STORIA DI UN GIACINTO UN PO’…… INVADENTE QUANDO UN PAESAGGIO SEPPUR BELLO NASCONDE DELLE INSIDIE AMBIENTALI Salve, sono il Mugil Auratus, detto “Pisch’e scatta”. Con le voci degli alunni della seconda A vi accompagnerò in questa interessante storia. Quando si è deciso di partecipare al concorso di Italia Nostra,non abbiamo avuto grandi incertezze nella scelta del paesaggio da studiare, perché un evento ecologico di portata straordinaria ci ha catturato senza lasciarci alcuna possibilità di scelta. Il nostro bel fiume Rio Mare Foghe si è trasformato in breve tempo in una spettacolare distesa verde di giacinto d’acqua. Lo spettacolo era veramente bello e impressionante . Ma, come abbiamo poi scoperto, non era privo di gravi conseguenze di carattere ambientale. In paese c’è stato un gran via vai di giornalisti ( L’Unione Sarda- La Nuova Sardegna) e di televisioni locali e nazionali tanto da allarmarci non poco, per cui abbiamo deciso di saperne di più chiedendo un incontro col sindaco. INTERVISTA AL SINDACO Non appena venuto a conoscenza della presenza sulla superficie del fiume di questa distesa di giacinti, il sindaco si è precipitato a fare un sopralluogo con i tecnici del comune per verificare l’entità del fatto . Ha quindi interpellato esperti ambientalisti che gli hanno confermato che il giacinto d’acqua è una delle specie a maggior capacità invasiva per velocità di propagazione e per produzione di biomassa. L’Eichornia crassipes è il responsabile dell’intasamento di molti corsi d’acqua nel Sud America, resi impraticabili per l’esagerata proliferazione dei baccelli. Il sig Sindaco ci ha poi raccontato un po’ di storia. Nel 1963 sono stati avviati i lavori di bonifica che hanno trasformato l’antico stagno di Mare Foghe nel fiume che ha mantenuto lo stesso nome di Rio Mare Foghe. L’intervento di bonifica si è reso necessario perché da sempre, durante i periodi piovosi, le acque dello stagno allagavano il paese arrivando fino al centro storico. La bonifica, attraverso degli scavi profondi, ha creato l’alveo del fiume dove le acque superficiali vengono convogliate . Dopo un certo percorso il fiume sfocia nello stagno di Cabras, ,in una zona che prende il nome di Piscaredda. Alla foce del fiume è stato costruito qualche decennio fa uno sbarramento in cemento , poichè si succedettero diversi anni di siccità che riducendo la portata richiamava una grande quantità di acqua salata dal mare. In questo modo aumentava la salinità dello stagno e del fiume, alterando le condizioni ambientali ottimali per la riproduzione e lo sviluppo del pescato (muggini, anguille,carpe, tinche…). In seguito i pescatori di Cabras si sono rifiutati di rimuovere lo sbarramento, perché non volevano che i muggini risalissero lo stagno fino ad arrivare nella parte che ricade nel territorio di Riola. Questo sbarramento, evitando il rimescolamento naturale delle acque dolci e salmastre, ha fatto in modo che si verificassero periodicamente morie di Il Sindaco poi parla dei problemi legati all’estrema diffusione del giacinto d’acqua nel Rio Mare Foghe che ha creato nell’ultimo periodo grande allarme presso la popolazione. Probabilmente i semi sono stati immessi col dilavamento e provengono dalle abitazioni dove questa pianta è coltivata per scopi ornamentali. Se nell’acqua si trova in quantità normale la pianta ha un’azione purificatrice, ma in quantità esagerate sottrae l’ossigeno e impedisce che i raggi solari filtrino fino ai fondali. In questo modo non può avvenire la fotosintesi clorofilliana ,per cui si distrugge la flora autoctona e i pesci restano impigliati nelle radici determinando morie di pesci. Da contatti avuti con degli esperti, interpellati per conoscere gli effetti di questa presenza dannosa, si è scoperto che il giacinto d’acqua favorisce anche la moltiplicazione di zanzare temibili che distruggono gli organi interni. Oltre ai danni alle persone e all’equilibrio del fiume, possono esservi come conseguenza l’ostruzione del fiume stesso per cui durante le piogge potrebbero verificarsi di nuovo le inondazioni del passato. Per queste ragioni si è resa necessaria la distruzione della distesa galleggiante di giacinti con l’intervento delle autorità competenti. Nella prima fase è stata fatta presso la popolazione una campagna di sensibilizzazione (tg regionali, tv locali…), successivamente è stato chiesto l’intervento del consorzio di bonifica ed è stata inviata la comunicazione all’assessorato regionale ,all’Ente Foreste e all’agenzia dell’A.R.P.A.S. ,perché facessero le analisi del caso. Il Sindaco ha poi emanato una ordinanza alla cittadinanza per impedire ai Riolesi di prelevare piante dal fiume per piantarle nel proprio giardino. A suo parere dopo la pulitura si dovrebbe rimuovere la barriera di Piscaredda (“su sbarramentu”), così che il fiume possa di nuovo ricevere l’acqua salmastra e per il giacinto d’acqua, che non tollera la salinità, dovrebbe verificarsi l’autodistruzione per il Momenti dell’incontro col Sindaco, prof.Ivo Zoncu Dopo gli interventi del sindaco e vari tentativi: coinvolgere l'Esercito Giacinto d'acqua, in campo la Regione L'assessore Oppi assicura l'intervento di Forestale e Arpas La prefettura ha chiesto l'intervento dei militari di Macomer che faranno un sopralluogo Blitz contro il giacinto d'acqua Contro il giacinto d'acqua arriva Giacinti resistono anche al freddo e al gelo l'Esercito ( L’ Unione Sarda) La nuova sardegna Provincia di Oristano Settore Ambiente e Suolo Interventi eseguiti tra il 27 ottobre e il 23 dicembre 2010 dai Comuni di Zeddiani, Baratili S.Pietro, Riola Sardo e dal Consorzio di Bonifica con il coordinamento della Provincia di Oristano Deposito delle piante rimosse Località Piscaredda Flora e fauna La canna (arando donax), utilizzata nell’edilizia, nell’agricoltura, per lavori artigianali e per costruire strumenti musicali (le launeddas); La cannuccia (phragmites communis), nota come “cannisoni”; Il biodo (sparganium simplex), pianta perenne acquatica conosciuta come “su fenu”, utilizzata per impagliare le sedie e per la realizzazione dei “fassonis”, che sono delle arcaiche canoe utilizzate negli stagni e nelle paludi; I falaschi (carex diversicolor, carex divisa e carex musicata), pianta perenne dei pascoli umidi, conosciuta come “saura”, utilizzata per la costruzione delle tipiche capanne che venivano costruite in estate nelle borgate marine; La sala (tipha angustifolia e tipha latifoglia), piante perenne acquatica delle paludi e dei fossi, conosciuta in limba con il nome di “spadua”, utilizzata per confezionare stuoie, impagliare sedie e costruire delle piccole capanne; Il giunco (juncus acutus), pianta perenne, pungente e infestante dei luoghi umidi, conosciuta con il nome di “zuncu” o “zinniga” (juncus articulatus), utilizzata dai contadini per produrre legacci, funi e per vari lavori artigianali; Cipero (cyperus longus) conosciuto come “sessini”, veniva usato per lavori artigianali; Millefoglio d’acqua (myriophyllum spicatum) e il ceratofillo (ceratophillum demersum) nota come “arrù ‘e abba”, pianta d’acqua stagnante o lentamente fluente; Lenticchia d’acqua (lemna minor e lemna gibba), pianta perenne d’acqua, galleggiante, conosciuta con il nome di “antilla de abba” o “erba de anadis”; •Hidrocotyle ranuncoloides, pianta acquatica infestante conosciuta con il nome di “mantu de abba”; anticamente i pescatori trascinavano a riva grandi porzioni di questa pianta palustre per catturare le grasse anguille che vi rimanevano impigliate. •Sedano palustre (apium nodiflorum), pianta acquatica conosciuta con il nome di “mazzuzzu” o “appiu de arriu”; •Obione (alimione portulacoides), piantina plustre aromatica, conosciuta come “zibba”, utilizzata per conservare nel tempo i muggini bolliti nell’acqua salata. Questa specialità gastronomica è nota come “merca” (“mecca” in riolese); •Salice (salix alba), pianta amante delle sponde del fiume conosciuta come “matta de linn’ e arriu”; •Tamerice (tamerx) pianta cespugliosa conosciuta come “tramatzu”; Fra l’ittiofauna ricordiamo: carpe, tinche, pesci gatto , cefali e anguille Sono tipici del posto animali quali: conigli, lepri, pernici, galline prataiole e il tarabuso (“su oi forraiu”), un uccello acquatico che si porta dietro molte leggende, gallinelle d’acqua, aironi, gabbiani e qualche raro esemplare di pollo sultano. La Regione Sardegna, ai fini dello sviluppo di una agricoltura moderna e razionale, nell'ambito di un ordinato assetto del territorio, della salvaguardia dell'ambiente rurale e della corretta gestione delle sue risorse, promuove e attua attraverso i consorzi di bonifica la razionale utilizzazione delle risorse idriche per uso agricolo ad un costo compatibile con l'economia agricola regionale, l'accorpamento e il riordino fondiario. Il Consorzio e' un ente di Diritto Pubblico ai sensi dell'art. 59 del R.D. 13.2.1933 n° 215, dell' art. 862 del C.C. e dell' art. 14 della L.R. 06 del 23/05/2008. L‘ attivita' del Consorzio e' regolata dallo Statuto e consiste principalmente nella progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione delle opere pubbliche di bonifica ed irrigazione in un territorio di 85.000 Ha nella provincia di Oristano. Nell'espletamento dei propri fini istituzionali il Consorzio di Bonifica tiene informato l'Assessorato Regionale competente in materia di Agricoltura. Finalità. Controllo dell’inquinamento atmosferico, elettromagnetico e acustico. Disinquinamento aree ad elevato rischio di crisi ambientale. Risanamento corpi idrici inquinati. Prevenzione inquinamento dei corpi idrici . Gestione rifiuti e bonifica dei siti inquinati. Pianificazione e sostegno alle attività di pesca. Controlli sulle piante e difesa dai parassiti. Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.). Salvaguardia e valorizzazione della flora e della fauna selvatica. Regolamentazione dell’esercizio dell’attività venatoria. Prevenzione dissesti idrogeologici e protezione civile. Autorità ambientale. Gestione fondi strutturali. Foreste e parchi. Prevenzione e repressione degli incendi. Realizzazione di attività informative, educative e divulgative sullo stato dell’ambiente. Rilascio degli atti autorizzatori e delle concessioni e indennizzi relativi alle materie di competenza. Il piano paesaggistico regionale è uno strumento legislativo di governo del territorio che persegue il fine di: preservare, tutelare, valorizzare e tramandare alle generazioni future l'identità ambientale, storica, culturale e insediativa del territorio sardo; proteggere e tutelare il paesaggio culturale e naturale e la relativa biodiversità; assicurare la salvaguardia del territorio e promuoverne forme di sviluppo sostenibile, al fine di conservarne e migliorarne le qualità. E’ l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente della Sardegna (ARPAS), la sua attività è funzionale al perseguimento dell’obiettivo regionale di promozione dello sviluppo sostenibile e di tutela e promozione della qualità degli ecosistemi naturali e antropizzati, con particolare attenzione a quelli agricoli. E' l’organo tecnico che supporta le autorità competenti in materia di programmazione, autorizzazione e sanzioni in campo ambientale.La sua competenza è prevalentemente tecnico-scientifica . Rientra nella missione dell'Ente lo sviluppo e la valorizzazione del patrimonio forestale e faunistico del territorio regionale, nonché la creazione e diffusione di una cultura che contempli valori naturalistici, storici e culturali propri della Sardegna. In ambito forestale, gli obiettivi che l'Ente intende perseguire, sono incentrati verso attività tese alla gestione sostenibile delle foreste, attraverso opere di sistemazione idraulico-forestale e di rimboschimento atte a garantirne la fruibilità e la tutela. In ambito faunistico gli obiettivi sono incentrati verso azioni atte a preservare le popolazioni autoctone a rischio di estinzione. Lo stagno di Cabras, situato a nord del golfo di Oristano, si estende per circa 2288 ettari; esso rappresenta l’ambiente palustre tra i più importanti della Sardegna e d’Europa. La sua profondità media è di 2,80 m; la forma allungata da nord a sud deriva dal fatto che è sorto su un’antica valle fluviale. Lo stagno riceve le acque del “Rio Mare Foghe”, fiume appartenente al Comune di Riola Sardo. Il suo territorio interessa i comuni di Cabras e Riola e, in piccola parte, quello di Nurachi. Le acque della parte meridionale dello stagno hanno una salinità abbastanza elevata, in quanto comunicano col mare per mezzo del canale scolmatore, nella zona anticamente chiamata “Sa Ucca ‘e Sa Madrini” (tradotto letteralmente :“La Bocca della Scrofa”); nella parte settentrionale, invece, le acque sono più dolci, in quanto ricevono dalla parte di terra l’acqua di “Rio Mare Foghe” e di paludi e canali minori. Un’opera importante che ha interessato lo stagno è stato il Canale Scolmatore, uno sbarramento di cemento armato costruito per evitare il ripetersi delle inondazioni che interessavano il paese di Cabras che tuttavia non è mai stato utilizzato. La realizzazione dello scolmatore ha portato, purtroppo, alla scomparsa della zona denominata “Cuccuru is Arrius”un sito archeologico che conteneva importantissime testimonianze del passato, e di cui e' rimasto un piccolissimo isolotto al centro del Canale. Nello stagno sono presenti 3 peschiere: Sa Madrini, Pischeredda, e infine la peschiera di Pontis , la piu' grande e importante. La bonifica idraulica è il complesso delle opere necessarie per recuperare e trasformare le condizioni di una vasta estensione di terreno (comprensorio) coperta da acque stagnanti e malsane al fine di adibirla agli usi agricoli,industriali, urbani. Quando i terreni da risanare si trovano tutti a quota più elevata rispetto all'opera destinata ad ospitare e smaltire le acque incanalate, si ha la bonifica per scolo naturale: la rete di canali sfrutta, per il movimento delle acque, la pendenza naturale dei terreni. In caso contrario, è necessario sopperire con apposito impianto idrovoro http://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale Il Rio Mare Foghe ha origine dal versante orientale del massiccio vulcanico del Montiferru. L’idrografia è assai varia e complessa: nella parte alta del bacino, in coincidenza del complesso vulcanico, il reticolo idrografico è caratterizzato da corsi d’acqua con percorso a raggiera, incanalati in valli profonde e strette dove il corso d’acqua principale è proprio il Rio Mare Foghe. I suoi affluenti principali hanno origine nel Montiferru: il Rio Mannu di Santu Lussurgiu, il Rio Cispiri e il Rio Iscas. Tutti confluiscono nel tratto terminale del Rio Mare Foghe, il quale sbocca direttamente nello Stagno di Cabras nel golfo di Oristano. Nei pressi di Riola Sardo, il fiume ha una larghezza di poco superiore a 60 metri. La sua profondità media è di 2,80 metri; in alcuni punti raggiunge una profondità massima di circa 3 metri. La corrente ha un andamento molto lento e subisce variazioni dovute alle maree, data la vicinanza della foce.La fauna ittica è sufficientemente varia: carpe, tinche, pesci gatto e cefali (anche di grandi dimensioni). Eichornia crassipes Giacinto d'acquaFam.Pontederiaceae Descrizione: pianta acquatica perenne originaria del Brasile, diffusa come pianta selvatica in tutte le zone subtropicali del mondo. Per la crescita rapida e la facilità di moltiplicazione in molti luoghi è una pianta infestante che può creare grossi problemi ambientali. Il giacinto d'acqua presenta stoloni carnosi, da cui si dipartono foglie cuoiose, rotonde o ovali, lievemente arricciate ai lati, che vengono tenute alte sulla superficie dell'acqua e talvolta utilizzate come vere e proprio vele; il picciolo delle foglie è rigonfio d'aria e spugnoso, per favorire il galleggiamento nell'acqua. In primavera produce un'infiorescenza costituita da una spiga di numerosi fiori molto appariscenti, blu-viola, con macchie gialle sulla parte alta dei petali. Le piante sono completamente galleggianti sulla superficie dell'acqua, poiché le lunghe radici nere ricavano il nutrimento direttamente dall'acqua e non necessitano di essere interrate. Le eichornie temono il freddo, non sopportano temperature inferiori ai 10-15 gradi. Moltiplicazione: in estate le eichornie producono capsule piene di piccoli semi che germinano direttamente in acqua, se tenuti in ambiente secco possono rimanere fertili anche per 10-15 anni. Questa pianta in natura tende a formare delle ampie colonie, poiché gli stoloni tendono a dividersi continuamente e a costituire nuove piantine. Struttura interna delle foglie a cellette che rende possibile il galleggiamento sull’acqua Un ecosistema è composto da fattori biotici (Elementi viventi) e fattori abiotici (Elementi non viventi) che sono in rapporto fra loro . Pensiamo ad un giardino con fiori , insetti ed uccelli. Se i fiori muoiono, gli insetti a loro volta moriranno per mancanza di nutrimento e la stessa cosa succederà agli uccelli. Possiamo quindi definire “ECOSISTEMA “ ogni ambiente costituito da un sistema di relazioni fra fattori biotici e abiotici. I fattori abiotici più importanti sono la temperatura e l’ acqua , la luce, la composizione del suolo e, in ambiente acquatico, la salinità. Ognuno di essi crea l’ecosistema a cui gli animali si sono adattati nel corso della loro evoluzione. Per quanto riguarda la temperatura, se troppo alta gli animali disperdono calore, se troppo bassa essi utilizzano il loro grasso per trattenere il calore corporeo. Per l’acqua invece ci sono alcune specie di animali definite: idrofili se vivono in acqua, Igrofili se vivono in zone umide , Xerofili quelli che vivono in ambienti aridi. All’interno di un ecosistema i rapporti che si stabiliscono tra gli esseri viventi possono essere di predazione, di competizione, di parassitismo e di simbiosi, tutti finalizzati alla sopravvivenza degli individui e alla loro riproduzione. Nell’equilibrio alimentare si stabilisce una sequenza di organismi attraverso i quali si ha un flusso di materia che prende il nome di catena alimentare. I livelli trofici si dividono in produttori( vegetali), consumatori di vario ordine e decompositori. La fotosintesi clorofilliana La fotosintesi clorofilliana (dal greco [foto-], "luce", e [synthesis], "costruzione, assemblaggio") è l’insieme delle reazioni durante le quali le piante verdi producono sostanze organiche - principalmente carboidrati - a partire dall'anidride carbonica e dall’acqua, in presenza di luce. Mediante la clorofilla, la luce solare permette di trasformare CO2 e acqua in glucosio, fondamentale per la vita della pianta. Come sottoprodotto della reazione si hanno sei molecole di ossigeno che la pianta libera nell’atmosfera grazie agli stomi delle sue foglie. La fotosintesi è l'unico processo biologicamente importante in grado di raccogliere l'energia solare, da cui, fondamentalmente, dipende la vita sulla Terra. Oltre che dell‘ energia, la fotosintesi è anche la fonte di carbonio dei composti organici degli organismi viventi. La fotosintesi trasforma circa 115 · 109 chilogrammi di carbonio in biomassa ogni anno.