Centrali di produzione energia: l’interazione processo-sistema elettrico PROBLEMI DI ALLACCIAMENTO DEGLI IMPIANTI DI GENERAZIONE DISTRIBUITA Antonio Livrieri Nicola Ostellino Torna al programma Premessa Per generazione distribuita (GD) si suole intendere il parco delle centrali sotteso alle reti di distribuzione di alta, media e bassa tensione. Nel seguito vengono analizzate le problematiche e le possibili opportunità legate alla diffusione della GD sulle reti di distribuzione, fenomeno che non può essere considerato di esclusiva competenza del proprietario e/o gestore della porzione di rete direttamente interessata, per effetto della struttura stessa delle reti elettriche e, in particolare, della loro interoperabilità. La connessione alle reti di distribuzione limita la potenza delle centrali, che rientrano nell’ambito della GD nell’intervallo compreso tra poche decine di kW (allacciamenti in bt: < 1 kV) e circa 100 MW (allacciamenti in AT: 130-150 kV). Gran parte delle centrali incluse in questa categoria sono di cogenerazione o a fonti rinnovabili, non essendo economicamente proponibili altri tipi di impianto, in particolare i così detti cicli combinati. Le forme di incentivazione previste nel corso del tempo per lo sviluppo delle fonti rinnovabili hanno promosso numerose iniziative contribuendo al raggiungimento, unitamente agli impianti di cogenerazione, di una potenza complessiva dell’ordine di 5000 MW, di cui 4200 sulla rete di Enel Distribuzione. In base all’andamento delle richieste di allacciamento si può stimare che entro la fine del 2003 saranno installati impianti per ulteriori 1000 MW circa, tra cogenerazione e fonti rinnovabili, permettendo alla GD di raggiungere circa 6000 MW, corrispondenti a circa il 9% del parco di generazione italiano. Si osserva al riguardo che l’installazione di nuove centrali sarà anche favorita dall’incremento della quota obbligatoria di energia rinnovabile (certificati verdi) prevista, a partire dell’anno 2005, dal disegno di legge di riforma del settore energetico (ddl Marzano), in corso di approvazione. Attualmente la suddivisione percentuale della GD tra i tre livelli di tensione è all’incirca la seguente: reti AT: reti MT: reti bt: numero potenza 8% 78% 14% 56% 41% 3% Ovviamente con il crescere della diffusione della GD si impone una riflessione in ordine: z ai criteri di allacciamento delle centrali alla rete; z all’adeguamento della struttura e della programmazione delle reti; z al dispacciamento dell’energia elettrica; z al sistema protettivo per la corretta selezione dei guasti; z alla regolazione della tensione. A tal fine è auspicabile che la ricerca di sistema, disciplinata dal decreto del Ministro dell’industria del 26/1/2000, trovi una definitiva e organica sistemazione per consentire agli enti di ricerca di svolgere a pieno alla loro funzione di indirizzo e di analisi dei problemi. Gli obiettivi della ricerca di sistema dovrebbero conformarsi alle indicazioni di tutti gli operatori del settore che devono poter esprimere, in una sede opportuna da costituirsi, le loro opinioni in materia. Scelta del livello di tensione Sulla base della regolamentazione esistente, tra cui la recente Delibera 50/02 dell’AEEG, ancora inapplicabile perché l’Autorità non ha provveduto ad emanare i previsti provvedimenti d’attuazione, la soluzione di allacciamento di una nuova centrale di produzione alla rete è oggetto di valutazioni di carattere tecnico-economico da parte dei gestori di rete e viene scelta dal richiedente tra le soluzioni che gli vengono proposte dai gestori stessi. Quindi a quest’ultimi spetta prioritariamente la definizione del livello (o dei livelli, se egualmente proponibili) di tensione di allacciamento. La scelta del livello di tensione di allacciamento avviene principalmente sulla base: z della potenza di connessione richiesta; z della configurazione della rete nell’area; z della necessità di garantire la sicurezza del sistema e la continuità e qualità del servizio erogato alla clientela. La maggiore consistenza percentuale del numero di impianti GD allacciati in media tensione rispetto a quelli in alta tensione è dovuta principalmente ai seguenti fattori: zmaggiore valorizzazione dell’energia elettrica immessa in rete in conseguenza dell’entrata relativa alla componente CTR prevista dalla Delibera 228/01 dell’AEEG (si ricorda che è a carico dei distributori e tiene conto delle minori perdite di trasporto); zminore gravosità dei percorsi autorizzativi e dei tempi medi di realizzazione delle opere elettriche; zminori oneri di allacciamento; zminori oneri di manutenzione delle installazioni. Occorre tuttavia sottolineare che in alcuni casi la configurazione della rete (ad esempio allacciamenti in aree rurali o di montagna, tipici per i parchi eolici) impone la realizzazione di nuove cabine primarie AT/MT, con oneri di allacciamento conseguentemente ben più elevati rispetto alla media. La disciplina vigente per gli impianti in questione attribuisce alle Regioni le competenze in materia di autorizzazioni alla costruzione e all’esercizio delle centrali e degli elettrodotti, rendendo di fatto non agevole il percorso autorizzativo disciplinato dalle normative regionali, tra loro non sempre omogenee. A livello generale si può affermare che l’ottenimento delle autorizzazioni per gli impianti AT comporta tempi medi di almeno un anno, quando non subentrino problemi particolari, peraltro oggi sempre più frequenti, che possono portare ad ottenere le autorizzazioni per gli elettrodotti, e/o le concessioni per le cabine primarie, anche dopo alcuni anni. Nel caso degli impianti di media tensione, possono essere necessari circa 8-10 mesi. Tuttavia va segnalato il caso di alcune Regioni nelle quali i tempi sono invece del tutto analoghi essendo, tra l’altro, interessato lo stesso Ente sia per l’AT che per la MT. Ad esempio in Puglia l’Ente preposto è la Provincia per entrambe le tensioni, mentre in Basilicata è la Regione. In queste due Regioni i tempi medi oscillano tra i 12 e i 18 mesi. Inoltre esiste l’incognita dei comitati cittadini, che nascono “spontaneamente” a fronte di progetti di nuovi impianti, ostacolandone la costruzione anche dopo la loro autorizzazione da parte degli Enti preposti. Infine, l’entrata in vigore del nuovo Testo Unico sugli Espropri ha introdotto nuove difficoltà nel percorso autorizzativo. Infatti per poter procedere agli asservimenti coattivi che si rendessero necessari per la costruzione degli impianti è ora richiesta l’autorizzazione definitiva (non più soltanto la provvisoria), con inevitabile incremento dei tempi sia per l’AT che per la MT. Va considerato, a tale proposito, che la percentuale dei nuovi impianti per i quali si deve procedere ad asservimenti coattivi è, specie per l’AT, molto elevata. Ovviamente gli allacciamenti inducono alcuni oneri, a carico dei distributori, che devono trovare necessariamente riconoscimento nelle tariffe. In particolare sono notevolmente aumentati per i distributori gli oneri connessi all’elaborazione di preventivi a causa del proliferare di richieste di allacciamento a seguito della liberalizzazione del mercato elettrico. L’attuazione effettiva della delibera 50/02 dell’AEEG, che porrà a carico dei richiedenti l’allacciamento un contributo per le spese sostenute per lo studio di rete nonchè una fidejussione a garanzia dell’effettiva realizzazione delle opere richieste, supererà questo proplema. Le potenze nominali degli impianti allacciati in MT sono andate progressivamente crescendo in questi ultimi anni, anche per le difficoltà che gravano sull’ottenimento delle autorizzazioni degli allacciamenti in AT raggiungendo, in alcuni casi, potenze dell’ordine di 15 MW/20 MW. La possibilità di allacciare impianti con questi livelli di potenza sulle reti MT va ovviamente valutata caso per caso in funzione dei criteri sopra illustrati, con particolare riferimento alla configurazione della rete. Soluzioni d’allacciamento innovative Per ridurre i problemi autorizzativi Enel Distribuzione propone soluzioni tecnologiche d’allacciamento di limitato impatto ambientale. In particolare la cabina primaria semplificata riduce le difficoltà autorizzative, sia nel caso di allacciamenti in MT, quando occorre costruire da parte del Distributore una cabina di trasformazione , sia nel caso di allacciamenti in AT in cui questa particolare soluzione impiantistica viene offerta, come ulteriore servizio, da Enel Distribuzione. Queste soluzioni innovative, basate sulla modularità dei principali elementi d’impianto (quadro AT, trasformatore, quadro MT) che caratterizzano la Cabina Primaria Semplificata, consentono realizzazioni impiantistiche semplificate, che possono però evolvere nel tempo in funzione delle necessità. Questa soluzione offre i seguenti vantaggi: z Riduzione dei costi z Riduzione dell’impatto ambientale/ impegno delle aree disponibili z Tempi di messa in opera minori Fig.1 Fig. 2 La presenza di centrali di potenza considerevole ed in progressiva crescita sulle reti di distribuzione pone sia problemi di dispacciamento dell’energia, sia problemi di gestione delle partite commerciali. Si ricorda infatti che, in base alla disciplina vigente, gli impianti di potenza inferiore a 10 MVA non possono partecipare al sistema delle offerte. Nel disegno di legge prima richiamato di Riforma e riordino del settore energetico è previsto che il gestore della rete ritiri questa energia corrispondendo il prezzo di equilibrio che si determina sul sitema delle offerte. Per potenze orientativamente comprese tra 8 e 15 MW, la connessione alla rete può essere effettuata in AT o in MT sulla base dei criteri sinteticamente descritti in precedenza. In particolare, per le connessioni in MT, si considerano le seguenti due soluzioni circuitali: zconnessione diretta alle sbarre di Cabina Primaria (CP), soluzione preferibile nel caso in cui esistano Cabine a distanza tale da consentirlo (fig. A); zcollegamento ad una linea dorsale che transita nelle adiacenze dell’impianto di produzione (fig. B). La prima soluzione è praticamente obbligata quando la potenza è superiore a 3 MW (salvo casi specifici da valutare singolarmente in base all’assetto della rete e dei carichi) o quando la centrale è situata nelle vicinanze della CP. La seconda soluzione è solitamente più economica perché riduce i tratti di linea da realizzare. Tuttavia va valutata caso per caso, in particolare quando il profilo della tensione potrebbe essere alterato dalla presenza dei generatori che insistono sulla medesima dorsale. In generale tale soluzione può essere adottata per allacciamenti sopra 3 MW soltanto in casi particolari. Impatto sulla rete di distribuzione della GD La presenza della GD provoca , in alcuni casi, la necessità di adeguare il sistema protettivo della rete. L’installazione della GD, sulla rete MT, aumenta la potenza di corto circuito che comunque non deve superare il limite per cui la rete è dimensionata. Inoltre vi è la possibilità di interventi non selettivi della protezione dello stallo di partenza che potrebbe intervenire anche per i guasti che interessano altre linee. Per ovviare a questo inconveniente si dovrebbe prevedere l’adozione di protezioni direzionali di massima corrente che, discriminando il senso, impediscono gli interventi non selettivi. Inoltre devono essere rivisti i criteri stabiliti dalla norma CEI 11-20 per le protezioni di interfaccia che il produttore deve installare, sullo specifico dispositivo, per consentire l’uscita dal parallelo quando sulla rete si manifestano funzionamenti anomali ed, in particolare, quando l’interruttore di partenza di CP si è aperto per qualsiasi causa. Queste prescrizioni normative hanno lo scopo principale di garantire la sicurezza del personale e si riflettono sull’esercizio della centrale, provocando: la perdita di produzione per ogni interruzione di rete; la sconnessione di tutta la GD dal parallelo in caso di gravi disservizi provocati dall’arresto di grandi centrali o dalla perdita di importanti linee di interconnessione. In questo caso, infatti, lo scarto dinamico della frequenza che ne consegue è tale da determinare l’intervento della protezione di frequenza, interrompendo il parallelo. Gli effetti di queste due conseguenze possono diventare particolarmente gravosi nell’ipotesi, molto probabile, di una penetrazione della GD percentualmente significativa rispetto alla potenza rotante effettivamente in esercizio sulla rete nazionale. In particolare, se si assimila la GD ad un carico passivo, la perdita della GD durante il transitorio in frequenza agisce in controtendenza rispetto all’autoregolazione del carico che le Regole dell’UCPTE prevedono nella misura dell’1%, rendendo instabile il sistema elettrico nazionale (v. fig.3 e fig. 4). Fig. 3 Fig. 4 Ne consegue la necessità di individuare nuovi criteri protettivi e di esercizio per consentire alla GD di contribuire alla sicurezza del funzionamento della rete nazionale, laddove si riuscisse a sfruttarla come un supporto alla rete in caso di gravi disservizi del tipo sopra citato, anziché costituire un elemento di rischio aggiuntivo (quale è oggi per effetto delle protezioni attualmente esistenti). Il nuovo sistema di protezione potrebbe consistere nell’asservire il dispositivo di interfaccia all’interruttore di partenza di cabina primaria. Questo funzionamento può essere realizzato mediante un sistema di trasmissione dati istantaneo basato su vettori diversi quali ponti radio, fibre ottiche ed altri. La soluzione prospettata, sicuramente realizzabile in via di principio, deve, però, essere attentamente studiata sotto l’aspetto tecnologico soprattutto in considerazione dell’affidabilità che deve garantire. Regolazione della tensione L’attuale regolazione della tensione nelle reti MT/BT, sottesa ad un generico trasformatore AT/MT di cabina primaria, è stata concepita per reti radiali passive, con verso unidirezionale della potenza attiva fluente. Pertanto la presenza della GD sulla rete MT crea una perturbazione a questa regolazione, benché in linea di principio la GD possa anche contribuire a migliorare i profili di tensione nella rete. La Convenzione Tipo introdotta con Decreto del MICA del 25.9.92 prevede che il fattore di potenza medio mensile della potenza immessa in rete non debba essere superiore a 0,9 in ritardo (potenza reattiva generata, convenzione dei generatori) per le ore di carico elevato e 0,95 in anticipo (potenza reattiva assorbita) per le ore notturne di carico ridotto. Pertanto oggi la GD funziona a fattore di potenza medio mensile imposto, separatamente per le ore di massimo e di minimo carico. Dal punto di vista tecnico la GD potrebbe anche facilmente lavorare in regolazione di tensione nel nodo su cui è inserita (tensione imposta) o in “compound”, ovvero a tensione imposta con correzione in corrente. Tutte queste regolazioni sono comunque di carattere locale, ovvero si basano su segnali prelevati sul nodo di allacciamento. Per poter sfruttare appieno il supporto che la GD potrebbe dare alla regolazione della tensione in rete, però, occorrerebbe asservire i regolatori a segnali remoti con gli stessi criteri utilizzati per le grandi centrali allacciate alla rete di trasmissione (regolazione secondaria). Questa soluzione comporta il telepilotaggio dei regolatori con l’adozione di un sistema di trasmissione dati che potrebbe anche coincidere con quello ipotizzato per la protezione di interfaccia prima menzionata. Poiché un sistema evoluto di questo genere non è ancora implementato, una soluzione semplice potrebbe consistere nell’imporre che la GD sia per quanto possibile ininfluente sul profilo di tensione in rete, consentendo così l’utilizzo del sistema di regolazione attuale per reti passive. A tale scopo, studiando la ripartizione dei flussi di potenza in diverse condizioni di carico, è possibile individuare, per il singolo generatore allacciato, il valore del fattore di potenza con minor effetto perturbante sui profili di tensione, eventualmente individuando ancora due distinti valori per le ore di massimo e di minimo carico della specifica rete. Un affinamento di questa soluzione potrebbe consistere nel telecomandare il valore di fattore di potenza della GD da cabina primaria eventualmente utilizzando vettori semplici di trasmissione dati, anche se di prestazioni inferiori in termini di rapidità e di affidabilità, ad esempio utilizzando il GSM. D’altra parte non è necessario avere prestazioni elevate, in quanto non è in gioco la sicurezza della rete, ma il miglioramento del profilo di tensione. In sintesi le analisi condotte su modelli di rete hanno dimostrato che: un unico generatore allacciato a breve distanza dalla sbarra non altera il profilo di tensione sulla rete se ha fattore di potenza imposto prossimo all’unità; un unico generatore allacciato al termine della dorsale (dove è situato il congiuntore per la controalimentazione), in prossimità di un carico MT elevato (2 MVA), ha un impatto tale per cui non esiste un valore di fattore di potenza che, nel rispetto della “capability” del generatore, consenta di non alterare il profilo di tensione in modo apprezzabile; ciononostante i vincoli di tensione sono rispettati; un unico generatore allacciato al termine di una lunga derivazione ed in presenza di carichi modesti ha anch’esso un impatto tale per cui non esiste un valore di fattore di potenza che, nel rispetto della “capability” del generatore, consenta di non alterare il profilo di tensione in modo apprezzabile; in questo caso, per di più, un valore del fattore di potenza pari a 0.9 in ritardo (ovvero quello medio fissato oggi per ore di massimo carico) produce tensioni fuori limite. Si può pertanto concludere che, su una rete reale soggetta alla regolazione di tensione attraverso il variatore, l’introduzione anche di un solo generatore in posizione terminale di linea può non essere invariante sui profili di tensione e, in caso di diversi generatori allacciati (alta penetrazione di GD), una regolazione a fattore di potenza imposto provoca tensioni inaccettabili in alcuni nodi. Il dispacciamento della GD In base a stime di massima effettuate con il GRTN, il contributo alla punta della GD è del 50-60% del parco di generazione GD installato (5000 MW). Questa significativa percentuale è giustificata dall’elevato numero delle centrali(circa 2200), dalla diversità delle fonti e delle tecnologie impiegate a cui consegue quindi un maggiore livello di probabilità di presenza in servizio. Riferita alla massima potenza richiesta dalla rete nazionale (superiore a 50 GW), il concorso della GD è quindi dell’ordine del 5-6%. Considerando di mantenere gli stessi incrementi percentuali della produzione annua raggiunti nel biennio 2000-2001, pari circa 8% su base annua, la potenza installata di GD si attesterà, nel prossimo decennio, intorno ai 10000 MW; pertanto, il concorso della GD alla copertura del fabbisogno massimo mensile, stimato nel 2010 pari a 68 GW, sarà dell’ordine dell’8%. Si porrà quindi il problema di dispacciare questo tipo di generazione che sta assumendo una considerevole e crescente importanza per la copertura del fabbisogno nazionale. Dovranno pertanto essere individuati i criteri operativi di dispacciamento, tenendo conto che queste centrali sono prevalentemente allacciate alle reti di distribuzione di media tensione e della priorità di dispacciamento che la legge assegna alle fonti rinnovabili e alla cogenerazione, nel cui ambito ricade la quasi totalità della GD. Ne consegue che ai concessionari del servizio di distribuzione dovrà essere riconosciuto un ruolo di primo piano nella gestione tecnica del parco di GD sotteso alle reti presenti nel territorio in concessione. Particolari criteri dovranno inoltre essere individuati per gli impianti installati in nelle due isole maggiori, Sicilia e Sardegna, in conseguenza della limitata capacità- di trasporto delle linee di interconnessione esistenti. Torna al programma