CORSO DI FORMAZIONE PER LAVORATORI (parte specifica -03)

CORSO DI FORMAZIONE PER LAVORATORI
(parte specifica -03)
Art. 37 comma 7 D.Lgs. 81/08 e s.m.i
Modulo III
.
E’ vietata qualsiasi forma di riproduzione o divulgazione di questo documento senza espressa autorizzazione
Indice
Ripasso obblighi lavoratori
DPI
Rischio Elettrico
Rischio Biologico
Rischio Chimico
Rischi Fisici (Rumore, Vibrazioni)
Rischio Meccanico / Attrezzature
Rischio Cancerogeno
Appalti art. 26
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Obblighi dei lavoratori - ripasso
• Ciascun lavoratore deve prendersi cura della propria sicurezza e di quella delle
altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui possono ricadere gli effetti
delle sue azioni od omissioni, conformemente alla sua formazione ed alle
istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro.
• Osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai
dirigenti e dai preposti, ai fini della protezione collettiva ed individuale.
• Utilizzare correttamente l’attrezzatura, gli utensili, i prodotti, nonché i
dispositivi di protezione personale
• Non rimuovere o modificare senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di
segnalazione o di controllo.
• Non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di
propria competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria
o di altri lavoratori.
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Obblighi dei lavoratori - ripasso
• Contribuire, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti,
all’adempimento di tutti gli obblighi imposti dall’autorità competente o
comunque necessari per tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori durante
il lavoro.
• Sottoporsi ai programmi di formazione o di addestramento.
• Utilizzare le attrezzature di lavoro messe a disposizione conformemente
all’informazione, alla formazione ed all’addestramento ricevuti.
• Avere cura delle attrezzature messe a loro disposizione e non apportare di
propria iniziativa alcun tipo di modifiche.
• Segnalare immediatamente al datore di lavoro o al dirigente o al preposto,
qualsiasi difetto od inconveniente da essi rilevato nelle macchine o nelle
attrezzature di lavoro.
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DPI
Dispositivi di Protezione Individuale
(Titolo III – Capo II)
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Definizioni
Art. 74 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
DPI = Dispositivo di protezione individuale
Qualsiasi attrezzatura, complemento o accessorio destinati ad essere
indossati e tenuti dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più
rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro
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Modalità di valutazione del ricorso all’uso di dpi
Parti del corpo esposte a rischi
Rumore
Aerosol
•Polveri
•Fumi
•nebbia
Meccanici:
•cadute
•urti
•colpi,impatti
•compressioni
•perforazioni
•tagli
•abrasioni
•vibrazioni
•scivolamenti
Gas, Vapori
Liquidi
•Immersioni
•Schizzi, proiezioni
Termici
•Calore, fiamme
•freddo
Elettrici
Radiazioni
•Non ionizzanti
•ionizzanti
RISCHI BIOLOGICI
•Batteri Patogeni
•Virus Patogeni
•Funghi responsabili di
micosi
•Antigeni biologici non
microbi
Requisiti essenziali di salute e sicurezza dei dpi
Requisiti prestazionali
Confort
• Disagio ridotto
• Limitazione effetti di impedimento
• Leggerezza
• Funzionalità pratica
• Andamento alla morfologia
• Compatibilità con altri DPI
• Dimensioni limitate
• Trasportabilità
DPI
Requisiti economici
• Confort termico
• Costo unitario
Requisiti informativi
• Notizie sulle protezioni fornite
• Limiti d’uso
• Tempo utile prima della scadenza
• Istruzioni per uso, manutenzione,
pulizia, ecc…
Requisiti di sicurezza
• Prevedibile durata ed
efficienza
• Efficienza protettiva
• Durata della protezione (potenziale)
• Data di scadenza NON superata
• Innocuità
• Assenza di rischi causati dallo stesso DPI
• Solidità
Le categorie di DPI
CATEGORIA 2 :
tutti quelli che non rientrano
nella categoria 1 e 3
CATEGORIA 1 : semplici
prodotti contro danni
reversibili
CATEGORIA 3 : prodotti
complessi contro rischi
di morte o lesioni gravi
e permanenti
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Marcatura CE
La marcatura CE deve essere:
• in posizione tale da essere facilmente individuabile dall’utilizzatore;
• chiaramente leggibile;
• indelebile.
Oltre alla marcatura CE su ogni dispositivo deve essere presente:
• nome, marchio o altro elemento di identificazione del fabbricante;
• riferimento al modello di Dpi (nome commerciale, codice, ecc.);
• qualsiasi riferimento opportuno per l’individuazione delle
caratteristiche del Dpi (taglia, prestazioni, pittogramma, ecc.).
Marcatura CE
Marcatura CE
Infine, ogni Dpi deve essere accompagnato da una nota informativa (“istruzioni per
l’uso”), redatta in italiano, che contiene oltre al nome e all’indirizzo del fabbricante
o del suo mandatario nella Comunità, ogni informazione utile concernente:
• le istruzioni di deposito, di impiego, di pulizia, di manutenzione, di revisione e di
disinfezione;
• le prestazioni ottenute agli esami tecnici effettuati per verificare i livelli o le classi
di protezione dei Dpi;
• gli accessori utilizzabili con i Dpi e le caratteristiche dei pezzi di ricambio
appropriati;
• le classi di protezione adeguate a diversi livelli di rischio e i corrispondenti limiti di
utilizzazione;
• la data o il termine di scadenza dei Dpi o di alcuni dei loro componenti; il tipo di
imballaggio appropriato per il trasporto dei Dpi;
• il significato della marcatura, se questa esiste;
• i riferimenti delle direttive applicate;
• nome, indirizzo, numero di identificazione degli organismi notificati che
intervengono nella fase di certificazione dei Dpi
Obblighi dei lavoratori
Art. 78 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
1. Sottoporsi al programma formativo e all’addestramento organizzato dal
DL
2. Utilizzare i DPI messi a loro disposizione conformemente all’informazione,
alla formazione ed all’addestramento ricevuto
3. Utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a loro
disposizione (Art. 20, com.2, lett. d)
4. Provvedere alla cura dei DPI messi a loro disposizione;
5. Non apportavi modifiche di propria iniziativa.
6. Seguire le procedure aziendali per la riconsegna dei DPI.
7. Segnalare immediatamente al datore di lavoro o al dirigente o al preposto
qualsiasi difetto o inconveniente da essi rilevato nei DPI messi a loro
disposizione.
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RISCHIO ELETTRICO
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NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Art. 80 D.Lgs. 81/2008 - Obblighi del datore di lavoro
Il Datore di Lavoro prende le misure necessarie affinché i lavoratori siano salvaguardati
dai tutti i rischi di natura elettrica connessi all’impiego dei materiali, delle
apparecchiature e degli impianti elettrici messi a loro disposizione ed, in particolare, da
quelli derivanti da:
contatti elettrici diretti;
contatti elettrici indiretti;
innesco e propagazione di incendi;
innesco di esplosioni;
fulminazione diretta e indiretta;
sovratensioni;
altre condizioni di guasto ragionevolmente prevedibili.
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NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Articolo 81 D.Lgs. 81/2008 - Requisiti di sicurezza
1. Tutti i materiali, i macchinari e le apparecchiature, nonché le
installazioni e gli impianti elettrici ed elettronici devono essere progettati,
realizzati e costruiti a regola d’arte.
2. Ferme restando le disposizioni legislative e regolamentari di recepimento
delle Direttive comunitarie di prodotto, i materiali, i macchinari, le
apparecchiature, le installazioni e gli impianti di cui al comma precedente, si
considerano costruiti a regola d’arte se sono realizzati secondo le pertinenti
norme tecniche.
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NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Articolo 82 DLgs 81/2008 - Lavori sotto tensione
E’ vietato eseguire lavori sotto tensione. Tali lavori sono tuttavia consentiti
nei casi in cui le tensioni su cui si opera sono di sicurezza, secondo quanto
previsto dallo stato della tecnica o quando i lavori sono eseguiti nel
rispetto delle seguenti condizioni:
a) le procedure adottate e le attrezzature utilizzate sono conformi ai criteri
definiti nelle norme tecniche.
b) per sistemi di categoria 0 e I (bassissima e bassa tensione) purché
l'esecuzione di lavori su parti in tensione sia affidata a lavoratori
riconosciuti dal datore di lavoro come idonei per tale attività secondo le
indicazioni della pertinente normativa tecnica;
c) per sistemi di II e III categoria (media e alta tensione) purchè:
1. i lavori su parti in tensione siano effettuati da aziende
autorizzate, con specifico provvedimento del Ministero del lavoro,
della salute e delle politiche sociali, ad operare sotto tensione;
2. l'esecuzione di lavori su parti in tensione sia affidata a lavoratori
abilitati dal datore di lavoro ai sensi della pertinente normativa
tecnica riconosciuti idonei per tale attività.
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NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Articolo 83 - Lavori in prossimità di parti attive
1. Non possono essere eseguiti lavori non elettrici in vicinanza
di linee elettriche o di impianti elettrici con parti attive non
protette, o che per circostanze particolari si debbano ritenere
non sufficientemente protette, e comunque a distanze inferiori
ai limiti di cui alla tabella 1 dell’ALLEGATO IX, salvo che
vengano adottate disposizioni organizzative e procedurali
idonee a proteggere i lavoratori dai conseguenti rischi.
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NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Norme tecniche
Sono l’insieme delle prescrizioni sulla base delle quali devono essere progettate,
costruite e collaudate, le macchine, le apparecchiature, i materiali e gli impianti,
affinché sia garantita l’efficienza e la sicurezza di funzionamento.
Le norme tecniche, emanate da organismi nazionali ed internazionali, sono
redatte in modo molto particolareggiato e possono assumere rilevanza giuridica
quando la stessa viene loro attribuita da un provvedimento legislativo.
Esempi:
•Norma CEI 27/11 «Lavori su impianti elettrici»
•CEI EN 50110-1 «Esercizio degli impianti elettrici»
19 19
CORRENTE ELETTRICA
•
•
La corrente elettrica è un flusso di cariche elettriche tra due punti di un corpo
conduttore avente un diverso potenziale elettrico.
Un conduttore è qualunque materiale attraversato da una corrente elettrica. Esso
può essere un buon conduttore ed opporre poca resistenza (rame) o un cattivo
conduttore se la conducibilità elettrica è esigua (legno).
Rappresentazione del moto di cariche elettriche positive (+) o negative (-)
(tipicamente elettroni) in un conduttore. Convenzionalmente, il verso della corrente è
quello delle cariche positive, e quindi opposto al verso del moto degli elettroni.
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CORRENTE CONTINUA E ALTERNATA
• In elettrotecnica la Corrente Continua (CC o DC, dall'inglese: Direct
Current) è un tipo di corrente elettrica caratterizzata da un flusso di
intensità e direzione costante nel tempo. Viene utilizzata ad esempio nelle
autovetture, nei dispositivi a batteria, ecc.
• In elettrotecnica la Corrente Alternata (CA o AC dall'inglese: Alternating
Current) è un tipo di corrente elettrica caratterizzata da un alternarsi di
pulsazioni positive e pulsazioni negative. La corrente che usiamo
comunemente è alternata.
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DEFINIZIONE LAVORO ELETTRICO
Lavoro svolto a distanza minore o uguale alla distanza che
definisce il limite della zona di lavoro in prossimità (Dv) da
parti attive accessibili di linee e di impianti elettrici o lavori
fuori tensione sugli stessi.
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DEFINIZIONE LAVORO NON ELETTRICO
Lavoro svolto a distanza minore della distanza che definisce
il limite della zona dei lavori non elettrici (DA9) e maggiore
di DV da parti attive accessibili di linee e di impianti
elettrici.
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LAVORI ELETTRICI
Definizione delle tre categorie di lavoro elettrico:
•
Lavoro SOTTO TENSIONE: Lavoro elettrico eseguito su quadri, apparecchiature, o comunque
parti attive di impianti elettrici che sono sotto tensione (ovvero collegate, attive e nel loro
normale funzionamento)
•
Lavoro FUORI TENSIONE: Lavoro elettrico eseguito su quadri, apparecchiature o parti di
impianti elettrici normalmente in funzione a cui viene tolta tensione per l’esecuzione del
lavoro
•
Lavoro IN PROSSIMITÀ: Lavoro elettrico eseguito entro una certa distanza dalle parti attive di
una qualsiasi apparecchiatura elettrica in condizioni di normale funzionamento e quindi in
tensione.
È bene inoltre specificare che, al contrario di come ci si potrebbe aspettare, la realizzazione di un
nuovo impianto elettrico NON È UN LAVORO ELETTRICO ma di fatto risulta essere un lavoro di
tipo EDILE.
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DISTANZE DALLA PARTE ATTIVA
Le distanze variano in funzione della tensione
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DISTANZE DALLA PARTE ATTIVA
Le distanze variano in funzione della tensione
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QUALIFICHE PER OPERARE IN FUNZIONE DELLA
DISTANZA
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PES, PAV, PEI, PEC
• PE.I. (PErsona Idonea): Una PEI è una Persona ESperta o
AVvertita in possesso dei requisiti (conoscenze teorico/pratiche)
per poter svolgere tutti i tipi di lavori elettrici, compresi quelli
SOTTO TENSIONE;
• P.ES. (Persona ESperta): Una PES è una persona con conoscenze
tecniche teoriche e con un’esperienza tali da permetterle di
analizzare i rischi derivanti dall’elettricità e a svolgere i lavori
elettrici in piena sicurezza. Una PES può svolgere lavori elettrici
FUORI TENSIONE e IN PROSSIMITÀ;
• P.AV. (Persona AVvertita): Una PAV è una persona che è a
conoscenza dei rischi derivanti dall’elettricità ed è in grado di
svolgere i lavori elettrici in piena sicurezza. Di norma una PAV
viene istruita da una PES o PEI;
• PE.C. (Persona Comune): una PEC è una persona che può
svolgere lavori non elettrici in vicinanza di impianti elettrici
(secondo quanto previsto dalla norma)
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TENSIONE ELETTRICA
Secondo quanto dettato dalla norma CEI EN 50110-1 "Esercizio degli
impianti elettrici", la tensione elettrica viene classificata come
indicato nella seguente tabella
Abbreviazione
Categoria
In corrente
alternata
In corrente
continua
Bassissima
tensione
BBT
0
≤ 50 V
≤ 120 V
Bassa tensione
BT
I
50-1.000 V
120-1.500 V
Media tensione
MT
II
1-30 kV
1,5-30 kV
Alta tensione
AT
III
>30 kV
>30 kV
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FIGURE DI RIFERIMENTO PER GLI
IMPIANTI ELETTRICI
Le figure di riferimento sono suddivise in quattro ruoli:
1. Unità (o Persona) Responsabile di un Impianto elettrico (URI);
2. Persona designata alla conduzione dell’impianto elettrico
(Responsabile Impianto - RI);
3. Unità Responsabile della realizzazione del Lavoro (URL);
4. Persona preposta alla conduzione del lavoro (Preposto ai lavori - PL).
Nelle imprese con strutture semplici, le figure di URI, URL, RI e PL
possono coincidere del tutto o parzialmente o essere in qualsiasi
combinazione.
Negli impianti civili o in quelli di piccole attività artigianali o commerciali
l’installatore elettrico chiamato ad eseguire una manutenzione svolge
contemporaneamente i ruoli RI di URL e di PL, in quanto è lui stesso che
mette in sicurezza l’impianto, organizza il lavoro e svolge la
manutenzione.
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Unità (o Persona) responsabile di un impianto
elettrico (URI)
È il Responsabile dell’impianto elettrico durante il normale esercizio. Può
essere una persona fisica, ad esempio il titolare dell’Azienda o nei casi
più complessi il reparto che ne cura l’esercizio. In pratica ha solo il
compito di programmare l’attività di manutenzione per mantenere
efficiente e sicuro l’impianto. Nel caso in cui occorra eseguire un lavoro
sull’impianto elettrico, se l’URI, come in genere succede, non è anche
Persona
Esperta
(PES),
deve
delegare
il
ruolo
di
Responsabile
dell’impianto (RI). Se l’impianto è complesso è necessario che tale
delega sia fatta per iscritto.
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Persona designata alla conduzione dell’impianto
elettrico (Responsabile Impianto - RI)
Entra in gioco quando si deve eseguire un lavoro sull’impianto elettrico.
Deve essere PES in quanto deve conoscere bene l’impianto e le regole per
mettere in sicurezza gli elementi d’impianto oggetto del lavoro e
mantenerli nelle condizioni di sicurezza per tutto il tempo per cui si
protrae l’attività.
In pratica ogniqualvolta occorre eseguire un lavoro sull’impianto elettrico
deve essere nominato (delegato) un Responsabile dell’impianto (come
detto può coincidere con l’installatore che ricopre anche i ruoli di URL e
PL).
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Unità responsabile della realizzazione del
lavoro (URL)
Questo ruolo è in genere presente quando il lavoro è complesso e
l’azienda che lo esegue è strutturata o di grandi dimensioni. In caso
contrario i compiti dell’URL vengono svolti dal Preposto ai Lavori (PL).
I principali compiti assegnati all’URL sono quelli di organizzare il lavoro,
compilare il piano di intervento (quando necessario) e nominare il
Preposto ai lavori.
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Persona preposta alla conduzione del lavoro
(Preposto ai lavori - PL)
È la persona che ha la responsabilità della conduzione operativa del lavoro sul
posto di lavoro. Deve avere la professionalità di una PES e solo in casi
particolari di lavori molto semplici può essere una PAV. Il suo compito è quello
di sovraintendere il lavoro, in particolare ha la responsabilità della
conduzione operativa dei lavori, compreso il controllo del comportamento del
personale anche in relazione all’uso di attrezzature e DPI. Nei lavori fuori
tensione deve verificare l’assenza di tensione e nei casi previsti installare la
messa a terra e in cortocircuito (terra di lavoro) sul posto di lavoro; se
previste adotta le procedure per i lavori in prossimità.
Nessun lavoro elettrico (al di sotto della distanza D V ) può essere svolto in
assenza di questi ruoli che nella maggior parte dei casi sono assunti da un
Responsabile Impianto e da un Preposto ai lavori. Nei casi più semplici, come
ad esempio negli impianti civili o di piccole attività commerciali o artigianali,
l’installatore elettrico assume, implicitamente, su di sé entrambi i ruoli.
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PERICOLI DERIVANTI DAGLI IMPIANTI
I pericoli derivanti dagli impianti elettrici sono:
Correnti pericolose per il corpo umano (elettrocuzione);
Inneschi di esplosioni o incendi (in presenza di atmosfere
pericolose o sostanze combustibili o infiammabili).
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REALIZZAZIONE IMPIANTO
Impianto elettrico
Progetto
Realizzazione dell’impianto
elettrico a cura di
una impresa abilitata
Rilascio della
Dichiarazione di Conformità
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SOGGETTI COINVOLTI NELLA REALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI
Progettista: elabora il progetto eseguendo il corretto dimensionamento
dell’impianto e definendone la tipologia in base alla destinazione d’uso
Ditta Esecutrice: impresa abilitata che realizza l’impianto rispettando il
progetto
Datore di Lavoro: garantisce l’utilizzo conforme alla destinazione d’uso e
l’efficienza mediante una corretta e programmata manutenzione
Lavoratore: rispetta le indicazioni ricevute nell’utilizzo dell’impianto e ne
segnala le anomalie
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IMPIANTI DI TERRA E PROTEZIONE SCARICHE
ATMOSFERICHE
Impianto elettrico
Dichiarazione di conformità
valida come prima installazione
dell’impianto di terra
Messa in esercizio dell’impianto
(da parte del Datore di Lavoro)
Verifiche periodiche (2 o 5 anni)
a cura di AUSL o imprese iscritte
in elenco del Ministero
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TABELLA GRADO DI PROTEZIONE IP
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DICHIARAZIONE DI CONFORMITÀ
La dichiarazione di conformità è un documento che l’installatore (abilitato per la
realizzazione di impianti elettrici), consegna alla committenza al termine dei
lavori. Nel documento, redatto in base ai contenuti previsti dal modello previsto
dalla Legge (pubblicato con decreto), è contenuta la dichiarazione dell’impresa:
di aver rispettato il progetto (indicando il nome ed il numero di iscrizione
all’albo del professionista che lo ha redatto);
di aver seguito la normativa CEI vigente;
di aver installato componenti e materiali costruiti a regola d’arte;
di aver controllato l’impianto, ai fini della sicurezza e funzionalità.
Deve essere datata, firmata e consegnata, in copia, al
committente.
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VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Il Datore di Lavoro effettua la Valutazione del Rischio elettrico tenendo in
considerazione:
i rischi presenti nell’ambiente di lavoro;
le condizioni e le caratteristiche specifiche
del lavoro, comprese eventuali
interferenze;
Rischi da contatti diretti;
Rischi da contatti indiretti;
tutte le condizioni di esercizio prevedibili.
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ELETTROCUZIONE
• Scarica elettrica cui è sottoposto il corpo umano di un operatore che entri
in contatto con una parte di impianto in tensione.
• L’elettrocuzione si verifica solo se c’è il passaggio di corrente, quindi se vi è
un punto di ingresso e un punto di uscita
CAUSE DI INFORTUNIO:
• Distrazione, abitudine, eccessiva confidenza
• Scarsa conoscenza, imperizia, negligenza
• Installazione o manutenzione inadeguate
• Rimozione dei dispositivi di sicurezza
• Deterioramento dell’isolante elettrico
• Ritorno indesiderato dell’alimentazione elettrica
• Accumulatori di tensione (batterie, condensatori)
• Errori degli altri
• Caso fortuito
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EFFETTI DELLA CORRENTE ELETTRICA SUL
CORPO UMANO
Ustioni (marchio elettrico):
Il corpo umano si comporta come un conduttore
elettrico e pertanto il passaggio della corrente
produce energia sotto forma di calore
Le ustioni possono anche essere indirette, per esempio
per effetto di un arco elettrico o per proiezioni di
corpi incandescenti
Cadute (effetti indiretti):
La contrazione involontaria dei muscoli fa eseguire movimenti
indesiderati e pertanto può condurre a perdite di equilibrio,
cadute, ecc….
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RISCHIO D’ ELETTROCUZIONE
Tetanizzazione (>10 mA)
Il movimento del muscolo non è più soggetto alla
volontà dell’individuo. La contrazione muscolare
può quindi comportare l’incapacità di sottrarsi
all’elettrocuzione
Asfissia (30 mA)
Una possibile complicanza è la paralisi dei centri nervosi che
controllano la respirazione.
Se la corrente elettrica attraversa i muscoli di movimento dei
polmoni, la contrazione involontaria di questi muscoli altera il
normale funzionamento del sistema respiratorio e il soggetto
può morire soffocato.
In questi casi il fenomeno è reversibile solo se
si
provvede
con prontezza, anche con l’ausilio della
respirazione artificiale, al soccorso dell’infortunato
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RISCHIO D’ ELETTROCUZIONE
Fibrillazione ventricolare (75 mA)
Una corrente intensa che attraversa il cuore potrebbe alterare la
sincronizzazione e il coordinamento nei movimenti del cuore con la paralisi
dell'operazione di pompaggio del sangue: fibrillazione.
È l’effetto più pericoloso, dovuto alla sovrapposizione delle correnti
provenienti dall’esterno con quelle fisiologiche, che, generando delle
contrazioni scoordinate, fanno perdere il giusto ritmo al cuore.
È particolarmente pericolosa nella zona ventricolare
perché fenomeno non reversibile in quanto persiste
anche se lo stimolo é cessato.
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RISCHIO D’ ELETTROCUZIONE
E’ considerata pericolosa una tensione maggiore di 50
volt corrente continua o 75 volt corrente alternata
La corrente alternata è pertanto più pericolosa,
poiché pulsante.
La soglia minima di sensibilità sui polpastrelli delle
dita delle mani è di circa 2 mA in corrente continua e
0,5 mA in corrente alternata alla frequenza di 50 Hz.
La soglia di pericolosità è invece difficilmente
individuabile perché soggettiva e
dipendente da molteplici fattori, tra i quali:
– l’intensità della corrente
– la frequenza e la forma d’onda, se alternata
– il percorso attraverso il corpo
– la durata del contatto
– la fase del ciclo cardiaco al momento del contatto
– il sesso e le condizioni fisiche del soggetto.
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ELETTROCUZIONE
Qualche Elemento Tecnico
L’entità del danno varia principalmente in funzione:
1) dell’intensità della corrente;
2) della frequenza
3) del tempo di permanenza;
4) del tipo di contatto
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ELETTROCUZIONE
Qualche Elemento Tecnico
Alla frequenza di rete (50 Hz) la soglia di sensibilità al passaggio di corrente sui
polpastrelli delle dita è di ca. 0,5 mA. In condizioni ordinarie, correnti alternate
di intensità fino a 10 mA non sono considerate pericolose.
inferiore a 0,5 mA (soglia di percezione): non si ha alcun danno e percezioni
dolorose per tempi indefiniti
fino a 10 mA (limite di rilascio): non si hanno effetti pericolosi oltre alla
percezione dolorosa, ed è possibile rilasciare la muscolatura
10 – 50 mA possibile morte per asfissia (30 mA sopportabile per un tempo
definito dalla norma)
50 – 300 mA possibile morte per danni al cuore (non si è in grado di rilasciare i
muscoli contratti dalla corrente per tetanizzazione) e la pericolosità della
scarica è in funzione del tempo
oltre 300 mA morte per paralisi ai centri nervosi
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PROTEZIONE DAI CONTATTI
Contatto diretto
Toccare una parte
in tensione
scoperta
Contatto indiretto
Le parti metalliche
normalmente
sicure, vanno sotto
tensione in caso di
guasto
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PROTEZIONE DAI CONTATTI
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Misure generali di prevenzione
Gli adattatori con spina 16 A e presa 10 A (o bipasso 10/16 A) sono
accettabili; quelle con spina 10 A e presa 16 A (o bipasso 10/16 A) sono
vietati.
51 51
Misure generali di prevenzione
Tipologia di prese comunemente utilizzate
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Misure generali di prevenzione
Rispetto delle compatibilità
Spine di tipo tedesco (Schuko) possono essere inserite in prese di tipo
italiano solo tramite un adattatore che trasferisce il collegamento di
terra effettuato mediante le lamine laterali ad uno spinotto centrale. È
assolutamente vietato l’inserimento forzato delle spine Schuko nelle
prese di tipo italiano. Infatti, in tale caso dal collegamento verrebbe
esclusa la messa a terra.
53 53
Misure generali di prevenzione
Adattatori
Situazioni che vedono installati più adattatori multipli, uno sull’altro,
vanno eliminate.
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Misure generali di prevenzione
Precauzioni per la manutenzione
Non effettuare nessuna operazione su
apparecchiature elettriche quando si
hanno le mani bagnate o umide.
55 55
Misure generali di prevenzione
• E’ assolutamente vietata qualsiasi manomissione
dell’impianto elettrico e qualsiasi intervento non
autorizzato.
• Non smontare mai le attrezzature alimentate
elettricamente per effettuare riparazioni o altro.
• Non attaccare più di un apparecchio elettrico a una
sola presa. In questo modo si evita che la presa si
surriscaldi con pericolo di corto circuito e incendio.
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Misure generali di prevenzione
• Non forzare spine su prese non adatte
(per esempio spina tedesca su presa
italiana)
• Evitare grappoli di spine nella stessa
presa multipla
• Evitare soluzioni improvvisate quali
cavi volanti
• Non aprire apparecchi elettrici senza
averli prima disinseriti dalla corrente
• Non usare acqua per spegnere incendi
su apparecchiature elettriche, senza
prima al tolto la corrente
• Le porte dei quadri elettrici devono
rimanere chiuse a chiave
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Misure generali di prevenzione
•Essere a conoscenza della funzione dei vari interruttori del quadro di zona per essere
in grado di isolare l’ambiente desiderato.
• Verificare spesso il buon funzionamento dell´interruttore differenziale (pulsante
test).
• Non lasciare accesi apparecchi che potrebbero provocare un incendio durante la
vostra assenza o di notte.
• Non chiudere mai la stanza a chiave se dentro vi sono utilizzatori pericolosi accesi.
• Non utilizzate mai apparecchi nelle vicinanze di liquidi infiammabili.
• Gli impianti vanno revisionati e controllati solo da personale qualificato.
• Non eseguire riparazioni di fortuna con nastro isolante o adesivo a prese, spine e
cavi.
• Le prese sovraccaricate possono riscaldarsi e divenire causa di corto circuiti, con
conseguenze anche gravissime.
• Evitare di servirvi di prolunghe: in caso di necessità, dopo l’uso staccarle e
riavvolgerle.
• Non utilizzare multiprese tipo "triple" collegate a "ciabatte" che a loro volta
provengono da altre "triple" collegate a...... . In questo modo si determina un carico
eccessivo sul primo collegamento a monte del "groviglio" con rischio di incendio.
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Misure generali di prevenzione
• Gli “Alberi di Natale” sono pericolosi per le sollecitazioni a
flessione che introducono sugli alveoli delle prese, fino a
provocare l’uscita del frutto fissato alla scatola con griffe.
• L’”albero di Natale” può provocare sovraccarichi e
surriscaldamenti localizzati, con pericolo di incendio.
• Può essere utilizzata in suo luogo una “ciabatta”.
• Non utilizzare mai spine italiane collegate (a forza) con prese
tedesche (schuko) o
• viceversa, perché in questo caso si ottiene la continuità del
collegamento elettrico ma non quella del conduttore di terra.
• Nel togliere la spina dalla presa non tirare mai il cavo e
ricordare di spegnere prima l’apparecchio utilizzatore.
59
Misure generali di prevenzione
• La “ciabatta” può essere utilizzata quando è richiesto l’uso
simultaneo di più apparecchi elettrici che non consumano molto.
• L’uso indiscriminato di questi dispositivi può comportare
surriscaldamento dei cavi di alimentazione a causa di
sovraccarichi di corrente e conseguenti pericoli d’incendio.
60
COLLEGAMENTO DI TERRA
La messa a terra consiste in una serie di accorgimenti atti ad assicurare
alle masse metalliche il potenziale della terra, evitando che le stesse
possano venire a trovarsi in tensione tra loro o tra loro e la terra. Dato
che i cavi in tensione assumono rispetto al terreno un determinato
potenziale, che per gli impianti delle abitazioni civili è di 230 V, si
possono verificare situazioni di pericolo quando parti dell'impianto
elettrico che normalmente non sono in tensione, come le carcasse degli
elettrodomestici, a seguito di guasti o imprevisti acquisiscono un
potenziale elettrico rispetto al terreno. La messa a terra di protezione
protegge le persone dal rischio di folgorazione. Essa comprende uno o
più dispersori collocati nel terreno. Lo scopo della messa a terra è
quindi far sì che le masse degli elettrodomestici siano al potenziale del
terreno. In caso di guasto la messa a terra correttamente collegata alle
masse (carcasse metalliche, finestre, ecc.) assicura l'intervento
automatico dell'interruttore differenziale.
61
COLLEGAMENTO DI TERRA
Normalmente le apparecchiature
elettriche vengono collegate a terra
tramite l'alveolo centrale delle prese
(se l'impianto di terra è esistente).
Non tutti i dispositivi elettrici hanno la
predisposizione per il collegamento di
terra.
Tali dispositivi sono caratterizzati da un
“doppio isolamento” che è indicato dal
simbolo del doppio quadrato.
62
ESEMPIO DI IMPIANTO DI TERRA
63
INTERRUTTORE DIFFERENZIALE PURO
L'interruttore differenziale è un dispositivo di sicurezza in grado di
interrompere il flusso elettrico di energia in un circuito elettrico di
un impianto elettrico in caso di guasto verso terra (dispersione
elettrica) o folgorazione fase-terra, fornendo dunque protezione
anche verso macroshock elettrico, sia diretto sia indiretto, sulle
persone a rischio. Non offre invece alcuna protezione contro
sovraccarico o cortocircuito tra fase e fase o tra fase e neutro. È
detto differenziale, perché basa il suo funzionamento sulla
rilevazione dell'eventuale differenza di correnti elettriche rilevata
in ingresso e in uscita al sistema elettrico in caso di dispersione.
64
INTERRUTTORE DIFFERENZIALE PURO
Principio di funzionamento
65
INTERRUTTORE DIFFERENZIALE
MAGNETOTERMICO
•
•
In elettrotecnica l'interruttore magnetotermico, detto impropriamente
"interruttore automatico", è un dispositivo di sicurezza in grado di
interrompere il flusso di corrente elettrica in un circuito elettrico di un
impianto elettrico in caso di sovracorrente; quest'ultima può essere causata
da un malfunzionamento (sovraccarico) oppure da un guasto (corto
circuito).
Sostituisce sia l'interruttore termico sia il fusibile, con il vantaggio rispetto
a quest'ultimo di una maggior precisione d'intervento e di essere facilmente
ripristinabile con la pressione di un pulsante o l'azionamento di una leva.
Deriva il suo nome dal fatto che esibisce un funzionamento diverso
nell'interruzione da cortocircuito (meccanismo di tipo magnetico) rispetto
all'interruzione da sovraccarico (meccanismo di tipo termico).
66
INTERRUTTORE DIFFERENZIALE MAGNETOTERMICO
67
PROVA DEI DIFFERENZIALI
•
•
•
Gli interruttori differenziali devono essere provati con l’apposito tasto
a seconda delle tipologia di edificio in cui sono installati
Oltre alla prova con l’apposito tasto devono essere svolte prove
strumentali
Le prove del differenziale devono essere registrate su apposito registro
68
69
PROVE STRUMENTALI
•
•
•
•
Gli interruttori differenziali devono essere provati con l’apposito tasto
a seconda delle tipologia di edificio in cui sono installati
Oltre alla prova con l’apposito tasto devono essere svolte prove
strumentali
Le prove del differenziale devono essere registrate su apposito registro
Le prove strumentali devono essere effettuate da PES o PAV seguendo
apposite procedure
70
PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI
•
•
•
•
Per effettuare la manutenzione è necessario utilizzare apposite
procedure prevista dalla normativa vigente.
Regola fondamentale per eseguire lavori su impianti elettrici è
sezionare opportunamente l’impianto per isolare la zona interessata
dal lavoro. È necessario lavorare in assenza di tensione.
Gli interruttori devono essere disattivati e opportunamente segnalati
mediante lucchetti e targhette di avviso, per evitare che qualcuno possa
rimettere in tensione l’impianto e causare infortuni anche gravi.
Se NON è possibile lavorare in assenza di tensione occorre proteggere
adeguatamente l’impianto o utilizzare i DPI per il rischio elettrico
71
LAVORI MISTI
•
•
In alcuni casi è possibile che parte dell’impianto possa essere sezionata
mentre un’altra parte no.
In tali casi è necessario proteggere opportunamente la zona di lavoro,
quindi la zona ancora attiva deve essere isolata con protettori flessibili
in materiale isolante, fissati con pinze isolanti.
72
DPI Rischio Elettrico
Guanti isolanti
73
DPI Rischio Elettrico
Guanti isolanti
74
DPI Rischio Elettrico
Casco con visiera facciale
Per garantire anche la protezione da archi elettrici
75
DPI Rischio Elettrico
Calzature isolanti
Sopra--calzature
Sopra
76
Attrezzature isolanti
Utensili isolanti
77
Attrezzature isolanti
Tappeti isolanti
78
CASI DI INFORTUNIO - 1
•
•
•
Sostituzione del trasformatore nella cabina di trasformazione MT/BT.
Il titolare effettua le manovre di distacco di tensione aprendo prima
l'interruttore sotto carico e quindi il sezionatore di linea, entrambi
facenti capo al trasformatore; successivamente inserisce le cosiddette
“terre di protezione”.
Dopo queste manovre i lavoratori operano il cambio del trasformatore
lavorando per 2 giorni all'interno della cabina. Nel periodo di
effettuazione del lavoro di sostituzione del trasformatore la parte di
impianto, che alimenta alcune apparecchiature di proprietà di un'altra
azienda e situate su una mensola posta superiormente alla zona
trasformatore, non viene disattivata ed è quindi ancora in tensione
avendo lasciato chiuso il sezionatore di arrivo linea presente all'inizio
della cabina.
79
CASI DI INFORTUNIO - 1
•
•
Terminato il collegamento della nuova apparecchiatura si rende
necessario adeguare l'impianto di alimentazione della ventola posta in
alto alla parete nord del locale. Appena arrivati sul luogo di lavoro un
lavoratore è incaricato di predisporre una tubazione in materiale
isolante fissandola sulla parete della cabina per far passare al suo
interno il cavetto di alimentazione della ventola. Il lavoratore
posiziona la scala, sale con un trapano portatile per effettuare dei fori
sulla parete e inserirvi i tasselli per il fissaggio del tubo.
Con riferimento anche alle “dichiarazioni di un teste, anch'egli
presente in cabina ma di spalle al collega”, é verosimile che tale
lavoratore “dopo aver eseguito un foro, abbia accidentalmente toccato
con una parte del corpo (probabilmente l'avambraccio sinistro) una
parte in tensione relativa alle apparecchiature sulle mensole
determinando così una scarica elettrica che lo ha fatto cadere a terra
folgorato”.
80
CASI DI INFORTUNIO - 1
Si precisa inoltre che: “lo schema allegato in cabina elettrica non era
corrispondente alla realtà dell’impianto in quanto veniva omesso il
collegamento alle apparecchiature in tensione oggetto dell’infortunio
e non è stata preventivamente verificata l’assenza di tensione nei
conduttori oggetto del contatto elettrico diretto considerato che vicino
agli stessi era affisso un cartello che indicava ‘Attenzione per
apparecchiature in tensione anche con interruttore generale aperto’”.
Questi i fattori causali riportati sulla scheda:
• viene fatto iniziare un nuovo lavoro senza verificare la presenza di
tensione sui conduttori elettrici che alimenta elementi all'interno della
cabina;
• cabina elettrica con apparecchiature in tensione non presenti nei
disegni.
•
81
CASI DI INFORTUNIO - 2
•
•
Manutenzione a una cabina elettrica di trasformazione presso una ditta
di pescicoltura.
Un lavoratore, socio con-titolare in un’azienda di impianti elettrici che
sta eseguendo la manutenzione, constata la presenza, sopra il
trasformatore 20000/380 Volt, di un grosso topo morto, che
presumibilmente era stato la causa del guasto di 2 fusibili. Il lavoratore
in attesa dei fusibili di ricambio, impugnando l’asta con lo scopino ad
anello, inizia a pulire l’interruttore di manovra sopra i fusibili e va a
toccare le parti superiori, ancora in tensione. Il corto circuito innesca
un arco elettrico con gli elementi metallici dello scopino, che
s’infiamma, mentre l’asta metallica dello stesso, impugnata dalle due
mani nude dall’infortunato, lo espone a contatto diretto con le parti in
tensione, con conseguente elettrocuzione.
82
CASI DI INFORTUNIO - 2
•
L’infortunio è “accaduto per contatto diretto dell’infortunato con parti
elettriche in tensione. L’infortunato non aveva adottato le disposizioni
procedurali per l’accesso in sicurezza nelle zone in prossimità di parti
elettriche in tensione, eseguendo le manovre previste dalla normativa
tecnica. Queste comprendevano, in particolare, la chiusura del
sezionatore di terra e, fattore determinante l’infortunio, l’apertura
del sezionatore di arrivo linea. Quindi procedeva a lavori elettrici su
parti in tensione, utilizzando attrezzature non adeguatamente isolate
e omettendo l’impiego di dispositivi di protezione individuale”.
83
CASI DI INFORTUNIO - 3
•
•
•
Attività di una ditta che svolge attività disinstallazione e manutenzione
di impianti elettrici.
Il titolare della ditta, che aveva già realizzato negli anni 90/91
l’impianto d’illuminazione delle strade di un complesso residenziale,
viene avvertito dall’amministratore del complesso di un guasto
sulla rete di illuminazione.
Con la collaborazione di un altro operaio accende tutti i lampioni che
appartengono al complesso stesso tramite un ‘commutatore’ posto nel
quadro elettrico di distribuzione, che esclude il ‘crepuscolare’ e
alimenta direttamente le lampade. Così facendo evidenzia le lampade
non funzionanti da sostituire.
84
CASI DI INFORTUNIO - 3
•
•
•
•
•
Per arrivare all’altezza del lampione utilizza una scala metallica, poggiata
al palo d’illuminazione ad esso legata con una corda elastica; provvede
alla sostituzione delle lampade. All’altezza di una lampada non
funzionante, avendo accertato che il guasto non dipende dalla lampada,
ritiene opportuno sostituire il ‘reattore’. Nel collegare il nuovo reattore,
con l’impianto sotto tensione, viene a contatto con una fase alimentata a
220 volt e la corrente viene scaricata a terra attraverso il suo corpo.
L’operaio presente all’infortunio “riferisce che per l’intensità della
corrente, l’infortunato contraeva muscoli e tendini per circa 60 secondi,
fino a che, esanime, allentava la presa e cadeva a terra; l’interruttore
differenziale di sicurezza non interveniva”.
Questi i fattori causali:
- attività svolta senza togliere la tensione elettrica;
- interruttore differenziale che non interviene.
85
Primo soccorso per persone colpite da corrente
elettrica
• Non entrare in contatto elettrico con il soggetto
• Isolare il soggetto dalla corrente elettrica, utilizzando attrezzi isolanti
oppure interrompendo l’alimentazione elettrica
• Chiamare la squadra di primo soccorso dell’istituto
• Chiamare il 118
86
ASPETTI APPLICATIVI
• Per comprendere meglio l’applicazione della normativa vigente
agli aspetti gestionali relativi ai componenti degli impianti e
delle attrezzature che vengono utilizzate quotidianamente, si
portano alcuni esempi relativi agli impianti e alle attrezzature.
87
ADATTATORI
Gli adattatori possono essere per ambianti domestici o industriali a
seconda del grado di protezione e delle caratteristiche costruttive.
Adattatore semplice è un adattatore avente una sola
funzione di spina e una sola funzione di presa
Adattatore doppio è un adattatore avente una
funzione di spina e due funzioni di presa rispondenti
o non alle stesse prescrizioni dimensionali. Per gli
adattatori doppi va inoltre aggiunta la potenza
massima derivabile che è 1500 W
Presa a ricettività multipla
88
ADATTATORI E PRESE
•
Se la spina dell'adattatore è
provvista di contatto di terra, la o le
prese dello stesso devono essere
provviste di contatto di terra
•
Se la spina dell'adattatore è
sprovvista di contatto di terra, la o
le prese non devono consentire
l'introduzione di spine con contatti
di terra
89
ADATTATORI:AVVERTENZE E NORME
GENERALI
Considerati come integrativi di un impianto elettrico gli adattatori necessitano di
un loro uso consapevole:
1. NON UTILIZZARLI IN LUOGHI CON PERICOLO DI SCOPPIO O INCENDIO, DOVE LE
NORME CEI OBBLIGANO ALL'USO DI PRESE CON INTERRUTTORE DI BLOCCO
2. ADATTI SOLO PER INSTALLAZIONI MOBILI E TEMPORANEE; PER LE
INSTALLAZIONI FISSE E DOVE POSSIBILE PREOCCUPARSI DI REALIZZARE
L'APPOSITO IMPIANTO ELETTRICO
3. NON LASCIARLI INSERITI NELLE RELATIVE PRESE SE NON UTILIZZATI
4. ASSICURARSI DI NON ALTERARE IL GRADO DI PROTEZIONE IP CONTRO LA
PENETRAZIONE DEI CORPI SOLIDI E LIQUIDI
5. ADATTI PER CONNESSIONI MOBILI
6. NON USARLI CON CORDONI PROLUNGATORI DI LUNGHEZZA O SEZIONE
INADEGUATA AGLI EFFETTI DELLA CADUTA DI TENSIONE E DELLA PORTATA
90
Adattatore per spina civile in presa
industriale
Adatti per l'allacciamento di piccoli utensili
quali trapani, flessibili, seghetti, lampade
portatili ed elettrodomestici in genere dotati
di spina 2P+T ad uso civile (tipo a "pettine" CEI
23-16 o tipo "schuko" CEI 23-5), che
provvisoriamente vengono utilizzati in
ambito "industriale" e nel luogo di lavoro vi
siano installate solo prese ad uso industriale
(tipo CEE 17 CEI 23-12) 2P+T.
91
Adattatore per spina industriale in presa
civile
Adatti per quegli utenti che svolgono la loro attività
presso industrie, cantieri edili, officine, laboratori o
terziario in genere. Adatti per l'allacciamento
provvisorio di piccoli utensili che generalmente vengono
impiegati in ambito "industriale", ove la prevalenza
delle connessioni elettriche è realizzata con prese e
spine CEE 17 (CEI 23-12), ma che occasionalmente
vengono adoperati anche nel settore civile (gli impianti
elettrici sono realizzati con prese e spine di diverso
standard).
Impiegati
da
idraulici,
carpentieri,
falegnami, muratori ed installatori in genere.
92
Presa per utilizzo elettrodomestici in
ambienti industriali
Gli apparecchi per utilizzo domestico non possono
essere normalmente utilizzati in ambiente industriale.
Per poterli utilizzare in tali condizioni è necessario che
siano presenti prese con protezione almeno IP44 come
quella mostrata in figura.
93
AVVOLGICAVO
•
•
•
Svolgere sempre completamente il cavo dall'avvolgicavo
Prestare particolare cura al tipo di installazione, condizioni di posa e di
utilizzo. Durante l'impiego la conduttura dovrà essere distesa sul
terreno in zona possibilmente non percorsa da veicoli, persone, animali
o comunque altre condizioni di usura o danneggiamento, oppure andrà
protetta meccanicamente con adeguate coperture. Terminato l'uso, la
conduttura andrà recuperata e arrotolata con cura su bobina
preferibilmente avente il diametro di avvolgimento 10 volte superiore
al diametro del cavo.
Periodicamente controllare il buono stato della conduttura mediante
esame visivo e verificare la continuità elettrica specialmente del
conduttore di protezione.
94
AVVOLGICAVO
Avvolgicavo per utilizzo domestico
95
AVVOLGICAVO
Avvolgicavo per utilizzo industriale
96
Premessa
Sentire bene è importante, perché è soprattutto con l'udito
che restiamo in contatto con il mondo che ci circonda.
Le cose che facciamo abitualmente, con un udito compromesso,
non potremmo farle.
L’ipoacusia, ossia la malattia che comporta una riduzione più o
meno grave dell’udito, è tra le più diffuse malattie professionali
in Italia.
Per questo motivo il rischio da rumore deve essere conosciuto
dai lavoratori, così come i metodi per prevenirlo.
Norme e riferimenti legislativi
D. Lgs 81/2008, Titolo VIII, Capo II : Protezione dei lavoratori
contro i rischi di esposizione al rumore durante il lavoro
UNI EN 458 del 2005, “Protettori dell’udito “
UNI 9432:2011 - Determinazione del livello di esposizione
personale al rumore nell’ambiente di lavoro.
UNI EN ISO 9612:2011 Acustica – Determinazione
dell’esposizione al rumore negli ambienti di lavoro (Metodo
tecnico progettuale).
UNI/TR 11347 Modello di programma aziendale di riduzione
dell’esposizione (“PARE”) al rumore nei luoghi di lavoro.
Definizioni
Rumore (suono): una oscillazione di pressione che si propaga in un mezzo
elastico, che può essere:
Gassoso - Aria;
Liquido - Acqua;
Solido - Acciaio, calcestruzzo, muratura ecc…
Pressione acustica di picco (Ppeak): valore massimo della pressione acustica
istantanea ponderata in frequenza «C»;
Livello di esposizione giornaliera al rumore (LEX,8h): valore medio, ponderato
in funzione del tempo, dei livelli di esposizione al rumore per una giornata
lavorativa di otto ore;
Livello di esposizione settimanale al rumore (LEX,W): valore medio, ponderato
in funzione del tempo, dei livelli di esposizione giornaliera al rumore per una
settimana di 5 giornate di otto ore.
Definizioni
L‘”unità di misura” del rumore è il decibel (dB)
Il campo di udibilità dell’uomo è compreso tra 20 e 130/140 decibel.
L’orecchio ed il suono
Nelle persone normale con udito
normale, l’orecchio esterno capta le
onde sonore convogliandole lungo il
condotto uditivo esterno. Le onde
sonore mettono in vibrazione la
membrana del timpano. Il sistema
uditivo ha il compito di trasformare le
onde sonore in impulsi nervosi che il
cervello è in grado di interpretare
come suoni.
Valutazione del rischio
Lavorare in ambienti con rumorosità elevata può portare alla
irreversibile diminuzione della capacità di udito (ipoacusia).
In maniera meno evidente possono manifestarsi disturbi del
sistema nervoso (ansietà, agitazione, disturbi del sonno o
dell’attenzione), circolatorio e digestivo.
o Con un esame come l’audiometria è possibile diagnosticare
la ipoacusia già in fase iniziale!!!!
Effetti del rumore
EFFETTI UDITIVI,
quelli che interessano
direttamente
il nostro udito
EFFETTI EXTRAUDITIVI,
quelli che interessano altre
parti del corpo
Definizioni
SOMMA DI RUMORI
Il decibel è una ”unità di misura” apparentemente strana …, al raddoppio del numero
delle sorgenti di rumore di pari intensità corrisponde un aumento di 3 dB del livello di
rumore.
Valutazione del rischio
Art. 189 - Valori limite di esposizione e valori di azione
I valori limite di esposizione e i valori di azione, in relazione al livello di
esposizione giornaliera al rumore e alla pressione acustica di picco, sono fissati a:
Livello di Esposizione
giornaliera LEX, 8h
Pressione acustica di
Picco Ppeak
Valori limite di
esposizione
87 dB(A)
200 Pa = 140 dB(C)
Valori superiori di
azione
85 dB(A)
140 Pa = 137 dB(C)
Valori inferiori di
azione
80 dB(A)
112 Pa = 135 dB(C)
Valutazione del rischio
In particolare:
Sotto la soglia di 80 dBA (limite inferiore d’azione):
Nessun adempimento se non l’obbligo per il datore di lavoro
di fare la
valutazione del rischio rumore anche non strumentale. RISCHIO IRRILEVANTE
Tra 80 dBA e 85 dBA (limite superiore d’azione):
la valutazione deve essere accompagnata da misurazioni strumentali del
rumore; scatta l'obbligo di informare e formare i lavoratori sui rischi uditivi,
sulle misure di abbattimento e di protezione, sui i dispositivi protezione
individuali, sui controlli sanitari, sui risultati della valutazione
Effettuata. Su richiesta dei lavoratori e conferma del medico competente, è
disposto il controllo sanitario. RISCHIO BASSO
Valutazione del rischio
Tra 85 dBA e 87 dBA
Predisposizione dei mezzi individuali di protezione (senza obbligo di
utilizzo). Informazione dei lavoratori a cura del datore di lavoro sull’uso
corretto dei mezzi individuali di protezione e sull’uso corretto di utensili,
macchine e apparecchiature ai fini della riduzione al minimo dei rischi
dell’udito.
Controllo sanitario periodico con intervalli non superiori ai due anni.
RISCHIO MEDIO
Valutazione del rischio
Oltre la soglia di 87 dBA (valore limite di esposizione)
Segnaletica appropriata, Perimetrazione e Limitazione di accesso all’area
interessata dal superamento. Obbligo di utilizzo dispositivi di protezione
individuale. Controllo sanitario periodico con intervalli non superiori ad
un anno. Verifica che con l’attenuazione del rumore con i dispositivi di
protezione individuali l’esposizione dei lavoratori risulti inferiore alla
soglia limite di 87 dBA. RISCHIO ALTO
Valutazione del rischio
In generale:
Il rumore in un ambiente di lavoro deve essere il più basso possibile,
compatibilmente con il tipo di lavorazione effettuata.
Nella scelta delle attrezzature occorre orientarsi verso quelle che
producono minore rumore.
Si deve intervenire sulle macchine o sugli utensili esistenti e sui locali in
modo da limitare l’emissione di rumore e da ridurne la diffusione
Protezione dell’udito
Dove non sia possibile intervenire direttamente alla fonte o dove gli
interventi, per la natura stessa delle lavorazioni, non permettano di
ridurre ulteriormente il rumore, si doteranno i lavoratori di idonei mezzi
di protezione (DPI: cuffie antirumore e/o tappi).
Attenuazione (SNR)
112
Protezione dell’udito
È necessario che l’utilizzatore sia addestrato e formato sul corretto
indossamento dell’otoprotettore, in quanto un indossamento scorretto fa
calare anche pesantemente la prestazione del DPI; da questo punto di
vista, le cuffie sono meno critiche rispetto agli inserti. La norma EN 458
fornisce anche le indicazioni per una corretta cura e manutenzione degli
otoprotettori:
i DPI devono essere maneggiati sempre con le mani pulite, evitando
contaminazioni con liquidi o polveri, spesso causa di irritazioni cutanee;
per i DPI riutilizzabili è importante una regolare manutenzione e pulizia;
Protezione dell’udito
gli inserti monouso non vanno riutilizzati, mentre gli altri tipi di inserto
vanno lavati con cura prima di indossarli;
il DPI riutilizzabile deve essere indossato sempre dalla medesima persona;
è però possibile far utilizzare cuffie da più lavoratori ricorrendo a
coperture monouso per i cuscinetti;
i DPI vanno conservati secondo le istruzioni fornite dal fabbricante, vanno
ispezionati frequentemente per identificare difetti e danneggiamenti;
i cuscinetti delle cuffie vanno sostituiti quando consumati, così come gli
archetti deformati.
Inserti EN 352-2
COME INDOSSARLI (ESEMPIO):
1. Con le mani pulite premere e ruotare il tappo tra le
dita fino a ridurne il più possibile il diametro
2. Per inserire il tappo più facilmente, tirare
leggermente la parte superiore dell’orecchio con la
mano opposta così da raddrizzare il condotto
uditivo. Quindi inserire il tappo
3. Mantenere il tappo in posizione finché non si è
completamente espanso
4. Il tappo ora è correttamente inserito
4
Gli inserti monouso vanno gettati dopo essere stati tolti dall'orecchio
1
2
3
Cuffie EN 352-1
Anno 2008
Dispositivi di protezione individuale v0.1
116
Premessa
L’esposizione umana a vibrazioni meccaniche può rappresentare
un fattore di rischio rilevante per i lavoratori esposti.
L’angiopatia (malattia dei vasi sanguigni o linfatici) e
l’osteoartropatia (lesione alle articolazioni) da vibranti sono
riconosciute come malattie professionali dalla Commissione
dell’U.E. e dalla legislazione del nostro Paese dal D.P.R. 336/94
Definizioni
Le vibrazioni sono oscillazioni
meccaniche generate da onde
di pressione che si trasmettono
attraverso
corpi
solidi.
In
definitiva le vibrazioni sono
oscillazioni di un corpo intorno
alla
propria
equilibrio.
posizione
di
Definizioni
La forza può variare nel tempo con regolarità, come nel caso di un motore
rotativo, oppure in modo caotico, come nel caso dei sobbalzi di un veicolo che
percorre una strada dissestata.
Effetti nocivi delle vibrazioni
La nocività delle vibrazioni dipende dalle caratteristiche e dalle condizioni in cui
vengono trasmesse:
-
estensione della zona di contatto con l’oggetto che vibra (mani, piedi, glutei
ecc)
-
Frequenza della vibrazione
-
Direzione di propagazione
-
Tempo di esposizione
Gli effetti nocivi interessano principalmente le ossa e le articolazioni della
mano, del polso e del gomito; sono anche facilmente riscontrabili affaticamento
psicofisico e problemi di circolazione.
Tipologie di esposizione alle vibrazioni
Le vibrazioni sono trasmesse all'organismo attraverso dei punti di
contatto tra il mezzo vibrante ed il corpo del lavoratore.
Vibrazioni al sistema mano braccio (HAV)
-mani: impugnano un attrezzo vibrante
(martello demolitore, impugnature o leverismi)
Vibrazioni al corpo intero (WBV)
- piedi: appoggiano sulla superficie vibrante (pedana)
- seduti: a contatto con un sedile
Effetti delle vibrazioni
All’interno del corpo umano le vibrazioni vengono trasmesse dalle ossa e dalle
articolazioni, fungono invece da “smorzatori” la pelle, il sistema sottocutaneo
ed i muscoli.
Vibrazioni mano – braccio, QUALI SONO I DANNI?
L’esposizione a vibrazioni mano-braccio generate da utensili portatili e/o da
manufatti impugnati e lavorati su macchinario fisso è associata ad un
aumentato rischio di insorgenza di lesioni:
vascolari;
neurologiche;
muscolo-scheletriche.
L’insieme di tali lesioni è definito Sindrome da Vibrazioni Mano-Braccio
(Angioneurosi).
Effetti delle vibrazioni
I sintomi si manifestano con un senso di fastidio alle mani e alle
articolazioni: intorpidimento, formicolii, piccoli problemi
funzionali, che evolvono successivamente in:
• senso del tatto e percezione del caldo e del freddo
danneggiati;
• riduzione della forza prensile e perdita della destrezza
manuale;
• attacchi del fenomeno del “dito bianco” provocati
dall’esposizione al freddo o all’umidità;
• fitte dolorose alle mani e alle braccia
Effetti delle vibrazioni
Vibrazioni corpo intero , QUALI SONO I DANNI?
L’esposizione a vibrazioni corpo intero generate dalla conduzione di mezzi di
trasporto o movimentazione può dar luogo a danni quali:
Patologie del rachide lombare;
Disturbi cervico – branchiali (collo, spalla);
Disturbi gastro intestinali;
Disturbi circolatori.
Le correlazioni tra i suddetti disturbi e le vibrazioni corpo intero sono
tuttavia dimostrati solo parzialmente.
Valutazione del rischio
Art. 201 - Valori limite di esposizione e valori di azione
Per le vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio:
•Il valore limite giornaliero di esposizione normalizzato a un periodo di
riferimento di 8 ore è fissato a 5 m/s2, mentre su periodi brevi è pari a 20
m/s2(*);
•Il valore d’azione giornaliero normalizzato a un periodo di riferimento di 8
ore, che fa scattare l’azione è fissato a 2,5 m/s2 .
Per le vibrazioni trasmesse al corpo intero:
•Il valore limite giornaliero di esposizione normalizzato a un periodo di
riferimento di 8 ore è fissato a 1,00 m/s2, mentre su periodi brevi è pari a
1,50 m/s2.
•Il valore d’azione giornaliero normalizzato a un periodo di riferimento di 8
ore, che fa scattare l ’azione è fissato a 0,5 m/s2.
Misure di prevenzione e protezione
In base alla valutazione dei rischi di cui all'articolo 4,
quando sono superati i valori d'azione, il datore di lavoro elabora e
applica un programma di misure tecniche o organizzative, volte a
ridurre al minimo l'esposizione e i rischi che ne conseguono,
considerando in particolare:
• altri metodi di lavoro che richiedono una minore esposizione a
vibrazioni meccaniche;
• la scelta di attrezzature di lavoro adeguate concepite nel rispetto
dei principi ergonomici e che producono, tenuto conto del lavoro da
svolgere, il minor livello possibile di vibrazioni;
• la fornitura di attrezzature accessorie per ridurre i rischi di lesioni
provocate dalle vibrazioni (sedili,maniglie , guanti)
• adeguati programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro;
• l'adeguata informazione e formazione dei lavoratori
Dispositivi di Protezione Individuale
DPI- HAV
Guanti «antivibranti»: oltre ai benefici in termini di protezuione delle
mani dai rischi meccanici, dalle temperature esterne , dai rischi chimici
e dall’umidità, possono ridurre la trasmissione delle vibrazioni alle mani
Dispositivi di Protezione Individuale
DPI- WBV
Non esistono dei DPI comunemente intesi. La principale misura di
tutela rimane l’utilizzo di dispositivi accessori (es. Silent Block) per la
riduzione delle vibrazioni sui sedili di guida.
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
Articolo 69 - Definizioni
attrezzatura di lavoro: qualsiasi macchina, apparecchio, utensile o
impianto, inteso come il complesso di macchine, attrezzature e
componenti necessari all’attuazione di un processo produttivo,
destinato ad essere usato durante il lavoro;
zona pericolosa: qualsiasi zona all’interno ovvero in prossimità di
una attrezzatura di lavoro nella quale la presenza di un lavoratore
costituisce un rischio per la salute o la sicurezza dello stesso;
lavoratore esposto: qualsiasi lavoratore che si trovi interamente o
in parte in una zona pericolosa;
operatore: il lavoratore incaricato dell’uso di una attrezzatura di
lavoro.
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
Articolo 70 - Requisiti di sicurezza
1. Salvo quanto previsto al comma 2, le attrezzature di lavoro messe
a disposizione dei lavoratori devono essere conformi alle
specifiche disposizioni legislative e regolamentari di recepimento
delle Direttive comunitarie di prodotto.
2. Le attrezzature di lavoro costruite in assenza di disposizioni
legislative e regolamentari di cui al comma 1, e quelle messe a
disposizione dei lavoratori antecedentemente all’emanazione di
norme legislative e regolamentari di recepimento delle Direttive
comunitarie di prodotto, devono essere conformi ai requisiti
generali di sicurezza di cui all’ALLEGATO V
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
Articolo 71 - Obblighi del datore di lavoro
3. Il datore di lavoro, al fine di ridurre al minimo i rischi connessi all’uso delle
attrezzature di lavoro e per impedire che dette attrezzature possano essere
utilizzate per operazioni e secondo condizioni per le quali non sono adatte,
adotta adeguate misure tecniche ed organizzative, tra le quali quelle
dell’ALLEGATO VI.
7. Qualora le attrezzature richiedano per il loro impiego conoscenze o
responsabilità particolari in relazione ai loro rischi specifici, il datore di lavoro
prende le misure necessarie affinché:
a) l’uso dell’attrezzatura di lavoro sia riservato ai lavoratori allo scopo incaricati
che abbiano ricevuto una informazione, formazione ed addestramento
adeguati;
b) in caso di riparazione, di trasformazione o manutenzione, i lavoratori
interessati siano qualificati in maniera specifica per svolgere detti compiti.
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
Articolo 73 – informazione, formazione ed addestramento
... Il datore di lavoro provvede, affinché per ogni attrezzatura di
lavoro messa adisposizione, i lavoratori incaricati dell’uso
dispongano di ogni necessaria informazione e istruzione e
ricevano una formazione e un addestramento adeguati, in
rapporto alla sicurezza relativamente:
• a) alle condizioni di impiego delle attrezzature;
• b) alle situazioni anormali prevedibili
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
Principi generali
In generale e quindi anche per quanto riguarda le macchine, gli impianti e le
attrezzature si ricorda che:
a) Sono parti a rischio:
- gli organi di trasmissione del moto
- gli organi lavoratori
- parti o elementi mobili
b) Per evitare infortuni dovuti a contatti accidentali le zone pericolose devono
quindi essere dotate di:
1) ripari
2) dispositivi di sicurezza:
- in particolare occorre mettere in atto opportuni accorgimenti tecnicoprocedurali finalizzati ad evitare la manomissione dei dispositivi di sicurezza
3) strutture di protezione (segregazioni)
Rischio Meccanico e Sicurezza Macchine
Attraverso il suo funzionamento, una generica attrezzatura e/o
macchina di lavoro può costituire un pericolo per i lavoratori
esposti all’interno di una zona pericolosa, i cui limiti dipendono
dal tipo di rischi indotti dalla macchina stessa.
L’uso di macchine/attrezzature comporta l’esposizione a rischi di
tipo fisico quali:
Meccanico
Elettrico
Termico
….
Testo unico sulla sicurezza - Macchine
In particolare i principali pericoli MECCANICI derivanti dalle
macchine sono:
•Elettrocuzione.
•Contatto con l’utensile, taglio, trascinamento.
•Inalazione di polveri e fumi
•Offesa alle mani e in varie parti del corpo.
•Proiezione di schegge durante l’uso.
•Proiezione dell’utensile o di parti di esso.
•Bruciature.
•Cadute di materiale.
•Rumore.
•ROA.
•CEM
•Ecc…
Requisiti di sicurezza - Macchine
Le attrezzature di lavoro messe a disposizione dei lavoratori devono
essere conformi alle specifiche disposizioni legislative e
regolamentari di recepimento delle direttive comunitarie di
prodotto.
Gli organi lavoratori delle macchine e le
relative zone di operazione,.. .se pericolosi..,
devono essere protetti o segregati oppure
provvisti di dispositivo di sicurezza.
Direttiva Macchine
La Direttiva Macchine introduce l’obbligo di certificazione “CE” dei
macchinari dettando criteri minimi di sicurezza.
Una macchina o attrezzatura, benché costruita nel rispetto dei
requisiti di sicurezza previsti dalle normative vigenti (es. marcata
CE), è sicura quando è installata, usata e mantenuta a regola d’arte
seguendo le istruzioni riportate nel libretto di uso e manutenzione
fornito dal costruttore
Direttiva Macchine
La direttiva macchine ha definito:
Quali sono i requisiti essenziali di sicurezza e
tutela della salute che devono essere
rispettati in tutte le macchine
Gestione del rischio meccanico
Il buon funzionamento dei dispositivi impiegati è anche funzione
dell' abilità e dell’addestramento degli operatori fondamentale
assicurarsi che le macchine vengano manovrate e mantenute da
personale in possesso di una perfetta conoscenza delle tecniche
di lavoro sicuro.
Non è poi possibile garantire che una macchina risulti sicura
qualora:
1. venga utilizzata da un non addetto ai lavori,
2. venga impiegata per operazioni per cui non è stata costruita,
3. venga impiegata in modo non conforme alle prescrizioni del
costruttore, o azionata in condizioni di manutenzione
insufficiente.
Gestione del rischio meccanico
Altro fattore da tenere in considerazione, è l’ambiente in cui si
opera:
1. il layout delle macchine;
2. lo spazio a disposizione;
3. il flusso del lavoro;
4. il livello di illuminazione e di rumore;
5. il livello di igiene ambientale in genere;
rappresentano parametri da tenere in considerazione nella
valutazione del livello di rischio associato ad una assegnata
condizione lavorativa.
Gestione del rischio meccanico
Riduzione del rischio meccanico mediante
protezioni/ripari (UNII EN 292//1)
La scelta degli organi di protezione è estremamente importante.
Infatti, rappresenta un momento essenziale della progettazione
della macchina ai fini della sua conformità legislativa.
Protezioni fisse
Protezioni fisse assicurano che all’operatore venga impedito
l’accesso alle parti pericolose delle macchine.
Devono essere robuste e in grado di resistere alle
sollecitazioni meccaniche e ambientali.
Vengono assicurate alla struttura della macchina in modo fisso,
necessitano un’apposita chiave per permettere l'apertura.
Non può essere considerata fissa una protezione che possa
essere disattivata con maniglia o altro dispositivo costantemente
inserito.
Nella progettazione della protezione fissa, occorre essere certi
che non si creino particolari punti di intrappolamento.
Protezioni assertive
In molti casi, le protezioni fisse presentano idonee aperture al
fine di consentire all’operatore l’inserimento del materiale,
senza, però permettere alcun accesso alle zone pericolose.
Le protezioni asservite sono collegate ai comandi della macchina
e consentono di accedere all’area pericolosa in condizioni di
sicurezza consentendo di eseguire operazioni che si rendessero
necessarie durante lo svolgimento della lavorazione.
Sono concepite e allestite in modo tale da:
1. permettere di avviare la macchina solo quando la protezione
si trova in posizione di chiusura;
2. permettere l'apertura della protezione solo a macchina
ferma.
Protezioni assertive: protezioni-comando
Una particolare classe di protezioni asservite, denominata
protezioni-comando, consente un'agevole e rapida assicurazione
delle condizioni di sicurezza ovvero di:
1. iniziare il ciclo di lavoro allorquando viene chiusa la
protezione;
2.determinare l’arresto immediato della macchina con
l'apertura della protezione, anche se non posta nella posizione
di chiusura.
Questi dispositivi protettivi risultano particolarmente efficaci
quando il ciclo di lavoro è di breve durata, in quanto semplificano
notevolmente la manovra della macchina, a vantaggio della
sicurezza.
Altri tipi di protezioni
Le protezioni automatiche consentono il funzionamento della
macchina solo dopo che l'addetto si è allontanato dall’area
pericolosa.
I distanziatori sono barriere che impediscono all'operatore di
intervenire in zone pericolose.
I ripari regolabili sono utilizzati quando l’accesso alle parti
pericolose delle macchine non può essere costantemente
impedito, sono facilmente adattabili mediante un idoneo sistema
di regolazione.
I ripari ad autoregolazione, simili ai precedenti, si auto-regolano in
funzione della forma e delle dimensioni della parte da proteggere
Dispositivi di intercettazione e blocco
I dispositivi di intercettazione e di blocco regolano la distanza
minima dell'operatore dalle zone pericolose, al di sotto della quale
non consentono l'avviamento della macchina.
Sono normalmente di tipo meccanico (costituiti da uno schermo o
da una barriera che viene azionata dalla parte del corpo che si
avvicina al punto pericoloso).
Comunque, molto spesso sono di tipo fotoelettrico o costituiti da
sensori elettrici di pressione o anche da apparecchi a capacitanza o
a ultrasuoni.
Dispositivi di intercettazione e blocco
In ogni caso, essi assicurano che:
1. sino a quando viene registrata una presenza entro il limite di
sicurezza, la macchina non può essere messa in moto. Una
volta cessata l’intercettazione, la macchina può essere riavviata
mediante apposito comando;
2. nel caso in cui venga registrata una presenza all'interno del
limite di sicurezza, il dispositivo protettivo arresta la macchina
e, se possibile, inverte il moto al fine di allontanare l’organo
pericoloso dal limite di sicurezza.
Protezione dai moti residui
Altra importante classe di protezione è quella che protegge gli
operatori da eventuali moti residui degli organi della macchina
anche dopo lo spegnimento della macchina.
Quando la macchina viene spenta possono sussistere moti residui
dovuti all’inerzia degli organi meccanici, la protezione deve
garantire l'impossibilità di accedere alle zone pericolose sino a
quando i moti residui non siano cessati del tutto.
La protezione può essere attuata in diversi modi:
1.mediante un dispositivo in grado di assicurare che, dopo lo
spegnimento della macchina, la protezione resti bloccata sino a
quando l'elemento pericoloso non si sia fermato;
2.mediante un temporizzatore che regola l’apertura della
protezione e, conseguentemente, l’accesso alla zona pericolosa,
sino al momento in cui la macchina non si sia arrestata
completamente.
Misure di prevenzione da adottare
Protezione fissa
Tutti gli organi in movimento devono
essere protetti contro i contatti
accidentali. È vietato, pertanto,
rimuovere le coperture protettive.
Protezione mobile
Gli schermi atti a prevenire il rischio di
proiezione di oggetti e frammenti non devono
essere rimossi; ove ciò non sia possibile, si
deve minimizzare il rischio utilizzando
dispositivi di protezione individuali adeguati
(es. occhiali, visiere).
Misure di prevenzione da adottare
Non si devono rimuovere i sistemi di captazione e aspirazione
di vapori, polveri e liquidi. Prima di iniziare il lavoro si deve
controllare che tali sistemi funzionino.
Verificare che i dispositivi di protezione meccanici ed elettrici
siano idonei e attivati
Dopo la manutenzione e/o pulizia, i dispositivi eventualmente
rimossi devono essere immediatamente ripristinati.
Misure di prevenzione da adottare
Gli organi di azionamento
devono essere manovrabili solo in
modo intenzionale.
Si
deve
verificare
periodicamente che il pulsante
di arresto in emergenza delle
macchine sia funzionante.
Arresto di emergenza
Misure di prevenzione da adottare
Posizionare le sorgenti luminose al fine di illuminare le
macchine in modo idoneo alla lavorazione.
Si devono evitare intermittenze, abbagliamenti, ombre
ed effetti stroboscopici
Non si devono effettuare operazioni di pulizia o
manutenzione delle macchine in moto
Misure di prevenzione da adottare
Si devono osservare le prescrizioni impartite:
dal manuale di uso e manutenzione
dalla cartellonistica affissa
dal datore di lavoro o suo delegato
Smerigliatrice angolare:
rischi
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Elettrocuzione.
Contatto con l’utensile.
Inalazione di polveri.
Offesa alle mani e in varie parti del corpo.
Proiezione di schegge durante l’uso.
Proiezione dell’utensile o di parti di esso.
Bruciature.
Rumore.
Caduta.
156
Smerigliatrice angolare:
caratteristiche
• L’utensile deve essere provvisto di doppio
isolamento, riconoscibile dal simbolo del
“doppio quadrato”.
• L’utensile non deve essere collegato
all’impianto di terra.
• Il cavo di alimentazione deve essere provvisto
di adeguata protezione meccanica e sicurezza
elettrica.
• L’utensile deve essere dotato di cuffia
protettiva.
• Non si deve utilizzare impropriamente
l’utensile se non previsto dal costruttore.
157
Smerigliatrice angolare:
caratteristiche
• L’utensile deve prevede una impugnatura antivibrazioni.
• L’utensile deve essere dotato di comando a uomo presente.
• Sull’utensile deve essere riportata l’indicazione del senso di
rotazione e il numero massimo di giri.
• La macchina deve essere corredata da un libretto d’uso e
manutenzione.
158
Smerigliatrice angolare:
uso
• Il lavoro deve iniziare progressivamente per permettere alla
mola fredda della smerigliatrice di raggiungere
gradualmente la temperatura di regime.
• Deve essere evitato di far
esercitare alla mola della
smerigliatrice una pressione
eccessiva contro il pezzo.
159
Smerigliatrice angolare:
uso
• Durante la lavorazione ci si deve assicurare che l’usura della
mola della smerigliatrice avvenga in modo uniforme; in caso
contrario viene verificato l’esatto montaggio della mola.
• Nell’appoggiare la molatrice su piani o pezzi deve essere
fatta attenzione che la mola non sia più in rotazione e si
deve evitare di farle subire degli urti.
• Per l’uso della smerigliatrice dovranno essere osservate le
ore di silenzio imposte dai regolamenti locali.
160
Smerigliatrice angolare:
D.P.I.
• Cuffia antirumore o tappi auricolari :
durante l’uso della smerigliatrice.
• Occhiali con ripari laterali : durante l’uso
della smerigliatrice.
• Visiera trasparente : in alternativa agli
occhiali durante l’uso della smerigliatrice.
161
Smerigliatrice angolare:
D.P.I.
• Maschera antipolvere :
durante l’uso della
smerigliatrice.
• Grembiule in cuoio : se
necessario durante l’uso
della smerigliatrice.
• Guanti : durante l’uso della
smerigliatrice.
• Scarpe antinfortunistiche:
durante l’uso della
smerigliatrice
162
Saldatrice elettrica :
rischi
•
•
•
•
•
Elettrocuzioni derivanti da difetti dei componenti.
Inalazione di fumi e gas.
Radiazioni ultraviolette e irraggiamento.
Ustioni.
Incendio di materiali
infiammabili.
• Caduta di scintille e/o materiale
fuso.
• Esplosioni dei recipienti in cui si sta operando.
163
Saldatrice elettrica :
caratteristiche
• I collegamenti della saldatrice elettrica devono essere
effettuati con cura e in modo da non dare luogo a scintillio e
surriscaldamento; i bulloni o i morsetti dei cavi della pinza e
della massa devono essere serrati a fondo e, nei limiti del
possibile, disposti in modo da non costituire intralcio al
passaggio e non essere soggetti a danneggiamenti.
• Le pinze portaelettrodi della saldatrice elettrica devono
essere munite di impugnatura
isolante ed incombustibile.
164
Saldatrice elettrica :
uso
• L’inserimento e il disinserimento della spina dalla presa di
alimentazione della saldatrice elettrica, devono essere
effettuati a circuito aperto; prima di effettuare tali manovre,
deve essere disinserito sia l'interruttore della presa che
quello della saldatrice; la stessa precauzione va adottata per
l'attacco ed il distacco dei cavi della pinza e della massa.
• Il cavo di massa deve essere collegato al pezzo da saldare
nelle immediate vicinanze della zona nella quale si deve
saldare.
165
Saldatrice elettrica :uso
• Il collegamento di massa della saldatrice elettrica deve
essere effettuato mediante morsetti, pinze, prese
magnetiche o altri sistemi che offrono un buon contatto
elettrico. E’ vietato usare tubazioni o profilati metallici di
sezione inadeguata, od altri mezzi di fortuna.
• Nei lavori in quota, devono
essere adottate idonee
precauzioni per evitare che
materiali, attrezzi, utensili o
spruzzi incandescenti possano
arrecare danno a persone o
cose sottostanti.
166
Saldatrice elettrica :
uso
• Devono essere allontanati gli eventuali materiali che, per la
loro natura, risultino infiammabili, facilmente combustibili
o danneggiabili oppure usarsi appropriati schermi.
167
Saldatrice elettrica :uso
• Nelle immediate vicinanze della saldatrice elettrica deve
essere posizionato un estintore.
• Durante l’uso della saldatrice elettrica nei locali chiusi deve
essere assicurata una buona ventilazione generale
ricorrendo eventualmente all'uso di aspiratori portatili per
impedire il ristagno di fumi nel locale.
168
Saldatrice elettrica :uso
• Durante l’uso della saldatrice elettrica devono essere prese
le necessarie precauzioni (ripari o schermi) per evitare che
radiazioni dirette o scorie prodotte investano altri
lavoratori.
• Negli impianti in cui l'impiego dell'arco della saldatrice
elettrica è abbinato a quello di idrogeno o di gas inerti, le
relative bombole di gas compresso devono essere
posizionate a qualche metro di distanza dal posto di
saldatura e venire elettricamente isolate da terra e da
qualsiasi parte metallica appoggiandole sopra sostegni
isolati e legandole con funi o cinghie in materiale isolante.
Saldatrice elettrica :
uso
• I lavori di saldatura elettrica su recipienti o tubi chiusi, che
contengano o che abbiano contenuto sostanze pericolose
devono essere eseguiti solo dopo aver provveduto ad
eliminare le condizioni di pericolo.
170
Saldatrice elettrica :
D.P.I.
• Berretto ignifugo : durante l’uso della
saldatrice.
• Maschera per saldatori con vetro inattinico :
durante l’uso della saldatrice
• Occhiali protettivi o visiera : durante l’uso
della saldatrice per le operazioni di
martellinatura, spazzolatura, molatura, ..
• Maschera ad insufflazione d'aria : durante
l’uso della saldatrice lavorando in ambienti
chiusi e non ventilati.
171
Saldatrice elettrica :
D.P.I.
• Maschera di protezione respiratoria (A1P2) : durante l’uso
della saldatrice se necessaria.
• Cuffia antirumore o tappi auricolari :
durante l’uso della saldatrice per le
operazioni di martellinatura, spazzolatura,
molatura ecc..
• Tuta ignifuga : durante l’uso della
saldatrice per operazioni a carattere
continuo.
172
Saldatrice elettrica :
D.P.I.
• Guanti di protezione per saldatori : durante l’uso della
saldatrice.
• Grembiule di cuoio : durante l’uso della saldatrice.
• Scarpe antinfortunistiche a sfilamento rapido : durante l’uso
della saldatrice.
• Ghette: durante l’uso della saldatrice.
173
Trapano portatile :
rischi
•
•
•
•
•
•
•
•
Elettrocuzione.
Contatto con l’utensile.
Proiezione di trucioli.
Proiezione dell’utensile o di parti
Rumore durante l’uso.
Inalazione di polvere durante l’uso.
Elettrocuzione durante l’uso.
Tagli e abrasione alle mani.
di esso.
174
Trapano portatile :
caratteristiche
• L’utensile deve essere provvisto di doppio isolamento,
riconoscibile dal simbolo del “doppio quadrato”.
• L’utensile non deve essere collegato all’impianto di terra.
• Il cavo di alimentazione deve essere provvisto di adeguata
protezione meccanica e sicurezza elettrica.
• L’utensile deve essere
dotato di comando a uomo
presente.
• L’utensile deve essere
corredato da un libretto
d’uso e manutenzione.
175
Trapano portatile :
uso
• Per l’uso del trapano portatile dovranno
essere osservate le ore di silenzio imposte
dai regolamenti locali.
• Durante l’uso del trapano portatile deve
essere accertato che non vi siano cavi
elettrici, tubi, tondini di ferro od altro
all’interno dei materiali su cui intervenire.
• Durante l’uso del trapano portatile deve
essere accertato frequentemente lo stato
di affilatura della punta.
176
Trapano portatile :
uso
• Il trapano va sempre utilizzato con la
doppia impugnatura per evitare la
torsione in caso di inceppamento
della punta.
• E’ conveniente utilizzare il trapano
con il dispositivo che impedisce di
forare troppo in profondità o di
scivolare entro il foro.
177
Trapano portatile :
D.P.I.
• Guanti : durante l’uso del trapano portatile se necessario.
• Scarpe antinfortunistiche : durante l’uso del trapano portatile.
• Cuffie o tappi antirumore : durante l’uso del trapano portatile
se necessario.
• Tuta di protezione : durante l’uso
del
trapano portatile.
• Occhiali protettivi o visiera :
durante l’uso del trapano portatile
se
necessario.
• Mascherina antipolvere : durante
l’uso del
trapano portatile.
178
Trapano a colonna :
rischi
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Contatto con l’utensile.
Contatto con il mandrino.
Proiezione di materiali.
Contatto con cinghie e pulegge.
Contatto con organi di
trasmissione.
Elettrocuzione.
Impigliamento degli indumenti.
Rotazione del pezzo.
Rumore.
179
Trapano a colonna :
caratteristiche
• La macchina deve prevedere il
collegamento all’impianto di terra.
• La macchina deve prevedere un
dispositivo che impedisce il
riavviamento spontaneo dopo
un’interruzione dell’alimentazione
elettrica.
• Sulla macchina deve essere installato
un riparo che circoscrive la zona
pericolosa e dotato di interblocco
(microinterruttore a sicurezza
positiva).
180
Trapano a colonna :
caratteristiche
• Sulla macchina deve essere installata una morsa stringipezzo;
all’occorrenza griffe o staffe.
• Il carter delle cinghie deve essere dotato di interblocco
(microinterruttore a sicurezza positiva).
• Sulla macchina deve essere installato un arresto di
emergenza.
• La macchina deve essere corredata
da
un libretto d’uso e manutenzione.
181
Trapano a colonna :
uso
• E’ vietato effettuare operazioni di manutenzione o pulizia con
il trapano a colonna in moto.
• E’ vietato l’uso dell’aria compressa per la pulizia del trapano
a colonna.
• Sono vietati indumenti che possono impigliarsi né bracciali od
altro.
• E’ vietato tenere il pezzo
con le
mani.
182
Trapano a colonna :
D.P.I.
• Guanti : durante l’uso del trapano se il pezzo presenta il
rischio di tagli e/o abrasioni.
• Scarpe antinfortunistiche : durante l’uso del trapano .
• Cuffie o tappi antirumore : durante l’uso del trapano se
necessario.
• Tuta di protezione :
durante l’uso del
trapano .
• Occhiali protettivi o
visiera : durante l’uso
trapano se
necessario.
del
183
Molatrice fissa :
rischi
•
•
•
•
•
Contatto con l’utensile.
Proiezione di materiali.
Elettrocuzione.
Scoppio della mola.
Impigliamento degli
indumenti.
• Presa del pezzo tra
utensile e poggiapezzi.
• Rumore.
184
Molatrice fissa :
caratteristiche
• Sulla macchina devono essere
installate solide cuffie metalliche.
• I poggiapezzi devono essere regolati
a non più di 2 mm dalla mola.
• Sulla macchina devono essere
installati schermi paraschegge. In
casi particolari può essere fatto uso
di occhiali di protezione.
• La macchina deve prevede il
collegamento all’impianto di terra.
185
Molatrice fissa :
caratteristiche
• Nei pressi della macchina deve esservi
una targhetta indicante il diametro e
il numero di giri massimo della mola
da utilizzarsi.
• La macchina deve essere corredata da
un libretto d’uso e manutenzione.
• La macchina deve prevedere un
dispositivo che impedisce il
riavviamento spontaneo dopo
un’interruzione dell’alimentazione
elettrica.
186
Molatrice fissa :
D.P.I.
• Guanti: durante l’uso della mola se il
pezzo presenta il rischio di tagli e/o
abrasioni.
• Scarpe antinfortunistiche: durante l’uso
della mola.
• Cuffie o tappi antirumore: durante l’uso
della mola se necessario.
• Tuta di protezione: durante l’uso della
mola.
• Occhiali protettivi o visiera: durante l’uso
della mola se necessario.
187
Compressore portatile :
rischi
•
•
•
•
Contatto con cinghie e pulegge.
Contatto con organi di trasmissione del moto.
Elettrocuzione.
Contatto con organi in movimento durante la manutenzione
allo stesso compressore.
• Rumore durante l’uso
del compressore.
188
Compressore portatile :
caratteristiche
• Il compressore deve essere dotato
di una gabbia in rete metallica
contro il contatto con gli organi di
trasmissione.
• Il compressore deve prevedere il
collegamento all’impianto di terra.
• La macchina deve essere corredata
da un libretto d’uso e manutenzione
e di libretto matricolare.
189
Compressore portatile :
caratteristiche
• Il compressore deve essere dotato di idonea
valvola di sicurezza e di dispositivo in grado
di spegnere il motore nel caso di
raggiungimento della pressione massima.
• Il serbatoio può essere esonerato dalle
verifiche periodiche.
• Deve essere presente una targhetta con i
dati di riferimento leggibile e visibile : nome
e ragione sociale del costruttore, luogo ed
anno di costruzione, temperatura e
pressione di progetto, matricola, data di
prova.
190
Compressore portatile :
caratteristiche
• Sulla macchina, a portata di mano, deve essere installato un
interruttore per l’immediato arresto in caso di bisogno.
• I manometri e gli eventuali termometri devono essere in
buono stato di efficienza in modo da poter essere ben visibili.
• Le tubazioni devono essere integre, disposte in modo da non
intralciare le lavorazioni, protette contro lo schiacciamento e
poste in modo da impedire piegamenti ad angolo vivo e
contatti con sostanze aggressive, oli o poveri di leganti.
• Se utilizzato nei cantieri il compressore deve prevedere un
grado di protezione delle parti elettriche almeno IP 44.
191
Compressore portatile:
D.P.I.
• Sono vietate operazioni di manutenzione o pulizia con il
compressore collegato all’impianto.
• Per l’uso del compressore devono essere osservate le ore di
silenzio imposte dai regolamenti locali.
• Durante l’uso del compressore deve essere saltuariamente
controllata l’efficienza della valvola di sicurezza.
• Cuffie o tappi antirumore:
durante l’uso del
compressore.
192
Segatrice da cantiere:
rischi
•
•
•
•
•
•
Contatto con l’utensile.
Contatto con cinghie e pulegge .
Contatto con organi di trasmissione del moto.
Elettrocuzione.
Proiezione del disco o di parti di esso.
Impigliamento degli indumenti
durante l’uso.
193
Segatrice da cantiere:
rischi
• Rifiuto del pezzo con proiezione dello stesso durante l’uso
della sega circolare.
• Proiezione di trucioli durante l’uso della sega circolare.
• Rumore.
194
Segatrice da cantiere:
caratteristiche
• Sulla macchina deve essere installata una cuffia registrabile in
grado di impedire il contatto con l’utensile e la proiezione di
schegge.
• Sulla macchina devono essere installati schermi fissi ai due lati
dell’utensile nella parte sporgente sotto il banco di lavoro.
195
Segatrice da cantiere:
caratteristiche
• La macchina deve essere dotata di guida.
• Il disco deve essere fissato all’albero in maniera efficace.
• Presso la macchina deve essere reperibile uno spingipezzo per
pezzi piccoli e/o particolari.
Segatrice da cantiere:
caratteristiche
• La macchina deve essere dotata di coltello divisore regolato a
3 mm dalla dentatura e più basso di 5 mm rispetto alla
sporgenza della lama.
• La macchina deve essere dotata di carter contro il contatto
con gli organi di trasmissione.
• La macchina deve prevedere il collegamento all’impianto di
terra.
197
Segatrice da cantiere:
caratteristiche
• Sulla macchina deve essere installato
un arresto di emergenza.
• Il disco deve essere mantenuto
affilato.
• La macchina deve essere corredata da
un libretto d’uso e manutenzione.
• La macchina deve prevedere un
dispositivo
che
impedisce
il
riavviamento
spontaneo
dopo
un’interruzione
dell’alimentazione
elettrica.
198
Segatrice da cantiere:
uso
• E’ vietato effettuare operazioni di manutenzione o pulizia con
la sega circolare in moto in moto.
• E’ vietato l’uso dell’aria compressa per la pulizia della sega
circolare.
• Durante l’uso della sega circolare sono vietati indumenti che
possono impigliarsi né bracciali od altro.
199
Segatrice da cantiere:
uso
• Durante l’uso della sega circolare per il
taglio di tavolame in lungo è d’obbligo
utilizzare sia il coltello divisore che la
guida longitudinale opportunamente
regolati.
• Durante l’uso della sega circolare
deve essere utilizzata la cuffia di
protezione opportunamente regolata.
• Per l’uso della sega circolare devono
essere osservate le ore di silenzio
imposte dai regolamenti locali.
200
Segatrice da cantiere:
uso
• Durante l’uso della sega circolare devono essere adoperati
idonei spingipezzo in relazione al tipo di lavoro da eseguire.
201
Segatrice da cantiere:
D.P.I.
• Guanti : durante l’uso della sega circolare se
il pezzo presenta il rischio di tagli e/o
abrasioni.
• Scarpe antinfortunistiche : durante l’uso
della sega circolare.
• Tuta di protezione : durante l’uso della sega
circolare.
202
Segatrice da cantiere:
D.P.I.
• Occhiali protettivi o visiera : durante l’uso della
sega circolare.
• Cuffie o tappi antirumore : durante l’uso della
sega circolare.
203
Sega a catena:
rischi
•
•
•
•
•
•
•
•
Elettrocuzione.
Contatto con l’utensile.
Proiezione di trucioli.
Proiezione dell’utensile o di parti di esso.
Contraccolpi.
Vibrazioni.
Ferite durante il trasporto.
Inalazione di gas
scarico.
• Rumore.
di
204
Sega a catena:
caratteristiche
• L’utensile deve essere corredato da un libretto d’uso e
manutenzione.
• L’utensile deve prevedere un blocco rapido della catena in
caso di contraccolpo (meno di 150 millisecondi).
• L’utensile deve essere munito di dispositivo frizione con
manopola di trattenuta che interrompe la trasmissione del
moto alla catena in caso di improvviso rilascio.
205
Sega a catena:
caratteristiche
• L’utensile deve prevedere una impugnatura anteriore
doppia per permettere di usare agilmente la sega anche in
posizione orizzontale (abbattimento di alberi).
• Il rivestimento dell’impugnatura anteriore deve essere di
tipo antiscivolo allo scopo che la sega non scappi dalle mani.
• L’impugnatura anteriore deve prevedere una
protezione che impedisca alle mani di toccare la catena.
206
Sega a catena:
caratteristiche
• L’utensile deve prevedere un freno della catena che blocchi
istantaneamente la catena in caso di contraccolpo.
• Il dispositivo di comando deve essere del tipo a uomo
presente (a uomo morto) che blocchi o spenga
l’utensile in meno di un secondo.
207
Sega a catena:
caratteristiche
• L’utensile deve essere dotato di un
fodero per la lama per evitare di
ferirsi durante il trasporto.
208
Sega a catena:
caratteristiche
• L’utensile deve essere dotato di un perno fermo-catena che
impedisca alla catena di scivolare all’indietro qualora si
dovesse rompere.
• L’utensile deve essere dotato di
una protezione dell’impugnatura
posteriore che difenda le mani in
caso di deragliamento della
catena.
209
Sega a catena:
uso
• Per l’uso della motosega dovranno essere
osservate le ore di silenzio imposte dai
regolamenti locali.
• Per l’uso della motosega in ambienti chiusi è preferibile
utilizzare un modello a corrente.
• Se si avvertono perdita di sensibilità, debolezza, pallore della
pelle delle dita, delle mani e dei polsi si dovranno
interrompere le lavorazioni.
• La catena deve possedere sempre una tensione sufficiente e
mantenuta arrotata.
• La catena deve essere sostituita qualora si dimostri usurata.
210
Sega a catena:
D.P.I.
•
•
•
•
Elmetto : durante l’uso della motosega.
Guanti antitaglio : durante l’uso della motosega.
Scarpe antinfortunistiche : durante l’uso della motosega.
Cuffie o tappi antirumore : durante l’uso della motosega.
211
Sega a catena:
D.P.I.
• Tuta di protezione : durante
l’uso della motosega.
• Occhiali protettivi o visiera :
durante l’uso della motosega.
• Mascherina antigas : durante
l’uso della motosega in
ambienti chiusi.
212
Protezione degli arti inferiori
Calzature resistenti ed
adatte anche contro pericoli
di ustioni, di causticazioni,
di
punture
o
di
schiacciamento.
Nel caso di lavori edili, di
carpenteria, in sotterraneo, si
richiede anche l’interposizione di
una soletta antiperforazione.
Scarpe antisdrucciolo per
lavori su impalcature, tetti e
simili.
Buone caratteristiche
dielettriche (calzature
con suole in gomma per
elettricisti).
Calzature di sicurezza
214
Protezione del capo - Elmetto
RISCHI: urto e conseguenti ferite al capo e più in generale di
caduta di materiale dall’alto, durante ad esempio:
•montaggio di opere provvisionali o lavorazioni in
ambienti
angusti,
che
sottopongono
al
rischio di urti e contusioni del capo.
•postazioni al di sotto di lavorazioni in quota (es.
caduta attrezzi) o di apparecchi di sollevamento
(es. caduta carichi).
Elmetto UNI EN 397
PRINCIPALI ELEMENTI COSTITUTIVI:
CALOTTA
BARDATURA
FASCIA
SOTTONUCA
FASCIA ANTISUDORE
SOTTOGOLA
Dispositivi di protezione individuale v0.1
216
Elmetto UNI EN 397
REQUISITI
FISICI (es. materiali, costruzione, distanze, ecc.);
PRESTAZIONE:
Obbligatori:
- assorbimento agli urti;
- resistenza alla penetrazione;
- resistenza alla fiamma;
- ecc.;
Facoltativi:
- temperatura molto bassa (-20 °C o – 30 °C);
- temperatura molto alta (+ 150 °C);
- proprietà elettriche (fino a 440 V c.a.);
- ecc.;
217
Elmetto
Modalità di conservazione
– Dopo l’utilizzo conservare in luogo pulito al riparo dai
raggi solari.
– Pulire con un detergente neutro diluito in acqua fredda.
– Non usare mai gasolio, benzina,
cherosene diluente o altri solventi.
Dispositivi di protezione individuale v0.1
218
Protezioni oculari
I casi in cui debbono essere usati i dispositivi di protezione degli occhi in
genere sono:
- rischi meccanici;
- rischi ottici;
- rischi chimici.
Tipi di rischio:
–
–
–
–
–
proiezioni di piccoli oggetti, schegge, trucioli, durante le operazioni di
saldatura, molatura, tranciatura;
proiezioni di prodotti chimici durante la manipolazione di acidi,
detergenti, oli, solventi etc;
proiezione di materiale fuso per lavori in prossimità di masse
incandescenti;
esposizione a calore radiante ed a radiazioni luminose;
etc.
Dispositivi di protezione individuale v0.1
219
Occhiali di protezione
I principali dispositivi di protezione degli occhi sono:
- occhiali a stanghetta con o senza protezione laterale;
- occhiale a mascherina ad elastico;
- visiere a casco;
- schermi a mano;
- maschere a casco.
Per quanto riguarda l’idoneità al lavoro da svolgere, in
generale è possibile suddividere nelle seguenti operazioni:
Dispositivi di protezione individuale v0.1
segue
220
Occhiali di protezione
UNI EN 166 (parti principali)
Numero di scala (solo i filtri)
Saldatura e/o taglio ossiacetilenico
Lenti con livello di protezione da 1,7 a 8.
Saldatura e/o taglio ad arco elettrico
Schermi a mano o maschere a casco con livello di prot. da 9 a 14.
Identificazione del fabbricante
Classe ottica (ad eccezione di schermi di copertura) 1, 2, 3
Resistenza meccanica (dove applicabile) Nessuno, S, F, B, A,
Resistenza arco elettrico da corto-circuito (dove applicabile) 8
Dispositivi di protezione individuale v0.1
221
Occhiali di protezione
UNI EN 166 (parti principali)
Non aderenza del metallo fuso e resistenza alla
penetrazione di solidi caldi (dove applicabile) 9
Resistenza al danneggiamento di superficie
causato da
particelle fini (dove applicabile) K
Resistenza all'appannamento (dove applicabile) N
Riflettanza incrementata (dove applicabile) R
Oculare originale o sostitutivo (facoltativo) O,
Resistenza alle particelle ad alta velocità a temperature
estreme (dove applicabile) T
Dispositivi di protezione individuale v0.1
222
Occhiali di protezione
(esempi)
Protezione contro rischi meccanici
Occhiale a stanghetta o a mascherina con lenti
incolori di sicurezza.
Protezione contro polvere/liquidi
Occhiale a mascherina con lente incolore, con un
sistema di aerazione tale da non permettere la
penetrazione nella zona degli occhi di polvere e/o
liquidi.
Altri dispositivi di protezione:
Visiere di protezione;
Visiere in rete metallica (UNI EN 1731/97)
Dispositivi di protezione individuale v0.1
223
Vestiario
REQUISITI GENERALI
Innocuità;
Progettazione;
Comfort.
INVECCHIAMENTO
TAGLIE
Dispositivi di protezione individuale v0.1
224
Vestiario Requisiti generali e
metodi di prova UNI EN 340 (parti principali)
MARCATURA con (ad esempio):
a) nome o marchio di identificazione del fabbricante;
b) designazione del prodotto;
c) numero della taglia;
d) numero della norma europea;
e) pittogramma/i e se necessario livelli di prestazione;
f) etichettatura di manutenzione;
g) avvertimento “Non riutilizzare per i DPI monouso”.
INFORMAZIONI FORNITE DAL FABBRICANTE
Dispositivi di protezione individuale v0.1
225
Vestiario Requisiti generali e
metodi di prova UNI EN 340 (parti principali)
Protezione contro parti in movimento
Protezione contro il calore e il fuoco
Protezione contro seghe a catena
Protezione contro pericoli da microrganismi
Protezione contro l'elettricità statica
Dispositivi di protezione individuale v0.1
226
Vestiario Requisiti generali e
metodi di prova UNI EN 340 (parti principali)
Protezione contro il freddo
Protezione contro intemperie
Protezione contro prodotti chimici
Protezione contro tagli e ferite da lama
Protezione contro contaminazione rad. sotto
forma di particelle
Indumento di protezione ad alta visibilità
Dispositivi di protezione individuale v0.1
227
Esposizione ad agenti biologici
Titolo X
D.Lgs. 81/08 e s.m.i
228
Il rischio biologico
È rischio biologico è un rischio
“trasversale ” e presente tanto in attività
lavorative in cui “tradizionalmente” è riconosciuta la presenza di agenti biologici
quali allevamenti o macelli, quanto in attività caratterizzate sempre più spesso da
rischi “emergenti” quali gli aeroporti e il trasporto aereo, o attività frutto della
moda degli ultimi anni, come i centri che effettuano piercing e tatuaggi.
A ciò va sicuramente aggiunto anche quel mondo professionale, in crescita
esponenziale negli ultimi anni, che riguarda l’assistenza familiare ad anziani,
disabili e malati.
229
Esposizione ad agenti biologici
Le presenti norme si applica a tutte le attività lavorative nelle quali vi è rischio di
esposizione ad agenti biologici.
Per agente biologico: qualsiasi microrganismo anche se geneticamente
modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare
infezioni, allergie o intossicazioni.
230
Classificazione degli agenti biologici
Art. 268 D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
Gli agenti biologici sono ripartiti nei seguenti quattro gruppi a seconda del rischio
di infezione:
•
agente biologico del gruppo 1: presenta poche probabilità di causare malattie
in soggetti umani;
• agente biologico del gruppo 2: può causare malattie in soggetti umani e
costituire un rischio per i lavoratori; è poco probabile che si propaga nella
comunità; sono di norma disponibili efficaci misure profilattiche o
terapeutiche;
231
Classificazione degli agenti biologici
Art. 268 D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
• agente biologico del gruppo 3: può causare malattie gravi in soggetti umani e
costituisce un serio rischio per i lavoratori; l’agente biologico può propagarsi
nella comunità, ma di norma sono disponibili efficaci misure profilattiche o
terapeutiche;
• agente biologico del gruppo 4: può provocare malattie gravi in soggetti umani
e costituisce un serio rischio per i lavoratori e può presentare un elevato rischio
di propagazione nella comunità; non sono disponibili, di norma, efficaci misure
profilattiche o terapeutiche.
232
Obblighi del Datore di Lavoro
Art. 271 D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
Nella valutazione del rischio tiene conto di tutte le informazioni disponibili relative
alle caratteristiche dell’agente biologico e delle modalità lavorative, ed in
particolare:
a) della classificazione degli agenti biologici che presentano o possono
presentare un pericolo per la salute umana;
b) dell’informazione sulle malattie che possono essere contratte;
c) dei potenziali effetti allergici e tossici;
d) della conoscenza di una patologia della quale è affetto un lavoratore, che è da
porre in correlazione diretta all’attività lavorativa svolta;
e) delle eventuali ulteriori situazioni rese note dall’autorità sanitaria
competente che possono influire sul rischio
f) del sinergismo dei diversi gruppi di agenti biologici utilizzati.
.
233
Misure di prevenzione
Il datore di lavoro applica i principi di buona prassi microbiologica, ed adotta, in
relazione ai rischi accertati, le misure protettive e preventive, adattandole alle
particolarità delle situazioni lavorative.
In tutte le attività nelle quali la valutazione evidenzia rischi per la salute dei
lavoratori, il datore di lavoro assicura che:
a) i lavoratori dispongano dei servizi sanitari adeguati
b) abbiano in dotazione indumenti protettivi od altri indumenti idonei, da
riporre in posti separati dagli abiti civili;
c) i DPI ove non siano mono uso, siano controllati, disinfettati e puliti dopo ogni
utilizzazione
Nelle aree di lavoro in cui c’è rischio di esposizione è vietato assumere cibi e
bevande, fumare, conservare cibi destinati al consumo umano, usare pipette a
bocca e applicare cosmetici.
234
Formazione ed informazione
Il datore fornisce ai lavoratori, sulla base delle conoscenze disponibili,
informazioni ed istruzioni, in particolare per quanto riguarda:
a) i rischi per la salute dovuti agli agenti biologici utilizzati;
b) e precauzioni da prendere per evitare l’esposizione;
c) le misure igieniche da osservare;
d) la funzione degli indumenti di lavoro e protettivi e dei dispositivi di
protezione individuale ed il loro corretto impiego;
e) le procedure da seguire per la manipolazione di agenti biologici del gruppo
4;
f) il modo di prevenire il verificarsi di infortuni e le misure da adottare per
ridurne al minimo le conseguenze.
235
Il rischio biologico in alcuni settori
di attività
Esempi
236
Il rischio biologico negli uffici
FONTI DI PERICOLO BIOLOGICO
• Materiale documentale, arredi, tendaggi, polvere, impianti di climatizzazione
VIE DI ESPOSIZIONE
• Inalazione di bioaerosol
• Contatto con superfici od oggetti contaminati
EFFETTI SULLA SALUTE
• Disturbi alle vie respiratorie, allergie, dermatiti, infezioni, Sick Building Sindrome (SBS),
• Building Related Illness (BRI)
AGENTI BIOLOGICI POTENZIALMENTE PRESENTI
Virus
Rhinovirus (virus raffreddore)
Virus influenzali
Batteri
Batteri Gram negativi, Stafilococchi e Legionelle
Funghi
Cladosporium spp., Penicillium spp., Alternaria alternata, Fusarium spp.,
Aspergillus spp.
Allergeni
Allergeni indoor della polvere (acari, muffe, blatte, animali domestici)
237
Il rischio biologico negli uffici
PREVENZIONE E PROTEZIONE
• Formazione e sensibilizzazione sulle corrette prassi igieniche
• Adeguate procedure di pulizia degli ambienti, riduzione polvere
• Microclima confortevole (ventilazione, idoneo numero di ricambi d’aria)
• Adeguata manutenzione degli impianti aeraulici e idrici
• Monitoraggi ambientali periodici per controllare la qualità dell’aria, delle superfici e
della polvere
238
Il rischio biologico lavori all’ APERTO
Il rischio biologico può provocare, se non si adottano semplici
misure preventive, la comparsa di malattie infettive anche gravi
e letali (tetano, leptospirosi ecc.. ).
E’ causato da esseri visti solo con il microscopio e che, pertanto,
vengono chiamati microrganismi.
Altra causa di contagio sono organismi più grandi, visibili ad
occhio nudo come alcuni vermi. Può inoltre essere veicolato da
roditori (topi, nutrie),rettili ed uccelli.
239
Il rischio biologico
Nel lavoro agro-zootecnico, se non si rispettano alcune semplici
misure, un rischio biologico (cioè una malattia infettiva) può
derivare da:
– Suolo, fieno contaminati.
– Animali domestici e
selvatici (nutrie, cani, gatti,
piccioni).
– Bestiame.
– Acqua, sia quella
utilizzata per bere e per
lavarsi che quella usata per l’irrigazione dei campi.
240
Il rischio biologico
Misure generali di protezione:
– Indossare idonei abiti protettivi e
stivali resistenti; alcune malattie si
trasmettono con piccole ferite e
abrasioni durante il lavoro nei
campi.
– Bere solo acqua potabile; alcune
malattie si trasmettono per
contaminazione dell’acqua, spesso
infatti, l’acqua dei pozzi è
contaminata da agenti patogeni.
241
Il rischio biologico
– In caso di ferite lavare
immediatamente la parte con acqua
potabile corrente e disinfettare con
acqua ossigenata.
– Applicare una medicazione
impermeabile prima di riprendere il
lavoro.
– Lavarsi accuratamente le mani prima
di mangiare, bere o fumare.
242
Il rischio biologico
– La respirazione di polveri provenienti
dall’attività agricola può essere
pericolosa per la salute.
– Per ridurre questo rischio è necessario
proteggere adeguatamente le vie
respiratorie e ridurre, se possibile, la
formazione di polveri.
243
IL RISCHIO CHIMICO
Titolo IX – Sostanze Pericolose
Capo I – Protezione da agenti chimici
244
Definizioni
Art. 222 del D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
Agenti chimici: tutti gli elementi o composti chimici, sia da soli sia nei loro
miscugli, allo stato naturale o ottenuti, utilizzati o smaltiti, compreso lo
smaltimento come rifiuti, mediante qualsiasi attività lavorativa, siano essi
prodotti intenzionalmente o no e siano immessi o no sul mercato.
Attività che comporta la presenza di agenti chimici: ogni attività lavorativa in
cui sono utilizzati agenti chimici, o se ne prevede l’utilizzo, in ogni tipo di
procedimento,
compresi
la
produzione,
la
manipolazione,
l’immagazzinamento, il trasporto o l’eliminazione e il trattamento dei rifiuti, o
che risultino da tale attività lavorativa.
245
La valutazione dei rischi
Art. 233 D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
Nella valutazione di cui all'art. 28 del D.Lgs. 81/08, il datore di lavoro
determina, preliminarmente, l'eventuale presenza di agenti chimici pericolosi
sul luogo di lavoro e valuta, anche, i rischi per la sicurezza e la salute dei
lavoratori prendendo in considerazione in particolare:
• le loro proprietà pericolose;
• le informazioni sulla salute e sicurezza, comunicate, dal responsabile
dell'immissione sul mercato, tramite la relativa scheda di sicurezza;
• il livello, il modo e la durata dell'esposizione;
246
La valutazione dei rischi
Art. 233 D.Lgs. 81/08 e s.m.i.
• le circostanze in cui viene svolto il lavoro in presenza di tali agenti, tenuto
conto della quantità delle sostanze e dei preparati che li contengono o li
possono generare;
•
i valori limite di esposizione professionale o i valori limite biologici
secondo l’elenco riportato negli Allegati XXXVIII e XXXIX;
•
gli effetti delle misure preventive e protettive adottate o da adottare;
•
se disponibili, le conclusioni tratte da eventuali azioni di sorveglianza
sanitaria già intraprese.
247
La valutazione del rischio secondo il T.U.
All’esito della valutazione il rischio chimico potrà essere:
BASSO
RISCHIO CHIMICO PER LA SICUREZZA
NON BASSO
IRRILEVANTE
RISCHIO CHIMICO PER LA SALUTE
NON IRRILEVANTE
248
I rischi sull’uomo
I rischi sull’uomo derivanti dall’utilizzo di prodotti chimici dipendono da:
• tipologia d’interazione col corpo umano;
• la natura dei prodotti;
• l’intensità e la durata dell’esposizione;
• la sensibilità personale dell’individuo esposto;
• le modalità d’impiego e le misure di prevenzione adottate.
249
Tipologia di interazione con l’organismo umano
Le vie attraverso le quali gli agenti chimici si possono introdurre nell'organismo
sono:
• Inalazione: le sostanze pericolose passano al sistema respiratorio, quindi a
quello circolatorio ed infine agli organi;
• Contatto e penetrazione attraverso la cute o le mucose: può portare ad un
effetto locale o ad un accumulo negli strati grassi, quindi nel sangue ed infine
negli organi;
• Ingestione:, causa il passaggio dalle labbra/bocca al sistema digestivo e quindi
agli organi dell’agente trattato. In genere le cause sono da ascrivere alla scarsa
igiene o a errate procedure di manipolazione.
250
Effetti sull’uomo
Effetti acuti: quando l'insieme degli effetti si manifesta entro un tempo
breve e predeterminato dalla somministrazione o dal contatto con la
sostanza. Il danno si verifica immediatamente dopo l’esposizione ed è
generalmente proporzionale alla quantità ed alla concentrazione
(Aggressive, nocive e tossiche).
Effetti cronici: quando gli effetti si manifestano a lungo termine (mesi o
anni) a carico di organi e tessuti dovuti a particolari esposizioni. Il danno
si verifica tempo dopo l’esposizione (anche anni) e dopo ripetute
esposizioni. Il danno è proporzionale alla quantità assunta ed al numero
delle esposizioni ma si verifica anche per basse quantità (Nocive,
cancerogene).
251
Intensità e durata dell’esposizione
Valori limite di esposizione: livelli di riferimento che sono stati fissati per la
maggior parte delle sostanze chimiche presenti negli ambienti lavorativi.
I più importanti valori limite di esposizione sono i cosiddetti “TLV ” ed indicano le
concentrazioni delle sostanze disperse nell’aria alle quali si ritiene che la maggior
parte dei lavoratori possa rimanere esposta ripetutamente senza alcun effetto
negativo per la salute.
• TLV-TWA: è il valore limite per esposizioni prolungate nel
tempo (è il limite più importante).
• TLV-STEL: è il valore limite per esposizioni di breve durata.
• TLV-C : è il valore limite di soglia massimo. Rappresenta quella
concentrazione che non può essere mai superata durante tutto
il turno lavorativo neanche per un istante.
252
Sensibilità individuale
La risposta a stimoli esterni non è costante per tutti gli individui.
Vi sono individui che presentano una particolare sensibilità ad alcuni agenti
nocivi.
Ciò è dovuto a varie cause come l’ipersensibilità di tipo allergico (atopia), carenze
enzimatiche.
I valori limite di esposizione di solito non tengono in considerazione anche la
possibilità di variazioni individuali nelle risposte. Per questo motivo, i limiti di
esposizione vanno considerati come “accettabili” e non come “sicuri” per
impedire un danno alla salute.
253
Misure di prevenzione
I rischi derivanti da agenti chimici pericolosi devono essere eliminati o ridotti al minimo
mediante le seguenti misure:
•
progettazione e organizzazione dei sistemi di lavorazione sul luogo di lavoro;
•
fornitura di attrezzature idonee per il lavoro specifico e relative procedure di
manutenzione adeguate;
•
riduzione al minimo del numero di lavoratori che sono o potrebbero essere esposti;
•
riduzione al minimo della durata e dell'intensità dell'esposizione;
•
misure igieniche adeguate;
•
riduzione al minimo della quantità di agenti presenti sul luogo di lavoro in funzione
delle necessità della lavorazione;
•
metodi di lavoro appropriati, comprese le disposizioni che garantiscono la sicurezza
nella manipolazione, nell'immagazzinamento e nel trasporto sul luogo di lavoro di
agenti chimici pericolosi nonché dei rifiuti che contengono detti agenti chimici.
254
Misure di prevenzione
Modalità di stoccaggio
•
Tutti i prodotti e/o agenti chimici devono essere conservati nelle confezioni originali;
•
qualora sia necessario travasare un agente chimico, il recipiente deve essere
etichettato in modo tale da riportare le indicazioni presenti sul contenitore originale
e che queste siano leggibili anche a distanza di tempo;
•
tutti i recipienti contenenti agenti chimici devono essere accuratamente etichettati,
sulle etichette devono essere riportate tutte le indicazioni obbligatorie per legge
(nome della sostanza, pittogrammi, frasi di rischio R, consigli di prudenza S,
indicazioni relative al fornitore e massa o volume del contenuto)
•
tutti gli agenti chimici devono essere corredati della apposita scheda dati di sicurezza,
conservata in luogo noto ed accessibile a tutti;
•
lo stoccaggio deve rispettare le condizioni riportate sulla schede di sicurezza dello
specifico agente chimico;
255
Misure di prevenzione
Modalità di stoccaggio
•
Devono essere presenti solamente quantitativi di agenti chimici necessari all’attività
in corso.
•
Gli agenti chimici pericolosi, non utilizzati per l’attività in corso, devono essere
conservati in armadi di sicurezza o scaffali.
•
I contenitori degli agenti chimici devono essere sempre richiusi dopo l'uso e riposti
negli appositi armadi o scaffali.
•
Periodicamente, deve essere verificata l'integrità dei contenitori per evitare perdite e
diffusioni di sostanze pericolose nell'ambiente.
•
Durante la movimentazione dei contenitori, essi devono essere chiusi e gli operatori
devono indossare guanti adeguati alla pericolosità dell’agente chimico.
•
Gli agenti chimici pericolosi non devono essere stoccati: sul pavimento,
•
sui banchi di lavoro e sotto cappa.
256
Misure di prevenzione
Modalità di stoccaggio
Gli agenti chimici devono essere disposti in modo tale che:
• gli agenti corrosivi, caustici e irritanti si trovino al di sotto del livello degli
occhi;
• nei ripiani inferiori trovino posto i contenitori più grandi e le sostanze più
pericolose;
• i contenitori non siano ammassati uno sopra l’altro e non sovraccarichino il
ripiano;
• siano rispettate le eventuali indicazioni particolari indicate nella scheda di
sicurezza (voce Manipolazione e Stoccaggio);
• siano rispettate le reciproche incompatibilità (vedi schede di sicurezza);
• siano al riparo dall’azione diretta dei raggi solari e da altre fonti di calore.
257
Dispositivi di Protezione Individuale (DPI)
Guanti
I guanti devono essere certificati secondo il D.Lgs 475/92, quindi sono soggetti alla
marcatura CE.
Per la protezione da rischi chimici il guanto deve essere scelto in base all’indice di
degradazione (a contatto con la sostanza manipolata) ed in base alla prova di permeazione
(passaggio dell’inquinante attraverso il dispositivo).
SCELTA DEL MATERIALE
Materie Prime
Caratteristiche
LATTICE NATURALE
NOEPRENE
NITRILE
PVC
Punti Forti
Eccellente flessibilità e
resistenza allo strappo.
Buona resistenza a
numerosi acidi e
chetoni
Resistenza chimica
polivalente: acidi,
solventi alifatici.
Buona resistenza alla
luce solare e all’ozono.
Ottima resistenza
all’abrasione e alla
perforazione.
Ottima resistenza ai
derivati da idrocarburi.
Buona resistenza agli
acidi e alle basi.
Precauzioni
d’uso
Evitare il contatto con
oli, grassi e derivati da
idrocarburi
Evitare il contatto con
oli, grassi e derivati da
idrocarburi
Evitare il contatto con
solventi contenenti
chetoni, con acidi
ossidanti e con
prodotti organici
azotati
Debole resistenza
meccanica. Evitare il
contatto con solventi
contenenti chetoni e
con solventi
258
aromatici.
Dispositivi di Protezione Individuale (DPI)
Guanti – indicazioni per l’uso
•
I guanti monouso non devono mai essere riutilizzati.
•
Tutti i tipi di guanto proteggono solo per un breve periodo in quanto nel tempo tutti consentono
la permeazione dei reagenti chimici.
•
Devono essere indossati tutte le volte che esiste un potenziale rischio di contatto con la pelle.
•
Il tipo di guanti da utilizzare deve essere specificato nelle procedure operative.
•
I guanti devono essere tolti prima di toccare superfici che non devono essere contaminate
•
(ad esempio cornetta del telefono, maniglie di porte,…..).
•
Prima dell’utilizzo occorre controllare l’integrità dei guanti.
•
I guanti devono essere tolti rovesciandoli.
•
I guanti non monouso devono essere sostituiti periodicamente in funzione della frequenza di
utilizzo.
•
Dopo essersi levati i guanti è necessario lavarsi le mani.
•
In caso di versamento sui guanti è necessario toglierseli e lavarsi subito le mani.
•
Prima dell’uso verificare, gonfiandolo, le condizioni di integrità del guanto.
259
Protezione arti superiori - GUANTI
I dispositivi di protezione delle mani e delle braccia previsti sono:
- guanti contro le aggressioni meccaniche (perforazioni, tagli,
vibrazioni, ecc.), contro le aggressioni chimiche, per elettricisti e
antitermici;
- guanti a sacco;
- ditali;
- manicotti;
- fasce di protezione dei polsi;
- guanti a mezze dita;
- manopole.
I guanti di protezione devono essere adeguati ai rischi da prevenire e rispondere
alle condizioni esistenti sul posto di lavoro. Essi, inoltre, devono tener conto
delle esigenze ergonomiche e poter essere adattati alle necessità del lavoratore.
Protezione arti superiori - GUANTI
Come per tutti i dispositivi di protezione individuale, anche i guanti devono essere
certificati secondo il D.Lgs 475/92, quindi sono soggetti alla marcatura CE.
Ciascun guanto di protezione deve essere marcato con le seguenti informazioni :
a) Nome, marchio o altro mezzo di identificazione del fabbricante
b) Designazione del guanto ( nome commerciale o codice ).
c) Indicazione della taglia.
d) Se necessario, marcatura con data di obdolescenza (scadenza).
Guanti
262
263
264
Protezione degli occhi e del viso
Offesa agli occhi
occhiali, visiere o schermi
appropriati
Gli occhiali, gli schermi e le visiere sono dispositivi che servono a
prevenire infortuni agli occhi causati da agenti meccanici, chimici,
termici, o da radiazioni (visibili, ultraviolette, infrarosse, ionizzanti, laser)
Protezione degli Occhi
I principali dispositivi di protezione degli occhi sono:
-
Occhiali a stanghetta con o senza protezione laterale.
Occhiale a mascherina ad elastico
Visiere a casco
Schermi a mano
Maschere a casco
Per la scelta degli occhiali necessari in presenza del rischio chimico occorre rispettare le
indicazioni sotto riportate:
• gli occhiali di sicurezza devono avere gli schermi laterali;
• gli schermi facciali o maschere protettive sono richiesti nel caso travasi di materiali
corrosivi o liquidi pericolosi in grandi quantità e non sotto cappa chimica:
• chi indossa lenti a contatto deve essere informato dei particolari rischi che comportano
(ad esempio assorbimento di agenti chimici dall’aria).
266
Protezione delle vie respiratorie
I filtri ed i respiratori a filtro antipolvere sono suddivisi in tre classi in
base all’efficienza filtrante:
facciali filtranti FFP1 - filtri P1 - THP1, TMP1
facciali filtranti FFP1 - filtri P2 - THP2, TMP2
facciali filtranti FFP1 - filtri P3 - THP3, TMP3
BASSA EFFICIENZA
MEDIA EFFICIENZA
ALTA EFFICIENZA
I respiratori e filtri di media ed alta efficienza sono inoltre differenziati
secondo la loro idoneità a trattenere particelle solide o solide e liquide,
per cui si ha:
⇒ classe S: protezione da aerosol solidi e nebbie base
acquosa (sospensione di particelle solide in acqua);
⇒ classe SL: protezione anche da nebbie base organica.
Protezione delle vie respiratorie
Le tre tipologie di filtro:
A.P.V.R.
PER INDIVIDUARE IL GIUSTO DISPOSITIVO BISOGNA CHIEDERSI:
C’E’ SUFFICIENTE OSSIGENO?
Si ←
DISPOSITIVI A FILTRO
↓
- ANTIPOLVERE
- ANTIGAS
- COMBINATI
ARIA + INQUINANTE
02 > 17%
→ No
RESPIRATORI ISOLANTI
↓
- AUTONOMI
- NON AUTONOMI
A.P.V.R.
QUALI SONO LE DIFFERENZE ?
DISPOSITIVI A FILTRO
Sono dispositivi che consentono
di respirare l’aria
ambiente debitamente filtrata.
⇩
- FACCIALI FILTRANTI
- SEMIMASCHERE CON FILTRO
- MASCHERE INTERE CON FILTRO
RESPIRATORI ISOLANTI
Sono dispositivi che consentono
di respirare aria proveniente da
una sorgente incontaminata.
⇩
- AUTORESPIRATORI CON BOMBOLA
- RESPIRATORI CON ADD.ARIA ESTERNA
270
271
ETICHETTATURA
Le nuove regole per l’etichettatura dei
prodotti chimici
272
Etichettatura
Ogni produttore o esportatore deve dotare le singole sostanze o i preparati di
una etichetta di pericolo.
L’etichetta deve avere forma e contenuti standard e deve essere di dimensioni
proporzionali al contenitore dove deve essere affissa.
273
Nuovo Regolamento Europeo C.L.P
Regolamento (CE) n. 1272/2008
È entrato in vigore il 20/1/2009
Incorpora i criteri di classificazione ed etichettatura, i simboli e le avvertenze
concordate a livello globale (GHS)
CAMPO DI APPLICAZIONE
Tutte le sostanze chimiche
e miscele pericolose, compresi i biocidi, gli
antiparassitari, senza limiti di quantità prodotte per anno.
Esclusi i preparati (miscele) che ricadono sotto altra normativa europea (es.
farmaci, dispositivi medici, alimenti e mangimi e cosmetici) e le sostanze
radioattive
274
I cambiamenti apportati
Terminologia
• Miscela, non più preparato
• Classe di pericolo, non più categoria di pericolo: definisce la natura del
pericolo (fisico, per la salute o per l’ambiente)
• Classe di pericolo suddivisibile in categorie, che specificano la gravità del
pericolo
• Indicazione di pericolo (esplosivo, corrosivo ecc): non ha equivalenza
all’inetrno del CLP
275
I cambiamenti apportati
Etichettatura
• Le indicazioni di pericolo sono
•
Parole «pericolo» o «attenzione»
•
Armonizzazione degli ammonimenti
sostituite da un avviso
• Si aggiungono pittogrammi,
simboli di pericolo
• Cambiano le frasi di rischio
verbali de inserimento di codici
(pericolo)
•
• Consiglio di prudenza
Sintetizzano le azioni da
intraprendere in caso di esposizione
276
I nuovi simboli (pittogrammi)
Cornice
Simbolo
Colore
277
Natura dei prodotti
ESPLOSIVI: prodotti che possono esplodere per effetto della fiamma o che sono
sensibili agli urti e agli attriti più del dinitrobenzene (es. tritolo)
COMBURENTI: prodotti che a contatto con altre sostanze, soprattutto se
infiammabili, provocano una forte reazione esotermica (es. ossigeno)
278
Natura dei prodotti
INFIAMMABILI: comprende tutti i prodotti che precedentemente erano suddivisi
tra infiammabili ed altamente/estremamente infiammabili
e
CORROSIVI: prodotti che a contatto la pelle e le mucose possono esercitare
un’azione distruttiva
279
Natura dei prodotti
IRRITANTI e NOCIVI
e
TOSSICI e MOLTO TOSSICI
e
PERICOLOSO PER L’AMBIENTE
280
Natura dei prodotti
Nuovi simboli
281
Indicazioni di pericolo e consigli di Prudenza
Le frasi di Rischio ʺ R ʺ ed i consigli di Prudenza ʺSʺ sono sostituiti da:
• Le indicazioni di pericolo H: descrivono, in forma sintetica, i rischi potenziali
associati all’impiego del prodotto
• I consigli di prudenza P: descrivono le comuni norme di sicurezza da adottare
per minimizzare i rischi potenziali associati all’impiego del prodotto.
Indicazioni di Pericolo (H)
Consigli di Prudenza (P)
H2.. Pericoli chimico-fisici
P1.. Carattere generale
H3.. Pericoli per la salute
P2.. Prevenzione
H4.. Pericoli per l’ambiente
P3.. Reazione
P4.. Conservazione
P5.. Smaltimento
282
Schede di sicurezza
La scheda informativa di sicurezza deve comportare le seguenti
voci obbligatorie:
1. Elementi identificativi della sostanza o del preparato e della
società/impresa; devono essere indicati gli elementi indicatori della
sostanza o del preparato e il nome, l’indirizzo e il numero di telefono
dell’entità giuridica responsabile dell’immissione sul mercato
2. Composizione/informazione sugli ingredienti; devono essere citate le
sostanze classificate pericolose per la salute e le sostanze che, pur non
essendo classificate hanno limiti di concentrazione
3. Indicazione dei pericoli; informazioni sintetiche dei rischi che presenta
la sostanza o il preparato
4. Misure di pronto soccorso; si dovranno specificare, per le possibili vie di
esposizione, le azioni immediato soccorso da portare all’infortunato
283
Schede di sicurezza
5.
6.
7.
8.
Misure antincendio; le indicazioni da fornire dovranno mettere in grado, chi deve
intervenire in caso d’incendio, di effettuare l’operazione in modo corretto e sicuro.
Dovranno essere evidenziati i mezzi estinguenti che non devono essere utilizzati per
ragioni di sicurezza
Misure in caso di fuoriuscita accidentale; devono essere indicate le informazioni utili
per l’utilizzatore inerenti le precauzioni individuali, ambientali e i metodi di pulizia e
raccolta da adottare, con particolare enfasi quando si tratta di misure che si
differenziano dalle normali buone pratiche operative
Manipolazione e stoccaggio; devono essere fornite le precauzioni di tipo
impiantistico e procedurale da adottare per una manipolazione sicura del prodotto e
le condizioni da attuare per assicurare lo stoccaggio in sicurezza del prodotto
Controllo dell’esposizione/protezione individuale; devono essere indicate le
informazioni di natura tecnica da attuare per evitare l’esposizione, la natura dei mezzi
protettivi da utilizzare, le misure di igiene specifiche, eventuali parametri di controllo
dei componenti, quali: limiti di esposizione, standard, biologici, ecc.
284
Schede di sicurezza
13. Considerazioni sullo smaltimento; devono essere fornite informazioni sulle modalità
di manipolazione e smaltimento dei residui, derivati sia dall’eccedenza del prodotto tal
quale non utilizzato di cui ci si debba disfare, sia dall’utilizzazione prevedibile dello
stesso
14. Informazioni sul trasporto; dovranno essere citate le varie codifiche per i diversi tipi di
trasporto (ADR, RID, ecc.)
15. Informazioni sulla regolamentazione; devono essere riportate le informazioni che
figurano sull’etichetta, devono inoltre essere indicate le disposizioni comunitarie (e le
norme nazionali di recepimento)
16. Altre informazioni; potranno essere riportate informazioni ritenute di interesse, non
riprese da altri punti.
GLI ELEMENTI RIPORTATI NELLA SCHEDA SERVONO ALLA VALUTAZIONE
DEI RISCHI A GESTIRE IL PRODOTTO E A FRONTEGGIARE LE EVENTUALI
SITUAZIONI DI EMERGENZA.
285
Attenzione
Qualsiasi prodotto chimico deve essere oggetto di specifica
attenzione e di completa conoscenza da parte della persona che
intende utilizzarlo. Troppo spesso la routine abbassa
eccessivamente la soglia di attenzione e di consapevolezza del
rischio.
Attenzione!
286
Attenzione
Prima di utilizzare una sostanza NON conosciuta
verificare
quanto
riportato
nell’etichetta
rinvenibile sul contenitore.
Se vi sono indicazioni circa una particolare
pericolosità del prodotto non impiegare lo stesso
prima di aver acquisito e consultato la scheda di
sicurezza dal fornitore il quale, si ricorda, è
obbligato a fornirla GRATUITAMENTE.
287
288
RISCHIO CANCEROGENO
E MUTAGENO
289
Premessa
“ Tutto è veleno e niente è veleno, solo la dose determina
se una sostanza, un preparato è o non è veleno ” frase
enunciata da Paracelso nel XVI secolo e che ha segnato una
svolta alla tossicologia generale.
• Lo studio della cancerogenesi è iniziato con
osservazioni
epidemiologiche fatte verso la fine del diciottesimo secolo (
1761 medico inglese Hill ) e nei primi anni di questo secolo (
nel 1915 )
è iniziato lo studio della cancerogenesi
sperimentale su topi, ratti ecc.
290
Premessa
I tumori ( neoplasie ) rappresentano una delle patologie di
maggior rilievo nei paesi industrializzati per la loro
frequenza, per la gravità e per il fatto che colpiscono anche
in età relativamente precoce.
In Italia questa patologia rappresenta la seconda causa di
morte.
291
Definizioni
Cancerogeno è un agente (una sostanza, un preparato) in grado
di provocare l’insorgenza del cancro o di aumentarne la
frequenza in una popolazione lavorativa esposta anche a
distanza di anni dal momento della cessazione dell’esposizione
stessa.
R 45
R 49
R 46
292
Definizioni
Un agente cancerogeno è riconoscibile in quanto
–etichettato da almeno una delle frasi di rischio R45
( può causare il cancro), R49 ( può causare il cancro per
inalazione );
– considerato nel D.Lgs. 3-02-1997 n. 52 e D.Lgs 16-07-1998 n.
285 e s.m.i.;
– appartenente all’allegato XLII del D.L.gs. 81 / 2008 ( in
particolare ad alcune lavorazioni es. lavori che espongono agli
idrocarburi policiclici aromatici e quelli che espongono a
polvere di legno duro e processi produttivi );
293
Valori Limite di esposizione professionale
Sono stati fissati valori limite di esposizione professionale (TLV)
Allegato XLIII del D.Lgs. 81 / 2008
benzene ( 3,25 mg/mcubo )
cloruro di vinile monomero ( 7,77 mg/mcubo )
polveri di legno duro ( 5,00 mg/mcubo )
294
Definizioni
Un agente cancerogeno è riconoscibile in quanto
– classificato come sostanze e preparati di categoria 1 e 2
per cancerogenicità dalla C.C.T.N.
Processi produttivi classificati dalla IARC come categoria 1 e
2 A.
295
Definizioni
Mutageno è un agente ( una sostanza, un preparato ) in
grado di indurre mutazioni cioè cambiamenti stabili sul
materiale ereditario ( DNA ) delle cellule viventi o di
aumentarne la frequenza ed è etichettato con la frase di
rischio R46 ( può causare alterazioni genetiche ereditarie ).
296
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
La classificazione Europea ( C.E. direttiva n. 93/72/CEE )
riconosciuta in Italia ed in Europa considera i cancerogeni in
tre categorie : prima, seconda, terza.
Prima categoria – sicuramente cancerogeni per l’uomo,
sufficienti elementi hanno permesso di stabilire una
relazione causa effetto tra l’esposizione dell’uomo e
l’insorgenza di un tumore.
Seconda categoria – sostanze che devono essere assimilate
ai cancerogeni umani sulla base di adeguati studi a lungo
termine condotti su cavie animali o sulla
base di
informazioni specifiche.
Terza categoria – sostanze per le quali gli studi condotti su
cavie hanno dato risultati preoccupanti, ma insufficienti a
catalogarle nella seconda categoria.
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
La classificazione secondo lo I.A.R.C. ( Istituto della
Organizzazione Mondiale della Sanità che si occupa delle
ricerche sul cancro - International Agency for Research on
Cancer ) individua 5 categorie cosi suddivise :
Gruppo 1 - Cancerogeni umani, categoria riservata alle
sostanze con sufficiente evidenza di cancerogenità per
l’uomo – l’agente è cancerogeno per l’uomo.
Gruppo 2 – il gruppo è suddiviso in due sottogruppi
identificati con A e B.
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
La classificazione secondo lo I.A.R.C.
Gruppo 2 A - Probabili cancerogeni umani, l’agente è
probabilmente cancerogeno per l’uomo, in questo
sottogruppo sono incluse le sostanze con limitata evidenza
di cancerogenicità per l’uomo e sufficiente evidenza per gli
animali. Nel sottogruppo possono essere incluse sostanze
per le quali sussista una limitata evidenza per l’uomo o
soltanto una sufficiente evidenza per gli animali purchè o
l’una o l’altra sia supportata da altri rilevanti dati.
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
La classificazione secondo lo I.A.R.C.
Gruppo 2B – Sospetti cancerogeni umani, l’agente è
possibile cancerogeno per l’uomo in assenza di sufficiente
evidenza per gli animali, oppure per quelle sostanze con
sufficiente evidenza per
gli animali ed inadeguata evidenza o mancanza di dati per
l’uomo.
Gruppo 3 – sostanze non classificabili per la
cancerogenicità per l’uomo in questo gruppo vengono
inserite le sostanze che non rientrano in nessun’altra
categoria prevista.
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
La classificazione secondo lo I.A.R.C.
Gruppo 4 – non cancerogeni per l’uomo a tale gruppo
vengono assegnate le sostanze con evidenza di
cancerogenicità sia per l’uomo che per gli animali. In alcuni
casi, possono essere inserite in questa categoria le sostanze
con inadeguata evidenza o assenza di dati per l’uomo ma
con provata mancanza di cancerogenicità per gli animali.
Criteri di classificazione degli agenti cancerogeni
Agente chimico
fumi saldatura
Cr elem. e Cr III
Cr VI solub.acq.
Cr VI insolub.
CrO3
Ni elemento
Ni comp. Insolub.
Ni0, Ni203,Ni02
A.C.G.I.H. cancer.
-----A4
A1
A1
A1
A5
A1
A1
I.A.R.C. cancer.
UNIONE EUROPEA
2B possibile
-----1 accertato
--------1 accertato
1 accertato
-----
Legenda :
Genotos.= genotossico
Carc.= carcinogeno
A1= carcinogeno riconosciuto per l’uomo
A4= non classificabile come carcinogeno per l’uomo
A5= non sospetto come carcinogeno per l’uomo
----------genotos. cat. 2
genotos. cat. 2
genotos. cat. 1
carc. cat. 3 ( possibile)
----carc. cat.1 ( accertato )
Cancerogeni – mutageni / lavorazione
ELENCO NON ESAUSTIVO
Acido arsenico e suoi Sali ( R 45 ) fonte IARC, usato
nell’industria chimica per la produzione di arsenati e di
pesticidi.
Calcio Arsenato ( R45 ) usato nell’agricoltura contro insetti,
per il trattamento dei prati rasati e delle zolle erbose, come
pesticida sulla frutta, sulle patate, e verdure.
Piombo arsenato ( R45 ) usato nella veterinaria come
medicinale per pecore e capre, fuori degli USA è usato come
insetticida per gli alberi da frutta, verdure, caucciù, caffè,
pompelmi.
Potassio arsenato ( R45 ) usato nell’industria tessile e come
reagente di laboratorio.
Cancerogeni – mutageni / lavorazione
ELENCO NON ESAUSTIVO
Sodio Arsenato ( R45 ) usato nelle lavorazioni di
falegnameria in particolare nella formulazione di
conservanti per il legno e come insetticida.
Arsenico triossido ( R45 ) usato nell’industria del vetro in
particolare nelle miscele per la produzione di articoli in
vetro, come decolorante di vetri e smalti; utilizzato anche in
agricoltura nella produzione di alcuni pesticidi.
Pentaossido di diarsenico ( R45 ) usato nell’industria del
legno come conservante utilizzato anche come pesticida o
fungicida.
Acrilammide ( R45 ) utilizzata nell’industria tessile nella
preparazione di prodotti tessili.
Cancerogeni – mutageni / lavorazione
ELENCO NON ESAUSTIVO
Acrilonitrile ( R45 ) usato nell’industria chimica nella sintesi
di fibre sintetiche e polimeri, nella preparazione di antiparassitari.
Asbesto ( R45 ) usato frequentemente per scopi non
prevedibili ed individuabili se non con indagini attente e
mirate.
Aziridina ( R45 ) usata come intermedio per la raffinazione
dell’olio combustibile e per lubrificanti.
Benzene ( R45 ) prevalentemente usato per la produzione di
altre sostanze chimiche, come solvente, si trova nelle
miscele costituenti la benzina, viene usato nell’industria
della gomma, nella produzione di pelle artificiale, come
solvente antidetonante, per cere, resine e oli, produzione di
coloranti.
Cancerogeni – mutageni / lavorazione
ELENCO NON ESAUSTIVO
Benzidina ( R45 ) usata nella produzione di coloranti e altre
sostanze chimiche, come reagente e come colorante per la
lettura al microscopio.
Benzoantracene ( R45 ) non sono noti ne usi ne produzioni
per uso commerciale. Si ritrova ubiquitariamente nei
prodotti di combustione incompleta, si trova anche nei
combustibili fossili.
Benzopirene ( R45 ) non sono noti ne usi ne produzioni per
uso commerciale. Si trova ubiquitariamente nei prodotti di
combustione incompleta, si trova anche nei combustibili
fossili.
R 45
R 49
R 46
Misure tecniche ed organizzative
ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO
Limitazione al minimo possibile il numero dei lavoratori esposti o che
possono essere esposti ad agenti cancerogeni o mutageni, anche
isolando le lavorazioni in aree predeterminate provviste di adeguati
segnali di avvertimento e di sicurezza, compresi i segnali “vietato
fumare “
Misure tecniche ed organizzative
sostituzione dell’agente con altro agente che, nelle
condizioni in cui viene utilizzato non è nocivo o lo è meno;
impiego di un agente in un sistema chiuso, se
tecnicamente non è possibile sostituire l’agente
cancerogeno o mutageno;
se il ricorso ad un sistema chiuso non è tecnicamente
possibile il DL deve provvedere affinchè il livello di
esposizione dei lavoratori sia ridotto al più basso valore
tecnicamente possibile
Misure tecniche ed organizzative
PROPAGAZIONE DEGLI INQUINANTI – PROTEZIONE
COLLETTIVA
L’ambiente di lavoro deve essere dotato di :
un adeguato sistema di ventilazione generale;
di un sistema di aspirazione localizzata nel caso in cui non
sia possibile impedire l’emissione nel luogo di lavoro di
agenti cancerogeni e mutageni e localizzata il più vicino
possibile al punto di emissione
R 45
R 49
R 46
Dispositivi di
Protezione Individuale
Gli interventi sul lavoratori vengono attuati con i Dispositivi di
Protezione Individuali che devono essere correttamente
indossati ed utilizzati
Per la protezione delle vie respiratorie ( APVR isolanti e a filtro ) :
considerando il FPO ( fattore di protezione operativo =
concentrazione in aria/limite di riferimento ), da usare quando
venga raggiunto il 50% del TLV per sostanze o miscele
Filtri
Facciale completo
Semimaschera
Facciali
filtranti
FFP1
FFP2
FFP3
Dispositivi di
Protezione Individuale
Per la protezione degli occhi e del viso ( norma armonizzata
UNI 10912 ): occhiali, visiera
Per la protezione del corpo in relazione all’attività da
svolgere : tuta in tyvek, tuta per la protezione da agenti
chimici
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di
somministrazione
CAMPO DI APPLICAZIONE:
in caso di affidamento di lavori, servizi e forniture ad imprese
appaltatrici o a lavoratori autonomi all'interno della propria
azienda, …. , nonché nell'ambito dell'intero ciclo produttivo
dell'azienda.
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione
Appalti
Consegna materiali
Prestazione di Lavoro
Ha implicazioni
di sicurezza?
SI
Richiedere:
-Marcatura CE
-Dichiarazione conformità
-Schede tecniche
-Schede di sicurezza
-Schede prodotti chimici
-Manuale d'uso e manut.
È un lavoro
edile?
NO
Applicare:
-Sistema qualità
-Controllo interno
NO
D.Lgs 81/08 e s.m.i.
Art. 26
SI
D.Lgs 81/08 e s.m.i.
Titolo IV
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09
Allegato X - Elenco dei lavori edili o di ingegneria civile di
cui all'articolo 89 comma 1, lettera a)
È un lavoro
edile?
I lavori di costruzione, manutenzione, riparazione, demolizione,
conservazione, ristrutturazione, …, di opere fisse, permanenti o
temporanee, in muratura, in cemento armato, in metallo, in legno o
in altri materiali, comprese le parti strutturali delle linee elettriche e
le parti strutturali degli impianti elettrici, le opere stradali,
ferroviarie, …. solo per la parte che comporta lavori edili o di
ingegneria civile, le opere di bonifica, di sistemazione forestale e di
sterro.
…….gli scavi, ed il montaggio e lo smontaggio di elementi
prefabbricati utilizzati per la realizzazione di lavori edili o di
ingegneria civile.
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione
Appalti
Consegna materiali
Prestazione di Lavoro
Ha implicazioni
di sicurezza?
SI
Richiedere:
-Marcatura CE
-Dichiarazione conformità
-Schede tecniche
-Schede di sicurezza
-Schede prodotti chimici
-Manuale d'uso e manut.
È un lavoro
edile?
NO
Applicare:
-Sistema qualità
-Controllo interno
NO
D.Lgs 81/08 e s.m.i.
Art. 26
SI
D.Lgs 81/08 e s.m.i.
Titolo IV
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 – Titolo IV
Il processo prevenzionale finalizzato alla programmazione della sicurezza
diventa così il frutto della collaborazione e della cooperazione di più soggetti
D.Lgs 81/08 e s.m.i.
Titolo IV
Responsabile lavori
Datori di lavoro
Committenti
Coordinatori della sicurezza
Lavoratori
autonomi
Progettista
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione
Appalti
Consegna materiali
Prestazione di Lavoro
Ha implicazioni
di sicurezza?
SI
Richiedere:
-Marcatura CE
-Dichiarazione conformità
-Schede tecniche
-Schede di sicurezza
-Schede prodotti chimici
-Manuale d'uso e manut.
È un lavoro
edile?
NO
Applicare:
-Sistema qualità
-Controllo interno
NO
D.Lgs 81/08 e s.m.i.
Art. 26
SI
D.Lgs 81/08 e s.m.i.
Titolo IV
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione
D.L. o Delegato
DUVRI
- Definizione Appalto
SI
Ci Sono
Interferenze?
Il DUVRI non si applica ai servizi di natura intellettuale,
alle mere forniture di materiali o attrezzature, nonché ai
lavori o servizi la cui durata non sia superiore ai due
giorni, sempre che essi non comportino rischi derivanti
dalla presenza di agenti cancerogeni, biologici,
atmosfere esplosive o dalla presenza dei rischi
particolari di cui all'allegato XI.
Verifica Idoneità
Tecnico Professionale
NO
Bando
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione
D.L. o Delegato
- Definizione Appalto
DUVRI
Verifica Idoneità
Tecnico Professionale
Fornire Informazioni sui
Rischi specifici dell’ambiente di lavoro
SI
Ci Sono
Interferenze?
NO
Contratto
Cooperarzione e Coordinamento
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di somministrazione
INIZIO LAVORI opere o servizi
D.Lgs 81/08 e D.Lgs 106/09 - Art. 26
Obblighi connessi ai contratti d'appalto o d'opera o di
somministrazione
I lavoratori di aziende che svolgono attività in regime di appalto
o subappalto, devono esporre apposita tessera di
riconoscimento, corredata di fotografia, contenente le
generalità del lavoratore e l’indicazione del datore di lavoro.
Tale obbligo grava anche in capo ai lavoratori autonomi che
esercitano direttamente la propria attività nel medesimo luogo
di lavoro, i quali sono tenuti a provvedervi per proprio conto.
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EcoGeo S.r.l.
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