Università degli Studi della Basilicata Documento di valutazione del

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Università degli Studi della Basilicata
Documento di valutazione del rischio D.Lgs.81/08
Scheda informativa GENERALE
04/ 03/ 2015
rev.2
I MPI ANTI ELETTRI CI
Scheda
Gen/ 4
I L RI SCHI O ELETTRI CO
Un impianto elettrico non eseguito a regola d'arte o non correttamente utilizzato possono essere la causa di gravi infortuni sia
in ambito domestico sia in ambito lavorativo. I rischi correlati all'uso degli impianti elettrici sono sostanzialmente:
•
•
•
•
•
Folgorazione (contatto diretto o contatto indiretto)
Incendio dovuto a cortocircuiti o sovracorrenti
Esplosione (dovuta al funzionamento degli impianti elettrici installati in ambienti particolari nei quali è possibile la
presenza di miscele esplosive)
Avviamenti intempestivi
Mancanza d’illuminazione in caso di emergenza
La Legge 1 marzo 1968, n. 186 (in Gazz. Uff., 23 marzo, n. 77) “ Disposizioni concernenti la produzione di materiali,
apparecchiature, macchinari, installazioni e impianti elettrici ed elettronici” recita testualmente:
Art. 1. Tutti i materiali, le apparecchiature, i macchinari, le installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici devono essere
realizzati e costruiti a regola d'arte.
Art. 2. I materiali, le apparecchiature, i macchinari, le installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici realizzati secondo le
norme del comitato elettrotecnico italiano si considerano costruiti a regola d'arte.
Pertanto, gli impianti esistenti sono a norma se costruiti secondo le norme CEI in vigore all’epoca. Quelli costruiti dopo
l’entrata in vigore della legge 46/ 90 devono essere muniti di dichiarazione di conformità.
Quest’ultima legge prevede specifica abilitazione per l'installazione, la trasformazione, l'ampliamento e la manutenzione degli
impianti elettrici (e degli altri di cui all'art. 1 della citata legge ) e l’obbligo del progetto a firma di un tecnico abilitato nei
seguenti casi:
•
•
•
•
per gli impianti elettrici di cui all'art. 1 comma 1,lettera a), della legge, per tutte le utenze condominiali di uso comune
aventi potenza impegnata superiore a 6 Kw e per utenze domestiche di singole unità abitative di superficie superiore a
400 mq; per gli impianti effettuati con lampade fluorescenti a catodo freddo, collegati ad impianti elettrici, per i quali è
obbligatorio il progetto e in ogni caso per impianti di potenza complessiva maggiore di 1200 VA rese dagli alimentatori;
per gli impianti di cui all'art. 1, comma 2, della legge relativi agli immobili adibiti ad attività produttive, al
commercio, al terziario e ad altri usi, quando le utenze sono alimentate a tensione superiore a 1000 V,
inclusa la parte in bassa tensione, o quando le utenze sono alimentate in bassa tensione qualora la
superficie superi i 200 mq;
il progetto è comunque obbligatorio per gli impianti elettrici con potenza impegnata superiore o uguale a
1,5 KW per tutta l'unità immobiliare provvista, anche solo parzialmente , di ambienti soggetti a normativa
specifica del Comitato elettrotecnico italiano ( CEI ) in caso di locali adibiti ad uso medico o per i quali
sussista pericolo di esplosione o maggior rischio di incendio.
per gli impianti di cui all'art. 1, comma 1, lettera b) della legge, per gli impianti elettronici in genere, quando coesistono
con impianti elettrici con obbligo di progettazione nonché per gli impianti di protezione da scariche atmosferiche in edifici
di volume superiore a 200 mc dotati di impianti elettrici soggetti a normativa specifica CEI o in edifici con volume
superiore a 200 mc e con un'altezza superiore a 5 metri;
Al termine dei lavori, in base a quanto previsto dall’art.6, l'impresa installatrice è tenuta a rilasciare al committente la
dichiarazione di conformità degli impianti realizzati nel rispetto delle norme, sottoscritta dal titolare dell'impresa installatrice e
recante i numeri di partita Iva e di iscrizione alla camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura. Faranno parte
integrante della dichiarazione la relazione contenente la tipologia dei materiali impiegati nonché, ove previsto, il progetto.
In caso di manutenzione ordinaria non è previsto il rilascio della dichiarazione di conformità.
Gli impianti elettrici
Gli impianti elettrici devono essere progettati tenendo conto degli ambienti in cui saranno installati.
Uffici
Se nell’edificio non vi si svolge attività didattica e non è richiesto il CPI , l’impianto elettrico non deve avere particolari requisiti,
è sufficiente che vengano rispettate le norme CEI di carattere generale. Per quanto riguarda gli aspetti connessi alla sicurezza
legati al rischio folgorazione le norme CEI (in particolare la 64-8) prevedono idonei accorgimenti sia per i contatti indiretti sia
per quelli diretti.
Per contatto indiretto si intende il contatto di persone con una massa che non è in tensione in condizioni ordinarie ma solo in
condizioni di guasto come per esempio avviene quando l'isolamento elettrico di un apparecchio cede o si deteriora in seguito
ad una rottura o ad un degrado spesso non visibile. L'involucro metallico dell'apparecchio elettrico si trova in questo caso
sotto tensione ed in caso di contatto la persona può essere investita dal passaggio della corrente elettrica verso terra.
Le misure dì protezione contro i contatti indiretti sono di due tipi:
1. protezione senza interruzione automatica dei circuito;
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Scheda Gen/ 4
2. protezione tramite interruzione automatica del circuito.
I l primo consiste essenzialmente in:
•
componenti con isolamento doppio o rinforzato (materiali in classe I I ),
•
quadri prefabbricati aventi un isolamento completo e cioè realizzato con apparecchi in classe I I , involucro in
materiale isolante, ecc. (Norma CEI EN 60439-l).
•
isolamento supplementare in aggiunta a quello principale;
•
separazione elettrica realizzata con un trasformatore di isolamento
•
locali in cui pavimenti e pareti sono in materiale isolante,
•
locali in cui le masse siano collegate tra loro da un conduttore equipotenziale e non siano connesse con la terra.
I l secondo è il metodo maggiormente usato per la maggior semplicità delle regole da osservare (rispetto a quelle previste dai
casi precedentemente elencati) e per la minore dipendenza dalla conservazione nel tempo delle misure adottate per ottenere
la protezione.
Perché si possa realizzare una protezione attiva contro i contatti indiretti è necessario che:
•
tutte le masse estranee e tutti gli elementi conduttori accessibili siano collegati all'impianto di terra tramite un
conduttore di protezione, due masse accessibili simultaneamente devono essere collegate al medesimo dispersore;
•
i tempi di intervento della protezione siano tali da garantire l'incolumità della persona che venga a contatto con una
massa accidentalmente sotto tensione.
I l massimo tempo di intervento delle protezioni dipende:
- dal sistema di neutro;
- dalla tensione nominale tra fase e terra;
- dalle caratteristiche dell'ambiente.
Dal collegamento a terra sono esonerati i prodotti provvisti del simbolo con il quale la ditta costruttrice garantisce l'isolamento
rinforzato o doppio; tale simbolo è costituito da due quadrati concentrici. Tutti gli altri apparecchi devono essere muniti di
prese a spina con polo o contatto per il collegamento elettrico a terra della massa metallica: le prese a spina di tipo piatto
utilizzano il polo centrale mentre quelle di tipo rotondo utilizzano una lamella laterale.
Oltre all'impianto di messa a terra per garantire la protezione dai contatti indiretta è necessario installare a monte degli
apparecchi utilizzatori un dispositivo in grado di rilevare la dispersione di corrente verso terra (interruttore differenziale o
magnetotermico) che interrompa il flusso di corrente elettrica prima che la stessa assuma valori pericolosi. Gli interruttori
magnetotermici, i fusibili e gli interruttori differenziali devono essere coordinati con l 'impianto di messa a terra in modo da
garantire il rispetto delle condizioni di sicurezza richieste dalla Norma CEI 64-8.
Anche l'impianto di messa a terra deve essere installato e verificato da personale qualificato, così come stabilito dalla Legge
46/ 90, tale impianto è soggetto a denuncia obbligatoria e verifica periodica da parte dell'autorità competente.
La prevenzione dai contatti indiretti si basa sui controlli periodici degli interruttori e dell'efficienza
dell'impianto di messa a terra.
Per contatto diretto si intende il contatto di persone con una massa che è in tensione in condizioni ordinarie, in questo caso,
qualunque sia il sistema di neutro, la corrente che ritorna alla fonte di energia è quella che attraversa il corpo umano.
I mezzi per proteggere le persone dai contatti diretti sono di diverso tipo:
- Protezione totale
•
isolamento delle parti attive (scatola isolante degli interruttori, isolamento del cavo, ecc);
•
impiego di involucri o barriere con un grado di protezione almeno I PXXB. In caso di superfici orizzontali di barriere o
involucri a portata di mano il grado di protezione non deve essere inferiore a I PXXD.
- Protezione parziale
Protezione mediante allontanamento delle parti attive o con un interposizione di un ostacolo, tra le parti in tensione e l'utente,
rimovibile senza attrezzi particolari.
Per altro, alcune installazioni possono presentare rischi particolari, malgrado l'attuazione delle disposizioni precedenti, come
l'isolamento che rischia di essere danneggiato, conduttori di protezione assenti o con rischi di rottura (cantiere, miniere, ecc.).
- Protezione addizionale
Dispositivi differenziali a corrente residua (DDR) ad alta sensibilità (IDn< 30 mA). Tali dispositivi sono riconosciuti come
protezione addizionale e quindi in aggiunta alle misure di protezione sopra indicate e non come unico mezzo di protezione
contro i contatti diretti.
- Circuiti a bassissima tensione
Tali circuiti permettono di realizzare una protezione combinata contro i contatti di e indiretti tramite l'alimentazione dei circuiti
a bassissima tensione, l'utilizzo di componenti speciali e particolari condizioni di installazione.
Per prevenire, invece, i rischi da incendio o esplosione gli impianti devono essere protetti contro:
•
il sovraccarico (ogni corrente che supera il valore nominale e che si verifica in un circuito elettricamente sano)
•
il corto circuito (ogni corrente che supera il valore nominale e che si verifica in seguito ad un guasto di impedenza
trascurabile fra due punti in tensione)
In entrambi i casi la protezione è realizzabile attraverso l'installazione di interruttori automatici o di fusibili.
La propagazione dell'incendio si realizza attraverso l'impiego di sbarramenti antifiamma, cavi e condutture ignifughe o
autoestinguenti.
Edifici nei quali si svolge attività didattica e attività di laboratorio
Si considerano a maggior rischio in caso di incendio quegli ambienti dove il rischio relativo all’incendio dipende dalla
probabilità che esso si verifichi e dal danno conseguente a persone, animali e cose.
L’individuazione degli ambienti a maggior rischio dipende da numerosi parametri e in relazione ad essi le norme CEI 64-8/ 7,
pur non indicandoli con precisione, li suddividono in tre gruppi:
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Scheda Gen/ 4
Luoghi di tipo A - Luoghi con elevata densità di affollamento o con elevato tempo di sfollamento in caso d’incendio o per
l’elevato danno ad animali e cose. La probabilità che si sviluppi un incendio è bassa ma elevato potrebbe essere l’entità del
danno. A titolo di esempio sono considerati tali :
•
locali di spettacolo e di intrattenimento con un affollamento ipotizzabile superiore a 100 persone per ogni
compartimento antincendio ;
•
alberghi, pensioni, motels, dormitori con un numero di posti letto superiore a 25 per ogni compartimento
antincendio;
•
•
scuole di ogni ordine, grado e tipo, accademie e simili;
ambienti adibiti ad esposizione e/ o vendita all’ingrosso o al dettaglio, con superficie lorda superiore a 400m2,
comprensiva dei servizi e dei depositi;
•
stazioni sotterranee di ferrovie, metropolitane e simili;
•
ambienti destinati ai degenti negli ospedali e negli ospizi, ai detenuti nelle carceri ed ai bambini negli asili ed ambienti
simili;
•
negli edifici destinati a civile abitazione con altezza in gronda superiore a 24 m, il sistema di vie d’uscita i vani ed i
condotti dei sistemi di ventilazione forzata;
•
edifici pregevoli per arte o storia oppure destinati a contenere biblioteche, archivi, musei, gallerie, collezioni e
comunque oggetti d’interesse culturale sottoposti alla vigilanza dello Stato.
Luoghi di tipo B - Ambienti con strutture combustibili, come ad esempio edifici con strutture portanti in legno dove la
probabilità che si sviluppi un incendio è alta.
Luoghi di tipo C - Luoghi con presenza di materiale infiammabile o combustibile in lavorazione, convogliamento,
manipolazione o deposito, qualora non compresi nei luoghi di tipo A (un luogo di tipo A non può essere classificato
contemporaneamente di tipo C anche se vi è presenza di materiali infiammabili o combustibili), quando la classe del
compartimento antincendio è uguale o superiore a 30. I l numero indicativo della classe, secondo l'art. 3 della circolare n. 91
del 14/ 09/ 61 del Mistero degli Interni, esprime sia il carico d'incendio virtuale in kg/ m2 di legna standard sia, in minuti primi,
la durata minima di resistenza al fuoco da richiedere alla struttura o all'elemento costruttivo in esame. Per semplicità, a favore
della sicurezza, si può considerare di classe 30 un comparto che contiene più di 15 kg/ m2 di materiale combustibile standard.
I materiali considerati sono i seguenti :
•
materiali combustibili allo stato solido compatto o di aggregati o di fibre o di trucioli o granulari per i quali in pratica
non si considera una temperatura d’infiammabilità. Sono tali ad esempio: legno, carta, manufatti facilmente
combustibili, lana paglia, grassi, lubrificanti;
•
sostanze allo stato liquido aventi temperatura d’infiammabilità (minima temperatura alla quale una sostanza emette,
sopra la superficie libera, gas o vapore in quantità sufficiente a formare con l’aria una miscela avente concentrazione
compresa entro i limiti di infiammabilità) superiore a 40° C o alla massima temperatura ambiente e non soggetti a
lavorazione, convogliamento, manipolazione, o deposito con modalità da consentire loro il contatto con l’aria
ambiente a temperature uguali o superiori a quelle d’infiammabilità.
Se nel luogo è presente materiale infiammabile con temperatura d’infiammabilità inferiore a 40° C o alla massima temperatura
ambiente, oppure tale materiale può entrare in contatto con l’aria dell’ambiente a temperatura uguale o superiore a quella
d’infiammabilità, perché ad esempio durante la lavorazione è stato riscaldato, nell’ambiente potrebbe formarsi un’atmosfera
esplosiva è necessario osservare le norme CEI 64-2. Pertanto se la quantità di materiale infiammabile supera i limiti indicati
nella suddetta norma, il luogo deve essere considerato di classe1 (C1). Se la quantità di materiale infiammabile invece è
inferiore a tale limite, è necessario stabilire se tale quantità è significativa ai fini della formazione di una miscela esplosiva,
tenuto conto della temperatura d’infiammabilità del materiale, del sistema di contenimento, lavorazione e deposito, delle
condizioni di ventilazione e delle dimensioni del locale: in caso affermativo il luogo diventa C3, in caso negativo si deve
determinare la classe del compartimento antincendio (Circolare n° 91-1961 del Ministero degli Interni Direzione Generale dei
Servizi Antincendio) per verificare se l’ambiente rientra nei luoghi MARCI di tipo C. I l carico d’incendio va calcolato
considerando i massimi quantitativi di materiali infiammabili o combustibili contemporaneamente presenti durante il normale
svolgimento dell’attività e gli ulteriori quantitativi di materiali immessi da eventuali organi di convogliamento durante il
periodo intercorrente tra l’inizio di un eventuale incendio e la sua intercettazione. Tale periodo qualora non diversamente
determinabile, va assunto in:
- 10s nel caso di organi d’intercettazione comandati automaticamente da dispositivi rivelatori;
- 15min. nel caso di organi d’intercettazione comandati a mano da un posto costantemente presidiato;
- 90min. nel caso di attività solamente sottoposte a una generica sorveglianza;
- 8 ore nel caso di attività non presidiate.
Un ulteriore mezzo per la definizione dei luoghi a maggior rischio d’incendio è il D.M. del 16/ 02/ 1982 in quanto elenca le
attività soggette al controllo dei Vigili del Fuoco. Occorre però fare alcune precisazioni: non tutti i luoghi MARCI sono compresi
in questo elenco, alcuni di questi presentano rischio di esplosione (Norma CEI 64-2), solo una piccola parte dei luoghi
soggetta a controllo dei Vigili del Fuoco potrebbe necessitare dell’adozione di misure contro l’innesco e la propagazione
dell’incendio.
E’ evidente, quindi, che gli edifici nei quali si svolge attività didattica sono da considerarsi luoghi MARCI (a maggior rischio in
caso di incendio) perché rientrano nel tipo A.
Per quanto concerne i laboratori, didattici o di ricerca, poiché solitamente sono ubicati in edifici nei quali si svolge attività
didattica rientrano sicuramente tra i luoghi MARCI di tipo A ma, in funzione delle sostanze utilizzate, potrebbero essere di tipo
C. Sovente l’utilizzo di sostanze che potrebbero dare origine a miscele esplosive comporta la realizzazione nei laboratori di
impianti elettrici conformi alle norme CEI 64-2 “ Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione”.
Indipendentemente dalla classe di appartenenza (A, B o C) la norma CEI 64-8/ 7 indica una serie di prescrizioni da osservare
per i luoghi MARCI :
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Scheda Gen/ 4
•
si possono installare solo i componenti elettrici strettamente necessari, ad eccezione delle condutture che possono
anche transitare nell’ambiente;
•
nelle vie d’uscita non si devono installare apparecchi elettrici contenenti liquidi infiammabili (il divieto non riguarda i
condensatori ausiliari incorporati negli apparecchi);
•
devono essere ridotte al minimo le superfici riscaldanti oppure devono essere tenute a debita distanza dagli oggetti
illuminati se sono costruiti con materiale combustibile. In particolare le lampade ad alogeni o simili (ad esclusione di
quelle alimentate da circuito SELV) devono essere dotate di proprio dispositivo di protezione contro le sovracorrenti,
di schermo di sicurezza onde evitare, in caso di rottura delle lampade, la proiezione di materiale incandescente che
potrebbe innescare l’incendio, e devono essere installate ad una distanza dai materiali combustibili non inferiore a 0.5
metri per potenze fino a 100 W, 0.8 metri per potenze fino a 300 W e 1 metro per potenze fino a 500W;
•
i circuiti in corrente alternata installati entro involucri di materiale ferromagnetico (ad esempio tubi di ferro) devono
essere disposti in modo che i conduttori di fase e l’eventuale neutro siano tutti contenuti all’interno dello stesso
involucro onde evitare pericolosi riscaldamenti dovuti ad effetti induttivi.
•
i dispositivi di manovra controllo e protezione devono essere installati in luoghi inaccessibili al pubblico oppure essere
posti entro involucri apribili con chiave o attrezzo (ad esclusione dei dispositivi destinati a facilitare l’evacuazione del
pubblico)
•
è vietato l’uso dei conduttori PEN (sistema TN-C con unico conduttore con funzioni sia di protezione PE che di neutro
N - tale prescrizione non riguarda le condutture che transitano nel luogo) ad evitare che la corrente dovuta ai
normali squilibri dei carichi vada ad interessare le masse e le masse estranee collegate al PEN creando in parallelo a
tale conduttore dei circuiti di ritorno, col pericolo che tale corrente possa dar luogo a pericolosi riscaldamenti nei
punti di maggior resistenza o addirittura scintillii nei punti che presentano discontinuità
•
le condutture elettriche che attraversano le vie d’uscita di sicurezza non devono costituire ostacolo al deflusso delle
persone e preferibilmente non a portata di mano, se ciò non è possibile devono essere poste entro involucri o dietro
barriere
•
devono essere previste barriere tagliafiamma in tutti gli attraversamenti di solai o pareti che delimitano il
compartimento antincendio con caratteristiche di resistenza almeno pari a quelle delle strutture interessate.
Inoltre, per evitare la propagazione dell’incendio devono essere utilizzate particolari condizioni di installazione delle condutture
(insieme di conduttori elettrici più sistema di fissaggio, isolamento e protezione meccanica).
I cavi privi di requisiti di resistenza al fuoco sono praticamente scomparsi dal mercato, gli altri vengono così classificati:
Cavi non propaganti la fiamma - (CEI 20-35) Sono cavi per i quali è stata eseguita una prova di accettabilità su un singolo
cavo verticale e quindi non offrono alcuna garanzia contro la propagazione dell’incendio se sono installati in fasci o vicini
meno di 250 mm poiché lo scambio di calore con l’ambiente esterno avviene in condizioni più difficili di quelle di prova;
Cavi non propaganti l’incendio - Hanno superato prove più restrittive in fasci verticali in cunicoli a tiraggio naturale e in
quantitativi ben definiti (il fascio non deve essere superiore a quello di prova altrimenti la non propagazione dell’incendio non
è più assicurata - CEI 22-20). I cavi che portano il contrassegno CEI 20-22 I I hanno superato una prova a maggior severità
che simula un incendio allo stadio generalizzato mentre i cavi che riportano la sigla CEI 22-20 I I I hanno superato una prova
che simula un incendio alle fasi iniziali. Un impianto che impiega questo tipo di cavi assicura la non propagazione dell’incendio
ma non è affidabile in condizioni d’emergenza;
Cavi resistenti all’incendio ( al fuoco) - Sono conformi alle Norme CEI 20-36 e sono stati provati per assicurare il
funzionamento per un certo tempo durante e dopo l’incendio. Questi cavi sono adatti per i circuiti d’emergenza, di segnale,
comando e di informazioni ( impianto antincendio, luci di sicurezza, ventilazione artificiale, controllo esplosività ecc..) sono ad
esempio indispensabili per consentire al pubblico di evacuare con sicurezza da un edificio interessato da un incendio;
Cavi a bassa emissione di fumo e di gas - Rispondono alle Norme CEI 20-38 non propagano l’incendio e sono a limitato
sviluppo di fumi opachi, di gas tossici e gas corrosivi (sono esplicitamente richiesti negli ambienti tipo A per condutture del
secondo e terzo gruppo quando i cavi sono in quantità notevoli rispetto alle altre sostanze combustibili presenti. Sono richiesti
anche per le metropolitane - DM 11/ 01/ 88). Negli ambienti MARCI , infatti, la principale causa di decessi è proprio la presenza
di fumi o gas. In considerazione dei dati piuttosto contrastanti sui materiali che producono gas tossici la norma consiglia
generalmente di impiegare cavi conformi alle norme 20-38.
Principali tipi di cavi adatti per luoghi a maggior rischio d’incendio
Tipo di cavo
Materiale
isolamento guaina
Sigla cavo
Norma di
riferimento
CEI 20-35
Non propagante
PVC
---------
H07V-K( 1)
la fiamma
Gomma
PVC (antiabrasiva)
HO7 RN-F(1)
Non propaganti l’incendio
PVC
---------
N07V-K(1)
PVC
PVC
N1VV-K (2)
EPR
PVC (speciale)
FG5/ RG5/ UG5(2)
Gomma reticolata
speciale
Gomma reticolata speciale
( 2) ( 3)
CEI 20-36
Rame
Isolante minerale
CEI 20-39
Resistente al fuoco
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CEI 20-22
Scheda Gen/ 4
Ossido di magnesio
A bassa emissione di
fumi
Gomma G10 reticolata
PVC speciale M1 EPR speciale
M2
Ossido di magnesio
Rame
(1)
Cavo per energia (2)
Cavo per energia o per segnalazione o comando (3)
FG100M1/ M2(2)
CEI 20-38
I solamento
minerale
CEI 20-39
Non esistono cavi con sigle armonizzate
Per quanto riguarda le condutture le norme prevedono la seguente classificazione in funzione a seconda della loro pericolosità
all’innesco e alla propagazione dell’incendio:
1° gruppo - condutture incassate o interrate; per costruzione non possono innescare ne propagare l’incendio. Essendo
isolate dall’ambiente esterno non può esserci l’apporto di ossigeno necessario alla propagazione della fiamma. Sono
considerate tali ad esempio condutture incassate in strutture non combustibili, cavi ad isolamento minerale con guaina esterna
metallica continua, condutture in tubi con grado di protezione almeno IP4X ecc.. Per questo tipo di condutture non sono
richiesti particolari requisiti di protezione.
2° gruppo - (poco diffuso) condutture che possono essere causa di propagazione ma non d’innesco d’incendio. Sono
costituite da cavi multipolari muniti di conduttore di protezione concentrico, oppure da cavi ad isolamento minerale dotati di
schermo metallico con funzione di conduttore di protezione metallico connesso a terra tramite il conduttore PE in modo da
separare i conduttori attivi dall’ambiente esterno. A questo tipo di cavi, avendo uno schermo metallico tra i conduttori attivi e
l’ambiente esterno, è riconosciuta una bassa attitudine ad innescare l’incendio ma, essendo protetti esternamente da una
guaina antiabrasioni in materiale combustibile che potrebbe propagare l’incendio sviluppatosi per altre cause, dovranno
essere adottate particolari precauzioni.
3° gruppo - condutture che presentano predisposizione all’innesco e alla propagazione dell’incendio. Possono
essere realizzate, oltre che con binari elettrificati e condotti sbarre, con cavi multipolari provvisti di conduttore di protezione,
installati in vista oppure con cavi sprovvisti di conduttore di protezione, contenuti in canalette di metallo aperte o in tubi e
canali non di metallo con grado di protezione almeno IP 4X e che offrano specifiche garanzie di comportamento all’incendio
(resistenti alla prova del filo incandescente a 850° C). La funzione di conduttore di protezione può essere svolta dal canale
stesso (o tubo) se metallico e dichiarato idoneo dal costruttore mentre nei canali o tubi costruiti con materiale isolante come
cautela aggiuntiva può essere impiegato un conduttore di protezione nudo. In tal modo lungo tutto il circuito, affiancato ai
conduttori di fase, corre il conduttore di protezione che, nel punto in cui avviene il guasto all’isolante del conduttore di fase,
raccoglie e convoglia a terra la corrente di guasto. Si può così rilevare sia un guasto fase-terra che un guasto fase-fase che,
con la presenza del conduttore di protezione nudo, è tramutato in un guasto fase-terra offrendo la possibilità di eliminare il
guasto al suo insorgere. Anche per questo gruppo dovranno essere adottate particolari precauzioni.
Per le condutture mobili installate nei luoghi MARCI che potrebbero essere danneggiate durante l’uso a causa di sollecitazioni
meccaniche devono essere impiegati cavi idonei (ad esempio quelli di tipo H07RN-F).
Se il cavo deve garantire anche in caso d’incendio la sua funzione di conduttore d’energia, di segnale, di comando ecc..
(impianti antincendio, luci di sicurezza ecc..) e garantire l’ordinata evacuazione del pubblico, occorre utilizzare cavi resistenti al
fuoco (CEI 20-36).
Misure di protezione da adottare in relazione al tipo di conduttura nei luoghi a maggior rischio in caso di incendio
Gruppo di appartenenza della conduttura
Devono essere adottate misure di protezione
Contro l’innesco dell’incendio
(circuiti terminali protetti con
Contro
la
propagazione un dispositivo differenziale (I dn
dell’incendio
(vedi
punto < = 0,5A anche ritardato) o con
un dispositivo che rilevi con
seguente)
continuità
le
correnti
di
dispersione
NO
NO
SI
NO
1
2
condutture del 3° gruppo diverse da quelle sotto
SI
NO
indicate
3
circuiti terminali, non di sicurezza, racchiusi in
SI
SI (* )
involucri con grado di protezione inferiore a IP 4X
(* ) Se il grado di protezione è inferiore a IP4X soltanto nel tratto finale della conduttura (dove il cavo esce dall’involucro per il
collegamento all’apparecchio utilizzatore) non è necessaria la protezione differenziale.
Provvedimenti contro la propagazione dell’incendio
•
Utilizzare cavi non propaganti la fiamma in conformità con la CEI 20-35 quando sono installati singolarmente o distanziati
non meno di 25 cm nei tratti in cui seguono lo stesso percorso oppure quando i cavi sono installati in canalette o tubi
almeno I P4X.
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•
•
Utilizzare cavi non propaganti l’incendio purché installati in quantità tale da non superare il valore unitario di materiale
non metallico stabilito dalla Norma CEI 20-22. Altrimenti è necessario adottare uno dei provvedimenti indicati al punto
successivo.
Adottare sbarramenti, barriere e/ o altri provvedimenti indicati nella norma CEI 11-17, art.3.7.03.
Prescrizioni aggiuntive per gli impianti elettrici in funzione del tipo
Se le condutture del gruppo 2 o 3 sono installate in luoghi di tipo A e risultano raggruppati in quantità significativa in
rapporto alle altre sostanze combustibili presenti, è opportuno che siano a bassa emissione di fumi o gas tossici (Norma CEI
20-38).
I componenti dell’impianto installati in luoghi di tipo B che nel funzionamento possono provocare archi o scintille devono
essere racchiusi in custodie almeno I P4X.
Infine nei luoghi di tipo C il grado di protezione deve essere almeno IP4X per gli involucri dei componenti dell’impianto (ad
esclusione delle condutture), per gli apparecchi d’illuminazione (ad esclusione delle lampade) e per i motori (il grado di
protezione IP4X nei motori si riferisce agli involucri delle morsettiere e dei collettori mentre per le altre parti attive il grado di
protezione deve essere almeno IP2X). Ovviamente i vari componenti dell’impianto devono essere installati tenendo conto
delle condizioni ambientali e in conformità alle prescrizioni di sicurezza e alle rispettive Norme. In particolare devono essere
ubicati in modo da non essere soggetti allo stillicidio di combustibili liquidi. Queste prescrizioni si devono ritenere estese a
tutto l’ambiente a meno che il volume del combustibile non sia ben definito, prevedibile e controllabile. In questi casi le
prescrizioni aggiuntive possono essere applicate solo all’impianto installato nella zona circostante il volume del materiale
combustibile dove le temperature, gli archi e le scintille prodottesi nel funzionamento ordinario o in situazioni di guasto
possono innescare l’accensione del materiale combustibile stesso. In mancanza di adeguati elementi di valutazione delle
caratteristiche del materiale combustibile si dovranno assumere le distanze non inferiori a (CEI 64/ 8-7 Art. 751.04.4): 1,5
metri in orizzontale, in tutte le direzioni e comunque non oltre le pareti che delimitano il locale e relative aperture provviste di
serramenti, 1,5 metri in verticale, verso il basso e comunque non al di sotto del pavimento, 3 metri in verticale, verso l’alto e
comunque non al di sopra del soffitto.
Se esiste il rischio che del combustibile liquido per rovesciamento, attraversamento, spruzzo, ecc. penetri negli involucri,
potrebbe rendersi necessario adottare un grado di protezione adeguato contro i liquidi. Se si prevede che la polvere
accumulata sugli involucri possa comportare rischio d’incendio devono essere presi adeguati provvedimenti atti ad evitare
temperature eccessive. I motori comandati a distanza che non sono sotto stretta sorveglianza devono essere protetti contro il
sovraccarico mediante dispositivi a ripristino manuale ; i motori con avviamento stella/ triangolo di tipo manuale devono avere
un dispositivo di protezione contro le temperature eccessive anche sulla connessione a stella. Si vuole evitare di riavviare il
motore ancora caldo, fenomeno che potrebbe ripetersi diverse volte con un riscaldamento non tollerabile del motore e con il
pericolo di innescare le sostanze combustibili presenti in questo tipo di luoghi. Se si temono rischi d’incendio dovuti a polvere
o a fibre gli apparecchi illuminanti devono essere tali che la temperatura superficiale, anche in caso di guasto, sia
particolarmente limitata e che non si possano verificare accumuli di polvere o fibre combustibili. I nuclei riscaldanti di
apparecchi termici non devono provocare l’accensione di polveri o fibre combustibili presenti nel luogo.
Grado di protezione I P dei componenti elettrici
La norma CEI EN 60529 permette di indicare attraverso il codice IP gradi di protezione previsti per le apparecchiature
elettriche contro l'accesso alle parti in tensione e contro la penetrazione dell'acqua e dei corpi solidi estranei.
Questa norma non considera la protezione contro i rischi d'esplosione o contro situazioni ambientali come l'umidità, i vapori
corrosivi, le muffe o gli insetti.
I l codice IP (Increased Protection= Protezione aumentata) è composto da 2 cifre caratteristiche e può essere esteso con una
lettera addizionale nel caso in cui la protezione delle persone contro l'accesso alle parti in tensione risulti essere superiore a
quella indicata dalla prima cifra.
Altre lettere supplementari consentono di fornire indicazioni supplementari per la protezione delle persone o del materiale.
Protezione contro l'ingresso di corpi estranei e contro l'accesso a parti pericolose
Descrizione
1 a cifra
0
Nessuna protezione
1
Non devono poter penetrare parti del corpo umano , per
Protetto contro i corpi solidi di dimensioni superiori a 5
esempio una mano , o corpi solidi di dimensioni superiori a
mm
50 mm di diametro.
2
Protetto contro i corpi solidi di dimensioni superiori a
12 mm
Non devono poter penetrare le dita od oggetti analoghi di
lunghezza non eccedente gli 80 mm o corpi solidi di diametro
superiore a 12 mm.
3
Protetto contro i corpi solidi di dimensioni superiori a
2,5 mm
Non devono poter penetrare fili di diametro o spessore
superiore a 2,5 mm o corpi solidi di diametro superiore a 2,5
mm
4
Protetto contro i corpi solidi di dimensioni superiori a
1,0 mm
Non devono poter penetrare fili o piattine di diametro o
spessore superiore a 1mm o corpi solidi di diametro superiore
a 1mm
USB – Servizio Prevenzione e Protezione
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Scheda Gen/ 4
5
Protetto contro la polvere
La penetrazione di polvere non è totalmente esclusa ma il
quantitativo penetrato non è tale da nuocere al buon
funzionamento del materiale.
6
Totalmente protetto contro la povere
Non è ammessa alcuna penetrazione di polvere.
Protezione contro l'ingresso di liquidi
2 a cifra
Descrizione
0
Nessuna protezione
1
Protetto contro la caduta verticale di gocce d'acqua
Le gocce d'acqua che cadono verticalmente non devono
causare effetti dannosi,
2
Protetto contro la caduta d'acqua con inclinazione
massima di 15°
Le gocce d'acqua che cadono verticalmente non devono
causare effetti dannosi quando l'involucro è inclinato di
qualsiasi angolo sino a 15° rispetto alla sua posizione
originaria.
3
Protetto contro la pioggia
L'acqua che cade a pioggia con una direzione facente con la
verticale un angolo fino a 60° non deve provocare effetti
dannosi.
4
Protetto contro gli spruzzi d'acqua
L'acqua proiettata con un ugello sull'involucro da tutte le
direzioni non deve provocare effetti dannosi.
5
Protetto contro i getti d'acqua
L'acqua proiettata con un ugello sull'involucro da tutte le
direzioni non deve provocare effetti dannosi.
6
Protetto contro i getti d'acqua potenti
Nel caso di ondate o di getti potenti l'acqua non deve
penetrare negli involucri in quantità dannosa.
7
Protetto contro gli effetti dell'immersione temporanea
Non deve essere possibile la penetrazione di acqua in
quantità dannosa all'interno dell'involucro immerso in
condizioni determinate di pressione e durata.
8
Protetto contro gli effetti dell'immersione continua.
I l materiale è idoneo essere sommerso in acqua nelle
condizioni specificate dal costruttore.
I l grado di protezione IP deve sempre essere letto cifra per cifra e non globalmente. Per esempio un involucro con grado di
protezione IP31 è adatto in un ambiente che esige un grado di protezione minimo IP21. In questo caso non può essere
utilizzato un apparecchio con involucro con grado di protezione IP30.
In generale, i gradi di protezione indicati dai costruttori sono validi alle condizioni previste dai cataloghi. Tuttavia, soltanto il
montaggio, l'installazione e la manutenzione effettuati secondo le regole dell'arte garantiscono il mantenimento del grado di
protezione originale.
Misure protettive collettive ed individuali, proposte di protocolli operativi
GENERALI

Al fine di evitare rischi connessi con l’uso di apparecchiature rotte o deteriorate occorre controllare periodicamente lo
stato di conservazione delle attrezzature utilizzate provvedendo tempestivamente alla loro sostituzione o riparazione non
appena ciò si rende necessario. L’uso di componenti elettrici deteriorati (cavi spellati, custodie rotte, connessioni elettriche
approssimate, prese a spina spaccate ecc.) fa aumentare considerevolmente il rischio di contatti elettrici.

Per quanto riguarda le macchine o i componenti elettrici non è ammesso l’uso di apparecchiature «anonime» per le quali
non sia possibile risalire al costruttore. In particolare ogni componente elettrico deve essere fornito degli elementi che lo
identificano compiutamente (targa del costruttore, contrassegni, marcature o marchi, libretti di manutenzione e uso ecc.).

Non congiungere i fili elettrici con il classico giro di nastro isolante. Questo tipo di isolamento risulta estremamente
precario. Le parti terminali dei conduttori o gli elementi "nudi" devono essere racchiusi in apposite cassette o in scatole di
materiale isolante.

Negli ambienti in cui vi è presenza di acqua o di umidità in grande percentuale l’impianto e gli apparecchi devono avere
un grado di protezione adeguato (almeno IP44).
USB – Servizio Prevenzione e Protezione
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Scheda Gen/ 4

Gli spinotti devono essere protetti contro i contatti diretti anche durante l'inserzione e la disinserzione della spina,
pertanto utilizzare solo apparecchi muniti di spina con spinotti ricoperti alla base di materiale isolante.

I l cavo di spine e prese mobili deve essere a loro fissato, tramite una fascetta, per impedire che i conduttori,
distaccandosi dai morsetti, vadano in contatto tra loro, con grave pericolo per l'utente.

Le spine di tipo tedesco (Shuko) hanno i contatti per la messa a terra sui lati del corpo isolante. L'inserimento di queste
spine in prese di tipo italiano senza un idoneo adattatore non consente il collegamento a terra dell'apparecchio.

L'uso di prese multiple mobili, di adattatori di portata, di prolunghe etc. è sconsigliabile in tutti gli ambienti di lavoro ed è
vietato nei luoghi con pericolo di incendio e/ o esplosione e nei locali classificati "speciali" dalle Norme CEI : ambienti
umidi, bagnati, freddi, caldi, polverosi, con emanazioni corrosive, con pericolo di incendio, con pericolo di esplosione. Le
prolunghe sono consentite dalle norme anche se debbono essere realizzate e gestite in modo corretto (ad es. devono
avere sez. minima di 1,5 mm2 per corrente di 10 A o di 2,5 mm2 per corrente di 16 A).

L'alimentazione contemporanea di più apparecchi da una sola presa, oppure il collegamento di un apparecchio ad una
presa non adatta, può provocare il riscaldamento dei conduttori e della presa stessa con pericolo di incendi o per lo meno
di deterioramento dell'impianto. Deve quindi essere verificato che le utenze collegate a detti dispositivi non superino
complessivamente il valore della corrente nominale della presa fissa (10 A o 16 A a seconda che abbiano i fori stretti e
vicini o larghi e distanti).

Non è permessa la presenza di più di due prese sul corpo isolante e non è consentito, inoltre, inserire una spina da 16 A
in una presa da 10 A.

Le utenze con assorbimento superiore ai 1000W necessitano di un interruttore a monte della presa o del collegamento
fisso alla rete.

I cavi e le prese mobili non devono essere appoggiati a terra e soggetti a schiacciamenti e compromissioni dovute alla
presenza di liquidi (utilizzati per la pulizia del pavimento).

In ambienti particolari, dove è presente il rischio di incendio, la presa a spina mobile deve essere fornita di un dispositivo
di ritenuta che ne impedisca il distacco involontario dalla spina dell'utilizzatore.

Evitare che cavi e prolunghe siano di intralcio ai movimenti fissandoli con fascette o altri sistemi idonei.

I l datore di lavoro, i dirigenti i devono provvedere affinché nel corso della gestione non vengano alterate le condizioni di
sicurezza. Essi possono avvalersi per tale compito di uno o più preposti.
UFFI CI O TECNI CO (R.I .S.T.)

A cura del titolare dell'attività (all’atto pratico tale incombenza spetta all’ufficio tecnico - R.I.S.T.) dovrà essere
predisposto un registro dei controlli periodici ove sono annotati tutti gli interventi ed i controlli relativi all'efficienza degli
impianti elettrici e dell'illuminazione di sicurezza oltre che dei presidi antincendio, dei dispositivi di sicurezza e di controllo,
delle aree a rischio specifico e dell'osservanza della limitazione dei carichi d'incendio nei vari ambienti dell'attività.

Gli impianti realizzati dopo l’entrata in vigore della legge 46/ 90 devono essere forniti di dichiarazione di conformità
rilasciata dall’installatore completa di tutti gli allegati obbligatori. Ogni modifica degli stessi richiede il progetto a firma di
un tecnico abilitato e una nuova dichiarazione di conformità.

Gli impianti non a norma devono essere adeguati.

Periodicamente devono essere eseguiti controlli atti a verificare l’efficienza dei dispositivi di protezione contro i contatti.

Effettuare le regolari manutenzioni all’impianto nonché far sottoporre lo stesso a verifica periodica ogni due anni (poiché
impianti a maggior rischio in caso di incendio altrimenti ogni cinque anni). Per l’effettuazione della verifica occorre
rivolgersi all’ASL o all’ARPAB o ad eventuali organismi individuati dal Ministero delle attività produttive. I l verbale delle
verifiche, la cui spesa è a carico del datore di lavoro, deve essere conservato ed esibito in caso di controllo degli organi di
vigilanza. (* )
(* ) I l DPR 22 ottobre 2001, n. 462 ha modificato il procedimento per la denuncia di installazioni e dispositivi di protezione
contro le scariche atmosferiche, di dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi.
Sostanzialmente, a partire dal 23.01.2002 vengono a cessare le competenze omologative dell’I SPESL al quale viene assegnato
il compito di effettuare verifiche a campione sulla base delle comunicazioni di messa in servizio come previsto dal DPR 462,
come pure sugli impianti denunciati antecedentemente il 23.01.2002 sulla base dei modelli A e B presentati. A partire dal
23.01.2002 la comunicazione di messa in servizio degli impianti di messa a terra e dei dispositivi di protezione contro le
scariche atmosferiche deve essere effettuata entro 30 giorni dalla messa in servizio dell’impianto e trasmessa all’I SPESL e
all’ASL o all’ARPA di competenza inviando:
- Modello di trasmissione dichiarazione di conformità come da circolare I SPESL 17/ 2002 completo delle informazioni necessarie
alla campionatura e sottofirmata dal datore di lavoro.
- Dichiarazione di conformità secondo la legge 46/ 90 in originale o copia conforme completa di timbro e firma del titolare della
ditta installatrice. A partire dal 23.01.2001 vengono quindi abrogati i modelli A, B e C previsti dal DM 12/ 9/ 59 e non verranno
accettate comunicazioni incomplete o compilate secondo la vecchia normativa.
Di seguito i principali obblighi e adempimenti in materia di denuncia degli impianti elettrici nei luoghi di lavoro ai
sensi del D.P.R. 462/ 2001 entrato in vigore il 23/ 01/ 2002.
USB – Servizio Prevenzione e Protezione
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Scheda Gen/ 4
I MPI ANTI DI MESSA A TERRA E DI PROTEZI ONE CONTRO LE SCARI CHE ATMOSFERI CHE
Messa in esercizio
dell'impianto
La messa in esercizio dovrà avvenire dopo la verifica/ collaudo dell'impianto stesso
effettuata dall'installatore ai sensi della L. 46/ 90. Lo stesso installatore rilascerà la
dichiarazione di conformità.
Denuncia
Entro trenta giorni dalla messa in esercizio, il datore di lavoro invia la dichiarazione
di conformità all'I SPESL ed alla ASL o all'ARPA territorialmente competenti, o allo
sportello unico per le attività produttive, dove attivo.
Omologazione
Coincide con il rilascio della dichiarazione di conformità.
Verifica iniziale
L'I SPESL effettua verifiche a campione valutando la conformità degli impianti alla
normativa vigente.
Verifiche periodiche
A cura e spese del datore di lavoro ad intervalli non superiori a cinque anni. La
periodicità resta biennale per gli impianti elettrici nei cantieri, nei locali adibiti ad
uso medico e negli ambienti a maggior rischio in caso di incendio. Le verifiche
vanno richieste all'ASL o ARPA o ad organismi abilitati. I l soggetto che esegue la
verifica periodica rilascia il relativo verbale al datore di lavoro che deve conservarlo
ed esibirlo a richiesta degli organi di vigilanza.
I MPI ANTI ELETTRI CI I NSTALLATI NEI LUOGHI CON PERI COLO DI ESPLOSI ONE
Messa in esercizio
dell'impianto
La messa in esercizio dovrà avvenire dopo la verifica/ collaudo dell'impianto stesso
effettuata dall'installatore ai sensi della L. 46/ 90. Lo stesso installatore rilascerà la
dichiarazione di conformità.
Denuncia
Entro trenta giorni dalla messa in esercizio, il datore di lavoro invia la dichiarazione
di conformità alla ASL o all'ARPA territorialmente competenti o allo sportello unico
per le attività produttive, dove attivo.
Omologazione
Deve essere richiesta alla ASL o all'ARPA territorialmente competenti
Verifica iniziale
L'ASL o ARPA effettua l'omologazione di tutti gli impianti denunciati verificandone la
conformità alla normativa vigente.
Verifiche periodiche
A cura e spese del datore di lavoro ad intervalli non superiori a due anni. Le
verifiche vanno richieste all'ASL o ARPA o ad organismi abilitati. I l soggetto che
esegue la verifica periodica rilascia il relativo verbale al datore di lavoro che deve
conservarlo ed esibirlo a richiesta degli organi di vigilanza.
DI SPOSI ZI ONI COMUNI AD ENTRAMBE LE TI POLOGI E DI IMPIANTI
Verifiche straordinarie
Sono effettuate dall'ASL o ARPA o dagli organismi individuati dal Ministero delle
attività Produttive, sulla base di criteri stabiliti dalle norme tecniche UNI CEI . Le
verifiche straordinarie sono effettuate comunque nei casi di esito negativo della
verifica periodica, modifica sostanziale dell'impianto o richiesta da parte del datore
di lavoro
Variazioni relative agli
impianti
I l datore di lavoro comunica tempestivamente all'ufficio competente per territorio
dell'I SPESL e alle ASL o ARPA, competenti per territorio, la cessazione dell'esercizio,
le modifiche sostanziali preponderanti e il trasferimento o spostamento degli
impianti.
Normativa di riferimento
DPR 547/ 55, Legge 186/ 68, Legge 791/ 77, Legge 46/ 90, DPR 447/ 91, DLgs 81/ 08, Norma CEI 64-8, Norma CEI 64-2, Norma
CEI 23-16, Norma CEI 23-5
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Scheda Gen/ 4
I mpianto elettrico
T
A4
A4
C1
A4
A4
A4
A4
PERI COLO
P
D
R
PROVVEDI MENTI
L’impianto elettrico è stato realizzato in conformità alla legge N. 186
dell’1 marzo 1968 e tale conformità è stata attestata secondo le
procedure previste dalla legge N. 46 del 5 marzo 1990 per gli impianti
realizzati dopo tale data?
Gli impianti elettrici sono costruiti e manutenuti in modo da prevenire i
rischi di incendio e scoppio derivanti da eventuali anomalie nel loro
esercizio?
Adeguare l’impianto.
Esiste un registro dei controlli periodici ove sono annotati tutti gli
interventi ed i controlli relativi all'efficienza degli impianti elettrici e
dell'illuminazione di sicurezza?
Le macchine e gli apparecchi hanno l’indicazione delle caratteristiche
costruttive, tensione di alimentazione, corrente assorbita e potenza
richiesta all’impianto?
Esiste un impianto di messa a terra regolarmente denunciato?
Predisporre il registro
Applicare misure correttive.
Verificare le caratteristiche richieste e applicare
targhette identificative.
Realizzare l’impianto.
A4
La messa a terra è di sezione non minore di quella dei conduttori di
alimentazione?
Le parti metalliche delle attrezzature o impianti in genere sono
collegate alla terra?
Esistono protezioni contro il contatto accidentale con conduttori ed
elementi in tensione?
Esiste un sistema di protezione contro le sovraccarichi?
A4
I l sistema di protezione adottato è correlato al tipo di distribuzione?
A4
Le parti in tensione degli apparecchi e macchine sono segregate?
Dotare l’impianto di interruttori o apparecchi di
sezionamento automatico.
Adeguare
il
sistema
di
protezione
alla
distribuzione adottata.
Predisporre opportune protezioni.
A4
I conduttori di terra sono saldati o imbullonati alle parti metalliche?
Provvedere al loro collegamento.
A4
Le tubazioni di gas e acqua non sono usate come dispersori di terra?
A4
A4
In ambienti polverosi si usano apparecchi con grado di protezione
IP5X?
L’impianto è dotato di interruttori differenziali ad alta sensibilità?
Modificare l’impianto e posizionare dei dispersori
di terra all’esterno.
Sostituire gli apparecchi.
A4
Le prese e le spine sono adeguate all’ambiente?
A4
A4
Se la spina è parzialmente inserita le parti in tensione sono
inaccessibili?
Nel caso di lavori su macchine elettriche si seziona l’impianto e si
appone apposita segnaletica?
L'impianto elettrico è idoneo in funzione del tipo di laboratorio?
I struire il personale sull’operazione, sui rischi
dell’elettricità e adottare l’uso della segnaletica.
Adeguare l’impianto.
A4
I cavi elettrici sono in buone condizioni?
Sostituire i cavi.
A4
Sono utilizzate solo prese multiple a norma?
Utilizzare solo prese multiple a norma.
A4
Gli strumenti e le attrezzature sono in buono stato ed elettricamente
collegati?
Adottare misure correttive.
A4
A4
A4
USB – Servizio Prevenzione e Protezione
pag.10/ 10
Adeguare la sezione dei conduttori di terra
sostituendoli.
Applicare misure correttive.
Dotare l’impianto di adeguate protezioni.
Installarne in numero opportuno e adeguato
all’impianto.
Sostituire.
Sostituire.
Scheda Gen/ 4
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