Minore suscettibilità di viti giovani a patogeni Stefano Di Marco e Fabio Osti CNR – IBIMET, Via Gobetti 101 – Bologna [email protected] L’agricoltura biologica coniuga elevati standard qualitativi, ambiti territoriali tipici e sostenibilità ambientale. La recente definizione di “vino biologico” contenuta nel nuovo Regolamento UE in vigore dalla vendemmia 2012, imprime maggiore impulso alla viticoltura biologica. La conduzione biologica del vigneto impone, più che altrove, una maggiore conoscenza delle malattie (in primis i modelli previsionali) al fine di sviluppare più efficaci strategie di difesa sostenute dalla capacità del sistema pianta di reagire ai patogeni, aumentando le proprie difese. Inoltre, la quotidiana conduzione biologica del vigneto, soprattutto in determinati areali, annate o condizioni climatiche, non assicura sempre un’efficace protezione della coltura dalle malattie. In particolare, sono da tempo emerse evidenti difficoltà nei confronti della peronospora. In agricoltura biologica sono utilizzati microrganismi benefici o sostanze che esercitano non solo un’azione diretta nei confronti dei patogeni, peraltro quasi mai paragonabile ai prodotti di sintesi, ma anche un complesso insieme di effetti che possono risultare favorevoli solo se ben direzionati, e che devono perciò essere indagati. Non è infrequente, infatti, verificare insuccessi a seguito di ripetuti interventi con prodotti biologici, soprattutto con microrganismi benefici, eseguiti con un approccio strategico tradizionale, secondo il quale a eventi infettivi importanti devono corrispondere un maggior numero di trattamenti. In questo lavoro si riportano parte dei risultati conseguiti da studi sugli effetti di applicazioni di diversi prodotti, nello specifico formulati a base di Trichoderma al terreno e di Silicio alla foglia. Il Trichoderma è un agente di biocontrollo che, oltre ad esercitare un’azione diretta di nei confronti del patogeno, è notoriamente in grado di produrre sostanze caratterizzate da attività antimicrobica, di competere per i nutrienti e per lo spazio, di interagire con la pianta determinando maggior biodisponibilità di nutrienti o produzione di sostanze utili al metabolismo della pianta stessa e soprattutto di indurre dei meccanismi di resistenza (ISR) e di ipersensibilità (HR). Il Silicio ha ugualmente evidenziato meccanismi di azione multipli attraverso i quali mostra capacità di ridurre effetti da stress abiotici (idrico, termico, salino, nutrizionale, ecc.) e biotici, legati a malattie fungine e batteriche. Questa molteplicità di azioni è stata utilizzata al fine di valutare la possibilità di creare nella pianta condizioni che consentano una maggiore “resistenza” a certe malattie fungine. In questa sede si riferiscono gli effetti dei trattamenti su infezioni di peronospora attraverso studi condotti in laboratorio, su pianta in vaso e in vigneto. Abbiamo operato in un impianto di 5 anni di età delle Terre Naldi, a Tebano (RA), cv. Sangiovese applicando i prodotti nelle stagioni 2009, 2010 e 2011. Un formulato commerciale a base di Trichoderma è stato applicato al terreno tra maggio e giugno con la pianta in attiva fase di sviluppo vegetativo. I trattamenti aziendali a base di rame contro la peronospora sono stati sospesi alla fine di maggio e ripresi ai primi di luglio, al fine di verificare durante quel periodo la comparsa della malattia. Tre-quattro trattamenti con Silicio (gel di silice), poi ridotti a due nel 2011, sono stati effettuati a intervalli di 15 giorni da metà giugno e per l’intero mese di luglio. Un significativo attacco di peronospora è stato registrato solo nel 2010. In quell’anno le parcelle trattate con Trichoderma da solo e in combinazione con Silicio, hanno subito attacchi significativamente inferiori rispetto al testimone. Successivi rilievi condotti dopo la ripresa dei trattamenti rameici hanno evidenziato una migliore risposta delle piante agli interventi nelle tesi trattate con Trichoderma in combinazione con silicio. Nel primo rilievo che ha evidenziato significativi attacchi di peronospora ed effettuato all’inizio di luglio, quindici giorni dopo il primo trattamento con Silicio, aveva evidenziato una diffusione della malattia in vigneto inferiore limitatamente alle parcelle trattate con il solo Trichoderma, mentre la gravità dell’attacco, valutata come percentuale di superficie fogliare interessata alla malattia, mostrava valori significativamente inferiori nelle foglie provenienti da piante trattate con Trichoderma e Trichoderma + Silicio. Rilievi successivi condotti nel prosieguo della stagione hanno indicato che la diffusione della malattia è stata uniforme in tutto il vigneto, indipendentemente dai trattamenti effettuati. Tuttavia, la gravità dell’attacco sulla foglia appariva significativamente inferiore nelle piante trattate con Trichoderma + Silicio, come mostrano le Figure 1 e 2. Fig. 1. Percentuale media di foglie colpite per pianta. fogliare colpita per foglia. Fig. 2. Percentuale media di lamina In ragione della variabilità delle infezioni naturali di peronospora in vigneto, sono state allestite prove su piante in vaso trattate con Trichoderma e Silicio, coerentemente a quanto eseguito in campo, inoculando artificialmente le piante con peronospora. Le prove sono state ripetute per più anni su piante di 1-3 anni e i risultati sono stati omogenei e congruenti a quanto verificato in campo, confermando complessivamente la validità della combinazione Trichoderma e Silicio. Indagini specifiche di ordine biochimico sono state condotte su foglie provenienti dalle prove in vigneto e da quelle in vaso. Tali indagini erano finalizzate alla verifica dell’occorrere di vie metaboliche che potevano contribuire a interpretare i risultati ottenuti, secondo i quali se non era stato possibile conseguire una riduzione della diffusione della malattia, si poteva ipotizzare una minor suscettibilità (maggior resistenza) della pianta all’infezione. Le analisi sugli acidi grassi - stearico, oleico e linolenico - hanno evidenziato una diminuzione di acido linolenico (Fig. 4), facendo presupporre un incremento di produzione di acido jasmonati secondo uno schema noto, tipicamente riferito alla biosintesi dell’acido jasmonico e sotto riportato (Fig. 3). Fig. 3. Schema della biosintesi dell’acido jasmonico. L’acido metil-jasmonico, che rappresenta nella vite il principale composto appartenente ai jasmonati. è una molecola segnale coinvolta nella risposta della pianta agli stress biotici e abiotici e nell’attivazione delle difese dirette della pianta, attraverso la modulazione dell’espressione di numerosi geni. Indagini tuttora in corso confermano un aumento di acido metil-jasmonico nelle piante trattate con Trichoderma e con silicio. La Figura 5, ad esempio, riporta la concentrazione di acido metiljasmonico rilevata a 2 giorni dall’infezione su piante precedentemente trattate con Trichoderma al terreno. In tal modo si avvalora l’ipotesi che questi trattamenti possano contribuire a rendere la pianta meno suscettibile agli attacchi della peronospora. D’altro canto, l’efficacia dimostrata al termine della stagione vegetativa dal Silicio, dopo ripetute applicazioni in vigneto, non escludono l’intervento di altri meccanismi d’azione della sostanza, ad esempio associati al rafforzamento della parete cellulare della foglia con produzioni di HRGP (hydroxyproline-rich glycoproteins) che possono costituire ulteriore ostacolo agli attacchi di peronospora. Fig. 4. Concentrazione di acido linolenico nella foglia. Fig. 5. Concentrazione di acido metiljasmonico nella foglia. Quanto poco sopra brevemente descritto indica quanto ulteriore lavoro debba essere condotto per meglio verificare la positiva azione esercitata dai prodotti saggiati e, da un punto di vista strettamente operativo, per valutare il miglior posizionamento dei trattamenti al fine di creare un’azione sinergica tra prodotti caratterizzati da diverse e complesse modalità d’azione e il rame. Ci preme ribadire che, nell’ambito della conduzione biologica del vigneto, una strategia corretta deve tener conto che una somma di trattamenti spesso non corrisponde a un’altrettanta somma di effetti positivi; inoltre, i cosiddetti effetti collaterali dovuti dai complessi meccanismi d’azione esercitati dai microrganismi benefici o dai prodotti sulla pianta, possono assumere un’importanza fondamentale nel favorire o ostacolare l’efficacia delle strategie di contenimento della malattia. Certamente, non è possibile affermare che vi sia un’attività vera e propria da parte di Trichoderma e di Silicio contro la peronospora, considerando che tutte le piante trattate erano comunque interessate dall’infezione. Tuttavia, ci sembra importante sottolineare che un approccio basato sulla creazione di favorevoli condizioni nella pianta volte a rendere la pianta stessa meno suscettibile alla malattia, potrebbero a migliorare l’efficacia dei trattamenti di difesa. Questo approccio, unitamente al conseguimento di un equilibrio vegeto-produttivo ottimale basato su una corretta conduzione delle pratiche agronomiche, un’accurata scelta dei vitigni, dei portinnesti, dei più idonei sistemi d’allevamento ecc. può contribuire a contenere più efficacemente le malattie, mantenendo inalterati gli aspetti qualitativi della produzione. Tutto ciò assume grande rilievo nell’ambito dell’agricoltura biologica, che, soprattutto in territori come il nostro, caratterizzati da alto grado d’industrializzazione e servizi, risponde a una domanda pubblica di miglioramento sociale e ambientale.