RELAZIONE GENERALE
PREMESSA
Il progetto ha come oggetto il Museo Archeologico di Calatia, ubicato
all’interno del Casino dei Duchi Carafa di Maddaloni, compreso tra i Beni/Siti
culturali suscettibili di valorizzazione e gestione integrata in linea con quanto
previsto dall’Accordo di Programma sottoscritto dal MIBAC e dalla Regione
Campania in data 18.2.2009
Esso compare nell’allegato B dell’Avviso Pubblico per la definizione del
Piano Regionale di intervento, ai fini della valorizzazione, conservazione, gestione
e fruizione del patrimonio culturale della Campania (DGR n.404 del 31.7.2012), tra
i siti della provincia di Caserta Area dell’Ager Campanus sotto la voce : Poli
aggregatori.
Si tratta di un edificio Demaniale- Ramo Storico Artistico in uso alla
Soprintendenza per i Beni Archeologici di SA, AV, BN e CE
La struttura si articola:
•
in un edificio principale su due piani, prospiciente via Caudina, con una
corte interna su cui si affacciano i restanti corpi di fabbrica
•
ala ovest anch’essa su due piani,
•
ala sud che ha solo il piano terra
•
ala est ha il solo prospetto architettonico con cancello monumentale che
dava accesso al giardino delle delizie di cui solo una parte è in uso alla
Soprintendenza.
Il complesso dispone inoltre sul versante ovest di un’area esterna completamente
recintata con acceso carrabile su via Caudina che segna il limite con il Demanio
Militare. E’ presente ad est una vasta area sempre con accesso su via Caudina
adibita in parte a sosta.
Allo stato attuale è ultimato l’intervento di restauro ed adeguamento sul corpo
principale, con la sola eccezione della Cappella oggetto del presente intervento. Al
piano terra sono i locali del corpo di guardia, i servizi e le sale museali aperte al
pubblico.
E’ in via di ultimazione l’allestimento delle sale al primo piano di cui si prevede a
breve l’apertura.
Al secondo ed ultimo piano sono allocati i depositi e gli uffici già in funzione.
Sull’ala ovest è presente al piano terra un deposito archeologico, non sono in uso i
locali al secondo piano.
Dell’ala sud è stata oggetto d’intervento la sola porzione occidentale che ospita la
sala conferenze.
Il prospetto architettonico sul lato est è stato già oggetto d’intervento con la sola
eccezione del cancello monumentale.
Nei precedenti interventi si è proceduto al consolidamento ed adeguamento
strutturale dell’intero edificio.
Gli interventi a farsi oggetto del presente progetto sono di completamento ed
adeguamento funzionale con il restauro degli elementi decorativi presenti nella
cappella e la sacrestia con particolare attenzione all’ala ovest con la destinazione
della stessa ad attività complementari ed aggiuntive volte a migliorare
l’accoglienza in linea con gli standards museali previsti. Lo scopo è di promuovere
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ed integrare l’istituzione sul territorio fornendo quegli strumenti che contribuiscono
al miglioramento dell’offerta, elaborando contestualmente forme sostenibili di
gestione.
INQUADRAMENTO TERRITORIALE E STORICO CULTURALE
A) INQUADRAMENTO TERRITORIALE
La città di Maddaloni (m. 73 s.l.m.) con circa 40.000 abitanti è un importante
centro agricolo e industriale della provincia di Caserta con attività nei settori
alimentare, del cemento e dell’elettronica. La maggior parte della popolazione è
dedita al Terziario, ma molte persone lavorano in fabbriche dislocate in zona o
nelle prossime vicinanze. Da citare è la grande maggioranza di industrie agricole
nelle zone più esterne del comune.
Essa è situata ai piedi di colline tra cui emerge il Monte S. Michele, ed è
circondata da un fertile territorio caratteristico della pianura campana.
E’ ben collegata con la SS. 7 ad ovest con Caserta, Marcianise, S. Maria Capua
Vetere e ad est con Montesarchio e Benevento. Inoltre è servita da un ramo
principale delle FF. SS. che collega i due nodi di Caserta e di Cancello.
Oltre alla rilevanza dovuta alle attività che vi si svolgono merita attenzione in
quanto antica ed interessante cittadina, con un ricco patrimonio culturale ed in
particolare archeologico di maggiore interesse per gli scopi del presente progetto.
È uno dei centri abitati più popolosi della provincia e dista 5 km a sud est dal
capoluogo; è posta ai limiti nord orientali della pianura campana, ai piedi delle
ultimi propaggini orientali del massiccio del Tifata, immediatamente a ridosso dei
centri montuosi del Sannio cui si accede tramite la valle Telesina e la valle
Caudina. E’ circondata da un fertile territorio che conserva abbondanti
testimonianze di un ricco e interessante passato ed offre visioni ampie e
sorprendenti del paesaggio della Campania interna; immediatamente ai margini
della provincia di Benevento, confina a sud con la provincia di Napoli. È senz’altro
il centro di riferimento principale della porzione orientale della provincia di Caserta
e dei centri limitrofi delle province confinanti . Tale ruolo di leader le deriva dalla
sua storia. Dal 1465 fino agli inizi del 1800 Maddaloni fu feudo della famiglia
Carafa prima conti e poi duchi. Centro principale di un vasto feudo e favorita dai
buoni rapporti con la famiglia reale che spesso vi soggiornava e che le conferì nel
1734 il titolo di città, diventò nel corso del tempo ufficialmente un punto di
riferimento culturale, sociale ed economico di tutta Terra di Lavoro.
La presenza della famiglia Carafa arricchì la città di pregevoli monumenti, chiese,
palazzi che ancora oggi fanno della città un importante centro culturale.
Il ruolo egemone è sancito anche dalla presenza di istituzioni scolastiche di rilievo
nazionale che attirano studenti dai paesi vicini e dalla stessa Caserta, come il
Convitto Nazionale, la più antica istituzione scolastica della provincia casertana,
ubicata nel soppresso monastero dei Conventuali e il Villaggio dei ragazzi, sorto
dove era il Palazzo Baronale, che vanta una pluralità di offerte formative a tutti i
livelli di istruzione. Maddaloni è anche sede di Istituzioni Militari come la Scuola
Militare ubicata nella Caserma Rispoli confinante con il Casino Carafa.
B) INQUADRAMENTO STORICO CULTURALE
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Antica ed interessante cittadina, con un ricco patrimonio culturale ed in particolare
archeologico. Il suo nome compare per la prima volta nella forma Mataluni, nel
774, in un documento firmato da Arechi, derivata forse da una chiesa dedicata alla
Maddalena. Nella vicina pianura, poco sottostante, sorgeva l’antica città di Calatia,
le cui origini risalgono alla fine dell’VIII sec.a.C., come dimostrano i ricchi corredi
delle necropoli. L’impianto urbano regolare si data invece alla fine del IV sec. a.C.
quando la città era ormai sotto l’orbita di Roma.
Dopo la distruzione di Calatia nell’862 da parte dei Saraceni, gli abitanti si
rifugiarono in una zona a quota più elevata ed addossata alla collina dove
fondarono il borgo di Mataluni.
Dal 1465, come si dirà più dettagliatamente nel paragrafo sul Casino, Maddaloni
ed il suo territorio diventano feudo dei Carafa, ai quali apparterranno
ininterrottamente per oltre tre secoli.
Il nucleo abitato dal periodo medievale ad oggi si è notevolmente esteso ed è
giunto ad occupare anche parti pianeggianti avvicinandosi, negli ultimi decenni,
anche al sito dell’antica Calatia. Il periodo più florido per la città fu il Settecento,
come attestano le numerose testimonianze architettoniche sia civili che
ecclesiastiche. Tra queste si ricordano: la chiesa dell’Annunciata, la cui forma
attuale è dovuta sostanzialmente alla ristrutturazione eseguita nei primi anni del
sec. XVII; il Municipio che presenta nella facciata parti dell’antico Sedile; la chiesa
del Corpus Domini con elegante campanile, su disegno di Luigi Vanvitelli; la
chiesetta di S. Aniello, il cui campanile ha nella base grandi blocchi provenienti da
una costruzione di età romana e parti di un portale ad ogiva; la barocca chiesa di
S. Francesco d’Assisi, con alta cupola e pregevoli opere d’arte all’interno; il
Convitto Nazionale, già convento dei Francescani, nel cui chiostro è ancora
conservato un arancio piantato, secondo la tradizione, da S. Francesco in
persona.
Di grande interesse, anche dal punto di vista paesaggistico, è il Castello con una
torre isolata ed a quota inferiore, di forma cilindrica, dell’ultimo decennio del sec.
XIV. Il nucleo principale del Castello si trova più in alto, a m. 175 s.l.m., ricordato
nel medio evo con il nome di Castrum Kalata Maddala, è a pianta irregolare ed ha
un torrione a base quadrata. Da questo luogo si abbraccia un ampio panorama
che comprende il Monte Somma, i Camaldoli di Napoli, le isole del golfo e tutta la
parte meridionale della pianura campana. All’estremità del colle il complesso
termina con un’altra torre isolata, più piccola di quella inferiore, forse di origine
longobarda.
Altro luogo di interesse paesaggistico, da cui è possibile la visione anche del
territorio interno, dalle Mainarde alla Maiella, è la vetta del Monte S. Michele a m.
424 s.l.m., con la chiesetta dedicata all’arcangelo.
Ancora nei dintorni di Maddaloni si possono segnalare il Monte Calvi (m. 535
s.l.m.) ed il Monte Longano (m. 580 s.l.m.) ed infine, a pochi chilometri di distanza
i cosiddetti “Ponti della Valle”, gigantesca costruzione di tre ordini sovrapposti di
archi, una delle più note realizzazioni dell’epoca di Carlo di Borbone. Essa fu
concepita e costruita da Luigi Vanvitelli, dal 1753 al 1759, per farvi passare le
acque dell’ Acquedotto Carolino provenienti dal Monte Taburno e destinate al
parco della Reggia di Caserta dove alimentano anche la “cascata” e le fontane.
Numerose sono le presenze archeologiche che si riferiscono alle zone
extraurbane dell’antica Calatia, disseminate sull’intero territorio che testimoniano
della intensa frequentazione di tutto il territorio e non solo dell’ambito urbano e
delle necropoli ad esso circostante; prove ne sono le consistenti tracce della
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centuriazione, i resti di strutture abitative ed anche di infrastrutture che continuano
a venire alla luce.
C) NOTIZIE SULL’ANTICA CALATIA
L’area dell’antica città di Calatia si incontra percorrendo la strada tra S. Nicola la
Strada e Maddaloni. Del nome antico si conserva una forma corretta nel toponimo
S. Giacomo delle Gallazze che deriva da una chiesa, ora distrutta. L’abitato, che
occupa un’area di ca. 15 ettari, ancora a prevalente sfruttamento agricolo, sorge ai
margini orientali della Piana Campana.
Le prime fasi storiche risalgono all’Orientalizzante antico e il dato cronologico
corrisponde alle prime testimonianze di Suessula, Saticula e Caudium.
La formazione di nuovi insediamenti nel corso della seconda metà dell’VIII sec. a.
C. ai margini della Piana Campana e nelle valli montane indica una
riorganizzazione degli insediamenti indigeni ed è strettamente dipendente dalla
fondazione euboica di Cuma che altera i primitivi equilibri ed allontana le
popolazioni locali dalla costa e dal suo immediato retroterra.
La cultura materiale testimoniata dai numerosi corredi della necropoli calatina si
inserisce nel più ampio orizzonte della facies archeologica della Valle del Sarno
ma si distingue dai più stringenti paralleli con Capua e fin d’ora si stabilisce un
contatto che caratterizzerà in maniera costante la vita della città. Notevole tra gli
impasti ed i bronzi la presenza di ceramiche geometriche, importate e grecocoloniali, che sono indizio di una rapida riapertura ai centri greci della costa.
Alle necropoli databili senza soluzioni di continuità tra il sec. VIII a. C. ed il II d. C.
è affidata la conoscenza archeologica di Calatia.
Dei culti, delle istituzioni politiche e sociali, dell’assetto e della definizione
dell’insediamento in epoca arcaica e classica poco è conosciuto per l’assenza di
ricerche sistematiche.
Per il periodo ellenistico e romano le fonti e l’archeologia del paesaggio forniscono
maggiori elementi. Calatia si sviluppa lungo il tracciato che sarà il percorso della
via Appia; la strada abbandona il suo orientamento per correre, quasi rettilinea per
ca. 2000 piedi così formando il decumano massimo della città.
Alla fine del IV sec.a.C. pur rispettando il vecchio perimetro l’insediamento viene
ridefinito con una griglia di strade regolari. La città è organizzata per insulae al cui
interno si distribuiscono, per moduli, spazi pubblici e privati. Le strade maggiori,
decumani, ad andamento est/ovest, sono intercettate da strade minori, i cardini,
dall’andamento nord/sud.
Delle mura urbane si conserva un tratto di ca. 35 m. presso il settore occidentale
(primi decenni del II sec. a. C.). Esse sono in opera incerta, precedute da un
avvallamento, probabilmente un antico fossato. In alcuni tratti poggiano su filari di
blocchi di tufo che sembrerebbero indicare l’esistenza di una fase più antica.
Un tratto di muro, con materiali di spoglio, era un tempo visibile presso il limite
nord- orientale della città.
Dalle fonti storiche apprendiamo che Calatia, in posizione strategica per il controllo
delle vie di accesso al Sannio interno, fu coinvolta nelle guerre sannitiche e
successivamente nelle vicende militari legate alla spedizione di Annibale.
Nel 338 a. C., per analogia con la sorte di Suessula, si è supposto che la città
abbia ottenuto la civitas sine suffragio. Caduta in mano sannita dopo la sconfitta
romana a Caudium, fu successivamente riconquistata dai romani. Nella II guerra
punica fu più volte presa e perduta dai romani finché si arrese definitivamente nel
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211 a. C., dopo la caduta di Capua, e ad essa furono applicate le stesse severe
sanzioni adottate nei confronti di quella e cioè: la confisca delle proprietà, lo
scioglimento della comunità, azioni di giustizia sommaria nei confronti dei capi del
partito antiromano.
Un anno dopo, nel 210, vi furono trasferiti gli abitanti di Atella.
Nel 59 a. C. Cesare vi dedusse una colonia e forse in quella circostanza il centro
riacquistò l’autonomia amministrativa che però, secondo alcuni studiosi, non
dovette durare a lungo e probabilmente era già persa in epoca augustea.
Sede vescovile, la città in epoca altomedievale fu più volte saccheggiata ed infine
abbandonata dalla popolazione che si trasferì in insediamenti pedemontani e
montani.
Il MUSEO ARCHEOLOGICO DI CALATIA
A) ANALISI DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO
Il Museo è situato lungo la via Caudina nella porzione orientale dell’abitato di
Maddaloni, a poca distanza dall’ingresso orientale della città, lungo l’asse viario
che conduceva a Napoli.
In questo tratto l’attuale viabilità riprende il percorso della via antica Appia,
compreso tra la città antica di Calatia e la Statio ad novas (S.Maria a Vico). Si
tratta di area strategica allo snodo della viabilità verso le regioni interne: Valle
Caudina, lungo il percorso dell’Appia, Valle Telesina e verso il Napoletano
attraverso la Provinciale Cancello- Acerra.
Dal Museo il centro storico si raggiunge facilmente a piedi, a poche centinaia di
metri è la via S.Francesco d’Assisi asse stradale principale, altrimenti noto come
Cammino reale, che attraversava il centro storico per poi dirigersi verso la Reggia
di Caserta distante poco più di 5 km.
La realizzazione del Museo oltre al processo di valorizzazione dei beni archeologi
ha conseguito i seguenti obiettivi:
- il recupero di un monumento che versava in stato di abbandono;
- la riqualificazione di una porzione urbana che soffriva del degrado dell’edificio con
conseguente valorizzazione dell’ambiente urbano e del tessuto edilizio e miglioramento
ambientale
B) INDAGINE STORICA SUL CASINO CARAFA
Il Casino di Starza Penta fu, tra il sec. XVI ed il XIX, una delle residenze principali
della famiglia aristocratica dei Carafa della Stadera ed è oggi una delle più
significative emergenze storiche e monumentali della cittadina di Maddaloni. Il
legame tra il casato ed il territorio suddetti risale al 1465, anno in cui Diomede
Carafa, figlio di Antonio detto “il Malizia”, ottenne in feudo dal re Ferrante I
d’Aragona il territorio di Maddaloni, con il titolo di Conte. Ma la prima menzione del
Casino risale al 1552 quando viene citato come “Starza della Masseria delle Torri”
nell’atto di donazione che Diomede II fa alla moglie Roberta Carafa di Stigliano.
Nel documento è indicata la superficie di settanta moggi (equivalenti a ca. 23
ettari) e che la starza era confinante per tre lati con la via pubblica e solo su un
lato con la proprietà di tale Bernardino de Abenante.
Il nome di “Masseria delle Torri” ha fatto pensare che l’edificio della seconda metà
del Cinquecento potesse avere le caratteristiche di una “masseria fortificata” e che
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la presenza nell’edificio attuale di una torre nell’angolo nord-est e di un basamento
a scarpa sul lato ovest sia da riferire a quella tipologia.
Questa “Masseria delle Torri” non compare più nelle fonti fino al 1610 quando
l’edificio viene citato, per la prima volta col nome di “Starza Penta”, tra i beni di
Diomede IV.
Con l’ascesa al potere del settimo duca Marzio III (1660-1703) cominciò la
trasformazione della Masseria in “Casino di caccia” e “Villa d’ozio” destinata ad
ospitare personaggi altolocati, come il vicerè (dal 1683 al 1687) Gaspar de Haro,
marchese del Carpio (De Sivo 1865). La caccia si poteva praticare nei vicini
boschi di Calabricito (in direzione sud, verso Acerra) e dell’Olmo Cupo, famosi per
la ricca selvaggina. Questa circostanza è confermata anche dall’indicazione del
Casino nella Carta topografica delle Real Cacce di Terra di Lavoro e loro
adiacenze che Rizzi Zannoni inciderà nel 1784.
La trasformazione fu completata dal figlio di Marzio, Carlo I (1703 - 1717) intorno
al 1710, come attestato dalla data impressa nello stemma dipinto nella volta
dell’androne.
Dal 1734 al 1759, durante il regno di Carlo di Borbone, il Casino conobbe il
periodo di maggior lustro in quanto spesso vi era ospitato il sovrano per le battute
di caccia. Con la partenza di Carlo per la Spagna, nel 1759, per il Casino cominciò
un lento declino.
Dal 1805 esso passò al ramo cadetto dei duchi di Maddaloni con Francesco
Saverio principe di Colubrano. Egli nel 1811 fece risistemare il giardino sul lato
orientale del palazzo, come si legge nell’iscrizione sul portale in stile neoclassico
al centro del lato est del cortile.
Fino alla metà dell’800 il Casino restò in possesso dei Carafa principi di Colubrano
e dal 1850 al 1855 fu requisito per alloggiare un contingente di militari.
Alla riconsegna, di cui esiste un accuratissimo verbale, il Principe cedette il Casino
al suo amministratore Raffaele Paladino, e questa famiglia lo ebbe in proprietà fino
al 1939 quando fu espropriato dallo Stato e dato in uso alle autorità militari. La
funzione di caserma rimase immutata durante la seconda guerra mondiale ed
anche dopo, fino al 1980 quando, essendo stato danneggiato dal sisma
dell’Irpinia, fu sgombrato e rimase in abbandono.
Soltanto nel 1993 l’edificio fu restituito al Ministero delle Finanze e da questo fu
concesso in uso alla Soprintendenza per i Beni archeologici delle Province di
Napoli e Caserta.
C) IL MUSEO
Inaugurato nel dicembre del 2003, è ubicato all'interno di una delle residenze
private dei Duchi Carafa che ebbero in feudo Maddaloni dal 1465 fino all'eversione
della feudalità agli inizi dell'800. Si tratta di un immobile appartenente al Demanio
dello Stato, ramo Storico Artistico, assoggettato alle misure di tutela di cui al DLgs
42/2004.
E’ un Museo Statale dipendente dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di
SA, AV, BN e CE, dove sono esposti i reperti provenienti da scavi relativamente
recenti che raccontano la storia del territorio, attuando un percorso virtuoso che
vede seguire all’attività di tutela ( vaste aree sono soggette a misure di tutela sulla
vigente normativa e sul PRG), quella della valorizzazione con la piena fruizione al
pubblico.
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La originaria masseria cinquecentesca fu poi trasformata allo scorcio del ‘600 in
elegante casino da Caccia, dove spesso si recava anche il re Carlo III. Con
l'Ottocento l'immobile assunse il carattere di fabbricato urbano. L’assetto attuale
dell’edificio è in massima parte quello del primo sostanziale intervento che si
colloca tra il 1638 ed il 1710 malgrado i successivi adeguamenti.
L’edificio è a pianta centrale con ampia corte interna di 1000 mq che consente di
ospitare spettacoli e manifestazioni .
La struttura è dotata inoltre di:
parcheggio privato di circa 1200 mq
sala conferenze di 100 posti completamente arredata, dotata di
impianto di climatizzazione, impianto di amplificazione, maxi schermo,
proiettore e servizi
ingresso carrabile di servizio sul lato ovest, per carico e scarico
cappella privata
Il corpo principale, che affaccia su via Caudina si articola su tre piani ed è adibito
prevalentemente a Museo. E’stato completamente ristrutturato con la sola
eccezione dell’edificio di culto sull’angolo ovest.
Al piano terra vi sono: corpo di guardia, locale destinato a biglietteria, servizi, sale
museali.
Il secondo piano è destinato a Museo con servizi al piano.
Il terzo piano è occupato dagli uffici, deposito e laboratori.
La struttura è dotata di ascensore e non vi sono barriere architettoniche da
superare.
Nel museo sono confluiti i materiali archeologici provenienti dall'area urbana di
Calatia, dal suo territorio e dalle necropoli. E’ rappresentata la storia della città e
del suo territorio in tutti i suoi aspetti; al piano terra viene esaminata da un punto di
vista “locale”, nel senso che si sono ricostruite e quindi presentate le varie fasi del
centro antico, documentando un lungo arco cronologico che va dall'VIII a.C. al III
d.C.
Al primo piano tale realtà archeologica viene inserita nel contesto storico più
ampio: i reperti, che provengono in massima parte dalla necropoli, sono funzionali
a spiegare ai visitatori i momenti storici più salienti, i modi, i gusti e le tendenze
attraverso i secoli, delle genti della piana campana, dai primi rapporti con il mondo
coloniale alla romanizzazione.
Per realizzare questo sono stati scelti 4 temi principali tali da attrarre la curiosità
del visitatore facendogli vivere la quotidianità del passato.
L’allestimento ha tenuto conto del ruolo che la struttura ha sul territorio e il tipo di
pubblico che lo frequenta.
Il Museo presenta due percorsi di visita: quello relativo alla collezione archeologica
e quello della storia del Palazzo. L’intervento di restauro ha valorizzato e ripreso
gli elementi decorativi ed architettonici dell’edificio, ricostruendo le fasi principali
del palazzo che vengono illustrate al visitatore, fornendo altresì un quadro storicosociale tra seicento ed ottocento.
D) ALCUNI CARATTERI FONDAMENTALI DEL CASINO
Il Casino si trova oggi in una condizione che si è configurata negli ultimi 70 anni, a
partire dagli anni ’30 del sec. XX.
Fino ad allora si era conservata la situazione che è la stessa indicata nell’atto di
donazione del 1552 (vedi il paragrafo sull’indagine storica) in cui si dice che la
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Starza era grande circa settanta moggi e che era confinante per tre lati con la via
pubblica e per il quarto con la proprietà di Bernardino de Abenante. Sulla carta
aerofotogrammetrica attuale (D. Zappariello, 1999, foglio n. 15, scala 1:2000) si
può ancora ritrovare che i 70 moggi,corrispondenti ad ettari 23,33, sono quelli
definiti ad est dalla via Cancello, a nord dalla via Caudina e ad ovest dalla via S.
Maria della Consolazione (che sono i tre confini costituiti da via pubblica) mentre il
quarto lato, quello a sud, è meno riconoscibile. Esso, ad ovest, corrisponde per un
tratto alla via Baldina e, ad est, doveva collegarsi al lato sud dell’edificio antico che
si trova sulla via Cancello di fronte al mercato ortofrutticolo. Secondo questa
ricostruzione si giunge ad una forma quasi trapezoidale con la dimensione media
in senso est-ovest di m. 450 e con quella nord-sud di m. 518. Ciò che è cambiato
radicalmente è la destinazione del suolo che non è più quella agricola! Nell’angolo
nord-ovest troviamo la Caserma Rispoli, sul lato orientale una fascia di nuova
edilizia costituita da piccoli edifici su lotti di poco più grandi, e l’angolo di sud ovest
è attraversato dalla ferrovia FF. SS. (tratta Caserta – Cancello).
Il Casino è ancora ai margini orientali della cittadina di Maddaloni, ma la strada
(via Caudina) su cui si trova non ha più nessuna caratteristica rurale ma è ad
intenso traffico automobilistico di tipo urbano, ed anche il settore urbano a nord,
lungo via Starza, è completamente urbanizzato con edilizia modesta. Il Casino
emerge letteralmente rispetto a questo insieme perché il blocco che affaccia sulla
strada ha un altezza notevolmente superiore a quella degli edifici circostanti, e
perché la sua facciata ha una notevole qualità architettonica.
Altro elemento di pregio da non trascurare è che verso l’interno, e quindi a sud
dell’edificio stesso, esiste ancora un area libera, purtroppo incolta e senza alcun
carattere, che costituisce l’ultimo relitto del “giardino di delizie” del Casino. Da anni
il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha in corso un contenzioso con privati
cittadini che contestano le misure di tutela imposte volte a scongiurare la
distruzione anche di quest’ultimo pezzo di giardino dopo gli scempi degli anni
settanta.
Al margine meridionale di questa area, in proprietà di terzi, durante la redazione
del progetto, è stata visitata e fotografata una struttura edilizia cilindrica che si
presenta come una cisterna trasformata in deposito agricolo con l’apertura di una
porta sul lato ovest e di un finestrino su quello sud; in più al centro dello spazio
interno era stato costruito un pilastro per sorreggere una copertura di cui oggi non
si vede traccia. All’esterno sono molto caratteristici due rinforzi su pianta curva
(all’incirca semicilindrica) ed in elevato con andamento a scarpa, realizzati a sud
est e sud ovest. L’edificio è in abbandono da molto tempo e sia all’interno che
all’esterno si è sviluppata una fitta vegetazione spontanea che impedisce la vista
di ulteriori elementi.
L’edificio del Casino è situato al centro del lato settentrionale dell’originaria
proprietà sopra descritta, sulla via Caudina già citata che corrisponde ad un tratto
dell’antica via Appia.
Esso è evidentemente il risultato di più fasi costruttive come si può subito notare
sin dall’osservazione della facciata e poi entrando dal portone, percorrendo
l’androne ed entrando nel cortile.
La facciata infatti presenta due zone diverse per grandezza e per decorazione e
due elementi particolari alle due estremità; è a tre piani ( compreso il piano terra) e
non ha particolari andamenti o aggetti su un fronte unico di ca. 64 m. di lunghezza.
La parte più grande, presenta al centro il portale principale d’ingresso sormontato
dal balcone di maggiori dimensioni ed affiancato da due verticali architettoniche
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(finto portale piccolo, balcone, finestra) abbastanza larghe. Ai lati di questo primo
settore troviamo altre tre verticali per parte, ma qui le larghezze sono minori.
Queste nove partiture verticali presentano in basso l’intera superficie
corrispondente al piano terra rivestita di stucco a bugne rettangolari con un
marcato aggetto, ai piani superiori il bugnato è piatto ed è interrotto da tre paraste
con bugne dello stesso tipo del basamento.
Ad est della parte ora descritta, e quindi a sinistra per chi guarda, si trova un altro
settore della facciata costituita da altre tre partiture verticali. In queste cambiano
alcune componenti architettoniche della facciata, mentre altre sono costanti:
queste ultime sono i balconi del primo piano e le finestre del secondo. A piano
terra, al centro, invece troviamo un portale di grandi dimensioni (attualmente è
l’uscita di sicurezza dalle sale museali già allestite ed aperte al pubblico),
affiancato da due finestre ad arco ribassato (uniche nell’intero edificio). La
differenza più evidente di questo settore è nel trattamento generale della facciata
in cui non sono stati usati bugnati, ma un finto mattonato per il piano terra ed un
disegno a piccoli rombi nei due piani superiori. Entrambi questi disegni sono
accompagnati da una colorazione rosso-mattone, mentre i bugnati suddetti erano
attintati in giallo chiaro.
Ancora più ad est, e quindi nell’angolo dell’intero edificio, si trova una torre a
pianta quadrata, con scala a chiocciola con numerose feritoie sia sul lato nord che
su quello est. Essa è completamente inglobata nel volume generale dell’edificio
ma è caratterizzata sui paramenti con elementi presenti anche nelle due parti
sopra descritte: infatti nella parte basamentale è rivestita di bugnato piatto, mentre
nella parte alta c’è il finto mattonato inquadrato, solo al livello del secondo piano,
da paraste molto semplici. L’altezza di questa torre non supera di molto quella del
cornicione dell’intera facciata anche se al di sopra di tale volume è stato aggiunto
ancora un torrino cilindrico di cui si raggiunge la sommità mediante una scala
metallica esterna.
All’altra estremità della facciata (ad ovest), a piano terra, riscontriamo un’altra
anomalia costituita da un terzo portale diverso dai precedenti che è quello di
accesso alla cappella, intitolata a S. Maria del Carmine; essa è comunque
accessibile anche dall’interno mediante una scala che vi scende dall’ambiente n.
15 del primo piano, ed ancora dall’esterno retrostante il volume della stessa.
Questa facciata è stata progettata nella forma sopra descritta per ricucire i volumi
preesistenti simulando un ordine ed una successione di elementi che in realtà non
esiste nella struttura e nella distribuzione interne. L’asse principale corrispondente
al grande portale con il balcone sovrapposto e quindi all’androne che porta alle
scale ed al cortile fu scelto in funzione della via di accesso antistante (l’attuale via
Starza) che arrivava dalla strada principale del borgo antico, ai piedi della collina
del castello.
La direzione di questa via di accesso ha avuto un significato molto forte, tale da
condizionare la progettazione della pianta del piano terra del Casino ed anche
della distribuzione dei terreni coltivati a sud di esso. Infatti poiché tale strada non
era perpendicolare alla via Caudina, e quindi alla facciata (formando con essa un
angolo di ca. 10 gradi) si preferì costruire l’androne su pianta obliqua rispetto
all’edificio, dando continuità all’allineamento della stessa strada. Ed ancora tale
linea obliqua attraversava il cortile e determinava la posizione dell’androne
secondario, aperto verso i terreni coltivati, anche questo su pianta obliqua rispetto
all’edificio. Ed il viale centrale del terreno coltivato era ancora sulla stessa
direzione. L’intento del progettista fu quello di far percepire uno spazio continuo
9
che valorizzava al massimo la dimensione, già di per sé non trascurabile, della
proprietà del Duca.
E tale effetto era accentuato prospetticamente sia dalla leggera pendenza verso il
basso (dai 65 s.l.m. nel punto più alto di via Starza ai 55,50 all’estremo sud della
proprietà) e sia probabilmente usando filari di alberi ai lati della strada di arrivo ed
anche ai lati del viale interno ai terreni coltivati. L’importanza del ruolo svolto da
alberi e piante sembra confermato dal documento citato dalla Amodeo come
“denuncia al Catasto Carolino del 1754” in cui non si parla genericamente di un
giardino ma di un “boschetto di delizie”.
Di un elevato interesse è anche la soluzione del passaggio dall’androne al cortile
che avviene attraverso un atrio a cinque campate (di cui solo le due centrali sono
più grandi e regolari in pianta) che rappresenta un’improvvisa dilatazione rispetto
alla strettoia rappresentata dal portone d’ingresso che ha anche un’altezza
modesta (m. 4,50). In più, le cinque arcate verso il cortile sporgono dal profilo della
facciata interna per creare al primo piano un’unica grande balconata
corrispondente ai due ambienti 17 e 18 (l’ambiente più grande del piano, con 93
mq. di superficie e l’altezza di m. 5,40). Si ha la netta sensazione che questi
ambienti direttamente accessibili dalla scala, e con le altre caratteristiche dette,
fossero quelli dedicati ai ricevimenti e alle feste per cui la balconata diventava il
mezzo di comunicazione con il cortile dove vi era certamente grande animazione.
Ed anche questo fulcro di attività si trova dislocato sull’asse di cui si è parlato.
Per altri aspetti il cortile non ha complessivamente particolari valori: ognuno dei
quattro lati ha altezze e caratteri diversi dovuti anche a diversi momenti costruttivi
ed alle trasformazioni che vi furono realizzate. Sul lato sud, ad esempio, il corpo
alto un solo piano mostra che agli ambienti numerati da 1 a 6 corrispondevano
altrettanti archi aperti sul cortile, e lo stesso poteva avvenire anche per quelli che
sono stati già sistemati come sala polifunzionale. Tutto questo lato, con zona
coperta ma in diretto contatto con il cortile, poteva ospitare stalle e rimesse che
non troviamo altrove nell’edificio e che al contrario dovevano essere molto
importanti all’epoca delle grandi cacce con la partecipazione di numerosi cavalieri.
Sul lato ovest troviamo invece un corpo su due piani a cui corrispondono due
grandi ambienti, uno per ciascun piano; quello a piano terra, adibito oggi
momentaneamente a deposito di reperti archeologici, presenta una volta a botte,
con unghie in corrispondenza delle finestre verso il cortile che costituisce forse
una delle strutture più antiche dell’intero edificio.
DESCRIZIONE DELLO STATO DI FATTO
La seguente descrizione procede dal piano terra alle coperture; si noti bene che in
tale descrizione si farà riferimento alla numerazione utilizzata per gli ambienti nei
quali si dovranno effettuare i lavori previsti dal progetto, così come risulta anche
utilizzata nel computo metrico.
Il corpo principale dell’edificio (ala nord, su via Caudina) presenta a piano terra gli
ambienti già restaurati, allestiti ed aperti al pubblico. Essi sono costituiti dalle
cinque sale espositive, a sinistra di chi entra dal portone principale ed un blocco
servizi per i visitatori ricavato da due ambienti sul lato del cortile, ad est del corpo
scala. Altri tre ambienti, sulla destra di chi entra dal portone sono destinati a posto
di guardia per i custodi, controllo impianto antintrusione, etc. con servizi
indipendenti.
10
Da uno di questi ambienti è possibile uscire all’esterno nell’area, ricavata dal
giardino della Caserma Rispoli, e che ha fornito al Museo la possibilità di un
accesso carrozzabile da via Caudina alternativo a quello attraverso il portone.
Il corpo secondario dell’ala ovest ospita già, in via provvisoria, il deposito del
Museo ma non è stato oggetto di lavori di sistemazione e presenta problemi di
umidità di risalita ed impianti insufficienti.
Nel corpo a sud, consistente di questo solo piano, la parte verso ovest è stata già
restaurata e destinata a sala polifunzionale, fornita di propri servizi, e di impianto
di climatizzazione. Inoltre questa zona è collegata con una scala ai locali (n. 20 e
n. 21) del primo piano dell’ala ovest. La parte invece verso est è costituita da 6
ambienti comunicanti, numerati ai fini del progetto da 1 a 6 (vedi pianta) e che
hanno accesso dall’androne secondario. Essi sono attualmente adibiti a deposito
di materiali vari pur trovandosi in condizioni precarie con pavimenti ed intonaci in
pessimo stato anche a causa di umidità di risalita, infissi inefficienti, impianto
elettrico inesistente, etc.
Sul lato est non esiste un corpo di fabbrica ma soltanto una parete che presenta al
centro un portale inquadrato tra coppie di colonne con trabeazione in pietra con
iscrizione e decorazioni a bassorilievo datato 1811 (vedi indagine storica). Ai lati
del portale si trovano tre nicchie per parte, poco profonde, con archi a tutto sesto.
Il varco del portale era costituito da un arco a tutto sesto che è stato tamponato
con muratura per impedire l’accesso da questo lato; l’arco era in origine chiuso da
un bel cancello in ferro battuto che è ancora al suo posto ma presenta una forte
ossidazione e la mancanza di qualche elemento. Attraverso questo portale si
passava dal cortile al giardino all’italiana o “boschetto di delizie” di cui abbiamo
qualche notizia. Infatti a livello planimetrico esso compare nella Pianta del Reale
Officio Topografico di Napoli del 1856 in cui vediamo un disegno regolare con un
viale ad anello ellittico diviso in quadranti da un viale principale su un asse ovestest e due secondari ortogonali al primo. All’estremità nord del primo viale
trasversale c’era un nicchione, forse con fontana, di cui esiste oggi ancora un
rudere nel vecchio muro di cinta su via Caudina, nell’area di un supermercato.
All’estremità sud del secondo viale trasversale esisteva invece un “tempietto” a
tholos con colonne e cupola con l’intradosso affrescato, come si vede in un
disegno a china del 1982 dell’artista maddalonese Franco Imposimato (vedi
Amodeo cit., pp. 244-5 e nota 51). Come su detto, di questo giardino è rimasta
solo una parte libera da costruzioni ma ridotta ad un piazzale incolto senza alcun
carattere.
Tornando al cortile si può dire che il suo piano di calpestio è stato certamente
modificato nel tempo come mostrano varie tracce di muratura di fondazione oggi
in vista sui lati sud ed est; l’abbassamento del piano è confermato anche dal fatto
che gli anelli per legare cavalli sui lati nord ed ovest sono oggi troppo alti rispetto
al suolo. Oggi il cortile presenta un solo albero, una piccola vera di pozzo in
corrispondenza della cisterna ed il piano rivestito di ghiaia.
Per completare la descrizione del piano terra occorre soffermarsi sulla cappella
che costituisce un corpo aggiunto all’estremità ovest del corpo principale e che
risulta terminata prima del 1714 (Amodeo cit. , pag. 242 e nota 29). Al di sopra
della volta di copertura, che raggiunge una quota intermedia tra il primo ed il
secondo piano, fu costruito un ambiente collegato con strette scale di servizio ai
livelli del corpo principale. Con la ristrutturazione della facciata già descritta si
nascose questa situazione anomala ed anche la presenza della cappella che non
11
è segnalata con nessun particolare elemento religioso, ma soltanto con un portale
molto semplice e comune.
All’interno la cappella con pianta rettangolare presenta tre altari in marmi di vari
colori, decorazioni a stucco di buona qualità intorno agli altari stessi e nella volta a
botte di copertura. Il pavimento è in maiolica, oggi poco visibile per i materiali che
lo coprono, ma apparentemente in mediocri condizioni. Gli altari erano completati
da tele dipinte di cui quella dell’altare principale fu rubata (certamente prima del
1995 come risulta dalle fotografie dell’Archivio della Soprintendenza BAAAS di CE
e BN), mentre le altre due sono state rimosse e si trovano in deposito. Altro
elemento artistico è un busto posto nella finestra ellittica nella parete di fondo; non
è stato esaminato da vicino ma sembra in marmo e di buona fattura. Nella
cappella c’è anche una piccola cantoria in quota col pavimento del primo piano, ed
accessibile dall’ambiente n. 15. Anche l’ambiente alle spalle della cappella che
costituiva la sagrestia presenta elementi di pregio come il lavamani a parete in
marmo.
Per salire al primo piano, dall’atrio d’ingresso sopra descritto si svolta verso la
scala che è segnalata semplicemente da un invito formato da quattro scalini di
dimensioni variabili dal più grande in basso al più piccolo sotto l’arco, chiuso da un
cancello, che ne segna l’inizio. Anche questi gradini sembrano aggiunti quando il
livello del cortile, e quindi quello dell’atrio sono stati abbassati. La scala è molto
semplice, con muro portante centrale che separa le due rampe che portano al
primo piano. Le rampe sono coperte da voltine a botte rampanti a tutto sesto, ed i
gradini ed il pavimento dei pianerottoli sono realizzati con un calcare di colore
tendente al giallo chiaro. La struttura di questa scala ha avuto bisogno di lavori di
consolidamento e di sottofondazione effettuati nel 1998.
Il primo piano del corpo principale era caratterizzato da grandi ambienti disposti su
due linee: quella verso nord, e quindi verso la facciata, composta da 6 ambienti
grandi, e quella verso sud, e quindi verso il cortile, costituita da due ambienti
grandi (nn. 17 e 18) e da altri 4 più piccoli destinati probabilmente a servizi e
raccordo (nn. 7,8,9, ad est del corpo scala e n. 19 nell’angolo di raccordo con l’ala
ovest). Gli ambienti erano messi in comunicazione con grandi vani allineati che
sono stati successivamente tamponati. Lo scopo di questa trasformazione fu
quello di modificare la distribuzione dell’intero piano creando appartamenti
indipendenti con uso di tramezzature e grazie all’apertura di nuovi vani di
dimensioni più piccole rispondendo all’esigenza di adattare l’edificio ad alloggi per
militari . Lo stabile dal 1939 fino al 1980 ha ospitato le famiglie dei militari.
Le condizioni locative sono abbastanza varie: la metà degli ambienti, nella zona
ovest del piano, presenta intonaci lisci con carte dipinte di pregio (ambienti nn. 13
e 14) –o con parati recenti, mentre tutti gli ambienti della zona est (nn. 7,8,9,10,11
e 12) non hanno intonaco alle pareti. Soltanto nell’ambiente n. 18 sulla parete sud
è stata individuata da tempo una decorazione dipinta per una superficie di ca. 34
mq. coperta da un’attintatura successiva.
In modo simile, i pavimenti antichi mancano tutti tranne quello dell’ambiente 14 e
le maioliche della cantoria della cappella.
I soffitti erano costituiti dagli intradossi dei solai in legno realizzati con travi a
sezione circolare e tavolette; perlomeno negli ambienti più importanti questi soffitti
erano decorati con le cosiddette “incartate” (vedi scheda tecnica nella relazione di
restauro storico-artistico) con disegni di tondi con scene di cavalieri. Con le
trasformazioni successive queste decorazioni non sono state più salvaguardate e
furono realizzati le abituali “tele” con telaietti in legno, tele di sacco e strati di carta,
12
che nascondevano l’intradosso del solaio. Quando iniziarono i lavori di restauro e
furono rimosse parti delle tele apparvero i resti delle antiche incartate (vedi foto
d’archivio della Soprintendenza BAAAS di CE e BN, del 1995). Durante i lavori di
consolidamento si è intervenuti su tutti questi antichi solai smontando anche i
piani di tavolette. Soltanto nei soffitti degli ambienti nn. 14 e 15 si possono vedere
maggiori superfici decorate ed in particolare nella stanza 15 lato sud.
Questo settore del primo piano corrispondente al corpo principale è stato oggetto
d’intervento sui Fondi Gioco del Lotto, triennio 2004-2006, Progetto 1° Lotto
funzionale e fondi P.O.R. Campania, annualità 2000 – 2006, Asse II Misura 2.1
P.I.T. Reggia di Caserta , Progetto 2° Lotto funzio nale
E’ stata recuperata l’antica volumetria liberando la struttura da tramezzi,
disimpegni, corridoi e servizi igienici. Sono stati recuperati e restaurati gli elementi
decorativi ancora in situ e non in precedenza danneggiati. Le sale interamente
restaurate sono state adibite a zona museale di cui è in corso l’allestimento, sulla
base dei varchi disponibili è stato creato un percorso museale circolare.
L’intervento oltre alla destinazione a museo archeologico ha valorizzato la
struttura architettonica distinguendo le fasi principali che sono state ben
evidenziate. Il percorso di visita si sviluppa su due linee parallele: il discorso
archeologico ed il palazzo.
Salendo dallo scalone si entra nell’ambiente 17, al lato della porta si è recuperato
parte del pavimento in maiolica dei primi dell’800, da qui si passa nel grande
salone n.18 che affaccia con 4 balconi sul cortile. Tutta la parete nord a circa 2 mt
di altezza è risultata affrescata, la parte inferiore non si è conservata a causa degli
interventi operati dai militari. L’affresco si ispira alle pitture da giardino ed è
articolato in nicchie alternate a finti vani porta, dalle ricche cornici. Nelle nicchie
sono rappresentati a figura stante Mercurio e Diana cacciatrice. L’ambiente ospita
la sezione archeologica dedicata all’uomo guerriero ed agricoltore tra VIII e VII
sec.a.C. Si passa quindi nell’ambiente 19, di questo si è recuperato parte del
pavimento in maiolica dei primi dell’800 e frustuli di decorazione pittorica sulle
pareti est ed ovest. L’ambiente apre su un terrazzino posto ad est, sovrastante la
sacrestia, sul terrazzo si è rinvenuto un vano di accesso al sottotetto. Si passa
quindi agli ambienti aperti sulla facciata principale a nord: il primo n 15 ha le travi
portanti del soffitto rivestite da una “incartata” settecentesca, sulle pareti si
conserva la zoccolatura dipinta in finto marmo. Nell’angolo sud-ovest è stato
tompagnato per motivi di sicurezza, il vano d’angolo che tramite una scala
conduceva al secondo piano. A nord ovest l’ambiente comunica con la cantoria
della cappella, n. 16. Segue l’ambiente 14: questo presenta il soffitto con le travi
ricoperte da incartate analoghe all’ambiente precedente, le pareti sono ricoperte
da carta da parato dipinta a motivi floreali. Questi ultimi tre ambienti sono dedicati
alla donna nell’antichità.
Si passa al grande ambiente 13 le pareti sono interamente ricoperte da parati con
sovradipinture in oro zecchino a motivi damascati. Questo salone è esemplificativo
dell’assetto assunto dall’edificio nella prima metà dell’800 quando da Casino da
Caccia fu trasformato in fabbricato urbano. L’allestimento delle sale valorizza tale
aspetto con la presenza di tendaggi di San Leucio in stile. Tale vano e quello
successivo n.12, ospitano la sezione dedicata alle aristocrazie ed al commercio tra
il VI ed il V sec.a.C.. L’ultima parte sul lato nord è dedicata alla viabilità nel mondo
antico, ambienti 10-11. Queste sale occupano la parte più antica della villa
corrispondente alla masseria “ delle Torri” così come riportata nell’atto di
donazione che Diomede II fa alla moglie Roberta Carafa di Stigliano nel 1522.
13
Gli ultimi vani da esaminare nel settore sud orientale non presentano particolare
pregio e sono adibiti all’accoglienza, servizi e vano ascensore, nn.7,8 e 9.
Il primo piano si completa con l’ala ovest che è costituita dal grande ambiente n.
20 di ben 143 mq. ma con altezza di m. 3,50. Anche questo grande spazio era
stato suddiviso con tramezzature ricavando un corridoio sul lato verso l’esterno e
5 ambienti sul lato verso il cortile. Oltre a questo ambiente troviamo quello
d’angolo col n. 21, che è collegato con una scala con il piano terra ed in
particolare con la sala polifunzionale già sistemata ed in uso . Anche in questi due
ambienti dell’ala ovest si sono fatti lavori analoghi a quelli descritti per il corpo
principale con consolidamento delle murature, cordoli in c.a., rifacimento del solaio
di sottotetto e della copertura. In questi vani si prevede d’intervenire con il
presente progetto.
Il secondo piano si raggiunge con altre due rampe di scala, di cui la prima ha
ancora gradini in calcare e la seconda gradini in conglomerato. Questo piano è
ricavato nel sottotetto per cui in metà degli ambienti (zona ovest, nn.
27,29,30,31,32,33) il soffitto è costituito dall’intradosso delle falde di copertura
mentre negli altri (zona est, nn. 22,23,24,25,26) esiste un altro solaio (vedi sez.
trasv. CC’) alla quota del cornicione. Il ballatoio della scala e l’ambiente 28 sono
coperti con volte. Le coperture sono tutte di recente costruzione e sono state
realizzate con precedenti lavori di restauro – ricostruzione. Soltanto quelle della
zona ovest (ambienti 31,32 e 33) presentano saettoni in legno e catene in acciaio;
le altre hanno soltanto puntoni. La copertura dell’ambiente sovrastante la cappella
ha puntoni in traliccio di acciaio e tavolato. I manti di copertura sono in “tegole
maritate” (embrici e coppi). Con gli ultimi lotto di lavori (fondi Lotto e PIT Caserta),
la parte nord orientale è stata adibita ad uffici per la direzione del Museo, la zona
sud orientale a servizi. Il settore occidentale è interamente dedicato a depositi
archeologici che contengono i reperti provenienti dalla necropoli di Calatia. Gli
interventi al secondo piano sono conclusi e la struttura è funzionante.
LINEE GENERALI DEL PROGETTO
Il presente progetto rappresenta il terzo lotto del progetto generale di
Consolidamento e restauro del Palazzo con il completamento del Museo
Archeologico dell’antica Calatia fatto redigere dall’allora Soprintendenza di Napoli
e Caserta nel 2005 a completamento degli interventi in precedenza realizzati dalla
Soprintendenza BAPSAE di Caserta e dalla stessa Soprintendenza tra il 1995 ed il
2003
Dall’inizio (maggio 2005) erano già ben definiti una serie di obbiettivi che si voleva
tentare di raggiungere.
Il fondamentale era certamente quello che con questo intervento si potesse
ottenere un funzionamento dei vari settori del museo previsto e desiderato da
molto tempo: un museo dunque che non fosse solo un contenitore ed espositore
di oggetti antichi ma anche un luogo di comunicazione strettamente legato alle
attività di ricerca archeologica (prevalentemente nel sito di Calatia) ed a quelle di
restauro, studio e catalogazione dei materiali ritrovati e custoditi.
Altro obbiettivo molto sentito era quello che con questi ulteriori lavori si potesse
migliorare l’attenzione verso le testimonianze architettoniche ed artistiche presenti
nel Casino in modo da fare di esso un protagonista della futura visita al museo,
continuando il lavoro già fatto con lo studio inserito nel volume pubblicato e con i
quattro pannelli didattici esposti attualmente nell’androne.
14
Ed ancora era consolidato l’orientamento che si dovesse tentare, per quanto
possibile, di aumentare le possibilità di programmazione di altre attività culturali,
come si sta già facendo con l’uso del cortile per rappresentazioni all’aperto, e con
la sala polifunzionale usata per conferenze e piccole esposizioni.
Per raggiungere i suddetti obiettivi si sono esaminate le condizioni in cui si trovava
l’edificio per evidenziare i problemi che si dovevano risolvere compatibilmente con
le risorse economiche disponibili.
I lotti 1 e 2 del progetto sono stati realizzati tra il 2006 ed il 2012 finanziati sui fondi
Gioco del Lotto, triennio 2004-6, Progetto 1 Lotto funzionale e Fondi P.O.R.
Campania asse II Misura 2.1 PIT di Caserta, Progetto 2 Lotto funzionale.
Il progetto generale risulta conforme alle prescrizioni delle norme del piano
urbanistico vigente che prevede come ammissibili le attrezzature pubbliche o di
interesse pubblico di natura culturale.
IL PROGETTO del 3° LOTTO
Il progetto oggetto della presente proposta si propone di ultimare l’intervento di
restauro ed adeguamento funzionale dell’edificio. Il completo recupero e messa a
regime del complesso segna un punto importante anche nella qualificazione del
tessuto territoriale urbano. Il progressivo recupero del Palazzo oltre alla
valorizzazione architettonica ed ambientale sta stimolando il contesto circostante
che vede nel Museo un possibile volano per attività commerciali. La
trasformazione in senso positivo dell’area in quest’ultimo decennio è elemento
tangibile.
Il progetto prevede principalmente il completo recupero dell’ala ovest che nel
progetto generale del Museo è stata destinata ad attività accessorie e
complementari; si intende realizzare una struttura duttile capace di ospitare
manifestazioni, mostre, convegni, con locali per accogliere ristorazione e servizi
aggiuntivi. Essa rappresenta il motore della struttura. Allo stato attuale e con i
problemi di gestione che una struttura pubblica deve affrontare è necessario
creare quei presupposti capaci di attivare una gestione mista. I musei devono
diventare strutture dinamiche pronte anche sotto l’aspetto culturale a rinnovarsi e
diversificarsi attraverso l’organizzazione di eventi e manifestazioni che devono
essere supportate anche tramite il miglioramento dei servizi di accoglienza.
Inoltre si completano anche l’ala sud destinata a deposito e la cappella nel corpo
principale.
Gli spazi individuati nella attuale proposta progettuale sono:
- piano terra e primo piano dell’ala ovest
- terrazza sovrastante l’ala sud, con accesso dal primo piano dell’ala ovest
- depositi al piano terra dell’ala sud
- la cappella sull’angolo nord ovest
- completamento del restauro delle facciate
- opere di sistemazione generale
INTERVENTI PREVISTI
Ala ovest: adeguamento e restauro
15
Ai lavori di sistemazione dell’edificio portati avanti con gli inizi del 1800, quando da
Casino da Caccia l’edificio si trasformò in residenza urbana, si deve
verosimilmente la realizzazione del secondo piano dell’ala ovest che finì per
inglobare una delle torri della vecchia masseria seicentesca, ancora perfettamente
leggibile nella sua planimetria. Nel febbraio del 1850 l’ala fu occupata dai soldati
del 13° Cacciatori svizzero fino al 1855 quando rie ntrò in possesso dei Carafa.
L’intervento di restauro prevede:
Piano terra, attualmente adibito a deposito archeologico:
1. Trasferimento del deposito archeologico ai locali dell’ala sud
2. Rimozione pavimentazione esistente
3. realizzazione dei vespai come rimedio per l’umidità di risalita
4. nuova pavimentazione
5. Stonacatura, intonacatura e tinteggiatura pareti con particolare attenzione al
recupero degli eventuali elementi decorativi obliterati da successivi rifacimenti
6. Stompagnatura varchi, parete Ovest
7. Realizzazione tramezzi
8. Realizzazione di servizi igienici
9. Collegamento all’impianto di climatizzazione già predisposto nei precedenti
lotti progettuali e fornitura fan coils
10. realizzazione
impianto
videosorveglianza,
adeguamento
impianto
antintrusione e impianto elettrico, adeguamento e completamento impianto
antincendio, impianto audio di sicurezza
11. Predisposizioni allaccio acqua e gas
12. Corpi illuminanti
13. Infissi finestre
14. Porte blindate
15. Opere di finitura
16. Allestimento di una rete LAN
Primo piano
1.
Sgombero da materiali di risulta
2.
Stonacatura, intonacatura e tinteggiatura pareti
3.
Consolidamento e miglioramento strutturale del solaio con tiranti
4.
Nuova Pavimentazione
5.
Recupero e fornitura Infissi balconi e finestre
6.
porte blindate, per collegamento area museale al piano primo e al piano
terra per accesso sul lato Ovest
7.
Impianto idrico, Impianto elettrico, Impianto antintrusione e
videosorveglianza
8.
Completamento impianto antincendio e impianto audio di sicurezza
9.
Allestimento di una rete LAN
10.
fornitura fan coils per l’impianto di climatizzazione e
11.
Corpi illuminanti
12.
Adeguamento e messa a norma scala di accesso al I° piano
13.
Stompagnatura varco di accesso all’area di servizio sul lato Ovest
14.
Opere di finitura
15.
Scala anticendio
Ala Sud: adeguamento e restauro
16
Rispecchia il primo assetto relativo alla masseria che nella sua fase più antica
(‘600) aveva l’ingresso principale sulla tenuta agricola che il catasto Carolino 1805
riporta essere di 70 moggia.
L’intervento di restauro prevede:
Terrazzo con accesso dall’ala ovest
1.
Miglioramento strutturale del solaio con rete elettrosaldata
2.
Nuova Pavimentazione
3.
Messa a norma balaustra per tutto il perimetro
4.
Rifacimento intonaco e tinteggiatura balaustra in muratura
5.
Illuminazione esterna
6.
rimozione motori e collegamento alla centrale termica dell’impianto di
climatizzazione della sala conferenza
Piano terra, locali da adibire a deposito
1.
Stonacatura, intonacatura e tinteggiatura pareti
2.
tompagnatura finestre lato esterno
3.
eliminazione tramezzo ambiente 6
4.
Rimozione pavimentazione esistente
5.
Realizzazione vespai come rimedio per l’umidità di risalita
6.
Nuova Pavimentazione
7.
Recupero e fornitura di Infissi finestre e portone a doppia anta blindato
8.
Realizzazione impianto elettrico, Impianto antintrusione e di
videosorveglianza
9.
Completamento impianto antincendio
10.
Montaggio scaffalature esistenti e sistemazione reperti
Cappella e sacrestia
Intorno al 1710 durante i lavori di trasformazione voluti dal duca Marzio III del
nucleo edilizio che costituisce la parte più significativa del palazzo ducale si
procedette alla sistemazione della cappella dedicata a S.Maria del Carmine ed
ubicata ad est del corpo principale.
La struttura è a pianta centrale con tre altari in marmo, il soffitto è decorato con
stucchi bianchi ed oro. Si conserva il matroneo con gelosie in legno dorato e la
pavimentazione in maiolica. Nell’atto notarile del 23 dicembre del 1795 del notaio
Andrea de Roberto è riportato un dettagliato elenco degli arredi e delle vesti sacre
con una breve descrizione del luogo di culto e delle tele affrescate che
decoravano la chiesa. I quadri originali sono stati sostituiti dopo il 1850 con quelli
che attualmente sono in mostra nel Museo in attesa del restauro della cappella e
rappresentano rispettivamente la Crocifissione e S.Alfonso Maria dei Liguori.
Sull’altare centrale c’è un busto marmoreo. Le tele sono datate al XVIII secolo.
L’intervento di restauro prevede:
1.
Restauro stucchi
2.
Restauro cantoria e portone in legno
3.
Restauro altari
4.
Restauro pavimenti in maiolica
5.
Recupero elementi di finitura
6.
Impianto elettrico e Impianto antintrusione
7.
Pulizia ambienti con scale
8.
Per i locali sovrastanti la Cappella: rimozione materiali accantonati,
intonaci, tinteggiatura, pavimentazione, infissi interni ed esterni
17
Completamento restauro facciate
Una attenta lettura delle facciate consente di leggere le varie fasi edilizie
dell’edificio. L’aspetto attuale rispecchia l’ultimo sostanziale intervento databile alla
metà dell’800.
Si dovranno eseguire i nuovi intonaci secondo metodi e tecniche dettate dal
monumento antico, le cornici marcapiano, le mostre di finestre ed i cornicioni,
uniformandosi anche a procedure e materiali che si sono impiegate nei lavori già
ultimati sui prospetti nord ed angoli nord est e nord ovest. Lo stesso criterio di
uniformità con le parti già eseguite sarà d’obbligo per gli elementi accessori dei
prospetti come canali di gronda, pluviali, ed il trattamento di ringhiere e grate.
Andranno fatti interventi di manutenzione ordinaria per le facciate dell’interno del
cortile.
Opere di sistemazione generale e oneri accessori
Il progetto prevede anche piccoli interventi di manutenzione di opere già eseguite
negli anni passati e che dimostrano già elementi di degrado oltre ad opere di
completamento della struttura architettonica già in uso che non è stato possibile
realizzare e che attualmente è risultato evidente e necessario mettere in opera
valutando con maggiore approfondimento la tipologia dei materiali e le tecniche da
usare.
L’intervento prevede:
1. illuminazione esterna del fabbricato già predisposta nei lotti precedenti
2. tinteggiatura area museale al piano terra e scala di accesso al 1° piano
3. ripresa dell’intonaco della zoccolatura della facciata principale con evidenti
macchie di umidità
4. manutenzione e restauro del portone principale in legno
5. sistemazione dei fornici del porticato dell’androne
IL PROGETTO ARCHITETTONICO
E’ improntato alle seguenti scelte architettoniche: le operazioni di spicconature di
intonaco degradato per il rifacimento dello stesso, saranno seguite usando
particolare attenzione in fase iniziale per accertare se gli intonaci stessi non
presentano decorazioni, graffiti, etc..
Lo stesso criterio varrà per le demolizioni di pavimenti moderni di nessun valore
che potrebbero però nascondere porzioni di pavimenti antichi. In due casi a piano
terra, nell’ala ovest e negli ambienti del corpo a sud lato est, tali demolizioni
saranno seguite dallo scavo per la realizzazione dei vespai come rimedio per
l’umidità di risalita. In questi casi ancora di più si dovrà prestare attenzione per
eventuali rinvenimenti di antiche strutture.
Considerato che nei precedenti interventi è emerso che il livello degli ambienti
dell’intera struttura era stato fittiziamente elevato, il presente intervento ha come
obiettivo non solo di ripristinare la quota del pavimento iniziale ma anche quella di
superare eventuali ostacoli per i portatori di handicap.
E’ previsto poi lo smontaggio degli infissi esterni degradati da sostituire con quelli
nuovi in legno massello dello stesso disegno con vetrate termoacustiche isolanti,
mentre gli sportelli retrostanti o “scuri” quando esistenti saranno restaurati.
18
Si dovranno eseguire i nuovi intonaci, le cornici marcapiano, le mostre di finestre
ed i cornicioni , uniformandosi anche a procedure e materiali che sono stati
impiegati nei precedenti lavori. Lo stesso criterio di uniformità con le parti già
eseguite sarà d’obbligo per gli elementi accessori dei prospetti come canali di
gronda, pluviali, ed il trattamento di ringhiere e grate. Per detti lavori dovranno
essere rispettate le prescrizioni impartite dalla Soprintendenza BAPSAE di
CE e BN nella nota prot.9800 del 4.5.2006 di approvazione al progetto
generale, allegata alla presente relazione.
Negli interni dell’ala ovest si realizzeranno i nuovi pavimenti in cotto naturale
satinato come quello utilizzato per le sale museali del primo piano. Nei soffitti con
solai in legno a vista sono previsti vari trattamenti con liquido antiparassitario, con
eventuale mordente diluito con olio di lino, e con un prodotto ignifugo.
IL PROGETTO FUNZIONALE
Anche per l’aspetto funzionale generale si sono confermati gli orientamenti che
erano già stati espressi nei lotti precedenti.
A piano terra nell’ala sud (lato est per i 5 ambienti) viene confermato l’uso per
deposito di reperti archeologici; saranno riutilizzate le scaffalature attualmente in
uso nel deposito al piano terra dell’ala ovest.
Il piano terra dell’ala ovest viene destinato a servizi aggiuntivi con la possibilità di
accesso di servizio anche dal lato ovest, con la stompagnatura del varco.
Ancora al primo piano, l’ambiente grande e la terrazza di copertura di tutta l’ala
sud, sono destinati ad attività polifunzionali unitamente all’ambiente grande al
piano terra.
Al di sopra della cappella si utilizza il volume disponibile per creare una foresteria
con possibilità di accesso indipendente.
Agli obiettivi di questo 3° lotto funzionale -ogget to del presente progetto- possono
abbinarsi la sala conferenza sull’ala sud, già in uso ed attrezzata, ed il cortile di
1.000 mq, già più volte in passato utilizzato per spettacoli.
L’insieme descritto è particolarmente idoneo per essere utilizzato anche da privati
in quanto l’articolazione dell’edificio consente di rendere gli spazi autonomi rispetto
alle sale museali.
Infatti, alla ala ovest è possibile accedere sia tramite il museo sia direttamente dal
cortile centrale. Si entra dall’ingresso principale, si attraversa il cortile
monumentale e si accede direttamente al corpo ovest da una scala in adiacenza
alla sala conferenza. L’ingresso dal cortile consente l’uso delle sale anche al di
fuori dell’orario di apertura del Museo ed in caso di conto terzi riduce i costi ed il
numero di personale interno a sorveglianza della struttura, non dovendo
attraversare le sale museali. Inoltre la sala al piano terra e quella al primo piano
dell’edificio ovest e la stessa sala conferenze già realizzata, malgrado siano
contigui, all’occasione, hanno 3 ingressi indipendenti che permettono utilizzi
simultanei diversi da parte di più utenti. L’intera ala ovest ha un accesso
secondario sul lato ovest, dove c’è un passo carrabile direttamente sulla viabilità
principale, con un’area di servizio utilizzata per carico e scarico, manutenzione
impianti e parcheggio limitato al personale di custodia.
Sarà possibile quindi svolgere tutte le attività di supporto senza intralciare l’attività
del Museo e la fruizione degli spazi di accoglienza.
Il complesso è già dotato di servizi propri anche per disabili ed all’occorrenza può
anche giovarsi dei servizi al piano terra del Museo che hanno accesso anche dal
cortile e sono autonomi rispetto alle sale museali.
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La struttura è dotata di parcheggio.
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RELAZIONE SPECIALISTICA
IL PROGETTO DI RESTAURO ARTISTICO
Gli ambienti al piano terra dell’ala sud non presentano alcun elemento artistico;
essi in origine verosimilmente erano destinati a stalle. L’intervento sarà attento ad
evidenziare le diverse fasi edilizie che hanno portato all’assetto attuale e che
saranno rese leggibili nel tessuto della struttura.
Nell’ala ovest, i lavori già effettuati al secondo piano escluderebbero la presenza
di elementi di particolare pregio.
Il restauro delle facciate dovrà fare attenzione alle varie fasi subite dall’edificio
nella sua lunga storia; andranno evidenziati, pur conservando l’assetto attuale, i
segni delle trasformazioni che si leggono in particolare sulle facciate est ed ovest.
Un’ attenzione a parte merita la Cappella con l’annessa sacrestia, la quale allo
stato attuale rispecchia la sistemazione fatta in occasione della visita del Principe
Umberto di Savoia nel 1939. L’intervento interessa gli stucchi della volta, i
pavimenti in maiolica, la cantoria in legno, gli altari e gli elementi lapidei di arredo;
andranno ricercate eventuali persistenze pittoriche in particolare nel vano scala e
nella volta. Al riguardo si rimanda alle schede tecniche redatte per gli apparati
decorativi architettonici.
IL PROGETTO DI MIGLIORAMENTO SISMICO DELLE STRUTTURE
Gli interventi previsti riguardano gli orizzontamenti del corpo dell’ala ovest costituiti
da volte in tufo e sono volti al miglioramento delle strutture nei confronti delle
azioni statiche e sismiche. Le opere previste sono stralciate dal progetto generale
del 2006 sopra citato i cui calcoli strutturali sono depositati presso la
Soprintendenza di Napoli.
Sinteticamente riguardano:
-
-
INSERIMENTO DI TIRANTI METALLICI (CATENE) IN ACCIAIO PER LA ELIMINAZIONE
DELLE SPINTE DEGLI ARCHI E DELLE VOLTE ED IL COLLEGAMENTO MUTUO TRA I
MURI ORTOGONALI IN ELEVAZIONE
LA SARCITURA DELLE LESIONI ESISTENTI TRAMITE INTERVENTI DI CUCI E SCUCI
SULLE MURATURE E SULLE VOLTE
IL PROGETTO DI IMPIANTI ORDINARI E SPECIALI
IMPIANTI TERMICI
Nei precedenti lotti funzionali 1 e 2, si è proceduto alla realizzazione delle opere
relative alla climatizzazione dei locali del corpo principale adibiti a sale espositive
al primo piano e ad uffici della direzione al secondo piano. Per i locali oggetti del
presente intervento sono state effettuate le predisposizioni di climatizzazione: al
piano terra, ambiente destinato ai servizi aggiuntivi, per il futuro allacciamento di
quelle aree attualmente servite da caldaia murale autonoma e della sala convegni;
al secondo piano, per la sala funzionale.
Non è previsto riscaldamento per gli ambienti destinati a depositi e per la cappella
storica.
Le numerose predisposizioni impiantistiche già realizzate hanno lo scopo di
evitare per i lavori in oggetto di dover aprire tracce nella muratura della facciata o
dover mettere mano alle reti principali degli impianti. Le soluzioni adottate sono
improntate alla massima sicurezza per gli utenti; si sono operate le scelte che, nel
rispetto della massima funzionalità degli impianti, si inseriscono senza forte
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impatto nel contesto degli ambienti storici.
Le predisposizioni operate hanno tenuto conto della destinazione d’uso prevista
per gli ambienti, già definita nel progetto generale e rimasta invariata. Esse si
collegano a gruppi termici-frigoriferi alimentati a gas e con compressori trascinati
da motori endotermici alimentati a gas, individuati con il nome di “centrale termo
frigorifera” ubicata sul versante ovest del palazzo. Le reti, in partenza dalla
centrale termo frigorifera, sono state portate all’interno del cortile lungo il perimetro
e dentro un cunicolo tecnologico ispezionabile, poi tramite montanti raggiungono
gli ambienti superiori.
Negli ambienti oggetto di intervento sono previsti fan-coils sia per il solo
riscaldamento sia per riscaldamento e condizionamento. Le apparecchiature usate
sono del tipo a mobiletto poggiato a pavimento. Sono costituite da batterie
ventilate percorse da acqua calda o fredda secondo la stagione. Essi sono dotati
di dispositivi di regolazione della temperatura per singolo ambiente per cui
impostato il valore di consegna (set point) la temperatura sarà collocata in
automatico. Per le apparecchiature che effettuano il raffrescamento saranno
realizzate delle reti di scarico delle condense. Le apparecchiature a pavimento
sono previste nell’ambiente ovest al piano terra sotto i vani finestra e negli
ambienti al primo piano per un totale di 8 elementi.
DATI DI BASE DEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO E CONDIZIONAMENTO
Condizioni alla base del calcolo
Il calcolo di dimensionamento degli impianti di climatizzazione è stato basato sulle
seguenti condizioni:
esterno
temperatura di progetto invernale
+0°C
temperatura di progetto estiva
+32°C
interno
temperatura invernale
+20°C (+/-1°C) per tutti i locali
temperatura estiva
+26°C (+/-1° C) per tutti i locali
Aria esterna di rinnovo:
secondo norme UNI
Affollamento considerato: secondo norme UNI
Carichi elettrici considerati: secondo norme UNI
IMPIANTI IDRO-SANITARI
Gli impianti idro-sanitari avranno alimentazione dalla rete di acqua fredda
cittadina. L’acqua destinata agli usi sanitari sarà addotta da una rete posizionata
nel cavedio comune agli altri impianti
Le reti principali di distribuzione sono in acciaio zincato, quelle secondarie saranno
in multistrato. Tutte le reti di acqua, sia calda che fredda, saranno coibentate.
Tutte le tubature che alimentano i singoli servizi sono sezionabili con rubinetti di
intercettazione a sfera, dai quali deriva la rete di alimentazione agli apparecchi
sanitari. Le reti di scarico saranno in PVC di classe e tipologia adeguata, le
apparecchiature -prima di essere collegate alla condotta di scarico- avranno
scarico sifonato.
Per l’acqua calda si prevede scalda acqua elettrici da l.50 di riserva, dotati di
resistenza elettrica, per la sola produzione di acqua calda supplementare.
IMPIANTI ANTINCENDIO
L’attività da effettuare riguarda soltanto il completamento di alcune parti terminali
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dell’impianto che allo stato attuale è già funzionante.
IMPIANTI ELETTRICI E SPECIALI
Impianto elettrico
L'elaborazione del progetto degli impianti elettrici è stato eseguito in
corrispondenza alle attuali prescrizioni di legge in vigore ed in riferimento alle
attuali Norme CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano).
L’intervento previsto è di completamento degli impianti realizzati nei precedenti
lotti progettuali 1 e 2 nei quali sono state già realizzate per gli ambienti interessati
le predisposizioni. Per la tipologia degli impianti e dei servizi ausiliari si è tenuto
conto delle esigenze e destinazione d'uso dei locali in oggetto, questi saranno
dotati di:
Impianto elettrico di illuminazione
Impianto elettrico di illuminazione di sicurezza
Impianto elettrico di distribuzione forza motrice
Impianto di distribuzione telefonica
Impianto di distribuzione segnale televisivo per videocontrollo
Impianto di terra di protezione.
Impianto antintrusione.
Impianto audio di sicurezza
Impianto di rete LAN
Disciplinare impianti
Il costruttore sarà responsabile del regolare aggiornamento dei documenti e della
loro conservazione per l'intera durata dei lavori che dovranno essere rispondenti a
quanto stabilito in sede di progetto.
L'intervento comprende, inoltre, qualunque altra fornitura, opera e lavoro che siano
necessari o prescritti da speciali disposizioni di legge o regolamenti anche se non
indicati nei disegni e nella presente relazione tecnica o che siano indispensabili
per il completamento degli impianti in ogni loro parte.
Pertanto il presente progetto rappresentato con gli elaborati della fase definitiva,
prevede la elaborazione esecutiva degli impianti da parte della ditta esecutrice
sulla base della descrizione delle fasi principali valutate economicamente a corpo.
Si ricorda che a fine lavori dovrà essere presentata da parte dell'impresa
installatrice una dichiarazione attestante la conformità dell'impianto realizzato con
in allegato i processi verbali delle verifiche elettriche e delle misure effettuate di cui
alla Norma CEI 64-8.
Essi riguarderanno i sotto elencati settori:
Impianto a servizio della sala al piano terra dell’ala ovest
Impianto a servizio della sala al primo piano dell’ala ovest
Impianto a servizio della sala al piano terra dell’ala sud (nella tavola grafica
relativa sono riportati a titolo esemplificativo i principali elementi da riproporre in
ogni settore)
Impianto a servizio della Cappella
Gli impianti a servizio dei locali sopra indicati sono alimentati da quadri elettrici di
zona dedicati. Da tali quadri si propagano i circuiti luci ed i circuiti presa a servizio
dei locali. L’impianto elettrico è interamente ad incasso con tubazione flessibile
corrugata in pvc autoestinguente di tipo pesante a pavimento e di tipo leggero a
parete.
All'interno dei locali dovranno essere previste delle cassette di derivazione in
numero e posizione tale da permettere una distribuzione di tipo radiale con
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tubazioni isolanti pieghevoli autoestinguenti in PVC tipo FK15 incassate a parete
e/o a pavimento ed a soffitto entro le quali verranno tesati conduttori unipolari non
propaganti l'incendio isolati in PVC tipo N07V-K.
L’illuminazione all’interno dell’area destinata a deposito è realizzata con plafoniere
stagne con coppa di chiusura in policarbonato dotate di n. 2 lampade fluorescenti
da 36 W
Negli ambienti dell’ala Ovest e Cappella, si prevedono punti luce a parete del tipo
già adottato nelle sale museali (cfr proiettore a parete luce tono caldo con
tecnologia led, vita sorgente luminosa 50.000 ore, con alimentatore, non regolabile
di intensità luminosa, spot fascio medio) o piantane per illuminazione generale in
presenza di elementi decorativi sulla parete
I circuiti a servizio delle sale servono:
prese comandate destinate all’alimentazione di piantane o altro in uso per altri
dispositivi;
punti luce a parete laddove è possibile illuminare con corpi illuminanti a soffitto o a
parete;
punti presa per i servizi di forza motrice;
fan-coils a servizio degli ambienti
L'impianto di F.M. sarà costituito da prese bipolari ad alveoli protetti con terra da
10A per alimentare piccoli apparecchi elettrici mobili o portatili o del tipo bipasso
da 10/16A per gli altri usi, montate entro apposite scatole portafrutto. Tali prese
dovranno corrispondere a quanto previsto dalle Norme CEI 23-5 e CEI 23-16.
I circuiti di chiamata e di segnalazione saranno alimentati a "bassissima tensione
di sicurezza" (SELV) tramite trasformatore di sicurezza a Norma CEI 14-6.
Illuminazione di sicurezza
L'illuminazione di sicurezza dovrà sopperire alla mancanza accidentale della fonte
di luce ordinaria, soddisfacendo a determinate esigenze di affidabilità e visibilità e
deve essere realizzata con plafoniere autonome dotate di batterie al nichel cadmio
capaci di garantire una autonomia non inferiore a 1 ora con tempi di ricarica non
superiori a 12 ore (Norma CEI 34-22) e con corpi luci dotati di sistema di
sicurezza.
Dimensionamento dei componenti
Il dimensionamento dei componenti elettrici dell’impianto è stato effettuato in
conformità a quanto previsto dalla normativa CEI 64-8
In particolare si sono seguiti i seguenti criteri:
-cadute di tensione nei conduttori
-protezione dei conduttori contro le sovracorrenti
-protezione delle condutture contro i cortocircuiti (massimo e minimo)
- verifica delle cadute di tensione
Per il dimensionamento dei conduttori, si è imposto il vincolo di rimanere al di sotto
del 4% del valore nominale della tensione (norme CEE 64-8), sia per i circuiti luce
che per quelli di alimentazione delle prese, tenendo conto delle caratteristiche
costruttive dei conduttori, del valore di impedenza, fornito dalle case costruttrici (in
accordo alle tabelle
UNEL 35027-70 e la norma CEI20-21) e della
contemporanea presenza di più conduttori nella stessa tubazione.
La formula utilizzata per i calcoli è:
dV=k*L*Ib* (R*cosfi+X*senfi)
dove:
dV= caduta di tensione in V (dV% caduta percentuale)
k= coefficiente pari a 1,73 per linee trifasi, 2 per linee monofasi
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L= lunghezza della linea in metri
Ib= corrente d’impiego della conduttura in A
R= resistenza per metro di conduttura
X= reattanza per metro di conduttura
cosfi= fattore di potenza attiva
senfi= fattore di potenza reattiva
La verifica è stata fatta, ponendosi nelle condizioni di carico pari al valore della
corrente Ib e concentrato alla fine della conduttura.
PROTEZIONE DEI CONDUTTORI CONTRO LE SOVRACORRENTI
La norma CEI 64-8 prevede, per tensioni di alimentazione inferiori a 1000 V, che
ai fini della protezione contro i sovraccarichi siano verificate le seguenti condizioni:
Ib=<In=<Iz
If=<1,45 Iz
dove:
Ib= corrente d’impiego della conduttura in A
In= corrente nominale del dispositivo di protezione in A
Iz= portata del cavo in A
If= corrente convenzionale di intervento del dispositivo di protezione
PROTEZIONE DELLE CONDUTTURE CONTRO I CORTOCIRCUITI
La norma CEI 64-8 prevede che i dispositivi di protezione dei circuiti, adibiti
all’interruzione delle correnti di cortocircuito prima che gli effetti termici e
meccanici di tale evento risultino pericolosi, devono soddisfare le seguenti
condizioni:
- La corrente di cortocircuito, che si produce per guasto franco all’inizio della
conduttura (cortocircuito massimo), deve risultare inferiore al potere di
interruzione del dispositivo di protezione.
- La corrente di cortocircuito minimo, quella cioè che si produce alla
estremità della linea, deve risultare maggiore della corrente, cioè della
corrente minima di sicuro intervento delle protezioni entro 5 sec.
Impianti speciali
Gli impianti speciali fanno capo al locale al piano terra del corpo principale
utilizzato come posto di guardia. In tale locale si attestano tutte le linee degli
impianti speciali di sicurezza quali videocontrollo, rilevazione incendi ed
antintrusione. L’intervento in questione prevede l’ampliamento alle nuove sale
degli impianti già a servizio delle restanti aree del Museo.
Resta pertanto disponibile alla consultazione la documentazione con le relative
caratteristiche tecniche degli impianti già realizzati nei lavori conclusisi di recente.
Le estensioni da realizzare dovranno uniformarsi a quelli presenti.
Impianto di rilevazione incendi
Gli ambienti oggetto della proposta dovranno essere dotati di rilevatori puntiformi
di fumo di tipo ottico. Negli ambienti in cui non è possibile installare rivelatori a
soffitto per vincoli dettati dal patrimonio culturale si ricorrerà barriere lineari di
fumo a riflessione/trasmissione complete di catarifrangente.
L’impianto sarà del tipo ad indirizzamento con centrale a microprocessore.
La normativa di riferimento per il dimensionamento dell’impianto di rivelazione
incendi è la norma UNI 9795.
L’impianto andrà a collegarsi alla centrale esistente Cerberus/Siemens.
Lungo le vie di esodo sono posizionati pulsanti manuali di allarme a rottura di vetro
unitamente a pannelli ottico acustico di allarme interni.
L’allarme verso l’esterno dell’edificio è diffuso da sirena autoalimentata.
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Impianto di antintrusione
L’impianto antintrusione esistente sarà ampliato al fine di proteggere i nuovi
ambienti oggetto di intervento.
Per i locali al piano terra si prevedono contatti di tipo magnetico sulle aperture
finestre e porte d’ingresso. All’interno degli stessi ambienti sono previsti rivelatori
volumetrici a doppia tecnologia.
Anche gli ambienti al primo piano sono dotati di rivelatore volumetrico a doppia
tecnologia e contatto di tipo magnetico sull’apertura vano terrazzo.
Il nuovo impianto si attesterà sulla centrale esistente al piano terra. L’allarme è
gestito dalla centrale mediante la segnalazione acustica esterna grazie alla sirena
autoalimentata per esterno e l’instradamento di messaggi vocali su rete telefonica
a mezzo combinatore telefonico. L’inserimento dell’impianto antintrusione avviene
a zone mediante l’ausilio di chiavi elettroniche.
Impianto audio di sicurezza
Tutti gli ambienti sono dotati di diffusori di suono per l’inoltro di messaggi
preregistrati di emergenza.
L’impianto di diffusione sonora di emergenza deve essere conforme alla Norma
Tecnica CEI-EN 60849, approvata dal Comitato Elettrotecnico Italiano entrata in
vigore sul territorio nazionale dal 1.12.1999 per essere applicata alla progettazione
di sistemi di comunicazione per ambienti pubblici.
Il fine del sistema è garantire una rapida ordinata mobilitazione delle persone,
all’interno dell’edificio, in situazioni di pericolo e di emergenza mediante precise
informazioni registrate in digitale o tramite personale istruito all’occorrenza, dalla
postazione microfonica per pompieri o dirigente di edificio o corpo di guardia.
Il sistema garantisce il rispetto dei seguenti punti:
Consentire la diffusione e comprensione ad elevata intelligibilità, in una o più zone,
di messaggi recanti le direttive per l’evacuazione ordinata dei presenti in caso di
allarme. Ogni funzione non necessaria alle comunicazioni di emergenza deve
essere disabilitata, le comunicazione di emergenza hanno la priorità massima.
Il sistema di diffusione sonora deve assicurare in ogni zona un valore di
intelligibilità della parola misurata con metodo RASTI (STI) pari ad almeno 0,5.
I messaggi sono preceduti da segnale di attenzione.
I messaggi pre-registrati sono memorizzati in memorie a stato solido (eprom) di
cui viene continuamente controllata la presenza.
E’ prevista:
La possibilità di ascoltare su un monitor i messaggi
La possibilità di inviare i messaggi in zone differenti
La possibilità di inviare i messaggi in viva voce con un microfono di emergenza
Il microfono di emergenza deve avere la priorità su ogni altro dispositivo di
emissione messaggi
La rottura di un singolo amplificatore o di una linea di diffusori non deve causare la
perdita di copertura di una intera zona.
Il sistema possiede un circuito di test continuo di tutte le varie componenti
dell’impianto e nello specifico:
Controllo del corretto funzionamento degli amplificatori e sostituzione automatica
di uno o più degli stessi in caso di guasto con segnalazione dell’errore
Controllo di efficienza delle linee degli altoparlanti
Controllo delle apparecchiature di gestione e quindi di tutto il percorso fatto dalla
generazione del segnale di emergenza (riproduttore digitale o base microfonica) ai
diffusori
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Controllo dell’efficienza delle basi microfoniche compresa la capsula
Microfonica
Controllo dell’efficienza del gruppo di continuità
Segnalazione dei suddetti guasti al controllore in modo chiaro ed efficiente,
attraverso segnalatori ottici o acustici, stampa dello sta di servizio di sistema, etc.
Il sistema si interfaccia al sistema di rivelamento incendi in modo che non appena
viene rilevato un incendio in un’area dell’edificio questa viene immediatamente
raggiunta dal messaggio di emergenza. Il collegamento tra i due sistemi è
supervisionato.
Viene riportata la posizione dei diffusori di suono in campo, la distribuzione ai
diffusori è realizzata in cavo FROR sez.2x2.5 mmq in tubazione dedicata in PVC
autoestinguente.
Rete LAN
Estensione rete di trasmissione dati
Obiettivo
Realizzazione di una rete di trasmissione dati nell’ala destra del palazzo, su due
piani, con la predisposizione di punti rete fissi per gli allestimenti museali ed
accessi wireless per i visitatori. Dovrà anche essere raggiunta la ‘Foresteria’ al
secondo piano dell’ala ovest.
I punti fissi per gli allestimenti saranno integrati nella rete locale ministeriale, già
esistente presso l’edificio, dovendo poter accedere a contenuti eventualmente
disponibili su server locali.
L’accesso wireless per il pubblico dovrà essere indipendente dalla rete locale
ministeriale per ragioni di sicurezza, l’accesso alle risorse disponibili potrà essere
configurato per avvenire o su di una sottorete interna dedicata oppure attraverso
un accesso indipendente ad Internet.
Sicurezza
Per gestire con maggiore sicurezza l’isolamento fra la rete dedicata agli
allestimenti museali e la rete ad accesso pubblico wireless gli apparati di rete
dedicati a ciascuna rete saranno fisicamente distinti. Saranno inoltre messe in atto
opportune configurazioni di sistema.
Architettura
Architettura a stella, con un armadio di distribuzione e tratti di collegamento in
rame Ethernet cat. 6 UTP, confome standard ISO/IEC 11801.
Armadio distribuzione
- Armadio rack a muro (8/9U)
- Pannello permutazione 24 porte
- Switch 01 (verso punti fissi) 16 porte
- Switch 02 (verso punti wifi), PoE (IEEE 802.3af) 8 porte
- Passacavi
- Power strip alimentazione (5-6 prese, interruttore di protezione magneto-termico)
Punti rete postazioni fisse
In ciascuna sala (piano terra e piano primo) sono previsti 4 (quattro) punti rete
cablati (presa RJ45) distribuiti alternatamente 2/2 su ciascuna parete lunga.
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A ciascun punto rete per postazioni fisse deve esser associato un punto di
alimentazione a 3 moduli: 1 presa universale-bipasso (2 mod) + 1 presa bipasso
(1 mod).
Un ulteriore punto rete, con le medesime caratteristiche, è previsto per il locale
‘Foresteria’.
Punti rete per wireless
In ciascuna sala (piano terra e piano primo) sono previsti 2 (due) punti rete cablati
(presa RJ45), disposti sulle pareti corte a ⅔ dell’altezza della sala, a circa 2 m
dall’angolo, su angoli diagonalmente opposti.
A questi punti rete sono connessi gli access point, come da specifiche sotto
dettagliate, compatibili con alimentazione PoE (Power over Ethernet).
Cablaggi
Tutte le tratte sono realizzate con cablaggi in rame Ethernet Cat 6 UTP 24 AWG.
Tutte le linee provenienti dai punti rete (6 piano terra, 6 piano primo, 1 ‘foresteria’)
si attestano nell’armadio di distribuzione.
Una linea montante procede dall’armadio di distribuzione fino al centro stella
dell’istituto (piano secondo).
Caratteristiche apparati attivi
Access Point
Standard: IEEE 802.11b/g/n (dual band)
Antenne: 3 (MIMO)
Opzione: PoE (IEEE 802.3af)
Configurazione AP
IP: 192.168.5.2-5/nm 255.255.255.0 (password protected)
SSID: MACMAD (?)
DHCP: 192.168.25.2-254/nm: 255.255.255.0 (253 cli)
L’opzione PoE può essere realizzato in quattro architetture:
- Switch PoE enabled / AP PoE enabled : no Poe adapter (preferibile)
- Switch tradizionale / AP PoE enabled : PoE injector
- Switch PoE enabled / AP tradizionale : PoE splitter
- Switch tradizionale / AP tradizionale: PoE injector + PoE splitter
Impianto TVCC
Gli ambienti saranno video sorvegliati medianti un impianto tv a circuito chiuso.
Ogni telecamera si attesta ad uno dei due videoregistratori digitali di tipo DVR
system ubicati nel locale guardiania al piano terra. Il sistema già operante è in
grado di gestire in totale 32 telecamere con due registratori ai quali verranno
collegate le nuove telecamere.
I punti presa TV disposti saranno formati da una presa coassiale 9,5mm di tipo
modulare per montaggio entro le scatole portafrutta utilizzate per il resto
dell'impianto. La rete di collegamento alle telecamere interne sarà realizzata in
cavo coassiale di impedenza caratteristica pari a 75 ohm tesato entro tubo in PVC
che si collegherà alla discesa principale dell'impianto di antenna.
Le prese d'antenna per derivazione alle utenze dovranno contenere il
condensatore di sicurezza prescritto dalla Norma CEI 12-15.
L'IMPIANTO DISTRIBUZIONE SEGNALE TV (VIDEOCONTROLLO) sarà dotato:
28
•
di telecamere del tipo CCD bianco e nero, sensore 1/2" matrice 795 × 596
elementi, autoiris, così come posizionate negli ambienti come da progetto.
• standard TV CCIR, alimentazione 220 V-50 Hz, attacco a vite passo C per
fissaggio obiettivo.
Impianto telefonico interno
Verrà realizzato un impianto telefonico interno con chiamata - conversazione, tra
gli apparecchi interni.
La linea di alimentazione dell'impianto sarà derivata dal quadro elettrico generale
ed i conduttori, con le relative tubazioni, dovranno essere separati da tutti gli altri
circuiti elettrici.
Il collegamento verrà realizzato rispettando lo schema e le sezioni dei conduttori
indicate dal costruttore.
L'impianto sarà realizzato con i requisiti della SELV (ex Bassa Tensione di
Sicurezza).
Impianto di distribuzione telefonica
La distribuzione telefonica interna dovrà essere realizzata con tubazioni in PVC
aventi un diametro non inferiore a 20mm.
Le posizioni dei punti presa telefonica interni, saranno definite in base alle
esigenze del Committente.
I cavi da utilizzarsi saranno del tipo TR/R (Norma CEI 46-5).
Le tubazioni e le scatole dovranno essere ad uso esclusivo di tali impianti e non è
consentito fare raccordi con tubi o scatole installate per il servizio elettrico (Norma
CEI 103-1/13).
Impianto di protezione dalle sovracorrenti e dalle scariche atmosferiche
La struttura in esame risulta protetta contro le fulminazioni dirette ai sensi della
Norma CEI 81-1 e non necessita, quindi, dell' impianto di protezione esterno (LPS
esterno).
Per quanto riguarda la protezione contro le fulminazioni indirette, invece, è stato
previsto un impianto integrativo (LPS interno) costituito da un limitatore di
sovratensione (SPD) da installarsi all'ingresso linea sul quadro elettrico generale.
DISPOSIZIONI LEGISLATIVE SETTORE ELETTRICO
I principali provvedimenti legislativi che riguardano la sicurezza per la prevenzione
infortuni, inerenti il settore elettrico, sono:
• Legge n. 1341 del 13/12/1964 “Linee elettriche aeree Esterne”
• Legge n. 186 del 01/03/1968 “Disposizioni concernenti materiali e impianti
elettrici”
• Legge n. 791 del 18/10/1977 “Attuazione della direttiva del Consiglio delle
Comunità
Europee (n. 72/23/CEE) relativa alle garanzie di sicurezza che deve possedere il
materiale elettrico destinato ad essere utilizzato entro alcuni limiti di tensione”
• DM del 15/12/1978 “Designazione del Comitato Elettrotecnico Italiano di
normalizzazione Elettrotecnica ed Elettronica”
• DM del 5/10/1984 “Attuazione della direttiva (CEE) n. 47 del 16/1/1984 che
adegua al
progresso tecnico la precedente direttiva (CEE) n. 196 del 6/2/1979 concernente il
materiale elettrico destinato ad essere impiegato in atmosfera esplosiva già
recepito con il Decreto del Presidente della Repubblica 21/7/1982 n. 675”
29
• Legge n. 818 del 7/12/1984 “Nulla osta provvisorio per le attività soggette ai
controlli di prevenzione incendi, modifica agli Articoli 2 e 3 della Legge 4/3/1982 n.
66 e norme integrative all’ordinamento del corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco”
• DM dell’8/3/1985 “Direttive sulle misure più urgenti ed essenziali di prevenzione
incendio ai fini del rilascio del Nulla osta provvisorio di cui alla Legge 7/12/1984 n.
818”
• DM del 27/3/1985 “Modificazioni al decreto Ministeriale 16/2/1982, contenente
l’elenco dei depositi e industrie pericolosi, soggetti alle visite e controlli di
prevenzione incendi”
• Legge n. 46 del 5/3/1990 “Norme per la sicurezza degli impianti”
• Direttiva 06/95/CEE del 12-12-2006 “Riguardante la marcatura CE del materiale
elettrico”
• DPR 392 del 18-4-94 “Emendamenti alla legge 46/90 e al DPR 447”
• DPR n. 459 24/07/1996 “Regolamento per l’attuazione delle direttive
89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE e 93/68/CEE concernenti di riavvicinamento
delle legislazioni degli Stati membri relativi alle macchine”
• D.Lgs. n. 615 12/11/1996 “Attuazione della direttiva 89/336/CEE del Consiglio
del 3 maggio 1989 in materia di riavvicinamento delle legislazioni degli Stati
membri relative alla compatibilità elettromagnetica, modificata e integrata dalle
direttive 92/ 31/ CEE, 93/ 68/CEE, 93/97/ CEE”
• D.Lgs. n. 626 25/11/1996 “Attuazione della direttiva 93/68/CEE (che notifica la
direttiva 73/23/CEE) in materia di marcatura CE del materiale elettrico destinato
all’essere utilizzato entro taluni limiti di tensione”
• D.Lgs. n. 277 del 31/07/1997 “Modificazioni del decreto legislativo 25 novembre
1996, n. 626 recante attuazione della direttiva 93/68/CEE in materia di marcatura
CE del materiale elettrico destinato ad essere utilizzato entro taluni limiti di
tensione”
• DPR n. 126 del 23/03/1998 “Regolamento recante norme per l’attuazione della
direttiva 94/9/CE in materia di apparecchi e sistemi di protezione destinati ad
essere utilizzati in atmosfera esplosiva”
• DM del 5/05/1998 “Aggiornamento delle norme tecniche per la progettazione,
esecuzione ed esercizio delle linee elettriche aeree esterne”
• D.Lgs. n. 79 del 16/03/1999 “Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme
comuni per il mercato interno dell’energia elettrica”
• Legge n. 36 del 22/02/2001 “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a
campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”
• DPR n. 462 del 22/10/2001 “Regolamento di semplificazione del procedimento
per la denuncia di installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche
atmosferiche, di dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici
pericolosi”
• DM n. 37 del 22/01/2008 “Regolamento concernente l’attuazione dell’art. 11 –
quaterdecies, comma 13,lettera a) della legge n. 248 del 2 dicembre 2005, recante
riordino delle disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti
all’interno degli edifici”
• D.Lgs. n. 81 del 9/04/2008 e smi “Testo unico sulla sicurezza”.
LA NORMATIVA TECNICA
- Norma CEI 0-2 “Guida alla documentazione di progetto degli impianti elettrici”
- Norma CEI 0-16 “Regole Tecniche di Connessione (RTC) per Utenti attivi ed
Utenti passivi alle reti AT ed MT delle imprese distributrici di energia elettrica”
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- Norma CEI 11-1 “Impianti elettrici con tensione superiore ad 1 kV in corrente
alternata”
- Norma CEI 11-17 “Impianti di produzione, trasmissione e distribuzione di energia
elettrica Linee in cavo”
- Norma CEI 11-46 “Strutture sotterranee polifunzionali per la coesistenza di
servizi a rete diversi – Progettazione, costruzione, gestione ed utilizzo – Criteri
generali di posa”
- Norma CEI 11-47 “Impianti tecnologici sotterranei – Criteri generali di posa”
Dicembre 2008
- Norma CEI 64-8 “Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a
1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua”
- Norma CEI 103-6 “Protezione delle linee di telecomunicazione dagli effetti
dell'induzione elettromagnetica provocata dalle linee elettriche vicine in caso di
guasto”
- Norma CEI EN 50086 2-4 “Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche
Parte 2-4: Prescrizioni particolari per sistemi di tubi interrati”
- Norma CEI 17-13 fasc. 1433: “Apparecchiature assiemate di protezione e
manovra per bassa tensione”;
- Norma CEI 20-22: Prova dei cavi non propaganti l’incendio”;
- Norma CEI 23-8: "Tubi protettivi rigidi in polivinilcloruro e accessori”;
- Norma CEI 23-14: “Tubi protettivi flessibili in PVC e loro accessori”;
- Norma CEI 64-9 (fasc. 1020): “Impianti elettrici negli edifici civili”;
- Norma CEI EN 62305-1/4:” Norme per la protezione contro i fulmini”;
- Norma CEI 34-21: “Apparecchi di illuminazione”;
- Norma CEI 14-18 fasc. 4125: “Trasformatori trifase di distribuzione di tipo a
secco 50 Hz, da 100 a 2500 kVA, con una tensione massima per il componente
non superiore a 36 KV. – Parte 2: Prescrizioni supplementari per i trasformatori
con una tensione massima per il componente uguale a 36 kV”;
- Norma CEI 17-1 fasc. 4659C: “Interruttori a corrente alternata a tensione
superiore a 1000 V”;
- Norma CEI 17-5 fasc. 1913E: “Apparecchiatura a bassa tensione. Parte 2:
Interruttori automatici”;
- Norma CEI 17-6 fasc. 4973: “Apparecchiatura prefabbricata con involucro
metallico per tensioni da 1 kV a 52 kV”;
- Norma CEI 17-11 fasc. 2097E: “Apparecchiatura a bassa tensione. Parte 3:
Interruttori di manovra, sezionatori, interruttori di manovra-sezionatori e unità
combinate con fusibili”;
- Norma CEI 17-21 fasc. 4032: “Prescrizioni comuni per l’apparecchiatura di
manovra e di comando ad alta tensione”;
- Norma CEI 70-1 fasc. 1915E: “Gradi di protezione degli involucri. (Codice IP)”;
- Norma CEI 100-7: “ Guida per l’applicazione delle norme sugli impianti di
ricezione televisiva”;
- Norma CEI 103-1: “Impianto telefonici interni”;
- Norma EN 60849: “Sistemi elettroacustici applicati ai servizi di emergenza”;
- Norma CEI UNI EN 12464-1: “Illuminazione di interni con luce artificiale”;
- Norma UNI EN 1838: “Illuminazione di emergenza”;
- Norma UNI 9795: “Sistemi fissi automatici di rivelazione, di segnalazione
manuale e di allarme incendio”;
- Norma CEI 64-14: “ Guida alle verifiche degli impianti elettrici”;
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- Norma CEI 11-27: “ Lavori su impianti elettrici”;
- Norma CEI 11-48: “ Esercizio degli impianti elettrici”;
- Norma CEI 79-3: “ Norme particolari per Impianti antieffrazione e antintrusione”;
IMPIANTI RISCALDAMENTO:
UNI 10202, - 30-09-93 - Impianti di riscaldamento con corpi scaldanti a
convezione naturale. Metodi d'equilibratura.
UNI 10344, - Riscaldamento degli edifici - Calcolo del fabbisogno d'energia.
UNI 10345, - Riscaldamento e raffrescamento degli edifici - Trasmittanza termica
dei componenti edilizi finestrati.
UNI 10348, - Riscaldamento degli edifici - Rendimenti dei sistemi di riscaldamento
- Metodo di calcolo.
UNI 10376, - Isolamento termico degli impianti di riscaldamento e raffrescamento
degli edifici.
UNI 10379, - Riscaldamento e raffrescamento degli edifici - Procedure per
l'individuazione dei limiti per lo svolgimento delle verifiche per il fabbisogno
energetico convenzionalmente normalizzato.
UNI 10389, - 30-06-94 - Generatori di calore. Misurazione in opera del rendimento
di combustione.
UNI 10412, - 31-12-94 - Impianti di riscaldamento ad acqua calda. Prescrizioni di
sicurezza.
UNI 10435, - 30-06-95 - Impianti di combustione, alimentati a gas con bruciatori ad
aria soffiata di portata termica nominale maggiore di 35 kW. Controllo e
manutenzione.
UNI 5364, - 30-09-76 - Impianti di riscaldamento ad acqua calda. Regole per la
presentazione dell'offerta e per il collaudo.
UNI 8199, - 30-11-98 -Acustica - Collaudo acustico degli impianti di
climatizzazione e ventilazione -Linee guida contrattuali e modalità di misurazione.
UNI 9511-89, - Disegni tecnici - Rappresentazione delle installazioni, segni grafici
per impianti di Condizionamento dell'aria, riscaldamento, ventilazione, idrosanitari,
gas per uso domestico.
UNI EN 1151, - 31-05-99 -Pompe - Pompe rotodinamiche - Pompe di circolazione
di potenza assorbita maggiore di 200 W per impianti di riscaldamento e impianti
d'acqua calda sanitaria per uso civile - Requisiti, prove, marcatura.
UNI EN 12098-1, - 31-07-98 - Regolazioni per impianti di riscaldamento Dispositivi di regolazione in funzione della temperatura esterna per gli impianti di
riscaldamento ad acqua calda.
UNI EN 442-3, - 28-02-99 - Radiatori e convettori - Vantazione della conformità.
SISTEMI DI VENTILAZIONE E CONDIZIONAMENTO
UNI 10346, - 30-11-93 - Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Scambi
d'energia termica tra terreno e edificio.
UNI 10347, - 30-11-93 - Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Energia
termica scambiata tra una tubazione e l'ambiente circostante.
UNI 10349, - 30-04-94 - Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Dati
climatici.
UNI 8199, - 30-11-98 - Acustica - Collaudo acustico degli impianti di
climatizzazione e ventilazione - Linee guida contrattuali e modalità di misurazione.
ASPETTI ECONOMICO – FINANZIARI
Per i lotti 1 e 2 sono stati utilizzati i seguenti finanziamenti:
• Fondi Gioco del Lotto, triennio 2004-2006, Progetto 1° Lotto funzionale
32
•
Fondi P.O.R. Campania, annualità 2000 – 2006, Asse II Misura 2.1 P.I.T.
Reggia di Caserta, Progetto 2° Lotto funzionale
Per il Lotto 3 da realizzare:
• P.O.R Campania F.E.S.R. 2007-2013. Asse 1 Obiettivo Operativo 1.9.
Piano Regionale di intervento
ELENCO LAVORI DEL 1° LOTTO FUNZIONALE (già realizza to)
OPERE MURARIE
Solai, massi e massetti: completamento della soletta armata nell’ambiente n.13
del primo piano.
Piattabande, calcestruzzi, armature: per il completamento vano ascensore ed
annessi.
Tramezzature, nuove murature: bagni al primo e al secondo piano.
OPERE DI RESTAURO ARCHITETTONICO
Recupero o sostituzione di travi lignee: 8 travi nei soffitti degli ambienti del primo
piano: ambiente n. 14 (solaio D) due travi, n. 15 (solaio C) due travi, n. 18 (solaio
A) due travi,n. 19 (solaio B) due travi.
Restauro di opere lapidee: soglie di balconi negli ambienti destinati a sale
espositive, al primo piano del corpo principale, scalini e pianerottoli delle prime
due rampe della scala principale.
OPERE DI RESTAURO STORICO ARTISTICO
Restauro di arredi lignei: restauro degli infissi interni, compreso il portoncinio di
ingresso, e parti accessorie di quelli esterni negli ambienti destinati a sale
espositive, al primo piano del corpo principale.
OPERE DI COMPLETAMENTO E FINITURA
Intonaci interni e tinteggiature: negli ambienti destinati a sale espositive, al primo
piano del corpo principale.
Pavimenti negli ambienti destinati a sale espositive, al primo piano del corpo
principale, rivestimenti nei bagni annessi alle sale espositive.
Infissi esterni: balconi al primo piano del corpo principale, facciata su via Caudina.
Infissi interni: bagni annessi alle sale espositive.
IMPIANTI
Impianto elettrico:
piano terra –predisposizione negli ambienti allestimenti temporanei e nel deposito
reperti archeologici,
primo piano – impianto completo nel corpo principale, predisposizione
nell’ambiente polifunzionale,
secondo piano – predisposizione impianto nella zona laboratori e direzione
museo, predisposizione impianto nella zona depositi.
Impianto antintrusione:
piano terra –predisposizione negli ambienti allestimenti temporanei e nel deposito
reperti archeologici
primo piano – impianto completo nel corpo principale, predisposizione
nell’ambiente polifunzionale,
secondo piano – predisposizione impianto nella zona laboratori e direzione
museo, predisposizione impianto nella zona depositi e nella foresteria.
Impianto antincendio:
cortile – vasca di riserva idrica con opere conseguenti,
33
piano terra - predisposizione negli ambienti allestimenti temporanei e nel deposito
reperti archeologici,
primo piano – impianto completo nel corpo principale, predisposizione
nell’ambiente polifunzionale,
secondo piano – predisposizione impianto nella zona laboratori e direzione
museo, predisposizione impianto nella zona depositi e nella foresteria.
Impianto di riscaldamento:
piano terra- centrale caldaia e rete distribuzione, predisposizione impianto nei
locali per allestimenti temporanei e nel deposito reperti archeologici nell’ala sud
primo piano – impianto completo a serpentina nel corpo principale,
predisposizione nell’ambiente polifunzionale
secondo piano – predisposizione impianto nella zona laboratori e direzione
museo, predisposizione impianto a pompa di calore nella zona depositi e nella
foresteria.
Impianto di raffrescamento - climatizzazione:
piano terra - corpi macchina centrali, predisposizione impianto nei locali per
allestimenti temporanei e nel deposito reperti archeologici nell’ala sud,
primo piano – impianto completo a serpentina nel corpo principale,
predisposizione nell’ambiente polifunzionale,
secondo piano – predisposizione impianto nella zona laboratori e direzione
museo, predisposizione impianto a pompa di calore nella zona depositi e nella
foresteria.
Impianto di video-sorveglianza:
piano terra – ampliamento centrale di videocontrollo, integrazione impianto
esistente nel deposito reperti archeologici, predisposizione impianto nei locali per
allestimenti temporanei, nell’androne secondario e nelle zone esterne,
primo piano – impianto completo nel corpo principale, predisposizione
nell’ambiente polifunzionale,
secondo piano – predisposizione impianto nella zona laboratori e direzione
museo, predisposizione impianto nella zona depositi e nella foresteria.
Impianto idrico-sanitario
primo piano – impianto completo nei bagni annessi alle sale espositive
secondo piano – impianto completo nei bagni annessi alla direzione museo,
laboratori, depositi e foresteria.
Impianto completo di ascensore idraulico per servizio a tutti i livelli.
OPERE VARIE
Illuminotecnica: apparecchi di illuminazione nelle sale espositive al primo piano del
corpo principale.
Igienici e sanitari: bagni annessi alle sale espositive.
Opere varie di completamento.
ELENCO LAVORI DEL 2° LOTTO FUNZIONALE (già realizza to)
OPERE DI RESTAURO STORICO- ARTISTICO
Restauro di incartate su travi lignee: parte del soffitto dell’ambiente n. 15 del primo
piano.
Restauro di intonaci decorati: parete nord dell’ambiente n. 18 del primo piano.
Restauro di parati: carte dipinte nei due ambienti del primo piano (n. 13 e 14).
Restauro di opere interne in legno: completamento del restauro degli infissi
interni, compresi i portoncini di ingresso, e parti accessorie di quelli esterni.
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Restauro, bonifica e trattamenti di travature lignee: tutti i soffitti piani e le travature
delle coperture.
Restauro di opere lapidee: soglie di balconi, davanzali di finestre, portale sul lato
est del cortile, scalini e pianerottoli della scala principale, portale secondario
all’esterno del lato sud.
OPERE DI RESTAURO E COMPLETAMENTO ARCHITETTONICO
Intonaci esterni: su tutte le facciate, all’interno del cortile escluse quelle già
restaurate.
Intonaci interni: in tutti gli ambienti, esclusa la cappella, l’ala ovest, l’ala sud e gli
ambienti con le pareti rivestite con carte dipinte e gli ambienti già completati con i
lavori del 1° lotto.
Cornici e decori di facciata: recupero o ricostruzione di cornici e decori su tutte le
facciate interno cortile escluse quelle già restaurate.
Tinteggiature esterne: su tutte le facciate interno cortile, escluse quelle già
restaurate.
Tinteggiature interne: in tutti i rimanenti ambienti, esclusa la cappella, l’ala ovest,
l’ala sud quelli con le pareti rivestite con carte dipinte e gli ambienti destinati a sale
espositive al primo piano.
Pavimenti in tutti i rimanenti ambienti, esclusi gli ambienti destinati a sale
espositive al primo piano già completati coni lavori del 1° lotto, l’ala ovest, l’ala
sud. Rivestimenti nei bagni del secondo piano.
Infissi esterni: tutti i rimanenti infissi del corpo principale.
Infissi interni: tutti i rimanenti infissi del corpo principale.
Opere in ferro: ringhiere di balconi, grate a finestre del corpo principale.
IMPIANTI
Impianto elettrico:
secondo piano – completamento dell‘impianto nella zona laboratori e direzione
museo, completamento dell’impianto nella zona depositi.
Impianto antintrusione:
secondo piano – completamento dell’impianto nella zona laboratori e direzione
museo, completamento dell’impianto nella zona depositi.
Impianto antincendio:
secondo piano – completamento dell’impianto nella zona laboratori e direzione
museo, completamento dell’impianto nella zona depositi e nella foresteria.
Impianto di riscaldamento:
secondo piano – completamento impianto nella zona laboratori e direzione museo,
completamento impianto nella zona depositi.
Impianto di raffrescamento - climatizzazione:
secondo piano – completamento dell’impianto nella zona laboratori e direzione
museo, completamento dell’impianto nella zona depositi.
Impianto di video-sorveglianza:
piano terra – completamento dell’impianto nell’androne secondario e nelle zone
esterne,
secondo piano – completamento dell’impianto nella zona laboratori e direzione
museo, completamento dell’impianto nella zona depositi e nella foresteria.
ELENCO LAVORI DEL 3° LOTTO FUNZIONALE
OPERE MURARIE
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vespaio negli ambienti a piano terra destinati a servizi aggiuntivi e deposito di
reperti archeologici; cappa di calcestruzzo armata con rete elettrosaldata, sui solai
di copertura degli ambienti nn. 1-6; miglioramento strutturale con tiranti in acciaio
per i solai a volta e opere di consolidamento delle murature dove necessario
OPERE DI RESTAURO STORICO- ARTISTICO
(confronta schede tecniche del restauro degli elementi decorativi architettonici)
OPERE DI RESTAURO E COMPLETAMENTO ARCHITETTONICO
Intonaci esterni: sulle facciate esterne lati est, sud ed ovest; Intonaci interni: ala
ovest piano terra e primo piano, ala sud e cappella; Cornici e decori di facciata:
recupero o ricostruzione di cornici e decori sulle facciate esterne lati est, sud ed
ovest; Tinteggiature esterne: su tutte le facciate esterne lati est, sud ed ovest
escluse quelle già restaurate; Cortile interno; Tinteggiature interne: cappella, ala
ovest piano terra e primo piano, ala sud; Pavimenti ala ovest piano terra e primo
piano, ala sud e terrazzo; Infissi esterni: tutti gli infissi dell’ala ovest -piano terra e
primo piano-, ala sud, cappella; Infissi interni: tutti gli infissi dell’ala ovest -piano
terra e primo piano-, ala sud, cappella; Opere in ferro: ringhiere di balconi, grate a
finestre dell’ala ovest -piano terra e primo piano-, ala sud, terrazzo, cappella, scala
antincendio.
IMPIANTI
Impianto elettrico:
piano terra – adeguamento e completamento dell’impianto negli ambienti destinati
a servizi aggiuntivi e nei locali depositi e cappella
primo piano – completamento dell’impianto nell’ambiente polifunzionale
Impianto antintrusione:
piano terra – adeguamento e completamento dell’impianto negli ambienti destinati
a servizi aggiuntivi
cappella- realizzazione di nuovo impianto
primo piano – completamento dell’impianto nell’ambiente polifunzionale,
Impianto antincendio:
piano terra - adeguamento e completamento dell’impianto negli ambienti destinati
a servizi aggiuntivi
cappella- realizzazione di nuovo impianto
primo piano – completamento dell’impianto nell’ambiente nell’ambiente
polifunzionale
Impianto di raffrescamento - climatizzazione:
piano terra – completamento dell’impianto nei locali destinati a servizi aggiuntivi
primo piano – completamento dell’impianto nell’ambiente polifunzionale
Impianto di video-sorveglianza:
piano terra – adeguamento e completamento dell’impianto nei locali destinati a
servizi aggiuntivi
piano terra – realizzazione impianto locali depositi corpo sud-est e cappella
primo piano – completamento dell’impianto nell’ambiente polifunzionale
OPERE VARIE
Illuminotecnica: apparecchi di illuminazione ala sud, terrazzo, ala ovest-primo e
secondo piano- cappella
Opere di manutenzione ordinaria: cancelli, porte infissi, tinteggiatura.
Nota sui prezzi
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I prezzi applicati per le diverse categorie di interventi sono desunti dalla Tariffa dei
LL. PP. in vigore nella Regione Campania relativa all’anno 2013; per le opere
particolari o di restauro si sono adottati prezzi ricavati da opportune analisi e
valutazioni che tengono conto delle modalità di lavorazione in rapporto alla
manodopera qualificata e specializzata impiegata e dei costi dei materiali
occorrenti.
I prezzi dei lavori a corpo, che sono desunti dal CM progetto generale del 2006,
sono maggiorati del 4% per attualizzazione costi.
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