresco precedentemente
gettato, in modo da far rifluire il calcestruzzo verso l’alto, limitando così il contatto diretto tra l’acqua ed il calcestruzzo fresco in
movimento.
Il calcestruzzo autocompattante deve essere versato nelle casseforme in modo da evitare la segregazione e favorire il flusso attraverso le
armature e le parti più difficili da raggiungere nelle casseforme. L’immissione per mezzo di una tubazione flessibile può facilitare la distribuzione
del calcestruzzo. Se si usa una pompa, una tramoggia o se si fa uso della benna, il terminale di gomma deve essere predisposto in modo che il
calcestruzzo possa distribuirsi omogeneamente entro la cassaforma; per limitare il tenore d’aria occlusa è opportuno che il tubo di scarico
rimanga sempre immerso nel calcestruzzo.
Nel caso di getti verticali ed impiego di pompa, qualora le condizioni operative lo permettano, si suggerisce di immettere il calcestruzzo dal
fondo. Questo accorgimento favorisce la fuoriuscita dell’aria e limita la presenza di bolle d’aria sulla superficie. L’obiettivo è raggiunto fissando
al fondo della cassaforma un raccordo di tubazione per pompa, munito di saracinesca, collegato al terminale della tubazione della
pompa.Indicativamente un calcestruzzo autocompattante ben formulato ha una distanza di scorrimento orizzontale di circa 10 metri; tale
distanza dipende comunque anche dalla densità delle armature.
Durante il getto non si deve modificare la consistenza del calcestruzzo con aggiunte di acqua. La lavorabilità di un calcestruzzo formulato
originariamente con poca acqua, non può essere migliorata aggiungendo acqua: quando necessario possono essere utilizzati degli additivi
fluidificanti o, talvolta, superfluidificanti.
La messa in opera del conglomerato deve avvenire in maniera tale che il calcestruzzo conservi la sua uniformità, evitando il pericolo della
segregazione dei componenti, curando che esso non venga a contatto con strati di polvere o rifiuti di qualsiasi natura e con elementi suscettibili
di assorbire acqua, senza che questi siano stati adeguatamente bagnati prima del getto.
E' essenziale che il getto sia costipato in misura tale da ottenere un calcestruzzo compatto, il riempimento omogeneo e completo dei casseri,
l'avvolgimento delle armature metalliche.
La presa del cemento e l'indurimento del conglomerato devono avvenire in modo da garantire il raggiungimento in opera della voluta resistenza
di progetto, con valori di ritiro contenuti e comunque entro valori ammissibili.
Dopo che ogni singola parte sia stata disarmata, le superfici dei getti, previo benestare della Direzione dei Lavori, andranno regolarizzate in
modo da togliere eventuali risalti e sbavature, riempire i vuoti e riparare parti eventualmente non perfettamente riuscite.
Le superfici faccia a vista dovranno presentare le seguenti caratteristiche:
-
avere un colore uniforme proprio del calcestruzzo solido; non sono consentiti schiarimenti dovuti a separazione della calce, screziature o
corpi estranei;
essere continue, quindi prive di nidi di ghiaia o di sabbia, pori d'aria, zone magre, screpolature di ritiro o di assestamento, danni del gelo o
degli additivi antigelo, scalpellature e fresature, perdite di sabbia in superficie (irruvidimenti), distacchi della pellicola di cemento, presenza
di alghe, funghi, macchie di olio, fuliggine, ruggine e simili, presenza di corrosioni dovute sia agli acidi che all'aggressione di solfati e simili,
ecc.
Le superfici di conglomerato cementizio in relazione al loro grado di finitura, conseguente anche alle classi di casseforme impiegate, possono
essere delle seguenti quattro classi, con i requisiti appresso indicati:
A (speciale);
B (accurata);
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C (ordinaria);
D (grossolana).
Qualora non diversamente e particolarmente disposto le superfici di conglomerato cementizio normale dovranno corrispondere almeno alla
classe B, se faccia a vista alla classe
COSTIPAMENTO
Qualsiasi operazione di costipamento deve essere eseguita prima dell'inizio della presa del calcestruzzo.
La compattazione è il processo mediante il quale le particelle solide del calcestruzzo fresco si serrano tra loro riducendo i vuoti. Tale processo
può essere effettuato mediante: vibrazione, centrifugazione,battitura, assestamento.
I calcestruzzi con classi di consistenza S1 e S2, che allo stato fresco sono generalmente rigidi, richiedono una compattazione più energica dei
calcestruzzi di classe S3 o S4, aventi consistenza plastica o plastica fluida.
Nel predisporre il sistema di compattazione si deve prendere in considerazione la consistenza effettiva del calcestruzzo al momento della messa
in opera che, per effetto della temperatura e della durata di trasporto, può essere inferiore a quella rilevata al termine dell’impasto
Costipamento per vibrazione
La vibrazione consiste nell’imporre al calcestruzzo fresco rapide vibrazioni che fluidificano la malta e drasticamente riducono l’attrito interno
esistente tra gli aggregati. In questa condizione il calcestruzzo si assesta per effetto della forza di gravità, fluisce nelle casseforme, avvolge le
armature ed espelle l’aria intrappolata. Al termine della vibrazione l’attrito interno ristabilisce lo stato di quiete e il calcestruzzo risulta denso e
compatto.
I vibratori possono essere: interni ed esterni. I vibratori interni, detti anche ad immersione o ad ago, sono costituiti da una sonda o ago. L’ago
vibrante deve sempre essere introdotto verticalmente e spostato da punto a punto nel calcestruzzo, con tempi di permanenza almeno di 5s ed al
max di 30 sec. A completamento della compattazione la superficie non deve risultare né porosa né eccessivamente ricca di malta. L’estrazione
dell’ago deve avvenire gradualmente ed effettuata in modo da permettere la richiusura del foro da esso lasciato. L’ago deve essere introdotto per
l’intero spessore del getto fresco, e per almeno 5-10 cm in quello sottostante, se questo è ancora lavorabile. I cumuli che inevitabilmente si
formano quando il calcestruzzo è versato nei casseri devono essere livellati inserendo il vibratore entro la loro sommità. Per evitare la
segregazione, il calcestruzzo non deve essere spostato lateralmente con i vibratori mantenuti in posizione orizzontale.
La vibrazione ottenuta affiancando il vibratore alle barre d’armatura non è tollerata.
Qualora il getto comporti la messa in opera di più strati, si dovrà programmare la consegna del calcestruzzo in modo che ogni strato sia disposto
sul precedente quando questo è ancora allo strato plastico così da evitare i “giunti freddi”.
Le vibrazioni possono essere applicate al getto anche attraverso i casseri.
Particolare cautela va osservata per la durata di applicazione locale della vibrazione onde evitare ogni segregazione dei componenti dell'impasto;
un indice dell'inizio di questo fenomeno è la comparsa di acqua sulla superficie del getto. In ogni caso, tale durata non deve superare i 100
secondi.
Costipamento manuale
Per lavori di limitata entità e quando non è possibile l'impiego di mezzi meccanici, il costipamento può essere eseguito manualmente con
l'ausilio di pestelli in legno o metallici. In questi casi, occorre assicurare l'efficacia del costipamento per strati successivi.
FESSURAZIONE DEL CALCESTRUZZO IN FASE PLASTICA
L’assestamento in fase plastica dei solidi particellari e il ritiro plastico sono collegati, ma in diverso modo, all’essudazione (affioramento o
accumulo) dell’acqua sulla superficie orizzontale dei getti.
L’essudazione di acqua (fenomeno noto anche con il nome) può essere riguardata come:
a) segregazione di acqua dal resto dell’impasto,
b) drenaggio di acqua al di fuori dell’impasto,
c) conseguenza della sedimentazione dei solidi particellari, incapaci di trattenere tutta l’acqua usata per l’impasto.
L’affioramento può avvenire in modo uniforme, interessando l’intera superficie esposta o può essere localizzato in un certo numero di canalicoli.
In quest’ultimo caso, l‘acqua trascina le particelle più fini di cemento che si depositano intorno alla bocca dei canalicoli formando piccoli crateri.
Sono da evitare fenomeni quali essudazione localizzata o di bleeding generalizzata (tipica degli impasti poco coesivi, quindi degli impasti magri
e/o ricchi di acqua).
Sia l’essudazione localizzata che il trascinamento di notevoli quantità di particelle di cemento sono di pregiudizio per le proprietà della
cosiddetta “pelle” del calcestruzzo ( cosiddetta "pelle polverizzabile"): si raccomanda di eliminare pertanto lo strato pulverulento mediante
spazzolatura.
Se l’essudazione è eccessiva, il trattamento di finitura può provocare il richiamo in superficie di una sospensione finissima di cemento con
conseguenze negative per le proprietà degli strati superficiali del calcestruzzo indurito.
L’essudazione di acqua del calcestruzzo fresco, deve essere ridotta ricorrendo a uno o più dei seguenti accorgimenti:
usando un cemento di maggiore superficie specifica;
sostituendo parte del cemento con una o più aggiunte minerali;
inglobando aria mediante aggiunta di un additivo aerante;
aumentando la velocità di idratazione del legante mediante aggiunta di un additivo accelerante;
diminuendo il rapporto a/c;
aumentando il dosaggio di cemento e/o delle sole componenti fini (tendenzialmente sotto 0.5 mm) dell’aggregato.
Il fenomeno dell’essudazione è caratterizzato dalla velocità intesa come volume d’acqua che affiora nell’unità di tempo e di superficie
(cm3/cm2/sec) e dalla quantità, assestamento totale per unità di altezza del calcestruzzo. I due parametri possono essere determinati in
cantiere (UNI 7122 Calcestruzzo fresco – determinazione della quantità d’acqua d’impasto essudata, UNI EN 12350 – 4 Prova sul calcestruzzo
fresco – Indice di compattabilità).
I vincoli che causano fessurazione e microfessurazione da assestamento plastico differenziale iniziale non possono, per la gran parte,
essere evitati perché intrinseci alla costruzione. Tuttavia sarà a cura dell'Appaltatore annullare o minimizzare il danno fessurativo migliorando la
coesione dell’impasto o, in alternativa, rivibrando l’impasto dopo che ha avuto luogo l’assestamento iniziale, cioè dopo 30’ – 60’ dalla prima
vibrazione. Nel getto di una trave a T è buona regola gettare dapprima la sezione dell'anima e quindi attendere che l’acqua affiori prima di
completare il getto.
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Il Ritiro plastico si manifesta entro le prime quattro ore quando la velocità di evaporazione dell’acqua sulla superficie del getto è maggiore
della velocità alla quale l’acqua essuda. Il pericolo di fessurazione incombe dal momento in cui, con la scomparsa del velo liquido, la superficie
del getto appare opaca. Considerata la causa del fenomeno e la geometria degli elementi strutturali coinvolti, il rischio di fessurazione da ritiro
plastico può essere annullato o ricondotto ai valori progettuali cercando di svolgere l’operazione di getto in ambiente secco ( giornate poco
umide), tenendo conto dell'azione del vento e della temperatura dell’impasto e dell'ambiente esterno. Non è ammesso che la velocità di
evaporazione dell’acqua sia superiore ad 1 kg/m2/h o quantomeno superiore alla velocità alla quale affiora l’acqua di essudazione.
Per evitare la fessurazione da ritiro plastico occorre prevenire o ridurre l’evaporazione dell’acqua entro i primi 30 minuti dopo il getto
prendendo uno o più dei seguenti provvedimenti:
saturare gli aggregati, bagnando adeguatamente casseforme e terreno di posa;
nella stagione estiva mantenere bassa la temperatura dell’impasto;
ridurre l’intervallo di tempo tra la fine del getto e l’inizio delle procedure di stagionatura;
erigere barriere frangivento;
proteggere dall’insolazione (in condizioni critiche è opportuno programmare i tempi di lavoro in modo che il getto possa
effettuarsi nel tardo pomeriggio o di sera);
assicurarsi che la superficie del getto resti bagnata dopo la finitura fino a che non diventano applicabili le procedure di
stagionatura (raccomandando così l’uso di teli bagnati, di fogli di plastica o di acqua nebulizzata).
CONDIZIONI SPECIALI DI LAVORAZIONE
Getti a basse temperature (< +5°C) - cosiddetti climi freddi Si definisce “clima freddo” una condizione climatica in cui, per tre giorni consecutivi, si verifica almeno una delle seguenti condizioni:
- la temperatura media dell’aria è inferiore a 5 °C;
- la temperatura dell’aria non supera 10°C per più di 12 ore.
Se inevitabile effettuare il getto in tali condizioni , esclusivamente a cura e spese dell'Appaltatore, occorre attuare alcuni sistemi di protezione:
1.
utilizzare cementi ad alta resistenza e rapido indurimento;
2. adottare additivi acceleranti di presa ed indurimento;
3. se sono state utilizzate casseforti in legno coprire con fogli in plastica;
4. se sono state utilizzate casseforti metalliche coprire ed isolare con opportuni pannelli coibentati durante tutto il periodo freddo;
5. prima del getto si deve verificare che tutte le superfici a contatto con il calcestruzzo siano a temperatura > +5°C;
6. la neve ed il ghiaccio, se presenti, devono essere rimossi immediatamente prima del getto dalle casseforme, dalle armature e dal
fondo;
7. riscaldamento degli inerti e dell'acqua d'impasto;
8. aumento del contenuto di cemento;
9. riscaldamento dell'ambiente di getto
I getti all'esterno devono essere sempre sospesi se la temperatura dell'aria è <0°C; tale limitazione non si applica nel caso di getti in
ambiente protetto o qualora siano predisposti opportuni accorgimenti approvati dalla Direzione Lavori (es. riscaldamento dei costituenti il
calcestruzzo, riscaldamento dell’ambiente, etc…).
In ogni caso, il getto dovrà essere protetto dalla neve e dal vento.
Il calcestruzzo deve essere protetto dagli effetti del clima freddo durante tutte le fasi di preparazione, movimentazione, messa in opera,
maturazione.
Si consiglia di coibentare la cassaforma fino al raggiungimento della resistenza prescritta; in fase di stagionatura, si consiglia di ricorrere all’uso
di agenti anti-evaporanti nel caso di superfici piane, o alla copertura negli altri casi, e di evitare ogni apporto d’acqua sulla superficie.
Gli elementi a sezione sottile messi in opera in casseforme non coibentate, esposti sin dall'inizio a basse temperature ambientali richiedono
un'attenta e sorvegliata stagionatura.
Durante le stagioni intermedie e/o in condizioni climatiche particolari (alta montagna) nel corso delle quali c’è comunque possibilità di gelo,
tutte le superfici del calcestruzzo vanno protette, dopo la messa in opera, per almeno 24 ore.
Durante il “periodo freddo” la temperatura del calcestruzzo fresco messo in opera nelle casseforme non dovrebbe essere inferiore ai valori
riportati in tabella sotto riportata.
In relazione alla temperatura ambiente ed ai tempi di attesa e di trasporto si deve prevedere un raffreddamento di 2 – 5°C tra il termine della
miscelazione e la messa in opera.
Al termine del periodo di protezione, necessario alla maturazione, il calcestruzzo deve essere raffreddato gradatamente per evitare il rischio di
fessure provocate dalla differenza di temperatura tra parte interna ed esterna, La diminuzione di temperatura sulla superficie del calcestruzzo,
durante le prime 24 ore, non dovrebbe superare i valori riportati in tabella di cui sopra. Si consiglia di allontanare gradatamente le protezioni
facendo in modo che il calcestruzzo raggiunga gradatamente l’equilibrio termico con l’ambiente.
Getti a temperature - cosiddetti climi caldi Le condizioni che caratterizzano il clima caldo sono:
1.
temperatura ambiente elevata ( >35°C),
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2.
3.
4.
5.
bassa umidità relativa,
forte ventilazione (non necessariamente nella sola stagione calda),
forte irraggiamento solare,
temperatura elevata del calcestruzzo.
Per effettuare il getto in ambienti a temperature elevate, devono essere presi tutti i provvedimenti atti a ridurre la temperatura della massa del
calcestruzzo, in specie durante il periodo di presa.
Durante le operazioni di getto la temperatura dell'impasto non deve superare 35°C; tale limite dovrà essere convenientemente ridotto nel caso di
getti di grandi dimensioni.
Esistono diversi metodi per raffreddare il calcestruzzo; il più semplice consiste nell’utilizzo d’acqua molto fredda o di ghiaccio in sostituzione di
parte dell'acqua d’impasto. Per ritardare la presa del cemento e facilitare la posa e la finitura del calcestruzzo si possono aggiungere additivi
ritardanti, o fluidificanti ritardanti di presa, preventivamente autorizzati dalla Direzione Lavori.
Inoltre si dovrà evitare che il getto subisca una presa ed un'evaporazione dell'acqua di impasto troppo rapida. Il calcestruzzo e i casseri dovranno
essere irrorati in continuità e protetti dall'isolamento diretto e dal vento.
Comunque si dovrà fare in modo che la temperatura della massa di calcestruzzo non superi i +35°C, all'inizio della presa, e si mantenga inferiore
ai +70°C, per tutto il periodo successivo, tenendo presente che il salto tra le due temperature non dovrà superare mai i 40°c.
Getti contro terra
Il terreno a contatto del getto deve essere stabile o adeguatamente stabilizzato e non deve produrre alterazioni della quantità dell'acqua
dell'impasto.
Inoltre non deve presentare in superficie materiale sciolto che potrebbe mescolarsi al calcestruzzo.
In genere si consiglia un'opportuna preparazione della superficie del terreno (ad esempio, con calcestruzzo magro per le fondazioni, calcestruzzo
proiettato per gallerie, pozzi e muri di sostegno).
I ricoprimenti delle armature devono essere quelli relativi agli ambienti aggressivi.
Interruzione nel lavoro
I getti dovranno essere adeguatamente programmati in modo tale che le interruzioni avvengano in corrispondenza di manufatti compiuti.
Qualora ciò non fosse possibile per il sopravvenire di eventi imprevedibili, si dovranno porre in opera tutte le precauzioni (ad es.: uso di
ritardanti, resine sintetiche, armature supplementari, ecc.) atte ad escludere qualsiasi rischio di riduzione della resistenza del calcestruzzo. In
proposito dovrà essere interpellata la D.L. per le approvazioni e verifiche necessarie.
In corrispondenza delle interruzioni di getto per travi e solai, il calcestruzzo dovrà essere contenuto entro i casseri da pareti provvisorie: non
saranno ammesse interruzioni di getto con calcestruzzo fresco libero nelle sue parti terminali e non opportunamente contrastato da superfici
solide.
Nel caso di presenza di falde d'acqua in pressione sarà necessario prevedere l'uso di profili waterstop (PVC) per la tenuta idraulica in
corrispondenza dell'interruzione di getto.
Le dimensioni, la sagoma ed il tipo dei profili waterstop sono soggetti all'approvazione della D.L.
Getti di massa
La reazione d’idratazione del cemento è esotermica, conseguentemente la temperatura, specialmente nei getti di grosse dimensioni, nei quali il
calore non si disperde rapidamente (condizioni quasi adiabatiche), può raggiungere valori elevati.
Prima l’innalzamento, poi la successiva diminuzione della temperatura, per effetto delle variazioni dimensionali impedite inducono tensioni di
trazione e di compressione tra parti interne ed esterne dei getti.
La velocità e l'intensità dello sviluppo di calore del calcestruzzo dipendono dal tipo, classe e dosaggio (kg/m3) del cemento e dalla presenza di
aggiunte attive (es.: ceneri, fumi di silice, loppa), dal dosaggio e natura degli altri costituenti e dalla temperatura iniziale dei materiali. Il calore
d’idratazione dei cementi, va determinato in condizioni isoterme con il metodo per soluzione (UNI EN.196-8 Metodi per provare i cementiparte 8 – Calore di idratazione – metodo per soluzione) ed in condizioni standard di laboratorio, ed è l'unico elemento per stimare
l'innalzamento termico del calcestruzzo (in condizioni adiabatiche).
In tabella sotto sono riportati i valori indicativi del calore d’idratazione per differenti tipi di cemento e classi di resistenza.
In condizioni quasi – adiabatiche la temperatura massima è raggiunta nel corso della prima settimana di maturazione (3-7 giorni). I calcestruzzi
a rapido sviluppo di resistenza (R2/R28 > 0.5) sono più critici nei riguardi degli effetti secondari provocati dal calore d'idratazione.
L’effetto degli additivi (riduttori d’acqua, ritardanti di presa, acceleranti) si esaurisce nel corso delle prime 12 ore dalla miscelazione e quindi non
è rilevante nei riguardi dell’innalzamento termico dopo 3 – 7 giorni.
L'innalzamento termico in condizioni adiabatiche, in funzione dell’idratazione del cemento e del tempo di stagionatura, va stimato conoscendo
le principali caratteristiche fisiche del cemento e del calcestruzzo, mediante relazioni note in letteratura.
Come regola pratica di cantiere si può assumere che ogni 100 kg/m³ di dosaggio in cemento di classe 42.5R (II A/L), provocano nel calcestruzzo
un aumento di temperatura di circa 12°C mentre per un cemento 32.5R il medesimo dosaggio porta ad un incremento di circa 10°C.
La temperatura del calcestruzzo all’interno di un getto non dovrebbe mai superare i 70°C;
non sono ammesse temperature superiori.
Per limitare le tensioni d’origine termica occorre:
1.
controllare gli innalzamenti termici delle diverse parti della struttura, ponendo attenzione alla differenza di temperatura tra le diverse
parti stesse;
2. evitare/ridurre i vincoli esterni che impediscono le deformazioni.
È opportuno rispettare sempre i seguenti limiti:
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1.
temperatura massima del calcestruzzo ≤ 70°C;
2. ∆T max ≤ 20°C fra le varie parti della struttura;
3. ∆T max ≤ 15°C in prossimità dei giunti di costruzione o nel le sezioni di dimensioni molto variabili.
Per limitare il rischio delle fessure superficiali, dovute agli effetti termici, è opportuno proteggere adeguatamente la struttura in modo da ridurre
il ∆T fra l’interno e l’esterno.
Particolare attenzione deve essere posta pertanto ai getti di grosse dimensioni, in cui l'inerzia termica della parte interna ed il rapido
raffreddamento di quella esterna, può provocare stati di coazione. Il progettista e/o la Direzione Lavori possono prescrivere la verifica degli
innalzamenti termici e dei gradienti termici in diversi punti di una sezione di calcestruzzo, facendo predisporre termocoppie all'interno delle
casseforme ed opportuni interventi di coibentazione della struttura o di variazione della composizione del calcestruzzo.
Riprese del getto
Per quanto possibile, i getti devono essere eseguiti senza soluzione di continuità, in modo da evitare le riprese e conseguire la necessaria
continuità strutturale. Per ottenere ciò è opportuno ridurre al minimo il tempo di ricopertura tra gli strati successivi, in modo che, mediante
vibrazione, si ottenga la monoliticità del calcestruzzo. Qualora siano inevitabili le riprese di getto, è necessario che la superficie del getto su cui si
prevede la ripresa, sia lasciata quanto più possibile corrugata, alternativamente la superficie deve essere scalfita (e pulita dai detriti), in modo da
migliorare l’adesione con il getto successivo e sempre sufficiente mente mantenuta umida. L’adesione può essere migliorata con specifici adesivi
per ripresa di getto (resine), o con tecniche diverse che prevedono l’utilizzo d’additivi ritardanti o ritardanti superficiali da aggiungere al
calcestruzzo o da applicare sulla superficie.
Le riprese di getto devono essere orientate su piani quanto più possibili ortogonali alla direzione dei flussi di compressione che si destano poi
nella struttura in servizio, in modo da garantire un’imposta efficace per tali compressioni. Le riprese, non devono essere eseguite nelle zone di
massimo momento flettente.
Quando sono presenti armature metalliche (barre) attraversanti le superfici di ripresa, occorre fare sì che tali barre, in grado per la loro natura di
resistere al taglio, possano funzionare più efficacemente come elementi tesi in tralicci resistenti agli scorrimenti, essendo gli elementi compressi
costituiti da aste virtuali di calcestruzzo che, come si è detto in precedenza, abbiano a trovare una buona imposta ortogonale rispetto al loro asse
(questo è ad esempio, il caso delle travi gettate in più riprese sulla loro altezza)
Tra le riprese di getto sono da evitare i distacchi, le discontinuità o le differenze d’aspetto e colore.
Nel caso di getti di calcestruzzo a vista, sarà cura dell'Appaltatore predisporre disposizioni aggiuntive progettuali che contengano indicazioni e
specifiche riguardanti la posizione e le modalità esecutive delle riprese di getto (previa accettazione da parte della D.L.).
Nelle strutture impermeabili dovrà essere garantita la tenuta all'acqua dei giunti di costruzione con utilizzo di miscele impermeabili,
l’interposizione di giunti waterstop, la continuità del getto ( tali disposizione devono essere predisposte a cura dell'Appaltatore, ed accettate dalla
DL).
Se un'interruzione del getto producesse una superficie di ripresa mal orientata, il conglomerato dovrà essere demolito onde realizzare una
superficie opportunamente orientata per la ripresa.
Stagionatura, Bagnatura e protezione dei getti
Dopo la messa in opera e la compattazione, il calcestruzzo deve essere stagionato e protetto dall’essiccamento al fine di
1.
evitare l’interruzione dell’idratazione,
2. ridurre il ritiro in fase plastica e nella fase iniziale dell’indurimento (1 settimana),
3. far raggiungere un’adeguata resistenza meccanica alla struttura,
4. ottenere un’adeguata compattezza e durabilità della superficie,
5. migliorare la protezione nei riguardi delle condizioni climatiche (temperatura, umidità, ventilazione),
6. evitare vibrazioni, impatti, o danneggiamenti sia alla struttura che alla superficie, ancora in fase di indurimento.
La stagionatura comprende i processi durante i quali il calcestruzzo fresco sviluppa gradualmente le sue proprietà per effetto della progressiva
idratazione del cemento. Si definisce “stagionatura ordinaria” la stagionatura del calcestruzzo che avviene a temperatura ambiente (compresa tra
i 5 ed i 35°C) con esclusione d’ogni intervento esterno di riscaldamento o raffreddamento. Per contro, si definisce stagionatura “accelerata”
quella che si effettua con sistemi di maturazione ad alta temperatura e/o in particolari condizioni d’umidità e pressione
La presa e l’indurimento del calcestruzzo richiedono la disponibilità di un’idonea quantità d'acqua. L’acqua che è presente nel calcestruzzo
fresco, all’atto del getto, deve rimanere disponibile fino a quando il volume iniziale dell’acqua e del cemento non è sostituito dai prodotti
d’idratazione. L’idratazione del cemento progredisce solamente se la tensione di vapore dell’acqua contenuta nei pori è prossima al valore di
saturazione (UR > 90%).
Al fine di assicurare al calcestruzzo le più adatte condizioni termoigrometriche durante la presa e l'indurimento e fino a quando il calcestruzzo
non abbia raggiunto il 70% della resistenza prevista nel progetto, si deve ricorrere all'umidificazione delle superfici del getto e/o alla posa di teli
di protezione, in particolare quando il getto presenti grandi superfici esposte. Si deve ricorrere alla protezione con teli anche quando ci sia il
rischio di dilavamento del getto, in caso di piogge battenti o di essiccamento troppo rapido per un irraggiamento solare eccessivo.
A titolo esemplificativo, di seguito sono descritti i più comuni sistemi di protezione termica adottabili nei getti di cantiere:
Cassaforma isolante. Si ritiene tale se essa almeno crea un gradiente termico di 20°C; i casseri in legno compensato si ritengono
isolanti se hanno uno spessore >2 cm,; anche un getto che si trova contro terra è considerato isolante.
Sabbia e foglio di polietilene. La parte superiore del getto si può proteggere con un foglio di polietilene coperto con 7-8 cm di
sabbia.
Immersione in leggero strato d’acqua, La corretta stagionatura è assicurata mantenendo costantemente umida la struttura messa
in opera. Nel caso di solette e getti a sviluppo orizzontale si suggerisce di creare un cordolo perimetrale che permette di
mantenere la superficie costantemente ricoperta da alcuni centimetri d’acqua. Tuttavia occorre porre attenzione, in condizioni di
forte ventilazione, alla rapida escursione della temperatura sulla superficie per effetto dell'evaporazione e pertanto in tali
condizioni è a cura dell'impresa prevedere opportuno sistema di sorveglianza.
Coibentazione con teli flessibili. Sono ideali nelle condizioni invernali,; le coperte non devono presentare, una volta posizionate,
alcun danneggiamento.
Al fine di assicurare alla struttura un corretto sistema di stagionatura in funzione delle condizioni ambientali, della geometria dell’elemento e dei
tempi di scasseratura previsti, occorre prevedere ed eseguire in cantiere una serie di verifiche che assicurino l’efficacia delle misure di protezione
adottate, le quali dovranno essere accettate dalla D.L.
-
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Con il termine “durata di stagionatura” s’intende il periodo che intercorre tra la messa in opera ed il tempo in cui il calcestruzzo ha raggiunto
le caratteristiche essenziali desiderate. Si rammenta che la durata di stagionatura, necessaria ad ottenere la durabilità ed impermeabilità dello
strato superficiale, non deve essere confusa con il tempo necessario al raggiungimento della resistenza prescritta per la rimozione delle
casseforme ed i conseguenti aspetti di sicurezza strutturale.
Per l’intera durata della stagionatura il calcestruzzo necessita d’attenzioni e cure affinché la sua maturazione possa avvenire in maniera corretta.
La durata di stagionatura è prescritta in relazione alle proprietà richieste per la superficie del calcestruzzo (resistenza meccanica e compattezza)
e per la classe d’esposizione.
Per la classe di esposizione appartenenti alle classi X0 e XC1, il tempo minimo di protezione non deve essere inferiore a 12 ore, a condizione che
il “tempo di presa” sia inferiore a 5 ore e che la temperatura della superficie del calcestruzzo sia superiore a 5°C.
Se il calcestruzzo è esposto a classi d’esposizione diverse da X0 o XC1 la durata di stagionatura deve essere estesa fino a quando il calcestruzzo ha
raggiunto, sulla sua superficie, almeno il 50% della resistenza media, o il 70% della resistenza caratteristica, previste dal progetto. In ogni caso
vanno rispettate le limitazioni minime di cui ala tabella sotto riportata utile per calcestruzzi esposti a classi d’esposizione diverse da X0 e XC1.
Il valore della della resistenza “r” è calcolato in base al rapporto sperimentale della resistenza meccanica fcm alla compressione determinata alla
scadenza di 2 e 28 giorni. Ai valori in tabella va sempre aggiunto l’eventuale tempo di presa eccedente le 5 ore.
Il tempo durante il quale il calcestruzzo rimane a temperatura < 5°C non deve essere computato come tempo di maturazione.
Per limitare la perdita d’acqua per evaporazione si dovranno adottare uno o più dei seguenti metodi:
mantenere il getto nelle casseforme per un tempo adeguato (3 -7 gg);
coprire la superficie del calcestruzzo con fogli di plastica, a tenuta di vapore, assicurati ai bordi e nei punti di giunzione;
mettere in opera coperture umide sulla superficie in grado di proteggere dalla essiccazione;
mantenere umida la superficie del calcestruzzo con l’apporto di acqua
applicare prodotti specifici (filmogeni antievaporanti) per la protezione delle superfici.
I prodotti filmogeni di protezione “curing” non possono essere applicati lungo i giunti di costruzione, sulle riprese di getto o sulle superfici che
devono essere trattate con altri materiali, a meno che il prodotto non venga completamente rimosso prima delle operazioni o che si sia verificato
che non ci siano effetti negativi nei riguardi dei trattamenti successivi, salvo specifica deroga da parte della Direzione Lavori. Per eliminare il
film dello strato protettivo dalla superficie del calcestruzzo si può utilizzare la sabbiatura o l’idropulitura con acqua in pressione. La colorazione
del prodotto di “curing” serve a rendere visibili le superfici trattate. Si devono evitare, nel corso della stagionatura, i ristagni d’acqua sulle
superfici che rimarranno a vista.
Per aumentare la durabilità del , è opportuno aumentare il tempo di protezione e maturazione di cui alle tabelle superiori di almeno un giorno.
Per una corretta stagionatura del calcestruzzo è necessario seguire le seguenti disposizioni:
1.
Prima della messa in opera:
saturare a rifiuto il sottofondo e le casseforme di legno oppure isolare il sottofondo con fogli di plastica e impermeabilizzare
le casseforme con disarmante;
la temperatura del calcestruzzo al momento della messa in opera deve essere non superiore ai 30°C, raffreddando, se
necessario, gli aggregati e l’acqua di miscela.
2. Durante la messa in opera:
erigere temporanee barriere frangivento;
erigere protezioni temporanee contro l’irraggiamento diretto del sole;
proteggere il calcestruzzo con coperture temporanee, quali fogli di polietilene nell’intervallo fra la messa in opera e la
finitura;
ridurre il tempo fra la messa in opera e l’inizio della stagionatura protetta.
3. Dopo la messa in opera:
minimizzare l’evaporazione proteggendo il calcestruzzo immediatamente dopo la finitura con membrane impermeabili,
umidificazione a nebbia o copertura;
la massima temperatura ammissibile all’interno delle sezioni è di 70°C;
la differenza massima di temperatura fra l’interno e l’esterno è di 20°C;
la massima differenza di temperatura fra il calcestruzzo messo in opera e le parti già indurite o altri elementi della struttura
è di 15°C .
E’ compito dell'Appaltatore porre in opera tutte le opportune cautele prescritte, mentre è a carico della Direzione Lavori specificarne le modalità
di ispezione e di controllo, sentito il progettista strutturale.
VARIE
Planarità generale
L'errore percentuale di planarità "d" misurato mediante un regolo lungo 3 m posto sulla superficie da controllare, viene espresso da
d = h/L
h =
massima altezza rilevata tra la superficie del calcestruzzo e la base del regolo, espressa in millimetri
L = lunghezza del regolo, espressa in millimetri.
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Per le classi previste, l'errore di planarità non dovrà essere superiore a:
Classe A - d = 0.4%
Classe B - d = 0.6%
Classe C - d = 1.0%
Planarità locale
L'errore di planarità locale "e" viene misurato mediante un regolo di 20 cm, comunque posto sulla superficie da controllare, rilevando i valori
massimi delle sporgenze e delle rientranze.
Per le classi previste, l'errore di planarità locale non dovrà essere superiore a:
Classe A - e = 3 mm
Classe B - e = 6 mm
Classe C - e = 10 mm
Gradini dovuti al posizionamento dei casseri
Qualora tra singole zone di una superficie di conglomerato cementizio vi siano differenze di altezza, appositamente predisposte o fortuite, lo
scarto "f" sulla differenza progettuale di altezza tra le zone (per superfici piane la differenza progettuale è zero) non dovrà essere, per le classi
previste, superiore a:
Classe A - f = 3 mm
Classe B - f = 6 mm
Classe C - f = 10 mm
Giunti tra elementi
I giunti tra gli elementi di conglomerato cementizio, siano essi effettivi o fittizi, dovranno essere rettilinei ed avere larghezza uniforme con la
tolleranza qui sotto specificata. Rilevato su ciascun elemento lo scarto massimo rispetto allo spigolo rettilineo teorico, si definisce errore totale
sul giunto la somma dei valori assoluti degli scarti massimi rilevati.
L'errore totale ammesso "g" è, per le classi previste, il seguente, ove "L" è la larghezza progettuale del giunto:
Classe A - g = 0.3 L
Classe B - g = 0.5 L
Classe C - g = 0.7 L
con un valore max, però, rispettivamente di:
Classe A - 8 mm
Classe B - 10 mm
Classe C - 15 mm
Distanza fra i motivi decorativi
Il rapporto "r" tra la distanza reale e la distanza teorica tra i motivi decorativi previsti in progetto dovrà essere, per le classi previste, compreso
tra i seguenti valori:
Classe A - r = 0.9 / 1.1
Classe B - r = 0.7 / 1.3
Classe C - r = 0.5 / 1.5
E-
Tolleranze
I getti dovranno essere eseguiti con le seguenti tolleranze massime accettabili, fermo restando quanto stabilito ai punti precedenti sulla
classificazione degli stati superficiali del calcestruzzo.
-
fuori piano (distanza di uno dei vertici dal piano definito dagli altri tre): max 10 mm per ogni metro di distanza dallo spigolo più vicino con
un max di 30 mm;
lunghezze: 1/200 della dimensione nominale con un max di 30 mm; la somma degli scarti tollerati tra gli elementi contigui sommandosi
sarà inferiore alla tolleranza max di 30 mm;
il fuori piombo max delle strutture verticali potrà essere pari ad 1/200 dell'altezza della struttura stessa, con un max di 20 mm.
F - Caratteristiche dei calcestruzzi
Se non diversamente specificato, si dovranno impiegare calcestruzzi con le seguenti caratteristiche nella realizzazione delle strutture appresso
indicate.
1
2
3
4
5
6
7
Strutture orizzontali
ed in elevazione sopra
la quota delle fondaz.
Rck 250
Rck 300
Rck 350
U
Ptl.
20
2
20
Fondazioni
Rck 250
U
Ptl.
30
2
20
Sottofondazioni
Rck 150
U
Ptl.
20
2
-
1 = Tipi di strutture
32
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2
3
4
5
6
7
=
=
=
=
=
=
Resistenza caratteristica garantita
Categoria
Cemento
Fuso granulometrico
Slump senza additivo
Slump con additivo
G-
Requisiti particolari
Calcestruzzo per c.a.p.
Non potranno essere utilizzati conglomerati con Rck < 300 Kg/cm2.
Calcestruzzo camere blindate (caveaux)
Se non diversamente specificato, dovrà avere le seguenti caratteristiche:
-
appartenere alla classe R 425 o superiore ai sensi del D.M. 27.7.85 pubblicato nel supplemento alla Gazzetta Ufficiale n. 113 del 17.5.86 e
successive modificazioni;
essere conforme alle prescrizioni della "ANIA";
essere costituito con inerti di base appartenenti ai gruppi dei porfidi, graniti o basalti oppure con altri che comportino un'equivalente
resistenza all'usura del conglomerato;
avere una distribuzione granulometrica che preveda una dimensione massima non inferiore a 20 mm.
Protezione al fuoco
Se non diversamente specificato, le opere in calcestruzzo dovranno essere realizzate in modo tale da garantire una resistenza al fuoco conforme
alla normativa vigente in materia sulla protezione e prevenzione incendio.
I requisiti di resistenza al fuoco degli elementi strutturali vanno valutati secondo le prescrizioni e le modalità di prova stabilite nella Circolare del
Ministero dell'Interno n. 91 del 14.9.1961 e s.m.i. ("Norme per la protezione contro il fuoco dei fabbricati civili a struttura d'acciaio"), tenendo
conto delle disposizioni contenute nel Decreto Ministeriale inerente l'edilizia scolastica ed eventuali modificazioni, integrazioni o aggiornamenti.
3.4
SOLAI
Tutti gli impalcati saranno realizzati con lastre tralicciate od equivalenti con materiale di alleggerimento costituito da blocchi d'alleggerimento in
polistirolo non collaborante di altezza tale da creare delle nervature in c.a.o. che, con la soletta di estradosso da 4 cm, costituiscono la sezione in
calcestruzzo reagente.
L classe di resistenza del calcestruzzo di completamento è del tipo 35N/mmq (per continuità di getto con le travi portanti). I valori sono stati
elaborati in conformità al D.Min. Infrastrutture 14 gennaio 2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni” ed alla UNI EN13747:2005 “Prodotti
prefabbricati di calcestruzzo. Per quanto non esplicitamente riportato si rimanda alle voci dei materiali che compongono i solai ( cls, acciao da
c.a. ed acciaio da carpenteria).
Nel caso di opere prefabbricate, a propria cura e spese l'Appaltatore provvederà a riverificare le relazioni dei calcolo dei soli impalcati,
eventualmente riproponendo armature equivalenti e tipologie di solaio equivalente a quelle di progetto, previa autorizzazione della DL, sentito il
progettista delle strutture. Il neo-progettista e il Direttore tecnico dello stabilimento di prefabbricazione, ciascuno per le proprie competenze,
sono responsabili della capacità portante e della sicurezza del componente, sia incorporato nell’opera, sia durante le fasi di trasporto fino a piè
d’opera.
È responsabilità del neoprogettista e del Direttore dei lavori del complesso strutturale di cui l’elemento fa parte, ciascuno per le proprie
competenze, la verifica del componente durante il montaggio, la messa in opera e l’uso dell’insieme strutturale realizzato.
I componenti prodotti negli stabilimenti permanenti devono essere realizzati sotto la responsabilità di un Direttore tecnico dello stabilimento,
dotato di adeguata abilitazione professionale, che assume le responsabilità proprie del Direttore dei lavori.
I componenti di produzione occasionale devono inoltre essere realizzati sotto la vigilanza del Direttore dei lavori dell’opera di destinazione.
Tutti gli elementi debbono essere certificati ai sensi delle attuali normative di settore. Si rimanda agli elaborati grafici di dettaglio di cui al
progetto esecutivo.
FASI OPERATIVE
Le lastre devono essere manovrate in modo tale da avere la suola rivolta verso il basso ed avendo cura che la massima distanza tra gli agganci in
fase di sollevamento sia inferiore a 5 ml mentre gli sbalzi laterali non superiori a 1,20 ml.
I dispositivi di aggancio devono essere chiusi nell’innesto tra corrente superiore del traliccio e staffe inclinate.
In caso di stoccaggio in cantiere la catasta deve essere poggiata su un terreno assolutamente stabile e livellato con l’interposizione di listelli tra
terreno e lastre nonché tra le varie file di lastre; i listelli devono essere posti a interasse non superiore a 1,40 ml ed allineati in senso verticale; gli
sbalzi laterali non devono essere superiori a 0,30 ml.
Le lastre devono essere sostenute in opera da rompitratta provvisori fino alla maturazione del getto integrativo: l’interasse dei rompitratta non
deve essere superiore a 1,2 mt; sarà cura della D.L. provvedere alle calcolazioni delle rompitratte opportune. Anche per piccole luci occorre
sempre almeno un rompitratta intermedio. È richiesta all’intera impalcatura provvisoria di sostegno, in fase di getto del solaio, un’adeguata
rigidità d’insieme ricorrendo eventualmente a controventature in grado di prevenire crisi di instabilità ed un’adeguata ripartizione del carico alla
base dei medesimi. Per il solo impalcato posto al piano terra occorre prevedere da parte della D.L. opportuni accorgimenti per poter recuperare i
puntelli rompitratta.
Il getto di calcestruzzo deve essere preceduto dalla pulizia del piano.
Il getto dovrà essere ben costipato e vibrato; lo stesso dovrà essere protetto con teli per favorirne la presa durante i periodi invernali e
sufficientemente bagnato durante i periodi estivi.
Qualora il getto avvenga con l’utilizzo della pompa, la bocca di uscita deve essere mantenuta prossima al piano di posa al fine di evitare la
disgregazione del calcestruzzo. Le prove di carico sugli impalcati a richiesta della D.L. sono a cura ed a carico dell'impresa esecutrice.
PRINCIPALI CARATTERISTICHE TECNICHE
Il calcestruzzo di confezione dei travetti deve essere conforme a quelli previsti dalla norma UNI 11104.
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Relativamente alle caratteristiche REI del solaio occorre riferirsi al D.M. 16/02/2007 “Classificazione di resistenza al fuoco di prodotti ed
elementi costruttivi di opere da costruzione.” – Allegato D e s.m.i. Essi devono essere almeno certificati R60.
L’armatura integrativa agli appoggi (monconi) è da realizzarsi esclusivamente con acciaio tipo B450C.
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SEZIONE 4 - STRUTTURE IN ACCIAIO
4.1
Generalità
L'acciaio e relativi prodotti per uso strutturale devono essere:
- identificati univocamente a cura del produttore, secondo le procedure applicabili;
- qualificati sotto la responsabilità del produttore, secondo le procedure applicabili;
- accettati dal Direttore dei lavori mediante acquisizione e verifica della documentazione di qualificazione, nonché mediante eventuali prove
sperimentali d'accettazione.
In particolare, per quanto attiene l’identificazione e la qualificazione, possono utilizzarsi esclusivamente acciai con Marcatura CE
Per i materiali e prodotti recanti la Marcatura CE sarà onere del Direttore dei Lavori, in fase d'accettazione, accertarsi del possesso della
marcatura stessa e richiedere ad ogni fornitore, per ogni diverso prodotto, il Certificato.
Sarà inoltre onere del Direttore dei Lavori verificare che tali prodotti rientrino nelle tipologie, classi e/o famiglie previsti nella detta
documentazione.
Non sono accettati prodotti non recanti la Marcatura CE.
I produttori di materiali, prodotti o componenti disciplinati devono essere dotato d'adeguate procedura di controllo di produzione in fabbrica.
Tutte le procedure e le disposizioni adottate dal fabbricante devono essere documentate sistematicamente ed essere a disposizione del
Committente, Direttore dei Lavori e collaudatore o qualsiasi soggetto od ente di controllo che n'abbia titolo.
Per la realizzazione di strutture metalliche e di strutture composte si dovranno utilizzare acciai conformi alle norme armonizzate della serie UNI
EN 10025 e s.m.i. (per i laminati), UNI EN 10210 e s.m.i. (per i tubi senza saldatura) e UNI EN 10219-1 e s.m.i. (per i tubi saldati), recanti la
Marcatura CE, cui si applica il sistema d'attestazione della conformità 2+.
Le strutture d'acciaio dovranno essere progettate e costruite tenendo conto di quanto disposto dalla Legge 5 novembre 1971, n. 1086, dalla Legge
2 febbraio 1974, n. 64, dalle circolari e dai decreti ministeriali in vigore attuativi delle leggi citate, tra cui la norma tecnica in zone sismiche, D.M.
14 gennaio 2008.
Per l’accertamento delle caratteristiche meccaniche e/o, il prelievo dei saggi, la posizione nel pezzo da cui essi devono essere prelevati, la
preparazione delle provette e le modalità di prova devono rispondere alle prescrizioni delle norme UNI EN ISO 377:1999 e s.m.i., UNI 552:1986
e s.m.i. , EN 10002-l:2004 e s.m.i., UNI EN 10045-1:1992 e s.m.i..
L'Impresa sarà tenuta a presentare, a propria cura e spese, in tempo utile, all'esame ed all'approvazione della Direzione dei lavori, prima
dell'approvvigionamento dei materiali:
a) elaborati progettuali esecutivi di cantiere comprensivi dei disegni esecutivi d'officina e di montaggio, sui quali dovranno essere
riportate anche le distinte da cui risultino: numero, qualità, dimensioni, grado di finitura e pesi teorici di ciascun elemento costituente la
struttura, nonché la qualità degli acciai da impiegare, sollecitazioni in fase di montaggio , coerentemente agli elaborati progettuali presenti,
b) tutte le indicazioni di cantiere necessarie alla corretta impostazione
(collegamento nodi acciaio-c.a.).
ed innesto delle strutture metalliche sulle opere di fondazione
I suddetti elaborati dovranno essere redatti a cura e spese dell'Appaltatore, sentito il progettista delle strutture: essi dovranno essere vistati dalla
D.L., prima che si possano porre in opera le medesime opere metalliche.
Gli acciai ammessi per le strutture in progetto sono del tipo s275 e del tipo S355 (questi ultimi riguardanti esclusivamente i pilastri del corpo
"C", e relativo piastrame - squadrette, costole irrigidimento, coprigiunto, etc.) .
Sono ammessi i collegamenti bullonati esclusivamente se realizzati con bulloni ad alta resistenza di classe 10.9 (o superiore): viti cl. 10.9 dadi 10 ( fyb = 900 N/mm2, ftb = 1000 N/mm2 ).
E' consentito l’impiego d'acciaio inossidabile per la realizzazione di strutture metalliche.
Per quanto non espressamente indicato, in quanto compatibile, si rimanda alle "Generalità d'impiego, messa in opera degli acciai da c.a,
protezione" ed "acciaio-definizioni" del capitolo riguardante le "ARMATURE D'ACCIAIO ORDINARIO".
L’acciaio costituente le membrature, le saldature ed i bulloni deve essere conforme ai requisiti riportati nelle norme sulle costruzioni in acciaio.
Per le zone dissipative si applicano le seguenti regole addizionali:
per gli acciai da carpenteria il rapporto fra i valori caratteristici della tensione di rottura ftk (nominale) e la tensione di
snervamento fyk (nominale) deve essere maggiore di 1,20;
l’allungamento a rottura A5, misurato su provino standard, deve essere non inferiore al 20%;
la tensione di snervamento massima fy,max deve risultare fy,max ≤1,2 fyk;
i collegamenti bullonati devono essere realizzati con bulloni ad alta resistenza di classe 10.9.
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4.2
SALDATURE
La saldatura degli acciai dovrà avvenire con uno dei procedimenti all’arco elettrico codificati secondo la norma UNI EN ISO 4063:2001. È
ammesso l’uso di procedimenti diversi purché sostenuti da adeguata documentazione teorica e sperimentale: di essi deve essere data
comunicazione alla Direzione dei Lavori prima della messa in opera.
Potranno essere impiegati prioritariamente i seguenti procedimenti di saldatura:
- saldatura manuale ad arco con elettrodi rivestiti;
- saldatura automatica o semiautomatica ad arco sommerso;
- saldatura automatica o semiautomatica a filo continuo pieno o animato sotto gas di protezione (CO2 o sue miscele).
Le preparazioni di saldatura dovranno avere le dimensioni eventualmente illustrate nei disegni costruttivi e rispondenti ai requisiti delle UNI in
vigore.
Dove necessario i lembi dovranno essere preparati tramite lavorazione di macchina, molettatura o assitaglio che dovrà essere regolarizzato da
successiva molatura.
I lembi al momento della saldatura devono essere esenti da incrostazioni, ruggine, scaglie, grassi e ogni altro materiale estraneo.
Nel caso siano richieste saldature di testa o a T a piena penetrazione dovranno essere zincate e molate alla radice fino a trovare metallo esente da
difetti e successivamente completate.
Nell'assemblare e saldare parti di una struttura il procedimento e la sequenza di saldatura dovranno essere idonei ad evitare inutili distorsioni e
a rendere minime le sollecitazioni dovute al ritiro di saldatura. Le giunzioni saldate di testa saranno di 1 classe e devono soddisfare i limiti di
difetti richiesti per il raggruppamento B della UNI 7278 e s.m.i..
I giunti con cordoni d'angolo devono essere considerati come appartenenti ad un'unica classe caratterizzata da una ragionevole assenza di difetti
interni e di nicchie di strappo sui lembi dei cordoni.
I saldatori nei procedimenti semiautomatici e manuali dovranno essere qualificati secondo la norma UNI EN 287-1:2004 e s.m.i. da parte
di un Ente terzo. A deroga di quanto richiesto nella norma UNI EN287-1:2004, i saldatori che eseguono giunti a T con cordoni d’angolo
dovranno essere specificamente qualificati e non potranno essere qualificati soltanto per l’esecuzione di giunti testa-testa.
Gli operatori dei procedimenti automatici o robotizzati dovranno essere certificati secondo la norma UNI EN 1418:1999 e s.m.i..
Tutti i procedimenti di saldatura dovranno essere qualificati secondo la norma UNI EN ISO 15614-1:2005.
Le durezze eseguite sulle macrografie non dovranno essere superiori a 350 HV30.
Per la saldatura ad arco di prigionieri di materiali metallici (saldatura ad innesco mediante sollevamento e saldatura a scarica di condensatori ad
innesco sulla punta) si applica la norma UNI EN ISO 14555:2001 e s.m.i.; valgono perciò i requisiti di qualità di cui al prospetto A1
dell'appendice A della stessa norma.
Secondo la norma, le organizzazioni che realizzano strutture saldate, o parti di esse, in acciaio o in alluminio, devono eseguire tali attività in
accordo alle parti rilevanti delle norme della serie UNI EN ISO 3834. La relazione tra le classi di esecuzione delle strutture e le norme UNI EN
ISO 3834 applicabili è contenuta all’interno della norma EN 1090-1. Inoltre, l'EN 1090 richiama a riferimento anche ad altri standard di
qualifica dei procedimenti e degli operatori di saldatura quali ISO 14731, ISO 9606-1 e EN ISO 15614. I prodotti interessati dalla norma
riguardano, nella fattispecie, anche magazzini e fabbriche, tetti, ponti, gru, strutture di ingegneria idraulica e componenti di edifici di uso
generale.
Sono richieste caratteristiche di duttilità, snervamento, resistenza e tenacità in zona fusa e in zona termica alterata non
inferiori a quelle del materiale base.
Nell’esecuzione delle saldature dovranno inoltre essere rispettate le norme UNI EN 1011:2005 parti 1 e 2 e s.m.i. per gli acciai ferritici e della
parte 3 per gli acciai inossidabili. Per la preparazione dei lembi si applicherà, salvo casi particolari, la norma UNI EN ISO 9692-1:2005 e s.m.i..
Le saldature saranno sottoposte a controlli non distruttivi finali per accertare la corrispondenza ai livelli di qualità stabiliti dal
progettista sulla base delle norme applicate per la progettazione.
In assenza di tali dati per strutture non soggette a fatica si adotterà il livello C della norma UNI EN ISO 5817:2004 e s.m.i. e il livello B per
strutture soggette a fatica.
L’entità ed il tipo di tali controlli, distruttivi e non distruttivi, in aggiunta a quello visivo al 100%, saranno definiti unicamente dal Collaudatore e
dal Direttore dei Lavori; per i cordoni ad angolo o giunti a parziale penetrazione si useranno metodi di superficie (ad es. liquidi penetranti o
polveri magnetiche), mentre per i giunti a piena penetrazione, oltre a quanto sopra previsto, si useranno metodi volumetrici e cioè raggi X o
gamma o ultrasuoni per i giunti testa a testa e solo ultrasuoni per i giunti a T a piena penetrazione. Tutte le prove sono a carico della ditta
appaltante. Per le modalità di esecuzione dei controlli ed i livelli di accettabilità si potrà fare utile riferimento alle prescrizioni della norma UNI
EN 12062:2004 e s.m.i.. Tutti gli operatori che eseguiranno i controlli dovranno essere qualificati secondo la norma UNI EN 473:2001 almeno di
secondo livello.
Il controllo delle saldature avverrà:
a) ESAME VISIVO: le saldature saranno sottoposte ad un accurato controllo visivo per la ricerca dei difetti superficiali e per valutare la
regolarità dei cordoni.
b) ESAME MAGNETOGRAFICO: sarà utilizzato per la ricerca di difetti superficiali e superficiali, la tecnica esecutiva sarà conforme a quanto
indicato nella norma UNI 7704, classe di controllo 52. I difetti che possono essere caratterizzati come nicchie superficiali o non emergenti in
superfici non saranno accettati;
c) ESAME ULTRASUONO: sarà eseguito su eventuali giunti a T a piena penetrazione con le modalità riportate sulla norma UNI 8387 (2ª
classe). Non saranno accettate incollature, e mancanza di penetrazione al vertice;
d) ESAME RADIOGRAFICI: sarà eseguito su eventuali giunti testa a testa con le modalità riportate nella norma UNI 8956 classe di sensibilità
radiografica 2ª. Potranno essere utilizzate apparecchiature a raggi X oppure sorgenti di raggio Y.
In particolari condizioni non è possibile svolgere il controllo ultrasuono.
I suddetti controlli saranno eseguiti da personale qualificato almeno al 2º livello.
Oltre alle prescrizioni applicabili di cui al § 11.3.1.7 del D.M. 14/01/2008 , il costruttore deve corrispondere a quanto segue .
manufatti realizzati mediante giunzioni saldate: il costruttore deve essere certificato secondo la norma UNI EN ISO
3834:2006 parti 2 e 4 e s.m.i. ;
36
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-
il livello di conoscenza tecnica del personale di coordinamento delle operazioni di saldatura deve corrispondere ai
requisiti riassunti nella Tab. 11.3.XI di seguito riportata.
Allo scopo di ottemperare a quanto prescritto dovrà fornire la seguente documentazione:
a) liste generali di saldatura, tipi di saldatura, procedimenti e materiali di saldatura utilizzati;
b) descrizione dei procedimenti di saldatura e relative qualifiche;
c) elenco saldatori e loro qualifica.
d) certificazione di qualità del costruttore.
Il costruttore deve produrre tale ulteriore documentazione e porla all'attenzione della Direzione dei Lavori. prima ancora di operare in cantiere.
Le saldature in cantiere dovranno essere eseguite con procedimento manuale ad elettrodo rivestito.
Gli elettrodi da impiegare dovranno essere a rivestimento basico omologati sec. UNI 5132 e s.m.i. nelle classe E44/E52 CL 4B: l'impiego di
elettrodi omologati secondo UNI 5132 esula da prova di qualifica del procedimento;
L'impiego dei procedimenti a filo continuo pieno e animato e di quello ad arco sommerso è subordinato alla qualifica dei procedimenti stessi,
secondo l'attuale quadro normativo.
4.3
BULLONI
I bulloni - conformi per le caratteristiche dimensionali alle norme UNI EN ISO 4016:2002 e s.m.i. e UNI 5592:1968 e s.m.i. devono appartenere
alle sotto indicate classi della norma UNI EN ISO 898-1:2001 e s.m.i.. Sono ammessi esclusivamente bulloni ad alta resistenza di classe 10.9
come riportato negli elaborati grafici.
37
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I produttori di bulloni e chiodi per carpenteria metallica devono essere dotati un sistema di gestione della qualità del processo produttivo per
assicurare che il prodotto abbia i requisiti previsti dalle presenti norme e che tali requisiti siano costantemente mantenuti fino alla posa in opera.
I documenti che accompagnano ogni fornitura in cantiere di bulloni o chiodi da carpenteria devono indicare gli estremi
della certificazione del sistema di gestione della qualità.
Il direttore dei lavori è tenuto a verificare quanto sopra indicato ed a rifiutare le eventuali forniture non conformi.
4.4
CONTROLLI IN CORSO DI LAVORAZIONE
I controlli in cantiere, demandati al Direttore dei Lavori, sono obbligatori e devono essere eseguiti secondo le e indicazioni di cui al precedente §
11.3.3.5.3 del d.m. 14/01/2008, effettuando un prelievo di almeno 3 saggi per ogni lotto di spedizione, di massimo 30 t.
Qualora la fornitura, di elementi lavorati, provenga da un Centro di trasformazione, il Direttore dei Lavori, dopo essersi accertato
preliminarmente che il suddetto Centro di trasformazione sia in possesso di tutti i requisiti previsti al § 11.3.1.7 del d.m. 14/01/2008, può recarsi
presso il medesimo Centro di trasformazione ed effettuare in stabilimento tutti i controlli di cui sopra. In tal caso il prelievo dei campioni viene
effettuato dal Direttore Tecnico del Centro di trasformazione secondo le disposizioni del Direttore dei Lavori; quest’ultimo deve assicurare,
mediante sigle, etichettature indelebili, ecc., che i campioni inviati per le prove al laboratorio incaricato siano effettivamente quelli da lui
prelevati, nonché sottoscrivere la relativa richiesta di prove.
Per le modalità di prelievo dei campioni, di esecuzione delle prove e di compilazione dei certificati valgono le disposizioni di cui al precedente §
11.3.3.5.3 del d.m. 14/01/2008.
L'Impresa dovrà essere in grado di individuare e documentare, in ogni momento, la provenienza dei materiali impiegati nelle lavorazioni e di
risalire ai corrispondenti certificati di qualificazione, dei quali dovrà esibire la copia a richiesta della Direzione dei lavori.
Alla Direzione dei lavori è riservata comunque la facoltà di eseguire, in ogni momento della lavorazione, tutti i controlli che riterrà opportuni per
accertare che i materiali impiegati siano quelli certificati, che le strutture siano conformi ai disegni di progetto e che le stesse siano eseguite a
perfetta regola d'arte.
Ogni volta che le strutture metalliche lavorate si rendono pronte per il collaudo, l'Impresa informerà la Direzione dei lavori, la quale fornirà
risposta entro 8 giorni fissando la data del collaudo in contraddittorio, oppure autorizzando la spedizione delle strutture stesse in cantiere.
4.5
MONTAGGIO
Il montaggio in opera di tutte le strutture costituenti ciascun manufatto sarà effettuato in conformità a quanto, a tale riguardo, è previsto nella
relazione di calcolo.
Durante il carico, il trasporto, lo scarico, il deposito ed il montaggio, si dovrà porre la massima cura per evitare che le strutture vengano
deformate o sovra sollecitate.
Le parti a contatto con funi, catene od altri organi di sollevamento saranno opportunamente protette.
Il montaggio sarà eseguito in modo che la struttura raggiunga la configurazione geometrica di progetto, nel rispetto dello stato di sollecitazione
previsto nel progetto medesimo.
In particolare, per quanto riguarda le strutture a travata, si dovrà controllare che la contro freccia ed il posizionamento sugli apparecchi di
appoggio siano conformi alle indicazioni di progetto, rispettando le tolleranze previste.
La stabilità delle strutture dovrà essere assicurata durante tutte le fasi costruttive e la rimozione dei collegamenti provvisori e di altri dispositivi
ausiliari dovrà essere attuata solo quando essi risulteranno staticamente superflui.
Nei collegamenti con bulloni si dovrà procedere all'alesatura di quei fori che non risultino centrati e nei quali i bulloni previsti in progetto non
entrino liberamente. Se il diametro del foro alesato risultasse superiore al diametro sopraccitato, si dovrà procedere alla sostituzione del bullone
con uno di diametro superiore.
È ammesso il serraggio dei bulloni con chiave pneumatica, purché questo venga controllato con chiave dinamometrica, la cui taratura dovrà
risultare da certificato rilasciato da laboratorio ufficiale in data non anteriore ad un mese.
Per le unioni con bulloni, l'Impresa effettuerà un controllo di serraggio su un numero adeguato di bulloni, alla presenza della Direzione dei
lavori.
Nella progettazione e nell'impiego delle attrezzature di montaggio, l'Impresa è tenuta a rispettare le norme, le prescrizioni ed i vincoli che
eventualmente venissero imposti da Enti, Uffici e persone responsabili riguardo alla zona interessata e, in particolare, quelle riguardanti:
- l'ingombro delle zone interessate;
- le interferenze con i servizi di soprasuolo e di sottosuolo.
Nella posa in opera dei manufatti sono anche compresi tutti gli oneri ad essa connessi, quali ad esempio: il trasporto, lo scarico,
l'immagazzinamento nel deposito di cantiere, il sollevamento ed il trasporto fino al sito di collocamento, qualsiasi opera provvisionale, di
protezione e mezzo d'opera occorrente, ogni materiale di consumo, l'impiego di ogni mano d'opera specializzata, eventuale spicconature
d'intonaco, eventuali scalpellamenti e tagli di murature e di conglomerati cementizi, l'esecuzione di ogni altra lavorazione nelle pietre e nei
marmi, le murature di grappe, tutte le ferramenta accessorie, la rincocciatura, le stuccature, la ripresa delle murature, dei conglomerati
cementizi, degli intonachi e dei rivestimenti, nonché quanto altro occorra per dare l'opera completamente e perfettamente finita e rifinita.
I manufatti metallici collocati definitivamente in opera dovranno risultare posti nella loro esatta posizione e, se mobili, dovranno avere regolare,
libero, completo e perfetto movimento: in caso contrario sarà a carico dell'Appaltatore ogni opera necessaria, ogni riparazione ed ogni correzione
per eliminare qualsiasi imperfezione che venisse riscontrata fino all'approvazione del collaudo, restando l'Appaltatore stesso obbligato al
risarcimento degli eventuali danni conseguenti.
Ogni guasto arrecato ai manufatti nel loro collocamento in opera ed i danni che venissero apportati alle eventuali verniciature dovranno essere
riparati a spese dell'Appaltatore.
Tanto durante la giacenza in cantiere, quanto durante il loro trasporto, sollevamento e collocamento in opera, l'Appaltatore dovrà aver cura che i
manufatti non abbiano a subire guasti o lordure, proteggendoli convenientemente dagli urti, dalla calce, ecc. sia nelle superfici che negli spigoli.
38
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4.6
VARIE
Prima di sottoporre le strutture di acciaio alle prove di carico, dopo la loro ultimazione in opera e, di regola, prima che siano applicate le ultime
mani di vernice e/o rivestimento antincendio, verrà eseguita da parte della Direzione dei lavori un'accurata visita preliminare di tutte le
membrature, per constatare che le strutture siano state eseguite in conformità ai relativi disegni di progetto, alle buone regole d'arte ed a tutte le
prescrizioni di contratto.
Ove nulla osti, si procederà quindi alle prove di carico ed al collaudo statico delle strutture; operazioni che verranno condotte, a cura e spese
dell'Impresa, secondo le prescrizioni contenute nei decreti ministeriali emanati in applicazione della Legge 5 novembre 1971, n. 1086.
Si rammenta che l'Appaltatore dovrà informare sempre la stazione Appaltante dell'arrivo in officina dei materiali approvvigionati affinché,
prima che ne venga iniziata la lavorazione, l'Appaltante stesso possa disporre i preliminari esami e verifiche dei materiali medesimi.
E' riservata all'Appaltante la facoltà di disporre e far effettuare visite, esami e prove negli stabilimenti di produzione dei materiali, i quali
stabilimenti pertanto dovranno essere segnalati all'Appaltante in tempo utile.
Se previsti in cantiere, l'Appaltatore dovrà far tracciare ed eseguire direttamente, sotto la sua responsabilità, gli incassi, i tagli, le incamerazioni,
ecc. occorrenti per il collocamento in opera dei manufatti metallici.
Per quanto riguarda i requisiti di costruzione richiesti, i riferimenti sono le norme EN 1090-2 per le strutture in acciaio e alla norma EN 1090-3
per quelle in alluminio. I requisiti per la valutazione di conformità per tutte le tipologie di strutture sono definiti secondo uno standard unico,
che si tratti di una semplice tettoia di un grande edificio o di una trave di un ponte ferroviario.
4.7 PROVE DI CARICO E COLLAUDO STATICO
Prima di sottoporre le strutture di acciaio alle prove di carico, dopo la loro ultimazione in opera e, di regola, prima che siano applicate le ultime
mani di vernice, quando prevista, verrà eseguita da parte della Direzione dei lavori un'accurata visita preliminare di tutte le membrature, per
constatare che le strutture siano state eseguite in conformità ai relativi disegni di progetto, alle buone regole d'arte ed a tutte le prescrizioni di
contratto.
Ove nulla osti, si procederà quindi alle prove di carico ed al collaudo statico delle strutture; operazioni che verranno condotte, a cura e spese
dell'Impresa, secondo le prescrizioni contenute nei decreti ministeriali emanati in applicazione della Legge 5 novembre 1971, n. 1086
Accettazione dei materiali
L'Appaltatore dovrà informare 'Appaltante dell'arrivo in officina dei materiali approvvigionati affinché, prima che ne venga iniziata la
lavorazione, l'Appaltante stesso possa disporre i preliminari esami e verifiche dei materiali medesimi.
E' riservata all'Appaltante la facoltà di disporre e far effettuare visite, esami e prove negli stabilimenti di produzione dei materiali, i quali
stabilimenti pertanto dovranno essere segnalati all'Appaltante in tempo utile.
L'Appaltatore dovrà far tracciare ed eseguire direttamente, sotto la sua responsabilità, gli incassi, i tagli, le incamerazioni, ecc. occorrenti per il
collocamento in opera dei manufatti metallici.
Tanto durante la giacenza in cantiere degli infissi, quanto durante il loro trasporto, sollevamento e collocamento in opera, l'Appaltatore dovrà
aver cura che i manufatti non abbiano a subire guasti o lordure, proteggendoli convenientemente dagli urti, dalla calce, ecc. sia nelle superfici
che negli spigoli.
Nel collocamento in opera le grappe dovranno essere murate a cemento se cadenti entro murature o simili, mentre dovranno essere fissate con
resine bicomponenti se cadenti entro pietre, marmi o simili.
Nella posa in opera dei manufatti sono anche compresi tutti gli oneri ad essa connessi, quali ad esempio: il trasporto, lo scarico,
l'immagazzinamento nel deposito di cantiere, il sollevamento ed il trasporto fino al sito di collocamento, qualsiasi opera provvisionale, di
protezione e mezzo d'opera occorrente, ogni materiale di consumo, l'impiego di ogni mano d'opera specializzata, le spicconature d'intonaco, gli
scalpellamenti ed i tagli di murature e di conglomerati cementizi, l'esecuzione di ogni altra lavorazione nelle pietre e nei marmi, le murature di
grappe, tutte le ferramenta accessorie, la rincocciatura, le stuccature, la ripresa delle murature, dei conglomerati cementizi, degli intonachi e dei
rivestimenti, nonché quanto altro occorra per dare l'opera completamente e perfettamente finita e rifinita.
I manufatti metallici collocati definitivamente in opera dovranno risultare posti nella loro esatta posizione e, se mobili, dovranno avere regolare,
libero, completo e perfetto movimento nel chiudersi e nell'aprirsi: in caso contrario sarà a carico dell'Appaltatore ogni opera necessaria, ogni
riparazione ed ogni correzione per eliminare qualsiasi imperfezione che venisse riscontrata fino all'approvazione del collaudo, restando
l'Appaltatore stesso obbligato al risarcimento degli eventuali danni conseguenti.
Ogni guasto arrecato ai manufatti nel loro collocamento in opera ed i danni che venissero apportati alle eventuali verniciature dovranno essere
riparati a spese dell'Appaltatore.
4.8 RINGHIERE - INFERRIATE
Le ringhiere di parapetto, le inferriate e simili opere da fabbro saranno costruite secondo i disegni di progetto e dei particolari che verranno
indicati all'atto esecutivo della Direzione dei Lavori; comunque la loro massa non dovrà mai risultare inferiore a quella appresso indicata.
Le maglie delle ringhiere dovranno avere apertura non maggiore di 10 cm.
Gli elementi più bassi delle ringhiere dovranno distare dal pavimento non meno di 5 né più di 8 cm.; nel caso di rampe di scale, invece, questa
distanza non dovrà superare di 2 cm. quella del battente dei gradini.
L'ancoraggio di ogni manufatto dovrà essere tale da garantire un perfetto e robusto fissaggio.
SEZIONE 5 - VESPAI, MASSETTI e SOLAI
39
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5.1
VESPAI
Nei locali in genere i cui pavimenti verrebbero a trovarsi in contatto con il terreno naturale, se non altrimenti disposto, dovranno essere costruiti
vespai in pietrame, di spessore non inferiore a 30 cm.
Il terreno di sostegno di tali opere dovrà essere debitamente preparato, spianato, bagnato e ben costipato per evitare qualsiasi cedimento.
In sostituzione dei vespai potranno essere impiegati sottofondi costituiti da miscele composte da ciottoli di fiume e sabbione, opportunamente
distesi in strati di spessore non inferiore a cm 30 prima del costipamento meccanico.
5.2
A-
MASSETTI
Normativa di riferimento
1.
UNI Gruppo 538 Prodotti di conglomerato Cementizio per l'edilizia
2. Norme, leggi, decreti e prescrizioni richiamati alle Sottosezioni (Casseforme), (Armature di acciaio), (Calcestruzzi) che devono
intendersi strettamente correlate alla presente specifica per la realizzazione delle opere in essa descritte.
3. Normativa DIN di seguito richiamata
4. Regio Decreto 16 novembre 1939, n. 2234 - Appendice 1 - Norme per l'accettazione dei materiali da pavimentazione.
B-
Massetti in cemento indurito
Sollecitazioni
La pavimentazione sarà di classe e tipo così come indicato in progetto e dovrà essere in grado di resistere alle sollecitazioni statiche e dinamiche
previste e/o richieste (sovraccarichi conseguenti a scaffalature, macchine, attrezzature varie, movimentazione di carrelli traslatori etc...).
Sottofondo
L'Appaltatore dovrà accertare che le caratteristiche del sottofondo (in materiale sabbioso e ghiaioso) corrispondano alle prescrizioni di progetto
ed alle prestazioni a cui la pavimentazione dovrà rispondere.
Nel caso di mancata rispondenza, questa, dovrà essere segnalata alla Direzione dei Lavori, ed i lavori non potranno essere iniziati sino a che tutti
i difetti non siano stati eliminati.
Una volta che l'accertamento abbia avuto esito positivo, l'Appaltatore si farà carico del mantenimento e della manutenzione del sottofondo per
tutta la durata dei lavori.
Il livellamento del sottofondo dovrà essere estremamente accurato, effettuando, con l'aiuto di dime, dei piccoli riporti in sabbia, onde ottenere il
migliore piano possibile.
Sul sottofondo si procederà quindi all'installazione delle sponde entro le quali verrà gettata la pavimentazione.
Massetto in calcestruzzo
Sul sottofondo, già preparato, verrà disteso uno strato di conglomerato cementizio armato (di norma con rete elettrosaldata tipo B450C diam. φ6
mm, 20 x 20) tipoC25/30, dello spessore minimo di 6 cm (in ogni caso valgono prescrizioni indicate dalla D.L. e quanto indicato sui grafici
strutturali), composto da sabbia ed inerti di diametro max 20/25 mm, e 3 - 3,5 q.li di cemento Portland R 325 con l'aggiunta di additivi
plastificanti.
In corrispondenza degli angoli, dei fianchi, delle forature per alloggiare i pozzetti, dei giunti strutturali, etc., l'armatura dovrà essere
adeguatamente rinforzata per contrastare l'azione delle maggiori tensioni e cedimenti che si verificheranno in tali zone.
Una adeguata vibratura del calcestruzzo eviterà la segregazione degli inerti.
Lo strato superficiale del massetto dovrà essere sufficientemente scabro per garantire l'aggancio del successivo strato di finitura.
Finitura superficiale
A completamento della pavimentazione verrà applicato uno strato antiusura dello spessore di 10 (+/- 2) mm di malta di solo cemento ed inerti
quarziferi ad alto tenore di silice (< 93%) e corindone naturale, in ragione di 10-12 Kg per metro quadrato di pavimento, lisciato o rigato secondo
quanto previsto.
In alternativa, se prescritto, gli aggregati potrebbero essere metallici, vagliati secondo una determinata curva granulometrica con l'aggiunta di
altre cariche ed additivi.
Prima di ricevere lo strato di finitura superficiale il massetto dovrà essere sufficientemente asciutto e protetto contro ogni possibile infiltrazione
di acqua.
Il suo contenuto in umidità dovrà essere attentamente controllato dall'Appaltatore mediante misuratori elettrici di umidità, le cui teste di misura
dovranno essere fatte penetrare nel massetto.
Il tempo di asciugatura dipende dalla composizione e dallo spessore del massetto, oltre che dalle condizioni atmosferiche del momento, dalla
ventilazione e dal contenuto in umidità residuo nella costruzione. Una certa quantità d'acqua resta sempre nel massetto (umidità ambientale) ed
il suo quantitativo in percentuale può variare dal 2 all'8% ad avvenuta essiccazione del massetto. Questa, in relazione al tipo di pavimentazione
eseguita potrà variare da 2 a 6 settimane.
La stagionatura della pavimentazione dovrà, in ogni caso, essere effettuata con il pavimento tenuto ben bagnato per tutto il tempo necessario.
La stagionatura all'aria, infatti, comporterebbe il decadimento della resistenza all'abrasione della pavimentazione.
Pendenze
La pendenza della pavimentazione verso i punti di raccolta delle acque, fissata in progetto, dovrà essere verificata in relazione alla scorrevolezza
della superficie nei confronti della composizione chimica delle acque di scarico (lavorazione, lavaggio, sanificazione, ecc.) ed in relazione alla
stabilità della scaffalatura e/o attrezzatura ad essa appoggiate.
Giunti
La pavimentazione dovrà essere giuntata su tutta la superficie, senza interrompere la continuità della rete di armatura, in campiture non
maggiori di 15 mq cadauna e perimetrate da giunti di costruzione e/o contrazione longitudinali e trasversali, eseguiti tagliando la
pavimentazione con apposito utensile diametrato.
40
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Tali giunti dovranno avere adeguata armatura (manicotti) in grado di assorbire gli sforzi di taglio.
I giunti strutturali, con interassi medi di 25/30 m, ed in ogni caso in corrispondenza dei giunti dei fabbricati, dovranno essere realizzati
interrompendo la continuità della rete di armatura e con sagome ed armature atte al fine di evitare eventuali cedimenti differenziali fra un
campo e l'altro.
Giunti di dilatazione andranno posti nei punti di interconnessione con la struttura (pilastri).
Sigillature
I giunti verranno sigillati con mastici bituminosi o con altro materiale idoneo ed adatto alle prestazioni della pavimentazione, alle necessità del
Committente, ai requisiti dei prodotti che verranno utilizzati per la sanificazione degli ambienti di lavoro.
Se non diversamente specificato, si dovranno impiegare fondogiunti in compriband autoadesivo e sigillature superficiali realizzate con prodotti
non degradabili, né sublimabili ed aventi un elevato coefficiente di dilatazione ed elasticità.
Difetti
Lo strato di finitura superficiale dovrà mantenere nel tempo le medesime qualità di resistenza, planaritá, omogeneità ed uniformità di
colorazione.
Non dovrà presentare carie, peli, cavillature, né fenomeni di rigonfiamento e/o distacco dal supporto sottostante.
Tolleranze
La planaritá del pavimento dovrà rispondere alla norma DIN 18202, definendo con "A" le pavimentazioni da realizzare in zone particolarmente
delicate, quali ad esempio, i corridoi fra scaffalature.
Tipo "A"
Sino a m
Tolleranze in mm
0,1
2
1
6
4
12
12
18
15
20
e oltre
0,1
1
1
3
4
9
12
12
15
15
e oltre
Tipo "B"
Sino a m
Tolleranze in mm
Le tolleranze di cui sopra, rappresentano dei valori max accettabili ottenuti sommando gli scarti max positivi e negativi, rispetto al piano ideale
della pavimentazione, nel tratto corrispondente.
Prove e controlli
Il pavimento indurito, sottoposto alle seguenti verifiche, dovrà dare i seguenti risultati:
Prova di abrasione al getto di sabbia:
-
verrà colpita una superficie circolare del diametro di 60 mm;
-
l'abrasivo verrà proiettato mediante un iniettore alimentato con aria compressa e sarà costituito da sabbia silicea di grana compresa fra 0,5
mm e 1,2 mm;
-
il quantitativo da impiegarsi sarà di gr. 50 per cmq di superficie colpita.
Verrà effettuata una comparazione tra il peso iniziale della sabbia e quello finale. Il risultato sarà una variazione di peso, espresso in grammi:
sarà tollerata una variazione pari a 70 grammi.
Sarà inoltre osservato il grado di usura della pavimentazione nel punto di prova.
Prova di usura per attrito radente, eseguita secondo il R.D. 16 novembre 1939, n. 2334.
Sarà tollerato un coefficiente di abrasione non superiore a mm 5,50.
Prova di tolleranza con stagge metalliche e strumentazione di precisione per verificare la rispondenza della pavimentazione alle prescrizioni di
cui al precedente punto.
C-
Massetti in cemento lisciato
Sollecitazioni
Idem come sopra.
Sottofondo
Idem come sopra.
Massetto in calcestruzzo
Idem come sopra.
Finitura superficiale
Sul piano di posa, costituito dall'estradosso del massetto in calcestruzzo ed in relazione alle indicazioni di progetto, la pavimentazione potrà
essere realizzata come segue.
Direttamente sul massetto in calcestruzzo armato:
-
cappa in malta di cemento a q.li 5, spessore cm 2 e spolvero di cemento puro tipo R 325, gettato su massetto "a fresco".
41
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Mediante l'interposizione di sottofondo
-
sottofondo in calcestruzzo a q.li 2 di cemento R 325, spessore 8 cm;
cappa in malta di cemento come sopra.
La finitura potrà essere di tipo normale o indurito con inerti quarziferi e corindone oppure con superficie lisciata o bocciardata, secondo le
richieste di progetto.
Per quanto concerne il contenuto in umidità del massetto e le precauzioni da adottare ci si riferisce al precedente punto B.
Pendenze
Idem come sopra.
Giunti
Idem come sopra.
Sigillature
Idem come sopra.
Difetti
Idem come sopra.
Tolleranze
Idem come sopra, relativamente al tipo "A".
Prove e controlli
Idem come sopra se realizzato con cappa in cemento indurito.
5.3
SOLAI
A-
Normativa di riferimento
Le opere ed i materiali impiegati dovranno essere conformi alle prescrizioni e alle seguenti leggi e norme:
B-
Legge 5.11.1971, n. 1086:
"Norme per la disciplina delle opere di conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a struttura metallica".
Legge 2.2.1974, n. 64:
"Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche".
ordinanza PCM n. 3333 del 23/01/2004 pubblicata sulla G.U. n. 26 del 2/02/2004
d.m. 14/01/2008
CNR 10018/85Apparecchi di appoggio di gomma e PTFE nelle costruzioni: istruzioni per il calcolo e l'impiego
CNR 10022/85Profili formati a freddo: Istruzioni per l'impiego nelle costruzioni
UNI Gruppo 108
Saldatura
UNI Gruppo 153
Generalità sulla bulloneria
UNI Gruppo 155
Viti e bulloni - categoria C
UNI Gruppo 156
Viti, dadi, rosette e piastrine ad alta resistenza
UNI Gruppo 167
Dadi esagonali e quadri
UNI Gruppo 172
Rosette, piastrine e controdadi - Norme generali
UNI Gruppo 173
Rosette, piastrine e controdadi - Norme dimensionali
UNI Gruppo 433
Lamiere e nastri
UNI Gruppo 435
Profilati
UNI Gruppo 436
Barre, vergelle e larghi piatti
UNI Gruppo 440
Blocchi, dischi, anelli e manicotti
UNI Gruppo 441
Tubi
Generalità e qualità dei materiali
Le coperture degli ambienti e dei vani potranno essere eseguite con solai di tipo diverso come descritto di seguito ed indicato negli elaborati
progettuali (grafici esecutivi e relazione di calcolo strutturale).
I carichi accidentali di cui si dovrà tenere conto nel calcolo dei solai saranno quelli fissati dall'attuale normativa di riferimento ed in particolare
si dovrà adottare il sovraccarico di KN/mq 3,0 relativo ai locali per la didattica (aule), per tutti gli altri locali vedasi quanto riportato negli
elaborati grafici strutturali. Per i solai di copertura non praticabili si terrà conto dei carichi di neve e vento come previsto dall'attuale normativa.
Prima di dare corso alla lavorazione degli elementi componenti le opere strutturali citate, si dovranno sottoporre all'approvazione della D.L. tutti
i disegni di officina e di montaggio, i campioni dei vari tipi di lamiere di cui è previsto l'impiego, completi dei dati sulle caratteristiche statiche
(calcoli di verifica secondo gli schemi di montaggio e di progetto) e sulle caratteristiche di finitura delle superfici (zincatura, verniciatura, ecc.).
I materiali usati ed i criteri di montaggio dovranno corrispondere alle caratteristiche previste dall'attuale normativa.
42
AREA LAVORI PUBBLICI SERVIZIO
LAVORI SPECIALI OPERE PUBBLICHE
CAPITOLATO PARTE II
EDILE
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
SEZIONE 1 - CONDIZIONI GENERALI ...............................................................2
1.1
1.2
1.3
1.4
1.5
GENERALITA' ...................................................................................................................2
LEGGI E NORME..............................................................................................................2
CAMPIONATURE DI MATERIALI E COLORI ............................................................2
CERTIFICATI DI PROVENIENZA .................................................................................3
INDAGINI GEOTECNICHE ............................................................................................3
SEZIONE 2 - MOVIMENTI DI TERRA E DEMOLIZIONI...........................................8
SEZIONE 3 - MURATURE - INTONACI - TINTEGGIATURE ....................................8
3.1
3.2
GENERALITA’ SULLE MURATURE .............................................................................8
MURATURE DI TAMPONAMENTO ...........................................................................11
IN LATERIZIO ALVEOLATO BIO E CAPPOTTO ESTERNO ....................................................................11
3.3
DIVISORI INTERNI .......................................................................................................11
3.3B DIVISORI INTERNI CON INTERPOSTO CELENIT O EQUIVALENTE...................................12
3.4
PARETI DIVISORIE CON CARATTERISTICHE DI RESISTENZA AL FUOCO ...12
3.5
INTONACI........................................................................................................................12
3.6
TINTEGGIATURE E VERNICIATURE........................................................................15
SEZIONE 4 - IMPERMEABILIZZAZIONE E LATTONERIE....................................22
4.1
4.2
4.3
4.4
IMPERMEABILIZZAZIONI ..........................................................................................22
OPERE DA LATTONIERE.............................................................................................30
MATERIALI ISOLANTI .................................................................................................31
SISTEMA AD IGLOO......................................................................................................35
SEZIONE 5 - PAVIMENTI RIVESTIMENTI...................................................................36
5.1
PAVIMENTI.....................................................................................................................36
5.2 PAVIMENTI IN RESINA ..............................................................................................................46
5.3 PAVIMENTO IN GRES PORCELLANATO ......................................................................................46
SEZIONE 6 - SERRAMENTI E OPERE IN METALLO.................................................48
6.1
SERRAMENTI IN ALLUMINIO A TAGLIO TERMICO ....................................................48
6.1.2 FACCIATA CONTINUA...................................................................................................51
6.1.3 SERRAMENTI A TAGLIO TERMICO .............................................................................53
6.2
SERRAMENTI IN ACCIAIO..........................................................................................55
6.3
LUCERNARI ....................................................................................................................59
6.5
VETRI E CRISTALLI ......................................................................................................66
6.6 SERRAMENTI ESTERNI ...............................................................................................70
6.7 CONTROSOFFITTI ..............................................................................................................74
1
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
SEZIONE 1 - CONDIZIONI GENERALI
1.1
GENERALITA'
A - Riferimenti
Per quanto non in contrasto con le presenti specifiche, valgono le norme del "CAPITOLATO SPECIALE TIPO PER APPALTI DI LAVORI
EDILIZI" (di seguito richiamato con C.S.T.), redatto dal Servizio Centrale del Ministero dei Lavori Pubblici, aggiornato con D.P.R. 16 luglio 1962,
n. 1063 e suoi eventuali, ulteriori, successivi aggiornamenti.
B - Regole generali
Ai fini contrattuali le varie sezioni od articoli devono intendersi fra di loro correlati ed integrati.
I lavori, descritti nelle diverse sezioni, devono essere fra di loro coordinati, in modo da assicurare un regolare procedere di tutte le lavorazioni
oggetto dell'appalto.
Le specifiche relative alle opere di pertinenza di una sezione, ma in essa non menzionate, vanno ricercate in altre sezioni.
Le norme di seguito richiamate devono intendersi come facenti parte integrante dei documenti contrattuali.
Le raccomandazioni dei Produttori sul trasporto, l'installazione e la posa in opera dei materiali e/o manufatti avranno valore di norma.
Le specifiche, nella loro stesura, potrebbero contenere delle frasi incomplete, l'Appaltatore dovrà completarle e interpretarle secondo la logica
dell'argomento trattato.
L'errata ortografia, la mancanza di punteggiatura od altri errori similari non potranno modificare l'interpretazione del senso delle frasi intese nel
contesto dell'argomento trattato.
In caso di riferimenti a sezioni diverse errati o mancanti, l'Appaltatore dovrà procedere alla loro individuazione secondo la logica dell'argomento
trattato.
I lavori descritti nelle specifiche devono intendersi forniti in opera e compiuti in ogni loro parte, comprensivi, cioè, di tutti gli oneri derivanti da
prestazioni di mano d'opera, fornitura di materiali, trasporti, noli, ecc.
Quale regola generale s’intende che i materiali, i prodotti ed i componenti occorrenti, realizzati con materie prime e tecnologie tradizionali e/o
artigianali, per la costruzione delle opere, proverranno da quelle località che l'Appaltatore riterrà di sua convenienza, purché, ad insindacabile
giudizio ed accettazione della Direzione dei lavori, rispondano alle caratteristiche/prestazioni di seguito indicate.
Nel caso di prodotti industriali e/o innovativi, la rispondenza deve risultare da un attestato di conformità rilasciato dal produttore e comprovato
da idonea documentazione e/o certificazione.
I materiali in genere occorrenti per la realizzazione delle opere verranno approvvigionate dalle località e dai fornitori che l’Appaltatore riterrà di
sua convenienza, ma dovranno essere preventivamente accettati dalla Direzione Lavori che accerterà a suo insindacabile giudizio la loro idoneità
e rispondenza alle norme ed al presente Capitolato Speciale.
I materiali da impiegare dovranno provenire da fornitori il cui sistema di produzione sia stato certificato ISO 9000; dovranno essere rispondenti
alle norme di buona tecnica ad essi applicabili e - ove previsto dalle norme - dovranno essere dotati di marchio CE e di marchio IMQ o di altro
marchio di uno dei paesi della Comunità Europea.
Essi dovranno essere della migliore qualità ed al momento dell’uso dovranno trovarsi in perfetto stato di conservazione; la loro posa in opera
dovrà avvenire con l’osservanza delle migliori regole dell’arte.
1.2
LEGGI E NORME
I lavori, descritti nelle specifiche, dovranno essere eseguiti nel rispetto delle leggi e normative vigenti in materia, e loro successivi eventuali
aggiornamenti. Inoltre vanno rispettate le prescrizioni relative a:
-
Normative UNI, UNI-CNR, CEI;
-
Standards e prescrizioni degli Enti erogatori di energia e di servizi;
-
Norme particolari del Committente, qualora esplicitate.
Per quanto non previsto dalla Legislazione e Normativa Tecnica Nazionale si farà riferimento alle norme emanate dai seguenti Enti e/o Istituti:
-
ASTM - B.S. - D.I.N. - AFOR - ISO STANDARD - AASHTO.
Qualora l'Appaltatore intenda avvalersi degli standards di detti Istituti dovrà sottoporre alla D.L., per approvazione, copia della norma relativa
all'argomento trattato. Nel caso in cui non esistano particolari standards normativi, potranno essere impiegati materiali e/o manufatti con
"marchio", per i quali verranno adottate le specifiche del Produttore, il tutto conformemente alle attuali normative in vigore.
1.3
CAMPIONATURE DI MATERIALI E COLORI
Le campionature definite in questa sottosezione sono quelle atte a dimostrare le qualità fisiche ed estetiche dei materiali e/o manufatti impiegati
nella costruzione, e si differenziano da quelle che dovranno comunque essere fornite dall'Appaltatore per le prove ed i collaudi richiesti dal
Direttore dei Lavori.
A - Misure dei campioni
1)
Per i materiali considerati a pezzo (mattoni, blocchi, piastrelle ecc.), quattro pezzi di misura normale se questa non supera i mq 0.3;
2
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
2)
per i materiali forniti in foglio (compensato, vetro, plastica, tessuto ecc.) un campione di misura non inferiore a 20 cm per lato e non
superiore a 30 cm per lato, se non richiesto in misura diversa;
per i materiali sciolti (aggregati, leganti, vernici, additivi ecc.) un campione non inferiore ad 1 dm³;
per i materiali considerati a numero (accessori di serramenti, serrature ecc.) un campione;
per i materiali considerati a misura lineare (profili, estrusioni, cavi ecc.) un campione di sezione normale e di lunghezza non inferiore a
25 cm;
per i materiali forniti in contenitori (leganti, sigillanti, adesivi ecc.) un contenitore di misura normale non inferiore ad 1 dm3;
per le murature ed i rivestimenti di paramenti esterni, (se a casellario) dovrà essere eseguito un campo di superficie non inferiore a mq
6 per ogni sfumatura di colore;
per le pavimentazioni ed i rivestimenti interni (se a casellario) dovrà essere eseguito un campo di superficie non inferiore a mq 4 per
ogni sfumatura di colore.
3)
4)
5)
6)
7)
8)
Quando i materiali possono avere delle variazioni naturali di colore o struttura, l'Appaltatore dovrà fornire una campionatura che indichi le varie
possibilità di variazione.
1.4
CERTIFICATI DI PROVENIENZA
I certificati devono essere rilasciati da laboratori di prove autorizzati, e prodotti in triplice copia nei casi seguenti:
-
quando richiesto dalle specifiche;
quale accompagnamento di campioni di materiali e comprova della loro conformità alle specifiche tecniche;
per tutti i materiali per i quali verrà richiesta una specifica diversa da quella contrattuale;
l'Appaltatore potrà produrre di sua iniziativa certificati di materiali anche se non espressamente richiesti;
su richiesta del Direttore dei Lavori, e qualora non trattasi di certificazioni relative a campionature prelevate a norma di legge in cantiere,
detti certificati potranno avere valore di "certificato di prova".
Valgono inoltre tutte le prescrizioni normative in materia.
1.5
INDAGINI GEOTECNICHE
A - Normativa principale di riferimento
D.M. 14/01/2008
AGI (Associazione Geotecnica Italiana): "Raccomandazioni sulla programmazione ed esecuzione delle indagini geotecniche" (giugno 1975)
B - Generalità
Le indagini in questione hanno come scopo la definizione delle caratteristiche geotecniche del sottosuolo sul quale insisteranno le opere di cui è
prevista la realizzazione: in genere le indagini, i rilievi e le prove che attraverso i loro risultati dovranno permettere che vengano effettuate le
scelte, i calcoli e le verifiche relativi all'insieme opera-terreno sia nelle fasi transitorie di costruzione sia nella fase definitiva ad opera ultimata ed
in esercizio.
Qualora richiesto dalla D.L. e se ricorrano particolari condizioni di cantiere, le indagini geotecniche saranno proseguite in fase costruttiva per
garantire un'operazione continua di controllo per la verifica della validità delle ipotesi di progetto.
E' da tener presente che per ogni opera i risultati della relativa indagine geotecnica dovranno essere raccolti in una relazione, che farà parte
integrante degli atti sottoposti alla D.L.
Per alcune opere particolari (manufatti di terreni sciolti quali rilevati, reinterri, ecc.; gallerie e manufatti sotterranei; stabilizzazione di pendii
naturali e di fronti di scavo; opere su grandi aree di nuovi insediamenti urbani, civili o industriali, reti di servizi, strade, ferrovie, aeroporti, ecc.;
discariche e colmate; emungimenti di falde idriche, consolidamento di terreni, ancoraggi) oltre alla relazione geotecnica dovrà far parte
integrante degli atti progettuali la relazione geologica, nella quale risultino individuate le principali formazioni geologiche del sottosuolo, i
caratteri strutturali dell'area interessata e l'eventuale sua evoluzione geomorfologica.
Solo nel caso di costruzioni di modesto rilievo in rapporto alla stabilità dell'insieme opera-terreno e interessanti aree di caratteristiche
geotecniche già note, l'indagine potrà limitarsi alla raccolta di dati e notizie relativi ad opere già realizzate in prossimità del cantiere.
C-
Criteri per definire il programma minimo di indagini per un adeguato studio geotecnico del sottosuolo
L'Impresa presenterà prima dell'inizio dei lavori alla D.L., per l'approvazione, un programma delle analisi e prove geotecniche che
eventualmente intende eseguire sia per l'approntamento dei disegni di Cantiere che per il controllo in fase costruttiva degli elaborati progettuali.
La D.L. potrà comunque, a suo insindacabile giudizio, durante qualsiasi fase delle attività, richiedere ulteriori prove ed analisi ad integrazione od
a modifica di tale programma.
Di seguito sono riportati i criteri di definizione di un tale programma.
Ampiezza dell'indagine
L'indagine geotecnica dovrà essere estesa a quella parte di sottosuolo che sarà influenzata dalla costruzione dell'opera o che influenzerà il
comportamento dell'opera stessa.
La parte di sottosuolo in questione verrà identificata come "volume significativo"; per scavi sotto il livello della falda si dovrà tenere conto anche
delle influenze sul regime delle pressioni neutre.
3
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
A titolo indicativo per i casi semplici sotto indicati e con riferimento ad un terreno omogeneo si può dire che la profondità “D” minima del
volume significativo può essere pari a:
-
edificio con larghezza minima B e fondazione a platea, o a travi rovesce o a plinti isolati, essendo p (Kg/cm²) la pressione sul piano di posa:
D = Bxp/1kg
(in prima approssimazione: D = 3 B sempreché D > 6 m)
edificio con larghezza minima B e fondazione sui pali di lunghezza (L=lunghezza dei pali)
D = L+(L + B)/B
muri di sostegno di altezza H fuori terra (L = larghezza del volume significativo a monte ed a valle del muro):
D = 0,75m-1,5 H
L = 1m-2 H
rilevati di larghezza alla base 2 L: D = 0,5m-1 L
E' da tenere in evidenza il fatto che la presenza nel sottosuolo dei terreni a ridotte caratteristiche geotecniche o di terreni molto resistenti si può
modificare, aumentandolo o diminuendolo, il volume significativo, con consenso della D.L.
La caratteristica geotecnica del volume significativo è basata sulle informazioni che vengono raccolte lungo alcune linee verticali (per mezzo di
pozzi o fori di sondaggio), orizzontali o inclinate (per mezzo di trincee, cunicoli o fori di sondaggio); il numero e la lunghezza di tali linee
dovranno essere stabiliti in funzione della complessità dell'ambiente geologico, del grado di approssimazione richiesto e dell'importanza
dell'opera.
A titolo orientativo il numero di verticali da esplorare in casi normali potrà essere così stabilito:
1.
fondazioni di opere di altezza ed estensione limitata (ad esempio fabbricati civili ed industriali fino a cinque/sei piani di altezza): si
dovranno prevedere almeno una verticale ogni 200 m² per aree poco estese, almeno una verticale ogni 600 m² se il fabbricato interessa
aree molto estese, in ogni caso non meno di tre verticali;
2.
fondazioni di opere sviluppate in lunghezza e di altezza limitata (ad esempio muri di sostegno con altezza 4-10 m, rilevati di altezza 4-10
m): dovrà essere prevista almeno una verticale di indagine ogni 50 m di lunghezza (con un minimo di 2 verticali);
D-
Tipi e mezzi di indagine in relazione alle finalità dello studio del sottosuolo
Nella tabella allegata alla pagina seguente sono elencati i mezzi di indagine di uso corrente: tenuto conto delle diverse finalità dell'indagine
geotecnica si dovrà predisporre un programma in relazione ai dati ed alla conoscenza già a disposizione sulla natura del sottosuolo interessato,
salvo a modificarlo quando i primi accertamenti rivelino una situazione diversa da quella prevista.
Normalmente nel programma di indagine dovranno essere indicati:
1.
2.
tipo, numero, ubicazione e profondità degli scavi e delle perforazioni di sondaggio;
numero dei campioni da prelevare (per es.: in successione continua, ogni 2 m, ad ogni mutamento stratigrafico evidente);
MEZZI DI INDAGINE DI USO CORRENTE
FINALITA'
profilo stratigrafico
DIRETTI
INDIRETTI
-
indagini geofisiche (1)
metodo sismico a rifrazione
metodo elettrico verticale
pozzi
trincee
cunicoli
fori di sondaggio
a pressione
a rotazione
In laboratorio prove su campioni indisturbati
proprietà fisicomeccaniche
dei terreni
In situ
misura della pressione neutra
piezometri
-
prove penetrom. stat. e dinam.
prove scissometriche
prove pressiometriche
prove di carico su piastra
indagini geofisiche
In laboratorio prove su campioni indisturbati
permeabilità dei terreni
In situ
-
prove di emungimento da pozzi
prove con immissione di acqua
in pozzetti o in fori di sondaggio
-
palificate (prove di carico su pali isolati) verifica dell’impiego di
impermeabilizzazione (piezometri, procedimenti tecnologici prove di
permeabilità
consolidamenti (misura delle proprietà meccaniche mediante
prove in situ)
I risultati delle indagini geofisiche dovranno sempre essere tarati mediante scavi o perforazioni di sondaggio
3.
4.
modalità richieste per il campionamento;
numero delle prove SPT all'interno dei fori di sondaggio;
4
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5.
6.
eventuale richiesta di installazione di tubi piezometrici in alcuni dei fori di sondaggio, per il rilevamento del livello della falda idrica o delle
falde idriche;
tipo, numero, ubicazione e profondità delle prove penetrometriche.
La posizione dei punti di sondaggio e delle prove penetrometriche dovrà essere rilevata topograficamente (posizione planimetrica e quota) e
dovrà essere riportata su adatta corografia, per poter essere individuata anche a distanza di tempo.
E-
Attrezzature e tecniche esecutive di perforazione di sondaggio e di prelievo di campioni
Alla pagina seguente è allegata una tabella sulla quale sono elencate le caratteristiche dei vari tipi di perforazione: considerato il tipo di terreno,
la profondità da raggiungere e la qualità dei campioni da ottenere (con il solo ausilio degli utensili di perforazione), si può giungere alla scelta del
metodo di perforazione più idoneo.
In linea del tutto generale si può dire che per raccogliere campioni il meno possibile disturbati sarà opportuno scegliere il metodo di
perforazione a rotazione con uso di utensile o tubo carotiere doppio.
F-
Profili stratigrafici
Per ambienti geologici particolarmente complessi assume grande importanza l'elaborazione dei profili stratigrafici, nei quali vengono
rappresentate le successioni dei terreni secondo certi piani di sezione più significativi.
SCELTA DEI METODI DI PERFORAZIONE
Metodo
di per
foraz.
Utensile
di perf.
(mm)
Diametro
usuale
di terreno
Profond.
usuale
di terreno
Idoneità
Non idonei
per tipo
tà per tipo
usuali attrezzi di
perforazione
Qualità dei camp.
ottenuti con gli
Percus
sione
Sonda a
valvola
100-600
60 m
Ghiaia
sabbia
consistenti,
Disturbati, dilavati
limo
Terre coesive molto
rocce
Scalpello
100-600
fino a
Rotazione
60 m
terreni,
alta o
rocce di
media re
sistenza
Tubo ca
rotiere
semplice
75-150
50-150mm
Tubo ca
rotiere
doppio
75-150
50-150mm
terre a
grana
grossa
Trivella
Scalpelli
a distruzione, triconi, attrezzatura rotary
60-500
Praticamente il
limitata
Spirale
a vite
senza
fine
Manuale:
50-150
Manuale:
10m
Tutti i
resistenza
e frantumati
molto alta
Rocce con
Fortemente
disturbati dilavati
Generalmente
discreta
Tutti i
terreni
escluse
ciottoli ecc..)
Terre a
grana gros
sa (ghiaie
Generalmente
buona
Non si ottengono
campioni ma piccoli frammenti di
materiale
Sopra
falda:
da coesi
vi a poco
Terre a
grana gros
sa con ele
menti >D/4
Disturbati a volte
dilavati sotto
falda
coesivi
Meccanica
100-150
Meccanica
40 m
falda:
coesivi
Sotto
roccia
I vari strati di terreni sono identificati nell'ambito delle classifiche geotecniche (classifica granulometrica, classifica unificata USCS - Unified Soil
Classification System - v. Raccomandazioni AGI) ed i profili sono ricostruiti con i dati forniti dai sondaggi geognostici. Pertanto nella
predisposizione del programma di indagini è importante prevedere l'ubicazione dei punti di sondaggio in modo da facilitare l'elaborazione dei
profili stratigrafici secondo i piani verticali più interessanti ai fini della caratterizzazione geotecnica del sottosuolo in relazione all'opera da
realizzare, alle sue dimensioni ed alle sue funzioni.
5
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G-
Misura delle pressioni neutre
In tutti i profili geotecnici è di fondamentale importanza la conoscenza della distribuzione dei valori della pressione dell'acqua contenuta nei
pori o fessure del terreno (pressione neutra o pressione interstiziale).
-3
La misura della pressione neutra in terreni permeabili (K > 10 cm/sec.) può essere effettuata durante l'esecuzione delle perforazioni di
sondaggio, controllando, ad ogni interruzione della perforazione, il livello dell'acqua nel foro: perchè le rilevazioni abbiano sufficiente
attendibilità è necessario che il foro venga accuratamente lavato e, se possibile, vuotato.
Per misure da prolungare nel tempo si installeranno piezometri a tubo aperto, costituiti da tubi di metallo o di materiale plastico, con diametro
sufficiente per l'introduzione dello strumento rilevatore del livello dell'acqua: tali tubi saranno posti nei fori di sondaggio o in fori appositamente
trivellati nel terreno.
In corrispondenza dello strato dove si intendono condurre le misure la parete del tubo è sfinestrata, protetta con rete e circondata da materiale
filtrante.
Tamponi impermeabili (bentonite, malta di cemento e bentonite, argilla) delimitano superiormente ed inferiormente la zona filtrante.
La misura del livello dell'acqua si può fare mediante galleggianti o scandagli elettrici.
Per la misura delle pressioni neutre in terreni poco permeabili si dovrà fare con l'impiego di piezometri tipo Casagrande: tale tipo di piezometro
-6
-3
vale per terreni a permeabilità media (10 < K < 10 cm/sec.).
H-
Determinazione del coefficiente di permeabilità del terreno in situ
La conoscenza della permeabilità degli strati drenanti, oltre che per fini puramente geotecnici (previsione del decorso dei cedimenti) è utilizzata
per individuare le portate di emungimento o di disperdimento attraverso pozzi ed in generale per ricerche idriche.
La determinazione del coefficiente di permeabilità con prove in situ è realizzabile con metodi semplici solo per terreni a coefficiente di
permeabilità K < 10-4 cm/sec.; per terreni a coefficiente di permeabilità minore è necessario ricorrere a prove più complesse.
Il tipo più semplice di prove sono quelle da effettuare in pozzetto superficiale per valutare la permeabilità dei terreni al di sopra del livello della
falda idrica (prove a carico costante o a carico variabile).
Prove a carico costante od a carico variabile si possono eseguire in fori di sondaggio realizzati nelle formazioni incoerenti sovrastanti una
formazione impermeabile, nella quale si intesta il pozzo e che costituisce il letto della falda freatica.
Il pozzo di emungimento o di immissione deve avere un diametro tale da permettere l'installazione di una pompa a profondità opportuna,in
relazione all'altezza della falda e deve essere fasciato da materiale filtrante.
I-
Prove penetrometriche statiche
Le prove consistono essenzialmente nella misura della resistenza alla penetrazione di una punta conica di dimensioni e caratteristiche
standardizzate, infissa a velocità costante nel terreno; l'attrezzatura consente anche la misura dell'attrito laterale locale mediante un manicotto
scorrevole.
Le prove penetrometriche di tipo statico sono da riservare in particolare per tutti i tipi di terreni compresi tra argille e sabbie a grana grossa;
difficoltà possono aversi per l'attraversamento di letti di ghiaia o di terreni cementati.
I penetrometri statici possono essere di due tipi: meccanici ed elettrici.
L'esecuzione di prove penetrometriche, unita all'esecuzione di fori di sondaggio, permette di acquisire informazioni utili all'elaborazione dei
profili stratigrafici.
Dal rapporto tra la resistenza all'avanzamento della punta e la resistenza laterale locale è possibile risalire, mediante correlazioni empiriche, alla
natura dei terreni attraversati.
Per la corretta interpretazione dei risultati delle prove penetrometriche è in ogni caso opportuno disporre del profilo stratigrafico e dei risultati
di prove di laboratorio su campioni indisturbati.
La documentazione che deve essere fornita a completamento della campagna di indagini deve comprendere:
-
letture alle varie
profondità:
R ; resistenza all'avanzamento della sola punta
p
R + R ; resistenza all'avanzamento della punta e del manicotto laterale
p
1
R ; resistenza totale
t
Il gruppo di misura delle resistenze alla penetrazione deve essere corredato da certificato di taratura non anteriore a due mesi dall'inizio della
campagna delle prove.
L-
Prove penetrometriche dinamiche
Prove S.P.T. (Standard Penetration Test)
La prova viene eseguita a partire dal fondo dei fori di sondaggi e consiste nella misura della resistenza alla penetrazione di un campionatore a
parete grossa di dimensioni e caratteristiche statiche, fatto avanzare per mezzo di un dispositivo a percussione.
Per tre tratti consecutivi di infissione, ciascuno di 15 cm, si rilevano i numeri di colpi (N) necessari: il valore di NSPT è dato dalla somma dei colpi
ottenuti per il 2° e 3° tratto.
Prova penetrometrica dinamica continua con punta conica.
La prova consiste nella misura della resistenza alla penetrazione di una punta conica di dimensioni standard, infissa per battitura nel terreno,
per mezzo di dispositivo a percussione.
Di norma le preve vengono eseguite a partire dalla quota del piano campagna e si misurano i numeri di colpi (Np) necessari per l'infissione di 30
cm della punta; dopo 30 cm di penetrazione della punta viene infisso il rivestimento, rilevando ancora il numero di colpi (NR).
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Il campo di utilizzazione della prova è molto vasto, potendo venire eseguite praticamente in tutti i tipi di terreno coesivo o granulare, delle argille
alle ghiaie; essa viene comunque prevalentemente impiegata per terreni incoerenti a grana grossa, dove la prova penetrometrica di tipo statico e
la prova SPT sono di difficile impiego.
La prova fornisce una valutazione qualitativa del grado di addensamento e di consistenza dei terreni attraversati.
Le correlazioni stabilite tra il numero dei colpi e le caratteristiche meccaniche dei terreni si devono considerare di solo valore orientativo.
M-
Prove di laboratorio
Per la più completa analisi dei terreni del sottosuolo attraversato dalle indagini durante le quali sono stati raccolti campioni indisturbati o
rimaneggiati, si richiede la seguente serie di prove di laboratorio:
- peso specifico apparente, umido e secco;
- peso specifico assoluto;
- contenuto d'acqua;
- limite di liquidità e limite di plasticità;
- granulometria;
- analisi chimiche e radiografiche;
- prove di resistenza alla compressione semplice (a espansione libera);
- prova di taglio all'apparecchio triassiale;
- cone test;
- prova di taglio a carico costante, a velocità costante;
- prova di compressione all'edometro.
Nel caso di rocce o ammassi rocciosi (resistenza meccanica alla compressione semplice 2000-2500 Kg/cm²) nella descrizione dei campioni
ottenuti con perforazione a rotazione (diam. 75-150 mm) dovranno essere riportati anche i seguenti elementi:
-
caratteristiche strutturali;
colore;
inclusioni;
natura litologica;
stato di alterazione;
RQD (Rock Quality Designation).
7
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SEZIONE 2 - MOVIMENTI DI TERRA E DEMOLIZIONI
ved. capitolato parte strutturale
SEZIONE 3 - MURATURE - INTONACI - TINTEGGIATURE
3.1
GENERALITA’ SULLE MURATURE
Dovranno essere rispettate le seguenti norme e relativi aggiornamenti ed integrazioni, in quanto compatibili (l’elenco è nonm esaustivo):
UNI 7959
Pareti perimetrali verticali. Analisi dei requisiti
UNI 9269
Pareti verticali. Prova di resistenza agli urti
UNI ISO 7892
Prove di resistenza agli urti. Corpi per urti e metodi di prova
UNI 10355
Uni 8942/96
Dm 14/01/08
Eurocodice 2-UNI ENV 1992-1-1 “Progettazione delle strutture in calcestruzzo”.
Eurocodice 3-UNI ENV 1993-1-1 “Progettazione delle strutture di acciaio”.
Eurocodice 6-UNI ENV 1996-1-1 “Progettazione delle strutture di muratura”.
I materiali impiegati per l'esecuzione delle opere in oggetto, dovranno essere progettati con caratteristiche tecniche atte a soddisfare le seguenti
sollecitazioni fisiche, chimiche, termiche.
Resistenza al fuoco
Laddove richiesto, le murature dovranno corrispondere alla classe di resistenza al fuoco REI richiesta, ed in merito il fornitore dovrà presentare
certificato di omologazione della muratura nel suo complesso, utile al fine di rendere le relative certificazioni ai fini antincendio.
Isolamento termico
Il coefficiente di trasmissione termica delle pareti perimetrali dovrà essere conforme al valore assunto nelle relazioni di calcolo ai sensi della
Legge 10/91 e s.m.i.
Isolamento acustico
Esso è strettamente correlato al potere fonoisolante della muratura e varia anche in ragione anche del peso della muratura stessa.
Ciò premesso, si precisa che i valori di isolamento acustico del pacchetto murario di tamponamento non dovranno essere inferiori ai valori
normativi e nella fattispecie RW=42,54db.
L'isolamento acustico delle partizioni interne e delle facciate dovra' rispettare, fra l’altro, anche la seguente normativa di seguito elencata:
-DPCM 05/12/97
determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici
-Circolare 30 Aprile 1966, n° 1769
Criteri di valutazione e collaudo dei requisiti acustici nelle costruzioni edilizie (Min. LL.PP.);
-Circolare 22 Maggio 1967
Criteri di valutazione e collaudo dei requisiti acustici negli edifici scolastici
partizioni interne Rw = 53db
indice di vakutazione dell’isolamento acustico di facciata (valori inferiroi a quelli riportati alla relazione di clima (acustico)
Inoltre vanno rispettate le misure, le determinazioni sperimentali, la prestazione e valutazione dei dati, per quanto possibile, indicate nella
relazione sul clima acustico, le raccomandazioni ISO od UNI; le caratteristiche degli strumenti di misura seguiranno le raccomandazioni ISO,
IEC o CEI.
In particolare i misuratori di livello sonoro dovranno soddisfare le norme CEI o le norme IEC per i tipi non di precisione (Pubblicazione 123), gli
analizzatori per filtri di ottava dovranno rispondere alla proposte di norme IEC (29 Central Office 62); la macchina di calpestio dovra' rispondere
alle prescrizioni ISO (Recommendation 219). Gli apparecchi di misura dovranno rientrare nelle tolleranze stabilite.
La misura verra' eseguita in laboratorio. La Direzione Lavori si riserva di eseguire anche prove in opera su ambienti finiti. A tale proposito può
chiedere all’Impresa l’anticipazione di porzioni di fabbricato o di ambienti finiti per eseguire tali prove.
Condensazione vapor d'acqua
Legge 10/94 UNI 7357, UNI FA 83, UNI FA 101, UNI FA 264, UNI 9233, C.M. LL.PP. 22.05.1967 n°3151.
In ogni punto della parete la pressione parziale del valore d’acqua Pv deve essere inferiore alla corrispondente pressione di saturazione.
Permeabilita' all'aria
D.M.16/01/1996 Norme tecniche relative ai “Criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e
sovraccarichi".
circ.M.LL.PP. 4/07/1996, n. 156AA.GG./STC. Istruzioni per l’applicazione delle "Norme tecniche relative ai criteri generali per la
verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi" di cui al D.M. 16/01/1996.
D.M. 12.02.1982 (Aggiornamento delle norme tecniche relative a “Criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei
carichi e sovraccarichi”);
C.M. LL.PP. 24.05.1982 n°22631 (Istruzioni relative a carichi, sovraccarichi e ai criteri generali per la verifica di sicurezza delle
costruzioni);
UNI 7979;
CNR B.U. 117.
Le pareti perimetrali, ed in particolare i serramenti, devono essere perlomeno di classe A3 secondo UNI 7979, semprechè ciò non osti con
l’attuale quadro legislativo e con quanto prescritto negli elaborati progettuali.
Pertanto esse non devono consentire apprezzabili flussi d’aria anche quando la differenza tra la pressione esterna e quella interna raggiunge 500
Pa.
Permeabilità all'acqua
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La principale normativa di riferimento è”Criteri di valutazione delle grandezze atte a rappresentare le proprietà termiche, igrometriche, e di
illuminazione nelle costruzioni edilizie. UNI EN 86 - UNI 7979 ».
Le chiusure opache, anche in corrispondenza dei giunti di collegamento con componenti omogenei o di unità tecnologiche diverse, devono
essere di classe E4 (norma UNI 7979).
L’acqua esterna non deve attraversare la parete con una pressione > 500 Pa con le modalita' di prova secondo UNI EN 86. In ogni caso, sotto la
pressione di cui sopra, l'acqua non dovra' bagnare parti interne del paramento non progettate per essere bagnate, ne raggiungere materiali
imbibibili.
Controllo dei rumori propri
Il paramento dovra' essere concepito e realizzato in modo tale per cui le deformazioni dovute alle dilatazioni termiche, o alle variazioni dei
sovraccarichi sui vari piani o alla spinta del vento non diano luogo a rumori o scricchiolii; dovranno pertanto essere previste opportune
guarnizioni.
PRESCRIZIONI RELATIVE ALLE SOLLECITAZIONI MECCANICHE:
Resistenza meccanica
•
D.M.16/01/1996 Norme tecniche relative ai “Criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi".
•
circ.M.LL.PP. 4/07/1996, n. 156AA.GG./STC.
Istruzioni per l’applicazione delle "Norme tecniche relative ai criteri generali per la verifica di sicurezza delle costruzioni e dei carichi e
sovraccarichi" di cui al D.M. 16/01/1996.
•
D.M.LL.PP. 9/01/1996 "Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e
precompresso e per le strutture metalliche".
•
•
circ.M.LL.PP. 15/10/1996, n.52
Istruzioni per l’applicazione delle "Norme tecniche per il calcolo, l’esecuzione ed il collaudo delle strutture in cemento armato, normale e
precompresso e per le strutture metalliche" di cui al D.M. 9/10/1996.
D.M. 16/01/1996 "Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche".
•
circ.M.LL.PP. 10/04/1997, n.65/AA.GG. Istruzioni per l’applicazione delle "Norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche" di cui al
D.M. 16/01/1996.
•
Eurocodice 2-UNI ENV 1992-1-1 “Progettazione delle strutture in calcestruzzo”.
•
Eurocodice 3-UNI ENV 1993-1-1 “Progettazione delle strutture di acciaio”.
•
Eurocodice 6-UNI ENV 1996-1-1 “Progettazione delle strutture di muratura”.
•
D.M. LL.PP. 20.11.1992 (Norme tecniche per l’esecuzione delle opere in c.a. normale e precompresso e per le strutture metalliche).
•
CNR B.U. 84;
•
CNR B.U. 89;
•
CNR B.U. 107;
•
CNR B.U. 117;
•
CNR B.U. 118;
•
CNR UNI 10011;
•
CNR UNI 10022.
Il paramento deve presentare una resistenza meccanica adeguata alle sollecitazioni dovute a:
- pesi propri;
- carichi di servizio;
- sisma;
- azioni del vento;
- variazioni di temperatura;
- urti;
- vibrazioni;
- movimenti della struttura portante dell'edificio.
Pesi propri e carichi di servizio
I pesi propri saranno quelli dovuti ai materiali impiegati, così come rappresentati sui disegni, tenuto conto dei pesi per unità di volume riportati
dal DM 14/01/08, integrato, ove necessario dai valori contenuti nelle norme CNR 10012/81, e tenendo conto di quanto dichiarato nelle relative
relazioni.
Andrà verificata la possibilità di accumulo di neve, ghiaccio e depositi eolici in accordo con le attuali norme.
Vento
Le pareti perimetrali devono essere idonee a resistere all’azione del vento in modo da assicurare durata e funzionalità nel tempo.
L’azione del vento è valutata in riferimento al DM. 16.01.1996 ed alla norma CNR B.U. 117.
Quando i muri, in modo particolare i muri a cassa vuota, sono soggetti a carichi laterali dovuti al vento, i connettori trasversali che collegano le
due pareti devono essere in grado di distribuire i carichi dovuti al vento dalla parete caricata all’altra parete, o al muro retrostante, o
all’appoggio.
Il numero minimo di connettori trasversali per unità di area deve, di regola, essere ottenuto da:
9
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γM(WSd/Ft)
dove:
WSd è l’azione di progetto orizzontale, dovuta al vento o al sisma, per unità aerea, che deve essere trasferita
Ft è la resistenza caratteristica a compressione o a trazione del connettore, appropriata per la condizione di progetto, determinata da prove
secondo la EN 846-5 o EN 846-6
γM è il fattore di sicurezza parziale per i ferri di ancoraggio
Il numero dei connettori deve comunque essere superiore a 2 per mq.
Le pareti perimetrali devono resistere all’azione di urti applicati secondo la norma UNI 9269P:
Urti
UNI 9269P
UNI ISO 7892
γM è il fattore di sicurezza parziale per i ferri di ancoraggio
Il numero dei connettori deve comunque essere superiore a 2 per mq.
Le pareti perimetrali devono resistere all’azione di urti applicati secondo la norma UNI 9269P:
TIPO DI PROVA
URTO CON CORPO DURO
URTO CON CORPO MOLLE
MASSA DEL CORPO
(KG)
1
50
ENERGIA D’URTO
(J)
6
700
NOTE
Non necessario per la
faccia esterna oltre il
piano terra
DI GRANDI DIMENSIONI
URTO CON CORPO MOLLE
DI PICCOLE DIMENSIONI
3
60
10 urti, frequenza
1 minuto
Sottoposte alle suddette azioni sulla faccia esterna e su quella interna le pareti devono conservare la loro integrità strutturale, non devono essere
attraversate ne fuoriuscire dalla loro cornice. Non devono inoltre cadute di frammenti che possano causare ferite a persone.
Sicurezza al fuoco
I materiali adottati ed il progetto esecutivo dei paramenti e del raccordo con le solette dovranno essere tali da rispondere alle specifiche dei Vigili
del Fuoco e Comunali vigenti nel luogo di realizzazione delle opere.
Resistenza agli agenti chimici, fisici e biologici
Il paramento, ivi compresi i componenti ed i materiali che la costituiscono, deve resistere alle aggressioni chimiche di natura salina provenienti
dall’aria umida del mare.
Non deve essere attaccabile dai roditori e dagli insetti in genere e dovrà essere adottato ogni accorgimento per non consentire nidificazioni di
insetti, volatili, ecc...
Oltre alle protezioni specificate, sarà cura del fornitore della facciata prendere tutte le precauzioni necessarie quando vi e' contatto di materiali
metallici diversi al fine di evitare corrosioni elettrochimiche.
Il paramento, ivi compresi tutti i suoi componenti, non dovrà subire alcuna rilevante alterazione dovuta alla luce solare, a fenomeni di gelo, a
variazioni termiche cicliche ed a vibrazioni.
REQUISITI PRESTAZIONALI PER LE PARETI DI TAMPONAMENTO INTERNE
Resistenza all’urto di sicurezza
La parete deve essere in grado di resistere ad un urto pesante (corpo molle) che produce un’energia di impatto ≥ 240 Joule e ad un urto duro
(corpo duro) che produce un’energia d’impatto di 10 Joule, senza perdere integrità strutturale, senza essere traversata dal corpo d’urto, senza
provocare cadute di frammenti. La rispondenza al requisito deve essere garantita dalle caratteristiche fisico meccaniche e dalla robustezza della
parete, e dalla qualità dei materiali impiegati.
Resistenza agli urti - conservazione delle prestazioni
La parete deve essere in grado di resistere ad un urto pesante (corpo molle 50 kg) che produce una energia d’impatto di 34 Joule, ad un urto
pesante (corpo molle 3 kg) che produce un’energia d’impatto di 30 Joule ad un urto duro (corpo duro 0,5 kg) che produce un’energia di impatto
di 6 Joule, senza deterioramenti delle finiture, senza deformazioni permanenti. La rispondenza al requisito deve essere garantita dalle
caratteristiche fisico meccaniche e dalla robustezza della parete, e dalla qualità dei materiali impiegati.
Resistenza al fuoco
I rivestimenti utilizzati devono avere reazione al fuoco classe 0; le stesse pareti devono avere caratteristiche di resistenza al fuoco in taluni locali
come indicato in progetto; a tal proposito l’impresa dovrà fornire tutte le certificazioni ai sensi della vigente normativa.
Resistenza ai carichi eccentrici
La parete deve essere in grado di garantire la stabilità e il non deterioramento sotto l’azione di carichi sospesi che provochino:
- carico eccentrico di almeno 1000 N, applicato a 30 cm dalla superficie tramite due mensole e distribuito su 50 cm in direzione longitudinale;
- sforzi di strappo, fino a 100 N, del fissaggio per trazione perpendicolare alla superficie della parete;
- sforzi verticali di flessione del sistema di fissaggio fino a 400 N.
Resistenza meccanica
10
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
Le pareti di tamponamento interne dovranno resistere ad una azione lineare di 1 kN/ml applicata a + 120 cm da pavimento (piano di calpestio),
secondo quanto prescritto dal D.M. 14/01/2008 prospetto 3.1.II
3.2
MURATURE DI TAMPONAMENTO
in laterizio alveolato bio e cappotto esterno
Le pareti di tamponamento realizzate con cappotto termico dovranno essere eseguite con blocchi forati ALVEOLATER BIO 25/30 o equivalente
con malta di allettamento a base calce con trasmittanza massima pari a 0,620W/m2K; compresi la formazione di mazzette, stipiti, architravi,
l'imboccatura dei giunti, lo sfrido, il tiro in alto e quanto altro occorrente per avere l'opera finita a perfetta regola d'arte.
Il laterizio alveolato per muratura è un prodotto realizzato con argilla di peso specifico ≤ 1450 kg/m³, alleggerito grazie alla presenza di alveoli
vuoti non comunicanti, formati dalla combustione di perle di polistirolo additivate all'impasto.
Il laterizio alveolato per muratura è un prodotto realizzato con argilla di peso specifico ≤ 1450 kg/m³, alleggerito grazie alla presenza di alveoli
vuoti non comunicanti, formati dalla combustione di perle di polistirolo additivate all'impasto.
Si definisce BLOCCO un prodotto in laterizio per muratura, di forma parallelepipeda, con volume maggiore di 5500 cm³ (Norma UNI 8942).
I prodotti in laterizio possono essere alleggeriti nella massa in due modi:
mediante foratura, cioè ottenendo materiali pieni (con foratura minore del 15 per cento), semipieni o forati
mediante miscelazione all'impasto dell'argilla di materiali combustibili di varia natura (farina di legno, perle di polistirolo,...) allo
scopo di ridurre il peso specifico dell'argilla.
L'alleggerimento mediante foratura è applicato a tutti i prodotti in laterizio (blocchi per solaio, tramezze, blocchi per tamponamento, blocchi
portanti) tranne tegole, coppi e mattoni pieni tradizionali. La riduzione del peso specifico dell'argilla si applica generalmente a laterizi di grande
formato, semipieni o forati.
Questi laterizi alveolati sono anche detti genericamente "porizzati". I materiali combustibili dopo la cottura lasciano delle cavità (definite alveoli)
vuote, tra loro non comunicanti, che alleggeriscono il manufatto e migliorano le caratteristiche termiche dell'argilla.
È possibile miscelare all'argilla anche materiali inorganici (ad esempio perlite), ma in questo caso non si ha più la formazione di alveoli, ma
inclusione di materiali leggeri. Questi laterizi non possono essere quindi definiti "alveolati" e vengono chiamati semplicemente "laterizi
alleggeriti in pasta".
Il Rivestimento esterno eseguito con pannelli isolanti in polistirene espanso estruso, monostrato classe 1 di Reazione al fuoco sp. cm 4, fissaggio
meccanico con tasselli polipropilene, rasante Mapetherm, rete in fibra di vetro, intonachino Silancolor a base di resina siliconica in dispersione
acquosa ad alta traspirabilità ed idrorepellenza - conduttività termica alla temperatura media di 10°C 0,028 W/m.K .
Il pannello isolante sarà posato tramite un profilo di partenza che avrà la funzione di allineare e contenere il pannello perimetralmente al
supporto , fissato per mezzo di tasselli .
L’ancoraggio dei pannelli al supporto, posati sfalsati, preferibilemnte sarà sarà realizzata mediante stesura di malta adesiva a base di
calce/cemento per cordoli lungo il perimetro del pannello e per punti sulla superficie ed inserimento d’appositi tasselli (certificati) a secondo il
tipo di supporto.
I pannelli isolanti saranno rivestiti in opera con uno strato sottile di malta adesiva rasante a base di calce/cemento tipo dello spessore di circa 5
mm (in cui sarà annegata una rete in fibra di vetro aventi le seguenti caratteristiche minime :
Massa areica 150 gr/m² ;
Dimensioni della maglia : 3,5X3,5 mm.
La posa della rete d’armatura dovrà essere effettuata nello strato di rasatura prevedendo la sovrapposizione per almeno 10 cm, e di 15 cm
in prossimità degli spigoli, i quali saranno protetti con relativi paraspigoli in PVC con rete premontata. La rasatura deve essere di spessore
almeno di 5 mm sufficiente ad affogare la rete d’armatura.
Lo strato di finitura sarà costituito da uno strato di rivestimento in pasta a scelta della Direzione dei lavori.
Il tutto viene realizzato in funzione dello spessore finito, (granulometria prescelta), previa eventuale stesura di una mano di primer/fissativo
In alternativa al rivestimento in pasta, si può prevedere un rivestimento minerale in polvere a base di calce e sabbie di marmo e/o resine
silossaniche c da tinteggiare con pittura
L’applicazione sarà eseguita su superfici perfettamente asciutte, con temperatura ambiente e quella delle superfici, compresa tra i +5°C e +30°C
con U.R. inferiore l’80%. Diverse condizioni dovranno essere autorizzate dalla Direzione lavori.
3.3
DIVISORI INTERNI
I blocchi per i divisori interni sono in laterizio normale per murature. Devono garantire una buona stabilità e resistenza meccanica, ed offrire
una rilevante sicurezza in caso di incendio, assicurare il comfort, l'isolamento termoacustico, il benessere e l'igiene ambientale.
Le caratteristiche del singolo pezzo sono di seguito riportate:
Spessore (cm)
12
Altezza (cm)
25
Lunghezza (cm)
25
Peso Medio (kg)
4,5
Pezzi x mq di muratura
16
11
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A discrezione della D.L. sono ammesse le sole modifiche di natura geometrica relativa al singolo pezzo.
3.3b
DIVISORI INTERNI con interposto celenit o equivalente
I blocchi per i divisori interni in doppio laterizio normale per murature con la presenza di CELENIT all’interno, come indicato negli elaborati
grafici esecutivi, devono garantire una buona stabilità e resistenza meccanica, ed offrire una rilevante sicurezza in caso di incendio, assicurare il
comfort, l'isolamento termoacustico, il benessere e l'igiene ambientale.
Doppia parete eseguita con n. 2 blocchi di laterizo sp. 8 cm e doppio strato di Celenit 2cm.
Partizione doppia in laterizio costituita da tramezze normali (25x50x8cm), intonacati sul lato esterno (spessore medio intonaco 1,5 cm),
intercapedine di spessore 5 cm contenente due strati di pannelli Celenit N (pannello in lana di legno di abete mineralizzata e legata con cemento
Portland ad alta resistenza; spessore: 20 mm; massa superficiale: 10 kg/m2) disposti in aderenza orizzontalmente e verticalmente.
Pannello isolante termico ed acustico, certificato ecobiocompatibile da ANAB- ICEA, in lana di legno di abete, mineralizzata e legata con
cemento Portland ad alta resistenza, conforme alla norma UNI EN 13168, prodotto da azienda certificata UNI EN ISO 9001:2000.
Il pannello è classificato di Euroclasse B-s1, d0 di reazione al fuoco.
A discrezione della D.L. sono ammesse le sole modifiche di natura geometrica relativa al singolo pezzo, ma nel complesso esso deve presentare le
medesime caratteristiche termoacustiche della parete progettuale.
3.4
PARETI DIVISORIE CON CARATTERISTICHE DI RESISTENZA AL FUOCO
Laddove specificato in progetto alcune delle pareti dovranno avere specifiche caratteristiche di resistenza al fuoco: a tal proposito la impresa
dovrà provvedere, a proprie spese, a fornire tutta la certificazione richiesta a norma di legge (pertanto non solo la dichiarazione di posa n opera).
Inoltre l’appaltatore è tenuto a fornire le dichiarazioni del fabbricante circa le caratteristiche tecniche alle quali risponde il prodotto, secondo
quanto disposto dall’attuale normativa. L'impiego di tali prodotti non devono essere privi di marcatura CE ovvero con marcatura CE non
conforme all’’atuale quadro normativo.
3.5
INTONACI
A - Normativa di riferimento
Tutti i materiali componenti gli intonaci dovranno corrispondere alle seguenti normative di unificazione e leggi:
-
UNI Gruppo 399
UNI Gruppo 400
Gessi, cementi - Malte, calcestruzzi
Aggregati, agenti espansivi ed additivi per impasti cementizi - Prodotti filmogeni di protezione del
calcestruzzo.
R.D. n. 2231, 16 novembre 1939 (prescrizioni sulle calci)
Legge n. 595, 26.5.1965 e D.M. 31.8.1972
(Caratteristiche tecniche e requisiti dei leganti idraulici)
Circolare Ministeriale n. 1769 del Ministero dei Lavori Pubblici del 1964
Circolare Ministeriale n. 3150 del Ministero dei Lavori Pubblici del 22.5.1967
Classificazione agli artt. 40 e 41 del c.S.T.
B - Tipi di intonaco
La specifica si riferisce ai seguenti tipi di intonaco:
1.
intonaco rustico tirato in piano a frattazzo fine (rinzaffo + arricciatura);
2.
intonaco civile (velo);
3.
intonaco rasato a gesso;
4.
intonaco lucido con finitura ad encausto;
5.
intonaci fonoassorbenti e termoisolanti;
6.
intonaci resistenti al fuoco;
7.
intonaci plastici.
C - Materiali
Inerti
Potranno essere costituiti da sabbia silicea, polvere di marmo, laterizi frantumati, pozzolana, ecc.
Sabbia
Dovrà provenire dal letto dei fiumi oppure da banchi in profondità, depositata da remote alluvioni oppure da rocce frantumate; dovrà essere
accuratamente lavata in modo da eliminare ogni traccia di sostanze organiche.
E' preferibile l'impiego di sabbia costituita da granuli spigolosi.
La granulometria della sabbia, passata al setaccio sarà:
- sabbia fine:
per intonaci con finitura liscia, con granuli da 0 a 0.5 mm;
- sabbia media:
per intonaci con finitura grezza, con granuli da 0.5 a 2 mm
- sabbia grossa:
per intonaci con finitura rustica con granuli da 2 a 5 mm.
Polvere di marmo
12
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Ottenuta dalla frantumazione di rocce calcaree; la granulometria è normalmente non superiore a 0.5 mm.
Laterizi frantumati
Ottenuti da un'argilla composta chimicamente da silicato di alluminio, cotta e frantumata.
Pozzolana:
Ottenuta dalla frantumazione di rocce di origine vulcanica e vagliata con la medesima granulometria della sabbia.
Acqua
Dovrà essere pulita, esente da contenuti organici, priva di sali, con una temperatura da 14 a 20^c.
Calce spenta e grassa (Grassello)
Ottenuta dalla cottura di pietra calcarea con un contenuto di sostanze diverse dal carbonato di calcio inferiore al 10% e del successivo
trattamento con acqua per dare origine al processo di idratazione e spegnimento.
Il grassello viene normalmente commercializzato in sacchi allo stato semiliquido.
Calce idrata in polvere
Ottenuta dalla idratazione della calce viva, dopo la cottura e frantumazione delle zolle di pietra calcarea, con la sola quantità d'acqua necessaria
alla idratazione stessa. Successivamente si procede alla macinazione per ottenere il prodotto in polvere.
Calce idraulica
Ottenuta dalla cottura a 1100°C di pietra calcarea contenente dal 6 al 20% di argilla. In relazione al rapporto argilla-calcare, si avranno calci
debolmente idrauliche, (indice di idraulicità 0,10-0,16), mediante idrauliche (0,10-0,31), propriamente idrauliche (0,31-0,42), eminentemente
idrauliche (0,42-0,52).
Il processo di idratazione è analogo a quello delle calci.
Cemento
Il cemento normalmente usato è il Portland R 325. Impiegando cemento R 425 si ottiene una maggiore rapidità di presa ed una migliore
resistenza meccanica.
Gesso
Disidratando il gesso naturale (solfato di calcio budrato) a 250-300^C si ottiene il gesso cotto, composto prevalentemente di anidride solubile e
suscettibile di fare presa. La miscela di gesso cotto, piccole quantità di selenite, ed anche colla, viene comunemente denominata "scagliola".
Per malte, intonaci e stucchi viene commercializzato il "gesso semidrato", ottenuto assoggettando ad opportuno trattamento termico e quindi a
macinazione fine la pietra da gesso unita a selenite.
Vermiculite
Ottenuta sottoponendo a trattamento termico una particolare variazione morfologica della mica.
Il minerale, espandendosi, dà origine a granuli chimicamente inerti, incombustibili, imputrescibili.
La conduttività termica media della vermiculite granulare è pari a 0,06 W/m^c.
La dimensione dei granuli varia in relazione all'impiego (da 3 a 12 mm).
Perlite
Ottenuta da un minerale di origine vulcanica (riolite), macinato, vagliato, essiccato e quindi espanso ad alta temperatura. E' incombustibile e
imputrescibile.
Si presenta in granuli fini.
Altri materiali
- minerali silicei espansi a struttura vetrosa;
- granuli di polistirolo;
- additivi aereanti;
- additivi cellulosici;
- additivi plastificanti;
- resine sintetiche
ecc..
D-
Intonaco rustico (rinzaffo + arricciatura)
Dovrà essere eseguito con malta bastarda (cioè composta da due leganti, anzichè uno), oppure con malta di calce idraulica e cemento
confezionate con sabbia vagliata, nelle seguenti proporzioni:
-
mc 1 di sabbia
mc 0,30 di calce spenta o idrata
kg 100 di cemento R 325
mc 0,50 di acqua;
-
mc 1 di sabbia
kg 350 di calce idraulica;
kg 100 di cemento R 325
mc 0,50 di acqua.
L'arricciatura dovrà essere eseguita su superfici preventivamente spruzzate con malta dello stesso tipo di quella che verrà utilizzata
successivamente. Sulla superficie grezza dovranno essere predisposte opportune fasce verticali di malta, eseguite con regoli "guida", in numero
sufficiente, per un rivestimento piano ed omogeneo. Verrà quindi applicato un primo strato di malta (rinzaffo) e si provvederà alla sua
regolarizzazione con regoli di legno o di alluminio.
13
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Quando il rinzaffo avrà fatto presa, si applicherà su di esso lo strato della corrispondente malta fina (arriccio) che si conguaglierà con la cazzuola
e con il frattazzino, stuccando ogni fessura e togliendo ogni asperità.
E - Intonaco civile (velo)
Appena l'arricciatura avrà preso consistenza, verrà steso su di essa uno strato formato da malta fina, confezionata con sabbietta del Ticino e 5 q.li
di calce spenta e/o idrata setacciata.
L'arricciatura qualora fosse già essiccata, dovrà essere abbondantemente bagnata con acqua potabile.
La finitura superficiale, a seconda delle prescrizioni che verranno impartite dalla D.L., potrà essere eseguita in modo da ottenere una superficie
liscia (lavorata a frattazzo di metallo), ovvero scabra (lavorata con tavola di legno, frattazzo di gommapiuma, a pettine, a punta di cazzuola, ecc.).
F - Intonaco tipo Terranova
Viene usato all'esterno ed applicato sul sottofondo costituito da intonaco rustico in malta bastarda con grado di finitura fine o grosso in relazione
al tipo di superficie che si vuole ottenere.
L'intonaco è premiscelato, composto da materie prime naturali unite a pigmenti coloranti.
La finitura superficiale, lavorata a cazzuola potrà essere del tipo: lamato fine, lamato medio, lamato grosso.
G - Intonaco rasato a gesso
Le superfici destinate a ricevere la finitura a gesso dovranno essere esenti da polvere ed afflorescenze. Nel caso di superfici pretrattate con malta
bastarda o con calce idraulica e cemento, queste dovranno presentare una rugosità sufficiente a garantire l'aderenza dell'intonaco, ed essere
prive di tracce di olio, grasso e simili.
Affinchè la superficie risulti ben piana e verticale, dovranno essere predisposte opportune fasce in numero sufficiente; la superficie da intonacare
dovrà essere preventivamente bagnata per evitare l'assorbimento dell'acqua d'impasto da parte della malta sottostante.
La finitura a gesso dovrà essere eseguita con spessore non inferiore a 3 mm, con un impasto composto da kg 100 di gesso e mc 0,030 di calce
spenta con aggiunta di acqua e colla. La superficie dovrà essere perfettamente lisciata con lama metallica.
H - Intonaci all'intradosso dei solai e su strutture in cemento armato
Oltre a quanto prescritto in precedenza per l'esecuzione dei vari tipi di intonaco, l'Appaltatore dovrà sempre eseguire sulle superfici di
intradosso dei solai e delle volte e su tutte le strutture orizzontali e verticali di conglomerato cementizio semplice od armato che successivamente
dovessero essere intonacate, un primo rinzaffo con malta di tipo analogo a quella che verrà impiegata successivamente.
IIntonaco lucido con finitura ad encausto
E' costituito da una miscela composta da 1 parte di calce spenta (grassello) e da 1 o 1,5 parti di polvere di marmo, Nell'impasto potranno essere
aggiunte polveri colorate, preventivamente stemperate in acqua.
Ad asciugatura avvenuta, lo stucca andrà lucidato con una soluzione cerosa o saponosa mediante l'impiego di una lama metallica calda.
L - Intonaci fonoassorbenti e termoisolanti
Vengono appositamente studiati per la correzione acustica degli ambienti (essi riguarderaano tutti i sofiitti delle aule da realizzare).
Sono in genere costituiti da miscele di Vermiculite o Perlite o lane di silicato di allumina vetrificata o fibre minerali selezionate ecc., uniti a
leganti inorganici, idraulici, additivi e resine sintetiche.
In particolare sarà preferibile un rivestimento a spruzzo a granulometria grossolana (0 – 6 mm) per soffitti di interni, con elevata capacità di
assorbimento dei rumori e regolatore di umidità a base di calce aerea, cemento, inerti minerali.
E' vietato l'uso di componenti a base di amianto, fibre vetrose, fibre minerali libere, ecc.
La composizione della miscela, nonché lo spessore e la finitura superficiale dell'intonaco, verranno stabiliti in accordo con il Produttore in
ragione delle prestazioni termo-acustiche richieste.
L'intonaco dovrà essere classificato in classe 1 (incombustibile), non dovrà emanare sotto l'azione del fuoco fumi e gas tossici, dovrà essere
imputrescibile ed inalterabile nel tempo.
L'intonaco verrà spruzzato a macchina e frattazzo per omogeneizzarne la superficie.
La finitura superficiale verrà applicata successivamente, avrà uno spessore di pochi millimetri e sarà del tipo colorato in pasta.
Il coefficiente di sonducibilità termica medio di detti intonaci è pari, a: 20^C, a: = 0,05 W/m^c.
Tale intonaco dovrà conferire ad ogni aula un tempo di riverbero T60 pari ad alemno a 0,41 sec
M - Intonaci resistenti al fuoco
Di tipo analogo ai precedenti, dovranno essere omologati da certificazioni ufficiali rilasciate dagli uffici competenti del Ministero degli Interni.
Verrà applicato a spruzzo e sarà costituito da una miscela di materiali inerti oppure fibre minerali selezionate e leganti particolari e additivi
chimici.
Dovrà essere imputrescibile, inalterabile nel tempo e non emanare fumi e gas tossici non dovrà contenere componenti a base di amianto, fibre
vetrose, fibre minerali libere, ecc.
Tipi e spessori verranno definiti con il Produttore in ragione delle prestazioni di resistenza al fuoco richieste.
N - Intonaci plastici
Sono costituiti da masse fluide di alta consistenza nelle quali sono distribuiti inerti di dimensioni e tipi vari. Come cementanti si usano in genere
resine sintetiche acetoviniliche, acriliche e tuoloniche. Vengono applicati con frattazzi di plastica dura o a rullo o a spruzzo.
Possono essere colorati in pasta con l'aggiunta di opportuni pigmenti o di graniglie colorate.
O - Esecuzione degli intonaci - Criteri generali
Gli intonaci, sia interni che esterni, non dovranno essere eseguiti prima che le malte, allettanti le murature su cui andranno applicati, abbiano
fatto conveniente presa e comunque mai prima di benestare da parte della D.L..
Gli intonaci non dovranno essere eseguiti in periodi di tempo con temperature troppo rigide od elevate. Prescrizioni, in tale senso, saranno
emanate dalla D.L..
Le operazioni di intonacatura dovranno essere precedute dalla rimozione, dalle strutture da intonacare, della malta poco aderente, raschiando le
connessure fino a conveniente profondità, ed, inoltre, dalla ripulitura e bagnatura delle superfici, affinchè si verifichi la perfetta adesione fra le
stesse e l'intonaco che dovrà esservi applicato.
Nei locali, nei quali verranno installate rubinetterie, accessori, ecc. si dovrà tener conto dello spessore dell'intonaco, in modo da evitare, in sede
di esecuzione, sporgenze o affossamenti delle rubinetterie e degli accessori.
Gli intonaci potranno essere applicati a spruzzo, mediante intonacatrici meccaniche, solo previo benestare della D.L. che dovrà non solo
autorizzare il metodo di posa, ma anche accertarsi della possibilità di applicazione a macchina nei confronti di eventuali rischi di danni a
persone ed a cose.
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P - Difetti degli intonaci
Gli intonaci, di qualunque tipo essi siano, non dovranno mai presentare peli, crepature, irregolarità negli allineamenti e negli spigoli, nei piani,
nei piombi, distacchi dalle murature, scoppietti, sfioriture e screpolature, ecc.
Qualora ciò si verificasse, essi dovranno essere demoliti e rifatti a cura dell'Appaltatore, restando a suo carico ogni e qualsiasi onere conseguente.
Q - Protezione degli intonaci
L'Appaltatore dovrà avere la massima cura nel proteggere con teli, sacchi, stuoie gli intonaci dall'azione dei raggi solari e, se necessario,
provvedere a successive bagnature delle pareti intonacate; dovrà anche avere la massima cura nel proteggere gli intonaci dall'azione di
dilavamento della pioggia e dal gelo, ancorchè questi si verifichi improvvisamente, perchè, come già precedentemente prescritto, gli intonaci
dovranno essere eseguiti in periodi di tempo idonei.
3.6
A-
TINTEGGIATURE E VERNICIATURE
Norme generali
Per la terminologia, classificazione, strati funzionali, analisi dei requisiti, caratteristiche e metodi di prova si fa riferimento alle norme UNI
8752-8753-8754.
B-
Preparazione delle superfici
Calcestruzzo
Assicurarsi che il getto sia stato eseguito da almeno 28 giorni.
Eliminare tutte le imperfezioni dal calcestruzzo, protuberanze e vuoti provocanti dall'inclusione di aria e acqa nel getto.
Nel caso che al momento del disarmo si rilevassero forti irregolarità, si dovrà applicare uno strato di malta cementizia, (una parte di sabbia e due
di cemento) sul calcestruzzo appena disarmato in modo da assicurarne l'aderenza. Lasciare indurire per almeno tre giorni la malta applicata,
mantenendo la sua superficie umida, indi livellarla.
Le superfici grezze devono essere trattate con una leggera sabbiatura o alternativa, con una accurata spazzolatura.
Prima di dare inizio alle operazioni di pitturazione, accertarsi che tutta la polvere sia stata eliminata e che le superfici siano perfettamente
asciutte.
Intonaco civile, gesso, cartongesso
Pulizia accurata delle superfici da tinteggiare, livellamento di eventuali irregolarità con stucco emulsionato e successiva cartavetratura.
Eventuali presenze di olii e grassi vanno eliminate lavando la superficie con solvente.
Nel caso che la preesistente pittura sia a calce, a temperao colla è necessaria un'accurata raschiatura delle superfici al fine di asportare la
pellicola precedente.
Legno
Procedere ad una leggera carteggiatura e spolveratura.
Nel caso si presentassero chiazze di essudazione resinosa, lavare con soluzione alcalina (soda caustica) e risciacquare con acqua.
Sul legno già verniciato carteggiare con carta abrasiva per pareggiare le superfici. In caso di fondo a bagnonitro si deve asportare totalmente la
vernice ripristinando la superficie del legno.
Superfici in acciaio
Normativa (valida anche per superfici di acciaio zincato ed alluminio):
-
Steel Structure Painting Council (SSPC);
Svensk Standard Sis. 055900-1967;
documentazione fotografica fornita dal Comitato di Corrosione della Reale Accademia Svedese di Ingegneria (1961);
Comitato Europeo delle Associazioni di fabbricanti di pitture.
Condizioni iniziali
Le condizioni iniziali possono essere:
- superficie totalmentericoperta di scaglie di laminazione aderenti e priva di ruggine (calamina vergine);
- superficie con inizio di arrugginimento e con scaglie in fase di distacco;
- superficie con scaglie di laminazione già staccate per effetti di ossidazione o per azione meccanica. La superficie si presenta con poche
vaiolature;
- superficie con totale mancanza di scaglie di laminazione. Sono ben visibili profonde vaiolature.
Trattamento delle superfici
Si dovranno rimuovere, scaglie, sostanze grasse, ruggine, sporco, pitture e qualsiasi sostanza estranea mediante sabbiatura o spazzolatura. Si
ultimerà il trattamento della superficie con lo sgrassaggio e la eliminazione di particelle di ossido e di abrasivo.
Condizioni finali
Per il controllo si farà riferimento alle fotografie originali del manuale Svenck Standard SIS 055900-1967. Il grado di finitura sarà SA 2 1/2.
Superfici di acciaio zincato
Superfici nuove
15
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Rimozione di sostanze grasse, sali, ecc., mediante pulizia con solventi, vapori, alcali, emulsioni (norma SSPC - SPI - A2).
Superfici esposte per lungo tempo
Rimozione meccanica di tutti sali bianchi mediante raschietti, spazzole metalliche, carta vetrata. Indi rimozione di sostanze grasse, sali, ecc.,
mediante solventi, vapori, alcali, emulsioni (norma SP2 - A2).
Superfici di alluminio
Superfici esposte all'aria
Rimozione di sostanze grasse, sali, ecc., mediante pulizia con solventi, vapori, alcali, emulsioni (norma SP1 - AL).
Superfici in immersione
Rimozione di sostanze grasse, sali, ecc. creando una superficie scabrosa mediante abrasivi di natura silicea (norma SP7 - AL).
Materiali eterogenei
Per la tinteggiatura di materiali eterogenei, quali materie plastiche, fibre di vetro rinforzate, polimeri espansi, ecc., dovrà essere studiata la
soluzione idonea allo scopo.
Pertanto non vengono riportate le norme di preparazione delle superfici, nè la descrizione dei materiali da usare.
C - Materiali
I materiali dovranno rispondere alle schede tecniche di richiesta.
Dovranno essere forniti in contenitori sigillati e con l'indicazione del contenuto.
D - Cicli di applicazione
I criteri e gli strumenti della messa in opera sono di pertinenza dell'Impresa.
Si dovranno comunque rispettare i seguenti cicli o, in alternativa, quelli sottoposti all'approvazione dell D.L.
Ciclo 1
Tinteggiatura di pareti e soffitti interni su intonaco civile, intonaco premiscelato, rasatura a gesso, cartongesso ed intonaco ignifugo.
Idropittura acrilica satinata a base di resine acriliche in dispersione acquosa e pigmenti resistenti alla luce, insaponificabile, resistente agli agenti
atmosferici ed industriali, lavabile, permeabile al vapore acqueo:
-
applicazione:
diluente:
ciclo di applicazione (su muri nuovi):
-
caratteristiche tecniche del progetto:
. composizione:
. residuo secco:
. peso specifico medio:
. viscosità media:
. resa:
. spessore film essiccato:
. aspetto della pellicola:
. permeabilità al vapore acqueo:
a pennello, a rullo o a spruzzo
acqua
1.
una mano diluita con acqua (30%)
2.
una mano a finire diluita fino al 10%
a base di resina acrilica in dispersione acquosa e di pigmenti
33%
1,30 Kg/l
6750 cps. a 20° C
5 - 6 m2 per 1 Kg (due mani)
50 My (due mani)
satinata
25 gr/m2 dopo 24 h
In funzione del supporto (leggermente o molto sfarinante) l'Impresa, in alternativa alla prima mano, può proporre una mano di fissativo a base
di resine sintetiche in soluzione.
Ciclo 2
Tinteggiatura di pareti, soffitti, scale interne, su intonaco civile, intonaco premiscelato, rasatura a gesso, cartongesso.
Pittura murale multicolore "ALPHATONE" composta da una fase acquosa in cui è dispersa una fase al solvente di colori differenti. Aspetto
satinato, lavabile, insaponificabile, ottima resistenza meccanica ed adesione:
-
applicazione:
-
diluente:
ciclo di applicazione
sui muri nuovi):
-
caratteristiche tecniche del
prodotto:
a spruzzo.
Pistola con foro di uscita 2-2,5 mm, pressione di spruzzo 2,5-3 atm, distanza di
spruzzo ca. 40-60 cm
acqua
1.
una mano di fondo per "ALPHATONE" diluito al 40% con acqua del colore corrispondente all'ALPHATONE
2. una mano di fondo per "ALPHATONE" diluito al 20%
3. una mano a spruzzo, di finitura di "ALPHATONE"
.
.
.
.
composizione:fase acquosa in cui è dispersa una fase al solvente di colori
differenti
peso specifico medio:
1,03 Kg/1
resa:
+ 400 gr/m2
aspetto della pellicola:
satinata
Ciclo 3
Verniciatura di pareti in calcestruzzo, e intonaco civile.
16
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Vernice a due componenti a base di resine poliuretaniche, finitura opaca:
- numero dei componenti:
2
- preparazione della pittura:
miscelazione accu- rata dei componenti secondo istruzioni del fabbricante
- rapporto di miscela in peso:
82-18
- pot-life:
5-6 ore
- diluizione:
0-5%
- diluente:
per vernici poliuretaniche
- applicazione:
pennello, rullo, airless
- spessore film secco:
40-50 My
- consumo teorico riferito allo
spessore del film sopraindicato:
gr/m2 100-125
- consumo pratico:
maggiorazione del 20-40% secondo le superfici da trattare e le condisioni di
applicazione
- numero degli strati da applicare:
3
- aspetto della pellicola:
buccia d'arancio
Ciclo 4
Verniciatura di strutture metalliche, parapetti, grigliati, recinzioni, ecc. eseguita sia in stabilimento che in opera, come da progetto esecutivo.
Vernicie a base di resine alchidiche a finitura lucida o semiopaca su fondo aggrappante.
Tale ciclo è da applicare su ferro zincato a caldo; qualora la zincatura non venga realizzata deve essere eseguita la preparazione del ferro secondo
quanto prescritto e due mani di fondo protettivo antiruggine da concordare con la D.L.:
a)
Fondo aggrappante:
Caratteristiche del prodotto:
- composizione:a base di resine sintetiche e di cromato di zinco, a due componenti
- peso specifico medio:
miscela: 0,95 Kg/l
- resa:
miscela: 20 m2/Kg
- brillantezza della pellicola:
opaca
- proprietà della pellicola:
aderire su acciaio zincato
- modo d'impiego:
a pennello e a spruzzo
- diluizione:
diluizione e catalizzazione con prodotti specifici
- compatibilità:con le vernici di finitura
b) vernici di finitura:
Caratteristiche del prodotto:
- composizione:
-
percentuale in peso di secco resina sul secco totale:
peso specifico medio:
resa:
spessore del film essiccato:
brillantezza della pellicola:
altre proprietà della pellicola:
-
modo d'impiego:
applicazione:
a base di resina alchidica e di pigmenti molto resistenti e finemente macinati
60% + 1
1,2 Kg/l
14-18 m2 con 1 Kg per mano, su un fondo non assorbente
35 My per mano
lucida o semiopaca
eccellente copertura, buona adesione su fondi adeguatamente preparati, grande
elasticità, grande resistenza allo sporco, ed alle atmosfere industriali
a pennello con diluente specifico o ragia minerale; a spruzzo con diluen-te specifico
due mani diluite con diluente specifico o ragia minerale (fino al 10%)
Ciclo 5
Verniciatura con pitture intumescenti di strutture metalliche zincate o protette con antiruggine.
Caratteristiche:
Pitture di protezione al fuoco che ritardano la propagazione della fiamma prevenendo l'aumento della temperatura del supporto:
-
E-
applicazione:
classe di protezione:
(come da Circolare del
Ministero Interno n.91)
ciclo di applicazione:
spessore:
per strutture a vista 1
o 2 mani di finitura:
spessore
a pennello o a spruzzo (su profili o superfici di grandi dimensioni)
120 min.
1. n. 6 mani a pennello
2. n. 5 mani a spruzzo
1440 My
30-50 My
Stoccaggio delle pitture e diluenti
Tutte le pitture ed i diluenti andranno stoccati in aree ben ventilate, lontani da fiamme e scintille e protetti dai raggi diretti del sole e da
eccessivo calore.
Sui contenitori delle pitture e dei diluenti dovranno essere conservate intatte le targhette ed etichette del fabbricante.
I contenitori delle pitture e dei diluenti non dovranno essere aperti fino al momento dell'uso.
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F-
Applicazione delle pitture
Criteri generali
Il metodo deve portare ad una applicazione uniforme della pittura, in modo che essa sia soddisfacente da un punto di vista tecnico ed estetico.
Prima di dar corso alla verniciatura, si dovrà dare avviso alla D.L. per concordare le date delle ispezioni.
Le pitture che al momento dell'apertura dei contenitori si mostrassero coagulate, gelatinose o in qualche modo deteriorate dovranno essere
scartate.
Se in superficie si fosse formata una pelle sottile la pittura potrà essere utilizzata previa rimozione della pelle.
La miscelazione dei prodotti monocomponenti con il diluente, e dei bicomponenti con l'indurente e relativo diluente, deve avvenire nei rapporti
indicati dal fornitore.
Le pitture a due componenti aventi un pot-life limitato edovranno essere utilizzate nell'intervallo di tempo specificato dal fabbricante delle
pitture.
L'applicazione delle pitture potrà essere fatta a pennello, a spruzzo, con o senza aria, con una combinazione di questi metodi secondo le
istruzioni del fabbricante delle pitture.
L'Applicazione delle pitture dovrà essere fatta da operatori esperti, lo spessore delle varie mani di pittura dovrà essere uniforme e la superficie
pitturata dovrà essere esente da segni di pennello, colature, discontinuità ed altri difetti.
Dovrà essere posta particolare cura per mantenere non pitturate tutte le opere già eseguite quali: serramenti, controsoffitti, pavimenti, impianti,
etc...
Tutte le pitture eventualmente depositatesi su tali parti dovranno essere rimosse.
Nel corso dell'applicazione delle pitture dovrà essere posta particolare cura agli spigoli, scuretti e zone difficilmente accessibili.
La prima mano di pittura andrà applicata entro le 24 ore dopo la preparazione delle superfici. Se la superficie è stata sabbiata sarà preferibile
applicare la pittura entro 6 ore.
L'applicazione della prima mano andrà comunque effettuata prima che si alteri lo standard di pulizia prescritto.
G-
Condizioni atmosferiche
Le pitture non andranno applicate quando piove, nevica, in presenza di nebbia o eccessiva polvere.
Le pitture non andranno applicate in condizioni atmosferiche che favoriscono la condensazione piuttosto che l'evaporazione dell'umidità delle
superfici da pitturare.
Tracce di umidità devono evaporare dalla superficie entro 5 minuti.
La pitturazione non dovrà essere eseguita se l'umidità relativa dell'aria è superiore all'85%.
Quando la temperatura è inferiore a 5° C e superiore a 45° C l'applicazione delle pitture dovrà essere approvata dal fabbricante delle pitture.
H-
Applicazione delle mani successive alla prima
Prima di applicare ogni successiva mano di pittura la mano precedente dovrà essere completamente essiccata o indurita.
Prima dell'applicazione di ogni successiva mano di pittura dovrà essere riparato ogni eventuale danneggiamento delle mani già applicate,
utilizzando lo stesso tipo di pittura usato in precedenza.
Il colore di ogni mano di pittura dovrà essere diverso da quello della mano precedente per evitare di lasciare zone non pitturate e per facilitare
l'ispezione.
I-
Spessore delle pitture
Misurazione dello spessore
La misurazione serve a controllare lo spessore del film protettivo e l'uniformità dell'applicazione nella sua estensione.
Si eseguirà il controllo dello spessore a film umido e a film secco.
Il rapporto numerico tra spessore umido e secco dovrà essere indicato dall'Impresa con la campionatura.
Per la determinazione degli spessori delle pitture su supporti in acciaio eseguite con strumenti magnetici, le modalità da seguire sono raccolte
nelle norme SSPC - PA2 + 73T.
18
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In nessuna zona lo spessore dovrà essere inferiore a quanto richiesto.
Nel caso in cui in qualche zona non si raggiunga lo spessore minimo prescritto dovrà essere applicata una ulteriore mano di pittura in tali zone.
Lo spessore delle pitture non dovrà essere superiore a quello minimo prescritto di una quantità tale da pregiudicare l'aspetto o il comportamento
delle pitture.
L-
Controlli e sistemi di controllo
Prima di dar corso alle pitturazioni, la D.L. controllerà che le operazioni di preparazione siano state eseguite secondo le norme SSPC, e che lo
standard visivo corrisponda a quello fotografico delle norme svedesi dello Svenks Standard SIS.
Controllo delle superfici pitturate
Le superfici pitturate verranno sottoposte ad esame visivo per controllare l'aspetto e la continuità delle pitture.
Le zone in cui si sospetti la presenza di porosità o discontinuità delle pitture andranno controllate con strumenti come lo Spark Tester o altri
strumenti idonei.
Lo spessore a umido delle pitture potrà essere controllato con spessimetri a pettine o altri strumenti idonei.
Lo spessore a secco delle pitture andrà controllato con strumenti come il Microtest o Elcometer o altri strumenti idonei.
Dovranno essere eseguite 5 misure (ognuna risultante dalla media di 3 letture) in cinque punti distanziati regolarmente per ogni zona di 10 m²
di area o inferiori.
La media delle 5 misure non dovrà risultare inferiore allo spessore richiesto.
M-
Certificati e omologazioni
I prodotti dovranno essere collaudati da Enti specializzati quali:
-
Ministero dell'Interno - Centro Studi ed Esperienze dei VV.FF. di Roma Capannelle;
-
Istituto della Scienza e della Tecnica delle Costruzioni - Politecnico di Milano;
-
Laboratorio di Prove Materie Plastiche - Politecnico di Milano;
-
R.I.N.A. - Registro Italiano Navale;
-
M.M. - Centre Scientifique et Technique du Batiment.
L'Impresa dovrà produrre il certificato di omologazione dei prodotti che intende usare.
N-
Pulizia e protezione dell'opera
Alla fine di ogni singolo lavoro, si dovrà procedere ad una accurata pulizia degli ambienti.
Le opere dovranno essere protette da urti accidentali e da aggressioni fisico-chimiche.
O-
Collaudi delle opere
Dovranno essere consegnati volta per volta i collaudi dei prelievi ed il confronto con i campioni forniti alla Direzione Lavori.
I collaudi dovranno essere eseguiti nelle posizioni e nei fabbricati, o loro porzioni, indicati dalla Direzione Lavori.
P-
Garanzia sulle opere eseguite
La durata della garanzia non è intesa come un limite reale protettivo del rivestimento applicato, ma come il periodo di tempo entro il quale il
garante od i garanti sono tenuti ad interventire per effettuare quei ripristini che si rendessero necessari per cause da loro dipendenti.
La garanzia concerne esclusivamente la protezione (intendendosi per corrosione l'alterazione del supporto metallico o quello cementizio) non
comprende la normale degradazione delle caratteristiche estetiche del film (punto di colore, brillantezza, etc...).
Le condizioni di garanzia vengono espresse nelle seguenti parti:
-
garanzia qualità del prodotto;
garanzia qualità dell'applicazione;
garanzia di durata del rivestimento.
19
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Garanzia qualità del prodotto
Il Produttore garantisce quanto segue:
-
le pitture sono idonee agli impieghi per le quali sono proposte;
-
sono conformi alle schede tecniche ed ai campioni forniti;
-
sono esenti da difetti di produzione.
Garanzia qualità applicazione
L'Impresa applicatrice garantisce quanto segue:
-
una corretta preparazione del supporto;
-
una perfeta applicazione a regola d'arte e nella scrupolosa osservanza delle istruzioni fornite dal Produttore;
-
che il prodotti sono stati applicati nelle condizioni termoigrometriche del supporto ed ambientali prescritte.
Garanzia durata del rivestimento
In base a quanto precisato ai precedenti capoversi, il Produttore delle pitture e l'Impresa applicatrice accettano di sottoscrivere congiuntamente
un impegno di garanzia di durata del rivestimento definita dal contratto.
L'impegno comprende l'esecuzionie gratuita di tutte le riparazioni del rivestimento in caso di degradazione del medesimo, causata da deficienza
ed inosservanza degli impegni di qualità ed applicazione definiti ai precedenti capoversi.
Il periodo di garanzia decorre dalla data di accettazione del lavoro da parte del Committente (o di ciascun lotto se il lavoro non è continuo).
Il rivestimento protettivo sarà giudicato soddisfacente in durata se al termine del periodo fissato si verificherà quanto segue:
-
inalterata l'efficacia dei rivestimenti in funzione dello scopo contrattuale per cui sono stati applicati;
-
sulla loro totalità non presentino tracce di degradazione eccedenti a quelle di riferimento del contratto;
-
sui materiali ferrosi non vi sia presenza di ruggine fra il supporto ed il film di pittura , sia esso perforante che visibile attraverso il
rivestimento senza che ne sia stata compromessa la continuità.
Per tali materiali si farà riferimento ai vari gradi della "SCALA EUROPEA DI ARRUGGINIMENTO".
Nell'arco del periodo di garanzia i garanti dovranno procedere ad una o più ispezioni generali dell'intera opera, ed apportare quei ritocchi
ritenuti necessari. Ciò anche a seguito di segnalazione del Committente.
L'impegno di garanzia si considera decaduto qualora il Committente eseguisse altri trattamenti applicati senza il benestare scritto dei garanti.
Q-
Raccomandazioni antinfortunistiche
Occorre tenere in dovuta considerazione tutte le norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro riguardanti l'applicazione di pitture e
vernici, come pure tutte le operazioni riguardanti il ciclo completo di pitturazione che includono preparazione, pulitura, pretrattamento etc...
In linea di massima si richiede di attenersi a queste raccomandazioni fondamentali:
a)
tengasi presente che la maggior parte dei prodotti contengono solvente i cui vapori sono più pesanti dell'aria; è raccomandabile quindi di
provvedere ad una adeguata ventilazione qualora la loro applicazione avvenisse in locali chiusi.
Durante l'applicazione della pittura deve evitarsi ogni fonte di ignizione, come fiamme libere, scintille, sigarette accese etc..., nelle
immediate vicinanze dell'applicazione o nei locali dell'essiccazione.
Tutti i dispositivi o impianti accessori usati in locali chiusi devono esssere rispondenti alle rispettive norme di sicurezza antideflagranti;
b)
evitare lo spargimento di pittura. In caso di rottura o rovesciamento di un contenitore con spandimento del prodotto attenersi alle
seguenti norme di sicurezza:
c)
-
ricoprire il prodotto con sostanze assorbenti tipo segatura, sabbia e simili e raccogliere questi materiali;
-
lavare accuratamente l'area contaminata con acqua in abbondanza;
-
evitare il contatto con cibi e bevande che altrimenti devono essere eliminati;
-
evitare il contatto con pelle, gli occhi e gli indumenti;
-
lavarsi con acqua e sapone al termine dei lavori di recupero e di pulizia;
tutti i contenitori, salvo per l'uso,devono essere tenuti ben chiusi, siano essi pieni o vuoti;
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d)
in caso di incendio usare sabbia ed estintori a CO2 o estintori a polvere;
e)
usare indumenti da lavoro e proteggere le parti scoperte con guanti, occhiali e maschere con filtro idoneo per solventi.
Vernice epossidica atossica per alimenti
Sono vernici bicomponente destinate all'impiego su pareti e soffitti di zone ove sono previste lavorazioni di alimenti.
Son formulate con pigmenti inorganici e cariche inerti dipserse in resine epossidiche esenti da solventi.
Vanno posate in due mani su supporti idonei e previa mano di impregnante consolidante. Ogni mano deve avere uno spessore medio di 150
micron.
Caratteristiche del rivestimento dopo l'indurimento
-
Aspetto:
lucido
-
Spessore:
250 micron
-
Porosità:
(poro-test su supporto conduttivo a 2000 volt, spessore 250 micron): nessun poro
-
Durezza
(BUCHOLZ DIN 53153 A 25°):
1mm
Temperatura di esercizio:
-20° + 80°
-
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SEZIONE 4 - IMPERMEABILIZZAZIONE E LATTONERIE
4.1
A-
IMPERMEABILIZZAZIONI
Generalità e norme di progettazione
I materiali impiegati per l'esecuzione delle opere di impermeabilizzazione, con particolare riferimento a quelli che verranno utilizzati per i manti
di copertura, dovranno presentare caratteristiche tecniche atte a soddisfare le seguenti sollecitazioni fisiche, chimiche, termiche.
Sollecitazioni fisiche
- azione battente dell'acqua e della grandine;
- abrasione conseguente alla formazione di ghiaccio ed all'azione del vento;
- azione dinamica del vento;
- depressione provocata dal vento (kg/m²) calcolata con la formula:
P
=
c. SQR (V^2/16)
dove:
C
=
coefficiente relativo alle singole zone
. zona angoli
. zona perimetrale
. zona centrale
C
C
C
=
=
=
2.8
1.4
0.4
SQR = radice quadrata
V^2
= velocità del vento (m/sec) elevata al quadrato;
-
eventuali sottopressioni provocate dalle strutture prefabbricate;
Sollecitazioni chimiche
- azione provocata dall'ossigeno e dai composti inquinanti tra cui i solforosi, contenuti nell'aria;
- effetto delle radiazioni solari, con particolare riguardo a quelle relative al campo degli ultravioletti;
- azione provocata dalla rottura dei legami molecolari tra idrogeno e carbonio;
- effetti conseguenti allo scadimento delle caratteristiche elastiche, ed alle contrazioni dovute a perdite di componenti che potrebbero causare
fessurazioni negli strati e quindi perdita di impermeabilità.
Sollecitazioni termiche
- effetti termici dovuti alla insolazione;
- sollecitazioni meccaniche e deformazioni derivanti dal tormento termico (variazione della temperatura nel tempo);
- effetti conseguenti alla temperatura massima di esercizio in funzione del coefficiente di assorbimento della superficie esposta;
- effetti conseguenti alla temperatura minima di esercizio tenuto conto che la superficie esposta assume durante il periodo notturno un valore
di temperatura inferiore rispetto a quello dell'aria circostante.
Coefficiente di assorbimento
Il coefficiente di assorbimento dei materiali impiegati dovrà essere pari ad 1.
Protezione contro l'accumulo di umidità
Dovrà essere realizzata mediante l'installazione di torrini per l'evacuazione dell'umidità, formantesi nell'ambito del pacchetto di copertura, in
ragione di 1 ogni 40/50 mq.
Agganci meccanici
Il manto di copertura potrà essere ancorato al supporto sottostante mediante agganci meccanici, tra solaio e pacchetto di copertura, in ragione di
1 ogni 2.5 mq di superficie.
Gli agganci meccanici saranno realizzati con rondelle di grande diametro e viti in nylon di opportune dimensioni, onde evitare la formazione di
ponti termici.
Piano di posa
Il manto dovrà essere idoneo alle caratteristiche del supporto sul quale dovrà essere posato: solai in c.a., latero cemento, prefabbricati, lamiere
grecate etc...; pendenze inferiori al 3%, dal 3 all'8%, dall'8 al 100%, oltre il 100% (verticali); sovrapposizione a manti già esistenti; presenza di
materassini isolanti e/o barriere al vapore; ricopertura o meno con strati protettivi (verniciature, ghiaietto, lastre di calcestruzzo, graniglia,
lamine metalliche, etc....) ecc...
Per quanto riguarda la pendenza si precisa in linea generale che per coperture con pendenze minori dell'8% il PBB (peso base bitume del manto
escluso strati di aggancio e/o di protezione) non dovrà essere inferiore a 6 Kg/mq, mentre per coperture con pendenze maggiori dell'8% non
dovrà essere superiore a 5 Kg/mq.
Traffico
22
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Il manto dovrà essere idoneo alle azioni meccaniche generate dal traffico pedonale e/o carrabile se previste. Ad es.: assenza di transito; transito
pedonale discontinuo oppure continuo; deposito di oggetti pesanti; transito di veicoli; etc.
Azione dell'acqua
Il manto dovrà essere idoneo agli effetti dell'azione dell'acqua a cui sarà soggetto una volta posto in opera. Ad es.: agenti meteorici normali;
acqua corrente; acqua stagnante; acqua in pressione.
B-
Caratteristiche tecniche dei materiali e normativa di riferimento
Elastomeri
Dovranno essere conformi alle prescrizioni delle seguenti norme di unificazione:
UNI 5613
UNI 7992
UNI 7993
UNI 7994
Elastomeri - Prove su crudi e vulcanizzati - Determinazione del tenore di ceneri
Elastomeri - Materie prime ed ingredienti - Acido steorico per mescolanze di controllo - Requisiti e prove
Elastomeri - Materie prime ed ingredienti - Ossido di zinco per mescolanze di controllo - Requisiti e prove
Elastomeri - Materie prime ed ingredienti - N - terz - butil 2 - benzotiazilsulfenammide (TBBS) per mescolanze di
controllo - Requisiti e prove
Elastomeri - Materie prime ed ingredienti - Gomma stirene/butadiene 1500 EST (European Standard Type) per
mescolanze di controllo - Requisiti
Elastomeri - Materie prime ed ingredienti - Nerofumo - Determinazione della resistenza alla rottura dei singoli grani
Elastomeri - Materie prime ed ingredienti - Nerofumo - Determinazione della distribuzione granulometrica
Elastomeri - Prove su crudi - Gomma stirene - butadiene (SBR) - Determinazione del tenore di acidi organici
Elastomeri - Prove su crudi - Gomma strirene - butadiene (SBR) - Determinazione del tenore di saponi
Elastomeri - Prove su crudi e vulcanizzati - Determinazione del tenore di zinco.
UNI 7995
UNI 8035
UNI 8036
UNI 8002
UNI 8003
UNI 8004
Bitumi da spalmatura
Dovranno essere conformi alle prescrizioni delle seguenti norme di unificazione:
UNI 4157
UNI 4163
Impermeabilizzazione delle coperture - Bitumi da spalmatura - Nomenclatura, tipi, requisiti, campionatura
Id. - Bitumi da spalmatura - Determinazione dell'indice di penetrazione dei bitumi.
Asfalti colati
Dovranno essere conformi alle prescrizioni delle seguenti norme di unificazione:
UNI 5654
UNI 5659
Impermeabilizzazione delle coperture - Asfalti colati - Caratteristiche e prelievo dei campioni
Id. - Trattamento di termo-ossidazione
Malte asfaltiche
Dovranno essere conformi alle prescrizioni delle seguenti norme di unificazione:
UNI 5660
UNI 5665
Impermeabilizzazione delle coperture - Malte asfaltiche - Caratteristiche e prelievo di campioni
Id. - Trattamento di termo-ossidazione
Spruzzati
Il materiale utilizzato sarà un emulsione bituminosa e lattice di gomma messa in opera senza armatura.
Il materiale dovrà essere spruzzato contemporaneamente nei suoi due componenti (emulsione e precipitante). La miscelazione avverrà in aria.
Caratteristiche fisiche dell'emulsione bitume - lattice di gomma:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
forma:
colore:
peso specifico:
temperatura di messa in opera:
solubilità:
contenuto in solidi:
P.H.:
consumi:
stoccaggio:
precauzioni:
liquida
nero
1.03
superiore a 5^C
in benzina ed in soda in soluzione liquida
60% circa
11.5 circa
1.72 Kg/mq per 1 mm di spessore
max 6 mesi
conservare al riparo dal gelo e mescolare prima dell'uso.
Caratteristiche fisiche del precipitante:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
forma:
colore:
peso specifico:
solubilità:
azione fisiologica:
P.H.:
consumo:
liquida
giallo
1.42-1.43 circa
solubile nell'acqua
neutra
6.6 circa
per una soluzione al 13% vaporizzata nella proporzione di dieci parti per ogni parte,
20 g/mq per millimetro di spessore.
Caratteristiche principali del prodotto:
23
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1.
lavorabilità:
-
2.
istantanea;
qualche ora
fisiche:
-
3.
tempo fuori acqua:
tempo di eliminazione dell'acqua:
ceneri (secondo DIN 1995):
rammollimento alla biglia ed anello:
0.35% circa;
130^C circa.
meccaniche:
-
-
allungamento su provette:
(25x80 - 20^C)
250%:
500%:
1000%:
0.8 Pascal
0.9 Pascal
1.25 Pascal
ripresa elastica riferita
all'allungamento del 100%
90%
Barriera al vapore
Dovrà essere realizzata come prescritto in progetto; in alternativa, previo accordo con Committenza e Direzione lavori, potrà essere realizzata
una barriera al vapore su tutta la superficie costituita da:
1ª soluzione
due strati di cartonfeltro bitumato del peso base bitume (PBB) non inferiore a 2 Kg/mq e relative spalmature di bitume.
2ª soluzione
un foglio di alluminio di spessore non inferiore a 6/100.
3° soluzione
una membrana bituminosa armata con un foglio di alluminio goffrato del peso di circa 2 Kg/mq.
Cartonfeltri bitumati
Dovranno essere conformi alle prescrizioni della norma di unificazione:
UNI 3682
Cartonfeltro destinato ad essere impregnato con prodotti bituminosi - Requisiti e prove.
Fibre di vetro
Dovranno essere conformi alle prescrizioni delle norme di unificazione:
UNI 6825
Impermeabilizzazione delle coperture - Veli di fibre di vetro destinati ad essere impregnati di bitume - Prescrizioni e metodi
di prova
UNI 6266
Prodotti di fibre di vetro per isolamento termico ed acustico - veli, veli armati, veli rinforzati - Tolleranze dimensionali e
relative determinazioni.
Strato diffusore
Potrà essere costituito da un foglio forato impregnato di bitume, armato con velo di vetro, così composto:
armatura velo vetro, peso
40-50 g/mq
- bitume, peso
1100-1500 g/mq
Membrana armata, a base di bitume e polimeri plastomerici.
Composta da:
tessuto non tessuto di
poliestere, peso
120-140 g/mq
- mescola di bitume, polimeri
APP ed additivi, peso
3500-4000 g/mq
Il peso complessivo non dovrà essere inferiore a 3600 gr/mq.
Spessore:
circa 4 mm
L'armatura di rinforzo dovrà essere conforme alle seguenti caratteristiche:
PROVA SECONDO BS
POLIESTERE
Massa
120+0.-10 g/mq
24
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Resistenza a trazione:
. longitudinale
. trasversale
110 N/5 cm
180 N/5 cm
Allungamento e rottura:
. longitudinale
. trasversale
55%
80%
La mescola dovrà essere conforme alle seguenti caratteristiche:
PROVA SECONDO BS
RISULTATO
Peso specifico
1.02 g/cmq
Punto di rammollimento P.A.
140°C
Flessibilità a freddo
(mandrino da 25 mm a 10^C)
nessuna rottura
% in materie inorganiche
15% del peso
Penetrazione Dow
(ASTM d5/din 1955)
da 25 a 40
Il prodotto finito, provato a +20^C, dovrà essere conforme alle seguenti caratteristiche:
PROVA SECONDO BS
RISULTATI PRINCIPALI
---------------------------------Long.
Trasv.
Resistenza a trazione
2.5 N/mmq
1.9 N/mmq
Allungamento a rottura
38%
61%
Resistenza allo strappo
15.7 N/mmq
14.2 N/mmq
Ritiro libero
0.8%
0.2%
PROVA SECONDO BS
RISULTATO
Resistenza all'acqua in
pressione
nessuna penetrazione
Resistenza all'urto
I3
Resistenza all'azione
del vento
soddisfacente
Resistenza a fatica
soddisfacente
Flessibilità a freddo
(mandrino da 25 mm a - 10°C)
nessuna rottura
Resistenza all'invecchiamento al calore
soddisfacente
Resistenza all'invecchiamento ai raggi U.V.
soddisfacente
Sottoposta alla prova "esposizione esterna al fuoco dei tetti" dovrà essere classificata EXT. F. Ac.
Se esposta agli agenti atmosferici dovrà essere protetta da uno strato costituito da ghiaietto lavato di fiume di colore chiaro, del peso minimo di
80 kg/mq oppure da lastre in calcestruzzo su appositi appoggi distanziatori.
Membratura armata, a base di bitume e polimeri elastomerici.
Composta da:
-
tessuto non tessuto di
poliestere, peso
120-140 g/mq
mescola di bitume, polimeri
25
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
SBS ed additivi, peso
3500-4000 g/mq
Il peso complessivo non dovrà essere inferiore a 3600 gr/mq.
Spessore:
circa 4 mm
Caratteristiche principali:
Tipo di prova
Condizioni di prova
secondo norme
Aschimici IGLAE 76
Valori minimi
della membrana
Valori minimi
Spessore
misure da farsi a
100, 300, 500, 700
e 900 mm dai bordi
+/- 5% del valore
4 +/- 0.20
Impermeabilità
provino sottoposto
a 6 m di colonna di
acqua per 24 h
impermeabile
impermeabile
Flessibilità
a freddo
provino piegato a
180^ su mandrino
di diam.=20 mm nel
tempo di 10 sec.
nessuna incrinatura a -4^C
nessuna incrinatura a -10
Carico di rottura
velocità di trazione
80 mm/min. dim.
provini 300 x 50 mm
L = 35
T = 20
151
118
Allungamento
a rottura
velocità di trazione
80 mm/min. dim.
provini 300 x 50 mm
L= 2
L= 2
67
70
Tipo di prova
Condizioni di prova
secondo norme
Aschimici IGLAE 76
Valori minimi
della membrana
Valori minimi
Scorrimento
a caldo
provino a 100^C x
120 h con inclinaz.
di 60^ rispetto
all'orizzontale
max 1
non scorre
Invecchiamento
Thermal Hydra
Shock
100 cicli di prova,
ciascuno composto
da 90' lampada a
raggi infrarossi,
30' di pioggia
devono superare
e prove 3,4,5
(3)nessuna incrinatura -10
(4 e 5) valori
pressoché invariati
Invecchiamento
termico e perdita di peso
provini sottoposti
per 28 gg alla temperatura di 70^C
perdita di peso
max = 2
Invecchiamento
artificiale
20 cicli di prova,
iascun ciclo composto di: 16 h a -20^C
4 h esposizione UV,
4 h immersione in
acqua a 20^C
nessuna alterazione
< 0.4
-
Stabilità
dimensionale
provini esposti alla temp. di 80°C
per 3-7-14-21-28 gg
variazione di
lunghezza max 1
passa
Assorbimento
d'acqua
provini immersi in
acqua per 28 gg
max = 2
+0.6
Permeabilità
al vapore di
acqua
ASTM E 96
-
0.1
Resistenza alla perforazione
provino sottoposto
all'azione perforante
di un punzone del
-
95
26
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
diam. = 15 mm alla
velocità di 80mm/min.
Sottoposta alla prova "esposizione esterna al fuoco dei tetti" sarà classificata EXT> F. Ac.
Se esposta agli agenti atmosferici, dovrà essere protetta da uno strato di ghiaietto bianco a spacco in ragione di 10 kg/mq incollato alla
membrana sottostante con una mano di bitume a caldo del peso di kg/mq 1,2.
Membrana di polietilene protetta da bitume polimerico.
Trattasi di una membrana multistrato prefabbricato costituito da una membrana di polietilene ad alta densità protetta sopra e sotto da bitume
polimerico con rinforzo superiore di tessuto non tessuto di poliestere impregnato di bitume polimerico.
Tessuto non tessuto di poliestere
peso
150 g/mq
Anima in polietilene,
spessore
Peso complessivo
Spessore complessivo
0,1 mm
4000 g/mq
4 mm
Può essere rivestita superiormente con lamina di alluminio goffrato da 0,08 mm di spessore.
Membrane per impermeabilizzazione: normativa di riferimento
Dovranno essere conformi alle prescrizioni delle seguenti norme:
UNI 8202/1°
Membrane per impermeabilizzazione - Generalità per le prove
UNI 8202/2°
Id. - Esame dell'aspetto e della confezione
UNI 8629/1°
Id. - Significatività delle caratteristiche
UNI 8629/4°
Id. - Limiti di accettazione per tipi EDPM e IIR per elementi di tenuta
UNI 8818
Id. - Classificazione descrittiva del prodotto.
Certificazioni da parte ICITE, UEATC od altri Enti Internazionali ufficialmente riconosciuti.
Fogli di polietilene
Da impiegare contro l'umidità nascente.
Avranno le seguenti caratteristiche:
Peso specifico a 23^C
0,922
g/cmc
Carico di snervamento
111
Kg/cmc
Allungamento a rottura
175
%
Modulo G/A23^C (torsione)
730
Kg/cmq
Spessore
12
micron
Permeabilità al vapore d'acqua
4g/24
h/mq
C-
Certificazioni
Tutti i materiali, prima di essere messi in opera, dovranno essere approvati dalla D.L.
Tutti i materiali dovranno essere corredati delle necessarie omologazioni e certificazioni rilasciate dagli Enti Competenti preposti (Associazioni
Nazionali, Laboratori Ufficiali, etc..), il tutto conforme alle attuali normative
D-
Tipi di impermeabilizzazione di cui si prescrive l'impiego
Fermo restando le eventuali proposte alternative dell'Appaltatore di pari qualità e requisiti, si richiedono i seguenti tipi di
impermeabilizzazione, applicati dove indicato in progetto.
Le soluzioni prospettate prevedono, tutte, l'impiego di membrane bituminose di tipo elastomerico e plastomerico. Si precisa, però, che, fermo
restando la sequenza delle applicazioni previste, in alternativa alla membrana superiore plastomerica potrà essere impiegata la membrana
multistrato.
Impermeabilizzazione tipo "A"
Riguarda tutte le coperture in genere, ivi incluse aree pavimentate esposte agli agenti atmosferici e sarà eseguita come segue:
1
Una mano di primer bituminoso al solvente del peso di Kg/mq 0.3.
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2
3
in
4
Una mano di bitume in ragione di Kg/mq 1.20.
Una membrana bituminosa armata con foglio di alluminio dello spessore di 6/100, quale barriera al vapore (se richiesto in progetto),
ragione di: 2 Kg/mq.
Una mano di bitume in ragione di Kg/mq 1.20.
5
Isolante termico a base di poliuretano espanso con densità di 35 Kg/mc, posato in due strati, oppure a base di altro materiale coibente
di pari
qualità e requisiti secondo le prescrizioni di progetto.
6
Una mano di bitume in ragione di Kg/mq 1.20.
7
Strato diffusore del peso di Kg/mq 1.50 applicato a fiamma.
8
Una membrana bituminosa a base di polimeri SBS dello spessore di 4 mm, armata con poliestere, di tipo elastomerico, applicata a
fiamma.
9
Una membrana bituminosa stesa con tessitura ortogonale alla precedente, dello spessore di 4 mm, armata con poliestere, di tipo
plastomerico
applicata a fiamma.
10
Tessuto non tessuto a protezione del manto.
11
Uno strato di ghiaietto di fiume di colore chiaro, arrotondato, del peso di 80 kg/mq.
Il peso complessito del manto escluso la barriera vapore ed il ghiaietto sarà di circa: Kg/mq 14.00.
Qualora i locali sottostanti la copertura non fossero abitabili e pertanto non fosse necessario posare la barriera al vapore e l'isolante termico, le
applicazioni di cui ai punti C, D, E, F, G non avranno luogo. In tale caso il peso complessivo del manto, escluso il ghiaietto, sarà di circa Kg/mq
10.
Impermeabilizzazione tipo "B"
Riguarda i risvolti e sarà eseguita come segue:
1
Una mano di primer bituminoso al solvente del peso di Kg/mq 0.3.
2
Una mano di bitume in ragione di: Kg/mq 1.20
3
Una membrana bituminosa, stesa con sfalsamento di metà, rispetto a quella precedente, armata con poliestere di 4 mm di tipo
elastomerico.
4
Strato di feltro separatore in cartonfeltro bitumato.
5
Finitura con membrana bituminosa armata con poliestere, di tipo plastomerico, autoprotetta, mediante goffratura in rame o in
alluminio,
spessore 4 mm, semplicemente appoggiata su strato separatore, ancorata a fiamma solo in corrispondenza dei lembi
sovrapposti (10 cm) e
formazione di giunti a livello.
6
Finitura con membrana bituminosa armata con poliestere di tipo plastomerico, autoprotetta, mediante gofratura in rame o in
alluminio,
spessore 4 mm, semplicemente appoggiata su strato separatore, ancorata a fiamma solo in corrispondenza dei lembi
sovrapposti (10 cm) e
formazione di giunti a livello.
Impermeabilizzazione tipo "C"
Riguarda le coperture sulle quali la pendenza non consiglia l'utilizzo del ghiaietto, oppure sulle quali è prevedibile un traffico pedonale di entità
contenuta (ad es. per la manutenzione di impianti).
Sarà come i tipi "A" e "B" con ai punti I. ed E. (rispettivamente) l'impiego di una membrana analoga, ma autoprotetta mediante goffratura in
rame o in alluminio oppure ardesiata.
Impermeabilizzazione tipo "D"
Riguarda le coperture sulle quali non è previsto traffico pedonale ed inoltre non si prevede di montare impianti. Infatti intercorrerà un certo
periodo di tempo fra la posa dell'ultima membrana, la sua ossidazione e quindi la stesura del velo di ghiaietto.
Sarà come i tipi "A" e "B" con rispettivamente al punto I, l'impiego di una membrana di tipo elastomerico, analoga a quella sottostante, protetta
con un velo di ghiaietto del peso di 10 Kg/mq, senza l'interposizione di un tessuto non tessuto, ed incollata con una mano di bitume a caldo del
peso di: 1,2 Kg/mq ed al punto E. l'impiego di una membrana elastomerica del tipo autoprotetta mediante goffratura in rame o in alluminio.
Impermeabilizzazione tipo "E"
Riguarda le coperture dove si prevede un traffico pedonale abbastanza intenso.
Sarà come i tipi "A" e "B" con l'ulteriore sovrapposizione di una membrana bituminosa di tipo plastomerico, analoga alle sottostanti, ma
ardesiata. Il ghiaietto non verrà posato.
Impermeabilizzazione tipo "F"
Riguarda i sottopavimenti delle zone bagnate.
Pulizia e lavaggio del supporto di calcestruzzo.
Spruzzo di emulsione bituminosa e lattice di gomma per uno spessore di 4 mm.
Membrana prefabbricata armata con poliestere, spessore 4 mm.
Tessuto non tessuto a protezione del manto e sottostante il massetto di ricopertura.
Impermeabilizzazione tipo "G"
Di impiego analogo alla precedente.
Una mano di bitume in ragione di
Un foglio di cartonfeltro bitumato ricoperto del peso di
Una mano di bitume in ragione di
Tessuto non tessuto
Kg/mq 1.200
Kg/mq 3.330
Kg/mq 1.200
a protezione del manto
Impermeabilizzazione tipo "H"
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L'impermeabilizzazione riguarderà la protezione delle falde di tetto, sottostanti il rivestimento di copertura.
Lavaggio e pulizia del supporto di calcestruzzo.
Spruzzo di emulsion bituminosa e lattice di gomma per uno spessore di 4 mm.
Impermeabilizzazione tipo "I"
(contro l'umidità nascente)
Con strato di asfalto
Il piano dello spiccato delle murature andrà impermeabilizzato con uno strato orizzontale di asfalto dello spessore minimo di 10 mm. Lo strato
verticale avrà uno spessore minimo di 8 mm a partire dal piano superiore della fondazione sino a 15 cm sopra il piano del marciapiede o, in
mancanza di questo, sino a 25 cm sopra il piano finito del corpo strada, della banchina o del piazzale.
Con teli di politene
I teli di politene saranno posati su uno strato di sabbia precedentemente compattato.
I bordi saranno sovrapposti per almeno 5 cm, ed aggraffati con punti passsanti di pinzatrice in ragione di 4 punti ogni metro lineare.
Con membrana bituminosa armata con poliestere
L'applicazione verrà effettuata mediante una mano di primer bituminoso, una mano di bitume (1,200 Kg/mq), una membrana bituminosa
armata con poliestere, di tipo elastomerico, dello spessore di 4 mm.
In corrispondenza dei risvolti e/o piegatura potrà essere aggiunta una seconda membrana bituminosa di tipo similare alla precedente.
E-
Applicazione dei manti impermeabili
Il supporto deve essere pulito, ed esente da zone sporche, da ristagni d'acqua, veli di ghiaccio o brina. La temperatura in ambiente di posa non
dovrà essere inferiore a +5^c.
Le impermeabilizzazioni dovranno essere eseguite con la maggior accuratezza possibile, in particolar modo in corrispondenza di fori, passaggi
ecc., così da evitare qualsiasi infiltrazione d'acqua.
Il sistema di applicazione previsto per le membrane sarà del tipo a "semiaderenza" per la sottostante e del tipo a "aderenza totale" per le
soprastanti.
I teli dovranno essere disposti a file sfasate con sovrapposizioni di almeno 10 cm.
Giunti di costruzione
Sono giunti di costruzione i giunti a risalto e i raccordi perimetrali.
Sono formati da una estensione a guscia del manto impermeabile per una altezza di almeno 20 cm oltre lo strato di finitura, e da un coprigiunto
sovrastante.
L'altezza del giunto sarà comunque dimensionata in modo che, in situazione di scarico anormale, sia pure in presenza di un troppo pieno, il
livello dell'acqua non possa raggiungere la quota di interruzione del manto, e penetrare all'interno del fabbricato.
Nella formazione dei giunti e dei raccordi perimetrali, si devono evitare angoli retti fra le superfici orizzontali e verticali, ed i distacchi localizzati
causati dai movimenti di esercizio delle strutture.
Pertanto essi saranno sagomati secondo un triangolo di raccordo avente base e altezza uguale o maggiore di 10 cm.
Giunti a livello
I giunti strutturali, o di dilatazione del manto, saranno realizzati con neoprene armato avente buona elasticità anche a basse temperature. Essi
avranno una lunghezza massima di 15 m, spessore minimo di 3 mm e larghezza da 40 a 50 cm.
Eventuali zone a contatto con spigoli rigidi, soprattutto nel caso di giunti di assestamento, saranno evitate usando cuscinetti elastici in modo da
evitare pericolosi attriti localizzati e ripetuti.
Bocchettoni
I bocchettoni di scarico delle terrazze di copertura, saranno del tipo in piombo e/o del tipo prefabbricato in resina poliestere e fibra di vetro,
nelle dimensioni, previste in progetto.
La posa dei bocchettoni verrà eseguita con particolare cura e mediante mastici adatti.
Il collegamento fra il manto impermeabile ed il bocchettone verrà realizzato sovrappondendo ed incollando il manto alla piastra, in modo tale da
farlo risvoltare all'interno del bocchettone.
Inoltre si dovrà rinforzare il manto con un rettangolo di materiale idoneo, e di dimensioni sufficienti a distribuire le tensioni localizzate, gli
scorrimenti ed i ritiri che si potrebbero verificare.
I bocchettoni dovranno essere muniti di griglie parafoglie e non interrompersi nello spessore del solaio, ma al di sotto dell'intradosso dello
stesso.
Applicazione di asfalti colati e malte asfaltiche
Ne é consentito l'impiego solo nelle seguenti condizioni:
1.
supporto costituito da solette in c.a. oppure solai in latero-cemento con cappa collaborante;
2.
pendenze non superiori all'8%;
3.
azioni chimiche, termiche, meccaniche contenute.
E' prescritto in ogni caso uno strato di indipendenza dal supporto costituito da cartonfeltro bitumato di peso non inferiore a 0,3 Kg/mq oppure
da velo-vetro di peso non inferiore a 50 gr/mq.
Posa senza pavimento sovrastante: almeno due strati da mm 10 circa cadauno, per lo spessore complessivo non inferiore a mm 20, con
superficie ricoperta in graniglia.
Posa con pavimento soprastante: almeno due strati da mm 10 circa cadauno, per lo spessore complessivo non inferiore a mm 20, senza
ricopertura in graniglia.
29
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Applicazione degli spruzzati
Il supporto deve essere pulito e leggermente umido, ma senza ristaagni d'acqua.
Il rivestimento dovrà essere realizzato con il sistema aderente su di un supporto monolitico.
Il rivestimento dovrà avere uno spessore minimo di 4 mm.
F-
Precauzioni per i manti impermeabili ad invaso d'acqua
Si dovranno evitare i giunti di livello.
I giunti di risalto dovranno avere un'altezza di guscia pari a quella realizzata per gli attici o per corpi emergenti, comunque maggiore di 40 cm
rispetto al livello dell'acqua previsto.
G-
Protezione dei manti impermeabili
Si dovranno prevedere:
Protezioni provvisorie nelle zone trafficate, fino alla consegna ed il collaudo delle opere, realizzate con tavolati di legno su strati di carta Kraft
oppure fogli di cartone e/o carta da pacchi e giornali.
Protezioni definitive nei confronti:
-
di tratti pedonabili al fine di evitare danni meccanici al manto;
-
dall'irraggiamento solare onde evitare alterazioni chimico-fisiche del manto, ridurre la temperatura che esso potrebbe raggiungere, in modo
da evitare schoks termici e contenere la pressione del vapore che potrebbe formarsi sotto il manto stesso, mediante l'impiego di manti
autoprotetti, oppure strato di ghiaietto lavato di fiume di colore chiaro, oppure spolvero di ghiaietto bianco a spacco, oppure lastre di c.l.s. a
secco, oppure quadrotti di cemento o piastrelle allettate con malta.
H-
Collaudi e Garanzie
Collaudi
All'atto del collaudo il manto impermeabile dovrà essere integro, esente da colature, fessurazioni, borse, infiltrazioni d'acqua o di qualsiasi altro
difetto.
Garanzie
La ditta Fornitrice dei materiali e l'Appaltatore, in solido, dovranno rilasciare al Committente una dichiarazione che garantisca la perfetta tenuta
all'acqua del "rivestimento impermeabile eseguito" per un periodo di dieci anni.
Durante questo periodo, i garanti, in solido, provvederanno alla immediata esecuzione dei lavori necessari per la riparazione degli eventuali
difetti ed al risarcimento dei danni verificatisi.
4.2
A-
OPERE DA LATTONIERE
Materiali e normativa di riferimento
Lamiera di rame
Dovrà corrispondere per qualità, prescrizioni e prove alla norma di unificazione UNI 5649/1°e 2°- Tipi di rame non legato - Qualità, prescrizioni
e prove; UNI 3310/2°- Semilavorati di rame e sue leghe - Lamiere, nastri, bandelle e piattine di rame, etc.
Lamiera di acciaio zincata
Si userà lamiera tipo Fe Z 3; la zincatura in continuo per immersione a caldo sarà del tipo medio-pesante con ricopertura di zinco pari a 350
gr/mq.
Si fa riferimento alla norma UNI 5753 - Prodotti finiti, piatti di acciaio nonlegato, rivestiti - Lamiere sottili e nastri larghi di spessore < 3 mm
zincati in continuo per immersione a caldo.
I manufatti verranno protetti superficialmente come di seguito specificato: gli elementi che dovessero eventualmente subire tagli, saldature od
altri aggiustaggi in fase di assemblaggio o montaggio, tali da provocare la rimozione o il danneggaimento della zincatura, dovranno essere
accuratamente ritoccati con verniciatura di fondo a base di zincanti inorganici del tipo composto da polimeri inorganici con l'aggiunta di zinco
metallico.
Ove prescritto nel progetto esecutivo, i manufatti saranno consegnati in cantiere già preverniciati, con il seguente ciclo di verniciatura:
-
una mano di primer bicomponente epossidico (40/50 micron) quale ancoraggio per gli strati successivi;
uno strato intermedio di resine epossidiche bicomponenti (60/80 micron);
una mano a finire di resine poliuretaniche bicomponenti non ingiallenti, né sfarinanti (30/40 micron).
L'Appaltatore dovrà fornire una garanzia decennale sulle qualità dei materiali impiegati e sulla durata nel tempo della protezione superficiale
adottata.
Lamiere di acciaio inossidabile
Dovranno corrispondere per qualità e prescrizioni alla norma di unificazione UNI 8317 - Prodotti finiti piatti di acciaio inossidabile resistente
alla corrosione ed al calore - Lamiere, lamiere sottili, nastri e nastri larghi.
Accessori
Gli elementi di supporto, i distanziatori, le viti, etc., dovranno essere di materiale compatibile con l'opera da realizzare ed approvati dalla
Direzione Lavori.
30
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Posa in opera
Gli spessori da usare non dovranno essere inferiori a 8/10 mm.
Le giunzioni dei canali di gronda, converse etc., saranno eseguite con sovrapposizione di almeno 5 cm, chiodate con rivetti oppure perfettamente
saldate.
Le parti di lattoneria aderenti alle murature, saranno sigillate con mastice speciale tipo Tiokol o similare, applicato a pressione con
sovrapposizione eventuale di nastri di tenuta.
4.3
A-
MATERIALI ISOLANTI
Classificazione tabelle diagrammi
Si farà riferimento alle seguenti norme di unificazione:
UNI S 1983
UNI S 195
Norme per gli isolanti termici - Classificazione generale
Id. - Tabelle numeriche e diagrammi
B-
Calcolo dell'isolamento termico
I coefficienti di conduttività termica dei materiali isolanti, da usare nel calcolo dell'isolamento termico, sono tabulati nella norma di
unificazione:
UNI 7357
Calcolo del fabbisogno termico per il riscaldamento degli edifici e successiva tabella di aggiornamento del
progetto di norma scti 1/121.
I metodi per la loro determinazione sono contenuti nelle norme di unificazione:
UNI 7745
UNI 7891
Materiali isolanti - Determinazione della conduttività termica con il metodo della piastra calda con anello di
guardia
Id. - Con il metodo dei termoflussimetri.
In relazione al valore percentuale del coefficiente di resistenza termica dei materiali isolanti rispetto alla resistenza termica totale di un
paramento, il coefficiente di trasmissione termica K dello stesso paramento deve essere aumentato di un valore delta K, come indicato nella
seguente tabella.
Valore della resistenza termica lastre
isolanti espresso in per cento della
resistenza termica totale
0- 5
5,1 - 20
20,1 - 40
40,1 - 60
oltre 60
C-
Aumento valore K in W / mq°C
0,08
0,06
0,04
0,02
0,00
Materiali isolanti e loro caratteristiche
Polistirene (polistirolo) espanso estruso
Costituito da cellule chiuse ed omogenee con elevato grado di impermeabilità all'acqua ed al passaggio del vapore ed insensibile all'azione del
gelo e disgelo.
Posto in opera in pannelli pellicolati e con bordi a battente.
Normativa di riferimento:
UNI 7073
UNI 8069
UNI 6350
DIN
Lastre estruse di polistirene - Tipi, prescrizioni e prove
Materie plastiche cellulari rigide - Determinazione della stabilità dimensionale
Id. - Determinazione delle caratteristiche a compressione
Come di seguito richiamate.
Requisiti:
1.
2.
3.
Conduttività termica media 20°C:
Densità allo stato secco:
Imbibizione:
4.
Sollecitazione da gelo e disgelo:
5.
Resistenza alla compressione
con riduzione del 10%:
Comportamento al fuoco:
6.
0,035 W/m°C
almeno 30 kg/mc.
l'imbibizione per immersione in acqua, alla temperatura di 20/40°C, non deve essere
superiore allo 0,5%, riferito al volume.
(DIN 4102) sottoposto all'azione del gelo e del disgelo, la resistenza alla compressione
con il 10% di schiacciamento non deve variare oltre il 10%.
3 kg/cmq.
(DIN 4102) deve rientrare nella classe dei materiali difficilmente infiammabili. I
pannelli devono avere uno strato superficiale protettivo contro il prorogarsi della
fiamma in superficie e contro il calore radiante.
31
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Posa in opera:
Le lastre devono essere poste in opera a quiconce e ben accostate.
Le lastre, tramite normali attrezzi per lavorare il legno, possono venire adattate ad ogni displanarità del tetto.
In corrispondenza dei corpi emergenti, tipo attici e parapetti, le lastre devono venir opportunamente adattate al raccordo d'angolo, onde
diminuire gli stress ed evitare i ponti termici.
Per l'incollaggio possono venire impiegati bitume fuso, collanti ad acqua per l'edilizia, o colle speciali per espansi a base polistirenica. In ogni
caso, i suggerimenti del Produttore sono da seguire attentamente.
Su pareti verticali potrebbe essere opportuno provedere al fissaggio mediante idonei agganci metallici.
Elementi in legno inseriti nella copertura a contatto con il pilistirene possono essere trattati solo con impregnanti che non contengono né
solventi né olii a base di catrame.
Poliuretano espanso
Costituito da schiuma poliuretanica rigida, prodotto mediante laminazione, con rivestimento in cartonfeltro bitumato.
Normativa di riferimento:
UNI 6350
UNI 8069
DIN
Materie plastiche a cellule rigida
Determinazione delle caratteristiche a compressione
Id. - Determinazione della stabilità dimensionale
Come di seguito richiamate
Requisiti:
1.
2.
3.
4.
5.
Conduttività termica media
a 20^C:
Densità allo stato secco:
Imbibizione per immersione
riferita al volume:
Resistenza alla compressione
con riduzione del 10%
Comportamento al fuoco
(DIN 4102):
0,025W/m^C
almeno 35 Kg/mc
< 3%
1,02 Kg/cmq
analogo a quello del polistirene estruso.
Posa in opera:
Allo scopo di garantire la loro stabilità dimensionale, le lastre dovranno essere rivestite sulle due facce con cartonfeltro bitumato.
Per la posa in opera dei pannelli dovranno essere adottati criteri e precauzioni analoghi alle lastre di polistirene estruso. Il fissaggio in
orizzontale potrà essere effettuato con bitumi fusi o collanti consigliati dal Produttore.
In verticale sarà opportuno procedere al fissaggio con idonei ancoraggi metallici.
Lana di roccia
Viene commercializzata in feltri trapuntati, oppure in pannelli rigidi ottenuti impregnando la lana di roccia con resine termoindurenti.
Normativa di riferimento:
UNI Gruppo 394
UNI 5958
DIN
Isolanti da base di fibre minerali
Prodotti di fibre minerali per isolamento termo-acustico - Termini e definizioni
Come di seguito richiamate
Requisiti:
1.
2.
3.
4.
5.
Conduttività termica media
a 20°C:
Temperatura max d'impiego:
Comportamento alla umidità:
Densità allo stato secco:
Comportamento al fuoco
(DIN 4102)
0,035 W/m°C
+ 800 °C
igroscopico
almeno 30 Kg/mc
analogo a quello del polistirene estruso.
Posa in opera:
I feltri dovranno essere trapuntati e rivestiti sulle due facce esterne con cartonfeltro bitumato oppure con carta microcerata.
I pannelli rigidi o semirigidi verranno anch'essi rivestiti sulle due facce se posati in copertura, su una faccia sola se posati in verticale nelle
intercapedini delle murature.
In ogni caso dovranno essere adottati i criteri e le precauzioni descritte per i materiali precedenti con l'aggiunta della necessità di un fissaggio
accurato per i feltri posti su piani non orizzontali per evitare lo scorrimento verso il basso.
Il fissaggio dei pannelli potrà essere effettuato con bitume fuso.
Fibra di vetro (a fibra lunga)
Viene, in genere, commercializzata in pannelli rigidi ottenuti impregnando le fibre di vetro con resine termoindurenti.
Vengono rivestiti sulle facce esterne con velo di vetro bitumato o carta Kraft bitumata.
32
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
Normativa di riferimento:
UNI Gruppo 393
DIN
Prodotti di fibre minerali e di fibre di vetro
Come di seguito richiamate.
Requisiti:
1.
2.
3.
4.
5.
Conduttività termica media
a 20^C:
Resistenza alla compressione
con riduzione del 10%:
Dilatazione lineare al variare
del contenuto di umidità:
Densità allo stato secco:
Comportamento al fuoco:
0,033 W/m^C
1,5 Kg/cmq
minore di 0,025 mm/m
almeno 30 Kg/mc
(DIN 4102) analogo a quello del polistirene estruso.
Posa in opera:
Dovranno essere adottati criteri e precauzioni analoghi ai precedenti materiali.
Il fissaggio al supporto verrà effettuato mediante bitumi fusi o collanti particoalri suggeriti dal Produttore.
Sughero naturale compresso
Ottenuto mediante il riscaldamento in forno (circa 380°C) e la successiva compressione di granuli naturali in sughero. Si commercializza in
pannelli con finiture diverse.
Normativa di riferimento:
UNI 2090
Lastre di agglomerato di sughero naturale
Requisiti:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Conduttività termica media a
20°C:
Densità allo stato secco:
Resistenza alla diffusione
del vapore
Resistenza alla compressione
con riduzione del 10%:
Resistenza all'umidità:
Comportamento al fuoco:
0,04 W/m°C
130-140 oppure
300 Kg/mc
u = 10
2,2, Kg/cmq
la permeabilità a 23°C con u.r. 85% è di 0,21 g/m.h.mm Hg
autoestinguente, debolmente infiammabile, non propagante gas tossici.
Posa in opera:
Dovranno essere adottati criteri e precauzioni analoghi ai precedenti materiali.
Il fissaggio in piano potrà essere fatto con bitumi fusi oppure con collanti suggeriti dal Produttore, in verticale mediante analoghi collanti e/o
ancoraggi metallici.
Sughero espanso
Ottenuto mediante un procedimento a caldo di torrefazione, pressatura del granulato e taglio del prodotto così ottenuto.
Normativa di riferimento:
UNI 2092
Lastre di agglomerato di sughero espanso - Tipo collato
UNI 2093
Lastre di agglomerato di sughero espanso - Tipo autocollato.
Requisiti:
1.
2.
3.
4.
Conduttività termica media a
20°C:
Densità allo stato secco:
Resistenza alla compressione
con riduzione del 10%:
Comportamento al fuoco:
0,036 W/m°C
60-80 Kg/mc
fino a circa 1,5 Kg/cmq
autoestinguente, debolmente infiammabile, non propagante gas tossici.
Posa in opera:
Analogo al punto precedente
Sughero espanso bitumato
Ottenuto pressando il granulato di sughero, dopo torrefazione, previa miscelazione con bitaume fuso.
Normativa di riferimento
UNI 2094
Lastre di agglomerato di sughero espanso - tipo catramato.
Requisiti
1.
2.
Conduttività termica media
a 20^C:
Densità allo stato secco:
0,045 W/m^C
120-180 Kg/mc
33
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
3.
4.
Resistenza alla compressione
con riduzione del 10%:
Comportamento al fuoco:
fino a 6,5 Kg/cmq
autoestinguente e debolmente infiammabile.
Posa in opera
Analoga al punto precedente
Vetro cellulare
Ottenuto mediante espansione del vetro in fusione e successivo raffreddamento, E' costituito da cellule chiuse. Viene commercializzato in
pannelli e sagome diverse.
Normativa di riferimento:
ASTM C 303, 240, 165, 177, 203, 355, E136
Requisiti:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Conduttività termica media
a 20°C:
0,045 W/m°C
Densità allo stato secco:
Assorbimento d'acqua:
Temperatura di utilizzo:
Resistenza agli acidi:
Resistenza alla compressione:
Resistenza alla flessione:
Stabilità dimensionale:
Comportamento al fuoco:
100-150 Kg/mc
nullo
da -250 a +450^C
inattaccabile
5 Kg/cmq
4,5 Kg/cmq
totale
incombustibile
Posa in opera
Il supporto dovrà essere pulito e privo di discontinuità che potrebbero causare la rottura e flessione dei pannelli.
I pannelli dovranno essere accostati gli uni agli altri con cura ed agganciati al supporto mediante mastici bituminosi.
L'assemblaggio potrà essere migliorato utilizzando pannelli già provvisti di un rivestimento superficiale in cartonfeltro bitumato e riempiendo i
giunti di bitume in modo tale da formare giochi fra i pannelli sufficienti ed assorbire le deformazioni del supporto.
In verticale i pannelli dovranno essere fissati con idonei agganci a parete.
Perlite espansa
Ottenuta da un minerale vulcanico, ridotto in granuli, espanso ad elevate temperature e quindi miscelato con fibre cellulosiche, leganti
bituminosi ed additivi. Commercializzata in pannelli.
Normativa di riferimento:
U.E.A.T.c.
(Union Européenne pour l'Agréement Technique dans la construction).
Requisiti:
1.
2.
3.
4.
5.
Conduttività termica media
a 20°C:
0,050 W/m°C
Densità allo stato secco:
150-180 Kg/mc
Resistenza alla compressione
riduzione del 2%:
1,02 Kg/cmq
Resistenza alla rottura a
flessione:
maggiore di 3,10 N/cmq
Comportamento al fuoco: incombustibile e non infiammabile
Posa in opera
Dovranno essere adottati criteri e precauzioni analoghi ai precedenti materiali.
Il fissaggio al supporto avverrà mediante bitumi e se in pendenza con idonei ancoraggi metallici.
Pannelli di lana di legno
Ottenuti da liste o strisce di legno a fibratura diritta ed agglomerati per mezzo di leganti minerali.
Normativa di riferimento:
UNI 2088 (2° Ed.)
UNI 2089 (2° Ed.)
UNI 5062 P
Pannelli di fibre di legno, compressi - Spessori e tolleranze.
Pannelli di fibre di legno, soffici - Spessori e tolleranze
Pannelli di fibre di legno - Tipi e tolleranze.
Requisiti
1.
2.
3.
Conduttività termica media
a 20°C:
Densità allo stato secco:
Resistenza alla compressione
riduzione del 10%:
variabile da 0,060 a 0,025 W/m°C in relazione al tipo e quantità di legante, nonché in
relazione alla composizione del pannello (stratificato con lana minerale, poliuretano
espanso, etc...).
140-200 Kg/mc
2,00-4,00 Kg/mq
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4.
Comportamento al fuoco:
buona resistenza al fuoco (circa 60' per pannelli di spessore 55 mm). I pannelli trattati
con leganti magnesiaci sono classificati in "classe 1".
Posa in opera:
Fermo restando i criteri e le precauzioni esposti ai punti precedenti, i pannelli verranno posati mediante chiodature oppure ancoraggi metallici
al supporto sottostante.
Pannelli isolanti a protezione multistrato
Saranno costituiti da una lamiera inferiore in acciaio zincato preverniciato di spessore non inferiore a mm 0.6, da schiuma in poliuretano di
spessore non inferiore a mm 30, densità almeno Kg 40/mc e superiormente da una lamiera di acciaio zincato di almeno mm 0.45 di spessore,
rivestita con protezione a base di asfalto plastico stabilizzato e da una lamina di alluminio naturale
Normativa di riferimento:
UNI 4543, ASTM B117, ISO 3582
Requisiti:
Spessore mininmo poliuretano
mm
Peso appross.
Coeffic. trsm. termica K
Spessore totale lamiera
Spessore acciaio lamiera prot. mult.
Spessore acciaio lamiera prever.
Densità schiuma poliuretanica
Resistenza a compressione
Kg/mq
Cal/mq
mm
mm
mm
Kg/mc
Kg/mq
30
12.5
0.45
2
0.45
0.6
40
1.2-1.4
Posa in opera:
Dovranno essere adottati i criteri e le precauzioni già suesposti.
In particolare dovrà essere curato particolarmente l'accoppiamento fra i vari pannelli al fine di evitare infiltrazioni d'acqua fra le giunzioni.
Il fissaggio alla struttura portante avverrà in conformità alle prescrizioni rilasciate dal costruttore.
4.4
SISTEMA AD IGLOO
Il sistema in copertura prevede un sistema tipo iglu con il cassero H = come da progetto.
Gli IGLU’ sono di altezza indicata negli elaborati grafici ed hanno una configurazione diversa dal cassero tradizionale, la superficie superiore è
piana e consente l’impilabilità di un numero maggiore di elementi. L’intercapedine può anche consentire l’inserimento e la distribuzione delle
reti tecnologiche (elettriche, telefoniche, idriche, termiche, televisive, per computer ecc..), senza annegarle nel massello di base della
pavimentazione, semprechè sia prevista la possibilità di ispezionarle ed integrarle con altri impianti che si rendono necessari nel tempo.
L'impiego in tale progetto è indicato principalmente per la formazione dei solai ventilati sulle coperture piane e sulle terrazze, e/o per la
realizzazione delle coperture ventilate sui tetti a falde inclinate.
I vantaggi di un tale sistema debbono essere:
• Facilità di posa per la leggerezza e la semplicità di incastro degli elementi.
• Pedonabilità durante la fase di lavoro.
• Adattamento per i vani fuori squadra con il taglio degli elementi senza puntellare.
Piano di posa:
1
La posa avviene sopra la cappa del solaio.
2
Fornitura e posa in opera di casseri a perdere modulari in polipropilene e/o altro materiale accettato dalla D.L., costituiti da superficie
piana
su quattro supporti di appoggio, di dimensioni in pianta come prescritto dalla ditta fornitrice, posati in opera a secco, ma ancorati ad
opportuni ancoraggi scelti dalla D.L., per ogni piede appositamente predisposto in fase di getto del solaio, di lunghezza di ancoraggio
sufficiente oppure fissato con sistema di avvitamento..
3
Integrazione con getto in cls con getto di calcestruzzo RcK 250 Kg/cmq per il riempimento dei casseri fino alla sommità e per la
soletta superiore di altezza come da progetto, con la finitura della superficie a staggia, armata con rete elettrosaldata a maglia quadra e del
diametro prescritto ed, in alternativa, integrando il calcestruzzo con fibre di polipropilene. In alternativa è possibile optare per calcestruzzo di
alleggerimento.
I sovraccarichi permanenti e accidentali indicati dovranno essere quelli previsti in progetto per la copertura. laddove opportuno, per
sovraccarichi coincentrati, va predisposta armatura aggiuntiva l ed integrativa.
Tali elementi dovranno presentare caratteristiche termiche, di resistenza ed igrometriche, nonché acustiche, tale da conferire al pacchetto di
copertura quelle caratteristiche prescritte negli elaborati progetuali specifici.
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SEZIONE 5 - PAVIMENTI RIVESTIMENTI
5.1
PAVIMENTI
A-
Generalità
Tutti i pavimenti dovranno essere realizzati con materiali e metodologie di costruzione corrispondenti alla normativa di unificazione richiamata
ai capitoli successivi, relativi ai rispettivi tipi di pavimenti.
Tutti i materiali impiegati dovranno essere campionati e sottoposti all'approvazione della Direzione dei Lavori, anche in relazione alle scelte
cromatiche definitive. Dovranno essere altresì impiegati materiali di medesima composizione, periodo di fabbricazione, provenienza e qualità.
Durante le operazioni di posa in opera; i pavimenti, le pareti e tutti i manufatti ad essi adiacenti, dovranno essere protetti con cura affinché non
vengano arrecati danni alle opere di pavimentazione in corso di esecuzione, oppure non vengano danneggiati materiali ed altri lavori già
realizzati in zone limitrofe.
Per il periodo necessario alla completa maturazione della pavimentazione e comunque per almeno 10 giorni dall'avvenuta conclusione delle
lavorazioni, l'Appaltatore dovrà predisporre tutte le opere provvisionali di sbarramento atte ad impedire il transito di chiunque, sulla
pavimentazione appena realizzata e non ancora pedonabile.
I pavimenti resilienti, tessili e/o duri, ma levigati e lucidati, dovranno essere protetti fino alla consegna al Committente con materiali (teli,
tavolati di legno, cartoni, segatura, etc...) atti ad impedire il danneggiamento della finitura superficiale della pavimentazione ormai completata.
Una volta terminata la lavorazione e prima della consegna al Committente, le pavimentazioni dovranno essere lavate, asciugate e lucidate con
prodotti appositi, secondo le istruzioni del Produttore dei materiali stessi. Non si dovrà fare uso di detergenti ad elevata concentrazione o
solventi che non siano stati consigliati ed autorizzati dal Produttore e dalla Direzione dei Lavori.
Altrettanta cura dovrà essere riposta dall'Appaltatore nella realizzazione e protezione di pavimentazioni, che dovessero essere esposte all'azione
di dilavamento da parte della acque meteoriche, oppure all'azione del gelo, oppure all'azione del calore e dell'irraggiamento solare. Ogni tipo di
pavimentazione richiede tempi di maturazione dei sottofondi e di aggancio della finitura superficiale adeguati e non riducibili oltre certi limiti se
non a discapito delle caratteristiche di resistenza della pavimentazione nel suo complesso. Qualora le condizioni metereologiche fossero
particolarmente ostili, oppure venissero ritenute non idonee al tipo di lavorazione da eseguire, l'Appaltatore dovrà procedere alla protezione
della pavimentazione con tettoie, teli, stuoie, etc... e, nel caso ciò non fosse sufficiente, a sospendere i lavori, previo benestare della Direzione dei
Lavori.
In climi particolarmente caldi la pavimentazione dovrà essere tenuta bagnata per evitare l'essiccazione troppo accelerata dei sottofondi.
Procedure e metodologie, in tale senso, dovranno essere coordinate ed approvate dalla Direzione Lavori, perché un quantitativo troppo elevato
di acqua potrebbe causare la segregazione della miscela di sottofondo e quindi la caduta di resistenza della pavimentazione, con fenomeni di
distacco nel tempo.
Durante la posa in opera della pavimentazione non è ammesso aumentare il contenuto in acqua del sottofondo, per evitare fenomeni di
essiccazione accelerata, oppure per rendere la miscela più plastica e lavorabile.
Nei locali bagnati (ad es. servizi igienici) o dove è previsto che i pavimenti debbano essere lavati con quantità abbondanti di acqua, il piano di
posa dovrà essere ricoperto con un manto impermeabile, risvoltato sulle pareti per almeno 20 cm, di tipo "F" (emulsione bituminosa spruzzata +
membrana armata + tessuto non tessuto) oppure del tipo "G" (mano di bitume + cartonfeltro bitumato + mano di bitume + tessuto non tessuto),
secondo le prescrizioni di progetto, e conformemente alla descrizione di cui al paragrafo 8.1 " Impermeabilizzazioni".
Laddove indicato in progetto e comunque ogni qualvolta sia necessaria una protezione nei confronti dell'umidità nascente, il sottofondo in
materiale ghiaioso e sabbioso, a supporto della pavimentazione, dovrà essere ricoperto con un manto impermeabile di tipo "I" (teli di polietilene
con bordi sovrapposti su letto di sabbia) conformemente alla descrizione di cui al paragrafo 8.1 "Impermeabilizzazioni".
Laddove prescritto in progetto, ed al fine di isolare gli ambienti adiacenti e/o sottostanti dal rumore di calpestio prodotto in ambiente, il piano di
posa dovrà essere rivestito per ;tutta la superficie , risvoltando sulle pareti per almeno 10 cm, (e comunque per un'altezza non inferiore a quella
complessiva della pavimentazione, sottofondo + finitura superficiale) con un materiale isolante adatto a tale scopo.
Potranno essere usati:
-
strato in agglomerato di sughero naturale accoppiato ad un film plastico ad alta resistenza mediante leganti di tipo bituminoso, dello
spessore di circa 6/10 mm;
strato in garanulato di gomma miscelato con lattice puro ed inerti espansi, dello spessore di circa 10 mm;
foglio di polietilene espanso estruso, dello spessore di circa 5 mm;
foglio in fibre di vetro trattate con resine termoindurenti e rivestito su una faccia con film plastico ad alta resistenza, dello spessore di circa 5
mm.
Laddove prescritto in progetto, ed in corrispondenza di soglie, gradini, zone discontinue, etc., i bordi e gli spigoli delle pavimentazioni e/o dei
sottofondi dovranno essere protetti contro il rischio di sbrecciature con l'installazione di adeguati profili in acciaio normale o speciale, oppure in
ottone, oppure in pietra, con caratteristiche di resistenza idonee a sopportare le solleciatazioni causate dal traffico previsto.
I massetti ed i sottofondi delle pavimentazioni dovranno essere realizzati con inerti e leganti adatti al tipo di pavimentazione richiesta ed alle
prestazioni a cui essa dovrà rispondere.
Per quanto riguarda lo spessore della pavimentazione nel suo complesso, a meno di diverse prescrizioni di progetto, esso non dovrà essere
inferiore a 10 cm, tutto compreso, dall'estradosso del piano di supporto, alla superficie della pavimentazione finita.
Le pavimentazioni in cemento indurito dovranno avere uno spessore non inferiore a 15 cm.
I massetti ed i sottofondi dovranno presentare una superficie asciutta, perfettamente livellata oppure scabra (in relazione al tipo di finitura
superficiale che verrà realizzata), compatta, senza caillature né fessurazioni e dimensionalmente stabile.
I pavimenti dovranno risultare di colore uniforme, secondo le tinte e le qualità prescritte, e privi di macchie o difetti per tutta la loro estensione.
Lo stesso dicasi per la planarità della superficie, che dovrà essere priva di discontinuità per tutta l'estensione della stessa.
B-
Pavimenti in lastre di c.l.s. armato
Normativa di riferimento:
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Vedi precedente punto B (Pavimenti in cemento indurito).
Sollecitazioni:
Idem come sopra.
Sottofondi e metodologie di posa in opera:
Le lastre potranno essere posate: su sottofondo in materiale sabbioso e ghiaioso, con un letto di sabbia arricchito con qualche parte di cemento
(in tale caso vale quanto detto al precedente punto B voce "massetto"), oppure su massetto in calcestruzzo con un sottofondo dello spessore
minimo di 4 cm composto da sabbia e q.li 2,5 di cemento R 325 per metro cubo di impasto. L'impasto dovrà avvenire a secco.
A posa avvenuta si provvederà alla bagnatura del pavimento finito in modo tale da dare origine alla presa del sottofondo.
Dovrà essere usata la massima cura nel non fare rifluire la malta di allettamento attraverso le fessure delle lastre costituenti il pavimento; le
lastre dovranno essere adagiate, impostate a mano e quindi battute cautamente fino ad aderenza con i bordi degli elementi già collocati.
Occorrendo parti di lastre per il completamento dei pavimenti, queste dovranno essere tagliate con appositi ed idonei utensili, essendo vietato
effettuare tagli col martello, con lo scalpello, etc.
La posa in opera delle lastre dovrà essere curata affinché nessun elemento sporga rispetto a quello adiacente, le fughe siano perfettamente
rettilinee, non vengano posti in opera elementi anche minimamente imperfetti per rotture ai bordi, agli spigoli, o per mancanza di planarità ed
ortogonalità degli angoli.
I pavimenti dovranno essere perfettamente piani, e, pertanto, si dovrà procedere alla loro posa in opera con il continuo controllo della livella.
Le lastre potrebbero anche essere posate a secco su appositi appoggi in plastica (ad es.: coperture piane). In tale caso sarà necessario curare che
le lastre restino distanziate le une dalle altre almeno 15 mm affinché le acque meteoriche possano defluire facilmente attraverso le giunzioni.
Finitura superficiale:
Le lastre dovranno essere di tipo prefabbricato, previa vibratura e compressione meccanica dell'impasto in casseforme di acciaio.
La finitura superficiale potrà essere in calcestruzzo levigato o graffiato, oppure in ciottoli arrotondati di fiume a risalto, oppure in ghiaietto
lavato ottenuto mediante il trattamento del fondo cassero con appositi ritardanti, oppure in altro materiale secondo le indicazioni di progetto. Lo
spigolo superiore delle lastre, se richiesto, potrà essere contornato con un angolare di acciaio.
Pendenze:
Idem come sopra.
Giunti:
Dovranno essere realizzati giunti di dilatazione, estesi a tutto lo spessore del sottofondo, per campi di superficie non superiore a 30 mq.
Inoltre dovranno essere rispettati gli eventuali giunti strutturali propri della struttura di supporto.
Piccoli spostamenti rispetto ai giunti già preesistenti nel supporto potranno essere realizzati mediante l'interposizione di un cuscinetto in
materiale elastico che permetta i movimenti relativi previsti senza il rischio di rotture e/o fessurazioni, e purché lo spostamento sia contenuto
entro una dimensione non superiore ad un quinto del lato della lastre a sbalzo.
Sigillature e stuccature:
In corrispondenza dei giunti di dilatazione si dovranno impiegare fondogiunti in compriband autoadesivo e sigillature superficiali realizzate con
prodotti non degradabili, né sublimabili all'azione degli agenti atmosferici ed aventi un elevato coefficiente di dilatazione ed elasticità.
I materiali dovranno essere sottoposti all'approvazione della Direzione Lavori.
Le stuccature dovranno essere realizzate con un impasto molto fluido di solo cemento, del tipo normalizzato o bianco ed in ogni caso della
medesima qualità di quello impiegato per ;la finitura superficiale; in caso di pavimenti con superficie colorata dovrà essere aggiunto al cemento
normale o bianco un pigmento colorante identico a quello adoperato per la colorazione delle lastre e fornito dal medesimo Produttore del
materiale impiegato per la pavimentazione.
Difetti:
Idem come sopra.
Tolleranze:
Idem come sopra.
Prove e controlli:
Secondo le norme dettate dal Regio Decreto 16.11.1939.
C-
Pavimenti in marmette di cemento indurito
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Normativa di riferimento:
Vedi precedente punto B (Pavimento in cemento indurito).
Sollecitazioni e caratteristiche meccaniche:
Idem come sopra.
Inoltre i materiali dovranno avere caratteristiche non inferiori alle seguenti:
-
resistenza all'urto:
resistenza alla flessione:
> 0,25 Kg.m
> 30 Kg/cmq
Sottofondi e metodologie di posa in opera:
Le marmette verranno posate previa l'interposizione di un sottofondo dello spessore minimo di 4 cm composto da sabbia e q.li 3,5 di cemento R
325 per metro cubo di impasto.
L'impasto dovrà avvenire a consistenza umida.
Dovrà essere usata la massima cura nel non far rifluire la malta di allettamento attraverso le fessure delle marmette costituenti il pavimento;
pertanto le marmette dovranno essere adagiate sopra lo strato di malta di allettamento, impostandole prima con leggera pressione delle mani e
poi battendole cautamente fino a perfetta aderenza con i bordi degli elementi già collocati.
Occorrendo parti di marmette per il completamento dei pavimenti, queste dovranno essere tagliate con appositi ed idonei utensili, essendo
vietato effettuare tagli col martello, con lo scalpello, etc....
La posa in opera delle marmette dovrà essere curata, affinché nessun elemento sporga rispetto a quello adiacente, le fughe siano perfettamente
rettilinee, non vengano posti in opera elementi anch;e minimamente imperfetti per rotture ai bordi, agli spigoli, o per mancanza di planarità ed
ortogonalità degli angoli.
I pavimenti dovranno essere perfettamente piani, e, pertanto, si dovrà procedere alla loro posa in opera con il continuo controllo della livella.
A posa completata si lasceranno intercorrere almeno 10 gg. affinché il pavimento abbia fatto presa, e quindi si procederà alla levigatura e
lucidatura a piombo in opera, quest'ultima solo se richiesta in progetto.
Massetto
Se previsto: idem come sopra.
Finitura superficiale
Verrà ottenuta mediante l'arricchimento dell'impasto di calcestruzzo con una miscela di inerti duri quarziferi con elevato tenore di silice (<93%)
e corindone.
Le marmette potranno essere finite, in relazione alle richieste di progetto, con superficie come da fondo cassero o prelevigata e nelle forme piana
o rigata.
Pendenze
Idem come sopra.
Giunti
Dovranno essere previsti giunti di dilatazione, estesi parzialmente al sottofondo, per campi di superficie non superiore a 30 mq. Inoltre
dovranno essere rispettati gli eventuali giunti strutturali propri della struttura di supporto.
Piccoli spostamenti rispetto ai giunti già preesistenti nel supporto potranno essere realizzati mediante l'interposizione di un cuscinetto di
materiale elastico che permetta i movimenti relativi previsti senza il rischio di rotture e/o fessurazioni, e purché lo spostamento dsia contenuto
entro una dimensione non superiore ad un quinto del lato a sbalzo della marmetta.
Sigillature e stuccature
In corrispondenza dei giunti strutturali si dovranno impiegare fondogiunti in compriband autoadesivo e sigillature superficiali realizzate con
prodotti non degradabili, né sublimabili ed aventi un elevato coefficiente di dilatazione ed elasticità.
In corrispondenza dei giunti di dilatazione e secondo le prescrizioni di progetto, si impiegheranno righelli di PVC, oppure di accaio inossidabile,
oppure di ottone incassati per almeno un terzo nel sottofondo del pavimento.
Per le stuccature si impiegherà un impasto molto fluido di solo cemento, del tipo normalizzato o bianco ed in ogni caso della medesima qualità di
quello impiegato per la finitura superficiale; in caso di pavimenti con superficie colorata dovrà essere aggiunto al cemento normale o bianco un
pigmento colorante identico a quello adoperato per la colorazione delle lastre e fornito dal medesimo Produttore del materiale impiegato per la
pavimentazione.
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Difetti
Idem come sopra
Tolleranze
Non saranno ammesse ondulazioni nella planarità del pavimento superiori a 2 mm per metro lineare di lunghezza, misurati con l'apposizione sul
pavimento di un regolo metallico lungo almento 2.50 m.
Prove e controlli
Idem come sopra
D-
Pavimenti in piastrelle di klinker, gres, gres ceramico fine e ceramica smaltata
Ottenute: le prime da un impasto di argilla, caolino e silice, con l'aggiunta di fondente e di coloranti od ossidi in percentuali opportune,
sottoposto ad elevata compressione e cotto in forno alla temperatura di 1400/1600^C; le seconde da un impasto analogo cotto in forno alla
temperatura di circa 1200^C; le terze da un impasto di argille, caolino, silice e fondenti, compresso e cotto in forno ad almento 950^C, ricoperto
sulla faccia superiore con smalto brillante od opaco, colorato o disegnato, e nuovamente ricotto in forno a circa 850^C per ottenere la
vetrificazione dello smalto.
Normativa di riferimento:
UNI Gruppo 541 Piastrelle
Regio Decreto 16 novembre 1939, n. 2234 - Appendice 1.
Sollecitazioni e caratteristiche dei materiali:
I pavimenti dovranno essere in grado di resistere alle sollecitazioni statiche e/o dinamiche previste e/o richieste in progetto.
I materiali dovranno essere classificati come di 2° scelta, in base alle tolleranze dimensionali e di forma ed all'aspetto dei singoli elementi.
Principali caratteristiche:
-
-
-
Klinker e grès
ceramico fine
grès
ceramica smaltata
-
resistenza alla flessione < 350 kg/cmq
-
assorbimento in acqua <0,1% della massa
-
indice di resistenza all'abrasione > 1,00
-
resistenza alla flessione >250 Kg/cmq
-
assorbimento in acqua < 4% della
-
indice di resistenza all'abrasione > 0,50
-
resistenza alla flessione >50 Kg/cmq
-
durezza dello smalto > 4^ scala Moh
-
assorbimento sulla superficie nullo
massa
Spessori:
-
Klinker e grès:
da 8 a 18 mm
-
grès ceramico e fine:
da 8 a 11 mm
-
ceramica smaltata:
da 6 a 12 mm
Dimensioni commerciali:
mm 75x150 / 100x100 / 100x200 / 200x200 / 300x300
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Sottofondi e metodologie di posa in opera:
Le piastrelle verranno posate previa l'interposizione di un sottofondo dello spessore minimo di 6 cm composto da sabbia oppure vermiculite,
oppure perlite e q.li 2,5 di cemento R 325 per metro cubo di impasto.
L'impasto dovrà avvenire a consistenza umida.
Le piastrelle dovranno essere ben bagnate e quindi posate sul piano del sottofondo tirato a frattazzo lungo.
Dovrà essere usata la massima cura nel non far rifluire la malta di allettamento attraverso le fessure delle piastrelle costituenti il pavimento:
pertanto le piastrelle dovranno essere adagiate sopra lo strato di malta di allettamento, impostandole prima con leggera pressione delle mani e
poi battendole cautamente fino a perfetta aderenza con i bordi degli elementi già collocati.
Occorendo parti di piastrelle per il completamento dei pavimenti, queste dovranno essere tagliate con appositi ed idonei utensili, essendo vietato
effettuare tagli col martello, con lo scalpello, etc...
La posa in opera delle piastrelle dovrà essere curata, affinché nessun elemento sporga rispetto a quello adicente, le fughe siano perfettamente
rettilinee, non vengano posti in opera elementi anche minimamente imperfetti per rotture ai bordi, agli spigoli, o per mancanza di planarità ed
ortogonalità degli angoli.
I pavimenti dovranno essere perfettamente piani, e, pertanto, si dovrà procedere alla loro posa in opera con il continuo controllo della livella.
Massetto
Se previsto, idem come sopra.
Finitura superficiale
Dovrà corrispondere alle prescrizioni di progetto.
Pendenze
Idem come sopra
Giunti
Dovranno essere previsti giunti di dilatazione, estesi parzialmente al sottofondo, per campi di superficie non superiore a 30 mq. Inoltre
dovranno essere rispettati gli eventuali giunti strutturali propri della struttura di supporto.
Piccoli spostamenti rispetto ai giunti già preesistenti nel supporto potranno essere realizzati mediante l'interposizione di un cuscinetto di
materiale elastico che permetta i movimenti relativi previsti senza il rischio di rotture e/o fessurazioni, e purché lo spostamento sia contenuto
entro una dimensione non superiore ad un quinto del lato a sbalzo della piastrella.
Sigillature e stuccature
In corrispondenza dei giunti strutturali si dovranno impiegare fondogiunti in compriband autoadesivo e sigillature superficiali realizzate con
prodotto non degradabili, né sublimabili ed aventi un elevato coefficiente di dilatazione ed elasticità.
In corrispondenza dei giunti di dilatazione e secondo le prescrizioni di progetto si impiegheranno righelli di PVC, oppure di accaio inossidabile,
oppure di ottone incassati per almento un terzo nel sottofondo del pavimento.
Per le stuccature si impiegherà un impasto molto fluido di cemento bianco, oppure colorato con idonei pigmenti, miscelato con sabbia molto fine
nelle proporzioni: 2 parti di cemento ed 1 di sabbia.
La stuccatura dovrà essere fatta non prima di 12 ore dall'avvenuta posa del pavimento, né dopo 24 ore.
Difetti
Idem come sopra.
Tolleranze
Non saranno ammesse ondulazioni nella planarità del pavimento superiori a 2 mm per metro lineare di lunghezza, misurati con l'apposizione sul
pavimento di un regolo metallico lungo almeno 2,50 m.
Prove e controlli
Verranno effettuati conformemente alle norme UNI ed alle prescrizioni del Regio Decreto 16.11.1939.
E-
Pavimenti in piastrelle di ceramica antiacida
40
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
In aggiunta a quanto esposto al precedente punto F. relativamente ai pavimenti in piastrelle di grès e grès ceramico, si dovrà fare riferimento a
quanto qui di seguito prescritto.
Va inoltre sottolineato che, prima dell'esecuzione del pavimento, l'Appaltatore dovrà accertarsi, presso la Direzione dei Lavori ed il
Committente, dell'idoneità del materiale che intende impiegare rispetto alle prestazioni alle quali lo stesso dovrà rispondere una volta posto in
opera.
Le piastrelle ed i sagomati di ceramica antiacida dovranno essere fabbricati con conglomerati eterogenei di minerali acido resistenti.
Allo scopo si dovranno impiegare argille greificanti, feldspati di composizione chimica costante e con un buon contenuto potassico, quarzi esenti
da mica e rottami di porcellana.
Dovranno essere fabbricate con il processo Klinker.
Principali caratteristiche dei materiali da impiegare:
-
peso specifico:
non inferiore a 2,5 Kg/dmc;
-
conducibilità elettrica:
bassissima (non deve caricarsi elettrostaticamente);
-
dilatazione termica:
estremamente contenuta;
-
assorbimento all'acqua:
non superiore allo 0,1% della massa;
-
resistenza alla compressione:
700-800 Kg/cmq (norme DIN 51067);
-
resistenza alla torsione:
40-60 Kg/cmq;
-
resistenza alla flessione:
> 300 Kg/cmq;
-
resistenza all'abrasione:
indice non monore a 1.00 (UNI);
-
resistenza all'attacco chimico:
la perdita di massa per attacco acido non deve essere maggiore dello 0,5%, per
attacco basico del 15%;
-
resistenza al gelo:
non devono presentare ortture o alterazioni apprezzabili della superficie;
-
igiene/lavabilità:
non devono trattenere liquidi, vapori, odori; devono essere lavabili con assoluta
semplicità;
-
aderenza a cementi antiacidi:
30-40 Kg/cmq;
-
aderenza ai mastici antiacidi:
10-12 Kg/cmq;
-
tolleranze dimensionali:
. spessore:
. parallelismo:
. planarità:
. rettilineità degli spigoli:
+/- 5%
+/- 0,6%
+/- 0,4%
+/- 0,4%
aspetto faccia superiore:
deve essere esente da scheggiature, fenditure, fori, bolle o macchie.
-
Sottofondi e trattamento impermeabile del supporto
Il sottofondo verrà realizzato analogamente a quanto prescritto per la posa di piastrelle in grès e grès ceramico fine eventualmente unendo
all'impasto di calcestruzzo idonei additivi antiacidi conformi alle normative UNI ed alle raccomandazioni del Produttore della pavimentazione.
In aggiunta, laddove richiesto in progetto, il supporto dovrà essere trattato con un manto impermeabile idoneo per proteggere la struttura
sottostante da eventuali infiltrazioni acide.
Il manto impermeabile potrà essere del seguente tipo, fermo restando che, anche in questo caso, dovranno essere seguite le raccomandazioni del
Produttore:
guaina in poliisobutilene dello spessore di circa 1,5/2,0 mm con una resistenza alla trazione di 30-40 Kg/cmq, una resistenza alla compressione
di 80-100 Kg/cmq, con permeabilità al vapore di 0,1 gr/mq ogni 24 ore.
Sigillature
Dovranno essere eseguite con materiali sigillanti a base di resine fenoliche modificate aventi le seguenti caratteristiche:
41
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-
resistenza alla compressione:
resistenza alla trazione:
adesione:
dilatazione termica circa:
resistenza alla temperatura:
assorbimento d'acqua:
resistenza all'acido solforico
in concentrazione:
resistenza all'acido cloridrico
in concentrazione:
500/600 Kg/cmq
60/80 Kg/cmq
15/20 Kg/cmq
2x10 -5 ^C
160/200 ^C
0/1 %
fino al 70%
fino al 40%
Prima di effettuare la chiusura del giunto e dei fondi bisognerà provvedere all'acidificazione degli stessi con acido cloridrico in soluzione al 20%.
La sigillatura e l'allettamento con i mastici dovranno essere eseguiti con le cautele e secondo le raccomandazioni del Produttore dei sigillanti.
F-
Pavimenti resilienti
Normativa di riferimento:
UNI Gruppo 537
Prodotti di materiale plastico per l'edilizia
UNI Gruppo 512
Prodotti semifiniti e finiti di elastomeri
Norma 8272/1°
- fino 10° -
Pavimenti in gomma - Prove
Norma 8273/1°
- fino 10° -
Pavimenti in gomma - Requisiti
Concordato Italiano Incendi
Normativa in materia di prevenzione incendi emanata dai servizi tecnici del Ministero degli Interni.
Norme Tecniche e Raccomandazioni emanata in Svizzera dagli organi di polizia e assicurativi sulla prevenzione incendi e la classificazione dei
materiali anche in relazione all'emanazione di fumi e gas tossici.
Sollecitazioni:
I pavimenti dovranno essere in grado di resistere alle sollecitazioni statiche e/o dinamiche previste e/o richieste in progetto.
Sottofondi e metodologia di posa:
I pavimenti verranno posati su un sottofondo, armato con rete metallica di 1,5 Kg/mq, dello spessore minimo di 6 cm, composto da sabbia,
oppure vermiculite, oppure perlite, e q.li 3,0 di cemento R 325 iper ;metro cubo di impasto ed arricchito nello strato superiore con q.li 4,0 di
cemento della medesima qualità.
Il sottofondo dovrà essere tirato a frattazzo fine, perfettamente piano, resistente, consistente, indeformabile e privo di ogni traccia di cavillature
e/o fessurazioni.
Prima di procedere alla posa della finitura superficiale, si dovrà accertare che il sottofondo abbia raggiunto la piena maturazione, che sia
perfettamente asciutto e privo di tracce di umidità.
L'idoneità della superficie e della consistenza del sottofondo dovrà essere verificata dall'Appaltatore il quale dovrà segnalare eventuali anomalie
alla Direzione dei LAvori. Una volta accertata l'idoneità del piano di posa, l'Appaltatore ne dovrà curare la conservazione e manutenzione per
tutta la durata dei lavori, sotto la sua completa responsabilità.
La posa della finitura superficiale dovrà essere effettuata in ambienti con temperatura non inferiore a +15°c.
In caso contrario, dovranno essere adottati adeguati accorgimenti in accordo con il Produttore del pavimento, dei materiali collanti e con la
Direzione dei Lavori.
Salvo diverse prescrizioni lo strato superficiale dovrà essere incollato al supporto su tutta la superficie, sfalsando i giunti dell'uno rispetto a quelli
dell'altro.
Nel caso di posa mediante teli, questi dovranno essere sovrapposti per almeno 2 cm, tagliati e saldati entro breve tempo, al fine di evitare
deformazioni del materiale prima della sua saldatura.
Nel caso di posa mediante piastrelle, queste dovranno essere accostate con cura, tagliate con precisione lungo le pareti dei locali e quindi saldate
lungo gli spigoli per tutta la superficie del pavimento.
42
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Si consiglia l'uso di collanti al neoprene applicati con spatola sia sul supporto che sull'intradosso del pavimento. E' indispensabile che i
sottofondi ricevano una pre-induzione al neoprene.
Nel caso di pavimenti conduttivi, a bassa resistenza elettrica, il collante dovrà essere del tipo al neoprene, adatto alla posa; di pavimenti
conduttivi, cioè contenente elementi di fuliggine o grafite.
Sotto il pavimento dovrà essere inoltre posata una piattina di rame, collegata agli incroci e connessa alla rete di messa a terra del fabbricato.
I pavimenti potranno essere posati in piastrelle anche su pannelli di pavimentazioni sopraelevate (ambienti ad uffici, centri elaborazione dati,
etc...). In tale caso la posa, di tipo analogo a quella precedentemente descritta, verrà effettuata a cura e sotto la piena responsabilità del
Produttore della pavimentazione sopraelevata.
Tolleranze:
La planarità del pavimento è una diretta conseguenza della planarità del sottofondo per il quale si richiede di verificare che non vi siano
ondulazioni superiori a 2 mm per metro lineare di lunghezza, misurati con l'apposizione sul piano del sottofondo di un regolo metallico lungo
almeno 2,50 m.
Finitura superficiale:
Linoleum
Ottenuto da una composizione di olio di lino ossidato e polimerizzato, polvere di legno, sostanze coloranti e resine naturali. Il prodotto così
ottenuto viene calandrato su tessuto di iuta.
La superficie a vista viene trattata con film protettivi atti ad aumentare le caratteristiche di resistenza superficiale e stabilità nel tempo del
prodotto stesso.
Se al prodotto, durante la composizione, vengono aggiunte parti di particelle di sughero, si ottengono materiali meno resistenti, ma più elastici,
adatti, ad esempio, alla posa in ambienti dove si svolgono attività ginniche.
Caratteristiche principali
-
spessore:
da 2 a 8 mm
-
finitura:
marmorizzata oppure uniforme, oppure anti-sdrucciolo secondo le richieste;
-
conduttività termica:
<0,20 W/m°C;
-
resistenza elettrica:
circa 1010 OHM;
-
comportamento al fuoco:
classe 1 seondo norme italiane
classe V3 secondo norme svizzere.
Il materiale dovrà essere posato in teli saldati, oppure, su supporto di tela iuta non naturale, ma sintetica anche in quadrotti, ma sempre saldati
lungo i bordi.
Nel caso di posa su pavimentazioni sopraelevate, si dovranno usare quadrotti di linoleum su supporto in tela iuta sintetica.
Vinilico
Ottenuto da una composizione di resine viniliche, cariche inerti e pigmenti coloranti.
I materiali doavranno essere conformi alle raccomandazioni del Capitolato Uniplast "pavimenti vinilici omogenei - caratteristiche CT 53 metodi di prova CAT 64" ed essere privi di contenuti in amianto.
La superficie dovrà essere liscia e compatta, esente da impronte e protuberanze, di colore e disegno (marmorizzato) uniforme.
Viene commercializzato in teli o in piastrelle.
Caratteristiche principali:
-
spessore:
da 2 a 3 mm
-
finitura:
marmorizzata
43
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-
comportamento del fuoco:
classe 1 secondo norme italiane
classe 5 secondo norme svizzere.
Il materiale viene in genere posato con collanti del tipo a dispersione, mediante spatola dentata.
PVC
Ottenuto da miscele di policloruro di vinile, idonei iplastificanti e pigmenti coloranti.
Possono essere composti in più strati, anche in ragione delle caratteristiche di impiego.
Lo strato intermedio può essere realizzato con un'armatura in fibre di vetro impregnate di PVc.
Lo strato superficiale di usura può essere caricato con inerti per ottenere una superficie scabra, antistdrucciolo, oppure liscia. Viene
commercializzato in teli o in piastrelle.
Caratteristiche principali:
-
spessore:
da 2 a 3 mm;
-
finitura:
marmorizzata, oppure uniforme, oppure antisdrucciolo, se- condo le richieste di
progetto;
-
conduttività termica:
< 0,25 W/m^C;
-
resistenza elettrica:
-
comportamento al fuoco:
5
6
se pav. conduttivi circa 10 /10 OHM;
8 9
se pav. antistatici circa 10 /10 OHM;
classe 1 secondo norme italiane
classe v3 secondo norme svizzere.
Gomma
Ottenuto da una composizione omogenea di gomma naturale e sintetica, vulcanizzanti, cariche rinforzanti e pigmenti coloranti.
La finitura superficiale può essere liscia, a bolli di diverso spessore, rigata, bugnata, etc...
La faccia inferiore, in relazione al tipo di posa in opera, potrà essere a peduncoli (posa in opera a cemento) oppure a impronta di tela fine (posa
in opera a mastice).
La posa a cemento, necessaria quando il pavimento viene posato in esterno, verrà realizzata mediante boiacca di cemento R 600 e sabbia
finissima, applicata sia sulla superficie del sottofondo che sul rovescio della gomma, prima di applicare il pavimento.
La posa a mastice verrà effettuata in interno, direttamente sul sottofondo, o previa la stesura di un idoneo materiale livellante.
Il materiale viene in genere commercializzato in teli oppure in piastrelle, per; uso civile oppure per uso industriale.
Caratteristiche principali:
-
spessore:
industriale da 5 a 15 mm
cicile da 3 a 8 mm
-
finitura:
liscia, a bolli, rigata, bugnata nei tipi marmorizzato, oppure di colore uniforme,
secondo le richieste di progetto
-
conduttività termica:
< 0,30 W/m°C
-
resistenza elettrica:
circa 1010 OHM
-
comportamento al fuoco:
classe 1 secondo norme italiane
classe V3 secondo norme svizzere
G-
Pavimenti tessili
Normativa di riferimento:
UNI Gruppo 505
Prove di solidità della tinta dei tessili
UNI Gruppo 505a
Rivestimenti tessili per pavimenti, rivestimenti e soffitti - Prove
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Concordato Italiano Incendi
Normativa in materia di prevenzione incendi emanata dai Servizi Tecnici del Ministero degli Interni.
Norme Tecniche e Raccomandazioni emanate in Svizzera dagli organi di polizia e assicurativi sulla prevenzione incendi e la classificazione dei
materiali anche all'emanazione dei fumi e gas tossici.
Sollecitazioni:
I pavimenti dovranno essere in grado di resistere alle sollecitazioni statiche e/o dinamiche previste e/o richieste in progetto.
Sottofondi e metodologia di posa in opera:
Vale quanto indicato al precedente punto H. per i pavimenti resilienti, salvo quanto di seguito prescritto.
I pavimenti potranno essere posati, laddove specificamente prescritto, con l'interposizione di un sottostrato costituito da feltro (abitazioni)
oppure da sughero (ambienti con sollecitazioni puntiformi di maggiore entità).
Il sottostrato potrà, o meno, essere applicato al sottofondo mediante incollaggio.
I pavimenti potranno essere applicati: a "posa libera" agganciando con nastri adesivi o listelli la moquette, se in teli lungo i giunti, i tagli, le
soglie, etc. oppure semplicemente appoggiando la moquette, se in piastrelle autoadagianti, con l'avvertenza di congiungere con cura gli spigoli e
di fare combaciare esattamente gli angoli; a "incollaggio" stendendo sul sottofondo collanti adatti al tipo di moquette da posare e alle
sollecitazioni a cui sarà sottoposta.
Potranno essere impiegati collanti a base di resine sintetiche laddove è necessario garantire un aggancio di particolare resistenza (gradini delle
scale, ambienti uffici con sedie a rotelle, etc.), oppure a base di resine acriliche (abitazioni, etc.), oppure di tipo conduttivo con piattina di rame
(centri elaborazioni dati, etc.), oppure a baase di resine epossidiche o poliuretaniche (per esterni).
I teli vanno posati sovrapponendo leggermente i lembi e quindi rifilandoli e verificando attentamente, prima della posa, l'orientamente da dare
alla moquette, in relazione alla tessitura, al disegno ed ai colori della stessa.
Le piastrelle, sia del tipo incollato che autoadagiante, vanno posate con cura affinché i diversi elementi combacino perfettamente senza lasciare
aintravedere la dama delle piastrelle, oppure, al contrario, evidenziando il disegno d/o le colorazioni di progetto.
Nel caso di posa su pavimentazioni sopraelevate si useranno esclusivamente pavimenti in piastrelle autoadagianti.
Tolleranze:
Valgono quelle del sottofondo per il quale si richiede di verificare che non vi siano ondulazioni superiori a 2 mm per metro lineare di lunghezza,
misurati con l'apposizione sul piano del sottofondo di un regolo metallico lungo almento 2,50 m.
Finitura superficiale:
I requisiti dei materiali in commercio sono estremamente vari sia in relazione ai tipi di finitura superficiale, sia in relazione alle caratteristiche
delle fibre utilizzate, sia in relazione al tipo di tessitura, sia in relazione alle qualità del supporto, sia in relazione alle prestazioni richieste.
Si hanno così moquette con finitura tipo velluto, bouclé, misto velluto-bouclé, agugliato; composte da filati di crine, oppure fibre sintetiche,
oppure lana vergine, oppure miste; con supporto in tela iuta naturale e sintetica, oppure in fibra di vetro unita a lattici o resine sintetiche,
oppure in PVC, oppure in lattici bituminosi, oppure misti; adatta, secondo la classificazione in uso, ad ambienti di lavoro, abitazioni, ambienti di
riposo, ambienti con presenza di sedie a rotelle, scale, locali umidi; antistatiche, oppure conduttive.
Per le caratteristiche della moquette da impiegare si rimanda alle prescrizioni di progetto.
Se non diversamente specifato si richiede l'impiego di materiali con le seguenti caratteristiche principali:
Ambienti di lavoro:
-
aspetto della superficie:
bouclé
-
tecnica di fabbricazione:
annodato o a maglia
-
composizione:
100% fibra poliammidi-ca con l'aggiunta di additivi antistatici
-
altezza complessiva:
circa 7 mm
-
dorso:
supporto a base di lattici bituminosi ed armato con fibra di vetro
-
peso:
almeno 4 Kg/mq
-
resistenza elettrica:
6
se pavim. conduttivo circa 10 OHM
45
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10
se pavim. antistatico circa 10 OHM
-
comportam. al fuoco:
classe 1 secondo norme italiane
classe V3 secondo norme svizzere
-
tipo di posa:
piastrelle autoadagianti
-
tipo di utilizzo:
adatto ad ambienti di lavoro con presenza di sedie a rotelle
Ambienti di rappresentanza:
-
aspetto della superficie:
bouclé
-
tecnica di fabbricazione:
annodato a a maglia
-
composizione:
80% lana vergine
20% fibra poliammidica con l'aggiunta ddi additivi antistatici
-
altezza complessiva:
8/9 mm
-
dorso:
supporto in tela iuta e cotone a base di resine sintetiche o lattici
-
peso:
almeno 2,5 Kg/mq
-
resistenza elettrica:
antistatico, circa 10
-
comportamento al fuoco
classe 1 secondo norme italiane
classe V3 secondo norme svizzere
-
tipo di posa:
a posa libera, in teli su sottostrato in sughero
-
tipo di utilizzo:
adatto ad ambienti di lavoro con presenza di sedie a rotelle.
10
OHM
5.2 Pavimenti in resina
Le pavimentazioni in resina saranno composte da stucco resinifero monocomponente e resine epossidiche all’acqua di classe di resistenza al
fuoco 1, con finitura a film satinato o lucido e motivi decorativi secondo le indicazioni del Direttore dei Lavori. Il materiale
dovrà essere steso a più mani, secondo indicazioni della casa produttrice, e dovrà risultare resistente all'usura del passaggio delle auto ed
impermeabile.
Il manto resinifero sarà steso su sottofondo in cemento completamente asciutto. Il livello di umidità del sottofondo andrà accuratamente
verificato prima di procedere all'esecuzione dell'opera.
Occorrerà preventivamente livellare il sottofondo con dischi al carbonio per eliminare possibili esuberi di materiale e verificare la consistenza di
eventuali crepe di assestamento. Si procederà quindi alla stesura di una o più mani di Primer con funzione consolidante. Dopo una prima
stesura di malta resinifera, ottenuta dalla miscela di resina bicomponente e quarzi di varie granulometrie, tale da ottenere un supporto
altamente elastico e resistente a possibili altri assestamenti, si procederà alla stesura di una prima mano di stucco resinifero monocomponente,
alla carteggiatura ed alla stesura di altre mani, secondo la scheda tecnica che verrà fornita in base al risultato che si vorrà ottenere, ad
insindacabile giudizio della Direzione Lavori. La finitura a film si otterrà con l'applicazione di manto resinifero bicomponente secondo
le indicazioni della D.L.. Questo tipo di pavimentazione potrà variare colore, decorazione o finitura a seconda del locale, a insindacabile giudizio
della Direzione Lavori.
Impiego: pavimentazione esterna.
5.3 Pavimento in gres porcellanato
Pavimentazione in piastrelle di gres fine porcellanato, a superficie liscia, fornite e poste in opera con boiacca di cemento puro su letto di malta
con legante idraulico, giunti sigillati a cemento anche colorato, scelte a campione dalla Direzione dei Lavori.
Le lastre in grès porcellanato dovranno essere a sezione piena e omogenea, greificata a tutto spessore, composte da impasto finissimo di argille
pregiate con aggiunta di feldspati e caolini e ricoperto in superficie con smalti selezionati e particolarmente
tenaci.
I materiali impiegati dovranno rispondere totalmente alle Norme Europee CEN (Comitato Europeo di Normalizzazione) EN176 gruppo BI,
essere totalmente greificate e rispettare le seguenti caratteristiche e requisiti:
Assorbimento di acqua: < 0, 5%, come da norma UNI EN 99;
Resistenza alla flessione: > 45 N/mmq, come da norma UNI EN 100;
Durezza superficiale: conforme alla norma EN 101;
Resistenza al gelo: conforme alla norma EN 202;
Resistenza agli sbalzi termici: conforme alla norma UNI EN 104
Resistenza ai prodotti chimici: conforme alla norma UNI EN 122;
Caratteristiche dimensionali e d'aspetto: conforme alla norma UNI EN 98;
46
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
Resistenza all'abrasione: > Pei III, come da norma UNI EN 154
Resistenza all'abrasione profonda con perdita di volume : < 130 mmc, come da norma
(EN102)
Resistenza alla scivolosità (Superficie naturale): BCR Rep.cec 6/81;
Resistenza dei colori alla luce: secondo norme DIN 51094;
Resistenza alle macchie: dovrà essere garantita.
Resistenza al fuoco: ininfiammabile
47
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
SEZIONE 6 - SERRAMENTI E OPERE IN METALLO
6.1
A-
SERRAMENTI IN ALLUMINIO a taglio termico
Normativa di riferimento
UNI 3569
UNI 3571
UNI 3812
UNI 3813
UNI 4879
UNI 3952
UNI 4522
UNI 4529
Lega alluminio - magnesio- silicio primaria da lavorazione plastica (Mg 0,7% - Si 0,4%)
Lega alluminio - silicio - magnesio - manganese primaria da lavorazione plastica
Laminati di alluminio - Tolleranze dimensionali
Laminati di leghe di alluminio - Tolleranze dimensionali
Profilati estrusi di alluminio e leghe di alluminio - Classificazione e tolleranze
Serramenti in alluminio e sue leghe per l'edilizia - Norme per la scelta, l'impiego ed il collaudo dei materiali
Rivestimenti per ossidazione anodica dell'alluminio e delle sue leghe - Classificazione, caratteristiche e collaudo
Trattamenti superficiali dei materiali metallici - Metodi di controllo della resistenza alla luce di strati anodici colorati su
alluminio e sue leghe
Metodi di prova sui serramenti esterni - Norme basate sulla esigenza delle utenza
Metodi di prova su serramenti esterni - Controllo delle richieste di prestazioni
Metodi di prova su serramenti esterni - Criteri, definizione prove delle prestazioni
Metodi di prova su serramenti esterni - Definizione prove e controlli delle prestazioni
Metodi di prova su serramenti esterni - Resistenza sollecitazioni utenza normale
Metodi di prova su serramenti esterni - Esecuzione prove funzionali
Edilizia - Chiusure esterne verticali - Analisi dei requisiti
Edilizia - Serramenti esterni verticali - Classificazione in base alla permeabilità all'aria, tenuta all'acqua e resistenza al vento
Edilizia - Serramenti esterni - Classificazione in base alle prestazioni acustiche
Edilizia - Serramenti esterni - Classificazione dei movimenti di apertura delle ante
Porte - Misurazione delle dimensioni e dei difetti di planarità dei battenti
Porte - Misurazione delle dimensioni e dei difetti di perpendicolarità dei battenti
Finestre - Prova permeabilità all'aria
Metodi di prova delle porte - Comportamento alle variazioni di umidità dei battenti delle porte in climi uniformi successivi
Finestre - Prova di resistenza al vento
Metodi di prova delle finestre - Prova di tenuta all'acqua sotto pressione statica
UNI 7518
UNI 7519
UNI 7520
UNI 7521
UNI 7524
UNI 7525
UNI 7959
UNI 7979
UNI 8204
UNI 8370
EN 24
EN 25
EN 42
EN 43
EN 77
EN 86
UNI EDL 145
(UNI 9158)
Accessori per porte e finestre - Limiti di accettazione per prove meccaniche sull'insieme serramento ed accessori
UNI EDL
Guarnizioni per serramenti - Limiti 111 1°/2° di accettazione, classificazione e (UNI 9122 collaudo 1°/2°)
UNCSAAL
General Electric Silicones Italia
Federal Specification Americane
ASTM C
542-76
Guarnizioni strutturali - Standard Specification for elastomeric Lockstrip Glazing and Panel Gasket
B-
Generalità
I serramenti, se non diversamente specificato, dovranno rispondere ai seguenti criteri qualitativi (UNI 7979):
Permeabilità all'aria:
Tenuta all'acGBHJKa:
Resistenza al vento:
classe A2
classe E2
classe V2
Isolamento acustico: l'indice di smorzamento acustico medio del serramento nel suo complesso, misurato su un manufatto con battente chiuso e
provvisto di guarnizioni di tenuta su tutti e quattro i lati, dovrà essere almeno di:
20 dB per le frequenze da 100 a 320 Hz
30 dB per le frequenze da 400 a 1250 Hz
33 dB per le frequenze da 1600 a 3200 Hz
Tuttavia occorreràò tenere conto delle prescrizioni progettuali di cui agli elaborati grafici e computi metrici estimativi se qualora sono richieste
caratteristiche migliori di quelle dianzi elencate.
La lega di alluminio per i profilati estrusi e la lamiera dovrà preferibilmente corrispondere alla norma UNI 3569 allo stato bonificato ed essere di
tipo adatto a ricevere il trattamento di ossidazione anodica (lega di tipo OA).
Tutti gli altri materiali saranno quelli indicati dalle norme UNCSAAL (materiali trafilati o sagomati non estrusi, getti, accessori, lubrificanti,
ancoraggi, sistemi di collegamento, etc.).
Tolleranze
Per la misurazione delle dimensioni e dei difetti di planarità e di perpendicolarità dei battenti si farà riferimento alle norme UNI EN 24 e 25.
C-
Norme di progettazione
48
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
Movimenti relativi rispetto alle strutture adiacenti:
I serramenti e gli elementi che li compongono dovranno essere collegati fra di loro e con le strutture adiacenti in modo che gli assestamenti, i
ritiri, le frecce e le dilatazioni normali, relativi a tale collegamento, possano avvenire senza compromettere l'efficienza funzionale del sistema
serramento-giunto-struttura adiacente.
Sistema di fissaggio alle strutture adiacenti:
Il sistema di fissaggio dei serramenti dovrà essere adatto:
- alle dimensioni dei serramenti;
- al sistema di apertura;
- alle caratteristiche tecniche dei materiali costituenti i telai;
- alle caratteristiche tecniche delle opere murarie costituenti il vano al quale il serramento dovrà essere fissato;
- alle sollecitazioni a cui il serramento sarà sottoposto durante il suo esercizio.
I sistemi di ancoraggio e/o collegamenti con le strutture adiacenti, incluse eventuali sottostrutture di rinforzo, potranno essere realizzati in leghe
di alluminio, accaio inossidabile austenitico, acciaio cromato o zincato e/o altro materiale non soggetto a corrosione e compatibile con
l'alluminio.
Ancoraggi e collegamenti in acciaio potranno essere adottati solo se opportunamente isolati dall'alluminio.
Accessori esposti:
Gli accessori esposti dovranno essere realizzati in lega di alluminio od in altro materiale compatibile con ll'alluminio e di pari resistenza alla
corrosione.
Accessori non esposti:
Gli accessori non esposti potranno essere realizzati in lega di alluminio od in acciaio inossidabile austenitico conforme alla norma UNI 6900 od
in acciaio cromato elettroliticamente.
In ogni caso dovranno essere adottati opportuni accorgimenti al fine di evitare corrosioni elettrolitiche per contatto con la struttura in alluminio.
Dovrà essere evitato il contatto diretto, alluminio su alluminio, di parti di serramento che, per svolgere la loro funzione, debbano muoversi
relativamente e, nel medesimo tempo, rimanere in contatto.
Connessioni fra i lembi dei profilati costituenti il serramento:
Le connessioni fra i lembi di profilati potranno essere realizzate tramite saldature oppure tramite congiunzioni a 45^, con bordi perfettamente
paralleli, uniti e privi di sbavature.
Taglio termico ed acustico:
Se prescritto in progetto, le caratteristiche termo-acustiche del serramento dovranno essere ottimizzate, mediante la realizzazione di profili
composti ed assemblati in due parti unite fra di loro con l'interposizione di elementi isolanti di materiale inerte oppure di resine poliuretaniche
ad alta densità.
Nel caso di facciate continue con profili a scomparsa, un analogo risultato può essere ottenuto con l'impiego di lastre vetrate a "cappotto" e
sigillanti "strutturali".
Detti sigillanti dovranno essere conformi alla norma ASTM C 542-76.
Parti vetrate e cieche:
I serramenti e gli elementi che li compongono saranno concepiti e montati in modo che la posa delle parti vetrate e/o cieche di tamponamento
possa essere effettuata in ragione degli spessori e dei tipi di tamponamento specificati in progetto e con il rispetto dei giuochi conseguenti.
I profili e gli eventuali righelli fermavetro dovranno essere concepiti in modo tale da garantire una facile inserzione del tamponamento (in
funzione del suo spessore e dei dispositivi fermavetro e di guarnizione) ed una corretta ritenzione dello stesso sotto l'azione di sollecitazioni
esterne, quali pressione e depressione del vento, urti, sicurezza all'intrusione etc...
Disposizione di manovra e di bloccaggio:
I dispositivi di manovra e di bloccaggio dovranno essere dimensionati e concepiti in modo da sopportare le sollecitazioni derivanti dall'utenza
normale ed eccezinale.
Gli elementi di bloccaggio dovranno essere in grado di trasferire le sollecitazioni, dovute al vento ed alle altre sollecitazioni di esercizio previste,
dalle parti cobili ai telai fissi senza provocare deformazioni permanenti o sconnessioni.
Lo sforzo necessario per la manovra dovrà essere compatibile con le capacità fisiche dell'uomo e non dovrà obbligare a posizioni pericolose. Le
parti apribili dei serramenti dovranno essere provviste se necessario, di dispositivi di equilibratura.
Eventuali dispositivi, per portare le parti mobili in posizione di pulitura, dovranno escludere possibilità di errore di manovra.
Cerniere
La porzione di cerniera, applicata alla parte fissa del serramento, dovrà potersi smontare senza asportare il telaio dal vano. Le cerniere dovranno
avere il perno rivestito in materiale sintetico (naylon, teflon, etc...).
Maniglie
49
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
I meccanismi di apertura e di chiusura dovranno essere atti a sopportare l'utenza eccezionale, del tipo ad attrito volvente (su cuscinetti) con
forme a stelo arrotondato e ricurvo, o sferiche (pomoli).
Serrature
I serramenti saranno provvisti di serrature a cilindro, realizzate in materiali anticorrosivi, con grado di sicurezza adatto alle condizioni di
impiego previste. Laddove specificamente richiesto potranno essere montate serrature elettriche comandate a distanza e con la possibilità di
sgancio per l'apertura manuale.
Cremonesi (o cariglioni)
Potranno anche essere incassate nei montanti tubolari, purché siano smontabili.
Predisposizioni per il controllo dello stato di apertura dell'anta e per il montaggio di serrature elettriche.
I serramenti, laddove specificato in progetto, dovranno essere corredati della necessaria predisposizione per il montaggio di interruttori e/o
profili per il controllo, a distanza, dello stato di apertura dell'anta e per il comando, sempre a distanza, dell'apertura della stessa. Dimensioni,
posizioni e connessioni, con le strutture adiacenti di dette predisposizioni verranno definite in sede di sviluppo degli elaborati cosstruttivi.
Sistemi di ritorno automatico:
I serramenti, laddove specificato in progetto, dovranno essere corredati di pompe aeree o a pavimento incassate o a vista costituite da
meccanismi di apertura e chiusura atti a sopportare i movimenti prodotti da un'utenza normale ed eccezionale.
Detti meccanismi dovranno consentire una regolazione micrometrica della pressione da esercitare sul serramento e dell'arresto in posizione
chiuso e/o aperto. Dovrà essere garantita l'accessibilità e facile manutenzione ai meccanismi.
Messa a terra dei serramenti:
L'Appaltatore dovrà provvedere, affinché sia assicurata la continuità elettrica fra i vari elementi costituenti il serramento e dovrà predisporre,
nelle posizioni indicate dalla Direzione dei Lavori, i necessari attacchi per le connessioni alla rete di messa a terra generale della costruzione.
Urti, pressioni e sollecitazioni derivanti dall'utenza normale ed eccezionale:
I serramenti e gli elementi che li compongono dovranno essere progettati in modo tale da sopportare, senza danni od affaticamento, le
sollecitazioni derivanti dall'utenza normale ed eccezionale. Inoltre il grado di resistenza delle vetrazioni non dovrà risultare mai superiore a
quello dei serrramenti nel loro complesso, in modo tale da provocare, a seguito di urti sulle vetrazioni, la rottura dei telai o addirittura il distacco
degli stessi dalle strutture adiacenti.
Durabilità e manutenzione:
Condensa
Dovrà essere garantita l'evacuazione delle eventuali acque di condensa.
Infiltrazioni
Dovrà essere garantita l'evacuazione delle acque di infiltrazione.
Durabilità
Qualora si preveda una usura localizzata ed inevitabile di parti del serramento, si dovranno prevedere dispositivi atti a sopportare e compensare
adeguatamente tale usura e che siano agevolmente sostituibili.
Nella scelta e nell'assemblaggio di tutti i materiali necessari, si dovranno tenere presenti tutti gli effetti provocati dalle condizioni di impiego e la
loro relativa compatibilità.
Riparazioni
Gli accessori necessari per la manovra quotidiana dei serramenti dovranno potersi sostituire in modo semplice; la loro manutenzione dovrà
essere agevole.
Il sistema di fissaggio e di posa delle lastre vetrate dovrà essere tale da permetterne la sostituzione dall'interno senza pericolo per l'utente e senza
danno per le finiture del manufatto.
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Pulizia
La pulizia dei serramenti, nel loro complesso, dovrà essere possibile dall'interno del vano sia per la superficie esterna che per quella interna.
I materiali adatti dovranno essere dichiarati dall'Appaltatore.
Guarnizioni e sigillature
Valgono le prescrizioni della General Electric Silicones Italia della Federal Specification Americana, delle Norme UNI ed UNCSAAL.
Tutti i materiali elastici e/o elastoplastici dovranno, sotto sforzo e per tutto il periodo di vita utile, mantenere inalterate le loro caratteristiche di
elasticità iniziale, tenuta ed indeformabilità sotto l'azione delle sollecitazioni dovute alle escurzioni termiche ed agli agenti atmosferici nelle
specifiche condizioni d'impiego.
Le guarnizioni e le sigillature saranno rifilate e rasate in modo da non costituire ricettacolo d/o deposito di polvere.
Tutte le guarnizioni e le sigillature dovranno resistere ai processi di sanificazione e pulizia eseguiti periodicamente, secondo le prescrizioni
dell'Appaltatore.
Tutti i materiali impiegati dovranno rispondere ad una normativa e dovranno essere accompagnati dalle prescrizioni del Fabbricante per le
caratteristiche e per i criteri di posa in opera. La documedntazione relativa dovrà essere presentata, per approvazione, alla Direzione dei Lavori
prima della esecuzione delle opere.
Protezione superficiale
Tutte le superfici di lega leggera, a meno che non sia diversamente specificato, dovranno essere protette contro le corrosioni mediante:
Ossidazione anodica:
Strato anodico e finitura
La protezione mediante ossidazione anodica dovrà essere conforme alle prescrizioni delle norme UNI 3952 e 4522.
La superficie in vista dovrà essere lucidata ed ossidata con uno spessore minimo di 20 microns e quindi fissata in modo tale da rendere lo strato
anodico non assorbente. La tonalità della colorazione anodica verrà definita sulla base di campionature.
Se richiesto in progetto, la superficie in vista potrà, dopo il processo di ossidazione anodica, essere colorata per elettroimpregnazione
(elettrocolorazione), oppure dopo un pretrattamento superficiale mediante ossidazione anodica, essere verniciata con un trattamento
elettrostatico a base di poveri poliuretaniche ad alto spessore (non inferiore a 40 microns) nei colori che verrano definiti a campione in sede di
progettazione costruttiva.
L'Appaltatore dovrà fornire una garanzia decennale sulla qualità dei materiali impiegati e sulla durata nel tempo della protezione superficiale
adottata.
D-
Movimentazione e trasporto materiali
Tutti i materiali dovranno essere debitamente protetti contro gli urti accidentali e le aggressioni fisiche e chimiche durante il trasporto al
cantiere e la movimentazione nell'ambito dello stesso.
In caso di inadempienza la responsabilità, per eventuali danni, sarà di esclusiva pertinenza dell'Appaltatore.
6.1.2 FACCIATA CONTINUA
sistema Schüco Fw 60+ o equivalente
Struttura
I profili metallici saranno estrusi in lega primaria di alluminio EN AW -6060.
Il trattamento superficiale sarà realizzato presso impianti omologati secondo le direttive tecniche del marchio di qualità Qualicoat per la
verniciatura e Qualanod per l'ossidazione anodica. Inoltre la verniciatura deve possedere le proprietà previste dalla norma UNI 9983, mentre
l'ossidazione anodica quelle previste dalla UNI 10681.
La struttura portante sarà realizzata a montanti e traversi, della serie SCHÜCO FW 60+.
La profondità dei profilati, disponibili in diverse dimensioni, dovrà essere scelta in conformità al calcolo statico, la larghezza sarà di 60 mm, lo
spessore delle pareti dei montanti sarà di 3 mm.
Nel caso di facciate a settori (spezzata geometrica in pianta), i montanti dovranno essere dotati di sedi d'appoggio del vetro angolabili in modo
da mantenere inalterata la sezione architettonica interna.
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Isolamento termico
L'interruzione del ponte termico fra la parte strutturale interna e le copertine di chiusura esterne sarà realizzata mediante l'interposizione di un
listello estruso di materiale sintetico termicamente isolante, di dimensione adeguata allo spessore delle lastre di tamponamento o dei telai delle
parti apribili.
Il valore di trasmittanza termica della singola sezione Uf calcolato secondo la UNI EN ISO 10077-2 o verificato in laboratorio secondo la UNI EN
ISO 12412-2 dovrà essere compreso tra 1,4 ÷ 2,3 W/m² °K
Drenaggio e ventilazione
I profili strutturali saranno dotati di canaline ad altezze differenziate alla base delle sedi di alloggiamento dei vetri. L'eventuale acqua di
infiltrazione o condensa verrà così drenata dal piano di raccolta del traverso su quello più basso del montante e da qui guidata fino alla base della
costruzione. Per poter realizzare soluzioni architettoniche complesse, dovranno essere disponibili profili che abbiano un piano di raccolta
intermedio (2° livello).
Il drenaggio e l'aerazione della sede del vetro avverranno dai quattro angoli di ogni singola specchiatura attraverso il profilo di montante.
Nel caso il produttore di vetri lo esiga sarà possibile prevedere l'aerazione ed il drenaggio di ogni singola specchiatura direttamente all'esterno.
A seconda dell'altezza della facciata ed alla posizione dei giunti di dilatazione sarà previsto l'inserimento sul montante di appositi particolari la
cui funzione sarà di drenare l'eventuale acqua di infiltrazione/condensa e di consentire la ventilazione. Tali particolari dovranno poter essere
inseriti anche a struttura posata.
In corrispondenza delle giunzioni traverso montante sarà previsto l'inserimento di un particolare di tenuta in EPDM che oltre a realizzare una
barriera all'acqua eviterà anche il sorgere di fastidiosi scricchiolii dovuti alle variazioni dimensionali (dilatazioni).
La tenuta sarà quindi garantita dal tipo di giunzione brevettata in tutta Europa e dai particolari in EPDM evitando l'impiego di sigillante.
Accessori
Il collegamento dei traversi ai montanti sarà realizzato mediante viti e cavallotti e dovrà essere scelto in funzione del peso dei tamponamenti,
delle necessità statiche e del tipo di montaggio in conformità a quanto previsto dal fornitore del sistema.
All'estremità dei traversi saranno previste mascherine in materiale sintetico la cui funzione sarà di assorbire le variazioni dimensionali e
contemporaneamente di garantire un collegamento piacevole dal punto di vista estetico.
I cavallotti saranno realizzati in alluminio e dovranno permettere il montaggio dei traversi anche a montanti già posati; le viti e i bulloni di
fissaggio saranno in acciaio inossidabile.
Gli accessori del sistema dovranno essere realizzati, in funzione delle necessità, con materiali perfettamente compatibili con le leghe di alluminio
utilizzate per l'estrusione dei profili quali: acciaio inossidabile, alluminio (pressofuso o estruso), materiali sintetici, zama (particolari pressofusi).
Accessori di movimentazione
La scelta delle apparecchiature base e dei componenti supplementari necessari, deve essere eseguita in funzione delle dimensioni, pesi e tipo di
utenza, nel rispetto delle indicazioni riportate nella documentazione tecnica del produttore del sistema.
Le apparecchiature devono essere quelle originali del sistema.
Guarnizioni e sigillanti
Le guarnizioni cingivetro interne in EPDM, dovranno avere altezze diverse per compensare il diverso posizionamento delle sedi dato dalla
sovrapposizione del traverso sul montante.
Il sistema dovrà prevedere anche la variante con guarnizioni cingivetro interne che siano otticamente uguali.
Le giunzioni delle guarnizioni cingivetro interne dovranno essere sigillate con l'apposito sigillante collante SCHÜCO Art. Nr. 298 257.
Le guarnizioni cingivetro esterne saranno inserite direttamente nelle copertine da avvitare, nel caso di facciate verticali e rettilinee; negli incroci
dovranno essere utilizzate crociere prestampate in EPDM idonee a garantire la tenuta evitando l’utilizzo di sigillante. Tali giunzioni dovranno
essere fustellate in modo da poter eseguire, se necessario, il drenaggio e la ventilazione.
A garanzia dell'originalità tutte le guarnizioni dovranno essere marchiate in modo continuo riportando l'indicazione del numero dall'articolo ed
il marchio del produttore.
Nel caso di facciate inclinate e di coperture la tenuta esterne sarà realizzata impiegando un nastro butilico alluminato con doppia guarnizione in
EPDM sulla copertina in alluminio.
Il nastro dovrà essere composto da tre strati ed esattamente da un foglio di materiale sintetico trasparente, da una pellicola in alluminio e da uno
strato di sigillante butilico
Dilatazioni
Le dilatazioni termiche orizzontali verranno assorbite dal giunto montante-traverso o nel caso di struttura a telai, da montanti scomponibili.
Nei giunti di dilatazione verticale il montante verrà interrotto per una lunghezza pari a 10 mm; si dovrà prevedere un idoneo elemento di
giunzione per assicurare la continuità delle canaline di raccolta dell'eventuale acqua d'infiltrazione dello stesso. Tale elemento dovrà poter essere
inserito anche a struttura posata.
I montanti saranno collegati da cannotti ricavati da profili estrusi in alluminio verniciati.
Vetraggio
Le lastre di vetro saranno posate su supporti in materiale plastico di 10 cm di lunghezza.
Il peso delle lastre di tamponamento sarà supportato da appositi punti di forza metallici (accessori del sistema) che lo trasmetteranno alla
struttura.
Durante la posa dovrà essere possibile vincolare, temporaneamente, i tamponamenti alla struttura con speciali bloccaggi in acciaio inox. Tali
bloccaggi rimarranno inseriti anche dopo il montaggio delle copertine.
Per facilitare ulteriormente la posa in opera, le copertine interne orizzontali saranno provviste di bloccaggi in nylon che si agganceranno al
listello isolante e sosterranno le copertine prima che siano fissate con le viti.
Prestazioni
Le prestazioni del sistema dovranno essere dimostrate con certificati rilasciati da laboratori autorizzati secondo le normative di seguito elencate:
Tenuta all’aria
UNI EN 12512
Tenuta all’acqua
UNI EN 12514
Resistenza al vento UNI EN 13116
Le classi necessarie saranno scelte tenendo in considerazione da un lato le prestazioni minime previste dalla normativa nazionale, dall’altro dalle
specifiche necessità e richieste del singolo cliente.
Per quanto riguarda le prestazioni acustiche il necessario valore di potere fonoisolante dovrà essere determinato in funzione della destinazione
d’uso degli ambienti confinanti e delle prestazioni degli altri materiali componenti le pareti esterne sulla base di quanto previsto dal decreto
D.P.C.M. del 5/12/97 sui requisiti passivi degli edifici.
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Staffe di fissaggio
Il reticolo di facciata continua sarà fissato sulla carpenteria metallica per mezzo di staffe asolate in acciaio zincato di forte spessore con viti inox
AISI 316.
Elementi di finitura
Il reticolo di facciata continua sarà completo di coprifili interni ed esterni in lamiera di alluminio spessore mm 15/10 compreso le guaine
isolanti e le sigillature siliconiche.
Tamponamenti vetrati
Fornitura e posa in opera di tamponamenti vetrati costituiti da:
-lastra esterna stratificata di sicurezza 88.4 molata sul perimetro, plastici Sound Control
-intercapedine da mm 20 con canalina Warm Edge e riempimento di gas Argon
-lastra interna stratificata di sicurezza 55.2 molata sul perimetro, plastici Sound Control e trattamento basso emissivo ClimaGuard 1.0 W
Valori energetico luminosi:
-Trasmissione Luminosa TL=66%
-Fattore Solare FS=42%
-Riflessione Luminosa RL=17%
-Trasmittanza termica valore Ug= 1,0 W/mq°K
-Stima valore riduzione acustica Rw=51 dB
Porte uscite di sicurezza
La porta d’ingresso inserita all’interno del reticolo di facciata continua sarà realizzata con profili a taglio termico serie SCHÜCO ADS 65 HD,
sarà completa di maniglioni antipanico certificati CE, serratura di sicurezza sbloccabile dalla barra del maniglione, cerniere cilindriche scelte in
funzione del peso della porta.
6.1.3 SERRAMENTI A TAGLIO TERMICO
Sistema Schüco Aws 75 Si o equivalente
Il sistema proposto Schüco AWS 75.SI prevede profilati estrusi in lega di alluminio, a battente multiplo, con profilo ad interruzione del ponte
termico. Il collegamento tra la parte interna e quella esterna dei profili sarà realizzato in modo continuo e definitivo mediante listelli di materiale
sintetico termicamente isolante (Polythermid o Poliammide).
Il valore Uf di trasmittanza termica effettiva varierà in funzione del rapporto tra le superfici di alluminio in vista e la larghezza della zona di
isolamento. Il medesimo verrà calcolato secondo UNI EN ISO 10077-2 o verificato in laboratorio secondo le norme UNI EN ISO 12412-2 e dovrà
essere compreso tra 0.9 W/mq°K ≤ Uf ≤ 1,6 W/mq°K.
I listelli isolanti dovranno essere dotati di due inserti in alluminio, posizionati in corrispondenza della zona di accoppiamento, per aumentare la
resistenza allo scorrimento del giunto. I listelli avranno una larghezza di almeno 37,5mm per le ante e 42,5mm per i telai fissi, e saranno dotati
di inserto in schiuma per ridurre la trasmissione termica per convezione e irraggiamento.
Il listello di battuta sull’ anta sarà realizzato con triplice tubolarità.
Struttura
I serramenti saranno costruiti con l'impiego di profilati in lega di alluminio ed apparterranno alla serie SCHÜCO AWS 75 SI.
I profili metallici saranno estrusi in lega primaria di alluminio EN AW-6060.
La larghezza del telaio fisso sarà di 75mm mentre l'anta a sormonto (all'interno) misurerà 85mm.
Tutti i profili, sia di telaio che di anta, dovranno essere realizzati secondo il principio delle 3 camere, costituiti cioè da profili interni ed esterni
tubolari e dalla zona di isolamento, per garantire una buona resistenza meccanica e giunzioni a 45° e 90° stabili e ben allineate. Le ali di battuta
dei profili di telaio fisso (L,T etc.) saranno alte 25 mm.
I semiprofili esterni dei profili di cassa dovranno essere dotati di una sede dal lato muratura per consentire l'eventuale inserimento di coprifili
per la finitura del raccordo alla struttura edile.
Isolamento termico
Il collegamento tra la parte interna e quella esterna dei profili sarà realizzato in modo continuo e definitivo mediante listelli di materiale
sintetico termicamente isolante (Polythermid o Poliammide).
Il valore Uf di trasmittanza termica effettiva varierà in funzione del rapporto tra le superfici di alluminio in vista e la larghezza della zona di
isolamento.
Il medesimo verrà calcolato secondo UNI EN ISO 10077-2 o verificato in laboratorio secondo le norme UNI EN ISO 12412-2 e dovrà essere
compreso tra 0.9 W/m²°K ≤ Uf ≤ 1,6 W/m²°K.
I listelli isolanti dovranno essere dotati di due inserti in alluminio, posizionati in corrispondenza della zona di accoppiamento, per aumentare la
resistenza allo scorrimento del giunto.
I listelli avranno una larghezza di almeno 37,5mm per le ante e 42,5mm per i telai fissi, e saranno dotati di inserto in schiuma per ridurre la
trasmissione termica per convezione e irraggiamento.
Il listello di battuta sull’ anta sarà realizzato con triplice tubolarità.
Drenaggio e ventilazione
Su tutti i telai, fissi e apribili, verranno eseguite le lavorazioni atte a garantire il drenaggio dell'acqua attorno ai vetri e la rapida compensazione
dell'umidità dell'aria nella camera di contenimento delle lastre. I profili dovranno avere i listelli perfettamente complanari con le pareti
trasversali dei semiprofili interni per evitare il ristagno dell'eventuale acqua di infiltrazione o condensazione.
I semiprofili esterni avranno invece le pareti trasversali posizionate più basse per facilitare il drenaggio verso l'esterno (telai fissi) o nella camera
del giunto aperto (telai apribili). Il drenaggio e la ventilazione dell'anta non dovrà essere eseguita attraverso la zona di isolamento ma attraverso
il tubolare esterno.
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Le asole di drenaggio dei telai saranno protette esternamente con apposite conchiglie, che nel caso di zone particolarmente ventose, in
corrispondenza di specchiature fisse, saranno dotate di membrana.
Accessori
Le giunzioni a 45° e 90° saranno effettuate per mezzo di apposite squadrette e cavallotti in lega di alluminio dotate di canaline per la
distribuzione della colla.
L'incollaggio verrà così effettuato dopo aver assemblato i telai consentendo la corretta distribuzione della colla su tutta la giunzione e dove altro
necessario.
Saranno inoltre previsti elementi di allineamento e supporto alla sigillatura da montare dopo l'assiemaggio delle giunzioni. Nel caso di giunzioni
con cavallotto, dovranno essere previsti particolari di tenuta realizzati in schiuma di gomma espansa da usare per la tenuta in corrispondenza
dei listelli isolanti.
Le giunzioni sia angolari che a T dovranno prevedere per entrambi i tubolari, interno ed esterno, squadrette o cavallotti montati con spine, viti o
per deformazione.
I particolari soggetti a logorio verranno montati e bloccati per contrasto onde consentire rapidamente una eventuale regolazione o sostituzione
anche da personale non specializzato e senza lavorazioni meccaniche.
Accessori di movimentazione
Gli accessori di movimentazione saranno quelli originali del sistema e dovranno essere scelti in funzione delle indicazioni riportate sulla
documentazione tecnica del produttore in funzione delle dimensioni e del peso dell’anta.
Apparecchiatura Simply Smart
Tutte le finestre e porte finestre saranno complete di apertura ad anta ribalta con cerniere a scomparsa e ribaltabili a 180°.
Guarnizioni e sigillanti
Tutte le giunzioni tra i profili saranno incollate e sigillate con colla per metalli poliuretanica a 2 componenti SCHÜCO.
Le guarnizioni cingivetro saranno in elastomero (EPDM) e compenseranno le sensibili differenze di spessore, inevitabili nelle lastre di
vetrocamera e/o stratificate, garantendo, contemporaneamente, una corretta pressione di lavoro perimetrale.
La guarnizione cingivetro esterna dovrà distanziare il tamponamento di 4 mm dal telaio metallico.
Le guarnizioni cingivetro saranno dotate di alette (una quella esterna e due quella interna) che si estenderanno fino alla base della sede del vetro
in modo da formare più camere.
La guarnizione complementare di tenuta, che avrà una parte coestrusa in schiuma di EPDM, adotterà il principio dinamico della precamera di
turbolenza di grande dimensione (a giunto aperto) e sarà del tipo a più tubolarità.
Dovrà poi essere inserita in una sede ricavata sul listello isolante in modo da garantire un accoppiamento ottimale ed avere la battuta sul listello
isolante dell'anta per la protezione totale dei semiprofili interni.
La continuità perimetrale della guarnizione sarà assicurata mediante l'impiego di angoli vulcanizzati i quali, forniti di apposita spallatura,
faciliteranno l'incollaggio della guarnizione stessa.
A garanzia dell’originalità tutte le guarnizioni saranno marchiate in modo continuo riportando l’indicazione del numero di articolo e la corona
Schüco.
Vetraggio
I profili fermavetro dovranno garantire un inserimento del vetro di almeno 14 mm.
I profili di fermavetro saranno inseriti mediante bloccaggi in plastica agganciati al fermavetro stesso, l'aggancio sarà così di assoluta sicurezza
affinché, a seguito di aperture o per la spinta del vento il fermavetro non ceda elasticamente.
I bloccaggi dovranno inoltre compensare le tolleranze dimensionali e gli spessori aggiunti, nel caso della verniciatura, per garantire un corretto
aggancio in qualsiasi situazione.
I fermavetri dovranno essere sagomati in modo tale da supportare a tutta altezza la guarnizione cingivetro interna per consentire una pressione
ottimale sulla lastra di vetro.
Il dente di aggancio della guarnizione sarà più arretrato rispetto al filo esterno del fermavetro in modo da ridurre la sezione in vista della
guarnizione riducendo l'effetto cornice.
Gli appoggi del vetro dovranno essere agganciati a scatto sui profili, avere una lunghezza di 100 mm ed essere realizzati in modo da non
impedire il corretto drenaggio e ventilazione della sede del vetro.
Un apposito profilo in schiuma di polietilene dovrà essere inserito perimetralmente in corrispondenza della sede di alloggiamento del vetro.
Tamponamenti vetrati
Fornitura e posa in opera di tamponamenti vetrati costituiti da:
-lastra esterna stratificata di sicurezza 88.4 molata sul perimetro, plastici Sound Control
-intercapedine da mm 20 con canalina Warm Edge e riempimento di gas Argon
-lastra interna stratificata di sicurezza 55.2 molata sul perimetro, plastici Sound Control e trattamento basso emissivo ClimaGuard 1.0 W
Valori energetico luminosi:
-Trasmissione Luminosa TL=66%
-Fattore Solare FS=42%
-Riflessione Luminosa RL=17%
-Trasmittanza termica valore Ug= 1,0 W/mq°K
-Stima valore riduzione acustica Rw=51 dB
Veneziane inserite all’interno del vetro camera
Fornitura e posa in opera di micro veneziane mod. Pellini SL20 S con lamella in alluminio lega 6010-T8 dimensioni 12,5x0,2 mm, colore a scelta
della D.L., cassonetto in alluminio estruso lega A6063S-T5, dimensioni 20x54 verniciato in poliestere in tinta coordinata con le lamelle.
Movimentazione delle lamelle a sollevamento e orientamento manuale con cursore magnetico collocato sul bordo destro o sinistro del vetro.
Controtelai
I serramenti saranno montati su controtelai metallici o in alternativa in multistrato fenolico completi di zanche di fissaggio.
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6.2
A-
SERRAMENTI IN ACCIAIO
Normativa di riferimento
UNI 5547
UNI 5741
UNI 5753
UNI 7070
UNI Gruppo 435
UNI 7958
UNI 7344
UNI 6900
UNI 8317
UNI 7518
UNI 7519
UNI 7520
UNI 7521
UNI 7524
UNI 7525
UNI 7959
UNI 7979
UNI 8204
UNI 8370
EN 24
EN 25
EN 42
EN 77
UNI EDL 145
(UNI 9158)
UNI EDL
Prove meccaniche materiali ferrosi - Prova trazione lamiera spessore da 0,5 a 3 mm
Rivestimenti protettivi materiali ferrosi - Prova di uniformità dello strato di zincatura
Prodotti finiti, piatti di accaio non legato, rivestito - Lamiere e nastri inferiori a 3 mm zincati in continuo per
immersione a caldo
Prodotti finiti laminati a caldo - Profilati, larghi piatti, lamiere e nastri - Qualità, prescrizioni e prove
Profilati laminati a caldo
Prodotti finiti laminati a freddo - Lamiere sottili e nastri larghi
Profilati di accaio formati a freddo - Prescrizioni e tolleranze
Acciai legati speciali, inossidabili, resistenti alla corrosione e al calore
Prodotti finiti piatti di acciaio inossidabile - Lamiere e nastri
Metodi di prova su serramenti esterni - Norme basate sulla esigenza delle utenze
Metodi di prova su serramenti esterni - Controllo delle richieste di prestazioni
Metodi di prova su serramenti esterni - Criteri e definizione prove delle prestazioni
Metodi di prova sui serramenti esterni - Definizione prove e controlli prestazioni
Metodi di prova su serramenti esterni - Resistenza, sollecitazioni utenza normale
Metodi di prova su serramenti esterni - Esecuzione prove funzionali
Edilizia - Chiusure esterne verticali - Analisi dei requisiti
Edilizia - Serramenti esterni verticali - Classificazione in base alla permeabilità all'aria, tenuta all'acqua e resistenza al
vento
Edilizia - Serramenti esterni - Classificazione in base alle prestazioni acustiche
Edilizia - Serramenti esterni - Classificazione dei movimenti di apertura delle ante
Porte - Misurazione difetti di planarità dei battenti
Porte - Misurazioni delle dimensioni e dei difetti di perpendicolarità dei battenti
Finestre - Prova permeabilità all'aria
Finestre - Prova resistenza al vento
Accessori per porte e finestre - Limiti di accettazione per prove meccaniche sull'insieme serramento ed accessori
Guarnizioni per serramenti - Limiti 111 1°/2° di accettazione, classificazione e (UNI 9122 collaudo 1°/2°)
UNCSAAL
Normative emanate dal Ministero degli Interni
Concordato Italiano Incendio Rischio Industriale
General Electric Silicones Italia
Federal Specification Americane
B-
Generalità
I serramenti, se non diversamente specificato, dovranno rispondere ai seguenti criteri qualitativi (UNI 7979):
Permeabilità all'aria:
classe A2
Tenuta all'acqua:
classe E2
Resistenza al vento:
classe V2
Isolamento acustico: l'indice di smorzamento acustico medio del serrramento nel suo complesso, misurato su un manufatto con battente chiuso
e provvisto di guarnizioni di tenuta su tutti e quattro i lati, dovrà essere almento di:
20 dB per le frequenze da 100 a 320 Hz
30 dB per le frequenze da 400 a 1250 Hz
33 dB per le frequenze da 1600 a 3200 Hz
I materiali, costituenti i serramenti, dovranno rispondere ai seguenti criteri qualitativi:
Lamiera per profili in acciaio normale
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I profili di acciaio, costituenti la struttura dei serramenti, dovranno essere realizzati con nastro di acciaio di caratteristiche meccaniche non
inferiori alla norma UNI 5753, zincato con il sistema Sendzmir o equivalente.
La lamiera di acciaio zincato dovrà avere le seguenti caratteristiche: qualità FeKPGZ, rivestimento Z 275 secondo UNI 5753, prodotto zincato
idoneo a sopportare operazioni di profilatura e di piegatura senza distacco del rivestimento di zinco.
Le caratteristiche meccaniche minime saranno:
-
carico di rottura:
R = max 41 Kg/mmq
(400 N/mmq);
-
allungamento:
A% = min. 28% secondo provetta UNI 5547 (provetta CECA - 20x80 mm);
-
prova di piegamento:
a blocco (x= 180 gradi;
D=O per spessori <1 mm;
D=a per spessori >1 mm)
Rivestimento della lamiera di acciaio normale
Il rilevamento della massa di rivestimento di zinco, sulla lamiera di acciaio, verrà effettuato su 3 provette.
La media del rilevamento sull'insieme delle due facce non dovrà essere inferiore a 275 gr/mq, mentre la massa di zinco, determinata su ciascuna
delle 3 provette, non dovrà essere inferiore a 245 gr/mq.
Il controllo della massa di zinco verrà eseguito secondo le modalità indicate dalla norma UNI 5741.
La finitura superficiale sarà del tipo Skinpassata (levigata).
Lamiera per profili in acciaio Inox
-
interni e ambienti non aggressivi:
ambienti aggressivi:
AISI 304
AISI 316
Se non diversamente specificato, essa sarà del tipo: n. 2 B ( brillante), oppure "satinata", ottenuta per smerigliatura della finitura n. 2B.
Materiali accessori:
Tutti i materiali restanti, costituenti il serramento, dovranno essere conformi alle indicazioni della norma UNCSAAL.
Tolleranze:
Per la misurazione delle dimensioni e dei difetti di planarità e di perpendicolarità dei battenti si farà riferimento alle norme EN 24 e 25.
C-
Norme di progettazione
Movimenti relativi rispetto alle strutture adiacenti:
I serramenti e gli elementi che li compongono dovranno essere collegati fra di loro e con le strutture adiacenti in modo che gli assestamenti, i
ritiri, le frecce e le dilatazioni normali, relativi a tale collegamento, possano avvenire senza compromettere l'efficienza funzionale del sistema
serramento-giunto-struttura adiacente.
Sistema di fissaggio alle strutture adiacenti:
Il sistema di fissaggio dei serramenti dovrà essere adatto:
-
alle dimensioni dei serramenti;
al sistema di apertura;
alle caratteristiche tecniche dei materiali costituenti i telai;
alle caratteristiche tecniche delle opere murarie costituenti il vano al quale il serramento dovrà essere fissato;
alle sollecitazioni a cui il serramento sarà sottoposto dirante il suo esercizio.
I sistemi di ancoraggio e/o collegamenti con le strutture adiacenti, incluse eventuali sottostrutture di rinforzo, dovranno essere realizzti con
materiale non soggetto a corrosione e compatibili con quelli costitueni il serramento.
Accessori esposti:
Gli accessori esposti dovranno essere realizzati in lega di alluminio od in altro materiale compatibile con l'alluminio e di pari resistenza alla
corrosione.
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Accessori:
Gli accessori esposti e non esposti potranno essere realizzati in lega di alluminio od in acciaio inossidabile austenitico conforme alla norma UNI
6900 od in accaio cromato elettroliticamente od in altro materiale di pari resistenza alla corrosione.
In ogni caso dovranno essere adottati opportuni accorgimenti, al fine di evitare corrosioni elettrolitiche per contatto con componenti in
alluminio.
Parti vetrate e cieche:
I serramenti e gli elementi che li compongono saranno concepiti e montati in modo che la posa delle parti vetrate e/o cieche di tamponamento,
possa essere effettuata in ragione degli spessori e dei tipi di tamponamento specificati in progetto e con il rispetto dei giuochi conseguenti.
I profili e gli eventuali righelli fermavetro dovranno essere concepiti in modo tale da garantire una facile inserzione del tamponamento (in
funzione del suo spessore e dei dispositivi fermavetro e di guarnizione) ed una corretta ritenzione dello stesso sotto l'azione di sollecitazioni
esterne, quali pressione e depressione del vento, urti, sicurezza all'intrusione, etc...
Dispositivi di manovra e di bloccaggio:
I dispositivi di manovra e di bloccaggio dovranno essere dimensionati e concepiti in modo da sopportare le sollecitazioni derivanti dall'utenza
normale ed eccezionale.
Gli elementi di bloccaggio dovranno essere in grado di trasferire le sollecitazioni dovute al vento, e le altre sollecitazioni di esercizio previste,
dalle parti mobili ai telai fissi senza provocare deformazioni permanenti o sconnessioni.
Lo sforzo necessario per la manovra dovrà essere compatibile con le capacità fisiche dell'uomo e non dovrà obbligare a posizioni pericolose. Le
parti apribili dei serramenti dovranno essere provviste se necessario, di dispositivi di equilibratura. Eventuali dispositivi, per portare le parti
mobili in posizione di pulitura, dovranno escludere possibilità di errore di manovra.
Cerniere
La porzione di cerniera, applicata alla parte fissa del serramento, dovrà potersi smontare senza asportare il telaio dal vano. Le cerniere dovranno
avere il perno rivestito in materiale sintetico (naylon, teflon, etc...).
Maniglie
I meccanismi di apertura e di chiusura dovranno essere atti a sopportare l'utenza eccezionale, del tipo ad attrito volante (su cuscinetti) con forme
a stelo arrotondato e ricurvo.
Serrature
I serramenti saranno provvisti di serrature a cilindro, realizzate in materiali anticorrosivi, di grado di sicurezza adatto alle condizioni di impiego
previste. Laddove specificamente richiesto, potranno essere montate serrature elettriche comandate a distanza e con possibilità di sgancio per
l'apertura manuale.
Cremonesi (o cariglioni)
Potranno anche essere incassate nei montanti tubolari, purché siano smontabili.
Predisposizioni per il controllo dello stato di apertura dell'anta e per il montaggio di serrature elettriche.
I serramenti laddove specificato in progetto, dovranno essere corredati della necessaria predisposizionie per il montaggio di interruttori e/o
profili per il controllo a distanza dello stato di apertura dell'anta e per il comando, sempre a distanza, dell'apertura della stessa.
Dimensioni, posizioni e connessioni, con le strutture adiacenti di dette predisposizioni, verrano definite in sede di sviluppo di elaborati
costruttivi.
Sistemi di ritorno automatico:
I serramenti, laddove specificato in progetto, dovranno essere corredati di pompe aeree o a pavimento, incassate o av ista costituite da
meccanismi di apertura e chiusura atti a sopportare i moviemtni prodotti da un'utenza normale ed eccezionale.
Detti meccanismi dovranno consentire una regolazione micrometrica della pressione da esercitare sul serramento e dell'arresto in posizione
chiuso s/o aperto. Dovrà essere garantita l'accessibilità e facile manutenzione dei meccanismi.
Messa a terra dei serramenti:
L'Appaltatore dovrà provvedere, affinché sia assicuratta la continuità elettrica, fra i vari elementi costituenti il serramento e dovrà predisporre,
nelle posizioni indicate dalla Direzione dei Lavori, i necessari attacchi per le connessioni alla rete di messa a terra generale della costruzione.
Urti, pressioni e sollecitazioni derivanti dall'utenza normale ed eccezionale:
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I serramenti e gli elementi che li compongono dovranno essere progettati in modo tale da sopportare, senza danni od affaticamento, le
sollecitazioni derivanti dall'utenza normale ed eccezionale. Inoltre il grado di resistenza delle vetrazioni non dovrà risultare mai superiore a
quello dei serramenti nel loro complesso, in modo tale da provocare, a seguito di urti sulle vetrazioni, la rottura dei telai o addirittura il distacco
degli stessi dalle strutture adiacenti.
Durabilità e manutenzione:
Condensa
Dovrà essere garantita l'evacuazione delle eventuali acque di condensa.
Infiltrazioni
Dovrà essere garnatita l'evacuazione delle acque di infiltrazione.
Durabilità
Qualora si preveda una usura localizzata ed inevitabile di parti del serramento, si dovranno prevedere dispositivi atti a sopportare e compensare
adeguatamente tale usura e che siano agevolmente sostituibili. Nella scelta e nell'assemblaggio di tutti i materiali necessari, si dovranno tenere
presenti tutti gli effetti provocati dalle condizioni di impiego e la loro relativa compatibilità.
Riparazioni
Gli accessori, necessari per la manovra quotidiana dei serramenti, dovranno potersi sostituire in modo semplice; la loro manutenzione dovrà
essere agevole.
Il sistema di fissaggio e di posa delle lastre vetrate dovrà essere tale da permetterne la sostituzione dall'interno, senza pericolo per l'utente e
senza danno per le finiture del manufatto.
Pulizia
La pulizia dei serramenti, nel loro complesso, dovrà essere possibile dall'interno del vano sia per la superficie esterna, che per quella interna.
I materiali adatti dovranno essere dichiarati dall'Appaltatore.
Valgono le prescrizioni della General Electric Silicones Italia della Federal Specification Americana, delle Norme UNI e UNCSAAL.
Tutti i materiali elastici e/o elastoplastici dovranno, sotto sforzo e per tutto il periodi di vita utile, mantenere inalterate le loro caratteristiche di
elasticità iniziale, tenuta ed indeformabilità sotto l'azione delle sollecitazioni, dovute alle escursioni termiche ed agli agenti atmosferici, nelle
specifiche condizioni d'impiego.
Le guarnizioni e le sigillature saranno rifilate e rasate in modo da non costituire ricettacolo e/o deposito di polvere.
Tutte le guarnizioni e le sigillature dovranno resistere ai processi di sanificazione e pulizia eseguiti periodicamente, secondo le prescrizioni
dell'Appaltatore.
Tutti i materiali impiegati dovranno rispondere ad una normativa e dovranno essere accompagnati dalle prescrizioni del Fabbricante per le
caratteristiche e per i criteri di posa in opera.
La documentazione relativa dovrà essere presentata, per approvazione, alla Direzione dei Lavori prima della esecuzione delle opere.
Resistenza al fuoco
Qualora prescritto in progetto, i serramenti dovranno essere realizzati con componenti atti a garantire al complesso assemblato, sotto l'azione
del fuoco, la conservazione delle qualità di resistenza meccanica, la tenuta alla propagazione di fiamma e gas, l'isolamento termico.
La rispondenza del serramento alla classe REI richiesta, conformemente alla normativa vigente, deve essere garantita dall'Appaltatore mediante
l'omologazione dello stesso serramento, presso un laboratorio di prova debitamente autorizzato, con il rilascio di un certificato ufficiale riferito
al singolo infisso e non al campione generico collaudato in laboratorio.
Tutti gli accessori montati sul serramento quali maniglioni antipanico, sistemi di ritorno automatico a pompa o a contrappeso, elettromagneti
per l'aggancio delle ante in posizione aperto, etc. dovranno, anch'essi, essere omologati con certificazioni ufficiali riferite alle singole unità.
La tenuta alla propagazione di fumi o gas dovrà essere assicurata da guarnizioni perimetrali al serramento in doppia battuta, continue ed estese
a tre od a tutti e quattro i lati dell'anta, secondo le prescrizioni di progetto.
L'ancoraggio dei telai del serramento alle strutture adiacenti, dovrà essere effettuato esclusivamente mediante la muratura di zanche saldate al
telaio stesso ed il riempimento continuo, con malta, di tutte le cavità restanti fra telaio e strutture adiacenti.
Protezione superficiale dei serramenti in acciaio normale:
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Il serramento e tutti gli elementi componenti, dopo aver subito tutte le lavorazioni previste, verranno sottoposti a sgrassaggio, lavaggio,
fosfatazione, essiccazione e verniciatura di fondo a base di zincanti inorganici del tipo composto da polimeri inorganici con l'aggiunta di zinco
metallico.
Le mani a finire, costituite da un primer bicomponente epossidico (40-50 micron) quale ancoraggio per gli strati successivi, da uno strato
intermedio di resine epossidiche bicomponenti (60/80 micron), da una mano a finire di resine poliuretaniche bicomponenti non ingiallenti, né
sfarinanti (30/40 micron), potranno essere applicate prima o successivamente alla messa in opera del serramento, in accordo con la Direzione
Lavori.
L'Appaltatore dovrà fornire una garanzia decennale sulla qualità dei materiali impiegati e sulla durata nel tempo della protezione superficiale
adottata.
D-
Movimentazione e trasporto materiali
Tutti i materiali dovranno essere debitamente protetti contro gli urti accidentali e le aggressioni fisiche e chimiche durante il trasporto al
cantiere e la movimentazione nell'ambito dello stesso.
Nel caso di inadempienza la responsabilità, per eventuali danni, sarà di esclusiva pertinenza dell'Appaltatore.
L-
Movimentazione e trasporto dei materiali
Tutti i materiali dovranno essere debitamente protetti contro gli urti accidentali e le aggressioni fisiche e chimiche durante il trasporto al
cantiere e la movimentazione nell'ambito dello stesso.
In caso di inadempienza la responsabilità, per eventuali danni, sarà di esclusiva pertinenza dell'Appaltatore.
6.3
A-
LUCERNARI
Normativa di riferimento
I lavori ed i materiali impiegati dovranno essere in accordo con le seguenti norme e/o raccomandazioni, richiamate nei capitoli successivi:
-
Norme UNI, UNCSAAL, ASTM, DIN, ISO, BS, VDE
-
Concordato Italiano Incendi
-
Normative emanate dal Ministero degli Interni
-
Imperial Chemical Industries (ICI) Limited Plastic Division
-
General Electric Silicones Italia
-
Federal Specification Americane
B-
Generalita'
Resistenza e sicurezza meccanica:
Sollecitazioni al vento
I lucernari e gli elementi che li compongono dovranno avere la forma e le sezioni necessarie per resistere alle sollecitazioni derivanti dalle
pressioni e depressioni provocate dal vento, sulla base delle indicazioni previste dalle tabelle CNR/UNI 10.0.12 1967 al capitolo 3 punto 4 a
temperature variabili da 20°C a 70°c.
In sede di prova si verificherà che l'elemento più sollecitato non superi la freccia di 1/400 della sua luce netta, per la temperatura e la pressione
prevista dalle norme ed una deformazione residua non superiore ad un millesimo.
Inoltre le raffiche di vento non dovranno modificare di più del 10% l'andamento della permeabilità dell'aria, nè dovranno provocare
menomazioni delle caratteristiche di manovrabilità.
Sollecitazioni al carico neve
I lucernari e gli elementi che li compongono dovranno essere realizzati in modo tale da sopportare un carico minimo di 140 Kg/mq.
Vibrazioni
59
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I lucernari e gli elementi che li compongono dovranno essere concepiti e montati in modo da sopportare, senza subire rotture e deterioramenti,
le vibrazioni dovute all'azione del vento o ad altre cause esterne, in particolare, non dovrà verificarsi la rottura delle parti in polimetilmetacrilato posate secondo le norme specificate nelle prescrizioni particolari di qualità.
Movimenti relativi rispetto alle strutture adiacenti:
I lucernari e gli elementi che li compongono dovranno essere collegati fra di loro e con le strutture adiacenti in modo che gli assestamenti, i ritiri,
le frecce e le dilatazioni normali che si verificassero e lo stesso utilizzo normale, possano avvenire senza compromettere l'efficienza funzionale
nel sistema lucernario - giunto - struttura adiacente.
Lastre e tamponamenti:
I lucernari e gli elementi che li compongono saranno concepiti ed assemblati in modo da adattarsi alla tipologia delle lastre e tamponamenti
impiegati con il rispetto dei giochi conseguenti.
I profili e gli eventuali righelli di bloccaggio dovranno essere concepiti in modo tale da consentire una facile inserzione della lastra ed un
completo riempimento degli spazi residui con elementi di tenuta.
Dispositivi di manovra, bloccaggio e sospensione:
I dispositivi di manovra, bloccaggio e sospensione, dovranno essere progettati in modo da sopportare le sollecitazioni derivanti sia dall'utenza
normale e accidentale, sia dall'azione del vento sulle parti mobili, senza provocare deformazioni permanenti o sconnessioni, come previsto dalle
regole particolari di qualità.
Tali dispositivi dovranno essere facilmente accessibili per permettere la manutenzione, la regolazione e la sostituzione.
Quando le dimensioni ed i sistemi di apertura lo rendessero necessario, le parti apribili dei lucernari dovranno essere provviste di dispositivi di
equilibratura o di frenatura.
I dispositivi di scorrimento e di tenuta dovranno escludere contatti radenti tra metallo e metallo.
I dispositivi di sospensione dovranno poter consentire la regolazione del parallelismo delle parti mobili, per compensare allungamenti e giochi.
Tenuta:
Tenuta dell'acqua
I lucernari dovranno impedire l'entrata dell'acqua piovana all'interno dei locali, sia in caso di pioggia che in caso di pioggia accompagnata da
vento.
L'acqua che dovesse penetrare attraverso le battute o per capillarità attraverso i giunti orizzontali e verticali o l'acqua di condensa, dovrà essere
raccolta in corrispondenza della traversa inferiore e convogliata verso l'esterno.
Particolare attenzione dovrà essere posta ai mezzi di tenuta all'acqua in corrispondenza del collegamento con le strutture adiacenti. Se non
diversamente specificato, il lucernario dovrà avere una tenuta, al punto di infiltrazione iniziale, di oltre 30 mm di colonna d'acqua e, alla
pressione di 50 mm, potranno verificarsi solo infiltrazioni lente e ridotte.
Tenuta alla sabbia, polvere o insetti
I lucernari dovranno essere concepiti in modo tale, da evitare l'ingresso, nei locali, di sabbia, insetti o polvere trasportati dal vento; tale
condizione risulterà in genere, soddisfatta dall'assenza di perdite localizzate d'aria.
Sarà tollerata un'infiltrazione localizzata sugli scarichi delle condense, con il solo deposito all'interno della scossalina.
Trasmissione di calore (coeff. K) per lucernari a doppia parete:
Fermo restando che l'Appaltatore dovrà produrre il calcolo del coefficiente di trasmissione di calore, relativo ai lucernari assemblati nelle diverse
tipologie di progetto ed in relazione ai tipi, spessori e coefficienti di conduttività termica dei materiali impiegati, si precisa che detto coefficiente
(K), per i lucernari con cupole a doppia parete, dovrà essere non superiore a 3,00 Kcal/m2.h^C (3,5 W/m^C).
Finitura:
I lucernari e gli elementi che li compongono devono presentare, nelle tre dimensioni, superfici finite, i cui piani si incontrino secondo spigoli vivi
o curvi, regolarmente arrotondati, rettilinei, pralleli, ortogonali.
I giunti tra i profili e le basi dovranno interrompere la superficie degli elementi di telaio, secondo tracce filiformi e rettilinee. Viti, rivetti e tutti
gli altri accessori di collegamento meccanico dovranno, nei limiti del possibile, essere evitati nelle parti a vista a lucernario chiuso.
Il collegamento dei pezzi speciali e degli accessori deve essere fatto in modo, che non restino tracce discontinue sulla superficie dopo la finitura.
I lucernari non dovranno presentare parti a taglio vivo e tagliente, tali da recare pericolo all'utenza.
Gli elementi di connessione dovranno essere atti a garantire la tenuta e la resistenza meccanica del complesso assemblato.
60
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Durabilità dei complessi assemblati e dei singoli componenti:
L'Appaltatore dovrà prevedere un termine di durabilità del manufatto, considerando sia le condizioni specifiche e particolari di impiego, sia i
rapporti di obsolescenza fra i vari componenti costituenti il lucernario.
In particolare i materiali utilizzati per la produzione, l'assemblaggio, la finitura e la messa in opera dei lucernari, dovranno conservare le loro
caratteristiche meccaniche, fisiche e chimiche, per il periodo previsto di vita utile del manufatto, senza necessitare di manutenzioni particolari.
In particolare, dovrà essere attentamente verificato, che le lastre di tamponamento dei lucernari mantengano inalterate nel tempo le loro
proprietà fisico-meccaniche; non sarà ammesso il verificarsi di fenomeni di microfessurazione che potrebbero, nel tempo, compromettere
seriamente la resistenza meccanica delle lastre.
Gli elementi e le parti non accessibili, alla manutenzione, dovranno essere costituiti da materiali che, per mezzo dei trattamenti preventivi
ricevuti, garantiscano una durabilità almeno uguale a quella delle parti normalmente e periodicamente soggette a manutenzione o ripristino.
Guarnizioni e sigillature:
Valgono le prescrizioni della General Electric Silicones Italia della Federal Specification Americane, delle Norme UNI ed UNCSAAL.
Tutti i materiali elastici e/o elastoplastici dovranno, sotto sforzo e per tutto il periodo di vita utile, mantenere inalterate le loro caratteristiche di
elasticità iniziale, tenuta ed indeformabilità sotto l'azione delle sollecitazioni, dovute alle escursioni termiche ed agli agenti atmosferici nelle
specifiche condizioni d'impiego.
Le guarnizioni e le sigillature saranno rifilate e rasate in modo da non costituire ricettacolo e/o deposito di polvere.
Tutte le guarnizioni e le sigillature dovranno resistere ai processi di sanificazione e pulizia eseguiti periodicamente, secondo le prescrizioni
dell'Appaltatore.
Tutti i materiali impiegati dovranno rispondere ad una normativa e dovranno essere accompagnati dalle prescrizioni del Fabbricante per le
caratteristiche e per i criteri di posa in opera.
La documentazione relativa dovrà essere presentata, per approvazione, alla Direzione dei Lavori prima della esecuzione delle opere.
Manutenzione:
Gli accessori necessari per la manovra quotidiana e gli elementi mobili dei lucernari, dovranno potersi sostituire in modo semplice senza dover
smontare i telai fissi e senza comportare danno alcuno per le rifiniture.
Il sistema di fissaggio e di posa delle lastre dovrà essere tale, da permettere la sostituzione e la manutenzione normale senza pericolo per l'utente
e senza danno per le finiture del manufatto.
C-
Regole particolari di qualità per i telai
Profili di alluminio:
I profili di alluminio e le sue leghe dovranno corrispondere alle norme UNI 3569 allo stato bonificato ed essere di tipo adatto a ricevere il
trattamento di ossidazione anodica (lega di tipo OA)
Tutti gli altri materiali saranno conformi alle norme UNCSAAL.
Tutte le superfici, a meno che non sia diversamente specificato, dovranno essere protette contro le corrosioni mediante:
Ossidazione anodica:
Strato anodico e finitura
La protezione mediante ossidazione anodica dovrà essere conforme alle prescrizioni delle norme UNI 3952 e 4522.
La superficie in vista dovrà essere lucidata ed ossidata con uno spessore minimo di 20 microns e quindi fissata in modo tale da rendere lo strato
anodico non assorbente.
La tonalità della colorazione anodica verrà definita sulla base di campionature.
Se richiesto in progetto, la superficie in vista potrà, dopo il processo di ossidazione anodica, essere colorata per elettroimpregnazione
(elettrocolorazione), oppure, dopo un pretrattamento superficiale mediante ossidazione anodica, essere verniciata con un trattamento
elettrostatico a base di polveri poliuretaniche ad alto spessore, nei colori che verranno definiti a campione, in sede di progettazione costruttiva.
Profili di acciaio
61
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
I profili di acciaio dovranno essere realizzati con nastro di acciaio di caratteristiche meccaniche non inferiori alla norma UNI 5753, zincato con il
sistema Sendzmir o equivalente.
La lamiera di acciaio zincato dovrà avere le seguenti caratteristiche: qualità FeKPGZ, rivestimento Z 275 secondo UNI 5753, prodotto zincato
idoneo a sopportare operazioni di profilatura e di piegatura senza distacco del rivestimento di zinco.
I diversi componenti, dopo aver subito tutte le lavorazioni previste, verranno sottoposti a sgrassaggio, lavaggio, fosfatazione, essiccazione e
verniciatura di fondo a base di zincanti inorganici, del tipo composto da polimeri inorganici, con l'aggiunta di zinco metallico.
Le mani a finire, costituite da un primer bicomponente epossidico (40/50 micron) quale ancoraggio per gli strati successivi, da uno strato
intermedio di resine epossidiche bicomponenti (60/80 micron), da una mano a finire di resine poliuretaniche bicomponenti non ingiallenti, nè
sfarinanti (30/40 micron), potranno essere applicate prima o successivamente alla messa in opera del manufatto, in accordo con la Direzione
Lavori.
Garanzia sulla protezione superficiale:
L'Appaltatore dovrà fornire una garanzia decennale sulla qualità dei materiali impiegati e sulla durata nel tempo della protezione superficiale
adottata.
Accessori:
Le viterie e gli accessori dovranno essere realizzati in acciaio inox od in altro materiale non corrosivo di pari qualità.
Messa a terra dei lucernari:
L'Appaltatore dovrà provvedere affinchè sia assicurata la continuità elettrica fra i vari elementi costituenti il lucernario e dovrà predisporre, nelle
posizioni indicate dalla Direzione dei Lavori, i necessari attacchi per le connessioni alla rete generale di messa a terra della costruzione.
D-
Regole particolari di qualità per le lastre in PMMA e/o PMA
Generalità
E' previsto l'impiego di lastre di tamponamento in polimetilmetacrilato estruso (o colato se richiesto specificamente) tipo "Vedril" o similare per:
-
parete esterna di lucernari continui con cupole a doppia parete, realizzata con lastre piane a spessore costante, curvate a freddo in fase di
posa;
-
parete esterna ed interna di lucernari termoformati realizzata per termoformatura di lastre;
-
lucernari termoformati a parete semplice.
Caratteristiche tecniche delle lastre piane di PMMA e/o PMA:
Descrizione
Formula di struttura: polimetilmetacrilato secondo UNI 7074 - Lastre di polimetalcrilato - Tipi, prescrizioni e prove, costituito da omo o
copolimeri con percentuale di almeno 80% di peso di metacrilato e di 20% massimo di estere di acido acrilico o di altri monomeri.
Proprietà fisico-meccaniche di provini di tipo incolore in polimetilmetacrilato con metodo di prova a norme ASTM (valori indicativi)
DESCRIZIONE
METODO DI PROVA
UNITA' DI MISURA
RISULTATI
Peso specifico
ASTM D 792
-
1.18
Resistenza a trazione
ASTM D 638
(spessore provino
mm 3.2)
Kg/cmq
750
Resistenza a flessione
ASTM D 790
(spessore provino
mm3.2)
Kg/cmq
1100
Mod. elastico a flessione
ASTM D 790
Kg/cmq
32500
Resistenza all'urto
con dardo
BS 2782-306/B
Kg/cmq
4
62
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
Resistenza all'urto
charpy
ASTM D 256
(senza intaglio)
Kgcm/cmq
20
Durezza Rockwell
ASTM D 785
-
96
Temperatura di infless.
sotto carico
ASTM D 648
ISO R 75
(18.5 Kg/cmq)
°C
90
Grado Vicat
ASTM D 1525
ISO R 306
(car.1 Kg/mmq)
°C
110
Coefficiente dilatazione
lineare
ASTM D 696
1/°C
Trasmissione della luce
(illum. c)
ASTM D 1003
%
92
ASTM D 1003
%
2 max
Torbidità (Haze)
(illum. c)
-5
7.10
Proprietà fisico-meccaniche di provini di tipo incolore in polimetilmetacrilato con metodo di prova a norme DIN (valori indicativi)
DESCRIZIONE
METODO DI PROVA
UNITA' DI MISURA
RISULTATI
Densità
DIN 53479
q/cmc
1.18
Resistenza all'urto
DIN 53453
+ 34°C
- 40°C
KJ/mq
12
Resilienza
DIN 53453
KJ/mq
2
Modulo di elasticità
DIN 53457
N/mmq
Stabilità dimensionale
pratica al calore senza
carico
. Permanente
. Di breve durata
°C
°C
70
95
Coefficiente dilatazione
termica lineare
1 -6
VDE 0304/1
K .10
Coefficiente conducibili
tà termica
DIN 52612
W/m°C
0.19
Assorbimento d'acqua:
. Clima normale
. Immersione in acqua
DIN 53473
DIN 53495
%
%
0,34
Permeabilità al vapore
acqueo
DIN 53122
Clima D
q/mq d
(1 mm)
Indice di rifrazione
DIN 53491
1.49
3300
70
2.60
Misure
Le lastre dovranno essere fornite in dimensione sufficiente a soddisfare le condizioni di progetto.
Spessore
63
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
Le lastre dovranno avere uno spessore non inferiore a 4 mm e comunque tale da soddisfare le condizioni di progetto.
Tolleranze dimensionali
Sono ammesse le seguenti tolleranze:
-
+/- 0,5% sulla larghezza, con un valore max di 5 mm;
+/- 0,5% sulla lunghezza, con un valore max di 10 mm;
L'eventuale trattamento con prodotti antistatici delle lastre e/o dei diversi elementi, dovrà essere eseguito in analogia ai criteri ed ai prodotti
suggeriti dalla Imperial Chemical Industries (ICI) Limited Plastic Division al foglio PX - TD 208.
Durante l'imballaggio, il trasporto e le operazioni di posa in opera, le lastre e/o i diversi elementi andranno opportunamente protetti (ad es.: con
fogli di polietilene) al fine di evitare danni alle superfici esposte degli stessi.
E-
Regole particolari di qualità per lastre alveolari di policarbonato
Generalità:
E' previsto l'impiego di lastre di tamponamento in policarbonato alveolare tipo "Lexan" o similare per:
-
parete interna di lucernari continui con cupole a doppia parete, realizzata con lastre piane, curvate a freddo in fase di posa;
-
lucernari continui con cupole a parete semplice, realizzate con lastre piane, curvate a freddo in fase di posa.
Caratteristiche tecniche delle lastre in policarbonato alveolare:
Descrizione
Formula di struttura: termoplastico amorfo da bisfenolo A ed anidride carbonica
Forma di di fornitura: granulato cilindrico.
Particolari cautele andranno adottate durante la posa e nel tempo, al fine di evitare intrusioni di polvere e sporcizia all'interno degli alveoli sigillare i lati aperti con adeguato profilo in policarbonato.
Eventuali fissaggi con viti passanti avranno foro maggiorato per consentire le dilatazioni termiche.
Il conseguimento perimetrale delle lastre dovrá tener conto delle differenti dilatazioni termiche.
Proprietà fisico-meccaniche di provini di tipo incolore in policarbonato con metodo di prova a norme DIN (valori indicativi)
DESCRIZIONE
METODO DI PROVA
UNITA' DI MISURA
RISULTATI
Densità
DIN 53479
q/cmc
Resistenza all'urto
DIN 53453
+ 23°C
- 40°C
KJ/mq
non rotto
DIN 53453
+ 23°C
- 40°C
KJ/mq
20-30
Modulo elasticità
DIN 53457
N/mmq
Stabilità al calore:
. Senza carico
. Perman. di breve durata
°C
100
Coefficiente dilatazione
termica lineare
-1 -6
VDE 0304/1
Resilienza
1,20
2000-2200
135
K .10
60-70
Coefficiente conducibili
64
Provincia di Modena – Area Lavori Pubblici – Servizio Lavori Speciali Opere Pubbliche
tà termica
DIN 52612
W/m°C
0.2
Assorbimento d'acqua:
. Clima normale
. Immersione in acqua
DIN 53473
DIN 53495
%
%
0.19
0.36
Permeabilità al vapore
acqueo
DIN 53122
clima D
q/mq d
(1mm)
2.28
Indice di rifrazione
DIN 53491
1.59
Lastre in policarbonato
Temperatura di esercizio
- 50° ÷ + 150°
Comportamento alla fiamma
Din 4120Autoestinguenti
B2 difficilmente infiammabili
Comportamento al fuoco
Classe 1
Resistenza lancio palla
Din 18032
nessun danno
Trasmissione luce perpendicolare
(lastre trasparenti)
>= 82%
Perdita passaggio luce dopo 10 anni
>= 10%
Ingiallimento
Inesistente
Conducibilità termica
Landa = 0,18
Densità media dei tipi rinforzati:
da 1.27 a 1.44 g/mc.
Comportamento al calore:
-
temperatura di impiego per i tipi normali:
temperatura di impiego per i tipi rinforzati:
fino a 135°C;
fino a 145°c.
Prova di estinguenza
secondo DIN 4102:
classe B1 (materiale difficilmente infiammabile).
Misure:
Le lastre dovranno essere fornite in dimensioni sufficienti a soddisfare le condizioni di progetto.
Spessore:
Le lastre dovranno avere uno spessore non inferiore a 6 mm e comunque tale da soddisfare le condizioni di progetto.
F-
Colori
Le lastre impiegate potranno essere incolori, trasparenti, oppure opalino bianco.
Se non diversamente specificato, verranno impiegate lastre nei seguenti colori: opalino bianco per lastre esterne o singole, incolore trasparente
per lastre interne. La definizione cromatica esatta verrà effettuata mediante campionatura in cantiere.
Lo stesso dicasi per la colorazione dei telai.
G-
Regole particolari di qualità per i dispositivi complementari di tenuta e di impermeabilità
Qualora la permeabilità e la tenuta dipendano da guarnizioni applicate ai profili in corrispondenza delle battute o tali da costituire battute
supplementari, tali guarnizioni e i materiali che le compongono dovranno soddisfare alle seguenti regole di qualità.
Caratteristiche fisiche:
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Quando i dispositivi di tenuta complementari sono costituiti da materiali elastici, le deformazioni che essi subiscono, nell'esercitare la loro
funzione, dovranno essere mantenute nel campo elastico relativo.
Le caratteristiche di elasticità dovranno comunque essere, se non inalterate, almeno in grado di garantire il funzionamento del dispositivo nel
campo di temperature previsto per le condizioni specifiche di impiego.
Montaggio e collegamento:
I dispositivi complementari di tenuta ed impermeabilità dovranno potersi montare facilmente nel punto previsto e dovranno resistere allo
strappo, alla foratura ed alla scalfitura nonchè all'usura conseguente al normale impiego.
La loro presenza non dovrà ostacolare o rendere faticosa la manovra di utenza normale.
Compatibilità:
I dispositivi complementari di tenuta dovranno essere compatibili con i materiali impiegati per il loro fissaggio, con il materiale costituente i
profili e con lo strato di finitura superficiale.
Durabilità e sostituibilità:
I dispositivi complementari di tenuta ed impermeabilità dovranno resistere agli agenti atmosferici e meccanici e mantenere le loro
caratteristiche fisiche e chimiche, per un periodo di tempo compatibile con l'economia del manufatto nel quale sono inseriti.
Qualora se ne preveda, per ragioni di convenienza, la periodica sostituzione, questa deve essere possibile senza che ciò comporti lo smontaggio
del complesso assemblato e provochi danni alle finiture.
H-
Dispositivo di apertura termostatica
Alcuni moduli apribili dei lucernari potranno essere muniti di dispositivo di apertura termostatica secondo la normativa vigente. Esso potrà
essere costituito da: piastrina o fialetta fusibile con relativo contrappeso per il ribaltamento, oppure pistone azionato a gas inerte che tensiona
una piastrina fusibile.
Il dispositivo dia pertura dovrà essere tarato per causare l'apertura del modulo apribile, per temperature uguali o maggiori di 75°c.
I -
Campionature
Prima di iniziare la produzione, l'Appaltatore dovrà predisporre in cantiere una campionatura sufficiente, per le approvazioni da parte della
Direzione Lavori.
L-
Movimentazione e trasporto dei materiali
Tutti i materiali dovranno essere debitamente protetti contro gli urti accidentali e le aggressioni fisiche e chimiche durante il trasporto al
cantiere e la movimentazione nell'ambito dello stesso.
In caso di inadempienza la responsabilità, per eventuali danni, sarà di esclusiva pertinenza dell'Appaltatore.
6.5
A-
VETRI E CRISTALLI
Normativa di riferimento
UNI 5832
Vetro piano - termini e definizioni
UNI 6027
Taglio del vetro piano in lastre - Termini e definizioni
UNI 6028
Molatura del vetro piano in lastre - Termini e definizioni
UNI 6123
Vetri piani - Vetri greggi
UNI 6486
Vetri piani - Vetri lucidi tirati
UNI 6487
Vetri piani - Cristalli lustri (lustrati e float)
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UNI 6534
Vetrazioni in opere edilizie - Progettazioni, materiali e posa in opera
UNI 6535
Specchi di cristallo lustro incolore o di vetro lucido incolore
UNI 7142
Vetri piani - Vetri temperati per edilizia ed arredamento
UNI 7143
Vetri piani - Spessore dei vetri piani per vetrazioni in funzione delle loro dimensioni, dell'azione del vento e del carico di
neve
UNI 7144
Vetri piani - Isolamento termico
UNI 7170
Vetri piani - Isolamento acustico
UNI 7171
Vetri piani - Vetri uniti al perimetro
UNI 7172
Vetri piani - Vetri stratificati per edilizia ed arredamento
UNI 7306
Vetri piani - Vetri profilati ad U
UNI 7697
Vetri piani - Vetrazioni in edilizia - Criteri di sicurezza
UNI EDL
Guarnizioni per serramenti - Li 111 1°/2° miti di accettazione, classifica (UNI 9122 cazione e collaudo 1°/2°)
General Electric Silicones Italia
Federal Specification Americane
ASTM C
542-76
Guarnizioni strutturali - Standard Specification for elastomeric Lockstrip Glazing and Panel Gasket
UNI S 193
Norme per gli isolanti termici - Classificazione generale
UNI S 195
Id. - Tabelle numeriche e diagrammi
UNI 7357
Calcolo del fabbisogno termico per il riscaldamento degli edifici e successiva tabella di aggiornamento del progetto di
norma cti 1/121
UNI Gruppo 394
Isolanti a base di resine di fibre minerali
UNI 5958
Prodotti di fibre minerali per isolamento termo-acustico - Termini e definizioni
UNI Gruppo 393
Prodotti di fibre minerali e di fibre di vetro
UNI 7073
Lastre estruse di polistirene - Tipi, prescrizioni e prove
UNI 8069
Materie plastiche cellulari rigide - Determinazione della stabilità dimensionale
UNI 6350
Id. - Determinazione delle caratteristiche a compressione
UNI 2090
Lastre di agglomerato di sughero naturale
B-
Generalità
Le vetrazioni dovranno rispondere ai seguenti criteri qualitativi:
-
tutti i materiali vetrosi dovranno essere prodotti con il procedimento "float".
-
le lastre dovranno essere perfettamente piane, trasparenti, con le due facce parallele, in un solo pezzo e della qualità e dimensione adatta alle
condizioni di impiego previste in progetto.
-
le lastre chiare, se richiesto, potranno essere colorate con l'aggiunta di ossidi metallici, utilizzando il medesimo procedimento di produzione
"float".
-
le lastre chiare e/o colorate, se richiesto, potranno essere trattate con rivestimenti metallici (migliori prestazioni, ma necessità di proteggere
la faccia della lastra trattata: vetrate doppie o stratificate), oppure con rivestimenti a base di ossidi-metallici (minori prestazioni, senza la
necessità di particolari protezioni).
Le lastre così trattate verranno abitualmente denominate lastre riflettenti.
le lastre chiare e/o colorate, se richiesto, potranno essere sottoposte ad un trattamento di precontrazione, atto a migliorarne le proprietà
meccaniche (procedimento tecnico o chimico). Le lastre così trattate verranno abitualmente denominate lastre temperate (UNI 7142).
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le lastre chiare e/o colorate e/o riflettenti e/o temperate, se richiesto, potranno essere assemblate in più strati, con l'interposizione di fogli di
plastica (polivinilbutirrale) incollati fra di loro per l'intera superficie. Le lastre così assemblate verranno abitualmente denominate lastre
stratificate, corazzate, antiproiettile ecc. (UNI 7172).
Lavorazioni speciali: lastre armate con rete metallica a maglia quadra, saldata, atta a migliorarne le proprietà di resistenza meccanica e di
ritardante alla propagazione del fuoco (UNI 6123); lastre opportunamente realizzate e composte per aumentarne la resistenza termica e
meccanica alle alte temperature, nonchè le proprietà di resistenza al fuoco e tenuta ai fumi.
Le lastre chiare e/o colorate e/o riflettenti e/o temperate e/o stratificate e/o speciali, se richiesto, potranno essere composte con l'interposizione
di un intercalare metallico, dando origine alle vetrate isolanti (UNI 7171). Lo spazio fra le lastre può essere semplice o doppio, in relazione alle
prescrizioni di progetto, costituito da aria disidratata oppure da miscele di gas inerti e realizzato mediante distanziatore saldato direttamente
alle lastre, oppure collegato alle stesse mediante giunto elastico.
L'assemblaggio dei materiali costituenti le vetrate dovrà essere effettuato in officina, in ambienti con atmosfera controllata ed isolati dalle zone
di taglio, smerigliatura e/o di lavorazioni con presenza di polvere.
Le lastre semplici e/o composte, in relazione alle loro condizioni di impiego ed alle prescrizioni di progetto, potranno avere i bordi a tagliante
tolto oppure molati a filo grezzo, oppure molati a filo lucido.
Se non diversamente specificato, i bordi delle vetrazioni da intelaiare dovranno essere lavorati a tagliante tolto, mentre i bordi delle lastre da
porre in opera a filo lucido dovranno essere lavorati con molatura a filo lucido.
Non sarà ammesso il verificarsi di fenomeni di condensazione sulla faccia interna delle lastre nelle vetrazioni isolanti.
La posa in opera delle vetrazioni in genere dovrà essere effettuata conformemente alla norma UNI 6534.
C-
Posa in opera
L'Appaltatore è tenuto a prendere attenta visione delle condizioni nell'ambito della quale le vetrazioni verranno assemblate e poste in esercizio,
fornendo per tempo raccomandazioni e/o suggerimenti alla Committente e/o alla Direzione Lavori.
Le lastre dovranno essere tagliate, tenuto conto delle condizioni di impiego, delle tolleranze dimensionali, delle operazioni di montaggio, delle
deformazioni e/o movimenti relativi del sistema vetro/telaio/strutture adiacenti (UNI 6534).
L'esatta tonalità della colorazione delle lastre, prescritta in progetto, verrà definita sulla base di campionature che l'Assuntore produrrà prima
dell'esecuzione dei lavori.
Nelle vetrate isolanti i distanziatori metallici dovranno essere realizzati e montati in modo che:
-
il materiale assorbente sia contenuto nel profilo in ragione di almeno 12 gr al ml e nelle proporzioni prescritte dal fabbricante;
-
le forature del profilo siano di dimensione e numero idoneo ad evitare la fuoriuscita del materiale assorbente ed a favorire l'interscambio
fra lo stesso e lo spazio interno;
-
l'ermeticità dello spazio interno sia assicurata da un profilo a doppia gola sulle due facce, atto a ricevere una doppia sigillatura costituita da
butile (interno) e caucciù polisolfurico (esterno), oppure da altro materiale idoneo a soddisfare i tests riportati nella norma UNI 7171;
-
l'interconnessione dei profili sia realizzata in modo tale da garantire la continuità del profilo e la presenza di materiale assorbente in tutta la
lunghezza dello stesso;
-
il profilo sia dimensionato in relazione alle sollecitazioni a cui verrà sottoposto una volta montato ed in condizioni di esercizio;
-
il profilo così come le superfici delle lastre, prima della messa in opera, siano stati accuratamente puliti e sgrassati con prodotti compatibili
con le resine di successiva applicazione.
Le lastre stratificate dovranno essere realizzate ed assemblate in modo tale, che la composizione delle stesse (spessori e numero di strati) sia
progettata in ragione delle sollecitazioni, alle quali la vetrazione nel suo complesso sarà sottoposta, tenuto conto dei sistemi di montaggio
previsti (intelaiate, a filo lucido ecc.).
Particolari prestazioni per vetrazioni corazzate e/o antiproiettile potranno essere precisate in allegato alla presente specifica.
Se non diversamente specificato, per vetrazioni in esercizio normale, lo spessore di ogni singola lastra non dovrà essere inferiore a 3 mm, mentre
lo spessore del materiale plastico non dovrà essere inferiore a 0,76 mm.
Le lastre temperate dovranno essere realizzate con dimensioni e spessori idonei alle sollecitazioni a cui verranno sottoposte nelle condizioni di
esercizio ed in relazione al tipo di montaggio previsto (intelaiate, a filo lucido ecc.).
Il procedimento termico o chimico utilizzato per la tempera delle lastre, dovrà essere scelto in relazione alle prestazioni meccaniche richieste,
alla planarità delle superfici, agli spessori, all'accoppiamento o meno con altre lastre ecc..
Nel caso di utilizzo di lastre colorate esposte all'irraggiamento solare, siano esse singole o accoppiate, l'innalzamento della temperatura,
conseguente alle proprietà assorbenti della lastra, potrebbe generare tensioni nella massa vetrosa non controllabili e tali da produrre rotture. Per
ovviare a tale rischio, dette lastre dovranno essere sottoposte ad un procedimento di tempera atto a rinforzare le prestazioni meccaniche della
lastra stessa.
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I bordi delle lastre dovranno presentare una sagoma netta, priva di irregolarità, scheggiature, dentellature, ecc. ed essere lavorati a tagliente
tolto. Qualora si constatasse la presenza dei difetti suaccennati, i bordi della lastra dovranno essere trattati mediante molatura.
Le vetrate isolanti possono essere composte da lastre con proprietà tecniche diverse in relazione al tipo di lavorazione (normali, colorate,
riflettenti, stratificate, temperate, ecc.), allo spessore dell'intercapedine (da 6 a 20mm), alla qualità del prodotto in esso contenuto (aria
disidratata, gas inerte, argon, ecc.), al numero, infine, delle intercapedini stesse.
Si rimanda, pertanto, agli elaborati tecnico-descrittivi di progetto la definizione della composizione delle vetrate isolanti e le proprietà tecniche
delle lastre che le compongono.
Va precisato, qualora non diversamente specificato, che tutte le vetrate isolanti dovranno essere realizzate con intercapedine costituita da aria
disidratata e distanziatori in alluminio anodizzato con materiale assorbente in esso contenuto.
Il montaggio delle lastre nelle sedi dei serramenti dovrà essere effettuato in modo tale che:
Non si verifichino scheggiature sui bordi delle lastre.
La lastra penetri nella gola del serramento per una profondità calcolata in relazione alle caratteristiche della vetrazione (pochi mm per lastre
assorbenti, fino a 30 mm per lastre stratificate).
Non si verifichi mai contatto diretto vetro, metallo.
Il gioco perimetrale, calcolato in relazione al tipo di vetrazione, non sia mai inferiore a 3 mm.
I tasselli di bloccaggio perimetrale siano di larghezza almeno pari a quella della lastra, di spessore adeguato al gioco previsto e posizionati
regolarmente e simmetricamente lungo i lati della lastra stessa, in prossimità degli angoli. Dovranno essere realizzati in materiale elastomero,
con durezza IRHD compresa tra 50 e 75.
I mastici o sigillanti impiegati siano perfettamente aderenti alla lastra, a tenuta stagna per evitare infiltrazioni d'acqua o di umidità, soffici,
durevoli e compatibili con il polivinilbutirrale e/o i mastici utilizzati nell'assemblaggio delle lastre.
Dovranno essere del tipo autopolimerizzanti a base di polisolfuri, butili, elastomeri vari, resine acriliche, siliconi ecc.
Se specificamente richiesto, le vetrate isolanti e/o stratificate dovranno essere corredate da una cornice metallica estesa a tutto il perimetro e
risvoltante sulle facce delle lastre per una profondità di almeno 5 mm, applicata mediante mastici compatibili con quelli utilizzati
nell'assemblaggio delle lastre.
Il valore di trasmittanza termica dovrà essere non superiore a 1,4W/mq°K.
Valore di emissività del vetro inferiore a 0,10.
L’indice di aabbettimento acustico deve essere non inferiore a 38db.
Comportamento al fuoco:
Il grado di tenuta alla fiamma, al fumo e di resistenza al fuoco richiesto per le lastre retinate e/o composte, si intende fissato in progetto con la
simbologia REI 15, 30, 60, 90, 120.
La posa in opera delle lastre dovrà essere effettuata utilizzando materiali di supporto, guarnizioni, mastici ecc., compatibili con le caratteristiche
di resistenza richieste per la lastra e non emananti fumi e/o gas tossici all'aumentare della temperatura d'impiego.
Durabilità e manutenzione:
Tutti i materiali elastici utilizzati dovranno, sotto sforzo e per tutto il periodo di vita utile, mantenere inalterate le loro caratteristiche di elasticità
iniziale, tenuta ed indeformabilità sotto l'azione delle sollecitazioni dovute alle escursioni termiche ed agli agenti atmosferici nelle specifiche
condizioni di impiego.
Parimenti dicasi per la colorazione delle lastre e per i rivestimenti metallici e/o a base di ossidi metallici.
Parimenti dicasi per le caratteristiche fisico-tecniche del complesso assemblato.
L'Appaltatore dovrà dichiarare metodi e materiali da impiegare per la perfetta pulizia e conservazione dei prodotti da lui forniti.
I vetri dovranno contenere all’interno del vetro camera tenda alla veneziana da 22m movimentata tramite magnete oppure cordino
D-
Protezione superficiale
Tutti i materiali dovranno essere protetti sia in fase di stoccaggio che di montaggio, dal rischio di urti accidentali e da possibili aggressioni
chimico-fisiche, conseguenti all'azione degli agenti atmosferici.
E-
Stoccaggio, movimentazione e trasporto dei materiali
Lo stoccaggio del materiale dovrà essere effettuato in luogo coperto, asciutto, ventilato e tenuto a temperatura costante. Le lastre saranno poste
verticalmente, opportunamente distanziate l'una dall'altra con intercalari di spessore idoneo ad evitare fenomeni di ossidazione, abrasione,
graffiature, ecc.
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Le lastre dovranno essere imballate con materiale a basso grado di igroscopicità e tale da consentire una costante ventilazione delle lastre stesse.
Eventuali danni causati alla fornitura durante lo stoccaggio, movimentazione e trasporto al luogo di posa restano di esclusiva pertinenza
dell'Appaltatore.
6.6
SERRAMENTI ESTERNI
I serramenti, se non diversamente specificato, dovranno rispondere ai seguenti criteri qualitativi (UNI EN 12207, 12208, 12210):
Permeabilità all'aria:
Tenuta all'acqua:
Resistenza al vento:
Resistenza meccanica:
Isolamento acustico:
classe R=3
classe R=7A
classe R=A4
in conformità a D.M. 14/01/08
l'indice di isolamento acustico del serramento nel suo complesso (compreso il vetro),
misurato su un manufatto con battente chiuso e provvisto di guarnizioni di tenuta su tutti e
quattro i lati, dovrà essere almeno di 25 dB
La lega di alluminio tipo 6060 per i profilati estrusi e la lamiera dovrà corrispondere alla norma UNI 3569 allo stato bonificato.
Tutti gli altri materiali saranno quelli indicati dalle norme UNCSAAL (materiali trafilati o sagomati non estrusi, getti, accessori, lubrificanti,
ancoraggi, sistemi di collegamento, etc.).
I telai fissi e quelli mobili avranno sezione con profondità idonea al soddisfacimento dei requisiti riportati nel rpesente capitolo e comunque
previsti dalle norme citate.
La suddetta profondità non sarà comunque inferiore a 55 mm per i telai fissi e a 65 mm per quelli mobili (55 per le porte di ingresso).
Le parti in vista sia esterne che interne dovranno avere spessore non inferiore a 1,8 mm con una tolleranza di ± 0,2 mm.
Il sistema di tenuta all’aria sarà del tipo “a giunto aperto” ovvero costituito da una guarnizione complementare di tenuta in EPDM che realizza il
principio dinamico della precamera di turbolenza di grande dimensione.
Per quanto riguarda i serramenti del tipo a “facciata continua” si precisa che la struttura dovrà essre costituita da:
- montanti di larghezza minima 50 mm e profondità adeguata al soddisfacimento dei requisiti precisati nel presente capitolo e delle norme
vigenti. In particolare si richiede che la freccia massima conseguente all’azione del vento sia inferiore a 1/300 della luce.
I montanti saranno ancorati alla struttura metallica mediante staffe i AL fissate con bulloneria ad alta resistenza a profili guida in acciaio
zincato annegati nelle strutture portanti.
Dette staffe consentono la regolazione dei monanti secondo 3 assi;
traversi fissati ai montanti.
I profili devono essere a taglio termico, pertanto il collegamento tra la parte interna e quella esterna dei profili sarà realizzato in modo continuo
mediante listelli di materiale sintetico termicamente isolante (POLYTHERMID O POLIAMMIDE rinforzato con fibre di vetro, avente spessore 2
mm) garantendo un valore di trasmittanza termica del serramento nel suo complesso pari ad almeno K = 2 W/mq° K.
Per la misurazione delle dimensioni e dei difetti di planarità e di perpendicolarità dei battenti si farà riferimento alle norme UNI EN 24 e 25.
Norme di progettazione
Movimenti relativi rispetto alle strutture adiacenti:
I serramenti e gli elementi che li compongono dovranno essere collegati fra di loro e con le strutture adiacenti in modo che gli assestamenti, i
ritiri, le frecce e le dilatazioni normali, relativi a tale collegamento, possano avvenire senza compromettere l'efficienza funzionale del sistema
serramento giunto-struttura adiacente.
Il sistema di fissaggio dei serramenti dovrà essere adatto:
- alle dimensioni dei serramenti;
- al sistema di apertura;
- alle caratteristiche tecniche dei materiali costituenti i telai;
- alle caratteristiche tecniche delle opere murarie costituenti il vano al quale il serramento dovrà essere fissato;
- alle sollecitazioni a cui il serramento sarà sottoposto durante il suo esercizio.
I sistemi di ancoraggio e/o collegamenti con le stsrutture adiacenti, incluse eventuali sottostrutture di rinforzo, potranno essere realizzati in
leghe di alluminio, accaio inossidabile austenitico, acciaio cromato o zincato e/o altro materiale non soggetto a corrosione e compatibile con
l'alluminio.
Ancoraggi e collegamenti in acciaio potranno essere adottati solo se opportunamente isolati dall'alluminio.
Gli accessori esposti dovranno essere realizzati in lega di alluminio od in altro materiale compatibile con ll'alluminio e di pari resistenza alla
corrosione.
Gli accessori non esposti potranno essere realizzati in lega di alluminio od in acciaio inossidabile austenitico conforme alla norma UNI 6900 od
in acciaio cromato elettroliticamente.
In ogni caso dovranno essere adottati opportuni accorgimenti al fine di evitare corrosioni elettrolitiche per contatto con la struttura in alluminio.
Dovrà essere evitato il contatto diretto, alluminio su alluminio, di parti di serramento che, per svolgere la loro funzione, debbano muoversi
relativamente e, nel medesimo tempo, rimanere in contatto.
Le giunzioni a 45 e 90° saranno effettuate per mezzo di apposite squadrette e cavallotti, in lega di alluminio dotate di canaline per una corretta
distribuzione della colla.
L’incollaggio verrà così effettuato dopo aver assemblato i telai consentendo la corretta distribuzione della colla su tutta la giunzione e dove altro
necessario.
Saranno inoltre previsti elementi di allineamento e supporto alla sigillatura in acciaio inox da montare dopo l’assiemaggio delle giunzioni.
Nel caso di giunzioni con cavallotto, dovranno essere previsti particolari di tenuta realizzati in schiuma di gomma espansa da usare per la tenuta
in corrispondenza dei listelli isolanti.
Le giunzioni sia angolari che a “T” dovranno prevedere per entrambi i tubolari, interno ed esterno, squadrette o cavallotti montati con spina e
vite o per deformazione.
I particolari soggetti a logorio verranno montati e bloccati per contrasto onde consentire rapidamente una eventuale regolazione o sostituzione
anche da personale non specializzato e senza lavorazioni meccaniche.
I sistemi di movimentazione e chiusura, originali del sistema, dovranno essere scelti in base alle dimensioni e al peso dell’anta.
ANTA
La chiusura dell’anta sarà garantita da una maniglia a cremonese che comanderà, tramite un’asta, più punti di chiusura (rullini e chiusure a
dito).
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ANTA-RIBALTA
Le apparecchiature saranno dotate della sicurezza contro l’errata manovra posta nell’angolo superiore dal lato maniglia lontano da eventuali
possibili manomissioni, allo scopo di evitare lo scardinamento dell’anta.
Dovranno avere i compassi in acciaio inossidabile rigidamente collegati alla cerniera (evitare fissaggi a vite); i compassi dovranno inoltre essere
dotati di sicurezza contro la chiusura accidentale e fissati all’anta a mezzo di due punzoni filettati che dovranno agire sul fondo del profilo.
L’apparecchiatura dovrà avere una portata per le ante complanari di 75 Kg, mentre per le ante a sormonto 90 Kg o 130 Kg.
Potrà essere previsto l’utilizzo di viti supplementari per il fissaggio delle cerniere solo per pesi tra 90 Kg e 130 Kg.
Le parti in movimento dovranno essere dotate di mollette in nylon antivibrazione.
VASISTAS
Le finestre potranno, a seconda delle dimensioni e del tipo di comando richiesto, essere realizzate con:
a) scrocchetti posti sul traverso superiore e due braccetti di arresto (sganciabili per la pulizia);
b) maniglia che comanda più punti di chiusura perimetrali e due bracetti di arresto (sganciabili per la pulizia).
DUE ANTE
In corrispondenza del profilo di riporto del nodo centrale, sopra e sotto dovranno essere impiegati particolari tappi di tenuta che si
raccorderanno alla guarnizione di tenuta verticale e garantiranno continuità alla battuta orizzontale dell’anta evitando così infiltrazioni
localizzate di acqua e aria.
Tali tappi dovranno essere realizzati in EPDM o PVC morbido.
La chiusura dell’anta principale sarà eseguita con una maniglia a cremonese che azionerà due chiusure a dito (sopra e sotto) ed eventuali rullini
di chiusure supplementari intermedie.
La chiusura dell’anta di servizio potrà essere effettuata, a seconda delle dimensioni e delle modalità di manovra, con:
a) Chiusura esterna sopra e sotto:
b) Chiusura a scomparsa con comando centrale unico.
ANTA / ANTA-RIBALTA
In corrispondenza del profilo di riporto del nodo centrale, sopra e sotto dovranno essere impiegati particolari tappi di tenuta che si
raccorderanno alla guarnizione di tenuta verticale e garantiranno continuità alla battuta orizzontale dell’anta evitando così infiltrazioni
localizzate di acqua e aria.
Tali tappi dovranno essere realizzati in EPDM o PVC morbido.
Le apparecchiature saranno dotate della sicurezza contro l’errata manovra posta nell’angolo superiore dal lato maniglia lontano da eventuali
possibili manomissioni, allo scopo di evitare lo scardinamento dell’anta.
Dovranno avere i compassi in acciaio inossidabile rigidamente collegati alla camera (evitare fissaggi a vite); i compassi dovranno inoltre essere
dotati di sicurezza contro la chiusura accidentale e fissati all’anta a mezzo di due punzoni filettati che dovranno agire sul fondo del profilo.
L’apparecchiatura dovrà avere una portata per le ante complanari di 75 kg, mentre per le ante a sormonto 90 Kg o 130 Kg.
Potrà essere previsto l’utilizzo di viti supplementari per il fissaggio delle cerniere solo per pesi tra 90 kg e 130 Kg.
Le parti in movimento dovranno essere dotate di mollette in nylon antivibrazione.
Nelle finestre a porte-finestre con apertura ad anta o anta-ribalta realizzate con profili complanari, verranno sempre previsti i braccetti limitatori
di apertura onde prevenire che l’elemento apribile interferisca con il telaio fisso deformandosi e/o provocando rotture dell’apparecchiatura.
Tali braccetti dovranno essere previsti anche in tutte le aperture inserite nelle facciate continue.
SERRAMENTI A NASTRO
I serramenti a nastro saranno realizzati da telai raccordati tra di loro da appositi montanti scomponibili atti a assorbire le variazioni
dimensionali orizzontali, garantendo tenuta all’acqua e all’aria grazie a una doppia guarnizione di raccordo in EPDM.
Il particolare di attacco alla muratura superiore, realizzato con appositi profili, dovrà compensare le eventuali irregolarità e tolleranze dell’opera
edile garantendo, contemporaneamente, le corrette dimensioni del cordone di sigillatura nel rispetto delle istruzioni del fabbricante.
DILATAZIONI
Le dilatazioni saranno assorbite dal giunto con la muratura.
Il fissaggio del manufatto dovrà avvenire su fori asolati, per consentire la variazioni dimensionali dello stesso, con l’impiego di rondelle in
materiale antifrizione.
PARTI VETRATE
I serramenti e gli elementi che li compongono saranno concepiti e montati in modo che la posa delle parti vetrate e/o cieche di tamponamento
possa essere effettuata in ragione degli spessori e dei tipi di tamponamento specificati in progetto e con il rispetto dei giuochi conseguenti.
I profili di fermavetro saranno inseriti mediante bloccaggi in plastica agganciati al fermavetro stesso, l’aggancio sarà così di assoluta sicurezza
affinchè, a seguito di aperture o per la spinta del vento il fermavetro non ceda elasticamente.
I bloccaggi dovranno inoltre compensare le tolleranze dimensionali e gli spessori aggiunti, nel caso della verniciatura, per garantire un corretto
aggancio in qualsiasi situazione.
I fermavetri dovranno essere sagomati in modo tale da supportare a tutta l’altezza la guarnizione cingivetro interna per consentire una pressione
ottimale sulla lastra di vetro.
Data l’elevata importanza della corretta pressione delle guarnizioni sul vetro sia per la tenuta e sia per il mantenimento della corretta geometria
dell’anta, le guarnizioni cingivetro interne dovranno essere di diverse dimensioni, previste per ogni mm. di variazione dello spessore del vetro.
Gli appoggi del vetro dovranno essere realizzati in modo da non impedire il corretto drenaggio e ventilazione della sede del vetro.
Le porte vetrate conformemente a quanto previsto all’art 4 del DMLP 236/89 devono essere facilmente individuabili mediante l'apposizione di
opportuni segnali
DISPOSIZIONE DI MANOVRA E DI BLOCCAGGIO:
I dispositivi di manovra e di bloccaggio dovranno essere dimensionati e concepiti in modo da sopportare le sollecitazioni derivanti dall'utenza
normale ed eccezionale.
Gli elementi di bloccaggio dovranno essere in grado di trasferire le sollecitazioni, dovute al vento ed alle altre sollecitazioni di esercizio previste,
dalle parti cobili ai telai fissi senza provocare deformazioni permanenti o sconnessioni.
Lo sforzo necessario per la manovra dovrà essere compatibile con le capacità fisiche dell'uomo e non dovrà obbligare a posizioni pericolose. Le
parti apribili dei serramenti dovranno essere provviste se necessario, di dispositivi di equilibratura.
Eventuali dispositivi, per portare le parti mobili in posizione di pulitura, dovranno escludere possibilità di errore di manovra.
La porzione di cerniera, applicata alla parte fissa del serramento, dovrà potersi smontare senza asportare il telaio dal vano. Le cerniere dovranno
avere il perno rivestito in materiale sintetico (naylon, teflon, etc...).
I meccanismi di apertura e di chiusura dovranno essere atti a sopportare l'utenza eccezionale, del tipo ad attrito volvente (su cuscinetti) con
forme a stelo arrotondato e ricurvo, o sferiche (pomoli).
I serramenti saranno provvisti di serrature a cilindro, realizzate in materiali anticorrosivi, con grado di sicurezza adatto alle condizioni di
impiego previste. Laddove specificamente richiesto sono montate serrature elettriche comandate a distanza e con la possibilità di sgancio per
l'apertura manuale.
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Potranno anche essere incassate nei montanti tubolari, purché siano smontabili.
Predisposizioni per il controllo dello stato di apertura dell'anta e per il montaggio di serrature elettriche.
I serramenti, laddove specificato in progetto, dovranno essere corredati della necessaria predisposizione per il montaggio di interruttori e/o
profili per il controllo, a distanza, dello stato di apertura dell'anta e per il comando, sempre a distanza, dell'apertura della stessa. Dimensioni,
posizioni e connessioni, con le strutture adiacenti di dette predisposizioni verranno definite in sede di sviluppo degli elaborati costruttivi.
I serramenti, laddove specificato in progetto, dovranno essere corredati di pompe aeree o a pavimento incassate o a vista costituite da
meccanismi di apertura e chiusura atti a sopportare i movimenti prodotti da un'utenza normale ed eccezionale.
Detti meccanismi dovranno consentire una regolazione micrometrica della pressione da esercitare sul serramento e dell'arresto in posizione
chiuso e/o aperto. Dovrà essere garantita l'accessibilità e facile manutenzione ai meccanismi.
L'Appaltatore dovrà provvedere, affinché sia assicurata la continuità elettrica fra i vari elementi costituenti il serramento e dovrà predisporre,
nelle posizioni indicate dalla Direzione dei Lavori, i necessari attacchi per le connessioni alla rete di messa a terra generale della costruzione.
Urti, pressioni e sollecitazioni derivanti dall'utenza normale ed eccezionale:
RESISTENZA A MANOVRE FALSE E VIOLENTE
Sotto l’azione di sollecitazioni derivanti dalla manovre errate e/o violente, gli infissi esterni verticali, compresi gli eventuali dispositivi di
schermatura e quelli complementari di movimentazione, devono conservare inalterate le proprie caratteristiche meccaniche e dimensionali, non
evidenziando rotture, deterioramenti o deformazioni permanenti.
* Svergolamento
Si esercita una forza di 300 N in direzione perpendicolare al piano dell’anta, per la durata di 1 minuto, mantenendo sbloccati gli organi di
manovra.
* Chiusura con manovra impedita (1)
Sull’organo di manovra in posizione di apertura si esercita una forza di 250 N (2) in direzione di chiusura oppure un momento di 25 Nm,
scegliendo l’azione più gravosa.
* Dispositivi di bloccaggio (intermedio) e di arresto (fine corsa) (3)
Con l’anta aperta nella posizione voluta e bloccata o arrestata dai relativi dispositivi, si esercita una forza crescente fino a 500 N (da
mantenere per la durata di 1 minuto una volta raggiunta), con incrementi parziali da 50N, agendo:
- perpendicolarmente al piano dell’anta, nel caso di infissi con ante apribili per rotazione intorno ad un asse o con apertura oscillobattente
o a pantografo (per quest’ultimo tipo la prova viene ripetuta 10 volte);
- parallelamente al piano dell’anta, nel caso di infissi con ante apribili per traslazione.
Sono inoltre previste azioni dinamiche, eseguite secondo la norma UNI EN 107 (4), per gli infissi
- con ante apribili per rotazione intorno ad un asse orizzontale inferiore;
- con apertura oscillobattente;
- con apertura a pantografo.
* Carico verticale all’estremità dell’anta (5)
Su ciascuna anta mantenuta in posizione di apertura a circa 90°, si esercita una forza di 500 N in direzine parallela all’anta stessa, per la
dura di 1 minuto.
* Torsione (6)
Sull’estremità del dispositivo di manovra di ciascuna anta scorrevole si esercita una forza di 200 N, per la durata di 1 minuto, tendente a
creare una torsione dell’elemento che lo sostiene (montante o traverso).
* Deformazione diagonale (7)
Si simula un’ostruzione accidentale dell’anta sotto l’azione di una forza di 400 N agente parallelamente all’anta stessa.
RIFERIMENTI NORMATIVI
- UNI 8370
- UNI EN 107
- UNI EN 108
- UNI EN 129
- UNI EN 130
- UNI ISO 8275
- UNI 9158
- UNI 9172
- UNI 9173/1
- UNI 9173/2
NOTE:
(1)
La prova non è prevista per gli infissi con ante apribili per traslazione.
(2)
di 200 N se il braccio di leva della maniglia è superiore ai 15 cm.
(3)
la prova non è prevista per gli infissi con ante apribili a fisarmonica.
(4)
è previsto di sottoporre ciascuna anta alla azione esercitata da 10 cadute libere di una massa, generalmente di 10 Kg collegata all’anta
stessa.
(5)
la prova è prevista solamente per gli infissi con ante apribili per rotazione intorno ad un asse verticale, con apertura oscillobattente o a
fisamonica.
(6)
solo per gli infissi con ante apribili per traslazione.
DURABILITA’ E MANUTENZIONE
Su tutti i telai, fissi e apribili, verranno eseguite le lavorazioni atte a garantire il drenaggio dell’acqua attorno ai vetri e la rapida compensazione
dell’umidità dell’aria nella camera di contenimento delle lastre.
I profili dovranno avere i listelli perfettamente complanari con le pareti trasversali del semiprofili interni per evitare il ristagno dell’eventuale
acqua di infiltrazione o condensazione.
I semiprofili esterni avranno invece le pareti trasversali posizionate più basse per facilitare il drenaggio verso l’esterno (telai fissi) o nella camera
del giunto aperto (telai apribili).
Il drenaggio e la ventilazione dell’anta non dovrà essere eseguita attraverso la zona di isolamento ma attraverso il tubolare esterno.
Le asole di drenaggio dei telai saranno protette esternamente con apposite conchiglie, che nel caso di zone particolarmente ventose, in
corrispondenza di specchiature fisse, saranno dotate dei membrana.
I tamponamenti trasparenti, realizzati con lastre di vetro accoppiate, devono assicurare che non si verifichino fenomeni di condensazione
all’interno della o delle intercapedini; in particolare i vetri camera devono avere la camera perfettamente sigillata e riempita di aria secca.
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RESISTENZA A MANOVRE E SFORZI D’USO
Sotto l’azione dei sollecitazioni derivanti dalle manovre e sforzi d’uso, gli infissi esterni verticali, compresi gli eventuali dispositivi di
schermatura e quelli complementari di tenuta, devono conservare inalterate le caratteristiche dimensionali, funzionali e di finitura superficiale,
assicurando comunque i livelli prestazioni indicati nelle presenti specifiche (1).
Inoltre non devono prodursi sconnessioni o deformazioni dell’intelaiatura, dei dispositivi di collegamento alla struttura adiacente nè di quelli di
manovra.
Analogamente i dispositivi di movimentazione e chiusura (cremonesi, maniglie, serrature, scrocchi ecc..) devono essere realizzati in modo da
possedere un’adeguata resistenza meccanica e di durata nel tempo a fronte delle solleciatazioni derivanti dall’uso degli infissi.
In particolare deve essere assicurato che:
- le ante degli infissi esterni verticali, dopo essere state sottoposte a 10000 cicli di apertura/chiusura con una frequenza di 400 cicli/minuto,
con periodi di funzionamento di 3 ore per un totale di almeno 8 ore/giorno, mantengano inalterate le caratteristiche prestazioni di apertura,
chiusura e movimentazione.
E’ inoltre richiesto che il complesso ante/cerniere/controtelaio di infissi esterni verticali resista a 2500 cicli consecutivi di deformazione,
realizzati come segue:
- con l’anta aperta a 90° e l’angolo superiore bloccato, si rileva la deformazione orizzonale “d” di svergolamento dell’angolo libero inferiore,
provocata da un incarico di 25 Kg (applicato all’organo di manovra) ed uno orizzontale di 20 kg;
- si imprimono all’anta, ancora bloccata, deformazioni alternate nei due sensi di ampiezza pari a “2d”, ripetendo l’operazione per 2500 volte.
Al termine delle prove il cedimento verticale dell’organo di manovra non deve superare 1 mm e l’indice di fatica (2) non deve superare 0,20.
RIFERIMENTI NORMATIVI
- UNI 9158
- UNI 9172
- UNI 9173/2
- ICITE UEAtc - Direttive comuni per l’agrément tecnico delle finestre
- ICITE UEAtc - Direttive comuni per l’agrément tecnico delle porte
- ICITE UEAtc - Direttive comuni per l’agrément tecnico delle persiane avvolgibili
NOTE:
1) In paricolare per quanto riguarda la tenuta all’acqua, la permeabilità all’aria, la regolarità geometrica.
2) i = (qf - di) / di con df e di rispettivamente la deformazione di svergolamento finale ed iniziale.
Dovrà essere garantita l'evacuazione delle acque di infiltrazione.
Qualora si preveda una usura localizzata ed inevitabile di parti del serramento, si dovranno prevedere dispositivi atti a sopportare e compensare
adeguatamente tale usura e che siano agevolmente sostituibili.
Nella scelta e nell'assemblaggio di tutti i materiali necessari, si dovranno tenere presenti tutti gli effetti provocati dalle condizioni di impiego e la
loro relativa compatibilità.
Gli accessori necessari per la manovra quotidiana dei serramenti dovranno potersi sostituire in modo semplice; la loro manutenzione dovrà
essere agevole.
Il sistema di fissaggio e di posa delle lastre vetrate dovrà essere tale da permetterne la sostituzione dall'interno senza pericolo per l'utente e senza
danno per le finiture del manufatto.
I materiali adatti dovranno essere dichiarati dall'Appaltatore.
Valgono le prescrizioni della General Electric Silicones Italia della Federal Specification Americana, delle Norme UNI ed UNCSAAL.
Le guarnizioni cingivetro saranno in EPDM o in mescola siliconica se a contatto con silicone strutturale.
Tutti i materiali elastici e/o elastoplastici dovranno, sotto sforzo e per tutto il periodo di vita utile, mantenere inalterate le loro caratteristiche di
elasticità iniziale, tenuta ed indeformabilità sotto l'azione delle sollecitazioni dovute alle escurzioni termiche ed agli agenti atmosferici nelle
specifiche condizioni d'impiego.
Le guarnizioni e le sigillature saranno rifilate e rasate in modo da non costituire ricettacolo d/o deposito di polvere.
Tutte le guarnizioni e le sigillature dovranno resistere ai processi di sanificazione e pulizia eseguiti periodicamente, secondo le prescrizioni
dell'Appaltatore.
Tutti i materiali impiegati dovranno rispondere ad una normativa e dovranno essere accompagnati dalle prescrizioni del Fabbricante per le
caratteristiche e per i criteri di posa in opera. La documedntazione relativa dovrà essere presentata, per approvazione, alla Direzione dei Lavori
prima della esecuzione delle opere.
Tutte le superfici di lega leggera, a meno che non sia diversamente specificato, dovranno essere protette contro le corrosioni mediante:
Verniciatura con polveri termoindurenti a base di resine poliesteri - la verniciatura dovrà essere eseguita applicando norma UNI 9983.
Movimentazione e trasporto materiali
Tutti i materiali dovranno essere debitamente protetti contro gli urti accidentali e le aggressioni fisiche e chimiche durante il trasporto al
cantiere e la movimentazione nell'ambito dello stesso.
In caso di inadempienza la responsabilità, per eventuali danni, sarà di esclusiva pertinenza dell'Appaltatore.
PROVE E COLLAUDI
Durante il corso dei lavori la D.L. si riserverà di accertare che la fornitura dei materiali corrisponda alle prescrizioni di Capitolato e che la posa
avvenga a regola d’arte.
L’appaltatore dovrà fonire, prima dell’inizio dei lavori, i certificati di prova dei serramenti, rilasciati da laboratori ufficialmente riconosciuti
riguardanti:
- prova di permeabilità all’aria;
- prova di tenuta all’acqua;
- prova di resistenza al vento;
- prova di resistenza meccanica.
Si debbono eseguire tali prove secondo la normativa UNI EN 42, UN EN86, UNI EN77, UNIEN107.
Nel corso o al termine dei lavori la D.L. ha la facoltà di sottoporre qualunque tipo di serramento alle prove sopracitate o ad altre prove previste
dal presente capitolo o dalle normative, da eseguirsi in cantiere o in laboratorio presso lo stabilimento di produzione su banco prova omologato.
Qualora con le metodologie di cui sopra una prova non fosse soddisfatta, si procederà ad un nuovo campionamento e, nel caso le prove
continuassero a dare esiti negativi, la D.L. potrà dichiarare la non idoneità dell’intera fornitura.
Per quanto riguarda le finiture superficiali, potranno essere eseguiti dei controlli in conformità alle normative UNI 4522 e UNI 9983.
L’onere delle prove sarà sempre a carico dell’appaltatore.
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PORTE TAGLIAFUOCO
DM 30.11.1983
Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione incendi
DM 26.08.1992
Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica
UNI 7678
UNI ISO 3008
UNI ISO 3009
UNI FA 100
MATERIALI
Le porte tagliafuoco saranno costituite come di seguito specificato.
- ante in lamiera d’acciaio di spessore /10 12/10 scatolata e pressopiegata sui bordi a formare ala di battuta sul telaio;
- irrigidimento interno nel perimetro delle ante con ferro piatto elettrosaldato;
- intercapedine isolata con materassino rigido di lana di roccia ad alta densità,
- rostro di tenuta montato sullo spessore del battente, e dell’anta, con sede ricavata nel telaio;
- telaio profilato sagomato a Z nelle forme L, T, Z, di spessore 15/10 o tubolare con zanche a murare e sedi per guarnizioni;
- guarnizione autoespandente per tenuta al fumo ad alte temperature;
- due cerniere per anta con dischi temperati antiusura di cui una con molla interna tarabile per la chiusura automatica;
- serratura antincendio tipo Patent (con cilindro tipo Yale a richiesta) protetta da due lastre di amianto, montata sul battente;
- catenacci verticali incassati nell’anta semifissa;
- maniglie antincendio con anima in acciaio e rifinitura in materiale plastico complete di placche;
- mano di fondo antiruggine con polveri epossidiche polimerizzate in forno color beige.
Ral 1019 su battenti e telaio ; bicomponente con catalizzatore color verde Ral 6013 sul telaio se di larghezza > 1500 mm;
- protezione un nylon termoretraibile sulle ante.
6.7 CONTROSOFFITTI
Dovranno essere forniti i campioni dei materiali i campioni dei materiali da porre in opera nei tipi previsti dal progetto, accompagnati da
certificati comprovanti la loro corrispondenza ai requisiti richiesti.
Prima dell'ordinazione dei materiali, i campioni devono essere approvati dalla Direzione Lavori
6.7.1 CONTROSOFFITTI IN CARTONGESSO
a)
b)
c)
Normativa di riferimento
NORME CEN Lastre di gesso
DIN 18180 Sistema di produzione lastre di cartongesso
DIN 53887
DIN 5033
Materiali
Lastre di cartongesso:
Si utilizzano lastre di gesso rivestito dello spessore di non inferiore a 15 mm.
Tali lastre avranno i bordi smussati e un peso di circca 10 kg/mq.
Dovranno inoltre avere un carico di rottura longitudinale di 600 N e trasversale di 130N secondo DIN 18180
Le lastre in cartongesso sono fabbricate in tipi diversi, in funzione delle prestazioni richieste:
1.
tipo normale in gesso rivestito con cartoni speciali;
2.
tipo con caratteristiche idrorepellenti a basso tasso igroscopico, adatte per bagni, cucine e zone umide;
3.
tipo con barriera al vapore realizzate con l’applicazione di un foglio di alluminio;
4.
tipo resistente al fuoco, omologato in classe 1 secondo D.M. del 26.06.1984, se non diversamente specificato e costituito da gesso
pregiato eventualmente rinforzato con fibre di vetro od additivato con vermiculite.
Di norma le lastre di cartongesso sono commercialmente prodotte nei seguenti spessori: mm 9,5; 12,5; 15; 18; saranno tollerate
variazioni dello spessore di +0,4 mm.
Le dimensioni delle lastre sono diversificate in funzione delle esigenze d’uso; la produzione standard per controsoffitti prevede una
larghezza di cm 120 con bordi longitudinali assotigliati per agevolare il trattamento dei giunti. La lunghezza è variabile da cm 250 a cm
350.
Struttura metallica:
- Acciaio di qualità FeK Pog a norma UNI 5753/84 con zincatura a caldo passivata all’acido cromico Z200g/mq.
La struttura di sostegno sarà costituita da una doppia orditura di profili metallici in acciaio zicnato di spessore non inferiore a 6/10 mm:
per il profilo primario e per quello secondario si adotteranno sezioni a C delle dimensioni minime di 27 mm. di altezza e 50 mm. di
larghezza. Tali profili verranno forniti in lunghezze variabili.
La giunzione tra i profili in longitudinale e all’incrocio degli stessi, verrà eseguita a mezzo di particolari pezzi di raccordo forniti dalla
ditta produttrice. Lungo il bordo verrò posto in opera un profilo metallico in acciaio zincato ad L o a doppio U per l’appoggio
perimetrale dei profili.
Lo spessore complessivo dell’orditura metallica + la lastra in cartongesso non sarà superiore ai 80 mm.
Mastici e/o collanti:
I prodotti da impiegare sono generalmente costituiti da miscele di gesso resine e acqua, oppure da malte adesive già preparate in
contenitori a secco e devono essere conformi alla norma 5371 + FA170.
L’uso corretto di detti prodotti ricade sotto la totale responsabilità del posatore il quale dovrà garantirne l’idoneità e compatibilità con il
rivestimento da applicare. A tale fine dovranno essere fornite alla D.L. certificazioni e/o assicurazioni scritte da parte del produttore
delle lastre di gesso.
Posa in opera
I controsoffitti in cartongesso saranno posti in opera dapprima collocando la struttura di sostegno.
Tale struttura sarà costituita da una orditura primaria direttamente collegata alla struttura del solaio e una orditura secondaria
ortogonale, a cui sono collegate a mezzo di viti le lastre in cartongesso. L’orditura primaria sarà posata in opera ad interasse massimo di
120 cm. I pendini di collegamento alla struttura saranno posti in opera con un interasse variabile tra i 100 ed i 150 cm.
Successivamente si applicherà l’orditura secondaria, agganciata alla primaria per mezzo di graffe fornite dalla ditta produttrice.
L’interasse dell’orditura secondaria sarà al massimo di 50 cm. I profili dell’orditura sia secondaria che primaria si appoggeranno, lungo
il bordo, direttamente sulle ali del profilo ad U già predisposto; si avrà tuttavia cura di porre i profili secondari, paralleli alle pareti
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d)
perimetrali, a distanza, dalle stesse, non superiore a 10 cm. Quindi si eseguirà la posa in opera delle lastre, le quali saranno depositate in
cantiere in posizione tale da garantire la protezione dagli agenti atmosferici e dall’umidità.
Il deposito avverrà in piano su pancali di legno con assi di larghezza maggiore o uguali a 10 cm., posti a distanza non superiore a 50 cm.
Il massimo numero delle lastre sovrapponibili durante lo stoccaggio sarà fissato dalla ditta costruttrice dei pannelli.
L’eventuale taglio dei pannelli avverrà mediante l’uso di strumenti adeguati in modo da non lesionare il pannello nè compromettere la
regolarità dei bordi.
In particolare si adotteranno frese per la realizzazione dei fori necessari all’inserimento dei corpi illuminanti, delle bocchette del
condizionamento o degli sprinkler.
Le viti di collegamento tra le lastre e la struttura metallica saranno fissate ad almeno 1 cm. dai bordi della lastra e distanziate tra i loro da
un massimo di 30 cm. Nel caso in cui i muri perimetrali non consentano un perfetto accostamento con i bordi delle lastre, gli spazi
saranno riempiti con malta adesiva. Tutte le giunzioni tra le lastre in longitudinale ed in trasversale saranno realizzate con una prima
stesura di stucco tra i bordi smussati, un successiva stesa della banda per giunti microforata ed una finitura di stucco steso a spatola.
Accessori per il fissaggio
- guida - solaio pendini con dispositivo di regolazione a molla e con relativa barra di collegamento
- guida perimetrale - parete tassello per pareti in c.a. viti fosfatate con punta filettata per pareti in cartongesso.
6.7.2 CONTROSOFFITTO MODULARE ISPEZIONABILE IN PANNELLI IN FIBRA MINERALE 60x60x15mm
Fornitura e posa in opera di controsoffittatura interna ispezionabile realizzata con pannelli in fibra minerale, in classe A2-s1,d0 di
reazione al fuoco, su orditura metallica a vista.
L'orditura metallica sarà realizzata in lamiera d'acciaio zincata e verniciata a norma UNI EN 13964 con attestato di conformità CE,
composta da profili perimetrali a “L” 24/24 mm, profili portanti e trasversali a “T”, 24/38 mm, spessore 0,4 mm, con sistema di
aggancio resistente a sforzi di trazione. Il profilo portante sarà posto ad interasse non superiore a 1200 mm ed ancorato al solaio con
idonei tasselli, viti, pendini e ganci a molla di sospensione, regolabili, a distanza non superiore a 900 mm.
Il controsoffitto sarà completato con pannelli di fibra minerale certificata “Biosolubile” secondo le Direttive Europee n.67/548/EG n.
97/69/EC, marcati CE secondo la norma UNI EN 13964 e UNI EN 13501-1. Il rivestimento del pannello sarà costituito da un tessuto
acustico di colore bianco simile RAL 9010, con coefficiente di riflessione luminosa superiore al 85%. I pannelli avranno dimensioni di
600x600 mm e spessore 15 mm, con resistenza ad un tasso di umidità relativa dell’aria fino al 95%, posti in appoggio sulle orditure.
L’assorbimento acustico medio sarà non inferiore a NRC = 0,85. Le modalità per la messa in opera saranno conformi alle prescrizioni
del produttore
I pannelli dovranno essere ispezionabili secondo le indicazioni delle normative in vigore e secondo le indicazioni della DL.
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AREA LAVORI PUBBLICI SERVIZIO
LAVORI SPECIALI OPERE PUBBLICHE
CAPITOLATO PARTE II
IMPIANTI MECCANICI
Condizioni che regolano la progettazione e i lavori....................................................................................2
REGOLE GENERALI...................................................................................................................................2
Documenti facenti parte del contratto........................................................................................................3
IMPIANTI DI RISCALDAMENTO...............................................................................................................3
IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE.............................................................................................................3
POMPE E CIRCOLATORI............................................................................................................................5
DISTRIBUZIONE DEL FLUIDO TERMOVETTORE.....................................................................................6
TUBAZIONI................................................................................................................................................7
Note generali di impiego tubazioni in acciaio........................................................................................................................7
Tubazioni in acciaio................................................................................................................................................................8
Tubazioni in acciaio zincato...................................................................................................................................................9
Tubazioni in acciaio preisolate...............................................................................................................................................9
Tubazioni in polietilene.........................................................................................................................................................11
Tubazioni in ghisa.................................................................................................................................................................13
Tubazioni in PVC...................................................................................................................................................................13
Tubazioni in polipropilene....................................................................................................................................................13
Tubi in materiale composito.................................................................................................................................................14
Tubi in fibrocemento.............................................................................................................................................................14
Tubi in PE-xc.........................................................................................................................................................................14
VALVOLAME.............................................................................................................................................14
Valvole a farfalla....................................................................................................................................................................14
Valvole a saracinesca.............................................................................................................................................................15
Valvole a sfera........................................................................................................................................................................15
Valvola a doppia regolazione................................................................................................................................................15
Valvole a detentore................................................................................................................................................................15
Valvole di ritegno...................................................................................................................................................................15
Valvole termostatiche............................................................................................................................................................15
Valvole di taratura.................................................................................................................................................................15
Valvole a flusso libero............................................................................................................................................................15
Valvole di ritegno...................................................................................................................................................................15
Valvole a tre vie a sede ed otturatore per acqua...................................................................................................................16
Valvole di zona.......................................................................................................................................................................16
ACCESSORI PER TUBAZIONI...................................................................................................................16
Termometri e manometri......................................................................................................................................................16
Collettori................................................................................................................................................................................16
Gruppi di riempimento automatico......................................................................................................................................16
Ammortizzatori di colpo d'ariete..........................................................................................................................................16
Filtri........................................................................................................................................................................................17
Giunti antivibranti.................................................................................................................................................................17
Cassette di ispezione..............................................................................................................................................................17
Giunti antivibranti.................................................................................................................................................................17
RISCALDATORI ACQUA............................................................................................................................17
TERMINALI...............................................................................................................................................17
Corpi Scaldanti.......................................................................................................................................................................17
Ventilconvettori.....................................................................................................................................................................17
Pannelli radianti a pavimento...............................................................................................................................................18
Aerotermi...............................................................................................................................................................................19
RUBINETTERIA E SANITARI...................................................................................................................19
Accessori per sanitari............................................................................................................................................................21
Tubi e raccordi rigidi e flessibili............................................................................................................................................21
VENTILATORI ED ESTRATTORI ARIA.....................................................................................................21
CONDOTTI PER CONVOLGIAMENTO E RIPRESA ARIA..................................................................................................22
COIBENTAZIONI......................................................................................................................................23
Coibentazione di tubazioni di adduzione acqua fredda......................................................................................................23
Coibentazione di tubazioni di adduzione acqua calda.........................................................................................................23
Canali aria e condotti fumo..................................................................................................................................................24
Coibentazione di flange e valvole.........................................................................................................................................24
Canali aria.............................................................................................................................................................................24
REGOLAZIONE AUTOMATICA.................................................................................................................24
Regolatori..............................................................................................................................................................................24
Regolatori climatici...............................................................................................................................................................24
Termoregolatore ambiente...................................................................................................................................................25
Termostati antigelo...............................................................................................................................................................25
Sonde.....................................................................................................................................................................................25
Valvole...................................................................................................................................................................................25
SERVOCOMANDI............................................................................................................................................................25
IMPIANTI ANTINCENDIO........................................................................................................................26
ALIMENTAZIONE IMPIANTO DIRETTAMENTE DALL’ACQUEDOTTO
..................................................................26
Impianti di surpressione..................................................................................................................................................26
Tubazioni per dispositivi antincendio e attrezzature per l’estinzione incendi..............................................................26
pag.1
Tubazioni..........................................................................................................................................................................26
Idranti soprassuolo..........................................................................................................................................................26
Idranti sottosuolo.............................................................................................................................................................26
Idranti...............................................................................................................................................................................27
Naspi.................................................................................................................................................................................27
Tubazioni per attrezzature antincendio..........................................................................................................................27
Gruppi attacco motopompa.............................................................................................................................................27
IMPIANTI DI SCARICO FUNZIONANTI A GRAVITA’...............................................................................29
SISTEMA DI AUMENTO PRESSIONE ACQUA PER USO SANITARIO
......................................................29
VERIFICHE E PROVE PRELIMINARI DI COLLAUDO.............................................................................30
COLLAUDO..............................................................................................................................................30
pag.2
CONDIZIONI CHE REGOLANO LA PROGETTAZIONE E I LAVORI
L’Impresa accetta incondizionatamente tutte le clausole e le condizioni previste nel presente Capitolato Speciale di
Appalto e nel bando di gara.
Il prezzo "a corpo" offerto deve comprendere ogni onere relativo al completamento dei lavori oggetto del presente
Capitolato e di ogni onere ad essi afferente, comprensiva dell’ottenimento di tutte le autorizzazioni previste in materia di
edifici scolastici, laddove previste, con esclusione della sola I.V.A..
L’Impresa, nel formulare la propria offerta, si impegna ad apportare tutte le varianti necessarie a renderli conformi
alle eventuali modifiche delle norme tecniche, direttamente o indirettamente richiamate nel presente Capitolato, che
dovessero sopravvenire, per tutta la durata di validità dell'offerta, così come definita nel bando di gara.
In conformità al DM 22 gennaio 2008 n. 37, gli impianti di riscaldamento, idrici, aeraulici ed antincendio, devono
rispondere alle regole di buona tecnica; le norme UNI e CEI sono considerate norme di buona tecnica.
Nella esecuzione dell’impianto dovranno essere scrupolosamente osservate, oltre alle disposizioni per il contenimento
dei consumi energetici le cui norme sono citate all’interno del titolo “normativa di riferimento della Relazione tecnica
impianti meccanici”, le vigenti prescrizioni concernenti la sicurezza, l’igiene, l’inquinamento dell’aria, delle acque e del
suolo.
REGOLE GENERALI
Ai fini contrattuali le varie sezioni od articoli devono intendersi fra di loro correlati ed integrati.
I lavori, descritti nelle diverse sezioni, devono essere fra di loro coordinati, in modo da assicurare un regolare
procedere di tutte le lavorazioni oggetto dell'appalto.
Le specifiche relative alle opere di pertinenza di una sezione, ma in essa non menzionate, vanno ricercate in altre
sezioni.
Le norme richiamate nella relazione tecnica degli impianti meccanici, devono intendersi come facenti parte
integrante dei documenti contrattuali.
Le raccomandazioni dei Produttori sul trasporto, l'installazione e la posa in opera dei materiali e/o manufatti
avranno valore di norma.
Le specifiche, nella loro stesura, potrebbero contenere delle frasi incomplete, l'Appaltatore dovrà completarle e
interpretarle secondo la logica dell'argomento trattato.
L'errata ortografia, la mancanza di punteggiatura od altri errori similari non potranno modificare l'interpretazione
del senso delle frasi intese nel contesto dell'argomento trattato.
In caso di riferimenti a sezioni diverse errati o mancanti, l'Appaltatore dovrà procedere alla loro individuazione
secondo la logica dell'argomento trattato.
I lavori descritti nelle specifiche devono intendersi forniti in opera e compiuti in ogni loro parte, comprensivi, cioè, di
tutti gli oneri derivanti da prestazioni di mano d'opera, fornitura di materiali, trasporti, noli, ecc.
Quale regola generale s’intende che i materiali, i prodotti ed i componenti occorrenti, realizzati con materie prime e
tecnologie tradizionali e/o artigianali, per la costruzione delle opere, proverranno da quelle località che l'Appaltatore
riterrà di sua convenienza, purché, ad insindacabile giudizio ed accettazione della Direzione dei lavori, rispondano alle
caratteristiche/prestazioni di seguito indicate.
Nel caso di prodotti industriali e/o innovativi, la rispondenza deve risultare da un attestato di conformità rilasciato
dal produttore e comprovato da idonea documentazione e/o certificazione.
I certificati devono essere rilasciati da laboratori di prove autorizzati, e prodotti in triplice copia nei casi seguenti:
quando richiesto dalle specifiche;
quale accompagnamento di campioni di materiali e comprova della loro conformità alle specifiche tecniche;
per tutti i materiali per i quali verrà richiesta una specifica diversa da quella contrattuale;
l'Appaltatore potrà produrre di sua iniziativa certificati di materiali anche se non espressamente richiesti;
su richiesta del Direttore dei Lavori, e qualora non trattasi di certificazioni relative a campionature prelevate a norma di
legge in cantiere, detti certificati potranno avere valore di "certificato di prova".
Valgono inoltre tutte le prescrizioni normative in materia.
I materiali in genere occorrenti per la realizzazione delle opere verranno approvvigionate dalle località e dai fornitori
che l’Appaltatore riterrà di sua convenienza, ma dovranno essere preventivamente accettati dalla Direzione Lavori che
accerterà a suo insindacabile giudizio la loro idoneità e rispondenza alle norme ed al presente Capitolato Speciale.
I materiali da impiegare dovranno provenire da fornitori il cui sistema di produzione sia stato certificato ISO 9000;
dovranno essere rispondenti alle norme di buona tecnica ad essi applicabili e - ove previsto dalle norme - dovranno
essere dotati di marchio CE e di marchio IMQ o di altro marchio di uno dei paesi della Comunità Europea.
Essi dovranno essere della migliore qualità ed al momento dell’uso dovranno trovarsi in perfetto stato di
conservazione; la loro posa in opera dovrà avvenire con l’osservanza delle migliori regole dell’arte.
In base alla regolamentazione vigente tutti i componenti degli impianti di riscaldamento destinati o alla produzione,
diretta o indiretta, del calore, o alla utilizzazione del calore, o alla regolazione automatica e contabilizzazione del calore,
debbono essere provvisti del certificato di omologazione rilasciato dagli organi competenti. I dispositivi automatici di
sicurezza e di protezione debbono essere provvisti di certificato di conformità rilasciato, secondo i casi, dall’INAIL o dal
Ministero degli Interni (Centro Studi ed Esperienze).
Tutti i componenti degli impianti debbono essere accessibili ed agibili per la manutenzione e suscettibili di essere
agevolmente introdotti e rimossi nei locali di loro pertinenza ai fini della loro revisione, o della eventuale sostituzione.
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Il Direttore dei Lavori dovrà accertare che i componenti impiegati siano stati omologati e/o che rispondano alle
prescrizioni vigenti.
Tutti i lavori devono essere eseguiti secondo le migliori regole d'arte come definite nel DM 37/2008 e le prescrizioni della
Direzione, in modo che l'impianto risponda perfettamente a tutte le condizioni stabilite nel Capitolato speciale d'appalto
ed al progetto presentato dalla ditta assuntrice. L'esecuzione dei lavori deve essere coordinata secondo le prescrizioni
della Direzione dei lavori e con le esigenze che possano sorgere dal contemporaneo eseguimento di tutte le altre opere
nell'edificio affidate ad altre ditte. La ditta assuntrice è pienamente responsabile degli eventuali danni arrecati, per fatto
proprio e dei propri dipendenti, alle opere dell'edificio.
DOCUMENTI FACENTI PARTE DEL CONTRATTO
Sono contrattualmente vincolanti tutte le leggi, i decreti, i regolamenti, norme e circolari vigenti in materia di
lavori pubblici, laddove non derogate, e in particolare il DLgs del 12.04.2006, n. 163, il Regolamento approvato con DPR
n. 207/10, alla luce di quanto previsto all’art. 256 del Dlgs. 163/06, il DM n. 145 del 19 aprile 2000, nonché le norme
CNR, U.N.I., CEI le tabelle CEI-UNEL e le relative Leggi Regionali e Decreti Ministeriali per le parti necessarie
all’applicazione delle leggi su richiamate.
IMPIANTI DI RISCALDAMENTO
I sistemi di riscaldamento degli ambienti avviene mediante «corpi scaldanti» abbianto ad un sistema di immissione di
aria di rinnovo
Dal punto di vista gestionale gli impianti di riscaldamento è di tipo centralizzato
IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE
L’impianto di climatizzazione è destinato ad assicurare negli ambienti:
– una determinata temperatura;
– una determinata umidità relativa;
– un determinato rinnovo dell’aria.
L’aria immessa, sia essa esterna di rinnovo o ricircolata, è di regola filtrata.
La climatizzazione può essere:
– soltanto invernale, nel qual caso la temperatura ambiente è soggetta alle limitazioni previste dalle vigenti disposizioni
in materia di contenimento dei consumi energetici;
– soltanto estiva;
– generale, ossia estiva ed invernale.
Qualunque sia il sistema di climatizzazione, deve essere assicurata la possibilità di una regolazione locale, almeno della
temperatura e per i locali principali.
Qualora l’impianto serva una pluralità di unità immobiliari, ciascuna di tali unità deve essere servita separatamente ai
fini della possibilità della contabilizzazione dell’energia utilizzata.
Il rinnovo dell’aria avviene in parte per ventilazione naturale dell’ambiente e quindi in misura incontrollabile ed in parte
con l’immissione, mediante una rete di canalizzazioni, di aria cosiddetta «primaria» trattata centralmente.
Negli impianti con aria primaria questa, di regola, soddisfa essenzialmente le esigenze igrometriche, mentre gli
apparecchi locali operano di regola sul solo calore sensibile.
L’impianto di climatizzazione può essere dal punto di vista gestionale:
– centrale, quando serve una pluralità di unità immobiliari di un edificio, o di un gruppo di edifici.
Gli «impianti» ed i «condizionatori autonomi», destinati alla climatizzazione di singoli locali, devono rispondere alle
norme CEI ed UNI loro applicabili.
POMPE E CIRCOLATORI
Le pompe devono essere concepite per impianti di riscaldamento centralizzati e non, per approvvigionamento idrico e
raffreddamento.
Con l'eccezione di quelle a velocità variabile, le pompe hanno corpo e girante in ghisa, albero in acciaio di qualità,
bussola di protezione in acciaio inox.
Gli attacchi sono a flangia, PN 16 fino al DN 200, PN 10 per DN superiori. Sono sempre corredate di controflange ed
attacchi per manometri.
Le pompe, sia del tipo direttamente accoppiato, sia accoppiate con giunto, vengono sempre fornite complete di
motore. Questo deve essere, salvo diversa esplicita richiesta: di tipo chiuso, ventilato esternamente, protezione IP 55,
isolamento classe F (B fino a 3 kW), tensione 380 V - 50 Hz, velocità di rotazione 1 400 g/1.
Il campo di temperatura di funzionamento va da -30 a +110°C.
Le pompe in linea hanno la bocca aspirante in linea alla tubazione.
La loro tenuta è di tipo meccanico e possono essere impiegate sino ad una portata di 30 mc/h e una pressione sino a
12 m.c.a.
Le pompe a velocità variabile hanno anch’esse la bocca aspirante in linea, vengono fornite monoblocco e direttamente
accoppiate al motore. Sono a rotore bagnato senza tenuta sull’albero.
Il motore di detta pompa è a velocità variabile solitamente con tre diverse velocità e commutatore automatico o
manuale.
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Esistono in commercio pompe a velocità variabile gemellari.
Le pompe a giunto con o senza basamento, hanno la Bocca aspirante radiale, sono sempre fornite con motore e carter
di protezione.
Sono idonee anche per impianti con portata sino a 80 mc/h.
Le pompe a basamento sono fornite con motore elettrico o endotermico, motore e pompa sono montate su un unico
basamento.
Per impianti di adduzione acqua potabile, vengono impiegate pompe del tipo centrifugo ad uno stadio.
L’acqua di raffreddamento, nei gruppi frigoriferi raffreddati ad acqua, deve circolare in quanto condotta sotto
pressione oppure per opera di pompe; sempre per opera di pompe nel caso di condensatori evaporativi e torri di
raffreddamento.
L’acqua refrigerata deve circolare unicamente per opera di pompe. Tenendo conto della temperatura dell’acqua, della
caduta di temperatura (circa 5 °C) e dell’attraversamento, rispettivamente, del condensatore e dell’evaporatore, la
potenza assorbita dovrebbe essere contenuta in 1/150 della potenza frigorifera resa per le pompe di raffreddamento ed in
1/100 per le pompe dell’acqua refrigerata.
Per quanto concerne caratteristiche ed accessori delle pompe si rimanda al par. 2.6.1.
Per quanto concerne le pompe impiegate per il refrigerante e per la soluzione, nei gruppi ad assorbimento, si devono
usare pompe ermetiche speciali che fanno parte integrante del gruppo.
Le pompe per il drenaggio di acque nere sono sempre di tipo centrifugo ad uno stadio, sommergibili con girante
palettata e arretrata rispetto il flusso.
Sulla pompa o sui collettori di aspirazione e di mandata delle pompe si dovrà prevedere una presa manometrica per il
controllo del funzionamento.
DISTRIBUZIONE DEL FLUIDO TERMOVETTORE
La rete di tubazioni per la distribuzione del fluido termovettore comprende:
le tubazioni della Centrale termica;
le tubazioni della centrale frigorifera;
la rete dell’acqua di raffreddamento nel caso in cui il gruppo frigorifero sia raffreddato ad acqua;
le tubazioni di allacciamento alle batterie dei gruppi condizionatori; e, nel caso di apparecchi locali:
le tubazioni della Sottocentrale termica, allorché l’impianto sia alimentato dal secondario di uno scambiatore di calore;
la rete di distribuzione propriamente detta che, a sua volta, comprende:
una rete orizzontale principale;
le colonne montanti che si staccano dalla rete di cui sopra;
le reti orizzontali nelle singole unità immobiliari;
gli allacciamenti ai singoli apparecchi utilizzatori;
la rete di sfiato dell’aria.
Le reti orizzontali saranno poste, di regola, nei cantinati o interrate: in quest’ultimo caso, se si tratta di tubi metallici e
non siano previsti cunicoli accessibili aerati, si dovrà prevedere una protezione tale da non consentire alcun contatto
delle tubazioni col terreno.
Le colonne montanti, provviste alla base di organi di intercettazione e di rubinetto di scarico, saranno poste
possibilmente in cavedi accessibili e da esse si dirameranno le reti orizzontali destinate alle singole unità immobiliari.
Debbono restare accessibili sia gli organi di intercettazione dei predetti montanti, sia quelli delle singole reti o, come nel
caso dei pannelli radianti, gli ingressi e le uscite dei singoli serpentini.
Diametri e spessori delle tubazioni debbono corrispondere a quelli previsti nelle norme UNI. In particolare per i tubi di
acciaio neri si impiegheranno, sino al diametro di 1’’, tubi gas secondo la norma UNI EN 10225 del 2005, per i diametri
maggiori, tubi lisci secondo le norme UNI EN 10216 del 2005 e UNI EN 10217 del 2005. Per i tubi di rame si
impiegheranno tubi conformi alla norma UNI EN 1057.
Le tubazioni di materiali non metallici debbono essere garantite dal fornitore per la temperatura e la pressione massima
di esercizio e per il servizio continuo.
Tutte le tubazioni debbono essere coibentate secondo le prescrizioni dell’allegato B del DPR 26 agosto 1993, n. 412, salvo
il caso in cui il calore da esse emesso sia previsto espressamente per il riscaldamento, o per l’integrazione del
riscaldamento ambiente.
I giunti, di qualsiasi genere (saldati, filettati, a flangia, ecc.) debbono essere a perfetta tenuta e là dove non siano
accessibili dovranno essere provati a pressione in corso di installazione.
I sostegni delle tubazioni orizzontali o sub-orizzontali devono essere previsti a distanze tali da evitare incurvamenti.
Il dimensionamento delle tubazioni, sulla base delle portate e delle resistenze di attrito ed accidentali, deve essere
eseguito così da assicurare le medesime perdite di carico in tutti i circuiti generali e particolari di ciascuna utenza.
La velocità dell’acqua nei tubi deve essere contenuta entro limiti tali da evitare rumori molesti, trascinamento d’aria,
perdite di carico eccessive e fenomeni di erosione in corrispondenza alle accidentalità.
Il percorso delle tubazioni e la loro pendenza deve assicurare, nel caso di impiego dell’acqua, il sicuro sfogo dell’aria e, nel
caso di impiego del vapore, lo scarico del condensato oltre che l’eliminazione dell’aria.
Occorre prevedere, in ogni caso, la compensazione delle dilatazioni termiche.
In particolare per i dilatatori, dovrà essere fornita la garanzia che le deformazioni rientrano in quelle elastiche del
materiale e per i punti fissi che l’ancoraggio è commisurato alle sollecitazioni.
Gli organi di intercettazione, previsti su ogni circuito separato, dovranno corrispondere alle temperature e pressioni
massime di esercizio ed assicurare la perfetta tenuta, agli effetti della eventuale segregazione dall’impianto di ogni
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singolo circuito. Sulle tubazioni che convogliano vapore occorre prevedere uno o più scaricatori del condensato, così da
evitare i colpi d’ariete e le ostruzioni al passaggio del vapore.
Di regola la temperatura dell’acqua refrigerata che alimenta le batterie raffreddanti dei gruppi condizionatori è più
bassa di quella dell’acqua che alimenta gli apparecchi locali, qualora alla deumidificazione dei locali serviti da tali
apparecchi si provveda con aria primaria; in tal caso vi sono reti separate, a temperatura diversa.
Le reti di distribuzione possono essere:
– a quattro tubi (di cui due per il riscaldamento e due per il raffreddamento);
– oppure a due tubi, alimentati, alternativamente, con acqua calda e con acqua refrigerata, secondo le stagioni.
Ferme restando le prescrizioni di cui al par. 2.7, le tubazioni di acqua fredda per il raffreddamento del gruppo
frigorifero e le tubazioni di acqua refrigerata debbono essere coibentate affinché l’acqua giunga agli apparecchi alla
temperatura prevista e non si verifichino fenomeni di condensazione; va inoltre applicata una valida barriera al vapore,
senza soluzione di continuità, onde evitare che la condensazione si verifichi sulla superficie dei tubi con conseguenti
danneggiamenti ai tubi stessi ed alla coibentazione.
Tubazioni particolari sono quelle impiegate per il collegamento alle batterie ad espansione diretta, in cui circola il
fluido frigorifero liquido; dette tubazioni, fornite di regola dai produttori degli apparecchi già precaricate, debbono
essere: a perfetta tenuta, coibentate e sufficientemente elastiche affinché le vibrazioni del gruppo non ne causino la
rottura.
TUBAZIONI
NOTE GENERALI DI IMPIEGO TUBAZIONI IN ACCIAIO
Le tubazioni in acciaio nero possono essere impiegate per il convogliamento di acqua a qualsiasi temperatura e nei
circuiti tipo chiuso.
La perdita di carico ammessa è da 15 mm a 25 mm per metro lineare mentre la velocità ammessa deve essere
compresa tra 0,6 mt/sec a 1,2 mt/sec per tubazioni sino a 2” e da 1,2 mt/sec a 1,7 mt/sec per tubazioni di diametro
superiore.
L’impiego della tubazione in acciaio zincato tipo gas serie media ed estremità filettabili devono essere impiegata per il
convogliamento di acqua a qualunque temperatura nei circuiti a ciclo aperto e nelle reti di distribuzione eventualmente
esposte alle intemperie ed per la formazione della rete degli scarichi di condensa.
Le tubazioni devono essere accuratamente pulite e le estremità, durante il montaggio, devono essere protette per
evitare l’intromissioni di corpi estranei o polveri.
Le tubazioni devono essere montate in modo tale da permettere la libera dilatazione termica soprattutto se lo
sviluppo della linea è notevole o esposto a forte cambiamenti di temperatura.
Non è ammesso per nessuna ragione l'infilaggio del tubo di diametro minore entro quello di diametro maggiore.
Le tubazioni che debbano essere collegate ad apparecchiature che possano trasmettere vibrazioni all'impianto
dovranno essere montate con l'interposizione di idonei giunti elastici antivibranti.
La posa dei tratti orizzontali deve essere realizzata mantenendo una adeguata pendenza verso i punti di spurgo
dell’aria la quale non deve essere liberata nell’atmosfera a raccolta in appositi contenitori mediante tronchi di tubazione.
Nel punto più alto dell’impianto saranno posizionate le valvole automatiche si sfogo aria così come sui collettori
principali.
Le flangie dovranno essere dimensionate per una pressione di esercizio non inferiore ad una volta e mezza la
pressione di esercizio dell'impianto e dovranno avere il gradino di tenuta UNI 2229 ed il diametro esterno del collarino
corrispondente al diametro esterno della tubazione (ISO).
Le guarnizioni impiegate devono essere esenti da amianto.
Le giunzioni fra tubi di differente diametro (riduzioni) dovranno essere effettuate mediante idonei raccordi conici
non essendo permesso l'innesto diretto di un tubo di diametro inferiore entro quello di diametro maggiore.
Le giunzioni saranno eseguite con raccordi normalmente a saldare oppure a filettare o a flangia.
Le tubazioni verticali potranno avere raccordi assiali o, nel caso si voglia evitare un troppo accentuato distacco dei
tubi dalle strutture di sostegno, raccordi eccentrici con allineamento su una generatrice. I raccordi per le tubazioni
orizzontali saranno sempre del tipo eccentrico con allineamento sulla generatricesuperiore per evitare la formazione di
sacche d'aria.
Per i cambiamenti di direzione verranno utilizzate curve prefabbricate, normalmente a saldare oppure montate
mediante raccordi a vite e manicotto o mediante flangie.
Le curve dovranno essere in acciaio stampato a raggio stretto senza saldatura.
Per piccoli diametri, inferiori ad 1 1/2", saranno ammesse curve ottenute mediante piegatura a freddo. Le derivazioni
verranno eseguite utilizzando raccordi filettati, oppure curve a saldare tagliate a scarpa.
Le curve saranno posizionate in maniera che il loro verso sia concordante con la direzione di convogliamento dei
fluidi. Nelle derivazioni in cui i tubi vengano giuntati mediante saldatura, non sarà comunque ammesso per nessuna
ragione l'infilaggio del tubo di diametro minore entro quello del diametro maggiore.
Le tubazioni che debbano essere collegate ad apparecchiature che possano trasmettere vibrazioni all'impianto
dovranno essere montate con l'interposizione di idonei giunti elastici antivibranti.
Per le tubazioni dovranno essere previsti idonei supporti, di facile accessibilità, costruiti ed installati in modo da
prevenire abbassamenti e/o vibrazioni tali da superare i limiti di sollecitazione a fatica o a snervamento dei materiali
installati.
Lo staffaggio potrà essere eseguito mediante staffe continue per fasci tubieri o mediante collari e pendini per
tubazioni singole.
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I collari di sostegno delle tubazioni dovranno essere dotati di appositi profili in gomma sagomata con funzione di
isolamento anticondensa e fonoassorbente.
La distanza fra i supporti dovrà essere calcolata sia in funzione del diametro della tubazione sostenuta che dalla sua
pendenza al fine di evitare la formazione di piegamenti dovute all'inflessione della tubazione stessa.
L'interasse dei sostegni, siano essi singoli o per più tubazioni contemporaneamente, non dovranno comunque
superare i valori indicati nella normativa specifica.
Tutte le tubazioni in ferro nero, compresi gli staffaggi, dovranno essere pulite, dopo il montaggio e prima
dell'eventuale rivestimento isolante, con spazzola metallica in modo di preparare le superfici per la successiva
verniciatura di protezione antiruggine, la quale dovrà essere eseguita con due mani di vernice di differente colore.
Tutte le tubazioni non isolate ed in vista e gli staffaggi, saranno verniciate a finire con due mani di vernice a smalto di
colore a scelta dalla committente.
Eventuali tubazioni installate all'esterno saranno staffate mediante carpenteria zincata a bagno dopo la lavorazione.
L'eventuale bulloneria utilizzata per l'assemblaggio dovrà essere in acciaio inox.
Le tubazioni convoglianti fluidi per uso tecnologico, dovranno essere contraddistinte da apposite targhette che
indichino il circuito di appartenenza, la natura del fluido convogliato e la direzione del flusso.
I colori distintivi e la composizione delle fascettature dovranno essere eseguite secondo le indicazioni della
committente e comunque nel rispetto delle norme vigenti.
L'unione dei tubi dovrà avvenire mediante saldature eseguite da saldatori qualificati.
Le giunzioni delle tubazioni aventi diametro inferiore a DN 50 verranno di norma realizzate mediante saldatura
autogena con fiamma ossiacetilenica. Le giunzioni delle tubazioni con diametro superiore verranno eseguite di norma
all'arco elettrico a corrente continua. Non sono ammesse saldature a bicchiere.
Le tubazioni dovranno essere, sempre disposte in maniera tale che anche le saldature in opera possano essere
eseguite nel modo migliore e opportunamente distanziate tra loro in modo tale da permettere la posa della coibentazione.
Particolare attrazione dovrà essere prestata per le saldature di tubazioni di piccolo diametro (<1") per non ostruire il
passaggio interno.
Nel caso che venisse espressamente richiesto nelle descrizioni impianti e nel computo metrico, tutte le tubazioni sia
verticali che orizzontali, di qualsiasi diametro e per ogni circuito installato, verranno staffate singolarmente e tramite
sostegni a collare con tiranti a snodo, regolabili, dotati di particolari giunti antivibranti in gomma.
TUBAZIONI IN ACCIAIO
Le tubazioni in acciaio nero sono del tipo senza saldatura, conformi alla Norma UNI EN 10255/2005; per i diametri
nominali fino a 3/4" con o senza filettatura alle estremità, per i diametri esterni a partire da 33,7 mm, con estremità lisce.
Per installazioni interrate vengono sempre impiegate tubazioni UNI EN 10255/2005 con rivestimento esterno
realizzato mediante bitumatura.
Le curve a 45° e 90° fino al diametro esterno 33,7 mm sono realizzate a freddo con piegatrice mentre quelle di
diametro superiore sono del tipo stampato a caldo a saldare. Il raggio di curvatura è pari a 2,5 DN.
Tutti i cambiamenti di diametro devono essere realizzati con pezzo speciale ed opportuno, stampato a caldo, a saldare
e mai contemporaneamente ad un cambiamento di direzione del flusso. Tutte le diramazioni devono essere realizzate con
invito nel senso del flusso.
Le flangie sulle tubazioni sono del tipo a collarino a saldare di testa di PN uguale a quello degli organi di
intercettazione inseriti sulla tubazione stessa.
Le saldature sulle tubazioni devono essere eseguite con il procedimento ad arco ed elettrodo metallico.
Sono ammesse saldature a gas (ossiacetileniche) solo su tubazioni aventi diametro esterno non superiore a mm.33,7.
Lo staffaggio deve essere sempre di tipo smontabile, verniciato oppure realizzato in acciaio zincato.
La distanza minima tra due sostegni consecutivi è in relazione al diametro del più piccolo tubo sostenuto:
Diametro
1” - 1”1/4
1”1/2
2” - 2”1/2
3”
4” - 5”
6”
8”
10”
12”
DN
25 - 32
40
50 - 65
80
100 - 125
150
200
250
300
Distanza tra i sostegni (m)
2,5
3,0
3,5
4,0
4,5
5,5
6,2
7,2
7,5
Tutte le parti ferrose dell'impianto non altrimenti finite (tubazioni nere, staffaggi, sostegni, etc.) devono essere
protette con due mani di vernice antiruggine di diverso colore, dopo essere state accuratamente preparate con
raschiatura e spazzolatura.
Negli attraversamenti di muri e solette ciascun tubo deve essere contenuto in controtubo posato con le opere edili.
Tra la superficie esterna della tubazione, o quella della eventuale coibentazione, e la superficie interna del controtubo
deve rimanere un'aria libera di almeno 5 mm. L'aria libera deve essere successivamente riempita con materiale o
schiuma autoestinguente; in corrispondenza di queste zone non devono essere realizzate giunzioni.
Le tubazioni costituenti circuiti di acqua calda di riscaldamento, acqua refrigerata, acqua di raffreddamento ed in
genere circuiti chiusi, devono essere installate rispettando le opportune pendenze onde ottenere il naturale sfogo dell'aria
verso l'alto.
Nei punti alti della distribuzione occorre prevedere dispositivi di sfogo con rubinetto a maschio.
Le eventuali colonne montanti devono essere prolungate e riunite, previa interposizione di sifone, in modo da
realizzare una rete facente capo al serbatoio di espansione del circuito.
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Tutte le apparecchiature ed i macchinari (batterie di scambio, scambiatori di calore, serbatoi in genere, collettori),
nonché i punti bassi dei circuiti, devono essere collegati alla rete scarichi con tubazioni sifonate singolarmente ed
intercettate con rubinetto a maschio od a sfera. Lo scarico deve essere visibile, realizzato attraverso imbuto.
Nel montaggio delle tubazioni si deve tenere conto dei giunti di dilatazione del fabbricato adottando qualora non
siano espressamente previsti, quegli accorgimenti atti a non far risentire alle tubazioni delle dilatazioni dell'edificio.
A montaggio completato le reti di distribuzione devono essere pulite mediante soffiatura con aria compressa e con
lavaggi e scarichi ripetuti.
Le tubazioni in acciaio per l’adduzione del gas metano a servizio di impianti con portata termina nominale
non maggiore a 35 kW, possono essere senza saldatura oppure con saldatura longitudinale e devono avere
caratteristiche prescritte dalla UNI EN 10255, se quest’ultime vengono interrate occorre prevedere tubi aventi
caratteristiche uguali a quelle dei tubi usati in pressione massima di esercizio secondo la norma UNI EN 10208-1.
Le giunzioni in acciaio possono essere realizzate utilizzando parti e raccordi con estremità filettate conformi la norma
UNI EN 10226-1 e UNI EN 10226-2 oppure a mezzo di saldatura di testa per fusione.
I dispositivi di intercettazione devono essere conformi alle norme applicabili e possono essere installati a vista in pozzetti
ispezionabili e non a tenuta per le tubazioni interrate in scatole ispezionabili, a tenuta nella parte murata e con coperchio
non a tenuta verso l’ambiente.
E’ consentito l’uso di valvole di intercettazione generale con comando di apertura e chiusura a distanza con le limitazioni
di chi al punto 4.3.1.1.2 della UNI 7129-1.
TUBAZIONI IN ACCIAIO ZINCATO
Le tubazioni in acciaio zincato sono del tipo senza saldatura, in acciaio non legato Fe 33, con rivestimento protettivo
costituito da zincatura, estremità filettate gas, conformi a UNI 10255.
La raccorderia è del tipo filettato gas in ghisa malleabile bianca GMB 40, finitura zincata. Per la realizzazione di
giunzioni e diramazioni deve essere impiegato il minor numero possibile di raccordi e pezzi speciali. Allo scopo, per tutti i
diametri, devono essere disponibili: curve 90° (maschio, femmina, maschio – femmina), curve 45° (maschio, femmina,
maschio - femmina, ridotti, con bocchettone), tees (anche ridotti), distribuzioni, manicotti (anche ridotti), riduzioni,
nippli, bocchettoni etc..
Lo staffaggio deve essere sempre di tipo smontabile, verniciato oppure realizzato in acciaio zincato. La distanza
minima tra due sostegni consecutivi è in relazione al diametro del più piccolo tubo sostenuto:
Diametro
1” - 1”1/4
1”1/2
2” - 2”1/2
3”
4” - 5”
6”
8”
10”
12”
DN
25 - 32
40
50 - 65
80
100 - 125
150 - 175
200
250
300
Distanza tra i sostegni (m)
2,5
3,0
3,5
4,0
4,5
5,5
6,2
7,2
7,5
Negli attraversamenti di muri e solette ciascun tubo deve essere contenuto in controtubo posato con le opere edili e
tra la superficie esterna della tubazione, o quella della eventuale coibentazione, e la superficie interna del controtubo
deve rimanere un'aria libera di almeno 5 mm.
Nel montaggio delle tubazioni si deve tenere conto dei giunti di dilatazione del fabbricato adottando qualora non
siano espressamente previsti, quegli accorgimenti atti a non far risentire alle tubazioni delle dilatazioni dell'edificio.
A montaggio completato le reti di distribuzione devono essere pulite mediante soffiatura con aria compressa e con
lavaggi e scarichi ripetuti.
TUBAZIONI IN ACCIAIO PREISOLATE
Le tubazioni in acciaio preisolate vengono utilizzate in genere per percorsi interrati, per convogliare i fluidi succitati
nelle descrizioni specifiche delle tubazioni in acciaio nero o zincato.
Sono rivestite esternamente di schiuma poliuretanica, con celle di dimensioni max di 0,4 mm e con conducibilità
termica a 50°C non superiore a 0,04 W/m K e congrua a quanto indicato nella voce di elenco prezzi.
Il tutto è rivestito esternamente con tubo guaina esterna in polietilene ad alta densità (PEHD) conforme alla Norma
ISO 1183/70 e 1172/85 con densità >940 kg/mc, tensione di snervamento > 19 N/mmq, conducibilità termica 0,43 W/m
K.
La superficie esterna del tubo di servizio e la superficie del tubo guaina vengono pretrattate in modo che la schiuma
aderisca ai tubi cosicché le forze agenti su di essi vengano trasferite attraverso la schiuma di poliuretano.
Tutti i raccordi e pezzi speciali (curve, riduzioni, tees, valvole a sfera, punti fissi, compensatori etc...) saranno del tipo
preisolato, degli stessi materiali che compongono il tubo diritto. Dovranno essere raccordati ai tubi diritti solo tramite il
tipo di giunzione indicato successivamente.
Una curva interrata, se non bloccata da un punto fisso, deve potersi muovere, pertanto deve essere appoggiata a
materassino di compensazione per la lunghezza e lo spessore previsti dal progetto.
La presenza di derivazioni a tee ostacola la dilatazione naturale della tubazione. Le sollecitazioni che si determinano
nelle derivazioni sono dipendenti dalla lunghezza e dalla dimensione della derivazione.
Per ogni derivazione deve pertanto essere adottata la necessaria cura per poter assorbire le dilatazioni secondo le
istruzioni progettuali.
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Le valvole vanno montate preferibilmente nelle zone di tubazione non soggette a compensazione termica e pertanto
in prossimità dei punti fissi, siano essi naturali o artificiali.
Devono essere montate allineate con la tubazione e durante la fase di saldatura vanno mantenute in posizione aperta.
I compensatori assiali devono essere assolutamente esenti da momenti parassiti sia di torsione che di flessione e
vanno pertanto montati perfettamente allineati con la tubazione ed il più possibile lontani da derivazioni che potrebbero
determinare detti momenti.
I compensatori vanno utilizzati esclusivamente nel campo di impiego previsto dalle loro specifiche costruttive. nel
caso di intervento manutentivo che preveda il montaggio di un giunto di compensazione su una condotta calda, occorre
ricordarsi di precaricare il giunto della dilatazione già in essere sul tubo.
Negli attraversamenti murari il tubo deve essere libero di scorrere attraverso l’utilizzo di appositi passamuro. Il
passamuro va messo in posizione dopo aver provveduto a costipare il terreno di riporto, per evitare abbassamenti del
tubo rispetto al foro del muro e determinare quindi sollecitazioni sul tubo precoibentato.
Il sistema di giunzione da utilizzare è del tipo a tenuta doppia, costituito da due coppelle isolanti, due collari, una
pellicola termorestringente ed un manicotto termorestringente, adatto per terreni umidi o con presenza d’acqua.
Affinché il giunto possa riuscire correttamente è necessario che tutte le superfici delle parti interessate dalla giunzione
siano pulite, asciutte ed attivate. L’operazione di attivazione è estremamente importante perché porta a rilevanti vantaggi
per quanto concerne il restringimento. Infatti pur utilizzando la stessa quantità di calore e lo stesso tempo, grazie
all’attivazione il restringimento avviene molto più rapidamente e l’adesione risulta essere fino a 12 volte superiore. Tale
operazione si esegue avendo cura che la plastica sia asciutta e pulita e che la pellicola di ossido presente sia rimossa,
meccanicamente o mediante fiammatura.
Utilizzando una fiamma al propano si sfiora la superficie e riscaldando la plastica tutta l’umidità viene eliminata.
Il riscaldamento deve continuare fino a quando la superficie della plastica raggiunge una temperatura di 30°C
superiore alla temperatura iniziale della guaina, misurata un minuto dopo la rimozione della fonte di calore. in ogni caso
la temperatura deve, come minimo, raggiungere i 60°C e la superficie plastica deve diventare opaca, ma non bruciata.
Il montaggio dei tubi deve essere eseguito su appositi travetti di legno o su sacchetti di sabbia, evitando di appoggiare
i tubi sul fondo dello scavo, in modo che la sabbia o altro materiale estraneo non entri a contatto dei manicotti. I tubi
vanno posati e saldati perfettamente allineati sia in piano che in verticale, essendo ammessi spostamenti angolari
inferiori a 3°.
Solamente dopo aver terminato l’operazione di installazione di un tratto di tubazione, la condotta viene calata nella
trincea iniziando le operazioni da una delle due estremità. Durante la posa dei tubi devono essere mantenuti almeno 200
mm di distanza tra i tubi guaina di protezione.
Se risulta impossibile seguire le istruzioni di installazione descritte finora, e si deve fare il montaggio con i tubi in
trincea, bisogna tenere sollevata la tubazione di almeno 100 mm rispetto al fondo della trincea, fino a quando il
montaggio non risulti completato.
Tra il fondo dello scavo e la parte inferiore del tubo guaina è necessario tenere uno spazio minimo di almeno 400 mm
per poter eseguire le saldature nel modo più corretto possibile, come pure la ripresa dell’isolamento e del tubo guaina.
Al procedere del rinterro gli elementi di supporto in legno vengono rimossi.
In caso di particolari condizioni atmosferiche (pioggia o gelo) si devono assumere tutte le precauzioni necessarie per
proteggere sia la fase di saldatura che quella di ripristino dei giunti. Le prove di pressione o il pre-tensionamento devono
essere eseguite nel rispetto delle condizioni di progetto e dopo che i punti fissi della rete abbiano raggiunto la resistenza
per cui sono stati calcolati.
La tubazione deve essere posata a livello (inclinazione del 2‰ per garantire lo scarico) su letto di sabbia di spessore
minimo di 100 mm e granulometria 0-8 mm, priva di argilla e di materiale di origine organica.
In questa fase occorre rimuovere ogni eventuale appoggio provvisorio usato nelle operazioni di montaggio, per evitare
danneggiamenti al rivestimento esterno durante la dilatazione del tubo (fase di riscaldamento).
Il rinterro dovrà tenere conto di uno strato di sabbia sopra l’estradosso del tubo di almeno 200 mm, costipata a mano,
in modo accurato, oppure con macchina costipatrice.
Il sistema è costruito in modo da ottenere la completa adesione tra tubo di servizio, schiuma di poliuretano e tubo
guaina, costituendo così un corpo unico in grado di trasferire tra di loro le forze interagenti.
Il movimento dovuto alle dilatazioni termiche avviene tra il tubo guaina esterno in polietilene ad alta densità (PEHD)
ed il materiale di rinterro. L’espansione viene assorbita da materassini in materiale elastico collocati in corrispondenza
delle curve, all’esterno del tubo guaina, dopo l’installazione dei tubi in trincea.
I materassini elastici sono costituiti da plastica cellulare, che solo parzialmente si comprime durante il rinterro e la
successiva compattazione, conservando la sua elasticità.
Per compensare la dilatazione termica, i tubi vengono posati nello scavo e si installano i compensatori monouso.
La tubazione va poi rinterrata ad eccezione della zona attorno ai compensatori.
Si porta a questo punto la tubazione ad una temperatura intermedia tra quella di montaggio e quella massima. I
compensatori monouso assorbiranno una parte della dilatazione.
Si saldano i compensatori monouso, si esegue la loro muffolatura e lo scavo viene poi richiuso.
TUBAZIONI IN POLIETILENE
L’impiego di tubazioni in polietilene PE è ammesso nel campo del convogliamento di acqua per uso umano e
sanitario, incluso il trasporto dell’acqua prima del trattamento.
I tubi in polietilene devono essere comunque conformi alla norma UNI EN 12201-1.
Per i sistemi di tubazioni di materia plastica per il trasporto dell'acqua, corrisponde alla pressione operativa massima
continua in bar, che può essere supportata con acqua a 20 °C, basata sul coefficiente di progetto minimo.
Il colore della tubazione in plastica deve essere blu o nero.
E’ ammesso l’impiego di tubazioni in polietilene anche per fognature e scarichi interrati di cui alla norma UNI EN
12666-1.
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Per il corretto impiego, è indispensabile definirne l’area di applicazione che viene indicata mediante un codice
utilizzato nella marcatura dei tubi e come di seguito indicato:
"B": codice per l'area di applicazione all'interno del fabbricato ed all'esterno per elementi
fissati alle pareti;
"D": codice per l'area di applicazione al disotto del fabbricato ed entro 1 m di distanza
dal fabbricato per tubi e raccordi interrati e collegati al sistema di scarico del fabbricato;
"BD": codice riferito ad applicazioni in entrambe le aree "B" e "D".
Per quanto concerne gli elementi di tenuta, le guarnizioni possono essere tenute in sede con elementi prodotti con
materie plastiche diverse dal PE
Per il corretto impiego, la tubazione che arriva in cantiere per essere successivamente utilizzata deve avere la
superficie interne ed esterne dei tubi e dei raccordi devono liscia, pulita e priva di cavità, bolle, impurezze e porosità e
qualsiasi altra irregolarità superficiale che possa impedire la loro conformità alla presente norma;
Le estremità dei tubi devono essere tagliate nettamente e le estremità dei tubi e dei raccordi devono essere
perpendicolari ai loro assi.
I tubi ed i raccordi devono essere uniformemente colorati in tutto lo spessore di parete.
Il colore dei tubi e dei raccordi dovrebbe essere preferibilmente nero. Altri colori possono essere usati.
Raccordi e pezzi speciali devono essere tutti in tipo prefabbricato, a catalogo del costruttore del tubo.
Non sono ammessi pezzi speciali realizzati in sede di montaggio, deve essere quindi disponibile nei diametri assoluti e
relativi, l'intera gamma di riduzioni centriche ed eccentriche, curve a 45° semplici e doppie, braghe 88 1/2°, ispezioni,
mitrie, manicotti scorrevoli e di innesto, raccordi a vite, flange, etc..
Le giunzioni sono realizzate con uno dei seguenti sistemi:
1) a bicchiere con guarnizione
2) a bicchiere per elettrofusione
3) per saldatura di testa,
Altri tipi di raccordo ammessi sono:
a) Curve
- senza o con raggio di curvatura (vedere ISO 265-1:1998);
- codolo/bicchiere e bicchiere/bicchiere;
- a segmenti saldati di testa.
Gli angoli nominali preferenziali, a, dovrebbero essere come segue: 15°, 22,5°, 30°, 45°, 67,5°, 80° oppure da 87,5° a 90°.
b) Diramazioni e diramazioni ridotte
- angolo senza e con raggio di curvatura (vedere ISO 265-1:1988);
- codolo/bicchiere e bicchiere/bicchiere.
L'angolo nominale fissato, a, dovrebbe essere come segue: 45°, 67,5° oppure da 87,5° a 90°.
c) Riduzioni
d) Raccordi di accesso
Il diametro interno del foro per pulizia deve essere specificato dal fabbricante.
e) Manicotti
- a doppio bicchiere
- collare per riparazioni
f) Bicchiere per saldatura testa a testa per tubo con estremità lisce
g) Tappi
I tubi ed i raccordi destinati all'impiego nell'area di applicazione "BD", devono essere conformi ai requisiti per le
applicazioni nell'area "B" ed inoltre ai seguenti requisiti.
Se i regolamenti nazionali richiedono per le tubazioni interrate entro la struttura del fabbricato tubi con diametro
nominale maggiore di 75 mm, tali dimensioni devono essere prese in considerazione.
Per giunti a saldatura di testa, devono essere usati solamente i tubi (marcati "BD") idonei per l'impiego nei fabbricati
e, interrati, nell'area interna alla struttura del fabbricato.
I supporti delle tubazioni dovranno essere in numero tale da evitare deformazioni e flessioni dei tubi sopportati.
Le tubazioni di scarico degli apparecchi igienico-sanitari saranno realizzate in Pehd tipo Geberit e collegate con
colonne di scarico che dovranno essere disposte perfettamente in verticale; dove siano presenti delle riseghe nei muri i
raccordi verranno eseguiti con pezzi speciali e, in corrispondenza di ogni piano, dovranno essere provviste di un tappo di
ispezione. La rete delle tubazioni comprende:
a) le diramazioni ed i collegamenti orizzontali;
b) le colonne di scarico;
c) i collettori di scarico.
Le diramazioni di scarico avranno pendenze non inferiori all’2%, angoli di raccordo di 45°; tutti i collegamenti, giunti
e saldature dovranno essere a perfetta tenuta idraulica.
Tutte le scatole sifonate saranno poste in opera in piano perfetto con il pavimento e raccordate senza difetti di alcun
genere.
Ogni colonna dovrà avere il diametro costante e sarà dotata, alla base, di sifone con tappo di ispezione alloggiato in
pozzetto asciutto.
Tale pozzetto sarà collegato, con tubi in PEhd tipo Geberit, ai pozzetti sifonati posti ai piedi delle altre colonne di
scarico ed ai pozzetti di linea necessari al collegamento con la rete fognante.
Le tubazioni di collegamento dei vari pozzetti dovranno avere un diametro minimo di 110 mm. e pendenza non
inferiore al 2%, l’allaccio in fogna dovrà essere a perfetta tenuta idraulica.
Le dimensioni dei pozzetti dovranno essere da un minimo di 40 x 40 ad un massimo di 60 x 60 secondo le varie
profondità.
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Sarà realizzata la rete fognante fino al punto di allaccio con la fognatura esterna, completa di pozzetti posti nei punti
di incrocio o confluenza delle tubazioni, di scavo, rinterro ed allaccio al collettore.
Le colonne di scarico dovranno essere prolungate oltre il piano di copertura degli edifici, avere esalatori per la
ventilazione, essere opportunamente ispezionabili e protette con cappelli esalatori.
Tutte le colonne di scarico saranno opportunamente coibentate per l’abbattimento dei rumori. I fori di passaggio
della colonna sulla copertura dovranno essere protetti con converse di materiale idoneo.
Le tubazioni di scarico dei servizi igienici, le derivazioni delle colonne di scarico e le colonne di scarico saranno
realizzate in tubazioni di polietilene PEhd autoestinguente per temperature di acque di scarico fino a 120 °C, con
giunzioni a saldare dotate, lungo il loro percorso verticale, di manicotto d’innesto per le diramazioni.
Tutti i diametri delle tubazioni di scarico dei singoli apparecchi e delle colonne saranno conformi al progetto.
Le tubazioni per la ventilazione primaria e secondaria saranno realizzate sempre in polietilene Pehd tipo Geberit.
Tutte le tubazioni verticali dovranno essere sostenute da staffe a collare in ferro zincato.
Le tubazioni nell’attraversamento dei muri, pavimenti e pareti di divisione dovranno essere protette con idoneo
materiale incombustibile per evitare il passaggio di fiamme o fumo.
In ogni caso tutte le tubazioni di scarico saranno poste in opera nei modi indicati dalla Direzione dei Lavori e le
eventuali diversità dai disegni di progetto non costituiranno alcuna ragione per la richiesta di compensi speciali.
Tubazioni interrate convoglianti fluidi in pressione, dovranno essere conformi alla normativa vigente ed avere una
pressione nominale non inferiore a PN16.
Le tubazioni in polietilene per la distribuzione del gas metano, possono essere impiegate solo per
l’installazione interrata ed in ogni caso essere protette contro le radiazioni solari e a condizione che la tubazione stessa
non entri all’interno dell’edificio.
E’ consentito il collegamento diretto fuori terra solo ai gruppi di misura esterni all’edificio se protetti da appositi
alloggiamenti in conformità alla norma UNI 9036.
L’eventuale tratto di tubazione fuori terra e non contenuto nell’alloggiamento, deve essere il più breve possibile ed
essere protetto in ogni sua parte mediante guaine, profilati metallici o per mezzo di manufatti edili.
Nel caso di elevate dilatazioni è necessario adottare adeguati provvedimenti al fine di evitare lo sfilamento del tubo
dal raccordo di giunzione al contatore.
I tubi comunque devono avere caratteristiche qualitative e dimensionali non minori di quelle prescritte dalla norma
UNI EN 1555-2 per impianti di potenza inferiore a 35 kW.
Le giunzioni devono essere realizzati:
mediante raccordi in polietilene con saldatura per elettrofusione realizzata in conformità alla norma UNI 10521
mediante raccordi di polietilene con saldatura per fusione a mezzo di elementi riscaldati secondo la norma UNI 10520
mediante raccordi meccanici conformemente la norma UNI 1555-3
mediante raccordi misti polietilene-metallo conformi la norma UNI 9736.
I dispositivi di intercettazione per i tubi in polietilene, possono essere di materiali plastici conformi la norma UNI EN
1555-4 o in alternativa metallici conformi la norma UNI EN 331.
I rubinetti in materiale plastico, possono essere installati solo in pozzetti dedicati oppure, se espressamente previsto
dal fabbricante, anche direttamente nel terreno.
TUBAZIONI IN GHISA
Le tubazioni in ghisa vengono impiegate generalmente per l’evacuazione a gravità, le reti di evacuazione degli edifici
così come le immissioni fognarie.
La gamma dei diametri nominali si estende da DN 40 a DN 600 incluso.
I tubi, raccordi e accessori devono essere privi di difetti. Il costruttore nella sua guida all'installazione deve fornire
informazioni sulle possibili misure di protezione e di sicurezza in fase di utilizzo.
I tubi devono essere generalmente prodotti con una lunghezza di 3 m.
Raccordi e pezzi speciali devono essere tutti di tipo prefabbricato, a catalogo del costruttore del tubo. Non sono
ammessi pezzi speciali realizzati in sede di montaggio. Pertanto i raccordi devono rispettare i seguenti angoli:
curve a 15°; 22°; 30°; 45°, 68°; 88°; braghe singole e doppie a 45°; 68°; 88°.
La dimensione minima delle aperture degli elementi di accesso fino a 150 DN compreso, devono essere almeno uguali
al numero intero del diametro nominale in millimetri.
Per gli elementi di accesso maggiori di 150 DN, la dimensione minima dell'apertura deve essere almeno di 150 mm.
L'altezza della tenuta d'acqua dei sifoni deve essere almeno di 50 mm.
Prodotti dello stesso DN in conformità alla presente norma possono essere collegati uno all'altro.
TUBAZIONI IN PVC
Le tubazioni in PVC devono essere conformi alla norma UNI EN 145.
L’impiego di tubazioni è ammesso nel campo di adduzione dell’acqua, per la formazione delle condotte principali e
diramazioni interrate, per il trasporto di acqua sopra terra sia all’esterno che all’interno degli edifici nonché per la
fornitura di acqua a circa 20°C per consumo umano.
Il materiale con cui sono prodotti i tubi, i raccordi e le valvole, deve essere una composizione (compound) di policloruro
di vinile non plastificato. Questa composizione deve consistere di una resina PVC-U, alla quale sono aggiunte le sostanze
necessarie per facilitare la fabbricazione di tubi, raccordi e valvole conformi alla/e parte/i 2, 3, 4 e 5 della EN 1452,
secondo i casi.
Le superfici interne dei tubi devono essere lisce, pulite ed esenti da screpolature, cavità e altri difetti superficiali.
Le estremità dei tubi devono essere tagliate nettamente, perpendicolarmente all’asse del tubo.
I tubi devono essere di colore grigio, blu o crema.
Il colore dei tubi deve essere uniforme per tutto lo spessore.
Per le applicazioni sopra terra non devono essere impiegati tubi di colore crema
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Le estremità dei tubi devono essere a bicchiere.
I bicchieri possono essere a collare o con guarnizione di tenuta.
Le colle a solvente ed i fluidi di pulitura sono infiammabili, quindi è importante che sia proibito di fumare nell'area nella
quale questi materiali sono utilizzati. Le operazioni d'incollaggio dovrebbero essere fatte in ambienti ben ventilati. Le
colle a solvente ed i fluidi di pulitura possono essere nocivi alla salute se inalati o in contatto con la pelle.
Le superfici da giuntare devono essere accuratamente pulite, secche e libere dal grasso. Si raccomanda di utilizzare
un'agente sgrassante per questo fine.
È permesso ai tubi di deviare da una linea retta con una delle seguenti tecniche:
a) per mezzo di una leggera deflessione nell'interno di una giunzione con anello elastomerico;
b) una graduale curvatura su tutta la lunghezza del tubo.
Per le installazioni interrate sono raccomandati tubi e raccordi con giunzioni a guarnizioni ad anello. Le giunzioni
incollate possono anche essere utilizzate per applicazioni interrate, ma dovrebbero essere ottenute istruzioni particolari
dal fabbricante.
Materiale adatto sia per il letto che per i rinfianchi dovrebbe essere disponibile dalla selezione del materiale "come
scavato" ovvero come sabbia grossa sciolta, ghiaia e terreno di natura friabile.
Il materiale precedentemente elencato deve comunque essere libero da ciottoli, sassi taglienti, pietre, agglomerati
d'argilla, creta o terreno gelato così il terreno contanimanto di qualsisasi sostanza deve essere scartato.
Quando il materiale scavato non è adatto si dovrebbe importare materiale granulare. In nessuna circostanza dovrebbero
essere utilizzati rinterri gelati o grumi esterni gelati per l'utilizzo come materiali per il letto ed i rinfianchi.
I tubi non dovrebbero mai essere inglobati nel calcestruzzo.
La profondità minima raccomandata della copertura per tubi d'acqua interrati è 0,9 m.
Però i tubi dovrebbero sempre essere posati ad una profondità libera dai ghiacci, quindi dove le condizioni locali
climatiche lo impongono, la così detta profondità minima di copertura può essere maggiore di 0,9 m.
Tubi che sono locati sotto aree con traffico pesante, dove la profondità minima di 0,9 m non può essere mantenuta,
richiedono protezioni aggiuntive. In tali circostanze ci si dovrebbe consigliare con il fabbricante dei tubi.
Le tubazioni libere devono essere fissate alle superfici di appoggio attraverso sostegni in tre pezzi
piastra quadrata portante manicotto diametro 1/2" e completa di quattro tasselli ad espansione o di zanche a murare,
tubo diametro 1/2" di collegamento, braccialetto a due collari con manicotto diametro 1/2"; il tutto in acciaio zincato. La
piastra può essere sostituita, nel caso di staffaggio di una serie di tubazioni, con apposito profilato fissato alle superfici di
appoggio od annegato in esse.
TUBAZIONI IN POLIPROPILENE
Le tubazioni in polipropilene vengono utilizzate per convogliare acqua di acquedotto ed acqua di consumo.
Le tubazioni, i raccordi ed i pezzi speciali sono in polipropilene di tipo Vestolen P 9421, disponibili nei diametri da 3/8"
fino a 2"1/2,
Caratteristiche principali del materiale sono:
assoluta atossicità;
inattaccabilità da parte del calcare e da molte sostanze acide corrosive (elencate su scheda tecnica del materiale);
bassa conducibilità termica;
bassa conducibilità acustica;
immunità dal pericolo di correnti vaganti;
resistenza allo schiacciamento ed alta flessibilità meccanica.
Raccordi e pezzi speciali devono essere tutti di tipo prefabbricato, a catalogo del costruttore del tubo. Non sono ammessi
pezzi speciali realizzati in sede di montaggio, deve essere quindi disponibile, nei diametri assoluti e relativi, l'intera
gamma di riduzioni, curve e gomiti a 45° e 90° filettate ed a saldare (maschio, femmina, maschio - femmina, ridotti, con
bocchettone), tees (anche ridotti), distribuzioni, manicotti (anche ridotti), riduzioni, nippli, bocchettoni etc..
L'unione tra tubo e raccordi avviene mediante un saldatura a fusione molecolare, detta polifusione, effettuata con
apposita saldatrice (polifusore) a 260°C secondo i tempi, di cui alla già citata norma DVS 2206, in funzione della
temperatura dell'ambiente nel quale si opera e del diametro del tubo.
Le tubazioni libere devono essere fissate alle superfici di appoggio attraverso sostegni in tre pezzi:
piastra quadrata portante manicotto diametro 1/2" e completa di quattro tasselli ad espansione o di zanche a murare,
tubo diametro 1/2" di collegamento,
braccialetto a due collari con manicotto diametro 1/2"; il tutto in acciaio zincato. La piastra può essere sostituita, nel caso
di staffaggio di una serie di tubazioni, con apposito profilato fissato alle superfici di appoggio od annegato in esse.
Nella posa del tubo in polipropilene particolare attenzione deve essere prestata all'assorbimento delle dilatazioni,
seguendo scrupolosamente le indicazioni fornite dal costruttore.
I raccordi filettati non devono mai essere accoppiati con altri raccordi aventi filetto conico.
Lavorando il tubo in polipropilene a temperature molto basse (inferiori a 0°C) va tenuta presente la forte tensione di
questo materiale: si rende pertanto necessario usare la massima precauzione nel taglio del tubo oltre ad evitare colpi o
urti eccessivi.
Se installato all'esterno in locali luminosi e con poco prelievo d'acqua, onde evitare formazioni batteriologiche (alghe), si
consiglia una schermatura (verniciatura).
L'osservanza di queste prescrizioni è inoltre indispensabile per non compromettere la garanzia sui difetti di
fabbricazione, valevole per anni 10 dalla data di produzione del tubo.
TUBI IN MATERIALE COMPOSITO
I materiali plastici utilizzati per la realizzazione degli specifici strati costituenti la parete del tubo multistrato sono delle
poliolefine adatte all’impiego per il convogliamento di acqua in
Queste tubazioni sono:
- Polietilene PE (UNI 10910-1)
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- Polietilene reticolato PE-Xa / PE-Xb / PE-Xc (prEN 12318-1)
- Polipropilene PP (prEN 12202-1)
- Polibutilene PB (prEN 12319-1
Detti tubi sono costituiti da uno strato interno realizzato con uno dei materiali precedentemente citati, uno strato
intermendio ralizzato principalmente con alluminio o leghe da esso derivate ed infine uno strato esterno che non deve
necessariamente essere dello stesso tipo di quello interno.
Gli angoli generalmente adottati per i raccordi sono 45° e 90°.
Le filettature usate per le giunzioni devono essere conformi alla UNI ISO 7-1 ed alla UNI EN ISO 228-1.
TUBI IN FIBROCEMENTO
I tubi in fobrocemento possono essere impiegati per la formazione di fognature e sistemi di scarico funzionanti a
gravità e comunque devono essese conformi alla norma UNI EN 588-1.
I tubi di fibrocemento sono costituiti essenzialmente di cemento o di un silicato di calcio formato per reazione
chimica di un materiale siliceo e un materiale calcareo, rinforzato con fibre
I tubi devono avere estremità lisce oppure un'estremità liscia e l'altra estremità con un bicchiere fisso.
Le estremità lisce possono essere lavorate a macchina o non lavorate a macchina La superficie interna del tubo deve
essere regolare e liscia. Leggere scalfitture, incisioni o piccole sporgenze che non influiscono sull'utilizzazione prevista o
sull'efficienza devono essere accettate L'interconnessione tra tubi dello stesso diametro nominale e della stessa classe di
differenti dimensioni delle estremità del tubo può essere ottenuta con giunti speciali o con una lavorazione speciale delle
estremità del tubo.
Per i cambiamenti di direzione sono ammesse le curve, le diramazioni ad angolo o a T.
Il raggio minimo raccomandato dell'asse delle curve è r = 0,5 DN salvo per le curve di DN > 200 e gli angoli > 70° dove il
raggio minimo è r = 0,7 DN.
TUBI IN PE-XC
Questi tubi sono idonei alla realizzazione di impianti di riscaldamento a pavimento.
I tubi in PE-xc sono realizzati in polietilene ad alta densità, reticolato nella sua massa fisica a temperatura ambiente e a
pressione atmosferica senza aggiunta di componenti chimici.
Il tubo viene reticolato con lo scopo di migliorare le caratteristiche meccaniche di resistenza all’invecchiamento termico.
Questo tubo può essere impiegato con temperature comprese tra –50°C e +100°C con punte sino a +110°C
VALVOLAME
VALVOLE A FARFALLA
Devono essere impiegate solo nei circuiti ove è richiesta la sola intercettazione.
Se vengono utilizzati su impianti antincendio, devono essere provviste di indicatore di posizione.
Sono ammesse valvole a farfalla tipo Wafer o Full dug.
Le valvole a farfalla, normalmente hanno corpo in ghisa, lente e stelo in acciaio inox, guarnizione di tenuta dello stelo in
doppio anello O - ring, attacchi a flangia PN 10; sono complete di controflangie, leva per comando manuale, scala
graduata ed indicatore esterno di posizione.
Se accoppiate a servocomando elettrico esso deve essere completo di contatti ausiliari, motore monofase reversibile,
cassa e staffa di accoppiamento in alluminio pressofuso, coperchio in materiale sintetico. Alimentazione 220 V.
VALVOLE A SARACINESCA
Sono impiegate in tutti gli impianti per i quali è richiesta la sola intercettazione.
Il corpo deve essere almeno PN10 con corpo e cappello in ghisa GG2R5, stelo in acciaio inox AISI 416, tenuta sull’albero
in grafice esente da manutenzione, tenuta tra cappello ed il corpo in grafite e tenuta a mezzo di cuneo gommato.
Le valvole di intercettazione si intendono sempre complete di controflange a collarino secondo UNI 2283-67 PN 25 con
gradino di tenuta UNI 2229-67, bulloni e guarnizioni.
VALVOLE A SFERA
Le valvole a sfera dal diametro 3/8" al diametro 2" sono del tipo monoblocco a passaggio pieno, attacchi a manicotto;
I corpo deve essere a sfera in acciaio a carbonio, guarnizioni in PTFE, leva in duralluminio plastificato.
Le valvole a sfera dal diametro DN 65 sono del tipo in tre pezzi, a passaggio pieno, attacchi a flangia, corpo in acciaio al
carbonio e sfera in acciaio inox, guarnizioni in PTFE, leva in duralluminio plastificato.
VALVOLA A DOPPIA REGOLAZIONE
Dette valvole possono essere di tipo diritto o ad angolo realizzate in bronzo con attacchi filettati PN10 e complete di
volantino.
VALVOLE A DETENTORE
Le valvole a doppio regolazione ed i detentori sono del tipo ad asta mobile con regolazione micrometrica, completi di
fermo per la limitazione della corsa.
Hanno corpo, dado, canotto, coperchio, asta ed otturatore in ottone PN10; doppia tenuta con anello O - ring in neoprene
e con bussola precompressa in amianto grafitato; volantino in materiale plastico resistente alla temperatura; attacchi a
manicotto. La finitura esterna è nichelata.
Possono essere forniti nella versione "diritta" e in quella "a squadra".
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Se la tubazione di adduzione acqua è in rame devono essere completi di appositi raccordi (adattatore per tubo in rame e
anima di rinforzo).
VALVOLE DI RITEGNO
Le valvole di ritegno poste sulle tubazioni di acqua calda di riscaldamento sono del tipo a molla, a flusso avviato, attacchi
a flangia, PN 16; corpo a coperchio in ghisa, sede di tenuta a tappo in acciaio inox, molle in acciaio per molle.
Si intendono sempre complete in controflange a collarino secondo UNI 2282-67 PN 16 con gradino di tenuta UNI 222967, bulloni e guarnizioni.
Possono essere impiegate anche valvole di ritegno del tipo a disco, con otturatore e disco fino a DN100 ed a cono per DN
superiori, complete di molla ed anello di centraggio, da installare tra due controflange.
Le valvole di ritegno a disco sono PN 10 con corpo, sede a guida in ottone speciale, otturatore in acciaio inox, molla in
acciaio per molle fino al DN 65, con corpo in ghisa temperata, sede, guida ed otturatore in ghisa fino al DN 200.
Anche le valvole di ritegno a disco si intendono sempre complete di controflange, guarnizioni e bulloni come più sopra
descritto.
Pe Ri circuiti ad acqua calda e refrigerata per diametri uguali o superiori a DN40 devono avere attacchi flangiati PN16
con rialzo UNI.
VALVOLE TERMOSTATICHE
Le valvole termostatiche sono del tipo con testa termostatica secondo norme EN 215, corpo valvola in ottone secondo
norme UNI 8464, manopola di protezione in materiale plastico a più tacche, pressione statica massima di esercizio pari a
10 bar, pressione massima differenziale pari a 1,5 bar, temperatura massima di esercizio pari a 110°C, campo di
inalterabilità dell’elemento termostatico: -15÷+60°C, elemento sensibile caricato a liquido, alzata nominale 2 K.
Possono essere fornite nella versione "diritta" e in quella "a squadra".
VALVOLE DI TARATURA
Le valvole di taratura devono poter permettere quattro operazioni:
• bilanciamento della portata;
• intercettazione del circuito;
• scarico del circuito intercettato;
• misura della portata.
Per diametri sino a 2” devono essere realizzate con corpo e coperchio in bronzo per fuzione, asta in ottone OT58, tenuta
verso l’esterno realizzata mediante bussola precompressa, volantino in acciaio verniciato e dispositivo per la letturaed il
blocco della posizione di taratura e pressione di esercizio PN16
Per diametri a partire da DN65 devono essere impiegate valvole con attacchi flangiati con corpo valvola in ghisa, bulloni
di fissaggio in acciaio inox, volantino di manovra in alluminio, attacchi pieziometrici, anello di tenuta agli alberi in
gomma EPDM, blocco della posizoone di taratura e PN16
VALVOLE A FLUSSO LIBERO
Gli organi di intercettazione posti sulle tubazioni di acqua fredda di acquedotto, di pozzo, di consumo e di acqua calda di
consumo di diametro fino a 2" sono valvole a tappo, a flusso libero, attacchi a manicotto PN 10; corpo in bronzo, dado
premistoppa, vitone, albero ed otturatore in ottone; volantino in ghisa, baderna in amianto, sede Jenkins.
Dette valvole sono sempre complete di bocchettone a sede piana maschio - femmina tipo U2 UNI 5211-70 in ghisa
malleabile bianca zincato.
Per i diametri dal DN 65 le valvole a tappo, a flusso libero, hanno attacchi a flangia PN 10 e si intendono sempre complete
di controflange, guarnizioni e bulloni.
VALVOLE DI RITEGNO
Le valvole di ritegno poste sulle tubazioni di acqua fredda di acquedotto, di pozzo, di consumo e di acqua calda di
consumo di diametro fino a 2" sono del tipo a tappo, a flusso avviato, attacchi a manicotto PN 10; corpo ed otturatore in
bronzo, sede Jenkins. Dette valvole sono sempre complete di bocchettone a sede piana maschio - femmina, tipo U2 UNI
5211-70 in ghisa malleabile bianca zincato.
Per i diametri dal DN 65 le valvole di ritegno sono del tipo a tappo, a flusso libero, attacchi a flangia PN 10; corpo ed
otturatore in bronzo, sede Jenkins. Dette valvole si intendono complete di controflange, guarnizioni e bulloni.
VALVOLE A TRE VIE A SEDE ED OTTURATORE PER ACQUA
Le valvole di regolazione a tre vie, del tipo a sede ed otturatore, sono adatte per impiego sia come miscelatrici che come
deviatrici.
La serie PN 10 ha corpo in ghisa, attacchi a flangia, otturatore in bronzo, sede direttamente ricavata nel corpo a valvola,
stelo in acciaio inox, guarnizioni di tenuta dello stelo in doppio anello O – ring.
VALVOLE DI ZONA
Le valvole di zona sono del tipo a tre vie, costituite essenzialmente da corpo e servocomando. Il corpo valvola è in ottone
PN 10, attacchi a bocchettone, stelo in acciaio inox, otturatore con guarnizione O - ring. Temperatura massima di
esercizio 95 °C pressione massima esercizio 10 bar. Il servocomando è del tipo elettrotermico, con custodia, leva per il
comando manuale e microinterruttore per comando contaore. Alimentazione 220 V, 50 Hz. La valvola di zona è sempre
fornita completa di contatore di ore di funzionamento contenuto in una custodia in materiale antiurto ed adatto per il
montaggio a parete sporgente. Alimentazione 220 V, 50 Hz.
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ACCESSORI PER TUBAZIONI
TERMOMETRI E MANOMETRI
I termometri devono essere del tipo a quadrante a dilatazione di mercurio, quadrante diametro 80 mm o 100 mm,
gambo posteriore centrale rigido, cassa in acciaio stampato a tenuta di polvere e spruzzi verniciata a forno, anello di
tenuta anteriore in acciaio inox, molle termometriche in acciaio al cromo molibdeno, completi di vite micrometrica di
taratura e di guaina sfilabile filettata diametro 1/2" (pozzetto). Il pozzetto deve essere in ottone ad immersione con la
lunghezza massima di 100 mm.
La graduazione della scala deve essere:
0÷120°C per acqua calda;
0÷40°C per acqua refrigerata;
0÷60°C per acqua di torre e di recupero calore;
tolleranza ± 0,5 °C.
I manometri sono del tipo Bourdon, quadrante diametro 100 mm, perno radiale in ottone, cassa in acciaio stampato a
tenuta di polvere e spruzzi, anello di tenuta in acciaio inox, elemento manometrico tubolare in lega di rame con saldature
a stagno, movimento di precisione in ottone. Precisione classe III UNI.
I manometri devono essere sempre completi di rubinetto portamanometro in bronzo con flangetta di controllo e
serpentino in rame.
Il fondo scala deve essere compreso tra 1,25 e 2 volte la pressione massima di esercizio dell'impianto.
COLLETTORI
I collettori devono essere realizzati con tubazione in acciaio nero, avere forma cilindrica, fondi bombati e attacchi per le
diramazioni di tipo flangiato secondo e conformemente le norme UNI.
Devono essere dotati di attacchi da ½” per l’installazione di valvolina di scarico per lo svuotamento e manicotto per
l’installazione di almento un manometro e termometro.
Le flage, nel caso siano previste, devono garantire la stessa pressione massima di esercizio della tubazione che si dirama.
I collettori per i quali non sia prevista la zincatura, devono essere protetti con verniciatura anticorrosione.
Successivamente, devono essere opportunamente coibentati con materiale indicato nel progetto esecutivo.
A sua volta l’isolante deve essere protetto con un film di pvc e collarini colorati per l’identificazione dello stato del fluido.
Se richiesto in progetto, il collettore può esssre zincato a bagno a lavorazione utlimata.
I collettori complanari vengono impiegati per la distribuzione dell'acqua ai singoli corpi scaldanti; sono composti da due
tubazioni principali (diametro 28 o 35 mm) con attacchi di testa filettati (femmina diametro 3/4" o 1") e con derivazioni
laterali realizzate con tubi (diametro 12 o 14 mm) ed attacchi filettati (maschio diametro 3/8" o 1/2"). I tubi costituenti le
derivazioni laterali sono alternativamente passanti attraverso la tubazione affiancata; in corrispondenza
dell'attraversamento la sezione della tubazione principale attraversata viene aumentata. I collettori sono realizzati
impiegando tubazioni in rame CU DHP UNI 5649 -71; le giunzioni sono con brasatura capillare all'argento; la finitura è
realizzata con verniciatura epossidica. Pressione massima di esercizio 10 bar.
Se vengono impiegati collettori per impianti idrici sanitari, esso deve essere realizzato tramite una barra estrusa
sagomata in ottone OT58 conforme alla norma UNI 5705 completo di attacchi femmina ai due estremi, uscite filettate
maschio, tappo terminale e valvola a sfera cromata con maniglia a farfalla.
GRUPPI DI RIEMPIMENTO AUTOMATICO
Le valvole di riempimento automatico sono del tipo a membrana e molla antagonista, corredate di valvola di ritegno e
filtro incorporati nonché di manometro. Corpo, coperchio, dado e canotto sono in ottone forgiato, otturatore in ottone
lavorato, molla in acciaio inox, membrana in etilene - propilene. Il filtro, in acciaio inox deve essere di tipo estraibile.
AMMORTIZZATORI DI COLPO D'ARIETE
Gli ammortizzatori colpo di ariete, deve essere realizzato con tubo zincato completo di attacco ed isolamento
anticondensa.
Gli ammortizzatori di colpo d'ariete sono del tipo a pistone scorrevole e cuscino d'aria. Sono cilindrici a fondo bombato,
corpo in rame, pistone ed attacco in bronzo, anelli di tenuta in neoprene. Sono sempre corredati di valvolina di ritegno a
molla per il carico e lo scarico del cuscino d'aria di valvolina di ritegno a molla per il carico e lo scarico del cuscino d'aria.
La pressione massima di esercizio non deve essere inferiore a 10 bar e massima 50 bar, inizio di intervento attivo a 3 bar
e taratura massima del fluido 90°C.
FILTRI
I filtri per acqua di riscaldamento, refrigerata, sono del tipo a Y, attacchi a flangia PN 16; hanno corpo e coperchio in
ghisa ed elemento filtrante a cestello in maglia di acciaio inossidabile 18/8.
GIUNTI ANTIVIBRANTI
I giunti antivibranti devono essere adatti per interrompere la trasmissione di rumori e per assorbire vibrazioni.
Devono essere del tipo con corpo in gomma, cilindrico, contenuto tra flange in acciaio PN 10 con gradino di tenuta.
CASSETTE DI ISPEZIONE
Le cassette di ispezione consentono l'alloggiamento e l'ispezione dei collettori complanari e dei relativi organi di
intercettazione e regolazione. Sono realizzate in lamiera zincata, spessore 10/10, e sono corredate di sportello su cerniere
con chiusura a chiave e griglia di areazione.
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GIUNTI ANTIVIBRANTI
I giunti antivibranti devono essere adatti per l'assorbimento di spostamenti assiali, laterali ed angolari, oscillazioni e
vibrazioni.
Sono del tipo con corpo in gomma ad onda pronunciata con rete di supporto in nylon e flange di collegamento in acciaio
PN 10 con gradino di tenuta.
RISCALDATORI ACQUA
I riscaldatori per acqua sanitaria possono essere ad accumulo, istantanei a fascio tubero e istantanei a piastre.
I primi sono costituiti da un serbatoio cilindrico in lamiera di acciaio zincato e da un fascio tubiero estraibile realizzato
con tubi in rame o acciaio, piegati ad U.
La testata è in ghisa o in acciaio con attacchi a flangia UNI 2282 PN 16.
Il riscaldatore deve essere fornito di targhetta prestazioni, piedi di appoggio, bocca di ispezione con flangia cieca ed
attacchi per: entrata ed uscita fluido secondario, termometro, manometro, sonda di temperatura, valvola di sicurezza,
scarico.
Quando l'acqua di reintegro proviene da un processo di trattamento di addolcimento, il serbatoio ed il fascio tubiero
vengono realizzati completamente in acciaio inossidabile AISI 304.
ì Il riscaldatore deve sempre essere provvisto di isolamento termico con materassino di lana di vetro e finitura in
lamierino di alluminio.
Gli scambiatori di calore istantanei sono del tipo cilindrico orizzontale con fascio tubiero estraibile, costituito da tubi in
rame o in acciaio piegati ad U, mandrinati su piastra in acciaio di qualità. Lo scambiatore ha fasciame e diaframmi in
acciaio di qualità e testata in ghisa o in acciaio con attacchi a flangia PN 16.
E' sempre completo di selle di sostegno, targhetta prestazioni ed attacchi per: scarico, sfiato aria, valvola o tubo di
sicurezza. Il riscaldatore deve sempre essere provvisto di isolamento termico in materassino di lana di vetro e finitura in
lamierino di alluminio.
Gli scambiatori di calore a piastre sono essenzialmente costituiti da: due testate piane di contenimento, barre di
allineamento e serraggio, piastre costituenti la superficie di scambio e guarnizioni di tenuta. Il telaio (testate e barre) è in
acciaio al carbonio, completo di attacchi a flangia PN 16, di entrata ed uscita fluidi primario e secondario e piedi di
appoggio. Le piastre, ricavate mediante stampaggio a freddo, hanno corrugazione a spina di pesce e sono in acciaio inox
AISI 304 o 316. Le guarnizioni periferiche anulari sono in corpo unico, realizzate in gomma naturale o sintetica e
comunque con materiale idoneo alle condizioni operative dello scambiatore. Il riscaldatore è sempre completo di
targhetta prestazioni ed accessori di sostegno.
TERMINALI
Tutti gli apparecchi utilizzatori debbono essere costruiti in modo da poter essere impiegati alla pressione ed alla
temperatura massima di esercizio, tenendo conto della prevalenza delle pompe di circolazione che può presentarsi al suo
valore massimo qualora la pompa sia applicata sulla mandata e l’apparecchio sia intercettato sul solo ritorno.
CORPI SCALDANTI
I corpi scaldanti possono essere in ghisa, in acciaio ed in alluminio devono essere omologati ai sensi della legge
09/01/1991 n°10 e relativo regolamento di esecuzione
L’emissione termica nominale deve essere garantita e determinata in base alla normativa UNI EN 442
L’ubicazione dei terminali deve essere quella indicata nell’elaborato grafico di progetto, essere collocati in posizione e
condizioni tali da non pregiudicare la cessione di calore all’ambiente
Quando il corpo scaldante è ad elementi gli attacchi di entrata ed uscita acqua devono essere posti sullo stesso lato se il
numero degli elementi è inferiore a 14, mentre devono essere su lati opposti quando il numero degli elementi è uguale o
maggiore di 14.
I corpi scaldanti devono essere sempre corredati di tutti gli accessori di collegamento e fissaggio (nipples, tappi,
guarnizioni, mensolame, etc.); i corpi scaldanti in ghisa sono del tipo ad elementi, a piastra o a colonna, ricavati per
fusione ed assemblabili tra loro con nipples biconici; sono forniti con verniciatura di protezione antiruggine e successiva
verniciatura con smalto del colore a scelta della D.L.. Pressione max di esercizio 4 Kg/cmq.
Sulla mandata e sul ritorno del corpo scaldante si debbono prevedere organi atti a consentire la regolazione manuale e,
ove occorra, l’esclusione totale del corpo scaldante, rendendo possibile la sua asportazione, senza interferire con il
funzionamento dell’impianto.
RUBINETTERIA E SANITARI
L’impiego di pezzi ottenuti per pressofuzione non è ammesso.
I pezzi ottenuti mediante stampaggio, devono essere normalizzati con trattamento termico l fine di migliorarne le
carateristiche meccaniche.
Tutta la ribinetteria deve essere cromata il cui spessore non deve essere inferiore a o,3 micron. La cromatura finale,
preceduta dalla nichelatura, deve presentari lucida.
La rubinetteria da incasso deve essere in bronzo conforme alla norma UNI EN 200 e successivi aggiornamenti o
sostituzioni.
Durante l’installazione dovrà essere montato un idoneo cappuccio che permetta l’installazione incassata e alla giusta
profondità garantendone contemporaneamente la protezione del rubinetto stesso durante le operazioni murarie.
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Gli apparecchi sanitari in generale, indipendentemente dalla loro forma e dal materiale costituente, devono soddisfare i
seguenti requisiti:
- robustezza meccanica;
- durabilità meccanica;
- assenza di difetti visibili ed estetici;
- resistenza all'abrasione;
- pulibilità di tutte le parti che possono venire a contatto con l'acqua sporca;
- resistenza alla corrosione (per quelli con supporto metallico);
- funzionalità idraulica
- dimensioni coerenti con la funzione didattica svolta nell'E.S.T..
2. Gli apparecchi di ceramica e materie plastiche devono rispondere alle relative prescrizioni di cui sopra si intende
comprovata se essi rispondono alle norme UNI EN di riferimento.
1. I rubinetti sanitari considerati nel presente punto sono quelli appartenenti alle seguenti categorie:
– rubinetti singoli, cioè con una sola condotta di alimentazione;
– gruppo miscelatore, avente due condotte di alimentazione e comandi separati per regolare e miscelare la portata
d'acqua;
– miscelatore meccanico, elemento unico che sviluppa le stesse funzioni del gruppo miscelatore mescolando prima i due
flussi e regolando dopo la portata della bocca di erogazione;
– miscelatori termostatici, elemento funzionante come il miscelatore meccanico, ma che varia automaticamente la
portata di due flussi a temperature diverse per erogare e mantenere l'acqua alla temperatura prescelta.
2. I rubinetti sanitari di cui sopra indipendentemente dal tipo e dalla soluzione costruttiva devono rispondere alle
seguenti caratteristiche:
– inalterabilità dei materiali costituenti e non cessione di sostanze all'acqua;
– tenuta all'acqua alle pressioni di esercizio;
– conformazione della bocca di erogazione in modo da erogare acqua con filetto a getto regolare e comunque senza
spruzzi che vadano all'esterno dell'apparecchio sul quale devono essere montati;
– proporzionalità fra apertura e portata erogata;
– minima perdita di carico alla massima erogazione;
– silenziosità ed assenza di vibrazione in tutte le condizioni di funzionamento;
– facile smontabilità e sostituzione di pezzi possibilmente con attrezzi elementari;
– continuità nella variazione di temperatura tra posizione di freddo e quella di caldo e viceversa (per i rubinetti
miscelatori).
3. La rispondenza alle caratteristiche sopra elencate si intende soddisfatta per i rubinetti singoli e gruppi miscelatori
quando essi rispondono alla norma UNI EN di riferimento e ne viene comprovata la rispondenza con certificati di prova
e/o con apposizione del marchio UNI.
4. Per gli altri rubinetti si applica la UNI EN di riferimento per quanto possibile o si fa riferimento ad altre norme
tecniche (principalmente di enti normatori esteri).
Gli elementi costituenti gli scarichi applicati agli apparecchi sanitari si intendono denominati e classificati come riportato
nelle norme UNI sull'argomento.
2. Gli scarichi degli apparecchi sanitari potranno avvenire anche attraverso scatola sifonata a pavimento.
Indipendentemente dal materiale e dalla forma essi devono possedere caratteristiche di inalterabilità alle azioni chimiche
ed all'azione del calore, realizzare la tenuta tra otturatore e piletta e possedere una regolabilità per il ripristino della
tenuta stessa (per scarichi a comando meccanico). La rispondenza alle caratteristiche sopra elencate si intende
soddisfatta quando essi rispondono alle norme UNI EN di riferimento; la rispondenza è comprovata da una attestazione
di conformità.
I materiali impiegati per la fabbricazione dei sanitari è sono in porcellana vetrificata, gres porcellanato, gres fine
porcellanato
Ogni sanitario deve essere corredato di:
mensole di sostegno tipo nascosto per fissaggio a parete
gruppo di miscela dell’acqua di tipo monocomando o a pulsante con arresto del flusso automatico e temporizzato
rompigetto
troppo pieno
sifone di scarico completo di raccordo a parete con rosone
tubazioni di collegamento alle reti idriche di acqua fredda e calda.
Lavabo
n. 2 rubinetti di arresto ø 1/2"
n. 1 gruppo di erogazione miscelatore monocomando con rompigetto aeratore interno e temporizzatore
n. 1 piletta di scarico con salterello
n. 1 sifone a P ø 1”1/4 con rosone
Lavabo a canale a due posti (tre posti)
n. 4 (6) rubinetti di arresto ø 1/2"
n. 4 (6) rubinetti di erogazione ad angolo ø 1/2"
n. 2 (3) bocca fissa di erogazione ø 1/2" con rompigetto aeratore interno
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n. 1 piletta a scarico libero ø 1”1/2 con griglia
n. 1 sifone a P ø 1”1/2 con rosone
Vaso
n. 1 rubinetto di arresto ø 1/2”
n. 1 cassetta di risciacquamento a zaino o da incasso,
n. 1 sedile in plastica pesante
Turca
n. 1 rubinetto di arresto ø 1/2”
n. 1 cassetta di risciacquamento alta esterna o da incasso,
Il tubo di collegamento con le tubazioni di adduzione munito, se non diversamente disposto, di rubinetto di
intercettazione con cappellotto di intercettazione a manovra a chiave asportabile; tanto il tubo di collegamento quanto i
rubinetti o gruppi di erogazione non avranno diamentri inferiore a 1/2";
tubo di collegamento con la conduttura di scarico munito di rosone a muro; il tubo di collegamento nonchè lo scarico
dell'apparecchio avranno diametro interno non inferiore a 1-1/4".
Per il fissaggio degli altri apparecchi saranno usate viti in ottone e tasselli di piombo od equivalenti.
Non è consentito l'uso di tasselli di legno. I rubinetti sanitari di cui sopra, indipendentemente dal tipo e dalla soluzione
costruttiva, devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
-inalterabilità dei materiali costituenti e non cessione di sostanze all'acqua;
-tenuta all'acqua alle pressioni di esercizio;
-conformazione della bocca di erogazione in modo da erogare acqua con filetto a getto regolare e comunque senza spruzzi
che vadano all'esterno dell'apparecchio sul quale devono essere montati;
-proporzionalità fra apertura e portata erogata;
-minima perdita di carico alla massima erogazione;
-silenziosità ed assenza di vibrazione in tutte le condizioni di funzionamento;
-facile smontabilità e sostituzione di pezzi possibilmente con attrezzi elementari;
-continuità nella variazione di temperatura tra posizione di freddo e quella di caldo e viceversa (per i rubinetti
miscelatori). La rispondenza alle caratteristiche sopra elencate si intende soddisfatta per i rubinetti singoli e gruppi
miscelatori quando essi rispondono alla norma UNI EN 200 e ne viene comprovata la rispondenza con certificati di prova
e/o con apposizione del marchio UNI.
Per gli altri applica la UNI EN 200 per quanto possibile o si fa riferimento ad altre norme tecniche (principalmente di
enti normatori esteri).
I rubinetti devono essere forniti protetti da imballaggi adeguati in grado di proteggerli da urti, graffi, ecc. nelle fasi di
trasporto e movimentazione in cantiere.
Il foglio informativo che accompagna il prodotto deve dichiarare e, caratteristiche dello stesso e le altre informazioni utili
per la posa, manutenzione ecc. Tubi di raccordo rigidi e flessibili (per il collegamento tra i tubi di adduzione e la
rubinetteria sanitaria). Essi devono rispondere alle caratteristiche seguenti:
-inalterabilità alle azioni chimiche ed all'azione del calore;
-non cessione di sostanze all'acqua potabile;
-indeformabilità alle sollecitazioni meccaniche provenienti dall'interno e/o dall'esterno;
-superficie interna esente da scabrosità che favoriscano depositi;
-pressione di prova uguale a quella di rubinetti collegati.
Le cassette di risciaquo devono rispondere alle caratteristiche seguenti:
troppo pieno di sezione tale da impedire in ogni circostanza la fuoriuscita di acqua dalla cassetta;
rubinetto a galleggiante che regola l'afflusso dell'acqua, realizzato in modo che, dopo l'azione di pulizia, l'acqua
fluisca ancora nell'apparecchio sino a ripristinare nel sifone del vaso il battente d'acqua che realizza la tenuta ai gas;
costruzione tale da impedire ogni possibile contaminazione della rete di distribuzione dell'acqua a monte per effetto di
rigurgito;
contenimento del livello di rumore prodotto durante il funzionamento.
portello di ispezione e completa di batteria interna a funzionamento silenzioso
sedile in plastica di colore bianco, tipo chiuso, completo di coperchio, viti e galletti di fissaggio
I vasi saranno in vitreous-china conforme le caratteristiche di cui sopra.
Nel caso di utilizzo di vasi con cassetta a zaino, dovranno essere fissate a parete mediante viti e tasselli con capacità utile
di 12 litri, salvo diverse indicazioni in progetto.
Ogni vaso sarà corredato di:
• batteria interna per la cassetta a funzionamento silenzioso di scarico e troppo pieno;
• coperchio per la cassetto in vitreous-china;
• rubinetto di intercettazione a squadra da 1/2" per la cassetta, con raccordo e rosone a parete;
• sedile in plastica tipo chiuso, completo di coperchio, viti e galletti di fissaggio;
• viti e tasselli per fissaggio a pavimento.
• viti e bulloni per fissaggio a parete.
Gli scaldacqua funzionanti a gas rientrano nelle prescrizioni della legge 1083 del 6 dicembre 1971.
Gli scaldacqua elettrici, in ottemperanza della legge 1 marzo 1968, n. 186, devono essere costruiti a regola d'arte; sono
considerati tali se rispondenti alle norme CEI.
La rispondenza alle norme predette deve essere comprovata da dichiarazione di conformità (e/o dalla presenza di marchi
UNI e/o IMQ). Le pilette a pavimento per la raccolta e lo scarico delle acque di lavaggio saranno di polietilene rigido ad
alta densità.
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Saranno provviste di diaframma interno per la formazione del sifone e attacco di scarico del diametro di 50 mm.
L'altezza del livello d'acqua sarà di almeno 50 mm. La copertura a griglia sarà in acciaio inossidabile, ove non indicato
diversamente.
L'appaltatore dovrà proporre alla D.L. tre marche in conformità alle specifiche sopra riportate, da scegliersi fra quelle che
offrano in loco, reti d’assistenza decennale e di comprovata competenza e serietà; il materiale dovrà essere presente nel
catalogo\listino ufficiale della rispettiva casa costruttrice, discendendone da ciò l’esclusione di qualsiasi prodotto in fine
produzione e o non presente nei cataloghi/listini disponibili presso i locali distributori.
La D.L. avrà facoltà di scelta tra le marche proposte.
ACCESSORI PER SANITARI
Gli accessori quali cassette a zaino, cassette ad incasso, apparecchiature per docce o doccette a telefono devono essere in
materiale conforme alle norme i vigore e comunque rispondenti ai requisiti richiesti nel progetto esecutivo.
TUBI E RACCORDI RIGIDI E FLESSIBILI
1. Indipendentemente dal materiale costituente e dalla soluzione costruttiva essi devono rispondere alle caratteristiche
seguenti:
– inalterabilità alle azioni chimiche ed all'azione del calore;
– non cessione di sostanze all'acqua potabile;
– indeformabilità alle sollecitazioni meccaniche provenienti dall'interno e/o dall'esterno;
– superficie interna esente da scabrosità che favoriscano depositi;
– pressione di prova uguale a quella di rubinetti collegati.
2. La rispondenza alle caratteristiche sopra elencate si intende soddisfatta se i tubi rispondono alla norma UNI di
riferimento e la rispondenza è comprovata da una dichiarazione di conformità.
VENTILATORI ED ESTRATTORI ARIA
I ventilatori centrifughi possono essere a semplice o doppia aspirazione, pale in avanti o rovesce, completi di uno o due
motori (in quest'ultimo caso uno di riserva).
La girante deve essere in lamiera di acciaio zincata, albero in acciaio rettificato supportato da cuscinetti a sfera, ermetici,
precaricati. Sono equilibrati staticamente e dinamicamente e selezionati in base alle caratteristiche di silenziosità. Il
rendimento deve essere superiore al 70%.
Il complesso motore/i ventilatore è montato su sottobase antivibrante ed è corredato di pulegge e cinghie di
trasmissione. Le bocche di aspirazione e di mandata sono complete di raccordi antivibranti. Il complesso motore/i
ventilatore può essere installato anche in apposito cassonetto costituito da una sezione modulare componibile.
Gli estrattori aria a torrino sono del tipo ad elica elicocentrifuga a scarico radiale.
Sono composti a base e cappello in resina rinforzata con fibra di vetro e da ventola in alluminio. Le parti base sono
smontabili con viti. I torrini sono completi di serranda di sovrappressione in polipropilene e motore elettrico
direttamente accoppiato di tipo chiuso.
Gli estrattori a parete per prestazioni di portata e prevalenza molto bassi possono essere da incasso o con installazione a
parete/soffitto o per installazione nei controsoffitti.
La ventola è di tipo elicoidale, costruita completamente in materiale plastico. Sono sempre completi di serranda
antiricircolo a comando elettrico, di griglie ambiente ed esterna, morsettiera, viti e tasselli di fissaggio.
Per installazioni nel condotto gli estrattori devono avere la ventola centrifuga.
Le macchine devono essere estremamente silenzione e dotate come optional di comando a distanza o con temporizzatore.
CONDOTTI PER CONVOLGIAMENTO E RIPRESA ARIA
I canali per aria possono essere fabbricati in lamiera di acciaio zincata, in lamiera di alluminio o in lamiera di acciaio
inossidabile ed avere sezione rettangolare o circolare.
L’installazione delle canalizzazioni in lamiera comprende la fornitura e l’installazione di accessori indicati sui disegni o
comunque necessari per collegare tra loro tutte le apparecchiature di trattamento dell'aria, le prese dell'aria esterna, gli
eventuali cassoni di contenimento, i pezzi speciali di raccordo ai diffusori ed alle bocchette di mandata e di ripresa,
nonché tutti i collegamenti flessibili tra le aspirazioni e la mandata dei ventilatori e dei canali.
In corrispondenza all'attraversamento di pavimenti, solai, pareti o tramezzi, attorno alle canalizzazioni, lo spazio
compreso tra il canale e la muratura, deve essere riempito con lana di roccia per impedire ponti acustici tra i singoli
locali.
All'attraversamento di pareti tagliafuoco dovranno essere sempre installate serrande tagliafuoco di idonee
caratteristiche, di tipo omologato.
La costruzione delle canalizzazioni deve essere eseguita conformemente alle norme ASHRAE e SMACNA ed in modo da
rispettare le specifiche tecniche che seguono, ove non diversamente specificato direttamente sui grafici di progetto.
Tutti i componenti dell’impianti di trasporto e convogliamento aria saranno costruite in lamiera zincata con gli spessori,
tipi di giunto e rinforzi, indicati nelle allegate tavole di progetto rispettivamente per canali a sezione rettangolare a bassa
velocità (pressione)e per canali a sezione circolare. Le lamiere avranno la zincatura su entrambi i lati che dovrà avere una
consistenza totale di 215 g/mq di lamiera. Le lamiere impiegate risponderanno alle norme UNI relative.
Le canalizzazioni a sezione quadrangolare dovranno essere realizzate con uno spessore di 6/10 e 8/10 rispettivamente se
acciaio zincato o alluminio ma solo per le dimensioni del lato maggiore non superiore a 300 mm Per le dimensioni del
lato maggiore sino a 750 mm la canalizzazione in acciaio zincato dovrà avere uno spessore pari a 8/10 e per l’alluminio
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10/10 Per dimensioni superiori a 800 mm sino a 1400 mm deve essere utilizzato esclusivamente l’acciaio zincato avente
uno spessore pari a 10/10. Per dimensioni del lato maggiore della canalizzazione comprese tra 1450 mm e 2150mm lo
spessore dovrà essere di 12/10.
Ove necessario i canali saranno rinforzati mediante Croci di Sant'Andrea in modo da non subire deformazioni
apprezzabili per effetto della pressione dell'aria.
I canali saranno dotati di curve tali da ridurre al minimo le perdite di carico; dove necessario, le curve saranno provviste
di deflettori interni, secondo le indicazioni riportate nei disegni allegati.
I canali posti all'esterno dell'edificio, nonché quelli per i quali vi sono espresse indicazioni nei disegni allegati, saranno
eseguiti con lamiera maggiorata di 2/10 rispetto ai valori previsti e quindi protetti esternamente con doppia mano di
bitume.
Anche i canali di estrazione avranno uno spessore maggiorato di 2/10 rispetto ai valori di tav. 1 ed inoltre saranno
completamente flangiati con profilati di acciaio zincati fissati al canale mediante rivettatura; fra i profilati sarà interposta
una guarnizione che impedisca nel tempo la fuoriuscita di fumi e grassi. Nelle posizioni indicate nei disegni saranno
previste portine di ispezione per la pulizia in caso di necessità. I canali a sezione circolare potranno essere costruiti così
come indicato nella tabella seguente ove sono riportati gli spessori delle lamiere e le connessioni perimetrali da
impiegare.
DIAMETRO DEL CANALE SPESSORE LAMIERA
Fino a 200/250/350
450 - 650
700 - 900
950 - 1250
1300 - 1500
1550 - 2150
6/10
8/10
10/10
12/10
14/10
14/10
Le curve ed i gomiti verranno costruiti ove possibile in maniera da risultare lisci (stampati) e di un solo pezzo con raggio
uguale 1,5 volte il rispettivo diametro; le curve ed i gomiti a più pieghe verranno costruiti come segue:
Il percorso delle canalizzazioni è chiaramente indicato nelle planimetrie di progetto;
Salvo diverse indicazioni dalla Direzione Lavori e in casi particolari deve essere rispettato il più possibile il percorso
previsto in progetto.
La procedura di installazione prevede che una volta sia stato verificato il corretto allineamento dello staffaggio e che non
ci siano interferenze con altre opere, si proceda al montaggio dei canali sulle staffe ed alla loro congiunzione secondo
quanto previsto nelle tavole allegate;
Ad installazione avvenuta si provvederà alla sigillatura dei canali ad evitare perdite di aria lungo il loro percorso.
Nell'unione dei canali alle apparecchiature è necessario predisporre un giunto antivibrante che renda completamente
indipendente il canale dalla apparecchiatura.
Il collegamento delle canalizzazioni sia in lamiera che in PVC alle apparecchiature di distribuzione terminale dell’aria
potrà essere effettuato mediante canali flessibili aventi i diametri ripostati sui disegni costruttivi.
Il condotto può essere realizzato con tessuto di cotone plastificato o con tessuto di vetro impregnato di PVC e da una
spirale piatta in acciaio elettrozincato.
La parte flessibile dovrà essere aggraffata con l'armatura di supporto, non verrà eseguito il collegamento fra tessuto e
spirale a mezzo di adesivi o mastici.
Il condotto, costruito in modo da garantire la massima flessibilità ( minimo raggio di curvatura: 2/3 diametro del tubo )
avrà la superficie interna estremamente liscia in modo da garantire minime perdite di carico, ed evitare la formazione di
depositi di polvere.
La costruzione sarà molto accurata: saranno rispettati margini di tolleranza di 0,5 mm. sulle dimensioni nominali del
diametro del condotto.
Tutti i componenti che costituiscono il sistema di trasporto dell’aria, controllo dell’aria e intercettazione o regolazione del
flusso0 devono essere installati in modo da potere essere puliti o collocati in una posizione dalla quale possano essere
rimossi per esigenze di manutenzione e pulizia.
Qualora la rimozione non sia possibile, deve essere previsto un accesso di manutenzione. Le aperture di accesso a scopo
manutentivo non devono essere ostruite da controsoffitti, cavi elettrici, tubazioni, altre condotte, ecc.
Gli elementi di rinforzo e le altre apparecchiature della rete delle condotte devono essere installati in modo da non
ostacolare le operazioni di pulizia delle condotte. Gli elementi di rinforzo installati all’interno di una condotta
rettangolare devono possedere una forma arrotondata, preferibilmente sferica, e non presentare parti perforate o
risultare di difficile pulizia.
Le curve a gomito e le riduzioni brusche devono essere evitate. Non devono essere utilizzate viti appuntite nè altri oggetti
che possano causare danni a persone o all’attrezzatura di pulizia. Non sono ammessi spigoli vivi in aperture, botole e
porte di accesso.
I componenti devono essere fabbricati e montati nella rete delle condotte in modo da garantire l’integrità della
coibentazione, dell'isolamento acustico o dell'isolamento al fuoco.
Le curve standard da impiegare devono essere a grande raggio (ovvero raggio interno almeno uguale al lato maggiore del
canale).
Qualora sia necessario impiegare curve ad angolo retto oppure con raggio minore di quello standard, queste devono
essere provviste di opportuni deflettori in lamiera
I canali circolari in lamiera zincata per aria a bassa pressione (ovvero fino a 50 mm H20) possono essere costruiti con
giunzione longitudinale dei tipi:
a spirale;
con saldatura di testa parallela all'asse;
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con ripiegatura ad incastro (grooved seam) parallela all'asse.
Le quantità di canali per aria sono espresse in peso (kg). Quest'ultimo è ottenuto moltiplicando la lunghezza del tratto di
canale installato (m) per la superficie specifica sviluppata in piano (ovvero somma delle lunghezze dei quattro lati mq/m) e per il peso convenzionale riferito allo spessore in questione (kg/mq). Per quanto riguarda ribordature per
giunzioni longitudinali e trasversali, tenute, rinforzi, flange, deflettori, supporti, pezzi speciali e sfridi in genere, etc. se ne
deve tenere conto nel prezzo unitario.
COIBENTAZIONI
COIBENTAZIONE DI TUBAZIONI DI ADDUZIONE ACQUA FREDDA.
Tutte le tubazioni che trasportato acqua fredda in vista e non, sono soggette a fenomeni di condensa superficiale.
Per evitare questo fenomeno è necessario proteggerle con un rivestimento anticondensa che ne assicuri la perfetta
secchezza della superficie.
La coibentazione delle tubazioni percorse da fluidi freddi (ovvero a temperatura normalmente inferiore a quella
ambiente) è realizzata con:
materiale a base di gomma sintetica (elastomero espanso) in tubo flessibile e rivestimento esterno in lamierino
d'alluminio spessore 8/10 mm.
Gli spessori delle coibentazioni delle tubazioni fredde sono in funzione del diametro della tubazione e della temperatura
del fluido che la percorre.
Se si è in presenza di rischio di fenomeni di gelo della tubazione, il materiale coibentante ritarda solamente la formazione
del ghiaccio pertanto è necessario adottare altri metodi quali:
assicurando un flusso continuo e costante all’interno della condotta
proteggere le tubazioni con un materiale riscaldante.
COIBENTAZIONE DI TUBAZIONI DI ADDUZIONE ACQUA CALDA.
Tutte le tubazioni percorse da fluid caldi devono essere coibentati rispetto all’ambiente esterno a temperatura minore, in
conformità alle norme di contenimento dei consumi energetici.
Le tubazioni devono essere coibentate singolarmente e la posa delle coibentazioni può avere inizio solo dopo l'esito
positivo della prova di circolazione fluidi.
Gli spessori minimi del materiale isolante vanno calcolati secondo le tabelle ed i metodi indicati nel DPR 412/93 e
successive modificazioni.
I materiali ammessi sono:
Lana di vetro in coppelle rigide con taglio longitudinale, non combustibile, conduttività termica a 40 °C 0,029 kcal/h m
°C (0,034 W/m K)
Polietilene espanso a celle chiuse in guaine flessibili, autoestinguente, conduttività termica a 40 °C 0,034 kcal/h m °C
(0,040 W/m K)
Poliuretano espanso in coppelle rigide, autoestinguente, conduttività termica a 40 °C 0,027 kcal/h m °C (0,032 W/m K)
Lana di vetro in materassino, non combustibile, conduttività termica a 40 °C 0,031 kcal/h m °C (0,034 W/m K)
Materiale a base di gomma sintetica (elastomero espanso) con struttura a cellule chiuse in tubo o lastra flessibile,
autoestinguente, conduttività termica a 40 °C 0,034 kcal/h m °C. (0,040 W/m K)
Lana di vetro in materassino, non combustibile, conduttività termica a 40 °C 0,031 kcal/h m °C (0,034 W/m K), rivestita
con foglio di PVC, spessore 80 micron.
Non necessitano di finitura le coibentazioni realizzate con materiale di cui sopra ad esclusione della lana di vetro in
coppelle o materassino supportate da fogli in PVC.
Le coibentazioni eseguite con lana di vetro devono essere rifinite con la posa esterna di un lamierino di alluminio
opportunamente bordato e calandrato è con guaina in pvc rigido.
Entrambe le finiture devono essere poste in aderenza al materiale isolante. Per tubazioni non in vista, il foglio in PVC
viene sostituito con una benda sempre in PVC.
Gli spessori della coibentazione sono determinati in relazione a: diametro esterno della tubazione, temperatura del fluido
che percorre la tubazione, conduttività termica del materiale isolante ed ubicazione della tubazione. In riferimento a
questa ultima condizione si distingue (in conformità alle prescrizioni di cui all’allegato B del D.P.R. 26/08/1993 n°412):
tipo A: tubazioni ubicate in ambienti non riscaldati;
tipo B: tubazioni costituenti montanti ubicate nei tamponamenti esterni di edifici;
tipo C: tubazioni ubicate in ambienti riscaldati.
A seconda dei casi gli spessori da impiegare sono:
Diametro tubazione
Convenzionale
pollici
1/8
1/4
3/8
1/2
3/4
1
1 1/4
Esterno
mm
10
14
17
22
27
33
42
Temperatura in °C del fluido in immissione nella
rete di distribuzione
Fino a 85°C
A
B
C
9
7
13
7
27
13
9
34
20
13.5
40
20
13.5
40
21
13.5
40
22
14
pag.21
1 1/2
2
2 1/2
3
4
48
60
76
89
101
114
40
58
58
60
60
62
23
23
24
25.5
42
43
14
15
15
15
15.5
15.5
CANALI ARIA E CONDOTTI FUMO
I canali dell'aria ed i condotti fumo devono essere coibentat tranne i canali per espulsione di aria con temperatura fino a
60 °C, salvo diversa specifica indicazione.
COIBENTAZIONE DI FLANGE E VALVOLE
Sulle tubazioni calde e fredde flange, organi di intercettazione ed accessori sono sempre coibentati.
L'isolamento è realizzato mediante scatole in lamierino di alluminio, spessore 8/10 mm, schiumate con poliuretano,
densità 33 kg/mc. Le scatole sono smontabili e dotate di chiusura a scatto.
CANALI ARIA
La coibentazione dei canali dell'aria deve essere realizzata esternamente. La coibentazione esterna dei canali dell'aria è
realizzata con materiale sintetico espanso in lastra flessibile. Per canali in vista è previsto il rivestimento esterno in
lamierino d'alluminio.
I canali dell'aria calda posti in ambienti non riscaldati devono essere coibentati con uno spessore di isolante non inferiore
agli spessori indicati nella tabella 1, per tubazioni di diametro esterno da 20 a 39 mm, come prescritto dall'allegato B del
D.P.R. 26/08/1993 n°412.
REGOLAZIONE AUTOMATICA
Il sistema di regolazione automatica è di tipo elettronico e tutte le apparecchiature che lo compongono devono essere di
un unico produttore.
L’installazione dell’impianto di regolazione deve avvenire con la costante presenza del fabbbricante il quale ne verifica la
corretta posa.
REGOLATORI
I regolatori detti “universali” sono costituiti da una custodia di plastica antiurto, pannello frontale trasparente e zoccolo
ad innesto con morsetti per montaggio su quadro. Il regolatore è completo di scala per impostazione del valore prescritto
e di lampada (LED) di indicazione del segnale di comando, con commutatore manuale/automatico. Il regolatore è fornito
di adattatore di campo ad innesto, con scala di regolazione per la definizione della grandezza da regolare, e predisposto
per l'inserimento di sottomoduli con funzioni di regolazione supplementari. Alimentazione e grado di protezione come
richiesto dal progettista.
REGOLATORI CLIMATICI
I regolatori climatici invece sono formati da uno zoccolo/morsettiera di montaggio e dal regolatore vero e proprio,
contenuti in cassetta in materiale antiurto, modulare completa di coperchio trasparente con serratura.
Il regolatore è dotato dei seguenti dispositivi visibili:
selettore di programma (MAN/AUT, esclusioni, inserimenti, commutazioni);
orologio al quarzo giornaliero e settimanale con cavalieri;
curva di taratura;
cursore per impostazione della correzione temperatura ambiente e della riduzione notturna;
predisposizione schede accessorie.
Alimentazione 220 V; protezione IP 40.
TERMOREGOLATORE AMBIENTE
Adifferenza dei precedenti regolatori, il termoregolatore ambiente è un'unità compatta costituita da un regolatore vero e
proprio, da una termosonda e selettore del valore prescelto. Il regolatore è ad azione proporzionale con banda regolabile
(segnale di comando 0 - 10 V).
L'apparecchio è costituito da una scatola in materiale plastico completa di scala per l'impostazione del valore prescelto e
relativo cursore bloccabile; il tutto è inserito su apposito zoccolo di montaggio. Alimentazione 24 V; protezione IP 30.
Il termoregolatore deve essere installato su parete interna e, se possibile, opposto ad eventuali bocchette di immissione
aria, non in nicchia, ne in vicinanza di sorgenti di calore.
Termoprogrammatore d'ambiente
Il termoprogrammatore è il dispositivo di regolazione del funzionamento di singole zone di un impianto di
riscaldamento. Espleta le seguenti funzioni:
selezione della temperatura ambiente;
selezione dei periodi di funzionamento dell'impianto;
selezione di regimi di funzionamento parziale (a temperatura ridotta, notturno, antigelo, etc.).
Il termoprogrammatore è contenuto in scatola di materiale plastico con cursori di scelta di temperatura, orario,
funzionamento. E' completo di orologio al quarzo alimentato da batterie alcaline e di morsettiera di collegamento.
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TERMOSTATI ANTIGELO
Essi sono essenzialmente costituiti da un sistema sensibile con capillare e sonda e da un cinematismo di scatto contenuto
con la manopola di taratura nella custodia in alluminio pressofuso.
SONDE
Le termosonde climatiche hanno elemento sensibile in Ni annegato in resina. Il collegamento avviene attraverso
pressacavo avvitato nella parte inferiore della custodia in plastica con coperchio protettivo. Capo di misura -30/+50 °C;
protezione custodia IP 43.
La sonda deve essere applicata a metà dell'altezza della parete principale non esposta ad EST, almeno a 2,5 m da terra,
possibilmente in corrispondenza di oggetti. Non deve essere verniciata.
Le termosonde ambiente con sono composte da custodia in plastica, provvista di zoccolo di montaggio, al quale viene
fissata ad innesto. L'elemento sensibile è costituito da una resistenza in Ni.
Campo di regolazione 5/35 °C;
Campo di impiego 0/50 °C.
Protezione custodia IP 43.
La sonda deve essere installata su una parete interna, non in nicchia né in vicinanza di sorgenti di calore.
Le termosonde da canale d'aria sono costituite da custodia in plastica con coperchio a scatto, flangia di montaggio e
sonda flessibile. Il collegamento avviene attraverso pressacavo. Campo di regolazione -30/+60 °C. Le termosonde sono
sempre complete di supporti di fissaggio.
Le termosonde ad immersione sono costituite da custodia in alluminio pressofuso verniciato, elemento sensibile in
resistenza di Pt, guaina filettata 1/2" in ottone nichelato PN 10. Il collegamento avviene attraverso pressacavo.
Campo di regolazione -30/+130 °C.
Protezione custodia IP 42.
La sonda deve essere installata in corrispondenza di una curva, opposta al senso di circolazione del fluido, su un flusso
ben miscelato.
VALVOLE
Le valvole a tre vie a corredo della regolazione climatica sono del tipo a settore; corpo in ghisa, settore rotante in ottone,
albero in acciaio inox, guarnizione di tenuta dello stelo in doppio anello O - ring.
Esse vengono sempre accoppiate a servocomando elettrico completo di contatti ausiliari, motore monofase reversibile,
cassa e staffa di accoppiamento in alluminio pressofuso, coperchio in materiale sintetico.
SERVOCOMANDI
I servocomandi per serrande fino a 0,5 mq sono del tipo progressivo ad azionamento elettrotermico. I servocomandi per
serrande oltre 0,5 mq sono del tipo progressivo ad azionamento elettroidraulico. Tutti i servocomandi per serrande sono
completi di levismo di accoppiamento e di dispositivo di emergenza e di ritorno in chiusura in mancanza di tensione.
Alimentazione 24 V.
I servocomandi per valvola a sede ed otturatore sono del tipo progressivo, ad azionamento elettrotermico per corse fino a
6 mm, e ad azionamento elettroidraulico per corse superiori.
Tutti i servocomandi sono completi di accoppiamento alla valvola, dispositivo di emergenza di ritorno in chiusura in
mancanza di tensione e comando manuale.
IMPIANTI ANTINCENDIO
ALIMENTAZIONE IMPIANTO DIRETTAMENTE DALL’ACQUEDOTTO
In caso di allacciamento direttamente all’cquedotto o nel caso che l’acquedotto stesso alimenti un serbatoio di accumulo,
è necessario che vengano fornite le seguenti indicazioni:
a) il diametro nominale del tratto di acquedotto;
b) se il tratto di acquedotto è alimentato da due o da una estremità; se da una sola estremità, l’ubicazione del più vicino
tratto di acquedotto alimentato da due estremità ad esso collegato;
c) la curva caratteristica pressione/portata dell’acquedotto, ricavata da una prova eseguita in un momento di punta della
domanda. Si devono ottenere almeno tre punti di pressione/portata.
d) la data e l’ora della prova dell’acquedotto;
e) l’ubicazione del punto di prova dell’acquedotto rispetto al gruppo stazione di controllo.
f) la curva caratteristica pressione/portata che indichi la pressione disponibile a qualsiasi portata fino alla portata
massima richiesta;
g) la curva caratteristica della richiesta di pressione/portata per ogni impianto, per l’area operativa idraulicamente più
sfavorevole (e, se richiesto, per la più favorevole), con la pressione presa sul manometro "C" della valvola di controllo.
Deve essere installato un pressostato che aziona un allarme quando la pressione di alimentazione scende ad di sotto di un
valore predeterminato. Il pressostato deve essere posizionato a monte di una qualsiasi valvola di non ritorno e deve
essere dotato di una valvola di prova (vedere appendice l).
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Tubazioni per dispositivi antincendio e attrezzature per l’estinzione incendi
Tubazioni
Nei tratti fuori terra, la tubazione deve essere di tipo metallico, conforme alla normativa di riferimento e comunque
avente una pressione nominale non inferiore a 1,2 Mpa.
Nel caso venga impiegato del tubo in acciaio non legato, queste devono avere spessori minimi non inferiori alla norma
UNI EN 10225 serie L oppure alla norma UNI EN 10255 serie media se poste in opera con giunzioni filettate.
Se vengono impiegate tubazioni maggiori al diametro DN 100, installate con giunzioni saldate, è ammesso l’uso di
tubazioni conformi alla norma UNI EN 10224 purchè con spessore di parete uguale o maggiore dei valori specificato nel
prospetto della norma UNI 10779.
IDRANTI
Gli idranti a muro devono essere conformi alla norma UNI EN 671-2 ed essere progettato per essere installato in uda
delle seguenti forme:
forma A = in una nicchia con portello di protezione
forma B = in una cassetta incassata
forma C = in una cassetta per montaggio a parete.
La tubazione dell’idrante deve essere appiattibile, il diametro nominale non deve essere maggiore di 52 mm e la
lunghezza elementare non deve essere maggiore di 20 metri.
I raccordi devono essere di tipo specificato mentre il sistema di fissaggio deve assicurare la tenuta della tubazione su
canotto del raccordo con un serraggio uniforme intorno al suo perimetro.
La lancia erogatrice può essere del tipo a chiusura a getto, a getto frazionato e getto pieno.
La valvola di intercettazione di cui è dotato l’idrante, deve essere manuale, del tipo a vite o di altro tipo ad apertura lenta.
La chiusura della valvola deve avvenire con manovra di rotazione oraria del dispostivito di chiusura e il senso di apertura
deve essere indicato.
Le cassette devono essere munite di portello e possono essere chiuse con una serratura; in questo caso il dispositivo di
apertura d’emergenza può essere solo di materiali frangibili e trasparenti.
Le tubazioni complete di raccordi devono essere progettate per le seguenti pressioni
pressione massima di esercizio 1,2 Mpa
pressione di collaudo 2,4 Mpa
pressione minima di scoppio 4,2 Mpa.
Il colore del supporto della tubazione deve essere di colore rosso, le cassette marcate con i simboli definiti dalla direttiva
92/58/CEE mentre la marcatura deve contenere tutti i dati del costruttore, l’anno di costruzione, le pressioni di esercizio
e massime , la lunghezza e diametro della tubazione e diametro dell’ugello.
TUBAZIONI PER ATTREZZATURE ANTINCENDIO
La tubazione flessibile impiegata per gli impianti antincendio, deve essere conforme alla norma UNI EN 14540.
Le tubazioni devono avere un diametro compreso tra 25 e 52 mm e garantire pressioni di esercizio massime a 1,5 Mpa.
La tubazione flessibile deve avere una lunghezza concordata con le esigenze dell’utilizzatore e deve essere collegata ad
una coppia di raccordi conformi alle norme Italiane.
La tubazione deve essere costituita da due strati di cui uno interno impermeabilizzante ed uno esterno formato da una
calza tessile di tessuto sintetico.
Per verificare la conformità del prodotto, è necessario che la ditta produttrice, fornisca una serie di indicazioni circa la
pressione minima di scoppio, l’invecchiamento accelerato, la flessibilità alle basse temperature, la resistenza al contatto
con superficie calda, la prova di adesione e la deformazione alla pressione nominale di 15 bar.
Sulla tubazione flessibile, deve essere indicata in modo stabile e indelebile il riferimento alla norma, in nome del
costruttore, il diametro nominale, la resistenza al contatto con superficie calda, la prova di adesione e la deformazione
alla pressione nominale di esercizio.
GRUPPI ATTACCO MOTOPOMPA
Il gruppo attacco autopompa può essere fornito in linea filettato o flangiato PN16. Il materiale impiegato è l’ottone EN
1982 e connessioni idriche femmina.
Il gruppo attacco autopompa deve essere costituito da:
saracinesca che fino a gruppo di diametro 4” deve essere in ottone e per diametri superiori la valvola deve essere tipo
“clapet” e in ghisa.
Valvola di non ritorno realizzata con ottone o ghisa a seconda dei diametri
Rubinetto idrante per autopompa realizzato in ottone con attacco femmina girello UNI70.
Gruppo attacco autopompa che è la parte integrante del gruppo realizzato in ottone o acciaio se il diametro è superiore a
4”
Il gruppo attacco autopompa può essere fornito con uno o due idranti.
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IMPIANTI DI SCARICO FUNZIONANTI A GRAVITA’
I componenti utilizzati nelle tubazioni di scarico, nelle connessioni di scarico e nei collettori di fognatura per sistemi di
scarico a gravità devono essere rispondenti ai requisiti di cui alla norme UNI EN 476/1999, EN 752-2.
Le dimensioni nominali DN devono essere espresse nelle norme di prodotto come DN/DI o DN/DE
Le norme di prodotto devono specificare i diametri interni e scostamenti limite oppure i diametri esterni, spessori delle
pareti e scostamenti limite oppure diametri interni minimi.
Le tubazioni devono essere rettilinee con tollerante conformi a quelle specificate nelle norme di prodotto.
L’angolo tra i piani della sezione terminale della tubazione e l’asse longitudinale della tubazione deve essere di 90° con
una tolleranza tale da non compromettere la funzionalità delle giunzioni della tubazione.
Gli angoli consigliati per i raccordi sono 11°5’, da 20° a 22°30’, 45°, 87° e 90°. I raggi minimi delle curve , definite in
corrispondenza dei loro assi, aventi angoli α maggiori di 70° e diametri interni superiori a 200 mm, devono essere uguali
a 0,7 volte il diametro interno.
Le superfici interne delle tubazioni e dei raccordi devono essere prive di difetti visibili suscettibili di influenzarne
negativamente le prestazioni idrauliche
Tutti i componenti dell’impianto di scarico devono essere resistenti alla corrosione causata dalle acque domestiche usate,
dalle acque di scorrimento superficiale e dalle aggressioni del terreno e delle acque freatiche.
Le tubazioni di scarico interne agli edifici, devono poter sopportare una pressione statica interna senza perdite. I
componenti, ivi incluso l’insieme delle giunzioni utilizzate per le tubazioni di scarico all’interno degli edifici, devono
superare una prova di pressione con aria all’interno con una pressione che va da 0 kPa a 1 kPa
Le tubazioni, i raccordi e le giunzioni devono essere progettati per una temperatura massima intermittente delle acque
usate di 95°C nel punto di ingresso del sistema.
Le dimensioni dei pozzetti e delle camere di ispezione devono soddisfare i requisiti di sicurezza in vigore nel luogo della
posa in opera.
I pozzetti accessibili al personale per le operazioni di pulizia ed ispezione, devono avere un DN/DI ≥ 1000 o dimensioni
nominali se a sezione rettangolare di 750x1200 mm o superori o ancora dimensioni nominali se a sezione elittica di
900x1100 mm o superiori.
Le camere di ispezione, se presenti, devono essere impiegate solo per l’introduzione di attrezzature di pulizia ma non per
il personale.
SISTEMA DI AUMENTO PRESSIONE ACQUA PER USO
SANITARIO
L'impianto dovrà essere dimensionato sulla base dei calcoli a corredo del progetto, in modo che la scelta di adeguati
valori della capacità del serbatoio e delle caratteristiche delle elettropompe garantisca la massima efficienza
dell'impianto.
Non è comunque consentito l'impiego di serbatoi aventi ciascuno volume superiore a litri 5.000.
Il serbatoio a pressione sarà realizzato con materiali plastici secondo le norme vigenti, e sotto il controllo dell’autorità
preposta (Ex ISPESL).; quest'ultimo ente rilascerà il prescritto certificato di collaudo.
Mentre per le elettropompe si ottempererà a quanto sotto riportat, il serbatoio sarà munito di boccaporto a tenuta,
nonché‚ di tutti gli attacchi per l'inserimento delle seguenti apparecchiature, le quali sono indispensabili e pertanto
formano parte integrante dell'impianto di cui trattasi.
•
pressostati;
•
manometri con attacchi regolamentari di prova;
•
indicatore di livello;
•
valvola di sicurezza;
•
livellostato;
•
rubinetto di scarico;
•
apparecchiatura per il riempimento automatico dell'aria (di tipo autoazionato, o con compressore munito di
tutte le necessarie apparecchiature di controllo e di sicurezza).
Il quadro elettrico, completo degli organi di comando, sicurezza e controllo delle apparecchiature costituenti la centrale
idrica, sarà realizzato secondo criteri razionali che assicurino l'agevole intervento per operazioni di riparazione o
sostituzione di parti in avaria; l'intero impianto sarà realizzato con la piena osservanza delle norme CEI.
Sul collettore di uscita dall'impianto autoclave, sarà inserita una valvola motorizzata, comandata da pressostato tarato ai
valori minimi di pressione (o di livello) del serbatoio.
Tale valvola dovrà assicurare la interruzione automatica della erogazione dell'acqua all'impianto, quando le elettropompe
siano per una qualsiasi causa ferme, così da impedire l'immissione di aria nella rete di distribuzione dell'acqua e la
contemporanea dissipazione del cuscinetto d'aria in autoclave.
La installazione delle elettropompe dovrà essere eseguita con notevole cura, per ottenerne il perfetto funzionamento
idraulico, meccanico ed elettrico; in particolare si opererà in modo da:
•
assicurare il perfetto livellamento orizzontale (o verticale) dell'asse delle elettropompe sul basamento di
appoggio;
•
consentire lo smontaggio ed il rimontaggio senza manomissioni delle tubazioni di attacco;
pag.25
•
•
•
prevenire qualsiasi trasmissione di rumori e vibrazioni, sia mediante interposizione di idoneo materiale
smorzante, sia mediante adeguata scelta delle caratteristiche del motore elettrico, che dovrà essere comunque
del tipo a quattro poli;
inserire sulla tubazione di mandata valvole di ritegno del tipo ad ogiva silenziosa, od altro eventuale tipo avente
uguali o migliori caratteristiche;
garantire la piena osservanza delle norme CEI, sia per quanto riguarda la messa a terra, come per quanto
concerne l'impianto elettrico.
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VERIFICHE E PROVE PRELIMINARI DI COLLAUDO
La verifica e le prove preliminari di cui appresso si devono effettuare durante la esecuzione delle opere ed in modo che
esse risultino completate prima della dichiarazione di ultimazione dei lavori:
a) verifica preliminare intesa ad accertare che la fornitura del materiale costituente l'impianto, quantitativamente e
qualitativamente corrisponda alle prescrizioni contrattuali;
b) prova idraulica a freddo, se possibile mano a mano che si esegue l'impianto ed in ogni caso ad impianto ultimato,
prima di effettuare le prove di cui alle seguenti lettere c) e d).
Si ritiene positivo l'esito della prova quando non si verifichino fughe e deformazioni permanenti;
c) prova preliminare di circolazione, di tenuta e di dilatazione con fluidi scaldanti e raffreddanti dopo che sia stata
eseguita la prova di cui alla lettera b).
Per gli impianti ad acqua calda portando a 90 °C la temperatura dell'acqua nelle caldaie e mantenendola per il tempo
necessario per l'accurata ispezione di tutto il complesso delle conduttore e dei corpi scaldanti.
L'ispezione si deve iniziare quando la rete abbia raggiunto lo stato di regime col su indicato valore massimo di 90° C.
Si ritiene positivo il risultato della prova, solo quando in tutti indistintamente i corpi scaldanti l'acqua arrivi alla
temperatura stabilita, quando le dilatazioni non abbiano dato luogo a fughe o deformazioni permanenti e quando il vaso
di espansione contenga a sufficienza tutta la variazione di volume dell'acqua dell'impianto.
Per gli impianti a vapore portando la pressione delle caldaie al valore massimo stabilito e mantenendolo per il tempo
necessario come sopra indicato. L'ispezione si deve iniziare quando la rete abbia raggiunto lo stato di regime col su
indicato valore massimo della pressione nella caldaia. Si ritiene positivo il risultato della prova solo quando il vapore
arrivi ai corpi scaldanti alla temperatura corrispondente alla pressione prevista e quando le dilatazioni non abbiano dato
luogo a fughe o deformazioni permanenti;
d) per gli impianti di condizionamento di aria invernale, dopo effettuate le prove di cui alla precedente lettera c) si
procederà anche ad una prova preliminare della circolazione dell'aria calda portando la temperatura dell'acqua o la
pressione del vapore circolanti nelle batterie ai valori massimi previsti;
e) per gli impianti di condizionamento di aria estivi, dopo effettuate le prove di cui alla precedente lettera c) si
procederà anche ad una prova preliminare della circolazione dell'aria raffreddata portando la temperatura dell'acqua
fredda circolante nelle batterie ai valori corrispondenti alla massima potenza d'impianto prevista.
Per le caldaie a vapore o ad acqua surriscaldata e per il macchinario frigorifero si devono effettuare le verifiche e prove in
conformità a quanto prescritto dai vigenti regolamenti.
COLLAUDO
Il collaudo degli impianti di riscaldamento o climatizzazione invernale si deve effettuare durante la prima stagione
invernale successiva all'ultimazione dei lavori relativi alla loro installazione.
In genere, per gli impianti di climatizzazione il collaudo sarà effettuato durante un periodo di un anno a decorrere
dalla ultimazione dei lavori per tutti i periodi stagionali nei quali è previsto che l'impianto debba funzionare.
Agli effetti del collaudo e dell'esercizio dell'impianto, valgono le seguenti prescrizioni, delle quali si deve tener conto
nella progettazione dell'impianto:
a) quale valore della temperatura esterna nei riguardi dell'impianto di riscaldamento e di condizionamento invernale si
deve assumere quello rilevato alle ore …………………… del giorno o dei singoli giorni del collaudo a mezzo termometro
posto ad opportuna distanza a nord dell'edificio e schermato in modo da non ricevere riflessi dall'edificio stesso e
dagli oggetti circostanti.
Qualora nel giorno del collaudo si verifichi una temperatura esterna al di fuori di quelle indicate nel precedente art. 9,
lett. A-B), il collaudo deve essere rinviato;
b) quale valore della temperatura esterna nei riguardi dell'impianto di condizionamento di aria estivo si deve assumere
quello rilevato alle ore ………………… del giorno o dei singoli giorni del collaudo a mezzo di termometro posto alla
bocca di presa dell'aria esterna;
c) quale temperatura dei locali si deve assumere quella rilevata nel centro degli stessi a m 1,50 dal pavimento;
d) quale temperatura nelle caldaie ad acqua calda o nei dispositivi di trasformazione, s'intende la temperatura rilevata
con termometro posto sulla caldaia o sul dispositivo di trasformazione oppure sul tubo di uscita ed immediatamente
dopo le caldaie o i dispositivi di cui sopra;
e) quale pressione nelle caldaie a vapore s'intende la pressione rilevata col manometro posto sulle caldaie oppure sul
tubo di uscita ed immediatamente dopo le caldaie stesse;
f) le condizioni normali di regime dell'impianto di riscaldamento diretto s'intendono raggiunte:
- quando la temperatura nelle caldaie ad acqua calda o nei dispositivi di trasformazione, risulti quella prescritta
nelle condizioni tecniche dell'art. 9 e per caldaie di potenzialità superiore alle 500.000 cal/h del diagramma di
esercizio di cui all'art. 10 lettera G);
- quando la temperatura dei locali risulti quella posta a base del calcolo indicata allo stesso art. 9 con le tolleranze di
legge;
g) il collaudo dell'impianto di riscaldamento diretto si deve eseguire dopo un funzionamento, nelle condizioni normali di
regime, della durata di giorni 7 (sette) controllato dal Collaudatore in contraddittorio con la ditta assuntrice.
pag.27
Dopo il predetto periodo l'impianto a funzionamento intermittente deve, ogni giorno, raggiungere le condizioni
normali di regime nel periodo di preriscaldamento della durata di ore 3.
Si ammette per le temperature prescritte nei locali una tolleranza in più o in meno di un grado Celsius, eccezione fatta
per i locali che siano soggetti alla irradiazione solare o ad altre eventuali addizioni o sottrazioni di calore per i quali
dovranno ammettersi tolleranze maggiori;
h) le condizioni normali di regime dell'impianto di condizionamento di aria invernale, si intendono raggiunte quando la
temperatura degli ambienti con i prescritti ricambi di aria, risulti quella posta a base del calcolo ed indicata al
precedente art. 9, lett. A-b) con le tolleranze di legge in più od in meno in alcuni locali. In corrispondenza di diverse
temperature ed umidità dell'aria esterna, diverse da quelle prese a base del calcolo dell'impianto, i valori della
temperatura dell'aria alle bocchette, dell'aria ambiente e della sua umidità, dovranno variare in relazione alla
variazione di potenza risultante;
i) il collaudo dell'impianto di climatizzazione ovvero di condizionamento di aria invernale e/O estivo si deve eseguire
dopo un funzionamento nelle condizioni normali di regime stabilite alla precedente lett. h) della durata di giorni
…………. controllato dal Collaudatore in contraddittorio con la ditta assuntrice. Dopo il predetto periodo la parte di
impianto a funzionamento intermittente dovrà, ogni giorno, raggiungere le condizioni normali di regime;
l) per verificare il rendimento delle caldaie si devono fare delle prove in varie condizioni di funzionamento,
controllando i risultati ottenuti con i dati a carico medio, massimo e spinto di progetto;
m) le caldaie a vapore nonché‚ gli impianti ed apparecchi comunque soggetti per legge alla sorveglianza dell'ISPESL
debbono avere subito con buon esito le regolamentari verifiche e prove
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AREA LAVORI PUBBLICI SERVIZIO
LAVORI SPECIALI OPERE PUBBLICHE
CAPITOLATO PARTE II
IMPIANTO ELETTRICO
_______________________________________________________________________________________________
1
IMPIANTO ELETTRICO
1.1
PARTE GENERALE
1.1.1
Oggetto dell'appalto
L'appalto ha per oggetto la fornitura in opera di tutti i materiali e gli apparecchi necessari
per la realizzazione a regola d’arte degli impianti elettrici (Art. 6 DM 37/08) comprensivi di
eventuali altre opere accessorie necessarie per la realizzazione degli stessi, secondo
quanto previsto dal Progetto esecutivo con particolare riferimento agli elaborati relativi agli
impianti elettrici.
1.1.2
Contenuto del capitolato
Il presente capitolato speciale d’appalto contiene le principali prescrizioni tecniche,
legislative e normative, per la posa in opera, la verifica ed il collaudo degli impianti elettrici
previsti nelle strutture descritte successivamente.
Le disposizioni del capitolato generale (che devono esser espressamente richiamate nel
contratto di appalto) devono essere di diritto sostituite a quelle del capitolato speciale
qualora da esse difformi (laddove non esistano disposizioni legislative differenti).
1.1.3
Prescrizioni generali
Gli impianti e i componenti devono essere realizzati a regola d’arte, secondo quanto
prescritto dal DM 37/08 del 22 Gennaio 2008.
Le caratteristiche degli impianti e dei loro componenti devono essere conformi alla
normativa generale (disposizioni legislative italiane) e tecnica di settore vigente alla data di
presentazione del presente capitolato, oltre che alle disposizioni impartite da enti e autorità
locali (VV.FF; ENEL o in generale l’azienda distributrice dell’energia elettrica; TELECOM o
altro ente che gestisce il servizio telefonico/dati).
L’appaltatore dichiara di conoscere perfettamente tutte le norme che disciplinano il
presente appalto, e di non sollevare obiezioni di alcun genere alle prescrizioni contenute
nel presente Capitolato speciale d’appalto.
A titolo esemplificativo i principali riferimenti normativi che disciplinano il presente
Capitolato sono di seguito citati.
1.1.3.1
Normativa generale
- DM 37/08 del 22 Gennaio 2008: Norme per la sicurezza degli impianti
- Legge 11 febbraio 1994, n. 109: Legge quadro in materia di lavori pubblici, modificata ed
integrata dalla Legge 18 novembre 1998 n. 415 e dall’Art. 7 della Legge 1 agosto 2002,
n. 166 e dalla Legge 18 aprile 2005, n. 62
- Decreto Ministeriale del 19 aprile 2000, n. 145: Capitolato Generale d’Appalto dei Lavori
_______________________________________________________________________________________________
Pubblici
- D.P.R. 21 dicembre 1999, n. 554: Regolamento di attuazione della Legge quadro in
materia di lavori pubblici 109/1994 e successive modifiche
- D. Lgs. 14 agosto 1996, n. 493: Attuazione della direttiva 92/58/CEE concernente le
prescrizioni minime per la segnaletica di sicurezza e/o di salute sul luogo di lavoro,
integrato e modificato dal D. Lgs. n. 528/1999 e dal D.Lgs. n. 276/2003
- D. Lgs. 14 agosto 1996, n. 494: Attuazione della direttiva 92/57/CEE concernente le
prescrizioni minime di sicurezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei o mobili,
integrato e modificato dal D. Lgs. n. 528/1999 e dal D.Lgs. n. 276/2003
- DLgs 81/08: Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di
tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro
- D.P.R. 27 aprile 1955, n. 547: Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
- Decreto Ministeriale dell’1 febbraio 1986: Norme di sicurezza antincendi per la
costruzione e l'esercizio di autorimesse e simili
- Decreto Ministeriale 16 febbraio 1982: Modificazioni del decreto ministeriale 27
settembre 1965, concernente la determinazione delle attività soggette alle visite di
prevenzione incendi
- Legge 791/77: attuazione della direttiva europea n°73/23/CEE - Direttiva Bassa Tensione
- Decreto legislativo 81-2008 e decreto legislativo 31 luglio 1977 n. 277, rispettivamente:
Attuazione e modifica della direttiva 93/68 CEE - Marcatura CE del materiale elettrico
- Decreto legislativo 12 novembre 1996 n. 615: Attuazione della direttiva europea 89/536
CEE - Compatibilità elettromagnetica
- DM del 15 ottobre 1993 n. 519: Regolamento recante autorizzazione dell’Istituto
superiore di prevenzione e sicurezza del lavoro a esercitare attività omologative di primo
o nuovo impianto per la messa a terra e la protezione delle scariche atmosferiche
- D.P.R. n° 462 del 22/10/2001: Regolamento di semp lificazione del procedimento per la
denuncia di installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di
dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi
- Legge 20 marzo 1865, n. 2248 (allegato F): Legge sulle opere pubbliche
Poiché l'appalto riguarda interventi da eseguirsi sugli impianti di cui all'art. 1 del Decreto
Ministeriale 22 Gennaio 2008 n. 37 una particolare attenzione dovrà essere riservata,
dall'appaltatore, al pieno rispetto delle condizioni previste dal DM medesimo. Egli dovrà
quindi:
• essere in possesso dei requisiti tecnico professionali previsti, riconosciuti ai sensi degli
articoli 3, 4 del DM medesimo per quanto attiene all'installazione, trasformazione e
manutenzione degli impianti da eseguirsi;
• rispettare le disposizioni di cui all'art. 5 per quanto concerne l'iter previsto per la
_______________________________________________________________________________________________
•
•
progettazione degli impianti;
garantire l'utilizzazione di materiali costruiti a regola d'arte e comunque il rispetto delle
previsioni dell'art. 6;
presentare la dichiarazione di conformità o di collaudo degli impianti così come
prescritto dagli articoli 7 e 11 del DM 37/08.
1.1.3.2
Normativa tecnica di settore
Vedi relazione tecnica.
1.1.4
Aspetti economici, contabilizzazione
I prezzi unitari offerti si intendono invariabili in ogni eventualità di qualsiasi natura di
conseguenza anche in caso di aumenti o diminuzioni del costo dei materiali e della
manodopera, l’appalto è aggiudicato alle condizioni del capitolato e del contratto a tutto
rischio dell’assuntore.
Non è ammesso procedere alla revisione dei prezzi e non si applica il primo comma
dell’art. 1664 del codice Civile.
I prezzi offerti relativi sia a parti a misura che a corpo, si intendono sempre comprensivi di
fornitura, messa in servizio e collegamento delle apparecchiature, realizzati a regola d’arte
e perfettamente funzionanti.
1.1.4.1
Oneri e spese
Si intendono comprese nel prezzo dei lavori e perciò a carico dell'appaltatore:
Spese iniziali
• le spese per le concessioni governative occorrenti (es.: allacciamenti idrici ed
elettrici di cantiere);
• la tassa per l'occupazione temporanea del suolo pubblico e per le relative protezioni
in generale;
• le spese per attrezzi e opere provvisionali e per quanto altro occorre alla
esecuzione piena e perfetta dei lavori;
• le spese per passaggio, per occupazioni temporanee, per depositi od estrazioni di
materiali.
Cantiere
• le spese per le vie di accesso, l'impianto, la manutenzione e l'illuminazione dei
cantieri;
• le spese per mantenere e rendere sicuro il transito e per effettuare le segnalazioni,
previste dalla legge, sulle strade e sulle aree interessate dai lavori;
• le spese di adeguamento del cantiere per garantire la sicurezza degli operai, delle
persone addette ai lavori e di terzi, in osservanza del Decreto Legislativo 81/2008;
• la pulizia ed il rispetto di tutte le aree interessate ai lavori e/o occupate dai materiali
e mezzi meccanici necessari alla costruzione dell'opera.
_______________________________________________________________________________________________
Materiali
• le spese per il trasporto di qualsiasi materiale o mezzo d'opera (comprese quelle
per sgomberare, a lavori ultimati, i materiali residuati nei magazzini o nei depositi
che saranno indicati dalla direzione dei lavori);
• tutti gli oneri derivanti all'appaltatore dalla fornitura dei materiali a piè d'opera,
compresa ogni spesa per eventuali aperture di cave, estrazioni, trasporto da
qualsiasi distanza e con qualsiasi mezzo, occupazioni temporanee e ripristino dei
luoghi;
• le spese inerenti alle prove sui materiali da impiegarsi, a meno delle spese
supportate per il personale incaricato dall’amministrazione appaltante per assistere
alle prove.
Documentazione finale
• al termine dei lavori dovranno essere fornite dalla ditta installatrice le dichiarazioni
di conformità dell’impianto nonché i documenti relativi a prove e/o verifiche
prescritte dalle normative vigenti;
• sarà cura inoltre della ditta installatrice fornire la documentazione aggiornata degli
impianti as-built, dei verbali di verifica degli impianti nonché dei manuali di uso e
manutenzione e di quanto altro necessario ai fini di un buon mantenimento
dell’impianto;
• cataloghi dei prodotti comprendenti tutte le schede tecniche dei prodotti (su CD
ROM + n°3 copie su carta);
• planimetrie e schemi a blocchi con numerazione puntuale delle apparecchiature
relativi agli impianti realizzati (su CD ROM + n°3 copie su carta in formato
PDF+dwg);
• schemi elettrici relativi alle apparecchiature ed agli impianti realizzati (su CD ROM +
n°3 copie su carta in formato PDF+dwg);
Altro
• le eventuali spese per la custodia e la manutenzione delle opere eseguite
(effettuata nel periodo che intercorre tra la data della loro ultimazione e il collaudo
definitivo) necessarie per consegnare all'atto del collaudo le opere stesse in
perfetto stato. Sono esclusi i danni prodotti da cause di forza maggiore (Legge
145/2000 Art. 24);
• le spese per rilievi, indagini, prove strumentali, tracciati, verifiche, esplorazioni,
capisaldi e simili che possono occorrere, anche su motivata richiesta del direttore
dei lavori o dal responsabile del procedimento o dall'organo di collaudo, dal giorno
in cui comincia la consegna fino al compimento del collaudo provvisorio o
all'emissione del certificato di regolare esecuzione;
• le spese di trasporto, sollevamento, fissaggio, posizionamento, smantellamento,
recupero o smaltimento degli impianti obsoleti.
L'Amministrazione appaltante si riserva il diritto di controllare se tali oneri siano assolti
regolarmente, richiedendo agli Enti interessati la documentazione dell'avvenuto
pagamento, in mancanza del quale non si addiverrà al pagamento della rata di saldo
all'impresa appaltatrice.
In ogni caso, la ditta appaltatrice è responsabile in pieno delle irregolarità che fossero
commesse in proposito, restando sollevata l'Amministrazione appaltante da tutte le
conseguenze civili, penali e pecuniarie derivanti da dette inadempienze.
_______________________________________________________________________________________________
1.1.5
Organizzazione dei cantieri
Il cantiere temporaneo mobile è qualunque luogo in cui si effettuano lavori edili o di genio
civile, il cui elenco è riportato all’allegato I del D.L. 494/96
1.1.5.1
Figure professionali
L'organizzazione del personale è a completo carico dell'impresa, dovrà essere comunque
garantita la presenza permanente durante tutte le fasi di realizzazione degli impianti
elettrici di personale con idonee conoscenze e capacità organizzative in grado di gestire in
maniera autonoma la realizzazione di tutti gli impianti oggetto del presente appalto.
La persona di riferimento dovrà avere la qualifica di PES secondo le norme CEI 11-27.
1.1.5.2
Disciplina
omissis
1.1.5.3
Sorveglianza
L’appaltatore è responsabile della sorveglianza dei cantieri e dei magazzini messi a sua
disposizione (gestione degli accessi al cantiere, controllo e prevenzione di manomissioni
dei lavori in opera, ecc.).
La stazione appaltante può mantenere sorveglianti in tutti i cantieri, sui galleggianti e sui
mezzi di trasporto utilizzati dall'appaltatore.
1.1.6
Materiali
In accordo con la committenza si specifica che è fatto divieto di installare prodotti aventi
caratteristiche diverse da quelle indicate negli elaborati che compongono il progetto
esecutivo.
La ditta dovrà comunque presentare, prima di ciascun intervento, idonea descrizione
tecnica del materiale da installare fornendo schede tecniche ed ogni altro documento
idoneo ad attestare la rispondenza ai requisiti prestazionali oltre a quelli relativi a qualità e
sicurezza.
I materiali e i componenti devono essere conformi alle prescrizioni del presente capitolato
speciale ed essere costruiti a regola d’arte (DM37/08 Art. 6).
La Direzione Lavori potrà richiedere, ove lo ritenga necessario, la campionatura di quei
materiali non specificati nella documentazione di progetto e che la ditta installatrice
intende utilizzare per l’esecuzione dei lavori.
Tali campioni dovranno essere accompagnati da una scheda tecnica riportante tutti i dati e
le caratteristiche del prodotto, necessaria per la valutazione ed eventuale approvazione da
_______________________________________________________________________________________________
parte della Direzione Lavori.
La Ditta appaltatrice non dovrà porre in opera materiali rifiutati dalla Direzione Lavori,
provvedendo quindi ad allontanarli dal cantiere.
L'accettazione dei materiali e dei componenti è definitiva solo dopo la loro posa in opera,
fermo restanti i diritti e i poteri dell’appaltante previsti sino a collaudo eseguito.
I materiali o i componenti deperiti dopo la loro introduzione in cantiere o non conformi alle
specifiche indicate nei documenti allegati al contratto, possono di diritto essere rifiutati dal
Direttore dei lavori in qualunque momento (qualsiasi sia la causa della non conformità o
del deperimento). In caso di rifiuto, l'appaltatore ha l’obbligo di rimuoverli dal cantiere e
sostituirli con altri a sue spese.
L'appaltatore deve demolire e rifare a sue spese le lavorazioni (verificate dal Direttore dei
lavori) eseguite con materiali diversi da quelli prescritti contrattualmente o senza la
necessaria diligenza o che abbiano rivelato (dopo la loro accettazione e messa in opera)
difetti o inadeguatezze.
1.1.7
Modalità di esecuzione dell’opera
L'esecuzione dei lavori deve essere coordinata secondo le prescrizioni della Direzione dei
Lavori e le esigenze che possono sorgere dalla contemporanea esecuzione di tutte le altre
opere affidate ad altre Ditte.
Tutti i lavori inerenti l’appalto devono essere eseguiti secondo le migliori regole dell'arte e
le prescrizioni impartite al riguardo dalla Direzione dei Lavori, in modo che gli impianti
rispondano perfettamente a tutte le condizioni stabilite nel presente Capitolato Tecnico ed
al Progetto.
Salvo preventive prescrizioni dell'Amministrazione appaltante, la ditta appaltatrice ha
facoltà di svolgere l'esecuzione dei lavori nel modo che riterrà più opportuno per darli finiti
nel termine contrattuale.
La Direzione dei Lavori potrà, però, prescrivere un diverso ordine nell'esecuzione dei
lavori, salvo la facoltà della ditta appaltatrice di far presenti le proprie osservazioni e
riserve nei modi e nei termini prescritti dalle leggi in vigore.
1.1.8
Verifiche e collaudi
Prima di iniziare le prove, il collaudatore deve verificare che le specifiche
dell’alimentazione rispondano a quelle previste dal progetto, ovvero quelle per cui sono
stati progettati gli impianti.
Se tali condizioni non sono rispettate, le prove devono essere rinviate per un periodo
massimo di 15 giorni. In caso contrario il collaudatore nell’eseguire le prove dovrà tener
conto delle implicazioni a cui tali differenti condizioni danno luogo.
La strumentazione ed il personale per l'assistenza alla DL per l’esecuzione delle prove
deve essere fornita dall’appaltatore senza che questi possa pretendere maggiori
compensi.
_______________________________________________________________________________________________
Per quanto riguarda gli impianti elettrici collocati nei luoghi di lavoro, il DPR 462/01 obbliga
il datore di lavoro a richiedere la verifica periodica degli impianti elettrici:
- di terra in bassa ed in alta tensione;
- relativi alle protezioni contro le scariche atmosferiche;
- nei luoghi con pericolo di esplosione (DM 22/12/58).
Nei luoghi con pericolo di esplosione la verifica riguarda l’intero impianto elettrico.
Gli impianti di terra e i dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche devono
essere verificati ogni:
- due anni nei locali ad uso medico (ospedali, case di cura, ambulatori, studi medici), nei
cantieri e nei luoghi a maggior rischio in caso d'incendio (soggetti al Certificato di
Prevenzione Incendi);
- cinque anni negli altri casi.
Gli impianti elettrici nei luoghi di lavoro con pericolo di esplosione devono essere verificati
ogni due anni.
In base al DPR 462/01, le verifiche degli impianti possono essere effettuate, oltre che dalle
Asl/Arpa, da Organismi Abilitati dal Ministero delle Attività Produttive (non sono valide, a
tale fine, le verifiche effettuate da professionisti o da imprese installatrici), ciò implica che il
datore di lavoro è responsabile delle verifiche periodiche potendosi rivolgere a detti
organismi che sono abilitati ad effettuare anche le verifiche straordinarie.
Il datore di lavoro che non richiede la verifica va incontro a delle responsabilità civili e
penali, esso è quindi responsabile civilmente e penalmente in caso di infortunio avvenuto
sull'impianto.
1.1.8.1
Verifiche iniziali
Dopo l'ultimazione dei lavori ed il rilascio dell’eventuale relativo certificato da parte della
Direzione dei lavori, l'Amministrazione appaltante ha la facoltà di prendere in consegna gli
impianti, anche se il collaudo definitivo degli stessi non abbia ancora avuto luogo.
Qualora l'Amministrazione appaltante non intenda avvalersi della facoltà di prendere in
consegna gli impianti ultimati prima del collaudo definitivo, può disporre affinché dopo il
rilascio del certificato di ultimazione dei lavori si proceda comunque ad una Verifica Iniziale
“provvisoria” degli impianti (CEI 64-8 Parte 6 Artt. 611 e 612).
La Verifica Iniziale ha lo scopo di consentire l'inizio del funzionamento degli impianti,
accertando che siano in condizione di poter funzionare normalmente e realizzati
conformemente alla regola dell’arte.
Tale verifica riguarderà:
- la rispondenza alle disposizioni di legge;
- la rispondenza alle prescrizioni dei Vigili del fuoco;
- la rispondenza alle prescrizioni particolari concordate in sede di offerta;
- la rispondenza alle norme CEI relative al tipo di impianto.
In particolare si verificherà che:
- siano state osservate le norme tecniche generali;
- gli impianti e i lavori siano corrispondenti a tutte le richieste e alle preventive
_______________________________________________________________________________________________
indicazioni;
- gli impianti e i lavori siano in tutto corrispondenti alle indicazioni contenute nel progetto,
purché non siano state concordate delle modifiche in sede di aggiudicazione
dell'appalto o nel corso dell'esecuzione dei lavori;
- gli impianti e i lavori corrispondano inoltre a tutte quelle eventuali modifiche concordate
in sede di aggiudicazione dell'appalto o nel corso dell'esecuzione dei lavori;
- i materiali impiegati nell'esecuzione degli impianti siano corrispondenti alle prescrizioni
e/o ai campioni presentati.
La Verifica Iniziale è ripartita in:
a) Esame a vista
- Metodi di protezione contro i contatti diretti ed indiretti, ivi compresa la misura delle
distanze delle barriere ed ostacoli
- Presenza di barriere tagliafiamma o altre precauzioni contro la propagazione del fuoco
e metodi di protezione contro gli effetti termici
- Scelta dei conduttori per quanto concerne la loro portata e la caduta di tensione
- Scelta e taratura dei dispositivi di protezione e di segnalazione
- Presenza e corretta messa in opera dei dispositivi di sezionamento o di comando
- Scelta dei componenti elettrici e delle misure di protezione idonei con riferimento alle
influenze esterne
- Identificazione dei conduttori di neutro e di protezione
- Presenza di schemi, cartelli monitori e di informazioni analoghe
- Identificazione dei circuiti, dei fusibili, degli interruttori, dei morsetti ecc.
- Idoneità delle connessioni dei conduttori
- Agevole accessibilità dell’impianto per interventi operativi e di manutenzione
b) Prove e misure
- Continuità dei conduttori di protezione e dei conduttori equipotenziali principali e
supplementari (metodo di prova art. 612.2 CEI 64-8)
- Resistenza d’isolamento dell’impianto elettrico (metodo di prova art. 612.3 CEI 64-8)
- Protezione per separazione dei circuiti nel caso di sistemi SELV e PELV e nel caso di
separazione elettrica (metodo di prova art. 612.4 CEI 64-8)
- Resistenza di isolamento dei pavimenti e delle pareti (metodo di prova art. 612.5 CEI
64-8)
- Protezione mediante interruzione automatica dell’alimentazione (metodo di prova art.
612.6 CEI 64-8)
- Prove di polarità (metodo di prova art. 612.7 CEI 64-8)
- Prove di funzionamento (metodo di prova art. 612.9 CEI 64-8)
A ultimazione della Verifica Iniziale verrà redatto apposito verbale e l'Amministrazione
appaltante prenderà in consegna gli impianti.
1.1.8.2
Verifiche in corso d’opera
La Direzione Lavori, durante il corso dei lavori può eseguire verifiche e prove preliminari
sugli impianti o su parti degli stessi, in modo da poter intervenire per tempo qualora non
fossero rispettate le specifiche del presente Capitolato Speciale e del progetto.
Le verifiche potranno consistere nell'accertamento della rispondenza dei materiali
_______________________________________________________________________________________________
impiegati con quelli stabiliti, nel controllo delle installazioni secondo le disposizioni
convenute, nonché in prove parziali di isolamento e di funzionamento e in tutto quello che
può essere utile allo scopo sopra accennato.
I risultati delle verifiche e delle prove potranno essere registrate a verbale.
I controlli e le verifiche eseguite dalla stazione appaltante nel corso dei lavori non
escludono comunque la responsabilità dell'appaltatore per vizi, difetti e difformità
dell'opera, di parte di essa, o dei materiali impiegati, né la garanzia dell'appaltatore stesso
per le parti di lavoro e materiali già controllati. Tali controlli e verifiche non determinano
l'insorgere di alcun diritto in capo all'appaltatore, né alcuna preclusione in capo alla
stazione appaltante.
1.1.8.3
Collaudi
Il collaudo ha la principale funzione di tutelare il committente in merito alla corretta
realizzazione dell’opera ed al pagamento del giusto corrispettivo all’esecutore per mezzo
di un controllo che si applica non solo all’impresa appaltatrice, ma anche all’operato del
direttore dei lavori.
Esso consente di verificare e certificare che l’opera o il lavoro sono stati eseguiti a regola
d'arte e secondo le prescrizioni tecniche prestabilite, in conformità del contratto e delle
varianti debitamente approvate.
Il collaudo comprende altresì tutte le verifiche tecniche e le modalità previste dalle leggi di
settore (DPR 554/1999 Titolo XII - Collaudo dei lavori; L 109/1994 Art. 37).
Il collaudo di un’opera è affidato dalla stazione appaltante ad un tecnico diverso da colui
che ha progettato e diretto i lavori eseguiti e comunque secondo le condizioni riportate
nella L. 109/1994 Art. 28 comma 5.
Il collaudo deve essere ultimato non oltre sei mesi dall'ultimazione dei lavori (DPR
554/1999 Art. 192).
L'appaltatore, a propria cura e spesa, mette a disposizione dell’organo di collaudo gli
operai e i mezzi d'opera necessari ad eseguire tutte le operazioni di collaudo.
L'organo di collaudo redige un'apposita relazione in cui formula le proprie considerazioni
sul modo con cui l'impresa ha osservato le prescrizioni contrattuali e le disposizioni
impartite dal direttore dei lavori.
Il certificato di collaudo emesso dall’organo di collaudo deve contenere:
a) l’indicazione dei dati tecnici ed amministrativi relativi al lavoro;
b) i verbali di visite con l'indicazione di tutte le verifiche effettuate;
c) il certificato di collaudo.
Il certificato di collaudo viene trasmesso per la sua accettazione all’appaltatore, il quale
deve firmarlo nel termine di venti giorni.
1.2
IMPIANTI
_______________________________________________________________________________________________
1.2.1
Alimentazione dell'impianto
1.2.1.1
Alimentazione di sicurezza
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
Classificazione e costituzione
Lo scopo dei servizi di sicurezza (costituiti da sorgente, circuiti e altri componenti elettrici)
è quello di garantire l’alimentazione di apparecchi utilizzatori o di parte dell’impianto
necessari per la sicurezza delle persone.
Alimentazione
L’alimentazione deve fornire una determinata potenza, disponibile entro un determinato
tempo, adatta al funzionamento previsto. Deve inoltre garantire un’adeguata affidabilità.
La sorgente di alimentazione utilizzata deve avere le seguenti caratteristiche:
- garantire l’alimentazione per una certa durata;
- a posa fissa;
- non influenzata da guasti dell’alimentazione ordinaria;
- situata in luogo o locale appropriato (opportunamente ventilato) accessibile solo a
personale addestrato (il “luogo” potrebbe essere l’interno di un quadro se chiuso a
chiave);
- può essere utilizzata per l’alimentazione di riserva purché abbia potenza sufficiente per i
due servizi;
- non utilizzabile per altri scopi, a meno che:
- non è compromessa la disponibilità per i servizi di sicurezza;
- un guasto su un circuito ordinario (non di sicurezza) non comporta l’interruzione
di nessun circuito di alimentazione dei servizi di sicurezza.
Tutti i componenti elettrici dei servizi di sicurezza che devono funzionare in caso di
incendio, devono avere (per costruzione e per installazione) un’adeguata resistenza al
fuoco.
Tipi di sorgenti ammesse:
- batterie di accumulatori;
- pile;
- generatori indipendenti dall'alimentazione ordinaria (gruppo elettrogeno o di continuità);
- linea di alimentazione effettivamente indipendente da quella ordinaria.
Tipi di alimentazione dei servizi di sicurezza:
- automatica (messa in servizio senza intervento di un operatore);
- non automatica (messa in servizio con intervento di un operatore).
Classificazione dell’alimentazione automatica in base al tempo entro cui diviene
disponibile:
TIPO
Di continuità
Ad interruzione brevissima
TEMPI [s]
t ≤ 0,15
SORGENTI (indicative)
Gruppi di continuità statici
Batterie di accumulatori
_______________________________________________________________________________________________
Ad interruzione breve
Ad interruzione media
Ad interruzione lunga
0,15 < t ≤ 0,5
0,5 < t ≤ 15
t > 15
Gruppo elettrogeno
Gruppo elettrogeno
Gruppo elettrogeno
Circuiti di alimentazione
I circuiti di alimentazione nei servizi di sicurezza devono avere le seguenti caratteristiche:
- essere indipendenti dagli altri circuiti;
- non devono attraversare luoghi con pericolo di incendio (a meno che non siano resistenti
al fuoco);
- non devono in nessun caso attraversare luoghi con pericolo di esplosione.
Negli impianti di illuminazione il tipo di lampada da utilizzare deve essere compatibile con
la durata di commutazione dell’alimentazione, in modo da mantenere il livello di
illuminazione richiesto.
Protezioni
Protezione contro i contatti indiretti: è preferibile adottare sistemi IT (non comporta
l’interruzione automatica del circuito al primo guasto a terra). L’utilizzazione dei sistemi TN
e TT è possibile a patto che gli impianti siano suddivisi in modo che un guasto non ne
comprometta la sicurezza.
Protezione contro i cortocircuiti: può essere omessa per le condutture che collegano le
sorgenti (generatori, trasformatori, raddrizzatori, batterie di accumulatori) ai rispettivi
quadri, se gli apparecchi di protezione sono posti su questi quadri.
Protezione contro i sovraccarichi: se per la protezione contro le sovracorrenti vengono
usati interruttori automatici magnetotermici, questi devono avere una corrente nominale
relativamente elevata (ad esempio pari ad almeno tre volte la portata dei circuiti
alimentati). E’ raccomandata l’omissione per i circuiti che alimentano dispositivi di
estinzione dell’incendio (in questi casi di prevedere un dispositivo di allarme che segnali
eventuali sovraccarichi).
La protezione contro le sovracorrenti e contro le tensioni di contatto deve essere verificata
nei confronti delle due alimentazioni (ordinaria e di sicurezza) singole o, se previsto, in
parallelo.
Le Autorità competenti e prescrizioni particolari stabiliscono dove prevedere i servizi di
sicurezza e quali prestazioni devono fornire.
Apparecchiature utili in caso di emergenza (diffusione sonora, prese TV, ecc.),
normalmente non destinate a scopi di sicurezza, possono essere considerate come
appartenenti a servizi di sicurezza: la valutazione è a carico del progettista.
1.2.1.1.1 Prescrizioni integrative per edifici scolastici
Riferimenti normativi
DM 26/08/92: norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica
Circolare del Ministero dell’Interno n. 31 del 31/8/ 78: Norme di sicurezza per
l’installazione di motori a combustione interna, accoppiati a macchina
generatrice elettrica o a macchina operatrice
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
CEI EN 60896-11 (CEI 21-45): Batterie di accumulatori stazionari al piombo - Parte 11:
Batterie del tipo aperto - Prescrizioni generali e metodi di prova
_______________________________________________________________________________________________
CEI EN 62040-1-1 (CEI 22-26): Sistemi statici di continuità (UPS) - Parte 1-1: Prescrizioni
generali e di sicurezza per UPS utilizzati in aree accessibili all’operatore
Classificazione e costituzione
Le strutture scolastiche devono essere dotate di un’alimentazione di sicurezza da apposita
sorgente, distinta da quella ordinaria.
Dall’alimentazione di sicurezza (autonomia ≥ 30min) devono essere derivati:
- illuminazione di sicurezza (compresa quella indicante i passaggi, le uscite ed i percorsi
delle vie di esodo che garantisca un livello di illuminazione non inferiore a 5 lx su un
piano orizzontale ad 1m di altezza dal piano di calpestio);
- impianto di diffusione sonora e/o impianto di allarme.
Prescrizioni per l’impianto
Deve essere predisposto anche un comando manuale per l’inserimento dei circuiti di
sicurezza.
Le sorgenti ammesse ad alimentare i circuiti di sicurezza devono essere ubicate in un
apposito luogo avente caratteristiche antincendio accessibile a solo personale addestrato
(eccetto il caso in cui l’illuminazione di sicurezza venga realizzata con apparecchi
autonomi o con apposito armadio contenente il carica batteria avente potenza sino a 3kVA
e la batteria di accumulatori sia di tipo chiuso o a bassa emissione di idrogeno).
La sorgente da utilizzare deve essere una delle seguenti:
- linea di alimentazione effettivamente indipendente da quella ordinaria;
- batterie di accumulatori (con dispositivo di carica di tipo automatico che consente la
ricarica in 12h);
- altri generatori indipendenti dall’alimentazione ordinaria.
Devono essere utilizzate, per l'attraversamento di compartimenti antincendio, condutture
che siano resistenti al fuoco in relazione al tempo di funzionamento previsto di 90min.,
come ad esempio cavi conformi alle seguenti Norme:
- CEI 20-45 FTG10(O)M1-0,6/1kV
- CEI 20- 39 Tipo 500 V oppure 750V
1.2.1.2
Alimentazione di riserva
1.2.1.2.1 Prescrizioni per edifici scolastici
Riferimenti normativi
DM 26/08/92: Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica
Circolare del Ministero dell’Interno n. 31 del 31/8/ 78: Norme di sicurezza per
l’installazione di motori a combustione interna, accoppiati a macchina
generatrice elettrica o a macchina operatrice
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
CEI EN 60896-11 (CEI 21-45): Batterie di accumulatori stazionari al piombo - Parte 11:
Batterie del tipo aperto - Prescrizioni generali e metodi di prova
CEI EN 62040-1-1 (CEI 22-26): Sistemi statici di continuità (UPS) - Parte 1-1: Prescrizioni
generali e di sicurezza per UPS utilizzati in aree accessibili all’operatore
_______________________________________________________________________________________________
Classificazione e costituzione
L’alimentazione di riserva è un sistema elettrico inteso a garantire l’alimentazione di
apparecchi utilizzatori o di parti dell’impianto per motivi diversi dalla sicurezza delle
persone.
Le sorgenti ammesse ad alimentare i circuiti di riserva devono essere ubicate in un
apposito luogo avente caratteristiche antincendio accessibile a solo personale addestrato
(eccetto il caso in cui l’illuminazione di sicurezza venga realizzata con apparecchi
autonomi o con apposito armadio contenente il carica batteria avente potenza sino a 3kVA
e la batteria di accumulatori sia di tipo chiuso o a bassa emissione di idrogeno)
Sono utilizzabili le seguenti sorgenti:
- linea di alimentazione effettivamente indipendente da quella ordinaria;
- batterie di accumulatori (con dispositivo di carica di tipo automatico che consente la
ricarica in 12h);
- altri generatori indipendenti dall’alimentazione ordinaria.
Prescrizioni per l’impianto
Esempi di possibili utilizzatori alimentabili da sorgenti di riserva sono:
- ascensori;
- servoscala;
- impianti di chiamata del personale ausiliario posti nelle aule e nei laboratori;
- le elettropompe di alimentazione della rete antincendio;
- l’impianto antintrusione;
- il centralino telefonico;
- l’impianto citofono interno all’edificio.
Ai circuiti di riserva si applicano le prescrizioni generali della Norma CEI 64-8.
Devono essere utilizzate condutture che siano resistenti al fuoco in relazione al tempo di
funzionamento previsto di 90min., come ad esempio cavi conformi alle seguenti Norme:
- CEI 20-45 FTG10(O)M1-0,6/1kV
- CEI 20- 39 Tipo 500 V oppure 750V
1.2.2
Distribuzione
1.2.2.1
Cavi e condutture
Riferimenti normativi
CEI 64-8: “Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua”
Parte 5: Scelta ed installazione dei componenti elettrici
CEI 16-4 “Individuazione dei conduttori tramite colori o codici numerici”,
CEI 11-17: “Impianti di produzione, trasporto e distribuzione di energia elettrica. Linee in
cavo”
CEI 20-40: “Guida per l'uso di cavi a bassa tensione”
CEI 20-27: “Cavi per energia e per segnalamento. Sistema di designazione”
CEI-UNEL 35011: “Cavi per energia e segnalamento. Sigle di designazione”
CEI-UNEL 35012: “Contrassegni e classificazione dei cavi in relazione al fuoco”
CEI 20-22/2: “Prove d’incendio su cavi elettrici Parte 2: Prova di non propagazione
dell’incendio”
_______________________________________________________________________________________________
CEI 20-22/3: “Metodi di prova comuni per cavi in condizioni di incendio - Prova di
propagazione della fiamma verticale di fili o cavi montati verticalmente a fascio”
CEI-UNEL 00722: “Colori distintivi delle anime dei cavi isolati con gomma o polivinilcloruro
per energia o per comandi e segnalazioni con tensioni nominali U0/U non
superiori a 0.6/1 kV”
CEI-UNEL 35024/1: “Cavi elettrici isolati con materiale elastomerico o termoplastico per
tensioni nominali non superiori a 1000 V in c.a. e 1500 V in c.c. - Portate di
corrente in regime permanente per posa in aria” (per pose fisse) (CEI 64-8 Art.
523.1.3)
CEI-UNEL 35024/2: “Cavi elettrici ad isolamento minerale per tensioni nominali non
superiori a 1000 V in c.a. e a 1500 in c.c. - Portate di corrente in regime
permanente per posa in aria”
CEI-UNEL 35026: “Cavi elettrici isolati con materiale elastomerico o termoplastico per
tensioni nominali di 1000 V in corrente alternata e 1500 V in corrente continua.
Portate di corrente in regime permanente per posa interrata”
Generalità
Tutti i cavi impiegati nella realizzazione dell’impianto elettrico devono essere rispondenti
alle norme UNEL e CEI.
Il conduttore di neutro non deve essere comune a più circuiti.
I tipi di posa delle condutture in funzione del tipo di conduttore o di cavo utilizzato e delle
varie situazioni, devono essere in accordo con quanto prescritto dalla CEI 64-8 Art. 521
(Tab. 52A e Tab. 52B).
E’ consentita la posa di circuiti diversi in una sola conduttura a condizione che tutti i
conduttori siano isolati per la tensione nominale presente più elevata.
Le condutture relative ai circuiti di energia e dei circuiti ausiliari devono essere separati da
quelli dei circuiti telefonici.
Non è permessa la posa diretta di cavi sotto intonaco.
Le dimensioni interne dei tubi protettivi e dei relativi accessori di percorso devono essere
tali da permettere di tirare i cavi dopo la messa in opera di questi tubi protettivi e relativi
accessori.
I cavi devono inoltre poter essere sfilati, per agevolare eventuali riparazioni o futuri
ampliamenti dell’impianto.
I raggi di curvatura delle condutture devono essere tali che i conduttori ed i cavi non ne
risultino danneggiati.
I supporti dei cavi e gli involucri non devono avere spigoli taglienti.
Il rapporto tra il diametro interno del tubo (in cui sono posati i cavi) e il diametro del cerchio
circoscritto ai cavi contenuti deve essere:
- almeno 1,3 volte (minimo 10mm) Negli ambienti ordinari;
- almeno 1,4 volte (minimo 16mm) Negli ambienti speciali.
Il rapporto tra la sezione interna del canale o della passerella e l’area della sezione
occupata dai cavi, deve essere almeno il doppio.
I coperchi dei canali e degli accessori devono essere asportabili per mezzo di un attrezzo,
quando sono a portata di mano (CEI 64-8).
_______________________________________________________________________________________________
Sigle di designazione
Le condutture elettriche devono essere disposte o contrassegnate in modo tale da poter
essere identificate per le ispezioni, le prove, le riparazioni o le modifiche dell’impianto.
Per l’identificazione dei cavi senza guaina mediante simboli si applica la Norma CEI 16-1
“Individuazione dei conduttori isolati”.
Per la siglatura dei cavi per energia, sul mercato italiano sono in vigore due norme:
- CEI 20-27 (derivata da CENELEC HD 361), relativa ai cavi di energia armonizzati, di
tensione nominale fino a 450/750V o ai tipi nazionali riconosciuti (autorizzati da TC20). I
cavi non più contemplati dalla Norma CEI, già in uso e normalizzati, trovano le proprie
sigle di designazione nella V1 della CEI 20-27. Per le designazioni di nuovi tipi di cavi
nazionali si dovrà fare riferimento alla Norma CEI-UNEL 35011;
- CEI-UNEL 35011.
Colori distintivi dei cavi
I conduttori devono essere distinguibili per tutta la loro lunghezza tramite il colore
dell’isolante o per mezzo di marcatori colorati.
I cavi devono essere distinti tramite le seguenti colorazioni (CEI-UNEL 00722):
- giallo verde per il conduttore della terra;
- blu per il conduttore del neutro;
- marrone, nero, grigio, per le tre fasi di potenza;
- blu chiaro con marcature giallo-verde alle terminazioni oppure giallo-verde con marcature
blu chiaro alle terminazioni per il conduttore PEN;
- rosso per i conduttori positivi e nero per i conduttori negativi in c.c. (ovviamente posati in
canalizzazioni differenti da quelle contenenti circuiti in c.a.).
Il colore delle guaine dei cavi è normalizzato dalla norma CEI UNEL 00721.
I conduttori di equipaggiamento elettrico delle macchine possono essere identificati con
mezzi alternativi alla colorazione (CEI EN 60204-1).
Cavi per energia
I cavi per energia, sono normati dal CT20 e le caratteristiche elettriche costruttive sono
riportate nelle tabelle CEI UNEL sopra citate.
Sezione minima conduttore di fase
Tipi di conduttura
Condutture
fisse
Cavi
Conduttori
nudi
Condutture
mobili con
cavi
flessibili
Uso del circuito
Circuiti di potenza
Circuiti di segnalazione e
ausiliari di comando
Circuiti di potenza
Circuiti di segnalazione e
ausiliari di comando
Apparecchio utilizzatore
specifico
Qualsiasi altra
Conduttore
Materiale
Cu
Al
Cu
Sezione [mmq]
1,5
16
0,5 (a)
Cu
Al
Cu
10
16
4
Cu
Vedere Norma
specifica
dell’apparecchio
0,75 (b)
_______________________________________________________________________________________________
applicazione
Circuiti a bassissima
tensione per applicazioni
speciali
0,75
(a) per circuiti di segnalazione e comando di apparecchiature elettroniche: sez. minima 0,1mm2
(b) la nota (a) si applica nel caso di cavi flessibili multipolari che contengano 7 o più anime
Sezione minima conduttori neutro
Circuito monofase
Circuito polifase
Circuito polifase
Sezione fase (Sez F)
Sez F
Sez F ≤ 16 mm2 (Cu) o 25 mm2(Al)
Sez F > 16 mm2 (Cu) o 25 mm2(Al)
Sezione neutro (Sez N)
Sez N = Sez F
Sez N = Sez F
Sez N = (SEZ F)/2 (*)
(*) con il minimo di 16mm2 (per conduttori in Cu) e 25 mm2 (per conduttori in Al) purché siano soddisfatte le
condizioni degli artt. 522, 524.1, 524.2, 524.3, 543.1.4. delle norme CEI 64-8
Sezione minima conduttori di protezioni
Vedere parte del capitolato speciale riguardante l’impianto di terra.
Cadute di tensioni massime ammesse
La caduta di tensioni massima ammessa lungo l’impianto utilizzatore non deve mai
superare il 4% della tensione nominale, a meno che diversamente concordato con il
committente.
Prestazioni dei cavi nei confronti dell’incendio
A seconda delle esigenze di resistenza al fuoco posso utilizzare le seguenti tipologie di
cavi:
- non propaganti la fiamma (CEI 20-35);
- non propaganti l’incendio (CEI 20-22/2, CEI 20-22/3);
- resistenti al fuoco (CEI 20-36);
- a ridotta emissione di gas tossici e nocivi (CEI 20-37, CEI 20-38).
1.2.2.2
Distribuzione con posa ad incasso
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
CEI 64-50 + (V1): Edilizia residenziale
Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti elettrici utilizzatori e per la
predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di trasmissione dati
CEI EN 50086-1 (CEI 23-39): Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche
Parte 1: Prescrizioni generali
CEI EN 50086-2-2 (CEI 23-55): Sistemi di tubi e accessori per installazioni elettriche
Parte 2-2: Prescrizioni particolari per sistemi di tubi pieghevoli e accessori
Prescrizioni per distribuzione con tubi ad incasso
Nell'impianto previsto per la realizzazione sotto traccia i tubi protettivi devono essere in
materiale termoplastico serie leggera.
Il tracciato dei tubi protettivi deve consentire un andamento rettilineo orizzontale (con
minima pendenza per favorire lo scarico di eventuale condensa) o verticale. Le curve
_______________________________________________________________________________________________
devono essere effettuate con raccordi o piegature che non danneggino il tubo e non
pregiudichino la sfilabilità dei cavi.
A ogni brusca deviazione resa necessaria dalla struttura muraria dei locali, a ogni
derivazione secondaria dalla linea principale e in ogni locale servito, la tubazione deve
essere interrotta con cassette di derivazione.
Le giunzioni dei conduttori devono essere eseguite nelle cassette di derivazione
impiegando opportuni morsetti e morsettiere. Dette cassette devono essere costruite in
modo che nelle condizioni ordinarie di installazione non sia possibile introdurvi corpi
estranei e risulti agevole la dispersione di calore in esse prodotte. Il coperchio delle
cassette deve offrire buone garanzie di fissaggio ed essere apribile solo con attrezzo.
I tubi protettivi dei conduttori elettrici collocati in cunicoli che ospitano altre canalizzazioni,
devono essere disposti in modo da non essere soggetti a influenze dannose in relazione a
sovrariscaldamenti, sgocciolamenti, formazione di condensa, ecc.
Generalmente si raccomanda che:
- la distanza tra due scanalature sia ≥ di 1,50m;
- le scanalature siano effettuate ad una distanza ≥ di 20cm dall’intersezione di due pareti.
Distribuzione con tubi ad incasso per strutture prefabbricate
I tubi protettivi annegati nel calcestruzzo devono rispondere alle prescrizioni della norma
CEI 23-55.
Essi devono essere inseriti nelle scatole preferibilmente con l'uso di raccordi atti a
garantire una perfetta tenuta. La posa dei raccordi deve essere eseguita con la massima
cura, in modo che non si creino strozzature. Allo stesso modo, i tubi devono essere uniti
tra loro per mezzo di appositi manicotti di giunzione.
La predisposizione dei tubi deve essere eseguita con tutti gli accorgimenti della buona
tecnica, in considerazione del fatto che alle pareti prefabbricate non è in genere possibile
apportare sostanziali modifiche né in fabbrica né in cantiere.
Le scatole da inserire nei getti di calcestruzzo devono avere caratteristiche tali da
sopportare le sollecitazioni termiche e meccaniche che si presentano in tali condizioni.
In particolare, le scatole rettangolari porta-apparecchi e le scatole per i quadretti elettrici
devono essere costruite in modo che il loro fissaggio sui casseri avvenga con l'uso di
rivetti, viti o magneti da inserire in apposite sedi ricavate sulla membrana anteriore della
scatola stessa.
La serie di scatole proposta deve essere completa di tutti gli elementi necessari per la
realizzazione degli impianti, comprese le scatole di riserva conduttori necessarie per le
discese alle tramezze che si monteranno in un secondo tempo a getti avvenuti.
Impianti a pavimento
Generalmente sono considerati idonei i tubi rispondenti alla Norma CEI EN 50086-1 di tipo
resistente allo schiacciamento.
Dopo la posa dei tubi bisogna realizzare una protezione adeguata in modo da evitare
possibili danneggiamenti.
1.2.2.3
Distribuzione con posa a parete
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
CEI EN 50086-1 (CEI 23-39): Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche
Parte 1: Prescrizioni generali
_______________________________________________________________________________________________
CEI EN 50086-2-1 (CEI 23-54): Sistemi di tubi e accessori per installazioni elettriche
Parte 2-1: Prescrizioni particolari per sistemi di tubi rigidi e accessori
La distribuzione con tubi rigidi a parete dovrà essere realizzata utilizzando prodotti
rispondenti alle normative CEI EN 50086-1 e CEI EN 50086-2-1 ed a marchio IMQ,
completi di accessori quali collari, giunzioni, scatole di derivazione, raccordi ecc.
Il grado di protezione dovrà arrivare all’IP65 ed il sistema dovrà essere completo di
giunzioni ad innesto rapido.
Il sistema di montaggio, la distanza di fissaggio dei supporti ed il corretto utilizzo degli
accessori dovrà essere indicato dal costruttore.
Distribuzione con canali e passerelle portacavi
La distribuzione con canali e passerelle portatacavi dovrà essere realizzata utilizzando
prodotti che abbiano una gamma completa entro la quale poter scegliere:
- passerelle in PVC;
- passerelle in filo d’acciaio saldato;
- passerelle in acciaio galvanizzato con nervature trasversali;
- passerelle a traversini;
- canali chiusi;
completi di tutti gli accessori di montaggio, distribuzione e coperchi.
Il sistema di montaggio, la distanza di fissaggio dei supporti ed il corretto utilizzo degli
accessori dovrà essere indicato dal costruttore.
1.2.2.4
Distribuzione nel controsoffitto
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
Prescrizioni per l’impianto
La distribuzione dei cavi può essere effettuata tramite:
- tubi;
- canali;
_______________________________________________________________________________________________
- passerelle (se i cavi sono dotati di guaina);
- posa diretta sul controsoffitto (se i cavi sono dotati di guaina).
Le condutture e gli apparecchi di illuminazione installati devono essere protetti contro i
contatti indiretti.
I controsoffitti metallici non devono generalmente essere collegati a terra.
1.2.3
Quadro
Riferimenti normativi
CEI EN 60439-1 (CEI 17-13/1): Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per
bassa tensione (quadri BT) - Parte 1: Apparecchiature soggette a prove di tipo
(AS) e apparecchiature parzialmente soggette a prove di tipo (ANS)
CEI EN 60439-3 (CEI 17-13/3): Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per
bassa tensione (quadri BT) - Parte 3: Prescrizioni particolari per
apparecchiature assiemate di protezione e di manovra destinate ad essere
installate in luoghi dove personale non addestrato ha accesso al loro uso Quadri di distribuzione (ASD)
CEI 23-51: Prescrizioni per la realizzazione, le verifiche e le prove dei quadri di
distribuzione per installazioni fisse per uso domestico e similare
Possono essere installate le seguenti tipologie differenti di quadri:
- quadri dichiarati ASD dal costruttore;
- quadri ANS;
- centralini e quadri conformi alla norma CEI 23-51.
Quadri dichiarati ASD dal costruttore
Adatti ad essere installati in ambienti dove possono essere utilizzati da personale non
addestrato.
Il grado di protezione dell’involucro deve essere IP ≥ 2XC.
Quadri non dichiarati ASD dal costruttore
Il quadro deve:
- essere installato in apposito locale ove non possa aver accesso personale non
addestrato, oppure
- avere sportello con chiusura a chiave.
1.2.4
Protezioni
1.2.4.1
Impianto di terra
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
DM 37/08 22 Gennaio 2008, n° 37 Art. 7 (Dichiarazio ne di conformità)
CEI 64-12 - Guida per l'esecuzione dell'impianto di terra negli edifici per uso residenziale e
terziario
_______________________________________________________________________________________________
CEI 11-37 - Guida per l'esecuzione degli impianti di terra nei sistemi utilizzatori di energia
alimentati a tensione maggiore di 1kV
CEI 11-1 - Impianti elettrici con tensione superiore a 1 kV in corrente alternata
DPR 462/01: Regolamento di semplificazione del procedimento per la denuncia di
installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di
dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi
Costituzione e prescrizioni impianto elettrico
L’impianto di terra è definito come l’insieme dei dispersori, dei conduttori di terra, dei
collettori (o nodi) principali di terra e dei conduttori di protezione ed equipotenziali,
destinato a realizzare la messa a terra di protezione e/o di funzionamento.
Le caratteristiche dell’impianto di terra devono soddisfare le prescrizioni di sicurezza e
funzionali dell’impianto elettrico, in particolare deve essere realizzato in modo da poter
effettuare le verifiche periodiche previste.
Dispersori
Possono essere costituiti da vari elementi metallici (ad es.: tondi, piastre, ferri delle
armature nel calcestruzzo incorporato nel terreno, tubi dell’acqua).
Nel caso vengano utilizzati i tubi dell’acqua, è necessario il consenso dell’esercente
dell’acquedotto e un accordo che preveda che il responsabile dell’impianto elettrico venga
informato sulle modifiche dell’acquedotto stesso. Tali condizioni valgono anche nel caso in
cui vengano utilizzati i rivestimenti metallici di cavi non soggetti a danneggiamento per
corrosione.
Le tubazioni per liquido gas infiammabile non devono essere usate come dispersori.
Qualora risultasse necessario una posa in acqua del dispersore (comunque
sconsigliabile), è raccomandabile di installarlo a non meno di 5m di profondità sotto il
livello dell’acqua o di vietare l’accesso alla zona che risultasse pericolosa.
Conduttori di terra
Il collegamento di un conduttore di terra al dispersore deve essere effettuato in modo
accurato ed elettricamente soddisfacente.
La parte interrata del conduttore di terra priva di isolamento e a contatto col terreno è
considerata come dispersore.
Il conduttore di terra deve avere le seguenti sezioni minime:
_______________________________________________________________________________________________
Caratteristiche di
posa del conduttore
Protetto contro la
corrosione
Non protetto contro
la corrosione
Protetti meccanicamente
In accordo con sez. minime utilizzate
per conduttori di protezione
Non protetti
meccanicamente
16 mm2 (rame)
16 mm2 (ferro zincato)
25 mm2 (rame)
50 mm2 (ferro zincato o rivestimento equivalente)
Collettori o nodi principali di terra
Sono costituiti da una sbarra o da un terminale al quale si devono collegare tutti i
conduttori di terra, di protezione, equipotenziali principali e, se richiesti, i conduttori
funzionali.
Sul conduttore di terra, in posizione accessibile, deve essere previsto un dispositivo di
apertura che permetta di misurare la resistenza di terra: tale dispositivo può essere
convenientemente combinato con il collettore principale di terra. Questo dispositivo deve
essere apribile solo mediante attrezzo, deve essere meccanicamente robusto e deve
assicurare il mantenimento della continuità elettrica.
I conduttori di protezione o PEN possono essere collegati a terra in più punti.
Si raccomanda che il dispositivo di apertura sia combinato con il collettore principale di
terra.
Conduttori di protezione
Le sezioni dei conduttori di protezione non devono essere inferiori ai seguenti valori:
Sezione dei conduttori di fase
dell’impianto S [mm2]
S ≤ 16
16 < S ≤ 35
S > 35
Sezione minima del corrispondente
conduttore di protezione Sp [mm2]
Sp = S
Sp = 16
Sp = S/2
Tali valori sono utilizzabili solo in caso in cui il materiale dei conduttori di fase e di
protezione sia lo stesso (in caso contrario, riferirsi alla norma CEI 64-8 Art. 543).
La sezione di ogni conduttore di protezione che non faccia parte della conduttura di
alimentazione, non deve essere, in ogni caso, inferiore a:
- 2,5 mm2 se è prevista una protezione meccanica;
- 4 mm2 se non è prevista una protezione meccanica.
Possono essere utilizzati come conduttori di protezione, gli involucri o strutture metalliche
dei quadri, i rivestimenti metallici (comprese le guaine di alcune condutture), i tubi
protettivi, i canali metallici, le masse estranee, se rispondenti alle specifiche indicate nella
norma CEI 64-8 Art. 543.2.
Le connessioni dei conduttori di protezione devono essere accessibili per ispezioni e per
prove, ad eccezione delle giunzioni di tipo miscelato o incapsulato.
Sui conduttori di protezione non devono essere inseriti apparecchi di interruzione, ma
possono esserlo dispositivi apribili mediante attrezzo ai fini delle prove.
Conduttori equipotenziali
Collegamenti elettrici che mettono diverse masse e masse estranee al medesimo
potenziale.
Quando le tubazioni metalliche dell’acqua sono utilizzate come conduttori di terra o di
protezione, i contatori dell’acqua devono essere cortocircuitati per con un conduttore di
sezione adeguata secondo la sua funzione nell’impianto di terra.
_______________________________________________________________________________________________
Le connessioni dei conduttori di protezione devono essere accessibili per ispezioni e per
prove, ad eccezione delle giunzioni di tipo miscelato o incapsulato.
Sui conduttori di protezione non devono essere inseriti apparecchi di interruzione, ma
possono esserlo dispositivi apribili mediante attrezzo ai fini delle prove.
Verifiche e manutenzione
Per gli ambienti di lavoro, il datore di lavoro ha l’obbligo di richiedere e far eseguire le
verifiche periodiche e straordinarie (a proprie spese) per gli impianti elettrici di messa a
terra (DPR 462/01).
La periodicità delle verifiche è di:
- due anni nei locali ad uso medico (ospedali, case di cura, ambulatori, studi medici, …),
cantieri, luoghi a maggior rischio in caso d'incendio (attività soggette al Certificato di
Prevenzione Incendi, …);
- cinque anni negli altri casi.
Si ricorda che ai fini del DPR 462/01 le verifiche possono essere effettuate dall’Asl/Arpa o
da un Organismo Abilitato dal Ministero delle Attività Produttive, per cui non sono valide, a
tale fine, le verifiche effettuate da professionisti o da imprese installatrici.
Dichiarazione di conformità
Per gli edifici civili, al termine dei lavori l'impresa installatrice è tenuta a rilasciare al
committente la dichiarazione di conformità (DM 37/08 del 22 Gennaio 2008 Art. 6) che
equivale a tutti gli effetti all’omologazione dell’impianto.
Fanno eccezione gli impianti elettrici in luoghi con pericolo di esplosione per i quali
l’omologazione è effettuata dall’ASL o dall’ARPA competenti per territorio che effettuano la
prima verifica.
1.2.4.2
Protezione dalle sovracorrenti
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
Protezione delle condutture contro le sovracorrenti
I conduttori attivi devono essere protetti tramite una delle modalità seguenti:
- installazione di dispositivi di protezione da sovraccarichi e cortocircuiti (CEI 64-8 Sez.
434 e Sez. 433) aventi caratteristiche tempo/corrente in accordo con quelle specificate
nelle Norme CEI relative ad interruttori automatici e da fusibili di potenza, oppure
- utilizzo di un alimentazione non in grado di fornire una corrente superiore a quella
sopportabile dal conduttore.
I dispositivi che assicurano la protezione sia contro i sovraccarichi sia contro i cortocircuiti
sono:
- interruttori automatici provvisti di sganciatori di sovracorrente;
- interruttori combinati con fusibili;
- fusibili.
Sovraccarico
I dispositivi che permettono protezione unicamente dai sovraccarichi hanno la
caratteristica di intervento a tempo inverso e possono avere potere di interruzione inferiore
_______________________________________________________________________________________________
alla corrente di cortocircuito presunta nel punto in cui essi sono installati (interruttori
automatici con sganciatori di sovracorrente o fusibili gG/aM).
Le condizioni che devono rispettare sono le seguenti:
1)
2)
IB ≤ In ≤ Iz
If ≤ 1,45 Iz
dove:
IB = corrente di impiego del circuito;
Iz = portata in regime permanente della conduttura (Sezione 523);
In = corrente nominale del dispositivo di protezione (Per i dispositivi di protezione regolabili
la corrente nominale In è la corrente di regolazione scelta);
If = corrente che assicura l’effettivo funzionamento del dispositivo di protezione entro il
tempo convenzionale in condizioni definite.
Si consiglia di non installare protezioni contro i sovraccarichi nei circuiti che alimentano
apparecchi utilizzatori in cui l’apertura intempestiva del circuito potrebbe essere causa di
pericolo.
Cortocircuito
I dispositivi di protezione contro i cortocircuiti devono avere i seguenti requisiti:
- potere di interruzione maggiore o uguale alla corrente di ctocto presunta nel punto di
installazione (a meno di back up);
- tempo di intervento inferiore a quello necessario affinché le correnti di ctocto provochino
un innalzamento di temperatura superiore a quello ammesso dai conduttori, ovvero deve
essere rispettata le relazione:
I2t ≤ K2S2
dove:
t = durata in secondi;
S = sezione in mm2;
I = corrente effettiva di cortocircuito in ampere, espressa in valore efficace;
K = 115 per i conduttori in rame isolati con PVC;
143 per i conduttori in rame isolati con gomma etilenpropilenica e propilene
reticolato;
74 per i conduttori in alluminio isolati con PVC;
87 per i conduttori in alluminio isolati con gomma etilenpropilenica o
propilene reticolato;
_______________________________________________________________________________________________
115 corrispondente ad una temperatura di 160°C, per le giunzioni saldate a
stagno tra conduttori in rame;
2
I t = integrale di Joule per la durata del cortocircuito (espresso in A2s).
La formula appena descritta è valida per i cortocircuiti di durata ≤ 5s e deve essere
verificata per un cortocircuito che si produca in un punto qualsiasi della conduttura
protetta.
I dispositivi di protezione contro il ctocto devono essere installati nei punti del circuito ove
avviene una variazione delle caratteristiche del cavo (S, K) tali da non soddisfare la
disequazione suddetta eccetto nel caso in cui il tratto di conduttura tra il punto di
variazione appena citato e il dispositivo soddisfi contemporaneamente le seguenti
condizioni:
- lunghezza tratto ≤ 3m;
- realizzato in modo che la probabilità che avvenga un ctocto sia bassissima;
- non sia disposto nelle vicinanze di materiale combustibile o in luoghi a maggior rischio in
caso di incendio o di esplosione.
Il coordinamento tra la protezione contro i sovraccarichi e la protezione contro i
cortocircuiti può essere ottenuta tramite:
- un dispositivo di protezione contro i sovraccarichi (se rispetta le prescrizioni contenute
nella Norma CEI 64-8 Sez. 433 ed ha un potere di interruzione maggiore o uguale al
valore della corrente di cortocircuito presunta nel suo punto di installazione);
- dispositivi distinti, coordinati in modo che l’energia lasciata passare dal dispositivo di
protezione dal ctocto sia inferiore o uguale a quella massima sopportabile dal dispositivo
di protezione dal sovraccarico.
Protezione dei conduttori di fase
La rilevazione ed interruzione delle sovracorrenti deve essere effettuata per tutti i
conduttori di fase a meno delle eccezioni specificate dalla Norma CEI 64-8 Sez. 473.3.2.
Protezione del conduttore di neutro
Sistemi TT o TN
E’ necessario prevedere la rilevazione delle sovracorrenti sul conduttore di neutro e
conseguente interruzione dei conduttori di fase nel caso in cui il neutro abbia sezione
minore dei conduttori di fase eccetto il caso in cui vengano soddisfatte
contemporaneamente le due seguenti condizioni:
- il conduttore di neutro è protetto contro i cortocircuiti dal dispositivo di protezione dei
conduttori di fase del circuito;
- la massima corrente che può attraversare il conduttore di neutro in servizio ordinario è
inferiore al valore della portata di questo conduttore.
Sistema IT
Si raccomanda di non distribuire il conduttore di neutro.
Nel caso di conduttore di neutro distribuito, a meno di specifiche descritte dalla norma CEI
64-8 Sez. 473.3.2.2, si devono effettuare:
- rilevazione delle sovracorrenti sul conduttore di neutro di ogni circuito;
- interruzione di tutti i conduttori attivi e del conduttore di neutro (il conduttore di neutro
deve essere interrotto dopo il conduttore di fase ed aperto prima).
_______________________________________________________________________________________________
1.2.4.3
Protezione contro i contatti diretti ed indiretti
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
DM 37/08 (Articolo 6): Norme per la sicurezza degli impianti
Protezione contro i contatti diretti ed indiretti
Protezione mediante bassissima tensione di sicurezza e di protezione (sistemi
SELV e PELV)
Tensione a vuoto: ≤ 50 V in c.a. (valore efficace)
≤ 120 V in c.c.
Alimentazioni:
- trasformatore di sicurezza o altra sorgente con caratteristiche di isolamento similari;
- batteria;
- gruppo elettrogeno.
Circuiti:
Le parti attive devono essere elettricamente separate dagli altri circuiti (ovviamente
anche circuiti SELV devono essere separati da quelli PELV) mediante i metodi
specificati dalla Norma CEI 64-8 art. 411.1.3.2.
Prese a spina:
non devono poter permettere la connessione con sistemi elettrici differenti, inoltre le
prese dei sistemi SELV non devono avere un contatto per il collegamento del PE.
Prescrizioni particolari per i circuiti PELV
Il circuito presenta un punto collegato a terra.
La protezione dai contatti diretti deve essere ottenuta con uno dei seguenti metodi:
- utilizzando involucri o barriere aventi IP ≥ 2X (oppure IP ≥ XXB);
- isolamento capace di sopportare 500V per un minuto.
Prescrizioni particolari per i circuiti SELV
Non è permesso il collegamento a terra né delle parti attive, né delle masse
(generalmente nemmeno delle masse estranee).
La protezione dai contatti diretti è generalmente assicurata se non vengono superati i
seguenti limiti di tensione nominale: 25V in c.a., oppure 60V in c.c.
Se vengono superati suddetti i limiti devono essere rispettate le condizioni dettate dalla
norma CEI 64-8.
Protezione mediante bassissima tensione di protezione funzionale (sistema
FELV)
Sono definiti FELV quei sistemi aventi Vn ≤ 50V in c.a. (oppure Vn ≤ 120V (c.c.)) non
rispettanti, per ragioni di funzionalità, tutte le prescrizioni richieste per sistemi SELV o
PELV.
La protezione dai contatti diretti ed indiretti è garantita soddisfacendo i requisiti richiesti
dagli art. 471.3.2 e 471.3.3 della norma CEI 64-8.
_______________________________________________________________________________________________
Le prese a spina e le prese non devono essere compatibili con altri sistemi di tensione
Protezione contro i contatti diretti
Protezione totale
Protezione per mezzo di isolamento delle parti attive
Questa protezione è ottenuta tramite isolamento completo e irremovibile (tranne
che per mezzo di distruzione) delle parti attive del sistema.
Protezione dalle parti attive per mezzo di involucri o barriere
Caratteristiche:
- IP ≥ 2X o IP ≥ IPXXB (IP ≥ 4X o IP ≥ XXD per quanto riguarda le superfici
orizzontali superiori a portata di mano);
- nel caso debbano essere rimossi involucri o barriere si deve provvedere a
rispettare i requisiti minimi forniti dalla norma (ad esempio rendendo possibile
l’operazione solamente tramite chiave o attrezzo).
Protezione parziale
Protezione mediante ostacoli
Si devono fissare gli ostacoli in modo da impedire contatti involontari con pari attive
e impedirne la rimozione accidentale.
Protezione mediante distanziamento
Si deve operare affinché non possano essere a portata di mano parti attive a
tensione diversa.
Protezione contro i contatti indiretti
Protezione mediante interruzione automatica dell’alimentazione
Questa metodologia di protezione è richiesta se sulle masse può essere superato (in
caso di guasto) il seguente valore della tensione di contatto limite:
UL > 50V in c.a. (120V in c.c.)
Si devono coordinare:
- tipologia di collegamento a terra del sistema;
- tipo di PE utilizzato;
_______________________________________________________________________________________________
- tipo di dispositivi di protezione.
Si devono collegare allo stesso impianto di terra tutte le masse a cui si possa accedere
simultaneamente.
Devono essere connessi al collegamento equipotenziale principale:
- il conduttore di protezione;
- il conduttore di terra;
- il collettore principale di terra;
- le masse estranee specificate all’art. 413.1.2.1.
In casi particolari definiti dalla norma può essere richiesto un collegamento
equipotenziale supplementare.
Prescrizioni particolari per sistemi TN (Cabina propria, categoria I)
Questa tipologia di sistema è caratterizzata da:
- messa a terra del sistema di alimentazione tramite un punto di messa a terra
(generalmente il neutro o in rari casi una fase);
- collegamento di tutte le masse (se necessario anche masse estranee) al punto di
messa a terra.
Può essere utilizzato un conduttore PEN a posa fissa che funga sia da conduttore
di neutro che da PE se si soddisfano le specifiche date dalla Norma CEI art 564.2:
- Sez ≥ 10mm2 (rame) , oppure Sez ≥ 16mm2 (alluminio);
- non abbia installato a monte un dispositivo differenziale.
Deve essere garantita la protezione dai contatti indiretti mediante interruzione
automatica dell’alimentazione rispettando la seguente disequazione:
Ia ≤ U0/ZS
Ia = valore di corrente definita dalla norma CEI 64-8 art.413.1.3.8;
U0 = valore della tensione nominale tra fase e terra;
Zs = impedenza anello di guasto.
Per ottenere suddetta protezione possono essere impiegati apparecchi di
protezione contro le sovracorrenti o apparecchi differenziali (facendo particolare
attenzione per quest’ultimi alle limitazioni di applicazione nel sistema TN).
_______________________________________________________________________________________________
Prescrizioni particolari per sistemi TT (senza cabina propria, categoria I)
Questa tipologia di sistema è caratterizzata da:
- messa a terra del sistema di alimentazione tramite un punto di messa a terra
(generalmente il neutro o una fase);
- collegamento di tutte le masse che devono essere protette da uno stesso
dispositivo ad un unico impianto di terra.
La protezione contro i contatti indiretti deve essere ottenuta mediante interruzione
automatica dell’alimentazione per mezzo di dispositivi di protezione a corrente
differenziale, oppure dispositivi di protezione contro le sovracorrenti purché, per
entrambi, sia verificata la seguente disequazione:
RA.IA ≤ 50
RA [Ω] = resistenze dell’impianto di terra (condizioni più sfavorevole);
IA [A] = corrente che provoca l’intervento del dispositivo automatico di protezione
definita nei casi specifici dalla norma.
Prescrizioni particolari per sistemi IT
Questa tipologia di sistema è caratterizzata da:
- isolamento da terra delle parti attive;
- collegamento a terra delle masse (individuale, per gruppo di masse, collettivo).
_______________________________________________________________________________________________
E’ sconsigliata la distribuzione del neutro.
Non è necessaria interruzione dell’alimentazione al primo guasto ma si devono
disporre dispositivi in grado di rilevarlo e segnalarlo in modo da poterlo eliminare nel
minor tempo possibile.
Deve essere verificata la seguente disequazione:
RT.Id ≤ 50
RT [Ω] = resistenza dispersore;
Id [A] = corrente di primo guasto.
Avvenuta la prima condizione di guasto deve essere garantita la protezione dal
secondo guasto tramite interruzione dell’alimentazione secondo le specifiche date
dalla norma.
I dispositivi che possono essere utilizzati per proteggere un sistema IT sono i
seguenti:
- apparecchi per controllo isolamento;
- apparecchi di protezione contro le sovracorrenti;
- apparecchi differenziali.
Collegamento equipotenziale supplementare
Il collegamento deve essere disposto tra tutte le masse e masse estranee che possono
essere accessibili simultaneamente, inoltre deve essere collegato a tutti i conduttori PE
dei componenti elettrici.
Protezione con impiego di componenti di classe II o con isolamento equivalente
La protezione deve essere ottenuta tramite:
- utilizzo di componenti elettrici di calasse II e quadri rispondenti alla Norma CEI 1713/1: Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per bassa tensione
(quadri BT - Parte 1: Apparecchiature soggette a prove di tipo (AS) e
apparecchiature parzialmente soggette a prove di tipo (ANS));
- isolamento supplementare di componenti aventi il solo isolamento principale e
isolamento rinforzato delle parti attive nude (entrambi ottenibili rispettando le
condizioni art. 413.2 CEI 64-8).
Protezione mediante luoghi non conduttori
Evita il contatto simultaneo tra parti a potenziale differente a seguito di un guasto
dell’isolamento principale.
L’utilizzo di componenti di classe 0 è ammesso alle seguenti condizioni:
- le masse e le masse estranee siano collocate in modo da non poter essere toccate
simultaneamente (vedi norma CEI 64-8 Articolo 413.3);
- nel luogo non conduttore non devono essere distribuiti conduttori di protezione;
- la resistenza dei pavimenti e delle pareti isolanti non deve essere inferiore a 50kΩ per
tensioni ≤ 500V e 100kΩ per tensioni > 500V.
Questa tipologia di protezione è raramente applicabile in edifici civili e similari.
Protezione mediante collegamento equipotenziale locale non connesso a terra
Permette di evitare l’insorgere di tensioni di contatto pericolose.
_______________________________________________________________________________________________
Questa protezione è ottenuta mediante collegamento, non messo a terra tra tutte le
masse e le masse estranee contemporaneamente accessibili. Tali conduttori non
devono avere sezione inferiore a 2,5mm2 se protetti meccanicamente e a 4mm2 se non
protetti meccanicamente.
Tutte le tubazioni metalliche, di qualsiasi tipo, uscenti o entranti dal locale, devono
essere isolate mediante appositi giunti per evitare la propagazione di potenziali
pericolosi.
Il locale deve risultare sotto sorveglianza di personale addestrato al fine di evitare
l’introduzione nel locale di apparecchi collegati a terra o di masse estranee.
Questa tipologia di protezione è utilizzabile in situazioni particolari e mai in edifici civili e
similari oppure in luoghi destinati ad ospitare il pubblico.
Protezione mediante separazione elettrica
Devono essere rispettate le condizioni descritte in art 413.5 Norma CEI 64-8.
Le prescrizioni generali sono:
- alimentazione del circuito tramite trasformatore di isolamento;
- avere Vn [V]xL [m] ≤ 100000 con L [m] ≤ 500 e Vn [V] ≤ 500:
Vn: tensione nominale alimentazione circuito;
L: lunghezza circuito;
- utilizzare condutture distinte per diversi circuiti separati;
- non si devono collegare le parti attive né a terra né a nessun altro circuito;
- collegare le masse del circuito tramite conduttori equipotenziali isolati.
1.2.4.4
Coordinamento apparecchi di protezione
Riferimenti normativi
CEI EN 60898-1(CEI 23-3/1): Interruttori automatici per la protezione dalle sovracorrenti
per impianti domestici e similari. Parte 1: Interruttori automatici per
funzionamento in corrente alternata
CEI EN 60947-2 (CEI 17- 5): Apparecchiature a bassa tensione.
Parte 2: Interruttori automatici
CEI EN 61008-1 (CEI 23-42) Interruttori differenziali senza sganciatori di sovracorrente
incorporati per installazioni domestiche e similari
CEI EN 61009-1 (CEI 23-44) Interruttori differenziali con sganciatori di sovracorrente
incorporati per installazioni domestiche e similari
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
Il coordinamento dei dispositivi di protezione può essere di due tipi:
- selettivo;
- di sostegno (back-up).
1.2.4.4.1 Coordinamento selettivo
L’esigenza di ottenere selettività di intervento tra i dispositivi di protezione installati in un
impianto è definita dal committente o dal progettista dell’impianto.
La mancanza di energia elettrica, anche per un breve tempo può causare danni economici
e, in alcuni casi, compromettere la sicurezza delle persone. Ad esempio in alcuni impianti
_______________________________________________________________________________________________
ove è richiesta la massima continuità di esercizio, quale:
- impianti industriali a ciclo continuo;
- impianti ausiliari di centrali;
- reti di distribuzione civili (ospedali, banche, ecc.);
- impianti di bordo,
predomina sulle altre esigenze quella di garantire il più possibile la continuità di
funzionamento.
Coordinamento selettivo tra dispositivi di protezione da sovracorrenti
La soluzione normalmente adottata è quella del coordinamento selettivo delle protezioni di
massima corrente che consente di isolare dal sistema la parte di impianto interessata dal
guasto, facendo intervenire il solo interruttore situato immediatamente a monte di esso.
Al fine di realizzare un corretto coordinamento selettivo, si devono tener presente le
seguenti regole fondamentali:
1) allo scopo di ridurre gli effetti di tipo termico ed elettrodinamico e contenere i tempi di
ritardo entro valori ragionevoli, il coordinamento selettivo non dovrebbe avvenire tra più
di quattro interruttori in cascata;
2) ciascun interruttore deve essere in grado di stabilire, supportare ed interrompere la
massima corrente di cortocircuito nel punto dove è installato;
3) per assicurarsi che gli interruttori di livello superiore non intervengano, mettendo fuori
servizio anche parti di impianto non guaste, si devono adottare soglie di corrente di
intervento (ed eventualmente di tempo di intervento) di valore crescente partendo dagli
utilizzatori andando verso la sorgente di alimentazione;
4) per assicurare la selettività, l’intervallo dei tempi di intervento dovrebbe essere
approssimativamente di 0,1-0,2 s. Il tempo massimo di intervento non dovrebbe
superare i 0,5 s.
La selettività tra due interruttori in cascata, può essere totale o parziale.
- Selettività totale
La selettività è totale se si apre solo l’interruttore B, per tutti i valori di corrente inferiori o
uguali alla massima corrente di ctocto presunta nel punto in cui è installato B.
- Selettività parziale
La selettività è parziale se si apre solo l’interruttore B per valori di corrente di
cortocircuito in C inferiori al valore IL oltre il quale si ha l’intervento simultaneo di A e B.
Le tipologie di selettività ottenibili sono:
- cronometrica;
- amperometrica;
- di zona.
_______________________________________________________________________________________________
Selettività cronometrica
Può essere ottenuta con l’impiego di sganciatori o relé muniti di dispositivi di ritardo
intenzionale dell’intervento.
I ritardi vengono scelti con valori crescenti risalendo lungo l’impianto per garantire che
l’intervento sia effettuato dall’interruttore immediatamente a monte del punto in cui si è
verificato.
L’interruttore A interviene con ritardo ∆t rispetto all’interruttore B, nel caso che entrambi gli
interruttori siano interessati a una corrente di guasto di valore superiore a Im.
L’interruttore A, ovviamente, dovrà essere in grado di sopportare le sollecitazioni
dinamiche e termiche durante il tempo di ritardo.
Selettività amperometrica
Può essere ottenuta regolando la soglia di intervento istantaneo a valori di corrente diversi
fra gli interruttori A e B e sfruttando la condizione favorevole del diverso valore assunto
dalla corrente di cortocircuito in funzione della posizione in cui si manifesta il guasto a
causa dell’impedenza dei cavi.
Per effetto della limitazione dovuta a questa impedenza in certi casi è possibile regolare
l’intervento istantaneo dell’interruttore a monte del cavo ad un valore dell’intensità di
corrente superiore a quello del massimo valore raggiungibile dalla corrente di guasto che
percorre l’interruttore a valle, pur assicurando quasi completamente la protezione della
parte di impianto compresa tra i due interruttori.
A seconda degli interruttori impiegati la selettività amperometrica può assumere condizioni
diverse:
a) con interruttori tradizionali con breve ritardo a monte e a valle: la selettività è tanto più
efficace e sicura quanto più grande è la differenza tra la corrente nominale
dell’interruttore posto a monte e quella dell’interruttore posto a valle.
Inoltre la selettività amperometrica generalmente risulta totale se la corrente di ctocto
in C è inferiore alla corrente magnetica dell’intervento dell’interruttore A;
_______________________________________________________________________________________________
b) con interruttori tradizionali con breve ritardo a monte e interruttori tradizionali a valle:
selettività amperometrica, per valori di corrente di ctocto elevati, può essere migliorata
utilizzando interruttori a monte provvisti di relé muniti di breve ritardo (curva ”S”).
La selettività è totale se l’interruttore A non si apre.
La possibilità di avere interventi selettivi senza l’introduzione di ritardi intenzionali
riduce le sollecitazioni termiche e dinamiche all’impianto in caso di guasto e
frequentemente permette di sotto-dimensionare alcuni suoi componenti.
c) con interruttori tradizionali a monte e interruttori limitatori a valle: usando interruttori
limitatori a valle e, a monte di essi, interruttori tradizionali (dotati di potere
d’interruzione adeguato con sganciatori di tipo istantaneo) è possibile ottenere
selettività totale.
In questo caso la selettività dell’intervento si realizza grazie ai tempi di intervento
estremamente ridotti dell’interruttore limitatore che riducono l’impulso di energia
dovuto alla corrente di guasto a valori tanto bassi da non causare l’intervento
dell’interruttore a monte.
Con questo principio è possibile realizzare la selettività totale anche tra interruttori
limitatori di diverso calibro fino a quei valori di corrente che non provocano l’apertura
transitoria dei contatti del limitatore a monte.
Selettività energetica
È un tipo di selettività alla quale si ricorre quando fra due interruttori non è possibile
impostare un tempo di ritardo nell’intervento.
Questo sistema può consentire di ottenere un livello di selettività che va oltre il valore della
soglia magnetica dell’interruttore a monte, impiegando un interruttore limitatore a valle.
Nel caso si abbia a monte un interruttore del tipo B ma con Icw ≤ Icu, in funzione della
limitazione effettuata dall’interruttore a valle possiamo ottenere un limite di selettività
superiore al valore della soglia istantanea dell’interruttore a monte.
Per lo studio della selettività energetica non si confrontano le curve di intervento
corrente/tempo dei componenti installati in serie ma le curve dell’energia specifica (I2t)
lasciata passare dall’interruttore a valle e la curva dell’energia dell’interruttore a monte. Si
ottiene la selettività energetica se le due curve non hanno punti di intersezione. L’effetto di
limitazione dell’energia specifica passante è funzione del tipo di interruttore (meccanismo
di apertura, contatti ecc.) mentre il livello energetico di non sgancio è legato alle
caratteristiche di intervento dello sganciatore (soglia istantanea, tempo di intervento),
nonché dalla soglia di repulsione dei contatti (apertura incondizionata).
Per poter realizzare in maniera ottimale una selettività energetica occorre pertanto
impiegare:
- sganciatori istantanei con tempo di risposta legato alla corrente di cortocircuito e di
taglia diversa;
- interruttori con una forte limitazione di corrente ed i contatti differenziati per taglia.
_______________________________________________________________________________________________
L’impiego di interruttori limitatori a valle permette inoltre una sensibile riduzione delle
sollecitazioni termiche ed elettrodinamiche alle quali è soggetto l’impianto e di contenere i
ritardi intenzionali imposti agli interruttori installati a livello primario.
Selettività di zona o “accelerata”
L’adozione del coordinamento selettivo delle protezioni comporta per sua natura
l’allungamento dei tempi di eliminazione dei guasti man mano che ci si avvicina alla
sorgente dell’energia e quindi dove il valore della corrente di guasto è maggiore.
In impianti importanti, nei quali i livelli di distribuzione possono diventare molti, questi
tempi potrebbero diventare inaccettabili sia per il valore elevato dell’energia specifica
passante I2t ,sia per l’incompatibilità con i tempi di estinzione prescritti dall’Ente fornitore
di energia.
In questi casi può essere necessario adottare un sistema di selettività di zona o
“accelerata”.
Questa tecnica, più sofisticata, consente di accorciare i tempi determinati dalla selettività
cronometrica tradizionale pur mantenendo la selettività degli interventi.
Questo tipo di coordinamento si basa sulle seguenti operazioni:
- immediata individuazione dell’interruttore a cui compete l’eliminazione selettiva del
guasto;
- abbreviazione del tempo di intervento di tale interruttore;
- mantenimento del coordinamento selettivo degli interruttori a monte.
Il principio su cui basarsi per determinare quale sia l’interruttore più vicino al guasto
consiste nell’utilizzare la corrente di guasto come unico elemento di riferimento comune
per i vari interruttori e creare un interscambio di informazioni in base alle quali determinare
in modo praticamente istantaneo quale parte dell’impianto deve essere tempestivamente
staccata dal sistema.
Coordinamento selettivo tra dispositivi differenziali
Questo coordinamento è ottenuto tra due dispositivi differenziali in serie se vengono
soddisfatte entrambe le seguenti condizioni:
- l’apparecchio a monte deve aver caratteristica di funzionamento ritardata (tipo S);
- il rapporto tra la corrente differenziale nominale del dispositivo a monte e la corrente
differenziale nominale del dispositivo a valle deve essere:
Idnmonte ≥ 3 Idnvalle.
1.2.4.4.2 Protezione di sostegno (Back-up)
Si deve utilizzare una protezione di sostegno quando è richiesta l’apertura contemporanea
dell’interruttore a monte e dell’interruttore a valle, oppure quella del solo interruttore a
monte per valori della corrente di cortocircuito superiori ad un certo valore limite.
Tale tipo di protezione è ammesso dalle norme CEI 64-8 e CEI EN 60947-2 A1.
_______________________________________________________________________________________________
Gli interruttori A e B, disposti in serie in un circuito, sono coordinati in modo tale da
intervenire simultaneamente in caso di guasto in C per un valore di corrente superiore ad
una prefissata soglia, detta corrente di scambio.
In tal modo i due interruttori interagiscono tra loro comportandosi come fossero una sola
unità con due interruzioni poste in serie che interrompono il cortocircuito.
Tutto ciò conferisce all’insieme e quindi anche all’interruttore B un potere di interruzione
superiore a quello che l’interruttore B stesso potrebbe fronteggiare da solo.
L’impiego di interruttori limitatori a monte consente maggiori margini di sicurezza.
La protezione di sostegno viene utilizzata in impianti elettrici in cui la continuità di esercizio
della parte non guasta non è requisito fondamentale, ma esistono altre esigenze prioritarie
quali:
1) la necessità di limitare gli ingombri delle apparecchiature elettriche;
2) la necessità di non modificare impianti esistenti anche se non più idonei alle nuove
correnti di guasto;
3) il problema tecnico-economico di contenere il dimensionamento dei componenti
dell’impianto elettrico.
La protezione di sostegno, pertanto, è applicabile quando non vi sono esigenze di
selettività e consente, in particolare, di proteggere impianti sottodimensionati rispetto alla
corrente di guasto presunta (ossia consente sensibili risparmi nel dimensionamento degli
interruttori a valle).
Le condizioni indispensabili per la realizzazione della protezione di sostegno sono le
seguenti:
1) l’interruttore a monte deve avere un potere di interruzione almeno pari alla corrente di
cortocircuito presunta nel punto di installazione dell’interruttore a valle;
2) la corrente di cortocircuito e l’energia specifica, lasciata passare di fatto nell’impianto
dall’interruttore a monte non devono danneggiare l’interruttore a valle;
3) i due interruttori devono essere realmente in serie in modo da essere percorsi dalla
stessa corrente in caso di guasto.
È comunque necessario, in caso di adozione della protezione di sostegno, scegliere
combinazioni di apparecchi delle quali siano state verificate dal costruttore attraverso
prove pratiche, l’efficienza e le caratteristiche del complesso. Si deve infatti precisare che
il valore del potere di interruzione della serie non può essere ricavato teoricamente, ma
può essere definito solo con prove dirette, fatte in laboratorio.
1.2.4.5
Protezione contro i fulmini
Riferimenti normativi
CEI EN 62305-1 (CEI 81-10/1): Protezione contro i fulmini - Parte 1: Principi generali
_______________________________________________________________________________________________
CEI EN 62305-2 (CEI 81-10/2): Protezione contro i fulmini - Parte 2: Valutazione del
rischio
CEI EN 62305-3 (CEI 81-10/3): Protezione contro i fulmini - Parte 3: Danno materiale alle
strutture e pericolo per le persone
CEI EN 62305-4 (CEI 81-10/4): Protezione contro i fulmini - Parte 4: Impianti elettrici ed
elettronici nelle strutture
Prescrizioni particolari
La verifica di idoneità delle misure di protezione contro i fulmini è necessaria nei seguenti
casi:
- strutture con rischio di esplosione;
- ospedali;
- altre strutture in cui in caso di guasto interno si possa verificare una situazione di pericolo
immediato per una persona.
A tale scopo devono essere utilizzate le norme CEI EN 62305.
Norme specifiche devono invece essere applicate per:
- sistemi ferroviari;
- veicoli, navi, aerei, installazioni “offshore”;
- tubazioni sotterranee ad alta pressione;
- tubazioni, linee elettriche di potenza e di telecomunicazione non connesse alla struttura.
La norma CEI EN 62305-2 permette di valutare i rischi da fulminazione.
La protezione contro i fulmini può essere necessaria su:
- strutture;
- servizi entranti nella struttura.
Ai fini dell’utilizzo della norma CEI EN 62305-1 il fulmine deve essere considerato come
una sorgente di danno che varia a seconda del punto di impatto rispetto alla struttura o al
servizio da proteggere:
Struttura da proteggere
Servizio da proteggere
- S1: fulmine sulla struttura
- S1: fulmine sulla struttura servita
- S2: fulmine vicino alla struttura
- S3: fulmine sui servizi entranti nella
- S3: fulmine sul servizio entrante nella
struttura
struttura
- S4: fulmine in prossimità dei servizi entranti - S4: fulmine in prossimità del servizio
nella struttura
entrante nella struttura
Le tipologie di danno che possono essere causate dalle sorgenti di fulmine sopraelencate
e che devono essere prese in considerazione sono le seguenti:
Struttura da proteggere
- D1: danni ad esseri viventi dovuto a
tensione di contatto e di passo
- D2: danni materiali (incendio, esplosione,
distruzione meccanica, rilascio di
sostanze chimiche)
- D3: guasti agli impianti interni dovuti ad
Servizio da proteggere
- D2: danni materiali (incendio, esplosione,
distruzione meccanica, rilascio di
sostanze chimiche) dovuti agli effetti
termici della corrente di fulmine
- D3: guasti agli impianti elettrici ed elettronici
_______________________________________________________________________________________________
effetti elettromagnetici della corrente di
fulmine (LEMP)
a causa delle sovratensioni
Infine sono elencate le tipologie di perdite:
Struttura da proteggere
- L1: perdita di vite umane
- L2: perdita di servizio pubblico
- L3: perdita di patrimonio culturale
insostituibile
- L4: perdita economica (struttura e suo
contenuto)
Servizio da proteggere
- L2: perdita di servizio pubblico
- L4: perdita economica (servizi e perdita di
attività)
I rischi corrispondenti alle tipologie di perdita suddette sono i seguenti:
- R1: perdita di vite umane
- R2: perdita di servizio pubblico
- R3: perdita di patrimonio culturale insostituibile
Schema A
(1) Solo per strutture.
(2) Solo per strutture con rischio di esplosione e per gli ospedali o altre strutture analoghe in cui la perdita degli impianti
interni mette a rischio immediato la vita umana.
(3) Solo per strutture in cui può verificarsi la perdita di animali.
Tramite la valutazione dei rischi, come indicato nella Norma CEI EN 62305-2, è possibile
valutare la necessità di installare un sistema di protezione contro i fulmini.
Devono essere considerati i rischi provocati da perdite sociali (R1, R2 ed R3) in modo che
sia rispettata la seguente disequazione:
R ≤ RT
_______________________________________________________________________________________________
R = rischio provocato da perdite sociali (R1, R2 ed R3)
RT = rischio tollerabile
Nel caso la disequazione suddetta non sia rispettata si deve procedere affinché il valore
del rischio R scenda al di sotto del valore di rischio tollerabile RT.
La protezione contro il fulmine induce una convenienza economica sull’oggetto protetto se
rispetta la seguente disequazione:
CRL + CPM < CL
CRL = costo residuo della perdita L4 dopo l’installazione della protezione contro il fulmine
CPM = costo della protezione contro il fulmine
CL = costo della perdita totale in assenza di protezione
Nel caso sia stata valutata la necessità o la convenienza economica di installare una
protezione contro i fulmini quest’ultima deve essere scelta in modo che porti alla riduzione
delle perdite e di conseguenza ai danni e rischi ad esse legati (secondo le relazioni
individuate nello schema A)
S
t
r
u
t
t
u
r
a
Danno da ridurre
Danno da ridurre D1
- Adeguato isolamento delle parti conduttive esposte
- Equipotenzializzazione del suolo per mezzo di un
dispersore di maglia (non efficace contro le tensioni
di contatto)
- Barriere e cartelli ammonitori
Danno da ridurre D2
- Impianto di protezione contro il fulmine (LPS)
Danno da ridurre D3
- Impianto di protezione contro gli effetti
elettromagnetici della corrente di fulmine (LEMP)
ottenuto tramite i seguenti provvedimenti da utilizzare
soli o congiuntamente:
• Messa a terra ed
equipotenzializzazione
• Schermatura
• Percorso delle linee
• Sistema di Spd
_______________________________________________________________________________________________
S
e
r
v
i
z
i
o
Danno da ridurre D2
- funi di guardia
Danno da ridurre D3
- limitatori di sovratensione (SPD) distribuiti lungo la
linea
- cavi schermati
Le misure di protezione devono soddisfare la normativa di riferimento e devono essere
progettate affinché rispettino i livelli di protezione prestabili i cui parametri sono espressi
nella norma CEI EN 62305-1.
Devono essere stabilite delle zone di protezione delimitate dall’installazione di dispositivi di
protezione contro i fulmini, all’interno delle quali, le caratteristiche del campo
elettromagnetico siano compatibili con l’oggetto da proteggere.
La norma CEI EN 62305-1 impone di rispettare i seguenti livelli minimi di protezione (LPZ):
LPZ minimo per
ridurre D1 e D2
LPZ0B
LPZ minimo per
ridurre D3
LPZ1
LPZ0B = zona protetta contro la fulminazione diretta, ma dove il pericolo è l’esposizione al
totale campo magnetico.
LPZ1 = zona in cui la corrente è limitata dalla suddivisione della corrente di fulmine e
dalla presenza di SPD al confine della zona stessa.
I criteri per la progettazione, l’installazione e la manutenzione delle misure di protezione
contro il fulmine sono considerate in due gruppi separati:
- La Norma CEI EN 62305-3 definisce i requisiti per la protezione di una struttura contro i
danni materiali per mezzo di un impianto di protezione (LPS) e per la protezione contro i
danni agli esseri viventi causate dalle tensioni di contatto e di passo in prossimità
dell’LPS
- La Norma CEI EN 62305-4 definisce i requisiti per la protezione contro i LEMP (effetti
elettromagnetici della corrente di fulmine) per gli impianti elettrici ed elettronici nelle
strutture, al fine di ridurre il rischio di danni permanenti dovuti all’impulso
elettromagnetico associato al fulmine.
Gli LPS utilizzati devono essere conformi ai requisiti stabiliti dalla Norma CEI EN 62305-3
e sono determinati dalla struttura che deve essere protetta e dal livello di protezione
richiesto (LPZ).
Sono suddivisi in due parti:
_______________________________________________________________________________________________
- impianto di protezione esterno avente il compito di intercettare i fulmini sulla struttura e di
condurne la corrente a terra senza provocare danni.
Il sistema è composto da captatori, calate, punti di misura e dispersori.
Devono essere utilizzati componenti in grado di resistere ad effetti
elettromagnetici della corrente di fulmine senza esserne danneggiati;
- impianto di protezione interno avente il compito di evitare l’insorgere di scariche elettriche
pericolose innescate dall’LPS esterno.
Gli SPD utilizzati devono essere conformi ai requisiti stabiliti dalla Norma CEI EN 62305-4.
1.2.5
Comandi
1.2.5.1
Sezionamento e comando
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
Sezionamento
Deve essere previsto il sezionamento dell’impianto elettrico, o parte di esso, tramite
l’utilizzo di apposito dispositivo in modo da permettere operazioni di manutenzione,
rilevazione guasti, riparazione, ecc.
Il sezionamento deve essere generalmente effettuato su tutti i conduttori attivi.
La posizione di aperto dei contatti deve essere visibile direttamente oppure tramite un
indicatore meccanicamente vincolato ai contatti.
Il dispositivo di chiusura deve essere tale da impedire manovre non intenzionali in seguito
a urti, vibrazioni, falsi contatti elettrici, guasti, ecc.
Per evitare alimentazioni intempestive possono essere adottate le seguenti precauzioni:
- blocchi meccanici;
- scritta o altra opportuna segnaletica;
- sistemazione in involucro o in locale chiuso a chiave.
L’interruttore differenziale non deve mai essere installato a monte di un conduttore PEN.
Il conduttore di terra non deve mai essere sezionato o interrotto in nessun sistema.
Non devono mai essere installati dispositivi di sezionamento e comando sul conduttore
PEN in:
- sistemi TN-C;
- nella parte TN-C dei sistemi TN-C-S;
Nei sistemi TN-C e nella parte TN-C dei sistemi TN-C-S, sul conduttore PEN e PE il
sezionamento deve essere effettuato solo mediante dispositivo apribile con attrezzo per
effettuare misure.
Comando funzionale
Il comando funzionale ha la funzione, in condizioni ordinarie, di aprire, chiudere o variare
la tensione di un circuito.
_______________________________________________________________________________________________
Possono essere utilizzate come comandi funzionali le prese aventi In ≤ 16A.
Interruzione per manutenzione non elettrica
Devono essere installati apparecchi di interruzione dell’alimentazione negli impianti in cui
la manutenzione non elettrica possa comportare rischi per le persone.
Tali apparecchi devono essere installati in luogo permanentemente sotto controllo degli
addetti alla manutenzione (quando ciò non è possibile si devono adottare provvedimenti
contro la chiusura intempestiva da parte di terzi, simili a quelli prescritti per il
sezionamento).
1.2.5.2
Comando e arresto di emergenza
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
DM 8/3/85 Direttive sulle misure più urgenti ed essenziali di prevenzione incendi ai fini del
rilascio del nulla osta provvisorio di cui alla Legge 7 Dicembre 1984 N° 818
Prescrizioni per l’impianto elettrico
Il comando di emergenza ha il compito di permettere la messa fuori tensione di un circuito
in caso di situazione di pericolo.
Deve essere facilmente individuabile e generalmente deve intervenire su tutti i conduttori
attivi.
Il comando di emergenza deve disalimentare solamente i circuiti ordinari e non quelli di
sicurezza.
Deve inoltre essere facilmente raggiungibile ed identificabile.
Le tipologie di dispositivi impiegati come comando di emergenza sono le seguenti:
− interruttori magnetotermici;
− interruttori magnetotermici e differenziali o interruttori differenziali puri;
− interruttori di manovra;
− dispositivi con comando a distanza (la cui apertura deve avvenire per
diseccitazione di bobina) agenti sul circuito dell’alimentazione.
Il comando di emergenza deve essere installato nei seguenti luoghi ed impianti (sono
riportati i più comuni):
− Ascensori e montacarichi;
− Attività soggette al controllo VVF;
− Attività turistico-alberghiere;
− Autorimesse con capacità di parcamento superiore a 9 veicoli;
− Cantieri;
− Centrali termiche a gasolio e a gas con potenzialità maggiore di 35kW;
− Centri commerciali;
− CED;
− Depositi di GPL;
− Grandi cucine;
− Edifici pregevoli per arte e storia;
− Edifici scolastici;
− Gruppi elettronici;
_______________________________________________________________________________________________
−
−
−
−
−
−
−
−
−
−
−
−
−
−
Impianti automatici antincendio;
Impianti di distribuzione stradale di GPL per autotrazione;
Impianti sportivi;
Laboratori elettrici;
Lampade a scarica a catodo freddo ad alta tensione;
Liquidi infiammabili;
Locali di pubblico spettacolo;
Luoghi con pericolo di esplosione;
Luoghi di lavoro;
Metropolitane;
Miniere;
Lavorazione , immagazzinamento, impiego, vendita e trasporto di oli minerali;
Ospedali, case di cura;
Sistemi di ventilazione.
1.2.6
Centrali tecnologiche
1.2.6.1
Centrale termica
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
CEI 64-50: Edilizia residenziale - Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti elettrici
utilizzatori e per la predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati
CEI EN 60079-10 (CEI 31-30): Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la
presenza di gas - Parte 10: Classificazione dei luoghi pericolosi
CEI EN 60079-14 (CEI 31-33): Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la
presenza di gas - Parte 14: Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di
esplosione per la presenza di gas (diversi dalle miniere)
CEI EN 60079-17 (CEI 31-34): Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la
presenza di gas - Parte 17: Verifica e manutenzione degli impianti elettrici nei
luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di gas (diversi dalle miniere)
CEI 31-35: Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive per la presenza
di gas - Guida all’applicazione della Norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30).
Classificazione dei luoghi pericolosi
CEI 31-35/A: Guida all’applicazione della Norma CEI 31-30 Classificazione dei luoghi
pericolosi - Esempi di applicazione
D.M. 16/02/1982: Modificazioni del decreto ministeriale 27 settembre 1965, concernente la
determinazione delle attività soggette alle visite di prevenzione incendi
Circ. n° 91 del 14/09/1961: Approvazione della rego la tecnica di prevenzione incendi per la
progettazione, la costruzione e l'esercizio degli impianti termici alimentati da
combustibili gassosi
D.M. 28/04/2005: Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la
progettazione, la costruzione e l'esercizio degli impianti termici alimentati da
combustibili liquidi
D.M. 12/04/1996: Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la
progettazione, la costruzione e l'esercizio degli impianti termici alimentati da
combustibili gassosi
_______________________________________________________________________________________________
EN 12464-1: Light and lighting - Lighting of work placet - Part 1: Indoor work places (Luce
e Illuminazione - Illuminazione dei luoghi di lavoro. Parte 1: Luoghi di lavoro
interni)
Direttiva 90/396/CEE: direttiva del consiglio del 29 giugno 1990 concernente il
ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri in materia di apparecchi a
gas.
DPR 661/96: Regolamento per l'attuazione della direttiva 90/396/CEE concernente gli
apparecchi a gas.
Direttiva ATEX 99/92/CE:direttiva del 16 dicembre 1999 del parlamento europeo e del
consiglio, relativa alle prescrizioni minime per il miglioramento della tutela della
sicurezza e della salute dei lavoratori che possono essere esposti al rischio di
atmosfere esplosive
DLgs 233/03:Attuazione della direttiva 1999/92/CE relativa alle prescrizioni minime per il
miglioramento della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori esposti al
rischio di atmosfere esplosive - Combustibile gassoso
DLgs 81/08: Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di
tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro
Circ. n° 73 del 29/07/1971: Impianti termici ad oli o combustibile o a gasolio - Istruzioni per
l'applicazione delle norme contro l'inquinamento atmosferico; disposizioni ai fini
della prevenzione incendi
Classificazione
Per centrale termica si intende un locale (o più locali comunicanti direttamente tra loro)
destinato all’installazione di un impianto di produzione centralizzata del calore, la cui
portata termica complessiva sia maggiore di 35kW (30000kcal/h). Le centrali termiche si
differenziano a seconda del tipo di combustibile utilizzato.
Qualsiasi impianto termico di portata superiore a 116kW rientra tra le attività soggette al
controllo di prevenzione incendi da parte dei Vigili del Fuoco (D.M. 16/02/82) per il rilascio
del CPI (Certificato di Prevenzione incendi).
Centrali termiche a combustibile gassoso
Per verificare se devono essere presi provvedimenti sull’impianto elettrico ai fini della
riduzione del rischio di esplosione si deve applicare:
- la Norma CEI 31-35 V2 se vengono rispettate tutte le seguenti specifiche:
1) il combustibile è metano;
2) la centrale è realizzata e mantenuta a regola d’arte;
3) la pressione nominale di esercizio è ≤ 0,04bar (4000Pa);
4) il foro di emissione per guasto è ≤ 0,04mm2;
5) sono rispettate le aperture minime di ventilazione (previste dal DM 12/04/1996);
- la Norma CEI 31-30 nel caso in cui non siano rispettate le specifiche suddette.
L’impianto elettrico nelle zone con pericolo di esplosione deve essere realizzato in accordo
alla Norma CEI 31-33, mentre le restanti zone possono essere trattate come ambienti
ordinari.
Ai sensi del DM 37/08, se si è in presenza di una o più zone pericolose di dimensioni
significative, l’impianto elettrico necessita di progetto.
Nei luoghi di lavoro, la centrale termica deve rispettare le prescrizioni dettate dal DLgs
233/03 (che introduce il titolo VIII bis, nel DLgs 81/08) se gli apparecchi dell’impianto gas
_______________________________________________________________________________________________
utilizzati non sono conformi o soggetti al DPR 661/96.
Le centrali termiche che impiegano apparecchi dell’impianto gas soggetti al DPR 661/96,
non richiedono provvedimenti sull’impianto elettrico atti a ridurre il pericolo di esplosione e
di incendio, sono quindi trattabili come ambienti ordinari.
Alle centrali con potenza superiore a 35kW si applica inoltre il DM 12/4/96 (“Approvazione
della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione. La costruzione e
l’esercizio degli impianti termici alimentati da combustibile gassoso”).
Centrali termiche a combustibile liquido
Occorre calcolare la “Classe di compartimento” (Circ. n° 91 del 14/09/1961 e CEI 64-8
sez. 751). La classe di compartimento è un numero indicativo che esprime in minuti primi
la durata minima di resistenza al fuoco da richiedere alla struttura del compartimento in
esame.
- Per classe ≥ 30 si deve applicare la sezione 751 della norma CEI 64-8, relativa agli
ambienti a maggior pericolo in caso di incendio (congiuntamente a quanto applicabile
del resto della stessa norma); in tale caso l’ambiente è MARCIO di tipo C.
- Per classe < 30 si ricade nel caso degli ambienti ordinari per i quali è sufficiente fare
riferimento alle prime 6 parti della norma CEI 64-8.
Nel caso in cui il combustibile sia gasolio e vi sia la presenza di un rilevatore di incendio, la
centrale può essere considerata un luogo ordinario ai fini del pericolo in caso di incendio.
Nel caso in cui il combustibile sia olio le prescrizioni da seguire sono dettate dalle norme
del CT31, che permettono di classificare i luoghi a pericolo di esplosione e forniscono le
specifiche per la progettazione, la realizzazione e le verifiche dell’impianto elettrico.
Alle centrali alimentate a combustibile liquido con potenza superiore a 35kW si applica
inoltre il DM 28/04/05 (“Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la
progettazione, la costruzione e l’esercizio degli impianti termici alimentati da combustibili
liquidi”).
Prescrizioni generali per l’impianto elettrico
Esternamente al locale, in posizione segnalata ed accessibile, deve essere installato, sulla
linea di alimentazione, un dispositivo di comando di emergenza manovrabile manualmente
(in modo diretto), o remoto (comando elettrico a distanza con apertura per diseccitazione
delle bobine) a condizione che sia assicurata l’interruzione del circuito principale (sezione
537.4.3 della Norma CEI 64-8).
In presenza di gas leggeri è sconsigliata l’installazione di impianti elettrici nella zona
compresa tra il soffitto ed il limite superiore dell’apertura più alta (zona di ventilazione
impedita).
E’ preferibile che i comandi dei punti luce vengano installati presso gli ingressi, mentre i
punti luce devono essere installati direttamente a soffitto o a parete (alla maggiore altezza
possibile, compatibilmente con l’ambiente).
Per le centrali termiche autonome di unità abitative si applicano le prescrizioni della
Sezione 422 della Norma CEI 64-8.
_______________________________________________________________________________________________
Il Direttore Lavori, o chi ne fa le sue veci, dovrebbe indicare all’installatore termoidraulico
le prescrizioni relative agli apparecchi elettrici di sua fornitura (IP, tipi di pressacavi
utilizzati, ecc.).
Manutenzione
Per facilitare la manutenzione del locale è opportuno prevedere un quadro contenente,
oltre ai dispositivi di comando e di protezione, almeno le seguenti prese a spina:
- una presa a spina 2P+T 16A 250V, a ricettività multipla P17/11 (bipasso) e, se esistono
circuiti trifase:
- una presa a spina 3P+T 16A 6h 380-415V.
Prescrizioni per gli impianti elettrici nelle centrali termiche a maggior rischio in caso
di incendio
Tutti i componenti dell’impianto devono essere installati in involucri aventi come grado di
protezione almeno IP4X, ad esclusione di:
- apparecchi di illuminazione;
- motori;
- prese a spina per uso domestico e similare;
- interruttori luce e similari;
- interruttori automatici magnetotermici fino a 16A e Icn=3000A.
Le custodie delle morsettiere e dei collettori dei motori devono essere almeno IP4X.
I gradi di protezione IP devono venire rispettati anche se l’apparecchiatura è alimentata da
circuiti SELV con tensione non superiore a 25 V.
Le condutture passanti (che non alimentano utenze all’interno della centrale termica) non
devono avere connessioni lungo il percorso a meno che tali connessioni non siano poste
in involucri a prova di incendio. Ad eccezione delle condutture transitanti, è vietato l’uso
del conduttore PEN.
Le condutture ammesse (comprese quelle transitanti), devono esser realizzate come
indicato nella sezione 751.04.2.6 della norma CEI 64-8.
E’ consigliabile utilizzare, per le condutture mobili, cavi per impieghi gravosi (Guida CEI
20-40), es. H07 RN/F.
Le distanze minime da rispettare tra faretti/piccoli proiettori e corpi illuminati deve essere
almeno: 0,5m (≤100W); 0,8m (da 100 a 300W), 1m (da 300 a 500W).
Le lampade ad alogeni e alogenuri, devono avere lo schermo di sicurezza.
Prescrizioni per gli impianti elettrici nelle centrali termiche in luoghi con pericolo di
esplosione
Al di fuori del luogo pericoloso, devono essere previsti per motivi di emergenza, uno o più
dispositivi atti ad interrompere le alimentazioni elettriche del luogo pericoloso.
I dispositivi di sezionamento (opportunamente identificati) devono agire su tutti i poli
(compreso il conduttore di neutro), per ogni circuito o gruppo di circuiti.
Le aperture inutilizzate per l’entrate dei cavi e dei tubi protettivi nelle costruzioni elettriche
devono essere chiuse con elementi che ne mantengono le caratteristiche e asportabili solo
tramite utensile.
Quando possibile, è preferibile che i cavi installati nei luoghi pericolosi non abbiano
giunzioni.
Per evitare la fuoriuscita del combustibile liquido o gassoso dall’ambiente pericoloso, si
devono sigillare le pareti per il passaggio delle condutture, e quando necessario è
consigliabile sigillare le condutture stesse.
_______________________________________________________________________________________________
E’ richiesta l’equalizzazione del potenziale.
Nelle zone 1 o 2 i cavi per impianti fissi devono essere di tipo non propagante la fiamma, a
meno che non siano posati interrati in cunicoli o condotti riempiti con sabbia o protetti in
modo equivalente. Se il cavo di alimentazione degli apparecchi elettrici mobili o
trasportabili è dotato di armatura o di uno schermo metallico flessibile, questo non deve
essere usato come unico conduttore di protezione.
Nei tubi, possono essere usati cavi unipolari senza guaina di protezione o multipolari,
comunque quando il tubo protettivo contiene 3 o più cavi, la sezione totale dei cavi non
deve essere maggiore del 40% la sezione del tubo.
Verifiche
Per motivi di sicurezza, per tutta la durata della vita attiva di detti impianti, sia mantenuta
l’integrità di tali specifiche caratteristiche; esse richiedono pertanto una verifica iniziale ed
anche:
a) regolari verifiche periodiche; oppure
b) continua supervisione da parte di personale esperto.
in accordo con la norma CEI EN 60079-17 (CEI 31- 34) e, quando necessario, alla
manutenzione.
L’intervallo fra le verifiche periodiche non deve superare tre anni senza sentire il parere di
un esperto.
Livelli medi di illuminamento
- Centrali termiche: 100 lux.
1.2.6.2
Centrale di condizionamento
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
Guida CEI 64-50 + (V1): Edilizia residenziale - Guida per l’integrazione nell’edificio degli
impianti elettrici utilizzatori e per la predisposizione per impianti ausiliari,
telefonici e di trasmissione dati
DM 12/4/96 Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione.
La costruzione e l’esercizio degli impianti termici alimentati da combustibile
gassoso
DM 28/04/05 Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la
progettazione, la costruzione e l’esercizio degli impianti termici alimentati da
combustibili liquidi
CEI EN 60204-1 (CEI 44-5): Sicurezza del macchinario - Equipaggiamento elettrico delle
macchine - Parte 1: Regole generali
Classificazione
L’impianto elettrico è composto da:
- illuminazione e prese del locale;
- alimentazione ordinaria delle macchine di condizionamento;
- alimentazione di riserva delle macchine di condizionamento (ove necessaria);
- alimentazione dei dispositivi di regolazione e controllo.
L’impianto di alimentazione deve essere conforme alle prescrizioni della Norma CEI 64-8 e
gli impianti a bordo macchina devono essere conformi alla Norma CEI 44-5.
_______________________________________________________________________________________________
Nella centrale di condizionamento possono essere abitualmente installate le seguenti
tipologie di macchine:
- Refrigeratori di acqua;
- Pompe di calore;
- Macchina ad assorbimento;
- Unità di trattamento dell’aria.
Alle centrali alimentate a combustibile gassoso con potenza superiore a 35 kW si applica
inoltre il DM 12/4/96 (“Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la
progettazione. La costruzione e l’esercizio degli impianti termici alimentati da combustibile
gassoso”).
Alle centrali alimentate a combustibile liquido con potenza superiore a 35 kW si applica
inoltre il DM 28/04/05 (“Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la
progettazione, la costruzione e l’esercizio degli impianti termici alimentati da combustibili
liquidi”).
Solitamente nella centrale vengono installati dei macchinari molto ingombranti (pompe di
calore, refrigeratori di acqua, …) che possono portare il locale a dover essere trattato
come locale conduttore ristretto e dunque ad applicare le prescrizioni della sezione 706
della Norma 64-8.
Prescrizioni per l’impianto elettrico
E’ consigliato almeno IP43.
L’impianto elettrico è generalmente eseguito a vista.
Prescrizioni per l’equipaggiamento elettrico delle macchine
L’impianto elettrico è composto da:
- alimentazione ordinaria delle macchine;
- alimentazione di riserva delle macchine (ove necessaria);
- alimentazione dei dispositivi di regolazione e controllo.
Devono essere previsti:
- dispositivi di sezionamento dell’alimentazione (in caso di due o più dispositivi è
obbligatorio l’utilizzo di interblocchi protettivi). La maniglia deve essere situata fra 0,6 e
1,9m sopra il piano di servizio (max 1,7m);
- dispositivi di prevenzione di avviamenti imprevisti;
- dispositivi per il sezionamento dell’equipaggiamento elettrico.
Le chiusure non intenzionali e/o erronee del dispositivo di sezionamento devono essere
prevenute mediante l’utilizzo di opportuni mezzi di blocco (in posizione di aperto), a meno
che non siano posti in luogo chiuso, nel qual caso possono essere utilizzati altri mezzi (es.
targhette avvertimento).
La norma CEI 44-5 fornisce le eccezioni per le quali è possibile omettere tale prescrizione.
Manutenzione
Nel caso di manutenzione non elettrica devono essere previsti:
- dispositivi di interruzione dell’alimentazione (nel caso di possibili rischi per le persone.
CEI 64-8 463.1);
- provvedimenti per evitare che le apparecchiature meccaniche alimentate elettricamente
vengano riattivate accidentalmente durante la manutenzione non elettrica (nel caso di
_______________________________________________________________________________________________
controllo non continuo delle persone addette a tale manutenzione CEI 64-8 463.2).
Esempio:
- blocco meccanico sul dispositivo di interruzione;
- scritte od altre opportune segnalazioni;
- collocazione dei dispositivi di interruzione entro un locale o un involucro chiusi a
chiave.
Inoltre per facilitare la manutenzione si consiglia l’installazione di:
- una presa a spina 2P + T 16A 250V, a ricettività multipla P17/11 (bipasso);
- una presa a spina 2P + T 16 A 250V, P30 e, se esistono circuiti trifase.
1.2.6.2.1 Prescrizioni integrative per edifici scolastici
Riferimenti normativi
DM 26/08/92: Norme di prevenzione incendi per l'edilizia scolastica
È consentito il condizionamento dell'aria a mezzo di armadi condizionatori a condizione
che il fluido refrigerante non sia infiammabile.
Negli impianti centralizzati di condizionamento aventi potenza superiore a 75kW i gruppi
frigoriferi (che devono utilizzare fluidi frigorigeni non infiammabili) devono essere installati
in locali appositi, così come le centrali di trattamento aria superiori a 50.000mc/h (portata
volumetrica).
Le strutture di separazione devono presentare resistenza al fuoco non inferiore a REI 60 e
le eventuali comunicazioni in esse praticate devono avvenire tramite porte di
caratteristiche almeno REI 60 dotate di congegno di autochiusura.
Deve essere previsto un comando di arresto manuale dei ventilatori.
Inoltre bisogna installare:
- per impianti, a ricircolo di aria, di potenzialità > 20.000mc/h e ≤ 50.000mc/h; dispositivi
termostatici di arresto automatico dei ventilatori;
- per impianti, a ricircolo di aria, di potenzialità > 50.000mc/h; rilevatori di fumo che
comandino l'arresto dei ventilatori.
Entrambi suddetti dispositivi non devono permettere la rimessa in marcia dei ventilatori
senza l'intervento manuale dell'operatore.
Gli impianti centralizzati per la produzione di aria compressa, se di potenza superiore a
10kW, devono essere installati in locali aventi almeno una parete attestata verso l’esterno
ovvero su intercapedine grigliata, muniti di superficie di sfogo non inferiore a1/15 della
superficie in pianta del locale.
1.2.6.3
Centrale idrica
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
CEI 64-50: Edilizia residenziale - Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti elettrici
_______________________________________________________________________________________________
utilizzatori e per la predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati
CEI EN 60204-1 (CEI 44-5): Sicurezza del macchinario
Equipaggiamento elettrico delle macchine
Parte 1: Regole generali
Costituzione dell’impianto elettrico
L’impianto è generalmente costituito da:
- autoclave a due pompe (una di riserva all’altra con eventuale installazione di
apparecchiatura per garantirne l’alternanza automatica);
- compressore.
Prescrizioni per l’impianto elettrico
Se l’impianto elettrico è realizzato all’esterno, si consiglia come grado di protezione
almeno IP43.
Se l’impianto è realizzato all’interno, il grado di protezione minimo consigliato è IP40.
L’impianto elettrico è generalmente eseguito a vista.
Sono consigliate prese a spina di tipo industriale:
− monofase 2P+T da 16A;
− trifase 3P+T da 16A.
Per la protezione delle pompe antincendio:
- preferire le misure che non comportano l’interruzione automatica del circuito al primo
guasto per la protezione contro i contatti indiretti:
- per quanto riguarda la necessità di installare pompe antincendio, si consiglia di sentire
il parere dei Vigili del Fuoco.
Prescrizioni per l’equipaggiamento elettrico delle macchine
L’impianto elettrico è composto da:
- alimentazione ordinaria delle macchine;
- alimentazione di riserva delle macchine (ove necessaria);
- alimentazione dei dispositivi di regolazione e controllo.
Devono essere previsti:
- dispositivi di sezionamento dell’alimentazione (in caso di due o più dispositivi è
obbligatorio l’utilizzo di interblocchi protettivi). La maniglia deve essere situata fra 0,6 e
1,9m sopra il piano di servizio (max 1,7m);
- dispositivi di prevenzione di avviamenti imprevisti;
- dispositivi per il sezionamento dell’equipaggiamento elettrico.
Le chiusure non intenzionali e/o erronee del dispositivo di sezionamento devono essere
prevenute mediante l’utilizzo di opportuni mezzi di blocco (in posizione di aperto), a meno
che non siano posti in luogo chiuso, nel qual caso possono essere utilizzati altri mezzi (es.
targhette avvertimento).
La norma CEI 44-5 fornisce le eccezioni per le quali è possibile omettere tale prescrizione.
Prescrizioni per la manutenzione
Nel caso di manutenzione non elettrica devono essere previsti:
- dispositivi di interruzione dell’alimentazione (nel caso di possibili rischi per le persone.
_______________________________________________________________________________________________
CEI 64-8 463.1);
- provvedimenti per evitare che le apparecchiature meccaniche alimentate elettricamente
vengano riattivate accidentalmente durante la manutenzione non elettrica (nel caso di
controllo non continuo delle persone addette a tale manutenzione CEI 64-8 463.2.).
Esempio:
- blocco meccanico sul dispositivo di interruzione;
- scritte od altre opportune segnalazioni;
- collocazione dei dispositivi di interruzione entro un locale;
o un involucro chiusi a chiave.
Inoltre per facilitare la manutenzione si consiglia l’installazione di:
- una presa a spina 2P + T 16A 250V, a ricettività multipla P17/11 (bipasso);
- una presa a spina 2P + T 16 A 250V, P30 e, se esistono circuiti trifase.
1.2.6.4
Centrale di sollevamento acque nere
omissis
1.2.7
Atri-corridoi-scale
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
CEI 64-50: Edilizia residenziale - Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti elettrici
utilizzatori e per la predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati
CEI 64-53: Edilizia residenziale - Guida per l'integrazione nell'edificio degli impianti elettrici
utilizzatori e per la predisposizione di impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati - Criteri particolari per edifici ad uso prevalentemente
residenziale
EN 12464-1: “Light and lighting - Lighting of work places - Part 1: Indoor work places"
(Luce e Illuminazione - Illuminazione dei luoghi di lavoro - Parte 1: Luoghi di
lavoro interni”)
D.M. 16/5/87 N. 246 Norme di sicurezza per edifici di civile abitazione
Costituzione dell’impianto elettrico
Gli impianti da prevedere sono i seguenti:
- circuiti prese (generalmente per la pulizia dei vani);
- circuiti per l’illuminazione ordinaria (serale e ridotta notturna);
- circuiti per l’illuminazione notturna;
- circuiti per l’illuminazione di emergenza.
Prescrizioni per l’impianto elettrico
Quadro generale
Il quadro di alimentazione dei servizi comuni deve essere generalmente munito di
serratura, collocato in apposito locale e accessibile solo a personale autorizzato.
Illuminazione
_______________________________________________________________________________________________
Sono raccomandabili organi di comando dei circuiti luce (pulsanti, ecc.) di tipo luminoso,
per una comoda localizzazione in caso di scarsa luminosità.
E’ consigliata l’installazione di punti comando luce scale:
- all’inizio e alla fine di ogni rampa di scale;
- nei pressi (max 1m) delle porte ascensori;
- in prossimità di ogni ingresso (max 2m) dell’unità immobiliare;
- in prossimità di ogni ingresso locale;
- lungo i corridoi, i pianerottoli e i luoghi di passaggio (max 5m).
Si raccomanda l'impiego di lampade a lunga durata e di tipo idoneo all’utilizzo.
E’ obbligatoria per gli edifici scolastici, la presenza di un sistema di illuminazione di
sicurezza idoneo a segnalare le vie di esodo.
Il livello di illuminamento e la sua durata devono essere tali da garantire un ordinato
sfollamento (D.M. 16/5/87 N. 246). A tal fine sono consigliati (ad 1m di altezza dal piano di
calpestio):
- un livello non inferiore a 5 lux, in corrispondenza delle scale e delle porte;
- un livello non inferiore a 2 lux, in ogni altro ambiente.
Al fine di evitare l’assenza di illuminazione in caso di mancanza di alimentazione
dell’impianto, causata da intervento di protezione o a sospensione temporanea da parte
dell’ente fornitore, è consigliata l’installazione di lampade ad accensione automatica
(apparecchi autonomi di emergenza).
Prese a spina
E’ consigliata l’installazione di prese (una ogni 8-9m) nell’atrio e in ciascun vano scale. Tali
prese potranno anche essere sezionate a mezzo di comandi con chiave (eventualmente
da un unico punto centralizzato) nel caso in cui se ne volesse l’abilitazione da parte del
solo personale autorizzato.
Scale all’aperto
I componenti dell’impianto elettrico (interruttori, prese a spina, condutture, apparecchi di
illuminazione, ecc.) installati all'esterno devono avere un grado di protezione minimo IP43
e adatti alle prevedibili condizioni ambientali (nebbia, pioggia, neve, ghiaccio, ecc.) e
sollecitazioni meccaniche.
Livelli medi di illuminamento
- Atri: 100 lux.
- Corridoi: 100 lux (a livello del pavimento).
- Scale: 150 lux.
- Rampe: 150 lux.
- Ingresso ascensori: 70 lux.
- Sale di attesa: 200 lux.
1.2.8
Cantiere edile di medie\grandi dimensioni
1.2.8.1
Area di cantiere
1.2.8.1.1 Alimentazione dell'area di cantiere
_______________________________________________________________________________________________
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in
corrente alternata e a 1500 V in corrente continua
L’impianto di cantiere, a seconda dell’entità dell’energia da prelevare e del luogo in cui è
ubicato può essere alimentato tramite:
- rete BT;
- rete MT (ad esempio tramite sottostazione prefabbricata in accordo alla Norma CEI EN
61330 oppure tramite cabina del committente);
- autoproduzione con gruppi generatori.
L’origine dell’impianto di cantiere coincide con il punto di allacciamento della linea di
alimentazione come precisato dalla tabella sottostante:
Tipo di alimentazione
Fornitura realizzata direttamente
da un ente fornitore:
Alimentazione derivata da
un impianto esistente:
Tramite presa a spina:
Altro:
−
−
−
−
−
−
Origine impianto di cantiere
morsetti interruttore limitatore
morsetti organo di misura
morsetti dell’interruttore
immediatamente a monte della
linea di cantiere
spina della linea di alimentazione
del quadro di cantiere
gruppo elettrogeno
cabina elettrica
Il locale di produzione e consegna energia non ricade nelle prescrizioni a cui sono soggetti
gli impianti di cantiere (CEI 64-8 Sez. 704) contrariamente a quanto deve essere fatto per
la linea di cantiere che da esso preleva energia.
Se l’impianto di cantiere deve essere installato in un edificio ove è già presente il proprio
impianto elettrico fisso è possibile prelevare energia dalle prese di quest’ultimo a patto che
rispetti le prescrizioni di sicurezza dettate dalla norma CEI 64-8, ponendo particolare
attenzione nel verificare che l’impianto preesistente sia adatto a convivere con le
condizioni ambientali del cantiere e che le prese utilizzate risultino protette tramite
interruttore differenziale avente Idn≤30mA.
È sconsigliato l’utilizzo del sistema IT.
1.2.8.1.2 Quadro
I quadri utilizzati nei locali accessori al cantiere possono essere conformi, a seconda delle
specifiche necessità ad una delle seguenti norme:
- CEI 23-51;
- CEI EN 60439-3.
Deve essere previsto un quadro generale da cantiere.
I quadri utilizzati nel cantiere devono essere di tipo ASC (Apparecchiature di Serie per
Cantiere), quindi conformi alla norma CEI EN 60439-4.
A seconda dell’utilizzo i quadri suddetti sono suddivisibili in:
_______________________________________________________________________________________________
- ASC mobili (spostabili senza dover togliere tensione);
- ASC trasportabili (spostabili solo dopo aver tolto la tensione):
Un’ulteriore suddivisione dettata dalla norma CEI EN 60439-4 è la seguente:
- ASC di entrata: serve al collegamento sia alla rete pubblica o alla sottostazione di
trasformazione oppure al generatore di cantiere;
- ASC di misura: adatto alla misura dell’energia consumata nel cantiere;
- ASC di trasformazione: idoneo a fornire mezzi per la trasformazione di tensione o misure
di protezione;
- ASC di distribuzione: serve per la distribuzione e la protezione dell’alimentazione. Può
essere un grande quadro (per cantieri molto grossi) oppure una cassetta con prese a
spina (per piccoli cantieri di ristrutturazione o manutenzione).
Composizione quadro ASC
Unità di entrata
Unità di uscita
- dispositivo di sezionamento - dispositivi di manovra
- dispositivo di protezione
- dispositivi di protezione
contro
le sovracorrenti
- dispositivi di protezione
contro
contatti diretti e indiretti
Caratteristiche principali di questi quadri sono le seguenti:
- avere in dotazione mezzi per il sollevamento e trasporto;
- il grado di protezione minimo richiesto è IP44;
- essere munito di targa indelebile contenente i dati specificati dalla norma di riferimento.
Il DPR 547/55 prevede che sul quadro vi sia una chiara indicazione dei circuiti che
vengono alimentati dallo stesso.
_______________________________________________________________________________________________
1.2.8.1.3 Prescrizioni per l'impianto elettrico
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in
corrente alternata e a 1500 V in corrente continua
CEI 64-17: Guida all'esecuzione degli impianti elettrici nei cantieri
DPR 164/56: Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni
DPR 547/55: Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
DLgs 81/08: Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di
tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro
Per cantiere edile si intende il luogo dove si svolgono:
- lavori di costruzione di nuovi edifici;
- lavori di riparazione, trasformazione, ampliamento o demolizione di edifici esistenti;
- costruzione di strade, viadotti, parchi, canali, teleferiche, ecc.;
- opere pubbliche;
- lavori di movimentazione terra;
- interventi di manutenzione in banchine di costruzione navale;
- lavori simili.
Ai locali di servizio dei cantieri (uffici, spogliatoi, ecc.) e alle miniere non deve essere
applicate la sez.704 della Norma CEI 64-8 dedicata a cantieri di costruzione e
demolizione.
L’impianto elettrico di cantiere è composto sia da una parte fissa che da una parte mobile;
sono esclusi cavi e spine di eventuali apparecchi utilizzatori portatili o trasportabili.
La norma CEI 64-8/2 da le seguenti definizioni:
- Apparecchio utilizzatore trasportabile: un apparecchio utilizzatore è trasportabile se può
essere spostato facilmente, perché munito di apposite maniglie per il trasporto, o
perché la sua massa è limitata. Un apparecchio utilizzatore trasportabile viene
denominato apparecchio utilizzatore mobile solo se deve essere spostato dall’utente
per il suo funzionamento mentre è collegato al circuito di alimentazione.
- Apparecchio utilizzatore portabile: Apparecchio utilizzatore (mobile) destinato ad essere
sorretto dalla mano durante il suo impiego ordinario, nel quale il motore, se esiste, è
parte integrante dell’apparecchio.
- Apparecchio utilizzatore fisso: Apparecchio utilizzatore che non sia trasportabile,mobile o
portatile.
_______________________________________________________________________________________________
La guida CEI 64-17 definisce:
- Impianto elettrico fisso di cantiere: impianto elettrico di cantiere costituito da componenti
elettrici fissati in modo rigido a parti strutturali od infrastrutturali del cantiere;
- Impianto elettrico movibile di cantiere: impianto elettrico di cantiere costituito da
componenti elettrici non fissati a parti strutturali od infrastrutturali del cantiere.
Condutture
A seconda della posa utilizzata devono essere effettuate le opportune considerazioni in
merito alla scelta delle condutture adeguate alle caratteristiche dell’ambiente presente nel
cantiere.
Le condutture e relative pose consigliate dalla Guida CEI 64-17 sono le seguenti:
_______________________________________________________________________________________________
Devono essere rispettate le temperature minime di posa definite dal costruttore.
Tipologia
di
conduttura
Isolante
PVC
Gomma
Gomma
Guaina
PVC
PVC
Gomma
Temperatura minima di posa
5°C
0°C
-25°C
_______________________________________________________________________________________________
I cavi utilizzati per posa mobile, ossia non fissati ad elementi appartenenti alla struttura del
cantiere, non devono essere isolati in PVC.
I cavi devono essere posati in modo da rispettare i raggi di curvatura minimi indicati dalla
Norma CEI 20-40.
Deve essere evitata la posa attraverso luoghi di passaggio di veicoli o pedoni.
Deve essere posta particolare attenzione affinché vengano presi opportuni provvedimenti
atti ad evitare il contatto del personale operante nel cantiere con eventuali impianti elettrici
attivi presenti nell’area del cantiere stesso (ad esempio tramite sezionamento
dell’impianto, segnalando la presenza di cavi interrati, interponendo ostacoli con eventuali
linnee elettriche aeree, ecc).
È vietato eseguire lavori in prossimità di linee elettriche aeree a distanza minore di 5m
dalla costruzione o dai ponteggi, a meno che, non si provveda a concordare con il
distributore una adeguata protezione che permetta di evitare contatti accidentali o
pericolosi avvicinamenti ai conduttori delle linee stesse.
Connessioni
Le connessioni devono essere effettuate in apposite cassette aventi grado di protezione
IP≥44 (IP≥55 in caso di condizioni ambientali particolarmente gravose).
Impianto di terra
Il valore della resistenza di terra del dispersore unico deve risultare coordinato con le
protezioni, in funzione del sistema esercito.
Nel caso di fornitura in bassa tensione con sistema di distribuzione TT si deve tener conto
che il valore della tensione limite di contatto deve essere al di sotto di 25V, per cui deve
essere rispettata la seguente disequazione:
RA ≤ 25/ IA
RA [Ω] = resistenza dell’impianto di terra
IA [A] = corrente che provoca l’intervento del dispositivo automatico di protezione definita
nei casi specifici dalla norma.
Nel caso di fornitura a tensione maggiore di 1 kV l’impianto di terra deve essere
dimensionato in accordo con la Norma CEI 11-1.
È sconsigliato l’utilizzo del sistema di distribuzione IT.
È ammesso l’utilizzo dei ferri di fondazione del cemento armato come dispersori
dell’impianto di terra.
La protezione contro i fulmini deve essere valutata tramite quanto disposto nelle Norme
CEI EN 62305.
Protezioni contro i contatti diretti
Devono essere predisposte protezioni contro i contatti diretti tramite:
- utilizzo di barriere o involucri, oppure
_______________________________________________________________________________________________
- isolamento delle parti attive, oppure
- distanziamento (utilizzabile solo nei confronti delle linee aeree).
Protezioni contro i contatti indiretti
Devono essere predisposte protezioni contro i contatti indiretti tramite:
- interruzione automatica dell’alimentazione tenendo la tensione limite di contatto a 25V
c.a. (60V nel caso di corrente continua non ondulata), oppure
- componenti elettrici di classe II o isolamento equivalente, oppure
- separazione elettrica (mediante trasformatore di isolamento) alla condizione di poter
alimentare una sola presa a spina per avvolgimento secondario.
Nel caso di utilizzo di dispositivi automatici ad intervento differenziale si deve tener
presente che ogni interruttore può proteggere un numero massimo di prese uguale a 6.
Protezioni contro le sovracorrenti
Non è consentito l’utilizzo dell’interruttore limitatore del distributore per proteggere dal
cortocircuito il tratto della linea che collega il contatore di energia elettrica al quadro
generale.
Devono essere installati dispositivi automatici o fusibili per garantire la protezione dalle
sovracorrenti.
È consigliato l’utilizzo di dispositivi automatici di curva “C” (“D” nel caso debbano essere
protetti motori).
Devono essere predisposte le necessarie protezioni nel caso nel cantiere siano presenti
luoghi conduttori ristretti.
Nel caso nel cantiere vi sia la presenza di luoghi conduttori ristretti gli utensili portatili e gli
apparecchi di misura trasportabili o mobili devono essere alimentati tramite:
- bassissima tensione di sicurezza (SELV), oppure
- separazione elettrica.
Sezionamento
Devono essere previsti opportuni dispositivi di sezionamento nei seguenti punti
dell’impianto:
- all’origine dell’impianto di cantiere;
- sul cavo di ingresso ad ogni quadro di alimentazione;
- sul cavo di ingresso ad ogni quadro di distribuzione.
I dispositivi suddetti devono essere dotati di blocco tramite lucchetto in posizione di aperto,
od in alternativa essere collocati in un involucro chiudibile a chiave.
È possibile sezionare più circuiti con un unico dispositivo.
Comando di emergenza
Deve essere installato un dispositivo di comando d’emergenza il cui scopo è di
interrompere rapidamente l’alimentazione dell’impianto elettrico, o una sua parte, in caso
di pericoli imprevisti: esso deve essere pertanto noto a tutte le maestranze, facilmente
raggiungibile ed individuabile.
_______________________________________________________________________________________________
Prese a spina
Devono essere utilizzate prese a spina in conformità alla norma EN 60309 aventi
caratteristiche adatte a sopportare le condizioni d’utilizzo che possono presentarsi in un
cantiere.
Nei piccoli cantieri e dove le condizioni ambientali lo permettano è comunque possibile
l’utilizzo di prese per uso domestico e similare.
Sono ammessi gli adattatori di sistema (civile e industriale) conformi alla norma EN 50250
(solo se ad uso temporaneo).
Le prese a spina devono rispettare una delle seguenti condizioni:
- essere protette da dispositivo a corrente differenziale (Idn≤30mA se la corrente nominale
delle spine è InSpina ≤32A), oppure
- essere alimentate da sorgenti SELV (non intercambiabili con altre prese a spina in uso
nel cantiere), oppure
- utilizzare la separazione elettrica dei circuiti.
Nel caso di utilizzo di dispositivi automatici ad intervento differenziale si deve tener
presente che ogni interruttore può proteggere un numero massimo di prese uguale a 6.
Per le prese a spina di tipo mobile è consigliato l’utilizzo di prese a spina aventi grado di
protezione IP67.
È bene che le prese siano protette da un interruttore automatico, o fusibile, di corrente
nominale non superiore alla corrente nominale dell’interruttore stesso: la protezione può
essere singola o comune a più prese.
_______________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________________
_______________________________________________________________________________________________
Per cantieri di grandi dimensioni è consigliato l’utilizzo di prese interbloccate
Gli avvolgicavo devono essere conformi alla norma CEI EN 61316, sono consigliate le
seguenti lunghezze per contenere le cadute di tensione sotto il 2%:
Cavo
Monofase
Monofase
Trifase
Trifase
Sezione
(mm2)
1,5
2,5
2,5
6
Corrente nominale (A)
10
16
16
32
Lunghezza
(m)
20
30
50
60
Illuminazione di cantiere
L’illuminazione ordinaria di cantiere diventa necessaria nel caso in cui i lavori devono
essere eseguiti in ambienti chiusi o sotterranei ove la luce artificiale non è sufficiente al
_______________________________________________________________________________________________
corretto svolgimento delle attività.
Anche la parte di cantiere nella quale i lavori vengono svolti all’aperto può risultare
necessaria un’illuminazione ordinaria, come nel caso di grandi cantieri in cui sono previsti
turni serali o notturni. In ogni caso il Dlgs 81/08 detta che: “...luoghi di lavoro all'aperto
devono essere opportunamente illuminati con luce artificiale quando la luce del giorno non
è sufficiente...”.
Le situazioni di pericolo devono essere segnalate con opportuni apparecchi di
illuminazione.
Il Dlgs 81/08 detta che: “...I luoghi di lavoro nei quali i lavoratori sono particolarmente
esposti a rischi in caso di guasto dell'illuminazione artificiale, devono disporre di
un'illuminazione di sicurezza di sufficiente intensità...”.
La realizzazione dell’impianto di illuminazione, e in particolare della illuminazione di
sicurezza deve essere eseguita tenendo ben presente le specifiche richieste dal piano di
sicurezza.
Si distinguono tre tipi di impianti di illuminazione:
- fissi;
- trasportabili (230V o 24V SELV nei luoghi conduttori ristretti);
- portatili (tramite lampade potatili conformi alla Norma CEI EN 60598-2-8).
È consigliato l’utilizzo di apparecchi di illuminazione con grado di protezione IP≥44.
Si deve prestare particolare attenzione affinché l’impianto di illuminazione non sia da
intralcio ai lavori e che sia protetto da urti accidentali.
1.2.8.2
Aree di servizio al cantiere
1.2.8.2.1 Alimentazione aree di servizio al cantiere
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
CEI 64-50: Edilizia residenziale - Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti elettrici
_______________________________________________________________________________________________
utilizzatori e per la predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati
I locali di servizio ai cantieri (uffici, spogliatoi, ecc.) devono essere trattati come ambienti di
tipo ordinario.
Specifiche della fornitura
L’energia elettrica viene prelevata dalla rete di distribuzione pubblica. Le caratteristiche e
le condizioni della fornitura devono essere concordate per tempo con la società
distributrice, in funzione delle esigenze e dei parametri dell’impianto elettrico utilizzatore.
La potenza impegnata (in base alla quale va dimensionato l’impianto) viene calcolata sulla
base dei dati forniti dall’Amministrazione, oppure viene stabilita dall’Amministrazione
stessa.
Per la valutazione della potenza impegnata di un impianto o di una sua parte è necessario
tenere conto del fattore di utilizzazione e di contemporaneità dei carichi, nonché del loro
rendimento e fattore di potenza.
L’affidabilità ed il corretto funzionamento dell’impianto (il non superamento dei limiti
ammessi di temperatura e di caduta di tensione, efficacia delle protezioni, ecc.) sono
garantiti per potenze assorbite sino al valore di quella impegnata.
L’energia elettrica può anche essere prodotta privatamente (autoproduzione).
Per la contabilizzazione dell’energia elettrica, nel caso sia prevista la realizzazione di una
cabina elettrica, è necessario (in fase di progettazione edile) informarsi presso la società
distributrice sulla necessità di predisporre un apposito locale da utilizzare come cabina di
trasformazione, in cui alloggiare le macchine e le apparecchiature di misura (generalmente
di proprietà del distributore).
1.2.8.2.2 Quadro
Riferimenti normativi
CEI EN 60439-1 (CEI 17-13/1): Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per
bassa tensione (quadri BT) - Parte 1: Apparecchiature soggette a prove di tipo
(AS) e apparecchiature parzialmente soggette a prove di tipo (ANS)
CEI EN 60439-3 (CEI 17-13/3): Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per
bassa tensione (quadri BT) - Parte 3: Prescrizioni particolari per
apparecchiature assiemate di protezione e di manovra destinate ad essere
installate in luoghi dove personale non addestrato ha accesso al loro uso Quadri di distribuzione (ASD)
CEI 23-51: Prescrizioni per la realizzazione, le verifiche e le prove dei quadri di
distribuzione per installazioni fisse per uso domestico e similare
Possono essere installate le seguenti tipologie differenti di quadri:
- quadri dichiarati ASD dal costruttore;
- quadri ANS;
- centralini e quadri conformi alla norma CEI 23-51.
Quadri dichiarati ASD dal costruttore
_______________________________________________________________________________________________
Adatti ad essere installati in ambienti dove possono essere utilizzati da personale non
addestrato.
Il grado di protezione dell’involucro deve essere IP ≥ 2XC.
Quadri non dichiarati ASD dal costruttore
Il quadro deve:
- essere installato in apposito locale ove non possa aver accesso personale non
addestrato, oppure
- avere sportello con chiusura a chiave.
1.2.8.2.3
1.2.8.2.3.1
Ufficio
Quadro per ufficio
Riferimenti normativi
CEI EN 60439-1 (CEI 17-13/1): Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per
bassa tensione (quadri BT)
Parte 1: Apparecchiature soggette a prove di tipo (AS) e apparecchiature
parzialmente soggette a prove di tipo (ANS)
CEI EN 60439-3 (CEI 17-13/3): Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per
bassa tensione (quadri BT)
Parte 3: Prescrizioni particolari per apparecchiature assiemate di protezione e
di manovra destinate ad essere installate in luoghi dove personale non
addestrato ha accesso al loro uso
Quadri di distribuzione (ASD)
CEI 23-51: Prescrizioni per la realizzazione, le verifiche e le prove dei quadri di
distribuzione per installazioni fisse per uso domestico e similare
Possono essere installate le seguenti tipologie differenti di quadri:
- quadri dichiarati ASD dal costruttore;
- quadri ANS;
- centralini e quadri conformi alla norma CEI 23-51.
Quadri dichiarati ASD dal costruttore
Adatti ad essere installati in ambienti dove possono essere utilizzati da personale non
addestrato.
Il grado di protezione dell’involucro deve essere IP ≥ 2XC.
Quadri non dichiarati ASD dal costruttore (ANS o conformi alla Norma CEI 23-51)
Il quadro deve:
- essere installato in apposito locale ove non possa aver accesso personale non
addestrato, oppure
- avere sportello con chiusura a chiave.
1.2.8.2.3.2
Locale ufficio
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
_______________________________________________________________________________________________
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
Guida CEI 64-50: Edilizia residenziale - Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti
elettrici utilizzatori e per la predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati
Guida CEI 64-53: Edilizia residenziale - Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti
elettrici utilizzatori e per la predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati - Criteri particolari per edifici ad uso prevalentemente
residenziale
EN 12464-1: “Light and lighting - Lighting of work places - Part 1: Indoor work places"
(Luce e Illuminazione - Illuminazione dei luoghi di lavoro - Parte 1: Luoghi di
lavoro interni”)
GUIDA CEI 306-2: Guida per il cablaggio per telecomunicazioni e distribuzione
multimediale negli edifici residenziali
CEI EN 50173-1 (CEI 306-6) Tecnologia dell'informazione - Sistemi di cablaggio generico
- Parte 1: Requisiti generali e uffici
Classificazione
Il locale ufficio solitamente è suddiviso in:
- ingresso;
- ufficio;
- corridoio;
- locale servizi igienici.
Costituzione dell’impianto elettrico
L’impianto elettrico è costituito da:
- circuito prese;
- circuito illuminazione;
- circuito citofonico,suoneria;
- circuito prese TLC (collegate vicino a prese a spina).
Prescrizioni per l’impianto elettrico
Sono da prevedere pulsanti almeno nell’ingresso e nel bagno. Si raccomanda che le
suonerie abbiano tonalità differenziate.
Il quadro elettrico è generalmente ubicato in ingresso.
In corridoio è consigliata l’installazione di punti luce a soffitto ogni 5-6m.
Per l’impianto telefonico (TLC) devono essere previsti un punto di allacciamento principale
possibilmente all’ingresso (costituito da tre scatole unificate, collegate tra loro per
permettere l’allacciamento alla rete esterna) e due punti in tutti gli altri ambienti di lavoro
collegati al punto principale.
Si consiglia di predisporre la rete di canalizzazioni per impianti di tipo intercomunicanti
(con previa consultazione della società telefonica) effettuando i collegamenti interni tramite
tubi protettivi di materiale isolante tipo medio con diametro esterno ≥ 20mm.
Si rimanda alla GUIDA CEI 306-2 per l’installazione di un impianto telefonico interno e alla
Norma CEI 64-8 (Sez. 707) nel caso si debbano adottare particolari accorgimenti di messa
a terra per l’installazione di apparecchiature di elaborazione dati (corrente di dispersione
>3,5mA).
_______________________________________________________________________________________________
Per quanto riguarda la zona destinata agli impiegati di uffici di notevoli dimensioni è
consigliabile eseguire una distribuzione agli apparecchi utilizzatori a pavimento con
particolari canalizzazioni sotto pavimento e torrette o canalette battiscopa e cornice.
Prese consigliate:
- 2P+T 10A, P11;
- 2P+T 16A, P30;
- 2P+T 16A, P17/11 bipasso;
- TLC presa.
Livelli medi di illuminamento
- Archiviatura, copiatura: 300 lux.
- Aree di circolazione: 300 lux.
- Scrittura, dattilografia, lettura: 500 lux.
- Elaborazione dati: 500 lux.
- Disegno tecnico: 750 lux.
- Postazioni CAD: 500 lux.
- Sale conferenze e riunioni: 500 lux (l’illuminazione deve essere regolabile).
- Archivi: 200 lux.
- Reception: 300 lux.
1.2.8.2.4 Depositi e magazzini
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
Guida CEI 64-50: Edilizia residenziale - Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti
elettrici utilizzatori e per la predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati
Guida CEI 64-53: Edilizia residenziale - Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti
elettrici utilizzatori e per la predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati
Criteri particolari per edifici ad uso prevalentemente residenziale
EN 12464-1: “Light and lighting - Lighting of work places - Part 1: Indoor work places"
(Luce e Illuminazione - Illuminazione dei luoghi di lavoro - Parte 1: Luoghi di
lavoro interni”)
CEI EN 60079-10 (CEI 31-30): Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la
presenza di gas - Parte 10: Classificazione dei luoghi pericolosi
CEI EN 60079-14 (CEI 31-33): Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la
presenza di gas - Parte 14: Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di
esplosione per la presenza di gas (diversi dalle miniere)
CEI EN 60079-17 (CEI 31- 34): Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la
presenza di gas - Parte 17: Verifica e manutenzione degli impianti elettrici nei
luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di gas (diversi dalle miniere)
Guida CEI 31-35: Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive per la
presenza di gas - Guida all’applicazione della Norma CEI EN 60079-10 (CEI
31-30). Classificazione dei luoghi pericolosi
Guida CEI 31-35/A: Guida all’applicazione della Norma CEI 31-30 Classificazione dei
luoghi pericolosi - Esempi di applicazione
_______________________________________________________________________________________________
D.M. 16/02/1982: Modificazioni del decreto ministeriale 27 settembre 1965, concernente la
determinazione delle attività soggette alle visite di prevenzione incendi.
Classificazione
Se le merci che devono essere depositate a magazzino sono soggette a prescrizioni di
sicurezza contro l’incendio occorre verificare se gli impianti elettrici e telefonici sono
soggetti alla Norma CEI 64-8.
Per alcune merci può essere prescritta l’installazione di impianti di rilevamento e/o
spegnimento incendi.
Se le merci che devono essere depositate a magazzino sono soggette a prescrizioni di
sicurezza contro l’esplosione occorre verificare se gli impianti elettrici e telefonici sono
soggetti alla Norma CEI 31-30.
Verificare se il luogo ricade nel D.M. 16/02/1982 riguardante le visite di prevenzione
incendi da parte dei VVFF.
Costituzione e prescrizioni impianto elettrico
Il locale magazzino oltre il luogo di deposito è generalmente costituito anche da locali
ausiliari (uffici, servizi igienici, ecc.).
E’ consigliata l’installazione di un quadro elettrico generale (predisposto anche per
alimentazione trifase) e l’esecuzione dell’impianto a vista, con prese installate ad almeno
1,5m dal pavimento.
Si raccomanda la disposizione dei comandi luce in prossimità delle uscite e di punti luce di
sicurezza.
Prese consigliate (ad almeno 1,4m dal pavimento):
- Punti presa 2P+T10A, P11;
- Punti presa 2P+T16A, P17/P11, bipasso;
- Punti presa 2P+T16A, P30.
Livelli medi di illuminamento
- Archivio: 200 lux.
- Magazzino per materiale didattico: 100 lux.
Magazzino con scaffali
- Passaggi: 20 lux (a livello del pavimento).
- Passaggi con presenza di personale: 150 lux (a livello del pavimento).
- Sale di controllo: 150 lux.
Magazzino frigorifero
- Magazzino e aree di stoccaggio: 100 lux.
- Magazzino e aree di stoccaggio occupate continuamente: 200 lux.
- Area di movimentazione, imballaggio, smistamento: 300 lux.
1.2.9
Servizi e sanitari
1.2.9.1
Locale bagno
_______________________________________________________________________________________________
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in
corrente alternata e a 1500 V in corrente continua
CEI EN 60079-10 (CEI 31-30): Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la
presenza di gas -Parte 10: Classificazione dei luoghi pericolosi
CEI EN 60079-14 (CEI 31-33): Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la
presenza di gas - Parte 14: Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di
esplosione per la presenza di gas (diversi dalle miniere)
CEI 31-35: Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas - Guida
alla classificazione dei luoghi pericolosi
CEI 31-35/A: Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive per la
presenza di gas - Guida all'applicazione della Norma CEI EN 60079-10 (CEI
31-30)
Classificazione dei luoghi pericolosi
Classificazione e prescrizioni per l’impianto elettrico
I locali da bagno vengono divisi in 4 zone per ognuna delle quali valgono regole particolari.
Zona 0
E’ il volume della vasca o del piatto doccia. In questa zona non sono ammessi:
- apparecchi elettrici utilizzatori;
- cassette di derivazione o di giunzione;
- condutture;
- dispositivi di protezione, di sezionamento e di comando.
Zona 1
E’ il volume al di sopra della vasca da bagno o del piatto doccia fino all'altezza di 2,25m
dal pavimento.
Non sono ammessi:
- dispositivi di protezione, sezionamento, comando (a meno di specifiche date dalla
norma)
Sono ammessi:
- lo scaldabagno di tipo fisso, con la massa collegata al conduttore di protezione (il
relativo interruttore di comando deve essere posizionato fuori dalle zone 0, 1 e 2);
- altri apparecchi utilizzatori fissi, purché alimentati a tensione non superiore a 25V;
- pulsante a tirante con cordone isolante e frutto incassato ad altezza superiore a 2,25m
dal pavimento;
Non sono ammesse cassette di derivazione o di giunzione.
Zona 2
E’ il volume che circonda la vasca da bagno o il piatto doccia, largo 60 cm e fino
all'altezza di 2,25 m dal pavimento: sono ammessi:
- apparecchi di illuminazione di Classe I
a condizione che i loro circuiti di alimentazione siano protetti per mezzo di interruzione
automatica dell’alimentazione usando un interruttore differenziale avente corrente
differenziale nominale non superiore a 30 mA;
- lo scaldabagno di tipo fisso, con la massa collegata al conduttore di protezione (il
relativo interruttore di comando deve essere posizionato fuori dalle zone 1 e 2);
- altri apparecchi utilizzatori fissi, purché alimentati a tensione non superiore a 25V;
- pulsante a tirante con cordone isolante e frutto incassato ad altezza superiore a 2,25
m dal pavimento;
_______________________________________________________________________________________________
- prese a spina alimentate con trasformatori di isolamento di classe II di bassa potenza
(prese per rasoi);
- apparecchi illuminati dotati di doppio isolamento (Classe II), per cui non è necessario il
conduttore di protezione.
Non sono ammesse cassette di derivazione o di giunzione.
Non sono ammessi:
- dispositivi di protezione, sezionamento, comando (a meno di specifiche date dalla
norma)
Zona 3
E’ il volume al di fuori della zona 2, della larghezza di 2,40 m (e quindi 3 m oltre la
vasca o la doccia). Qui sono ammessi:
- componenti dell'impianto elettrico protetti contro la caduta verticale di gocce di acqua
(grado di protezione IPX1), come nel caso dell'ordinario materiale elettrico da incasso,
quando installati verticalmente;
- prese a spina alimentate in uno dei seguenti modi:
- bassissima tensione di sicurezza con limite 50V (SELV). Le parti attive del circuito
SELV devono comunque essere protette contro i contatti diretti;
- trasformatore di isolamento per ogni singola presa a spina;
- interruttore differenziale a alta sensibilità, con corrente differenziale non superiore a
30mA;
- l’aspiratore (di classe II e grado di protezione minimo IPX4) può essere temporizzato
(ritardato allo spegnimento), avviato dal comando luce e protetto mediante interruttore
differenziale con Idn=30mA. Se l’aspiratore viene installato oltre l’altezza di 2,25m, qui
la zona è ordinaria, ma viene comunque consigliato un IPX4 per la presenza di
condensa nei bagni.
Locale da bagno
_______________________________________________________________________________________________
Locale da bagno con riparo sulla vasca da bagno
_______________________________________________________________________________________________
Dimensioni delle zone (pianta)
Condutture elettriche
Le condutture (zone 1 e 2) devono essere limitate a quelle necessarie per l'alimentazione
degli apparecchi installati in queste zone e devono essere incassate con tubo protettivo
non metallico; gli eventuali tratti in vista necessari per il collegamento con gli apparecchi
utilizzatori (ad esempio con lo scaldabagno) devono essere protetti con tubo di plastica o
realizzati con cavo munito di guaina isolante.
Per il collegamento dello scaldabagno, il tubo, di tipo flessibile, deve essere prolungato per
coprire il tratto esterno, oppure deve essere usato un cavetto tripolare con guaina (fase +
neutro + conduttore di protezione) per tutto il tratto che va dall'interruttore allo
scaldabagno, uscendo, senza morsetti, da una scatoletta passa-cordone vicina allo
scaldabagno stesso.
Collegamento equipotenziale supplementare
E’ richiesto un conduttore equipotenziale che colleghi fra di loro tutte le masse estranee
delle zone 1-2-3 (tubazioni metalliche dell'acqua, del riscaldamento, del condizionamento,
del gas, ecc.) con il conduttore di protezione all'ingresso dei locali da bagno.
Le giunzioni devono essere realizzate conformemente a quanto prescritto dalle norme CEI
64-8; in particolare, devono essere protette contro eventuali allentamenti o corrosioni ed
essere impiegate fascette che stringono il metallo vivo.
Grado di protezione minimo dei componenti installati:
Gradi di protezione minimi dei componenti
IPX1
Installazione in zona 1
Installazione in zona 2
Installazione in zona 3 (3)
Installazione in luogo destinato a comunità o bagno pubblico (1)
IPX4
X
X
IPX5
X
X
(1) Luogo in cui la pulizia prevista è effettuata tramite getto d’acqua
(3) Come protezione addizionale contro i contatti indiretti si può utilizzare un interruttore differenziale ad alta
sensibilità (es. Idn ≤ 10 mA)
Alimentazione
Può essere effettuata come per il resto dell'edificio.
La protezione delle prese del bagno con interruttore differenziale ad alta sensibilità può
essere affidata all'interruttore differenziale generale, purché questo sia del tipo ad alta
sensibilità, o a un differenziale locale, che può servire anche per diversi bagni attigui.
Altri apparecchi consentiti
Negli alberghi, un telefono può essere installato anche nel bagno, ma in modo che non
possa essere usato da chi si trova nella vasca o sotto la doccia.
Livelli medi di illuminamento
- Bagno, toilette, gabinetto: 200 lux
1.2.9.2
Impianto aspirazione bagni ciechi
Riferimenti normativi
_______________________________________________________________________________________________
CEI EN 60335-1 (CEI 61-150): Sicurezza degli apparecchi elettrici d'uso domestico e
similare - Sicurezza
Parte 1: Norme generali
CEI EN 60335-2-80 (CEI 61-181): Sicurezza degli apparecchi elettrici d’uso domestico e
similare
Parte 2: Norme particolari per ventilatori
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
CEI 64-50: Guida per l'esecuzione nell'edificio degli impianti elettrici utilizzatori e per la
predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di trasmissione dati
Criteri generali
Classificazione e costituzione
Le tipologie di ventilatori utilizzabili per impianti di aspirazione bagni ciechi sono le
seguenti:
- ventilatori da finestra o da muro (di dimensioni ≥ 4 volte il diametro interno della presa
d’aria);
- ventilatori da condotto aventi almeno grado di protezione IPX2 (la lunghezza del condotto
è di circa quattro volte il diametro del ventilatore).
Prescrizioni per l’impianto elettrico
IPX1
Installazione in zona 1
Installazione in zona 2
Installazione in zona 3 (3)
Installazione in luogo destinato a comunità o
bagno pubblico (1)
IPX4
X (2)
X (2)
IPX5
X
X
Luogo in cui la pulizia prevista è effettuata tramite getto d’acqua
Devono essere utilizzati apparecchi ventilatori aspiratori di Classe II. Raccomandato, in
aggiunta, l’uso di interruttori differenziali con Idn ≤ 30mA
(3) Come protezione addizionale contro i contatti indiretti si possono utilizzare interruttori
differenziali ad alta sensibilità (es.Idn ≤ 10mA)
(1)
(2)
Deve essere creato un collegamento equipotenziale con le eventuali masse estranee.
Nella zona 3 possono essere installate prese a spina e interruttori a condizione di
utilizzare una delle seguenti protezioni:
- SELV;
- interruttore differenziale avente Idn ≤ 30mA;
- separazione elettrica.
Bisogna prendere precauzioni per evitare che nella stanza vi sia riflusso di gas.
Livelli medi di illuminamento
- Bagno, toilette, gabinetto: 200 lux
1.2.10
Depositi e magazzini
_______________________________________________________________________________________________
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
Guida CEI 64-50: Edilizia residenziale - Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti
elettrici utilizzatori e per la predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati
Guida CEI 64-53: Edilizia residenziale - Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti
elettrici utilizzatori e per la predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati
Criteri particolari per edifici ad uso prevalentemente residenziale
EN 12464-1: “Light and lighting - Lighting of work places - Part 1: Indoor work places"
(Luce e Illuminazione - Illuminazione dei luoghi di lavoro - Parte 1: Luoghi di
lavoro interni”)
CEI EN 60079-10 (CEI 31-30): Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la
presenza di gas - Parte 10: Classificazione dei luoghi pericolosi
CEI EN 60079-14 (CEI 31-33): Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la
presenza di gas - Parte 14: Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di
esplosione per la presenza di gas (diversi dalle miniere)
CEI EN 60079-17 (CEI 31- 34): Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la
presenza di gas - Parte 17: Verifica e manutenzione degli impianti elettrici nei
luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di gas (diversi dalle miniere)
Guida CEI 31-35: Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive per la
presenza di gas - Guida all’applicazione della Norma CEI EN 60079-10 (CEI
31-30). Classificazione dei luoghi pericolosi
Guida CEI 31-35/A: Guida all’applicazione della Norma CEI 31-30 Classificazione dei
luoghi pericolosi - Esempi di applicazione
D.M. 16/02/1982: Modificazioni del decreto ministeriale 27 settembre 1965, concernente la
determinazione delle attività soggette alle visite di prevenzione incendi.
Classificazione
Se le merci che devono essere depositate a magazzino sono soggette a prescrizioni di
sicurezza contro l’incendio occorre verificare se gli impianti elettrici e telefonici sono
soggetti alla Norma CEI 64-8.
Per alcune merci può essere prescritta l’installazione di impianti di rilevamento e/o
spegnimento incendi.
Se le merci che devono essere depositate a magazzino sono soggette a prescrizioni di
sicurezza contro l’esplosione occorre verificare se gli impianti elettrici e telefonici sono
soggetti alla Norma CEI 31-30.
Verificare se il luogo ricade nel D.M. 16/02/1982 riguardante le visite di prevenzione
incendi da parte dei VVFF.
Costituzione e prescrizioni impianto elettrico
Il locale magazzino oltre il luogo di deposito è generalmente costituito anche da locali
ausiliari (uffici, servizi igienici, ecc.).
E’ consigliata l’installazione di un quadro elettrico generale (predisposto anche per
alimentazione trifase) e l’esecuzione dell’impianto a vista, con prese installate ad almeno
1,5m dal pavimento.
_______________________________________________________________________________________________
Si raccomanda la disposizione dei comandi luce in prossimità delle uscite e di punti luce di
sicurezza.
Prese consigliate (ad almeno 1,4m dal pavimento):
- Punti presa 2P+T10A, P11;
- Punti presa 2P+T16A, P17/P11, bipasso;
- Punti presa 2P+T16A, P30.
Livelli medi di illuminamento
- Archivio: 200 lux.
- Magazzino per materiale didattico: 100 lux.
Magazzino con scaffali
- Passaggi: 20 lux (a livello del pavimento).
- Passaggi con presenza di personale: 150 lux (a livello del pavimento).
- Sale di controllo: 150 lux.
Magazzino frigorifero
- Magazzino e aree di stoccaggio: 100 lux.
- Magazzino e aree di stoccaggio occupate continuamente: 200 lux.
- Area di movimentazione, imballaggio, smistamento: 300 lux.
1.2.11
Aule
1.2.11.1 Aula magna
omissis
1.2.11.2 Aula
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
CEI 64-52: Edilizia ad uso residenziale e terziario - Guida per l'integrazione degli impianti
elettrici utilizzatori e per la predisposizione di impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati negli edifici - Criteri particolari per edifici scolastici
Prescrizioni per l’impianto elettrico
Per l’impianto d’illuminazione di un’aula scolastica bisogna scegliere una tipologia di
apparecchi e di installazioni che creino la minor quantità possibile di riflessioni fastidiose.
I fattori di riflessione raccomandati per le superfici del locale sono:
- soffitto:
≥ 90%;
- pareti:
≥ 60%;
- pavimento: ≥ 20%.
Bisogna prestare particolare attenzione a non creare riflessioni fastidiose sulla lavagna
(utilizzando ad esempio apparecchi di illuminazione a distribuzione asimmetrica con
lampade fluorescenti).
_______________________________________________________________________________________________
Prescrizioni per gli apparecchi di illuminazione
Gli apparecchi di illuminazione devono essere conformi alle seguenti Norme:
CEI EN 60598-1 (CEI 34-21): Apparecchi di illuminazione - Parte 1: Prescrizioni generali e
prove
CEI EN 60598-2-1 (CEI 34-23): Apparecchi di illuminazione - Parte II: Prescrizioni
particolari - Apparecchi fissi per uso generale
CEI EN 60598-2-2 (CEI 34-31): Apparecchi di illuminazione - Parte 2: Prescrizioni
particolari - Sezione 2: Apparecchi di illuminazione da incasso
1.2.11.3 Aula disegno
omissis
1.2.11.4 Aula con videoterminali
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
CEI 64-52: Edilizia ad uso residenziale e terziario - Guida per l'integrazione degli impianti
elettrici utilizzatori e per la predisposizione di impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati negli edifici - Criteri particolari per edifici scolastici
Prescrizioni per l’impianto elettrico
Per la corretta illuminazione dell’ambiente si consiglia di predisporre le superfici delle
pareti del locale in modo che risultino in uno dei due seguenti modi:
- semidiffondenti;
- diffondenti ma con i seguenti fattori di riflessione:
- soffitto 60÷80 %;
- parete 30÷50 %;
- parete di fronte all’utilizzatore del videoterminale 25÷35 %;
- pavimento 15-25 %.
Caratteristiche fondamentali tipiche degli apparecchi illuminanti idonei da installare:
Gli apparecchi utilizzati per l’impianto devono essere conformi alle norme del CT 310 del
_______________________________________________________________________________________________
CEI.
1.2.12
Laboratori
1.2.12.1 Laboratorio
Riferimenti normativi
DM 26/08/1992: Norme di prevenzione incendi per l'edilizia scolastica
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
CEI 64-52: Edilizia ad uso residenziale e terziario - Guida per l'integrazione degli impianti
elettrici utilizzatori e per la predisposizione di impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati negli edifici - Criteri particolari per edifici scolastici
CEI EN 50191 (CEI 11-64): Installazione ed esercizio degli impianti elettrici di prova
Classificazione e costituzione dell’impianto elettrico
I laboratori sono luoghi in cui vengono svolte attività inerenti all’ambito scolastico (prove,
esercitazioni, lavori, ecc.)
L’ubicazione dei laboratori può essere:
- su piani fuori terra;
- al 1° piano interrato (eccetto locali ove vengono utilizzati gas combustibili con densità
superiore a 0,8).
La resistenza al fuoco dei locali e la resistenza al fuoco della porta con chiusura
automatica che deve essere installata tra il locale ed il proprio deposito annesso devono
avere REI ≥ 60.
A seconda della potenza installata possono essere disposti quadri di zona, di piano o
specifico per il laboratorio.
E’ raccomandato l’utilizzo di un interruttore differenziale avente Idn ≤ 30mA.
In presenza di apparecchi utilizzatori di classe I composti da circuiti elettronici alimentati in
corrente continua è consigliato ai fini della protezione dai contatti indiretti una delle
seguenti disposizioni:
- utilizzo di interruttori differenziali di tipo A;
- protezione per separazione elettrica.
Comunque le apparecchiature di laboratorio alimentate a combustibile gassoso devono
avere ciascun bruciatore dotato di dispositivo automatico di sicurezza totale che intercetti il
flusso del gas in mancanza di fiamma.
Si consiglia di alimentare le postazioni destinate alle attività tramite uno dei seguenti
metodi:
- proprio trasformatore di isolamento con collegamento equipotenziale tra le masse e
senza collegamenti a terra;
- circuito di tipo SELV;
- circuito di tipo PELV.
_______________________________________________________________________________________________
La norma CEI 64-8 è applicabile solo all’alimentazione degli impianti elettrici dei laboratori
ma non agli impianti stessi.
Per quanto riguarda le misure di protezione contro lo shock elettrico relativo alle attività
svolte in questi ambienti si applica la norma CEI 11-64.
1.2.12.2 Laboratorio di chimica
omissis
1.2.12.3 Laboratorio di elettrotecnica
omissis
1.2.12.4 Laboratorio di fisica
omissis
1.2.13
Ascensore
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in
corrente alternata e a 1500 V in corrente continua
Guida CEI 64-50: Edilizia residenziale - Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti
elettrici utilizzatori e per la predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati
UNI EN 81/1 + (81/1 FA 1-89): Regole di sicurezza per la costruzione e l' installazione
degli ascensori e montacarichi.
Ascensori elettrici.
UNI EN 81/2 + (81/2 FA 1-94): Regole di sicurezza per la costruzione e l' installazione
degli ascensori e montacarichi. Ascensori idraulici.
Direttiva 95/16/CE: direttiva 95/16/ce del parlamento europeo e del consiglio del 29 giugno
1995 per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative agli
ascensori
DPR 30/04/99 n. 162 : Regolamento recante norme per l'attuazione della direttiva
95/16/CE sugli ascensori e di semplificazione dei procedimenti per la
concessione del nulla osta per ascensori e montacarichi, nonché della relativa
licenza di esercizio.
DM 8/3/85: direttive sulle misure più urgenti ed essenziali di prevenzioni incendi ai fini del
rilascio del nullaosta provvisorio di cui alla legge 7 dicembre 1984, n.818
Costituzione dell’impianto elettrico
Generalmente l’impianto di un ascensore è costituito da:
- Quadro generale
- Quadro locale macchine
- Impianto FM elevatore
- Impianto illuminazione elevatore
_______________________________________________________________________________________________
-Impianto illuminazione vano corsa
- Impianto illuminazione locale macchinario
- Circuito prese a spina
Prescrizioni per l’impianto elettrico
L’alimentazione del circuito di illuminazione (e di prese) della cabina, del vano di corsa del
locale di macchinario e del locale pulegge, deve essere indipendente dall’alimentazione
del macchinario, sia mediante un altro circuito, sia mediante connessione al circuito che
alimenta il macchinario a monte del circuito generale.
La corrente di impiego per gli ascensori può essere fissata a seconda del tipo:
- per gli ascensori elettrici da 1,5 a 1,8 volte la corrente nominale (di targa) del motore;
- per gli ascensori idraulici è sufficiente considerare Ib di valore compreso tra In e 1,2 In.
In genere la corrente di impiego di un ascensore è specificata dal suo costruttore.
All’interno del locale macchinario (nei pressi dell’accesso) deve essere installato un
quadro contenete le protezioni dalle sovracorrenti dei circuiti costituenti l’impianto
ascensore.
Per la scelta del dispositivo di protezione dalle sovracorrenti della linea forza motrice,
bisogna tenere conto della corrente di spunto dei motori che vale 3 ÷ 5 In del motore,
quindi un interruttore con curva caratteristica C risulta adatto.
Nei sistemi TT l’ascensore deve essere protetto da un interruttore differenziale con soglia
differenziale adatta ad evitare interventi intempestivi.
Per ciascun ascensore può essere previsto un interruttore generale del circuito F.M. (a
posizione stabile di apertura e chiusura) il quale non deve assolutamente interrompere i
seguenti circuiti:
- di illuminazione e ed eventuale ventilazione;
- prese di corrente;
- dispositivi di allarme.
Un interruttore deve permettere di interrompere l’alimentazione dei circuiti:
- luce vano corsa e locale macchinario;
- prese a spina;
- Illuminazione cabina.
L’illuminazione locale macchinario deve essere fissa.
Nel locale cabina devono essere utilizzate almeno due lampade ad incandescenza
collegate in parallelo (nel caso venga utilizzata questa fonte di illuminazione).
La protezione dai contatti diretti deve essere fornita tramite involucri con un livello di
IP≥2X.
Le connessioni, i morsetti di collegamento e i connettori ,devono trovarsi in involucri
appositamente previsti.
Più conduttori sottoposti a diverse tensioni e posati in una stessa canalizzazione devono
essere isolati per la tensione più elevata presente.
_______________________________________________________________________________________________
L’alimentazione delle prese deve essere garantita da prese 2P+PE nei seguenti luoghi:
- tetto della cabina
- locale macchinario
- zona pulegge
I circuiti di comando e sicurezza non devono funzionare a tensione maggiore di 250V
(valore medio in continua o efficace in alternata)
Deve essere previsto un alimentatore di emergenza a caricamento automatico in grado di
sopperire per un’ora l’illuminazione ordinaria, alimentando almeno una lampada della
potenza di 1W.
La sezione dei conduttori elettrici di sicurezza delle porte deve essere ≥ di 0,75 mm2 .
L’eventuale installazione di condensatori deve essere effettuata tramite connessione a
monte del circuito generale del circuito forza motrice.
Ogni ascensore deve avere un impianto di allarme
Deve essere prevista un interruttore di emergenza nel caso l’ascensore sia installato in
edifici civili con altezza di gronda superiore a 24 m, aventi corsa sopra il piano terra
superiore a 20 m (in servizio privato) o in edifici industriali.
Livelli minimi di illuminamento
- in prossimità della porta di piano ≥ 50 lux (a livello del pavimento)
- in cabina ≥ 50 lux (a suolo e sui comandi)
- locale macchinario ≥ 200 lux (a livello del pavimento)
Livelli medi di illuminamento
- Ascensori: 150 lux.
- Corridoi: 100 lux.
- Scale: 150 lux.
- Rampe: 150 lux.
- Sale di attesa: 200 lux.
1.2.14
Impianti audio e video
1.2.14.1 Impianto telefonico
Riferimenti normativi
CEI 103-1/12: Impianti telefonici interni - Parte 12: Protezione degli impianti telefonici
interni
CEI 103-1/14: Impianti telefonici interni - Parte 14: Collegamento alla rete in servizio
pubblico
CEI 103-1/13: Impianti telefonici interni - Parte 13: Criteri di installazione e reti
CEI EN 50086-2-4: Sistemi di canalizzazione per cavi - Sistemi di tubi - Parte 2-4:
Prescrizioni particolari per sistemi di tubi interrati
CEI 306-2: Guida per il cablaggio per telecomunicazioni e distribuzione multimediale negli
_______________________________________________________________________________________________
edifici residenziali
LEGGE 28 03 1991, n.109: Nuove disposizioni in materia di allacciamenti e collaudi degli
impianti telefonici interni
D.M. 23 maggio 1992, n. 314: Regolamento recante disposizioni di attuazione della legge
28 marzo 1991, n. 109, in materia di allacciamenti e collaudi degli impianti
telefonici interni
Classificazione e costituzione
Dorsali
Nelle parti distributive comuni l’impianto telefonico è composto da:
- condutture (solitamente interrate) colleganti l’edificio alla rete telefonica (diametro ≥
125mm posate a profondità ≥ 0,5m);
- punto per terminali della rete telefonica (canalizzazione di collegamento con tubazione
PVC pesante diametro 60÷110mm);
- condutture dei montanti;
- cassette di derivazione (installate ad altezza di 25÷35cm dal pavimento);
- collegamento tra cassette di derivazione ed appartamenti (diametro conduttura
20mm).
Prescrizioni per l’impianto elettrico
E’ fondamentale prendere accordi preliminari con l’Ente telefonico prima di progettare
l’impianto.
Inoltre è compito dal suddetto Ente telefonico fornire un armadietto unificato ad incasso
con sportello a serratura ove disporre il punto terminale della rete telefonica esterna.
L’impianto telefonico deve essere indipendente da altri impianti.
Il raggio di curvatura minimo di posa della tubazione non deve essere inferiore a 6 volte il
diametro esterno della tubazione stessa. (CEI 103-1/13).
Si consiglia di predisporre un tubo (diametro ≥ 16mm) per consentire il collegamento delle
masse dell’impianto telefonico (se previste).
1.2.14.2 Impianto di diffusione sonora e messaggistica
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
CEI 64-50: Edilizia residenziale - Guida per l’integrazione nell’edificio degli impianti elettrici
utilizzatori e per la predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati
Classificazione e costituzione dell’impianto elettrico
La diffusione sonora è richiesta quando si vuole amplificare e distribuire segnali vocali e/o
musicali in ambienti che possono essere piccoli o vasti, e che possono anche
differenziarsi per la tipologia d’utilizzo, ad esempio:
- camere d’albergo;
- camere di degenza;
- sale riunioni;
- sale consiliari;
- ipermercati;
- centri commerciali;
_______________________________________________________________________________________________
- luoghi all’aperto;
- uffici;
- scuole.
Nel caso in cui il sistema sia utilizzato per la diffusione di segnali di allarme, il livello di tali
segnali deve superare di 12dB il rumore di fondo previsto.
La struttura e le dimensioni degli impianti si differenziano in base alle specifiche necessità.
Impianto di diffusione sonora tradizionale
Le apparecchiature necessarie saranno scelte nella gamma della serie modulare da
incasso utilizzata nell’impianto elettrico e dovranno avere le seguenti caratteristiche:
- apparecchi modulari;
- gamma comprendente sintonizzatore e preamplificatore;
- selettore locale per preselezione canali;
- diffusori sonori modulari;
- possibilità d’utilizzo dell’impianto come interfono;
- possibilità di input da sorgente esterna;
- realizzazione di impianto monofonico e stereofonico.
Impianto di diffusione sonora per grandi superfici
Per la diffusione sonora in grandi superfici i prodotti utilizzati dovranno essere scelti
considerando la gamma del costruttore, è infatti importante la completezza della gamma
che può permettere soluzioni diversificate, dovranno pertanto essere disponibili i seguenti
prodotti:
- centrale multiprogramma;
- preamplificatore;
- modulo di comando monofonico o stereofonico;
- diffusori da incasso di varie dimensioni e potenze;
- diffusori da incasso modulari (3 moduli);
- diffusori da parete o da tavolo;
- diffusori da controsoffitto;
- diffusori da esterno;
- diffusori a tromba per grandi superfici;
- colonne sonore da interni;
- centrale microfonica;
- alimentatore telecomandato;
- basi e postazioni microfoniche;
- radiomicrofoni;
- microfoni da tavolo piatti;
- armadi rack 19”;
- mixer;
- selettori di linee altoparlanti;
- generatore di annunci a sintesi vocale;
- soppressore di Larsen;
- sintonizzatore;
- lettore multi CD;
- lettore/registratore a cassetta a doppia piastra.
1.2.15
Impianti di sicurezza e controllo
_______________________________________________________________________________________________
1.2.15.1 Impianto antintrusione
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
CEI 79-2 Impianti antieffrazione, antintrusione, antifurto e antiagressione - Norme
particolari per le apparecchiature
CEI 79-3 Impianti antiefrazione, antintrusione, antifurto e antiagressione - Norme
particolari per gli impianti antieffrazione e antintrusione
La Norma CEI 79-2 suddivide i dispositivi necessari per realizzare l’impianto d’allarme in
tre livelli; ogni livello determina le prestazioni dei prodotti in scala crescente in modo che
l’ultimo soddisfi le esigenze della maggiore classe di rischio alla quale è esposto il locale
da sorvegliare.
La Norma CEI 79-3 determina la classe di rischio in rapporto alle esigenze dell’utente e
quindi il corrispondente livello prestazionale dell’impianto e delle apparecchiature.
Classificazione e costituzione dell’impianto elettrico
L’obbiettivo di creare adeguatamente barriere contro l’intrusione di persone, finalizzato al
furto di beni, può anche essere ottenuto attraverso l’adozione si sistemi di rivelazione ed
allarme.
Fermo restando la realizzazione dell’impianto alla regola dell’arte, vi sono diverse tipologie
impiantistiche che forniscono diversi gradi di protezione e sicurezza, la scelta sul tipo
d’impianto da realizzare deve essere effettuata considerando il luogo ed i beni da
proteggere.
Prima di realizzare l’impianto antintrusione si devono considerare le seguenti fasi di
sviluppo:
1 valutazione del luogo e delle zone da proteggere;
2 definizione del livello di prestazione dell’impianto;
3 determinazione dell’ubicazione, quantità e tipologia dei rivelatori;
4 determinazione dell’ubicazione della centrale, degli organi di comando e degli
apparati di teletrasmissione;
5 scelta del tipo, numero ed ubicazione dei dispositivi d’allarme.
Valutazione del luogo e delle zone da proteggere
Devono essere definiti ed indicati sulla pianta topografica dell’ambiente da proteggere e
dell’ambiente circostante, per poter fornire indicazioni essenziali da tener presenti nelle
successive fasi di progetto.
Definizione del livello di prestazione dell’impianto
L’obiettivo di massima da raggiungere deve essere preventivamente concordato fra
committente e fornitore in relazione al valore o all’importanza delle cose da proteggere (ed
eventualmente alla sicurezza delle persone presenti quando l’impianto è in servizio).
La determinazione del livello di prestazione incide sia sulla scelta dei componenti singoli
dell’impianto, sia sulla sua architettura e conformazione.
Determinazione dell’ubicazione, quantità e tipologia dei rivelatori
La sicurezza ottenibile per un luogo da proteggere da tentativi di intrusione dipende dal
numero di barriere che è possibile realizzare (pareti, porte, cancelli ecc.) controllate da un
certo numero di rivelatori di diverso tipo (puntuali, lineari, superficiali, volumetrici), in
_______________________________________________________________________________________________
funzione della loro posizione e della zona affidata alla loro sorveglianza.
Determinazione dell’ubicazione della centrale, degli organi di comando e degli apparati di
teletrasmissione
La centrale (l’organo di gestione dell’intero impianto) deve essere ubicata all’interno di una
zona protetta o in apposito locale, anch’esso protetto. Deve inoltre essere posizionata in
modo tale da permettere un’agevole manutenzione.
Gli organi di comando possono essere posizionati:
- in aree non protette (se la centrale è ubicata in zona protetta);
- in arre protette (i circuiti di allarme dovranno essere ritardati. Ritardo massimo 300s).
Scelta del tipo, numero ed ubicazione dei dispositivi d’allarme
Gli allarmi generati dai dispositivi di segnalazione possono essere:
- segnalati localmente (avvisatori luminosi/acustici) solo se vi è la presenza di personale
in grado di recepire le segnalazioni e di attivare le opportune operazioni di intervento,
e/o
- trasmessi a distanza (teletrasmissione) ad un centro di controllo. Dispositivi
luminosi/acustici (esterni, in posizioni ben visibili e difficilmente raggiungibili) possono
essere utilizzati per agevolare la localizzazione del luogo in allarme.
Le gamme di frequenza utilizzabili nella pratica per la trasmissione di allarmi,
segnalazioni e informazioni di sicurezza sono le seguenti:
VHF (Very High Frequency): 30 - 300 MHz
UHF (Ultra High Frequency): 300 - 3000 MHz
SHF (Super High Frequency): 3 - 30 GHz
Il campo di frequenze superiori ad 1 GHz è comunemente definito con il termine di
microonde. I collegamenti devono comunque operare entro le bande di frequenza
previste dalla legislazione vigente ed in accordo con le relative prescrizioni.
La durata delle segnalazioni acustiche esterne non dovrà superare i 10 min, (salvo diverse
prescrizioni).
Le norme CEI 79-2 e 79-3 hanno introdotto la valutazione del livello dell’impianto
d’allarme, a tal fine è stato elaborato un procedimento matematico che considera i più
importanti fattori dai quali dipendono le prestazioni stesse. Sono presi in considerazione:
a) apparati rivelatori
b) interconnessioni
c) correlazione tra gli apparati
d) importanza dei singoli apparati
e) presenza di zone non protette
f) gestione e manutenzione
Impianti per ambienti normali
Se il luogo ed i beni da proteggere sono di tipo normale (per esempio un appartamento di
un condominio con porta blindata all’ingresso) l’impianto antintrusione può essere
semplificato e possono essere utilizzati dispositivi passivi ed attivi della stessa serie
utilizzata per gli apparecchi modulari da incasso (interruttori, prese, apparecchi elettronici,
ecc.) che comunque garantiscono un’ottima affidabilità e sicurezza, pur avendo costi più
economici.
1.2.15.2 Impianti di rilevazione incendi
_______________________________________________________________________________________________
Riferimenti normativi
DM 10/3/98 Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei
luoghi di lavoro
UNI 9795 Sistemi fissi automatici di rilevazione e di segnalazione manuale d’incendio –
Sistemi dotati di rilevatori puntiformi di fumo e calore, rilevatori ottici lineari e
punti di segnalazione manuale.
UNI CEN/TS 54-14 Sistemi di rilevazione e di segnalazione d’incendio – Parte 14: linee
guida per la pianificazione, la progettazione, l’installazione, la messa in servizio,
l’esercizio e la manutenzione.
Classificazione e costituzione dell’impianto elettrico
Gli impianti di rivelazione incendi devono sono suddivisibili in due tipologie:
- impianti manuali (installati per es. in luoghi di lavoro con rischio di incendio basso o
medio)
- impianti automatici (installati per es. in luoghi di lavoro con rischio di incendio alto o
luoghi ove specificato da disposizioni di prevenzioni incendi)
L’area da sorvegliare:
- deve essere suddivisa in zone;
- non deve comprendere più di un piano dell’edificio;
- non può coprire una superficie > di 1600m2.
Le caratteristiche limiti che una zona può avere sono specificate dalla Norma UNI 9795.
Prescrizioni per l’impianto di segnalazione manuale antincendio
L’impianto di segnalazione manuale antincendio è in generale costituito da:
- centrale di controllo e segnalazione;
- pulsanti di allarme manuale;
- dispositivi di allarme;
- linee di interconnessione.
I pulsanti di allarme manuale devono essere installati tra loro ad una distanza massima di
30m e ad un’altezza dal pavimento di 1÷1,4m.
Prescrizioni per impianti automatici di segnalazione antincendio
L’impianto automatico di rivelazione incendi è in generale costituito da:
- rilevatori di fumo:
- puntiformi ottici (adatti a rilevazione fumi visibili);
- puntiformi a ionizzazione (adatti a rilevazione fumi trasparenti);
- lineari (adatti per rilevazioni in locali ampi);
- ad aspirazione ( adatto per esempio a rilevazioni in condotti);
- rilevatori di calore:
- puntiformi velocimetrici (adatti alla rilevazione di incendi a sviluppo rapido);
- puntiformi statici (adatti alla rilevazione di incendi a sviluppo rapido);
- lineari (utilizzabili ad es. in gallerie);
- rilevatori di fiamma:
- puntiformi (adatti alla rilevazione di incendi a sviluppo rapido);
- a radiazione ultravioletta (adatti per rilevazione incendi ad alto sviluppo di fumo);
- pulsanti di allarme manuale;
- dispositivi di allarme ottico-acustico;
- linee di interconnessione;
- centrale di controllo e segnalazione.
Rilevatori
_______________________________________________________________________________________________
Il numero minimo di rilevatori di fumo da installare in una zona è ottenuto tramite la
seguente espressione:
n = S \ Amax
S: superficie a pavimento della zona
Amax: area a pavimento che un rilevatore può osservare (dato da tabella)
Ancora da tabella si ottengono i valori di distanza massima orizzontale a soffitto
per rilevatore (Dmax) che deve essere rispettata affinché la rilevazione sia efficiente.
L’altezza massima di installazione è:
- 12m (rilevatori di fumo);
- 8m (rilevatori di calore).
La distanza minima di installazione dalle pareti (come da materiali di deposito,
macchinari,ecc.) è generalmente di 0.5m.
Inoltre devono essere rispettate tutte le specifiche di installazione contenute nella
norma UNI 9795.
Pulsanti di allarme manuale
Deve essere prevista una segnalazione manuale d’incendio tramite almeno due pulsanti
per zona.
Dispositivi di allarme ottico - acustico
I segnalatori ottico-acustico devono avere un’autonomia ≥ 30 min.
Le linee per il passaggio del segnale tra centrale di comando e segnalatori di allarme
devono avere resistenza al fuoco pari a 30 min.
Linee di interconnessione
Devono essere di sezione ≥ 0,5mm2
Le linee che collegano la centrale ai dispositivi di segnalazione e agli attuatori per
l’emergenza devono essere resistenti al fuoco (≥ di 30 min).
Centrale di controllo e segnalazione
La centrale deve essere ubicata in luogo presidiato, facilmente raggiungibile e dotato di
illuminazione di sicurezza.
Alimentazione elettrica
L’alimentazione della centrale deve essere indipendente dalla ordinaria con propri
dispositivi di sezionamento, comando e protezione.
Deve essere prevista una alimentazione di sicurezza fornita generalmente da una
batteria di accumulatori.
I luoghi o le attività in cui sono richiesti impianti automatici di prevenzione incendi sono i
seguenti:
- depositi di GPL;
- edifici di interesse storico e artistico;
- luoghi di lavoro;
- strutture alberghiere;
- impianti sportivi;
- metropolitane;
_______________________________________________________________________________________________
- locali di intrattenimento e di pubblico spettacolo;
- luoghi di lavoro;
- miniere e cave;
- ospedali e case di cura;
- scuole.
1.2.15.3 Rilevatori gas
Riferimenti normativi
Norma CIG/UNI-CEI 70028: Rivelatori di gas naturale e rivelatori di GPL per uso
domestico e similare
Prescrizioni per l’impianto elettrico
Il Rilevatore di gas naturale deve essere installato:
- lontano da sorgenti di calore;
- a 15 ÷ 30cm dal soffitto;
- lontano da aperture o condotti di ventilazione;
- non sopra o nei pressi di apparecchiature a gas (ma al max 6m).
Il Rilevatore di GPL deve essere installato:
- a distanza dal pavimento di 30cm ed ad una distanza massima di 4m
dall’apparecchiatura più utilizzata;
- non in spazi chiusi (es. un armadio);
- lontano da punti ventilati;
- non sopra il lavandino.
1.2.15.4 Controllo accessi
Riferimenti normativi
CEI 79-4: Impianti antieffrazione, antiintrusione, antifurto e antiaggressione - Norme
particolari per il controllo degli accessi
Classificazione e costituzione dell’impianto elettrico
Il sistema di controllo degli accessi è costituito da componenti attivi, passivi e procedure di
esercizio.
I dispositivi che possono comporre l’impianto sono:
- apparecchiature periferiche per il controllo dell’accesso (in molte applicazioni possono
operare autonomamente e localmente);
- mezzi di comunicazione;
- apparecchiature del centro di controllo.
Le tipologie di verifiche che possono essere effettuate sono le seguenti:
- verifica positiva (senza valutazione da parte di apposito personale);
- verifica non positiva (con partecipazione al controllo da parte di apposito personale).
Nell’ambito del caso specifico riguardante il controllo accessi di persone, gli apparati
utilizzabili sono:
- apparati atti al riconoscimento in modo indiretto del soggetto che richiede il
passaggio (tramite codice, scheda, chiavi elettroniche, ecc.);
_______________________________________________________________________________________________
- apparati atti al riconoscimento del soggetto in modo diretto (ad esempio comparazione
visiva).
Nel Centro di controllo locale vengono installati in luogo protetto i seguenti dispositivi:
- l’unità centrale di acquisizione ed elaborazione dati (autonomia elettrica 24h);
- organi di memorizzazione degli eventi;
- organi di rappresentazione in chiaro degli eventi;
- organi di comando relativi agli stati di operatività del sistema;
- organi di comando per particolari situazioni ai varchi controllati.
In un impianto con installazione prevista di Centro di controllo locale, nel caso dovesse
avvenire un interruzione di collegamento con le proprie periferiche superiore a 30 s,
queste ultime devono commutare il funzionamento in autonomo e locale.
Altre apparecchiature che possono completare l’impianto sono:
- rilevatori aggiuntivi (ad es. telecamere a circuito chiuso a braccio motorizzato);
- azionamenti di cancelli e portoni;
- radiocomandi per cancelli e portoni.
1.2.15.5 Impianto di allarme per edificio scolastico
Riferimenti normativi
DM 26/08/92: Norme di prevenzione incendi per l'edilizia scolastica
Prescrizioni per l’impianto
Le scuole devono essere munite di un sistema di allarme in grado di avvertire gli alunni ed
il personale presenti in caso di pericolo.
Il sistema di allarme deve avere caratteristiche atte a segnalare il pericolo a tutti gli
occupanti il complesso scolastico ed il suo comando deve essere posto in locale
costantemente presidiato durante il funzionamento della scuola.
Deve essere previsto un impianto di altoparlanti ad eccezione degli edifici scolastici aventi
fino a 500 presenze effettive contemporanee che possono utilizzare il normale impianto a
campanelli (purché venga convenuto un particolare suono).
1.2.16
Impianti tecnologici
1.2.16.1 Cablaggio strutturato
Descrizione del sistema
Si indica per sistema cablaggio strutturato l’insieme di cavi, prese, armadi ed altri accessori tesi a distribuire
razionalmente all’interno di un edificio i segnali voce e dati. Il sistema cablaggio strutturato dovrà essere realizzato
con componenti di primaria qualità con scelta della D.L. Per garantire la migliore qualità, il sistema di cablaggio
dovrà essere formato da prodotti di un unico e solo costruttore, con garanzia sul sistema di almeno 15 anni.
La distribuzione sarà realizzata con cavi per le connessioni tra ripartitori e Postazioni di Lavoro eseguite per mezzo
di cavo UTP, 4 coppie twistate in filo di rame, categoria 6, guaina esterna in LSZH (a bassa emissione di fumi e
zero alogeni) e fiamma ritardante secondo CEI EN 50266. Il parametro ACR dovrà avere un valore di almeno 31
dB a 100 MHz e 19 dB a 200 MHz.
Le linee in cavo saranno attestate ad una estremità all’interno del nuovo rack di distribuzione dei segnali di rete ed
in campo su punti presa RJ45 cat.6 UTP installate su scatole portafrutti per serie civili da parete. Le prese in campo
_______________________________________________________________________________________________
dovranno essere numerate progressivamente e dovranno avere corrispondenza con le relative prese installate su
pannelli di permutazione all’interno dei nuovi rack.
NORME DI RIFERIMENTO
Il sistema dovrà essere realizzato nel rispetto delle norme e degli standard nazionali (Telecom Italia,
P.T.), internazionali e proprietari sia per quanto riguarda i materiali e le apparecchiature sia per quanto
riguarda l’installazione e la sicurezza.
I principali enti normatori risultano:
ISO/IEC in ambito internazionale;
EIA/TIA per gli USA ed il Regno Unito;
CENELEC per l’Europa.
Le principali norme di riferimento sono:
- EIA/TIA 568A - 568B:
Definizione e classificazione del cablaggio
strutturato e dei componenti.
- EIA/TIA 569:
Regole e procedure d’installazione.
- EIA/TIA 606:
Regole per l’amministrazione di sistemi di cablaggio.
- EIA/TIA 607:
Regole per la messa a terra di cablaggi di tipo
schermato.
- EIA/TIA TSB67:
Test dei sistemi di cablaggio.
- ISO/IEC 11801:
Regole per il cablaggio strutturato, emesso in ambito
internazionale (Comitato ISO).
- EN 50173:
Definizione e classificazione del cablaggio strutturato
e dei componenti, emessa in ambito europeo dal CENELEC.
- EN 50174-1/-2/-3: Regole e procedure d’installazione, emessa in ambito
europeo dal CENELEC.
DEFINIZIONI
Si indica per sistema cablaggio strutturato l’insieme di cavi, prese, armadi ed altri accessori tesi a
distribuire razionalmente all’interno di un edificio i segnali voce, dati e video.
Un sistema di cablaggio strutturato deve essere realizzato secondo una determinata architettura e
permettere la trasmissione di informazioni tra le apparecchiature ad esso connesse, costituenti i vari
impianti a servizio dell’edificio (telefonia, rete PC, sistema d’allarme, controllo accessi, gestione
climatizzazione, etc.).
Un cablaggio strutturato deve inoltre garantire:
facilità di utilizzo, gestione, riconfigurazione ed ampliamento del sistema (per mezzo di una struttura
gerarchica a stella);
capacità di accogliere tutti i principali sistemi informatici esistenti sul mercato;
rispetto degli standard in vigore (normalizzazione);
affidabilità elevata del sistema (utilizzo di componenti di primaria qualità e adozione della “buona
tecnica” in fase di realizzazione).
Fanno parte di un sistema di cablaggio strutturato tutti i mezzi fisici su cui viaggiano i vari segnali (cavi,
fibre ottiche, prese, armadi, accessori di organizzazione del cablaggio, ecc.), chiamati anche “componenti
passivi” di una rete. Non rientrano, invece, nel sistema cablaggio strutturato i “componenti attivi”, quali
modem, router, hub, switch, PC, PLC, centrali telefoniche, terminali controllo accessi, ecc.
Postazione di lavoro (PdL)
E’ il punto di allacciamento delle utenze finali alla rete ed è composto da più prese. Alla stessa presa
potranno essere connessi sia apparecchi telefonici (fax, telefoni, modem, etc.), che apparecchi informatici
(pc, stampanti, etc.).
Ogni posto lavoro sarà realizzato da almeno due prese RJ45.
Sotto-ripartitore (SR)
E’ l’armadio in cui convergono tutte le connessioni alle prese dei PdL del rispettivo piano o zona.
Ripartitore generale (RG)
E’ l’armadio di connessione della rete con l’esterno dell’edificio (rete telefonica pubblica e/o RG di un
altro edificio). Può fungere anche da SR per il rispettivo piano o zona.
Cablaggio orizzontale
E’ l’insieme delle connessioni dei PdL ai rispettivi SR. Sarà eseguito con cavo in rame a 4 coppie
intrecciate. Alcuni link, per particolari esigenze (ad es. per elevato “traffico” verso determinati PdL),
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potrebbero essere eseguiti con cavi in fibra ottica.
Dorsali
E l’insieme delle connessioni tra ripartitori, SR-SR o RG-SR. Può essere eseguito tramite cavi in rame o
cavi in fibra ottica.
INSTALLAZIONE DEI MATERIALI
Utilizzare componenti certificati dal costruttore come di una determinata categoria non è sufficiente
affinché l’intero sistema sia conforme ai parametri della categoria voluta. E’ altresì necessario il rispetto
di determinate norme d’installazione, nonché di eventuali specifiche indicazioni del costruttore dei
materiali.
Alcune regole d’installazione che assicurano la realizzazione a regola d’arte dell’impianto, con particolare
riferimento alla parte di cablaggio in rame, sono:
Durante la posa, i cavi devono essere srotolati ed accompagnati al fine di evitare rotture, torsioni,
trazioni e deformazioni alle coppie interne. Evitare tassativamente di calpestare i cavi.
Nel fissaggio di cavi o fasci di cavi, evitare di strozzare gli stessi con collari o fascette, ma lasciare
sempre del gioco.
Nella posa dei cavi in canalizzazioni, evitare gli spigoli vivi e mantenere raggi di curvatura generosi (6
- 8 volte il diametro del cavo).
In caso il cavo si danneggi durante la posa (torsioni, rotture, tagli, etc.), DEVE ESSERE SOSTITUITO,
MAI RIPARATO!
Installare i cavi il più lontano possibile da sorgenti di disturbo elettromagnetico.
Separare fisicamente i cavi di segnale da quelli di alimentazione (utilizzando tubazioni separate o
canaline a due scomparti).
Rispettare tassativamente la massima lunghezza ammessa di 90m per il link (tratta tra la presa RJ45
del PdL e la rispettiva presa sul quadro ripartitore).
In corso d’opera dovranno essere etichettati con criterio logico e razionale tutti i link
realizzati. Detta etichettatura dovrà essere riportata su ogni presa sia lato PdL che lato ripartitori. La
numerazione adottata sarà la stessa riportata sui report di certificazione che saranno rilasciati alla
Committente ad impianto ultimato.
CERTIFICAZIONE E GARANZIA
Certificazione parte in rame
Per ogni link del sistema di cablaggio strutturato realizzato dovranno essere misurati i seguenti
parametri:
Lunghezza
Determinata usando il tempo che un segnale
trasmesso impiega per tornare indietro alla fine del cavo; è determinante
conoscere la velocità nominale di propagazione del cavo (NVP), che varia
secondo il modello e/o il costruttore.
Wiremap
Verifica pin-to-pin delle connessioni e della
continuità del cavo. Dal risultato sono facilmente identificabili problemi di
corto circuito, circuiti aperti o collegamenti errati.
Attenuazione
Misura del segnale perso nel link. Il valore
riscontrato viene confrontato con i valori limite legati alla frequenza di
misura.
NEXT
Misura dell’ammontare dei segnali trasmessi
indotti elettromagneticamente su coppie adiacenti, effettuata all’inizio del
cavo.
ACR (calcolato)
Calcolato come differenza tra NEXT ed
attenuazione, indica la quantità di segnale leggibile al termine del
collegamento.
FEXT
Indice del disturbo tra le coppie misurato alla fine
del cavo (dove termina la trasmissione). Dipende dalla lunghezza del
collegamento.
ELFEXT (calcolato)
Valore di FEXT normalizzato: viene eliminata la
dipendenza del FEXT dalla lunghezza del collegamento.
Return loss
Rapporto tra potenza trasmessa e potenza
riflessa. Indica la quantità di segnale riflessa verso la sorgente a causa di
_______________________________________________________________________________________________
un disadattamento dell’impedenza del cavo.
Delay skew
Differenze di tempo impiegato dalle coppie per la
trasmissione di un segnale, misurata come differenza tra la coppia più
“veloce” e quella più “lenta”.
PSNEXT
sulla quarta.
Misura dell’effetto NEXT cumulativo di tre coppie
PSELFEXT
coppie sulla quarta.
Misura dell’effetto ELFEXT cumulativo di tre
Le misure dovranno essere eseguite con apposito strumento certificatore, idoneo alla certificazione in
categoria 6, con il fine di:
verificare la corretta installazione dei cavi e la corretta esecuzione delle connessioni
certificare la conformità del sistema di cablaggio realizzato allo standard della
categoria 6.
Dovrà essere rilasciata, alla Committente, la stampa originale delle misure e rispettivi valori misurati, per
ogni singolo punto del sistema.
Garanzia
Al fine di assicurare il mantenimento delle prestazioni del sistema nel tempo, tutto il sistema di
cablaggio strutturato dovrà essere garantito direttamente dal costruttore per un totale di
anni 15 (quindici).
1.2.16.1.1 Prescrizioni integrative per strutture commerciali
Riferimenti normativi
CEI 64-51: Edilizia ad uso residenziale e terziario - Guida per l'integrazione degli impianti
elettrici utilizzatori e per la predisposizione di impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati negli edifici - Criteri particolari per centri commerciali
E’ raccomandata la predisposizione di canalizzazioni per la posa dei cavi di trasmissione
dati per collegare:
- elaboratore centrale-registratori di cassa
- elaboratore centrale-uffici
1.2.16.2 Sistema BUS
Riferimenti normativi
EN 50090: Sistemi elettronici per la casa e l’edificio (HBES)
CEI 205-2: Guida ai sistemi bus su doppino per l'automazione nella casa e negli edifici,
secondo le Norme CEI EN 50090
CEI 83-11: I sistemi BUS negli edifici pregevoli per rilevanza storica e artistica
Direttiva 89/336/CEE: Direttiva del Consiglio del 3 maggio 1989 per il ravvicinamento delle
legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilità elettromagnetica.
D.M. 14 giugno 1989, n. 236: Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità,
l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica
sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle
barriere architettoniche.
Costituzione e classificazione dell’impianto
Il sistema BUS è composto da dispositivi elettrico/elettronici comunicanti tra loro tramite un
protocollo e supporto di comunicazione comuni.
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Il sistema generalmente utilizzato in applicazioni civili, terziarie ed industriali è HBES
(Home and Building Electronic System), ossia un sistema Bus conforme alla serie di
Norme CEI EN 50090 generalmente composto da:
- elementi che hanno il compito di inviare e ricevere informazioni (individuati da un
proprio indirizzo univoco);
- supporti di comunicazione (cavi metallici, a fibra ottica, etere, ecc.);
- modalità di comunicazione (digitale a pacchetti).
I dispositivi del sistema BUS possono essere collegati tramite una delle seguenti
configurazioni:
- lineare;
- a stella;
- ad albero;
- ad anello;
- libera.
Il sistema di canalizzazioni è composto da:
- una distribuzione principale dei servizi presenti in un edificio;
- zone di interfaccia tra la distribuzione principale e sottoreti.
Prescrizioni per l’impianto
E’ consigliato l’utilizzo delle condutture indicate nella Guida CEI 205-2 per connettere tra
loro le varie interfacce.
I dispositivi e relativi cablaggi del sistema BUS possono coesistere in centralini e scatole di
derivazione con altri sistemi purché rispettino le rispettive prescrizioni normative.
I conduttori del sistema BUS (di tipo SELV) possono essere posati in condutture con
conduttori di altri sistemi purché siano isolati per la massima tensione presente.
Devono essere utilizzai cavi con isolamenti sufficientemente elevati e protetti contro le
sovratemperature.
Gli apparecchi devono essere installati in accordo con il DM del Ministero dei Lavori
Pubblici del 14 giugno 1989 n. 236.
La protezione dai contatti diretti e indiretti è generalmente ottenuta mediante l’utilizzo del
sistema SELV (è ovviamente vietata la messa a terra del sistema).
E’ necessario osservare una distanza sufficiente da impianti parafulmine
E’ consigliata l’installazione di entrambi i seguenti dispositivi per la protezione da
sovratensioni causate da fulmini:
- uno scaricatore per la rete 230/400V;
- uno scaricatore per la linea BUS.
1.2.17
Prescrizioni per impianti di illuminazione
1.2.17.1 Impianto di illuminazione interna
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Riferimenti normativi
UNI EN 12464-1“Luce e Illuminazione - Illuminazione dei luoghi di lavoro - Parte 1: Luoghi
di lavoro interni” ("Light and lighting - Lighting of work places - Part 1:
Indoor work places")
Caratteristiche
I principali parametri che caratterizzano l’ambiente luminoso sono:
- distribuzione delle luminanze (prestare particolare attenzione ai contrasti di luminanza
e ad evitare abbagliamenti);
- illuminamento;
- abbagliamento;
- direzionalità della luce;
- resa del colore e colore della luce;
- sfarfallamento;
- luce naturale.
La luminanza delle superfici è determinata da:
- fattore di riflessione
fattori di riflessione per le
principali superfici di interni
soffitto
0,6 ÷ 0,9
pareti
0,3 ÷ 0,8
piani di lavoro
0,2 ÷ 0,6
pavimento
0,1 ÷ 0,5
- illuminamento
Nella norma UNI EN 12464-1 sono consultabili tabelle contenenti i valori di
illuminamento mantenuti sulla superficie del compito, al di sotto dei quali
l’illuminamento medio per ogni compito non deve scendere (a meno di condizioni
particolari).
Scala raccomandata di illuminamento (lux):
20
30
50
75
100
150
200
300
500
750
1000
1500
2000
3000
5000
Nelle zone continuamente occupate, l’illuminamento mantenuto deve essere ≥ di
200lux.
Nelle zone immediatamente circostanti al compito (almeno 0,5m intorno all’area del
compito visivo e all’interno del campo visivo) è possibile ottenere un grado di
illuminamento minore di quello del compito ma coerente con le specifiche contenute
nelle tabelle.
Prescrizioni
E’ importante limitare l’abbagliamento dovuto a luce riflessa o diretta (ad es. tramite
limitazione della luminanza degli apparecchi di illuminazione, finitura delle superfici, ecc.).
Le lampade con un indice di resa del colore < di 80 non possono essere impiegate in
ambienti interni dove si lavora o vi si rimane per lunghi periodi.
Si devono progettare gli impianti di illuminazione in modo che non si verifichino fenomeni
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di sfarfallamento ed effetti stroboscopici.
1.2.17.1.1
Illuminazione edificio scolastico
Riferimenti normativi:
EN 12464-1: “Light and lighting - Lighting of work places - Part 1: Indoor work places"
(Luce e Illuminazione - Illuminazione dei luoghi di lavoro - Parte 1: Luoghi di lavoro
interni”)
Si consiglia di progettare l’illuminazione sfruttando a pieno il contributo della luce naturale
Il Fattore medio di luce è il rapporto tra l’illuminamento medio dell’ambiente chiuso e
l’illuminamento che si avrebbe, nelle identiche condizioni di tempo e di luogo, su una
superficie orizzontale esposta all’aperto in modo da ricevere luce dall’intera volta celeste,
senza irraggiamento diretto dal sole:
Fattore medio di luce
0,01
0,02
- scale
- palestra
- servizi - refettorio
0,03
- laboratorio
- aula di disegno
- aula di lezione
- aula di lettura
- aula di studio
Prescrizioni illuminotecniche
Vi sono due classi stabilite in base alla luminanza:
- Classe “A” dove le riflessioni possono essere controllate conformemente alla norma;
- Classe “B” dove le riflessioni possono essere controllate solo nelle zone vicine all’area
dell’attività.
I rapporti di luminanza non devono superare i seguenti valori:
Tipologia rapporto di luminanza
tra il compito visivo e la zona
immediatamente circostante
Valore max
Classe A
3:1 (1)
1:3 (2)
10:1
tra il compito visivo e le superfici
lontane più scure
tra le sorgenti di luce e le superfici ad 20:1
esse adiacenti
rapporto di luminanza
Classe B
3:1 (1)
1:3 (2)
20:1
(1) rapporto di luminanza tra compito visivo e zona circostante più scura)
(2) rapporto di luminanza tra compito visivo e zona circostante più chiara
Si distinguono due tipi di abbagliamento:
- abbagliamento diretto causato dalle sorgenti luminose:
i valori limite di luminanza sono rappresentati da diagrammi da leggere in funzione
dell’illuminamento orizzontale e della classe di qualità;
- abbagliamento riflesso:
per l’illuminazione di locali scolastici si devono utilizzare tonalità di luce bianco-calda,
inferiore a 3300K, oppure bianco-neutra, da 3300 a 5300K, e resa di colore con indice
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generale compreso tra 80 e 90.
Per illuminamenti aventi entrambe le seguenti caratteristiche:
- ≥150 lux e ≤1000 lux,
- resa dei colori > 80,
la scelta delle sorgenti luminose può essere fatta secondo la seguente tabella:
Illuminamento
(lux)
150-300
Temperatura di
colore consigliata (K)
3000
500
4000
750-1000
5000
Tipo di lampade
Ad alogeni, fluorescenti a tre o cinque bande di
tono caldo, ad alogenuri di tono caldo
Fluorescenti a tre o cinque bande a luce bianca neutra, ad
alogenuri a luce bianca neutra
Fluorescenti a tre o a cinque bande, ad alogenuri a luce
diurna
NB: la precedente tabella non può essere applicata a “laboratori artistici”.
Livelli medi di illuminamento
Asili nido e scuole materne
Aule giochi:
Nido:
Aule per lavoro manuale:
Edifici scolastici
Aule scolastiche:
Aule in scuole serali per adulti:
Sale lettura:
Lavagna:
Tavolo per dimostrazioni:
Aule educazione artistica:
Aule educazione artistica
in scuole d’arte:
Aule per disegno tecnico:
Aule educazione tecnica e
laboratori:
Aule lavori artigianali:
Laboratorio insegnamento:
Aule musica:
Laboratori di informatica:
Laboratori linguistici:
Aule di preparazione ed officine:
Ingressi:
Aree di circolazione e corridoi:
Scale:
Aule comuni e aula magna:
Sale professori:
Biblioteca (scaffali):
Biblioteca (area di lettura):
Magazzini materiale didattico:
Palazzetti, palestre piscine:
Mensa:
300 lux
300 lux
300 lux
300 lux
500 lux
500 lux
500 lux
500 lux
500 lux
750 lux
750 lux
500 lux
500 lux
500 lux
300 lux
300 lux
300 lux
500 lux
200 lux
100 lux
150 lux
200 lux
300 lux
200 lux
500 lux
100 lux
300 lux
200 lux
L’illuminazione deve essere regolabile
L’illuminazione deve essere regolabile
L’illuminazione deve essere regolabile
Prevenire riflessioni speculari
Nelle sale di lettura 750 lux
Temperatura di colore ≥ 5000 K
Utilizzare EN 12193 per specifiche attività
_______________________________________________________________________________________________
Cucina:
500 lux
1.2.17.2 Impianto di illuminazione esterna
Riferimenti normativi
CEI 11-4: Esecuzione delle linee elettriche aeree esterne
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
CEI 81-1: Protezione delle strutture contro i fulmini
CEI 81-4: Protezione delle strutture contro i fulmini - Valutazione del rischio dovuto al
fulmine
CEI EN 50086-2-4: Sistemi di canalizzazione per cavi - Sistemi di tubi - Parte 2-4:
Prescrizioni particolari per sistemi di tubi interrati
DM 14/06/1989 n. 236: Decreto Ministeriale Ministero dei Lavori Pubblici 14 giugno 1989,
n. 236
UNI 10819: Impianti di illuminazione esterna - Requisiti per la limitazione della dispersione
verso l'alto del flusso luminoso
UNI40: Pali per illuminazione pubblica
Prescrizioni per l’impianto
Gli impianti all’aperto destinati all’illuminazione possono essere realizzati con punti
luminosi applicati alle pareti od istallati su pali o altri sostegni.
Sono suddivisi in impianti:
- in derivazione;
- in serie;
- indipendenti;
- promiscui.
E’ consigliata l’installazione di un circuito dedicato.
Gli apparecchi da utilizzare spaziano dalla tipologia con ottica stradale alle decorative in
base all’utilizzo ed alle necessità.
Devono essere rispettati i limiti di progetto illuminotecnico imposti dalla norma UNI 10819
che hanno l’obiettivo di limitare l’inquinamento luminoso, tale norma è valida solo nelle
regioni sprovviste di un proprio regolamento o che hanno adottato le indicazioni UNI come
normativa regionale.
Al fine di contenere i consumi energetici è fondamentale l’installazione di:
- lampade con elevata efficienza luminosa;
- alimentatori aventi elevato rendimento elettrico;
- apparecchi caratterizzati da ottiche ad alto rendimento.
La caduta di tensione massima ammessa lungo l’impianto è del 5%.
Se l’impianto richiede l’utilizzo di pali di illuminazione devono essere installati in accordo
con la norma UNI EN 40 (se necessario anche la Norma CEI 11-4) rispettando
eventualmente la larghezza minima di 90cm (tra pali installati ai lati opposti del passaggio)
richiesta per i passaggi pedonali (DM 14/06/1989 n. 233).
Generalmente non è richiesta la protezione dei sostegni dai fulmini.
_______________________________________________________________________________________________
Devono essere rispettate le distanze minime fornite dalle Norme CEI tra i componenti
dell’impianto di illuminazione e le linee elettriche.
La resistenza di isolamento dell’impianto deve rispettare i valori definiti nella Norma CEI
64-8.
La protezione dai contatti diretti deve essere ottenuta tramite:
- isolamento;
- barriere o involucri.
L’ accessibilità agli apparecchi di illuminazione non è generalmente consentita senza
precedente rimozione della protezione diretta.
Ai fini della protezione dai contatti indiretti possono essere utilizzate le seguenti
metodologie di protezione:
- utilizzo di componenti di classe II;
- interruzione automatica dell’alimentazione.
Non sono invece ammesse le seguenti metodologie di protezione:
- luogo non conduttore;
- collegamento equipotenziale locale non connesso a terra.
Il grado minimo di protezione per i componenti elettrici deve essere IP43 e può essere
elevato in caso di installazioni particolarmente gravose.
Livelli medi di illuminamento
Sono consigliati 10÷20 lux.
1.2.17.3 Impianto di illuminazione di sicurezza
Riferimenti normativi
CEI 64-8: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in
corrente alternata e a 1500V in corrente continua
UNI EN 1838: Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza
nei luoghi di lavoro
CEI EN 50171 (CEI 34-102): Sistemi di alimentazione centralizzata
_______________________________________________________________________________________________
pr EN 50172: Emergency escape lighting system
DPR 547/55: Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
DLgs 81/08: Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di
tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro
Prescrizioni per l’impianto
L’illuminazione di sicurezza ha il compito di garantire la sicurezza delle persone nel caso
in cui venga a mancare l’illuminazione ordinaria in modo da poter:
- prevenire il pericolo derivante dalla mancanza di luce ordinaria nei luoghi di lavoro;
- evitare il panico;
- permettere l’esodo.
Gli apparecchi destinati all’illuminazione di sicurezza devono essere conformi alla proprie
norme di prodotto (Norma CEI 34-21 e CEI 34-22).
L’impianto di illuminazione di sicurezza può essere:
- ad alimentazione centralizzata (alimentatore, UPS, batteria, gruppo elettrogeno);
- ad alimentazione autonoma;
- ad alimentazione centralizzata e ad alimentazione autonoma.
Illuminazione di sicurezza per l’esodo
Deve permettere l’evacuazione da un locale affollato rendendo visibile e quindi facilmente
percorribile il percorso di esodo fino alle uscite di sicurezza.
L’altezza di installazione degli apparecchi di sicurezza deve essere ≥ 2m.
Si può illuminare la segnaletica di sicurezza uno dei seguenti modi:
- tramite fonte esterna, oppure;
- tramite cartello retroilluminato.
La norma UNI EN 1838 prescrive:
- i livelli minimi di illuminamento che deve essere garantito nelle vie d’esodo (a meno di
norme specifiche per ambiente);
- il rapporto tra illuminamento massimo e minimo;
- i tempo minimo di autonomia dell’impianto.
Per illuminare le vie di esodo deve essere predisposto un apparecchio di emergenza in
corrispondenza dei punti critici del percorso (incrocio di corridoi, cambio di direzione, ecc.).
Il tempo richiesto all’illuminazione di sicurezza per l’esodo per raggiungere:
- il 50% del livello minimo di illuminamento richiesto è t ≤ 5 s;
- il livello di illuminamento prescritto è t ≤ 60 s.
Illuminazione antipanico
L’impianto di illuminazione antipanico viene generalmente installato in aree di superficie ≥
60m2 occupate da un elevato numero di persone.
Ha il compito di evitare l’insorgere di panico tra le persone in caso di mancanza
dell’illuminazione ordinaria.
La norma UNI EN 1838 prescrive:
- i livelli minimi di illuminamento che deve essere garantito nelle vie d’esodo (a meno di
_______________________________________________________________________________________________
norme specifiche per ambiente);
- il rapporto tra illuminamento massimo e minimo;
- i tempo minimo di autonomia dell’impianto.
L’altezza di installazione degli apparecchi di sicurezza deve essere ≥ 2m.
Il tempo richiesto all’illuminazione antipanico per raggiungere:
- il 50% del livello minimo di illuminamento richiesto è t ≤ 5 s;
- il livello di illuminamento prescritto è t ≤ 60 s.
Illuminazione di sicurezza nelle attività ad alto rischio
L’impianto di illuminazione di sicurezza deve essere installato negli ambienti di lavoro in
cui la mancanza di illuminazione ordinaria possa essere causa di pericolo per il personale
dell’attività (DPR 547/55, DLgs 81/08).
La norma UNI EN 1838 prescrive:
- i livelli minimi di illuminamento che deve essere garantito nelle vie d’esodo (a meno di
norme specifiche per ambiente);
- il rapporto tra illuminamento massimo e minimo;
- i tempo minimo di autonomia dell’impianto.
1.2.18
Prescrizioni per disabili
Riferimenti normativi
D.M. 14 giugno 1989, n. 236: Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità,
l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica
sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell'eliminazione delle
barriere architettoniche
Legge n.13 del 09/01/89: Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle
barriere architettoniche negli edifici privati
Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503: Regolamento recante
norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e
servizi pubblici
CEI 64-50: Edilizia residenziale - Guida per l'esecuzione nell'edificio degli impianti elettrici
utilizzatori e per la predisposizione per impianti ausiliari, telefonici e di
trasmissione dati - Criteri generali
Il D.M. del 14 giugno 1989, n. 236 specifica quali sono le “Prescrizioni tecniche necessarie
a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia
residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e
dell'eliminazione delle barriere architettoniche”, ossia come abbattere le barriere che
limitano l’utilizzo dell’impianto elettrico da parte di portatori di handicap.
Il decreto ministeriale suddetto deve essere applicato a:
- edifici privati di nuova costruzione, residenziali e non residenziali (compresi quelli di
edilizia residenziale convenzionata);
- edifici di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata ed agevolata, di nuova
costruzione;
- ristrutturazione degli edifici privati, anche se preesistenti alla entrata in vigore del
presente decreto;
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- spazi esterni di pertinenza degli edifici.
Per poter abbattere le barriere architettoniche bisogna realizzare l’impianto elettrico
soddisfacendo i criteri di accessibilità, visitabilità ed adattabilità richiesti dal DM 236/89 in
accordo con i vari ambienti ed edifici presi in considerazione.
Accessibilità
La definizione di accessibilità secondo il DM è la seguente:
”possibilità, anche per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di
raggiungere l'edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi
agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e
autonomia”.
Il requisito di accessibilità è richiesto per:
- spazi esterni (giardino, rampe di accesso);
- parti comuni (scale, ingressi, pianerottoli);
L'ascensore deve essere obbligatoriamente installato in tutti i casi in cui l'accesso alla
più alta unità immobiliare è posto oltre il terzo livello (compresi eventuali livelli interrati
e/o porticati);
- almeno il 5% degli alloggi previsti negli interventi di edilizia residenziale
sovvenzionata, con un minimo di 1 unità immobiliare per ogni intervento;
- ambienti destinati ad attività sociali, come quelle scolastiche, sanitarie, assistenziali,
culturali, sportive;
- edifici sedi di aziende o imprese soggette alla normativa sul collocamento obbligatorio.
Il DM fornisce criteri di progettazione per garantire l’accessibilità, quelli principali inerenti
all’impianto elettrico sono i seguenti:
Terminali elettrici
Gli apparecchi elettrici, i quadri generali, i regolatori degli impianti di riscaldamento e
condizionamento, nonché i campanelli, pulsanti di comando e i citofoni, devono
essere, per tipo e posizione planimetrica ed altimetrica, tali da permettere un uso
agevole anche da parte della persona su sedia a ruote; devono, inoltre, essere
facilmente individuabili anche in condizioni di scarsa visibilità ed essere protetti dal
danneggiamento per urto.
Servizi igienici
In prossimità della tazza e della vasca deve essere installato un campanello di
emergenza.
Cucine
È consigliata la disposizione delle prese su di una stessa parete o pareti contigue.
Scale
Deve essere installato un impianto di illuminazione artificiale laterale, con comando
individuabile al buio e disposto su ogni pianerottolo.
Ascensore
Le porte di cabina e di piano devono essere del tipo automatico e di dimensioni tali
da permettere l'accesso alla sedia a ruote.
La bottoniera di comando interna ed esterna deve avere il comando più alto ad
un'altezza adeguata alla persona su sedia a ruote ed essere idonea ad un uso
agevole da parte dei non vedenti.
Nell'interno della cabina devono essere posti: un citofono, un campanello d'allarme,
un segnale luminoso che confermi l'avvenuta ricezione all'esterno della chiamata di
allarme, una luce di emergenza (autonomia ≥ 3h).
_______________________________________________________________________________________________
Deve essere prevista la segnalazione sonora dell'arrivo al piano e un dispositivo
luminoso per segnalare ogni eventuale stato di allarme.
Servoscala
I servoscala sono consentiti in via alternativa ad ascensori e, preferibilmente, per
superare differenze di quota non superiori a 4m.
Sia sul servoscala che al piano devono essere previsti comandi per salita-discesa e
chiamata-rimando posti ad un'altezza compresa tra 70 e 110cm.
E’ consigliabile prevedere anche un collegamento per comandi volanti ad uso di un
accompagnatore lungo il percorso.
Sicurezze elettriche:
- tensione massima di alimentazione 220V monofase (preferibilmente 24Vcc.);
- tensione del circuito ausiliario: 24V;
- interruttore differenziale ad alta sensibilità (Id≤30 mA);
- isolamenti in genere a norma CEI;
- messa a terra di tutte le masse metalliche; negli interventi di ristrutturazione è
ammessa, in alternativa, l'adozione di doppi isolamenti.
Segnaletica
Ogni situazione di pericolo deve essere resa immediatamente avvertibile anche
tramite accorgimenti e mezzi riferibili sia alle percezioni acustiche che a quelle visive.
Visitabilità
La definizione di visitabilità secondo il DM è la seguente;
“possibilità, anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o
sensoriale, di accedere agli spazi di relazione (ad esempio spazi di soggiorno o pranzo
dell'alloggio) e ad almeno un servizio igienico di ogni unità immobiliare”.
La visitabilità è un requisito che deve avere qualsiasi unità immobiliare tenendo conto delle
precisazioni e specifiche di progetto fornite dal DM.
NB: nei luoghi di lavoro sedi di attività non aperte al pubblico e non soggette alla normativa
sul collocamento obbligatorio e negli edifici residenziali unifamiliari ed in quelli plurifamiliari
privi di parti comuni, è sufficiente che sia soddisfatto il solo requisito dell'adattabilità.
Adattabilità
La definizione di adattabilità secondo il DM è la seguente:
“possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi limitati, allo scopo di renderlo
completamente ed agevolmente fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita
capacità motoria o sensoriale”.
Il requisito di adattabilità deve essere soddisfatto da ogni unità immobiliare (a meno che
non rispondente ad accessibilità o visibilità), qualunque sia la sua destinazione.
Il DM fornisce i criteri di progettazione di adattabilità.
Prescrizioni per l’impianto elettrico
I componenti dell’impianto elettrico devono essere installati ad un’altezza facilmente
accessibile anche a chi è portatore di handicap.
Il DM 236/89 (ripreso anche dalla Guida CEI 64-50) fornisce le seguenti altezze di
installazione:
_______________________________________________________________________________________________
Si ricorda che la fascia di accessibilità compresa fra i 40 e 140cm è riferita alle
apparecchiature normalmente utilizzate e manovrate dall’utente fruitore del locale o degli
spazi e non si riferisce ai componenti installati in funzione di scelte progettuali che
migliorano la sicurezza e l’economia dell’impianto come ad esempio:
- presa per alimentazione aspiratore bagno al posto dell’uscita cavi;
- prese per alimentazione delle utenze fisse in cucina o bagno;
- prese per alimentazione punti luce fissi a soffitto o parete.
Gli apparecchi di comando devono essere facilmente individuabili (tramite dispositivi a
segnalazione luminosa) e utilizzabili.
Il pulsante a tirante deve essere installato ad un’altezza di 2,25÷3m (il pomello del tirante a
70÷90cm).
Se gli apparecchi di comando sono installati al di sopra di mobiletti o ripiani devono distare
dal bordo del mobile non più di 55cm.
1.3
PRODOTTI
1.3.1
Quadri, centralini e cassette
1.3.1.1
Quadri e armadi di distribuzione in metallo
Tutte le apparecchiature elettriche interne al quadro devono essere fissate su piastre
metalliche o su telai realizzati in profilati DIN;
In tutti i quadri situati nei locali aperti al pubblico e/o ove i quadri siano accessibili anche a
personale non addestrato le porte frontali devono essere in vetro fumé temperato di
sicurezza. Negli altri locali sono ammesse porte frontali in lamiera;
Le protezioni elettriche devono essere realizzate con interruttori automatici magnetotermici
e magnetotermici differenziali, non sono ammessi fusibili, salvo dove esplicitamente
indicato sugli schemi;
Tutti gli apparecchi devono essere contrassegnati da targhette, che devono riportare le
_______________________________________________________________________________________________
sigle indicate sugli schemi elettrici di progetto;
Le morsettiere devono essere dimensionate in funzione della sezione dei cavi elettrici,
ogni morsetto un solo conduttore;
Gli apparecchi elettrici, interruttori e sezionatori, devono essere in grado di interrompere o
sopportare la corrente di corto circuito nel punto dove sono installati; inoltre devono
sezionare sia i conduttori attivi che il neutro;
Le carpenterie devono essere costituite da strutture portanti e involucri di tipo
prefabbricato e modulare, facilmente assiemabili ed in grado di consentire la realizzazione
di carpenterie diverse per forme, dimensioni e funzioni;
Le strutture portanti (come base e testata), gli involucri e gli elementi di copertura metallici
(come pannelli laterali, frontali e porte) devono essere in lamiera di acciaio verniciata con
polveri epossipoliestere mentre gli accessori di fissaggio e di supporto per gli apparecchi
elettrici devono essere in acciaio zincato;
Deve essere garantita l'equipotenzialità degli elementi strutturali metallici della carpenteria
mediante messa a terra automatica per contatto;
Le carpenterie devono essere predisposte per accogliere sistemi di cablaggio rapido (sia
per apparecchi modulari che scatolati) testati e garantiti dal costruttore del sistema;
Al fine di sfruttare in modo ottimale gli spazi, di facilitare il cablaggio e di semplificare il
montaggio, tutte le apparecchiature elettriche devono poter essere installate all'interno
della carpenteria per mezzo di appositi kit di installazione fissati alla struttura con passo
variabile di 25mm;
La verniciatura delle lamiere deve essere realizzata con polveri epossipoliestere con
finitura bucciata colore grigio RAL 7035; nelle versioni da pavimento lo zoccolo sarà
verniciato con polveri epossipoliestere colore blu RAL 5003;
Al fine di avere un maggiore spazio per le leve degli organi di comando la porta frontale in
vetro deve essere in vetro curvo temprato di sicurezza. Per le porte in vetro si richiede
inoltre un grado di resistenza meccanica agli urti IK≥07.
1.3.1.1.1 Quadri da incasso fino a 160A
Riferimenti normativi
CEI 23-48: Involucri per apparecchi per installazioni elettriche fisse per usi domestici e
similari - Parte 1: Prescrizioni generali
CEI 23-49: Involucri per apparecchi per installazioni elettriche fisse per usi domestici e
similari - Parte 2: Prescrizioni particolari per involucri destinati a contenere
dispositivi di protezione ed apparecchi che nell’uso ordinario dissipano una
potenza non trascurabile
CEI EN 62208 (CEI 17-87): Involucri vuoti per apparecchiature assiemate di protezione e
di manovra per bassa tensione - Prescrizioni generali
CEI EN 61439/1: Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per bassa
tensione – Parte 1: Regole generali
CEI EN 61439/2: Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per bassa
tensione – Parte 2: Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra di
_______________________________________________________________________________________________
potenza
Caratteristiche generali
Il quadro elettrico di distribuzione deve essere del tipo monoblocco , fornito completo di
equipaggiamento per apparecchi modulari, ed aventi le seguenti dimensioni BxH (mm):
Dimensioni funzionali
600x600 – 96 moduli (24x4 file)
600x800 – 120 moduli (24x5 file)
600x1000 – 144 moduli (24x6 file)
Dimensioni cassa
680x670
680x870
680x1070
Dimensioni esterne
730x706
730x906
730x1106
Profondità max (mm):
105+65 (cassa + porta vetro)
105+34 (cassa + porta piena)
105+25 (cassa + cornice)
Gli involucri e le porte devono essere in lamiera di acciaio verniciato con epossipoliestere
grigio RAL 7035 bucciato con spessore non inferiore a 10/10 per gli involucri e 12/10 per
le porte;
Il quadro deve essere provvisto di porte frontali incernierate con sistema di chiusura con
chiave di tipo Yale o ad alette e con apertura reversibile;
Nel caso di porta trasparente, la finestra deve essere equipaggiata con cristallo in vetro
temperato di sicurezza con spessore 4mm; al fine d'avere più spazio per le leve degli
organi di comando, lo spazio utile massimo tra i pannelli frontali e la porta in vetro deve
essere non inferiore a 62mm. Si richiede inoltre un grado di resistenza meccanica agli urti
IK ≥ 07;
Le guide DIN devono poter essere regolabili in profondità nell'eventualità di installare sulla
stessa anche interruttori scatolati fino a 160A;
Per mezzo di appositi supporti messi a disposizione del costruttore del sistema, deve
essere possibile installare una canalina verticale per lato della misura di almeno 60x80mm
e una orizzontale tra ogni singola guida DIN della misura di 60x80mm;
Al fine di sfruttare in modo ottimale gli spazi, di facilitare il cablaggio e di semplificare il
montaggio, tutte le apparecchiature elettriche devono poter essere installate all'interno
della carpenteria per mezzo di appositi kit di installazione a innesto rapido fissati alla
struttura con passo variabile di 25mm;
Si richiede una profondità di incasso ≤ 105mm per l'installazione anche in pareti in
cartongesso, per mezzo di specifici accessori di fissaggio messi a disposizione dal
costruttore del sistema;
I pannelli frontali devono essere in materiale plastico, in modo da garantire un maggior
isolamento dalle parti attive e da non richiedere messa a terra aggiuntiva; inoltre devono
poter essere incernierabili indifferentemente a destra o a sinistra;
Secondo le soluzioni applicative, si richiede un grado di protezione IP30 senza porta,
IP40 con porta vetro/piena;
_______________________________________________________________________________________________
Per i quadri elettrici si richiedono le seguenti caratteristiche tecniche come requisiti minimi:
- Max corrente nominale interruttore scatolato
- Tensione nominale di impiego Ue
- Tensione nominale di isolamento Ui
- Tenuta ad impulso Uimp
- Corrente nominale di cortocircuito Icw
- Corrente max di picco Ipk
160A
500V
500V
6kV 1,2/50µs
10kA per 1s
17kA
Tutti i componenti del sistema devono essere atti a realizzare quadri elettrici conformi alle
Norme:
- CEI 23-51
- CEI EN 61439-1
- CEI EN 61439-2
Il quadro elettrico deve essere montato e cablato come da schemi elettrici di progetto,
realizzato e collaudato conforme alle normative vigenti e corredato di accessori e oneri
relativi per renderlo installato a regola d'arte.
1.3.1.2
Quadri di distribuzione e automazione
La gamma dei contenitori universali da parete, stagni, in materiale isolante Halogen Free,
metallo, acciaio inox, sarà caratterizzata da una grande flessibilità di allestimento, e potrà
essere predisposta sia per il montaggio di apparecchi su guide EN50022 che per
inserimento di piastre di fondo a tutta altezza o parziali adatte per il fissaggio di
componenti non modulari. Su una stessa intelaiatura dovranno poter essere montate sia
guide che piastre ottenendo facilmente quadri misti di comando, protezione, segnalazione,
automazione e misure. Dovrà inoltre prevedere contenitori adatti all’installazione a parete
che contenitori adatti all’installazione a semi-incasso.
Di seguito vengono elencati i principali requisiti a cui dovranno rispondere ciascuna delle
tipologie di contenitori sopra elencate.
1.3.1.2.1 Quadri stagni da parete
Riferimenti normativi
EN 60670-1: Scatole e involucri per apparecchi elettrici per installazioni elettriche fisse per
usi domestici e similari - Parte 1: Prescrizioni generali
IEC 60670-24: Boxes and enclosures for electrical accessories for household and similar
fixed electrical installations - Part 24: Particular requirements for enclosures for
housing protective devices and other power dissipating electrical equipment.
CEI 23-49: Involucri per apparecchi per installazioni elettriche fisse per usi domestici e
similari - Parte 2: Prescrizioni particolari per involucri destinati a contenere
dispositivi di protezione ed apparecchi che nell’uso ordinario dissipano una
potenza non trascurabile
EN 62208 (CEI 17-87): Involucri vuoti per apparecchiature assiemate di protezione e di
manovra per bassa tensione - Prescrizioni generali
EN 60439-1 (CEI 17-13/1): Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per
_______________________________________________________________________________________________
bassa tensione (quadri BT) - Parte 1: Apparecchiature soggette a prove di tipo
(AS) e apparecchiature parzialmente soggette a prove di tipo (ANS)
EN 61439-1 (CEI 17-113): Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per
bassa tensione (quadri BT) - Parte 1: Regole generali
EN 61439-2 (CEI 17-114): Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per
bassa tensione (quadri BT) - Parte 2: Quadri di potenza
CEI 23-51: Prescrizioni per la realizzazione, le verifiche e le prove dei quadri di
distribuzione per installazioni fisse per uso domestico e similare
La gamma si basa su 7 taglie ciascuna delle quali disponibile in tre differenti tipologie di
materiali: termoindurente (poliestere caricato fibra vetro) Halogen Free, metallo, acciaio
inox.
Gli accessori di configurazione sono comuni a ciascuna delle tre tipologie costruttive e
sfruttano il nuovo sistema a montaggio rapido in metallo.
Le versioni in poliestere caricato fibra vetro dovranno avere la possibilità di fissaggio dei
pannelli, oltre che su telaio estraibile, anche direttamente nelle sedi poste sulle pareti
laterali del quadro.
Le versioni in metallo hanno, a partire dalla taglia con altezza 650mm, fondo munito di
flangia per passaggio cavi mentre quelle in termoindurente sono tutte monoblocco.
Caratteristiche
- Capacità da 36 a 180 moduli EN50022;
- Disponibilità nelle versioni con porta trasparente o con porta cieca, munite di serratura e
con possibilità di apertura a 180° della stessa, co sì da consentire una migliore
accessibilità all’interno del quadro;
- Possibilità, tramite appositi accessori, di realizzare telai estraibili che offrano anche la
possibilità di aggancio per piastre ad altezza parziale per il fissaggio di apparecchi non
modulari;
- Possibilità di montaggio canaline direttamente sul telaio tramite apposito accessorio;
- Guide EN50022 dotate di dispositivi di regolazione in profondità e bloccaggio rapido
tramite molla in grado di accogliere anche interruttori non modulari fino a 160A
- Tutti gli elementi di fissaggio e supporto di dispositivi modulari e non dovranno essere in
metallo;
- La famiglia dev’essere dotata di kit accessori per scatolati fino a 250A, Kit per supporto a
palo e kit per canaline di cablaggio;
- I pannelli dovranno essere dotati di viti in materiale isolante, piombabili ed a chiusura
rapida ad ¼ di giro;
- Tensione nominale di impiego: 750V;
- Tensione nominale di isolamento Ui=1000V in AC e DC. per applicazioni fotovoltaiche
per Serie 46QP secondo EN 62208;
- Corrente nominale di cto cto di breve durata: Icw = 10kA;
- Corrente nominale di corto circuito condizionata: Icc=10kA;
- Possibilità di montaggio sul fronte di pannelli ciechi o controporta a tutta altezza per
strumenti di misura o per pulsanti segnalatori Ø22mm;
- Le carpenterie in metallo potranno essere equipaggiate con controporte specifiche in
metallo;
- Grado di protezione da IP55 a IP65 a seconda della tipologia;
- Grado di resistenza agli urti fino a IK10 secondo EN 62262;
- Protezione tramite doppio isolamento contro i contatti indiretti (per le versioni in
termoindurente) o tramite apposito morsetto di messa a terra per le versioni in metallo;
- Glow Wire Test da 650°C a 960°C a seconda della t ipologia.
_______________________________________________________________________________________________
La gamma è completata da una serie di complementi tecnici di carpenteria meccanica, di
cablaggio e di servizio che permettono la configurazione del quadro elettrico in modo da
rispondere alle diverse esigenze.
1.3.1.3
Centralini di distribuzione
Riferimenti normativi
EN 60670-1: Scatole e involucri per apparecchi elettrici per installazioni elettriche fisse per
usi domestici e similari - Parte 1: Prescrizioni generali
IEC 60670-24: Boxes and enclosures for electrical accessories for household and similar
fixed electrical installations - Part 24: Particular requirements for enclosures for
housing protective devices and other power dissipating electrical equipment
CEI 23-49+(V1)+(V2): Involucri per apparecchi per installazioni elettriche fisse per usi
domestici e similari - Parte 2: Prescrizioni particolari per involucri destinati a
contenere dispositivi di protezione ed apparecchi che nell’uso ordinario
dissipano una potenza non trascurabile
La gamma dei contenitori per la realizzazione di centralini di distribuzione dovrà essere
caratterizzata da una grande flessibilità di allestimento, e dovrà essere predisposta per il
montaggio di apparecchi su guide EN 50022. Dovrà inoltre prevedere contenitori adatti
all’installazione sia a parete che contenitori adatti all’installazione ad incasso.
La gamma comprende versioni di centralini da arredo con finiture estetiche tali da poterli
coordinare con la serie civile prescelta, ed una serie di centralini adatti a segnalazioni
d’allarme ed impieghi di emergenza.
Di seguito vengono elencati i principali requisiti a cui dovranno rispondere ciascuna delle
tipologie di contenitori sopra elencate.
1.3.1.3.1 Centralini da parete protetti
- Capacità da 2 a 36 moduli EN50022;
- Centralini realizzati in tecnopolimero autoestinguente, versioni Halogen Free; colore
grigio RAL 7035;
- Grado di protezione IP40;
- Grado di resistenza agli urti IK09;
- Protezione tramite doppio isolamento contro i contatti indiretti;
- Glow wire test 650°C;
- Rispondenza dei contenitori alle Norme CEI 23-48, CEI 23-49 e dotati di marchio di
qualità;
- Disponibilità nei colori grigio RAL7035;
- Tensione nominale 400V;
- Corrente nominale 125A;
- Tensione nominale di isolamento 750V.
1.3.1.4
Cassette di derivazione e scatole da incasso
Riferimenti normativi
CEI EN 60670-1: Scatole e involucri per apparecchi elettrici per installazioni elettriche fisse
per usi domestici e similari - Parte 1: Prescrizioni generali
_______________________________________________________________________________________________
CEI EN 60670-22: Scatole e involucri per apparecchi elettrici per installazioni elettriche
fisse per usi domestici e similari - Parte 22: Prescrizioni particolari per scatole e
involucri di derivazione
IEC 60670-24: Boxes and enclosures for electrical accessories for household and similar
fixed electrical installations - Part 24: Particular requirements for enclosures for
housing protective devices and other power dissipating electrical equipment
Cassette, scatole di derivazione da parete e da incasso e scatole da incasso in materiale
plastico anche in versione Halogen Free, destinate a realizzare derivazioni principali e
secondarie e a contenere apparecchi di protezione e prelievo energia. La gamma di
prodotti dovrà essere dotata di tutti quegli accessori che permettono l’integrabilità degli
impianti sottotraccia con gli impianti a parete, come ad esempio l’impiego di opportuni
coperchi alti per le scatole da incasso.
Diamo una descrizione dei principali requisiti a cui dovranno rispondere ciascuna delle
tipologie di scatole sopra elencate.
1.3.1.4.1 Cassette e scatole di derivazione da parete
- Ampia gamma di dimensioni, che dovrà comprendere dalle scatole di derivazione tonde
D65 mm alle scatole quadrate e rettangolari fino a dimensione 460x380x180mm;
Disponibilità di cassette con fondo ad alta capienza e pareti lisce senza nervature, per il
montaggio di tubi con diametro fino a 50mm.
- protezione tramite doppio isolamento contro i contatti indiretti;
- disponibilità di coperchi con fissaggio a pressione, con viti a ¼ di giro, viti in metallo o in
plastica;
- incernierabilità dei coperchi tramite semi - fissaggio di due viti;
- presenza nella gamma di scatole realizzate in tre differenti tipologie di tecnopolimero
autoestinguente:
GWT650°C; Termopressione con biglia 85°C anche in v ersioni Halogen Free
GWT650°C; Termopressione con biglia 110°C Halogen F ree
GWT960°C; Termopressione con biglia 85°C;
- tutte le tipologie costruttive avranno in comune gli stessi accessori;
- viti coperchio imperdibili e piombabili;
- possibilità di scelta tra quattro tipologie di coperchi, ciechi o trasparenti, alti o bassi;
- possibilità di cassette con fondo rosso e coperchio grigio con GWT 960°C;
- colore grigio RAL7035;
- possibilità di facile fissaggio di morsettiere specifiche tramite apposite nervature
all’interno della scatola;
- possibilità di accoppiare più cassette con l’impiego di appositi raccordi, che permettono il
passaggio dei cavi da una scatola all’altra;
- grado di protezione da IP44 a IP56 a seconda della tipologia;
- Glow Wire Test da 650°C a 960°C;
- contenitori dotati di marchio di qualità e del marchio navale.
- cassette con tensioni nominali d’isolamento fino a Ui=750V in c.c. per applicazioni
fotovoltaiche secondo EN 60670-1 ed EN60670-22;
- cassette con tensioni nominali d’isolamento fino a Ui=1000V in c.c. per applicazioni
fotovoltaiche secondo EN 60670-1 ed EN60670-22;
- Disponibilità dei prodotti con fondo liscio o con passacavo, anche nella versione ad
ingresso rapido.
1.3.1.4.2 Cassette di derivazione e connessione da incasso
_______________________________________________________________________________________________
- Ampia gamma di dimensioni (11 taglie diverse, da 92x92x45mm a 516x294x90mm);
- cassette fornite di serie di elemento paramalta in cartone;
- possibilità di inserimento di setti separatori all’interno della cassetta;
- possibilità di scelta tra due tipologie di coperchi tinteggiabili, uno per impieghi standard
(IK07) e uno per impieghi gravosi con particolari caratteristiche di resistenza meccanica
(IK10);
- possibilità di utilizzo di coperchi alti che permettono l’integrabilità degli impianti
sottotraccia con gli impianti a parete;
- coperchi color bianco RAL9016, con superficie satinata per facilitarne la tinteggiatura;
- coperchi con coprenza tale da mascherare eventuali imperfezioni nelle finiture e design
del profilo stondato per evitare accumulo di polvere;
- coperchi confezionati con film termoretraibile per garantire la loro protezione integrale
salvaguardandoli dalla polvere e per evitare lo smarrimento delle viti contenute al suo
interno;
- viti per il fissaggio del coperchio alla cassetta con testa a croce e Ø 3x25 mm;
- possibilità di facile fissaggio di morsettiere tramite appositi supporti all’interno della
cassetta;
- possibilità di accoppiare più cassette con l’impiego dell’apposito elemento di unione, che
permette di realizzare batterie di cassette in verticale ed orizzontale;
- possibilità di accoppiare più cassette con l’impiego di appositi raccordi, che permettono il
passaggio dei cavi da una scatola all’altra;
- cassette realizzate in tecnopolimero autoestinguente Halogen Free secondo EN 502672-2;
- grado di protezione IP40;
- presenza nella gamma di scatole adatte all’installazione in pareti in cartongesso;
- Glow Wire Test minimo 650°C (850°C per scatole ad atte all’installazione in pareti in
cartongesso);
- cassette dotate di marchio di qualità e certificate secondo la Norma CEI 23-49 e
IEC60670-24.
- possibilità di utilizzo di coperchi alti che permettono l’integrabilità degli impianti
sottotraccia con gli impianti a parete;
- Guida DIN ricavata direttamente da stampo per eliminare la necessità di modifiche e
adattamenti in cantiere favorendo qualità, sicurezza e risparmio su tempi e costi a partire
dalla dimensione 196x152x75 fino a 516x294x90.
- possibilità di dotare le cassette di scudo protettivo in tecnopolimero con triplice funzione:
antimalta, paratinteggiatura ed isolamento elettroacustico supplementare;
- cassette con fondo dotato di asole per l’aggancio di fascette di contenimento cavi per semplificare le operazioni di cablaggio a partire dalla dimensione 196x152x75;
1.3.1.4.3 Cassette di derivazione e connessione di grande capacità da
incasso
- Disponibili in 2 dimensioni (260x260mm e 520x260mm) con profondità della cassetta di
121mm;
- cassette dotate di serie di scudo protettivo in tecnopolimero con triplice funzione:
antimalta, paratinteggiatura ed isolamento elettroacustico supplementare;
- viti coperchio piombabili;
- possibilità di inserimento di setti separatori forniti di serie all’interno della cassetta;
- disponibili in versioni con coperchio basso color bianco RAL 9016 o con coperchio alto
color grigio RAL 7035 per permettere l’integrabilità degli impianti sottotraccia con gli
_______________________________________________________________________________________________
impianti a parete;
- possibilità di scelta tra due tipologie di coperchi, uno per impieghi standard (IK07) con
grado IP40 e uno per impieghi gravosi con particolari caratteristiche di resistenza
meccanica (IK10) e grado IP44;
- possibilità di facile fissaggio di guide DIN tramite appositi supporti all’interno della
scatola;
- possibilità di accoppiare più cassette con l’impiego dell’apposito elemento di unione
fornito di serie, che permette di realizzare batterie di cassette in verticale ed orizzontale;
- pretranciati sui lati delle cassette predisposti per accogliere l’ingresso di cavidotti
corrugati con Ø fino a 75mm;
- cassette realizzate in tecnopolimero autoestinguente Halogen Free secondo EN 502672-2;
- grado di protezione IP40 e IP44 con i coperchi di ricambio;
- Glow Wire Test minimo 650°C;
- cassette dotate di marchio di qualità.
1.3.1.4.4 Cassette modulari per derivazione e distribuzione da incasso
- Disponibili in tre diverse dimensioni (138x169x70mm, 308x169x70mm e
398x169x70mm) per 5 differenti versioni: coperchio antiurto bianco RAL 9016 - IP40;
coperchio antiurto grigio RAL 7035 - IP55; coperchio antiurto trasparente IP55;centralino
componibile stagno griglio RAL 7035 - IP55; quadretto combinato stagno predisposto per
apparecchi modulari e per due flange per montaggio di prese IEC 309 grigio RAL 7035
- IP55;
- cassette dotate di serie di elemento paramalta in cartone;
- possibilità di inserimento di setti separatori all’interno della cassetta;
- coperchi antiurto accessoriabili con kit viti per piombatura coperchi/frontali;
- coperchi disponibili nelle versioni bianco RAL9016 - IP40, grigio RAL7035 - IP55;
- possibilità di facile fissaggio di morsettiere tramite appositi supporti all’interno della
scatola;
- possibilità di accoppiare più cassette con l’impiego di appositi raccordi, che permettono il
passaggio dei cavi da una scatola all’altra e la realizzazione di batterie di cassette in
verticale ed orizzontale;
- versioni centralini e quadretti accessoriabili con serratura di sicurezza stagna;
- cassette realizzate in tecnopolimero autoestinguente Halogen Free secondo EN 502672-2;
- grado di protezione da IP40 a IP55 a seconda della tipologia;
- Glow Wire Test minimo 650°C;
- cassette dotate di marchio di qualità.
1.3.1.4.5 Scatole da incasso per serie civili per pareti in muratura
- Ampia gamma: 3, 4, 6, 6(3+3), 8(4+4), 12(6+6) e 18(6+6+6) posti per serie civili;
- scatole con ampio spazio interno ricavato sia in altezza che in larghezza per contenere
agevolmente i cavi per i cablaggi tradizionali e le interfacce per la domotica;
- dotate di inserti metallici a doppia nervatura;
- scatole da 3, 4 e 6 posti accessoriabili con scudo protettivo riutilizzabile con funzione
antimalta e paratinteggiatura in tecnopolimero di colore particolarmente visibile ed avente
peduncoli di riconoscimento particolarmente flessibili ed orientati in modo tale da
agevolare il passaggio della staggia evitando spruzzi di intonaco;
- scudo protettivo per scatole da 3,4 e 6 posti disponibile come complemento tecnico
_______________________________________________________________________________________________
agganciabile a scatto sul bordo della scatola o a vite sugli inserti della scatola con
posizione leggermente arretrata per evitare interferenze con la staggia e per facilitare la
rimozione dell’intonaco;
- scudo protettivo per scatole da 3,4 e 6 posti disponibile come complemento tecnico
facilmente estraibile tirando con le mani la maniglia centrale oppure agendo sui
peduncoli di identificazione;
- scatole dotate di prefratture a diametro differenziato, facilmente sfondabili e predisposti
per ospitare tubi pieghevoli fino a Ø32mm;
- possibilità di inserimento di appositi setti separatori all’interno della scatola;
- possibilità di accoppiare più scatole da 3,4 e 6 posti con l’impiego dell’apposito elemento
di unione, che permette di realizzare batterie di scatole in verticale ed orizzontale con
tutte le placche delle serie civili;
- scatole agganciabili in posizione “dorso a dorso” tramite appositi incastri ricavati sul
fondo;
- scatole realizzate in tecnopolimero autoestinguente Halogen Free secondo EN 50267-22;
- Glow Wire Test minimo 650°C;
- scatole dotate di marchio di qualità.
1.3.1.5
Centralini per emergenza
- Possibilità di installazione apparecchi Ø22mm e apparecchi per montaggio su guida EN
50022 (fino a 8 moduli EN50022) o su piastra di fondo;
- disponibilità di versioni con materiale Halogen Free;
- disponibilità nella versione equipaggiata con pulsante illuminabile, contatti NA/NC con
possibilità di comando del pulsante alla rottura del vetro o per fuoriuscita dello stesso
alla rottura del vetro;
- possibilità di indicazione tramite led verdi da 12, 24, 48, 110 e 220V in cc e AC, dello
stato di integrità del circuito di emergenza, qualora a valle si utilizzi la bobina a lancio di
corrente;
- possibilità di installazione a parete, a incasso, su scatola rettangolare da 3 moduli
(normalmente utilizzata per le serie civili);
- disponibilità di placche cablate per ascensore e manovra di emergenza;
- disponibilità nelle versioni con portella con vetro frangibile intercambiabile;
- grado di protezione IP55 anche per le versioni da incasso;
- grado di resistenza agli urti IK08;
- protezione tramite doppio isolamento contro i contatti indiretti;
- Glow Wire Test minimo 650°C;
- contenitori dotati di marchio di qualità;
- disponibilità nei colori grigio RAL 7035 e rosso RAL3000;
- tensione nominale 400V;
- corrente nominale 125A;
- tensione nominale di isolamento 750V.
1.3.2
Apparecchi di protezione e misura
1.3.2.1
Interruttori modulari per protezione circuiti
Riferimenti normativi:
CEI EN 60898-1 (CEI 23-3/1): Interruttori automatici per la protezione dalle sovracorrenti
per impianti domestici e similari - Parte 1: Interruttori automatici per
_______________________________________________________________________________________________
funzionamento in corrente alternata
CEI EN 60947-2: Apparecchiature a bassa tensione - Parte 2: Interruttori automatici
Caratteristiche generali
In esecuzione unipolare, bipolare, tripolare, quadripolare secondo necessità, devono avere
le seguenti caratteristiche tecniche:
- Caratteristica d’intervento tipo “C”, “B”, “D”;
- Tensione nominale 230/400V;
- Corrente nominale da 1 a 125A (32A per apparecchi compatti);
- Durata elettrica: 10.000 cicli di manovra;
- Morsetti a mantello con sistema di serraggio antiallentamento;
- Meccanismo di apertura a sgancio libero;
- Montaggio su guida EN 50022;
- Grado di protezione ai morsetti IP20;
- Grado di protezione frontale IP40;
- Marchio IMQ e marcatura CE.
I poteri di interruzione, nominali o effettivi, devono essere indicati secondo la norma CEI
23-3 Fasc.1550/91 (CEI EN 60898) e proporzionati all'entità della corrente di corto circuito
nel punto di installazione in cui la protezione è stata montata, come specificato nella
norma CEI 64-8.
E’ vietato l’uso di questi apparecchi quando sugli schemi unifilari è specificato “TIPO
SCATOLATO”
La gamma deve essere composta dagli apparecchi sotto elencati.
1.3.2.1.1 Interruttori modulari magnetotermici standard
Apparecchi di tipo tradizionale da utilizzare per ogni tipologia impiantistica.
Devono avere le seguenti caratteristiche specifiche:
- Caratteristica d’intervento: tipo “C”, “B”, “D”;
- N° poli: 1P; 1P+N; 2P; 3P e 4P;
- Ingombro massimo 4 moduli DIN.;
- Gamma di corrente nominale da 1 a 63A;
- Gamma di poteri d’interruzione di 6, 10 e 25 kA;
- Componibili con ampia gamma di accessori (contatti ausiliari e bobine di sgancio).
1.3.2.2
Blocchi differenziali componibili
Caratteristiche generali
Apparecchi modulari per protezione differenziale da comporre con gli interruttori automatici
modulari standard (blocchi differenziali).
Devono avere le seguenti caratteristiche specifiche:
- Potere d’interruzione della combinazione uguale al potere d’interruzione del dispositivo
associato;
- Potere d’interruzione differenziale nominale verso terra uguale a Icn del dispositivo
associato;
- Corrente nominale: 25, 63 e 125A;
- Gamma di classe differenziale tipo “AC”, “A”, A[IR] immunità rinforzata, A[S] e regolabile
_______________________________________________________________________________________________
in tempo fino a 150ms e corrente fino a 3A;
- Gamma di corrente nominale differenziale da 10 a 3000mA;
- Frequenza nominale 50Hz;
- N° poli 2P, 3P e 4P;
- Ingombro massimo 3,5 o 6 moduli DIN.;
- Tasto di prova meccanica;
- Segnalazione d’intervento differenziale;
- Insensibili a sovratensioni di carattere atmosferico o dovuti a manovre.
1.3.2.3
Interruttori differenziali puri
1.3.2.3.1 Interruttori differenziali puri
Apparecchi modulari per protezione differenziale senza sganciatori magnetotermici.
Devono avere le seguenti caratteristiche:
- Potere d’interruzione differenziale nominale verso terra da 630 a 1250A;
- Corrente nominale da 25 a 125A;
- Gamma di classe differenziale tipo “AC”, “A”, “B”, selettivo “S”, ad immunità rinforzata IR;
- Gamma di corrente nominale differenziale da 10 a 500 mA;
- N° poli 2P e 4P;
- Ingombro massimo 4 moduli DIN;
- Tasto di prova;
- Meccanismo a sgancio libero;
- Insensibili a sovratensioni di carattere atmosferico o dovuti a manovre;
- Componibili con accessori ausiliari elettrici (contatti ausiliari e bobine di sgancio).
1.3.2.4
Accessori per interruttori
Gli apparecchi modulari della serie utilizzata dovranno comprendere anche una serie di
contatti ausiliari e di sganciatori nel tipo di minima tensione e a lancio di corrente per
l’apertura automatica degli interruttori a cui sono associati. Le caratteristiche sono di
seguito riportate.
1.3.2.4.1 Sganciatori a lancio di corrente
- Tensione nominale: 12÷48Vca-cc, 110÷125Vcc, 110÷415Vca;
- Ingombro max. 1 modulo EN 50022.
1.3.2.4.2 Contatti ausiliari
- Portata contatti in A.C.: 6/3A 230/400Vca;
- Portata contatti in D.C.: 6/1A 24/250Vcc;
- Ingombro max. 1/2 modulo EN 50022.
1.3.2.4.3 Sganciatori di minima tensione
- Tensione nominale: 24Vca-cc
48Vca-cc
230Vca;
_______________________________________________________________________________________________
- Ritardo sgancio: 300ms;
- Ingombro max. 1 modulo EN 50022.
1.3.2.5
Apparecchi di protezione
1.3.2.5.1 Portafusibili sezionabili e Fusibili
Riferimenti normativi
EN 60947-3 (CEI 17-11): Apparecchiatura a bassa tensione - Parte 3: Interruttori di
manovra, sezionatori, interruttori di manovra-sezionatori e unità combinate con
fusibili
Caratteristiche generali
Apparecchi portafusibili sezionabili modulari saranno predisposti per accogliere fusibili di
tipo cilindrico GG o GPV. Sezionamento visualizzato conforme alla Norma CEI 64-8 con
grado di protezione ad apparecchio aperto IPXXB che consente di effettuare il ricambio in
condizioni di sicurezza. Dovranno avere le seguenti caratteristiche tecniche:
- Corrente nominale da 20 a 100A;
- Tensione nominale 400/690Vca e 1000Vcc;
- N° poli 1, 1P+N, 2P, 3P, 3P+N;
- Ingombro massimo 8 moduli DIN.
Le caratteristiche tecniche relative ai rispettivi fusibili cilindrici del tipo gG, saranno le
seguenti:
- Corrente nominale da 2 a 63A;
- Tensione nominale 400/500/690Vca;
- Dimensioni: 8,5x31.5mm, 10,3x38mm, 14x51mm; 22x58mm
- Potere di interruzione: 50kA per dim. 8,5x31.5;
80kA per dim. 14x51 e 22x58;
120kA per dim. 10,3x38.
Le caratteristiche tecniche relative ai rispettivi fusibili cilindrici del tipo GPV, saranno le
seguenti:
- Corrente nominale da 6 a 20A;
- Tensione nominale 1000Vcc;
- Dimensioni: 10,3x38mm;
- Potere di interruzione: 30kA.
1.3.2.5.2 Salvamotori
Riferimenti normativi
EN 60947-4-1 (CEI 17-50): Apparecchiature a bassa tensione - Parte 4-1: Contattori e
avviatori - Contattori e avviatori elettromeccanici
Caratteristiche generali
Dovranno avere le seguenti caratteristiche tecniche:
- Regolazione intervento relè termico da 0,1 fino a 40A con rapporto di 1:1,6;
- Tensione nominale 230/400Vca;
- N° poli 3P;
- Ingombro 3 moduli DIN;
- Possibilità di accessoriamento con contatti e bobine di sgancio.
_______________________________________________________________________________________________
1.3.2.5.3 Apparecchi di protezione contro le sovratensioni
Riferimenti normativi
CEI EN 61643-11 (CEI 37-8): Limitatori di sovratensioni di bassa tensione - Parte 11:
Limitatori di sovratensioni connessi a sistemi di bassa tensione - Prescrizioni e
prove
Caratteristiche generali
Apparecchi modulari adatti alla protezione contro le sovratensioni per linee di energia e
trasmissione dati. Dovranno presentare le seguenti caratteristiche:
Scaricatori di sovratensione per linee di energia TIPO 1+2
- Tensione nominale 230/440V;
- Capacità max. di scarica (con curva di prova 8/20µs) da 65 a 100kA;
- Capacità max. di scarica (con curva di prova 10/350µs) da 12,5 a 25kA;
- Cartuccia estraibile;
- Ingombro max da 2 a 8 moduli EN 50022.
Scaricatori di sovratensione per linee di energia TIPO 2
- Tensione nominale 230/440V;
- Capacità max. di scarica (con curva di prova 8/20µs) da 20 a 40kA;
- Cartuccia estraibile;
- Ingombro max da 1 a 4 moduli EN 50022.
Scaricatori di sovratensione per impianti fotovoltaici
- Tensione nominale 600/1000V dc;
- Capacità max. di scarica (con curva di prova 8/20µs) 40kA;
- Cartuccia estraibile;
- Ingombro max 3 moduli EN 50022.
Scaricatori di sovratensione per linee telefoniche e trasmissione dati
- Tensione nominale 50V;
- Capacità max. di scarica min. (con curva di prova 8/20µs) 10kA;
- Ingombro max. 1 modulo EN 50022.
1.3.2.6
Apparecchi di comando
La gamma degli apparecchi modulari deve comprendere accessori di comando, quali:
sezionatori, interruttori non automatici, contattori, pulsanti luminosi, relè monostabili, relè
passo-passo ecc. Le principali caratteristiche sono sotto specificate.
1.3.2.6.1 Interruttori sezionatori
Interruttori di manovra sezionatori
Riferimenti normativi
CEI EN60947-3 (CEI 17-11): Apparecchiatura a bassa tensione - Parte 3: Interruttori di
manovra, sezionatori, interruttori di manovra-sezionatori e unità combinate con
_______________________________________________________________________________________________
fusibili
Caratteristiche generali
Gli interruttori sezionatori di manovra modulari per apertura/chiusura di circuiti sotto carico
(già protetti da sovraccarico e cortocircuito), devono avere le seguenti caratteristiche
specifiche:
- Corrente nominale da 32 a 125A;
- N° poli 1P, 2P, 3P, 4P;
- Categorie di utilizzo AC-23B (32÷40), AC-22A (63÷125A);
- Ingombro massimo 4 moduli DIN;
- Gli interruttori di manovra sezionatori sono accessoriabili con contatti ausiliari.
Interruttori sezionatori
Riferimenti normativi
CEI 23-85, CEI EN 60669-2-4: Apparecchi di comando non automatici per installazione
elettrica fissa per uso domestico e similare - Parte 2-4: Prescrizioni particolari Interruttori sezionatori La presente Norma, da utilizzare congiuntamente alla
Parte 1, si applica agli interruttori sezionatori non automatici per uso generale,
con tensione nominale non superiore a 440 V e con corrente nominale non
superiore a 125 A, destinati agli usi domestici e similari, sia all'interno che
all'esterno.
CEI EN60699-1: Apparecchi di comando non automatici per installazione elettrica fissa per
uso domestico e similare - Parte 1: Prescrizioni generali
Caratteristiche generali
Gli interruttori sezionatori modulari per apertura/chiusura di circuiti (già protetti da
sovraccarico e cortocircuito), devono avere le seguenti caratteristiche specifiche:
- Corrente nominale da 16 a 32A;
- N° poli 1P, 2P, 3P, 4P;
- Ingombro massimo 1 moduli DIN.;
1.3.2.6.2 Interruttori di comando
Riferimenti normativi
CEI EN60699-1: Apparecchi di comando non automatici per installazione elettrica fissa per
uso domestico e similare - Parte 1: Prescrizioni generali
CEI EN60947-3: Apparecchiatura a bassa tensione - Parte 3: Interruttori di manovra,
sezionatori, interruttori di manovra-sezionatori e unità combinate con fusibili
Caratteristiche generali
Interruttori non automatici con spia
Devono avere le seguenti caratteristiche tecniche:
- Tensione nominale 230V;
- Corrente nominale da 16 a 32A;
- Colore spia: rosso;
- Ingombro di 1 modulo DIN EN 50022.
Interruttori rotativi
_______________________________________________________________________________________________
Gli interruttori rotativi di manovra modulari per apertura/chiusura di circuiti sotto carico
devono poter essere dotati di accessori di fissaggio che ne permettano l’utilizzo come
comando rinviato su portella, interruttore di blocco porta di accesso al quadro, interruttori
di emergenza, interruttori di macchina.
Devono avere le seguenti caratteristiche tecniche:
- Corrente nominale da 16 a 63A;
- Corrente nominale di CC condizionata da fusibile (16, 32, 63A) 10kA;
- N° poli 2P, 3P, 4P;
- Categorie di utilizzo AC22, AC3, AC23;
- Ingombro massimo 5 moduli DIN.
1.3.2.6.3 Contattori
Riferimenti normativi
CEI EN 61095: Contattori elettromeccanici per usi domestici e similari
CEI EN 60947-4-1: Apparecchiature a bassa tensione - Parte 4-1: Contattori e avviatori Contattori e avviatori elettromeccanici
CEI EN 60947-5-1: Apparecchiature a bassa tensione - Parte 5-1: Dispositivi per circuiti di
comando ed elementi di manovra. Dispositivi elettromeccanici per circuiti di
comando
Caratteristiche generali
- Tensione nominale bobina di comando 24/230Vca, 24/220Vcc;
- Tensione nominale contatti 230/400Vca;
- Corrente nominale contatti 20÷63 A (AC-1/AC-7a);
- Possibilità di avere da 1 a 4 contatti NA, NA+NC, NC;
- Ingombro max. da 1 a 3 moduli EN 50022;
- Possibilità di essere accessoriati con contatti ausiliari e copriviti piombabili;
- Disponibili versioni a comando manuale con correnti nominali da 20A e 25°
1.3.2.6.4 Rele’ monostabili
Riferimenti normativi
CEI EN 61095 (CEI 17-41): Contattori elettromeccanici per usi domestici e similari
Caratteristiche generali
- Tensioni nominali di comando 8/12/24/230 Vca, 12/24 Vcc;
- Tensioni nominali contatti 250V e 400V;
- Numero contatti: 1 o 2 o 4;
- Possibilità di avere uno o più contatti NA, in scambio, NA+NC;
- Corrente nominale contatti 16A;
- Segnalazione frontale di posizione contatti e comando manuale;
- Ingombro max. 1 o 2 moduli EN 50022.
1.3.2.6.5 Rele’ passo-passo
Riferimenti normativi
CEI EN 60669-1 (CEI 23-9): Apparecchi di comando non automatici per installazione
elettrica fissa per uso domestico e similare - Parte 1: Prescrizioni generali
CEI EN 60669-2: Apparecchi di comando non automatici per installazione elettrica fissa
per uso domestico e similare - Parte 2: Prescrizioni particolari
_______________________________________________________________________________________________
Caratteristiche generali
- Tensioni nominali di comando 8/12/24/230 Vca, 24 Vcc;
- Tensione nominale contatti 230V;
- Numero contatti: 1 o 2 o 4;
- Possibilità di avere uno o più contatti NA, in scambio, NA+NC;
- Corrente nominale contatti 16A;
- Ingombro max. 1 o 2 moduli EN 50022.
1.3.2.6.6 Rele’ passo-passo a comando centralizzato
Riferimenti normativi
CEI EN 60669-1 (CEI 23-9): Apparecchi di comando non automatici per installazione
elettrica fissa per uso domestico e similare - Parte 1: Prescrizioni generali
CEI EN 60669-2: Apparecchi di comando non automatici per installazione elettrica fissa
per uso domestico e similare - Parte 2: Prescrizioni particolari
Caratteristiche generali
- Tensione nominale di comando 24/230 Vca 24 Vcc
- Tensione nominale contatti 230V;
- Numero contatti: 1 o 2 o 3;
- Corrente nominale contatti 16 A;
- Possibilità di utilizzare un unico comando per cambiare lo stato a 2 o più relè;
- Ingombro max. 1 o 2 moduli EN 50022.
1.3.2.7
Apparecchi di segnalazione
Apparecchi modulari adatti alla segnalazione luminosa e acustica. Le principali
caratteristiche sono sotto indicate.
1.3.2.7.1 Pulsanti
Riferimenti normativi
CEI EN 60947-5-1 (CEI 17-45, IEC 60947-5-1): Apparecchiatura a bassa tensione - Parte
5: Dispositivi per circuiti di comando ed elementi di manovra - Sezione 1:
Dispositivi elettromeccanici per circuiti di comando
Caratteristiche generali
- Pulsanti con contatti: NA, NC, NA+NC (singolo tasto e doppio tasto grigio o rosso/verde);
- Tensione nominale 250Vca;
- Ingombro 1 modulo EN 50022;
- Corrente nominale 16A.
1.3.2.7.2 Segnalazioni luminose
Caratteristiche generali
- Tensione nominale: 12÷48Vca-cc, 230Vca;
- Colore gemme: rosso, verde, giallo, blu, bianco, doppia rosso/verde, tripla rossa;
_______________________________________________________________________________________________
- Tipo lampada: led;
- Ingombro 1 modulo EN 50022.
1.3.2.7.3 Pulsanti luminosi
Riferimenti normativi
CEI EN 60947-5-1 (CEI 17-45, IEC 60947-5-1): Apparecchiatura a bassa tensione - Parte
5: Dispositivi per circuiti di comando ed elementi di manovra - Sezione 1:
Dispositivi elettromeccanici per circuiti di comando
Caratteristiche generali
- Pulsanti con contatti: NA, NC, NA+NC;
- Tensione nominale contatto 250Vac;
- Tensione nominale lampada 12÷48Vca-cc, 230Vca;
- Colore gemme: rosso, verde;
- Lampada: led;
- Ingombro 1 modulo EN 50022;
- Corrente nominale 16A;
1.3.2.7.4 Segnalazioni acustiche
Caratteristiche generali
- Tensione di alimentazione: 12Vca, 230Vca;
- Ingombro massimo 2 moduli EN 50022;
- Livello sonoro da 70 a 84 dB;
- Gamma con apparecchio combinato con trasformatore di sicurezza.
1.3.2.8
Strumenti di misura
Gli strumenti di misura della serie di apparecchi modulari scelta, dovranno prevedere
apparecchi analogici, elettromeccanici e digitali.
1.3.2.8.1 Apparecchi digitali
Riferimenti normativi
CEI EN 61010-1 (CEI 66-5): Prescrizioni di sicurezza per apparecchi elettrici di misura,
controllo e per utilizzo in laboratorio - Parte 1: Prescrizioni generali
Caratteristiche generali
- Funzioni minime disponibili nella gamma: voltmetro, amperometro, multimetro e
analizzatore di rete;
- Ingombro max. 2 (amperometri e voltmetri), 2 (multimetro) e 5 (analizzatore di rete)
moduli EN 50022;
- Classe di precisione: amperometro/voltmetro/multimetro 0,5; analizzatore di rete 2;
- Valori di fondo scala: da 15 a 1000A per gli amperometri; da 600V per i voltmetri;
- Relativamente al multimetro, questo dovrà quantomeno rilevare i valori delle grandezze
di tensione di fase, tensione concatenata e corrente
- Relativamente all’analizzatore di rete, questi dovrà quantomeno rilevare i valori delle
grandezze di tensione, corrente, frequenza, cosfì, potenza attiva e reattiva, consumo in
_______________________________________________________________________________________________
kWh e kVARh, THD.
1.3.2.8.2 Accessori
Riferimenti normativi
CEI EN 60044-1 (CEI 38-1): Trasformatori di misura - Parte 1: Trasformatori di corrente
Caratteristiche generali
La serie degli apparecchi di misura dovrà essere completata dai seguenti accessori con
relative caratteristiche generali:
Trasformatori di corrente
- Consentono la misura di correnti da parte di amperometri, fornendo al secondario una
corrente proporzionale alla corrente primaria;
- Corrente primaria: da 15 a 1500A;
- Corrente secondaria nominale 5A;
- Prestazione: da 3 a 30VA;
- Classe da 0,5 a 3 a seconda delle dimensioni;
- Adatti a montaggio su cavo o barra, con dimensioni da d. 23mm per cavo o 30x10mm
per barra, fino a d.50mm per cavo e 64x20mm per barra.
Commutatori Voltmetrici/Amperometrici/di linea
- Tensione nominale 690Vca;
- Corrente nominale 16A;
- Volumetrico: da 4 a 7 posizioni, amperometrico: 4 posizioni, di linea: 2 o 3 posizioni.
1.3.3
Apparecchi e sistemi serie civili
1.3.3.1
Sistema tradizionale
1.3.3.1.1 Componenti generali
La serie da incasso da scegliersi dovrà possedere le seguenti caratteristiche:
- essere facilmente reperibile sul mercato;
- possedere una vasta gamma di funzioni;
- le placche in tecnopolimero dovranno avere un’ampia gamma di colori (almeno 14);
- le scatole da incassare nella parete dovranno essere a 3, 4, 6 moduli allineati o multiple
fino a 18 moduli secondo necessità e/o specifiche;
- profondità delle scatole da incasso pari a 49mm;
- possibilità di montaggio in scatole esterne con grado di protezione fino a IP55;
- gamma comprendente telai per montaggio ad incasso, che garantiscano un grado di
protezione minimo IP55 (frontalino);
- il colore dei frutti potrà essere scelto tra il nero e bianco o, nel caso delle prese a spina,
arancio, verde e rosso;
- ampia gamma comprendente apparecchiature specifiche per il comfort, sicurezza,
rivelazione e regolazione;
- offrire prodotti per la realizzazione di impianti centralizzati tramite BUS;
- offrire prodotti per modifiche dell’impianto senza ricorrere a opere murarie tramite
dispositivi funzionanti con RadioFrequenza.
_______________________________________________________________________________________________
1.3.3.1.1.1
Apparecchi di comando
Riferimenti normativi
CEI EN 60669-1 (CEI 23-9): Apparecchi di comando non automatici per installazione
elettrica fissa per uso domestico e similare - Parte 1: Prescrizioni generali
CEI EN 60669-2-1(CEI 23-60): Apparecchi di comando non automatici per installazione
elettrica fissa per uso domestico e similare - Parte 2: Prescrizioni particolari
Sezione 1: Interruttori elettronici
CEI EN 60669-2-2(CEI 23-62): Apparecchi di comando non automatici per installazione
elettrica fissa per uso domestico e similare - Parte 2: Prescrizioni particolari
Sezione 2: interruttori con comando a distanza (RCS)
CEI EN 60669-2-3(CEI 23-59): Apparecchi di comando non automatici per installazione
elettrica fissa per uso domestico e similare - Parte 2: Prescrizioni particolari
Sezione 3: Interruttori a tempo ritardato
Caratteristiche generali
Sono da adottarsi esclusivamente i tipi approvati a marchio IMQ.
I frutti devono essere del tipo a montaggio a scatto sui telai portapparecchi ed avere le
seguenti caratteristiche:
- Tasto a grande superficie in accordo al D.P.R. 384 relativo alle barriere architettoniche,
ed aventi dimensioni in altezza modulare (45 mm) con la possibilità, tramite apposito
accessorio, dell’eventuale montaggio in quadri di distribuzione;
- Morsetti doppi con chiusura a mantello e viti imperdibili per il facile serraggio dei
conduttori flessibili fino a 4mmq o rigidi fino a 6mmq di sezione;
- Corpo in materiale termoindurente e resistente alla prova del filo incandescente fino a
850°C;
- Interruttori di comando con corrente nominale di 10A o 16A;
- Pulsanti con ampia gamma comprendente pulsanti con contatti 1NA, 1NC, 2NA, 1NA
doppio, 1NA doppio con interblocco meccanico;
- Possibilità di personalizzazione dei tasti ed ampia gamma di tasti intercambiabili con
varie simbologie.
1.3.3.1.1.2
Apparecchi di protezione
Riferimenti normativi
CEI EN 60898-1 (CEI 23-3/1): Interruttori automatici per la protezione dalle sovracorrenti
per impianti domestici e similari - Parte 1: Interruttori automatici per
funzionamento in corrente alternata
CEI EN 61009-1 (CEI 23-44): Interruttori differenziali con sganciatori di sovracorrente
incorporati per installazioni domestiche e similari - Parte 1: Prescrizioni generali
CEI EN 61009-1 app. G (CEI 23-44): Interruttori differenziali con sganciatori di
sovracorrente incorporati per installazioni domestiche e similari - Parte 1:
Prescrizioni generali
CEI EN 61008-1 (CEI 23-42): Interruttori differenziali senza sganciatori di sovracorrente
incorporati per installazioni domestiche e similari - Parte 1: Prescrizioni generali
CEI EN 61543 (CEI 23-53): Interruttori differenziali (RCD) per usi domestici e similari Compatibilità elettromagnetica
Caratteristiche generali
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La serie civile modulare sarà dotata di interruttori automatici magnetotermici e
magnetotermici-differenziali, 1P e 1P+N.
Le caratteristiche principali della serie saranno le seguenti:
- Tensione 230V;
- Gamma delle correnti nominali: 6, 10, 16A;
- Potere di interruzione minimo: 3 kA;
- Classe di limitazione: 3;
- Interruttori magnetotermici con curva caratteristica C;
- Interruttori differenziali classe A, Idn pari a 10, 30mA;
- Ingombro per interruttori magnetotermici 1 modulo;
- Ingombro per interruttori magnetotermici-differenziali 2 moduli.
1.3.3.1.1.3
Prese a spina
Riferimenti normativi
CEI 23-50: Prese a spina per usi domestici e similari - Parte 1: Prescrizioni generali
Caratteristiche generali
Sono da adottarsi esclusivamente i tipi approvati a marchio IMQ.
I frutti devono essere del tipo a montaggio a scatto sui telai portapparecchi ed avere le
seguenti caratteristiche:
- Dimensioni in altezza modulare (45 mm) con la possibilità, tramite apposito accessorio,
dell’eventuale montaggio in quadri di distribuzione;
- Morsetti doppi con chiusura a mantello e viti presvitate ed imperdibili per il facile
serraggio dei conduttori flessibili fino a 4mmq o rigidi fino a 6mmq di sezione.
- Corpo in materiale termoindurente e resistente alla prova del filo incandescente fino a
850°C;
- Ampia gamma comprendente:
- prese a standard italiano (poli allineati) da 10A; bivalenti 10/16A;
- prese a standard tedesco 16A con terra laterale e centrale;
- prese a standard italiano bivalente e tedesco con terra laterale e centrale;
- Alveoli protetti con schermi di sicurezza contro l’introduzione del filo da 1mm;
- Possibilità di ampia scelta di colori, quali ad esempio nero, bianco, verde, arancio e
rosso, per la suddivisione ed individuazione dei diversi servizi e/o dei circuiti.
1.3.3.1.1.4
Connettori per fonia e dati
Caratteristiche generali
La serie adottata dovrà comprendere prese per fonia e dati con un’ampia gamma di scelta,
comprendente:
- connettore telefonico RJ11;
- connettore telefonico RJ11 doppio in un modulo;
- connettore telefonico a standard francese con 8 contatti;
- connettore per trasmissione dati/fonia RJ45 non schermato o schermato;
- connettore telefonico a standard inglese con 6 contatti;
- connettore per trasmissione dati standard BNC;
- telai per cablaggio strutturato specifici per alloggiamento di presa RJ45 tipo IBM;
- telai per cablaggio strutturato specifici per alloggiamento di presa RJ45 tipo AVAYA;
_______________________________________________________________________________________________
- telai per cablaggio strutturato specifici per alloggiamento di presa RJ45 tipo AMP.
1.3.3.1.1.5
Apparecchi di segnalazione
Caratteristiche generali
La serie adottata dovrà comprendere segnalazioni luminose e acustiche quali:
- Spia singola alimentata a 12V/24V/230V di colore rosso, verde, giallo, trasparente,
azzurro, rosso/verde;
- Segnapasso alimentato a 12V o 24V di colore opale, rosso, verde, giallo, azzurro,
bianco;
- Suoneria alimentata a 12V o 230V
- Ronzatore alimentato a 12V o 230V
- Suoneria elettronica con 3 diverse tonalità alimentata 12V o 230V;
- Lampada anti black-out estraibile;
- Lampada anti black-out fissa;
- Lampada autonoma di emergenza con illuminazione non permanente.
1.3.3.1.2 Allarmi tecnici 12V
La serie civile selezionata dovrà prevedere la presenza di un sistema di allarmi tecnici
comprendente rivelatori di gas (metano, GPL) di tipo a semiconduttore, con autodiagnosi.
Tali rivelatori potranno essere alimentati con tensione di 12V ac/dc, e saranno dotati di
segnalazione acustica e luminosa e di un’uscita a relè (contatto). Saranno adatti
prevalentemente per installazione in ambienti residenziali.
1.3.3.1.2.1
Alimentatore 12V
Riferimenti normativi
CEI EN 60065 (CEI 92-1): Apparecchi audio, video ed apparecchi elettronici similari Requisiti di sicurezza
Caratteristiche generali
- Alimentazione 230V 50/60Hz;
- Tensione di uscita 12Vdc;
- Ingombro max. 1 modulo.
1.3.3.2
Sistema antintrusione
Centrale di comando combinata filare/radiofrequenza
- Centrale a 8 ingressi a singolo/doppio bilanciamento per il collegamento di dispositivi
filari (espandibili a 16 in modalità split semplice/esteso). La centrale può gestire fino a 64
ingressi, sia filari (tramite morsettiera interna e moduli di espansione ingressi filari), che a
radiofrequenza. Dotata di tasti per la programmazione, display LCD di controllo e sirena
da interno integrata.
Moduli di comunicazione
- Modulo GSM/GPRS con antenna integrata da fissare all’interno della centrale,
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predisposto per l’invio di SMS, messaggi vocali d’allarme e ascolto ambientale da
remoto;
- combinatore telefonico con modem integrato per connessione alla linea telefonica
per la trasmissione degli allarmi verso istituiti di vigilanza, invio di messaggi vocali
d’allarme, ascolto ambientale da remoto.
Dispositivi d’inserzione
- Telecomando bidirezionale a 6 tasti per attivazione/disattivazione, parzializzazione,
antipanico;
- Tastiera touch: tasti funzione per attivazione/disattivazione, parzializzazione, controllo e
diagnostica; transponder incorporato per attivazione con chiave elettronica di prossimità;
- Inseritore da incasso: per attivazione/disattivazione; transponder incorporato per
attivazione con chiave elettronica di prossimità;
- Inseritore parzializzatore da incasso: per attivazione/disattivazione, parzializzazione;
transponder incorporato per attivazione con chiave elettronica di prossimità;
- Pulsantiere RF: per attivazione/disattivazione, parzializzazione; transponder incorporato
per attivazione con chiave elettronica di prossimità;
- Chiave di prossimità: utilizzato in abbinamento alla tastiera touch, agli inseritori, agli
inseritori parzializzatori e alle pulsantiere, evita di digitare il codice.
Rivelatori volumetrici
- Rivelatore volumetrico IR, da incasso;
- Rilevatore volumetrico IR orientabile, da parete;
- Rilevatore volumetrico a doppia tecnologia (IR+MW) orientabile, da parete;
- Rilevatore volumetrico IR orientabile, RF, da parete;
- Rivelatore volumetrico IR, RF, da parete.
Rivelatori perimetrali RF
- Rilevatore perimetrale per contatti filari tradizionali;
- Rilevatore perimetrale con contatto magnetico per porte e finestre.
Contatti perimetrali filari
- Contatto a fune per tapparelle e saracinesche;
- Contatti magnetici a vista o a scomparsa, in materiale plastico o metallico.
Avvisatori acustici
- Avvisatore acustico da incasso;
- Sirena da esterno;
- Sirena da esterno, RF (munita di batteria a tampone).
Dispositivi di sistema
- Modulo di espansione per ingressi filari supplementari;
- Modulo di visualizzazione stato impianto;
- Rivelatore ottico di fumo.
Interfacce di sistema
- Interfaccia KNX per sistema antintrusione;
- Interfaccia GSM/antifurto RF.
1.3.3.3
Bus KNX
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1.3.3.3.1 Sistema di automazione bus standard KNX - generalità
Rete di comunicazione KNX
La rete di comunicazione è basata sulla tecnologia standard KNX che per quanto riguarda
il protocollo di comunicazione (7 livelli ISO/OSI) è rispondente alla norma europea EN
50090.
La trasmissione dei dati tra i dispositivi avviene in modo seriale e digitale su un unico
supporto fisico, un doppino in rame. In caso di particolari necessità impiantistiche è
ammesso realizzare isole di dispositivi che comunicano tra loro in RF ma che devono
essere sempre funzionalmente integrati con la rete KNX a cui sono connessi. Il protocollo
di comunicazione su RF non deve essere necessariamente KNX.
L’intelligenza del sistema è distribuita nei singoli dispositivi, al contrario dei sistemi ad
intelligenza centralizzata (ad es. sistema a PLC) non vi sono unità centrali dove vengono
raggruppati gli algoritmi di controllo e regolazione, dove, guastandosi una unità, si
compromette il funzionamento di un’intera area o nei casi peggiori dell’intero impianto.
La filosofia di trasmissione dei dati è di tipo “pilotato ad eventi”: i comandi, gli stati e
qualsiasi altro tipo di dati sono trasmessi prevalentemente solo a seguito del verificarsi di
determinati eventi o comunque quando necessario. Questo a garanzia di un uso ottimale
della banda di trasmissione disponibile.
Architettura e topologia
La più piccola unità del sistema KNX è rappresentata da un segmento di linea, o più
semplicemente segmento, definito come un tratto di rete bus in cui non vi sono dispositivi
attivi per la ripetizione/rigenerazione del segnale. Ad un segmento possono essere
collegati fino a 64 apparecchi bus senza fare uso di ripetitori di segnale.
L’estensione del segmento è la linea. Una linea è costituita al massimo da 4 segmenti
collegati tra loro da ripetitori di segnale (massimo di 3), ad una linea possono essere
connessi fino a 252 dispositivi.
Si possono collegare fino a 15 linee bus tra loro mediante gli accoppiatori di linea ed una
linea dorsale (nota come “linea principale”); ogni linea va alimentata separatamente
mediante un alimentatore KNX, se nella linea vi sono ripetitori si dovrà utilizzare un
alimentatore per alimentare ogni tratta che parte da un ripetitore. Nella configurazione così
ottenuta (“campo”), si possono collegare oltre 3600 apparecchi.
Inoltre è possibile collegare in rete KNX con una linea dorsale (backbone) fino a 15 campi.
Il sistema Bus KNX permette, in ogni segmento, una grande libertà in termini di topologie:
filare, ad albero, a stella, od una qualsiasi loro combinazione.
Ogni segmento può arrivare a misurare 1000 m, comprese tutte le diramazioni; due
apparecchi KNX, collegati alla stessa linea, possono essere installati ad una distanza
massima di 700 m fra loro, mentre ogni apparecchio non deve distare più di 350 m
dall’alimentatore della linea. In uno stesso segmento possono essere collegati fino a due
apparecchi alimentatori, che però devono distare tra loro almeno 200 m.
Modalità di configurazione dei dispositivi KNX
Lo standard KNX prevede la possibilità di configurare i dispositivi in diversi modi per
potersi meglio adattare sia alla complessità dell’applicazione che alle capacità e
competenze di chi poi procederà fisicamente alla configurazione dei dispositivi.
Le modalità di configurazione previste dallo standard KNX sono le seguenti:
- System: la configurazione dei dispositivi viene fatta mediante un PC un software di
configurazione denominato ETS, commercializzato dall’associazione KONNEX.
- Easy: la configurazione dei dispositivi viene fatta senza PC utilizzando metodi alternativi
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come l’uso di un configuratore, in questo caso si parla di “Easy Controller Mode”, o di altri
metodi come l’uso di dip-switches localizzati sui dispositivi.
- Auto: la configurazione dei dispositivi avviene in modo automatico (plug&play); questa
modalità è possibile solo per reti in cui vi è un dispositivo per ogni tipo.
Le modalità di configurazione ammesse ad essere utilizzate sono:
- Modalità System: la configurazione dei dispositivi viene fatta con il software per PC ETS.
- Modalità Easy: la configurazione dei dispositivi viene fatta con un software di
configurazione Easy per PC (Easy controller).
La modalità di configurazione Easy Controller mode non consente di realizzare reti
più estese di una linea (si veda definizione di linea al paragrafo precedente)
Aspetti di sicurezza
Il sistema KNX è un sistema di tipo SELV, la massima tensione sul cavo bus è di 29Vcc ed
è fornita da uno o più alimentatori, uno per ogni linea.
Tutti i dispositivi KNX collegati alla rete devono garantire i requisiti SELV del sistema.
Certificazione
Tutti i dispositivi KNX impiegati devono essere certificati, su di essi deve essere
stampigliato il logo KNX. In particolare per i dispostivi Easy oltre al logo KNX deve esserci
il simbolo EC che ne identifica la modalità Easy di tipo Controller Mode.
1.3.3.3.2 Sistema di automazione bus KNX con dispositivi configurabili in
modalità Easy - Controller mode
I dispositivi KNX Easy-Controller mode impiegati devono essere configurabili, oltre che
con il software Easy controller, anche con il software di programmazione ETS. Pertanto,
una rete composta di dispositivi Easy, che se configurata con il software Easy controller
non può estendersi oltre una linea (max 252 dispositivi), può essere successivamente
ampliata senza limiti fino alla massima estensione (oltre 64.000 dispositivi) di una rete
KNX semplicemente riconfigurando i dispositivi con il software ETS: in tale operazione di
ampliamento non è necessario sostituire i dispositivi Easy originariamente installati.
1.3.3.3.2.1
Dispositivi di ingresso
Modulo pulsantiera touch 6 canali
Modulo a 6 canali indipendenti con comandi touch (capacitivi). Ad ogni canale è associato
un led ambra/blu di localizzazione notturna o di visualizzazione dello stato del carico
comandato. Da completare con placca touch vetro standard italiano.
Consente l'invio di comandi ON-OFF con gestione fronti, comandi di commutazione,
comandi temporizzati, comandi per la gestione delle tapparelle (punto di comando singolo
o doppio), dimmer (punto di comando singolo o doppio) e scenari (memorizzazione e
attivazione).
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Interfacce contatti 2 e 4 canali
Interfacce 2 e 4 canali per la lettura di 2/4 contatti liberi da potenziale (pulsanti, interruttori,
sensori, etc.), per ogni canale di lettura vi è anche un canale di uscita in bassa potenza
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per alimentare led a basso assorbimento (max 1mA) di segnalazione del carico
comandato via bus.
Le funzioni realizzabili in modo indipendente per ogni canale sono: comandi on/off
(commutazione ciclica e gestione fronti), comandi di memorizzazione ed esecuzione
scenari, comandi dimmer a uno o due tasti, comandi tapparelle a uno o due tasti, comandi
di impostazione modalità di termoregolazione (Comfort, Economy, Auto, Off).
L’interfaccia può essere collocata in scatole da incasso all’interno di un copriforo da 1
modulo oppure all’interno della scatola dietro gli altri frutti.
La lunghezza dei cavi di collegamento agli ingressi (pulsanti, interruttori) può raggiungere i
10 m.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Pulsantiera 4 canali da incasso
Le funzioni realizzabili in modo indipendente per ogni canale sono: comandi on/off
(commutazione ciclica e gestione fronti), comandi di memorizzazione ed esecuzione
scenari, comandi dimmer a uno o due tasti, comandi tapparelle a uno o due tasti.
Ogni canale è dotato di due led per la localizzazione notturna (led ambra) e per la
segnalazione dello stato del carico (led verde).
La pulsantiera viene posizionata all’interno di scatole da incasso standard ed occupa 2
moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Pulsantiera 6 canali da incasso
Modulo a 6 canali indipendenti con 3 tasti Chorus basculanti. Ad ogni canale è associato
un led ambra/verde di localizzazione notturna o di visualizzazione dello stato del carico
comandato. Consente l'invio di comandi ON-OFF con gestione fronti, comandi di
commutazione, comandi temporizzati, comandi per la gestione delle tapparelle
(punto di comando singolo o doppio), dimmer (punto di comando singolo o doppio) e
scenari (memorizzazione e attivazione). La pulsantiera viene posizionata all’interno di
scatole da incasso standard ed occupa 3 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto ad innesto senza viti.
Pulsantiera 6 canali + 1 attuatore da incasso
Modulo a 6 canali indipendenti con 3 tasti Chorus basculanti ed attuatore 1 canale On/Off.
Ad ogni canale è associato un led ambra/verde di localizzazione notturna o di
visualizzazione dello stato del carico comandato. Una coppia di tasti può essere riservata
per il comando locale dell'attuatore. L'attuatore gestisce il carico attraverso un contatto di
uscita (NA) privo di potenziale.
La pulsantiera consente l'invio di comandi ON-OFF con gestione fronti, comandi di
commutazione, comandi temporizzati, comandi per la gestione delle tapparelle
(punto di comando singolo o doppio), dimmer (punto di comando singolo o doppio) e
scenari (memorizzazione e attivazione). L'attuatore consente l'esecuzione di comandi ONOFF, comandi temporizzati con funzione di preallarme allo spegnimento, comandi prioritari
e di gestione scenari. La pulsantiera viene posizionata all’interno di scatole da incasso
standard ed occupa 3 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto ad innesto senza viti.
Pulsantiera 6 canali + 1 attuatore tapparelle da incasso
Modulo a 6 canali indipendenti con 3 tasti Chorus basculanti ed attuatore tapparelle 1
canale. Ad ogni canale è associato un led ambra/verde di localizzazione notturna o di
visualizzazione dello stato del carico comandato. Una coppia di tasti può essere riservata
_______________________________________________________________________________________________
per il comando locale dell'attuatore. L'attuatore gestisce un motore per la movimentazione
di tapparelle, tende, veneziane, avvolgibili, etc. attraverso 2 contatti di uscita (NA)
interbloccati privi di potenziale.
La pulsantiera consente l'invio di comandi ON-OFF con gestione fronti, comandi di
commutazione, comandi temporizzati, comandi per la gestione delle tapparelle (punto di
comando singolo o doppio), dimmer (punto di comando singolo o doppio) e scenari
(memorizzazione e attivazione). L'attuatore consente l'esecuzione di comandi di
movimentazione/regolazione/arresto, di comandi prioritari, di gestione scenari e di
segnalazione di allarme. La pulsantiera viene posizionata all’interno di scatole da incasso
standard ed occupa 3 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto ad innesto senza viti.
1.3.3.3.2.2
Dispositivi di uscita
Attuatore 1 canale 16A da incasso
Permette di comandare un carico attraverso un contatto a relè di 16 A (NA+NC).
Le funzioni realizzate sono: attivazione e disattivazione carichi, esecuzione di comandi
temporizzati (chiusura contatto monostabile), esecuzione comandi prioritari e gestione
scenari. Lo stato dell’uscita è disponibile via bus.
L’attuatore è dotato sulla parte frontale di un led (verde) per la segnalazione visiva dello
stato del contatto di uscita.
L’uscita può essere comandata anche manualmente attraverso un pulsante sul frontale.
L’attuatore viene installato all’interno di scatole da incasso standard ed occupa 2 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Attuatore 4 canali 10A da guida DIN
Permette di comandare 4 carichi in modo indipendente attraverso contatti da 10 A (NA).
Le funzioni realizzate in modo indipendente per ogni canale sono: attivazione e
disattivazione carichi, esecuzione di comandi temporizzati (chiusura contatto monostabile),
esecuzione comandi prioritari e gestione scenari. Lo stato di ogni singola uscita è
disponibile via bus.
L’attuatore è dotato sul frontale di un led (verde) per ogni canale di uscita per la
segnalazione visiva dello stato del relè ad essa associato.
Ogni uscita può essere comandata manualmente mediante un pulsante posto sul frontale.
Il dispositivo è installabile su guida DIN, dimensioni di ingombro 4 moduli DIN.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Attuatore 4 canali 16AX da guida DIN
Permette di comandare 4 carichi in modo indipendente attraverso contatti da 16 A (NA).
Le funzioni realizzate in modo indipendente per ogni canale sono: attivazione e
disattivazione carichi, esecuzione di comandi temporizzati (chiusura contatto monostabile),
esecuzione comandi prioritari e gestione scenari. Lo stato di ogni singola uscita è
disponibile via bus.
L’attuatore è dotato sul frontale di un led (verde) per ogni canale di uscita per la
segnalazione visiva dello stato del relè ad essa associato.
Ogni uscita può essere comandata manualmente mediante un pulsante posto sul frontale.
Il dispositivo è installabile su guida DIN, dimensioni di ingombro 4 moduli DIN.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Attuatore per comando motore 1 canale 6A da incasso
Permette di comandare motori a 2 sensi di marcia per l’azionamento di tapparelle,
_______________________________________________________________________________________________
veneziane, tende, lucernari, etc.
Le funzioni realizzate sono: movimentazione tapparelle, veneziane e lucernari, esecuzione
di comandi prioritari, gestione scenari, blocco di ogni movimentazione a seguito di una
segnalazione di allarme (tipicamente allarme vento).
L’attuatore viene installato all’interno di scatole da incasso standard ed occupa 2 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Attuatori per comando motori da 2 e 4 canali 6A da guida DIN
Permettono il controllo 2 e di 4 motori a due sensi di marcia per l’azionamento di
tapparelle, veneziane, tende, lucernari, etc.
Le funzioni realizzate sono: movimentazione tapparelle, veneziane e lucernari, esecuzione
di comandi prioritari, gestione scenari, blocco di ogni movimentazione a seguito di una
segnalazione di allarme (tipicamente allarme vento).
I dispositivi sono installabili su guida DIN, le dimensioni di ingombro sono di 4 moduli DIN.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Attuatori dimmer universali
Permettono la regolazione e la commutazione di lampade ad incandescenza, lampade
alogene e lampade alogene a basso voltaggio (alimentate con trasformatori elettronici e
trasformatori ad avvolgimento), lampade a LED 230V dimmerabili e lampade CFL
dimmerabili, con selezione manuale del tipo di carico (Leading Edge o Trailing Edge).
Funzione di soft-start di protezione lampade.
Permette l’esecuzione di comandi ON-OFF, comandi temporizzati, comandi prioritari, di
regolazione luminosità e di gestione scenari. Led frontale per la segnalazione dello stato
del carico.
Il dispositivo è installabile su guida DIN, con dimensioni di ingombro di 4 moduli DIN.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Attuatori dimmer per LED
In versione CVD (controllo a tensione costante) per la regolazione di strisce LED RGB(W)
e in versione CCD (controllo a corrente costante) per la regolazione di LED di potenza.
Permettono l’esecuzione di comandi ON-OFF, regolazione e impostazione del livello di
luminosità di ogni singolo canale e dei 4 canali contemporaneamente, selezione feedback
di stato o valore di luminosità, gestione scenari, sequenze temporizzate, comandi prioritari,
funzioni logiche. Led frontali per la segnalazione dello stato del carico e di altri parametri di
funzionamento.
I dispositivi sono installabili su guida DIN, con dimensioni di ingombro di 4 moduli DIN.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
1.3.3.3.3 Sistema di automazione bus KNX con dispositivi configurabili in
modalità System
I dispositivi KNX System sono configurabili con il software di programmazione ETS.
1.3.3.3.3.1
Dispositivi di sistema
Alimentatori
Collegati al bus forniscono l’alimentazione per tutti i dispostivi KNX collegati. Sono
autoprotetti (con bobina di disaccoppiamento integrata), alimentazione 230V – 50/60Hz.
_______________________________________________________________________________________________
Dotati di pulsante per resettare tutti i dispositivi bus ad essi collegati.
Disponibili con diverse potenze: 640mA e 320mA.
Sono installabili su guida DIN, dimensioni di ingombro 4 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Accoppiatore di linea/campo
E’ necessario nel caso in cui l’impianto sia realizzato con più di una linea; esso garantisce
la separazione galvanica tra le linee, oltre a fare un’azione di filtro sui telegrammi
limitatamente alle linee in cui questi devono essere trasmessi.
Il dispositivo è installabile su guida DIN, dimensioni di ingombro 2 moduli.
Il collegamento alle linee principale e secondaria si effettua con morsetti BUS ad innesto
senza viti.
Interfaccia KNX/USB
Questa interfaccia permette di accedere alle informazioni scambiate in una rete KNX (ad
es. da un PC) mediante una porta USB.
Il collegamento è effettuato tramite un cavo USB con presa di tipo B, tramite un cavo USB
di lunghezza massima 5 m.
Il dispositivo è installabile su guida DIN, ed ha ognuno dimensioni di ingombro 1 modulo.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Chiavetta KNX/USB
Questa interfaccia (dalle dimensioni di una chiavetta USB) permette di accedere alle
informazioni scambiate in una rete KNX (ad es. da un PC) mediante una porta USB.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto a vite.
Router KNX/IP
Consente l’invio di telegrammi tra linee diverse attraverso una LAN (IP) come una dorsale
rapida. Inoltre, il router è adatto per connettere un PC alla rete KNX per esempio per la
programmazione ETS.
Il dispositivo è installabile su guida DIN, dimensioni di ingombro 2 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Interfaccia KNX/IP
Questa interfaccia permette di accedere alle informazioni scambiate in una rete KNX (ad
es. da un PC) mediante una porta LAN. Supporta fino a 5 connessioni simultanee. Da
utilizzare con APP dedicata per la gestione dell’impianto domotico.
Il dispositivo è installabile su guida DIN, dimensioni di ingombro 2 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Interfaccia KNX/IP - Wireless
Realizza la connessione di dispositivi wireless (WLAN IEEE 802.11b/g) tipo PC, palmari,
etc. al bus KNX. Alimentatore a spina 9V dc incluso. La connessione al bus KNX è
realizzata tramite morsetto a vite.
1.3.3.3.3.2
Dispositivi di ingresso
Modulo pulsantiera touch 6 canali
Modulo a 6 canali indipendenti con comandi touch (capacitivi). Ad ogni canale è associato
un led ambra/blu di localizzazione notturna o di visualizzazione dello stato del carico
comandato. Da completare con placca touch vetro standard italiano.
_______________________________________________________________________________________________
Consente l'invio di comandi ON-OFF con gestione fronti, comandi di commutazione,
comandi temporizzati, comandi per la gestione delle tapparelle (punto di comando singolo
o doppio), dimmer (punto di comando singolo o doppio) e scenari (memorizzazione e
attivazione).
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Interfacce contatti 2 e 4 canali
Interfacce 2 e 4 canali per la lettura di 2/4 contatti liberi da potenziale (pulsanti, interruttori,
sensori, etc.), per ogni canale di lettura vi è anche un canale di uscita in bassa potenza
per alimentare led a basso assorbimento (max 1mA) di segnalazione del carico
comandato via bus.
Le funzioni realizzabili in modo indipendente per ogni canale sono: comandi on/off
(commutazione ciclica e gestione fronti), comandi di memorizzazione ed esecuzione
scenari, comandi dimmer a uno o due tasti, comandi tapparelle a uno o due tasti, comandi
di impostazione modalità di termoregolazione (Comfort, Economy, Auto, Off), conteggio
impulsi (forniti da contatori acqua o energia), comandi sequenza.
L’interfaccia può essere collocata in scatole da incasso all’interno di un copriforo da 1
modulo oppure all’interno della scatola dietro gli altri frutti.
La lunghezza dei cavi di collegamento agli ingressi (pulsanti, interruttori) può raggiungere i
10m.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Modulo 8 ingressi in tensione da guida DIN
Permette di leggere lo stato di contatti (pulsanti, interruttori, allarmi, stato magnetotermici,
etc.) in tensione 24-48Vdc o 24-230Vac.
Le funzioni realizzabili in modo indipendente per ogni canale sono: comandi on/off
(commutazione ciclica e gestione fronti), comandi e sequenze di commutazione, gestione
chiusura contatti breve/prolungata, comandi temporizzati, comandi prioritari, comandi
dimmer a uno o due tasti, comandi tapparelle a uno o due tasti, scenari, conteggio impulsi,
etc.
La massima lunghezza dei cavi di collegamento tra gli ingressi ed i dispositivi collegati
(pulsanti, interruttori) è di 100m.
I dispositivi sono installabili su guida DIN, le dimensioni di ingombro sono 4 moduli DIN.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Pulsantiera 4 canali da incasso
Le funzioni realizzabili in modo indipendente per ogni canale sono: comandi on/off
(commutazione ciclica e gestione fronti), comandi di memorizzazione ed esecuzione
scenari, comandi dimmer a uno o due tasti, comandi tapparelle a uno o due tasti.
Ogni canale è dotato di due led per la localizzazione notturna (led ambra) e per la
segnalazione dello stato del carico (led verde).
La pulsantiera viene posizionata all’interno di scatole da incasso standard ed occupa 2
moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Pulsantiera 6 canali da incasso
Modulo a 6 canali indipendenti con 3 tasti Chorus basculanti. Ad ogni canale è associato
un led ambra/verde di localizzazione notturna o di visualizzazione dello stato del carico
comandato. Consente l'invio di comandi ON-OFF con gestione fronti, comandi di
commutazione, comandi temporizzati, comandi per la gestione delle tapparelle
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(punto di comando singolo o doppio), dimmer (punto di comando singolo o doppio) e
scenari (memorizzazione e attivazione). La pulsantiera viene posizionata all’interno di
scatole da incasso standard ed occupa 3 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto ad innesto senza viti.
Pulsantiera 6 canali + 1 attuatore da incasso
Modulo a 6 canali indipendenti con 3 tasti Chorus basculanti ed attuatore 1 canale On/Off.
Ad ogni canale è associato un led ambra/verde di localizzazione notturna o di
visualizzazione dello stato del carico comandato. Una coppia di tasti può essere riservata
per il comando locale dell'attuatore. L'attuatore gestisce il carico attraverso un contatto di
uscita (NA) privo di potenziale.
La pulsantiera consente l'invio di comandi ON-OFF con gestione fronti, comandi di
commutazione, comandi temporizzati, comandi per la gestione delle tapparelle
(punto di comando singolo o doppio), dimmer (punto di comando singolo o doppio) e
scenari (memorizzazione e attivazione). L'attuatore consente l'esecuzione di comandi ONOFF, comandi temporizzati con funzione di preallarme allo spegnimento, comandi prioritari
e di gestione scenari. La pulsantiera viene posizionata all’interno di scatole da incasso
standard ed occupa 3 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto ad innesto senza viti.
Pulsantiera 6 canali + 1 attuatore tapparelle da incasso
Modulo a 6 canali indipendenti con 3 tasti Chorus basculanti ed attuatore tapparelle 1
canale. Ad ogni canale è associato un led ambra/verde di localizzazione notturna o di
visualizzazione dello stato del carico comandato. Una coppia di tasti può essere riservata
per il comando locale dell'attuatore. L'attuatore gestisce un motore per la movimentazione
di tapparelle, tende, veneziane, avvolgibili, etc. attraverso 2 contatti di uscita (NA)
interbloccati privi di potenziale.
La pulsantiera consente l'invio di comandi ON-OFF con gestione fronti, comandi di
commutazione, comandi temporizzati, comandi per la gestione delle tapparelle (punto di
comando singolo o doppio), dimmer (punto di comando singolo o doppio) e scenari
(memorizzazione e attivazione). L'attuatore consente l'esecuzione di comandi di
movimentazione/regolazione/arresto, di comandi prioritari, di gestione scenari e di
segnalazione di allarme. La pulsantiera viene posizionata all’interno di scatole da incasso
standard ed occupa 3 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto ad innesto senza viti.
1.3.3.3.3.3
Dispositivi sensori
Rivelatore IR con crepuscolare da incasso
Permette di inviare un comando di attivazione temporizzata a dispositivi attuatori in
funzione dei movimenti rivelati e della luminosità misurata. Il sensore a infrarossi passivo
ha una lente orientabile ad apertura fissa.
Il dispositivo è dotato frontalmente di due potenziometri, uno per la regolazione della
soglia di luminosità, al di sopra della quale il dispositivo non invia alcun comando, e l’altro
per la variazione del tempo di ciclo. Un led verde in posizione frontale indica la rivelazione
del movimento e l’invio di un comando di attivazione via bus.
Il rivelatore viene installato all’interno di scatole da incasso standard ed occupa 2 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Sensori di presenza e di movimento da soffitto
Permettono di rilevare la presenza o il movimento di persone. I sensori di presenza sono
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disponibili anche con la funzione di controllo costante di luminosità.
I sensori sono a montaggio superficiale (da parete).
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Cronotermostato da incasso
E’ dotato di un display LCD con retroilluminazione RGB e di tasti per l’impostazione dei
parametri e delle modalità di funzionamento tipiche di un cronotermostato; in particolare
può essere impostata una programmazione settimanale (funzione di scheduler) secondo
la quale comandare, via bus, direttamente un elemento riscaldante/raffrescante locale (e
del sistema di umidificazione/deumidificazione) ed un numero illimitato di termostati in
modalità di funzionamento ‘slave’ (in questo caso il cronotermostato viene definito
‘master’).
Nella modalità di controllo master/slave il cronotermostato, secondo la propria
programmazione temporale, invia agli slave il valore del set-point di temperatura da usare
per la regolazione: comfort, pre-comfort, economy.
Il cronotermostato effettua localmente la misura della temperatura ed implementa un
algoritmo di regolazione per il controllo dell’elemento riscaldante/raffrescante locale, che
può essere una elettrovalvola, un fan-coil o altri apparecchi di funzionamento similare. Le
elettrovalvole possono essere di tipo On/Off, a regolazione continua (0-100%) o
comandabili a impulsi (PWM). Nel caso di fan-coil è possibile controllare l’elettrovalvola di
intercettazione e fino a tre velocità della ventola. Il comando delle elettrovalvole e dei fancoil è realizzato utilizzando attuatori bus con uscite a relè.
Il cronotermostato dispone a bordo di un’uscita per il comando dell’elettrovalvola di zona o
come uscita generica (per l'esecuzione di comandi ON/OFF, comandi temporizzati,
comandi prioritari o gestione scenari), di un ingresso per contatto privo di potenziale (per
funzione contatto finestra, per gestione fronti, dimmer, tapparelle o scenari) e di un
ingresso per sensore NTC di temperatura esterna.
Oltre alla funzione di cronotermostato, il dispositivo include anche la funzione di
programmatore orario, con 10 profili liberamente programmabili per la gestione di attuatori
KNX.
Il dispositivo prevede un’alimentazione di backup, con batterie alloggiate nel frontale
estraibile, per garantire l’aggiornamento del giorno e dell’ora in caso di assenza di
tensione bus.
Via bus possono essere impostati tutti i normali parametri di funzionamento (ad es. da un
PC di supervisione): commutazione algoritmo di regolazione da estate a inverno, set-point
di temperatura per i diversi modi di funzionamento (comfort, pre-comfort, economy, etc.).
Il cronotermostato viene installato all’interno di scatole da incasso standard ed occupa 3
moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Termostato da incasso
E’ dotato di un display LCD con retroilluminazione RGB e di tasti per l’impostazione dei
parametri e delle modalità di funzionamento tipiche di un termostato.
Il termostato effettua localmente la misura della temperatura ed implementa un algoritmo
di regolazione per il controllo dell’elemento riscaldante/raffrescante locale (e del sistema di
umidificazione/deumidificazione), che può essere una elettrovalvola, un fan-coil o altri
apparecchi di funzionamento similare. Le elettrovalvole possono essere di tipo On/Off, a
regolazione continua (0-100%) o comandabili a impulsi (PWM). Nel caso di fan-coil è
possibile controllare l’elettrovalvola di intercettazione e fino a tre velocità della ventola. Il
comando delle elettrovalvole e dei fan-coil è realizzato utilizzando attuatori bus con uscite
a relè.
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Il termostato può funzionare come ‘slave’ comandato da un cronotermostato o da un altro
dispositivo, il quale gli invia i comandi di cambio modalità (comfort, pre-comfort, economy)
secondo una programmazione predefinita dall’utente.
Il termostato dispone a bordo di un’uscita per il comando dell’elettrovalvola di zona o come
uscita generica (per l'esecuzione di comandi ON/OFF, comandi temporizzati, comandi
prioritari o gestione scenari), di un ingresso per contatto privo di potenziale (per funzione
contatto finestra, per gestione fronti, dimmer, tapparelle o scenari) e di un ingresso per
sensore NTC di temperatura esterna.
Se nell’impianto sono presenti elementi remoti con logica di controllo propria (sonde di
termoregolazione), il termostato può essere usato come unità di visualizzazione ed
impostazione dei loro parametri di funzionamento (max 4 elementi).
Via bus possono essere impostati tutti i normali parametri di funzionamento (ad es. da un
PC di supervisione): commutazione algoritmo di regolazione da estate a inverno, set-point
di temperatura per i diversi modi di funzionamento (comfort, pre-comfort, economy, etc.).
Il termostato viene installato all’interno di scatole da incasso standard ed occupa 2 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Sonda di termoregolazione da incasso
La sonda effettua localmente la misura della temperatura ed implementa un algoritmo di
regolazione per il controllo dell’elemento riscaldante/raffrescante locale, che può essere
una elettrovalvola, un fan-coil o altri apparecchi di funzionamento similare. Le
elettrovalvole possono essere di tipo On/Off, a regolazione continua (0-100%) o
comandabili a impulsi (PWM). Nel caso di fan-coil è possibile controllare l’elettrovalvola di
intercettazione e fino a tre velocità della ventola. Il comando delle elettrovalvole e dei fancoil è realizzato utilizzando attuatori bus con uscite a relè.
La sonda può essere abbinata a termostati/cronotermostati per la regolazione della
temperatura a zone e per il controllo e la visualizzazione dei parametri della sonda stessa.
La sonda dispone a bordo di un ingresso per contatto privo di potenziale (per funzione
contatto finestra, per gestione fronti, dimmer, tapparelle o scenari) e di un ingresso per
sensore NTC di temperatura esterna o in alternativa come secondo ingresso per contatto
privo di potenziale.
Via bus possono essere impostati tutti i normali parametri di funzionamento (ad es. da un
PC di supervisione): commutazione algoritmo di regolazione da estate a inverno, set-point
di temperatura per i diversi modi di funzionamento (comfort, pre-comfort, economy, etc.).
La sonda viene installata all’interno di scatole da incasso standard ed occupa 1 modulo.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Sonda di termoregolazione/umidità da incasso
La sonda effettua localmente la misura della temperatura e dell’umidità ed implementa un
algoritmo di regolazione per il controllo dell’elemento riscaldante/raffrescante locale (e del
sistema di umidificazione/deumidificazione), che può essere una elettrovalvola, un fan-coil
o altri apparecchi di funzionamento similare. Le elettrovalvole possono essere di tipo
On/Off, a regolazione continua (0-100%) o comandabili a impulsi (PWM). Nel caso di fancoil è possibile controllare l’elettrovalvola di intercettazione e fino a tre velocità della
ventola. Il comando delle elettrovalvole e dei fan-coil è realizzato utilizzando attuatori bus
con uscite a relè.
La sonda può essere abbinata a termostati/cronotermostati per la regolazione della
temperatura a zone e per il controllo e la visualizzazione dei parametri della sonda stessa.
La sonda dispone a bordo di un ingresso per contatto privo di potenziale (per funzione
contatto finestra, per gestione fronti, dimmer, tapparelle o scenari) e di un ingresso per
sensore NTC di temperatura esterna o in alternativa come secondo ingresso per contatto
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privo di potenziale.
Via bus possono essere impostati tutti i normali parametri di funzionamento (ad es. da un
PC di supervisione): commutazione algoritmo di regolazione da estate a inverno, set-point
di temperatura per i diversi modi di funzionamento (comfort, pre-comfort, economy, etc.).
La sonda viene installata all’interno di scatole da incasso standard ed occupa 1 modulo.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Sensore di temperatura/umidità da incasso
Il dispositivo è dotato di sensore di temperatura e di umidità integrati e permette di inviare
sul bus le misure di temperatura e di umidità relativa ambientali.
Termostato touch da incasso
Dotato di interfaccia utente con comandi di tipo touch su placca in vetro e display a
retroproiezione.
Il termostato effettua localmente la misura della temperatura ed implementa un algoritmo
di regolazione per il controllo dell’elemento riscaldante/raffrescante locale, che può essere
una elettrovalvola, un fan-coil o altri apparecchi di funzionamento similare. Le
elettrovalvole possono essere di tipo On/Off, a regolazione continua (0-100%) o
comandabili a impulsi (PWM). Nel caso di fan-coil è possibile controllare l’elettrovalvola di
intercettazione e fino a tre velocità della ventola. Il comando delle elettrovalvole e dei fancoil è realizzato utilizzando attuatori bus con uscite a relè.
Il termostato dispone a bordo di un ingresso per contatto privo di potenziale (per funzione
contatto finestra, per gestione fronti, dimmer, tapparelle o scenari) e di un ingresso per
sensore NTC di temperatura esterna.
Gestione della temperatura manuale o su 3 livelli (comfort, pre-comfort, economy).
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Cronotermostato da parete
E’ dotato di un display e di tasti per l’impostazione dei parametri e delle modalità di
funzionamento tipiche di un cronotermostato; in particolare può essere impostata una
programmazione settimanale (funzione di scheduler) secondo la quale comandare, via
bus, direttamente un elemento riscaldante/raffrescante locale ed un numero illimitato di
termostati in modalità di funzionamento ‘slave’, in questo caso il cronotermostato viene
definito ‘master’.
Nella modalità di controllo master/slave il cronotermostato, secondo la propria
programmazione temporale, comanda agli slave il valore del set-point di temperatura da
usare per la regolazione: comfort, pre-comfort, economy.
Il cronotermostato effettua localmente la misura della temperatura ed implementa un
algoritmo di regolazione per il controllo dell’elemento riscaldante/raffrescante locale, che
può essere una elettrovalvola o altri apparecchi di funzionamento similare. Le
elettrovalvole possono essere di tipo: On/Off, a regolazione continua (0-100%) e
comandabili a impulsi (PWM). Il comando delle elettrovalvole è realizzato utilizzando
attuatori bus con uscite a relè.
Via bus possono essere impostati tutti i normali parametri di funzionamento (ad es. da un
PC di supervisione): commutazione algoritmo di regolazione da estate a inverno, set-point
di temperatura per i diversi modi di funzionamento (comfort, pre-comfort, economy, etc.).
Il cronotermostato può essere montato a parete mediante tasselli oppure con delle viti sui
fori di fissaggio delle scatole da muro standard di 3 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
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Termostato da parete
E’ dotato di un display e di tasti per l’impostazione dei parametri e delle modalità di
funzionamento tipiche di un termostato.
Il termostato effettua localmente la misura della temperatura ed implementa un algoritmo
di regolazione per il controllo dell’elemento riscaldante/raffrescante locale, che può essere
una elettrovalvola, un fan-coil o altri apparecchi di funzionamento similare. Le
elettrovalvole possono essere di tipo: On/Off, a regolazione continua (0-100%) e
comandabili a impulsi (PWM). Nel caso di fan-coil è possibile controllare l’elettrovalvola di
intercettazione e le tre velocità della ventola. Il comando delle elettrovalvole e dei fan-coil
è realizzato utilizzando attuatori bus con uscite a relè.
Il termostato può funzionare come ‘slave’ comandato da un cronotermostato o da un altro
dispositivo, il quale gli invia i comandi di cambio modalità (comfort, pre-confort, economy)
secondo una programmazione predefinita dall’utente.
Via bus possono essere impostati tutti i normali parametri di funzionamento (ad es. da un
PC di supervisione): commutazione algoritmo di regolazione da estate a inverno, set-point
di temperatura per i diversi modi di funzionamento (comfort, economy, etc.).
Il termostato può essere montato a parete mediante tasselli oppure con delle viti sui fori di
fissaggio delle scatole da muro standard di 2 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
1.3.3.3.3.4
Dispositivi di uscita
Attuatore 1 canale 16A da incasso
Permette di comandare un carico attraverso un contatto a relè di 16 A (NA+NC).
Le funzioni realizzate sono: attivazione e disattivazione carichi, esecuzione di comandi
temporizzati (chiusura contatto monostabile), esecuzione comandi prioritari e gestione
scenari. Lo stato dell’uscita è disponibile via bus.
L’attuatore è dotato sulla parte frontale di un led (verde) per la segnalazione visiva dello
stato del contatto di uscita.
L’uscita può essere comandata anche manualmente attraverso un pulsante sul frontale.
L’attuatore viene installato all’interno di scatole da incasso standard ed occupa 2 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Attuatore 4 canali 10A da guida DIN
Permette di comandare 4 carichi in modo indipendente attraverso contatti da 10 A (NA).
Le funzioni realizzate in modo indipendente per ogni canale sono: attivazione e
disattivazione carichi, esecuzione di comandi temporizzati (chiusura contatto monostabile),
esecuzione comandi prioritari e gestione scenari. Lo stato di ogni singola uscita è
disponibile via bus.
L’attuatore è dotato sul frontale di un led (verde) per ogni canale di uscita per la
segnalazione visiva dello stato del relè ad essa associato.
Ogni uscita può essere comandata manualmente mediante un pulsante posto sul frontale.
Il dispositivo è installabile su guida DIN, dimensioni di ingombro 4 moduli DIN.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Attuatore 4 canali 16AX da guida DIN
Permette di comandare 4 carichi in modo indipendente attraverso contatti da 16 A (NA).
Le funzioni realizzate in modo indipendente per ogni canale sono: attivazione e
disattivazione carichi, esecuzione di comandi temporizzati (chiusura contatto monostabile),
esecuzione comandi prioritari e gestione scenari. Lo stato di ogni singola uscita è
disponibile via bus.
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L’attuatore è dotato sul frontale di un led (verde) per ogni canale di uscita per la
segnalazione visiva dello stato del relè ad essa associato. Ogni uscita può essere
comandata manualmente mediante un pulsante posto sul frontale (anche in assenza di
tensione bus KNX).
Ogni uscita può essere comandata manualmente mediante un pulsante posto sul frontale.
Il dispositivo è installabile su guida DIN, dimensioni di ingombro 4 moduli DIN.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Attuatori da 8 e 16 canali 16A da guida DIN
Permettono di comandare carichi in modo indipendente attraverso contatti da 16 A (NA).
Le funzioni realizzate in modo indipendente per ogni canale sono: attivazione e
disattivazione carichi, esecuzione di comandi temporizzati (chiusura contatto monostabile),
esecuzione comandi prioritari e gestione scenari. Lo stato di ogni singola uscita è
disponibile via bus.
Gli attuatori sono dotati sul frontale di un led (verde) per ogni canale di uscita per la
segnalazione visiva dello stato del relè ad essa associato.
Ogni uscita può essere comandata manualmente mediante azionamento manuale posto
sul frontale.
I dispositivi sono installabili su guida DIN, le dimensioni di ingombro sono di 4, 8 e 12
moduli DIN rispettivamente per gli attuatori da 4, 8 e 12 canali.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Attuatore 4 canali 16AX da guida DIN
Permette di comandare 4 carichi in modo indipendente attraverso contatti da 16 A (NA).
Le funzioni realizzate in modo indipendente per ogni canale sono: attivazione e
disattivazione carichi, esecuzione di comandi temporizzati (chiusura contatto monostabile),
esecuzione comandi prioritari e gestione scenari. Lo stato di ogni singola uscita è
disponibile via bus.
L’attuatore è dotato sul frontale di un led (verde) per ogni canale di uscita per la
segnalazione visiva dello stato del relè ad essa associato. Munito di interruttori frontali con
azionamento manuale.
Il dispositivo è installabile su guida DIN, dimensioni di ingombro 4 moduli DIN.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Attuatore per comando motore 1 canale 6A da incasso
Permette di comandare motori a 2 sensi di marcia per l’azionamento di tapparelle,
veneziane, tende, lucernari, etc.
Le funzioni realizzabili sono: movimentazione tapparelle, veneziane e lucernari,
esecuzione di comandi prioritari, gestione scenari, blocco di ogni movimentazione a
seguito di una segnalazione di allarme (tipicamente allarme vento).
L’attuatore viene installato all’interno di scatole da incasso standard ed occupa 2 moduli.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Attuatori per comando motori da 2, 4 e 8 canali da guida DIN
Permettono il controllo di 2, 4 e di 8 motori a due sensi di marcia per l’azionamento di
tapparelle, veneziane, tende, lucernari, etc.
Le funzioni realizzabili sono: movimentazione tapparelle, veneziane e lucernari,
esecuzione di comandi prioritari, gestione scenari, blocco di ogni movimentazione a
seguito di una segnalazione di allarme (tipicamente allarme vento).
I dispositivi sono installabili su guida DIN, le dimensioni di ingombro sono di 4 e 8 moduli
DIN rispettivamente per gli attuatori da 2, 4 e 8 canali.
_______________________________________________________________________________________________
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Attuatori dimmer per LED
In versione CVD (controllo a tensione costante) per la regolazione di strisce LED RGB(W)
e in versione CCD (controllo a corrente costante) per la regolazione di LED di potenza.
Permettono l’esecuzione di comandi ON-OFF, regolazione e impostazione del livello di
luminosità di ogni singolo canale e dei 4 canali contemporaneamente, selezione feedback
di stato o valore di luminosità, gestione scenari, sequenze temporizzate, comandi prioritari,
funzioni logiche. Led frontali per la segnalazione dello stato del carico e di altri parametri di
funzionamento.
I dispositivi sono installabili su guida DIN, con dimensioni di ingombro di 4 moduli DIN.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Attuatori dimmer universali
Permettono la regolazione e la commutazione di lampade ad incandescenza, lampade
alogene e lampade alogene a basso voltaggio (alimentate con trasformatori elettronici e
trasformatori ad avvolgimento), lampade a LED 230V dimmerabili e lampade CFL
dimmerabili, con selezione manuale del tipo di carico (Leading Edge o Trailing Edge).
Funzione di soft-start di protezione lampade.
Permette l’esecuzione di comandi ON-OFF, comandi temporizzati, comandi prioritari, di
regolazione luminosità e di gestione scenari. Led frontale per la segnalazione dello stato
del carico.
Il dispositivo è installabile su guida DIN, con dimensioni di ingombro di 4 moduli DIN.
Attuatori dimmer per LED
In versione CVD (controllo a tensione costante) per la regolazione di strisce LED RGB(W)
e in versione CCD (controllo a corrente costante) per la regolazione di LED di potenza.
Permettono l’esecuzione di comandi ON-OFF, regolazione e impostazione del livello di
luminosità di ogni singolo canale e dei 4 canali contemporaneamente, selezione feedback
di stato o valore di luminosità, gestione scenari, sequenze temporizzate, comandi prioritari,
funzioni logiche. Led frontali per la segnalazione dello stato del carico e di altri parametri di
funzionamento.
I dispositivi sono installabili su guida DIN, con dimensioni di ingombro di 4 moduli DIN.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Attuatori dimmer di tipo EGV
Permettono di comandare e regolare la luminosità di apparecchi di illuminazione.
Le funzioni realizzabili sono: comando on/off del carico, comando di variazione della
luminosità, gestione scenari, comandi prioritari.
I dimmer di tipo EGV presentano un’uscita 0..10V e sono disponibili nelle versioni a 1 e 3
canali. Questo tipo di uscita è utilizzato in genere da trasformatori/ballast elettronici.
I dispositivi sono installabili su guida DIN. Le dimensioni di ingombro dei dimmer EGV a 1
e 3 canali sono rispettivamente da 2,5 e 4 moduli DIN.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
1.3.3.3.3.5
Dispositivi per l’integrazione con altri sistemi
Modulo di ingresso 8 canali RF da incasso
Permette di integrare in una rete KNX 8 diverse sorgenti di comando RF (pulsantiere,
rilevatori IR, telecomandi, etc.).
Il dispositivo viene installato all’interno di scatole da incasso standard ed occupa 2 moduli.
_______________________________________________________________________________________________
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Modulo di interfaccia verso il sistema antifurto RF
Permette di integrare in una rete KNX il sistema antintrusione.
Consente la gestione delle funzionalità del sistema antintrusione (comandi, segnalazioni di
allarmi, stato sensori, guasti, malfunzionamenti, eventi di sistema) via bus KNX.
Il dispositivo viene installato all’interno della centrale antifurto.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Gateway KNX/DMX
Interfaccia unidirezionale in grado di ricevere i comandi bus KNX e di ritrasmetterli verso i
dispositivi presenti sul bus DMX. L'interfaccia gestisce fino a 512 canali DMX.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Gateway KNX/DALI 64/16
Interfaccia in grado di controllare via bus KNX fino a 64 lampade (suddivise in 16 gruppi)
gestite con protocollo DALI.
La connessione al bus KNX è realizzata tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
1.3.3.3.3.6
Dispositivi per la supervisione e integrazione con altri sistemi
Pannelli di supervisione touch screen da incasso (MASTER ICE)
Permettono di supervisionare tutte le funzioni di automazione, integrano la funzione di web
server e consentono di realizzare un controllo locale e da remoto dell’impianto.
Sono dotati di display TFT da 10” e da 15” a colori con interfaccia grafica in cui possono
essere inserite immagini come sfondo (ad es. mappe) e su cui si possono riportare simboli
animati secondo lo stato dei dispositivi in campo.
La navigazione tra le pagine di supervisione avviene digitando direttamente sui punti
sensibili dello schermo (touch-screen). Da installare in impianti bus configurati con
software ETS.
Le funzioni di automazione realizzabili sono: gestione di illuminazione, tapparelle,
termoregolazione, scenari, programmazione temporale, invio automatico di e-mail su
evento, visualizzazione delle immagini da telecamere di sicurezza, gestione energia,
controllo del sistema antintrusione,
accesso ai contenuti multimediali, posto interno videocitofonico.
Internet gateway da tavolo
Permette di supervisionare tutte le funzioni di automazione e di realizzare un controllo da
remoto dell’impianto.
E’ un dispositivo da tavolo senza display, tutte le sue funzioni di supervisione sono
accessibili solo via rete LAN utilizzando un qualsiasi web-browser.
Si possono realizzare pagine di supervisione inserendo immagini come sfondo (ad es.
mappe, planimetrie, ecc.) su cui si possono riportare simboli animati secondo lo stato dei
dispositivi in campo. Da installare in impianti bus configurati con software ETS.
Le funzioni di automazione realizzabili sono: comandi on/off di carichi, regolazione
luminosità di dimmer, comando di tapparelle, tende, veneziane e lucernari, comandi di
esecuzione e memorizzazione scenari, funzione “master” per il controllo della
termoregolazione attraverso dei termostati “slave”, programmazione carichi, sequenze di
comandi scatenate su evento.
Il dispositivo si collega direttamente a:
_______________________________________________________________________________________________
- Rete LAN con porta ethernet;
- Rete KNX tramite morsetto bus ad innesto senza viti.
Il dispositivo è da tavolo, quindi si può appoggiare su qualsiasi piano, anche all’interno di
quadri.
1.3.4
Sistemi di canalizzazione
1.3.4.1
Sistemi di tubi protettivi
Il sistema di tubazioni impiegato sarà completo di tutti i sistemi adatti alla realizzazione di
condutture e vie cavi per posa a vista, sottotraccia, bordomacchina e interrata. Il sistema
sarà dotato di differenti tipologie di tubazioni e di un sistema di accessori e complementi
per l’installazione elettrica.
In particolare faranno parte della gamma le seguenti tipologie di tubazioni:
- tubazioni rigide adatte alla realizzazione di condutture a vista in ambiente civile, terziario,
industriale;
- tubazioni corrugate pieghevoli adatte per realizzazione di distribuzione sottotraccia in
ambienti civile/terziario;
- tubazioni flessibili (guaine spiralate) adatte alla realizzazione di condutture a vista e
bordomacchina in ambiente civile, terziario, industriale;
- tubazioni per distribuzione interrata adatte alla realizzazione di condutture interrate (es.
distribuzione di servizi comuni) per impianti elettrici e/o telecomunicazioni.
1.3.4.1.1 Tubi rigidi
Il sistema di tubazioni rigide in materiale termoplastico impiegato, comprenderà tubazioni
in PVC vergine e materiale halogen free, in modo che le caratteristiche meccaniche del
prodotto siano le migliori possibili, e permettano la possibilità della piegatura a freddo in
fase di posa. Tutte le tubazioni saranno dotate di marchio di qualità IMQ.
La serie di accessori comprenderà tutte le funzioni di collegamento, supporto e raccordo
tra i tubi; in particolare sarà completata da giunti flessibili che permettono il loro utilizzo sia
come giunzione sia come curva, e mettono al riparo da eventuali errori di taglio sulla
lunghezza del tubo in fase di posa. Gli accessori permetteranno la realizzazione di
percorsi interamente halogen free.
La serie comprenderà almeno tre tipologie di tubo:
- tubo rigido medio piegabile a freddo;
- tubo rigido pesante ad elevata resistenza meccanica;
- tubo rigido pesante halogen free.
L’offerta dovrà comprendere una gamma completa di accessori tali da poter essere
componibili a tutti i diametri della gamma e consentire di realizzare un’installazione a
regola d’arte per ogni tipo di percorso. Gli accessori dovranno avere le seguenti
caratteristiche:
- realizzati in materiale termoplastico autoestinguente;
- gradi di protezione realizzabili da IP40 a IP67 (a seconda della serie di accessori
utilizzati);
- disponibilità di scatole di derivazione standard o/e con possibilità di sistemi di raccordo a
scatto, con tubi rigidi di almeno 3 diametri, guaine spiralate di almeno 3 diametri e
pressacavi per cavi aventi diametro esterno minimo 3 mm e massimo 12 mm. Tali
_______________________________________________________________________________________________
scatole dovranno permettere la derivazione di minimo 3 tubi e massimo 10 tubi
semplicemente montando a scatto tutti i raccordi.
La gamma degli accessori dovrà comprendere:
- manicotti IP40;
- manicotti IP67 ad innesto rapido;
- manicotti flessibili da IP44 a IP66;
- curve 90° standard IP 40;
- curve 90° IP67 ad innesto rapido;
- curve a 90° e derivazioni a T ispezionabili IP40;
- raccordi tubo-scatola IP67;
- raccordi tubo-guaina IP65 ad innesto rapido;
Riferimenti normativi
Norme di prodotto:
EN 61386-1 (CEI 23-80): Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche
Parte 1: Prescrizioni generali
EN 61386-21 (CEI 23-81): Sistemi di tubi e accessori per installazioni elettriche
Parte 2-1: Prescrizioni particolari per sistemi di tubi rigidi e accessori
Caratteristica Halogen Free dei materiali:
EN 50267-2-2 (CEI 20-37/2-2): Metodi di prova comuni per cavi in condizioni di incendio Prove sui gas emessi durante la combustione dei materiali prelevati dai cavi
Parte 2-2: Procedure di prova - Determinazione del grado di acidità (corrosività)
dei gas dei materiali mediante la misura del pH e della conduttività
Caratteristiche generali
- Resistenza all’urto 2kg da 100mm (2J) e 2 Kg da 300 mm (6J);
- resistenza di isolamento 100Mohm a 500V per 1 min.;
- resistenza alla fiamma (secondo EN 61386-1): autoestinguente in meno di 30s;
- gamma di 7 diametri disponibili da 16mm a 63mm;
- temperatura di applicazione permanente e di installazione: -5°C/+60°C per tubi in PVC,
-5°C/+90°C per tubi halogen free.
Caratteristiche specifiche
Tubo isolante rigido medio piegabile a freddo
- Materiale: PVC;
- classificazione 3321;
- resistenza alla compressione 750N.
Tubo isolante rigido pesante
- Materiale: PVC;
- classificazione 4321;
- resistenza alla compressione 1250N.
Tubo isolante rigido pesante Halogen free
- Materiale: Halogen free (EN 50267-2-2)
- classificazione 4422;
- resistenza alla compressione 1250N.
1.3.4.1.2 Tubi pieghevoli
_______________________________________________________________________________________________
Il sistema di tubazioni corrugate pieghevoli in materiale termoplastico per distribuzione
sottotraccia e all’interno di controsoffitti e pavimenti flottanti, comprenderà tubazioni in
PVC e polipropilene, in modo che le caratteristiche meccaniche del prodotto siano le
migliori possibili.
I tubi corrugati pieghevoli della gamma saranno disponibili in diverse colorazioni in modo
da contrassegnare in fase di posa dei cavi linee diverse e identificare i percorsi.
Tutti i componenti della gamma saranno marcati IMQ e conformi alle relative normative
europee.
La serie comprenderà almeno due tipologie di tubo:
- tubi pieghevoli autoestinguenti;
- tubi pieghevoli halogen free autoestinguenti e autorinvenenti.
La serie di accessori comprenderà manicotti e tappi che impediranno l’ingresso di corpi
estranei all’interno dei tubi.
Riferimenti normativi
Norme di prodotto:
EN 61386-1 (CEI 23-80): Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche
Parte 1: Prescrizioni generali
EN 61386-22 (CEI 23-82): Sistemi di tubi e accessori per installazioni elettriche
Parte 22: Prescrizioni particolari per sistemi di tubi pieghevoli e accessori
Caratteristica Halogen Free dei materiali:
EN 50267-2-2 (CEI 20-37/2-2): Metodi di prova comuni per cavi in condizioni di incendio Prove sui gas emessi durante la combustione dei materiali prelevati dai cavi
Parte 2-2: Procedure di prova - Determinazione del grado di acidità (corrosività)
dei gas dei materiali mediante la misura del pH e della conduttività
Caratteristiche generali
- Resistenza di isolamento 100Mohm a 500V per 1 min.;
- rigidità dielettrica: 2000V a 50Hz per 15 minuti;
- resistenza alla fiamma (secondo EN 61386-1): autoestinguente in meno di 30s;
- gamma di 6 o 7 diametri (a seconda del colore) disponibili da 16mm a 63mm;
- resistenza alla compressione: 750N.
Caratteristiche specifiche
Tubo isolante pieghevole autoestinguente
- Materiale: PVC;
- classificazione 3321;
- resistenza all’urto 2kg da 100mm (2J);
- gamma minima di colori disponibili: bianco naturale, nero, verde, azzurro, marrone, lilla;
- disponibilità anche in versione con sonda tiracavo;
- temperatura di applicazione permanente e di installazione: -5°C/+60°C.
Caratteristiche specifiche
Tubo isolante pieghevole halogen free autoestinguente ed autorinvenente
- Materiale: Polipropilene (Halogen Free secondo EN 50267-2-2);
- classificazione 3422;
- resistenza all’urto 2kg da 300mm (6J);
- gamma minima di colori disponibili: grigio, grigio scuro, verde, blu;
_______________________________________________________________________________________________
- disponibilità anche in versione con sonda tiracavo;
- temperatura di applicazione permanente e di installazione: -5°C/+90°C.
1.3.4.1.3 Tubi flessibili
Il sistema di tubazioni flessibili (guaine spiralate), dovrà comprendere una serie di prodotti
adattabili a diverse esigenze ed utilizzabili anche in ambienti con condizioni ambientali
particolarmente gravose. Tutte le tubazioni saranno dotate di marchio di qualità IMQ.
In particolare la gamma dovrà comprendere:
- guaine isolanti spiralate (autoestinguenti resistenti ad agenti chimici per impieghi
industriali);
- guaine isolanti spiralate per impieghi non gravosi (applicazioni industriali non gravose).
La gamma comprenderà un elevato numero di accessori, che permetteranno di poter
impiegare tutte le guaine spiralate in tutte le condizioni ambientali ed installative previste
dalle norme.
Gli accessori dovranno avere le seguenti caratteristiche:
- Realizzati in materiale termoplastico a base di PVC, autoestiguente;
- Grado di protezione minimo IP54;
- Resistenza alla fiamma secondo EN 61386: autoestinguente in meno di 30s;
La gamma degli accessori dovrà comprendere:
- Raccordi girevoli dritti scatola-guaina con almeno tre tipologie di filettatura: Metrica, Gas,
PG;
- Raccordi fissi scatola-guaina guaina con almeno tre tipologie di filettatura: Metrica, Gas,
PG;
- Raccordi tubo-guaina ad innesto rapido;
Riferimenti normativi
EN 61386-1 (CEI 23-80): Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche
Parte 1: Prescrizioni generali
EN 61386-23 (CEI 23-83): Sistemi di tubi e accessori per installazioni elettriche
Parte 23: Prescrizioni particolari per sistemi di tubi flessibili e accessori
Caratteristiche generali
- Resistenza all’urto 2kg da 100mm (2J) e 1kg da 100mm (1J);
- resistenza di isolamento 100Mohm a 500V per 1 min.;
- rigidità dielettrica: 2000V a 50Hz per 15 minuti;
- resistenza alla fiamma (secondo CEI EN 50086): autoestinguente in meno di 30s;
- temperatura di applicazione permanente e di installazione: -5°C/+60°C.
Caratteristiche specifiche
Guaina isolante spiralata
- Materiale: PVC (rigido per la spirale interna, plastificato per la copertura);
- classificazione 2311;
- resistenza alla compressione 320N;
- disponibili alcune versioni con sonda tiracavo;
- colori disponibili: nero RAL 9005, grigio RAL 7035, azzurro.
Guaina isolante spiralata per impieghi non gravosi
- Materiale: PVC (rigido per la spirale interna, plastificato per la copertura);
- classificazione 1311;
_______________________________________________________________________________________________
- resistenza alla compressione 125N;
- colore disponibile: grigio RAL 7035.
1.3.4.1.4 Cavidotti e pozzetti
Il sistema di tubazioni per distribuzione interrata, dovrà comprendere una serie di cavidotti
e di pozzetti adatti a realizzare percorsi cavi per condutture interrate.
In particolare la gamma dovrà comprendere cavidotti pieghevoli a doppia parete ed una
serie completa di pozzetti disponibili con coperchi ad alta resistenza.
La gamma comprenderà una serie di accessori di giunzione, raccordo e attestazione che
renderanno più agevole semplice la posa dei cavidotti.
Caratteristiche specifiche
Cavidotto corrugato pieghevole doppia parete
- Conformità normativa:
EN 50086-1 (CEI 23-39): Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche
Parte 1: Prescrizioni generali
EN 50086-2-4 (CEI 23-46): Sistemi di canalizzazione per cavi - Sistemi di tubi
Parte 24: Prescrizioni particolari per sistemi di tubi interrati
- Tubazione realizzata in polietilene ad alta densità, con sonda tiracavi in acciaio;
- resistenza alla compressione 450N;
- resistenza all’urto: 5kg a -5°C (ad h variabile a seconda del diametro);
- marchio IMQ;
- gamma minima di 9 diametri disponibili da 40mm a 200mm;
- la gamma dovrà comprendere i manicotti di giunzione per tutti i diametri dei cavidotti.
Pozzetti in termoplastico
- Gamma minima di 5 dimensioni disponibili: 200x200x200mm, 300x300x300mm,
400x400x400mm, 550x550x520mm; 360x260x320mm;
- Pozzetti a fondo liscio con possibilità di incastro dei fondi;
- pozzetti sovrapponibili, per raggiungere diverse profondità;
- fondo piatto sfondabile semplicemente con attrezzo;
- fori pretranciati sulle pareti laterali;
- coperchi disponibili nelle versioni ad alta resistenza (grigliato e chiuso) nei colori: grigio,
azzurro, verde;
- disponibilità di setti separatori da montare all’interno del pozzetto.
1.3.4.2
Sistemi di canali in PVC
1.3.4.2.1 Canali portacavi
CANALI PORTACAVI
L’impiego dei canali portacavi è previsto per le installazioni a vista, in tutti quei casi in cui
tale tipo d’installazione sia possibile. Il sistema dovrà essere dotato di tutti gli accessori di
interconnessione.
Completeranno la gamma scatole portapparecchi per la posa degli apparecchi modulari
delle serie civili.
MINICANALI PORTACAVI
_______________________________________________________________________________________________
Riferimenti normativi
EN50085-1 (CEI 23-58): Sistemi di canali e di condotti per installazioni elettriche
Parte 1: Prescrizioni generali
EN50085-2-1 (CEI 23-93): Sistemi di canali e di condotti per installazioni elettriche
Parte 2-1: Sistemi di canali e di condotti per montaggio a parete e a soffitto
Caratteristiche generali
- Grado di protezione min. IP20;
- colore: bianco RAL 9010;
- temperatura di installazione: -5°C/+60°C;
- Tensione nominale 1000V;
- non propagante la fiamma;
- resistenza agli urti: 5J;
- marchio IMQ.
La gamma comprenderà vari tipi di minicanali (monocanale e bicanale; con coperchio
incernierato; senza coperchio) e una serie completa di accessori:
- componenti di percorso;
- scatole portapparecchi (autoportanti e universali), per apparecchi modulari di serie civili,
da 1 a 12 posti.
CANALE PORTACAVI AD USO BATTISCOPA E CORNICE
Riferimenti normativi
EN50085-1 (CEI 23-58): Sistemi di canali e di condotti per installazioni elettriche
Parte 1: Prescrizioni generali
EN50085-2-1 (CEI 23-93): Sistemi di canali e di condotti per installazioni elettriche
Parte 2-1: Sistemi di canali e di condotti per montaggio a parete e a soffitto
Caratteristiche generali
- Grado di protezione min. IP40;
- colori: bianco RAL 9010; antracite RAL 7021;
- coperchio removibile solo con utilizzo di attrezzo;
- temperatura di installazione: -5°C/+60°C;
- Tensione nominale 1000V;
- non propagante la fiamma;
- resistenza agli urti: 2J (canali battiscopa a 4 scomparti: 1J);
- marchio IMQ.
La gamma comprenderà versioni di canali a 3 e 4 scomparti e una serie completa di
accessori:
- componenti di percorso;
- scatole portapparecchi (autoportanti e universali), per apparecchi modulari di serie civili,
da 3 a 12 posti.
CANALI AD USO SOPRAPAVIMENTO
Riferimenti normativi
EN50085-1 (CEI 23-58): Sistemi di canali e di condotti per installazioni elettriche
Parte 1: Prescrizioni generali
EN50085-2-2 (CEI23-104): Sistemi di canali e di condotti per installazioni elettriche
Parte 2-2: Prescrizioni particolari per sistemi di canali e di condotti per montaggio
sottopavimento, a filo pavimento o soprapavimento
_______________________________________________________________________________________________
Caratteristiche generali
- Grado di protezione min. IP20;
- colori: antracite RAL 7021; marrone RAL 8014;
- coperchio removibile solo con utilizzo di attrezzo;
- temperatura di installazione: -5°C/+60°C;
- Tensione nominale 1000V;
- non propagante la fiamma;
- resistenza agli urti: 5J;
- marchio IMQ;
- disponibili componenti di percorso.
1.3.4.2.2 Canali portacavi e portapparecchi
L’impiego dei canali portacavi e portapparecchi è previsto in ambiente terziario, per la
distribuzione dell’energia elettrica e dei segnali. Il sistema dovrà essere dotato di tutti gli
accessori di interconnessione.
A completeranno della gamma dovranno essere disponibili: accessori per la posa degli
apparecchi modulari delle serie civili, per il montaggio di prese industriali IEC309 e di
apparecchi modulari per guida DIN. Negli accessori saranno anche presenti componenti
per l’installazione a sospensione.
Riferimenti normativi
EN 50085-1 (CEI 23-58): Sistemi di canali e di condotti per installazioni elettriche
Parte 1: Prescrizioni generali
EN 50085-2-1 (CEI 23-93): Sistemi di canali e di condotti per installazioni elettriche
Parte 2-1: Sistemi di canali e di condotti per montaggio a parete e a soffitto
Caratteristiche generali
- Grado di protezione min. IP20;
- colori: bianco RAL 9010; grigio RAL 7035;
- coperchio removibile solo con utilizzo di attrezzo (serie NP50);
- temperatura di installazione: -5°C/+60°C;
- Tensione nominale 1000V;
- non propagante la fiamma;
- resistenza agli urti min. 5J;
- fondo del canale preforato per facilitare le operazioni di fissaggio;
- disponibili in almeno 4 dimensioni;
- Marchio IMQ.
La gamma comprenderà anche:
- accessori per il fissaggio del canale NP44 a sospensione (mensole);
- serie completa di componenti di percorso;
- traversine di tenuta cavi;
- scatole portapparecchi, con relativi coperchi finestrati, per il montaggio di apparecchi di
serie civili;
- accessori per il montaggio di prese industriali IEC309 fisse;
- coperchi finestrati (12 moduli DIN EN50022) per il montaggio di apparecchi modulari;
- guide di separazione interne.
1.3.4.3
Sistemi di canali e colonne in Alluminio
_______________________________________________________________________________________________
Canali e colonne portatavi e portapparecchi in alluminio con coperchio integrato, che
permettono la possibilità di impiego sia come portacavi sia come portapparecchi. Il
sistema dovrà essere completo di componenti di percorso. Completeranno la gamma
scatole portapparecchi e accessori per la posa degli apparecchi modulari delle serie civili e
delle prese industriali IEC 309 fisse.
1.3.4.3.1 Canali portacavi e portapparecchi
Riferimenti normativi
EN 50085-1 (CEI 23-58): Sistemi di canali e di condotti per installazioni elettriche
Parte 1: Prescrizioni generali
EN 50085-2-1 (CEI 23-93): Sistemi di canali e di condotti per installazioni elettriche
Parte 2-1: Sistemi di canali e di condotti per montaggio a parete e a soffitto
Caratteristiche generali
- Grado di protezione min. IP20;
- con continuità elettrica
- coperchio removibile solo con utilizzo di attrezzo;
- resistenza agli urti min. 20J;
- marchio IMQ.
La gamma dovrà essere completa di tutti gli accessori di percorso e di scatole
portapparecchi e accessori per il montaggio di apparecchi modulari delle serie civili e di
prese industriali IEC 309.
1.3.4.4
Sistemi di passerelle
1.3.4.4.1 Passerelle portacavi in filo di acciaio saldato
Sistema di passerelle portacavi realizzate in filo di acciaio galvanizzato. La gamma dovrà
comprendere sia passerelle galvanizzate a caldo prima della lavorazione che canali
galvanizzati a caldo dopo la lavorazione; dovrà inoltre essere disponibile anche una serie
di passerelle realizzate in acciaio elettrozincato ed in acciaio Inox AISI 304L (questi ultimi
per impieghi in ambienti più gravosi). Questo tipo di passerelle rende la propria posa e
quella dei cavi più agevole e facilita l’aerazione dei cavi, inoltre agevola l’uscita dei
conduttori in tutte le direzioni senza ostacoli. La realizzazione di curve e cambi di direzione
sarà semplicemente realizzata tagliando i fili con apposita cesoia e piegando la passerella.
Le estremità dei fili della trama dovranno essere ripiegati all’esterno dei bordi, in modo tale
da rendere impossibile che i cavi vengano danneggiati in fase di posa.
La gamma dovrà essere completa di tutti gli accessori di raccordo, derivazione,
collegamento e supporto per fissaggio a parete e soffitto delle canalizzazioni. In particolare
dovranno essere presenti accessori per la giunzione ed il fissaggio automatici, senza
l’utilizzo di bulloni con conseguente risparmio di tempo.
Riferimenti normativi
EN 61537 (CEI 23-76): Sistemi di passerelle porta cavi a fondo continuo e a traversini per
la posa dei cavi
Caratteristiche generali
_______________________________________________________________________________________________
Passerelle a filo
Le passerelle saranno realizzate con filo di acciaio galvanizzato nei seguenti modi:
- Z100 filo di acciaio galvanizzato a caldo prima della lavorazione (NF A 91-131);
- EZ zincatura elettrolitica dopo la lavorazione (EN ISO 2081EN ISO 2082);
- GAC galvanizzazione a caldo per immersione dopo la lavorazione (EN ISO 1461 EN
ISO 10289)
- HP galvanizzazione zinco alluminio (EN10244-2)
- Epoxy gamma di colori disponibili: Zinco, (rosso, giallo, blu con vernice epossidica);
Caratteristiche della passerella
- distanza tra i fili di trama: 100mm; distanza minima tra i fili di ordito 50mm;
- altezze di profilo: 30mm, 60mm, 110mm;
- larghezze: da 50mm a 600mm;
- lunghezza passerelle: 3m; lunghezza coperchi: 3m;
La gamma dovrà essere completa di tutti gli accessori di raccordo, derivazione, traversine
di tenuta cavi, fissaggio e sospensione, in particolare:
- coperchi;
- setti separatori;;
- giunzioni rapide tra passerelle senza uso di viti (realizzate in un unico pezzo per conferire
maggiore robustezza alla giunzione stessa).
- supporti a parete e a sospensione adatti al montaggio rapido senza impiego di viti e
bulloni.
La gamma comprenderà anche una serie di passerelle realizzate in acciaio inox AISI 304L
e 316L (su richiesta), comprensiva di relativi supporti e giunti realizzati nello stesso
materiale.
La gamma dei supporti per passerelle dovrà essere completa e permettere la posa delle
stesse a parete, a soffitto e a pavimento. Tali supporti saranno realizzati in acciaio
galvanizzato. La gamma dovrà comprendere sia supporti galvanizzati a caldo prima della
lavorazione sia supporti galvanizzati a caldo dopo la lavorazione. La gamma dovrà
presentare la possibilità di utilizzo di profili dentellati per il fissaggio rapido delle mensole
senza l’impiego di bulloni.
Supporti
- Realizzati con acciaio galvanizzato in uno dei due seguenti modi:
- galvanizzazione a caldo prima della lavorazione (EN ISO 10346);
- galvanizzazione a caldo dopo la lavorazione (EN ISO 1461, EN ISO 10289);
- presenti anche supporti in acciaio Inox AISI 304L e INOX 316L;
- possibilità di fissaggio rapido su mensola senza impiego di bulloni, tramite apposito
accessorio;
- disponibilità mensole almeno fino a 20 differenti lunghezze, da 95mm a 645mm;
- disponibilità, di supporti in profili e lunghezze diverse, da 200mm a 3030mm;
- adatti a fissaggio di passerelle in acciaio galvanizzato e passerelle in filo metallico.
1.3.5
Prese a spina e combinati IEC 309
La gamma di prodotti sarà composta da prese e spine mobili e fisse, da incasso e da
parete, standard e compatte, di tipo interbloccato e non, per impieghi gravosi, con o senza
fusibili, di tipo smontabile per uso industriale, conformi agli standard dimensionali e
prestazionali unificati a livello internazionale (IEC 309) e recepiti dalla normativa europea
(EN 60309) ed italiana (CEI 23-12). La gamma comprenderà anche una serie vasta e
completa di involucri e basi modulari per il montaggio delle suddette prese. Sono anche
disponibili quadri di prese a spina di tipo ASC e ASD forniti già cablati e certificati.
_______________________________________________________________________________________________
1.3.5.1
Prese IEC309 interbloccate
Riferimenti normativi
EN 60309-1 (CEI 23-12/1): Spine e prese per uso industriale - Parte 1: Prescrizioni
generali
EN 60309-2 (CEI 23-12/2): Spine e prese per uso industriale - Parte 2: Prescrizioni per
intercambiabilità dimensionale per apparecchi con spinotti ad alveoli cilindrici
EN 60947-3 (CEI 17-11): Apparecchiatura a bassa tensione - Parte 3: Interruttori di
manovra, sezionatori, interruttori di manovra-sezionatori e unità combinate con
fusibili
EN 61558-1 (CEI 96-3): Sicurezza dei trasformatori, delle unità di alimentazione e similari Parte 1: Prescrizioni generali e prove
EN 60269-1 (CEI 32-1, IEC 127): Fusibili a tensione non superiore a 1.000 V per corrente
alternata e a 1.500 V per corrente continua - Parte 1: Prescrizioni generali
EN 60269-3 (CEI 32-5, IEC 127): Fusibili a tensione non superiore a 1000 V per corrente
alternata e a 1500 V per corrente continua - Parte 3: Prescrizioni supplementari
per i fusibili per uso da parte di persone non addestrate (fusibili principalmente
per applicazioni domestiche e similari)
1.3.5.1.1 Prese IEC309 orizzontali interbloccate
Caratteristiche generali
La gamma di prodotti sarà costituita da prese di tipo industriale rispondenti allo standard
IEC 309, con interblocco meccanico ed interruttore rotativo, per applicazioni singole o in
batteria su quadri dedicati.
Caratteristiche elettriche
- Tensioni nominali: 110V100/130V, 200/250V, 346/415V, 380/415V,480/500V per le
versioni a bassa tensione;
- correnti nominali: 16, 32A;
- N. poli: 2P+T, 3P+T, 3P+N+T;
Caratteristiche meccaniche
- Grado di protezione: IP44;
- resistenza agli urti: minimo IK08;
- Glow Wire Test: minimo 850°C (parti attive).
1.3.5.1.2 Prese IEC309 verticali interbloccate
Caratteristiche generali
Tale gamma di prodotti sarà costituita da prese fisse di tipo industriale rispondenti allo
standard IEC 309, con interblocco meccanico costituito da un interruttore che consente
l’inserimento ed il disinserimento della spina solo in posizione di aperto e la chiusura
dell’interruttore stesso solo a spina inserita. La gamma sarà comprensiva di modelli con
protezione magnetotermica integrata, interruttore rotativo o con interruttore rotativo e base
portafusibili.
Tali prese dovranno poter essere tra loro combinabili tramite il montaggio su opportune
basi modulari e cassette di fondo da parete o da incasso, oppure su quadri di distribuzione
nei quali potranno prendere posto anche apparecchi modulari per guida EN 50022.
La gamma sarà completata da prese fisse con interruttore di blocco compatte a Norma
_______________________________________________________________________________________________
IEC309, con azionamento dell’interruttore di blocco longitudinale che conferisce al
prodotto elevata compattezza, per gli impieghi in cui è richiesto risparmio di spazio.
Caratteristiche elettriche
- Tensioni nominali 100/130V, 200/250V, 346/415V, 380/415V,480/500V per le versioni a
bassa tensione;
- tensioni nominali: 24V per le versioni a bassissima tensione;
- le prese a 24V saranno dotate di trasformatore 230/24V con potenza minima di 160VA;
- correnti nominali: 16, 32, 63 A;
- Caratteristiche interruttore magnetotermico: MT 6KA curva C da 2P,3P,4P;
- N. poli: 2P+T, 3P+T, 3P+N+T per le versioni a bassa tensione;
- N. poli: 2P per le versioni a bassissima tensione.
Caratteristiche meccaniche
- Grado di protezione: IP67;
- resistenza agli urti: minimo IK08;
- Glow Wire Test: minimo 850°C (parti attive).
1.3.5.1.3 Prese IEC309 verticali interbloccate per impieghi gravosi
Caratteristiche generali
La gamma di prodotti sarà costituita da prese di tipo industriale rispondenti allo standard
IEC 309, con interblocco meccanico ad interruttore rotativo, con base portafusibili o con
guida EN 50022, per applicazioni singole o in batteria su basi modulari.
La robustezza dei prodotti e la loro resistenza ai principali agenti chimici ed atmosferici,
unitamente ad un elevato grado di protezione dovranno consentire la loro installazione in
tutti i luoghi con condizioni ambientali particolarmente gravose (escluse zone in cui è
previsto l’utilizzo di apparecchi marchiati ATEX, norma 94/9/CE).
Tali prese dovranno poter essere tra loro combinabili tramite il montaggio su opportune
basi modulari, nelle quali potranno prendere posto anche apparecchi modulari per guida
EN 50022.
Saranno anche disponibili prese con interblocco elettrico da 125 A con protezione
magnetotermica o magnetotermica differenziale
Caratteristiche elettriche
- Tensioni nominali: 110V100/130V, 200/250V, 346/415V, 380/415V,480/500V per le
versioni a bassa tensione;
- tensioni nominali: 24V per le versioni a bassissima tensione;
- le prese a 24V saranno dotate di trasformatore 230/24V con potenza min. 160VA;
- correnti nominali: 16, 32, 63, 125 A;
- N. poli: 2P+T, 3P+T, 3P+N+T per le versioni a bassa tensione;
- N. poli: 2P per le versioni a bassissima tensione.
Caratteristiche meccaniche
- Grado di protezione: IP66 (IP55 prese 125A);
- resistenza agli urti: minimo IK10;
- Glow Wire Test: minimo 850°C (parti attive).
1.3.5.1.4 Prese IEC309 interbloccate compatte
Caratteristiche generali
_______________________________________________________________________________________________
La gamma di prodotti sarà costituita da prese di tipo industriale rispondenti allo standard
IEC 309, con interblocco meccanico ed interruttore rotativo, per applicazioni singole o in
batteria su quadri dedicati. La gamma è caratterizzata dai minimi ingombri, che permette
quindi di adattarsi ad ogni situazione.
Caratteristiche elettriche
- Tensioni nominali: 110V100/130V, 200/250V, 346/415V, 380/415V,480/500V per le
versioni a bassa tensione;
- correnti nominali: 16, 32A;
- N. poli: 2P+T, 3P+T, 3P+N+T;
Caratteristiche meccaniche
- Grado di protezione: IP44; IP55;
- resistenza agli urti: minimo IK08;
- Glow Wire Test: minimo 850°C (parti attive).
1.3.5.2
Quadri per cantiere
Riferimenti normativi
Per quadri in versione vuota
CEI 23-49: Involucri per apparecchi per installazioni elettriche fisse per usi domestici e
similari - Parte 2: Prescrizioni particolari per involucri destinati a contenere
dispositivi di protezione ed apparecchi che nell’uso ordinario dissipano una
potenza non trascurabile
Per quadri in versione cablata
EN 60439-4 (CEI 17-13/4): Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per
bassa tensione (quadri BT) - Parte 4: Prescrizioni particolari per
apparecchiature assiemate per cantiere (ASC)
In fase di installazione
CEI 64-8/7: Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in
corrente alternata e a 1500 V in corrente continua - Parte 7: Ambienti ed
applicazioni particolari
Caratteristiche generali
I quadri da cantiere utilizzati saranno tali da poter essere agevolmente trasportati e
potranno montare al loro interno sia dispositivi di protezione (come interruttori automatici
modulari) che dispositivi di alimentazione quali prese a Norma IEC 309. Potranno inoltre
essere in versione ASC cablati in fabbrica
La gamma dovrà permettere di coprire in modo completo tutte le soluzioni installative che
si possono verificare in un cantiere garantendo la possibilità di collegare tra loro diversi
quadri in modo da sviluppare rapidamente e in sicurezza l’intero impianto all’interno del
cantiere; saranno quindi disponibili:
- Quadri di alimentazione di entrata e di misura;
- Quadri di distribuzione finale (con unità di ingresso a spina fissa o morsettiera);
- Quadri di prese a spina per l’alimentazione di utilizzatori portatili in ogni luogo
d’impiego.
Caratteristiche elettriche
- Tensione di alimentazione 230/400V;
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- Corrente nominale quadro da 16 a 100A a seconda delle configurazioni;
- Possibilità di installazione prese tipo IEC309 con/senza interblocco;
- Possibilità di installazione interruttori ed apparecchi modulari su guida EN50022;
- Grado di protezione minimo da IP44 a IP55 a seconda delle tipologie;
- Protezione contro i contatti indiretti realizzata con doppio isolamento;
- Possibilità di dotare il quadro di pulsante di emergenza per togliere rapidamente
tensione in caso di necessità.
Caratteristiche meccaniche
- Resistenza agli urti minima dell’involucro: IK09.
1.3.6
Apparecchi di illuminazione
1.3.6.1
Illuminazione esterni
1.3.6.1.1 Apparecchi ed incassi a parete
Incassi a parete con mostrina in pressofusione di alluminio di colore grigio grafite o
alluminio previa passivazione trivalente.
Il corpo sarà in tecnopolimero siliconato per le versione 90 e 90S ed in pressofusione di
alluminio per le altre versioni incasso e parete.
Tutte le versioni saranno fornite con controcassa in tecnopolimero
Disponibili versioni a LED o per lampade fluorescenti o per lampade a scarica
Vetro piano temprato acidato
Viterie esterne in acciaio INOX
La gamma si completerà con versioni Wall Washer per l’illuminazione di facciate da
parete.
Le versioni saranno disponibili con lampada fluorescente o con LED ad alta potenza.
1.3.6.1.2 Incassi suolo
Incassi suolo in pressofusione di alluminio di colore nero previa passivazione trivalente.
Le versioni a sviluppo circolare saranno fornite con controcassa in tecnopolimero. Le
versioni a sviluppo rettangolare saranno fornite con controcassa in acciaio INOX.
Disponibili versioni a LED o per lampade fluorescenti o per lampade a scarica
Vetro frontale piano temprato e viterie esterne in acciaio INOX
La gamma si completerà con versioni dotate di mostrine in acciaio INOX in forma circolare
o rettangolare
Le versioni 100, 100L e 200 saranno fornite già di cavo di alimentazione sezionato e
resinato per eliminare la possibilità di formazione di condensa all’interno dell’apparecchio
1.3.6.1.3 Incassi suolo modulari
Incasso suolo modulare decorativo in pressofusione di alluminio verniciato a polveri
poliestere previa passivazione trivalente.
Vetro piano temprato serigrafato bianco o nero e siliconato al corpo. Parabola in
policarbonato verniciato argento. Sorgente luminosa LED bianco ad alta potenza a
tensione di rete
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Le versioni saranno dotate di connettori rapidi IP68 per cablaggio passante.
Nella gamma saranno previste della versioni cieche da utilizzarsi come elementi di unione
da intervallare agli elementi standard.
Inoltre la gamma prevederà la versione a LED RGB full color con controllo DMX da
centrale.
1.3.6.1.4 Apparecchi di illuminazione polifunzionali
Apparecchi di illuminazione polifunzionale di piccola potenza e di forma laterale triangolare
idonei per installazione in ambienti interni ed esterni.
Ottica simmetrica, parabola realizzata in alluminio stampato titolo 99,85, ossidato e
brillantato anodicamente.
Principali caratteristiche:
- lampade a scarica di potenza massima 100W o fluorescenti di potenza massima 2x32W
oppure a LED da 13 e 26W CON 4000K di temperatura colore.
- schermo in vetro temprato satinato internamente con una elevata resistenza agli urti;
- versioni fluorescenti con portalampade in materiale termoplastico;
- versioni a scarica con portalampade ceramico attacco Edison E27;
- corpo in policarbonato di color grigio grafite o bianco;
- grado di protezione IP55;
- classe di isolamento I;
- apertura per accessibilità al vano lampada ed al vano componenti frontale tramite viti
INOX imperdibili con impronta a croce;
- vasta gamma di accessori per permettere il montaggio del prodotto su palo, colonna, a
muro con inclinazione fissa o regolabile.
La gamma dovrà prevedere inoltre versioni fluorescenti per illuminazione di emergenza.
1.3.6.1.5 Plafoniere per esterno protette
Plafoniere compatte protette con grado di protezione IP44 idonee per installazione in
ambienti interni ed esterni per lampade ad incandescenza per potenza massima fino a
100W e fluorescenti per potenza massima fino a 16W costituite da:
- corpo in policarbonato autoestinguente con un’elevata resistenza agli urti, in colore grigio
RAL 7035;
- diffusore in policarbonato autoestinguente, trasparente e stabilizzato ai raggi ultravioletti
con un’elevata resistenza agli urti;
- classe d’isolamento II.
1.3.6.1.6 Plafoniere per esterno stagne
Plafoniere compatte stagne con grado di protezione IP55 idonee per installazione in
ambienti interni ed esterni per lampade ad incandescenza per potenza massima fino a
100W e fluorescenti per potenza massima fino a 2x9W costituite da:
- corpo in policarbonato autoestinguente con un’elevata resistenza agli urti, in colore RAL
7035 o grigio grafite;
- diffusore in policarbonato autoestinguente, trasparente e stabilizzato ai raggi ultravioletti
con un’elevata resistenza agli urti;
- riflettore in alluminio anodizzato per le versioni ad incandescenza, in poliammide per le
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versioni a fluorescenza;
- per gli apparecchi Bolla, disponibili versioni a LED da 15W e 25W.
- classe d’isolamento II.
La gamma dovrà prevedere anche versioni dotate di sensore crepuscolare con soglia
d’intervento regolabile.
1.3.6.1.7 Apparecchi di illuminazione polifunzionali LED
Apparecchi di illuminazione polifunzionale di piccola potenza e di forma laterale triangolare
idonei per installazione in ambienti interni ed esterni.
Ottica simmetrica, parabola realizzata in alluminio stampato titolo 99,85, ossidato e
brillantato anodicamente.
Principali caratteristiche:
- 1 o 2 moduli LED 4000k da 13W con alimentazione da rete;
- schermo in vetro temprato satinato internamente con una elevata resistenza agli urti;
- versioni fluorescenti con portalampade in materiale termoplastico;
- disponibili versioni da 13W LED con sensore di presenza;
- corpo in policarbonato di color grigio grafite o bianco;
- grado di protezione IP55;
- classe di isolamento I;
- apertura per accessibilità al vano lampada ed al vano componenti frontale tramite viti
INOX imperdibili con impronta a croce;
- vasta gamma di accessori per permettere il montaggio del prodotto su palo, colonna, a
muro con inclinazione fissa o regolabile.
1.3.6.1.8 Globi per illuminazione di arredo residenziale e terziario
Apparecchi in KIT con globo sferico in metacrilato di diametro 250mm, 300mm o 400mm
aventi le seguenti caratteristiche:
- grado di protezione IP54;
- classe di isolamento II.
Il globo sarà in 3 diverse finiture (trasparente, opale o fumé) e potrà ospitare lampade ad
incandescen
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