RELAZIONE GENERALE PREMESSA Il progetto ha come oggetto il Museo Archeologico di Calatia, ubicato all’interno del Casino dei Duchi Carafa di Maddaloni, compreso tra i Beni/Siti culturali suscettibili di valorizzazione e gestione integrata in linea con quanto previsto dall’Accordo di Programma sottoscritto dal MIBAC e dalla Regione Campania in data 18.2.2009 Esso compare nell’allegato B dell’Avviso Pubblico per la definizione del Piano Regionale di intervento, ai fini della valorizzazione, conservazione, gestione e fruizione del patrimonio culturale della Campania (DGR n.404 del 31.7.2012), tra i siti della provincia di Caserta Area dell’Ager Campanus sotto la voce : Poli aggregatori. Si tratta di un edificio Demaniale- Ramo Storico Artistico in uso alla Soprintendenza per i Beni Archeologici di SA, AV, BN e CE La struttura si articola: • in un edificio principale su due piani, prospiciente via Caudina, con una corte interna su cui si affacciano i restanti corpi di fabbrica • ala ovest anch’essa su due piani, • ala sud che ha solo il piano terra • ala est ha il solo prospetto architettonico con cancello monumentale che dava accesso al giardino delle delizie di cui solo una parte è in uso alla Soprintendenza. Il complesso dispone inoltre sul versante ovest di un’area esterna completamente recintata con acceso carrabile su via Caudina che segna il limite con il Demanio Militare. E’ presente ad est una vasta area sempre con accesso su via Caudina adibita in parte a sosta. Allo stato attuale è ultimato l’intervento di restauro ed adeguamento sul corpo principale, con la sola eccezione della Cappella oggetto del presente intervento. Al piano terra sono i locali del corpo di guardia, i servizi e le sale museali aperte al pubblico. E’ in via di ultimazione l’allestimento delle sale al primo piano di cui si prevede a breve l’apertura. Al secondo ed ultimo piano sono allocati i depositi e gli uffici già in funzione. Sull’ala ovest è presente al piano terra un deposito archeologico, non sono in uso i locali al secondo piano. Dell’ala sud è stata oggetto d’intervento la sola porzione occidentale che ospita la sala conferenze. Il prospetto architettonico sul lato est è stato già oggetto d’intervento con la sola eccezione del cancello monumentale. Nei precedenti interventi si è proceduto al consolidamento ed adeguamento strutturale dell’intero edificio. Gli interventi a farsi oggetto del presente progetto sono di completamento ed adeguamento funzionale con il restauro degli elementi decorativi presenti nella cappella e la sacrestia con particolare attenzione all’ala ovest con la destinazione della stessa ad attività complementari ed aggiuntive volte a migliorare l’accoglienza in linea con gli standards museali previsti. Lo scopo è di promuovere 1 ed integrare l’istituzione sul territorio fornendo quegli strumenti che contribuiscono al miglioramento dell’offerta, elaborando contestualmente forme sostenibili di gestione. INQUADRAMENTO TERRITORIALE E STORICO CULTURALE A) INQUADRAMENTO TERRITORIALE La città di Maddaloni (m. 73 s.l.m.) con circa 40.000 abitanti è un importante centro agricolo e industriale della provincia di Caserta con attività nei settori alimentare, del cemento e dell’elettronica. La maggior parte della popolazione è dedita al Terziario, ma molte persone lavorano in fabbriche dislocate in zona o nelle prossime vicinanze. Da citare è la grande maggioranza di industrie agricole nelle zone più esterne del comune. Essa è situata ai piedi di colline tra cui emerge il Monte S. Michele, ed è circondata da un fertile territorio caratteristico della pianura campana. E’ ben collegata con la SS. 7 ad ovest con Caserta, Marcianise, S. Maria Capua Vetere e ad est con Montesarchio e Benevento. Inoltre è servita da un ramo principale delle FF. SS. che collega i due nodi di Caserta e di Cancello. Oltre alla rilevanza dovuta alle attività che vi si svolgono merita attenzione in quanto antica ed interessante cittadina, con un ricco patrimonio culturale ed in particolare archeologico di maggiore interesse per gli scopi del presente progetto. È uno dei centri abitati più popolosi della provincia e dista 5 km a sud est dal capoluogo; è posta ai limiti nord orientali della pianura campana, ai piedi delle ultimi propaggini orientali del massiccio del Tifata, immediatamente a ridosso dei centri montuosi del Sannio cui si accede tramite la valle Telesina e la valle Caudina. E’ circondata da un fertile territorio che conserva abbondanti testimonianze di un ricco e interessante passato ed offre visioni ampie e sorprendenti del paesaggio della Campania interna; immediatamente ai margini della provincia di Benevento, confina a sud con la provincia di Napoli. È senz’altro il centro di riferimento principale della porzione orientale della provincia di Caserta e dei centri limitrofi delle province confinanti . Tale ruolo di leader le deriva dalla sua storia. Dal 1465 fino agli inizi del 1800 Maddaloni fu feudo della famiglia Carafa prima conti e poi duchi. Centro principale di un vasto feudo e favorita dai buoni rapporti con la famiglia reale che spesso vi soggiornava e che le conferì nel 1734 il titolo di città, diventò nel corso del tempo ufficialmente un punto di riferimento culturale, sociale ed economico di tutta Terra di Lavoro. La presenza della famiglia Carafa arricchì la città di pregevoli monumenti, chiese, palazzi che ancora oggi fanno della città un importante centro culturale. Il ruolo egemone è sancito anche dalla presenza di istituzioni scolastiche di rilievo nazionale che attirano studenti dai paesi vicini e dalla stessa Caserta, come il Convitto Nazionale, la più antica istituzione scolastica della provincia casertana, ubicata nel soppresso monastero dei Conventuali e il Villaggio dei ragazzi, sorto dove era il Palazzo Baronale, che vanta una pluralità di offerte formative a tutti i livelli di istruzione. Maddaloni è anche sede di Istituzioni Militari come la Scuola Militare ubicata nella Caserma Rispoli confinante con il Casino Carafa. B) INQUADRAMENTO STORICO CULTURALE 2 Antica ed interessante cittadina, con un ricco patrimonio culturale ed in particolare archeologico. Il suo nome compare per la prima volta nella forma Mataluni, nel 774, in un documento firmato da Arechi, derivata forse da una chiesa dedicata alla Maddalena. Nella vicina pianura, poco sottostante, sorgeva l’antica città di Calatia, le cui origini risalgono alla fine dell’VIII sec.a.C., come dimostrano i ricchi corredi delle necropoli. L’impianto urbano regolare si data invece alla fine del IV sec. a.C. quando la città era ormai sotto l’orbita di Roma. Dopo la distruzione di Calatia nell’862 da parte dei Saraceni, gli abitanti si rifugiarono in una zona a quota più elevata ed addossata alla collina dove fondarono il borgo di Mataluni. Dal 1465, come si dirà più dettagliatamente nel paragrafo sul Casino, Maddaloni ed il suo territorio diventano feudo dei Carafa, ai quali apparterranno ininterrottamente per oltre tre secoli. Il nucleo abitato dal periodo medievale ad oggi si è notevolmente esteso ed è giunto ad occupare anche parti pianeggianti avvicinandosi, negli ultimi decenni, anche al sito dell’antica Calatia. Il periodo più florido per la città fu il Settecento, come attestano le numerose testimonianze architettoniche sia civili che ecclesiastiche. Tra queste si ricordano: la chiesa dell’Annunciata, la cui forma attuale è dovuta sostanzialmente alla ristrutturazione eseguita nei primi anni del sec. XVII; il Municipio che presenta nella facciata parti dell’antico Sedile; la chiesa del Corpus Domini con elegante campanile, su disegno di Luigi Vanvitelli; la chiesetta di S. Aniello, il cui campanile ha nella base grandi blocchi provenienti da una costruzione di età romana e parti di un portale ad ogiva; la barocca chiesa di S. Francesco d’Assisi, con alta cupola e pregevoli opere d’arte all’interno; il Convitto Nazionale, già convento dei Francescani, nel cui chiostro è ancora conservato un arancio piantato, secondo la tradizione, da S. Francesco in persona. Di grande interesse, anche dal punto di vista paesaggistico, è il Castello con una torre isolata ed a quota inferiore, di forma cilindrica, dell’ultimo decennio del sec. XIV. Il nucleo principale del Castello si trova più in alto, a m. 175 s.l.m., ricordato nel medio evo con il nome di Castrum Kalata Maddala, è a pianta irregolare ed ha un torrione a base quadrata. Da questo luogo si abbraccia un ampio panorama che comprende il Monte Somma, i Camaldoli di Napoli, le isole del golfo e tutta la parte meridionale della pianura campana. All’estremità del colle il complesso termina con un’altra torre isolata, più piccola di quella inferiore, forse di origine longobarda. Altro luogo di interesse paesaggistico, da cui è possibile la visione anche del territorio interno, dalle Mainarde alla Maiella, è la vetta del Monte S. Michele a m. 424 s.l.m., con la chiesetta dedicata all’arcangelo. Ancora nei dintorni di Maddaloni si possono segnalare il Monte Calvi (m. 535 s.l.m.) ed il Monte Longano (m. 580 s.l.m.) ed infine, a pochi chilometri di distanza i cosiddetti “Ponti della Valle”, gigantesca costruzione di tre ordini sovrapposti di archi, una delle più note realizzazioni dell’epoca di Carlo di Borbone. Essa fu concepita e costruita da Luigi Vanvitelli, dal 1753 al 1759, per farvi passare le acque dell’ Acquedotto Carolino provenienti dal Monte Taburno e destinate al parco della Reggia di Caserta dove alimentano anche la “cascata” e le fontane. Numerose sono le presenze archeologiche che si riferiscono alle zone extraurbane dell’antica Calatia, disseminate sull’intero territorio che testimoniano della intensa frequentazione di tutto il territorio e non solo dell’ambito urbano e delle necropoli ad esso circostante; prove ne sono le consistenti tracce della 3 centuriazione, i resti di strutture abitative ed anche di infrastrutture che continuano a venire alla luce. C) NOTIZIE SULL’ANTICA CALATIA L’area dell’antica città di Calatia si incontra percorrendo la strada tra S. Nicola la Strada e Maddaloni. Del nome antico si conserva una forma corretta nel toponimo S. Giacomo delle Gallazze che deriva da una chiesa, ora distrutta. L’abitato, che occupa un’area di ca. 15 ettari, ancora a prevalente sfruttamento agricolo, sorge ai margini orientali della Piana Campana. Le prime fasi storiche risalgono all’Orientalizzante antico e il dato cronologico corrisponde alle prime testimonianze di Suessula, Saticula e Caudium. La formazione di nuovi insediamenti nel corso della seconda metà dell’VIII sec. a. C. ai margini della Piana Campana e nelle valli montane indica una riorganizzazione degli insediamenti indigeni ed è strettamente dipendente dalla fondazione euboica di Cuma che altera i primitivi equilibri ed allontana le popolazioni locali dalla costa e dal suo immediato retroterra. La cultura materiale testimoniata dai numerosi corredi della necropoli calatina si inserisce nel più ampio orizzonte della facies archeologica della Valle del Sarno ma si distingue dai più stringenti paralleli con Capua e fin d’ora si stabilisce un contatto che caratterizzerà in maniera costante la vita della città. Notevole tra gli impasti ed i bronzi la presenza di ceramiche geometriche, importate e grecocoloniali, che sono indizio di una rapida riapertura ai centri greci della costa. Alle necropoli databili senza soluzioni di continuità tra il sec. VIII a. C. ed il II d. C. è affidata la conoscenza archeologica di Calatia. Dei culti, delle istituzioni politiche e sociali, dell’assetto e della definizione dell’insediamento in epoca arcaica e classica poco è conosciuto per l’assenza di ricerche sistematiche. Per il periodo ellenistico e romano le fonti e l’archeologia del paesaggio forniscono maggiori elementi. Calatia si sviluppa lungo il tracciato che sarà il percorso della via Appia; la strada abbandona il suo orientamento per correre, quasi rettilinea per ca. 2000 piedi così formando il decumano massimo della città. Alla fine del IV sec.a.C. pur rispettando il vecchio perimetro l’insediamento viene ridefinito con una griglia di strade regolari. La città è organizzata per insulae al cui interno si distribuiscono, per moduli, spazi pubblici e privati. Le strade maggiori, decumani, ad andamento est/ovest, sono intercettate da strade minori, i cardini, dall’andamento nord/sud. Delle mura urbane si conserva un tratto di ca. 35 m. presso il settore occidentale (primi decenni del II sec. a. C.). Esse sono in opera incerta, precedute da un avvallamento, probabilmente un antico fossato. In alcuni tratti poggiano su filari di blocchi di tufo che sembrerebbero indicare l’esistenza di una fase più antica. Un tratto di muro, con materiali di spoglio, era un tempo visibile presso il limite nord- orientale della città. Dalle fonti storiche apprendiamo che Calatia, in posizione strategica per il controllo delle vie di accesso al Sannio interno, fu coinvolta nelle guerre sannitiche e successivamente nelle vicende militari legate alla spedizione di Annibale. Nel 338 a. C., per analogia con la sorte di Suessula, si è supposto che la città abbia ottenuto la civitas sine suffragio. Caduta in mano sannita dopo la sconfitta romana a Caudium, fu successivamente riconquistata dai romani. Nella II guerra punica fu più volte presa e perduta dai romani finché si arrese definitivamente nel 4 211 a. C., dopo la caduta di Capua, e ad essa furono applicate le stesse severe sanzioni adottate nei confronti di quella e cioè: la confisca delle proprietà, lo scioglimento della comunità, azioni di giustizia sommaria nei confronti dei capi del partito antiromano. Un anno dopo, nel 210, vi furono trasferiti gli abitanti di Atella. Nel 59 a. C. Cesare vi dedusse una colonia e forse in quella circostanza il centro riacquistò l’autonomia amministrativa che però, secondo alcuni studiosi, non dovette durare a lungo e probabilmente era già persa in epoca augustea. Sede vescovile, la città in epoca altomedievale fu più volte saccheggiata ed infine abbandonata dalla popolazione che si trasferì in insediamenti pedemontani e montani. Il MUSEO ARCHEOLOGICO DI CALATIA A) ANALISI DEL CONTESTO DI RIFERIMENTO Il Museo è situato lungo la via Caudina nella porzione orientale dell’abitato di Maddaloni, a poca distanza dall’ingresso orientale della città, lungo l’asse viario che conduceva a Napoli. In questo tratto l’attuale viabilità riprende il percorso della via antica Appia, compreso tra la città antica di Calatia e la Statio ad novas (S.Maria a Vico). Si tratta di area strategica allo snodo della viabilità verso le regioni interne: Valle Caudina, lungo il percorso dell’Appia, Valle Telesina e verso il Napoletano attraverso la Provinciale Cancello- Acerra. Dal Museo il centro storico si raggiunge facilmente a piedi, a poche centinaia di metri è la via S.Francesco d’Assisi asse stradale principale, altrimenti noto come Cammino reale, che attraversava il centro storico per poi dirigersi verso la Reggia di Caserta distante poco più di 5 km. La realizzazione del Museo oltre al processo di valorizzazione dei beni archeologi ha conseguito i seguenti obiettivi: - il recupero di un monumento che versava in stato di abbandono; - la riqualificazione di una porzione urbana che soffriva del degrado dell’edificio con conseguente valorizzazione dell’ambiente urbano e del tessuto edilizio e miglioramento ambientale B) INDAGINE STORICA SUL CASINO CARAFA Il Casino di Starza Penta fu, tra il sec. XVI ed il XIX, una delle residenze principali della famiglia aristocratica dei Carafa della Stadera ed è oggi una delle più significative emergenze storiche e monumentali della cittadina di Maddaloni. Il legame tra il casato ed il territorio suddetti risale al 1465, anno in cui Diomede Carafa, figlio di Antonio detto “il Malizia”, ottenne in feudo dal re Ferrante I d’Aragona il territorio di Maddaloni, con il titolo di Conte. Ma la prima menzione del Casino risale al 1552 quando viene citato come “Starza della Masseria delle Torri” nell’atto di donazione che Diomede II fa alla moglie Roberta Carafa di Stigliano. Nel documento è indicata la superficie di settanta moggi (equivalenti a ca. 23 ettari) e che la starza era confinante per tre lati con la via pubblica e solo su un lato con la proprietà di tale Bernardino de Abenante. Il nome di “Masseria delle Torri” ha fatto pensare che l’edificio della seconda metà del Cinquecento potesse avere le caratteristiche di una “masseria fortificata” e che 5 la presenza nell’edificio attuale di una torre nell’angolo nord-est e di un basamento a scarpa sul lato ovest sia da riferire a quella tipologia. Questa “Masseria delle Torri” non compare più nelle fonti fino al 1610 quando l’edificio viene citato, per la prima volta col nome di “Starza Penta”, tra i beni di Diomede IV. Con l’ascesa al potere del settimo duca Marzio III (1660-1703) cominciò la trasformazione della Masseria in “Casino di caccia” e “Villa d’ozio” destinata ad ospitare personaggi altolocati, come il vicerè (dal 1683 al 1687) Gaspar de Haro, marchese del Carpio (De Sivo 1865). La caccia si poteva praticare nei vicini boschi di Calabricito (in direzione sud, verso Acerra) e dell’Olmo Cupo, famosi per la ricca selvaggina. Questa circostanza è confermata anche dall’indicazione del Casino nella Carta topografica delle Real Cacce di Terra di Lavoro e loro adiacenze che Rizzi Zannoni inciderà nel 1784. La trasformazione fu completata dal figlio di Marzio, Carlo I (1703 - 1717) intorno al 1710, come attestato dalla data impressa nello stemma dipinto nella volta dell’androne. Dal 1734 al 1759, durante il regno di Carlo di Borbone, il Casino conobbe il periodo di maggior lustro in quanto spesso vi era ospitato il sovrano per le battute di caccia. Con la partenza di Carlo per la Spagna, nel 1759, per il Casino cominciò un lento declino. Dal 1805 esso passò al ramo cadetto dei duchi di Maddaloni con Francesco Saverio principe di Colubrano. Egli nel 1811 fece risistemare il giardino sul lato orientale del palazzo, come si legge nell’iscrizione sul portale in stile neoclassico al centro del lato est del cortile. Fino alla metà dell’800 il Casino restò in possesso dei Carafa principi di Colubrano e dal 1850 al 1855 fu requisito per alloggiare un contingente di militari. Alla riconsegna, di cui esiste un accuratissimo verbale, il Principe cedette il Casino al suo amministratore Raffaele Paladino, e questa famiglia lo ebbe in proprietà fino al 1939 quando fu espropriato dallo Stato e dato in uso alle autorità militari. La funzione di caserma rimase immutata durante la seconda guerra mondiale ed anche dopo, fino al 1980 quando, essendo stato danneggiato dal sisma dell’Irpinia, fu sgombrato e rimase in abbandono. Soltanto nel 1993 l’edificio fu restituito al Ministero delle Finanze e da questo fu concesso in uso alla Soprintendenza per i Beni archeologici delle Province di Napoli e Caserta. C) IL MUSEO Inaugurato nel dicembre del 2003, è ubicato all'interno di una delle residenze private dei Duchi Carafa che ebbero in feudo Maddaloni dal 1465 fino all'eversione della feudalità agli inizi dell'800. Si tratta di un immobile appartenente al Demanio dello Stato, ramo Storico Artistico, assoggettato alle misure di tutela di cui al DLgs 42/2004. E’ un Museo Statale dipendente dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di SA, AV, BN e CE, dove sono esposti i reperti provenienti da scavi relativamente recenti che raccontano la storia del territorio, attuando un percorso virtuoso che vede seguire all’attività di tutela ( vaste aree sono soggette a misure di tutela sulla vigente normativa e sul PRG), quella della valorizzazione con la piena fruizione al pubblico. 6 La originaria masseria cinquecentesca fu poi trasformata allo scorcio del ‘600 in elegante casino da Caccia, dove spesso si recava anche il re Carlo III. Con l'Ottocento l'immobile assunse il carattere di fabbricato urbano. L’assetto attuale dell’edificio è in massima parte quello del primo sostanziale intervento che si colloca tra il 1638 ed il 1710 malgrado i successivi adeguamenti. L’edificio è a pianta centrale con ampia corte interna di 1000 mq che consente di ospitare spettacoli e manifestazioni . La struttura è dotata inoltre di: parcheggio privato di circa 1200 mq sala conferenze di 100 posti completamente arredata, dotata di impianto di climatizzazione, impianto di amplificazione, maxi schermo, proiettore e servizi ingresso carrabile di servizio sul lato ovest, per carico e scarico cappella privata Il corpo principale, che affaccia su via Caudina si articola su tre piani ed è adibito prevalentemente a Museo. E’stato completamente ristrutturato con la sola eccezione dell’edificio di culto sull’angolo ovest. Al piano terra vi sono: corpo di guardia, locale destinato a biglietteria, servizi, sale museali. Il secondo piano è destinato a Museo con servizi al piano. Il terzo piano è occupato dagli uffici, deposito e laboratori. La struttura è dotata di ascensore e non vi sono barriere architettoniche da superare. Nel museo sono confluiti i materiali archeologici provenienti dall'area urbana di Calatia, dal suo territorio e dalle necropoli. E’ rappresentata la storia della città e del suo territorio in tutti i suoi aspetti; al piano terra viene esaminata da un punto di vista “locale”, nel senso che si sono ricostruite e quindi presentate le varie fasi del centro antico, documentando un lungo arco cronologico che va dall'VIII a.C. al III d.C. Al primo piano tale realtà archeologica viene inserita nel contesto storico più ampio: i reperti, che provengono in massima parte dalla necropoli, sono funzionali a spiegare ai visitatori i momenti storici più salienti, i modi, i gusti e le tendenze attraverso i secoli, delle genti della piana campana, dai primi rapporti con il mondo coloniale alla romanizzazione. Per realizzare questo sono stati scelti 4 temi principali tali da attrarre la curiosità del visitatore facendogli vivere la quotidianità del passato. L’allestimento ha tenuto conto del ruolo che la struttura ha sul territorio e il tipo di pubblico che lo frequenta. Il Museo presenta due percorsi di visita: quello relativo alla collezione archeologica e quello della storia del Palazzo. L’intervento di restauro ha valorizzato e ripreso gli elementi decorativi ed architettonici dell’edificio, ricostruendo le fasi principali del palazzo che vengono illustrate al visitatore, fornendo altresì un quadro storicosociale tra seicento ed ottocento. D) ALCUNI CARATTERI FONDAMENTALI DEL CASINO Il Casino si trova oggi in una condizione che si è configurata negli ultimi 70 anni, a partire dagli anni ’30 del sec. XX. Fino ad allora si era conservata la situazione che è la stessa indicata nell’atto di donazione del 1552 (vedi il paragrafo sull’indagine storica) in cui si dice che la 7 Starza era grande circa settanta moggi e che era confinante per tre lati con la via pubblica e per il quarto con la proprietà di Bernardino de Abenante. Sulla carta aerofotogrammetrica attuale (D. Zappariello, 1999, foglio n. 15, scala 1:2000) si può ancora ritrovare che i 70 moggi,corrispondenti ad ettari 23,33, sono quelli definiti ad est dalla via Cancello, a nord dalla via Caudina e ad ovest dalla via S. Maria della Consolazione (che sono i tre confini costituiti da via pubblica) mentre il quarto lato, quello a sud, è meno riconoscibile. Esso, ad ovest, corrisponde per un tratto alla via Baldina e, ad est, doveva collegarsi al lato sud dell’edificio antico che si trova sulla via Cancello di fronte al mercato ortofrutticolo. Secondo questa ricostruzione si giunge ad una forma quasi trapezoidale con la dimensione media in senso est-ovest di m. 450 e con quella nord-sud di m. 518. Ciò che è cambiato radicalmente è la destinazione del suolo che non è più quella agricola! Nell’angolo nord-ovest troviamo la Caserma Rispoli, sul lato orientale una fascia di nuova edilizia costituita da piccoli edifici su lotti di poco più grandi, e l’angolo di sud ovest è attraversato dalla ferrovia FF. SS. (tratta Caserta – Cancello). Il Casino è ancora ai margini orientali della cittadina di Maddaloni, ma la strada (via Caudina) su cui si trova non ha più nessuna caratteristica rurale ma è ad intenso traffico automobilistico di tipo urbano, ed anche il settore urbano a nord, lungo via Starza, è completamente urbanizzato con edilizia modesta. Il Casino emerge letteralmente rispetto a questo insieme perché il blocco che affaccia sulla strada ha un altezza notevolmente superiore a quella degli edifici circostanti, e perché la sua facciata ha una notevole qualità architettonica. Altro elemento di pregio da non trascurare è che verso l’interno, e quindi a sud dell’edificio stesso, esiste ancora un area libera, purtroppo incolta e senza alcun carattere, che costituisce l’ultimo relitto del “giardino di delizie” del Casino. Da anni il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha in corso un contenzioso con privati cittadini che contestano le misure di tutela imposte volte a scongiurare la distruzione anche di quest’ultimo pezzo di giardino dopo gli scempi degli anni settanta. Al margine meridionale di questa area, in proprietà di terzi, durante la redazione del progetto, è stata visitata e fotografata una struttura edilizia cilindrica che si presenta come una cisterna trasformata in deposito agricolo con l’apertura di una porta sul lato ovest e di un finestrino su quello sud; in più al centro dello spazio interno era stato costruito un pilastro per sorreggere una copertura di cui oggi non si vede traccia. All’esterno sono molto caratteristici due rinforzi su pianta curva (all’incirca semicilindrica) ed in elevato con andamento a scarpa, realizzati a sud est e sud ovest. L’edificio è in abbandono da molto tempo e sia all’interno che all’esterno si è sviluppata una fitta vegetazione spontanea che impedisce la vista di ulteriori elementi. L’edificio del Casino è situato al centro del lato settentrionale dell’originaria proprietà sopra descritta, sulla via Caudina già citata che corrisponde ad un tratto dell’antica via Appia. Esso è evidentemente il risultato di più fasi costruttive come si può subito notare sin dall’osservazione della facciata e poi entrando dal portone, percorrendo l’androne ed entrando nel cortile. La facciata infatti presenta due zone diverse per grandezza e per decorazione e due elementi particolari alle due estremità; è a tre piani ( compreso il piano terra) e non ha particolari andamenti o aggetti su un fronte unico di ca. 64 m. di lunghezza. La parte più grande, presenta al centro il portale principale d’ingresso sormontato dal balcone di maggiori dimensioni ed affiancato da due verticali architettoniche 8 (finto portale piccolo, balcone, finestra) abbastanza larghe. Ai lati di questo primo settore troviamo altre tre verticali per parte, ma qui le larghezze sono minori. Queste nove partiture verticali presentano in basso l’intera superficie corrispondente al piano terra rivestita di stucco a bugne rettangolari con un marcato aggetto, ai piani superiori il bugnato è piatto ed è interrotto da tre paraste con bugne dello stesso tipo del basamento. Ad est della parte ora descritta, e quindi a sinistra per chi guarda, si trova un altro settore della facciata costituita da altre tre partiture verticali. In queste cambiano alcune componenti architettoniche della facciata, mentre altre sono costanti: queste ultime sono i balconi del primo piano e le finestre del secondo. A piano terra, al centro, invece troviamo un portale di grandi dimensioni (attualmente è l’uscita di sicurezza dalle sale museali già allestite ed aperte al pubblico), affiancato da due finestre ad arco ribassato (uniche nell’intero edificio). La differenza più evidente di questo settore è nel trattamento generale della facciata in cui non sono stati usati bugnati, ma un finto mattonato per il piano terra ed un disegno a piccoli rombi nei due piani superiori. Entrambi questi disegni sono accompagnati da una colorazione rosso-mattone, mentre i bugnati suddetti erano attintati in giallo chiaro. Ancora più ad est, e quindi nell’angolo dell’intero edificio, si trova una torre a pianta quadrata, con scala a chiocciola con numerose feritoie sia sul lato nord che su quello est. Essa è completamente inglobata nel volume generale dell’edificio ma è caratterizzata sui paramenti con elementi presenti anche nelle due parti sopra descritte: infatti nella parte basamentale è rivestita di bugnato piatto, mentre nella parte alta c’è il finto mattonato inquadrato, solo al livello del secondo piano, da paraste molto semplici. L’altezza di questa torre non supera di molto quella del cornicione dell’intera facciata anche se al di sopra di tale volume è stato aggiunto ancora un torrino cilindrico di cui si raggiunge la sommità mediante una scala metallica esterna. All’altra estremità della facciata (ad ovest), a piano terra, riscontriamo un’altra anomalia costituita da un terzo portale diverso dai precedenti che è quello di accesso alla cappella, intitolata a S. Maria del Carmine; essa è comunque accessibile anche dall’interno mediante una scala che vi scende dall’ambiente n. 15 del primo piano, ed ancora dall’esterno retrostante il volume della stessa. Questa facciata è stata progettata nella forma sopra descritta per ricucire i volumi preesistenti simulando un ordine ed una successione di elementi che in realtà non esiste nella struttura e nella distribuzione interne. L’asse principale corrispondente al grande portale con il balcone sovrapposto e quindi all’androne che porta alle scale ed al cortile fu scelto in funzione della via di accesso antistante (l’attuale via Starza) che arrivava dalla strada principale del borgo antico, ai piedi della collina del castello. La direzione di questa via di accesso ha avuto un significato molto forte, tale da condizionare la progettazione della pianta del piano terra del Casino ed anche della distribuzione dei terreni coltivati a sud di esso. Infatti poiché tale strada non era perpendicolare alla via Caudina, e quindi alla facciata (formando con essa un angolo di ca. 10 gradi) si preferì costruire l’androne su pianta obliqua rispetto all’edificio, dando continuità all’allineamento della stessa strada. Ed ancora tale linea obliqua attraversava il cortile e determinava la posizione dell’androne secondario, aperto verso i terreni coltivati, anche questo su pianta obliqua rispetto all’edificio. Ed il viale centrale del terreno coltivato era ancora sulla stessa direzione. L’intento del progettista fu quello di far percepire uno spazio continuo 9 che valorizzava al massimo la dimensione, già di per sé non trascurabile, della proprietà del Duca. E tale effetto era accentuato prospetticamente sia dalla leggera pendenza verso il basso (dai 65 s.l.m. nel punto più alto di via Starza ai 55,50 all’estremo sud della proprietà) e sia probabilmente usando filari di alberi ai lati della strada di arrivo ed anche ai lati del viale interno ai terreni coltivati. L’importanza del ruolo svolto da alberi e piante sembra confermato dal documento citato dalla Amodeo come “denuncia al Catasto Carolino del 1754” in cui non si parla genericamente di un giardino ma di un “boschetto di delizie”. Di un elevato interesse è anche la soluzione del passaggio dall’androne al cortile che avviene attraverso un atrio a cinque campate (di cui solo le due centrali sono più grandi e regolari in pianta) che rappresenta un’improvvisa dilatazione rispetto alla strettoia rappresentata dal portone d’ingresso che ha anche un’altezza modesta (m. 4,50). In più, le cinque arcate verso il cortile sporgono dal profilo della facciata interna per creare al primo piano un’unica grande balconata corrispondente ai due ambienti 17 e 18 (l’ambiente più grande del piano, con 93 mq. di superficie e l’altezza di m. 5,40). Si ha la netta sensazione che questi ambienti direttamente accessibili dalla scala, e con le altre caratteristiche dette, fossero quelli dedicati ai ricevimenti e alle feste per cui la balconata diventava il mezzo di comunicazione con il cortile dove vi era certamente grande animazione. Ed anche questo fulcro di attività si trova dislocato sull’asse di cui si è parlato. Per altri aspetti il cortile non ha complessivamente particolari valori: ognuno dei quattro lati ha altezze e caratteri diversi dovuti anche a diversi momenti costruttivi ed alle trasformazioni che vi furono realizzate. Sul lato sud, ad esempio, il corpo alto un solo piano mostra che agli ambienti numerati da 1 a 6 corrispondevano altrettanti archi aperti sul cortile, e lo stesso poteva avvenire anche per quelli che sono stati già sistemati come sala polifunzionale. Tutto questo lato, con zona coperta ma in diretto contatto con il cortile, poteva ospitare stalle e rimesse che non troviamo altrove nell’edificio e che al contrario dovevano essere molto importanti all’epoca delle grandi cacce con la partecipazione di numerosi cavalieri. Sul lato ovest troviamo invece un corpo su due piani a cui corrispondono due grandi ambienti, uno per ciascun piano; quello a piano terra, adibito oggi momentaneamente a deposito di reperti archeologici, presenta una volta a botte, con unghie in corrispondenza delle finestre verso il cortile che costituisce forse una delle strutture più antiche dell’intero edificio. DESCRIZIONE DELLO STATO DI FATTO La seguente descrizione procede dal piano terra alle coperture; si noti bene che in tale descrizione si farà riferimento alla numerazione utilizzata per gli ambienti nei quali si dovranno effettuare i lavori previsti dal progetto, così come risulta anche utilizzata nel computo metrico. Il corpo principale dell’edificio (ala nord, su via Caudina) presenta a piano terra gli ambienti già restaurati, allestiti ed aperti al pubblico. Essi sono costituiti dalle cinque sale espositive, a sinistra di chi entra dal portone principale ed un blocco servizi per i visitatori ricavato da due ambienti sul lato del cortile, ad est del corpo scala. Altri tre ambienti, sulla destra di chi entra dal portone sono destinati a posto di guardia per i custodi, controllo impianto antintrusione, etc. con servizi indipendenti. 10 Da uno di questi ambienti è possibile uscire all’esterno nell’area, ricavata dal giardino della Caserma Rispoli, e che ha fornito al Museo la possibilità di un accesso carrozzabile da via Caudina alternativo a quello attraverso il portone. Il corpo secondario dell’ala ovest ospita già, in via provvisoria, il deposito del Museo ma non è stato oggetto di lavori di sistemazione e presenta problemi di umidità di risalita ed impianti insufficienti. Nel corpo a sud, consistente di questo solo piano, la parte verso ovest è stata già restaurata e destinata a sala polifunzionale, fornita di propri servizi, e di impianto di climatizzazione. Inoltre questa zona è collegata con una scala ai locali (n. 20 e n. 21) del primo piano dell’ala ovest. La parte invece verso est è costituita da 6 ambienti comunicanti, numerati ai fini del progetto da 1 a 6 (vedi pianta) e che hanno accesso dall’androne secondario. Essi sono attualmente adibiti a deposito di materiali vari pur trovandosi in condizioni precarie con pavimenti ed intonaci in pessimo stato anche a causa di umidità di risalita, infissi inefficienti, impianto elettrico inesistente, etc. Sul lato est non esiste un corpo di fabbrica ma soltanto una parete che presenta al centro un portale inquadrato tra coppie di colonne con trabeazione in pietra con iscrizione e decorazioni a bassorilievo datato 1811 (vedi indagine storica). Ai lati del portale si trovano tre nicchie per parte, poco profonde, con archi a tutto sesto. Il varco del portale era costituito da un arco a tutto sesto che è stato tamponato con muratura per impedire l’accesso da questo lato; l’arco era in origine chiuso da un bel cancello in ferro battuto che è ancora al suo posto ma presenta una forte ossidazione e la mancanza di qualche elemento. Attraverso questo portale si passava dal cortile al giardino all’italiana o “boschetto di delizie” di cui abbiamo qualche notizia. Infatti a livello planimetrico esso compare nella Pianta del Reale Officio Topografico di Napoli del 1856 in cui vediamo un disegno regolare con un viale ad anello ellittico diviso in quadranti da un viale principale su un asse ovestest e due secondari ortogonali al primo. All’estremità nord del primo viale trasversale c’era un nicchione, forse con fontana, di cui esiste oggi ancora un rudere nel vecchio muro di cinta su via Caudina, nell’area di un supermercato. All’estremità sud del secondo viale trasversale esisteva invece un “tempietto” a tholos con colonne e cupola con l’intradosso affrescato, come si vede in un disegno a china del 1982 dell’artista maddalonese Franco Imposimato (vedi Amodeo cit., pp. 244-5 e nota 51). Come su detto, di questo giardino è rimasta solo una parte libera da costruzioni ma ridotta ad un piazzale incolto senza alcun carattere. Tornando al cortile si può dire che il suo piano di calpestio è stato certamente modificato nel tempo come mostrano varie tracce di muratura di fondazione oggi in vista sui lati sud ed est; l’abbassamento del piano è confermato anche dal fatto che gli anelli per legare cavalli sui lati nord ed ovest sono oggi troppo alti rispetto al suolo. Oggi il cortile presenta un solo albero, una piccola vera di pozzo in corrispondenza della cisterna ed il piano rivestito di ghiaia. Per completare la descrizione del piano terra occorre soffermarsi sulla cappella che costituisce un corpo aggiunto all’estremità ovest del corpo principale e che risulta terminata prima del 1714 (Amodeo cit. , pag. 242 e nota 29). Al di sopra della volta di copertura, che raggiunge una quota intermedia tra il primo ed il secondo piano, fu costruito un ambiente collegato con strette scale di servizio ai livelli del corpo principale. Con la ristrutturazione della facciata già descritta si nascose questa situazione anomala ed anche la presenza della cappella che non 11 è segnalata con nessun particolare elemento religioso, ma soltanto con un portale molto semplice e comune. All’interno la cappella con pianta rettangolare presenta tre altari in marmi di vari colori, decorazioni a stucco di buona qualità intorno agli altari stessi e nella volta a botte di copertura. Il pavimento è in maiolica, oggi poco visibile per i materiali che lo coprono, ma apparentemente in mediocri condizioni. Gli altari erano completati da tele dipinte di cui quella dell’altare principale fu rubata (certamente prima del 1995 come risulta dalle fotografie dell’Archivio della Soprintendenza BAAAS di CE e BN), mentre le altre due sono state rimosse e si trovano in deposito. Altro elemento artistico è un busto posto nella finestra ellittica nella parete di fondo; non è stato esaminato da vicino ma sembra in marmo e di buona fattura. Nella cappella c’è anche una piccola cantoria in quota col pavimento del primo piano, ed accessibile dall’ambiente n. 15. Anche l’ambiente alle spalle della cappella che costituiva la sagrestia presenta elementi di pregio come il lavamani a parete in marmo. Per salire al primo piano, dall’atrio d’ingresso sopra descritto si svolta verso la scala che è segnalata semplicemente da un invito formato da quattro scalini di dimensioni variabili dal più grande in basso al più piccolo sotto l’arco, chiuso da un cancello, che ne segna l’inizio. Anche questi gradini sembrano aggiunti quando il livello del cortile, e quindi quello dell’atrio sono stati abbassati. La scala è molto semplice, con muro portante centrale che separa le due rampe che portano al primo piano. Le rampe sono coperte da voltine a botte rampanti a tutto sesto, ed i gradini ed il pavimento dei pianerottoli sono realizzati con un calcare di colore tendente al giallo chiaro. La struttura di questa scala ha avuto bisogno di lavori di consolidamento e di sottofondazione effettuati nel 1998. Il primo piano del corpo principale era caratterizzato da grandi ambienti disposti su due linee: quella verso nord, e quindi verso la facciata, composta da 6 ambienti grandi, e quella verso sud, e quindi verso il cortile, costituita da due ambienti grandi (nn. 17 e 18) e da altri 4 più piccoli destinati probabilmente a servizi e raccordo (nn. 7,8,9, ad est del corpo scala e n. 19 nell’angolo di raccordo con l’ala ovest). Gli ambienti erano messi in comunicazione con grandi vani allineati che sono stati successivamente tamponati. Lo scopo di questa trasformazione fu quello di modificare la distribuzione dell’intero piano creando appartamenti indipendenti con uso di tramezzature e grazie all’apertura di nuovi vani di dimensioni più piccole rispondendo all’esigenza di adattare l’edificio ad alloggi per militari . Lo stabile dal 1939 fino al 1980 ha ospitato le famiglie dei militari. Le condizioni locative sono abbastanza varie: la metà degli ambienti, nella zona ovest del piano, presenta intonaci lisci con carte dipinte di pregio (ambienti nn. 13 e 14) –o con parati recenti, mentre tutti gli ambienti della zona est (nn. 7,8,9,10,11 e 12) non hanno intonaco alle pareti. Soltanto nell’ambiente n. 18 sulla parete sud è stata individuata da tempo una decorazione dipinta per una superficie di ca. 34 mq. coperta da un’attintatura successiva. In modo simile, i pavimenti antichi mancano tutti tranne quello dell’ambiente 14 e le maioliche della cantoria della cappella. I soffitti erano costituiti dagli intradossi dei solai in legno realizzati con travi a sezione circolare e tavolette; perlomeno negli ambienti più importanti questi soffitti erano decorati con le cosiddette “incartate” (vedi scheda tecnica nella relazione di restauro storico-artistico) con disegni di tondi con scene di cavalieri. Con le trasformazioni successive queste decorazioni non sono state più salvaguardate e furono realizzati le abituali “tele” con telaietti in legno, tele di sacco e strati di carta, 12 che nascondevano l’intradosso del solaio. Quando iniziarono i lavori di restauro e furono rimosse parti delle tele apparvero i resti delle antiche incartate (vedi foto d’archivio della Soprintendenza BAAAS di CE e BN, del 1995). Durante i lavori di consolidamento si è intervenuti su tutti questi antichi solai smontando anche i piani di tavolette. Soltanto nei soffitti degli ambienti nn. 14 e 15 si possono vedere maggiori superfici decorate ed in particolare nella stanza 15 lato sud. Questo settore del primo piano corrispondente al corpo principale è stato oggetto d’intervento sui Fondi Gioco del Lotto, triennio 2004-2006, Progetto 1° Lotto funzionale e fondi P.O.R. Campania, annualità 2000 – 2006, Asse II Misura 2.1 P.I.T. Reggia di Caserta , Progetto 2° Lotto funzio nale E’ stata recuperata l’antica volumetria liberando la struttura da tramezzi, disimpegni, corridoi e servizi igienici. Sono stati recuperati e restaurati gli elementi decorativi ancora in situ e non in precedenza danneggiati. Le sale interamente restaurate sono state adibite a zona museale di cui è in corso l’allestimento, sulla base dei varchi disponibili è stato creato un percorso museale circolare. L’intervento oltre alla destinazione a museo archeologico ha valorizzato la struttura architettonica distinguendo le fasi principali che sono state ben evidenziate. Il percorso di visita si sviluppa su due linee parallele: il discorso archeologico ed il palazzo. Salendo dallo scalone si entra nell’ambiente 17, al lato della porta si è recuperato parte del pavimento in maiolica dei primi dell’800, da qui si passa nel grande salone n.18 che affaccia con 4 balconi sul cortile. Tutta la parete nord a circa 2 mt di altezza è risultata affrescata, la parte inferiore non si è conservata a causa degli interventi operati dai militari. L’affresco si ispira alle pitture da giardino ed è articolato in nicchie alternate a finti vani porta, dalle ricche cornici. Nelle nicchie sono rappresentati a figura stante Mercurio e Diana cacciatrice. L’ambiente ospita la sezione archeologica dedicata all’uomo guerriero ed agricoltore tra VIII e VII sec.a.C. Si passa quindi nell’ambiente 19, di questo si è recuperato parte del pavimento in maiolica dei primi dell’800 e frustuli di decorazione pittorica sulle pareti est ed ovest. L’ambiente apre su un terrazzino posto ad est, sovrastante la sacrestia, sul terrazzo si è rinvenuto un vano di accesso al sottotetto. Si passa quindi agli ambienti aperti sulla facciata principale a nord: il primo n 15 ha le travi portanti del soffitto rivestite da una “incartata” settecentesca, sulle pareti si conserva la zoccolatura dipinta in finto marmo. Nell’angolo sud-ovest è stato tompagnato per motivi di sicurezza, il vano d’angolo che tramite una scala conduceva al secondo piano. A nord ovest l’ambiente comunica con la cantoria della cappella, n. 16. Segue l’ambiente 14: questo presenta il soffitto con le travi ricoperte da incartate analoghe all’ambiente precedente, le pareti sono ricoperte da carta da parato dipinta a motivi floreali. Questi ultimi tre ambienti sono dedicati alla donna nell’antichità. Si passa al grande ambiente 13 le pareti sono interamente ricoperte da parati con sovradipinture in oro zecchino a motivi damascati. Questo salone è esemplificativo dell’assetto assunto dall’edificio nella prima metà dell’800 quando da Casino da Caccia fu trasformato in fabbricato urbano. L’allestimento delle sale valorizza tale aspetto con la presenza di tendaggi di San Leucio in stile. Tale vano e quello successivo n.12, ospitano la sezione dedicata alle aristocrazie ed al commercio tra il VI ed il V sec.a.C.. L’ultima parte sul lato nord è dedicata alla viabilità nel mondo antico, ambienti 10-11. Queste sale occupano la parte più antica della villa corrispondente alla masseria “ delle Torri” così come riportata nell’atto di donazione che Diomede II fa alla moglie Roberta Carafa di Stigliano nel 1522. 13 Gli ultimi vani da esaminare nel settore sud orientale non presentano particolare pregio e sono adibiti all’accoglienza, servizi e vano ascensore, nn.7,8 e 9. Il primo piano si completa con l’ala ovest che è costituita dal grande ambiente n. 20 di ben 143 mq. ma con altezza di m. 3,50. Anche questo grande spazio era stato suddiviso con tramezzature ricavando un corridoio sul lato verso l’esterno e 5 ambienti sul lato verso il cortile. Oltre a questo ambiente troviamo quello d’angolo col n. 21, che è collegato con una scala con il piano terra ed in particolare con la sala polifunzionale già sistemata ed in uso . Anche in questi due ambienti dell’ala ovest si sono fatti lavori analoghi a quelli descritti per il corpo principale con consolidamento delle murature, cordoli in c.a., rifacimento del solaio di sottotetto e della copertura. In questi vani si prevede d’intervenire con il presente progetto. Il secondo piano si raggiunge con altre due rampe di scala, di cui la prima ha ancora gradini in calcare e la seconda gradini in conglomerato. Questo piano è ricavato nel sottotetto per cui in metà degli ambienti (zona ovest, nn. 27,29,30,31,32,33) il soffitto è costituito dall’intradosso delle falde di copertura mentre negli altri (zona est, nn. 22,23,24,25,26) esiste un altro solaio (vedi sez. trasv. CC’) alla quota del cornicione. Il ballatoio della scala e l’ambiente 28 sono coperti con volte. Le coperture sono tutte di recente costruzione e sono state realizzate con precedenti lavori di restauro – ricostruzione. Soltanto quelle della zona ovest (ambienti 31,32 e 33) presentano saettoni in legno e catene in acciaio; le altre hanno soltanto puntoni. La copertura dell’ambiente sovrastante la cappella ha puntoni in traliccio di acciaio e tavolato. I manti di copertura sono in “tegole maritate” (embrici e coppi). Con gli ultimi lotto di lavori (fondi Lotto e PIT Caserta), la parte nord orientale è stata adibita ad uffici per la direzione del Museo, la zona sud orientale a servizi. Il settore occidentale è interamente dedicato a depositi archeologici che contengono i reperti provenienti dalla necropoli di Calatia. Gli interventi al secondo piano sono conclusi e la struttura è funzionante. LINEE GENERALI DEL PROGETTO Il presente progetto rappresenta il terzo lotto del progetto generale di Consolidamento e restauro del Palazzo con il completamento del Museo Archeologico dell’antica Calatia fatto redigere dall’allora Soprintendenza di Napoli e Caserta nel 2005 a completamento degli interventi in precedenza realizzati dalla Soprintendenza BAPSAE di Caserta e dalla stessa Soprintendenza tra il 1995 ed il 2003 Dall’inizio (maggio 2005) erano già ben definiti una serie di obbiettivi che si voleva tentare di raggiungere. Il fondamentale era certamente quello che con questo intervento si potesse ottenere un funzionamento dei vari settori del museo previsto e desiderato da molto tempo: un museo dunque che non fosse solo un contenitore ed espositore di oggetti antichi ma anche un luogo di comunicazione strettamente legato alle attività di ricerca archeologica (prevalentemente nel sito di Calatia) ed a quelle di restauro, studio e catalogazione dei materiali ritrovati e custoditi. Altro obbiettivo molto sentito era quello che con questi ulteriori lavori si potesse migliorare l’attenzione verso le testimonianze architettoniche ed artistiche presenti nel Casino in modo da fare di esso un protagonista della futura visita al museo, continuando il lavoro già fatto con lo studio inserito nel volume pubblicato e con i quattro pannelli didattici esposti attualmente nell’androne. 14 Ed ancora era consolidato l’orientamento che si dovesse tentare, per quanto possibile, di aumentare le possibilità di programmazione di altre attività culturali, come si sta già facendo con l’uso del cortile per rappresentazioni all’aperto, e con la sala polifunzionale usata per conferenze e piccole esposizioni. Per raggiungere i suddetti obiettivi si sono esaminate le condizioni in cui si trovava l’edificio per evidenziare i problemi che si dovevano risolvere compatibilmente con le risorse economiche disponibili. I lotti 1 e 2 del progetto sono stati realizzati tra il 2006 ed il 2012 finanziati sui fondi Gioco del Lotto, triennio 2004-6, Progetto 1 Lotto funzionale e Fondi P.O.R. Campania asse II Misura 2.1 PIT di Caserta, Progetto 2 Lotto funzionale. Il progetto generale risulta conforme alle prescrizioni delle norme del piano urbanistico vigente che prevede come ammissibili le attrezzature pubbliche o di interesse pubblico di natura culturale. IL PROGETTO del 3° LOTTO Il progetto oggetto della presente proposta si propone di ultimare l’intervento di restauro ed adeguamento funzionale dell’edificio. Il completo recupero e messa a regime del complesso segna un punto importante anche nella qualificazione del tessuto territoriale urbano. Il progressivo recupero del Palazzo oltre alla valorizzazione architettonica ed ambientale sta stimolando il contesto circostante che vede nel Museo un possibile volano per attività commerciali. La trasformazione in senso positivo dell’area in quest’ultimo decennio è elemento tangibile. Il progetto prevede principalmente il completo recupero dell’ala ovest che nel progetto generale del Museo è stata destinata ad attività accessorie e complementari; si intende realizzare una struttura duttile capace di ospitare manifestazioni, mostre, convegni, con locali per accogliere ristorazione e servizi aggiuntivi. Essa rappresenta il motore della struttura. Allo stato attuale e con i problemi di gestione che una struttura pubblica deve affrontare è necessario creare quei presupposti capaci di attivare una gestione mista. I musei devono diventare strutture dinamiche pronte anche sotto l’aspetto culturale a rinnovarsi e diversificarsi attraverso l’organizzazione di eventi e manifestazioni che devono essere supportate anche tramite il miglioramento dei servizi di accoglienza. Inoltre si completano anche l’ala sud destinata a deposito e la cappella nel corpo principale. Gli spazi individuati nella attuale proposta progettuale sono: - piano terra e primo piano dell’ala ovest - terrazza sovrastante l’ala sud, con accesso dal primo piano dell’ala ovest - depositi al piano terra dell’ala sud - la cappella sull’angolo nord ovest - completamento del restauro delle facciate - opere di sistemazione generale INTERVENTI PREVISTI Ala ovest: adeguamento e restauro 15 Ai lavori di sistemazione dell’edificio portati avanti con gli inizi del 1800, quando da Casino da Caccia l’edificio si trasformò in residenza urbana, si deve verosimilmente la realizzazione del secondo piano dell’ala ovest che finì per inglobare una delle torri della vecchia masseria seicentesca, ancora perfettamente leggibile nella sua planimetria. Nel febbraio del 1850 l’ala fu occupata dai soldati del 13° Cacciatori svizzero fino al 1855 quando rie ntrò in possesso dei Carafa. L’intervento di restauro prevede: Piano terra, attualmente adibito a deposito archeologico: 1. Trasferimento del deposito archeologico ai locali dell’ala sud 2. Rimozione pavimentazione esistente 3. realizzazione dei vespai come rimedio per l’umidità di risalita 4. nuova pavimentazione 5. Stonacatura, intonacatura e tinteggiatura pareti con particolare attenzione al recupero degli eventuali elementi decorativi obliterati da successivi rifacimenti 6. Stompagnatura varchi, parete Ovest 7. Realizzazione tramezzi 8. Realizzazione di servizi igienici 9. Collegamento all’impianto di climatizzazione già predisposto nei precedenti lotti progettuali e fornitura fan coils 10. realizzazione impianto videosorveglianza, adeguamento impianto antintrusione e impianto elettrico, adeguamento e completamento impianto antincendio, impianto audio di sicurezza 11. Predisposizioni allaccio acqua e gas 12. Corpi illuminanti 13. Infissi finestre 14. Porte blindate 15. Opere di finitura 16. Allestimento di una rete LAN Primo piano 1. Sgombero da materiali di risulta 2. Stonacatura, intonacatura e tinteggiatura pareti 3. Consolidamento e miglioramento strutturale del solaio con tiranti 4. Nuova Pavimentazione 5. Recupero e fornitura Infissi balconi e finestre 6. porte blindate, per collegamento area museale al piano primo e al piano terra per accesso sul lato Ovest 7. Impianto idrico, Impianto elettrico, Impianto antintrusione e videosorveglianza 8. Completamento impianto antincendio e impianto audio di sicurezza 9. Allestimento di una rete LAN 10. fornitura fan coils per l’impianto di climatizzazione e 11. Corpi illuminanti 12. Adeguamento e messa a norma scala di accesso al I° piano 13. Stompagnatura varco di accesso all’area di servizio sul lato Ovest 14. Opere di finitura 15. Scala anticendio Ala Sud: adeguamento e restauro 16 Rispecchia il primo assetto relativo alla masseria che nella sua fase più antica (‘600) aveva l’ingresso principale sulla tenuta agricola che il catasto Carolino 1805 riporta essere di 70 moggia. L’intervento di restauro prevede: Terrazzo con accesso dall’ala ovest 1. Miglioramento strutturale del solaio con rete elettrosaldata 2. Nuova Pavimentazione 3. Messa a norma balaustra per tutto il perimetro 4. Rifacimento intonaco e tinteggiatura balaustra in muratura 5. Illuminazione esterna 6. rimozione motori e collegamento alla centrale termica dell’impianto di climatizzazione della sala conferenza Piano terra, locali da adibire a deposito 1. Stonacatura, intonacatura e tinteggiatura pareti 2. tompagnatura finestre lato esterno 3. eliminazione tramezzo ambiente 6 4. Rimozione pavimentazione esistente 5. Realizzazione vespai come rimedio per l’umidità di risalita 6. Nuova Pavimentazione 7. Recupero e fornitura di Infissi finestre e portone a doppia anta blindato 8. Realizzazione impianto elettrico, Impianto antintrusione e di videosorveglianza 9. Completamento impianto antincendio 10. Montaggio scaffalature esistenti e sistemazione reperti Cappella e sacrestia Intorno al 1710 durante i lavori di trasformazione voluti dal duca Marzio III del nucleo edilizio che costituisce la parte più significativa del palazzo ducale si procedette alla sistemazione della cappella dedicata a S.Maria del Carmine ed ubicata ad est del corpo principale. La struttura è a pianta centrale con tre altari in marmo, il soffitto è decorato con stucchi bianchi ed oro. Si conserva il matroneo con gelosie in legno dorato e la pavimentazione in maiolica. Nell’atto notarile del 23 dicembre del 1795 del notaio Andrea de Roberto è riportato un dettagliato elenco degli arredi e delle vesti sacre con una breve descrizione del luogo di culto e delle tele affrescate che decoravano la chiesa. I quadri originali sono stati sostituiti dopo il 1850 con quelli che attualmente sono in mostra nel Museo in attesa del restauro della cappella e rappresentano rispettivamente la Crocifissione e S.Alfonso Maria dei Liguori. Sull’altare centrale c’è un busto marmoreo. Le tele sono datate al XVIII secolo. L’intervento di restauro prevede: 1. Restauro stucchi 2. Restauro cantoria e portone in legno 3. Restauro altari 4. Restauro pavimenti in maiolica 5. Recupero elementi di finitura 6. Impianto elettrico e Impianto antintrusione 7. Pulizia ambienti con scale 8. Per i locali sovrastanti la Cappella: rimozione materiali accantonati, intonaci, tinteggiatura, pavimentazione, infissi interni ed esterni 17 Completamento restauro facciate Una attenta lettura delle facciate consente di leggere le varie fasi edilizie dell’edificio. L’aspetto attuale rispecchia l’ultimo sostanziale intervento databile alla metà dell’800. Si dovranno eseguire i nuovi intonaci secondo metodi e tecniche dettate dal monumento antico, le cornici marcapiano, le mostre di finestre ed i cornicioni, uniformandosi anche a procedure e materiali che si sono impiegate nei lavori già ultimati sui prospetti nord ed angoli nord est e nord ovest. Lo stesso criterio di uniformità con le parti già eseguite sarà d’obbligo per gli elementi accessori dei prospetti come canali di gronda, pluviali, ed il trattamento di ringhiere e grate. Andranno fatti interventi di manutenzione ordinaria per le facciate dell’interno del cortile. Opere di sistemazione generale e oneri accessori Il progetto prevede anche piccoli interventi di manutenzione di opere già eseguite negli anni passati e che dimostrano già elementi di degrado oltre ad opere di completamento della struttura architettonica già in uso che non è stato possibile realizzare e che attualmente è risultato evidente e necessario mettere in opera valutando con maggiore approfondimento la tipologia dei materiali e le tecniche da usare. L’intervento prevede: 1. illuminazione esterna del fabbricato già predisposta nei lotti precedenti 2. tinteggiatura area museale al piano terra e scala di accesso al 1° piano 3. ripresa dell’intonaco della zoccolatura della facciata principale con evidenti macchie di umidità 4. manutenzione e restauro del portone principale in legno 5. sistemazione dei fornici del porticato dell’androne IL PROGETTO ARCHITETTONICO E’ improntato alle seguenti scelte architettoniche: le operazioni di spicconature di intonaco degradato per il rifacimento dello stesso, saranno seguite usando particolare attenzione in fase iniziale per accertare se gli intonaci stessi non presentano decorazioni, graffiti, etc.. Lo stesso criterio varrà per le demolizioni di pavimenti moderni di nessun valore che potrebbero però nascondere porzioni di pavimenti antichi. In due casi a piano terra, nell’ala ovest e negli ambienti del corpo a sud lato est, tali demolizioni saranno seguite dallo scavo per la realizzazione dei vespai come rimedio per l’umidità di risalita. In questi casi ancora di più si dovrà prestare attenzione per eventuali rinvenimenti di antiche strutture. Considerato che nei precedenti interventi è emerso che il livello degli ambienti dell’intera struttura era stato fittiziamente elevato, il presente intervento ha come obiettivo non solo di ripristinare la quota del pavimento iniziale ma anche quella di superare eventuali ostacoli per i portatori di handicap. E’ previsto poi lo smontaggio degli infissi esterni degradati da sostituire con quelli nuovi in legno massello dello stesso disegno con vetrate termoacustiche isolanti, mentre gli sportelli retrostanti o “scuri” quando esistenti saranno restaurati. 18 Si dovranno eseguire i nuovi intonaci, le cornici marcapiano, le mostre di finestre ed i cornicioni , uniformandosi anche a procedure e materiali che sono stati impiegati nei precedenti lavori. Lo stesso criterio di uniformità con le parti già eseguite sarà d’obbligo per gli elementi accessori dei prospetti come canali di gronda, pluviali, ed il trattamento di ringhiere e grate. Per detti lavori dovranno essere rispettate le prescrizioni impartite dalla Soprintendenza BAPSAE di CE e BN nella nota prot.9800 del 4.5.2006 di approvazione al progetto generale, allegata alla presente relazione. Negli interni dell’ala ovest si realizzeranno i nuovi pavimenti in cotto naturale satinato come quello utilizzato per le sale museali del primo piano. Nei soffitti con solai in legno a vista sono previsti vari trattamenti con liquido antiparassitario, con eventuale mordente diluito con olio di lino, e con un prodotto ignifugo. IL PROGETTO FUNZIONALE Anche per l’aspetto funzionale generale si sono confermati gli orientamenti che erano già stati espressi nei lotti precedenti. A piano terra nell’ala sud (lato est per i 5 ambienti) viene confermato l’uso per deposito di reperti archeologici; saranno riutilizzate le scaffalature attualmente in uso nel deposito al piano terra dell’ala ovest. Il piano terra dell’ala ovest viene destinato a servizi aggiuntivi con la possibilità di accesso di servizio anche dal lato ovest, con la stompagnatura del varco. Ancora al primo piano, l’ambiente grande e la terrazza di copertura di tutta l’ala sud, sono destinati ad attività polifunzionali unitamente all’ambiente grande al piano terra. Al di sopra della cappella si utilizza il volume disponibile per creare una foresteria con possibilità di accesso indipendente. Agli obiettivi di questo 3° lotto funzionale -ogget to del presente progetto- possono abbinarsi la sala conferenza sull’ala sud, già in uso ed attrezzata, ed il cortile di 1.000 mq, già più volte in passato utilizzato per spettacoli. L’insieme descritto è particolarmente idoneo per essere utilizzato anche da privati in quanto l’articolazione dell’edificio consente di rendere gli spazi autonomi rispetto alle sale museali. Infatti, alla ala ovest è possibile accedere sia tramite il museo sia direttamente dal cortile centrale. Si entra dall’ingresso principale, si attraversa il cortile monumentale e si accede direttamente al corpo ovest da una scala in adiacenza alla sala conferenza. L’ingresso dal cortile consente l’uso delle sale anche al di fuori dell’orario di apertura del Museo ed in caso di conto terzi riduce i costi ed il numero di personale interno a sorveglianza della struttura, non dovendo attraversare le sale museali. Inoltre la sala al piano terra e quella al primo piano dell’edificio ovest e la stessa sala conferenze già realizzata, malgrado siano contigui, all’occasione, hanno 3 ingressi indipendenti che permettono utilizzi simultanei diversi da parte di più utenti. L’intera ala ovest ha un accesso secondario sul lato ovest, dove c’è un passo carrabile direttamente sulla viabilità principale, con un’area di servizio utilizzata per carico e scarico, manutenzione impianti e parcheggio limitato al personale di custodia. Sarà possibile quindi svolgere tutte le attività di supporto senza intralciare l’attività del Museo e la fruizione degli spazi di accoglienza. Il complesso è già dotato di servizi propri anche per disabili ed all’occorrenza può anche giovarsi dei servizi al piano terra del Museo che hanno accesso anche dal cortile e sono autonomi rispetto alle sale museali. 19 La struttura è dotata di parcheggio. 20 RELAZIONE SPECIALISTICA IL PROGETTO DI RESTAURO ARTISTICO Gli ambienti al piano terra dell’ala sud non presentano alcun elemento artistico; essi in origine verosimilmente erano destinati a stalle. L’intervento sarà attento ad evidenziare le diverse fasi edilizie che hanno portato all’assetto attuale e che saranno rese leggibili nel tessuto della struttura. Nell’ala ovest, i lavori già effettuati al secondo piano escluderebbero la presenza di elementi di particolare pregio. Il restauro delle facciate dovrà fare attenzione alle varie fasi subite dall’edificio nella sua lunga storia; andranno evidenziati, pur conservando l’assetto attuale, i segni delle trasformazioni che si leggono in particolare sulle facciate est ed ovest. Un’ attenzione a parte merita la Cappella con l’annessa sacrestia, la quale allo stato attuale rispecchia la sistemazione fatta in occasione della visita del Principe Umberto di Savoia nel 1939. L’intervento interessa gli stucchi della volta, i pavimenti in maiolica, la cantoria in legno, gli altari e gli elementi lapidei di arredo; andranno ricercate eventuali persistenze pittoriche in particolare nel vano scala e nella volta. Al riguardo si rimanda alle schede tecniche redatte per gli apparati decorativi architettonici. IL PROGETTO DI MIGLIORAMENTO SISMICO DELLE STRUTTURE Gli interventi previsti riguardano gli orizzontamenti del corpo dell’ala ovest costituiti da volte in tufo e sono volti al miglioramento delle strutture nei confronti delle azioni statiche e sismiche. Le opere previste sono stralciate dal progetto generale del 2006 sopra citato i cui calcoli strutturali sono depositati presso la Soprintendenza di Napoli. Sinteticamente riguardano: - - INSERIMENTO DI TIRANTI METALLICI (CATENE) IN ACCIAIO PER LA ELIMINAZIONE DELLE SPINTE DEGLI ARCHI E DELLE VOLTE ED IL COLLEGAMENTO MUTUO TRA I MURI ORTOGONALI IN ELEVAZIONE LA SARCITURA DELLE LESIONI ESISTENTI TRAMITE INTERVENTI DI CUCI E SCUCI SULLE MURATURE E SULLE VOLTE IL PROGETTO DI IMPIANTI ORDINARI E SPECIALI IMPIANTI TERMICI Nei precedenti lotti funzionali 1 e 2, si è proceduto alla realizzazione delle opere relative alla climatizzazione dei locali del corpo principale adibiti a sale espositive al primo piano e ad uffici della direzione al secondo piano. Per i locali oggetti del presente intervento sono state effettuate le predisposizioni di climatizzazione: al piano terra, ambiente destinato ai servizi aggiuntivi, per il futuro allacciamento di quelle aree attualmente servite da caldaia murale autonoma e della sala convegni; al secondo piano, per la sala funzionale. Non è previsto riscaldamento per gli ambienti destinati a depositi e per la cappella storica. Le numerose predisposizioni impiantistiche già realizzate hanno lo scopo di evitare per i lavori in oggetto di dover aprire tracce nella muratura della facciata o dover mettere mano alle reti principali degli impianti. Le soluzioni adottate sono improntate alla massima sicurezza per gli utenti; si sono operate le scelte che, nel rispetto della massima funzionalità degli impianti, si inseriscono senza forte 21 impatto nel contesto degli ambienti storici. Le predisposizioni operate hanno tenuto conto della destinazione d’uso prevista per gli ambienti, già definita nel progetto generale e rimasta invariata. Esse si collegano a gruppi termici-frigoriferi alimentati a gas e con compressori trascinati da motori endotermici alimentati a gas, individuati con il nome di “centrale termo frigorifera” ubicata sul versante ovest del palazzo. Le reti, in partenza dalla centrale termo frigorifera, sono state portate all’interno del cortile lungo il perimetro e dentro un cunicolo tecnologico ispezionabile, poi tramite montanti raggiungono gli ambienti superiori. Negli ambienti oggetto di intervento sono previsti fan-coils sia per il solo riscaldamento sia per riscaldamento e condizionamento. Le apparecchiature usate sono del tipo a mobiletto poggiato a pavimento. Sono costituite da batterie ventilate percorse da acqua calda o fredda secondo la stagione. Essi sono dotati di dispositivi di regolazione della temperatura per singolo ambiente per cui impostato il valore di consegna (set point) la temperatura sarà collocata in automatico. Per le apparecchiature che effettuano il raffrescamento saranno realizzate delle reti di scarico delle condense. Le apparecchiature a pavimento sono previste nell’ambiente ovest al piano terra sotto i vani finestra e negli ambienti al primo piano per un totale di 8 elementi. DATI DI BASE DEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO E CONDIZIONAMENTO Condizioni alla base del calcolo Il calcolo di dimensionamento degli impianti di climatizzazione è stato basato sulle seguenti condizioni: esterno temperatura di progetto invernale +0°C temperatura di progetto estiva +32°C interno temperatura invernale +20°C (+/-1°C) per tutti i locali temperatura estiva +26°C (+/-1° C) per tutti i locali Aria esterna di rinnovo: secondo norme UNI Affollamento considerato: secondo norme UNI Carichi elettrici considerati: secondo norme UNI IMPIANTI IDRO-SANITARI Gli impianti idro-sanitari avranno alimentazione dalla rete di acqua fredda cittadina. L’acqua destinata agli usi sanitari sarà addotta da una rete posizionata nel cavedio comune agli altri impianti Le reti principali di distribuzione sono in acciaio zincato, quelle secondarie saranno in multistrato. Tutte le reti di acqua, sia calda che fredda, saranno coibentate. Tutte le tubature che alimentano i singoli servizi sono sezionabili con rubinetti di intercettazione a sfera, dai quali deriva la rete di alimentazione agli apparecchi sanitari. Le reti di scarico saranno in PVC di classe e tipologia adeguata, le apparecchiature -prima di essere collegate alla condotta di scarico- avranno scarico sifonato. Per l’acqua calda si prevede scalda acqua elettrici da l.50 di riserva, dotati di resistenza elettrica, per la sola produzione di acqua calda supplementare. IMPIANTI ANTINCENDIO L’attività da effettuare riguarda soltanto il completamento di alcune parti terminali 22 dell’impianto che allo stato attuale è già funzionante. IMPIANTI ELETTRICI E SPECIALI Impianto elettrico L'elaborazione del progetto degli impianti elettrici è stato eseguito in corrispondenza alle attuali prescrizioni di legge in vigore ed in riferimento alle attuali Norme CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano). L’intervento previsto è di completamento degli impianti realizzati nei precedenti lotti progettuali 1 e 2 nei quali sono state già realizzate per gli ambienti interessati le predisposizioni. Per la tipologia degli impianti e dei servizi ausiliari si è tenuto conto delle esigenze e destinazione d'uso dei locali in oggetto, questi saranno dotati di: Impianto elettrico di illuminazione Impianto elettrico di illuminazione di sicurezza Impianto elettrico di distribuzione forza motrice Impianto di distribuzione telefonica Impianto di distribuzione segnale televisivo per videocontrollo Impianto di terra di protezione. Impianto antintrusione. Impianto audio di sicurezza Impianto di rete LAN Disciplinare impianti Il costruttore sarà responsabile del regolare aggiornamento dei documenti e della loro conservazione per l'intera durata dei lavori che dovranno essere rispondenti a quanto stabilito in sede di progetto. L'intervento comprende, inoltre, qualunque altra fornitura, opera e lavoro che siano necessari o prescritti da speciali disposizioni di legge o regolamenti anche se non indicati nei disegni e nella presente relazione tecnica o che siano indispensabili per il completamento degli impianti in ogni loro parte. Pertanto il presente progetto rappresentato con gli elaborati della fase definitiva, prevede la elaborazione esecutiva degli impianti da parte della ditta esecutrice sulla base della descrizione delle fasi principali valutate economicamente a corpo. Si ricorda che a fine lavori dovrà essere presentata da parte dell'impresa installatrice una dichiarazione attestante la conformità dell'impianto realizzato con in allegato i processi verbali delle verifiche elettriche e delle misure effettuate di cui alla Norma CEI 64-8. Essi riguarderanno i sotto elencati settori: Impianto a servizio della sala al piano terra dell’ala ovest Impianto a servizio della sala al primo piano dell’ala ovest Impianto a servizio della sala al piano terra dell’ala sud (nella tavola grafica relativa sono riportati a titolo esemplificativo i principali elementi da riproporre in ogni settore) Impianto a servizio della Cappella Gli impianti a servizio dei locali sopra indicati sono alimentati da quadri elettrici di zona dedicati. Da tali quadri si propagano i circuiti luci ed i circuiti presa a servizio dei locali. L’impianto elettrico è interamente ad incasso con tubazione flessibile corrugata in pvc autoestinguente di tipo pesante a pavimento e di tipo leggero a parete. All'interno dei locali dovranno essere previste delle cassette di derivazione in numero e posizione tale da permettere una distribuzione di tipo radiale con 23 tubazioni isolanti pieghevoli autoestinguenti in PVC tipo FK15 incassate a parete e/o a pavimento ed a soffitto entro le quali verranno tesati conduttori unipolari non propaganti l'incendio isolati in PVC tipo N07V-K. L’illuminazione all’interno dell’area destinata a deposito è realizzata con plafoniere stagne con coppa di chiusura in policarbonato dotate di n. 2 lampade fluorescenti da 36 W Negli ambienti dell’ala Ovest e Cappella, si prevedono punti luce a parete del tipo già adottato nelle sale museali (cfr proiettore a parete luce tono caldo con tecnologia led, vita sorgente luminosa 50.000 ore, con alimentatore, non regolabile di intensità luminosa, spot fascio medio) o piantane per illuminazione generale in presenza di elementi decorativi sulla parete I circuiti a servizio delle sale servono: prese comandate destinate all’alimentazione di piantane o altro in uso per altri dispositivi; punti luce a parete laddove è possibile illuminare con corpi illuminanti a soffitto o a parete; punti presa per i servizi di forza motrice; fan-coils a servizio degli ambienti L'impianto di F.M. sarà costituito da prese bipolari ad alveoli protetti con terra da 10A per alimentare piccoli apparecchi elettrici mobili o portatili o del tipo bipasso da 10/16A per gli altri usi, montate entro apposite scatole portafrutto. Tali prese dovranno corrispondere a quanto previsto dalle Norme CEI 23-5 e CEI 23-16. I circuiti di chiamata e di segnalazione saranno alimentati a "bassissima tensione di sicurezza" (SELV) tramite trasformatore di sicurezza a Norma CEI 14-6. Illuminazione di sicurezza L'illuminazione di sicurezza dovrà sopperire alla mancanza accidentale della fonte di luce ordinaria, soddisfacendo a determinate esigenze di affidabilità e visibilità e deve essere realizzata con plafoniere autonome dotate di batterie al nichel cadmio capaci di garantire una autonomia non inferiore a 1 ora con tempi di ricarica non superiori a 12 ore (Norma CEI 34-22) e con corpi luci dotati di sistema di sicurezza. Dimensionamento dei componenti Il dimensionamento dei componenti elettrici dell’impianto è stato effettuato in conformità a quanto previsto dalla normativa CEI 64-8 In particolare si sono seguiti i seguenti criteri: -cadute di tensione nei conduttori -protezione dei conduttori contro le sovracorrenti -protezione delle condutture contro i cortocircuiti (massimo e minimo) - verifica delle cadute di tensione Per il dimensionamento dei conduttori, si è imposto il vincolo di rimanere al di sotto del 4% del valore nominale della tensione (norme CEE 64-8), sia per i circuiti luce che per quelli di alimentazione delle prese, tenendo conto delle caratteristiche costruttive dei conduttori, del valore di impedenza, fornito dalle case costruttrici (in accordo alle tabelle UNEL 35027-70 e la norma CEI20-21) e della contemporanea presenza di più conduttori nella stessa tubazione. La formula utilizzata per i calcoli è: dV=k*L*Ib* (R*cosfi+X*senfi) dove: dV= caduta di tensione in V (dV% caduta percentuale) k= coefficiente pari a 1,73 per linee trifasi, 2 per linee monofasi 24 L= lunghezza della linea in metri Ib= corrente d’impiego della conduttura in A R= resistenza per metro di conduttura X= reattanza per metro di conduttura cosfi= fattore di potenza attiva senfi= fattore di potenza reattiva La verifica è stata fatta, ponendosi nelle condizioni di carico pari al valore della corrente Ib e concentrato alla fine della conduttura. PROTEZIONE DEI CONDUTTORI CONTRO LE SOVRACORRENTI La norma CEI 64-8 prevede, per tensioni di alimentazione inferiori a 1000 V, che ai fini della protezione contro i sovraccarichi siano verificate le seguenti condizioni: Ib=<In=<Iz If=<1,45 Iz dove: Ib= corrente d’impiego della conduttura in A In= corrente nominale del dispositivo di protezione in A Iz= portata del cavo in A If= corrente convenzionale di intervento del dispositivo di protezione PROTEZIONE DELLE CONDUTTURE CONTRO I CORTOCIRCUITI La norma CEI 64-8 prevede che i dispositivi di protezione dei circuiti, adibiti all’interruzione delle correnti di cortocircuito prima che gli effetti termici e meccanici di tale evento risultino pericolosi, devono soddisfare le seguenti condizioni: - La corrente di cortocircuito, che si produce per guasto franco all’inizio della conduttura (cortocircuito massimo), deve risultare inferiore al potere di interruzione del dispositivo di protezione. - La corrente di cortocircuito minimo, quella cioè che si produce alla estremità della linea, deve risultare maggiore della corrente, cioè della corrente minima di sicuro intervento delle protezioni entro 5 sec. Impianti speciali Gli impianti speciali fanno capo al locale al piano terra del corpo principale utilizzato come posto di guardia. In tale locale si attestano tutte le linee degli impianti speciali di sicurezza quali videocontrollo, rilevazione incendi ed antintrusione. L’intervento in questione prevede l’ampliamento alle nuove sale degli impianti già a servizio delle restanti aree del Museo. Resta pertanto disponibile alla consultazione la documentazione con le relative caratteristiche tecniche degli impianti già realizzati nei lavori conclusisi di recente. Le estensioni da realizzare dovranno uniformarsi a quelli presenti. Impianto di rilevazione incendi Gli ambienti oggetto della proposta dovranno essere dotati di rilevatori puntiformi di fumo di tipo ottico. Negli ambienti in cui non è possibile installare rivelatori a soffitto per vincoli dettati dal patrimonio culturale si ricorrerà barriere lineari di fumo a riflessione/trasmissione complete di catarifrangente. L’impianto sarà del tipo ad indirizzamento con centrale a microprocessore. La normativa di riferimento per il dimensionamento dell’impianto di rivelazione incendi è la norma UNI 9795. L’impianto andrà a collegarsi alla centrale esistente Cerberus/Siemens. Lungo le vie di esodo sono posizionati pulsanti manuali di allarme a rottura di vetro unitamente a pannelli ottico acustico di allarme interni. L’allarme verso l’esterno dell’edificio è diffuso da sirena autoalimentata. 25 Impianto di antintrusione L’impianto antintrusione esistente sarà ampliato al fine di proteggere i nuovi ambienti oggetto di intervento. Per i locali al piano terra si prevedono contatti di tipo magnetico sulle aperture finestre e porte d’ingresso. All’interno degli stessi ambienti sono previsti rivelatori volumetrici a doppia tecnologia. Anche gli ambienti al primo piano sono dotati di rivelatore volumetrico a doppia tecnologia e contatto di tipo magnetico sull’apertura vano terrazzo. Il nuovo impianto si attesterà sulla centrale esistente al piano terra. L’allarme è gestito dalla centrale mediante la segnalazione acustica esterna grazie alla sirena autoalimentata per esterno e l’instradamento di messaggi vocali su rete telefonica a mezzo combinatore telefonico. L’inserimento dell’impianto antintrusione avviene a zone mediante l’ausilio di chiavi elettroniche. Impianto audio di sicurezza Tutti gli ambienti sono dotati di diffusori di suono per l’inoltro di messaggi preregistrati di emergenza. L’impianto di diffusione sonora di emergenza deve essere conforme alla Norma Tecnica CEI-EN 60849, approvata dal Comitato Elettrotecnico Italiano entrata in vigore sul territorio nazionale dal 1.12.1999 per essere applicata alla progettazione di sistemi di comunicazione per ambienti pubblici. Il fine del sistema è garantire una rapida ordinata mobilitazione delle persone, all’interno dell’edificio, in situazioni di pericolo e di emergenza mediante precise informazioni registrate in digitale o tramite personale istruito all’occorrenza, dalla postazione microfonica per pompieri o dirigente di edificio o corpo di guardia. Il sistema garantisce il rispetto dei seguenti punti: Consentire la diffusione e comprensione ad elevata intelligibilità, in una o più zone, di messaggi recanti le direttive per l’evacuazione ordinata dei presenti in caso di allarme. Ogni funzione non necessaria alle comunicazioni di emergenza deve essere disabilitata, le comunicazione di emergenza hanno la priorità massima. Il sistema di diffusione sonora deve assicurare in ogni zona un valore di intelligibilità della parola misurata con metodo RASTI (STI) pari ad almeno 0,5. I messaggi sono preceduti da segnale di attenzione. I messaggi pre-registrati sono memorizzati in memorie a stato solido (eprom) di cui viene continuamente controllata la presenza. E’ prevista: La possibilità di ascoltare su un monitor i messaggi La possibilità di inviare i messaggi in zone differenti La possibilità di inviare i messaggi in viva voce con un microfono di emergenza Il microfono di emergenza deve avere la priorità su ogni altro dispositivo di emissione messaggi La rottura di un singolo amplificatore o di una linea di diffusori non deve causare la perdita di copertura di una intera zona. Il sistema possiede un circuito di test continuo di tutte le varie componenti dell’impianto e nello specifico: Controllo del corretto funzionamento degli amplificatori e sostituzione automatica di uno o più degli stessi in caso di guasto con segnalazione dell’errore Controllo di efficienza delle linee degli altoparlanti Controllo delle apparecchiature di gestione e quindi di tutto il percorso fatto dalla generazione del segnale di emergenza (riproduttore digitale o base microfonica) ai diffusori 26 Controllo dell’efficienza delle basi microfoniche compresa la capsula Microfonica Controllo dell’efficienza del gruppo di continuità Segnalazione dei suddetti guasti al controllore in modo chiaro ed efficiente, attraverso segnalatori ottici o acustici, stampa dello sta di servizio di sistema, etc. Il sistema si interfaccia al sistema di rivelamento incendi in modo che non appena viene rilevato un incendio in un’area dell’edificio questa viene immediatamente raggiunta dal messaggio di emergenza. Il collegamento tra i due sistemi è supervisionato. Viene riportata la posizione dei diffusori di suono in campo, la distribuzione ai diffusori è realizzata in cavo FROR sez.2x2.5 mmq in tubazione dedicata in PVC autoestinguente. Rete LAN Estensione rete di trasmissione dati Obiettivo Realizzazione di una rete di trasmissione dati nell’ala destra del palazzo, su due piani, con la predisposizione di punti rete fissi per gli allestimenti museali ed accessi wireless per i visitatori. Dovrà anche essere raggiunta la ‘Foresteria’ al secondo piano dell’ala ovest. I punti fissi per gli allestimenti saranno integrati nella rete locale ministeriale, già esistente presso l’edificio, dovendo poter accedere a contenuti eventualmente disponibili su server locali. L’accesso wireless per il pubblico dovrà essere indipendente dalla rete locale ministeriale per ragioni di sicurezza, l’accesso alle risorse disponibili potrà essere configurato per avvenire o su di una sottorete interna dedicata oppure attraverso un accesso indipendente ad Internet. Sicurezza Per gestire con maggiore sicurezza l’isolamento fra la rete dedicata agli allestimenti museali e la rete ad accesso pubblico wireless gli apparati di rete dedicati a ciascuna rete saranno fisicamente distinti. Saranno inoltre messe in atto opportune configurazioni di sistema. Architettura Architettura a stella, con un armadio di distribuzione e tratti di collegamento in rame Ethernet cat. 6 UTP, confome standard ISO/IEC 11801. Armadio distribuzione - Armadio rack a muro (8/9U) - Pannello permutazione 24 porte - Switch 01 (verso punti fissi) 16 porte - Switch 02 (verso punti wifi), PoE (IEEE 802.3af) 8 porte - Passacavi - Power strip alimentazione (5-6 prese, interruttore di protezione magneto-termico) Punti rete postazioni fisse In ciascuna sala (piano terra e piano primo) sono previsti 4 (quattro) punti rete cablati (presa RJ45) distribuiti alternatamente 2/2 su ciascuna parete lunga. 27 A ciascun punto rete per postazioni fisse deve esser associato un punto di alimentazione a 3 moduli: 1 presa universale-bipasso (2 mod) + 1 presa bipasso (1 mod). Un ulteriore punto rete, con le medesime caratteristiche, è previsto per il locale ‘Foresteria’. Punti rete per wireless In ciascuna sala (piano terra e piano primo) sono previsti 2 (due) punti rete cablati (presa RJ45), disposti sulle pareti corte a ⅔ dell’altezza della sala, a circa 2 m dall’angolo, su angoli diagonalmente opposti. A questi punti rete sono connessi gli access point, come da specifiche sotto dettagliate, compatibili con alimentazione PoE (Power over Ethernet). Cablaggi Tutte le tratte sono realizzate con cablaggi in rame Ethernet Cat 6 UTP 24 AWG. Tutte le linee provenienti dai punti rete (6 piano terra, 6 piano primo, 1 ‘foresteria’) si attestano nell’armadio di distribuzione. Una linea montante procede dall’armadio di distribuzione fino al centro stella dell’istituto (piano secondo). Caratteristiche apparati attivi Access Point Standard: IEEE 802.11b/g/n (dual band) Antenne: 3 (MIMO) Opzione: PoE (IEEE 802.3af) Configurazione AP IP: 192.168.5.2-5/nm 255.255.255.0 (password protected) SSID: MACMAD (?) DHCP: 192.168.25.2-254/nm: 255.255.255.0 (253 cli) L’opzione PoE può essere realizzato in quattro architetture: - Switch PoE enabled / AP PoE enabled : no Poe adapter (preferibile) - Switch tradizionale / AP PoE enabled : PoE injector - Switch PoE enabled / AP tradizionale : PoE splitter - Switch tradizionale / AP tradizionale: PoE injector + PoE splitter Impianto TVCC Gli ambienti saranno video sorvegliati medianti un impianto tv a circuito chiuso. Ogni telecamera si attesta ad uno dei due videoregistratori digitali di tipo DVR system ubicati nel locale guardiania al piano terra. Il sistema già operante è in grado di gestire in totale 32 telecamere con due registratori ai quali verranno collegate le nuove telecamere. I punti presa TV disposti saranno formati da una presa coassiale 9,5mm di tipo modulare per montaggio entro le scatole portafrutta utilizzate per il resto dell'impianto. La rete di collegamento alle telecamere interne sarà realizzata in cavo coassiale di impedenza caratteristica pari a 75 ohm tesato entro tubo in PVC che si collegherà alla discesa principale dell'impianto di antenna. Le prese d'antenna per derivazione alle utenze dovranno contenere il condensatore di sicurezza prescritto dalla Norma CEI 12-15. L'IMPIANTO DISTRIBUZIONE SEGNALE TV (VIDEOCONTROLLO) sarà dotato: 28 • di telecamere del tipo CCD bianco e nero, sensore 1/2" matrice 795 × 596 elementi, autoiris, così come posizionate negli ambienti come da progetto. • standard TV CCIR, alimentazione 220 V-50 Hz, attacco a vite passo C per fissaggio obiettivo. Impianto telefonico interno Verrà realizzato un impianto telefonico interno con chiamata - conversazione, tra gli apparecchi interni. La linea di alimentazione dell'impianto sarà derivata dal quadro elettrico generale ed i conduttori, con le relative tubazioni, dovranno essere separati da tutti gli altri circuiti elettrici. Il collegamento verrà realizzato rispettando lo schema e le sezioni dei conduttori indicate dal costruttore. L'impianto sarà realizzato con i requisiti della SELV (ex Bassa Tensione di Sicurezza). Impianto di distribuzione telefonica La distribuzione telefonica interna dovrà essere realizzata con tubazioni in PVC aventi un diametro non inferiore a 20mm. Le posizioni dei punti presa telefonica interni, saranno definite in base alle esigenze del Committente. I cavi da utilizzarsi saranno del tipo TR/R (Norma CEI 46-5). Le tubazioni e le scatole dovranno essere ad uso esclusivo di tali impianti e non è consentito fare raccordi con tubi o scatole installate per il servizio elettrico (Norma CEI 103-1/13). Impianto di protezione dalle sovracorrenti e dalle scariche atmosferiche La struttura in esame risulta protetta contro le fulminazioni dirette ai sensi della Norma CEI 81-1 e non necessita, quindi, dell' impianto di protezione esterno (LPS esterno). Per quanto riguarda la protezione contro le fulminazioni indirette, invece, è stato previsto un impianto integrativo (LPS interno) costituito da un limitatore di sovratensione (SPD) da installarsi all'ingresso linea sul quadro elettrico generale. DISPOSIZIONI LEGISLATIVE SETTORE ELETTRICO I principali provvedimenti legislativi che riguardano la sicurezza per la prevenzione infortuni, inerenti il settore elettrico, sono: • Legge n. 1341 del 13/12/1964 “Linee elettriche aeree Esterne” • Legge n. 186 del 01/03/1968 “Disposizioni concernenti materiali e impianti elettrici” • Legge n. 791 del 18/10/1977 “Attuazione della direttiva del Consiglio delle Comunità Europee (n. 72/23/CEE) relativa alle garanzie di sicurezza che deve possedere il materiale elettrico destinato ad essere utilizzato entro alcuni limiti di tensione” • DM del 15/12/1978 “Designazione del Comitato Elettrotecnico Italiano di normalizzazione Elettrotecnica ed Elettronica” • DM del 5/10/1984 “Attuazione della direttiva (CEE) n. 47 del 16/1/1984 che adegua al progresso tecnico la precedente direttiva (CEE) n. 196 del 6/2/1979 concernente il materiale elettrico destinato ad essere impiegato in atmosfera esplosiva già recepito con il Decreto del Presidente della Repubblica 21/7/1982 n. 675” 29 • Legge n. 818 del 7/12/1984 “Nulla osta provvisorio per le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi, modifica agli Articoli 2 e 3 della Legge 4/3/1982 n. 66 e norme integrative all’ordinamento del corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco” • DM dell’8/3/1985 “Direttive sulle misure più urgenti ed essenziali di prevenzione incendio ai fini del rilascio del Nulla osta provvisorio di cui alla Legge 7/12/1984 n. 818” • DM del 27/3/1985 “Modificazioni al decreto Ministeriale 16/2/1982, contenente l’elenco dei depositi e industrie pericolosi, soggetti alle visite e controlli di prevenzione incendi” • Legge n. 46 del 5/3/1990 “Norme per la sicurezza degli impianti” • Direttiva 06/95/CEE del 12-12-2006 “Riguardante la marcatura CE del materiale elettrico” • DPR 392 del 18-4-94 “Emendamenti alla legge 46/90 e al DPR 447” • DPR n. 459 24/07/1996 “Regolamento per l’attuazione delle direttive 89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE e 93/68/CEE concernenti di riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relativi alle macchine” • D.Lgs. n. 615 12/11/1996 “Attuazione della direttiva 89/336/CEE del Consiglio del 3 maggio 1989 in materia di riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alla compatibilità elettromagnetica, modificata e integrata dalle direttive 92/ 31/ CEE, 93/ 68/CEE, 93/97/ CEE” • D.Lgs. n. 626 25/11/1996 “Attuazione della direttiva 93/68/CEE (che notifica la direttiva 73/23/CEE) in materia di marcatura CE del materiale elettrico destinato all’essere utilizzato entro taluni limiti di tensione” • D.Lgs. n. 277 del 31/07/1997 “Modificazioni del decreto legislativo 25 novembre 1996, n. 626 recante attuazione della direttiva 93/68/CEE in materia di marcatura CE del materiale elettrico destinato ad essere utilizzato entro taluni limiti di tensione” • DPR n. 126 del 23/03/1998 “Regolamento recante norme per l’attuazione della direttiva 94/9/CE in materia di apparecchi e sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera esplosiva” • DM del 5/05/1998 “Aggiornamento delle norme tecniche per la progettazione, esecuzione ed esercizio delle linee elettriche aeree esterne” • D.Lgs. n. 79 del 16/03/1999 “Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica” • Legge n. 36 del 22/02/2001 “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici” • DPR n. 462 del 22/10/2001 “Regolamento di semplificazione del procedimento per la denuncia di installazioni e dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi” • DM n. 37 del 22/01/2008 “Regolamento concernente l’attuazione dell’art. 11 – quaterdecies, comma 13,lettera a) della legge n. 248 del 2 dicembre 2005, recante riordino delle disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all’interno degli edifici” • D.Lgs. n. 81 del 9/04/2008 e smi “Testo unico sulla sicurezza”. LA NORMATIVA TECNICA - Norma CEI 0-2 “Guida alla documentazione di progetto degli impianti elettrici” - Norma CEI 0-16 “Regole Tecniche di Connessione (RTC) per Utenti attivi ed Utenti passivi alle reti AT ed MT delle imprese distributrici di energia elettrica” 30 - Norma CEI 11-1 “Impianti elettrici con tensione superiore ad 1 kV in corrente alternata” - Norma CEI 11-17 “Impianti di produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica Linee in cavo” - Norma CEI 11-46 “Strutture sotterranee polifunzionali per la coesistenza di servizi a rete diversi – Progettazione, costruzione, gestione ed utilizzo – Criteri generali di posa” - Norma CEI 11-47 “Impianti tecnologici sotterranei – Criteri generali di posa” Dicembre 2008 - Norma CEI 64-8 “Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua” - Norma CEI 103-6 “Protezione delle linee di telecomunicazione dagli effetti dell'induzione elettromagnetica provocata dalle linee elettriche vicine in caso di guasto” - Norma CEI EN 50086 2-4 “Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche Parte 2-4: Prescrizioni particolari per sistemi di tubi interrati” - Norma CEI 17-13 fasc. 1433: “Apparecchiature assiemate di protezione e manovra per bassa tensione”; - Norma CEI 20-22: Prova dei cavi non propaganti l’incendio”; - Norma CEI 23-8: "Tubi protettivi rigidi in polivinilcloruro e accessori”; - Norma CEI 23-14: “Tubi protettivi flessibili in PVC e loro accessori”; - Norma CEI 64-9 (fasc. 1020): “Impianti elettrici negli edifici civili”; - Norma CEI EN 62305-1/4:” Norme per la protezione contro i fulmini”; - Norma CEI 34-21: “Apparecchi di illuminazione”; - Norma CEI 14-18 fasc. 4125: “Trasformatori trifase di distribuzione di tipo a secco 50 Hz, da 100 a 2500 kVA, con una tensione massima per il componente non superiore a 36 KV. – Parte 2: Prescrizioni supplementari per i trasformatori con una tensione massima per il componente uguale a 36 kV”; - Norma CEI 17-1 fasc. 4659C: “Interruttori a corrente alternata a tensione superiore a 1000 V”; - Norma CEI 17-5 fasc. 1913E: “Apparecchiatura a bassa tensione. Parte 2: Interruttori automatici”; - Norma CEI 17-6 fasc. 4973: “Apparecchiatura prefabbricata con involucro metallico per tensioni da 1 kV a 52 kV”; - Norma CEI 17-11 fasc. 2097E: “Apparecchiatura a bassa tensione. Parte 3: Interruttori di manovra, sezionatori, interruttori di manovra-sezionatori e unità combinate con fusibili”; - Norma CEI 17-21 fasc. 4032: “Prescrizioni comuni per l’apparecchiatura di manovra e di comando ad alta tensione”; - Norma CEI 70-1 fasc. 1915E: “Gradi di protezione degli involucri. (Codice IP)”; - Norma CEI 100-7: “ Guida per l’applicazione delle norme sugli impianti di ricezione televisiva”; - Norma CEI 103-1: “Impianto telefonici interni”; - Norma EN 60849: “Sistemi elettroacustici applicati ai servizi di emergenza”; - Norma CEI UNI EN 12464-1: “Illuminazione di interni con luce artificiale”; - Norma UNI EN 1838: “Illuminazione di emergenza”; - Norma UNI 9795: “Sistemi fissi automatici di rivelazione, di segnalazione manuale e di allarme incendio”; - Norma CEI 64-14: “ Guida alle verifiche degli impianti elettrici”; 31 - Norma CEI 11-27: “ Lavori su impianti elettrici”; - Norma CEI 11-48: “ Esercizio degli impianti elettrici”; - Norma CEI 79-3: “ Norme particolari per Impianti antieffrazione e antintrusione”; IMPIANTI RISCALDAMENTO: UNI 10202, - 30-09-93 - Impianti di riscaldamento con corpi scaldanti a convezione naturale. Metodi d'equilibratura. UNI 10344, - Riscaldamento degli edifici - Calcolo del fabbisogno d'energia. UNI 10345, - Riscaldamento e raffrescamento degli edifici - Trasmittanza termica dei componenti edilizi finestrati. UNI 10348, - Riscaldamento degli edifici - Rendimenti dei sistemi di riscaldamento - Metodo di calcolo. UNI 10376, - Isolamento termico degli impianti di riscaldamento e raffrescamento degli edifici. UNI 10379, - Riscaldamento e raffrescamento degli edifici - Procedure per l'individuazione dei limiti per lo svolgimento delle verifiche per il fabbisogno energetico convenzionalmente normalizzato. UNI 10389, - 30-06-94 - Generatori di calore. Misurazione in opera del rendimento di combustione. UNI 10412, - 31-12-94 - Impianti di riscaldamento ad acqua calda. Prescrizioni di sicurezza. UNI 10435, - 30-06-95 - Impianti di combustione, alimentati a gas con bruciatori ad aria soffiata di portata termica nominale maggiore di 35 kW. Controllo e manutenzione. UNI 5364, - 30-09-76 - Impianti di riscaldamento ad acqua calda. Regole per la presentazione dell'offerta e per il collaudo. UNI 8199, - 30-11-98 -Acustica - Collaudo acustico degli impianti di climatizzazione e ventilazione -Linee guida contrattuali e modalità di misurazione. UNI 9511-89, - Disegni tecnici - Rappresentazione delle installazioni, segni grafici per impianti di Condizionamento dell'aria, riscaldamento, ventilazione, idrosanitari, gas per uso domestico. UNI EN 1151, - 31-05-99 -Pompe - Pompe rotodinamiche - Pompe di circolazione di potenza assorbita maggiore di 200 W per impianti di riscaldamento e impianti d'acqua calda sanitaria per uso civile - Requisiti, prove, marcatura. UNI EN 12098-1, - 31-07-98 - Regolazioni per impianti di riscaldamento Dispositivi di regolazione in funzione della temperatura esterna per gli impianti di riscaldamento ad acqua calda. UNI EN 442-3, - 28-02-99 - Radiatori e convettori - Vantazione della conformità. SISTEMI DI VENTILAZIONE E CONDIZIONAMENTO UNI 10346, - 30-11-93 - Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Scambi d'energia termica tra terreno e edificio. UNI 10347, - 30-11-93 - Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Energia termica scambiata tra una tubazione e l'ambiente circostante. UNI 10349, - 30-04-94 - Riscaldamento e raffrescamento degli edifici. Dati climatici. UNI 8199, - 30-11-98 - Acustica - Collaudo acustico degli impianti di climatizzazione e ventilazione - Linee guida contrattuali e modalità di misurazione. ASPETTI ECONOMICO – FINANZIARI Per i lotti 1 e 2 sono stati utilizzati i seguenti finanziamenti: • Fondi Gioco del Lotto, triennio 2004-2006, Progetto 1° Lotto funzionale 32 • Fondi P.O.R. Campania, annualità 2000 – 2006, Asse II Misura 2.1 P.I.T. Reggia di Caserta, Progetto 2° Lotto funzionale Per il Lotto 3 da realizzare: • P.O.R Campania F.E.S.R. 2007-2013. Asse 1 Obiettivo Operativo 1.9. Piano Regionale di intervento ELENCO LAVORI DEL 1° LOTTO FUNZIONALE (già realizza to) OPERE MURARIE Solai, massi e massetti: completamento della soletta armata nell’ambiente n.13 del primo piano. Piattabande, calcestruzzi, armature: per il completamento vano ascensore ed annessi. Tramezzature, nuove murature: bagni al primo e al secondo piano. OPERE DI RESTAURO ARCHITETTONICO Recupero o sostituzione di travi lignee: 8 travi nei soffitti degli ambienti del primo piano: ambiente n. 14 (solaio D) due travi, n. 15 (solaio C) due travi, n. 18 (solaio A) due travi,n. 19 (solaio B) due travi. Restauro di opere lapidee: soglie di balconi negli ambienti destinati a sale espositive, al primo piano del corpo principale, scalini e pianerottoli delle prime due rampe della scala principale. OPERE DI RESTAURO STORICO ARTISTICO Restauro di arredi lignei: restauro degli infissi interni, compreso il portoncinio di ingresso, e parti accessorie di quelli esterni negli ambienti destinati a sale espositive, al primo piano del corpo principale. OPERE DI COMPLETAMENTO E FINITURA Intonaci interni e tinteggiature: negli ambienti destinati a sale espositive, al primo piano del corpo principale. Pavimenti negli ambienti destinati a sale espositive, al primo piano del corpo principale, rivestimenti nei bagni annessi alle sale espositive. Infissi esterni: balconi al primo piano del corpo principale, facciata su via Caudina. Infissi interni: bagni annessi alle sale espositive. IMPIANTI Impianto elettrico: piano terra –predisposizione negli ambienti allestimenti temporanei e nel deposito reperti archeologici, primo piano – impianto completo nel corpo principale, predisposizione nell’ambiente polifunzionale, secondo piano – predisposizione impianto nella zona laboratori e direzione museo, predisposizione impianto nella zona depositi. Impianto antintrusione: piano terra –predisposizione negli ambienti allestimenti temporanei e nel deposito reperti archeologici primo piano – impianto completo nel corpo principale, predisposizione nell’ambiente polifunzionale, secondo piano – predisposizione impianto nella zona laboratori e direzione museo, predisposizione impianto nella zona depositi e nella foresteria. Impianto antincendio: cortile – vasca di riserva idrica con opere conseguenti, 33 piano terra - predisposizione negli ambienti allestimenti temporanei e nel deposito reperti archeologici, primo piano – impianto completo nel corpo principale, predisposizione nell’ambiente polifunzionale, secondo piano – predisposizione impianto nella zona laboratori e direzione museo, predisposizione impianto nella zona depositi e nella foresteria. Impianto di riscaldamento: piano terra- centrale caldaia e rete distribuzione, predisposizione impianto nei locali per allestimenti temporanei e nel deposito reperti archeologici nell’ala sud primo piano – impianto completo a serpentina nel corpo principale, predisposizione nell’ambiente polifunzionale secondo piano – predisposizione impianto nella zona laboratori e direzione museo, predisposizione impianto a pompa di calore nella zona depositi e nella foresteria. Impianto di raffrescamento - climatizzazione: piano terra - corpi macchina centrali, predisposizione impianto nei locali per allestimenti temporanei e nel deposito reperti archeologici nell’ala sud, primo piano – impianto completo a serpentina nel corpo principale, predisposizione nell’ambiente polifunzionale, secondo piano – predisposizione impianto nella zona laboratori e direzione museo, predisposizione impianto a pompa di calore nella zona depositi e nella foresteria. Impianto di video-sorveglianza: piano terra – ampliamento centrale di videocontrollo, integrazione impianto esistente nel deposito reperti archeologici, predisposizione impianto nei locali per allestimenti temporanei, nell’androne secondario e nelle zone esterne, primo piano – impianto completo nel corpo principale, predisposizione nell’ambiente polifunzionale, secondo piano – predisposizione impianto nella zona laboratori e direzione museo, predisposizione impianto nella zona depositi e nella foresteria. Impianto idrico-sanitario primo piano – impianto completo nei bagni annessi alle sale espositive secondo piano – impianto completo nei bagni annessi alla direzione museo, laboratori, depositi e foresteria. Impianto completo di ascensore idraulico per servizio a tutti i livelli. OPERE VARIE Illuminotecnica: apparecchi di illuminazione nelle sale espositive al primo piano del corpo principale. Igienici e sanitari: bagni annessi alle sale espositive. Opere varie di completamento. ELENCO LAVORI DEL 2° LOTTO FUNZIONALE (già realizza to) OPERE DI RESTAURO STORICO- ARTISTICO Restauro di incartate su travi lignee: parte del soffitto dell’ambiente n. 15 del primo piano. Restauro di intonaci decorati: parete nord dell’ambiente n. 18 del primo piano. Restauro di parati: carte dipinte nei due ambienti del primo piano (n. 13 e 14). Restauro di opere interne in legno: completamento del restauro degli infissi interni, compresi i portoncini di ingresso, e parti accessorie di quelli esterni. 34 Restauro, bonifica e trattamenti di travature lignee: tutti i soffitti piani e le travature delle coperture. Restauro di opere lapidee: soglie di balconi, davanzali di finestre, portale sul lato est del cortile, scalini e pianerottoli della scala principale, portale secondario all’esterno del lato sud. OPERE DI RESTAURO E COMPLETAMENTO ARCHITETTONICO Intonaci esterni: su tutte le facciate, all’interno del cortile escluse quelle già restaurate. Intonaci interni: in tutti gli ambienti, esclusa la cappella, l’ala ovest, l’ala sud e gli ambienti con le pareti rivestite con carte dipinte e gli ambienti già completati con i lavori del 1° lotto. Cornici e decori di facciata: recupero o ricostruzione di cornici e decori su tutte le facciate interno cortile escluse quelle già restaurate. Tinteggiature esterne: su tutte le facciate interno cortile, escluse quelle già restaurate. Tinteggiature interne: in tutti i rimanenti ambienti, esclusa la cappella, l’ala ovest, l’ala sud quelli con le pareti rivestite con carte dipinte e gli ambienti destinati a sale espositive al primo piano. Pavimenti in tutti i rimanenti ambienti, esclusi gli ambienti destinati a sale espositive al primo piano già completati coni lavori del 1° lotto, l’ala ovest, l’ala sud. Rivestimenti nei bagni del secondo piano. Infissi esterni: tutti i rimanenti infissi del corpo principale. Infissi interni: tutti i rimanenti infissi del corpo principale. Opere in ferro: ringhiere di balconi, grate a finestre del corpo principale. IMPIANTI Impianto elettrico: secondo piano – completamento dell‘impianto nella zona laboratori e direzione museo, completamento dell’impianto nella zona depositi. Impianto antintrusione: secondo piano – completamento dell’impianto nella zona laboratori e direzione museo, completamento dell’impianto nella zona depositi. Impianto antincendio: secondo piano – completamento dell’impianto nella zona laboratori e direzione museo, completamento dell’impianto nella zona depositi e nella foresteria. Impianto di riscaldamento: secondo piano – completamento impianto nella zona laboratori e direzione museo, completamento impianto nella zona depositi. Impianto di raffrescamento - climatizzazione: secondo piano – completamento dell’impianto nella zona laboratori e direzione museo, completamento dell’impianto nella zona depositi. Impianto di video-sorveglianza: piano terra – completamento dell’impianto nell’androne secondario e nelle zone esterne, secondo piano – completamento dell’impianto nella zona laboratori e direzione museo, completamento dell’impianto nella zona depositi e nella foresteria. ELENCO LAVORI DEL 3° LOTTO FUNZIONALE OPERE MURARIE 35 vespaio negli ambienti a piano terra destinati a servizi aggiuntivi e deposito di reperti archeologici; cappa di calcestruzzo armata con rete elettrosaldata, sui solai di copertura degli ambienti nn. 1-6; miglioramento strutturale con tiranti in acciaio per i solai a volta e opere di consolidamento delle murature dove necessario OPERE DI RESTAURO STORICO- ARTISTICO (confronta schede tecniche del restauro degli elementi decorativi architettonici) OPERE DI RESTAURO E COMPLETAMENTO ARCHITETTONICO Intonaci esterni: sulle facciate esterne lati est, sud ed ovest; Intonaci interni: ala ovest piano terra e primo piano, ala sud e cappella; Cornici e decori di facciata: recupero o ricostruzione di cornici e decori sulle facciate esterne lati est, sud ed ovest; Tinteggiature esterne: su tutte le facciate esterne lati est, sud ed ovest escluse quelle già restaurate; Cortile interno; Tinteggiature interne: cappella, ala ovest piano terra e primo piano, ala sud; Pavimenti ala ovest piano terra e primo piano, ala sud e terrazzo; Infissi esterni: tutti gli infissi dell’ala ovest -piano terra e primo piano-, ala sud, cappella; Infissi interni: tutti gli infissi dell’ala ovest -piano terra e primo piano-, ala sud, cappella; Opere in ferro: ringhiere di balconi, grate a finestre dell’ala ovest -piano terra e primo piano-, ala sud, terrazzo, cappella, scala antincendio. IMPIANTI Impianto elettrico: piano terra – adeguamento e completamento dell’impianto negli ambienti destinati a servizi aggiuntivi e nei locali depositi e cappella primo piano – completamento dell’impianto nell’ambiente polifunzionale Impianto antintrusione: piano terra – adeguamento e completamento dell’impianto negli ambienti destinati a servizi aggiuntivi cappella- realizzazione di nuovo impianto primo piano – completamento dell’impianto nell’ambiente polifunzionale, Impianto antincendio: piano terra - adeguamento e completamento dell’impianto negli ambienti destinati a servizi aggiuntivi cappella- realizzazione di nuovo impianto primo piano – completamento dell’impianto nell’ambiente nell’ambiente polifunzionale Impianto di raffrescamento - climatizzazione: piano terra – completamento dell’impianto nei locali destinati a servizi aggiuntivi primo piano – completamento dell’impianto nell’ambiente polifunzionale Impianto di video-sorveglianza: piano terra – adeguamento e completamento dell’impianto nei locali destinati a servizi aggiuntivi piano terra – realizzazione impianto locali depositi corpo sud-est e cappella primo piano – completamento dell’impianto nell’ambiente polifunzionale OPERE VARIE Illuminotecnica: apparecchi di illuminazione ala sud, terrazzo, ala ovest-primo e secondo piano- cappella Opere di manutenzione ordinaria: cancelli, porte infissi, tinteggiatura. Nota sui prezzi 36 I prezzi applicati per le diverse categorie di interventi sono desunti dalla Tariffa dei LL. PP. in vigore nella Regione Campania relativa all’anno 2013; per le opere particolari o di restauro si sono adottati prezzi ricavati da opportune analisi e valutazioni che tengono conto delle modalità di lavorazione in rapporto alla manodopera qualificata e specializzata impiegata e dei costi dei materiali occorrenti. I prezzi dei lavori a corpo, che sono desunti dal CM progetto generale del 2006, sono maggiorati del 4% per attualizzazione costi. 37